Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin, Joseph Stalin, Enver Hoxha 5 Classics of Marxism Comintern (Stalinist-Hoxhaists) http://ciml.250x.com Georgian Section www.joseph-stalin.net SHMG Press Karl Marx Press of thè Georgian section of Comintern (SH) - Stalinist-Hoxhaists Movement of Georgia OPERE V. I. LENIN Opere complete XXIV aprile - giugno 1917 1966 - Editori Riuniti - Roma Traduzione di Ignazio Ambrogio Proprietà letteraria riservata della S.p.A. Editori Riuniti 00198 Roma - Viale Regina Margherita, 290 NOTA DELL'EDITORE Il presente volume contiene gli articoli, le note , i rapporti e le risoluzioni che Lenin scrisse nel periodo dal 3 aprile al 3 giugno del 1917, dopo il suo rientro in Russia. Un gruppo fondamentale di scritti si articola intorno alle celebri Tesi di aprile, nelle quali Lenin condensa i risultati delVintenso lavo- ro di analisi teorica e politica da lui svolto con L'imperialismo, con lo studio sulV« economismo imperialistico », con le Lettere da lontano, ecc. Il suo discorso si concentra adesso sulla guerra imperialistica e sui modi per uscire dal conflitto; sulle questioni dello Stato e sulla natura dei soviet, come nuova forma di potere statale fondato sulVal- leanza tra gli operai e i contadini ; sull elaborazione di misure econo- miche rivoluzionarie, che costituiscano un primo passo verso il socia- lismo ; sulla tattica del partito proletario nel passaggio dalla prima alla seconda fase della rivoluzione russa; sulla nuova Internazionale . I testi in cui questi problemi vengono posti ed elaborati sono: Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale, Lettere sulla tattica, I compiti del proletariato nella nostra rivoluzione, I partiti politici in Russia e i compiti del proletariato, i Documenti per la revisione del programma del partito, tutti i materiali delle conferenze pietrogradese e panrussa del POSDR, ecc. I problemi della guerra, del governo provvisorio e delle sue crisi, detrazione politica e organizzativa dei soviet, la questione della poli- tica difensistica e « conciliatrice » svolta dai leaders populisti e men- scevichi dei soviet, i problemi della « catastrofe inevitabile », della ri- forma agraria , del controllo operaio sulla produzione, ecc. vengono trat- 6 LENIN tati in decine di note polemiche e articoli (pubblicati in genere nella Pravda ) con i quali Lenin raccoglie le masse operaie e contadine intor- no alla linea politica dei bolscevichi , preparandole alla seconda fase del- la rivoluzione , alla rivoluzione socialista . Tra i molti testi si segnalano: Sul dualismo del potere, La guerra e il governo provvisorio, Appello ai soldati di tutti i paesi belligeranti, Gli insegnamenti della crisi, La « crisi del potere », I segreti della politica estera, La guerra e la rivo- luzione, Catastrofe inevitabile e promesse smisurate, Sul problema del- Punificazione degli internazionalisti, È finito il dualismo del potere?, SulT« occupazione arbitraria » delle terre, Discorso sulla questione agra- ria, I partiti e le elezioni di Pietrogrado, Discorso alla prima conferen- za dei comitati di fabbrica, Di chi ridete? Di voi stessi ridete! aprile- giugno 1917 SUI COMPITI DEL PROLETARIATO NELLA RIVOLUZIONE ATTUALE 1 Scritto il 4 e 5 (17 e 18) aprile 1917. Pubblicato il 7 (20) aprile 1917 nella Pravda t n. 26. Firmato: N. Lenin. Giunto a Pietrogrado nella notte del 3 aprile, naturalmente solo a mio nome e con le riserve dovute alla mia insufficiente preparazione potevo presentare alla riunione del 4 aprile un rapporto sui compiti del proletariato rivoluzionario. Il solo mezzo che avevo per agevolare il mio lavoro — e quello degli oppositori in buona fede — era di preparare delle tesi scritte. Ne ho dato lettura e ne ho trasmesso il testo al compagno Tsereteli. Le ho lette molto lentamente due volte : prima alla riunione dei bolscevichi e poi a quella dei bolscevichi e dei menscevichi. Pubblico ora queste mie tesi personali, corredate soltanto con bre- vissime note esplicative, che ho svolto assai più minuziosamente nel mio rapporto TESI 1. Nel nostro atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo governo di Lvov e soci a , rimane inconte- stabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del ca- rattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché mi- nima concessione al « difensismo rivoluzionario ». Il proletariato cosciente può dare il suo consenso a una guerra ri- voluzionaria, che giustifichi realmente il difensismo rivoluzionario, solo alle seguenti condizioni: a) passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte; b) ri- nuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione; c) rottura com- pleta ed effettiva con tutti gli interessi del capitale. 12 LENIN Data l’innegabile buona fede di larghi strati di rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra solo come una necessità e non per spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza Terrore in cui cadono, svelando il legame indis- solubile tra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che è im- possibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale. Organizzare la propaganda più ampia di questa posizione nell’eser- cito combattente. Fraternizzare. 2. L’originalità dell’attuale momento in Russia consiste nel pas- saggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla bor- ghesia a causa dell’insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al prole- tariato e agli strati poveri dei contadini. Questo passaggio è caratterizzato, anzitutto, dal massimo di pos- sibilità legali (fra tutti i paesi belligeranti la Russia è oggi il paese più libero del mondo), inoltre, dall’assenza di violenza contro le masse, in- fine, dalTinconsapevole fiducia delle masse nel governo dei capitalisti, che sono i peggiori nemici della pace e del socialismo. Questa situazione originale ci impone di saperci adattare alle con- dizioni particolari del lavoro di partito tra le grandi masse proletarie, che si sono appena ridestate alla vita politica. 3. Non appoggiare in alcun modo il governo provvisorio, dimo- strare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, in- vece di « rivendicare » — ciò che è inammissibile e semina illusioni — che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico. 4. Riconoscere che il nostro partito è in minoranza, e costituisce per ora un’esigua minoranza, nella maggior parte dei soviet dei depu- tati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunisti piccolo- borghesi, che sono soggetti alTinfluenza della borghesia e che estendono quest'influenza al proletariato: dai socialisti-popolari e dai socialisti-ri- voluzionari fino al Comitato di organizzazione 3 (Ckheidze, Tsereteli, ecc.), a Steklov, ecc., ecc SUI COMPITI DEL PROLETARIATO 13 Spiegare alle masse che i soviet dei deputati operai sono \unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso alPinfluenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse in modo pa- ziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, gli errori della loro tattica. Fino a che saremo in minoranza, svolgeremo un'opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro errori sulla base dell'esperienza. 5. Niente repubblica parlamentare, — ritornare a essa dopo i so- viet dei deputati operai sarebbe un passo indietro, — ma repubblica dei soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto. Sopprimere la polizia, l'esercito * e il corpo dei funzionari. Lo stipendio dei funzionari — tutti eleggibili e revocabili in qual- siasi momento — non deve superare il salario medio di un buon operaio. 6. Nel programma agrario spostare il centro di gravità sul soviet dei deputati dei salariati agricoli. Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie. Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione dei soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire Ì soviet di deputati dei contadini poveri. Fare di ogni grande tenuta (da 100 a 300 desiatine circa, secondo le condizioni locali, ecc. e su decisione degli organismi locali) un'azienda modello coltivata per conto della co- munità e sottoposta al controllo dei soviet di deputati dei salariati agricoli. 7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in un'unica ban- ca nazionale, posta sotto il controllo dei soviet dei deputati operai. 8. Il nostro compito immediato non è l'« instaurazione » del socia- lismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei soviet dei deputati operai. 9. Compiti del partito: a) convocare immediatamente il congresso del partito; Cioè sostituire l’esercito permanente con l’armamento generale del popolo. 14 LENIN b) modificare il programma del partito, principalmente: 1 ) suirimperialismo e sulla guerra imperialistica; 2) su IP atteggi amento verso lo Stato e sulla nostra rivendica- zione dello « Stato-Comune » *; 3) emendare il programma minimo, ormai invecchiato; c) cambiare il nome del partito **. 10. Rinnovare l’Intemazionale. Prendere l’iniziativa della creazione di un’Intemazionale rivolu- zionaria contro i socialsciovinisti e contro il « centro » ***. Affinché il lettore capisca per quale motivo ho dovuto sottolineare come una rara eccezione il « caso » degli oppositori in buona fede, lo invito a confrontare con queste tesi la seguente obiezione del signor Goldenberg: Lenin « ha issato la bandiera della guerra civile in seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria » (citato nel n. 5 del VIedinstvo del signor Plekhanov). Non è una perla? Scrivo, leggo, ribadisco: « Data l’innegabile buona fede di larghi strati di rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzio- nario [...] e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza Terrore in cui cadono ». Ma i signori della borghesia, che si dicono socialdemocratici e non sono né i larghi strati né i rappresentanti delle masse difensiste, riferi- scono imperturbabili le mie opinioni in questa forma: «Ha issato [!] la bandiera [ ! ] della guerra civile » ( di cui non ho fatto parola nelle tesi o nel rapporto) «in seno [!!]. alla socialdemocrazia rivoluzio- naria »... Che cos’è questa roba? Che differenza c’è tra questo e Tistiga- zione ai pogrom, tra questo e la Russkaia volta ? * Cioè di uno Stato di cui la Comune di Parigi ha fornito il primo modello. ** Invece di * socialdemocrazia », i cui capi ufficiali («difensisti» e « kauts- kiani » tentennanti) hanno tradito il socialismo in tutto il mondo, passando alla borghesia, dobbiamo chiamarci partito comunista. *** Si chiama « centro » nella socialdemocrazia internazionale la corrente che oscilla tra gli sciovinisti ( = «difensisti») e gii internazionalisti: ne fanno parte Kautsky e soci in* Germania, Longuet e soci in Francia, Ckheidze e soci in Russia, Turati e soci in Italia, MacDonald e soci in Inghilterra, eec. SUI COMPITI DEL PROLETARIATO 15 Scrivo, leggo, ribadisco: « I soviet dei deputati operai sono V unica forma possibile di governo rivoluzionario, e quindi il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse in modo paziente, si- stematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, gli errori della loro tattica ». Ma gli oppositori d’un certo tipo presentano le mie opinioni come un appello alla « guerra rivile in seno alla socialdemocrazia rivoluzio- naria »! ! Ho attaccato il governo provvisorio perché non ha fissato un ter- mine, né vicino né lontano, per la convocazione deir Assemblea costi- tuente. Ho dimostrato che, senza i soviet dei deputati degli operai e dei soldati, la convocazione deirAssemblea costituente non è garantita e il suo successo è impossibile. E si pretende che io sia contrario alla piu sollecita convocazione deH’Assemblea costituente!!! Direi che queste affermazioni sono « deliranti », se decenni di lotta politica non mi avessero insegnato a considerare la buona fede degli op- positori come una rara eccezione. Il signor Plekhanov ha scritto nel suo giornale che il mio discorso è « delirante ». Benissimo, signor Plekhanov! Ma guardate quanto siete malaccorto, maldestro e poco perspicace nella vostra polemica! Se per due ore ho detto cose deliranti, come mai centinaia di ascoltatori hanno tollerato il mio « delirio »? E poi perché il vostro giornale consacra un’intera colonna a questo « delirio »? Tutto questo zoppica, zoppica molto. Certo, è molto piu facile gridare, ingiuriare, strepitare che tentar di esporre, chiarire, ricordare in che modo abbiano ragionato Marx e Engels, nel 1871, nel 1872 e nel 1875, suiresperienza della Comune di Parigi 4 e sui caratteri dello Stato di cui il proletariato ha bisogno. L’ex marxista signor Plekhanov, probabilmente, non vuole ricor- darsi del marxismo. Ho citato le parole di Rosa Luxemburg, che il 4 agosto 1914 defi- niva la socialdemocrazia tedesca un « fetido cadavere ». I signori Ple- khanov, Goldenberg e soci si « sono risentiti »... per conto di chi? per conto degli sciovinisti tedeschi , che sono stati chiamati sciovinisti! Eccoli in un bell’imbroglio, poveri socialsciovinisti russi, socialisti a parole e sciovinisti nei fatti! COME SIAMO RIENTRATI 5 Nella stampa socialista si è già diffusa la notizia che i governi in- glese e francese si sono rifiutati di far rientrare in Russia gli emigrati internazionalisti. I 32 emigrati che sono qui giunti e che appartengono a partiti di- versi (tra loro vi sono 19 bolscevichi, 6 bundisti 6 , 3 seguaci del gior- nale internazionalistico parigino Nasce slovo ) ritengono di dover di- chiarare quanto segue. CNI Noi siamo in possesso di alcuni documenti \ che renderemo di pub- blica ragione, non appena li avremo ricevuti da Stoccolma (dove li ab- biamo lasciati perché i rappresentanti del governo inglese spadroneg- giano lungo il confine russo-svedese), e che riveleranno a tutti la triste funzione svolta in tale circostanza dai predetti governi « alleati ». Su questo punto ci limitiamo ad aggiungere che il comitato per il rientro degli emigrati, costituito a Zurigo dai rappresentanti di 23 gruppi (compresi il Comitato centrale, il Comitato di organizzazione, i socia- listi-rivoluzionari, il Bund, ecc. ), ha dichiarato pubblicamente, in una risoluzione approvata alRunanimità, che il governo inglese aveva deciso di togliere agli emigrati internazionalisti la possibilità di rientrare nel loro paese e di prender parte alla lotta contro la guerra imperialistica. Quest'intenzione del governo inglese era apparsa evidente agli emigrati fin dai primi giorni della rivoluzione russa. Cosi, durante un convegno di rappresentanti del partito socialista-rivoluzionario (M.A. Natanson), del Comitato di organizzazione del POSDR (L. Martov) e del Bund (Kosovski), venne elaborato (su proposta di L. Martov) un piano per ottenere il passaggio degli emigrati attraverso la Germania in cambio dei prigionieri tedeschi e austriaci internati in Russia. Numerosi telegrammi redatti in tal senso furono allora spediti in 18 LENIN Russia, mentre per mezzo dei socialisti svizzeri si cominciava a dare esecuzione al piano. I telegrammi spediti in Russia furono intercettati, con ogni proba- bilità, dal nostro «governo rivoluzionario» provvisorio (o dai suoi fautori). Dopo aver atteso per due settimane una risposta dalla Russia, de- cidemmo di realizzare noi stessi il nostro piano (gli altri emigrati deci- sero di aspettare, ritenendo che fosse ancora da provare che il governo provvisorio non si sarebbe adoperato per far ritornare tutti gli emi- grati). La questione fu affidata al socialista internazionalista svizzero Fritz Platten, che stipulò per iscritto un accordo formale con l’ambasciatore tedesco in Svizzera. Pubblicheremo anche il testo dell’accordo. Eccone, per ora, le clausole principali. 1. Partiranno tutti gli emigrati, indipen- dentemente dal loro atteggiamento verso la guerra. 2. La vettura su cui essi viaggeranno godrà del diritto di extraterritorialità. Nessuno avrà diritto di introdursi nella vettura, senza l'autorizzazione di Platten. Non vi sarà controllo dei passaporti e dei bagagli. 3. Gli emigrati si impe- gnano a condurre in Russia un’agitazione perché venga riconsegnato un numero di internati austro-tedeschi pari a quello degli emigrati di cui si è autorizzato il transito. Tutti i tentativi della maggioranza della socialdemocrazia tedesca di mettersi in contatto con gli emigrati sono stati respinti energica- mente. La vettura è stata accompagnata per tutto il tragitto da Platten, che aveva deciso di venire con noi fino a Pietrogrado, ma che è stato trattenuto, speriamo temporaneamente, alla frontiera russa (a Tomeaa). Tutte le trattative sono state condotte con la partecipazione e la piena solidarietà di numerosi socialisti internazionalisti stranieri. Il verbale relativo al viaggio è stato firmato da due socialisti francesi, Loriot e Guilbeaux, da un socialista del gruppo Liebknecht (Hartstein), dal so- cialista svizzero Platten, dal socialdemocratico polacco Bronski, dai de- putati socialdemocratici svedesi Lindhagen, Carlson, Strom, Ture Ner- man, ccc. « Se Karl Liebknecht fosse oggi in Russia, i Miliukov gli conce- derebbero volentieri di rientrare in Germania; i Bethmann Hollweg permettono quindi a voi, internazionalisti russi, di rientrare in Russia. Il vostro compito è di tornare in Russia e combattere contro l’imperia- lismo tedesco e russo. » Cosi ci hanno detto questi compagni interna- COME SIAMO RIENTRATI 19 zionalisti. E noi pensiamo che essi abbiano ragione. Presenteremo al comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati un rapporto sul nostro viaggio. Ci auguriamo che il comitato otterrà la libe- razione di un numero di internati pari al nostro, e anzitutto il rilascio del noto socialista austriaco Otto Bauer, e che farà rientrare in Russia tutti gli emigrati e non soltanto i socialpatrioti. Ci auguriamo die il co- mitato esecutivo porrà termine a questa situazione scandalosa in cui nessun giornale piu a sinistra della Riec può varcare la frontiera e per- sino il manifesto 8 del soviet dei deputati degli operai e dei soldati agli operai di tutti i paesi non può uscire sulla stampa estera. Scritto il 4 (17) aprile 1917. Pubblicato il 5 (18) aprile nella Pravda, n. 24, e nelle Izvestia, n. 32. DUE MONDI I giornali dei capitalisti, come la Riec e il Novoie vremia , hanno pubblicato articoli contro il nostro viaggio attraverso la Germania, sug- gerendo con oscure allusioni che i nuovi arrivati potrebbero aiutare gli imperialisti tedeschi *. Le Izvestia sovieta rabocikh i soldatskikh deputatov pubblicano integralmente il rapporto apparso ieri nella Pravda** e presentato alVindomani del nostro arrivo al comitato esecutivo del soviet dei depu- tati degli operai e dei soldati; oltre al rapporto, le Izvestia pubblicano una deliberazione del comitato esecutivo. Il documento è riprodotto dalla redazione delle Izvestia sovieta rabocikh i soldatskikh deputatov in questi termini: « Il comitato esecutivo, dopo aver ascoltato i rapporti dei compagni Zurabov e Zinoviev, ha deciso di rivolgersi immediatamente al governo provvisorio e di prendere misure per Pimmediato rientro di tutti gli emigrati, indipendentemente dalle loro posizioni politiche e dal loro atteggiamento verso la guerra. Comunicheremo nei prossimi giorni i risultati delle trattative con il governo. La redazione ». In questo quadretto, molto piccolo ma anche molto caratteristico, si rispecchiano due mondi. Il mondo dei capitalisti, della Riec f della Russkaia volta , del Novoie vremia , con le loro sudicie allusioni e pusil- lanimi insinuazioni contro i socialisti, e il mondo della democrazia ri- voluzionaria, dei deputati degli operai e dei soldati, che decidono in for- * La famosa — la tristemente famosa — Russkaia v^lia, nel suo articolo contro di noi, ricalca le orme della, Riec. Non proveranno vergogna i signori Miliukov e soci di un tale vicinato? ** Si deciderà la Riec a pubblicarlo? 22 LENIN ma serena, sobria e dignitosa di « prendere misure ». Misure per che cosa? Per fare ciò che non ha fatto il governo provvisorio! Non è forse questa una nota di biasimo nei riguardi del governo provvisorio? E tale biasimo non è forse meritato? Si noti che il comitato esecutivo ha approvato questa deliberazio- ne, pur avendo coscienza delle sue divergenze politiche nei confronti dei bolscevichi. Per i capitalisti questo sarebbe stato solo un pretesto per fare insinuazioni. È inutile cercare la dignità umana nel mondo dei ca- pitalisti. Pravda , n. 25, 6 (19) aprile 1917. ABBOZZO DI ARTICOLO O DISCORSO A SOSTEGNO DELLE TESI D’APRILE (1) La crisi economica incombe. È quindi un errore eliminare la borghesia. (Si tratta di una deduzione borghese. Quanto più è vicina la crisi, tanto più è urgente eliminare la borghesia.) (2) Il proletariato non è organizzato, è debole e incosciente. (Esatto. Per questo tutto il problema è di combattere i capi pic- colo-borghesi, i sedicenti socialdemocratici Ckheidze, Tsereteli, Stek- lov, che addormentano le masse, inducendole ad aver fiducia nella bor- ghesia. (Non bisogna unirsi a questi piccoli borghesi, Ckheidze, Steklov, Tsereteli, ma demolire questa socialdemocrazia, che conduce alla ro- vina la rivoluzione del proletariato.) (3) Nella fase attuale la rivoluzione è borghese. Non occorre quindi P« esperimento socialista ». (Questo ragionamento è borghese da cima a fondo. Nessuno parla di « esperimento socialista ». Un’impostazione concreta, marxista, del problema vuole che si tenga conto oggi non solo delle classi, ma anche delle istituzioni.) I signori che strangolano la rivoluzione con le loro frasi dolciastre (Ckheidze, Tsereteli, Steklov) fanno tornare indietro la rivoluzione, dai soviet dei deputati operai verso il « potere unico » della bor- ghesia, verso una normale repubblica parlamentare borghese. Muovendoci con intelligenza e cautela, illuminando le menti, noi dobbiamo condurre avanti il proletariato e i contadini poveri, dal * dualismo del potere » verso il potere unico dei soviet dei 24 LENIN deputati operai, e questa è appunto la Comune nel senso di Marx, nel senso delPesperienza del 1871. Non si tratta di sapere con quale velocità occorra muoversi, ma dove bisogni andare. Non si tratta di sapere se gli operai sono preparati, ma c o m e e per che cosa occorra prepararli. Poiché i manifesti e gli appelli del soviet dei deputati operai sulla guerra, ecc. sono vuote e ipocrite chiacchiere piccolo-borghesi, che ad- dormentano il popolo, noi abbiamo anzitutto il compito, lo ripeto, di illuminare le menti, di sottrarre le masse all’influenza borghese di Ckheidze, Steklov, Tsereteli e soci. Il si permetterà tutti i giuochi di prestigio, come quelli di cui ha dato prova nei giorni scorsi la Riec , che ha avuto il triste coraggio di dichiarare che la Curlandia (annessa oggi dai predoni imperialisti della Germania borghese) non era un’an- nessione della Russia!! È questo il giuoco di prestigio più ripugnante, la più intollerabile turlupinatura degli operai da parte della borghesia, perché chiunque abbia un minimo di preparazione politica dovrà convenire che la Cur- landia è sempre stata un'annessione della Russia. Lanciamo alla Riec una sfida pubblica e diretta, la sfidiamo: 1 ) a fornire al popolo una definizione politica del concetto di « annessione » che sia valida per tutte le annessioni, senza eccezione alcuna, siano esse tedesche, inglesi, russe, passate o presenti; 2) a dire in modo chiaro e preciso che cosa significhi, a suo giudizio, ripudiare le annessioni non a parole ma nei fatti. La sfidiamo a dare del concetto di « effettivo ripudio delle annessioni » una definizione politica che sia valida non soltanto per i tedeschi, ma anche per gli inglesi e per tutti i popoli che abbiano effettuato qualche volta delle annessioni. LO SPIRITO DI LOUIS BLANC 27 Siamo persuasi che la Riec o Iascerà cadere la nostra sfida o sarà da noi smascherata pubblicamente. La questione della Curlandia, accen- nata dalla Riec , rende la nostra polemica tutt’altro che teorica, ne fa una polemica pratica, sommamente urgente, pressante, attuale. Ammettiamo inoltre, sia pure per un attimo, che i ministri bor- ghesi siano l'ideale della probità, che i Guckov, i Lvov, i Miliukov e soci credano in tutta sincerità alla possibilità di rinunciare alle annes- sioni senza sopprimere il capitalismo e che desiderino rinunciarvi. Ammettiamo per un istante tutto questo, facciamo quest'ipotesi degna d’un Louis Blanc. Ebbene, quàle persona adulta si contenterà di ciò che gli uomini pensano di sé stessi, senza controllare ciò che pensano con ciò che fanno ? E può un marxista non distinguere tra i propositi e le dichiara- zioni, da un lato, e la realtà oggettiva, dall'altro? No di certo. Le annessioni poggiano sui legami del capitale finanziario, banca- rio, imperialistico. Sta qui il fondamento economico attuale delle an- nessioni. L'annessione è, per questo verso, il profitto politicamente ga- rantito sui miliardi di capitale « investito » nelle migliaia e migliaia di imprese dei paesi annessi. Anche a volerlo, non si può rinunciare alle annessioni, senza in- traprendere un'azione risoluta per rovesciare il giogo del capitale. Si vuol dire con questo, come sono pronti a concludere e conclu- dono Yledinstvo , la Rabociaia gazieta e gli altri « Louis Blanc » della nostra piccola borghesia, che non bisogna intraprendere un’azione riso- luta per rovesciare il capitale? che bisogna adattarsi almeno a certe concessioni? No. Bisogna intraprendere un'azione risoluta per rovesciare il ca- pitale. Bisogna condurla con intelligenza e gradualità, poggiando esclu- sivamente sulla coscienza e sullo spirito di organizzazione della stragran- de maggioranza degli operai e dei contadini poveri. Ma quest’azione deve essere iniziata. E i soviet dei deputati operai hanno già comin- ciato a svolgerla in diverse zone della Russia. Si pone oggi all'ordine del giorno il compito di differenziarsi in maniera energica e irrevocabile dai Louis Blanc, dai Ckheidze, dai Tse- 28 LENIN reteli, dagli Steklov, dal partito del Comitato d'organizzazione, dal par- tito dei socialisti-rivoluzionari, ecc., ecc. Bisogna spiegare alle masse che lo spirito di Louis Blanc è e sarà fatale ai futuri successi della rivolu- zione e persino della libertà, se le masse non si renderanno conto della dannosità di queste illusioni piccolo-borghesi e non si uniranno agli operai coscienti nella loro avanzata prudente, graduale, meditata, ma risoluta e diretta verso il socialismo. Soltanto il socialismo può salvare lumanità dalle guerre, dalla fa- me, dal sacrificio di milioni e milioni di uomini. Pravda , n 27, 8 aprile 1917. Firmato: N. Lenin. SUL DUALISMO DEL POTERE Il problema fondamentale di ogni rivoluzione è quello del potere dello Stato. Fino a che questo problema non viene chiarito, non si può dire che si realizzi coscientemente e tanto meno che si diriga la rivo- luzione. La nostra rivoluzione è particolarmente originale proprio per aver creato un dualismo del potere. Ecco un fatto di cui bisogna rendersi con- to prima di ogni altro, perché, senza averlo compreso, non si può pro- cedere oltre. Bisogna saper integrare e correggere le vecchie « formule » del bolscevismo, per esempio; perché, se si sono rivelate giuste in gene- rale, la loro applicazione concreta è risultata differente. Nessuno aveva mai pensato, né poteva pensare, al dualismo del potere. In che cosa consiste questo dualismo del potere? Nel fatto che, accanto al governo provvisorio, al governo della borghesia , si è costi- tuito un altro governo , ancora debole, embrionale, ma tuttavia reale e in via di sviluppo: i soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Quale è la composizione di classe di questo secondo governo? Il proletariato e i contadini (in uniforme militare). Qual è il suo carat- tere politico? La dittatura rivoluzionaria, cioè un potere che poggia di- rettamente suirazione rivoluzionaria, sull’iniziativa immediata, dal bas- so, delle masse popolari, e non sulla legge emanata dal potere statale centralizzato. Questo potere è radicalmente diverso da quello che esiste in genere in una repubblica parlamentare democratica borghese di tipo abituale, quale domina tuttora nei paesi progrediti d’Europa e d’Ame- rica. Spesso si dimentica questa circostanza, sulla quale non si riflette abbastanza, mentre sta proprio qui l’essenziale. Questo potere è dello stesso tipo di quello della Comune di Parigi del 1871. Eccone i carat- teri fondamentali: 1) la fonte del potere non è la legge, preventiva- 30 LENIN mente discussa e votata dal parlamento, ma l’iniziativa diretta, locale, dal basso, delle masse popolari, la « conquista » diretta del potere, per usare un 'espressione corrente; 2) la polizia e Pesercito permanente, in quanto istituti separati dal popolo e ad esso opposti, vengono sostituiti dalPàrmamento diretto di tutto il popolo; sotto questo potere, Pordine pubblico è tutelato dagli stessi operai e contadini armati, dallo stesso popolo in armi; 3) i funzionari, la burocrazia o vengono sostituiti an- ch’essi dal potere diretto del popolo o, per lo meno, vengono posti sot- to uno speciale controllo, e non soltanto vengono eletti, ma sono persi- no revocati alla prima richiesta del popolo e messi nella condizione di semplici delegati; da strato privilegiato, con « sinecure » e alte prebende borghesi, diventano operai di una particolare « specialità » e sono retri- buiti in misura non superiore al salario abituale di un buon operaio. In questo e soltanto in queste sta la sostanza della Comune di Parigi, come Stato di tipo particolare. Questa sostanza è stata dimen- ticata e snaturata dai signori Plekhanov ( sciovinisti dichiarati, che han- no tradito il marxismo), Kautsky (fautori del « centro », che oscillano cioè tra lo sciovinismo e il marxismo) e, in generale, da tutti i social- democratici, socialisti-rivoluzionari e simili, che oggi predominano. Ci si diffonde in frasi, ci si trincera nel silenzio, si tergiversa, ci si congratula mille volte in nome della rivoluzione, ma non si vuole riflettere sul significato dei soviet dei deputati degli operai e dei sol- dati. Non si vuol vedere questa verità evidente, che nella misura in cui esistono i soviet, nella misura in cui essi sono il potere, esiste oggi in Russia uno Stato del tipo della Comune di Parigi. Ho sottolineato l’espressione « nella misura in cui », perché si tratta soltanto di un potere embrionale. Un potere che, mediante accor- di diretti con il governo provvisorio borghese e una serie di concessio- ni concrete, ha ceduto e continua a cedere le proprie posizioni alla bor- ghesia. Perché? Forse perché Ckheidze, Tsereteli, Steklov e soci commet- tono un « errore »? Sciocchezze. Cosi può pensare soltanto un filisteo, non un marxista. La causa sta nel grado insufficiente di coscienza e di organizzazione dei proletari e dei contadini. L’« errore » dei capi men- zionati più sopra sta nella loro posizione piccolo-borghese, nel fatto che essi offuscano la coscienza degli operai, invece di illuminarla, inculcano illusioni piccolo-borghesi, invece di confutarle, consolidano l’influen- SUL DUALISMO DEL POTERE 31 za della borghesia sulle masse, invece di sottrarre le masse a tale in- fluenza. Già da questo deve risultar chiaro perché commettano tanti errori anche i nostri compagni quando pongono « semplicemente » la doman- da: bisogna rovesciare subito il governo provvisorio? Rispondo: 1 ) bisogna rovesciarlo, perché è un governo oligarchi- co, borghese e non di tutto il popolo, che non può dare né la pace né il pane né la libertà completa; 2) è impossibile rovesciarlo subito, perché poggia su un accordo diretto e indiretto, formale e di fatto, con i soviet dei deputati operai e, anzitutto, con il soviet principale, quello di Pie- trogrado; 3 ) è in generale impossibile « rovesciarlo » con i metodi con- sueti, perché gode delT« appoggio » fornito alla borghesia dal secondo governo, dal soviet dei deputati operai, che è lunico governo rivoluzio- nario possibile ed esprime direttamente la coscienza e la volontà della maggioranza degli operai e dei contadini. L’umanità non ha ancora ela- borato, e noi non conosciamo finora, un tipo di governo superiore, mi- gliore, dei soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei con- tadini e dei soldati. Per diventare il potere, gli operai coscienti devono conquistare la maggioranza: fino a quando non ci sarà violenza contro le masse, non c’è altro modo di giungere al potere. Noi non siamo dei blanqui- sti, non vogliamo la conquista del potere da parte di una minoranza. Siamo dei marxisti e sosteniamo la lotta di classe proletaria contro l’in- tossicazione piccolo-borghese, contro lo sciovinismo e il difensismo, con- tro le frasi vuote, contro la soggezione alla borghesia. Creeremo un partito comunista proletario; i migliori fautori del bolscevismo ne hanno già posto le basi; ci uniremo per condurre una azione proletaria di classe; e dai proletari, dai contadini poveri verran- no a noi masse sempre piu numerose, perché la vita distruggerà ogni giorno di più le illusioni piccolo-borghesi dei « socialdemocratici », dei Ckheidze, Tsereteli, Steklov, ecc., dei « socialisti-rivoluzionari », pic- coli borghesi ancora più « puri », ecc., ecc. La borghesia è per il potere unico della borghesia. Gli operai coscienti sono per il potere unico dei soviet dei depu- tati degli operai, dei salariati agricoli, dei contadini e dei soldati, sono per un potere unico preparato non con le avventure, ma con un lavoro 32 LENIN diretto a illuminare la coscienza proletaria e a liberarla daJl’influenza della borghesia. La piccola borghesia — i « socialdemocratici », i socialisti-rivolu- zionari, ecc., ecc. — tentenna, ostacolando cosi questa chiarificazione, questa liberazione. Ecco l’effettivo rapporto delle forze di classe , che determina i no- stri compiti. Pravda , n. 28, 9 aprile 1917. Firmato: N. Lenin. LETTERE SULLA TATTICA 10 Prefazione Sul tema indicato nel titolo ho dovuto tenere a Pietrogrado un rapporto, il 4 aprile 1917, dapprima in una riunione di bolscevichi, de- legati alia conferenza panrussa dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, che, dovendo ripartire, non potevano concedermi alcuna dila- zione. Alla fine delia riunione il compagno G. Zinoviev, che presie- deva, mi ha proposto a nome delPassemblea di ripetere subito il mio rapporto in una riunione di delegati bolscevichi e menscevichi che desi- deravano discutere la questione dell’unificazione del Partito operaio so- cialdemocratico di Russia 11 . Benché mi fosse difficile ripetere subito il mio rapporto, non ho creduto di avere il diritto di rifiutare ciò che mi chiedevano i miei com- pagni e i menscevichi che, a causa dell’imminente partenza, non pote- vano concedermi rinvii. Nel corso della relazione ho riletto le mie tesi, pubblicate nel n. 26 delia Pravda y il 7 aprile 1917 *. Le tesi e il rapporto hanno suscitato dissensi tra gli stessi bolsce- vichi e persino nella redazione delia Pravda. Dopo varie riunioni siamo pervenuti all'unanime conclusione che era piu opportuno discutere aper- tamente questi dissensi, fornendo cosi elementi per la conferenza pan- russa del nostro partito (Partito operaio socialdemocratico di Russia, unificato dal Comitato centrale), convocata per il 20 aprile 1917 a Pie- trogrado. * Ripubblico queste tesi, con brevi note esplicative, dal n. 26 della Pravda in appendice alla presente lettera 13 . 36 LENIN In conformità con questa decisione pubblico le lettere che seguo- no, senza pretendere di esaminare la questione in tutti i suoi aspetti , ma segnalando unicamente gli argomenti principali, che hanno partico- lare importanza sotto il profilo dei compiti pratici del movimento della classe operaia. I Valutazione del momento attuale Il marxismo esige da noi una considerazione esatta e oggettiva- mente controllabile dei rapporti tra le classi e delle particolarità speci- fiche di ogni momento storico. Noi bolscevichi ci siamo sempre sfor- zati di rimanere fedeli a questa istanza che è assolutamente indispensa- bile per ogni politica scientificamente fondata. « La nostra dottrina non è un dogma, ma una guida per razio- ne » 13 , hanno sempre sostenuto Marx e Engels, burlandosi a ragione delle « formule » imparate a memoria e ripetute meccanicamente, le quali, nel migliore dei casi, possono tutt’al piu indicare i compiti ge- nerali die vengono di necessità modificati dalla situazione economica e politica concreta di ciascuna fase particolare del processo storico. Quali sono dunque i fatti oggettivi, rigorosamente accertati, sulla cui base il partito del proletariato rivoluzionario deve oggi orientarsi per determinare gli obiettivi e le forme della sua azione? Nella mia prima Lettera da lontano (La prima fase dèlia prima rivoluzione ), pubblicata nella Pravda , nn. 14 e 15 del 21 e del 22 mar- zo 1917, e nelle mie tesi ho definito « Toriginalità del momento attuale in Russia * come una fase di transizione dalla prima alla seconda tappa della rivoluzione. Ho ritenuto pertanto che la parola d’ordine fondamentale, il « compito del giorno », dovesse essere cosi formulata in quel momento: « Operai, avete compiuto miracoli di eroismo pro- letario, popolare, nella guerra civile contro lo zarismo; dovete compiere adesso miracoli nell’organizzazione del proletariato e di tutto il popolo per preparare la vostra vittoria nella seconda fase della rivoluzione » *\ In che cosa consiste la prima fase? Nel passaggio del potere statale alla borghesia. LETTERE SULLA TATTICA 37 Prima della rivoluzione del febbraio-marzo 1917, il potere dello Stato apparteneva in Russia a una vecchia classe, alla nobiltà terriera feudale capeggiata da Nicola Romanov. Dopo questa rivoluzione il potere è passato a un'altra classe, a una classe nuova, alla borghesia . Il passaggio del potere statale da una classe a un’altra è il pri- mo segno, il carattere principale, fondamentale, di una rivoluzione , sia nel senso rigorosamente scientifico che nel senso pratico-politico del termine. Pertanto la rivoluzione borghese o democratico-borghese è già ter- minata in Russia. Sentiamo levarsi qui le proteste dei contraddittóri ai quali piace chiamarsi « vecchi bolscevichi »: non abbiamo sempre detto che la rivo- luzione democratica borghese può essere portata a termine soltanto dal- la « dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadi- ni »? e la rivoluzione agraria, che è anch’essa democratica borghese, è forse terminata? non è invece un fatto che essa non è ancora comin- ciata? Rispondo: le idee e le parole d'ordine dei bolscevichi sono state interamente confermate dalla storia nel loro insieme , ma in concreto le cose sono andate in maniera diversa da quanto io (o qualunque altro) potevo prevedere, si sono cioè svolte in modo piu originale, peculiare e vario. Ignorare, dimenticare questo fatto significa porsi sul piano di quei « vecchi bolscevichi » che piu d’una volta hanno avuto una triste fun- zione nella storia del nostro partito, ripetendo stolidamente ima formu- la imparata a memoria invece di studiare quanto vi era di originale nel- la nuova e vivente realtà. La « dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini » è già un fatto * nella rivoluzione russa, poiché questa « for- mula » prevede soltanto un rapporto tra le classi , e non un'istituzione politica concreta che realizzi questo rapporto e questa collabora- zione. Il « soviet dei deputati degli operai e dei soldati » è la « ditta- tura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini » già realizzata dalla vita. Questa formula è ormai invecchiata. La vita l’ha trasferita dal re- in una certa forma e fino ad un certo punto. 38 LENIN gno delle formule in quello della realtà, le ha dato carne e sangue, l’ha concretata e per ciò stesso modificata. All’ordine del giorno si pone adesso un compito diverso, un com- pito nuovo: la scissione, alV interno di questa dittatura, tra gli elementi proletari (antidifensisti, internazionalisti, « comunisti », fautori del pas- saggio alla Comune) e gli elementi piccolo-proprietari o piccolo-bor- ghesi (Ckheidze, Tsereteli, Steklov, i socialisti-rivoluzionari e tutti gli altri difensisti rivoluzionari che avversano il movimento per la Comune e propugnano V« appoggio » alla borghesia e al governo borghese). Chi parli oggi soltanto della « dittatura democratica rivoluziona- ria del proletariato e dei contadini » è in ritardo sulla vita e di conse- guenza è passato di fatto nel campo della piccola borghesia, contro la lotta di classe proletaria, e merita di essere relegato nell’archivio delle curiosità « bolsceviche » prerivoluzionarie ( si potrebbe dire, nell’ar- chivio dei « vecchi bolscevichi » ) . La dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei con- tadini è già realizzata, ma in modo molto originale, con una serie di modificazioni della massima importanza. Ne parlerò specificamente in una delle mie prossime lettere. Per il momento basterà assimilare l’in- negabile verità che il marxista deve tener conto della vita concreta, dei fatti precisi della realtà , e non abbarbicarsi alla teoria di ieri, che, come ogni teoria, indica nel migliore dei casi soltanto il fondamentale, il ge- nerale, si approssima soltanto a cogliere la complessità della vita. « Grigia è la teoria, amico mio, ma verde è l’albero eterno della vita » 15 . Chi pone il problema del « compimento » della rivoluzione bor- ghese alla vecchia maniera sacrifica il marxismo vivente alla lettera morta. La vecchia formula era: al dominio della borghesia può e deve se- guire il dominio del proletariato e dei contadini, la loro dittatura. Ma nella vita reale è già andata diversamente : si è avuto un intreccio estremamente originale, nuovo, senza precedenti dell'uno e dell'altro dominio. Infatti esistono, l’uno accanto all’altro, insieme, si- multaneamente, e il dominio della borghesia ( governo Lvov-Guckov ) e la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, che cede volontariamente il potere alla borghesia e si trasforma volontariamente in una sua appendice. LETTERE SULLA TATTICA 39 Non bisogna infatti dimenticare che nella pratica a Pietrogrado il potere è nelle mani degli operai e dei soldati e che contro di essi il nuo- vo governo non ricorre e non può ricorrere alla violenza, perché non esistono né una polizia né un esercito distinti dal popolo e neanche una burocrazia onnipotente al di sopra del popolo. Questo è un fatto. Un fatto che caratterizza appunto uno Stato del tipo della Comune di Pa- rigi. Un fatto che non s’inquadra nei vecchi schemi. Bisogna saper adat- tare gli schemi alla vita e non ripetere parole prive ormai di senso sulla « dittatura del proletariato e dei contadini » in generale. Esaminiamo la questione da un altro lato, per chiarirla meglio. Il marxista non deve mai abbandonare il solido terreno dell’analisi dei rapporti di classe. Al potere c’è la borghesia. Ma i contadini non sono anch’essi una borghesia d’un altro strato, d’un altro genere, d’un altro carattere? Da che cosa si deduce che questo strato non può arri- vare al potere « portando a termine » la rivoluzione democratica bor- ghese? Perché questo sarebbe impossibile? Cosi ragionano spesso i vecchi bolscevichi. Rispondo che questo è perfettamente possibile. Ma il marxista, per valutare una situazione, deve procedere dal reale e non dal possibile. Ora, la realtà ci addita il fatto che i deputati dei contadini e dei soldati, liberamente eletti, entrano liberamente nel secondo governo, nel governo collaterale, lo integrano, lo sviluppano e lo perfezionano libe- ramente. E, non meno liberamente, cedono il potere alla borghesia: fat- to che non « contrasta » in alcun modo con la teoria marxista, poiché noi abbiamo sempre saputo e indicato piu volte che la borghesia rimane al potere non soltanto con la violenza, ma anche in virtù deH’incoscien- za, delPabitudinarismo, della passività e della disorganizzazione delle masse. Ed è davvero ridicolo, dinanzi alla realtà di oggi, lasciar da parte i fatti e parlare delle « possibilità ». È possibile che i contadini prendano tutte le terre e tutto il pote- re. Non solo non dimentico questa eventualità e non circoscrivo all’og- gi il mio orizzonte, ma formulo esattamente e con chiarezza il program- ma agrario tenendo conto di un nuovo fenomeno: l’approfondirsi della scissione tra gli operai agricoli e i contadini poveri, da una parte, e i contadini-proprietari, dall’altra. Ma esiste anche una diversa possibilità: i contadini possono dare ascolto ai consigli del partito socialista-rivoluzionario, partito piccolo- 40 LENIN borghese soggetto all’influenza dei borghesi e schierato nel campo dei difensisti, il quale raccomanda ai contadini di aspettare fino alPAssem- blea costituente, benché fino ad oggi la data della sua convocazione non sia stata ancora fissata *! È possibile che i contadini mantengano e prolunghino il compro- messo con la borghesia, compromesso che hanno ora concluso non solo formalmente, ma anche di fatto attraverso i soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Le possibilità sono diverse. Sarebbe un gravissimo errore dimenti- care il movimento e il programma agrario. Ma sarebbe un errore non meno grave dimenticare la realtà , che ci addita l'esistenza di un accordo 0, per usare un’espressione piu esatta, meno giuridica, più economico- dassista, l’esistenza di una collaborazione di classe tra la borghesia e i contadini. Quando questo fatto cesserà di essere un fatto, quando i contadini si separeranno dalla borghesia, s’impadroniranno della terra contro di essa e prenderanno il potere contro di èssa, allora avrà inizio una nuova fase della rivoluzione democratica borghese, della quale tratteremo a parte. Il marxista che, di fronte all’eventualità di questa fase futura, dimentichi i suoi doveri di oggi , del momento in cui i contadini si ac- cordano con la borghesia, diventerebbe un piccolo-borghese. Di fatto predicherebbe al proletariato la fiducia nella piccola borghesia ( « que- sta piccola borghesia, questa popolazione contadina, deve separarsi dalla borghesia nel quadro stesso della rivoluzione democratica borghese » ) . La « possibilità » di un avvenire dolce e gradevole, in cui i contadini non saranno piu a rimorchio della borghesia e in cui i sodalisti-rivo- luzionari, Ckheidze, Tsereteli, Steklov, non saranno più un’appendice del governo borghese, la « possibilità » di questo gradevole avvenire gli farebbe dimenticare lo sgradevole presente , incuii con- tadini sono ancora a rimorchio della borghesia e in cui i socialisti-rivo- * Per evitare che le mie parole siano fraintese, dirò subito, anticipando un po’, che sono senza riserve favorevole a die i soviet dei salariati agricoli e dei contadini s’impadroniscano immediatamente di tutta la terra, mante- nendo però rigorosamente essi stessi l’ordine e la disciplina, impedendo il benché minimo deterioramento delle macchine, degli stabili, del bestiame, senza disorga- nizzare in nessun caso la coltivazione e produzione dei cereali, che devono invece essere intensificate , perché ai soldati occorre il doppio di pane e la popolazione non deve soffrire la fame. LETTERE SULLA TATTICA 41 luzionari e i socialdemocratici sono ancora un'appendice del governo borghese, l’opposizione di « sua maestà » Lvov. Questo ipotetico personaggio rassomiglierebbe a un mellifluo Louis Blanc, a un dolciastro kautskiano, ma in nessun caso a un marxista rivoluzionario. Non si rischia però di cadere nel soggettivismo quando si desidera « saltare » dalla rivoluzione democratica borghese ancora incompiuta — che non ha superato il movimento contadino — alla rivoluzione so- cialista? Se dicessi: « Niente zar, ma un governo operaio » incorrerei in questo pericolo. Ma io non dico questo, dico tutt’altra cosa, dico che non vi può essere in Russia altro governo ( escluso il governo borghese ) se non i soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei soldati e dei contadini. Dico che oggi in Russia il potere può passare da Guckov e Lvov soltanto a questi soviet, nei quali predominano appunto i con- tadini, i soldati, predomina la piccola borghesia, per usare un termine marxista, scientifico, per usare una definizione di classe e non un’espres- sione corrente, filistea e puramente professionale. Nelle mie tesi mi sono ben premunito contro ogni tentativo di sal- tare al di sopra del movimento contadino o piccolo-borghese in generale, che non ha ancora esaurito le sue possibilità, contro ogni tentativo di giocare alla « presa del potere » da parte di un governo operaio, contro ogni avventura blanquista, perché mi sono richiamato espressamente all’esperienza della Comune di Parigi. E quell’esperienza, come è noto e come Marx ha esaurientemente dimostrato nel 1871 e Engels nel 1891 17 , escluse del tutto il blanquismo, garanti il dominio diretto, immediato e incondizionato della maggioranza e l’iniziativa delle masse soltanto nella misura in cui questa maggioranza intervenne coscien- temente Nelle mie tesi ho ricondotto tutto, nel modo piu esplicito, alla lotta per V influenza all'interno dei soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricoli, dei contadini e dei soldati. E, per non lasciare in proposito nemmeno l’ombra di un dubbio, nelle tesi ho sottolineato due volte la necessità di un lavoro di « spiegazione », paziente e tenace, che « si conformi ai bisogni pratici delle masse ». Gli ignoranti o i rinnegati del marxismo, come il signor Plekhanov e i suoi simili, possono gridare all’anarchia, al blanquismo, ecc. Chi vuole invece riflettere e imparare non può non capire che il blanqui- 42 LENIN smo è la presa del potere da parte di una minoranza, mentre i soviet dei deputati operai, ecc. sono notoriamente l’organizzazione diretta e immediata della maggioranza del popolo. Un’azione ricondotta alla lotta per assicurare la propria influenza all interno dei soviet non può, non può assolutamente, portare nel pantano del blanquismo. E non può condurre neancne nel pantano dell’anarchismo, perché l’anarchismo è la negazione della necessità dello Stato e del potere statale nel periodo di transizione dal dominio della borghesia al dominio del proleta- riato. Io sostengo invece, con una chiarezza che esclude qualsiasi possi- bilità di malinteso, la necessità dello Stato in questo periodo, però, d’accordo con Marx e con l’esperienza della Comune di Parigi, non di uno Stato parlamentare borghese ordinario, ma di uno Stato senza esercito permanente, senza una polizia opposta al popolo, senza una burocrazia posta al di sopra del popolo. Se il signor Plekhanov, nel suo ledinstvo , grida con tutte le sue forze all’anarchia^ non fa che dare ancora una prova della sua rottura con il marxismo. Alla mia sfida, pubblicata nella Pravda lB , a dirci che cosa Marx e Engels hanno insegnato riguardo allo Stato, nel 1871, nel 1872 e nel 1875, il signor Plekhanov è e sarà sempre costretto a repli- care col silenzio sulla sostanza della questione e con strepiti degni di un borghese esasperato. L’ex marxista signor Plekhanov non ha compreso affatto la teoria marxista dello Stato. I germi di questa incomprensione sono, del resto, visibili nel suo opuscolo in tedesco sull’anarchismo 19 . Vediamo ora come il compagno I. Kamenev, in una nota pubblicata nel n. 27 della Pravda , formuli i suoi « dissensi » dalle mie tesi e dalle opinioni esposte sopra. Questo ci aiuterà a chiarirle ulteriormente. « Quanto allo schema generale del compagno Lenin, — scrive il com- pagno Kamenev, — lo riteniamo inaccettabile, poiché muove dalla pre- messa che la rivoluzione democratica borghese è conclusa e fa asse- gnamento sull'immediata trasformazione di questa rivoluzione in rivolu- luzione socialista... » Vi sono qui due gravi errori. Primo. Il problema della « conclusione » della rivoluzione demo- cratica borghese è mal posto. Se ne dà infatti un’impostazione astrat- ta, semplicistica e, se cosi si può dire, monocromatica, che non corri- sponde alla realtà oggettiva. Chiunque imposti cosi la questione, chiun- LETTERE SULLA TATTICA 43 que si domandi oggi se « la rivoluzione democratica borghese è conclu- sa » e si limiti soltanto a questo, si priva della possibilità stessa di capire una realtà eccezionalmente complessa e, quanto meno, « bicro- matica ». Questo nella teoria. Nella pratica, poi, egli capitola misere- volmente dinanzi al rivoluzionarismo piccolo-borghese . In effetti, la realtà ci mostra tanto il passaggio del potere alla bor- ghesia ( « conclusione » di una rivoluzione democratica borghese di tipo abituale) quanto desistenza, accanto al governo effettivo, di un governo collaterale, che è la « dittatura democratica rivoluzionaria del proleta- riato e dei contadini». Questo «secondo governo» ha ceduto esso stesso il potere alla borghesia e si è legato da sé al governo borghese. La formula vetero-bolscevica del compagno Kamenev, « la rivo- luzione democratica borghese non è conclusa », abbraccia forse questa realtà? No, questa formula è invecchiata. Non serve piu a niente. È morta. E invano si cercherà di risuscitarla. Secondo. Una questione pratica. Non sappiamo se oggi in Russia può ancora esistere una forma particolare di « dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini » distaccata dal governo borghese. Ma non si può fondare la tattica marxista sull'ignoto. Del resto, se questa forma può ancora esistere, non c'è che una via, e una sola, per giungervi: gli elementi proletari, comunisti, devono separarsi immediatamente, in modo risoluto e irrevocabile, dagli ele- menti piccolo-borghesi. Perché? Perché tutta la piccola borghesia si orienta necessariamente, e non per caso, verso lo sciovinismo (= difensismo), verso l'« appoggio » alla borghesia, verso la sottomissione alla borghesia, per timore di smar- rirsi senza di essa, ecc., ecc. Come « spingere » la piccola borghesia al potere, se essa oggi, pur avendone la possibilità, non vuole prenderlo? Soltanto con la separazione del partito proletario, comunista, sol- tanto con la lotta di classe proletaria, libera dalla timidezza di que- sti piccoli borghesi. Soltanto la coesione dei proletari, che sono liberi nei fatti e non a parole dall'influenza della piccola borghesia, potrà rendere cosi « scottante » il terreno sotto i piedi della piccola borghe- sia che essa, in date circostanze, sarà costretta a prendere il potere. Non è da escludere che Guckov e Miliukov — sia pure in date circostanze — 44 LENIN siano favorevoli al potere totale e unico di Ckheidze, di Tsereteli, dei socialisti-rivoluzionari, di Steklov, poiché costoro sono, dopo tutto, dei « difensisti »! Chi separa fin da oggi, in modo immediato e irrevocabile, gli ele- menti proletari dei soviet (cioè il partito proletario, comunista) dagli elementi piccolo-borghesi esprime giustamente gli interessi del movi- mento nei due casi possibili: cioè sia nel caso in cui la Russia giunga ancora a una « dittatura del proletariato e dei contadini » peculiare, au- tonoma, non subordinata alla borghesia; sia nel caso in cui la piccola borghesia non riesca a staccarsi dalla borghesia e rimanga eternamente (cioè fino al socialismo) esitante tra essa e noi. Chiunque si ispiri nella sua azione alla semplice formula secondo cui « la rivoluzione democratica borghese non è conclusa » si rende in qualche modo garante che la piccola borghesia è forse capace di rendersi indipendente dalla borghesia. E per ciò stesso capitola miserevolmente, nel momento attuale, dinanzi alla piccola borghesia. A tal proposito, non sarà inutile ricordare che, riguardo alla « for- mula » della dittatura del proletariato e dei contadini, già nelle Due tat- tiche (luglio 1905) sottolineavo specificamente (cfr. p. 435 di Dodici anni): « La dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, come tutto ciò che esiste nel mondo, ha un passato e un av- venire. Il suo passato è l’autocrazia, la servitù della gleba, la monar- chia, il privilegio [...]. Il suo avvenire è la lotta contro la proprietà privata, è la lotta del salariato contro il padrone, è la lotta per il so- cialismo » 10 . Il compagno Kamenev commette l’errore di considerare, ancora nel 1917, soltanto il passato della dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Ma, in realtà , per essa è già cominciato l 'avvenire, perché gli interessi e la politica dell’operaio salariato e del piccolo padrone sono di fatto divergenti e divergono, per giunta, su una questione capitale come quella del « difensisuo » e dell’atteggiamento verso la guerra imperialistica. Vengo cosi al secondo errore contenuto nella citata argomentazione del compagno Kamenev. Egli mi rimprovera di « far assegnamento » nel mio schema « sull’immediata trasformazione di questa rivoluzione [de- mocratica borghese] in rivoluzione socialista ». LETTERE SULLA TATTICA 45 È falso. Non solo non « faccio assegnamento » sulla « immediata trasformazione » della nostra rivoluzione in rivoluzione socialista , ma, anzi, metto in guardia esplicitamente contro di essa e nella tesi n. 8 affermo espressamente: « Il nostro compito immediato none P w instau- razione” del socialismo... ». Non è forse evidente che chi faccia assegnamento sulla trasfor- mazione immediata della nostra rivoluzione in rivoluzione socialista non potrebbe insorgere contro il compito immediato dell’instaurazione del socialismo? Ma non è tutto. In Russia è impossibile instaurare « immediata- mente » anche uno «Stato-Comune» (cioè uno Stato organizzato se- condo il tipo della Comune di Parigi), perché a tal fine è necessario che la maggioranza dei deputati di tutti i soviet (o della maggior parte di essi) prenda chiara coscienza del carattere profondamente erroneo e dannoso della politica e della tattica dei socialisti-rivoluzionari, di Ckheidze, Tsereteli, Steklov, ecc. E io ho dichiarato nel modo più pre- ciso che in questo campo « faccio assegnamento » soltanto su un lavoro « paziente » (ma bisogna essere pazienti per giungere ad un mutamen- to che si può realizzare « immediatamente »?) di chiarificazione! Il compagno Kamenev si è agitato con una certa « impazienza » e ha ripetuto il pregiudizio borghese che la Comune di Parigi intendeva instaurare « immediatamente » il socialismo. No, non è così. Purtrop- po, la Comune è stata troppo lenta nelPinstaurare il socialismo. La rea- le sostanza della Comune non è là dove la cercano di solito i borghesi, ma è nella creazione di un tipo speciale di Stato. Uno Stato di questo tipo è g i à nato in Russia ed è nato con i soviet dei deputati degli operai e dei soldati! Il compagno Kamenev non ha riflettuto sul fatto che i soviet esi- stono, sul loro significato, sulla loro identità, per tipo e carattere poli- tico-sociale, con lo Stato della Comune, e, invece di studiare questo fatto y si è messo a parlare di ciò su cui io farei « assegnamento » come avvenire « immediato ». Così, sfortunatamente, ha finito per riprendere un metodo usato da molti borghesi: invece di domandarsi che cosa sono i soviet di deputati degli operai e dei soldati, se sono di un tipo supe- riore rispetto alla repubblica parlamentare, se sono più utili al popolo, più democratici , più adatti alla lotta contro la carestia, ecc., per esem- pio, invece di porsi questa questione essenziale, reale, che la vita mette 46 LENIN all’ordine del giorno, ha deviato l’attenzione su una questione vuota, pseudoscientifica, senza un contenuto concreto, aridamente profes- sorale, sulla questione della « trasformazione immediata ». Questione vuota e mal posta. Io « faccio assegnamento » solo ed esclusivamente sul fatto che gli operai, i soldati e i contadini risolveran- no meglio dei funzionari e della polizia i difficili problemi pratici del- l’aumento della produzione del grano, della sua migliore ripartizione, del migliore approvvigionamento dei soldati, ecc., ecc. Sono profondamente convinto che i soviet dei deputati degli ope- rai e dei soldati meglio e più rapidamente della repubblica parlamentare (ad una prossima lettera un confronto più minuzioso tra questi due tipi di Stato) applicheranno nella vita l’iniziativa autonoma delle masse popolari. Essi decideranno meglio, in mòdo più pratico e giusto, come e quali p a s s i si possono compiere verso il socialismo. Il controllo delle banche, la fusione di tutte le banche in una banca unica non sono ancora il socialismo, ma un passo verso il socialismo. Gli Junker e i borghesi stanno oggi compiendo in Germania passi di questo genere contro il popolo. Li farà molto meglio domani, in favore dei popolo, il soviet dei deputati degli operai e dei contadini, se avrà nelle sue mani tutto il potere dello Stato. Che Cosa costringe a compiere questi passi? La fame. Il dissesto dell’economia . La catastrofe imminente. Gli orrori della guerra. Le terribili ferite inferte dalla guerra all’umanità. Il compagno Kamenev conclude la sua nota affermando che « spe- ra di far prevalere in un’ampia discussione il suo punto di vista come il solo accettabile per la socialdemocrazia rivoluzionaria, se essa vuole e deve restare sino in fondo il partito delle masse rivoluzionarie del pro- letariato e non trasformarsi in un gruppo di propagandisti comunisti ». Mi sembra che queste parole rivelino una valutazione profonda- mente sbagliata della situazione attuale. Il compagno Kamenev oppone il « partito delle masse » al « gruppo di propagandisti ». Ma proprio oggi le masse sono intossicate dal difensismo « rivoluzionario ». Non sarebbe allora meglio per gli internazionalisti sapersi opporre in questo momento all’intossicazione « di massa » invece di « voler restare » con le masse, cedendo al contagio generale? Non abbiamo visto gli sciovinisti, in tutti i paesi belligeranti d’Europa, giustificarsi con il desiderio di « re- stare con le masse »? Non è nostro dovere saper rimanere per un certo LETTERE SULLA TATTICA 47 tempo in minoranza contro l’intossicazione « di massa »? E il lavoro di propaganda non è proprio nel momento attuale il fattore più importante per depurare la linea proletaria dall'intossicazione difensistica e piccolo- borghese delle « masse »? Proprio la fusione delle masse proletarie e non proletarie, senza distinzione di classe nel loro seno, è stata una delle condizioni delPepidemia del difensismo. Parlare con disprezzo del « gruppo di propagandisti » della linea proletaria è, forse, poco op- portuno. Scritta tra T8 c il 13 (21 e 26) aprile 1917. Pubblicata in opuscolo per le edizioni Priboi nell’aprile 1917. I COMPITI DEL PROLETARIATO NELLA NOSTRA RIVOLUZIONE 21 (Progetto di piattaforma del partito proletario) Scritto il 10 (23) aprile 1917; il poscritto è stato redatto il 28 maggio (10 giugno) 1917. Pubblicato in opuscolo nelle edizioni Priboi, a Pietrogrado, nel settembre 1917. Firmato: N. Lenin. L’attuale momento storico è contraddistinto in Russia dai seguenti caratteri principali. Il carattere di classe della rivoluzione 1. Il vecchio potere zarista, che rappresentava soltanto un pugno di grandi proprietari feudali e dirigeva tutta la macchina statale (eser- cito, polizia, burocrazia), è vinto e rovesciato, ma non ancora distrut- to. Formalmente la monarchia non è stata abolita. La banda dei Ro- mano v prosegue i suoi intrighi monarchici. L’immensa proprietà ter- riera dei grandi signori feudali non è stata liquidata. 2. In Russia il potere statale è passato nelle mani di una classe nuova: cioè della borghesia e dei grandi proprietari fondiari imborghe- siti. In questo senso , la rivoluzione democratica borghese è già com- piuta in Russia. Giunta al potere, la borghesia ha fatto blocco ( si è alleata ) con ele- menti apertamente monarchici, che si sono distinti, tra il 1906 e il 1914, per aver appoggiato con zelo incredibile Nicola il sanguinario e Stolypin l’impiccatore (Guckov e altri, politicamente più a destra dei cadetti). II. nuovo governo borghese di Lvov e soci ha tentato di allacciare e ha poi allacciato trattative con i Romanov per la restaurazione della monar- chia in Russia. Questo governo, che fa un gran chiasso con le frasi rivo- luzionarie, chiama ai posti di comando i fautori del vecchio regime. Si sforza di riformare il meno possibile la macchina dello Stato (esercito, polizia, burocrazia), consegnandola alla borghesia. All’iniziativa rivo- \* 52 LENIN luzionaria delle masse e alla presa del potere da parte del popolo dal basso — che è P unica garanzia di vittoria effettiva della rivoluzione — il nuovo governo ha già cominciato a frapporre ostacoli di ogni sorta. Non ha ancora fissato la data di convocazione delP Assemblea co- stituente. Non tocca la grande proprietà fondiaria, che è la base mate- riale dello zarismo feudale. Non pensa neppure a esaminare, a rendere pubblica, a controllare Pattività delle organizzazioni finanziarie mono- polistiche: grandi banche, sindacati e cartelli di capitalisti, ecc. I principali ministeri, i posti-chiave (il ministero degli interni e il ministero della guerra, cioè il centro di comando delPesercito, della polizia, della burocrazia, di tutto il sistema di oppressione delle masse) del nuovo governo, sono affidati a monarchici convinti, che sostengono la grande proprietà fondiaria. Ai cadetti, repubblicani della vigilia, re- pubblicani controvoglia, vengono riservati i posti secondari, che non hanno alcun rapporto diretto con il potere esercitato sul popolo e con Papparato statale. A. Kerenski, rappresentante dei trudovikt e « pseu- dosocialista », non assolve alcuna funzione, se non quella di addormen- tare con frasi altisonanti la vigilanza e l’attenzione del popolo. Per tutte queste ragioni, il nuovo governo borghese non merita, neppure in politica interna, alcuna fiducia da parte del proletariato, e nessun appoggio può essergli da questo concesso. La politica estera del nuovo governo 3. Nel campo della politica estera, che le condizioni oggettive met- tono oggi in primo piano, il nuovo governo è deciso a proseguire la guerra imperialistica, a fianco delle potenze imperialistiche, Inghilter- ra, Francia, ecc., per la spartizione del bottino capitalistico, per lo stran- golamento dei popoli piccoli e deboli. Subordinato agli interessi del capitale russo e del suo potente pro- tettore e padrone, il capitale imperialistico anglo-francese, che è il capi- tale più ricco del mondo, il nuovo governo, nonostante il desiderio espresso nel modo pili netto dai soviet dei deputati degli operai e dei soldati, a nome della maggioranza incontestabile dei popoli della Russia, non ha fatto nessun passo reale per mettere fine al massacro dei popoli causato dagli interessi capitalistici. Esso non ha pubblicato neppure i I COMPITI DEL PROLETARIATO 53 trattati segreti di carattere palesemente brigantesco (sulla spartizione della Persia, sul saccheggio della Cina, sul saccheggio della Turchia, sul- la spartizione dell’Austria, suirannessione della Prussia orientale e delle colonie tedesche, ecc.), che, conTè noto, legano la Russia ai pirati del capitale imperialistico anglo-francese. Esso ha confermato questi trat- tati conclusi dallo zarismo, il quale, per secoli, ha saccheggiato e oppres- so più popoli di tutti gli altri tiranni e despoti; dallo zarismo che, non contento di opprimerlo, disonorava e pervertiva il popolo grande-russo, facendone il carnefice degli altri popoli. Il nuovo governo, dopo aver confermato questi trattati d’infamia e di brigantaggio, non ha proposto a tutti i popoli belligeranti un armi- stizio immediato, nonostante la volontà della maggioranza dei popoli della Russia, chiaramente espressa dai soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Si è limitato a prodigare dichiarazioni e frasi solenni, riso- nanti, pompose, ma assolutamente vuote, che, sulla bocca dei diploma- tici borghesi, sono sempre servite e servono tuttora a ingannare le masse fiduciose e ingenue del popolo oppresso. 4. Pertanto, il nuovo governo non solo non merita la minima fi- ducia in materia di politica estera, ma continuare a chiedergli di procla- mare al mondo la volontà di pace dei popoli della Russia, di rinunciare alle annessioni, ecc. significa di fatto ingannare il popolo, infondendogli speranze irrealizzabili, ritardando il giorno in cui vedrà chiaro, facen- dogli accettare indirettamente la continuazione di una guerra, il cui vero carattere sociale non è determinato dalle buone intenzioni, ma dal carattere di classe del governo che la conduce, dal legame esistente fra la classe che esso rappresenta e il capitale finanziario imperialistico della Russia, dellTnghilterra, della Francia, ecc., cioè dalla politica reale , effettiva , di questa classe. Il peculiare dualismo del potere e il suo significato di classe 5. La particolarità essenziale della nostra rivoluzione, quella che si impone alla riflessione nel modo più imperioso, è il dualismo del po- tere determinatosi nei primi giorni dopo la vittoria della rivoluzione. Questo dualismo del potere si manifesta nell’esistenza di due go- verni: il governo principale, il vero, effettivo governo della borghesia, 54 LENIN il « governo provvisorio » di Lvov e soci, che detiene tutti gli organi del potere, e il governo supplementare, collaterale, « di controllo », rappresentato dal soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pie- trogrado, che non detiene gli organi del potere statale, ma si appoggia direttamente sulla maggioranza incontestabile del popolo, sugli operai in armi e sui soldati. L'origine di classe di questo dualismo del potere e il suo significa- to di classe consistono nel fatto che la rivoluzione russa del marzo 1917 non ha soltanto spazzato via la monarchia zarista e consegnato tutto il potere alla borghesia, ma è giunta fin quasi alla dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Proprio questa dittatura (cioè il potere che poggia non solo sulla legge, ma sulla forza immedia- ta delle masse armate della popolazione), che è la dittatura delle due classi indicate, è rappresentata dal soviet pietrogradese e dagli altri soviet locali dei deputati degli operai e dei soldati. 6. Un'altra particolarità molto importante della rivoluzione russa è che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado, che, secondo tutti gli indizi, gode della fiducia della maggioranza dei soviet locali, consegna volontariamente il potere statale alla borghesia e al suo governo provvisorio, cede volontariamente a quest'ultimo la priorità, stipulando con esso un accordo per sostenerlo, limitandosi a osservare e controllare che venga convocata l'Assemblea costituente (la cui data di convocazione non è stata ancora resa pubblica dal governo provvi- sorio) . Questa situazione estremamente originale, che, in questa forma, non ha precedenti nella storia, ha creato la compenetrazione , Yintreccio di due dittature: la dittatura della borghesia (poiché il governo Lvov e soci è una dittatura, cioè un potere che poggia non sulla legge e sulla preliminare espressióne della volontà popolare, ma sulla conquista del potere, con la forza, da parte di una classe determinata, cioè da parte della borghesia); e la dittatura del proletariato e dei contadini (il soviet dei deputati degli operai e dei soldati). Non c’è il minimo dubbio che questa « compenetrazione » non può durare a lungo. Non ci possono essere due poteri in uno Stato. L’uno dei due deve scomparire, e tutta la borghesia della Russia già lavora con tutte le sue forze, con tutti i mezzi e in tutti i luoghi per . I COMPITI DEL PROLETARIATO 55 metter da parte, indebolire e distruggere i soviet di deputati degli operai e dei soldati, per creare il suo potere unico. Il dualismo del potere riflette soltanto il periodo transitorio dello sviluppo della rivoluzione, il periodo in cui essa ha già oltrepassato la fase democratica borghese ordinaria, ma non è ancora giunta ad una dittatura del proletariato e dei contadini allo « stato puro ». Il significato (e la spiegazione) di classe di questa situazione in- stabile e transitoria è il seguente: la nostra rivoluzione, come tutte le rivoluzioni, ha imposto alle masse il piu grande eroismo e il piu grande spirito di abnegazione per la lotta contro lo zarismo; Inoltre, ha messo di colpo in movimento un gran numero di elementi piccolo-borghesi. Uno dei principali caratteri scientifici e pratico-politici di ogni ri- voluzione effettiva consiste nell aumento eccezionalmente rapido, brusco e improvviso del numero dei « piccoli borghesi » che cominciano a par- tecipare attivamente, personalmente, praticamente alla vita politica, al- T organizzazione dello Stato. Cosi è in Russia. La Russia è oggi in ebollizione. Milioni e decine di milioni di uomini, che dormivano da dieci anni, schiacciati politica- mente dal giogo spaventoso dello zarismo e dal lavoro forzato a profit- to dei grandi proprietari fondiari e degli industriali, si sono risvegliati e sì sono impegnati nella vita politica. Ma chi sono questi milioni e decine di milioni di uomini? Per la maggior parte piccoli padroni, piccoli bor- ghesi, elementi che si trovano in una situazione intermedia fra i capi- talisti e gli operai salariati. La Russia è il paese piu piccolo-borghese d’Europa. Una formidabile ondata piccolo-borghese ha sommerso ogni cosa, ha schiacciato non solo con il suo numero ma anche con le sue idee il proletariato cosciente, ha cioè infettato, permeato vastissimi strati ope- rai di concezioni politiche piccolo-borghesi. Il piccolo borghese dipende dalla borghesia, perché vive come un padrone e non come un proletario (per il suo posto nella produzione sociale), e anche per il suo modo di pensare segue la borghesia. La fiducia cieca nei capitalisti, cioè nei peggiori nemici della pace e del socialismo, ecco che cosa caratterizza l’odierna politica delle masse in Russia, ecco che cosa si è sviluppato con rapidità rivoluzionaria sul terreno economico-sociale del paese piu piccolo-borghese d’Europa. Ecco la base di classe dell’« accordo » (sottolineo che non ho tanto in vista l’accordo formale quanto l’appoggio di fatto , il tacito consenso, la 56 LENIN subordinazione fiduciosa e inconsapevole al potere) tra il governo prov- visorio e il soviet dei deputati degli operai e dei soldati, accordo che ha procurato ai Guckov un buon boccone, il potere effettivo, e al soviet le promesse, gli onori (almeno per il momento), le lusinghe, le frasi, le assicurazioni, le riverenze dei Kerenski. L’insufficienza numerica del proletariato in Russia, la sua inade- guata coscienza e organizzazione, ecco il rovescio della medaglia. Tutti i partiti populistici, compresi i socialisti-rivoluzionari, sono sempre stati piccolo-borghesi; lo è stato persino il partito del Comitato d’organizzazione (Ckheidze, Tsereteli e soci); e anche i rivoluzionari senza partito (Steklov e altri) hanno ceduto all’ondata e non l’hanno superata, non sono riusciti a superarla. Originalità della tattica derivante dal nostro esame 7. L’originalità della tattica da seguire nel momento presente de- riva per il marxista — obbligato a tener conto dei fatti oggettivi, delle masse e delle classi, e non degli individui, ecc. — dall’originalità della situazione reale che abbiamo delineato più sopra. Quest’originalità impone, prima di tutto, di versare « un po’ d’ace- to e di fiele nell’acqua inzuccherata delle frasi democratiche rivoluzio- narie » (secondo l’eccellente espressione usata ieri a Pietrogrado, al Congresso panrusso degli impiegati e operai delle ferrovie 22 , dal com- pagno Teodorovic, che fa parte del Comitato centrale del nostro par- tito). Lavoro di critica; spiegazione degli errori commessi dai partiti piccolo-borghesi socialista-rivoluzionario e socialdemocratico; prepara- zione e raggruppamento degli elementi di un partito proletario co- sciente, comunista; disintossicazione del proletariato dalla « generale » contaminazione piccolo-borghese. Si tratta, in apparenza , « soltanto » di un lavoro di propaganda. In realtà, questo lavoro è più di ogni altro un lavoro pratico rivoluzio- nario, perché non è possibile far progredire una rivoluzione che si è fermata, che è soffocata dalle frasi, che « segna il passo » non a causa di ostacoli esterni, non a causa delle violenze della borghesia (per il I COMPITI DEL PROLETARIATO 57 momento Guckov si limita soltanto a minacciare di ricorrere alla vio- lenza contro le masse dei soldati), ma a causa della credula inconsape- volezza delle masse. Solo combattendo questa credula inconsapevolezza (contro la qua- le si può e si deve combattere soltanto sul terreno delle idee, con la persuasione fraterna, richiamandosi al V esperienza vissuta) potremo li- berarci dalla trionfante orgia di frasi rivoluzionarie e dare impulso rea- le sia alla coscienza proletaria che alla coscienza delle masse, alla loro iniziativa, audace e risoluta, in ogni località , alla realizzazione autono- ma, allo sviluppo e al consolidamento delle libertà, della democrazia, del principio della proprietà di tutte le terre da parte del popolo. 8. L’esperienza mondiale dei governi della borghesia e dei grandi proprietari fondiari ha elaborato due metodi per mantenere il popolo nell’oppressione. Il primo è la violenza. Nicola I (Nicola il randello) e Nicola II (Nicola il sanguinario) Romanov hanno mostrato al popolo russo tutto quello che si può e non si può ottenere con questi metodi da carnefice. Ma c’è un altro metodo, elaborato nel migliore dei modi dalla borghesia inglese e francese, « istruita » dalle grandi rivoluzioni e dai movimenti rivoluzionari delle masse. È il metodo dell’inganno, della lusinga, della frase, delle innumerevoli promesse, deH’elemosina d’un soldo, delle concessioni insignificanti fatte per conservare l’essenziale. L’originalità dell’attuale momento in Russia consiste nel passag- gio, vertiginosamente rapido, dal primo al secondo metodo, dalla vio- lenza alla lusinga del popolo e alle promesse ipocrite. Il gatto Vaska sta ad ascoltare e mangia Miliukov e Guckov detengono il potere, difendono i profitti del capitale, fanno la guerra imperialistica per gli interessi del capitale russo e anglo-francese e rispondono con promesse, declamazioni, frasi d’effetto ai discorsi di « cuochi » come Ckheidze, Tsereteli, Steklov, che minacciano, esortano, scongiurano, supplicano, esigono, proclamano... Il gatto Vaska sta ad ascoltare e mangia. Ma la credula inconsapevolezza e l’inconsapevole credulità si sfal- deranno ogni giorno di piu, soprattutto fra i proletari e i contadini po- veri, cui la vita (la loro situazione economica e sociale) insegna a non credere ai capitalisti. I capi della piccola borghesia « devono » educare il popolo ad aver fiducia nella borghesia. I proletari devono educarlo a diffidare. 58 LENIN II difensismo rivoluzionario e il suo significato di classe 9. Il difensismo rivoluzionario deve essere considerato come la manifestazione piu importante e vistosa dell’ondata piccolo-borghese che ha sommerso « quasi tutto ». È questo il nemico peggiore dell'ulte- riore avanzata e del successo della rivoluzione russa. Chi ha ceduto su questo punto, e non è riuscito a venirne fuori, è perduto per la rivoluzione. Ma le masse cedono diversamente dai capi e ne vengono fuori diversamente , per un’altra via, con altri metodi. Il difensismo rivoluzionario è, da un lato, il frutto dell’inganno del- le masse da parte della borghesia, il frutto della credula inconsapevo- lezza dei contadini e di una parte degli operai; dall’altro lato, è l’espres- sione degli interessi e delle idee del piccolo padrone, il quale è interes- sato, fino ad un certo punto, alle annessioni e ai profitti bancari e con- serva « religiosamente » le tradizioni dello zarismo, che ha pervertito i grandi-russi facendone i carnefici degli altri popoli. La borghesia inganna il popolo speculando sulla nobile fierezza che la rivoluzione gli ispira e vuole far credere che il carattere sociale e politico della guerra sia cambiato per la Russia nella fase attuale del- la rivoluzione, dopo la sostituzione della monarchia zarista con la pseudorepubblica di Guckov-Miliukov. Il popolo per un certo tempo l’ha creduto, grazie soprattutto ai vecchi pregiudizi che l’inducono a vedere nelle altre nazionalità della Russia una sorta di proprietà o di ap- pannaggio dei grandi-russi. Quest’ ignobile depravazione del popolo grande-russo da parte dello zarismo, che gli ha insegnato a considerare inferiori e appartenenti « di diritto » alla Grande Russia gli altri po- poli, non poteva scomparire d'un tratto . Noi dobbiamo saper spiegare alle masse che il carattere sociale e politico della guerra non è determinato dalla « buona volontà » dei sin- goli, dei gruppi o anche dei popoli, ma dalla situazione della classe che fa la guerra, dalla politica di classe di cui la guerra è continuazione, dai legami del capitale, come forza economica dominante nella società mo- derna, dal carattere imperialistico del capitale internazionale, dalla di- pendenza — finanziaria, bancaria, diplomatica — della Russia dall’In- ghilterra, dalla Francia, ecc. Non è facile spiegare tutto questo alle mas- se in modo ben chiaro, e nessuno di noi potrà farlo al primo colpo, senza commettere errori. Ma l’orientamento o, meglio, il contenuto della nostra propaganda I COMPITI DEL PROLETARIATO 59 deve essere questo e soltanto questo. La minima concessione al difen- sismo rivoluzionario è un tradimento del socialismo , è una rinuncia completa all' internazionalismo, quali che siano le belle frasi e le consi- derazioni « pratiche » con cui viene giustificata. La parola d’ordine « abbasso la guerra » è naturalmente giusta, ma non tiene conto dei compiti particolari del momento, della neces- sità di avvicinarsi in altro modo alle grandi masse. Secondo me, rasso- miglia alla parola d’ordine « abbasso lo zar » che un agitatore malde- stro del « buon tempo antico » lanciava semplicemente e direttamente nelle campagne, ricevendo in cambio bastonate. La massa dei sosteni- tori del difensismo rivoluzionario è in buona fede come classe, anche se non tutti i singoli lo sono, perché essa appartiene a quelle classi (operai e contadini poveri) che non hanno realmente niente da guada- gnare dalle annessioni e dallo strangolamento degli altri popoli. Ben diverso è il caso dei borghesi e dei signori « intellettuali », i quali si rendono conto benissimo dell’ impossibilità di rinunciare alle annessioni senza rinunciare alla dominazione del capitale e ingannano slealmente le masse con belle frasi, con promesse smisurate, con innumerevoli ras- sicurazioni. La massa dei sostenitori del difensismo considera la questione in modo semplice, rifacendosi al senso comune: « Non voglio annes- sioni, ma, se il tedesco mi “piomba addosso”, vuol dire che difendo una causa giusta e non gli interessi imperialistici ». A questa massa bi- sogna spiegare e rispiegare che non si tratta dei suoi desideri personali, ma dei rapporti e delle condizioni politiche di massa e di' classe, del legame della guerra con gli interessi del capitale e con la rete finan- ziaria internazionale, ecc. Solo questo modo di combattere il difensismo è serio e promette un successo che non sarà forse troppo rapido, ma sarà sicuro e solido. Come si può metter fine alla guerra? 10. Non si può mettere fine alla guerra « a proprio arbitrio ». Non si può mettere fine alla guerra con una decisione unilaterale. Non si può mettere fine alla guerra « piantando in terra la baionetta », se- condo l'espressione di un soldato difensista. Non si può mettere fine alla guerra mediante un’« intesa » tra i 60 LENIN socialisti dei diversi paesi, mediante P« intervento » dei proletari di tutti i paesi, mediante la « volontà » dei popoli, ecc. Tutte le frasi di questo genere, di cui abbondano i giornali difensisti, semidifensisti, se- minternazionalisti, nonché gli innumerevoli appelli, manifesti, risoluzio- ni del soviet dei deputati degli operai e dei soldati, tutte queste frasi altro non sono che vuoti, innocenti e pii desideri di piccoli borghesi. Niente è piu dannoso di queste frasi sulla « manifestazione della vo- lontà di pace dei popoli », sul turno dell’azione rivoluzionaria del pro- letariato ( dopo il « turno » del proletariato russo viene quello del pro- letariato tedesco), ecc. Tutto questo è nello spirito di Louis Blanc, tut- to questo significa abbandonarsi ai dolci sogni, giocare alle « campa- gne politiche », mentre si ripete di fatto la favola del gatto Vaska. La guerra non è nata dalla cattiva volontà dei predoni capitalisti, benché si faccia senza dubbio soltanto nel loro interesse e arricchisca soltanto loro. La guerra è nata dallo sviluppo semisecolare del capitale mondiale, dall’infinita molteplicità dei suoi addentellati e legami. Non si può uscire dalla guerra imperialistica, non si può ottenere una pace democratica, che non sia una pace di sopraffazione, senza rovesciare il potere del capitale, senza far passare il potere statale nelle mani di un'altra classe, nelle mani del proletariato. La rivoluzione russa del febbraio-marzo 1917 è stata l’inizio della trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile. È stata il primo passo verso la cessazione della guerra. Soltanto il secondo passo, cioè il passaggio del potere statale al proletariato, può garantirne la ces- sazione. Questo sarà, in tutto il mondo, Pinizio della « rottura del fron- te », — del fronte degli interessi del capitale, — e solo rompendo que- sto fronte il proletariato potrà strappare l’umanità agli orrori della guerra e procurarle i benefici d’una pace durevole. La rivoluzione russa, che ha creato i soviet dei deputati operai, ha già condotto il proletariato della Russia molto vicino a questa « rot- tura del fronte » del capitale. Il nuovo tipo di Stato che sorge dalla nostra rivoluzione 11. I soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc. restano incompresi nel senso che la maggioranza non vede con chia- rezza il loro significato di classe e la loro funzione nella rivoluzione I COMPITI DEL PROLETARIATO 61 russa. Essi non sono compresi, d'altra parte, nemmeno come forma nuo- va o, meglio, come nuovo tipo di Stato. Il tipo più perfetto e progredito di Stato borghese è la repubbli- ca democratica parlamentare', il potere appartiene al parlamento; la mac- china statale, l'apparato amministrativo e Porgano di direzione sono quelli di sempre: esercito permanente, polizia, burocrazia praticamente inamovibile, privilegiata, posta al di sopra del popolo. Ma, a cominciare dalla fine del secolo XIX, le epoche rivoluzio- narie ci offrono un tipo superiore di Sato democratico, uno Stato che sotto certi aspetti cessa, secondo l'espressione di Engels, di essere uno Stato, « non è più uno Stato nel senso proprio della parola » 24 . È lo Stato del tipo della Comune di Parigi, che sostituisce la polizia e l'eser- cito distinti dal popolo con l’armamento diretto e immediato del popo- lo stesso. È questa l'essenza della Comune, vilipesa e calunniata dagli scrittori borghesi, che, fra l’ altro, le attribuiscono erroneamente l'inten- zione di « introdurre » subito il socialismo. La rivoluzione russa nel 1905 e nel 1917 ha cominciato a costi- tuire proprio uno Stato di questo tipo. La repubblica dei soviet dei de- putati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc., uniti nell'Assemblea costituente dei rappresentanti del popolo o nel Consiglio dei soviet di tutta la Russia, ecc.: ecco ciò che sta già nascendo da noi, oggi, nel momento attuale, per iniziativa di milioni di uomini, i quali creano essi stessi la democrazia, a modo loro , senza aspettare che i signori pro- fessori cadetti redigano i propri progetti di legge per una repubblica parlamentare borghese o che i pedanti e gli abitudinari della « socialde- mocrazia » piccolo-borghese, come i signori Plekhanov o Kautsky, ri- nuncino a falsificare la teoria marxista dello Stato. Il marxismo si distingue dall’anarchismo perché riconosce la neces- sità dello Stato e del potere statale durante il periodo rivoluzionario in generale e durante l'epoca di transizione dal capitalismo al socialismo in particolare. Il marxismo si distingue dal « socialdemocratismo » piccolo-bor- ghese e opportunistico dei signori Plekhanov, Kautsky e soci perché riconosce la necessità, durante i periodi indicati, di uno Stato che non sia una repubblica parlamentare borghese ordinaria, ma del tipo della Comune di Parigi. 62 LENIN Le caratteristiche principali che differenziano questo tipo di Stato dal vecchio sono le seguenti. Il ritorno dalla repubblica parlamentare borghese alla monarchia è molto facile (come ha dimostrato la storia), perché rimane intatta tutta la macchina di oppressione: esercito, polizia, burocrazia. La Co- mune e i soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc. spezzano e sopprimono questa macchina. La repubblica parlamentare borghese ostacola, soffoca la vita poli- tica autonoma delle masse e la loro partecipazione diretta all'organizza- zione democratica di tutta la vita dello Stato, dal basso in alto. I soviet dei deputati degli operai e dei soldati fanno il contrario. Essi riproducono il tipo di Stato che la Comune di Parigi ha ela- borato e che Marx ha definito come a la forma politica, finalmente scoperta, nella quale si può compiere l'emancipazione economica del lavoro » ”. Si obietta di solito che il popolo russo non è ancora maturo per Va introduzione » della Comune. È l'argomento dei signori feudali i quali dicevano che i contadini non erano maturi per la libertà. La Co- mune, cioè i soviet dei deputati degli operai e dei contadini, non a in- troduce », non propone di « introdurre » e non deve introdurre nessu- na riforma che non sia assolutamente matura nella realtà economica e nella coscienza della schiacciante maggioranza del popolo. Più lo sfa- celo economico e la crisi prodotta dalla guerra si aggravano, più si im- pone la necessità di una forma politica il più possibile perfetta, che fa- ciliti la cicatrizzazione delle orribili ferite che la guerra ha inferto al- l'umanità. Quanto minore è l'esperienza organizzativa del popolo russo, tanto più energicamente il popolo stesso , e non soltanto alcuni politi- canti borghesi e funzionari provvisti di a sinecure », deve impegnarsi nell’attività organizzativa. Quanto prima ci saremo spogliati dei vecchi pregiudizi pseudo- marxisti, coltivati dalle falsificazioni dei signori Plekhanov, Kautsky e soci, quanto più attivamente aiuteremo il popolo a costituire subito e dappertutto i soviet di deputati degli operai e dei contadini e, per loro mezzo, a prendere nelle sue mani tutta la vita, quanto più a lungo i si- gnori Lvov e soci ritarderanno la convocazione dell'Assemblea costi- tuente, tanto più facilmente il popolo potrà fare la sua scelta ( mediante l'Assemblea costituente o senza di essa, se Lvov tarda troppo a convo- I COMPITI DEL PROLETARIATO 63 caria ) a favore della repubblica dei soviet di deputati degli operai e dei contadini. In questa nuova organizzazione creata dal popolo stesso gli errori sono inevitabili all’inizio, ma è meglio commettere qualche errore e andare avanti anziché aspettare che i dotti giuristi riuniti dal signor Lvov abbiano redatto le leggi per convocare l’Assemblea costituente, perpetuare la repubblica parlamentare borghese e strangolare i soviet dei deputati operai e contadini. Se ci organizziamo e riusciamo a condurre intelligentemente la no- stra propaganda, non solo i proletari, ma anche i nove decimi dei con- tadini si schiereranno contro la ricostituzione della polizia, contro la burocrazia inamovibile e privilegiata, contro Pesercito separato dal po- polo. E soltanto in questo consiste il nuovo tipo di Stato. 12. La sostituzione della polizia con una milizia popolare è una riforma che scaturisce da tutto lo svolgimento della rivoluzione e che si sta oggi realizzando nella maggior parte delle località della Russia. Noi dobbiamo spiegare alle masse che questa riforma è stata del tutto effimera nella maggior parte delle rivoluzioni borghesi di tipo ordinario e che la borghesia, anche la piu democratica e repubblicana, ha sempre ricostituito la polizia di vecchio tipo, zarista, separata dal popolo, co- mandata dalla borghesia, capace soltanto di opprimere il popolo in mil- le modi. Per impedire la ricostituzione della polizia c’è un solo mezzo: crea- re una milizia di tutto il popolo e fonderla con l’esercito (sostituire l’esercito permanente con l’armamento generale del popolo). Di questa milizia dovranno far parte tutti i cittadini e le cittadine senza eccezioni, da 15 a 65 anni (se con questi limiti d’età è possibile circoscrivere, in modo approssimativo, la partecipazione alla milizia degli adolescenti e dei vecchi). I capitalisti dovranno pagare agli operai salariati, ai dome- stici, ecc, le giornate dedicate al servizio civile nella milizia. Fino a quando le donne non saranno chiamate a partecipare autonomamente non solo alla vita politica nel suo insieme, ma anche al servizio civile permanente e generale, non si potrà parlare non solo di socialismo, ma nemmeno di democrazia integrale e durevole. Funzioni di « polizia », come l’assistenza agli infermi e all’infanzia abbandonata, il controllo igienico sull’alimentazione, ecc., non possono essere garantite in modo soddisfacente fino a che le donne non avranno ottenuto di fatto, e non soltanto sulla carta, l’uguaglianza giuridica. 64 LENIN Impedire la ricostituzione della polizia, mobilitare le capacità or- ganizzative di tutto il popolo per la creazione di una milizia di tutti, ecco gli obiettivi che il proletariato deve indicare alle masse per difen- dere, consolidare e sviluppare la rivoluzione. Programma agrario e programma nazionale 13. Nel momento attuale non possiamo sapere con esattezza se nel prossimo futuro una poderosa rivoluzione agraria si svilupperà nelle campagne russe. Non possiamo misurare precisamente la profondità della differenziazione di classe, che si è indubbiamente accentuata negli ultimi tempi, dei contadini in salariati agricoli, operai stagionali e con- tadini poveri («semiproletari»), da una parte, e in contadini agiati e medi (capitalisti e piccoli capitalisti), daH’altra. Soltanto Tesperienza può risolvere e risolverà questi problemi. Ma, come partito del proletariato, noi abbiamo Tassoluto dovere di presentare fin da ora un programma agrario e soprattutto di pro- porre le misure pratiche immediatamente realizzabili nell interesse della rivoluzione agraria contadina in Russia. Noi dobbiamo esigere k nazionalizzazione di tutte le terre, cioè il passaggio di tutte le terre del paese in proprietà del potere statale cen- trale. Questo potere deve stabilire le dimensioni, ecc. del fondo di co- lonizzazione, definire le leggi per la tutela del patrimonio forestale, per la bonifica, ecc., vietare rigorosamente ogni mediazione fra il proprietario del suolo — lo Stato — e il suo locatario, cioè il coltivatore (divieto di subaffittare il suolo). Pertanto solo i soviet regionali e locali dei depu- tati contadini , e non i burocrati e i funzionari, avranno facoltà di di- sporre interamente delle terre e di determinare le condizioni locali di possesso e godimento. Allo scopo di migliorare la tecnica della produzione del grano e au- mentare tale produzione, nonché al fine di sviluppare la grande azienda razionale e il controllo sociale su di essa, dobbiamo sforzarci, in seno ai comitati contadini, di fare di ogni grande proprietà fondiaria confi- scata una grande azienda modello, sotto il controllo dei soviet dei depu- tati dei salariati agricoli . I COMPITI DEL PROLETARIATO 65 Il partito del proletariato, in antitesi alla fraseologia e alla poli- tica piccolo-borghesi che dominano tra i socialisti-rivoluzionari, e so- prattutto alle loro chiacchiere sulla norma « di consumo » o « di lavo- ro », sulla « socializzazione della terra », ecc., deve spiegare che il siste- ma della piccola azienda non può , in regime di produzione mercantile, emancipare l’umanità dalla miseria e dalPoppressione delle masse. Il partito del proletariato, senza operare subito e obbligatoriamen- te una scissione nei soviet dei deputati contadini, deve spiegare la ne- cessità di costituire soviet speciali di deputati dei salariati agricoli e soviet speciali di deputati dei contadini poveri (semiproletari) o di crea- re, quanto meno, speciali conferenze permanenti di deputati di queste categorie sociali come singole frazioni o'come partiti alPinterno dei co- muni soviet di deputati contadini. In caso contrario, la dolciastra fra- seologia piccolo-borghese dei populisti sui contadini in genere non farà che velare l’inganno della massa non abbiente da parte dei contadini agiati, i quali sono soltanto una varietà di capitalisti . In antitesi alla predicazione liberale borghese o puramente buro- cratica, a cui si abbandonano molti socialisti-rivoluzionari e numerosi soviet di deputati degli operai e dei soldati, che consigliano ai contadini di non impadronirsi delle terre dei grandi proprietari fondiari e di non intraprendere la riforma agraria prima della convocazione dell’Assemblea costituente, il partito del proletariato deve incitare i contadini a realiz- zare subito e di propria iniziativa la riforma agraria e a procedere alla confisca immediata delle grandi proprietà fondiarie in base alle deci- sioni dei loro soviet locali. In quest’azione è particolarmente importante insistere sulla ne- cessità di aumentare la produzione dei generi alimentari per i soldati al fronte e per le città. Ogni danneggiamento o deterioramento del be- stiame, degli attrezzi, delle macchine, dei fabbricati, ecc., ecc. è asso- lutamente inammissibile. 14. Nella questione nazionale il partito del proletariato deve ri- vendicare anzitutto la proclamazione e la realizzazione immediata della piena libertà di separazione dalla Russia di tutte le nazioni e naziona- lità oppresse dallo zarismo, unite o mantenute con la forza nei confini dello Stato, cioè annesse. Tutte le dichiarazioni, i proclami e i manifesti sulla rinuncia alle annessioni che non implichino l’effettiva libertà di separazione si ridu- 66 LENIN cono a un inganno del popolo da parte della borghesia o a pii desideri piccolo-borghesi. Il partito proletario tende a creare uno Stato il più vasto possibile, perché ciò è nell'interesse dei lavoratori; esso tende a ravvicinare e poi a fondere le nazioni, ma vuole raggiungere quest’obiettivo senza vio- lenza, attraverso l’unione libera e fraterna delle masse operaie e lavora- trici di tutte le nazioni. Quanto più la repubblica russa sarà democratica, quanto meglio si organizzerà la repubblica dei soviet dei deputati degli operai e dei con- tadini, tanto più vigorosa sarà la forza d’attrazione che condurrà libe- ramente verso di essa le masse lavoratrici di tutte le nazioni. Piena libertà di separazione, la più ampia autonomia locale (e na- zionale), garanzie minuziosamente definite dei diritti delle minoranze nazionali: ecco il programma del proletariato rivoluzionario. Nazionalizzazione delle banche e dei sindacati capitalistici 15 . Il partito del proletariato non può proporsi in alcun modo d’« introdurre » il socialismo in un paese di piccoli contadini, fino a quando l'immensa maggioranza della popolazione non avrà preso co- scienza della necessità di una rivoluzione socialista. Ma solo dei sofisti borghesi, che si trincerino dietro formulette « pseudomarxiste », possono dedurre da questa verità la giustificazione di una politica che rimanda le misure rivoluzionarie urgenti, pratica- mente mature, spesso realizzate durante la guerra da vari Stati borghesi , soprattutto indispensabili per combattere il totale dissesto economico e la fame. È assolutamente necessario propugnare e, nei limiti del possibile, realizzare per via rivoluzionaria misure come la nazionalizzazione della terra, di tutte le banche e dei sindacati capitalistici o, quanto meno, la istituzione di un controllo immediato dei soviet dei deputati operai, ecc. su questi istituti, anche se tali misure non significano l'« introdu- zione » del socialismo. Senza queste misure, che sono soltanto i primi passi verso il socialismo e che sono perfettamente realizzabili sul piano economico, è impossibile guarire le ferite causate dalla guerra e preve- nire la catastrofe che ci minaccia. E il partito del proletariato rivoluzio- I COMPITI DEL PROLETARIATO 67 nario non esiterà mai a colpire i favolosi profitti dei capitalisti e dei banchieri, che si sono arricchiti « con la guerra » in modo particolar- mente scandaloso. La situazione dell Internazionale socialista 16. I doveri intemazionali della classe operaia della Russia si pon- gono soprattutto oggi in primo piano con forza particolare. Soltanto un pigro non giura, al giorno d’oggi, sull’internaziona- lismo; perfino gli sciovinisti-difensisti, perfino i signori Plekhanov e Potresov, perfino i Kerenski si definiscono internazionalisti. Tanto piu imperiosamente si pone allora, per il partito del proletariato, il dovere di opporre con assoluta chiarezza, precisione e determinatezza l’inter- nazionalismo di fatto aH’internazionalismo verbale. I nudi appelli agli operai di tutti i paesi, le vane dichiarazioni di fedeltà all’internazionalismo, i tentativi diretti o indiretti di fissare il « turno » delle azioni del proletariato rivoluzionario nei diversi paesi belligeranti, la laboriosa ricerca di un’« intesa » tra i socialisti dei paesi belligeranti in vista della lotta rivoluzionaria, le chiacchiere dei con- gressi socialisti intorno alla campagna per la pace, ecc., ecc.: tutto que- sto, secondo il suo significato oggettivo , per quanto sinceri possano es- sere i sostenitori di tali idee, tentativi o piani, è solo vuota fraseologia o, nel migliore dei casi, un insieme di voti ingenui e innocenti, buoni soltanto a nascondere P inganno delle masse da parte degli sciovinisti. I socialsciovinisti francesi , che sono i piu abili ed esperti negli intrighi parlamentari, hanno battuto da tempo tutti i record nell’arte di pro- nunciare frasi pacifistiche e internazionalistiche piu che mai d’effetto e reboanti, mentre con inaudito cinismo tradiscono il socialismo e l’In- ternazionale, entrano nei governi che dirigono la guerra imperialistica, votano i crediti o i prestiti (come Ckheidze, Tsereteli, Skobelev, Ste- klov negli ultimi giorni in Russia) di guerra, si oppongono alla lotta rivoluzionaria nel proprio paese , ecc., ecc. Queste brave persone dimenticano spesso l’atmosfera di crudeltà e ferocia della guerra mondiale imperialistica. Un’atmosfera che non ammette le frasi, che se ne infischia dei desideri innocenti e dolciastri. L’internazionalismo di fatto è uno e soltanto uno: è il lavoro pieno 68 LENIN di abnegazione per lo sviluppo del movimento rivoluzionario e della lotta rivoluzionaria nel proprio paese , è l’appoggio (mediante la pro- paganda, la simpatia, l'aiuto materiale) a questa lotta , a questa linea e solo a questa , in tutti i paesi senza eccezione. Il resto non è che inganno e manilovismo 26 . Tre tendenze si sono sviluppate nel movimento operaio e sociali- sta internazionale dopo due anni e piu di guerra in tutti i paesi, e chiun- que, allontanandosi dal terreno della realtà , si rifiuti di riconoscere resi- stenza di queste tre tendenze, di analizzarle, di lottare coerentemente per la tendenza che è realmente internazionalistica, si condanna alPiner- zia, alPimpotenza e allerrore. Le tre tendenze sono le seguenti. 1. I socialsciovinisti, cioè i socialisti a parole e sciovinisti nei fatti, che ammettono la « difesa della patria » in una guerra imperialistica (e, anzitutto, nella guerra imperialistica in corso). Costoro .sono nostri nemici di classe. Passati nel campo della bor- ghesia. Tale è la maggior parte dei capi ufficiali della socialdemocrazia uf- ficiale in tutti i paesi: i signori Plekhanov e soci in Russia, gli Scheide- mann in Germania, Renaudel, Guesde, Sembat in Francia, Bissolati e soci in Italia, Hyndman, i fabiani e i « laburisti » (i capi del « partito operaio») in Inghilterra, Branting e soci in Svezia, Troelstra e il suo partito in Olanda, Stauning e il suo partito in Danimarca, Victor Berger e altri « difensori della patria » in America, ecc., ecc. 2. La seconda tendenza — il cosiddetto « centro » — oscilla tra i socialsciovinisti e i veri internazionalisti. Tutto il « centro » giura e spergiura che è marxista, internazionalista, favorevole alla pace, fauto- re di ogni « pressione » sul governo, di ogni « rivendicazione » che co- stringa il governo a « esprimere la volontà di pace del popolo », fauto- re di tutte le possibili campagne in favore della pace, assertore della pace senza annessioni, ecc., ecc. e della pace con i socialsciovinisti. Il « centro » è per l'« unità », il centro è contrario alla scissione. Il « centro » è il regno della bonaria fraseologia piccolo-borghese, deirinternazionalismo verbale, deiropportunismo pusillanime e del ser- vilismo verso chi è socialsciovinista nei fatti. La sostanza della questione è che il « centro » non è convinto del- la necessità di una rivoluzione contro il proprio governo, non la prò- I COMPITI DEL PROLETARIATO 69 pugna, non conduce una lotta rivoluzionaria intransigente, ma inventa invece, per sottrarvisi, le scuse piu triviali, per quanto suonino arci- « marxiste ». I socialsciovinisti sono nostri nemici di classe , sono dei borghesi nelle file del movimento operaio. Essi rappresentano lo strato, i grup- pi e i sottostrati operai oggettivamente corrotti dalla borghesia (miglio- ri salari, posti onorifici, ecc. ), i quali aiutano la propria borghesia a depredare e a strangolare i popoli piccoli e deboli e a lottare per la spartizione del bottino capitalistico. II « centro » è composto di gente abitudinaria, corrosa da una pu- trida legalità, corrotta dall atmosfera del parlamentarismo, ecc., di fun- zionari abituati ai posti comodi e ad un lavoro « tranquillo ». Sotto il profilo storico ed economico, questi elementi non costituiscono uno strato sociale distinto , ma rappresentano soltanto la transizione fra un’epoca ormai chiusa del movimento operaio, l’epoca dal 1871 al 1914, feconda sotto molti aspetti, soprattutto nell’arte, necessaria al proleta- riato, dell’organizzazione lenta, sistematica, costante, su vasta, su vastis- sima scala, e un'epoca nuova, divenuta oggettivamente necessaria dopo la prima guerra mondiale imperialistica, che ha aperto l 'èra della rivo- luzione sociale. Il principale capo e rappresentante del « centro » è Karl Kautsky, che godeva nella II Internazionale (1889-1914) della piu alta autorità e che dairagosto 1914 offre l’esempio del completo fallimento del mar- xismo, di una inaudita mancanza di carattere, delle piu penose esitazioni e dei piu pietosi tradimenti. La tendenza del « centro » è rappresentata in Germania da Kautsky, Haase, Ledebour, dalla cosiddetta « Comu- nità operaia o del lavoro » al Reichstag; in Francia da Longuet, Pres- semane e dai cosiddetti « minoritari » 27 (menscevichi) in generale; in Inghilterra da Philip Snowden, Ramsay MacDonald e molti altri capi del Partito laburista indipendente *e, in parte, dal Partito socialista bri- tannico; da Morris Hillquit e molti altri in America; da Turati, Treves, Modigliani, ecc. in Italia; da Robert Grimm, ecc. in Svizzera; da Victor Adler e soci in Austria; dal partito del Comitato d’organizzazione, da Axelrod, Martov, Ckheidze, Tsereteli e altri in Russia, ecc. Si comprende che alcuni passino a volte, senza rendersene conto, dalle posizioni del socialsciovinismo a quelle del « centro », e viceversa. Ogni marxista sa che le classi rimangono distinte, benché gli individui passino liberamente da una classe all’altra; cosi, anche nella vita poli- 70 LENIN tica, le tendenze rimangono distinte benché gli individui passino libera- mente da una tendenza all’altra e nonostante i tentativi e gli sforzi per fondere queste tendenze. 3. La terza tendenza è quella degli internazionalisti di fatto e rap- presenta soprattutto la « sinistra di Zimmerwald * 3 * ( riproduciamo in appendice il suo manifesto del settembre 1915 perché il lettore possa conoscere, attraverso un documento originale, la nascita di questa ten- denza). Il sue carattere essenziale è la rottura completa con il socialsdovi- nismo e con il * centro ». Lotta rivoluzionaria intransigente contro il proprio governo imperialistico e contro la propria borghesia imperiali- stica. Il suo principio è: « Il nemico principale è nel nostro paese ». Lotta implacabile contro la smielata fraseologia socialpacifistica (il so- cialpacifista è un socialista a parole e un pacifista borghese nei fatti; i pacifisti borghesi sognano una pace perpetua, senza il rovesciamento del giogo e del dominio del capitale) e contro i pretesti d’ogni genere, die tendono a negare la possibilità, Futilità o l’opportunità della lotta rivo- luzionaria del proletariato e della rivoluzione proletaria socialista in rapporto alla guerra in corso. I rappresentanti piu significativi di questa tendenza sono: in Ger- mania il « gruppo Spartaco » o « gruppo dell’Intemazionale » **, a cui aderisce Karl Liebknecht. Il rappresentante più insigne di questa ten- denza e della nuova e vera Intemazionale proletaria è Karl Liebknecht. Karl Liebknecht ha chiamato gli operai e i soldati della Germania a rivolgere le armi contro il loro governo. E lo ha fatto apertamente, dalla tribuna del Reichstag. Poi, con manifestini stampati clandestina- mente, è andato sulla Potsdamerplatz, una delle piazze più frequentate di Berlino, ad una manifestazione svoltasi al grido di « abbasso il go- verno ». Arrestato, è stato condannato ai lavori forzati . Ora si trova in prigione, in un bagno penale, in Germania, come centinaia , se non mi- gliaia, di autentici socialisti tedeschi, incarcerati per aver combattuto contro la guerra. Karl Liebknecht si è battuto implacabilmente, nelle sue lettere e nei suoi discorsi, non solo contro i suoi Plekhanov e Potresov (gli Scheidemann, i Legien, i David e soci), ma anche contro i suoi centri - sii, contro i suoi Ckheidze e Tsereteli (Kautsky, Haase, Ledebour e soci). Karl Liebknecht e il suo amico Otto Ridile, soli su centodieci de- I COMPITI DEL PROLETARIATO 71 putati, hanno rotto la disciplina, hanno infranto F« unità » con il « cen- tro » e con gli sciovinisti, levandosi contro tutti. Solo Liebknecht rap- presenta il socialismo, la causa proletaria, la rivoluzione proletaria. Tut- to il resto della socialdemocrazia tedesca non è, secondo la precisa espressione di Rosa Luxemburg (anche lei membro e dirigente del « gruppo Spartaco » ) , che un fetido cadavere. Un altro gruppo di veri internazionalisti è in Germania quello del giornale Arbeiterpolitik di Brema. In Francia Loriot e i suoi amici (Bourderon e Merrheim sono ca- duti nel socialpacifismo ) sono i piu vicini agli internazionalisti di fatto; e lo è anche il francese Henri Guilbeaux, che pubblica a Ginevra la ri- vista Le demain. In Inghilterra il giornale The trade-unionist e una parte dei membri del Partito socialista britannico e del Partito laburista indipendente (Russell Williams, per esempio, che incita apertamente a rompere con i capi traditori del socialismo), il socialista scozzese Mac- Lean, maestro elementare condannato ai lavori forzati dal governo bor- ghese d’Inghilterra per la sua azione rivoluzionaria contro la guerra. Centinaia di socialisti inglesi sono in galera per gli stessi reati. Essi, ed essi soltanto, sono veri internazionalisti. In America il Partito operaio socialista e quegli elementi dell’opportunistico Partito socialista 'he dal gennaio 1917 hanno cominciato a pubblicare il giornale The inter- nationalist\ in Olanda il partito dei « tribunisti » che pubblica il giorna- le De tribune (Pannekoek, Herman Gorter, Wijnkoop, Henriette Roland-Holst, la quale era con il centro a Zimmerwald e che adesso è passata a noi); in Svezia il partito dei giovani o sinistri, i cui capi sono Lindhagen, Ture Nerman, Carlson, Sttom e Z. Hòglund, che a Zimmerwald ha partecipato personalmente alla costituzione della « si- nistra di Zimmerwald » e che è stato condannato al carcere per la sua lotta rivoluzionaria contro la guerra; in Danimarca Trier e i suoi amici, che hanno abbandonato il partito « socialdemocratico », divenuto com- pletamente borghese sotto il ministro Stauning, suo leader; in Bulgaria gli « stretti » ao ; in Italia, gli uomini che sono più vicini a questa ten- denza sono il segretario del partito, Costantino Lazzari, e il direttore dell* Avanti!, organo centrale del partito, Serrati; in Polonia Radek, Hanecki e gli altri capi della socialdemocrazia raggruppati attorno alla Direzione regionale. Rosa Luxemburg, Tyszko e gli altri capi della so- 72 tENlN dftldemocrazia raggruppati attorno alla Direzione generale 3t ; in Sviz- zera quelli della sinistra, che hanno redatto la motivazione del « refe- rendum » del gennaio 1917 per la lotta contro i socialsciovinisti e il « centro » del loro paese e che hanno presentato al congresso socialista del cantone di Zurigo a Toss, 1*11 febbraio 1917, una risoluzione rivo- luzionaria di principio contro la guerra 31 ; in Austria i giovani amici di sinistra di Friedrich Adler, di cui molti hanno militato nel club « Karl Marx » di Vienna, oggi chiuso dal governo ultrareazionario, che fa mo- rire Adler per il suo eroico, anche se sconsiderato, attentato alla vita di un ministro, ecc. Poco importano le sfumature esistenti nel seno di questa sinistra. Tutto sta nella tendenza. Il fatto è che non è facile essere dei veri in- ternazionalisti negli anni terribili della guerra imperialistica. Questi uomini non sono numerosi, ma soltanto in loro è tutto Tavvenire del socialismo: essi soli sono le guide , e non i corruttori, delle masse. La differenza tra i riformisti e i rivoluzionari, tra i socialdemocra- tici e i socialisti in generale, doveva per necessità obiettiva subire un cambiamento nella situazione della guerra imperialistica. Chi si contenta di « esigere » dai governi borghesi la conclusione della pace o la « ma- nifestazione della volontà di pace dei popoli », ecc. cade di fatto nel riformismo. Perché , oggettivamente, il problema della guerra si pone soltanto in modo rivoluzionario. L’uscita dalla guerra e la pace democratica e senza sopraffazioni, la liberazione dei popoli dalla servitù degli interessi, ammontanti a mi- liardi , da pagare ai signori capitalisti arricchiti dalla « guerra », non sono possibili se non mediante la rivoluzione proletaria. Si può e si deve rivendicare dai governi borghesi ogni genere di riforme, ma non si può, senza cadere, nel mando vismo e nel riformi- smo, esigere da questi uomini e classi, legati per mille fili al capitale imperialistico, la rottura di questi fili. Eppure, senza questa rottura, tutti i discorsi sulla guerra e contro la guerra altro non sono che frasi vuote e menzognere. I seguaci di Kautsky e i « centristi » sono rivoluzionari a parole e riformisti nei fatti, internazionalisti a parole e complici del socialsciovi- nismo nei fatti. I COMPITI DEL PROLETARIATO 73 II fallimento deW Internazionale di Zimmerwald. Necessità di una III Internazionale . 17, L’Intemazionale di Zimmerwald ha assunto fin dairinizio una posizione esitante, « kautskiana », « centrista », la qual cosa ha costretto la sinistra di Zimmerwald a dissociarsi subito, a separarsi e a lanciare un suo manifesto (stampato in Svizzera in russo, in tedesco e in fran- cese ) . Il difetto principale dell’Internazionale di Zimmerwald, la causa del suo fallimento (perché essa ha già subito un fallimento ideologico e politico) sono i suoi ondeggiamenti, la sua incertezza nella questione più importante, che determina praticamente tutte le altre , della rottura con il socialsciovinismo e con la vecchia Intemazionale socialsciovini- stica dell’Aja (Olanda), diretta da Vandervelde, Huysmans, ecc. Da noi non si sa ancora che la maggioranza delPIntemazionale di Zimmerwald è composta di kautskiani. Ecco il fatto essenziale di cui non si può non tener conto e che è adesso noto a tutti nell’Europa oc- cidentale. Anche lo sciovinista, l’ultrasciovinista tedesco Heilmann, di- rettore delTarcisciovinista Chemnitzer Zeitung e collaboratore della Glocke arcisciovinista di Parvus ( Parvus è, non occorre dirlo,. « social- democratico » e zelante fautore dell’« unità » socialdemocratica), ha do- vuto ammettere che il « centro » o « kautskismo » e la maggioranza zimmertvaldiana sono la stessa cosa. La fine del 1916 e l’inizio del 1917 hanno definitivamente stabi- lito questo fatto. Nonostante la condanna del socialpacifismo contenuta nel manifesto di Kienthal ”, tutta la destra di Zimmerwald, tutta la maggioranza di Zimmerwald sono cadute nel socialpacifismo: Kautsky e soci a più riprese nel gennaio e nel febbraio 1917; Bourderon e Merr- heim in Francia votando all'unanimità con i socialsciovinisti le mozioni pacifistiche del partito socialista (dicembre 1916) e della Confederazio- ne generale del lavoro (cioè dell’organizzazione generale nazionale dei sindacati francesi, in dicembre del 1916) 34 ; Turati e soci in Italia, dove l’intero partito ha assunto un atteggiamento socialpacifistico, e Turati è « scivolato » (non per caso, naturalmente), nel suo discorso del 17 di- cembre 1916, fino a pronunciare alcune frasi nazionalistiche destinate ad abbellire la guerra imperialistica Robert Grimm, presidente di Zimmerwald e di Kienthal, ha fatto blocco, in gennaio del 1917, con i socialsciovinisti del suo partito 74 LENIN (Greulich, Pflùger, Gustav Miiller, ecc.) contro i veri internazionalisti. Nelle due conferenze intemazionali degli zimmerwaldiani dei di- versi paesi, tenutesi nel gennaio e nel febbraio 1917, questa condotta equivoca e ipocrita della maggioranza di Zimmerwald è stata formalmen- te denunciata dagli internazionalisti di sinistra di vari paesi: da Mùn- zenberg, segretario deirorganizzazione internazionale dei giovani e di- rettore dell’ eccellente giornale internazionalistico Die Jugend-Interna - tionale\ da Zinoviev, rappresentante del Comitato centrale del nostro partito; da K. Radek, delegato del partito socialdemocratico polacco («Direzione regionale»); da Hartstein, socialdemocratico tedesco, membro del « gruppo Spartaco ». Al proletariato russo è stato dato molto; in nessun'altra parte del mondo la classe operaia è riuscita ancora a sviluppare tanta ener- gia rivoluzionaria come in Russia. Ma da chi molto ha ricevuto molto si chiede. Non si può tollerare piu oltre la palude di Zimmerwald- Non si può rimanere più a lungo legati per metà, a causa dei « kautskiani » di Zimmerwald, con V Intemazionale sciovinistica dei Plekhanov e degli Scheidemann. Bisogna rompere senza indugio con questa Intemaziona- le. Bisogna rimanere a Zimmerwald solo per fini d'informazione. Spetta proprio a noi, e proprio in questo momento, di fondare senza indugi una nuova Internazionale rivoluzionaria, proletaria, o, per meglio dire, non dobbiamo aver paura di affermare apertamente che essa è già fondata e lavora. È Tlntemazionale degli « internazionalisti di fatto », che ho enu- merato più sopra con precisione. Essi, ed essi soltanto, rappresentano le masse internazionalistiche rivoluzionarie e non i loro corruttori. Questi socialisti sono ancora pochi. Ma ogni operaio russo si do- mandi: erano forse molti i rivoluzionari coscienti in Russia dia vigilia della rivoluzione del febbraio-marzo 1917? Non si tratta di essere in molti, ma di esprimere fedelmente le idee e la politica del proletariato realmente rivoluzionario. L'essenziale non è di « proclamare » l'internazionalismo, ma di saper essere, anche nei momenti più difficili, internazionalisti di fatto. Non ci facciamo illusioni sulle intese e sui congressi internazionali. Fino a che dura la guerra imperialistica, le relazioni intemazionali sono prese nella ferrea morsa della dittatura militare esercitata dalla borghesia imperialistica. Se nemmeno il « repubblicano » Miliukov, costretto a I COMPITI DEL PROLETARIATO 75 sopportare il governo collatèrale dei soviet dei deputati operai, ha la- sciato entrare in Russia, nell'aprile 1917, il socialista svizzero Fritz Platten, segretario di un partito internazionalistico, che aveva parte- cipato alle conferenze di Zimmenvald e di Kienthal, benché Platten avesse sposato una russa e si recasse dai parenti della moglie, benché avesse preso parte alla rivoluzione del 1905 a Riga, fosse stato detenuto in quell'epoca nelle prigioni russe e avesse versato al governo zarista, per essere rilasciato, una cauzione, di cui reclamava il rimborso; se il « repubblicano » Miliukov ha potuto far questo in Russia, nell’aprile 1917, si può immaginare quanto valgano le promesse, le assicurazioni, le frasi e le dichiarazioni della borghesia sulla pace senza annessio- ni, ecc. E l’arresto di Trotski da parte del governo inglese? E il rifiuto di far uscire Martov dalla Svizzera? E la speranza di attirarlo in Inghil- terra, dove l'attende la sorte di Trotski? Non facciamoci illusioni! Non inganniamo noi stessi! « Aspettare » i congressi o le conferenze intemazionali significa tradire l'internazionalismo, poiché è dimostrato che non si lasciano ar- rivare da noi, nemmeno da Stoccolma, i socialisti fedeli aU’intemazio- nalismo o anche solo le loro lettere y sebbene sia possibile esercitare e venga esercitata una rigorosissima censura militare. Il nostro partito non deve « aspettare », ma fondare subito la ter- za Internazionale. Centinaia di socialisti incarcerati in Germania e in Inghilterra tireranno un respiro di sollievo. Migliaia e migliaia di ope- rai tedeschi, i cui attuali scioperi e dimostrazioni atterriscono questo ma- scalzone, questo bandito di Guglielmo, apprenderanno dai foglietti clandestini la nostra decisione, la nostra fraterna fiducia in Karl Lieb- knecht, e soltanto in lui, la nostra decisione di lottare sin da ora contro il « difensismo rivoluzionario », apprenderanno tutto questo e si senti- ranno rinvigoriti nel loro internazionalismo rivoluzionario. Da chi molto ha ricevuto molto si chiede. Non c’è oggi al mondo un solo paese dove ci sia tanta libertà come in Russia. Approfittiamo di questa libertà, non per predicare l’appoggio alla borghesia o al « di- fensismo rivoluzionario » borghese, ma per fondare coraggiosamente, onestamente, da proletari, alla Liebknecht, la terza Internazionale , un’Intemazionale che avversi con intransigenza i traditori socialsciovi- nisti e gli esitanti del « centro ». 76 LENIN 18. Dopo quanto si è detto, non occorre spendere molte parole per dimostrare che non è nemmeno il caso di parlare delPunificazione dei socialdemocratici russi. Meglio restare soli, come Liebknecht, — perché questo significa restare con il proletariato rivoluzionario , — che ammettere, anche solo per un istante, Tidea della fusione con il partito del Comitato d’organiz- zazione, con Ckheidze e Tsereteli, i quali tollerano nella Rabociaia gazieta il blocco con Potresov, votano a favore del prestito nel comitato esecutivo del soviet dei deputati operai 3e e sono scivolati nel « difen- sismo ». Lasciamo che i morti seppelliscano i morti! Chi vuole aiutare gli esitami deve anzitutto smettere di esitare lui stesso. Quale deve essere il nome del nostro partito per essere scientificamente esatto e per contribuire a illuminare politicamente la coscienza del proletariato 19. Passo all’ultima questione, alla denominazione del nostro par- tito. Noi dobbiamo chiamarci Partito comunista , secondo la definizione di Marx e Engels. Dobbiamo ripetere che siamo marxisti e che prendiamo per base il Manifesto comunista , svisato e tradito dalla socialdemocrazia su due punti principuali: 1) gli operai non hanno patria, la « difesa della pa- tria» nella guerra imperialistica è un tradimento del socialismo; 2) la teoria marxista dello Stato è stata travisata dalla II Internazionale. La denominazione di « socialdemocratico » è scientificamente sba- gliata, come Marx ha dimostrato piu di una volta, soprattutto nella Cri- tica del programma di Gotha nel 1875, e come Engels ha ripetuto jn forma più popolare nel 1894 37 . Dal capitalismo Pumanità può passare direttamente solo al socialismo, cioè alla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e alla ripartizione dei prodotti secondo il lavoro di cia- scuno. Il nostro partito guarda più lontano: il socialismo è inevitabil- mente destinato a trasformarsi a poco a poco in comuniSmo, sulla cui bandiera è scritto: « Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno se- condo i suoi bisogni ». Questo è il mio primo argomento. I COMPITI DEL PROLETARIATO 77 Ecco il secondo. Anche la seconda parte della denominazione del nostro partito (socialdemocratico) è scientificamente sbagliata. La de- mocrazia è una delle forme dello Stato. Ma noi marxisti siamo nemici di ogni Stato. I capi della II Internazionale (1889-1914), i signori Plekhanov, Kautsky e i loro simili, hanno avvilito e snaturato il marxismo. II marxismo si distingue dalPanarchismo perché riconosce la ne- cessità di uno Stato per la transizione al socialismo, ma (a differenza di Kautsky e soci) di uno Stato come la Comune di Parigi del 1871 e i soviet dei deputati operai del 1905 e del 1917, e non di uno Stato come la repubblica parlamentare democratico-borghese di tipo abituale. Mio terzo argomento: la vita ha creato, la rivoluzione ha già di fatto creato da noi, benché in forma ancora debole ed embrionale, que- sto nuovo « Stato », che non è piu uno Stato nel senso proprio del termine. Esso è già una questione concernente l’attività pratica delle mas- se, e non solo una teoria a uso e consumo dei capi. Lo Stato, nel senso proprio del termine, è il comando esercitato sulle masse da reparti di uomini armati separati dal popolo. Il nostro nuovo Stato, lo Stato che sta nascendo , è anch’esso uno Stato, perché noi abbiamo bisogno di reparti di uomini armati, perché ci è necessario Pordine piu rigoroso , perché ci è necessaria la repres- sione spietata e violenta di ogni tentativo controrivoluzionario, sia za- rista che borghese-guckoviano. Ma il nostro nuovo Stato, lo Stato che sta nascendo , già non è più uno Stato nel senso proprio del termine, perché in varie località della Russia questi reparti di uomini armati sono la massa stessa, tutto il popolo, e non individui posti sopra di esso, da esso separati, privile- giati, praticamente inamovibili. Non bisogna guardare indietro, ma avanti, non alla solita demo- crazia di tipo borghese, che rafforza il dominio della borghesia per mez- zo dei vecchi organi amministrativi monarchici : polizia, esercito, bu- rocrazia. Bisogna guardare avanti, alla nuova democrazia che sta nascendo, che già cessa d’essere una democrazia, perché la democrazia è sovranità del popolo, e il popolo armato non può esercitare la sovranità su sé stesso. 78 LENIN La parola democrazia, in rapporto al partito comunista, non è solo scientificamente sbagliata. Oggi, dopo il marzo 1917, è anche un pa- raocchi messo al popolo rivoluzionario per impedirgli di edificare libe- ramente, con audacia, di propria iniziativa il nuovo, cioè i soviet dei deputati operai, contadini, ecc., come unico potere nello « Stato » e come antecedenti delIV estinzione » di ogni Stato. Mio quarto argomento: bisogna tener conto della situazione ogget- tiva del socialismo nel mondo. La situazione non è più quella del 1871-1914, quando Marx e Engels accettavano consapevolmente il termine inesatto e opportunistico di « socialdemocrazia ». Allora , dopo la sconfitta della Comune di Pa- rigi, la storia poneva all'ordine del giorno un lento lavoro di educazio- ne e di organizzazione. Non ve ne era un altro. Gli anarchici avevano (e Hanno ancora) sostanzialmente torto non solo sul piano teorico, ma anche su quello economico e politico. Gli anarchici davano una valuta- zione sbagliata del momento, perché non capivano la situazione mon- diale: Toperaio inglese era corrotto dai profitti capitalistici, la Comune schiacciata a Parigi, il movimento nazionale borghese aveva appena vinto in Germania (1871), la Russia semifeudale dormiva il suo sonno secolare. Marx e Engels hanno dato una giusta valutazione dei momento, hanno capito la situazione internazionale, hanno capito la necessità di una lenta preparazione della rivoluzione sociale. Anche noi dobbiamo capire i compiti e le particolarità della nuova epoca. Non imiteremo i marxisti da strapazzo di cui Marx dice: « Ho seminato denti di drago e ho raccolto pulci » 38 La necessità oggettiva del capitalismo, che si è trasformato in im- perialismo, ha generato la guerra imperialistica. La guerra ha condotto tutta Tumanità sull'orlo dell'abisso , ha condotto alla rovina di ogni cultura, all’ abbrutimento e alla morte di milioni e milioni di uomini. La sola via d’uscita è la rivoluzione del proletariato. E nel momento in cui questa rivoluzione sta cominciando, in cui essa muove i suoi primi passi, timidi, incerti, inconsapevoli, troppo fiduciosi nei confronti della borghesia, in questo momento la maggio- ranza (è la verità, è un fatto) dei capi « socialdemocratici », dei parla- mentari « socialdemocratici », dei giornali « socialdemocratici » — e gli organi di azione sulle masse sono proprio questi — ha abbandonato il I COMPITI DEL PROLETARIATO 79 socialismo, ha tradito il socialismo, è passata nel campo della « propria » borghesia nazionale. Le masse sono turbate, disorientate, ingannate da questi capi. E noi favoriremmo quest'inganno, lo agevoleremmo, se conserva s- simo la vecchia e stantia denominazione, che è altrettanto imputridita quanto la II Intemazionale! « Molti » operai intendono la socialdemocrazia in senso buono, è vero. Ma è tempo di distinguere tra soggettivo e oggettivo. Soggettivamente questi operai socialdemocratici sono i dirigenti fedeli delle masse proletarie. Ma, oggettivamente, la situazione mondiale è tale che la vecchia denominazione del nostro partito agevola l’inganno delle masse e frena il movimento in avanti, perché ad ogni passo, in ogni giornale, in ogni gruppo parlamentare la massa vede dei capi, cioè degli uomini la cui parola è più forte, la cui azipne si può vedere più da lontano, e tutti questi capi sono « anch’essi socialdemocratici » e sono tutti favorevoli all’« unità » con i traditori del socialismo, con i socialscio- vinisti, e presentano tutti all’incasso le vecchie cambiali emesse dalla « socialdemocrazia »... Quali sono gli argomenti opposti? « Ci confonderanno con i comunisti anarchici... » Perché non temiamo di essere confusi con i socialnazionali e con i socialliberali, con i radical-socialisti, che fra tutti i partiti borghesi della repubblica di Francia sono il più avanzato e il più esperto nel- l’ingannare le masse a vantaggio della borghesia? « Le masse sono abituate al loro partito socialdemocratico, gli ope- rai lo “amano”... » Ecco il solo argomento, ma è un argomento che non tiene conto della scienza marxista, dei compiti che si porranno domani alla rivo- luzione, della situazione oggettiva del socialismo nel mondo, del ver- gognoso fallimento della II Internazionale, del danno causato all’azione pratica dai nugoli di « socialdemocratici » che ronzano intorno ai pro- letari. È l’argomento della routine, dell’inerzia, del letargo. Ma noi vogliamo rifare il mondo. Noi vogliamo mettere fine alla guerra mondiale imperialistica, nella quale sono trascinati centinaia di milioni di uomini, nella quale sono coinvolti gli interessi di centi- 80 LENIN naia e centinaia di miliardi di capitale e che non può concludersi con una pace realmente democratica senza la rivoluzione proletaria, senza la piu grande rivoluzione della storia dell umanità. E abbiamo paura di noi stessi! E restiamo attaccati alla nostra camicia sporca, che ci è « cara », di cui abbiamo Y« abitudine »! È tempo di smettere la camicia sporca, è tempo d'indossare della biancheria pulita. Pietrogrado, 10 aprile 1917. POSCRITTO Il mio opuscolo è invecchiato a causa dello sfacelo economico e della carenza di tipografie a Pietroburgo. L opuscolo è stato redatto il 10 aprile 1917, ma fino ad oggi, 28 maggio, non è ancora uscito! L'opuscolo è stato scritto come progetto di piattaforma per la propaganda delle mie idee alla vigilia della conferenza panrussa del nostro partito, Partito operaio socialdemocratico dei bolscevichi di Russia. Copiato a macchina e distribuito ai membri del partito prima della conferenza e nel corso dei suoi lavori, Topuscolo ha assolto par- zialmente la sua funzione. Ma oggi che la conferenza ha avuto luogo, dal 24 al 29 aprile 1917, le sue risoluzioni sono state pubblicate già da tempo (si veda il supplemento al n. 13 della Soldatskaia pravda), e il lettore attento non avrà difficoltà a vedere che il mio opuscolo è spesso il progetto iniziale di tali risoluzioni. Mi resta soltanto da esprimere la speranza che Topuscolo con- servi qualche utilità in rapporto a queste risoluzioni, come loro chia- rimento, prima di soffermarmi su due punti. A p. 27 dell'opuscolo propongo di rimanere a Zimmerwald solo per fini d'informazione 3B . La conferenza non è stata d'accordo con me su questo punto, e io ho dovuto votare contro la risoluzione ri- guardante Plnternazionale. Già oggi diventa assolutamente chiaro che la conferenza ha commesso un errore e che il corso degli eventi lo correggerà rapidamente. Restando a Zimmerwald, noi (anche senza volerlo) contribuiamo a ritardare la fondazione della III Intemazio- nale; ne intralciamo indirettamente la creazione, rimanendo legati al peso morto di Zimmerwald, che è già defunta politicamente e ideo- logicamente. 82 LENIN La situazione del nostro partito — dinanzi a tutti i partiti operai di tutto il mondo — è oggi tale che noi siamo obbligati a creare im- mediatamente la III Internazionale. Nessuno, tranne noi, può farlo in questo momento , e ogni ritardo è dannoso. Se fossimo rimasti a Zimmerwald solo per fini di informazione; avremmo avuto subito le mani libere per fondare la III Internazionale (pur essendo al tempo stesso in condizione di utilizzare Zimmerwald, se le circostanze aves- sero reso possibile questa utilizzazione). Oggi invece, a causa dell'errore commesso dalla conferenza, siamo costretti ad aspettare passivamente almeno fino al 5 luglio 1917 (data per cui è convocata la conferenza di Zimmerwald; e sarà un bene, se non verrà ulteriormente aggiornata! Lo è già stata una volta,..) 40 . Ma la decisione presa all’unanimità dal Comitato centrale del nostro partito dopo la conferenza e pubblicata nel n. 55 della Pravda , in data 12 maggio, ha già corretto per metà Terrore: si è stabilito che usciremo da Zimmerwald, se vi sarà una consultazione con i mi- nistri 4l . Mi permetto di esprimere la speranza che la seconda metà dell’errore sarà corretta molto presto, non appena avremo convocato la prima conferenza intemazionale delle « sinistre » ( « terza tenden- za », «internazionalisti di fatto», si veda sopra, pp. 23-25) 4a . Il secondo punto su cui bisogna indugiare è la costituzione di un «ministero di coalizione» 43 avvenuta il 6 maggio 1917. A questo proposito Topuscolo sembra particolarmente invecchiato. In realtà, proprio su questo punto, esso non è invecchiato af- fatto. L’opuscolo è tutto costruito su un'analisi di classe , quell'ana- lisi che i menscevichi e i populisti, i quali hanno dato sei ministri in ostaggio a dieci ministri dei capitalisti, temono come il fuoco. Ma ap- punto perché poggia interamente su un'analisi di classe Topuscolo non è invecchiato, dato che la partecipazione di Tsereteli, Cerno v e soci al ministero ha modificato in minima parte soltanto la forma dell’ac- cordo tra il soviet di Pietrogrado e il governo dei capitalisti, e io ho sottolineato di proposito nell'opuscolo, a p. 8, che « non ho tanto in vista l'accordo formale quanto l'appoggio di fatto » 44 . Si fa ogni giorno più chiaro che Tsereteli, Cemov e soci sono soltanto ostaggi dei capitalisti, che il governo « rinnovato » non vuole e non può mantenere le sue belle promesse né in politica estera né in politica interna. Cernov, Tsereteli e soci si sono suicidati politica- I COMPITI DEL PROLETARIATO 83 mente, si sono rivelati come gli aiutanti dei capitalisti e strangolano di fatto la rivoluzione: Kerenski è arrivato a usare la violenza contro le masse (si veda a p. 9 dell’opuscolo: « per il momento Guckov si limita soltanto a minacciare di ricorrere alla violenza contro le masse » 45 , ma Kerenski è stato indotto a mettere in pratica queste minacce...) 49 . Cemov, Tsereteli e soci hanno firmato Tatto di morte politica di sé stessi e dei loro partiti, del partito menscevico e del partito socialista-rivoluzionario. Il popolo se ne renderà meglio conto di giorno in giorno. Il governo di coalizione è solo una fase transitoria nello svi- luppo delle principali contraddizioni di classe della nostra rivoluzione, analizzate sommariamente nel mio opuscolo. Questa situazione non potrà durare a lungo. O indietro, verso la controrivoluzione su tutta la linea, o avanti, verso il passaggio del potere ad altre classi. Non è possibile segnare il passo in un’epoca rivoluzionaria, nel corso della guerra mondiale imperialistica. Pietroburgo, 28 maggio 1917. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA E I COMPITI DEL PROLETARIATO 4T Scritto ai primi di aprile del 1917. Pubblicato il 6, il 9 e il 10 maggio (23, 26 e 27 aprile) 1917 nel giornale Volna , nn. 20, 22, 23. Prefazione alla seconda edizione Il presente opuscolo è stato scritto all'inizio di aprile del 1917, prima che fosse costituito il governo di coalizione. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, ma le caratteristiche fondamentali dei principali partiti politici hanno trovato espressione e conferma in tutte le fasi successive della rivoluzione: sotto il « ministero di coalizione », costituito il 6 maggio 1917, al tempo dell'alleanza antibolscevica dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari nel giugno (e luglio) del 1917, durante la rivolta di Komilov, al tempo della rivoluzione di ottobre e dopo di essa. Tutto lo svolgimento della rivoluzione russa ha convalidato la valutazione che si è qui formulata sui principali partiti e sui loro fondamenti di classe . Oggi il maturare della rivoluzione mostra che anche nelPEuropa occidentale la correlazione tra i princi- pali partiti è nella sostanza la stessa. La funzione dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari vi è svolta dai socialsciovinisti di tutti i paesi (che sono socialisti a parole e sciovinisti nei fatti), nonché dai seguaci di Kautsky in Germania, dai seguaci di Longuet in Fran- cia, ecc. Mosca, 22 ottobre 1918. Pubblicata neiropuscolo; I partiti politici in Russia e i compiti del proletariato , Mosca, 1918. Si è qui tentato di formulare le domande e le risposte, prima le sostanziali e poi le altre, meno importanti, che caratterizzano Tattuale situazione politica della Russia e la valutazione che ne danno i diversi partiti. 1. Quali sono in Russia i principali raggruppamenti dei partiti politici? A (a destra dei cadetti). I partiti e i gruppi che si trovano a destra dei cadetti. B (cadetti). Il partito costi tuzionale-democratico (i cadetti, il partito della libertà del popolo) e i gruppi affini. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). I socialdemocra- tici, i socialisti-rivoluzionari e i gruppi affini. D (« bolscevichi »). Il partito che dovrebbe chiamarsi Partito comunista , ma che si chiama oggi Partito operaio socialdemocratico di Russia unificato dal Comitato centrale o, nel linguaggio corrente, « bolscevico ». 2. Quali classi rappresentano questi partiti ? Di quali classi espri- mono le opinioni ? A (a destra dei cadetti). I grandi proprietari terrieri feudali e gli strati più retrogradi della borghesia (dei capitalisti). B (cadetti). Tutta la borghesia, cioè la classe dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari imborghesiti, diventati cioè capitalisti. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). I piccoli proprie- I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 89 tari, i contadini piccoli e medi, la piccola borghesia e gli strati di operai soggetti all’influenza della borghesia. D (« bolscevichi »). I proletari coscienti, gli operai salariati e i loro alleati, gli strati più poveri dei contadini (semiproletari). 3. Quale è il loro atteggiamento verso il socialismo? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Di assoluta ostilità, poi- ché il socialismo minaccia i profitti dei capitalisti e dei grandi proprie- tari terrieri feudali. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Sostengono il so- cialismo, ma ritengono che sarebbe prematuro pensarvi e prendere immediatamente misure pratiche per realizzarlo. D («bolscevichi»). Sostengono il socialismo. I soviet dei depu- tati degli operai, ecc. devono prendere subito tutte le misure pratica- mente possibili per realizzare il socialismo*. 4. Quale regime statale vogliono questi partiti nel momento attuale? A (a destra dei cadetti). Monarchia costituzionale, onnipotenza dei funzionari e della polizia. B (cadetti). Repubblica parlamentare borghese, cioè consolida- mento del dominio dei capitalisti e mantenimento della vecchia buro- crazia e della polizia. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Repubblica parla- mentare borghese con riforme per gli operai e i contadini. D («bolscevichi»). Repubblica dei soviet di deputati degli ope- rai, dei soldati, dei contadini, ecc. Abolizione deiresercito permanente e della polizia; loro sostituzione con larmamento di tutto il popolo; non solo eleggibilità, ma anche revocabilità dei funzionari, la cui retri- buzione non deve superare il salario di un buon operaio. * A proposito di queste misure si vedano le domande 20 e 22. 90 LENIN 5. Quale è il loro atteggiamento verso la restaurazione della mo- narchia dei Romanov? A (a destra dei cadetti). Ne sono fautori, ma agiscono segreta- mente, con circospezione, per paura del popolo. B (cadetti). Quando i Guckov sembravano forti, i cadetti vole- vano mettere sul trono il fratello o il figlio di Nicola, ma, quando il popolo ha cominciato a mostrare la sua forza, hanno cambiato opinione. C (socialdemocratici e sociaUsti-rivoluzionari) e D («bolscevi- chi »). Irriducibilmente ostili a qualsiasi restaurazione della monarchia. 6 . Quale è il loro atteggiamento verso la presa del potere? Che cosa intendono per ordine e per anarchia? A (a destra dei cadetti). Se lo zar o un baldo generale prendono il potere, è Dio che lo vuole, è l’ordine. Il resto è anarchia. £ (cadetti). Se i capitalisti prendono il potere, anche con la forza, è l’ordine. Prendere il potere contro i capitalisti sarebbe però anarchia. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Se i soviet dei de- putati degli operai, dei soldati, ecc. prendono da soli tutto il potere, si avrà una minaccia di anarchia. Per il momento i capitalisti tengano il potere, e i soviet dei deputati degli operai, dei soldati, ecc. tengano la « commissione di contatto » 48 . D ( « bolscevici >► ) . Tutto il potere deve essere dato soltanto ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, dei sala- riati agricoli, ecc. Tutta la propaganda, l’agitazione e l’organizzazione di milioni e milioni di uomini devono concentrarsi subito su questo obiettivo *. 7. Bisogna appoggiare il governo provvisorio? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). SI, assolutamente, perché * Si chiama anarchia la negazione eli ogni potere statale, ma il soviet dei deputati degli operai e dei soldati è anch'esso un potere statale. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 91 nel momento attuale è l’unico governo che consenta la difesa degli interessi dei capitalisti. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Si, ma a condi- zione che rispetti 1’accordo stipulato con il soviet dei deputati degli operai e dei soldati e assista alle riunioni della « commissione di con- tatto ». D ( « bolscevichi » ) . No. Siano i capitalisti ad appoggiarlo. Per parte nostra, dobbiamo preparare tutto il popolo al potere unico e indivisibile dei soviet dei deputati degli operai, dei soldati, ecc. 8. Per il potere unico o per il dualismo del potere? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Sono per il potere unico dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Sono per il dua- lismo del potere: per il « controllo » dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati sul governo provvisorio. Ritengono dannoso do- mandarsi se un controllo senza il potere sia efficace, D («bolscevichi»). Sono per il potere unico dei soviet dei de- putati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc., dal basso in alto, in tutto il paese. 9. Si deve convocare V Assemblea costituente? A (a destra dei cadetti). No, perché può nuocere ai grandi pro- prietari fondiari. I contadini potrebbero decidere all’Assemblea costi- tuente di confiscare tutte le terre dei grandi proprietari fondiari. B (cadetti). Si, ma senza fissare la data. Discutere a lungo con i giuristi, perché 1) già Bebel diceva che i giuristi sono gli individui piu reazionari che ci siano sulla terra e 2) l’esperienza di tutte le rivoluzioni insegna che la causa della libertà del popolo è perduta quando venga affidata ai professori. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Si, e al più pre- sto Bisogna fissare la data. Ne abbiamo già parlato duecento volte nella commissione di contatto, domani ne parleremo per la duecentune- sima volta, che sarà la definitiva. D (« bolscevichi »). Si, e al più presto. Ma la sola garanzia della 92 LENIN convocazione e del successo deirAssemblea costituente sono l'accresci- mento numerico e il consolidamento della forza dei soviet dei depu- tati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc. L'organizzazione e F armamento delle masse operaie sono Tunica garanzia. 10. Sono necessari allo Stato una polizia di tipo abituale e un eser- cito permanente? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Sf, assolutamente neces- sari, perché questa è la sola garanzia effettiva del dominio dei capita- listi e perché, come Fesperienza di tutti i paesi insegna, il ritorno dalla repubblica alla monarchia ne è, alFoccorrenza, notevolmente facilitato. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Da un lato, forse, non sono necessari. Ma, dall'altro lato, non sono forse premature le trasformazioni radicali? Comunque, ne riparleremo nella commissione di contatto. D (« bolscevici »). No, in nessun caso. Bisogna realizzare subito e dappertutto Farmamento di tutto il popolo, bisogna fondere il popolo con la milizia e con Fesercito: i capitalisti devono pagare agli operai i giorni di servizio nella milizia. 11. È necessaria allo Stato una burocrazia di tipo abituale? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Si, assolutamente. La bu- rocrazia è composta per nove decimi di figli e fratelli dei grandi pro- prietari fondiari e dei capitalisti. Essa deve rimanere un corpo privile- giato e di fatto inamovibile. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Sarebbe inoppor- tuno sollevare di colpo la questione posta praticamente dalla Comune di Parigi. D ( « bolscevichi » ) . No, in nessun caso. È necessaria non solo l'eleggibilità, ma anche la revocabilità in ogni momento di tutti i fun- zionari e di tutti i deputati. Essi non devono percepire retribuzioni superiori al salario di un buon operaio. Devono essere sostituiti (pro- gressivamente) dalla milizia di tutto il popolo e dai suoi reparti. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 93 12. Gli ufficiali devono essere eletti dai soldati? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). No. Questo è nocivo per i grandi proprietari fondiari e per i capitalisti. Se non è possibile avere la meglio sui soldati in altro modo, bisogna per il momento prometter loro questa riforma, per abrogarla poi, al più presto. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Si. D ( « bolscevichi » ) . Non solo devono essere eletti, ma appositi delegati dei soldati devono anche controllare tutti gli atti dell'ufficiale e del generale. 13. È utile la revoca dei superiori da parte dei soldati ? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Assolutamente nociva. Guckov l’ha già proibita. Ha minacciato di ricorrere alla violenza. Bi- sogna appoggiare Guckov. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). È utile, ma non è chiaro se occorra prima destituire gli ufficiali e recarsi dopo alla commissione di contatto o viceversa. D («bolscevichi»), È utile e necessaria sotto tutti i riguardi. I soldati obbediscono soltanto alle autorità elette e hanno rispetto soltanto per esse. 14. Per o contro la guerra in corso? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Per la guerra senza riserve, perché essa procura profitti favolosi ai capitalisti e promette di conso- lidare il loro dominio con la divisione degli operai, che vengono aizzati gli uni contro gli altri. Inganneremo gli operai dicendo che questa guerra ha carattere difensivo e tende a rovesciare Guglielmo II. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Siamo in generale contrari alla guerra imperialistica, ma siamo pronti a farci ingannare e a chiamare « difensismo rivoluzionario » l’appoggio alla guerra im- perialistica condotta dal governo imperialistico di Guckov-Miliukov e soci. D (« bolscevichi »). Siamo assolutamente contrari alla guerra im- 94 LENIN penalistica in generale, a tutti i governi borghesi che la fanno, compreso il nostro governo provvisorio; siamo assolutamente contrari al «r difensismo rivoluzionario >► in Russia. 15. Per o contro i briganteschi trattati internazionali (sullo stran- golamento della Persia, sulla spartizione della Cina, della Turchia , del- l'Austria, ecc .) stipulati dallo zar con ITnghilterra, la Francia, ecc.? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Assolutamente e intera- mente favorevoli ai trattati. È, inoltre, impossibile pubblicare i trattati, perché il capitale imperialistico anglo-francese e i suoi governi non lo permetteranno e perché il capitale russo non può rivelare pub- blicamente le sue sudicie macchinazioni. C (socialdemocratici e socialisti- rivoluzionari ) . Contrari, ma spe- riamo ancora, grazie alla commissione di contatto e alle diverse « cam- pagne » tra le masse, di « influire » sul governo dei capitalisti. D ( « bolscevichi » ) . Contrari. È nostro compito spiegare alle masse che è assolutaménte inutile aspettarsi qualcosa dai governi capitalistici in questo senso e che il potere deve passare al proletariato e ai conta- dini poveri. 16. Per o contro le annessioni ? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Se le annessioni sono fatte dai capitalisti tedeschi e dal loro capobanda Guglielmo, siamo contro. Se sono fatte dagli inglesi, non siamo contro, perché gli inglesi sono « nostri » alleati. Se sono fatte dai nostri capitalisti, che mantengono con la forza entro i confini della Russia i popoli asserviti dallo zar, siamo per le annessioni, ma non le chiamiamo annessioni. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Contro le annes- sioni, ma speriamo ancora di ottenete anche dal governo dei capitalisti la « promessa » di rinunciarvi. D («bolscevichi»). Contro le annessioni. Tutte le promesse dei governi capitalistici di rinunciare alle annessioni sono un semplice in- ganno. Il solo modo di smascherare quest’inganno è di esigere la libe- razione dei popoli oppressi dai propri capitalisti. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 95 17. Per o contro il « prestito della libertà »? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Per il prestito senza ri- serve, perché esso agevola la continuazione della guerra imperialistica, cioè di una guerra condotta al fine di decidere quale gruppo di capita- listi dominerà il mondo. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Per il prestito, per- ché l’erronea posizione del « difensismo rivoluzionario » ci condanna a questa palese deviazione dairinternàzionalismo. D ( « bolscevichi »). Contro, perché la guerra rimane imperialisti- ca, è condotta cioè dai capitalisti in alleanza con altri capitalisti nelTin- teresse dei capitalisti. 18. Per o contro il fatto che i governi capitalistici esprimano la volontà di pace dei popoli? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). Per, poiché l’esperienza dei socialsciovinisti repubblicani in Francia è la migliore riprova della possibilità di ingannare in questo modo il popolo; si può dire quel che si vuole, di fatto noi conserveremo il bottino che abbiamo sottratto ai tedeschi (le loro colonie) e toglieremo ai tedeschi il bottino che questi briganti hanno rubato. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Per , perché non abbiamo ancora perduto le assai infondate speranze riposte dalla piccola borghesia nei capitalisti. D (« bolscevichi »). Contro, perché gli operai coscienti non ripon- gono nessuna speranza nei capitalisti e perché è nostro compito spiegare alle masse che queste speranze sono infondate. 19. Bisogna rovesciare tutti i monarchi? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). No, non bisogna rovesciare i monarchi inglese, italiano e, in genere, i monarchi alleati, basta ab- battere i monarchi tedesco, austriaco, turco e bulgaro, perché la vittoria su di essi decuplicherà i nostri profitti. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Bisogna stabilire 96 LENIN un « turno » e cominciare assolutamente col rovesciare Guglielmo; quanto ai monarchi alleati, si può anche pazientare. D ( « bolscevici » ) . Non si possono stabilire turni per le rivo- luzioni. Bisogna aiutare soltanto i veri rivoluzionari e rovesciare tutti i monarchi in tutti i paesi senza eccezione. 20. Devono i contadini impadronirsi immediatamente di tutte le terre dei grandi proprietari .fondiari? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). In nessun caso. Bisogna aspettare l’Assemblea costituente. Scingarev ha già spiegato che, se i capitalisti strappano il potere allo zar, la loro è una grande e gloriosa rivoluzione, ma, se i contadini prendono la terra ai grandi proprietari fondiari, il loro è un arbitrio 4 *. Bisogna istituire le commissioni di conciliazione, dove i grandi proprietari fondiari e i contadini saranno in numero uguale, ma i presidenti saranno scelti tra i funzionari, cioè tra gli stessi capitalisti e grandi proprietari fondiari. C ( socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari ) . È meglio che i con- tadini aspettino l’Assemblea costituente. D ( « bolscevici » ) . Bisogna prendere tutte le terre subito e in- staurare l'ordine più rigoroso attraverso i soviet dei deputati contadini. La produzione del grano e della carne deve aumentare: i soldati devono essere nutriti meglio. È assolutamente inammissibile il danneggiamento del bestiame, degli attrezzi, ecc. 21. Si può lasciare ai soli soviet dei deputati contadini la facoltà di disporre delle terre e, in generale , di regolare tutti gli affari della campagna? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). I grandi proprietari fon- diari e i capitalisti sono in generale contrari al potere unico e indivisi- bile dei soviet dei deputati contadini nelle campagne. Ma, se questi soviet non possono essere evitati, meglio vale limitarsi a essi, perché i contadini ricchi sono anche loro dei capitalisti. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Senza dubbio, per il momento ci si può contentare, benché i socialdemocratici non ne- I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 97 ghino « in linea di principio » la necessità di un’organizzazione separata per gli operai salariati agricoli. D ( « bolscevici » ) . Non ci si può limitare ai soli soviet dei con- tadini, perché i contadini ricchi sono anch essi dei capitalisti che sa- ranno sempre disposti a ingannare e a danneggiare i salariati agricoli, i giornalieri e i contadini poveri. È necessario istituire subito organizza- zioni spettali di queste ultime categorie della popolazione rurale, sia in seno ai soviet dei deputati contadini sia sotto forma di soviet spe- ciali di deputati degli operai agricoli. 22. Deve il popolo impadronirsi delle piu importanti e potenti organizzazioni monopolistiche dei capitalisti , delle banche , dei sindacati degli industriali , ecc. ? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). In nessun caso, perché questo può nuocere ai grandi proprietari fondiari e ai capitalisti. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). In generale, noi siamo per il passaggio di queste organizzazioni nelle mani di tutto il popolo, ma è prematuro pensare e prepararsi a questo. D ( «< bolscevichi » ) . Bisogna preparare subito i soviet dei deputati degli operai, i soviet dei deputati degli impiegati di banca, ecc. a prendere le misure praticamente possibili e pienamente realizza- bili per operare la fusione di tutte le banche in una sola banca nazio- nale, per consentire poi il controllo dei soviet dei deputati operai sulle banche e sui sindacati, per attuare quindi la nazionalizzazione delle banche e dei sindacati, per trasformarli cioè in proprietà di tutto il popolo. 23. Di quale Internazionale socialista hanno bisogno oggi i po- poli per promuovere e realizzare V alleanza fraterna degli operai di tutti i paesi? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). In linea generale, ogni Intemazionale socialista è nociva e pericolosa per i capitalisti e per i grandi proprietari fondiari, ma, se il Plekhanov tedesco, cioè Scheide- mann, si accorda e s'intende con lo Scheidemann russo, cioè Plekha- nov, se essi scoprono Puno nell’altro tracce di coscienza socialista, noi 98 LENIN capitalisti dobbiamo plaudire senz’altro a questa Internazionale di questi socialisti che si schierano dalla parte dei loro governi, C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). È necessaria una Internazionale socialista che abbracci tutti: gli Scheidemann, i Plekha- nov, i « centristi », cioè coloro che oscillano tra il socialsciovinismo e Pinternazionalismo. Più la confusione sarà grande, più forte sarà l’« unità » 60 : viva la grande unità socialista! D ( « bolscevichi » ) . I popoli hanno bisogno di un’Internazionale che unisca gli operai realmente rivoluzionari, capaci di mettere fine allo spaventoso e criminale massacro dei popoli e di liberare l’umanità dal- l'oppressione del capitale. Solo uomini (e gruppi e partiti, ecc.) come il socialista tedesco Karl Liebknecht, che è oggi in carcere, solo uomini capaci di battersi coraggiosamente contro il loro governo e contro la loro borghesia, contro i loro socialsciovinisti e contro i loro « centristi », possono e devono costituire immediatamente l’Internazio naie di cui i popoli hanno necessità. 24. Si deve incoraggiare la fraternizzazione tra i soldati dei paesi belligeranti? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). No. Ciò è contrario agli interessi dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari, perché può accelerare la liberazione dell’umanità dal loro giogo. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Si. È utile. Ma non siamo tuttavia fermamente convinti della necessità di incoraggiare subito questa fraternizzazione in tutti i paesi belligeranti. D («bolscevichi»). Si. È utile e necessario. È assolutamente ne- cessario incoraggiare subito in tutti i paesi belligeranti i tentativi di fraternizzazione fra i soldati di entrambi i gruppi belligeranti. 25. Devono gli emigrati rientrare in Russia attraverso l’Inghil- terra? M A (a destra dei cadetti) e JB (cadetti). Si, assolutamente. Se l’In- ghilterra arresterà gli internazionalisti più noti che avversano la guerra, noi capitalisti saremo ben contenti in cuor nostro, ma, per distrarre I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 99 l’attenzione del popolo, invieremo al governo dei capitalisti britannici un garbato telegramma, chiedendogli di volerci cortesemente comuni- care se l’arresto non sia avvenuto per uno spiacevole malinteso. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). SL Se l’Inghilterra arresterà gli emigrati, approveremo la piu energica risoluzione di pro- testa e solleveremo la questione nella « commissione di contatto ». D (« bolscevichi »). No, in nessun caso. L’Inghilterra arresterà 0 non farà passare gli internazionalisti che avversano la guerra. I capi- talisti inglesi, che sono uomini d’affari, non si lasceranno intimidire né dai telegrammi garbati né dalle minacciose risoluzioni di protesta. 1 capitalisti inglesi devono essere rovesciati, e noi siamo profondamente convinti che essi saranno rovesciati dalla rivoluzione operaia mondiale che sorgerà dalla guerra mondiale imperialistica. 26. Devono gli emigrati rientrare in Russia attraverso la Ger- mania? A (a destra dei cadetti) e B (cadetti). No, in nessun caso. In primo luogo, perché questa strada è assolutamente sicura e rapida. In secondo luogo, perché è una cosa disonesta, immorale, che offende l’anima popolare veramente russa. La questione si pone diversamente, se dei ricchi, come il professor Maxim Kovalevski, mediante i loro le- gami con le persone piu illustri e attraverso il governo, sia pure za- rista, organizzano uno scambio di russi internati in Germania con tede- schi internati in Russia. Ma è il colmo dell’immoralità cercare di organizzare un simile scambio attraverso un qualsiasi socialista di sini- stra di un paese neutrale e non per via governativa. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). L’istigazione alla violenza contro i socialisti che sono passati attraverso la Germania e della cui onestà non può dubitare nemmeno Deutsch, seguace di Ple- khanov, è assolutamente inammissibile. Ma non abbiamo ancora deciso se si debba passare attraverso la Germania. Da un lato, bisogna forse iniziare prima una « campagna » contro Miliukov, aspettare e accertare quanto sia ignorante il nostro popolo e quanto possa cedere all’istiga- zione alla violenza messa in atto dalla Russkaia volia . Dall’altro lato, dopo l’arresto di Trotski in Inghilterra e l’indignato telegramma di 100 LENIN Martov, bisogna riconoscere che si deve rientrare attraverso la Ger- mania. D (« bolscevichi »). Bisogna rientrare attraverso la Germania, pur- ché si rispettino le seguenti condizioni: 1) i socialisti dei paesi neu- trali devono condurre trattative con il governo imperialistico e firmare un verbale sul viaggio, in modo che tutto avvenga apertamente, pubbli- camente, e si possa effettuare il piu ampio controllo; 2) coloro che rientrano devono presentare subito un rapporto al comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati, il quale gode non soltanto della fiducia ma anche del rispetto della maggioranza dei soldati e degli operai di Pietrogrado. 27. Di che colore è la bandiera che corrisponderebbe alla natura e al carattere dei diversi partiti politici? A (a destra dei cadetti). Nero, perché si tratta di veri e propri centoneri. B (cadetti). Giallo, perché tale è il colore della bandiera inter- nazionale degli operai che servono il capitale non per paura, ma in piena coscienza. C (socialdemocratici e socialisti-rivoluzionari). Rosa, perché tutta la loro politica è una politica all'acqua di rose. D (« bolscevichi »). Rosso, perché rossa è la bandiera della rivo- luzione proletaria mondiale. Il presente opuscolo è stato scritto all'inizio di aprile del 1917. Se mi si domandasse oggi, dopo il 6 maggio 1917, dopo la costitu- zione del « nuovo » governo di coalizione, se esso non sia invecchiato, risponderei: « No, perché la commissione di contatto non è scomparsa, nella sua essenza, ma si è solo trasferita in un’altra stanza, nella stanza dei signori ministri. Il cambiamento di stanza dei Cernov e dei Tsereteli non ha cambiato affatto la loro politica o la politica dei loro partiti ». DISCORSO AI SOLDATI 52 Ieri, al comizio del reggimento Izmailovski, al quale siamo inter- venuti il compagno Zinoviev e io, dopo un propagandista del comitato di Pietrogrado, ho detto quanto segue. Compagni soldati, la questione dell’organizzazione dello Stato è oggi all’ordine del giorno. I capitalisti, che detengono attualmente il potere, vogliono una repubblica parlamentare borghese, cioè un regime politico in cui non vi sia piu lo zar, ma il potere rimanga nelle mani dei capitalisti, che governano il paese mediante le vecchie istituzioni: la polizia, la burocrazia, l’esercito permanente. Noi vogliamo un’altra repubblica, piu democratica e meglio rispon- dente agli interessi del popolo. Gli operai e i soldati rivoluzionari di Pietrogrado hanno rovesciato lo zarismo e ripulito completamente la capitale di ogni polizia. Gli operai di tutto il mondo guardano con ammirazione e con speranza agli operai e ai soldati rivoluzionari di Russia, come all’avanguardia dell’esercito mondiale di liberazione della classe operaia. Quando si è iniziata una rivoluzione, bisogna consoli- darla e continuarla. Non permetteremo che la polizia si ricostituisca! Tutto il potere dello Stato, dal basso in alto, nel villaggio piri sper- duto e in ogni quartiere di Pietrogrado, deve appartenere ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei salariati agricoli, dei con- tadini, ecc. Il potere centrale deve essere un’Assemblea costituente che unifichi questi soviet locali, o un’Assemblea popolare, o un Consiglio dei soviet, il nome importa poco. Non la polizia, non i funzionari irresponsabili dinanzi al popolo e posti sopra di esso, non l’esercito permanente separato dal popolo, 102 LENIN ma tutto il popolo in armi riunito nei soviet: ecco chi deve dirigere lo Stato. Ecco chi instaurerà Pordine necessario, ecco il potere nei cui confronti gli operai e i contadini non avranno solo obbedienza , ma anche rispetto, Soltanto questo potere, soltanto i soviet dei deputati dei soldati e dei contadini possono risolvere la grande questione della terra in ma- niera non burocratica e non conforme agli interessi dei grandi proprie- tari fondiari. La terra non deve appartenere ai grandi proprietari fon- diari. I comitati contadini devono confiscare subito la terra dei grandi proprietari fondiari, salvando rigorosamente ogni patrimonio da qual- siasi deterioramento e preoccupandosi di aumentare la produzione grana- ria perché i soldati, al fronte, siano meglio riforniti. Tutta la terra deve appartenere a tutto il popolo, di essa devono disporre i soviet locali dei deputati contadini. Affinché i contadini ricchi — che sono anch’essi capitalisti — non vilipendano e ingannino i salariati agricoli e i contadini poveri, questi ultimi devono accordarsi, unirsi e organizzarsi separatamente o creare propri soviet di deputati dei salariati agricoli. Impedite che la polizia si ricostituisca; non lasciate il potere e Tamministrazione dello Stato nelle mani dei funzionari non eletti, non revocabili, retribuiti con criteri borghesi; unitevi, serrate le file, orga- nizzatevi per vostro conto, senza fidarvi di nessuno, contando soltanto sulla vostra intelligenza, sulla vostra esperienza, e allora la Russia potrà avanzare con passo risoluto, regolare e sicuro per liberare il nostro paese e tutta l’umanità dagli orrori della guerra e dall’oppressione del capitale. Il nostro governo, governo di capitalisti, continua la guerra nel- l’interesse dei capitalisti. Come i capitalisti tedeschi, sotto la guida del bandito incoronato Guglielmo II, cosi i capitalisti di tutti gli altri paesi fanno la guerra per spartirsi il bottino capitalistico, per assicurarsi la supremazia sul mondo. Centinaia di milioni di uomini, quasi tutti i paesi del globo sono stati coinvolti in questa guerra criminale, centi- naia di miliardi sono stati investiti in imprese « lucrose », che procu- rano ai popoli morte, fame, rovina, barbarie, e ai capitalisti profitti esorbitanti, scandalosi. Per uscire da questa guerra terribile e conclu- dere una pace veramente democratica, una pace non imposta con la DISCORSO AI SOLDATI 103 violenza, c'è un solo mezzo: quello di trasferire tutto il potere dello Stato ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Gli operai e i contadini poveri, che non hanno alcun interesse a salvaguardare i pro- fitti del capitale e a depredare i paesi deboli, potranno realizzare in concreto ciò che i capitalisti si limitano a promettere: cioè mettere fine alla guerra con una pace duratura che garantisca la libertà a tutti i popoli senza eccezione. Pravdt, n. 30 , 12 aprile 1917. Firmato: N. Lenin. UNA SFRONTATA MENZOGNA DEI CAPITALISTI Non basta che i giornali dei capitalisti mentano e conducano una campagna di istigazione alla violenza contro la Pravda , non basta che la Riec rivaleggi in tal senso con quella Russkaia volia che essa stéssa non può non considerare con disprezzo. No, questo non basta, attualmente persino i ministri del governo capitalistico usano lo stesso linguaggio della Russkaia volia. La Riec riporta oggi le parole del ministro Nekrasov, il quale, nel corso di un’assemblea moscovita del partito cadetto, tenutasi il 9 aprile, ha dichiarato: « È spaventosa la predicazione della violenza che echeggia attual- mente sulla prospettiva Kamennostrovski ». Il signor ministro, imitando la Russkaia volia , mente spudorata- mente, inganna il popolo, aiuta i fomentatori di pogrom, nasconden- dosi dietro di loro e senza decidersi a nominare un solo giornale, un solo oratore, un solo partito. Il signor ministro preferisce le allusioni oscure, perché spera che qualcuno non capisca! Ma tutte le persone che abbiano un minimo di preparazione poli- tica capiscono bene che il signor ministro si riferisce alla Pravda , organo centrale del Partito operaio socialdemocratico di Russia, e ai suoi seguaci. Voi mentite, signor ministro, voi che aderite al partito della « li- bertà del popolo »! La violenza è predicata dal signor Guckov, che minaccia di punire i soldati per la destituzione dei capi. La violenza è predicata dalla Russkaia volia, che simpatizza per voi ed è il giornale più reazionario dei « repubblicani » più reazionari. UNA SFRONTATA MENZOGNA 105 La Pravda e i suoi fautori non solo non predicano la violenza, ma affermano, al contrario, con la massima chiarezza, determinatezza e precisione che tutto il loro lavoro consiste oggi nello spiegare alle masse proletarie quali sono i loro compiti proletari, in antitesi alla piccola borghesia che soggiace all’intossicazione sciovinistica. Fino a che voi , signori capitalisti, signori Guckov e soci, vi limi- terete a minacciare la violenza, senza servirvene, fino a che esisteranno i soviet di deputati degli operai e dei soldati e voi non darete esecu- zione alle vostre minacce contro i soviet (minacce che sono state rese di pubblica ragione dal signor Wilson, per esempio, collaboratore di Miliukov e corrispondente del Times), fino a che voi non userete la violenza contro le masse, noi, sostenitori della Pravda, dichiariamo e ripetiamo che i soviet dei deputati degli operai e dei soldati sono V unica forma possibile di governo. Lottare per estendere la nostra influenza tra le masse proletarie e nei soviet dei deputati degli operai e dei soldati; spiegare gli errori della loro tattica; spiegare l’inganno che si annida nell’intossicazione sciovinistica (= « difensismo rivoluzionario»): ecco la nostra tattica, la tattica di tutti i fautori della Pravda , di tutto il nostro partito, nel momento presente e fino a quando voi, signori capitalisti, che dispo- nete dei quadri delTesercito, non farete ricorso alla violenza . Il ministro Nekrasov sa bene tutto questo, come risulta persino dalle sole citazioni che la stessa Riec è stata costretta a riportare. Il signor ministro imita la Russkaia volia: con la menzogna, la calunnia, la persecuzione, le minacce di violenza vuole ostacolare la libera espres- sione della verità. No, signori Nekrasov, non riuscirete a farlo! Gli operai e i soldati vogliono sapere la verità, vogliono veder chiaro nelle questioni della guerra, della pace, dell'organizzazione dello Stato. E finiranno per vederci chiaro. Scritto TU (24) aprile 1917. Pubblicato il 12 (25) aprile 1917 nella Pravda , n. 30. LA GUERRA E IL GOVERNO PROVVISORIO « ... Tuttavia abbiamo costretto il go- verno provvisorio a rinunciare alle annes- sioni » (dal discorso pronunciato il 4 aprile al palazzo di Tauride da Tu. Steklov). «...Comunque si consideri la parola d’ordine della ”pace senza annessioni”, non si possono ignorare i principi rico- nosciuti da tutti gli alleati » (dal discorso di P. Miliukov, nella Riec dell’11 aprile). Un passo dopo Taltro Ì capi del governo provvisorio rivelano la loro vera politica nei confronti della guerra. In una famigerata dichiara- zione, il governo provvisorio, dopo aver « rinunciato » verbalmente alle annessioni, già diceva che i « nostri » trattati con i governi inglese e francese rimangono in vigore. Sono passate due settimane, ed ecco che cosa leggiamo nella Riec, organo del signor Miliukov, ministro degli affari esteri. «t Urta dichiarazione di Miliukov. «t Durante la sua permanenza a Mosca, il ministro degli affari esteri P.N. Miliukov ha cosi dichiarato, nel corso di un’assemblea del partito della libertà del popolo: “La dichiarazione del governo provvisorio sugli scopi della guerra non contiene ancora le clausole della pace, ma soltanto i principi generali già più volte proclamati dagli uomini di Stato dei paesi con cui siamo alleati. Le condizioni di pace potranno essere elaborate solo in accordo con gli al- leati, in base alla convenzione di Londra. Comunque si consideri la parola d’ordine della ‘pace senza annessioni’, non si possono ignorare i principi riconosciuti da tutti gli alleati: ricostituzione della Polonia e deirArmenia, appagamento delle aspirazioni nazionali degli slavi d’Austria” » (Riec, 11 (24) aprile 1917, n. 83). Questa dichiarazione del ministro degli esteri Miliukov sarà ripre- sa, senza alcun dubbio, da tutta la stampa straniera e rinvigorirà in Germania lo spirito bellicista. Miliukov aiuta gli imperialisti tedeschi ad attizzare lo sciovinismo nel loro paese. Miliukov aiuta Guglielmo II a condurre « fino alla vittoria » la sua guerra di rapina. Analizziamo le affermazioni del signor Miliukov. La dichiarazione del governo provvisorio sugli scopi della guerra (la stessa che Iu. 108 LENIN Steklov, per un increscioso malinteso, considera come una rinuncia alle annessioni) non contiene, dice Miliukov, le clausole della pace, « ma soltanto i principi generali già piu volte proclamati dagli uomini di Stato dei paesi con cui siamo alleati ». In parole povere questo significa che la rinuncia alle annessioni è solo una frase pomposa, che i « principi generali » sono parole, parole, parole. Di queste parole ne hanno dette a non finire anche i « nostri » alleati. Ma, quanto alle reali condizioni « di pace », è tutto un altro affare. Uno statista, Bismarck, se non andiamo errati, ha detto che accet- tare « in linea di principio » significa, nel linguaggio dei diplomatici, respingere in linea di fatto. Cosi accade a Miliukov. « In linea di principio » è contrario alle annessioni, in linea di fatto è favorevole alle annessioni e, quindi, alla guerra « fino alla vittoria ». Le frasi pompose, ci dice il signor Miliukov, non sono ancora le clausole della pace. Quali sono allora le sue clausole di pace? Quelle previste dalla convenzione di Londra, a cui Miliukov ci rinvia. Ma chi ha stipulato questa convenzione? Lo zar Nicola II e i capitalisti inglesi e francesi! Questo significa che i trattati conclusi dalla banda zarista rimangono in vigore. Questo significa che noi com- battiamo in nome di questi trattati briganteschi stipulati tra la banda zarista e i banchieri « alleati ». L’occupazione della Polonia e dell’Armenia, l’occupazione delPAu- stria (questa volta il signor Miliukov non ha parlato di Costantino- poli): ecco a che cosa si riduce il programma di pace del signor Miliukov. Che cosa diranno, in merito a quest’ultima dichiarazione del mi- nistro degli esteri Miliukov, i capi della maggioranza del soviet dei deputati operai? Si limiteranno a « biasimare » Miliukov per queste sue parole, a nome della commissione « di contatto »... Dov’è dunque la « rinuncia del governo provvisorio alle annessioni » che Iu. Steklov e N. Ckheidze erano « tuttavia » riusciti a ottenere? In Russia non c’è alcun dualismo del potere. Il soviet dei depu- tati operai non fa che esercitare un benevolo controllo sul governo provvisorio. Cosi avrebbe detto, se si deve prestar fede ai resoconti della stampa, N. Ckheidze al congresso militare di Minsk ”, LA GUERRA E IL GOVERNO PROVVISORIO 109 Ecco dove siamo arrivati con il benevolo controllo! In nome della Russia continuano a parlare individui che istigano alla guerra. Gli operai e i soldati vengono abbindolati con frasi generiche sulla pace senza annessioni, mentre di nascosto si continua una politica che è vantaggiosa soltanto a un pugno di miliardari, i quali si arricchiscono con la guerra. Compagni operai, leggete e commentate in tutte le riunioni la dichiarazione di Miliukov che abbiamo riportato sopra! Dichiarate che vi rifiutate di morire per le convenzioni (i trattati) segrete che sono state concluse dallo zar Nicola II e che Miliukov considera tuttora sacre! Pravda , n. 31, 13 aprile 1917* SULLE ORME DELLA « RUSSKAIA VOLIA » I metodi della Russkaia volta , a cui persino i cadetti volgono le spalle con disprezzo, vengono imitati sempre più spesso. Guardate Yledinstvo del signor Plekhanov. Neirintento di « smascherare » la Pravda , il signor Plekhanov prende la prima tesi di Lenin, cita la frase in cui si dice che, da parte della Russia, la guerra rimane una guerra imperialistica di rapina e domanda trionfalmente: « Ma come stanno le cose riguardo alla Germania? Su questo Lenin non fa parola ». Cosi, letteralmente cosi. Leggi e non credi ai tuoi occhi. Possibile che il signor Plekhanov sia scaduto al livello del Novoie vremia e della Russkaia volta? È incredibile ma vero. L’impudenza del signor Plekhanov passa ogni limite. Egli conosce perfettamente la letteratura bolscevica pubblicata all’estero. Sa molto bene che tutti i bolscevichi senza eccezione hanno dichiarato infinite volte, nei loro discorsi e articoli, nelle loro risoluzioni, che la guerra ha per la Germania lo stesso carattere imperialistico di rapina che ha per tutte le « grandi » potenze belligeranti. I capitalisti della Germania e il loro capo Guglielmo, brigante incoronato, sono dei predoni impe- rialisti come i capitalisti degli altri paesi. Lo ripetiamo, nessuna persona istruita, che sappia qualcosa sui bolscevichi, può ignorare che proprio questa è la nostra posizione. E il signor Plekhanov non l’ignora affatto. Egli sa che l’opuscolo di Zinoviev e Lenin, Il socialismo e la guerra 54 , fu pubblicato in Svizzera anche in tedesco e introdotto clandestinamente in Germania. E in quest’opuscolo con la massima chiarezza si dice che la Germania con- duce una guerra di brigantaggio per « depredare i paesi che le fanno SULLE ORME DELLA « RUSSKA1À VOLIA » 111 concorrenza », che la Germania è « il brigante piu giovane e piu forte », che « gli imperialisti tedeschi hanno spudoratamente violato la neutra- lità del Belgio , come hanno fatto sempre e dappertutto gli Stati belli- geranti, che, in caso di necessità, hanno calpestato tutti i trattati e gli impegni »; che « Kautsky concilia, senza preoccuparsi dell’ideologia, il pensiero fondamentale del socialsciovinismo, il riconoscimento della difesa della patria nella guerra attuale, con una concessione diploma- tica, dimostrativa ai sinistri »; che « gli opportunisti sciovinisti sono arrivati in Germania a un grado di bassezza e di tradimento come in nessun altro paese ». Il signor Plekhanov sa bene tutto questo, e tuttavia si degrada fino a usare i metodi del Novoie vremia e della Russkaia volta e cerca di far passare per germanofili i sostenitori della Pravda. Deridendo il marxismo, il signor Plekhanov si aggrappa in seguito alla domanda: « Chi ha dichiarato la guerra? ». Il signor Plekhanov dimentica che per i marxisti la guerra è la continuazione della politica condotta da determinati governi, come rap- presentanti di determinate classi. Che Nicola II e Guglielmo II rappresentino entrambi le classi reazionarie e capitalistiche dei loro paesi, che abbiano entrambi con- dotto negli ultimi decenni una politica di rapina verso gli altri paesi, una politica tendente a depredare la Cina, a strangolare la Persia, a smembrare la Turchia, è un fatto. Se il signor Plekhanov avesse sfio- rato — anche solo sfiorato — la storia della diplomazia e della poli- tica estera negli ultimi decenni, non avrebbe potuto non rendersene conto, non avrebbe avuto il coraggio di negarlo. Ebbene, proprio questa politica imperialistica di brigantaggio, strettamente legata al capitale bancario dei due paesi, hanno continuato Nicola II e Guglielmo II con la guerra in corso. E, se la guerra viene combattuta tra due gruppi di predoni e di oppressori per la spartizione del bottino, per decidere chi strangolerà di piu i popoli, chi li rapinerà di piu , non ha la minima importanza, né economica né politica, accertare chi abbia cominciato questa guerra, chi l’abbia dichiarata, ecc. Il signor Plekhanov si degrada (alla pari dei Plekhanov tedeschi, Scheidemann e soci) al livello dello sciovinismo borghese più vol- gare, più dozzinale, che non vuol sapere (o non ha mai saputo) che 112 LENIN la guerra è la continuazione della politica, che la guerra e la politica si collegano con gli interessi di determinate classi, che bisogna stabilire quali classi facciano la guerra e perché. Una sfrontata, impudente menzogna, per travestire la politica bri- gantesca di Nicola II, — politica che Lvov e soci non hanno cambiato affatto (ratificando persino i trattati conclusi dallo zar!), — ecco tutta la saggezza del signor Plekhanov. Né gli operai coscienti né i soldati coscienti si lasceranno ingannare da questa menzogna. Pravda , n. 31» B aprile 1917. L'INTESA DELLA MENZOGNA Uno dei metodi della stampa borghese risulta sempre e in tutti i paesi il piu corrente e il piu « sicuramente » efficace: menti, grida, strepita, ripeti la menzogna, «qualcosa resterà». « Lenin fa baccano, un gran baccano al palazzo della Krzesinska » v scrive la Riec . « Lenin parla da un tetto al comizio del Modem ». scri- vono vari giornali. Tutto falso. Lenin non ha partecipato al comizio del Modern. E non ha fatto alcun baccano, perché si è limitato a presentare un solo rapporto ai bolscevichi e ai menscevichi e a pubblicare brevi arti- coli su un giornaletto come la Pravda 53 . Fanno invece baccano i capitalisti e la loro stampa, « fanno un gran baccano », sforzandosi di coprire la voce della verità, di impedire che possa essere ascoltata, di sommergere tutto con ingiurie e strepiti, di intralciare un effettivo chiarimento. È questa la sostanza dei tentativi compiuti oggi dai capitalisti e da quei pseudosocialisti che, come il signor Plekhanov, si sono schie- rati senza riserve dalla parte dei capitalisti. Nel suo editoriale odierno la Riec % con tono particolarmente « go- vernativo », urla di nuovo contro la « predicazione delPanarchia » e, così facendo, finisce per avere la peggio, come appare evidente a chiun- que rifletta su ciò che legge e ascolta. « ... La grande rivoluzione ha travolto tutta la vecchia organizza- zione del potere... » Non è vero. Non Tha ancora travolta tutta. « Per restaurarla, bisogna trasformare radicalmente la psicologia del popolo (nel senso ampio del termine) o, meglio, creare una nuova psicologia che riconosca la necessità di un potere e lobbligo di subordinarsi a esso. » S 30S 114 LENIN Ecco, in tutta la sua evidenza, la menzogna palese, la manifesta intesa della menzogna che unisce i capitalisti e i signori Plekhanov, Cerevanin e soci, i quali strepitano contro l’anarchia. Nella scienza, come nel linguaggio comune, si è accertato incon- testabilmente che Panarchismo è la negazione dello Stato nel periodo di transizione dal capitalismo al socialismo. I Miliukov, i Plekhanov, i Cerevanin e gli altri individui uniti dalla menzogna non possono ignorare che il socialismo condurrà, come insegna il marxismo, aIP« estinzione » dello Stato. Negano forse i sostenitori della Pravda o Lenin la necessità dello Stato nel momento attuale ? la necessità di « organizzare il potere »? e « Pobbligo di subordinarsi a esso »? Tutte le persone istruite, tranne l’intesa dei bugiardi, sanno bene che non è cosi. La Pravda e Lenin hanno detto e ripetuto nel modo più chiaro possibile che tutti noi riconosciamo senza riserve la necessità dello Stato e dell’organizzazione deP potere non solo nel presente, ma anche nel periodo storico successivo di transizione dal capitalismo al socialismo. Solo Pintesa della menzogna può negare o non vedere questo fatto. Tutta la questione consiste nel determinare quale « organizzazione del potere » noi proponiamo al popolo. Non la vecchia organizzazione del potere, non la polizia, non i funzionari, non l’esercito permanente, ma una nuova organizzazione, i soviet di deputati degli operai, dei soldati, dei contadini , ecc. Questi soviet già esistono, sono stati generati dalla rivoluzione, vengono ormai riconosciuti da tutti, persino dal governo capitalistico, come un mezzo potere . E noi abbiamo detto con estrema chiarezza che questi soviet sono Yunica forma possibile di governo rivoluzionario. Che ci può essere di meno equivoco? Ora, se i soviet sono P« unica » forma « possibile », vuol dire che bisognerà operare esclusivamente sul piano delle spiegazioni fino a quando qualcuno non avrà fatto ricorso alla violenza contro le masse. Tutti i sostenitori della Pravda riconoscono e predicano al popolo « la necessità di un potere e Pobbligo di subordinarsi a esso». .1 Miliukov, i Plekhanov, i Cerevanin e soci mentono per nascon- l'intesa della menzogna 115 dere al popolo la verità, mentono per tacere s \AY essenziale, sul carat- tere di classe di questa o quella organizzazione del potere. Ecco il punto. Il capitalista chiama « anarchia » i soviet di deputati degli ope- rai, ecc. solo perché questa organizzazione del potere, lungi dalTassog- gettare in anticipo e incondizionatamente il popolo al giogo dei capi- talisti, garantisce la libertà, lordine e, al tempo stesso, la possibilità di una transizione pacifica e graduale verso il socialismo. Questo e solo questo preoccupa, indigna ed esaspera i capitalisti. Di qui l’intesa della menzogna. Di qui la valanga di calunnie e gli urli di rabbia. Di qui la campagna ipocrita, che si serve delle allusioni e incita alla violenza , la campagna che la Riec conduce nelPeditoriale sopra citato, chiamando a « resistere », a ripudiare 1*« indifferenza », la « pas- sività », ecc. Se la maggioranza del popolo è con voi, signori, se la vostra alleanza con il soviet (dove attualmente non abbiamo la maggioranza, e l’abbiamo riconosciuto esplicitamente) è ben salda, che cosa temete, signori, perché mentite? Noi vogliamo spiegare agli operai e ai contadini poveri gli errori della loro tattica. Consideriamo i soviet come l’unica forma possibile di potere. Predichiamo la necessità di un potere e l’obbligo di subordi- narsi a esso. Di che cosa avete paura? Perché mentite? Voi temete appunto la verità. Mentite per impedire con i pogrom, le calunnie, la violenza, la diffamazione che si possa chiarire la verità. Persino alcuni nostri avversari cominciano a rendersene conto. Leggete il Dielo naroda di oggi, che è l’organo di stampa del partito socialista-rivoluzionario e a cui collabora il ministro Kerenski. Questo giornale, in riferimento a Plekhanov che è diventato l'al- leato piu fedele della Russkaia volia e della Riec , cosi scrive: « Siamo abituati a leggere queste parole, a vedere questi metodi di lotta nelle pagine della Russkaia volia . E ci è penoso e doloroso, lo diciamo in tutta coscienza, ritrovarli negli articoli dei socialisti... ». Cosi scrivono i nostri avversari. Cosi scrivono dei democratici, nei quali si è ridestata una coscienza democratica. 116 LENIN È vano sperare che i Miliukov, i Plekhanov e i Cerevani n arros- siscano, ma, se persino un giornale a cui collabora il ministro Kerenski prova un senso di ribrezzo per i metodi di Plekhanov, ispirati da uno sciovinismo forsennato, bassamente calunniosi e incitanti al pogrom, possiamo ben dire: « Sono uomini finiti coloro che si servono di tali metodi ». Scritto il 13 (26) aprile 1917. Pubblicato il 14 aprile 1917 nella Pravda „ n. 32. UN’IMPORTANTE RIVELAZIONE Nell’editoriale odierno del Dielo naroda , giornale che annovera tra i suoi piu stretti collaboratori il ministro Kerenski, leggiamo la seguente franca dichiarazione: « Secondo le notizie fomite al Dielo naroda da persone che sono da considerare abbastanza attendibili in materia, questa nota [cioè la nota sulla rinuncia alla politica delle an- nessioni e delle indennità] non è stata ancora spedita ». Sbagliano quindi quei membri e sostenitori del soviet dei deputati degli operai e dei soldati i quali dicono e pensano di aver « costretto il governo a rinunciare alle annessioni ». Compagni e cittadini, leggete e rileggete questa dichiarazione del Dielo naroda\ Riflettete sul suo significato! L’editoriale cosi prosegue: « E il signor Guckov, facendo eco al suo bellicoso collega di piaz- za Dvortsovaia, che aspira bramosamente a Costantinopoli e agli Stretti, lancia nel suo appello alle armate del fronte romeno parole d’ordine in cui sottolinea la necessità di sgominare la Germania e l’Austria ». Se il Dielo naroda sa che Miliukov aspira bramosamente alle an- nessioni, per quali motivi non indugia con maggiori particolari su que- sto tema? La causa del popolo non esige forse che il Dielo naroda parli in modo più chiaro e aperto? L’editoriale si chiude con un’allusione alla « parte bellicista del nostro governo provvisorio ». Ancora una volta, la causa del popolo non esige forse che il Dielo naroda dica nomi e fatti, fatti e nomi? Scritto il 13 (26) aprile 1917. Pubblicato il 14 aprile 1917 nella Pravda, n. 32. BANCHE E MINISTRI N.N. Pokrovski, ex ministro degli affari esteri e attuale vicepre- sidente del Comitato centrale per l’industria di guerra, è entrato a far parte del consiglio d’amministrazione della Banca russa per il commer- cio estero, insieme con il conte V.N. Kokovtsov, ex presidente del con- siglio dei ministri. Con questa notizia ci hanno rallegrato ieri i giornali della sera. Oggi ministro, domani banchiere; oggi banchiere, domani mini- stro. Per « la guerra fino alla vittoria » oggi e domani. Cosi stanno le cose non soltanto in Russia, ma dovunque imperi il capitale. La guerra arricchisce un pugno di banchieri, che detengono il potere in tutto il mondo. Qualcuno potrà dire: « Ma Pokrovski e Kokovtsov erano mini- stri sotto il vecchio regime, e noi viviamo oggi in una Russia rin- novata ». Replichiamo con una domanda: «In quante banche lavorano ( come direttori y come azionisti , co- me padroni effettivi) gli attuali ministri Guckov , Terestcenko e Ko- novalov? ». I compagni impiegati di banca (che, tra parentesi, devono orga- nizzare al piu presto un proprio sindacato) faranno bene a docu- mentarsi al riguardo e a pubblicare sulla stampa operaia il materiale raccolto. Pravda , n. 32, 14 aprile 1917. AI SOLDATI E AI MARINAI Compagni soldati! Compagni marinai! I giornali dei capitalisti, dalla Rìec alla Russkaia volta , stanno con- ducendo la più cinica campagna di menzogne e calunnie a proposito del viaggio che io e altri trenta emigrati abbiamo fatto attraverso la Germania. I giornali dei capitalisti mentono spudoratamente, affermando o insinuando che noi avremmo ottenuto favori inammissibili o eccezio- nali dal governo tedesco, un governo che noi consideriamo altrettanto brigantesco e criminale quanto tutti i governi capitalistici impegnati nella guerra attuale. Certi ricchi, che erano « in relazione » con gli alti funzionari della monarchia zarista, come ad esempio il professore liberale Kova- levski, amico di Miliukov e soci, hanno intavolato continue trattative con il governo tedesco, per mezzo del governo russo, zarista, al fine di negoziare scambi di prigionieri russi e tedeschi. Per quale motivo gli emigrati, che soffrivano all’estero per aver lottato contro lo zar, non avrebbero avuto il diritto di accordarsi, senza la mediazione del governo, su uno scambio di russi e tedeschi? Per quale motivo il governo di Miliukov e soci ha negato il visto d'ingresso in Russia al socialista svizzero Fritz Platten, che ci accompagnava e che aveva concluso l’accordo con il governo tedesco riguardo a questo scambio? II governo mente quando diffonde la voce che Platten sarebbe un amico dei tedeschi. È una calunnia. Platten è amico degli operai e nemico dei capitalisti di tutti i paesi. I capitalisti mentono quando diffondono la voce che noi sarem- mo favorevoli ad una pace separata con la Germania e a Stoccolma ci 120 LENIN saremmo incontrati o avremmo voluto incontrarci con i socialisti te- deschi schierati dalla parte del loro governo. È una menzogna e una calunnia. Non ci siamo incontrati e non c’incontreremo con i socialisti di questa specie. Noi consideriamo come traditori del socialismo i socialisti di tutti i paesi che aiutano i loro capitalisti a proseguire questa guerra criminale. Sono nostri amici soltanto quei socialisti che, come Karl Liebknecht in Germania, condannato ai lavori forzati dal brigantesco governo tedesco, insorgono contro i propri capitalisti. Noi non vogliamo una pace separata con la Germania, ma vo- gliamo la pace per tutti i popoli, vogliamo la vittoria degli operai di tutti Ì paesi sui capitalisti di tutti i paesi. 1 capitalisti russi mentono e ci calunniano, cosi come i capita- listi mentono quando dicono che noi vorremmo dividere e opporre gli operai e i soldati. È falso! Noi vogliamo V unità degli operai e dei soldati. Vogliamo spiegare ai membri dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati che questi soviet devono prendere nelle loro mani tutto il potere dello Stato. I capitalisti ci calunniano con tanta spudoratezza che non un solo giornale borghese ha riprodotto dalle Izvestia sovieta rabocikh i sol- datskikh deputatov il nostro rapporto sul viaggio e la deliberazione del comitato esecutivo degli operai e dei soldati. Tutti gli operai e i soldati conoscono il loro soviet. All’indomani del nostro arrivo, abbiamo presentato un nostro rapporto al comitato esecutivo di questo soviet. Il rapporto è stato pubblicato nelle Izve- stia 56 . Perché nessun giornale capitalistico lo ha riprodotto? Solo perché i giornali dei capitalisti diffondono menzogne e calunnie e hanno temuto che il nostro rapporto al comitato esecutivo potesse smascherare i falsari. Perché nessun giornale ha pubblicato la deliberazione del comi- tato esecutivo sul nostro rapporto, apparsa nello stesso numero delle Izvestia ? Solo perché questa deliberazione rivela le menzogne dei capita- listi e dei loro giornali, esigendo dal governo che prenda misure per il rientro degli emigrati. AI SOLDATI E AI MARINAI 121 Le Izvestia del soviet hanno pubblicato una protesta contro l'ar- resto di Trotski da parte degli inglesi, una lettera di Zurabov 87 che smaschera la menzogna di Miliukov e un telegramma di Martov sullo stesso argomento. Soldati e marinai, non prestate fede alle menzogne e alle ca- lunnie dei capitalisti! Smascherate i falsari, che non fanno parola della verità pubblicata nelle Izvestial Scritto tra Tll c il 14 (24 e 27) aprile 1917. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin , IV, 1925. CONTRO GLI ISTIGATORI DI POGROM 51 Agli operai, ai soldati e a tutta la popolazione di Pietro grado Cittadini, il giornale Russkaia volia, fondato dal ministro zarista Protopopov e disprezzato dagli stessi cadetti, sta conducendo una cam- pagna di istigazione al pogrom contro il nostro partito, contro la Pravda t contro i nostri compagni Lenin e Zinoviev, contro il comi- tato di Pietroburgo del nostro partito, che ha sede nel palazzo della Krzesinska. Non solo oralmente, ma anche per iscritto, si è minac- ciato di ricorrere contro di noi alla violenza, alle bombe, ecc. Fin dai primi giorni della rivoluzione i capitalisti, travestiti da « repubblicani », hanno cercato di seminare la discordia tra gli operai e i soldati. Hanno mentito all’inizio, dicendo che gli operai volevano lasciare l’esercito senza pane. Si sforzano adesso di aizzare la gente contro la Pravda. Facendo appello all’onore degli operai e dei soldati rivoluzionari di Pietrogrado, dichiariamo quanto segue. Non solo non abbiamo mai minacciato, in maniera diretta o in- diretta, di usare la violenza nei confronti di qualcuno, ma, al con- trario, abbiamo sempre affermato che il nostro compito consiste nello spiegare a tutto il popolo le nostre idee e che, a nostro parere, il soviet dei deputati degli operai e dei soldati , eletto da tutti gli operai e da tutti i soldati, è Y unico governo rivoluzionario possibile . I compagni di vari partiti rientrati in Russia attraverso la Ger- mania, aWindomani del loro arrivo, hanno presentato un rapporto agli uomini di fiducia di tutti gli operai e soldati, al comitato esecu- tivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Del comitato esecutivo fanno parte Ckheidze, Tsereteli, Skobelev, Steklov e altri. 124 LENIN Compagni, questi dirigenti del soviet dei deputati degli operai e dei soldati sono ben lontani dal condividere le nostre idee sulle questioni deir organizzazione dello Stato. Non possono quindi agire per spirito di amicizia nei nostri riguardi. Ebbene, che cosa ha fatto il comitato esecutivo? Ha pubblicato integralmente il rapporto sul viaggio attraverso la Germania nel n. 32 delle sue Izvestia , il 5 aprile 1917. Il rapporto espone tutti i fatti e cita tutti i nomi dei socialisti stranieri di due paesi neutrali, Svizzera e Svezia, che hanno controllato i nostri documenti. Che cosa ha deciso il comitato esecutivo? Ha forse condannato o anche solo riprovato il viaggio di Lenin e degli altri attraverso la Germania? No. La redazione delle Izvestia , nello stesso numero, ha esposto come segue la deliberazione del comitato esecutivo: « Il comitato esecutivo, dopo aver ascoltato i rapporti dei compagni Zurabov e Zinoviev, ha deciso di rivolgersi immediatamente al governo provvisorio e di prendere misure per Pimmediato rientro di tutti gli emi- grati, indipendentemente dalle loro posizioni politiche e dal loro atteggia- mento verso la guerra. Comunicheremo nei prossimi giorni i risultati delle trattative con il governo. La redazione ». Come ognuno può vedere, qui non si dice una sola parola contro Lenin e contro i suoi compagni. Qui si dà un avvertimento al go- verno provvisorio, qui si delibera di prendere misure perché esso non intralci il ritorno degli emigrati. In seguito, il telegramma di M artov e Parresto di Trotski in In- ghilterra hanno dimostrato che Miliukov è impotente nei confronti dell’Inghilterra e della Francia, le quali tengono in carcere i loro so- cialisti internazionalisti, oppure che Miliukov non vuole prendere misure serie. Gli scambi di prigionieri tedeschi e russi sono già avvenuti decine di volte nel corso della guerra. Kovalevski, membro del Consiglio di Stato, è stato scambiato con un austriaco, ecc. 1 governi hanno orga- nizzato piu volte questi scambi quando sì trattava dei ricchi. Perché dunque il governo attuale non vuole organizzare uno scambio a favore degli emigrati? Solo perché vuol togliere a un certo numero CONTRO GLI ISTIGATORI DI POGROM 125 di militanti la possibilità di prendere parte alla lotta rivoluzionaria. Che cosa fa la Russkaia volta e, con essa, i giornali, come la Riec e Yledinstvo , che ricalcano le sue orme? Continuano la loro campagna di odio, incitando gli elementi piu arretrati ad atti di violenza contro queste o quelle persone, e non pubblicano né il rapporto né la deliberazione del comitato esecutivo!... I nomi dei socialisti che hanno controllato e approvato tutti i passi compiuti dagli emigrati in relazione al viaggio sono stati comu- nicati al comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Si tratta dei socialisti francesi Loriot e Guilbeaux, del socia- lista svizzero Platten, dei socialisti svedesi Lindhagen (sindaco di Stoccolma), Carlson, Strom, Nerman, del socialista tedesco del gruppo di Karl Liebknecbt Hartstein, del socialista polacco Bronski. L'atteggiamento della Russkaia volia y della Riec e Aàì'Iedinstvo rende questi giornali complici di quelle forze oscure che minacciano di ricorrere alla violenza, ai pogrom, alle bombe. Compagni soldati e operai! Noi vi mettiamo in guardia contro i signori della Russkaia volia } della Riec e dell 'ledinstvo, dichiariamo ancora una volta che vogliamo spiegare a tutto il popolo le posizioni di tutti i partiti ed esigiamo che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati sia rispettato. Se il governo provvisorio, se la Riec } se il signor Plekhanov sono insoddisfatti dell'atteggiamento del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati, perché non lo dichiarano aperta- mente ? Perché non esigono che la questione venga riesaminata ? Per- ché temono di riprodurre ciò che le Izvestia soviet a rabocikh i soldatskikh deputatov hanno pubblicato nel n. 32? Perché? Solo per- ché vogliono seminare confusione! Se in una forma o nell'altra vi saranno degli atti di violenza, ne riterremo responsabili i redattori e i collaboratori della Russkaia volia , della Riec t delVIedinstvo e degli altri giornali che si permettono di non pubblicare il rapporto e la deliberazione del comitato esecu- tivo e conducono una tenebrosa campagna di odio. II Dielo naroda y giornale a cui collabora strettamente il ministro A.F. Kerenski, ha già detto che i metodi dei giornali menzionati favoriscono gli organizzatori di pogrom ( Dielo Naroda , n. 23). Sappiano i Miliukov, gli Amfiteatrov, i Plekhanov e gli altri 126 LENIN che, se la loro campagna darà inizio ad atti di violenza, questa vio- lenza si ritorcerà anzitutto contro di loro! Abbasso Tagitazione a favore dei pogrom! Abbasso gli eroi della calunnia e dell'inganno, che occultano le decisioni del comitato ese- cutivo! Compagni soldati e operai! Voi non permetterete che la libertà del popolo sia macchiata dai pogrom. Voi imporrete il rispetto delle decisioni del vostro soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Il Comitato centrale del POSDR Il comitato pietroburghese del POSDR Scritto il 13 o il 14 (26 o 27) aprile 1917. Pubblicato il 15 aprile 1917 nella Pravda, n. 33. CITTADINI, SONO QUESTI I METODI DEI CAPITALISTI DI TUTTI I PAESI 59 La Riec di oggi conclude il suo editoriale con le seguenti parole: « Il governo tedesco si adopera per mantenere l’unità interna in Ger- mania e dividere le potenze deirintesa. I nostri “pravdistf cercano con ogni mezzo di minare l’unità della Russia rivoluzionaria e aizzano il governo russo contro i governi alleati d’Inghilterra e di Francia. Non abbiamo forse motivo di sostenere che i “ragazzi*' di Lenin lavorano per von Bethmann Hollweg e per Guglielmo II? ». No, signori capitalisti, non avete alcun motivo per sostenerlo! Proprio noi, fautori della Pravda , e noi soltanto, anziché mantenere Punita interna in Germania, contribuiamo invece a distruggerla. Questo, signori capitalisti russi, è un fatto, che nessuna menzogna potrà mai cancellare. È un fatto che noi, fautori della Pravda , e noi soltanto, riven- dichiamo l’immediata e incondizionata scissione dei socialisti tedeschi dai Plekhanov tedeschi, cioè dagli Scheidemann, e dal « centro » te- desco, cioè da coloro die esitano, senza risolversi a un’irrevocabile rottura di principio con gli Scheidemann. È un fatto che noi, fautori della Pravda , e noi soltanto, siamo favorevoli all’unità esclusivamente con due gruppi di socialisti tede- schi (« Spartakus » e « Arbeiterpolitik »), i quali appoggiano la poli- tica di Karl Liebknecht, cioè una politica mirante a distruggere V unità interna in Germania. La politica di Karl Liebknecht consiste nel distrug- gere di fatto , e non a parole, l’« unità interna » tra capitalisti e operai in Germania. Ben sapendo che i capitalisti tedeschi e il loro Guglielmo sono degli imperialisti, cioè dei banditi, Karl Liebknecht, fin dalla con- 128 LENIN ferenza di Zimmerwald (settembre 1915), inviò una lettera che non venne pubblicata, perché a quel tempo Liebknecht aveva ancora una posizione legale. Ma chiunque sia stato a Zimmerwald conosce quella lettera 80 . In essa si diceva: niente tregua sociale, guerra civile! Ecco come il nostro compagno di idee Karl Liebknecht predicava P« unità interna » in Germania. Ecco che cosa predicavamo noi nella traduzione tedesca del nostro opuscolo pravdista 11 socialismo e la guerra (redatto da Zinoviev e Lenin) ei . Del resto, Karl Liebknecht non si limitò a dire queste cose, ma ad esse fu coerente nella sua azione. Dalla tribuna del parla- mento tedesco incitò i soldati a rivolgere le armi contro il proprio governo tedesco e partecipò ad una manifestazione di strada in cui si lanciò la parola d’ordine rivoluzionaria di « abbasso il governo! ». Ecco come Karl Liebknecht, sostenitore della nostra politica prav- dista, « si è adoperato per mantenere lunità interna in Germania ». Ecco per che cosa Liebknecht sta oggi languendo in un bagno penale. Del resto, se tutta la stampa dei capitalisti tedeschi qualifica apertamente Karl Liebknecht come un traditore e un vigliacco, tutti i giornali dei Plekhanov tedeschi lo accusano, piu o meno apertamente, di tradimento o di anarchismo. In tutti i paesi i capitalisti riversano fiumi di menzogne e ca- lunnie, di ingiurie e accuse di tradimento su quei socialisti che si comportano come Karl Liebknecht in Germania e come i fautori della Pravda in Russia, cioè su quei socialisti che distruggono P« unità interna » tra gli operai e i capitalisti di ogni paese, tra gli operai e i Plekhanov di ogni paese, tra gli operai e i « centristi » di ogni paese, e che realizzano l’unità degli operai di tutti i paesi per mettere termine alla guerra imperialistica, di brigantaggio e di rapina, per emancipare l’umanità intera dall’oppressione del capitale. In Germania i capitalisti perseguitano come traditori Karl Lieb- knecht e i suoi amici. In Germania il nostro compagno Karl Liebknecht è stato più volte minacciato di linciaggio. Persino un Plekhanov te- desco, il socialsciovinista David, ne ha parlato. In Russia i capitalisti perseguitano come traditori i sostenitori della Pravda. In Inghilterra i capitalisti perseguitano come traditore il maestro scozzese MacLean, che sta languendo in un bagno penale per aver commesso lo stesso CITTADINI, SONO QUESTI I METODI DEI CAPITALISTI 129 delitto, lo stesso « tradimento » che viene imputato a Karl Liebknecht e a noi, fautori della Pravda . In Francia il governo dei capitalisti repubblicani tiene in carcere il francese Contant e il russo Raiev per aver pubblicato dei manife- stini intitolati: « Imponiamo la pace con la forza ». Signori della Riec y signori ministri, signori membri del governo rivoluzionario, mandate i pravdisti al bagno penale, incitate il popolo russo a inviarveli! Solo cosi imiterete effettivamente la politica del- T« alleata » (dello zar Nicola II, perché è stato lui a stipulare l’allean- za! ) Inghilterra capitalistica, che tiene in carcere i pravdisti inglesi. Abbasso P« unità interna » tra gli operai e i capitalisti in tutti i paesi, perché questa « unità » ha condannato e condanna l’umanità agli orrori di una guerra imperialistica di brigantaggio condotta nel- l’interesse dei capitalisti! Viva l’unità di quei socialisti e operai di tutti i paesi che non si limitano a simpatizzare a parole con Karl Liebknecht, ma realizzano nei fatti la sua stessa politica contro i propri capitalisti! Scritto il 14 (27) aprile 1917. Pubblicato il 15 aprile 1917 nella Pravda, n. 33. UN « ACCORDO VOLONTARIO » TRA I GRANDI PROPRIETARI FONDIARI E I CONTADINI? Ecco il testo, pubblicato oggi nel Dien , del telegramma del mini- stro Scingarev, che abbiamo menzionato ieri nel nostro editoriale. « Dopo aver preso visione della deliberazione del comitato di Ranen- burg in merito alle semine, ritengo mio dovere dichiarare inammissibile la soluzione della questione agraria per mezzo di iniziative locali, in assenza di una legge che valga per tutto lo Stato. Gli atti d’arbitrio provocano un danno pubblico e mettono in pericolo la causa della libertà, suscitando discordie. La soluzione della questione agraria spetta per legge all’Assemblea costituente. Nel frattempo, localmente, presso i comitati di volost 62 per l’approvvigionamento, saranno organizzate camere agricole di conciliazione dove si realizzeranno accordi volontari tra i coltivatori e i proprietari ter- rieri. Anche la questione dell’affitto delle terre incolte viene studiata inten- samente. In nome dell’ordine pubblico, vi invito ad attenervi alle delibera- zioni del governo provvisorio e a non inventare arbitrariamente dei simu- lacri di legge. » Si può forse parlare di « democrazia », di « libertà del popolo », quando i contadini, che rappresentano notoriamente la stragrande e innegabile maggioranza della popolazione, non hanno il diritto di pren- dere una decisione e applicarla, ma devono aspettare gli « accordi volontari » tra coltivatori e proprietari terrieri? Un proprietario, che possiede 2.000 desiatine di terra, e trecento famiglie contadine, che possiedono in complesso 2.000 desiatine: ecco quale è, all’ingrosso, la situazione in Russia! Trecento contadini de- vono aspettare il « volontario » consenso di un solo grande proprie- tario fondiario!! È giusto, compagni soldati? Scritto il 14 (27) aprile 1917. Pubblicato il 15 aprile 1917 nella Pravda , n. 33. UNA VOCE ONESTA IN UN CORO DI CALUNNIATORI: La Malenkaia gazieta pubblica oggi una lettera che un gruppo di soldati del 4° distaccamento di automezzi della sanità ha indirizzato a tutti i compagni dell’esercito, esigendo che si apra un’inchiesta sulle circostanze del viaggio di Lenin e degli altri attraverso la Germania. Ecco una voce onesta che si leva sull’ondata di sudicie menzogne, di sordide calunnie e di appelli alla violenza. In realtà, ogni citta- dino ha il diritto e il dovere di esigere un’inchiesta su ogni fatto d’interesse pubblico. Ecco l’onesto atteggiamento delle persone oneste, che non ha niente in comune con quello degli istigatori di pogrom. Per questa via si sono posti subito , aH’indomani del loro arri- vo, Lenin e tutti i membri dei diversi partiti rientrati con lui. Hanno presentato un rapporto sul viaggio al comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati e indicato nel rapporto i nomi dei socialisti di due paesi neutrali, Svizzera e Svezia, che hanno firmato il verbale del viaggio, dopo aver preso visione di tutti i documenti. Del comitato esecutivo fanno parte Ckheidze, Tsereteli, Skobelev, Steklov, ecc. Essi hanno deciso di pubblicare il rapporto e la deliberazione del comitato esecutivo nelle Izvestia. A conclusione del rapporto si è deciso: « Il comitato esecutivo, dopo aver ascoltato i rapporti dei compagni Zurabov e Zinoviev, ha deciso di rivolgersi immediatamente al governo provvisorio e di pren- dere misure per l’immediato rientro di tutti gli emigrati, indipenden- temente dalle loro posizioni politiche e dal loro atteggiamento verso la guerra ». Il rapporto e la deliberazione sono stati pubblicati nel n. 32 delle izvestia il 5 aprile 1917. 132 LENIN È onesto e ragionevole non ristampare questo rapporto e que- sta deliberazione e condurre una campagna di istigazione alla vio- lenza? Si comportano giustamente i compagni del 4° distaccamento di automezzi della sanità, quando si affrettano a « stigmatizzare » gli emigrati, a trattarli da « traditori », a coprirli di « maledizioni » e altre ingiurie, senza aver prima esaminato ciò che è stato pubblicato nelle Izvestia ? Non è questo un atto di anarchismo, un invito a non rispettare i membri del comitato esecutivo eletti dagli operai e dai soldati? Scritto il 14 (27) aprile 1917. Pubblicato il 15 aprile 1917 nella Pravda , n. 33. Firmato: N. Lenin. CONFERENZA CITTADINA PIETROGRADESE DEL POSDR (b) 1 RAPPORTO SULLA SITUAZIONE ATTUALE E SULL'ATTEGGIAMENTO VERSO IL GOVERNO PROVVISORIO I. Testo del verbale Con molta piu precisione degli altri partiti, noi abbiamo definito in anticipo la linea politica, che è stata fissata nelle nostre risoluzioni. La vita ci ha offerto una situazione radicalmente nuova. L'errore piu grave in cui possano cadere dei rivoluzionari è quello di guardare indietro, verso le rivoluzioni del passato, mentre la vita apporta tanti elementi nuovi, che bisogna inserire nella catena generale degli eventi. Abbiamo definito con la massima esattezza le forze motrici della rivoluzione. I fatti hanno confermato le nostre vecchie tesi bolsceviche, ma il guaio è che i compagni sono voluti restare dei « vecchi » bol- scevici^ . Il movimento di massa si era sviluppato soltanto nelle file del proletariato e dei contadini. La borghesia dell'Europa occidentale era stata sempre contraria alla rivoluzione. Era questa la situazione a cui eravamo abituati. Ma le cose sono andate diversamente. La guerra imperialistica ha scisso la borghesia europea, e cosi, in nome dei loro fini imperialistici, i capitalisti anglo-francesi sono divenuti i sosteni- tori della rivoluzione russa. I capitalisti inglesi hanno cospirato diretta- mente con Guckov, Miliukov e l'alto comando dell'esercito. I capita- listi anglo-francesi si sono schierati a favore della rivoluzione. I gior- nali europei informano su tutta una serie di viaggi intrapresi da emis- sari dell'Inghilterra e della Francia per negoziare con dei « rivoluzio- nari » come Guckov. La rivoluzione ha trovato cosi un alleato impre- visto. E si è svolta come nessuno si aspettava. Noi abbiamo avuto quali alleati non solo la borghesia russa ma anche i capitalisti anglo- francesi. Quando ho detto queste cose, in una conferenza tenuta al- l'estero * 4 , un menscevico mi ha fatto osservare che noi avevamo avuto 136 LENIN torto, dal momento che la borghesia era risultata necessaria al successo della rivoluzione. Gli ho risposto che questo era stato « necessario » solo perché la rivoluzione trionfasse in otto giorni. Miliukov non aveva forse dichiarato, prima della rivoluzione, che, se per vincere si fosse dovuta fare la rivoluzione, egli sarebbe stato contrario alla vittoria? Non bisogna dimenticare queste parole di Miliukov. Cosi, nella sua prima fase, la rivoluzione si è sviluppata come nessuno si aspettava. I bolscevichi, alla questione della « difesa della patria », avevano risposto: se la vittoria toccherà alla rivoluzione bor- ghese sciovinistica (n. 47 del Sotsialdemokrat) €5 , la difesa della pa- tria sarà impossibile. L’originalità della situazione sta nel dualismo del potere. All’estero, dove non arriva nessun giornale che sia piu a sini- stra della R tee e dove la stampa della borghesia anglo-francese parla di un governo provvisorio interamente padrone della situazione e del « caos » regnante nel soviet dei deputati degli operai e dei soldati, nessuno ha un'idea precisa del dualismo del potere. Solo qui, in Russia, abbiamo appreso che è stato il soviet dei deputati degli operai e dei soldati a cedere il potere al governo provvisorio. Il soviet dei deputati degli operai e dei soldati è la dittatura del proletariato e dei soldati, i quali ultimi sono in maggioranza contadini. Esso è quindi la dittatura del proletariato e dei contadini. Ma questa « dittatura » ha stipulato un accordo con la borghesia. E su questo punto bisogna sottoporre a re- visione il « vecchio » bolscevismo. La situazione che si è creata dimo- stra che la dittatura del proletariato e dei contadini si è intrecciata con il potere della borghesia. Questa situazione è di un'originalità sor- prendente. Non si è mai vista una rivoluzione in cui i rappresentanti del proletariato e dei contadini rivoluzionari, pur essendo armati, si siano alleati alla borghesia e, avendo il potere, lo abbiano ceduto alla borghesia. La borghesia ha nelle sue mani la forza del capitale e della organizzazione. E c’è da stupirsi che gli operai si siano tuttavia dimo- strati abbastanza organizzati. La rivoluzione borghese in Russia è con- clusa nella misura in cui il potere è passato nelle mani della borghesia. I «vecchi bolscevichi» ci smentiscono: «No, non è conclusa, perché non c’è la dittatura del proletariato e dei contadini ». Ma il soviet dei deputati degli operai e dei soldati è proprio questa dittatura. Il movimento agrario può svilupparsi in due modi. I contadini possono impadronirsi della terra, senza che esploda la lotta tra il prò- CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 137 letariato agricolo e i contadini ricchi. Ma questa soluzione è poco pro- babile, perché la lotta delle classi non aspetta. Ripetere oggi ciò che dicevamo nel 1905 e non parlare della lotta di classe nelle campagne significa tradire la causa del proletariato. Già ora, nelle risoluzioni di numerosi congressi contadini, vedia- mo formulata l’idea di aspettare PAssemblea costituente per risolvere la questione agraria: e questa è una vittoria dei contadini ricchi, che simpatizzano per i cadetti. I contadini già occupano la terra. I socia- listi-rivoluzionari li trattengono, incitandoli ad aspettare PAssemblea costituente. Bisogna collegare la rivendicazione delPoccupazione imme- diata della terra con la propaganda per la costituzione di soviet dei deputati dei salariati agricoli. La rivoluzione democratica borghese è conclusa. Bisogna realizzare in modo nuovo il programma agrario. La lotta per il potere tra i grandi e i piccoli proprietari, che si sta oggi svolgendo qui, si estenderà anche alle campagne. La sola terra non può bastare ai contadini. Il numero dei contadini senza cavalli è aumentato di molto. E per il momento soltanto noi sviluppiamo la rivoluzione agraria, dicendo ai contadini di occupare subito la terra. Bisogna pren- dere la terra in modo organizzato, evitando di deteriorare il patri- monio. Pertanto il movimento agrario è solo una previsione, non è ancora un fatto. I marxisti hanno il compito di spiegare ai contadini il programma agrario, spostando il centro di gravità sui soviet dei deputati dei salariati agricoli. Ma c’è anche da aspettarsi che i conta- dini si alleino con la borghesia, come ha già fatto il soviet dei depu- tati degli operai e dei soldati. Bisogna quindi sviluppare ulterior- mente il movimento agrario. I contadini ricchi tenderanno natural- mente verso la borghesia, verso il governo provvisorio. E potranno trovarsi piu a destra di Guckov. Per il momento la vittoria del potere borghese è un fatto com- piuto. La situazione economica dei contadini li divide dai grandi proprietari fondiari. Ai contadini non occorrono i diritti sulla terra, ma i soviet dei deputati dei salariati agricoli. Chi consiglia ai con- tadini di aspettare PAssemblea costituente non fa che ingannarli. È nostro compito far emergere dal pantano piccolo-borghese una linea classista: la borghesia svolge a meraviglia il suo lavoro, facendo promesse d’ogni sorta, ma realizzando in concreto la sua politica di classe. 138 LENIN La situazione è tale, nei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, che il potere viene ceduto al governo provvisorio, mentre gli stessi socialisti si accontentano delle « commissioni di contatto ». Questo governo è composto, in realtà, dei migliori uomini di fiducia di una classe, ma si tratta appunto di una classe determinata. La piccola borghesia ha capitolato senza riserve dinanzi a loro. Se non riusciremo a far emergere una linea proletaria, tradiremo la causa del proletariato. La borghesia impera con Pinganno o con la violenza. Oggi dominano Pinganno e la lusinga, che assopiscono la rivoluzione. Le concessioni riguardano punti secondari. SulPessenziale (rivoluzione agraria) non si concede niente. Chi non vede che in Russia, a parte i bolscevichi, c’è soltanto il difensismo rivoluzionario e che esso ha avuto la meglio dappertutto è incapace di vedere i fatti; ebbene, il difensismo rivoluzionario significa l’abbandono di tutti i principi so- cialisti, in nome degli interessi rapaci del grande capitale, travestiti con le frasi sulla « difesa della patria », significa la capitolazione di- nanzi alla piccola borghesia. Quando ho parlato di « buona fede » delle masse simpatizzanti per il difensismo rivoluzionario, non avevo in mente una categoria morale, ma una definizione di classe. Le classi rappresentate nei soviet dei deputati degli operai e dei soldati non hanno alcun interesse alla guerra di rapina. In Europa la situazione è diversa. Laggiù il popolo è oppresso, e non di rado i pacifisti più opportunisti vengono perseguitati più di noi, fautori della Pravda. Da noi il soviet dei deputati degli operai e dei soldati fa trionfare la sua politica ispirata al difensismo rivoluzionario perché gode della fiducia delle masse e non perché ricorre alla violenza. L’Europa è invece un immenso carcere militare. Il capitale vi domina brutal- mente. In tutta l'Europa bisogna rovesciare la borghesia e non per- suaderla. In Russia i soldati hanno le armi: si son fatti ingannare paci- ficamente consentendo a « difendersi » da Guglielmo. In Europa non c’è un difensismo rivoluzionario « in buona fede » come in Russia, dove il popolo ha ceduto il potere alla borghesia per ignoranza, per inerzia, per l’abitudine al bastone, per tradizione. A parole Steklov e Ckheidze sono dei capi, di fatto si trascinano a rimorchio della borghesia, quali che siano le loro qualità, la loro conoscenza del mar- xismo, ecc.: sul piano politico sono dei cadaveri. Da noi il potere è nelle mani dei soldati, i quali simpatizzano per il difensismo. L’obiet- tiva situazione di classe dei capitalisti è una cosa. Essi fanno la guerra CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 139 per i loro interessi. I soldati sono proletari e contadini. Sono un’altra cosa. Che interesse hanno a conquistare Costantinopoli? No, i loro interessi di classe sono contrari alla guerra! Ecco perché è possibile illuminarli, fargli cambiare opinione, La chiave della situazione poli- tica è nel momento attuale nella capacità di spiegare la verità alle masse. Non si può ritenere di « poggiare » sulla massa rivoluzionaria, ecc., fino a quando non si sarà spiegato ai soldati e alle masse incon- sapevoli il significato della parola d’ordine: « Abbasso la guerra! ». Che cos-è il soviet dei deputati degli operai e dei soldati? Il suo significato di classe è nel fatto che esso è un potere diretto. Naturalmente, noi non abbiamo una libertà politica completa. Ma oggi non si può trovare altrove una libertà paragonabile con quella esistente in Russia. « Abbasso la guerra! » non significa deporre le armi, ma che il potere è passato a un’altra classe. L’essenziale con- siste oggi nello spiegare questo fatto. Il blanquismo aspirava a con- quistare il potere, poggiando su una minoranza. La nostra posizione è radicalmente diversa. Noi siamo ancora in minoranza e abbiamo coscienza della necessità di conquistare la maggioranza. A differenza degli anarchici, noi abbiamo bisogno dello Stato per passare al socia- lismo. La Comune di Parigi ci ha fornito il modello di uno Stato del tipo del soviet dei deputati operai: potere diretto degli operai organizzati e armati, dittatura degli operai e dei contadini. La funzione dei soviet, la funzione di questa dittatura è di usare la violenza organizzata per combattere la controrivoluzione, di difendere le con- quiste della rivoluzione nell’interesse della maggioranza e poggiando sulla maggioranza. Non vi può essere dualismo del potere nello Stato. I soviet dei deputati sono un tipo di Stato in cui la polizia è impos- sibile. Qui il popolo si governa da sé, ed è impossibile il ritorno alla monarchia. L’esercito e il popolo devono fondersi: ecco la vitto- ria della libertà! Tutti devono possedere un’arma. Per conservare la libertà bisogna armare tutto il popolo: sta qui l’essenza della Co- mune. Non siamo anarchici, non neghiamo l’organizzazione dello Stato, cioè la violenza in generale e, in particolare, quella esercitata dallo Stato degli operai organizzati e armati, l’organizzazione dello Stato realizzata attraverso i soviet. La vita ha fatto si che la dittatura del proletariato e dei contadini si intrecciasse con la dittatura della bor- ghesia. La fase successiva sarà la dittatura del proletariato, ma questo 140 LENIN ultimo non è ancora sufficientemente organizzato e istruito, bisogna istruirlo. In tutto il paese devono sorgere i soviet di deputati degli operai, ecc.: lo esige la vita stessa. Non c’è altra via. È questa la Comune di Parigi! Il soviet dei deputati degli operai non è una organizzazione corporativa, come vorrebbe la borghesia. Il popolo vede le cose in modo diverso e più giusto: esso vede nel soviet il potere. Vede che il solo modo per uscire dalla guerra è nella vittoria dei soviet dei deputati operai. Ecco il tipo di Stato che permetterà di avanzare verso il socialismo. Quando un gruppo s’impadronisce del potere, è ancora poco. La rivoluzione russa è andata più avanti: non vi può essere altro potere che quello del soviet, e la borghesia ha paura di questo fatto. Fino a che i soviet non avranno conquistato il potere, noi non lo prenderemo. La vita stessa deve spingere i soviet verso il potere. Altrimenti, non potremo uscire dalla guerra che i capitalisti conducono ingannando il popolo. Tutti i paesi sono suirorlo dell’abisso; bisogna rendersene conto; non c’è altra soluzione che non sia la rivoluzione socialista. Il governo deve essere abbattuto, ma non tutti interpretano bene questo punto. Il potere del governo provvisorio, poggiando sul soviet dei deputati operai, non può essere « semplicemente » rovesciato. Si può e si deve rovesciarlo conquistando la maggioranza nei soviet. O avanti, verso il potere unico dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, o indietro, verso la guerra imperialistica: non c’è altra via. Kautsky ha negato che la rivoluzione possa farsi nel corso della guerra. La vita stessa Io ha smentito. Quanto alla statizzazione e al controllo delle banche; è una cosa economicamente possibile, niente vi si oppone dal lato economico, una volta che il potere sia nelle mani degli operai. Naturalmente, con una tale concezione dei compiti del proletariato, non si può nemmeno parlare di unità con i « difensisti ». Riguardo alla nuova denominazione del partito, il termine di « socialdemocrazia » è improprio, scientificamente inesatto. Marx e Engels l’hanno ripetuto più volte. Se hanno « tollerato » questo ter- mine, è stato a causa della particolare situazione determinatasi dopo il 1871, quando bisognava preparare lentamente le masse popolari e la rivoluzione non era all’ordine del giorno. Anche la democrazia è uno Stato, ma già la Comune di Parigi si colloca ad un gradino più alto. Tutto il mondo è posto oggi di fronte alla questione pratica CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 141 del passaggio al socialismo. Il socialdemocratico Plekhanov e gli altri socialsciovinisti di tutti i paesi hanno tradito il socialismo. Dobbiamo chiamarci « partito comunista ». Tenuto il 14 (27) aprile 1917. Pubblicato integralmente in Petrogradskaìa obstcegorodskaia ì vserossiskaia konf erettisi RSDRP ( b ) v aprele 1917 g. t 1925. IL Resoconto della stampa Le vecchie formule tradizionali (dittatura del proletariato e dei contadini) già non soddisfano più le nuove condizioni. La dittatura democratica rivoluzionaria si è realizzata, ma non nella forma che noi indicavamo: si è intrecciata con la dittatura della borghesia imperia- listica. La guerra imperialistica ha rimescolato tutte le carte: ha tra- sformato i capitalisti anglo-francesi, nemici dichiarati della rivolu- zione, in fautori della rivoluzione per la vittoria (lo stesso è avvenuto per Paltò comando dell’esercito e per la borghesia controrivoluzio- naria). Questo concorso di circostanze storicamente eccezionale ha dato vita a una duplice dittatura: alla dittatura della borghesia e alla ditta- tura della democrazia rivoluzionaria. II popolo non è mai riuscito, sul piano organizzativo, a tenere il passo della borghesia; in Russia il popolo ha creato un suo potere organizzato, senza raggiungere al tempo stesso l’autonomia politica. Di qui il dualismo del potere, l’at- teggiamento di cieca fiducia della maggioranza piccolo-borghese dei soldati e di una parte degli operai nei confronti del governo provvi- sorio, la volontaria subordinazione della democrazia rivoluzionaria alla dittatura borghese. La peculiarità del momento è nel fatto che l’incon- sapevolezza delle masse intralcia la creazione di una maggioranza sta- bile e cosciente a sostegno della politica proletaria (tutte le altre cor- renti politiche sono passate per intero sulle posizioni della piccola borghesia). La democrazia rivoluzionaria è un insieme di elementi ete- rogenei (per la loro posizione e per i loro interessi di classe, che non 142 LENIN sono affatto la stessa cosa!). La loro stratificazione: in campagna con- tadini agiati, che hanno consolidato le loro posizioni con la legge del 9 novembre, e contadini poveri con un solo cavallo o senza ca- valli; in città strati vicini alla classe operaia e piccoli proprietari; la divisione dei proletari e dei jew/proletari dalla piccola borghesia è inevitabile, ma è possibile che la coesione dei proprietari aderenti al blocco rivoluzionario giunga a prendere il sopravvento sull’organiz- zazione delle masse intorno alle parole d’ordine proletarie. Non è per- tanto escluso che il potere rimanga nelle mani della borghesia e che non avvenga il passaggio del potere ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Conclusione: non è nostro compito rovesciare il go- verno provvisorio, che poggia sulla fiducia delle masse piccolo-bor- ghesi e di una parte delle masse operaie, è invece necessario spiegare pazientemente i compiti di classe e organizzare le masse. Pravda , n. 40, 8 maggio (25 aprile) 1917. 2 DISCORSO DI CHIUSURA DEL DIBATTITO SULLA SITUAZIONE ATTUALE Il dibattito ha rivelato che esistono divergenze. Non posso repli- care su tutte le questioni. Circa il vecchio bolscevismo. Kalinin Io ha difeso. Ma ha finito per concludere che la nostra tattica odierna è giusta. L'altra posizione si è rivelata soprattutto come una deviazione verso la tattica della piccola borghesia. Si dice da sempre che bisogna realizzare la rivoluzione sino in fondo. Ma quale rivoluzione? La situazione oggettiva del 1905 era la seguente: il proletariato e i contadini costituivano i soli elementi rivo- luzionari, perché i cadetti erano favorevoli alla monarchia. Oggi il di- fensismo segna il passaggio dei contadini alla tattica piccolo-borghese. In tali condizioni non ha piu senso dire che si vuole realizzare la rivoluzione sino in fondo. La rivoluzione ha unito nel difensismo la piccola borghesia e altri elementi rivoluzionari. L’avvenire è della dittatura del proletariato e dei contadini. I con- tadini piccolo-borghesi, che si sono schierati su posizioni difensistiche, possono pronunciarsi a favore della monarchia. Dalla linea del bolscevismo scaturisce una linea nuova. La piccola e la grande borghesia si sono unite. Noi partiamo dalla differenza tra gli interessi di classe. I salariati agricoli devono essere contrari alla guerra imperialistica. I contadini piccoli proprietari sono favorevoli al difensismo. Il difensismo ha dimostrato che la piccola borghesia si è allonta- nata dalla classe operaia per collegarsi con la grande borghesia. I con- tadini poveri, che vivono in parte del loro lavoro nelle città, non hanno bisogno di questa guerra. Questa classe deve essere contraria alla guerra. 144 LENIN Bisogna accantonare il vecchio bolscevismo. È necessario delimi- tare la linea del proletariato salariato da quella della piccola borghesia. Le frasi sul popolo rivoluzionario si addicono a Kerenski, ma non al proletariato rivoluzionario. Non è gran merito essere rivoluzionari, o quanto meno democratici, oggi che Nicola è stato tolto di mezzo. La democrazia rivoluzionaria non vale gran che, è solo una frase che occulta, invece di mettere a nudo, la contraddizione tra gli interessi di classe. Il bolscevismo deve aprir gli occhi agli operai e ai contadini sull'esistenza di queste contraddizioni, non deve attenuarle. Se la guerra imperialistica colpisce economicamente il proletariato e i con- tadini, queste classi devono insorgere contro la guerra. Costituire una rete di soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini: ecco il compito del giorno. La Russia intera si sta già coprendo di una rete di organi di autogoverno. La soppressione della polizia e dell'esercito permanente, l’armamento generale del popolo, tutto questo potrà realizzarsi solo attraverso l'autogoverno locale. Ho parlato del soviet dei deputati operai solo perché già esiste. Si dice che bisogna « tenere occupato » il proletariato. È quel che fanno Ckheidze, il governo provvisorio e altri, effondendosi in frasi altisonanti sulla democrazia rivoluzionaria. Il bolscevico deve distinguere tra il proletariato e la piccola borghesia e deve lasciare a Kerenski espressioni come « democrazia rivoluzionaria », « popolo rivoluziona- rio ». In Russia la democrazia è imperialistica. Si dice che noi restrin- giamo il nostro lavoro a una semplice attività culturale. È falso. Votare risoluzioni sull'Assemblea costituente, ecc. significa « tenere occupa- to » il proletariato. Il vero lavoro consiste nella soppressione dell’esercito permanente, della burocrazia e della polizia, nella realizzazione dell'armamento gene- rale del popolo. L'Assemblea costituente non strangolerà la rivoluzione, perché di essa nessuno parla attualmente e nessuno si accinge a convocarla. Soltan- to i socialisti-rivoluzionari possono « rivendicarne » la convocazione. La guerra in corso è una guerra mondiale. Viene condotta da de- terminate classi ed è stata generata dal capitale bancario. Solo il pas- saggio del potere a un’altra classe può metter fine alla guerra. La pace non potrà cambiare le cose, se le classi dominanti manterranno il potere. Bisogna indicare al proletariato le misure concrete che consentano di portare avanti la rivoluzione. Portare avanti la rivoluzione signi- CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 145 fica realizzare di propria iniziativa l 'autogoverno. Lo sviluppo della de- mocrazia non intralcia l’autogoverno e ci permette di assolvere i nostri compiti. La guerra può terminare soltanto con il passaggio del potere a un’altra classe, — alla qualcosa la Russia è piu vicina di ogni altro paese, — e in nessun caso con una tregua tra i capitalisti di tutti i paesi che ingannerebbe i popoli da essi strangolati. La Comune si adatta pienamente ai contadini. La Comune rappresenta il completo autogoverno locale, l’assenza di qualsiasi controllo dall'alto. I nove decimi dei contadini devono essere favorevoli alla Comune. La borghesia potrà accettare la nazionalizzazione della terra, se i contadini occuperanno le terre. Noi, in quanto partito proletario, dob- biamo dire che la terra di per sé non potrà nutrirli. Per coltivare la terra bisognerà quindi organizzare la Comune. Noi dobbiamo essere per la centralizzazione, ma vi sono dei momenti in cui questo compito deve essere assolto sul piano locale, in cui dobbiamo ammettere il massimo d’iniziativa sul piano locale. I cadetti già si comportano come funzio- nari. E dicono ai contadini: « Aspettate l’Assemblea costituente ». Solo il nostro partito lancia delle parole d'ordine che fanno progredire real- mente la rivoluzione. I soviet dei deputati operai hanno la piena possi- bilità di realizzare dappertutto le Comuni. Si tratta di sapere se il pro- letariato dispone di capacità organizzative, ma questo non si può calco- larlo in anticipo, bisognerà apprenderlo nell'azione. Il trotskismo dice: « Niente zar, ma un governo operaio ». È sba- gliato. La piccola borghesia esiste, non è lecito cancellarla. Essa però è composta di due parti. La parte piu povera marcia con la classe operaia. La guerra. Porre termine alla guerra con il pacifismo è un'utopia. Si può porre termine alla guerra con una pace imperialistica. Ma le masse non vogliono questa pace. La guerra è la continuazione della po- litica di classe. Per cambiare il carattere della guerra bisogna sostituire la classe che detiene il potere. La denominazione di partito comunista è teoricamente corretta. I socialisti di sinistra degli altri paesi sono troppo deboli. Sta a noi prendere l’iniziativa. Tenuto il 14 (27) aprile 1917. Pubblicato per la prima volta in Petrogradskaia obstcegorodskaìa i vserossiskaia konferentsi RSDRP (b) v aprele 1917 g. t 1925. 3 DUE REPLICHE SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO IL GOVERNO PROVVISORIO I Dopo il dibattito di ieri, posso limitarmi a qualche breve osserva- «ione. La risoluzione indica la via d’uscita. La situazione non è determi- nata soltanto dal fatto che queste o quelle classi sono rappresentate nel governo provvisorio, ma anche dal fatto che questo governo poggia sul soviet dei deputati operai. Ne consegue che non dobbiamo cedere alla piccola borghesia, ma costituire dei gruppi distinti, non per sepa- rarci dalla piccola borghesia, ma per spingerla avanti. La confisca di tutte le terre è un passo in avanti del popolo rivoluzionario. La sosti- tuzione dell’esercito permanente con la milizia è un altro passo in avanti. II Il compagno Kamenev accetta la politica di Ckheidze e Steklov. Naturalmente, se non saremo noi a dirlo, nessuno dirà che il governo provvisoria trascina per le lunghe la convocazione dell’Assemblea costi- tuente. Tutti vogliono continuare la guerra. Si cerca di organizzare la controrivoluzione. Il controllo è un inganno in un periodo rivoluzio- nario. Le elezioni potrebbero essere fissate in tre giorni. Enumerando i « peccati », daremo ai nostri agitatori dati precisi. Non c’è modo di cercare la verità nel comitato di contatto. Non si può controllare, se CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 147 non si ha il potere. È una pura sciocchezza controllare mediante le risoluzioni, ecc. Il controllo è un’idea nebulosa, un’illusione piccolo- borghese che si dissipa pian piano. Pronunciate il 15 (2$) aprile 1917 e pubblicate per la prima volta in Petrogradskaia obstcegorodskaia i vserossiskaia konferentsi RSDRP ( b ) v aprele 1917 g. t 1925. 4 RISOLUZIONE SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO IL GOVERNO PROVVISORIO Considerando: 1. ,che il governo provvisorio è per il suo carattere di classe Porgano del dominio dei grandi proprietari fondiari e della borghesia; 2. che questo governo e le classi che esso rappresenta sono indisso- lubilmente legati, sul piano economico e politico, all’imperialismo russo e anglo-francese; 3. che esso realizza persino il suo programma in maniera in- completa e solo sotto la pressione del proletariato rivoluzionario e, in parte, della piccola borghesia; 4. che le forze della controrivoluzione borghese e agraria, le quali si organizzano nascondendosi dietro la bandiera del governo provvisorio e con la sua palese compiacenza, hanno già sferrato l’attacco contro la democrazia rivoluzionaria; 5. che il governo provvisorio continua a differire la data delle elezioni per l’Assemblea costituente, intralcia l’armamento generale del popolo, si oppone al passaggio di tutta la terra al popolo, cercando di imporre una soluzione della questione agraria conforme agli interessi dei grandi proprietari fondiari, ostacola l’introduzione della giornata lavora- tiva di otto ore, incoraggia nell’esercito l’agitazione controrivoluzionaria (di Guckov e soci), organizza i quadri superiori dell’esercito contro i soldati, ecc.; 6. che al tempo stesso il governo poggia attualmente sulla fiducia e, in una certa misura, sull’accordo diretto con il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado, che raggruppa oggi la mag- gioranza incontestabile degli operai e dei soldati, cioè dei contadini; CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 149 7. che ciascun atto del governo provvisorio, tanto in politica este- ra quanto in quella interna, aprirà gli occhi non solo ai proletari della città e della campagna e ai semiproletari, ma anche a grandi strati di piccola borghesia circa la reale natura di questo governo; la conferenza decide : 1. che per assicurare il passaggio di tutto il potere dello Stato ai soviet dei deputati degli operai e dei contadini o ad altri organismi che esprimano direttamente la volontà del popolo, bisogna svolgere un lungo lavoro inteso a illuminare la coscienza di classe del proletariato e ad unire i proletari della città e della campagna contro le oscillazioni della piccola borghesia, poiché questo lavoro è la sola reale garanzia del- l’avanzata vittoriosa di tutto il popolo rivoluzionario; 2. che questo lavoro esige un’attività multiforme in seno ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati, Paumento numerico dei soviet, il loro consolidamento, la coesione nel loro seno dei gruppi proletari internazionalistici del nostro partito; 3. che l’organizzazione delle nostre forze socialdemocratiche deve essere intensificata perché una nuova ondata del movimento rivoluzio- nario si levi sotto la bandiera della socialdemocrazia rivoluzionaria. Pravda, n. 35, 1° maggio (18 aprile) 1917. 5 DUE REPLICHE SUL PROBLEMA DELLE ELEZIONI COMUNALI I Dato che le elezioni si faranno con la proporzionale, a che cosa servirà un blocco? La minoranza è assicurata. Mi oppongo energica- mente al compagno Kalinin, perché un blocco con la piccola borghesia, con gli sciovinisti, è inconcepibile. L’idea stessa di un blocco con la piccola borghesia, appoggiata dai capitalisti, è un tradimento del socia- lismo. Con chi dovremo accordarci? Con gli editori dell’ Internai stonai? Ma questa rivista non è ancora uscita 66 , e quindi noi non ne cono- sciamo i fautori. Ckheidze è la peggiore copertura del difensismo. Trotski, al tempo in cui pubblicava il suo giornale a Parigi, non si è mai dichiarato nettamente contrario o favorevole a Ckheidze. Dal canto nostro, ci siamo sempre schierati contro Ckheidze, poiché costui ma- schera abilmente lo sciovinismo. Trotski non si è mai pronunciato sino in fondo. Chi ci assicura che Larin (editore dell 'Internatsional) non seguirà la stessa tattica? Dobbiamo presentare un programma preciso. La lotta si svolge attualmente fra tre partiti: il primo è un partito di rapinatori e assassini; il secondo è il partito di coloro che con le belle frasi cercano di coprire i rapinatori; il terzo partito, infine, è contrario ad appoggiare in qual- siasi modo i rapinatori e intende svelare tutti gli errori, compresi quelli del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Il torto del soviet non sta nel non aver preso il potere, ma nelTindurre in errore il popolo, nel gridare vittoria nei confronti del governo. CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 151 II Sono assolutamente favorevole all’idea di inserire nelle nostre liste i candidati menscevichi che rompano con lo sciovinismo. Non si tratta di un blocco. La Russia è molto organizzata riguardo ai partiti. A pro- posito del programma, i problemi principali sono: milizia retribuita, questione alimentare, questione delle imposte. Pronunciate il 22 aprile (5 maggio) 1917 e pubblicate per la prima volta in Petrogradskaia obstccgorodskaia i vserossiskaia konferentsi RSDRP (b) v a prete 1917 g. t 1925. 6 RISOLUZIONE SULLA QUESTIONE COMUNALE La piattaforma comunale non può ridursi in nessun caso, soprat- tutto in un periodo rivoluzionario come Fattuale, alle sole questioni comunali. Essa deve fornire una risposta precisa a tutte le questioni poli- tiche più importanti del nostro tempo e, in particolare, alle questioni della guerra e dei compiti del proletariato nei confronti del potere centrale. Anche per le questioni comunali, milizia, approvvigionamento, abitazioni, imposte, non possiamo aspettarci che i partiti piccolo-bor- ghesi consentano con le misure rivoluzionarie indispensabili alla lotta contro la guerra e le sue conseguenze. Per tutti questi motivi dobbiamo presentarci alle elezioni senza entrare in nessun blocco, innalzando la bandiera del programma teo- rico proletario e spiegando al popolo la differenza radicale che separa i tre principali gruppi di partiti: 1) i cadetti e i partiti che stanno più a destra di loro; 2) i partiti della piccola borghesia (populisti) e degli operai che subiscono l’influenza della borghesia (menscevichi di- fensisti); 3) il partito del proletariato rivoluzionario (bolscevichi). Le condizioni tecniche delle elezioni, che si svolgeranno con il sistema proporzionale, rendono tecnicamente superflui i blocchi. Sono da incoraggiare in ogni modo il ravvicinamento e una mi- gliore conoscenza reciproca, sulla base del lavoro pratico, con i men- scevichi che respingano di fatto il difensismo rivoluzionario e rifiu- tino l’appoggio al governo provvisorio; con questi compagni si pos- sono formare liste comuni, a patto che esista un accordo sulle questioni essenziali. Bisogna elaborare un progetto concreto di programma co- munale, soprattutto per ciò che riguarda la milizia proletaria, retribuita dai capitalisti. Pravda , n. 46, 15 (2) maggio 1917. 7 PROGETTO DI RISOLUZIONE SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI SOCIALISTA-RIVOLUZIONARIO E SOCIALDEMOCRATICO (MENSCEVICO) Considerando: 1) che i partiti socialista-rivoluzionario, socialdemocratico mensce- vico, ecc. sono passati, nella stragrande maggioranza dei casi, sulle posizioni del « difensismo rivoluzionario » e hanno votato il prestito, sostenendo di fatto la guerra imperialistica, condotta dal governo im- perialistico dei capitalisti Guckov, Lvov e soci; 2) che questi partiti appoggiano il governo provvisorio, il quale rappresenta gli interessi del capitale e ha assunto una posizione controrivoluzionaria non solo in politica estera ma anche in quella interna; 3) che questi partiti si son fatti ingannare dai capitalisti e ingannano a loro volta il popolo con Pillusoria speranza di riuscire, senza detenere il potere dello Stato, ma ponendo « rivendicazioni » al governo provvisorio, « controllan- dolo », ecc., a modificare la natura di classe di questo governo capita- listico e a distoglierlo dalla sua politica imperialistica, attualmente necessaria ai capitalisti, e dai suoi attentati controrivoluzionari alla libertà; 4) che il connesso oscuramento della coscienza di classe dei semiproletari, accentuato da questi partiti, sulla base della cieca cre- dulità dimostrata in generale dalle masse verso i capitalisti che oggi ricorrono principalmente all’inganno e alla lusinga, è la causa prima del ristagno della rivoluzione e della sua eventuale sconfitta per opera delle forze controrivoluzionarie dei grandi proprietari fondiari e della borghesia, la conferenza decide: 1) di considerare il voto a favore del prestito, nonché in gene- rale l’accettazione delle posizioni del difensismo rivoluzionario, come un completo e assoluto tradimento del socialismo, della lotta di classe 154 LENIN proletaria e dei principi dell’ internazionalismo, cioè delPunione fra- terna degli operai di tutti i paesi contro i capitalisti di tutti i paesi; 2) di considerare che i partiti summenzionati difendono gli interessi e il punto di vista della piccola borghesia e corrompono il proleta- riato propagando tra le sue file l’influenza della borghesia; 3) di ritenere assolutamente impossibile l’unificazione con dei partiti che, in quanto tali, sostengono il governo provvisorio, il di- fensismo rivoluzionario, ecc., poiché questi partiti sono passati da una posizione proletaria di classe ad una posizione piccolo-borghese; 4) che, nei confronti di alcuni gruppi locali di operai aderenti al menscevismo, ecc. ma desiderosi di sostenere una posizione interna- zionalistica contro il « difensismo rivoluzionario », contro il voto a favore del prestito, ecc., la politica del nostro partito deve consistere neirappoggiare questi operai e questi gruppi, nell’ avvicinarsi a loro, nel favorire l’unificazione con loro, sulla base di una rottura incon- dizionata con il tradimento piccolo-borghese del socialismo. Pubblicata per la prima volta in Petrogradskaia obstcegorodskaia i vserossiskaia konfcrcrttsi RSDRP (b) v aprele 1917 g. t 1925. 8 PRESENTAZIONE DELLA RISOLUZIONE SULLA GUERRA La risoluzione sulla guerra è stata esaminata in commissione, ma non è stata ancora elaborata definitivamente. Io penso che questa risoluzione sarà presentata nella sua versione integrale e definitiva alla conferenza di tutto il partito. Per il momento propongo che si dia lettura della risoluzione nella sua redazione attuale. La risoluzione si articola in tre parti: 1) cause oggettive della guerra; 2) difensismo rivoluzionario; 3) come mettere fine alla guerra. Pronunciata il 22 aprile (5 maggio) 1917 e pubblicata per la prima volta in Petrogradskaia obstcegorodskaia i vserossiskaia konf erettisi RSDRP (b) v aprele 1917 g., 1925. 9 PROGETTO DI RISOLUZIONE SULLA GUERRA #T I La guerra attuale è per entrambi i gruppi di potenze bellige- ranti una guerra imperialistica, condotta cioè dai capitalisti per la su- premazia sul mondo, per la spartizione del bottino capitalistico, per la conquista di mercati redditizi per il capitale finanziario, bancario, per il soffocamento delle nazioni deboli. Il fatto che in Russia il potere sia passato da Nicola II al go- verno di Guckov, Lvov, ecc., governo di grandi proprietari fondiari e di capitalisti, non ha cambiato e non poteva cambiare il carattere e il significato di classe di questa guerra nei riguardi della Russia. Che il nuovo governo continui la stessa guerra imperialistica, "cioè una guerra di conquista e di brigantaggio, è apparso con singo- lare evidenza nel momento in cui esso, invece di rendere pubblici i trattati segreti stipulati dall’ex zar Nicola II con i governi capita- listici dTnghilterra, di Francia, ecc., li ha ratificati formalmente. E ha compiuto tale atto senza consultare il popolo e col preciso intento di ingannarlo, perché nessuno ignora che questi trattati segreti deirex zar sono, dalla prima all’ultima riga, dei trattati briganteschi, che promettono ai capitalisti russi il saccheggio della Cina, della Persia, della Turchia, dell’Austria, ecc. Un partito proletario non può pertanto appoggiare né la guerra in corso né il governo attuale né i suoi prestiti, a dispetto delle belle parole con cui questi prestiti vengono presentati, se non vuole rompere completamente con Tinternazionalismo, cioè con la fraterna solidarietà degli operai di tutti i paesi nella lotta contro Toppressione del capitale. CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 157 Nessuna fiducia merita la promessa dell’attuale governo di ri- nunciare alle annessioni, cioè a conquistare dei paesi stranieri o a tenere con la forza entro i confini della Russia determinate popola- zioni. In primo luogo, infatti, i capitalisti, che sono legati per mille fili al capitale bancario russo e anglo-francese e che difendono gli interessi del capitale, non possono rinunciare alle annessioni nella guerra attuale, senza cessare di essere dei capitalisti, senza rinunciare ai profitti derivanti dai miliardi investiti nei prestiti, nelle conces- sioni, nell’industria bellica, ecc. In secondo luogo, dopo aver rinun- ciato alle annessioni per ingannare il popolo, il nuovo governo ha dichiarato il 9 aprile 1917, a Mosca, per bocca di Miliukov, che non può fare una tale rinuncia. In terzo luogo, come ha rivelato il Dielo naroda , giornale a rui collabora il ministro Kerenski, Miliukov non ha nemmeno mandato all’estero la dichiarazione con cui rinunciava alle annessioni. La conferenza, mettendo in guardia il popolo contro le vuote promesse dei capitalisti, dichiara pertanto che bisogna distinguere net- tamente tra la rinuncia verbale alle annessioni e la rinuncia effettiva, che consiste nel pubblicare immediatamente tutti i briganteschi trattati segreti, tutti i documenti di politica estera, e nell’effettuare senza indugi la piu completa emancipazione di tutte le nazionalità che la classe dei capitalisti, continuando la politica dell’ex zar Nicola II, politica disonorevole per il nostro popolo, opprime, lega con la vio- lenza alla Russia o lede nei loro diritti. II Il cosiddetto « difensismo rivoluzionario », che ha conquistato attualmente in Russia quasi tutti i partiti populistici (socialisti-popo- lari, trudovikt , socialisti-rivoluzionari) e il partito opportunistico dei socialdemocratici menscevichi (Comitato di organizzazione, Ckheidze, Tsereteli, ecc.), nonché la maggioranza dei rivoluzionari senza partito, per il suo significato di classe rappresenta, da un lato, gli interessi e il punto di vista della piccola borghesia, dei piccoli proprietari, dei contadini agiati, che, alla pari dei capitalisti, traggono profitto dalla violenza esercitata sui popoli deboli, ed è, dall’altro lato, il risultato dell’inganno perpetrato ai danni delle masse popolari dai ca- 158 LENIN pitalisti, che non pubblicano i trattati segreti e se la cavano con le promesse e i bei discorsi. Bisogna riconoscere che le grandi masse dei « difensisti rivolu- zionari » sono in buona fede, cioè effettivamente ostili alle annes- sioni, alle conquiste e alla violenza esercitata sui popoli deboli, effet- tivamente desiderose di una pace democratica, non imposta con la violenza, tra tutti i paesi belligeranti. Bisogna prendere coscienza di questo fatto, perché la situazione di classe dei proletari e dei semipro- letari della città e della campagna (cioè di coloro che vivono in tutto 0 in parte vendendo la propria forza-lavoro ai capitalisti) è tale che essi non sono interessati ai profitti dei capitalisti. Perciò la conferenza, considerando del tutto inammissibile e di fatto come una completa rottura con l'internazionalismo e il socialismo qualsiasi concessione al « difensismo rivoluzionario », dichiara al tem- po stesso quanto segue: fino a che i capitalisti russi e il loro governo provvisorio si limiteranno a minacciare il ricorso alla violenza contro il popolo (per esempio, il famigerato decreto di Guckov che com- mina pene per i soldati che destituiscano di propria iniziativa gli uffi- ciali), fino a che i capitalisti non saranno ricorsi alla violenza contro 1 soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, dei sala- riati agricoli, ecc., liberamente organizzati e che liberamente revocano ed eleggono tutte le autorità, fino ad allora il nostro partito sosterrà la rinuncia alla violenza in generale e lotterà contro il profondo e fatale errore del «difensismo rivoluzionario» con la sola persuasione fraterna, chiarendo che l'atteggiamento di cieca credulità delle grandi masse verso il governo dei capitalisti, verso il governo dei peggiori nemici della pacé e del socialismo, è attualmente in Russia il prin- cipale ostacolo alla rapida conclusione della guerra. Ili Riguardo alla questione più importante, che consiste nel metter fine al piu presto e con una pace non imposta con la violenza ma veramente democratica a questa criminale e brigantesca guerra dei capitalisti, che ha condotto l'umanità sull'orlo della rovina, della fame e della morte, la conferenza riconosce e decide: che sarebbe del tutto assurdo supporre di poter mettere fine a CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 159 questa guerra mediante il rifiuto unilaterale dei soldati di un solo qualsiasi paese di proseguire la guerra, mediante la cessazione unilate- rale delle operazioni di guerra, « piantando le baionette nella terra ». Il nostro partito spiegherà pazientemente ma con tenacia al po- polo questa verità: che le guerre vengono condotte dai governi , che le guerre sono sempre indissolubilmente collegate con la politica di determinate classi e che pertanto la guerra iniziata dai briganti con la corona (dai monarchi come Nicola II) e senza corona (dai capita- listi) può concludersi con una pace veramente democratica e non im- posta con la violenza nel solo caso in cui il potere passi nelle mani di una classe che non abbia realmente nessun interesse a tutelare i profitti dei capitalisti, di una classe che sia realmente capace di porre fine all’oppressione del capitale, della classe dei proletari e dei semi- proletari. Solo questa classe può rinunciare di fatto alle annessioni, spez- zare la tela di ragno del capitale finanziario, bancario, trasformare in determinate condizioni, non solo a parole ma nei fatti , la guerra di rapina in una guerra proletaria rivoluzionaria, in una guerra che non tenderebbe a soffocare i popoli deboli, ma ad emancipare gli operai e i contadini di tutto il mondo dall’oppressione del capitale. La conferenza protesta ancora una volta contro la bassa calunnia diffusa dai capitalisti ai danni del nostro partito e secondo la quale noi saremmo favorevoli ad una pace separata con la Germania. Per noi i capitalisti tedeschi sono altrettanto furfanti dei capitalisti russi, inglesi, francesi, ecc., e Pimperatore Guglielmo è un bandito coro- nato come Nicola II e i monarchi inglese, italiano, romeno, ecc. Abbiamo già proclamato questa opinione non solo in russo, ma anche in tedesco, nella versione tedesca delPopuscolo di Zinoviev e Lenin Il socialismo e la guerra. Ma c’è di piu. Questi due compagni, in quanto redattori dell’or- gano centrale del nostro partito, nel n. 47 del Soisialdemokrat , uscito a Ginevra il 13 ottobre 1915, hanno dichiarato a nome del partito che, se la rivoluzione ci avesse condotto al potere nel corso della guerra, noi avremmo proposto subito e apertamente alla Germania e insieme a tutti i popoli una pace democratica non imposta con la violenza; inoltre, a causa del rifiuto d’una pace di questo tipo da parte dei capi- talisti tedeschi , inglesi , francesi , ecc. f avremmo condotto noi stessi 160 LENIN una guerra rivoluzionaria , incitando gli operai di tutti i paesi a unirsi a noi. La conferenza conferma per intero questa dichiarazione. La conferenza constata che in nessun paese belligerante* esiste oggi una libertà paragonabile a quella di cui gode la Russia né orga- nizzazioni rivoluzionarie di massa come i soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc., e pertanto in nessun altro paese può effettuarsi in modo altret- tanto facile e pacifico il passaggio di tutto il potere dello Stato nelle mani dell 'effettiva maggioranza del popolo, cioè degli operai e dei con- tadini poveri. La conferenza dichiara che i fondi per il sostentamento dei soldati non devono essere reperiti mediante i prestiti, che arricchi- scono i capitalisti, ma per mezzo di un’imposta particolarmente ele- vata sui redditi e sul patrimonio dei capitalisti. La conferenza dichiara che, fino a quando la maggioranza del popolo, in una situazione di completa libertà di agitazione e propa- ganda, non avrà compreso il legame indissolubile, che unisce la guerra in corso e gli interessi dei capitalisti, esisterà un unico mezzo pratico per accelerare là fine del massacro dei popoli. Questo mezzo è la fraternizzazione dei soldati al fronte. La conferenza prende atto che persino un giornale come il Novoie vremia , il quale difende senza riserve gli interessi dei capitalisti, ha dovuto ammettere in un telegramma da Kiev in data 12 aprile che la fraternizzazione è già cominciata al fronte. Tutta una serie di in- formazioni inviate dai delegati dei soldati al soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado conferma questo fatto. Cominciando a fraternizzare, i soldati della Russia e della Ger- mania, i proletari e i contadini in uniforme dei due paesi, hanno di- mostrato a tutto il mondo che il sicuro istinto delle classi oppresse dai capitalisti ha loro suggerito il vero mezzo per mettere fine al mas- sacro dei popoli. Per fraternizzazione noi intendiamo: in primo luogo, la pubbli- cazione di appelli in lingua russa, con traduzione tedesca, da diffon- dere al fronte; in secondo luogo, Porganizzazione al fronte, con la par- tecipazione di interpreti, di comizi di soldati russi e tedeschi, senza che i capitalisti e i generali e gli ufficiali dei due paesi che apparten- gono in maggioranza alla classe dei capitalisti possano impedire i CONFERENZA CITTADINA DEL POSDR 161 comizi e osino assistervi, non avendo ricevuto una particolare ed espressa autorizzazione da parte dei soldati. In questi appelli e in questi comizi bisognerà illustrare le posi- zioni sulla guerra e sulla pace da noi esposte più sopra e indicare che, se in entrambi i paesi, in Germania e in Russia, il potere passerà interamente ed esclusivamente nelle mani dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, tutta Tumanità potrà tirare un sospiro di sollie- vo, perché in questo caso sarà realmente garantita la conclusione più rapida della guerra, la pace più durevole e veramente democratica fra tutti i popoli, e sarà insieme garantito il passaggio di tutti i paesi al socialismo. Scritto fra il 5 e il 22 aprile (28 aprile e 5 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta nel v. XX delle Opere di Lenin. 1927. T SOLDATI E LA TERRA I soldati sono nella loro maggioranza contadini. E ogni contadino sa come i grandi proprietari fondiari abbiano oppresso e opprimano il popolo. Ma in che cosa consiste la forza dei grandi proprietari fondiari? Nella terra. I grandi proprietari fondiari possiedono decine di milioni di desiatine di terra. E quindi a milioni di famiglie contadine non resta che sottomettersi al giogo dei grandi proprietari fondiari. Nessuna « libertà » potrà aiutare i contadini, fino a che i grandi proprietari fondiari saranno padroni di decine di milioni di desiatine di terra. Tutte le terre dei grandi proprietari fondiari devono essere date al popolo. Tutte le terre del nostro paese devono diventare proprietà di tutto il popolo. Della terra dovranno disporre i soviet locali dei deputati dei contadini e dei salariati agricoli. In che modo si potrà ottenere tutto questo? Bisognerà organiz- zare subito, in tutta la Russia, in tutti i villaggi senza eccezione, i soviet di deputati dei contadini e dei salariati agricoli, sul modello dei soviet di deputati degli operai e dei soldati nelle città. Se i con- tadini e i salariati agricoli non si uniranno di loro iniziativa , se non prenderanno essi stessi nello loro mani il loro destino, nessuno al mondo verrà loro in aiuto, nessuno li emanciperà d al Passervi mento ai grandi proprietari fondiari. Ma perché i contadini possano confiscare immediatamente, sul posto, tutte le terre dei grandi proprietari fondiari e disporne equa- mente, rispettando il massimo ordine, preservando il patrimonio da qualsiasi deterioramento, è necessario che i soldati aiutino i contadini. n* 164 LENIN I contadini, i soldati e gli operai rappresentano nello Stato la stragrande maggioranza. Questa maggioranza vuole che tutte le terre passino immediatamente ai soviet dei deputati contadini. Nessuno po- trà ostacolare la maggioranza, se essa sarà ben organizzata (unita, com- patta), cosciente e armata. Soldati! Favorite Tunità e l'armamento di tutti gli operai e di tutti i contadini! Soldati! Unitevi più strettamente e saldamente agli operai e ai contadini! Non fatevi disarmare! Allora, e soltanto allora, il popolo avrà tutta la terra e si eman- ciperà dalFasservimento ai grandi proprietari fondiari. Sóldatskaia pravda l n. 1, 15 aprile 1917. Firmato: N. Lenin. IL CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI" Dal 13 aprile si è riunito al palazzo di Tauride un congresso di rappresentanti delle organizzazioni contadine e dei soviet dei de- putati contadini per discutere sulla convocazione di un soviet dei deputati contadini di tutta la Russia e sulla creazione di tali soviet nelle diverse località. Secondo il Dielo naroda , al congresso partecipano i rappresen- tanti di oltre venti governatorati. Sono già state approvate risoluzioni sulla necessità di organiz- zare al piu presto i « contadini » dal basso « in alto ». Si è ricono- sciuto che i « soviet dei deputati contadini nelle diverse istanze » sono « la miglior forma di organizzazione dei contadini ». Bykovski, membro dell’ufficio provvisorio per la convocazione dell'attuale congresso, ha dichiarato che la decisione di organizzare i contadini mediante la costituzione di un soviet dei deputati conta- dini di tutta la Russia è stata presa dal congresso cooperativo di Mosca ", che rappresenta dodici milioni di soci organizzati, cioè una popolazione di cinquanta milioni. Quest'iniziativa ha una portata eccezionale e deve essere soste- nuta con tutte le forze. Se il progetto sarà realizzato senza indugi, se i contadini, secondo le decisioni della maggioranza e non in base air« accordo volontario » con i grandi proprietari fondiari, preconiz- zato da Scingarev, prenderanno immediatamente tutta la terra, non ne trarranno un vantaggio solo i soldati, che riceveranno piu pane e carne, ma la stessa causa della libertà. Infatti, lorganizzazione dei contadini, alla base, senza funzionari, senza « il controllo e la sorveglianza » dei grandi proprietari fondiari e dei loro tirapiedi, è la piu sicura, è l'unica garanzia di successo 166 LENIN della rivoluzione, della libertà, della lotta di emancipazione della Russia dal giogo e dalla servitù dei grandi proprietari fondiari. Senza dubbio, tutti i membri del nostro partito, tutti gli operai coscienti appoggeranno con tutte le loro forze la costituzione di soviet dei deputati contadini, opereranno per accrescerne il numero e rinsal- darne il potere, faranno di tutto perché all'interno di questi soviet il lavoro venga svolto secondo uno spirito di classe conseguente e rigorosamente proletario. A tale scopo bisogna raggruppare separatamente gli elementi pro- letari (salariati agricoli, giornalieri, ecc.) in seno ai soviet contadini oppure (ma talvolta e) organizzare separatamente i soviet dei deputati dei salariati agricoli. Non ci proponiamo con questo di spezzettare le forze; ma, al contrario, per consolidare ed estendere il movimento, bisogna innal- zare lo strato o, meglio, la classe piu « bassa », per riprendere la ter- minologia dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti. Per far progredire il movimento, bisogna sottrarlo all'influenza della borghesia, sforzarsi di fargli superare le debolezze, i tentenna- menti e gli errori della piccola borghesia. Bisogna svolgere questo lavoro mediante la persuasione frater- na, senza anticipare gli avvenimenti, senza affrettarsi a « consolidare » sul piano organizzativo ciò che non è ancora penetrato a fondo nelle coscienze, ciò che non è stato ancora sufficientemente meditato, com- preso, sentito dagli stessi rappresentanti dei proletari e dei semipro- letari della campagna. Tuttavia, questo lavoro deve essere svolto, e bisogna iniziarlo subito e dappertutto. Le rivendicazioni pratiche, le parole d'ordine o, piu esattamente, le proposte da sottoporre a\Y attenzione dei contadini devono riguardare le questioni attuali e urgenti poste dalla vita. La prima questione è quella della terra. I proletari delle cam- pagne saranno favorevoli alLimmediato e completo passaggio di tutte le terre senza eccezione a tutto il popolo e alLimmediato trasferi- mento delle terre ai comitati locali. Ma la terra non nutre da sé. Molti milioni di contadini, sprovvisti di cavalli, di attrezzi e di se- menti, non trarranno alcun vantaggio dal trasferimento della terra al « popolo ». Bisogna quindi metter subito in discussione, e prendere le misure pratiche per risolverla, la seguente questione: non appena se ne pre- IL CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 167 senti la minima possibilità, le grandi imprese agricole continueranno a funzionare come tali, sotto la direzione degli agronomi e dei soviet dei deputati dei salariati agricoli, impiegando le macchine più perfe- zionate, le sementi migliori, i metodi più progrediti della tecnica agricola. Non possiamo nascondere ai contadini, e tanto meno ai prole- tari e ai semiproletari delle campagne, che, permanendo l’economia mercantile e il capitalismo, la piccola impresa non è in condizione di salvare l’umanità dalla miseria di massa, che bisogna pensare al passaggio alla grande impresa a carattere sociale e che bisogna mettersi subito all'opera , insegnando alle masse e apprendendo da loro i mezzi praticamente efficaci per operare questo passaggio. Un’altra questione molto importante e attuale è quella dell’orga- nizzazione e della gestione dello Stato. Non basta predicare la demo- crazia, non basta proclamarla e decretarla, non basta affidarne la rea- lizzazione ai « rappresentanti » del popolo nelle istituzioni rappresen- tative. Bisogna costruire subito la democrazia, dal basso, mediante l’ini- ziativa delle masse, mediante la loro partecipazione effettiva a tutta l’attività dello Stato, senza « sorveglianza » dall’alto, senza funzionari. Sostituire la polizia, i funzionari, l’esercito permanente con l’ar- mamento generale di tutto il popolo, con una milizia generale, di cui facciano parte tutti, comprese le donne: ecco un compito pratico che possiamo e dobbiamo affrontare subito. Quanto più le masse immette- ranno spirito d’iniziativa, inventiva, audacia e creatività in questo lavoro, tanto meglio sarà. Non solo i proletari e i semiproletari delle campagne, ma i nove decimi di tutti i contadini ci seguiranno imman- cabilmente, se sapremo spiegar loro in maniera chiara, semplice, com- prensibile, con esempi concreti, con gli insegnamenti della vita vis- suta, le nostre proposte: impedire la ricostituzione della polizia; impedire la restaurazione dell’onnipotenza dei funzionari, che sono di fatto inamovibili e che appartengono alla classe dei grandi proprietari fondiari o dei capitalisti; impedire che si ricostituisca un esercito permanente separato dal popolo, che è lo strumento più fedele dei molteplici tentativi di to- gliere la libertà e restaurare la monarchia; insegnare al popolo, fino ai suoi strati più bassi, l’arte di gover- nare lo Stato non solo con i libri, ma passando immediatamente 168 LENIN e dappertutto alle misure pratiche, all'applicazione deiresperienza del- le masse. Democrazia dal basso, democrazia senza funzionari, senza poli- zia, senza esercito permanente. Un servizio civile assicurato da una milizia composta da tutto il popolo in armi: ecco la garanzia di quella libertà che non ci potrà esser tolta né dallo zar né dai gagliardi generali né dai capitalisti! Pravda, n. 34, 16 aprile 1917. PER IL RITORNO DEGLI EMIGRATI I giornali odierni pubblicano un telegramma firmato da P.B. Axel- rod, L. Martov, Riazanov, Lunaciarski, Natanson, in cui si dice: « Con- statiamo V assoluta impossibilità di rientrare in Russia attraverso l’In- ghilterra ». Un telegramma, firmato da Mandelberg, membro della II Duma, dal prof. Reichsberg, da Felix Kon, da Ustinov, dalla Balabanova, da Andronnikov e altri, dice: « Vediamo la soluzione in un accordo tra i governi russo e te- desco... circa lo scambio degli internati... contro un numero corrispon- dente di prigionieri civili tedeschi internati in Russia ». Perché mai i signori della Russkaia volta e dell 'ledinstvo non dichiarano agenti tedeschi anche questi emigrati? Pravda , n. 34, 16 aprile 1917. LA NOSTRA POSIZIONE Risposta alla risoluzione della commissione esecutiva del soviet dei deputati dei soldati I giornali del 16 aprile pubblicano la seguente risoluzione: « Dopo aver esaminato le informazioni fomite dai compagni sulla dif- fusione di una propaganda disfattista, che si ammanta di una bandiera rivo- luzionaria, e spesso persino socialdemocratica, e soprattutto della propaganda svolta dai cosiddetti leninisti; considerando questa propaganda non meno dannosa di ogni propaganda controrivoluzionaria di destra e ritenendo ai tempo stesso impossibile l’adozione di misure repressive contro tale pro- paganda fino a che rimane neirambito della propaganda, la commissione esecutiva del soviet dei deputati dei soldati riconosce l’assoluta necessità di prendere tutte le misure utili per opporre a quest’azione propagandistica la nostra propaganda e la nostra agitazione. Dobbiamo adoperarci per rendere le nostre organizzazioni tanto forti da poter opporre in ogni momento la nostra azione ad ogni azione controrivoluzionaria, da qualunque parte pro- venga. È nostro fermo desiderio che il comitato esecutivo, allo scopo di com- battere contro la propaganda disfattista, conduca un'agitazione sistematica sulla stampa e, in particolare, nelle unità dell’esercito ». Ora, se si raffronta questa risoluzione con la dichiarazione, da noi già citata, deireditoriale delle Izvestia (del 17 aprile) contro « una campagna disonesta e ripugnante », si vedrà di colpo quale divisione politica si sia operata nei fatti su questo problema. La Russkaia volta , che conduce la campagna, e V Iedinstvo del signor Plekhanov, che fa propri « questi metodi di lotta », vengono riconosciuti da un testimone , cioè dal Dielo naroda. Tutt 'altra posizione assume la commissione esecutiva del soviet dei deputati dei soldati, la quale dichiara espressamente che è « im- possibile l’adozione di misure repressive contro tale propaganda fino a che rimane nelPambito della propaganda ». Per questo motivo abbiamo riprodotto integralmente la risolu- zione della commissione esecutiva e riteniamo utile analizzarla nella sua sostanza. LA NOSTRA POSIZIONE 171 La risoluzione dichiara la propaganda di Lenin « non meno dan- nosa di ogni propaganda controrivoluzionaria di destra ». Vediamo allora che cosa distingua nella sostanza: 1) la propa- ganda controrivoluzionaria di destra; 2) la propaganda a favore del governo provvisorio e dell’appoggio da concedergli; 3) la nostra pro- paganda. La destra vuole l’abbattimento del governo provvisorio e il ri- torno alla monarchia. Il governo provvisorio ha promesso di agire d’accordo con il soviet pietrogradese dei deputati degli operai e dei soldati. La nostra propaganda dice: tutto il potere dello Stato deve pas- sare ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc., e ad essi soltanto , perché questi soviet rappresentano notoria- mente la stragrande maggioranza del popolo. A tale scopo, con le nostre « spiegazioni » (come Lenin ha detto fin dal primo giorno, nelle sue tesi 70 , in termini chiari e precisi), vogliamo far compren- dere alla maggioranza del popolo la necessità di questo passaggio del potere. La destra è quindi favorevole al potere del monarca. I capitali- sti sono per il potere dei capitalisti (poiché il governo provvisorio è un governo di capitalisti) e promettono di agire d’accordo con il soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Noi invece vogliamo convincere la maggioranza del popolo che il potere deve appartenere esclusivamente ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati, ecc. È piu che evidente che la nostra propaganda non può esser detta « non meno dannosa di ogni propaganda controrivoluzionaria di de- stra » nemmeno dal punto di vista dei fautori di un accordo con il governo provvisorio. Anche i sostenitori dell’accordo si appoggiano infatti attualmente sulla maggioranza del popolo! Come possono allora definire « non meno dannosa di quella di destra » la nostra propa- ganda che tende a persuadere la maggioranza a prendere tutto il potere? È qui palese l’incoerenza. Il soviet dei deputati dei soldati non potrà ditendere per molto tempo questa posizione della sua commissione esecutiva. Proseguiamo. In che cosa consistono, nella sostanza, i nostri dissensi? 172 LENIN Essi riguardano, principalmente, tre punti. 1. La terra. Noi vogliamo che i contadini, in virtù delle loro stesse decisioni adottate sul posto a maggioranza, prendano subito tutta la terra, aumentando cosi la produzione di grano e carne per i soldati. Il governo provvisorio è per un « accordo » tra i contadini e i grandi proprietari fondiari, cioè per un « accordo » fra trecento con- tadini e un solo grande proprietario fondiario. Vedremo se, su questo punto, la maggioranza del popolo sarà con noi o con il governo provvisorio. ^ 2. Noi siamo per una repubblica in cui dal basso in alto non vi siano la polizia, l’esercito permanente (che, secondo noi, deve es- sere sostituito daH'armamento generale del popolo), una burocrazia che è di fatto inamovibile e gode di stipendi privilegiati, borghesi. Noi vogliamo la completa elettività e revocabilità di tutti i funzionari e la loro remunerazione con il salario operaio. II governo provvisorio vuole ricostituire una polizia di tipo or- dinario, vuole l’esercito permanente e la consueta burocrazia. 3. Il governo provvisorio è favorevole alla prosecuzione della stessa guerra intrapresa da Nicola il sanguinario. Il governo provvi- sorio è per la conferma dei trattati segreti di brigantaggio stipulati dallo zar e non intende consultare il popolo e nemmeno pubblicare i trattati Noi siamo contro questa guerra, contro la convalida dei trattati, per la loro pubblicazione. Noi consigliamo ai popoli, a tutti i popoli senza eccezione, di mettere fine a questa guerra con una pace che non sia imposta, cioè con una pace veramente democratica, con una pace che dia la libertà a tutti i popoli e a tutte le nazionalità senza eccezioni. Noi vogliamo dimostrare al popolo che, per mettere fine a questa guerra con una pace che realmente non sia una pace imposta, il potere deve passare interamente ed esclusivamente nelle mani dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Infatti, fino a quando il potere resterà nelle mani dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari (Guckov, Lvov, Miliukov), la guerra continuerà a trovarsi di fatto sotto la direzione dei capitalisti, tutte le promesse di una pace senza annessioni resteranno semplici prò- LA NOSTRA POSIZIONE 173 messe, la sfiducia delle masse operaie di tutto il mondo verso un governo di capitalisti sarà inevitabile, e la guerra andrà quindi per le lunghe. Domanda: che cosa bisognerà fare, se il potere passerà in Rus- sia nelle mani dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, men- tre in Germania non avverrà una rivoluzione che rovesci non soltanto Guglielmo II ma anche i Guckov e i Miliukov tedeschi (poiché, se il Nicola II tedesco sarà sostituito dai Guckov e Miliukov tedeschi, non vi sarà niente di cambiato riguardo alla guerra)? La nostra risposta è questa: il potere nelle mani dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati sarà il potere della maggioranza del popolo, e questa maggioranza è composta di operai e contadini poveri. Essi realmente non sono interessati alle annessioni, e quindi vi rinunceranno non a parole, ma nei fatti , e di fatto smetteranno di stare a guardia del profitto dei capitalisti. In queste condizioni anche noi accettiamo la guerra rivoluziona- ria contro i capitalisti di qualsiasi paese, perché essa sarà di fatto una guerra contro gli interessi del capitale, quale che sia, e non per gli interessi dei capitalisti di questo o quel paese. Domanda: come accelerare praticamente, subito, immediatamente la conclusione della pace, se è impossibile metter fine alla guerra pian- tando le baionette nella terra? La nostra risposta è questa: è impossibile metter fine alla guerra piantando nella terra le baionette o, in generale, con il rifiuto unilaterale di una delle parti belligeranti. Vi è e può esservi un solo mezzo pra- tico immediato (oltre alla vittoria della rivoluzione operaia sui capi- talisti) per accelerare la pace: la fratemizzazione dei soldati al fronte. Sosteniamo immediatamente, con la massima energia, con tutti i mezzi, senza riserve, la fratemizzazione dei soldati dei due gruppi bel- ligeranti. Questa fratemizzazione è già cominciata. Spingiamola avanti! È questa la nostra posizione. Noi siamo profondamente convinti che la maggioranza del popolo non la definirà « non meno dannosa di ogni propaganda controrivoluzionaria di destra ». Pravda, n. 33, 1° maggio (18 aprile) 1917. Firmato: N. Lenin. COME SI SONO LEGATI AI CAPITALISTI La Finansovaia gazieta, quotidiano dei grandi capitalisti e delle banche, mette bene in luce, nel suo editoriale del 17 aprile, un fatto della massima importanza, chiarendo come il partito dei socialisti-rivo- luzionari, il partito dei socialdemocratici menscevichi, ecc. si siano legati mani e piedi ai capitalisti mediante il famigerato « accordo » con il governo provvisorio. Riproduciamo integralmente Teditoriale. « Le sinistre e il prestito. « Il Prestito della libertà, emesso dal governo provvisorio, non ha su- scitato negli ambienti di sinistra lo stesso entusiasmo con cui è stato accolto dalla maggioranza della popolazione. « La stampa di sinistra si è divisa in tre gruppi. La Pravda di Lenin si è pronunciata chiaramente . contro il prestito, esprimendo in tal modo il punto di vista dei bolscevichi. L'Iedinstvo di Plekhanov ha sostenuto ener- gicamente il prestito. Infine, gli altri organi di stampa dei socialisti, la Rabociaia gazieta, Zemlià i volta e Volta naroda ì hanno assunto una posi- zione “intermedia**, non hanno detto né si né no, non si sono dichiarati favorevoli, ma nemmeno contrari al prestito. Un atteggiamento analogo è stato preso dal soviet dei deputati dei soldati e degli operai, che, dopo aver deciso in linea di principio di sostenere il prestito, di nuovo è tormentato oggi da dubbi ed esitazioni. E il Dien ha fatto bene a rimproverare di re- cente a questo gruppo centrista, che è il piu forte, perché ne fanno parte i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari, il suo atteggiamento indeterminato e ambiguo. « Quasi per dimostrare una volta di più che tale rimprovero è moti- vato, proprio ieri il soviet dei deputati dei soldati e degli operai è ritornato sulla questione già risolta del prestito e ha di nuovo espresso il suo parere in proposito. N.S. Ckheidze ha annunciato per i prossimi giorni una nuova dichiarazione del governo che illustrerà esaurientemente la sua posizione 176 LENIN sulle questioni della politica estera e interna. Egli ha proposto pertanto di rimandare fino a quel momento la discussione sul problema del prestito. « L’atteggiamento delle sinistre lascia perplessi, per non dir di peggio. Qualcuno deve pur dirigere lo Statò e realizzare le riforme a cui la Russia martire aspira. « Delle due l’una: o il governo attuale gode della fiducia delle sinistre, cioè si è comportato finora in modo da non violare i suoi impegni, oppure non gode piu di questa fiducia. Nel secondo caso, le sinistre, privando il governo provvisorio del loro sostegno, devono assumersi non soltanto il “controllo"' sulla sua attività ma anche tutto il fardello dell’amministrazione del paese e le proprie responsabilità dinanzi al popolo e alla storia. Se invece non hanno niente da rimproverare al governo provvisorio, natural- mente non hanno alcun diritto di aspettare i suoi atti futuri e devono con- cedergli tutto il loro appoggio. Sono comunque inammissibili la doppiezza, il riserbo elusivo, le reticenze, che, da un lato, non rendono affatto meno pesanti le responsabilità del governo provvisorio, il quale non può certo ap- pellarsi dinanzi alla storia al proprio isolamento, e che, dall’altro lato, lo privano di fatto del sostegno delle grandi masse democratiche, ponendolo in una situazione difficile. « La rettitudine è sempre stata un pregio delle correnti socialiste. La politica dei partiti socialisti non ha mai conosciuto l’elusività, la mollezza filistea, l’elastico opportunismo. Eppure, oggi, nella questione del prestito, i gruppi centristi del socialismo russo hanno tradito questi principi tradi- zionali e si sono incamminati lungo la via dell’equivoco ottobrista. L’opinione pubblica ha il diritto di invitarli a definire senza riserve il loro atteggia- mento sulla questione del prestito, a dichiarare con franchezza e onestà se desiderano sostenere il prestito e adempiere cosi il loro dovere morale verso il governo provvisorio, dandogli modo di accertare se dovrà poggiare sulle correnti di sinistra o prendere invece atto del disaccordo che li divide. » I maneggioni delle banche sono uomini pratici. E sono spassionati in politica: se hai promesso il tuo appoggio al governo capitalistico (che prosegue la guerra imperialistica), ebbene, sostieni il prestito! Giusto! Legandosi mani e piedi, i partiti socialista-rivoluzionario e menscevico si sono arresi impotenti ai capitalisti. La promessa di pub- blicare nei « prossimi giorni una nuova dichiarazione del governo che illustrerà esaurientemente [!!??] la sua posizione» — che è già arci- chiara! — « sulle questioni della politica estera e interna » è del tutto infondata. Non si può modificare la sostanza delle cose con « dichiarazioni » che contengono solo asserzioni, assicurazioni, declamazioni. E la sostan- za delle cose è che il governo dei capitalisti, il governo di Lvov, Guckov, Miliukov e soci, rappresenta gli interessi del capitale, è legato a questi COME SI SONO LEGATI AI CAPITALISTI 177 interessi, non può rompere (ammesso che io voglia) con la politica imperialistica, con la politica delle annessioni, delie conquiste. Servirsi di frasi che non dicono niente e a niente impegnano per « poggiare » sulle correnti « di sinistra », cioè per consolidare la propria politica imperialistica con il prestigio delle sinistre, senza allontanarsene in nulla nella pratica: ecco che cosa si propone il nostro governo impe- rialistico, ecco che cosa Ckheidze e i suoi amici lo aiutano — obietti- vamente — a realizzare. L'« equivoco ottobrata » (un’espressione felice): ecco un giudi- zio non solo realistico ma anche assolutamente esatto sulla linea dei socialisti-rivoluzionari e dei menscevichi formulato da uomini poi irici cbe vedono con chiarezza la sostanza delle cose. Pravda, n. 36, 3 maggio (20 aprile) 1917. SULLA MILIZIA PROLETARIA Il nostro giornale ha annunciato il 14 aprile, in una corrispondenza da Kanavino, nel governatorato di Nizni-Novgorod, che « in quasi tutte le fabbriche è stata istituita una milizia operaia retribuita dall'ammi- nistrazione aziendale ». L’autore della corrispondenza ci informa che nel distretto di Ka- navino esistono 16 fabbriche, con circa 30.000 operai, esclusi i ferro- vieri; e quindi l’istituzione di una milizia operaia, retribuita dai capi- talisti, si è già estesa in questa zona a un numero rilevante di grandi imprese. L’istituzione di una milizia operaia retribuita dai capitalisti è una misura che assume una portata enorme — e, senza esagerare, si potrebbe dire gigantesca, decisiva - — tanto sul piano pratico quanto su quello dei principi, La rivoluzione non può essere garantita, il successo delle sue conquiste non può essere assicurato, il suo ulteriore sviluppo è impossibile , se questa misura non viene generalizzata, condotta a buon fine e applicata in tutto il paese. I borghesi e i grandi proprietari fondiari repubblicani, che sono diventati repubblicani dopo essersi convinti deirimpossibilità di coman- dare sul popolo in altro modo , si sforzano di istituire una repubblica LI più possibile monarchica, sul tipo di quella repubblica francese che Stcedrin chiamava una repubblica senza repubblicani 7I . L’essenziale, per i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, oggi che si sono convinti della forza delle masse rivoluzionarie, è di salva- guardare le istituzioni fondamentali del vecchio regime, di salva- guardare i vecchi strumenti di oppressione: la polizia, la burocrazia, l’esercito permanente. Essi si sforzano di ricondurre la « milizia civile » alle forme del passato, di farne cioè dei piccoli reparti' armati, isolati SULLA MILIZIA PROLETARIA 179 dal popolo, il piu possibile vicini alla borghesia e diretti da elementi usciti dalla borghesia. Il programma minimo della socialdemocrazia rivendica la sostitu- zione delPesercito permanente con l'armamento generale del popolo. Ma la maggior parte dei socialdemocratici ufficiali d'Europa e la maggior parte dei capi dei nostri menscevichi ha « dimenticato » o accantonato il programma del partito, sostituendo Pinternazionalismo con lo sciovi- nismo (« difensismo ») e la tattica rivoluzionaria con il riformismo. Eppure, proprio oggi, nell'attuale momento rivoluzionario, l'arma- mento generale del popolo si impone con urgenza particolare. Sarebbe un inganno e un'ipocrita scappatoia dire che è superfluo armare il prole- tariato, dal momento che l'esercito è rivoluzionario, o affermare che « non ci sono » armi. Il problema è di mettersi subito all'opera per organizzare una milizia generale, che impari a maneggiare le armi, ben- ché « non ve ne siano » per tutti: al popolo infatti non occorrono necessariamente tante armi che ognuno abbia sempre la sua. L'impor- tante è che tutto il popolo impari a usare le armi ed entri a far parte della milizia che dovrà sostituire la polizia e l'esercito permanente. Per gli operai è sufficiente che non vi sia un esercito staccato dal popolo, che gli operai e i soldati si fondano in un'unica milizia di tutto il popolo. In caso contrario, l'apparato oppressivo resterà in vigore, pronto a servire oggi Guckov e i suoi amici, i generali controrivoluzionari, e forse domani un Radko Dmitriev o un qualsiasi pretendente al trono e ad una monarchia plebiscitaria. I capitalisti hanno oggi bisogno della repubblica, perché « non » possono « venire a capo » del popolo in altra maniera. Ma essi hanno bisogno di una repubblica « parlamentare », cioè di una democrazia limitata alle elezioni democratiche, al diritto d'inviare in parlamento uomini che, secondo la mordace e giustissima espressione di Marx, rappresentano e opprimono il popolo 71 . Gli opportunisti della socialdemocrazia contemporanea, che hanno rimpiazzato Marx con Scheidemann, hanno imparato a memoria la norma che « bisogna utilizzare » il parlamento (il che è incontestabile), ma hanno dimenticato gli insegnamenti di Marx sul significato della democrazia proletaria e su ciò che la distingue dal parlamentarismo borghese. II popolo ha bisogno della repubblica per educare le masse alla 12 * 180 LENIN democrazia. Non basta soltanto una rappresentanza di tipo democra- tico, ma occorre che tutta l’amministrazione dello Stato sia organizzata dal basso, dalle masse stesse, e che esse partecipino effettivamente a ogni progresso della vita e svolgano una funzione attiva neH’ammini- strazione. Sostituire Ì vecchi organi di oppressione, la polizia, la buro- crazia, l’esercito permanente, con l’armamento generale del popolo, con una milizia realmente generale: ecco l’unica via che premunisca in grande misura il paese dalla restaurazione della monarchia e che gli dia la possibilità di avanzare in maniera sistematica, risoluta e decisa verso il socialismo, non « introducendolo » dall’alto, ma iniziando le grandi masse dei proletari e dei semiproletari all’arte di governare lo Stato e di esercitare il potere statale nella sua globalità. L’ordine pubblico assicurato da una polizia che stia al di sopra del popolo e da una burocrazia che serva fedelmente la borghesia, non- ché da un esercito permanente diretto dai grandi proprietari fondiari e dai capitalisti: ecco l’ideale della repubblica parlamentare borghese, che aspira a perpetuare il dominio del capitale. L’ordine pubblico garantito da una milizia popolare, di cui tutti, uomini e donne, facciano parte e che sia capace di sostituire parzial- mente la burocrazia; l’elettività e la revocabilità in ogni momento di tutte le autorità, e inoltre l’assicurazione di un salario operaio e non di stipendi « nobiliari » o borghesi ai funzionari: ecco l’ideale della classe operaia. Quest’ideale non è solamente scritto nel nostro programma, non esiste soltanto nella storia del movimento operaio d’Occidente, cioè nell’esperienza della Comune di Parigi, non è stato soltanto analizzato, sottolineato, chiarito, raccomandato da Marx: gli operai di Russia lo hanno già realizzato praticamente nel 1905 e nel 1917. I soviet dei deputati operai, per il loro significato, per il tipo di potere statale a cui danno vita, sono appunto gli istituti di una demo- crazia che sopprime i vecchi organi di oppressione e si avvia a costi- tuire una milizia di tutto il popolo. Ma come rendere di tutto il popolo la milizia, se i proletari e i semiproletari sono costretti a lavorare nelle fabbriche e sono schiac- ciati dal lavoro forzato imposto loro dai capitalisti e dai grandi pro- prietari fondiari? C’è un solo mezzo: la milizia operaia deve essere retribuita dai capitalisti. SULLA MILIZIA PROLETARIA 181 I capitalisti devono pagare agli operai le ore o le giornate che essi dedicano al servizio civile, Le masse operaie già seguono per proprio conto questa strada che è la sola giusta. L’esempio degii operai di Nizni-Novgorod deve diven- tare un modello per tutta la Russia. Compagni operai, persuadete i contadini e tutto il popolo della necessità di creare una milizia generale che sostituisca la polizia e la vecchia burocrazia! Istituite proprio questa milizia! Istituitela attra- verso i soviet dei deputati operai, attraverso i soviet dei deputati con- tadini, attraverso gli organismi di autogoverno locale che si trovano nelle mani della classe operaia. Non accontentatevi in nessun caso di una milizia borghese. Incitate le donne a svolgere il servizio civile insieme con gli uomini! Esigete immancabilmente che i capitalisti pa- ghino agli operai le giornate consacrate al servizio civile nella milizia! Imparate la democrazia in pratica, subito, voi stessi, alla base, trascinate le masse verso una partecipazione effettiva, diretta, generale alla gestione dello Stato: in questo, e solo in questo, è la garanzia della vittoria completa della rivoluzione e della sua avanzata decisa, consapevole, sistematica. Pravda , n. 36, 3 maggio (20 aprile) 1917. FALLIMENTO? Apprendiamo che il comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati ha appena ricevuto una nota inviata dal nostro governo provvisorio a tutti i rappresentanti all’estero. Questa nota è, con ogni probabilità, la « dichiarazione » che, se- condo la supposizione di N.S. Ckheidze, doveva essere rilasciata entro tre giorni e che doveva consistere, in apparenza, in una netta presa di posizione contro le annessioni. Quale è il risultato? Il governo provvisorio dichiara esplicitamente nella sua nota che la Russia continuerà la guerra sino in fondo, che la Russia rimarrà fedele ai suoi impegni verso gli alleati. Questa nota è esplosa come una bomba dirompente. Lo smarrimento della maggioranza del comitato esecutivo, di Ckheidze, Tsereteli, ecc. è completo. Il fallimento di tutta la politica tendente air« intesa » è manifesto e si è prodotto molto prima di quanto ci aspettassimo. Non saranno le conversazioni intavolate nella commissione di con- tatto a metter fine alla guerra imperialistica... Pravda, n. 36, 3 maggio (20 aprile) 1917. RISOLUZIONE DEL CC DEL POSDR (b) SULLA CRISI APERTA DALLA NOTA DEL GOVERNO PROVVISORIO DEL 18 APRILE ( 1° MAGGIO) 1917 La nota del governo provvisorio ha confermato l’assoluta giu- stezza della posizione assunta dal nostro partito nella risoluzione della conferenza cittadina di Pietrogrado, in cui si dice: 1) che il governo provvisorio è un governo interamente imperialistico, legato mani e piedi al capitale anglo-francese e russo; 2) che tutte le promesse che esso ha fatto o avrebbe potuto fare ( riguardo alla « manifestazione della volontà di pace del popolo», ecc. ) altro non sono che un inganno; 3 ) che il governo provvisorio, qualunque sia la sua composizione, non può rinunciare alle annessioni, poiché nella guerra in corso e, in particolare, nelTattuale momento la classe capitalistica è dominata dal capitale bancario; 4) che la politica della piccola borghesia, realizzata dai populisti, dai menscevichi e dalla maggioranza dei dirigenti del- l’attuale soviet dei deputati operai, politica che consiste nel suscitare ingannevoli speranze circa la possibilità di « premere » sui capitalisti (cioè sul governo provvisorio) per «modificarli», viene ancora una volta smascherata da questa nota. Il CC ritiene pertanto: 1. che tutti i mutamenti apportati alla composizione dell’attuale gabinetto (dimissioni di Miliukov, richiamo di Kerenski, ecc.) saranno soltanto un’imitazione dei peggiori metodi del repubblicanesimo parla- mentare borghese, che sostituisce alla lotta delle classi la rivalità delle cricche e le combinazioni personali; 2. che la sola salvezza per la massa della popolazione piccolo- borghese, oscillante tra i capitalisti e la classe operaia, è il passaggio incondizionato di questa massa dalla parte del proletariato rivoluzionario, che è l’unica classe capace di spezzare realmente le catene del capitale 184 LENIN finanziario e della politica di annessioni. Solo dopo aver preso nelle proprie mani, con l'appoggio della maggioranza del popolo, tutto il potere, il proletariato rivoluzionario, d'accordo con i soldati rivolu- zionari, attraverso i soviet dei deputati degli operai e dei soldati, creerà un governo che godrà della fiducia degli operai di tutti i paesi e che sarà, esso solo, in condizione di metter fine rapidamente alla guerra mediante una pace realmente democratica. Pravda , n. 37, 4 maggio (21 aprile) 1917. APPELLO AI SOLDATI DI TUTTI I PAESI BELLIGERANTI 73 Fratelli soldati! Tutti noi siamo martoriati da questa guerra spaventosa, che ha sacrificato milioni di vite umane, che ha mutilato milioni di uomini, che ha provocato sventure inaudite, rovina e fame. Sempre piu numerosi sono oggi coloro che si chiedono perché la guerra sia scoppiata, perché questa guerra venga fatta. Noi, operai e contadini, su cui ricade il peso principale della guerra, vediamo ogni giorno piu chiaramente che essa è stata scatenata e viene condotta dai capitalisti di tutti i paesi per gli interessi dei capitalisti, per garantirsi il dominio sul mondo, per assicurare i mercati ai fabbricanti e ai banchieri, per depredare i popoli deboli. I capita- listi si spartiscono le colonie e conquistano nuove terre nei Balcani e in Turchia: per queste ragioni i popoli europei devono rovinarsi, per queste ragioni noi dobbiamo morire e vedere le nostre famiglie rovi- nate, affamate, distrutte. La classe dei capitalisti realizza in tutti i paesi profitti enormi, inauditi, scandalosi mediante le ordinazioni e le forniture militari, me- diante concessioni nei paesi annessi e attraverso il rincaro dei prezzi. La classe dei capitalisti, per decine d'anni, ha imposto a tutti i popoli un tributo sotto la forma di interessi esorbitanti sui miliardi dei prestiti di guerra. E noi, operai e contadini, dobbiamo morire, rovinarci, fare la fame, sopportando pazientemente tutto questo, rafforzando i nostri oppressori capitalisti col fatto che gli operai dei diversi paesi si ucci- dono tra loro e imparano a odiarsi reciprocamente. Sopporteremo ancora pazientemente il nostro giogo, sopporteremo ancora questa guerra tra le classi capitalistiche? Faremo continuare 186 LENIN questa guerra, schierandoci con i nostri governi nazionali, con la nostra borghesia nazionale, con i nostri capitalisti nazionali, spezzando al tempo stesso l’unità internazionale degli operai di tutti i paesi, degli operai di tutto il mondo? No, fratelli soldati, è tempo che apriamo gli occhi, è tempo che prendiamo nelle nostre mani i nostri destini. In tutti i paesi cresce, si estende e si rafforza l’indignazione popolare contro la classe dei capitalisti che ha coinvolto il popolo in questa guerra. Non solo in Germania, ma anche in Inghilterra, che era considerata nel periodo prebellico un paese libero, centinaia e centinaia di veri amici e rappre- sentanti della classe operaia languono nelle prigioni per aver detto una parola onesta e sincera contro i capitalisti. La rivoluzione in Russia è soltanto il primo passo della prima rivoluzione, a cui altre devono seguire e seguiranno. Il nuovo governo della Russia (che ha rovesciato Nicola II, un bandito coronato come Guglielmo II) è un governo di capitalisti. Esso conduce la stessa guerra brigantesca e imperialistica condotta dai capi- talisti della Germania, delPInghilterra e degli altri paesi. Esso ha san- zionato i predoneschi, trattati segreti conclusi tra Nicola II e i capi- talisti inglesi, francesi, ecc.; si rifiuta di pubblicare questi trattati, esattamente come il governo tedesco si rifiuta di pubblicare i suoi trattati segreti, non meno briganteschi, con V Austria, la Bulgaria, ecc. Il governo provvisorio russo ha reso di pubblica ragione il 20 aprile una nota in cui conferma ancora una volta i vecchi e predoneschi trattati conclusi dallo zar e si dichiara pronto a continuare la guerra fino alla vittoria finale, suscitando indignazione persino in coloro che gli concedevano sinora la loro fiducia e il loro appoggio. Ma la rivoluzione russa, oltre al governo dei capitalisti, ha creato spontaneamente delle organizzazioni rivoluzionarie che rappresentano la stragrande maggioranza degli operai e dei contadini: si tratta dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado e della maggior parte delle città russe. Fino a questo momento la maggioranza dei sol- dati e una parte degli operai ha in Russia — come moltissimi operai e soldati in Germania — un atteggiamento di inconsapevole credulità verso il governo dei capitalisti, verso i loro discorsi vuoti e ipocriti sulla pace senza annessioni, sulla guerra difensiva, ecc. Ma gli operai e i contadini poveri, a differenza dei capitalisti, non sono interessati alle annessioni e alla difesa dei profitti capitalistici. E APPELLO AI SOLDATI 187 quindi, di giorno in giorno, ogni passo del governo capitalistico, sia in Russia che in Germania, smaschererà le menzogne dei capitalisti e fornirà la prova che, fino a quando i capitalisti rimarranno al pptere, non vi potrà essere una pace veramente democratica, fondata non sulla sopraffazione ma suireffettiva rinuncia a ogni annessione, cioè sulla liberazione di tutte le colonie senza eccezioni, suiremancipazione di tutte le nazionalità oppresse, annesse con la violenza o private dei loro diritti, senza eccezioni; fino a quando i capitalisti rimarranno al potere, con ogni probabilità, la guerra diventerà ancor più accanita. Soltanto se in due paesi attualmente nemici, in Russia e in Ger- mania per esempio, il potere dello Stato passerà interamente ed esclu- sivamente nelle mani dei soviet rivoluzionari dei deputati degli operai e dei soldati, capaci non a parole ma nei fatti di spezzare Tintera rete di rapporti e interessi del capitale, soltanto allora gli operai dei due paesi belligeranti potranno aver fiducia gli uni negli altri e mettere rapidamente fine alla guerra con una pace realmente democratica, che emancipi effettivamente tutti i popoli e tutte le nazionalità del mondo. Fratelli soldati! Facciamo del nostro meglio per affrettare questo giorno e raggiun- gere questa mèta. Non avremo paura dei sacrifici: tutti i sacrifici com- piuti per la causa della rivoluzione proletaria saranno meno gravosi di quelli imposti dalla guerra. Ogni passo vittorioso della rivoluzione salverà centinaia di migliaia e milioni di uomini dalla morte, dalla rovina, dalla fame. Pace alle capanne, guerra ai palazzi! Pace agli operai di tutti i paesi! Viva la fraterna unità degli operai rivoluzionari di tutto il mondo! Viva il socialismo! Il comitato centrale del POSDR Il comitato pietroburghese del POSDR La redazione della « Pravda » Pravda t n. 37, 4 maggio (21 aprile) 1917. LA NOTA DEL GOVERNO PROVVISORIO La carte sono in tavola. Abbiamo tutti i motivi di esser grati ai signori Guckov e Miliukov per la loro nota, pubblicata oggi da tutti i giornali. La maggioranza del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati, i populisti, i menscevichi, tutti coloro che fino ad oggi invitavano ad aver fiducia nel governo provvisorio sono puniti come si meritavano. Essi speravano, si aspettavano, credevano che il governo provvisorio, sotto l’influenza del benefico « contatto » con Ckheidze, Skobelev e Steklov, avrebbe rinunciato per sempre alle annessioni. Ma le cose hanno preso una piega alquanto diversa... Nella nota del 18 aprile il governo provvisorio dichiara che « tutto il popolo [!] aspira a continuare la guerra mondiale sino alla vittoria finale ». « Va da sé — aggiunge la nota — che il governo provvisorio... farà fronte a tutti gli impegni assunti verso gli alleati. » Conciso e chiaro. Guerra sino alla vittoria finale. L’alleanza con i banchieri inglesi e francesi è sacra... Chi ha concluso quest'alleanza con i « nostri » alleati, cioè con i miliardari anglo-francesi? Lo zar, Rasputin, la banda di corte, natural- mente. Ma per Miliukov e soci quest'alleanza è sacra. Perché? Alcuni rispondono: perché Miliukov è insincero, perché fa il furbo, ecc. Non di questo si tratta. Il fatto è che Guckov, Miliukov, Terest- cenko e Konovalov rappresentano i capitalisti, E i capitalisti hanno bisogno di impadronirsi dei territori stranieri, per ottenere nuovi mer- cati, nuovi sbocchi per i loro capitali, nuove possibilità di sistemare van- LA NOTA DEL GOVERNO PROVVISORIO 189 taggiosamente decine di migliaia di propri figli, ecc. Il fatto è che gli interessi dei capitalisti russi coincidono oggi esattamente con quelli dei capitalisti inglesi e francesi. Per questo e solo per questo gli accordi stipulati dallo zar con i capitalisti anglo-francesi stanno tanto a cuore al governo provvisorio dei capitalisti russi. La nuova nota del governo provvisorio getta olio sul fuoco. Può solo attizzare gli umori bellicisti in Germania. Aiuta Guglielmo il bandito a ingannare ulteriormente i « suoi » operai e soldati e a farli combattere « sino alla vittoria ». La nuova nota del governo provvisorio pone a bruciapelo la doman- da: che fare? Fin dalLinizio della nostra rivoluzione i capitalisti inglesi e fran- cesi hanno sostenuto che la rivoluzione russa era stata fatta unicamente ed esclusivamente per continuare la guerra « sino alla vittoria ». I capi- talisti hanno necessità di depredare la Turchia, la Persia e la Cina. Che importa, se per conseguire tale scopo bisognerà sacrificare ancora una decina di milioni di contadini russi? Ciò che conta è la « vittoria finale »... Ebbene, il governo provvisorio si è avviato con assoluta sincerità per questa strada. « Fate la guerra perché noi vogliamo rapinare! » « Morite a decine di migliaia al giorno, perché “noi” non abbiamo ancora finito di “bisticciare”, perché noi non abbiamo ancora rice- vuto la nostra parte di bottino! » Nessun operaio cosciente, nessun soldato cosciente appoggerà più a lungo la politica di « fiducia » nel governo provvisorio. Questa poli- tica è fallita. La nostra conferenza socialdemocratica di Pietrogrado ha detto, in una sua risoluzione 74 , che la giustezza della nostra politica sarebbe stata confermata giorno per giorno. Ma non ci aspettavamo un’evolu- zione cosi rapida degli eventi. L’attuale soviet dei deputati degli operai e dei soldati deve ora scegliere: mandar giu la pillola offertagli da Guckov e Miliukov signi- ficherebbe rinunciare, una volta per tutte, ad una funzione politica autonoma, perché domani Miliukov metterà « i piedi sul tavolo » e ridurrà a zero il soviet; reagire alla nota di Miliukov significa rompere con la vecchia politica di fiducia e avviarsi per la strada indicata dalla Pravda. 190 LENIN Naturalmente, si può anche trovare una putrida soluzione inter- media. Ma per quanto tempo?... Operai, soldati, ditelo ora a piena voce: noi esigiamo un potere unico, il potere dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati! II governo provvisorio, il governo di un pugno di capitalisti, deve andar- sene e cedere il posto a questi soviet. Scritto il 20 aprile (3 maggio) 1917. Pubblicato il 4 maggio (21 aprile) 1917 nella Pravda , n. 37. UNA QUESTIONE FONDAMENTALE (Come ragionano i socialisti passati alla borghesia) Il signor Plekhanov fornisce una spiegazione eccellente. Nella sua lettera « del primo maggio » al « gruppo di lavoro degli studenti socia- listi », pubblicata oggi dalla Riec , dal Dielo naroda e dalYIetfinstvo, egli scrive: « Esso [il congresso internazionale socialista del 1889] capiva che la rivoluzione sociale o, piu esattamente, socialista presuppone un lungo lavoro di educazione e organizzazione in seno alla classe operaia. Di questo non tengono conto oggi da noi coloro che incitano la massa lavoratrice russa a conquistare il potere politico: il che potrebbe avere un senso solo se esistessero le condizioni oggettive necessarie alla rivoluzione sociale. Ma per il momento queste condizioni non esi- stono ... ». E cosi di seguito fino all appello ad « appoggiare unanimemente » il governo provvisorio. Questo ragionamento del signor Plekhanov è il ragionamento piu tipico di un pugno di « ex uomini » che si dicono socialdemocratici. Ma proprio perché si tratta di un ragionamento tipico vale la pena di ana- lizzarlo minuziosamente. È anzitutto ragionevole e leale richiamarsi al primo e non all’ul- timo congresso della II Internazionale? Il primo congresso della II Internazionale (1889-1914) si è tenuto nel 1889, l’ultimo si è tenuto a Basilea nel 1912. Il manifesto di Basilea 7S , approvato all’ unanimità t parla con molta precisione, nettezza, sincerità e chiarezza (al punto che nemmeno i signori Plekhanov pos- sono alterare questo fatto) della rivoluzione proletaria e ne parla proprio in rapporto alla guerra che sarebbe scoppiata nel 1914. Non è difficile capire perché i socialisti passati alla borghesia 192 LENIN debbano « dimenticare » tutto il manifesto di Basilea o, per lo meno, questo suo passo fondamentale. Inoltre, la conquista del potere politico da parte della « massa lavoratrice russa — scrive il nostro autore — potrebbe avere un senso se esistessero le condizioni necessarie alla rivoluzione sociale ». Questa è confusione mentale, non sono idee. Ammettiamo pure che « sociale » sia un semplice refuso per « socialista ». La confusione non sta solo qui. Di quali classi si compone la massa lavoratrice russa? Ognuno sa che questa massa è composta di operai e contadini. Chi di essi è in maggioranza? I contadini. Chi sono questi contadini per la loro situazione di classe? Piccoli padroni o piccoli proprietari. Ci si domanda: se i piccoli proprietari costituiscono la maggioranza della popolazione e se non esistono le condizioni ogget- tive per il socialismo, come può la maggioranza della popolazione dichia- rarsi a favore del socialismo?! Chi può dire e chi dice di introdurre il socialismo contro la volontà della maggioranza?! Il signor Plekhanov si è qui imbrogliato nel modo più ridicolo. Trovarsi in una posizione ridicola è il minor castigo per chi, imi- tando la stampa dei capitalisti, si fabbrica da sé P« avversario » invece di citare testualmente le parole di questi o quegli avversari politici. Proseguiamo. A chi deve appartenere il « potere politico » anche dal punto di vista del democratico borghese volgare della Riec? Alla maggioranza della popolazione. La « massa lavoratrice russa », di cui il socialsciovinista in imbarazzo ha parlato così poco a proposito, costi- tuisce forse la maggioranza della popolazione? Senza dubbio, ed è persino la stragrande maggioranza della popolazione. Com’è allora possibile , senza tradire la democrazia, pur intesa alla maniera di Miliukov, pronunciarsi contro la « conquista del potere politico » da parte della « massa lavoratrice russa »? Chi cerca trova. Ad ogni nuovo passo della nostra analisi sco- priamo nuovi abissi di confusione nel signor Plekhanov. Il socialsciovinista è contrario al passaggio del potere politico alla maggioranza della popolazione della Russia! Il signor Plekhanov ha udito un suono, ma non ha capito di dove venisse. E ha confuso, benché Marx fin dal 1875, avesse messo in guardia contro tale confusione, la « massa lavoratrice » con la massa dei proletari e dei semiproletari. Chiariamo dunque questa differenza all'ex marxista signor Plekhanov. UNA QUESTIONE FONDAMENTALE 193 Può la maggioranza dei conludini rivendicare in Russia e realizzare la nazionalizzazione della terra? Può farlo senza alcun dubbio. Ma è questa una rivoluzione socialista? No, questa sarebbe ancora una rivo- luzione borghese, poiché la nazionalizzazione della terra è una misura compatibile con il capitalismo. Tuttavia, essa sarebbe al tempo stesso un colpo vibrato alla proprietà privata di un importantissimo mezzo di produzione. Un colpo che rafforzerebbe i proletari e i semiproletari assai più di quanto non abbiano fatto le rivoluzioni dei secoli XVII, XVIII e XIX. Continuiamo. Può la maggioranza dei contadini pronunciarsi in Russia per la fusione di tutte le banche in una banca unica? esigendo che in ogni villaggio vi sia la succursale di una banca statale unica? Può farlo, perché i vantaggi e l’utilità che deriverebbero al popolo da questa misura sono indubbi. Persino i « difensisti » potrebbero pro- pugnare questa misura, perché essa accrescerebbe di molto la capacità « difensiva » della Russia. È economicamente possibile realizzare subito questa fusione di tutte le banche? Senza dubbio. Si tratta di una misura socialista? No, questo non è ancora socialismo. Continuiamo. Può la maggioranza dei contadini pronunciarsi in Russia per il passaggio del sindacato degli industriali dello zucchero allo Stato, sotto il controllo degli operai e dei contadini, e per una riduzione del prezzo dello zucchero? Può farlo, perché si tratta di una misura vantaggiosa per la mag- gioranza del popolo. È una misura economicamente realizzabile? Senza dubbio, perché tale sindacato non solo è divenuto di fatto, sul piano economico, un organismo produttivo unico su scala nazionale, ma anche perché già si trovava sotto il controllo dello « Stato » (cioè dei funzionari al servizio dei capitalisti) al tempo dello zarismo. Sarà il passaggio di tale sindacato nelle mani dello Stato demo- cratico-borghese, contadino, una misura socialista? No, questo non è ancora socialismo. Il signor Plekhanov se ne convincerebbe facilmente, se si ricordasse delle verità arcinote del marxismo. Ci si domanda: misure come la fusione di tutte le banche e il passaggio del sindacato degli industriali dello zucchero nelle mani dello 194 LENIN Stato democratico-borghese, contadino, rafforzerebbero o indebolireb- bero l’importanza, la funzione, l’influenza dei proletari e dei semipro- letari sull’insieme della popolazione? La rafforzerebbero senza dubbio alcuno, perché non si tratterebbe di misure « piccolo-proprietarie », perché la possibilità di realizzarle è data da quelle « condizioni oggettive » che non esistevano ancora nel 1889 ma che già esistono oggi. Queste misure rafforzerebbero l’importanza, la funzione, l’influen- za soprattutto degli operai urbani, come avanguardia dei proletari e semiproletari della città e della campagna, sull’insieme della popolazione. Dopo queste misure 1* avanzata verso il socialismo diventerebbe del tutto possibile in Russia, e, se i nostri operai saranno sostenuti dagli operai più sviluppati e meglio preparati dell’Europa occidentale, una volta che questi ultimi avranno rotto con i Plekhanov europei occi- dentali, il passaggio effettivo della Russia al socialismo sarà inevitabile , e il suo successo garantito. Ecco come deve ragionare ogni marxista, ogni socialista, che non sia passato dalla parte della « propria » borghesia nazionale. CON LE ICONE CONTRO I CANNONI, CON LE FRASI CONTRO IL CAPITALE La nota del governo provvisorio sulla prosecuzione della guerra sino alla vittoria finale ha provocato indignazione persino in chi nutriva la fallace speranza che un governo di capitalisti potesse rinunciare alle annessioni. I giornali nei quali s'incarna questa politica piccolo-borghese di speranze ingannevoli ringhiano oggi in preda allo smarrimento, come fa la Rabociaia gaxieta , o cercano invece di far ricadere l'indignazione sui singoli. La Novaia gizn scrive; « Non c'è posto nel governo della Russia democratica per chi difende gli interessi del capitale intemazionale! Noi siamo convinti che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati non tarderà a prendere le misure più energiche per mettere immediata- mente il signor Miliukov in condizione di non nuocere ». Quanto al Dielo naroda , ecco com’esso esprime la stessa saggezza filistea: la nota di Miliukov « tende ad annullare la decisione, della massima importanza intemazionale, presa da tutto il gabinetto ». Con le icone contro i cannoni. Con le frasi contro il capitale. La « decisione » del governo sulla rinuncia alle annessioni è stata soltanto un atto formale, diplomatico, assolutamente privo di significato, che poteva ingannare soltanto un contadino ignaro, ma che non poteva « indurre in errore » i capi dei partiti piccolo-borghesi socialdemocra- tico e socialista-rivoluzionario o i pubblicisti della Novaia gizn e del Dielo naroda , purché essi non volessero farsi ingannare. Che altro è se non una frase vuota l’ affermazione che « non c'è posto nel governo della Russia democratica per chi difende gli interessi del capitale inter- nazionale »? Come non si vergognano degli uomini istruiti a scriver di tali assurdità? Tutto il governo provvisorio è il governo della classe capitalistica. 1 3 * 196 LENIN Di questa classe si tratta, e non di singoli individui. Attaccare personal- mente Miliukov, esigere, direttamente o indirettamente, la sua desti- tuzione è una pura commedia, perché nessun cambiamento di persone potrà mutare niente, fino a che non saranno state sostituite le classi che detengono attualmente il potere. Opporre la « democrazia » della Russia, deiringhilterra, della Francia, ecc. alla difesa del capitale significa scendere al grado di cul- tura economica e politica di un qualsiasi Gapon. Si può capire che dei contadini ignoranti impongano al capitalista la « promessa » di « vivere secondo la legge divina », e non da capita- lista, e di non « difendere gli interessi del capitale ». Ma, quando i dirigenti del soviet pietrogradese dei deputati degli operai e dei soldati e i pubblicisti della Novaia gizn e del Dielo naroda conducono questa stessa politica, vuol dire che essi alimentano nel popolo speranze ingan- nevoli sui capitalisti, speranze che sono le più nocive e nefaste per la causa della libertà e della rivoluzione. Pravda, n. 37, 4 maggio (21 aprile) 1917. LA LOGICA DEL CITTADINO V. CERNOV Il cittadino V* Cemov cosi scrive nel Dielo naroda del 16 aprile: « Egli [Lenin] non ha nemmeno pensato che, persino dal suo punto di vista, l’autorizzazione dell’Inghilterra al suo viaggio sarebbe stata preferibile anche solo perché sarebbe stata ottenuta mediante la pressione della rivoluzione russa, mentre l’autorizzazione della Ger- mania può spiegarsi soltanto con i motivi piu sospetti ». Conclusione: Lenin è una specie di maniaco. Bene. Ma che pensare di trenta militanti di partiti diversi , non esclusi i bundisti, rientrati in Russia con lui? Sono tutti maniaci? Nessuno di loro « ha pensato »? Continuiamo. Che dire del telegramma di Martov, Natanson (che è, si noti, un leader del partito socialista-rivoluzionario), Axelrod, ecc., in cui si dice: « Constatiamo l'assoluta impossibilità di rientrare in Russia attraverso l’Inghilterra » (cfr. la Rabociaia gazieta del 15 aprile)? Forse anche Martov e Natanson sono dei maniaci e « non hanno pensato »? Eppure, questi testimoni, che non appartengono al nostro partito, e anzi Natanson appartiene al partito di V. Cernov , affermano, come un fatto , che è assolutamente impossibile rientrare per altra via! Che cosa concludere? Delle due Tuna: o V. Cernov è un uomo bizzarro, che elude i fatti con le frasi, oppure le calunnie e i pette- golezzi dei filistei e degli sciovinisti gli hanno fatto cosi paura che egli ha perduto la testa. Pravda , n. 37, 4 maggio (21 aprile) 1917. MANCATI TENTATIVI DEL SIGNOR PLEKHANOV DI CAVARSI D’IMPACCIO Nel n. 15 dell’ ledinstvo il signor Plekhanov lancia contro la Pravda improperi — in una quantità insolita persino per un giornale che come Yledinstvo non lesina le ingiurie — nel tentativo di oscurare due fatti assolutamente incontestabili No, signori, non riuscirete a oscurarli! Primo fatto. Il signor Plekhanov non ha pubblicato né il nostro rapporto, apparso il 5 aprile 1917 nel n. 32 delle ìzvestia petr . sovieta rab. i sold dep né la deliberazione del comitato esecutivo. E questa non è soltanto una manifestazione di disprezzo anarchico per i rappresentanti eletti della maggioranza dei soldati, ma anche un metodo disonesto, degno d’un istigatore di pogrom. Secondo fatto. La campagna del signor Plekhanov ha suscitato le proteste non del nostro partito, ma del Dielo naroda } al quale colla- bora Kcrenski, collega di Guckov e di Miliukov. A proposito del- Yledinstvo del signor Plekhanov, il Dielo naroda del 13 aprile 1917 così scriveva, nero su bianco: « Siamo abituati a leggere queste parole, a vedere questi metodi di lotta nelle pagine della Russkaia volta. E ci è penoso e doloroso, lo diciamo in tutta coscienza, ritrovarli negli articoli dei socialisti ». Ecco la testimonianza dei difensisti, i quali sono politicamente mille volte più vicini al signor Plekhanov che non a noi. Su quali lettori fa assegnamento il signor Plekhanov, quando scarta questa testimonianza definendo un « corsivo infelice » lo scritto del Dielo naroda ? Il testimone rileva che i metodi del signor Plekhanov sono degni di un reazionario. Vi fu un tempo in cui il signor Plekhanov era un socialista. Adesso è sceso al livello della Russkaia volta. MANCATI TENTATIVI 199 Nessun improperio potrà nascondere il fatto che persino il Dielo naroda ha smascherato il signor Plekhanov. Le Izvestia petr. sovieta rab. i soli. dep. (nel n. 43 del 17 aprile), in un editoriale che noi abbiamo ripubblicato nel numero del 18 aprile, qualificano « disonesta e ripugnante » tale campagna. Questo testimone dichiara senza ambagi che la campagna è stata e rimane un fatto. E il signor Plekhanov, scendendo al livello della Kusskaia volta , si è screditato a sufficienza. Provda, n. 37, 4 maggio (21 aprile) 1917. RISOLUZIONE DEL COMITATO CENTRALE DEL POSDR APPROVATA IL 21 APRILE (4 MAGGIO) 1917 Esaminata la situazione che si è creata a Pietrogrado, dopo la pubblicazione della nota governativa del 18 aprile 1917, in cui il governo provvisorio conferma la sua politica imperialistica di rapina e di conquista, e dopo i moti popolari con comizi e manifestazioni svoltisi nelle strade di Pietrogrado il 20 aprile, il Comitato centrale del POSDR delibera: 1. Gli agitatori e gli oratori del partito devono respingere la odiosa menzogna diffusa dai giornali dei capitalisti e dai giornali che appoggiano i capitalisti secondo la quale noi minacceremmo di scatenare la guerra civile. È questa un’odiosa menzogna, perché in questo mo- mento, mentre i capitalisti e il loro governo non possono e non osano usare la violenza contro le masse, e la massa dei soldati e degli operai esprime liberamente la sua volontà, elegge liberamente e destituisce tutte le autorità, in questo momento è ingenua, assurda e grottesca ogni idea di guerra civile, in questo momento ciò che occorre è la subor- dinazione alla volontà della maggioranza della popolazione e la libera critica di questa volontà da parte della minoranza insoddisfatta. Se si giungerà alla violenza, la responsabilità ricadrà sul governo provvisorio e sui suoi sostenitori. 2. Con i loro clamori contro la guerra civile il governo dei capitalisti e la sua stampa cercano di nascondere la riluttanza dei capi- talisti, che costituiscono notoriamente un’esigua minoranza della popo- lazione, a sottomettersi alla volontà della maggioranza. 3. Per accertare la volontà della maggioranza della popolazione a Pietrogrado, dove i soldati, che conoscono lo stato d’animo dei con- tadini e lo esprimono fedelmente, sono oggi particolarmente numerosi. RISOLUZIONE DEL CC 201 è necessario indire subito, in tutti i rioni di Pietrogrado e nei dintorni, una consultazione popolare suiratteggiamento da assumere verso la nota governativa, suIPappoggio da dare a questo o a quel partito, sul governo provvisorio che si desidera costituire, 4. Tutti gli agitatori del partito, nelle fabbriche, nei reggimenti, nelle strade, ecc. devono propagandare queste idee e questa proposta attraverso pacifiche discussioni e dimostrazioni, nonché per mezzo di comizi. Si cercherà di organizzare votazioni sistematiche per fabbriche e reggimenti, garantendo severamente il massimo ordine e una disci piina fraterna. 5. Gli agitatori del partito devono denunciare senza tregua l’infame calunnia lanciata dai capitalisti secondo la quale il nostro partito sarebbe favorevole alla pace separata con la Germania. Noi consideriamo Guglielmo II un bandito coronato, degno di essere con dannato a morte, come Nicola II, e i Guckov tedeschi, cioè i capitalisti tedeschi, come degli aggressori, dei pirati e degli imperialisti, uguali ai capitalisti russi, inglesi e di tutto il mondo. Noi siamo contrari ai negoziati con i capitalisti, noi vogliamo negoziati e fra ternizzaz ione con gli operai e ì soldati rivoluzionari di tutti i paesi. Noi siamo convinti che il governo Guckov-Miliukov cerca di aggravare la situazione perché sa bene che la rivoluzione operaia sta cominciando in Germania, e questa rivoluzione sarà un colpo vibrato ai capitalisti di tutti i paesi. 6 Diffondendo voci sullo sfacelo inevitabile, il governo provvi- sorio non cerca soltanto di spaventare il popolo, affinché quest’ultimo lasci il potere nelle sue mani, ma esprime anche, in modo vago, con- fuso, sconnesso, la profonda e indubbia verità che tutti i popoli si trovano in un vicolo cieco, che la guerra combattuta per gli interessi dei capitalisti li ha condotti sull’orlo dell’abisso e che non c’è realmente altro sbocco se non il passaggio del potere alla classe rivoluzionaria, cioè al proletariato rivoluzionario, il solo capace di prendere misure rivoluzionarie. Se esistono scorte di grano, ecc. nel paese, il nuovo governo degli operai e dei soldati saprà come disporne. Ma, se la guerra capitalistica ha provocato un tale sfacelo economico che non vi è piu grano, il governo dei capitalisti, lungi dal migliorare la situazione delle masse popolari, potrà solo aggravarla 202 LENIN 7. Noi riteniamo profondamente sbagliata la politica dell'attuale maggioranza dei dirigenti del soviet dei deputati degli operai e dei sol- dati, dei partiti populistico e menscevico, perché la fiducia nel governo provvisorio, i tentativi di accordarsi con esso, i mercanteggiamenti su questo o quell'emendamento, ecc. si traducono di fatto in una molti- plicazione dei pezzi di carta, in una serie di dilazioni. Inoltre, questa politica rischia di causare una divergenza tra la volontà del soviet dei deputati degli operai e dei soldati e la volontà della maggioranza dei soldati rivoluzionari, al fronte e a Pietroburgo, e della maggioranza degli operai. 8. Noi incitiamo gli operai e i soldati, i quali riconoscono che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati deve cambiare la sua politica e rinunciare alla politica di fiducia e conciliazione verso il gover- no dei capitalisti, a revocare i propri delegati dal soviet dei deputati degli operai e dei soldati e a sostituirli con uomini die si batteranno risolutamente per far trionfare un'opinione ben predsa, conforme alla reale volontà della maggioranza. Pravda, n. 38, 5 maggio (22 aprile) 1917. IL DIFENSISMO IN BUONA FEDE SI FA SENTIRE I fatti avvenuti a Pietrogrado negli ultimi giorni, e soprattutto ieri, mostrano chiaramente che avevamo ragione di parlare del difen- sismo « in buona fede » delle masse, distinguendolo da quello dei capi e dei partiti. La massa della popolazione è fatta di proletari, di semiproletari e di contadini poveri. È questa la stragrande maggioranza del popolo. Queste classi non hanno realmente alcun interesse alle annessioni, non hanno alcun interesse alla politica imperialistica, ai profitti del capitale bancario, ai redditi delle ferrovie in Persia, alle sinecure in Galizia o in Armenia, alla restrizione della libertà in Finlandia. Ma tutto questo costituisce, nel suo insieme, ciò che si è conve- nuto di chiamare, in termini scientifici e nei giornali, politica imperia- listica di conquista e di rapina. II fatto essenziale è che i Guckov, i Miliukov, i Lvov — anche se fossero personalmente angeli di bontà, disinteressati e filantropi — sono i rappresentanti, i capi e i mandatari della classe dei capitalisti, e questa classe è interessata alla politica di conquista e di rapina. Questa classe ha investito miliardi « nella guerra » e guadagna centinaia di milioni « con la guerra » e con le annessioni (cioè subordinando o unendo a sé con la violenza le nazionalità straniere). Sperare che la classe dei capitalisti possa « emendarsi », cessare di essere una classe capitalistica, rinunciare ai propri profitti, significa nutrire una speranza ingannevole, vagheggiare un vuoto sogno e, in pratica, ingannare il popolo. Solo i politici piccolo-borghesi, che oscil- lano tra la politica capitalistica e quella proletaria, possono nutrire o coltivare speranze cosi fallaci. È questo appunto Terrore dei capi attuali 204 LENIN dei partiti populistici e del partito menscevico, di Ckheidze, Tsereteli, Cemov, ecc. Le masse dei difensisti ignorano del tutto la politica: non hanno potuto apprenderla dai libri o dalla partecipazione alla Duma di Stato o dall’osservazione diretta di coloro che la fanno. Le masse dei difensisti non sanno ancora che le guerre vengono condotte dai governi , che i governi esprimono gli interessi di queste o quelle classi , che la guerra in corso è condotta ne: due gruppi di poten- ze belligeranti dai capitalisti, in funzione dei propri interessi e scopi briganteschi. Proprio perché ignorano tutto questo, le masse dei difensisti ra- gionano semplicemente: non vogliamo le annessioni, esse dicono, esi- giamo una pace democratica, non vogliamo combattere per Costanti- nopoli, per strangolare la Persia, per depredare la Turchia, ecc., « esigiamo » che il governo provvisorio respinga le annessioni. Le masse dei difensisti desiderano tutto questo con sincerità , non individualmente, ma in senso classista, poiché esse rappresentano delle classi che non hanno interesse alle annessioni. Ma queste masse non sanno che i capitalisti e il loro governo possono rinunciare a parole alle annessioni, possono « cavarsela » con promesse e belle frasi, ma nei fatti non possono rinunciare alle annessioni. Ecco perché le masse del difensismo sono state cosi profondamente e legittimamente indignate dalla nota del governo provvisorio del 1 8 aprile Chi è addentro alle cose della politica non poteva stupirsi di di questa nota, ben sapendo che tutte le « rinunce alle annessioni » da parte dei capitalisti sono una vuota elusione, niente più che una banale scappatoia e una frase diplomatica. Ma le masse dei difensisti « in buona fede » sono rimaste stupite, indignate, esasperate per la nota Esse hanno sentito , non Phanno ancora compreso sino in fondo, ma hanno sentito che erano state ingannate. Sta qui la sostanza della crisi, che bisogna distinguere rigorosa- mente dalle opinioni, dalle aspettative e dalle proposte dei singoli e dei partiti. « Tamponare » per qualche tempo questa crisi con una nuova di- chiarazione, con una nuova nota, con un nuovo atto formale (si ridu- cono a questo il consiglio del signor Plekhanov nell y ledimtvo e le aspi- IL DIFENSISMO IN BUONA FEDE 205 razioni di Miliukov e soci, da un lato, e quelle di Ckheidze, Tsereteli, ecc., dairaltro), «tamponare» la falla prodottasi con una nota «formale» è, ovviamente, possibile, ma il risultato non può che essere negativo. Perché le masse saranno inevitabilmente ingannate dal nuovo atto, inevi- tabilmente esploderà una nuova ondata d’indignazione, e, se tale espio sione sarà incosciente, potrà facilmente risultare molto dannosa. Alle masse bisogna dire tutta la verità. Il governo dei capitalisti non può rinunciare alle annessioni. Esso è vincolato, non ha via d’uscita. Sente, sa, vede che senza misure rivoluzionarie (senza quelle misure che solo un classe rivoluzionaria è capace di realizzare) non c'è salvezza, e si dimena, impazza, promette una cosa e ne fa un’altra, minaccia di ricorrere alla violenza contro le masse (Guckov e San garev) e propone che gli si tolga il potere. Lo sfacelo economico, la crisi, gli orrori della guerra, una situa- zione senza sbocchi: ecco dove i capitalisti hanno condotto tutti i popoli. E, in realtà, non c’è altra soluzione se non il passaggio del potere alla classe rivoluzionaria, al proletariato rivoluzionario, che solo, e a patto di essere sostenuto dalla maggioranza della popolazione, può garantire il successo della rivoluzione in tutti i paesi belligeranti e condurre l’umanità verso una pace durevole, verso la liberazione dal giogo del capitale. Pravda , n. 38, 5 maggio (22 aprile) 1917. FOLLIA DEI CAPITALISTI O INCOMPRENSIONE DEI SOCIALDEMOCRATICI? La Rabociaia gazieta di oggi scrive: « Siamo insorti energicamente contro l’eccitazione alla guerra civile da parte dei seguaci di Lenin. Oggi però il segnale della guerra civile non è dato dai seguaci di Lenin, ma dal governo provvisorio, il quale ha pubblicato un documento che rappresenta un oltraggio alle aspirazioni della socialde- mocrazia. È un gesto veramente folle, e il soviet dei deputati degli operai e dei soldati deve prendere misure energiche e immediate per scongiurare le terribili conseguenze di questo gesto ». Che può esserci di più assurdo e ridicolo di questa favola sulla nostra « eccitazione » alla guerra civile, nel momento stesso in cui noi dichiariamo nel modo più preciso, solenne e meno ambiguo che l’essen- za del nostro lavoro deve consistere nello spiegare pazientemente la linea politica proletaria in antitesi all’eccesso — piccolo-borghese e difensi- stico — di fiducia nei capitalisti? Può la Rabociaia gazieta non capire realmente che gli strepiti sulla guerra civile vengono lanciati oggi dai capitalisti con l’intento di con- traffare la volontà della maggioranza del popolo? C’è anche solo un grano di marxismo nel dichiarare « folle » il comportamento dei capitalisti, i quali, presi nella morsa di ferro del capitale imperialistico russo e anglo-francese, non possono agire diver- samente? Il signor Plekhanov rivela oggi con più franchezza, nel Yledinstvo> la politica di tutto il blocco difensistico piccolo-borghese, incitando il soviet dei deputati degli operai e dei soldati « ad accordarsi » con il governo provvisorio. Gustoso incitamento, che viene come la mostarda dopo cena! FOLLIA DEI CAPITALISTI 207 Ma raccordo è stato già concluso da un pezzo! Esiste fin dall'inizio della rivoluzione! Tutto il problema della crisi odierna sta appunto nel fatto che Taccordo si è rivelato come un pezzo di carta o una vacua promessa! Rispondere alle « questioni maledette » che si pongono di- nanzi al popolo brutalmente e con nettezza, a causa del fallimento di quest'accordo, con appelli all'* accordo » in generale, senza dir niente delle sue condizioni, delle garanzie reali, o con sospiri e imprecazioni (« Oh, pazzi che siete! ») non è forse una tragicommedia degna dei Louis Blanc piccolo-borghesi? (Louis Blanc era a parole un capo degli operai, ma di fatto era a rimorchio della borghesia.) « Misure energiche e immediate », dichiara gravemente la Rabo- ciaia gazieta. Quali « misure », cari concittadini? Non potete dirlo, non lo sapete voi stessi, voi non fate che declamare , perché, come Louis Blanc, avete di fatto dimenticato la lotta di classe, sostituendola in pra- tica con la fraseologia e la declamazione piccolo-borghese. Scritto il 21 aprile (4 maggio) 1917* Pubblicato il 5 maggio (22 aprile) 1917 Il, CONSIGLIO O L'ORDINANZA DI SCINGAREV E IL CONSIGLIO DI UN SOVIET LOCALE DI DEPUTATI DEGLI OPERAI E DEI SOLDATI La pietrogradese Gazieta-kopeika del 14 aprile pubblica la seguente notizia: « Requisizione di terre di proprietà privata. « Kisciniov, 13 aprile. Il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Akkerman, considerato che nel distretto esiste una vasta area non semi- nata e non data in affitto a causa dell’alto prezzo richiesto, ha proposto a tutti i comitati di villaggio e di t foiosi di requisire per le semine attraverso un commissario tutte le terre di proprietà privata disponibili, nell'impossi- bilità di concludere accordi volontari ». Se la notizia è esatta, assume un'importanza estrema. Il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Akkerman si ispira, evidente- mente, a considerazioni pratiche e senza dubbio conosce da vicino e direttamente le condizioni locali. Esso ritiene giustamente che bisogna estendere a qualsiasi costo e il più possibile le aree seminate. Ma che fare, se i grandi proprietari fondiari esigono cifre scandalose per dare in affitto la terra? Ci si può accordare volontariamente con i grandi proprietari fondiari? È ciò che il ministro Scingarev consiglia espressamente da Pietro- grado, minacciando i contadini e biasimando le misure arbitrarie. È facile per Scingarev ragionare da Pietrogrado. È facile per lui « pro- teggere » i grandi proprietari fondiari a nome del governo dei ca- pitalisti. Ma che cosa ne pensano sul posto i contadini? Forse che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Akkerman non tiene meglio conto della situazione quando parla di « impossibilità di accordi volontari? ». Pravda , n. 18, 5 maggio 122 aprile) 1917 RISOLUZIONE DEL COMITATO CENTRALE DEL POSDR DEL 22 APRILE (5 MAGGIO) 1917 La crisi politica, prodottasi tra il 19 e il 21 aprile, deve consi- derarsi conclusa, almeno nella sua prima fase. La massa piccolo-borghese, indignata contro i capitalisti, si è dapprima spostata verso gli operai, ma, il giorno dopo, ha ripreso a seguire i capi menscevichi e populisti, che conducono una politica di « fiducia » e di « accordo » con i capitalisti. Questi capi hanno accettato un compromesso, cedendo tutte le loro posizioni, accontentandosi di concessioni vuote e puramente verbali da parte dei capitalisti. La cause della crisi non sono state eliminate, ed è inevitabile il ripetersi di tali crisi. La sostanza della crisi è nel fatto che la massa piccolo-borghese oscilla tra la vecchia, secolare fiducia nei capitalisti e la collera contro di loro, la tendenza a credere nel proletariato rivoluzionario. I capitalisti prolungano la guerra e nascondono questo fatto con frasi vuote. Solo il proletariato rivoluzionario lavora e può lavorare per mettere fine alla guerra mediante la rivoluzione operaia mondiale, che avanza palesemente da noi, che sta maturando anche in Germania e che è sempre piu vicina in vari altri paesi. La parola d ordine « abbasso il governo provvisorio » non è giusta oggi perché, fino a quando la maggioranza stabile (cioè cosciente e organizzata) del popolo non si è schierata dalla parte del proletariato rivoluzionario, questa parola d’ordine è soltanto una frase vuota e conduce oggettivamente a tentativi di carattere avventuristico 77 . Noi saremo per il passaggio del potere nelle mani dei proletari e dei semiproletari solo quando i soviet dei deputati degli operai e dei soldati accetteranno la nostra politica e vorranno prendere il potere. 210 LENIN L’organizzazione del nostro partito, la coesione delle forze prole- tarie si sono rivelate chiaramente insufficienti nei giorni della crisi. Le parole d’ordine del momento sono: 1) spiegazione della linea e della soluzione proletaria per mettere fine alla guerra; 2) critica della politica piccolo-borghese di fiducia e accordo con il governo dei capi- talisti; 3) propaganda e agitazione di gruppo in gruppo in ogni reggi- mento, in ogni fabbrica, soprattutto tra le masse più arretrate, dome- stici, manovali, ecc., perché nei giorni della crisi la borghesia ha fatto leva proprio su questi strati; 4) organizzazione , organizzazione e ancora organizzazione del proletariato in ogni fabbrica, in ogni rione, in ogni quartiere. La deliberazione presa dal soviet pietrogradese dei deputati degli operai e dei soldati, in data 21 aprile, — con cui vieta per due giorni ogni comizio e manifestazione di strada, — deve essere rispettata rigo- rosamente da tutti i membri del nostro partito. Il Comitato centrale ha diffuso ieri mattina e pubblicato oggi nella Pravda una risoluzione 71 in cui si dice che « in questo momento è assurda e grottesca ogni idea di guerra civile », che le dimostrazioni devono essere pacifiche e che la responsabilità della violenza ricadrà sul governo provvisorio e sui suoi sostenitori. Il nostro partito considera quindi assolutamente giusta e da applicare senza condizioni la deliberazione del soviet dei deputati degli operai e dei soldati ricordata più sopra (che vieta in particolare le manifestazioni armate e i colpi sparati in aria). Noi chiamiamo tutti gli operai e i soldati a discutere attentamente i risultati della crisi degli ultimi due giorni e ad inviare come delegati al soviet dei deputati degli operai e dei soldati e al comitato esecutivo solo quei compagni che esprimano la volontà della maggioranza. Ogni volta che un delegato non esprime le opinioni della maggioranza, biso- gna indire nuove elezioni nelle fabbriche e nelle caserme. Pravda, n. 39, 6 maggio (23 aprile) 1917. ALL’ATTENZIONE DEI COMPAGNI! I compagni Lascevic, Krymov e Mavrin, delegati della frazione bolscevica al soviet dei deputati degli operai e dei soldati, ci pregano di dichiarare che la stragrande maggioranza degli operai, che hanno preso parte alle manifestazioni del 20 e del 21 aprile, recando le scritte: « Abbasso il governo provvisorio! », intendono questa parola d’ordine esclusivamente nel senso che tutto il potere deve passare ai soviet e che gli operai vogliono prendere il potere, solo dopo aver conquistato la maggioranza in seno ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati. L’attuale composizione del soviet non esprime appieno la volontà della maggioranza degli operai e dei soldati. E quindi la frazione dei bolsce- vichi ritiene che la risoluzione approvata dal Comitato centrale il 22 aprile non definisca esattamente la situazione attuale. Dalla redazione . Va da sé che la risoluzione del Comitato centrale 7fl non è affatto diretta contro gli organizzatori delle manifestazioni di massa e che, se si interpreta nel senso indicato la parola d'ordine: « Abbasso il governo provvisorio! », non si può parlare di leggerezza o di avventurismo. È comunque un merito enorme dei compagni men- zionati, come rappresentanti degli organizzatori delle manifestazioni, il fatto che esse abbiano avuto un carattere di massa, pacifico e serio. Con queste manifestazioni si è solo voluta opporre un’efficace resistenza alla borghesia, che aveva manifestato a favore del suo governo prov- visorio. Scritto il 22 aprile (5 maggio) 1917. Pubblicato il 6 maggio (23 aprile) 1917 nella Pravda , n. 39. 14 ’ GLI INSEGNAMENTI DELLA CRISI Pietrogrado e tutta la Russia hanno attraversato una grave crisi politica, la prima dopo la rivoluzione. Il 18 aprile il governo provvisorio ha approvato la sua nota triste- mente famosa in cui confermava gli scopi di rapina e di conquista della guerra con tanta chiarezza da provocare l’indignazione delle grandi masse che avevano creduto in buona fede al desiderio (e alla capacità) dei capitalisti di « rinunciare alle annessioni ». Il 20 e il 21 aprile Pietroburgo è stata in ebollizione. Le strade erano gremite; dapper- tutto, di giorno e di notte, si formavano assembramenti, gruppi e comizi piu o meno affollati; le manifestazioni e le azioni di massa si susse- guivano senza interruzione. Ieri sera, 21 aprile, la crisi, o quanto meno la sua prima fase, è sembrata concludersi: il comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati e, piu tardi, il soviet stesso si sono dichiarati soddisfatti delle « spiegazioni », degli emendamenti alla nota, dei « chiarimenti » del governo (i quali si riducono a frasi assolutamente vuote, che non dicono proprio niente, che non cambiano niente e che non sono affatto impegnative) e hanno proclamato « chiuso l’incidente » ao . L’avvenire mostrerà se le grandi masse considerano « chiuso l’in- cidente ». Il nostro compito è oggi di studiare più attentamente le forze , le classi che si sono poste in luce durante la crisi, e di trarre di qui, per il partito del proletariato, i dovuti insegnamenti. Perché la grande importanza di tutte le crisi sta nel fatto che esse rendono palese ciò che è nascosto, respingono il convenzionale, il superficiale, il secon- dario, spazzano via i rifiuti della politica e svelano le molle reali della lotta di classe effettivamente in atto. Il 18 aprile, il governo dei capitalisti non ha fatto in sostanza GLI INSEGNAMENTI DELLA CRISI 213 che ripetere le sue note precedenti in cui la guerra imperialistica era mascherata con riserve diplomatiche. Le masse dei soldati si sono indi- gnate perché avevano creduto in buona fede alla sincerità e al desiderio di pace dei capitalisti. Le manifestazioni sono cominciate come mani- festazioni di soldati , con una parola d’ordine contraddittoria, inconsa- pevole, che non poteva condurre ad alcun risultato- « Abbasso Miliu- kov! » (come se un cambiamento di persone o di piccoli gruppi potesse modificare la sostanza di una politica!). Questo significa che la grande massa, instabile ed esitante, piu vicina ai contadini e piccolo-borghese, secondo la definizione scien- tifica della sua natura di classe, ha oscillato dai capitalisti verso gli operai rivoluzionari. Questa oscillazione o questo movimento di una massa capace per la sua forza di decidere di tutto ha determinato la crisi. E allora hanno cominciato a muoversi, a scendere nelle strade e ad organizzarsi non gli elementi medi, ma gli elementi estremi, non gli elementi della massa piccolo-borghese intermedia, ma la borghesia e il proletariato. La borghesia s’impadronisce della prospettiva Nievski — o pro- spettiva « Miliukov * secondo l’espressione di un giornale — e dei quartieri circostanti della Pietrogrado dei ricchi, dei capitalisti e degli alti funzionari. Gli ufficiali, gli studenti, le « classi medie » manife- stano a favore del governo provvisorio, e tra le parole d’ordine sulle bandiere si legge spesso: « Abbasso Lenin! ». Il proletariato si solleva nei suoi centri, nei quartieri operai, e si organizza attorno agli appelli e alle parole d’ordine del Comitato centrale del nostro partito. Il 20 e il 21 il Comitato centrale approva risoluzioni che, attraverso le organizzazioni di partito, vengono subito trasmesse alle masse proletarie. Le dimostrazioni operaie inondano i quartieri meno centrali, poveri , della città e raggiungono parzialmente la prospettiva Nievski. Le dimostrazioni proletarie si distinguono netta- mente da quelle borghesi per un più accentuato carattere di massa e per una maggiore compattezza. Sulle bandiere è scritto: « Tutto il potere al soviet dei deputati degli operai e dei soldati! ». Sulla prospettiva Nievski avvengono scontri. Si lacerano le ban- diere delle dimostrazioni « nemiche ». Da varie parti si telefona al comitato esecutivo che si è sparato e che vi sono morti e feriti. Le informazioni sono molto contraddittorie e non confermate. 214 LENIN La borghesia paventa che le vere masse, la maggioranza effettiva del popolo, prendano il potere ed evoca con alte grida Io « spettro della guerra civile ». I dirigenti piccolo-borghesi del soviet, i mensce- vichi e i populisti, — che, in generale, dopo la rivoluzione e, in parti- colare, durante la crisi, non hanno avuto una linea politica nettamente definita, — si lasciano intimidire. Al comitato esecutivo, dove circa la metà aveva votato il giorno prima contro il governo provvisorio, si raccolgono 34 voti (contro 19) per il ritorno a una politica di fiducia e di intesa con i capitalisti. Si dichiara « chiuso Pincidente ». Quale è la sostanza della lotta di classe? I capitalisti sono per la continuazione della guerra, per la dissimulazione di questo fatto con frasi e promesse; essi sono presi nella rete del capitale bancario russo, anglo-francese e americano. Il proletariato, attraverso la sua avan- guardia cosciente, è per il passaggio del potere alla classe rivoluzio naria, alla classe operaia e ai semiproletari, per lo sviluppo della rivo- luzione operaia mondiale, che avanza palesemente anche in Germania, per la fine della guerra mediante questa rivoluzione. La grande massa, essenzialmente piccolo-borghese, che ha ancora fiducia nei capi menscevichi e populisti, che è profondamente intimi- dita dalla borghesia e ne applica, con qualche riserva, la politica, oscilla tra la destra e la sinistra. La guerra è spaventosa; e sono le grandi masse a sentirne tutto il peso; nelle loro file si sviluppa la coscienza, ancora assai confusa, che questa guerra criminale viene condotta dai capitalisti per ragioni di rivalità e competizione, per spartirsi il bottino. La situazione mondiale si aggroviglia sempre piu. Non c'è altro sbocco se non la rivoluzione operaia mondiale, che è oggi in Russia piu avanzata rispetto agli altri paesi, ma che progredisce palesemente (scioperi, fraternizzazione) anche in Germania. La massa esita allora tra la fiducia nei vecchi padroni, nei capitalisti, e la collera contro di loro, tra la fiducia nella nuova classe, nell’unica classe coerentemente rivoluzionaria, nel proletariato, che apre la via di un luminoso avvenire a tutti i lavoratori, e la coscien- za ancora oscura della funzione storica mondiale di questa classe. Non è questa la prima e nemmeno t'ultima esitazione della massa piccolo-borghese e semiproletaria! La lezione è chiara, compagni operai! Il tempo non aspetta. Alla prima crisi altre ne seguiranno. Dedicate tutte le vostre forze a educare GLI INSEGNAMENTI DELLA CRISI 215 gli elementi arretrati, ad avvicinarvi in massa, da compagni, attraverso contatti diretti (e non solo nei comizi), a ogni reggimento, a ogni gruppo della popolazione lavoratrice che non vede ancora chiaro. Dedi- cate tutte le forze a consolidare la vostra coesione, a organizzare gli operai, dal basso in alto, in ogni rione, in ogni officina, in ogni quar- tiere della capitale e dei suoi sobborghi! Non lasciatevi fuorviare né dai piccoli borghesi, che predicano la « conciliazione » con i capitalisti, né dai difensisti, che propugnano una politica di « appoggio », né dagli isolati che sono pronti a bruciare le tappe e a gridare, prima che la maggioranza del popolo si sia saldamente raggruppata: «Abbasso il governo provvisorio! ». La crisi non può essere risolta né con la violenza di alcuni individui su altri individui né con azioni parziali di piccoli gruppi armati né con tentativi blanquisti di « prendere il potere », di « arrestare » il governo provvisorio, ecc. La parola d’ordine del giorno è questa: spiegate con maggior precisione, chiarezza e ampiezza la linea politica del proletariato, la via da esso indicata per mettere fine alla guerra. Unitevi dappertutto, con maggiore coesione e ampiezza, nelle file e nelle colonne del proleta- riato! Raggruppatevi compatti intorno ai vostri soviet e, in seno ad essi, con opera di fraterna persuasione e con la rielezione di singoli depu- tati, sforzatevi di radunare la maggioranza intorno a voi! Scritto il 22 aprile (5 maggio) 1917. Pubblicato il 6 maggio (23 aprile) 1917 nella Pravda, n. 39. COME S'INGARBUGLIA UNA QUESTIONE CHIARA Ecco che cosa scrive oggi il Dien a proposito della risoluzione del CC in data 20 aprile, in cui si sottolinea la necessità del passaggio del potere al proletariato rivoluzionario, « sostenuto dalla maggioranza del popolo »: « È molto semplice. Ma che cosa aspettate, allora? Invece di scrivere risoluzioni, venite e prendete il potere! ». È questo un esempio tipico dei metodi usati normalmente dalla stampa borghese. Si finge di non capire le cose piu chiare e si garan- tisce — sulla carta — una vittoria facile. Chi dice: « Prendete il potere! » può capire agevolmente, dopo un attimo di riflessione, che il tentativo di prendere il potere è un'avventura o semplice blanquismo (e la Pravda ha messo in guardia contro questa soluzione in modo particolare, specifico, chiaro, preciso, non ambiguo), fino a quando manchi l'appoggio della maggioranza del popolo. La Russia gode attualmente di una tale libertà che dalla compo- sizione dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati si può deter- minare la volontà della maggioranza. Ciò significa che il partito prole- tario, se vuole andare al potere seriamente, e non alla maniera dei blanquisti, deve battersi per estendere la sua influenza all’interno dei soviet. Tutto questo è stato detto, ridetto e rimasticato dalla Pravda , e solo per stoltezza o cattiva volontà si può « non comprenderlo ». Giu- dichi il lettore quale di queste due disdicevoli virtù possieda la Rabo- ciaia gazieta , secondo la quale la « proposta » (al soviet) di « prendere il potere nelle proprie mani » è « irresponsabile istigazione », « dema- gogia priva di ogni senso di responsabilità politica, che incita a cuor COME S’INGARBUGLIA UNA QUESTIONE CHIARA 217 leggero la democrazia alla guerra civile, che aizza gli operai e i soldati non solo contro il governo, ma anche contro il soviet », ecc. Si può immaginare una confusione piu grande? Non è questo un modo di scaricare sugli altri la propria demagogia? Secondo le serali Birgevye viedomosti del 21 aprile, il ministro- presidente Lvov ha detto testualmente- « Il governo provvisorio ha goduto smora dell’appoggio costante dell’organo dirigente del soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Nelle ultime due settimane questi rapporti sono cambiati. Si è comin- ciato a sospettare del governo provvisorio. In tali condizioni esso non ha alcuna possibilità di dirigere lo Stato, perché è difficile fare qualcosa in un clima di sfiducia e di malcontento. In tali condizioni la cosa migliore per il governo provvisorio sono le dimissioni. Esso è troppo nettamente consapevole della responsabilità che si assume dinanzi alla patria ed è pronto, per il bene del paese, a rassegnare subito le sue dimissioni, ove la cosa si renda necessaria ». Non è forse chiaro? Si può forse non capire perché il nostro CC abbia proposto di consultare il popolo dopo questo discorso? Che c’entrano qui la « guerra civile », l’« istigazione », la « dema- gogia » e le altre parole forti, se il ministro-presidente si dichiara pronto a « rassegnare le dimissioni »??? Se ha riconosciuto nel soviet dei deputati degli operai e dei soldati un « organo dirigente »??? Delle due l’una: o la Rabociaia gazieta ritiene che Lvov inganni il popolo con queste e altre analoghe dichiarazioni, e allora non deve chiamare alla fiducia e all’appoggio, ma alla sfiducia e al rifiuto di ogni appoggio ; oppure essa ritiene che Lvov sia effettivamente « pronto a rassegnare le dimissioni », e allora a che serve strepitare sulla guerra civile? Se la Rabociata gazieta capisce bene la situazione e si rende conto che i capitalisti , con gli strepiti sulla guerra civile, mascherano il loro desiderio di coartare la volontà della maggioranza, a che servono allora tutti gli strepiti di questo giornale? Lvov ha diritto di invitare il soviet ad approvare, ad accettare la sua politica. Il nostro partito ha diritto di proporre al soviet di appro- vare la nostra politica proletaria. Parlare di « istigazione », ecc. significa rivelare una completa incomprensione della realtà o abbandonarsi alla piu indegna demagogia. Noi abbiamo diritto di batterci e ci batteremo 218 LENIN per estendere la nostra influenza e conquistare la maggioranza nel soviet e nei soviet. Lo ripetiamo: « Noi saremo per il passaggio del potere nelle mani dei proletari e dei semiproletari solo quando ì soviet dei deputati degli operai e dei soldati accetteranno la nostra politica e vorranno prendere il potere >► ' 1 . v Scritto il 22 aprile (5 maggio) 1917. Pubblicato il 6 maggio (23 aprile) 1917 nella Pravda, n. 39. CHE COSA INTENDONO PER « DISONORE » I CAPITALISTI E CHE COSA I PROLETARI Uledinslvo pubblica oggi in prima pagina e in neretto un appello firmato dai signori Plekhanov, Deutsch e Zasulic. Nell’appello si legge fra l’altro: « ...Ogni popolo ha diritto di disporre liberamente del suo destino. Guglielmo in Germania e Carlo in Austria non accetteranno mai questa tesi. Guerreggiando con loro, noi difendiamo la nostra e Taltrui libertà. La Russia non può tradire i suoi alleati. Questo la coprirebbe di disonore... >►. Cosi ragionano tutti i capitalisti. Essi considerano un disonore il non rispetto dei trattati conclusi tra capitalisti, come i monarchi consi- derano un disonore il non rispetto dei trattati conclusi tra monarchi. E gli operai? Considerano forse un disonore il non rispetto dei trattati conclusi tra capitalisti e monarchi? No di certo. Gli operai coscienti sono per la denuncia di tutti questi trattati, per il riconoscimento dei soli trattati conclusi tra gli operai e i soldati di tutti i paesi, a vantaggio del popolo, cioè non dei capitalisti, ma degli operai e dei contadini poveri. Vi è un altro trattato concluso dagli operai di tutti i paesi: il manifesto di Basilea del 1912 (che anche Plekhanov ha firmato e... tradito). Questo « trattato >► concluso dagli operai definisce « crimi- nale » il fatto che gli operai di un paese sparino sugli operai di un altro paese per difendere i profitti dei capitalisti. I giornalisti delTJ edinstvo ragionano come capitalisti (allo stesso modo ragionano la Riec e altri fogli) e non come operai. È perfettamente vero che il monarca tedesco e quello austriaco non riconosceranno mai la libertà di tutti i popoli, perché questi due sovrani sono, come Nicola II, banditi coronati. Ma, anzitutto, i mo* 220 LENIN narchi inglese, italiano, ecc (« alleati » di Nicola II) non sono migliori. Dimenticarlo significa diventare monarchici o sostenitori dei mo- narchici. Inoltre, nella guerra in corso, 1 banditi non coronati, cioè i capi- talisti, hanno mostrato di non essere migliori dei monarchi. La « demo- crazia » americana — cioè i capitalisti democratici — non ha forse saccheggiato le Filippine e non sta saccheggiando il Messico? I Guckov e i Miliukov tedeschi, se sostituissero Guglielmo II, sarebbero anch'essi dei banditi e non sarebbero migliori dei capitalisti inglesi e russi. Infine, « riconosceranno » i capitalisti russi la « libertà » dei popoli che essi opprimono in Armenia, a Khiva, in Ucraina e in Fin- landia? NelTeludere questo problema, i giornalisti del VIedinstvo divengono di fatto i difensori dei « propri » capitalisti nella guerra di rapina contro altri capitalisti. Gli operai internazionalisti di tutto il mondo sono per il rovescia- mento di tutti i governi capitalistici, per il rifiuto di accordarsi o inten- dersi con qualsiasi capitalista, per una pace generale conclusa dagli operai rivoluzionari di tutti i paesi e capace di garantire effettivamente la libertà a « ogni » popolo. Scritto il 22 aprile (5 maggio) 1917. Pubblicato il 6 maggio (23 aprile) 1917 odia Pravdé, n. 39. INTERVISTA CONCESSA A E. TORNIAINEN M Noi pensiamo che il soviet dei deputati degli operai e soldati di Pietrogrado rappresenti oggi la maggioranza degli operai e dei soldati. Dal canto nostro, noi (bolsce vichi) ci batteremo per estendere la nostra influenza e conquistare la maggioranza nel soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado e in tutti i soviet locali. Noi invi- tiamo gli operai e i soldati a sostituire con nuove elezioni quei membri dei soviet che non rispondano interamente alla volontà della mag- gioranza. Attualmente la maggioranza del soviet segue i capi populisti e menscevichi. Non dubitiamo che il soviet potrà detenere il potere nella misura in cui sarà sostenuto da una solida e significativa maggioranza di operai e soldati. Tanto piu che questo potere non deciderà la conti- nuazione della guerra, ma la sua rapida conclusione alle condizioni più vantaggiose per le masse popolari. Pensiamo inoltre che il soviet, orga- nismo eletto dagli operai e dai soldati, può conquistare senz’altro la stragrande maggioranza degli operai e dei soldati. Potrà il governo dei capitalisti rifiutarsi di convocare l’Assemblea costituente? Dipenderà dallo sviluppo e dalla forza della controrivo- luzione, di cui già esistono senza dubbio alcuni elementi. La possibilità di metter fine alla guerra con una pace realmente democratica dipende dallo sviluppo della rivoluzione proletaria mon- diale, che ha già conquistato buone posizioni in Russia e che senza dubbio si svilupperà anche in Germania (scioperi di massa, frater- nizzazione). Tyómies , n. 122, 8 maggio 1917. Pubblicata per la prima volta in russo nelle Opere di Lenin, 1926, v. XX, p. 2. STOLIDA ESULTANZA La Rabociaia gazieta esulta e giubila perché Pultima risoluzione del nostro CC rivelerebbe (del resto, in rapporto alla dichiarazione, già pubblicata, dei rappresentanti della frazione bolscevica del soviet >3 ) certe divergenze in seno al nostro partito. Esultino e giubilino i menscevichi! Non ci turberemo per questo. I menscevichi non hanno infatti alcuna organizzazione. Ckheidze e Tsereteli sono una cosa, sono ministri senza portafoglio; il Comitato d’organizzazione è un’altra cosa, raccoglie i socialdemocratici senza linea politica; i «difensisti » sono una terza cosa, seguono Plekhanov; Mar- tov è una quarta cosa, è contrario al prestito. Come meravigliarsi se degli uomini senza organizzazione e senza partito suonano e ballano a cuor leggero quando viene alla luce un difetto di una qualsiasi orga- nizzazione? Non abbiamo niente da temere dalla verità. Si, compagni operai, la crisi ha messo a nudo i difetti della nostra organizzazione. Mettia- moci dunque al lavoro per correggerli! La crisi ha rivelato qualche debole tentativo di collocarsi « un po’ più a sinistra » del nostro Comitato centrale 04 . Il nostro CC non l’ha approvato, ma noi non dubitiamo nemmeno per un attimo che raccordo sarà presto raggiunto nel nostro partito e sarà, oltre tutto, un accordo liberamente voluto, cosciente, completo. La nostra linea politica viene convalidata di giorno in giorno. Perché possa essere applicata da tutti, abbiamo necessità di un’orga- nizzazione delle masse proletarie tre volte migliore di quella di cui disponiamo oggi. In ogni rione, in ogni quartiere, in ogni fabbrica, in ogni compagnia dobbiamo avere un’organizzazione forte, unita, capace di agire come un sol uomo. Ognuna di queste organizzazioni deve STOLIDA ESULTANZA 223 essere collegata direttamente con il centro, con il Comitato centrale, e questi legami devono essere cosi saldi che il nemico non possa spezzarli al primo colpo, questi legami devono essere permanenti, consolidati e controllati di giorno in giorno, di ora in ora, perché il nemico non possa prenderci alla sprovvista . Compagni operai, creiamo subito, dal basso e dappertutto, una solida organizzazione proletaria di massa, tra le masse operaie e tra i soldati! Non ci faremo turbare dall’esultanza dei nemici, non avremo paura degli errori e dei difetti particolari. Li correggeremo. L’avvenire è nostro. Pravda , n. 40, 8 maggio 1917. SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR (b) ,s 1 DISCORSO DI APERTURA DELLA CONFERENZA Compagni, la nostra conferenza è la prima conferenza del partito proletario che si svolga nel corso della rivoluzione russa e mentre sta avanzando la rivoluzione internazionale. Si avvicina il tempo in cui troveranno conferma dappertutto la tesi dei fondatori del socialismo scientifico e l’unanime previsione dei socialisti riuniti al congresso di Basilea che la guerra mondiale conduce inevitabilmente alla rivoluzione. Nel secolo XIX, esaminando il movimento proletario dei diversi paesi e considerando le possibili prospettive della rivoluzione sociale, Marx e Engels hanno piu volte ripetuto che ciascun paese assolverà in generale la sua funzione in rapporto proporzionale alle sue parti- colarità storiche nazionali. E hanno espresso concisamente quest’idea dicendo: Poperaio francese comincerà, Poperaio tedesco porterà a termine. Al proletariato di Russia è toccato il grande onore di cominciare, ma esso non deve dimenticare che il suo movimento e la sua rivoluzione sono soltanto una parte del movimento proletario rivoluzionario mon- diale, che sta avanzando e diviene ogni giorno piu forte, ad esempio, in Germania. Soltanto sotto questo profilo noi possiamo definire i no- stri compiti. Dichiaro aperta la conferenza e vi prego di procedere all’elezione della presidenza. Tenuto il 24 aprile (7 maggio) 1917. Un breve resoconto usci il 12 maggio (29 aprile) 1917 nel Sotsialdemokrat , n. 43. Pubblicato integralmente per la prima volta nelle Opere di Lenin, 1921, XIV, p. 2. I 5* 2 RAPPORTO SUL MOMENTO ATTUALE L Testo del verbale Compagni, per esaminare il momento attuale e darne una valu- tazione, devo affrontare un tema molto vasto, che, a mio parere, si arti- cola in tre parti: primo, la valutazione della situazione propriamente politica da noi, in Russia, e l'atteggiamento verso il governo e verso il dualismo del potere; secondo, Patteggiamento verso la guerra; terzo, la situazione determinatasi nel movimento operaio internazionale, che lo colloca, su scala mondiale, di fronte alla rivoluzione socialista. Penso che su certi punti dovrò soffermarmi molto brevemente. D'altra parte, su tutte queste questioni dovrò proporvi un progetto di risoluzione, con la riserva, però, che, data l'estrema insufficienza delle nostre forze e data la crisi politica prodottasi qui, a Pietrogrado, non solo ci è stato impossibile discuterlo, ma anche comunicarlo in tempo utile alle organizzazioni locali. Ripeto pertanto che si tratta di un semplice progetto preliminare, destinato a facilitare il lavoro della commissione, permettendole di concentrarsi su alcune questioni più sostanziali. Comincio dalla prima questione. Se non m’inganno, la conferenza di Mosca ha approvato la stessa risoluzione adottata dalla conferenza cittadina di Pietrogrado. ( Voci : « Con emendamenti ».) Non ho visto questi emendamenti e non posso giudicare. Ma, poiché la risoluzione pietrogradese è stata pubblicata nella Soldatskaia pravda, posso presu- mere, se non vi sono obiezioni, che sia nota a tutti. È questa la riso- luzione che propongo, come progetto, alla presente conferenza di tutta la Russia. La maggioranza dei partiti del blocco piccolo-borghese, che domina SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 229 nel soviet di Pietrogrado, presenta la nostra politica, a differenza della sua, come la politica della precipitazione. La nostra politica si distingue per il fatto che noi esigiamo prima di tutto una precisa analisi di classe degli avvenimenti in corso. Il peccato originale del blocco piccolo- borghese consiste nel nascondere al popolo, con frasi vuote, la verità sul carattere di classe del governo. Se i compagni di Mosca hanno emendamenti da proporre, potranno darcene comunicazione subito ,e . (Voratore dà lettura della risoluzione della conferenza cittadina di Pietrogrado sull atteggiamento verso il governo provvisorio. ) « Considerando: « 1. che il governo provvisorio è per il suo carattere di classe l’organo del dominio dei grandi proprietari fondiari e della borghesia; « 2. che questo governo e le classi che esso rappresenta sono indis- solubilmente legati, sul piano economico e politico, aH’imperialismo russo e anglo-francese; « 3. che esso realizza persino il suo programma in maniera incom- pleta e solo sotto la pressione del proletariato rivoluzionario e, in parte, della piccola borghesia; « 4. che le forze della controrivoluzione borghese e agraria, le quali si organizzano nascondendosi dietro la bandiera del governo prov- visorio e con la sua palese compiacenza, hanno già sferrato Pattacco contro la democrazia rivoluzionaria; « 5. che il governo provvisorio continua a differire la data delle elezioni per PAssemblea costituente, intralcia Parmamento generale del popolo, si oppone al passaggio di tutta la terra al popolo, cercando di imporre una soluzione della questione agraria conforme agli interessi dei grandi proprietari fondiari, ostacola l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore, incoraggia nell’esercito l’agitazione controrivolu- zionaria (di Guckov e soci), organizza i quadri superiori delPesercito contro i soldati, ecc. » Ho letto la prima parte della risoluzione, in cui si definisce il carattere di classe del governo provvisorio Le divergenze dalla risolu- zione di Mosca, per quanto è possibile giudicare dal solo testo, non sono sostanziali, ma io riterrei sbagliata la definizione generale del governo 230 LENIN come controrivoluzionario. In linea generale, bisogna precisare di quale rivoluzione si intende parlare. Dal punto di vista della rivoluzione bor- ghese, non ci si può esprimere in questo modo, perché tale rivoluzione è già terminata. Dal punto di vista della rivoluzione proletaria e con- tadina, è prematuro farlo, perché non si può esser sicuri che i contadini andranno necessariamente più avanti della borghesia, e, a mio giudizio, non c’è ragione di riporre la propria fiducia nei contadini, soprattutto nel momento in cui essi si orientano verso l’imperialismo e il difen- sismo, cioè verso l’appoggio alla guerra. Nel momento attuale i con- tadini hanno stipulato una serie di accordi con i cadetti. E quindi ritengo politicamente sbagliato questo punto della risoluzione dei compagni di Mosca. Noi vogliamo che i contadini vadano più avanti della borghesia e s’impadroniscano delle terre dei grandi proprietari fondiari, ma oggi non si può ancora dire niente di preciso sulla loro condotta futura. Noi evitiamo con cura le parole « democrazia rivoluzionaria ». Quando si tratta di un attacco del governo, è lecito parlarne, ma que- st’espressione nasconde oggi il più grave inganno, perché è molto diffi- cile discriminare le classi che si sono confuse in questo caos. È nostro compito emancipare chi si trascina a rimorchio del movimento. Per noi i soviet sono importanti non come forma, ma per le classi che rappresentano. È quindi necessario un lungo lavoro per illuminare la coscienza proletaria... (L'oratore riprende la lettura della risoluzione.) « 6. che al tempo stesso il governo poggia attualmente sulla fidu- cia e, in una certa misura, sull’accordo diretto con il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado, che raggruppa oggi la maggio- ranza incontestabile degli operai e dei soldati, cioè dei contadini; « 7. che ciascun atto del governo provvisorio, tanto in politica estera quanto in quella interna, aprirà gli occhi non solo ai proletari della città e della campagna e ai semiproletari, ma anche a grandi strati di piccola borghesia circa la reale natura di questo governo; « la conferenza decide: « 1. che per assicurare il passaggio di tutto il potere dello Stato ai soviet dei deputati degli operai e dei contadini o ad altri organismi che esprimano direttamente la volontà del popolo, bisogna svolgere un lungo SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 231 lavoro inteso a illuminare la coscienza di classe del proletariato e ad unire i proletari della città e della campagna contro le oscillazioni della piccola borghesia, poiché questo lavoro è la sola reale garanzia del- l' avanzata vittoriosa di tutto il popolo rivoluzionario; « 2. che questo lavoro esige un'attività multiforme in seno ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati, l'aumento numerico dei soviet, il loro consolidamento, la coesione nel loro seno dei gruppi proletari internazionalistici del nostro partito; « 3. che l'organizzazione delle nostre forze socialdemocratiche deve essere intensificata perché una nuova ondata del movimento rivoluzio- nario si levi sotto la bandiera della socialdemocrazia rivoluzionaria. » Sta qui la chiave di volta di tutta la nostra politica. Nel momento attuale tutta la piccola borghesia esita e nasconde le sue oscillazioni con vuote frasi sulla democrazia rivoluzionaria: a queste oscillazioni dobbiamo contrapporre la linea proletaria. I controrivoluzionari vor- rebbero farla fallire con azioni premature. È nostro compito accrescere il numero dei soviet, consolidare le loro forze, rendere piu compatto il nostro partito. I compagni di Mosca aggiungono al terzo punto il controllo. Que- sto controllo è rappresentato da Ckheidze, Steklov, Tsereteli e da altri dirigenti del blocco piccolo-borghese. Il controllo senza il potere è una frase vuota. Come controllerei ringhilterra? Per controllarla, bisogna impadronirsi della sua flotta. Capisco che la massa arretrata degli operai e dei soldati possa credere ingenuamente e inconsapevolmente nel controllo, ma basta riflettere sui momenti fondamentali del controllo per capire che questa fiducia è una rinuncia ai principi basilari della lotta di classe. Che cos'è il controllo? Se io scrivo un documento o una risoluzione, loro redigono una controrisoluzione. Per controllare bisogna avere il potere. Se la grande massa del blocco piccolo-borghese non riesce a rendersene conto, bisogna avere la pazienza di spiegar- glielo, senza dir mai, in nessun caso, qualcosa che non sia vero. Ora, se nascondo questa condizione fondamentale del controllo, non dico la verità e faccio il giuoco dei capitalisti e degli imperialisti. Essi dicono: « Prego, controllami, ma io avrò i cannoni. Saziati pure di controllo! ». Essi sanno che in questo momento non si può rifiutare niente al popolo. Senza il potere il controllo è una frase piccolo-borghese che raffrena 232 LENIN l’avanzata e lo sviluppo della rivoluzione russa. Ecco perché mi oppongo al terzo punto dei compagni di Mosca. Quanto aU’originale compenetrazione dei due poteri, in cui il governo provvisorio, non avendo nelle sue mani né i cannoni né i soldati né le masse armate, poggia sui soviet, che, contando per il momento sulle promesse, fanno una politica di appoggio a queste pro- messe, ebbene, se in questa situazione vorrete entrare nel giuoco, sarete destinati al fallimento. Il nostro compito consiste nel non entrare nel giuoco e nel continuare a spiegare al proletariato che questa politica è del tutto inconsistente. La realtà della vita mostrerà ad ogni passo che abbiamo ragione. Oggi siamo una minoranza, le masse non hanno ancora fiducia in noi. Sapremo aspettare: esse si schiereranno dalla nostra parte, quando il governo mostrerà loro la sua vera faccia. Le esitazioni del governo potranno respingerle e farle venire dalla nostra parte. Allora, tenendo conto del rapporto di forze, diremo: la nostra ora è venuta. Passo ora alla questione della guerra, che ci ha uniti nella pratica, quando siamo intervenuti contro il prestito. L’atteggiamento assunto nei suoi confronti ha mostrato subito con grande evidenza come si divi- dano le forze politiche. Come ha scritto la Riec, tutti esitano, tranne Io ledinstvo ; tutta la massa piccolo-borghese è per il prestito, ma con qualche riserva. I capitalisti fanno un viso agrodolce, sorridendo si mettono in tasca le risoluzioni e dicono: « Parlate pure, tanto saremo noi ad agire! ». Nel mondo intero tutti quelli che votano oggi per i prestiti sono detti socialsciovinisti. Passo direttamente alla lettura della risoluzione sulla guerra. Si divide in tre parti: 1) definizione della guerra dal punto di vista del suo significato di classe; 2) il difensismo rivoluzionario delle masse, che non esiste in nessun altro paese; 3) mezzi per mettere fine alla guerra. Molti altri hanno avuto come me occasione di parlare ai soldati, e penso che, se si vuole spiegare tutto dal punto di vista di classe, la cosa per loro meno chiara nel nostro atteggiamento è il modo preciso in cui intendiamo metter fine alla guerra, il modo in cui riteniamo possi- bile farla finire. Tra le grandi masse c’è un cumulo di malintesi, un’in- comprensione completa della nostra posizione, e pertanto, su tale punto, dobbiamo esprimerci in forma più popolare. SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 233 {Dà lettura del progetto di risoluzione sulla guerra.) « La guerra attuale è per entrambi i gruppi di potenze bellige- ranti una guerra imperialistica, condotta cioè dai capitalisti per la supre- mazia sul mondo, per la spartizione del bottino capitalistico, per la conquista di mercati redditizi per il capitale finanziario, bancario, per il soffocamento delle nazioni deboli. « Il fatto che in Russia il potere sia passato da Nicola II al governo di Guckov, Lvov, ecc., governo di grandi proprietari fondiari e di capitalisti, non ha cambiato e non poteva cambiare il carattere e il significato di classe di questa guerra nei riguardi della Russia. « Che il nuovo governo continui la stessa guerra imperialistica, cioè una guerra di conquista e di brigantaggio, è apparso con singolare evi- denza nel momento in cui esso, invece di rendere pubblici i trattati segreti stipulati dall’ex zar Nicola II con i governi capitalistici d’In- ghilterra, di Francia, ecc., li ha ratificati formalmente. E ha compiuto tale atto senza consultare il popolo e col preciso intento di ingannarlo, perché nessuno ignora che questi trattati segreti dell’ex zar sono, dalla prima all’ultima riga, dei trattati briganteschi, che promettono ai capitalisti russi il saccheggio della Cina, della Persia, della Turchia, dell’Austria, ecc. « Un partito proletario non può pertanto appoggiare né la guerra in corso né il governo attuale né i suoi prestiti, a dispetto delle belle parole con cui questi prestiti vengono presentati, se non vuole rompere completamente con l’internazionalismo, cioè con la fraterna solida- rietà degli operai di tutti i paesi nella lotta contro l’oppressione del capitale. « Nessuna fiducia merita la promessa dell’attuale governo di rinun- ciare alle annessioni, cioè a conquistare dei paesi stranieri e a tenere con la forza entro i confini della Russia determinate popolazioni. In primo luogo, infatti, i capitalisti, che sono legati per mille fili al capitale bancario russo e anglo-francese e che difendono gli interessi del capitale, non possono rinunciare alle annessioni nella guerra attuale, senza cessare di essere dei capitalisti, senza rinunciare ai profitti deri- vanti dai miliardi investiti nei prestiti, nelle concessioni, nell’industria bellica, ecc. In secondo luogo, dopo aver rinunciato alle annessioni per ingannare il popolo, il nuovo governo ha dichiarato il 9 aprile 1917, a Mosca, per bocca di Miliukov, che non può fare una tale rinuncia 234 LENIN In terzo luogo, come ha rilevato il Dielo naroda , giornale a cui colla- bora il ministro Kerenski, Miliukov non ha nemmeno mandato airestero la dichiarazione con cui rinunciava alle annessioni. « La conferenza, mettendo in guardia contro le vuote promesse dei capitalisti, dichiara pertanto che bisogna distinguere nettamente tra la rinuncia verbale alle annessioni e la rinuncia effettiva, che consiste nel pubblicare immediatamente tutti i briganteschi trattati segreti, tutti i documenti di politica estera, e neireffettuare senza indugi la più com- pleta emancipazione di tutte le nazionalità che la classe dei capitalisti, continuando la politica dell'ex zar Nicola II, politica disonorevole per il nostro popolo, opprime, lega con violenza alla Russia o lede nei loro diritti. » La seconda metà di questa parte della risoluzione concerne le pro- messe del governo. Forse, questa parte sarebbe superflua per dei marxisti, ma è importante per il popolo. Bisogna quindi aggiungere per quali motivi non crediamo a queste promesse, per quali motivi non dobbiamo aver fiducia nel governo. Non meritano alcuna fiducia le promesse dell'attuale governo di rinunciare alla politica imperialistica. La nostra linea politica non deve consistere qui nel dire che esigiamo dal governo la pubblicazione dei trattati. Sarebbe un'illusione. Esigere questo da un governo di capitalisti sarebbe come rivendicare la divul- gazione delle tariffe commerciali. Se diciamo che bisogna rinunciare alle annessioni e agli indennizzi, dobbiamo indicare anche il modo di farlo, e, se ci si domanda chi lo farà, risponderemo che si tratta, in sostanza, di un atto rivoluzionario, che potrà essere compiuto soltanto dal proletariato rivoluzionario. Altrimenti, si tratterà di vuote promesse, di pii desideri, con i quali i capitalisti abbindoleranno il popolo. ( Voratore riprende la lettura del progetto di risoluzione.) « Il cosiddetto “difensismo rivoluzionario”, che ha conquistato attualmente in Russia quasi tutti i partiti populistici (socialisti-popolari, trudovtkty socialisti-rivoluzionari) e il partito opportunistico dei social- democratici menscevichi (Comitato di organizzazione, Ckheidze, Tsere- teli, ecc.), nonché la maggioranza dei rivoluzionari senza partito, per il suo significato di classe rappresenta, da un lato, gli interessi e il punto di vista della piccola borghesia, dei piccoli proprietari, dei contadini agiati, che, alla pari dei capitalisti, traggono profitto dalla violenza SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 235 esercitata sui popoli deboli, ed è, dall’altro lato, il risultato delPinganno perpetrato ai danni delle masse popolari dai capitalisti, che non pub- blicano i trattati segreti e se la cavano con le promesse e i bei discorsi. « Bisogna riconoscere che le grandi masse dei “difensisti rivolu- zionari” sono in buona fede, cioè effettivamente ostili alle annessioni, alle conquiste e alla violenza esercitata sui popoli deboli, effettivamente desiderose di una pace democratica, non imposta con la violenza, tra tutti i paesi belligeranti. Bisogna prendere coscienza di questo fatto, perché la situazione di classe dei proletari e dei semiproletari della città e della campagna (cioè di coloro che vivono in tutto o in parte ven- dendo la propria forza-lavoro ai capitalisti) è tale che essi non sono interessati ai profitti dei capitalisti. « Perciò la conferenza, considerando del tutto inammissibile e di fatto come una completa rottura con l’internazionalismo e il socialismo qualsiasi concessione al “difensismo rivoluzionario”, dichiara al tempo stesso quanto segue: fino a che i capitalisti russi e il loro governo provvisorio si limiteranno a minacciare il ricorso alla violenza contro il popolo (per esempio, il famigerato decreto di Guckov che commina pene per i soldati che destituiscano di propria iniziativa gli ufficiali), fino a che i capitalisti non saranno ricorsi alla violenza contro i soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, dei salariati agri- coli, ecc., liberamente organizzati e che liberamente revocano ed eleg- gono tutte le autorità, fino ad allora il nostro partito sosterrà la rinun- cia alla violenza in generale e lotterà contro il profondo e fatale errore del “difensismo rivoluzionario” con la sola persuasione fraterna, chia- rendo che l’atteggiamento di cieca credulità delle masse verso il governo dei capitalisti, verso il governo dei peggiori nemici della pace e del socialismo, è attualmente in Russia il principale ostacolo alla rapida conclusione della guerra. » Una parte della piccola borghesia è interessata a questa politica dei capitalisti, non si può dubitarne, ed è pertanto inammissibile che il partito proletario nutra oggi speranze su una comunità di interessi con i contadini. Noi lottiamo perché i contadini passino dalla nostra parte, ma essi, in una certa misura, sono schierati consapevolmente con i capitalisti. Non v’è alcun dubbio che il proletariato e il semiproletariato non sono come classe interessati alla guerra. Essi si muovono sotto l’influen- za delle tradizioni e degli inganni. Non hanno ancora un’esperienza poli- 236 LENIN tica. Di qui il nostro compito: un lungo lavoro di chiarificazione. Non facciamo loro la benché minima concessione sui principi, ma non pos- siamo trattarli come socialsciovinisti. Questi elementi della popola- zione non sono mai stati socialisti, non hanno alcuna idea del socialismo e solo ora cominciano a ridestarsi alla vita politica. Ma la loro coscienza cresce e si sviluppa con rapidità straordinaria. Dobbiamo saper far giungere a loro le nostre spiegazioni, e questo è il compito più difficile, soprattutto per un partito che era ancora ieri clandestino. Alcuni si domandano se non sconfessiamo noi stessi: dopo aver propagandato la trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile, adesso parliamo contro noi stessi! Ma in Russia la prima guerra civile è già finita, e noi stiamo passando ora alla seconda guerra, a quella tra l’imperialismo e il popolo in armi, e in questo periodo di tran- sizione, fino a che la forza armata rimarrà ai soldati, fino a che Miliukov e Guckov non useranno la violenza, questa guerra civile si trasforma per noi in una pacifica, lenta e paziente propaganda di classe. Se parlassimo della guerra civile prima che la gente abbia preso coscienza della sua necessità, cadremmo senza dubbio nel blanquismo. Noi siamo favorevoli alla guerra civile, ma solo quando essa sia condotta da una classe cosciente. Si può rovesciare soltanto chi sia considerato dal popolo un oppressore. Ma oggi non ci sono oppressori, i cannoni e i fucili sono nelle mani dei soldati, non dei capitalisti, e i capitalisti non agiscono oggi con la violenza, ma con Tinganno. È quindi inam- missibile e assurdo gridare oggi contro la violenza. Bisogna sapersi atte- nere al punto di vista del marxismo, il quale dice che la trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile si fonda su condizioni oggettive e non su condizioni soggettive. Per il momento, ma solo per questo momento, rinunciamo a questa parola d’ordine. Le armi sono oggi nelle mani dei soldati e degli operai e non dei capitalisti. Fino a che il governo non avrà cominciato la guerra, noi svolgeremo pacificamente la nostra propaganda. Per il governo sarebbe utile che il primo passo imprudente verso l’offensiva fosse fatto da noi. Per loro sarebbe vantaggioso. Essi sono irritati dal fatto che il nostro partito ha lanciato la parola d’ordine di una manifestazione pacifica. Alla piccola borghesia, che è oggi in una posizione di attesa, non dobbiamo fare la minima concessione sui principi. Non c’è errore più rischioso per un partito proletario di quello di fondare la propria tattica sui desideri soggettivi nel momento SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 237 stesso in cui è necessaria Torganizzazione. Non si può affermare che la maggioranza sia con noi: in queste condizioni, bisogna diffidare, diffidare e ancora diffidare. Fondare una tattica proletaria sui desideri significa condannarla al fallimento. Il terzo punto concerne il modo di mettere fine alla guerra. La posizione dei marxisti è nota, ma la difficoltà consiste nel far conoscere alle masse questa posizione nella forma più chiara. Noi non siamo dei pacifisti e non possiamo rinnegare la guerra rivoluzionaria. In che cosa essa differisce dalla guerra capitalistica? Anzitutto per la classe che è interessata a questa guerra e per la politica che essa conduce nel corso della guerra... Quando si parla alle masse, bisogna dar loro rispo- ste concrete. Prima questione: come distinguere una guerra rivoluzio- naria da una guerra capitalistica? La massa non capisce questa diffe- renza, non capisce che qui è in causa la differenza delle classi. Noi dob- biamo non solo dire teoricamente ma anche mostrare praticamente che condurremo una guerra realmente rivoluzionaria quando il proletariato sarà al potere. Mi sembra che questo modo di porre la questione dia la risposta più chiara alla domanda: che guerra è questa, chi la conduce? La Pravda ha pubblicato un progetto di appello ai soldati di tutti i paesi belligeranti 87 . Siamo informati che la fratemizzazione già comin- cia al fronte, ma ancora in modo semispontaneo. Manca alla fratemiz- zazione una chiara prospettiva politica. I soldati hanno sentito istinti- vamente che bisogna agire dal basso, il loro istinto di classe di uomini animati da spirito rivoluzionario ha suggerito loro che questa è Tunica strada giusta. Ma questo non basta per la rivoluzione. Noi vogliamo dare una risposta politica chiara. Perché si possa metter fine alla guerra, il potere deve passare alla classe rivoluzionaria. Proporrei di redigere a nome della conferenza un appello ai soldati di tutti i paesi belligeranti e di pubblicarlo in tutte le lingue. Se invece dei soliti luoghi comuni sulle conferenze della pace, nelle quali una buona metà dei presenti è composta di agenti segreti o dichiarati dei governi imperialistici, diffon- deremo dappertutto quest’appello, raggiungeremo mille volte prima il nostro scopo che con tutte le conferenze della pace. Non vogliamo aver nulla a che fare con i Plekhanov tedeschi. Quando abbiamo attra- versato la Germania, questi signori socialsciovinisti, questi Plekhanov tedeschi, hanno tentato di incontrarsi con noi, ma noi abbiamo risposto che nessun socialista del loro stampo avrebbe messo piede nella nostra 238 LENIN vettura o ne sarebbe sceso senza un grosso scandalo. Con Karl Lieb- knecht, se gli avessero permesso di venire da noi, avremmo conversato volentieri. Quando avremo pubblicato l’appello ai lavoratori di tutti i paesi, fornendo in esso la nostra risposta sul modo di mettere fine alla guerra, e quando i soldati avranno letto tale risposta, che indicherà il modo di uscire politicamente dalla guerra, la fraternizzazione compirà passi giganteschi. Questo è necessario perché la fraternizzazione superi la fase dell’orrore istintivo contro la guerra e si trasformi in chiara coscienza politica del modo di uscire dalla guerra. Passo alla terza questione, cioè precisamente alla valutazione del momento attuale in rapporto alla situazione del movimento operaio internazionale e allo stato del capitalismo intemazionale. Sotto il pro- filo marxista è assurdo considerare, quando si parla delPimperialismo, la situazione di un solo paese, dato che i paesi capitalistici sono stretta- mente legati gli uni agli altri. La guerra ha reso ancora piu forti questi legami. L’umanità è così avviluppata in una rete sanguinosa, da cui non si può uscire isolatamente. Se vi sono dei paesi più o meno progrediti, la guerra in corso li ha legati gli uni agli altri con tali vincoli che è impossibile e assurdo che un singolo paese riesca a li- berarsene. Siamo tutti d’accordo che il potere deve essere nelle mani dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Ma che cosa questi soviet possono e devono fare, se il potere passerà a loro, cioè ai proletari e ai semiproletari? Si determina una situazione complessa e difficile. Quando si parla del passaggio del potere, si delinea un pericolo, che ha già avuto grande importanza nelle rivoluzioni precedenti, cioè il pericolo che la classe rivoluzionaria prenda il potere e non sappia usarlo. Non mancano nella storiai esempi di rivoluzioni fallite proprio per questa ragione. I soviet di deputati degli operai e dei soldati, che coprono oggi tutta la Russia con la loro rete, sono al centro della rivo- luzione; e tuttavia mi sembra che non li abbiamo ancora studiati e compresi in misura sufficiente. Se essi prenderanno il potere nelle loro mani, non vi sarà più uno Stato nel senso proprio del termine. Il mondo non ha mai visto un potere statale di questo genere che si sia mantenuto a lungo, ma ad esso tende tutto il movimento operaio mon- diale. Si tratterà precisamente di uno Stato del tipo della Comune di Parigi. Questo potere è una dittatura, non poggia cioè sulla legge, sulla volontà formale della maggioranza, ma direttamente sulla violenza. SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 239 La violenza è uno strumento del potere. In che modo i soviet eserci- teranno questo potere? Ritorneranno alla vecchia amministrazione che si serviva della polizia? Amministreranno mediante i vecchi organi del potere? È mia opinione che non possano farlo e che il loro compito immediato consista comunque nelTorganizzare uno Stato diverso da quello borghese. Mi sono servito tra i bolscevichi di un confronto tra questo Stato e la Comune di Parigi, nel senso che quest’ultima aveva distrutto i vecchi organi amministrativi e li aveva sostituiti con organi assolutamente nuovi, con organi diretti e immediati degli operai. Mi si accusa di aver usato nel momento attuale la parola che piu atterrisce i capitalisti e di aver dato loro la possibilità di presentarla come una prova del nostro desiderio di introdurre subito il socialismo. Ma io l’ho usata soltanto nel senso della sostituzione dei vecchi organi con i nuovi organi proletari. Marx diceva che è questo il piu grande passo in avanti, del movimento proletario mondiale **. La questione dei compiti sociali del proletariato assume per noi grande importanza pratica, da un lato, perché siamo legati attualmente a tutti gli altri paesi e non si può sfuggire a questo dilemma: o il proletariato si staccherà in tutto, oppure verrà strangolato; dall'altro lato, perché i soviet dei depu- tati degli operai e dei soldati sono un fatto. Nessuno può mettere in dubbio che essi abbracciano tutta la Russia, che sono un potere e che non vi può essere un altro potere. Se cosi stanno le cose, dobbiamo vedere con chiarezza in che modo essi potranno servirsi di questo potere. Si dice che questo potere sarà come quello esistente in Francia e in America, ma in questi paesi non vi è niente di simile, non esiste un tale potere diretto. La risoluzione sul momento attuale si articola in tre parti. Nella prima si caratterizza la situazione oggettiva creata dalla guerra impe- rialistica, la situazione in cui si trova il capitalismo mondiale; nella seconda si definiscono le condizioni del movimento proletario interna- zionale; nella terza i compiti della classe operaia russa nel momento in cui il potere passa nelle sue mani. Nella prima parte formulo la conclusione che il capitalismo si è sviluppato nel corso della guerra ancora di più che nel periodo prebellico. Esso si era già impadronito di interi settori della produzione. Fin dal 1891, ventisette anni or sono, quando i tedeschi approvarono il loro programma di Erfurt, Engels dichiarò che non si poteva continuare a vedere nel capitalismo la man- canza di ogni piano Questa fase era ormai superata: se vi erano i 240 LENIN trust, non vi era più mancanza di un piano. Lo sviluppo del capitalismo ha fatto passi da gigante soprattutto nel secolo XX, e la guerra ha fatto quello che non si era fatto in venticinque anni. La statizzazione dell’industria non ha progredito soltanto in Germania, ma anche in Inghilterra. Dal monopolio in generale si è passati al monopolio di Stato. La situazione oggettiva ha dimostrato che la guerra ha accelerato lo sviluppo del capitalismo, che dal capitalismo si è passati all’imperia- lismo, dai monopoli alla statizzazione. Tutto questo ha avvicinato la rivoluzione socialista “e ne ha creato le condizioni oggettive. Cosi, la rivoluzione socialista è stata affrettata dal corso della guerra. Nel periodo prebellico lTnghilterra era il paese della massima li- bertà, come ripetono i politici di stampo cadetto. In essa c'era la libertà, perché non c’era un movimento rivoluzionario. La guerra ha cambiato tutto di colpo. Questo paese, in cui non si è registrato per decenni un solo attentato alla libertà della stampa socialista, è passato d’un tratto a una censura tipicamente zarista, e le sue prigioni sono affollate di socialisti. In Inghilterra, per secoli, i capitalisti hanno imparato a governare il popolo senza violenza, e, se ora usano la violenza, vuol dire che hanno sentito che il movimento rivoluzionario si sviluppa e che non si può agire diversamente. Quando abbiamo sostenuto che Liebknecht rappresenta le masse, benché sia solo e abbia contro di sé cento Plekhanov tedeschi, ci è stato detto che questa era un'utopia, un’illusione. Eppure, chi ha partecipato all’estero alle assemblee operaie ha potuto vedere che la simpatia delle masse per Liebknecht è un fatto incontestabile. I suoi avversari più accaniti hanno dovuto giocare d’astuzia con le masse; e, se non hanno finto di essere suoi seguaci, nessuno però ha osato pronunciarsi contro di lui. Oggi le cose sono andate avanti. Oggi assistiamo a scioperi di massa e alla fraternizzazione al fronte. Fare al riguardo i profeti significherebbe commettere l’er- rore più grave, ma la più estesa simpatia per 1* Internazionale e l'inizio d’un fermento rivoluzionario nell’esercito tedesco sono fatti da cui risulta che la rivoluzione sta maturando in Germania. Quali sono oggi i compiti del proletariato rivoluzionario? Il prin- cipale difetto, l’errore più grave di tutti i ragionamenti dei socialisti sta nel porre in modo troppo generico la questione, nel parlare di pas- saggio al socialismo. Bisogna invece parlare di atti e misure concrete. Certe misure sono già mature, altre non lo sono ancora. Attualmente siamo in una fase transitoria. Abbiamo creato palesemente forme SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 241 che non rassomigliano a quelle dello Stato borghese; i soviet di deputati degli operai e dei soldati sono una forma di Stato che non è mai esistito e non esiste in nessun paese. È una forma che rappresenta un primo passo verso il socialismo e che è inevitabile all'inizio della società socialista. Questo è un fatto decisivo. La rivoluzione russa ha creato i soviet. In nessun paese borghese del mondo esistono e possono esistere istituzioni statali di questo genere, e nessuna rivoluzione socialista può operare con un potere divero da questo. I soviet di deputati degli operai e dei soldati devono prendere il potere non per instaurare una normale repubblica o per passare direttamente al socialismo. Questo è impos- sibile. Che cosa devono fare, allora? Devono prendere il potere per com- piere i primi passi concreti verso questo passaggio, che può e deve essere realizzato. La paura è il nemico principale a questo riguardo. Bisogna chiarire alle masse che queste azioni devono essere compiute immediatamente, perché in caso contrario il potere dei soviet dei depu- tati degli operai e dei soldati sarebbe assurdo e non darebbe niente al popolo. Cercherò adesso di rispondere alla domanda: quali passi concreti possiamo indicare al popolo, senza entrare in contraddizione con i nostri convincimenti marxisti? Perché vogliamo che il potere passi nelle mani dei soviet dei depu- tati degli operai e dei soldati? La prima misura che essi devono realizzare è la nazionalizzazione della terra. Di essa parlano tutti i popoli. Si dice che questa misura sia la piu utopistica, eppure, tutti giungono ad essa, perché il possesso della terra è in Russia cosi complicato che non esiste altra soluzione se non quella di abbattere tutte le barriere e trasformare la terra in proprietà dello Stato. Bisogna abolire la proprietà privata della terra. Noi ci troviamo dinanzi a questo compito, perché cosi vuole la maggio- ranza del popolo. A tale scopo abbiamo necessità dei soviet. Non si può applicare questa misura con la vecchia burocrazia statale. Seconda misura. Non possiamo essere per P« introduzione » del socialismo. Sarebbe la piu grave delle assurdità. Noi dobbiamo propu- gnare il socialismo. La maggioranza della popolazione è composta in Russia di contadini, di piccoli proprietari, che non possono nemmeno pensare al socialismo. Ma che cosa potrebbero obiettare alla creazione di una banca in ogni villaggio che desse loro la possibilità di migliorare l'azienda? A questo non potrebbero obiettare niente. Noi dobbiamo 242 LENIN divulgare queste misure pratiche fra i contadini e rafforzare in loro la coscienza di questa necessità. La questione è diversa per il sindacato dei fabbricanti
  • il nostro partito appoggerà con tutti i mezzi i partiti e i gruppi proletari degli altri paesi che conducono di fatto, fin da ora, una lotta rivoluzionaria contro i propri governi imperiali- stici e contro la propria borghesia. In particolare, il partito appoggerà la fraternizzazione di massa di cui i soldati di tutti i paesi belligeranti hanno già preso l’iniziativa al fronte, cercando di trasformare questa manifestazione spontanea di solidarietà tra gli oppressi in un movimen- to cosciente e, nei limiti del possibile, organizzato per il passaggio di tutto il potere statale al proletariato rivoluzionario di tutti i paesi belligeranti. Pravda , n. 44, 12 maggio (29 aprile) 1917. 11 RISOLUZIONE SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO IL GOVERNO PROVVISORIO 88 La conferenza panrussa del POSDR dichiara che; 1. il governo provvisorio è per il suo carattere di classe l’organo del dominio dei grandi proprietari fondiari e della borghesia; 2. questo governo e le classi che esso rappresenta sono indisso- lubilmente legati, sul piano economico e politico, all’imperialismo russo e anglo-francese; 3. esso realizza persino il suo programma in maniera incompleta e sotto la pressione del proletariato rivoluzionario e di una parte della piccola borghesia; 4. le forze della controrivoluzione borghese e agraria, le quali si organizzano nascondendosi dietro la bandiera del governo provvisorio e con la sua palese compiacenza, hanno già sferrato l’attacco contro la democrazia rivoluzionaria: in tal senso, il governo provvisorio continua a differire la data delle elezioni per l’Assemblea costituente, intralcia l’armamento generale del popolo, si oppone al passaggio di tutta la terra al popolo, cercando di imporre una soluzione della questione agraria conforme agli interessi dei grandi proprietari fondiari, ostacola l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore, incoraggia nell’eser- cito l’agitazione controrivoluzionaria (di Guckov e soci), organizza i quadri superiori dell’esercito contro i soldati, ecc.; 5. tutelando i profitti dei capitalisti e dei grandi proprietari fon- diari, il governo provvisorio è incapace di prendere sul piano econo- mico (approvvigionamento, ecc.) quelle misure rivoluzionarie la cui estrema urgenza non può essere contestata, a causa della catastrofe economica incombente; SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 281 6 . al tempo stesso questo governo poggia attualmente sulla fi- ducia e suiraccordo diretto con il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado, che è tuttora lorganizzazione dirigente della maggioranza degli operai e dei soldati, cioè dei contadini; 7. ciascun atto del governo provvisorio, tanto in politica estera quanto in quella interna, aprirà gli occhi ai proletari della città e della campagna e ai semiproletari e costringerà i diversi strati della piccola borghesia a scegliere questa o quella posizione politica. In base a queste considerazioni, la conferenza decide: 1. che bisogna svolgere un lungo lavoro inteso a illuminare la coscienza di classe del proletariato e ad unire i proletari della città e della campagna contro le oscillazioni della piccola borghesia, poiché solo questo lavoro assicurerà il passaggio di tutto il potere dello Stato ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati o ad altri organismi che esprimano direttamente la volontà della maggioranza del popolo (organi di autogoverno locale, Assemblea costituente, ecc. ); 2. che questo lavoro esige un’attività multiforme in seno ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati, l’aumento numerico dei soviet, il loro consolidamento, la coesione nel loro seno dei gruppi proletari internazionalistici del nostro partito; 3. che per consolidare ed estendere immediatamente le conquiste della rivoluzione sul piano locale, bisogna poggiare sulla maggioranza stabile della popolazione e sviluppare, organizzare e moltiplicare in tutti i sensi le sue iniziative tendenti a realizzare le libertà, a destituire le autorità controrivoluzionarie, a introdurre misure di ordine econo- mico: controllo sulla produzione e sulla distribuzione, ecc,; 4 . che la crisi politica del 19-21 aprile, provocata dalla nota del governo provvisorio, ha rivelato come il partito governativo dei ca- detti, organizzando di fatto gli elementi controrivoluzionari tanto nel- l’esercito quanto nelle strade, stia compiendo dei tentativi di repres- sione armata degli operai. A causa dell’instabilità della situazione, deri- vante dal dualismo del potere, la ripetizione di questi tentativi è ine- vitabile, e il partito del proletariato ha il dovere di dire al popolo con la massima energia che, per prevenire la grave minaccia che i prole- 282 LENIN tari siano sterminati in massa, come a Parigi nel giugno del 1848, è necessario organizzare e armare il proletariato, creare un'alleanza piu stretta tra il proletariato e l'esercito rivoluzionario, rompere con la politica di fiducia nel governo provvisorio. Pravda, n 42, 10 maggio (27 aprile) 1917. RAPPORTO SULLA REVISIONE DEL PROGRAMMA DEL PARTITO 99 I Testo del verbale Compagni, riguardo alla revisione del programma del partito, le cose stanno in questo modo. In commissione è stato presentato un primo progetto di emendamenti sulla parte teorica del programma e su alcuni punti fondamentali della parte politica. Bisogna rivedere integralmente il programma, perché già molto tempo prima della guerra era considerato ormai superato negli ambienti di partito. È ri- sultato però che non era possibile discutere un progetto di emenda- menti relativo airinsieme del programma. D’altra parte, la commis- sione è stata unanime nel riconoscere l’assoluta necessità di rivedere il programma, e su tutta una serie di questioni si può e si deve indi- care in quale direzione sia necessario rivederlo. Abbiamo pertanto re- datto il progetto di risoluzione che ora vi leggerò con l’aggiunta di qualche breve commento. Per il momento rinunciamo a presentare tesi formulate esattamente e ci limitiamo a indicare la direzione in cui effettuare la revisione del programma. ( L'oratore dà lettura della risoluzione .) « La conferenza riconosce la necessità di rivedere il programma del partito nella seguente direzione. « 1. Valutazione deH’imperialismo e dell’epoca delle guerre im- perialistiche in rapporto al maturare della rivoluzione socialista; lotta contro il travisamento del marxismo operato dai cosiddetti difensisti, i quali hanno dimenticato la parola d’ordine di Marx, secondo cui “gli operai non hanno patria” 10 °. » 284 LENIN Questo punto è talmente chiaro che non richiede alcun com- mento. In effetti, la politica del nostro partito è già andata piu avanti e ha già adottato nella pratica la posizione espressa in questa formula. « 2. Emendamento delle tesi e dei paragrafi sullo Stato nello spi- rito della rivendicazione non di una repubblica parlamentare borghese ma di una repubblica democratica proletaria-contadina (cioè di un tipo di Stato senza polizia, senza esercito permanente, senza burocrazia pri- vilegiata). » Altre formulazioni sono state proposte su questo punto. Una di esse si richiama all’esperienza della Comune di Parigi e all’esperienza degli anni settanta e ottanta, ma una simile formulazione è sembrata insoddisfacente e troppo generica; un’altra formulazione parlava di una repubblica dei soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, ma la maggior parte dei compagni l’ha riconosciuta ^sod- disfacente. Una definizione è necessaria, perché non si tratta di apporre un’etichetta su un’istituzione, ma di precisarne il carattere politico e la struttura. Dicendo repubblica proletaria-contadina, ne sottolineiamo il contenuto sociale e il carattere politico. « 3. Soppressione o emendamento delle parti invecchiate del pro- gramma politico. » La nostra attività politica generale nei soviet dei deputati degli operai e dei soldati si è già avviata praticamente per questa strada, e non si può quindi pensare che l’emendamento del programma su que- sto punto e la precisa definizione della fase in cui la rivoluzione ha trovato il nostro partito suscitino tra noi divergenze. « 4. Rielaborazione di vari punti del programma politico minimo nel senso di una indicazione più precisa delle rivendicazioni democra- tiche più conseguenti. « 5. Completa rielaborazione di molti punti della parte economica invecchiata del programma minimo e dei punti relativi all’istruzione pubblica. » L’essenziale è che questi punti sono invecchiati: il movimento sindacale li ha già superati. « 6. Rielaborazione del programma agrario in conformità con la risoluzione approvata sulla questione agraria. SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 285 « 7. Inserimento della nazionalizzazione di una serie di sindacati capitalistici, ecc. meglio preparati a questa misura. » Si è qui scelta una formulazione prudente, che può essere inter- pretata in senso piu ristretto o piu lato in rapporto ai progetti che ap- pariranno sulla stampa. « 8. Aggiunta di una definizione delle tendenze fondamentali del socialismo contemporaneo. » Una tale aggiunta si trova anche nel Manifesto del partito co- munista. « La conferenza dà mandato al CC di elaborare secondo questi principi, nel giro di due mesi, un progetto di programma del partito da sottoporre alPapprovazione del congresso del partito. La conferenza invita tutti gli iscritti e tutte le organizzazioni a discutere i progetti di programma, a emendarli e a presentare dei controprogetti. » Si è detto che sarebbe auspicabile il lancio di opuscoli e la pub- blicazione di un organo scientifico su questo problema, ma non ab- biamo né gli uomini né i mezzi necessari. Questa risoluzione contri- buirà a una rapida revisione del programma. Sarà inoltre inviata al- Pestero perché i nostri compagni internazionalisti possano partecipare alla revisione del programma che il nostro partito ha iniziato muovendo dalPesperienza della guerra mondiale. Tenuto il 28 aprile (11 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta nelle Opere di Lenin, 1921, XIV, p. 2. IL Resoconto della stampa La commissione ha proposto una risoluzione in cui è indicata la direzione in cui deve essere rielaborato il programma del partito: 1) va- lutazione delPimperialismo in rapporto al maturare della rivoluzione sociale; 2) devono essere emendati i paragrafi sullo Stato, per uno Stato senza esercito permanente, senza polizia e senza burocrazia pri- vilegiata; 3) bisogna emendare le parti invecchiate del programma 286 LENIN politico (sullo zarismo, ecc.); 4) occorre rivedere il programma mi- nimo; 5 ) rielaborare la parte economica del programma, che è pale- semente invecchiata, nonché la parte scolastica; 6-7) bisogna formu- lare le esigenze che scaturiscono dalla trasformazione della struttura della società capitalistica (nazionalizzazione di una serie di sindacati capitalistici, ecc.); 8) aggiungere una definizione delle correnti del socialismo. Pravda , n. 45, 13 maggio (30 aprile) 1917. 13 RISOLUZIONE SULLA REVISIONE DEL PROGRAMMA DEL PARTITO 101 La conferenza riconosce la necessità di rivedere il programma del partito nella seguente direzione. 1. Valutazione deirimperialismo e dell’epoca delle guerre impe- rialistiche in rapporto al maturare della rivoluzione socialista; lotta contro il travisamento del marxismo operato dai cosiddetti « difensi- sti », i quali hanno dimenticato la parola d’ordine di Marx, secondo cui « gli operai non hanno patria ». 2. Emendamento delle tesi e dei paragrafi sullo Stato nello spi- rito della rivendicazione non di una repubblica parlamentare borghese ma di una repubblica democratica proletaria-contadina (cioè di un tipo di Stato senza polizia, senza esercito permanente, senza burocra- zia privilegiata). 3. Soppressione o emendamento delle parti invecchiate del pro- gramma politico. 4. Rielaborazione di vari punti del programma politico minimo nel senso di una indicazione più precisa delle rivendicazioni democra- tiche più conseguenti. 5. Completa rielaborazione di molti punti della parte economica invecchiata del programma minimo e dei punti relativi all'istruzione pubblica. 6. Rielaborazione del programma agrario in conformità con la ri- soluzione approvata sulla questione agraria. 7. Inserimento della nazionalizzazione di una serie di sindacati capitalistici, ecc. meglio preparati a questa misura. 8. Aggiunta di una definizione delle tendenze fondamentali del socialismo contemporaneo. 288 LENIN La conferenza dà mandato al CC di elaborare secondo questi prin- cipi, nel giro di due mesi, un progetto di programma del partito da sot- toporre all’approvazione del congresso del partito. La conferenza in- vita tutti gli iscritti e tutte le organizzazioni a discutere i progetti di programma, a emendarli e a presentare dei controprogetti. Supplemento al n. 13 della Soldatskaia pravda, 16 (3) maggio 1917. 14 RAPPORTO SULLA QUESTIONE AGRARIA I. Testo del verbale Compagni, la questione agraria è stata cosi attentamente studiata nel nostro partito, fin dal tempo della prima rivoluzione, che oggi siamo, a mio giudizio, sufficientemente preparati ad affrontarla; lo conferma indirettamente il fatto che la commissione della conferenza, composta di compagni che conoscono bene la questione p la seguono da vicino, ha approvato il progetto di risoluzione proposto senza ap- portarvi emendamenti sostanziali. Mi limiterò pertanto ad alcune brevi osservazioni. Poiché tutti i membri della conferenza hanno ricevuto le bozze del progetto, è superfluo darne lettura per intero. Lo sviluppo del movimento agrario in tutta la Russia è oggi per tutti il fatto più evidente e incontestabile. Il programma del nostro partito, approvato nel 1906 al congresso di Stoccolma su' proposta dei menscevichi, è stato già confutato dal corso della prima rivoluzione russa. I menscevichi avevano fatto approvare al congresso di Stoccol- ma il loro programma di municipalizzazione, che, nella sostanza, si ri- duce a questo; le terre dei contadini, di proprietà comune e indivi- duale, restano proprietà dei contadini; le terre dei grandi proprietari fondiari passano agli organi di autogoverno locale. Uno dei principali argomenti invocati dai menscevichi in favore di questo programma era che i contadini non avrebbero mai compreso che le terre contadine passassero in mani diverse da quelle dei contadini. Chi ha studiato i verbali del congresso di Stoccolma ricorderà che il relatore Maslov e anche Kostrov insistettero particolarmente su questa argomentazione. Non bisogna dimenticare — come si fa oggi spesso — che ciò avveniva alla vigilia della convocazione della I Duma, in un momento in cui i‘> Mix 290 LENIN non si avevano ancora dati oggettivi sul carattere e sulla forza del movimento contadino. Tutti sapevamo che in Russia stava divampando Tincendio della rivoluzione agraria, ma nessuno sapeva come il movi- mento agrario si sarebbe organizzato, quali forme avrebbe assunto il movimento della rivoluzione contadina. Non si poteva controllare in che misura il congresso riflettesse Topinione meditata ed effettiva degli stessi contadini. Si spiega cosi il peso delle argomentazioni dei mensce- vichi. Subito dopo il congresso di Stoccolma avemmo ben presto una prima significativa testimonianza del modo in cui le masse contadine consideravano tale questione. Il « progetto dei 104 », il progetto dei trudovikt , fu presentato alla I e alla II Duma dagli stessi contadini. Studiai attentamente le firme apposte al progetto, esaminai minuzio- samente le opinioni dei deputati, ricercai a quale classe appartenes- sero. controllai in che misura si potessero definire contadini e, in un libro che la censura zarista ha bruciato e che tuttavia ripubblicherò loa , dimostrai categoricamente che le 104 firme erano, in grandissima mag- gioranza, firme di contadini. Il progetto rivendicava la nazionalizza- zione della terra. I contadini sostenevano che tutte le terre dovevano passare allo Stato. Si tratta allora di spiegare perché i rappresentanti dei contadini di tutta la Russia, nella I e nella II Duma, abbiano preferito la na- zionalizzazione alle misure che i menscevichi hanno proposto alle due Dume tenendo conto degli interessi dei contadini. I menscevichi propo- nevano che i contadini conservassero le loro terre e che soltanto le terre dei grandi proprietari fondiari fossero date a tutto il popolo; i contadini dicevano invece che avrebbero dato tutte le terre al popolo. Come si spiega questo fatto? I socialisti-rivoluzionari lo spiegano di- cendo che i contadini russi hanno simpatia per la socializzazione, per il principio del lavoro, in virtù del predominio dell ” obstcina nelle cam- pagne. Ma si tratta di frasi vuote, dove non c’è nemmeno un grano di buon senso. Qual è allora la spiegazione? Io penso che i conta- dini sono arrivati a questa conclusione perché tutta la proprietà ter- riera, sia essa dei contadini o dei grandi proprietari, delle obstcine o delle famiglie, è profondamente dominata in Russia dalle sopravvi- venze semifeudali, e quindi le esigenze del mercato inducono i con- tadini a rivendicare il passaggio della terra nelle mani di tutto il po- polo. I contadini affermano che la confusione regnante finora nella vita agraria può essere eliminata soltanto con la nazionalizzazione. La SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 291 loro posizione è borghese: essi concepiscono il godimento ugualitario della terra come confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari, ma non come uguagliamento delle singole proprietà contadine. Nazio- nalizzazione significa ripartizione di tutte le terre prò capite. Questo è un progetto borghese per eccellenza. Nessun contadino ha parlato di uguaglianza, di socializzazione, ma tutti hanno detto che è impossibile aspettare piu oltre, che bisogna liberare le terre da tutti vincoli, in breve, che nel secolo ventesimo non si possono gestire le aziende alla vecchia maniera. In seguito, la riforma di Stolypin ha complicato ulte- riormente la questione agraria. Ecco che cosa vogliono dire i conta- dini quando rivendicano la nazionalizzazione. Ciò significa che tutte le terre, in generale, devono essere ripartite in modo nuovo. Non de- vono piu esistere forme diverse di possesso fondiario. Qui non è af- fatto in causa la socializzazione. Questa rivendicazione dei contadini si chiama ugualitaria solo perché, come dimostra il resoconto somma rio della statistica della proprietà fondiaria del 1905, 300 famiglie contadine possiedono complessivamente 2.000 desiatine di terra, quanto la famiglia di un solo grande proprietario fondiario; in questo senso, il progetto è senza dubbio ugualitario, ma da ciò non consegue che esso intenda livellare tutte le piccole aziende. Il progetto dei 104 dice il contrario. Ecco, in sostanza, che cosa bisogna dire per fondare scientifica- mente la tesi che la nazionalizzazione è necessaria in Russia dal punto di vista democratico borghese. Ma la nazionalizzazione è altresi neces- saria perché vibrerà un colpo poderoso alla proprietà privata dei mezzi di produzione. È semplicemente assurdo pensare che tutto resterà im- mutato in Russia dopo l'abolizione della proprietà privata della terra. Il progetto di risoluzione formula piu avanti conclusioni e riven- dicazioni pratiche. Tra gli emendamenti minori sottolineerò Ì seguenti. Nel primo punto si dice: « Il partito del proletariato appoggia con tutte le forze la confisca immediata e completa di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari... ». Invece di « appoggia », bisogna scrivere « lot- ta per ». Noi non riteniamo che i contadini abbiano poca terra e ne debbano avere di piu. Questa è Topinione corrente. Noi diciamo che la grande proprietà fondiaria è la base dell’oppressione che soffoca i contadini e li mantiene in uno stato di arretratezza. Non si tratta di constatare se i contadini hanno o non hanno poca terra. Abbasso la servitù della gleba! Ecco come si pone la questione dal punto di vista 19 * 292 LENIN della lotta di classe rivoluzionaria, e non alla maniera dei funzionari, i quali studiano quanta terra hanno i contadini e in che misura biso- gna ripartirla. Propongo di invertire l’ordine dei punti 2 e 3, perché ciò che conta per noi è l’iniziativa rivoluzionaria e la legge deve es- serne il risultato. Se aspetterete che la legge sia scritta, invece di eser- citare voi stessi la vostra energia rivoluzionaria, non avrete né la legge né la terra. Si obietta molto spesso contro la nazionalizzazione che essa pre- suppone un formidabile apparato burocratico. È vero, ma la proprietà dello Stato implica che ogni contadino prenda in affitto la terra dallo Stato. Il subaffitto è vietato. Sarà l’organo democratico competente, e non un organo burocratico, a determinare quale e quanta terra il con- tadino debba prendere in affitto. Invece di « braccianti » 103 scrivere « operai agricoli ». Alcuni compagni hanno detto che la parola « bracciante » è offensiva e hanno mosso obiezioni contro l’impiego di questa parola. Bisogna sostituirla. È inopportuno parlare oggi di comitati o di soviet di proletari e contadini per risolvere la questione agraria, perché, come possiamo vedere, i contadini hanno creato i soviet dei deputati dei soldati, e in questo modo si è già prodotta una separazione tra il proletariato e i contadini. Com’è noto, i partiti difensistici piccolo-borghesi sono favorevoli a rinviare la questione agraria all’Assemblea costituente. Noi soste- niamo invece l’immediato passaggio della terra ai contadini nel modo più organizzato possibile. Noi siamo assolutamente contrari alle con- fische anarchiche. Voi proponete ai contadini di mettersi d’accordo con i grandi proprietari fondiari. Noi diciamo che bisogna prendere subito la terra e seminarla per combattere la penuria di grano e sal- vare il paese dalla catastrofe che si avvicina con rapidità prodigiosa. Non si possono accettare oggi le ricette di Scingarev e dei cadetti, L quali propongono di aspettare fino all’Assemblea costituente, di cui si ignora la data di convocazione, o di accordarsi con i grandi proprie- tari fondiari per i canoni d’affitto. I contadini già s’impadroniscono della terra senza pagare alcun indennizzo o pagando un quarto del- l’affitto. Un compagno ha portato una risoluzione, approvata nel governa- torato di Penza, nella quale si dice che i contadini requisiscono le SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 2 93 scorte agricole dei grandi proprietari fondiari, ma, invece di ripartirle tra le famiglie, ne fanno una proprietà sociale. Essi stabiliscono un de* terminato avvicendamento in modo che queste scorte servano alla col- tivazione di tutta la terra. Nell’applicare queste misure, essi si ispi- rano al criterio di aumentare la produzione agricola. Questo fatto ha un’importanza eccezionale sul piano dei principi, a dispetto dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti i quali gridano che questa è anar- chia. Se comincerete a mormorare e a strepitare che questa è anarchia, e se i contadini aspetteranno, allora si avrà davvero l’anarchia. I con- tadini mostrano di capire meglio dei funzionari le condizioni econo- miche e il controllo sociale e sanno applicarli cento volte meglio. Una simile misura, che naturalmente può essere realizzata senza difficoltà in un piccolo villaggio, spinge di necessità a misure piu ampie. Se i contadini impareranno questo, e hanno già cominciato a impararlo, non vi sarà piu bisogno della saggezza dei professori borghesi, e i con- tadini stessi finiranno per concludere che bisogna utilizzare le scorte non soltanto nelle piccole aziende, ma per coltivare tutte le terre. Poco importa il modo come procederanno; non sappiamo se riuniranno gli appezzamenti per l’aratura e la semina in comune; e poco importa se seguiranno un’altra strada. L’essenziale è che essi, per fortuna, non hanno tra i piedi quei numerosissimi intellettuali piccolo-borghesi che si dicono marxisti, socialdemocratici e con sussiego insegnano al po- polo che l’età della rivoluzione socialista non è ancora venuta e che pertanto i cdfttadini non possono oggi prendere la terra. Per fortuna, questi signori sono molto pochi nelle campagne russe. Se i contadini si limitassero a prendere la terra mediante un accordo con i grandi proprietari fondiari e non facessero ricorso alla propria esperienza col- lettiva, il fallimento sarebbe inevitabile, e i comitati contadini sareb- bero inutili balocchi. Ecco perché proponiamo di aggiungere al progetto di risoluzione Pottavo punto 10 \ Poiché sappiamo che i contadini stessi hanno preso l’iniziativa su scala locale, è nostro dovere, nostro obbligo, affermare che sosteniamo e raccomandiamo quest’iniziativa. Solo in questo è la garanzia che la rivoluzione non si limiterà a misure di carattere formale, che la lotta contro la crisi non resterà il tema delle deliberazioni burocratiche e delle ricette di Scingarev, ma che i contadini andranno realmente 294 LENIN avanti, in modo organizzato, nella lotta contro la carestia e per aumen- tare la produzione. Tenuto il 28 aprile (11 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta in Opere di Lenin, 1921, XIV, p. 2. IL Resoconto della stampa Il compagno Lenin ha indicato, come causa principale del perdu- rare dei rapporti feudali servili nelle campagne, la grande proprietà fondiaria e l’inverosimile caos prodotto nelPeconomia contadina da una gestione disordinata, prima ad opera degli starosta, in seguito ad opera dei mediatori di pace del 1861 e, infine, ad opera dei funzio- nari di Stolypin. Di qui la naturale aspirazione dei contadini ad « abbattere le bar- riere », a procedere a una nuova spartizione di tutta la terra, aspira- zione che si esprime nelle parole: « La terra è di dio ». Il contadino- proprietario non può accettare questi intralci, che nelle nuove condi- zioni dello scambio di merci capitalistico sono divenuti per lui in- sopportabili. Cosi risulta dal progetto dei 104 presentato dai deputati contadini alla I e alla II Duma. m Per ammissione degli stessi socialisti-rivoluzionari, in questo pro- getto l’« ideologia piccolo-proprietaria » ha avuto la meglio sui « prin- cipi ugualitari ». Il contadino ha bisogno della proprietà della terra, ma purché sia ripartita in conformità con le nuove esigenze dell’eco- nomia di mercato. Se singoli contadini accettano il principio della ripar- tizione ugualitaria della terra, in realtà intendono questo concetto in modo diverso dagli intellettuali socialisti-rivoluzionari. Il bilancio statistico della distribuzione della grande proprietà fondiaria e della proprietà contadina in Russia presenta queste cifre: 300 famiglie con- tadine possiedono 2.000 desiatine di terra, un solo grande proprie- tario fondiario ne possiede altrettante. È chiaro che la rivendicazione delT« uguaglianza » ha per loro il significato dell’uguaglianza di di- ritti fra le 300 famiglie e quell’unico proprietario fondiario. SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 295 La necessità della nazionalizzazione della terra, come misura pie- namente borghese e in sommo grado progressiva, è stata preparata da tutto lo sviluppo anteriore deireconomia agricola in Russia e dallo sviluppo del mercato mondiale. La guerra ha acuito tutte le contrad- dizioni. E attualmente l'immediato passaggio delle terre nelle mani dei contadini è un'esigenza imposta imperiosamente dalle necessità del tempo di guerra. Scingarev e soci, proponendo ai contadini di aspettare la convocazione dell'Assemblea costituente (ma bisogna se- minare subito), di fatto aggravano la crisi e rischiano di trasformare la penuria di grano in vera e propria carestia. Essi impongono con la forza ai contadini la soluzione burocratico-borghese della questione agraria. E intanto non si può aspettare che venga legalizzata la pro- prietà delle terre, perché la crisi avanza a passi da gigante. I contadini hanno già preso per loro conto l'iniziativa rivoluzionaria: nel governa- torato di Penza hanno confiscato ai grandi proprietari fondiàri le scorte vive e morte e le utilizzano collettivamente. Naturalmente, il nostro partito è favorevole soltanto alla confisca organizzata delle terre e delle scorte, perché questo è indispensabile ai fini dell* incremento della pro- duzione, e ogni danneggiamento delle scorte nuoce anzitutto agli stessi contadini e operai. D'altra parte, noi siamo favorevoli all'organizzazione separata de- gli operai agricoli. Pravda, n. 45, 13 maggio (30 aprile) 1917. 15 REPLICHE NEL DIBATTITO SULLA QUESTIONE AGRARIA I Compagni, mi sembra di rilevare nel compagno Angarski diverse contraddizioni. Esaminiamo anzitutto il fondamento materiale delle ten- denze alla nazionalizzazione. I contadini non hanno alcun’idea della nàzionalizzazione. Io affermo che esistono le condizioni del mercato russo e di quello internazionale e che questo si riflette negli alti prezzi del grano. Ogni contadino vede, conosce e sente l’oscillazione di questi prezzi. E l’organizzazione economica deve conformarsi a queste condi- zioni, a questi prezzi. Io sostengo che la divergenza tra il vecchio pos- sesso fondiario e la nuova struttura economica è assoluta, e questa di- vergenza spiega perché i contadini vadano avanti. Il contadino è un proprietario, dice il compagno Angarski. E ha perfettamente ragione. Su questa base Stolypin ha cercato di operare una trasformazione dei rapporti agrari, ha fatto anzi tutto il possibile, ma non è riuscito nel suo intento, perché la trasformazione di questi rapporti è impossibile senza una rottura rivoluzionaria. Ecco il fondamento materiale delle aspirazioni dei contadini alla nazionalizzazione, anche se la loro igno- ranza riguardo alla natura della nazionalizzazione è assoluta. Il conta- dino-proprietario è indotto istintivamente a dire che la terra è di dio, perché non si può piu vivere nelle vecchie condizioni della proprietà fondiaria. Ciò che propone il compagno Angarski è un semplice ma- linteso. Il secondo capoverso dice che la proprietà contadina della terra è dominata, dal basso in alto, in lungo e in largo, dai vecchi legami e rapporti semifeudali. Ma si parla qui delle terre dei grandi proprietari fondiari? No di certo. L’emendamento del compagno Angarski è fon- dato su un malinteso. Egli mi attribuisce cose che non dico e di cui SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 297 i contadini non hanno alcun'idea. I contadini conoscono la situazione mondiale attraverso i prezzi del grano e dei generi di largo consumo; e, se una ferrovia attraversa un villaggio, il contadino ne risente gli effetti nella propria azienda. Non si . può più vivere nella vecchia ma- niera, ecco che cosa sente il contadino, che esprime questa percezione attraverso una rivendicazione radicale: abbasso tutto il vecchio regime di proprietà della terra! Il contadino vuole essere un proprietario, ma su una terra ripartita in modo nuovo, in modo da lavorare $u un suolo, il cui possesso venga determinato dai suoi bisogni attuali, e non dalle necessità che gli attribuiscono i funzionari. * Questo il contadino lo sa molto bene, pur se lo esprime in altra forma, e sta appunto qui il fondamento materiale delle tendenze alla nazionalizzazione della terra. II Soloviov ritiene che la risoluzione debba aprirsi con l'indicazione del fatto più essenziale, cioè del fatto che il partito rivendica la nazio- nalizzazione della terra. Quest'emendamento non è sostanziale. Ho posto la nazionalizza- zione della terra al terzo punto, perché bisogna indicare per prima cosa l'iniziativa e l'azione rivoluzionaria, e la nazionalizzazione della terra è una legge che esprime la volontà del popolo. Mi dichiaro contrario all'emendamento. Il dibattito si tenne il 28 aprile (11 maggio) 1917. La prima replica usci nelle Opere di Lenin, 1921, XIV, p. 2. La seconda fu pubblicata per k prima volta in Petrogradskata obstcegorodskaia i vserossiskaia konferentsi RSDRP (b) v aprele 1917 g. r 192 5. 16 RISOLUZIONE SULLA QUESTIONE AGRARIA 108 La grande proprietà fondiaria è in Russia il sostegno materiale del potere dei proprietari fondiari feudali e la garanzia di un even- tuale restaurazione della monarchia. Essa condanna inevitabilmente la schiacciante maggioranza della popolazione della Russia, i contadini, alla miseria, alla servitù, all’abbrutimento, e condanna l’intero paese all’arretratezza in tutti i campi della vita. La proprietà contadina in Russia, sia delle terre dei nadiel (delle obstcine e delle singole famiglie) che delle terre private (date in af- fitto e comprate), è dominata dal basso in alto, in lungo e in largo, dai vecchi legami e rapporti semifeudali, dalla divisione dei contadini in categorie ereditate dall’epoca del servaggio, dalla dispersione degli appezzamenti, ecc., ecc. La necessità di spezzare tutte queste barriere, decrepite e nocive, la necessità di trasformare tutti i rapporti di pro- prietà e conduzione della terra in relazione alle nuove condizioni del- l’economia russa e mondiale costituiscono il fondamento materiale delle tendenze dei contadini a nazionalizzare tutte le terre. Quali che siano le utopie piccolo-borghesi con cui tutti i partiti e gruppi populistici presentano la lotta delle masse contadine contro la proprietà terriera feudale e contro tutte le pastoie feudali che intral- ciano la proprietà e la conduzione della terra in Russia, questa lotta esprime di per sé la tendenza democratica borghese, assolutamente pro- gressiva ed economicamente necessaria, a distruggere radicalmente tutte queste pastoie. La nazionalizzazione della terra, che è una misura borghese, assi- cura alla lotta delle classi la massima libertà possibile e concepibile nella società capitalistica e libera il godimento della terra di tutte le sopravvivenze non borghesi. Inoltre, la nazionalizzazione, in quanto SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 299 abolizione della proprietà privata della terra, vibra in pratica un colpo cosi formidabile alla proprietà privata di tutti i mezzi di produzione in generale che il partito del proletariato deve contribuire con ogni mezzo a questa riforma. D'altra parte, i contadini agiati di Russia hanno già creato da molto tempo gli elementi di una borghesia contadina, e la riforma agra- ria di Stolypin ha indubbiamente rafforzato, moltiplicato, consolidato questi elementi. Al polo opposto si sono rafforzati e moltiplicati nelle campagne gli operai salariati agricoli, i proletari, e la massa, ad essi vicina, dei contadini semiproletari. Quanto piu risoluta e conseguente sarà la distruzione e la soppres- sione della grande proprietà fondiaria, quanto piu risoluta e conse- guente sarà, in generale, la trasformazione agraria democratica bor- ghese in Russia, tanto più rapido e vigoroso sarà lo sviluppo della lotta di classe del proletariato agricolo contro i contadini agiati (bor- ghesia contadina). O il proletariato urbano riuscirà a trascinarsi dietro il proleta- riato rurale e unire ad esso la massa dei semiproletari della campagna, o questa massa seguirà invece la borghesia contadina, che tende ad allearsi con Guckov, con Miliukov, con i capitalisti, con i grandi pro- prietari fondiari e la controrivoluzione in generale: da questa alterna- tiva dipenderanno le sorti e l’esito della rivoluzione russa, nella misura in cui la rivoluzione proletaria che incomincia in Europa non eserci- terà sul nostro paese la sua immediata e poderosa influenza. Muovendo da questa situazione di classe e da questo rapporto di forze, la conferenza decide che: 1. il partito del proletariato lotta con tutte le forze per la con- fisca immediata e completa di tutte le terre dei grandi proprietari fon- diari in Russia (nonché delle terre degli appannaggi, della Chiesa, della Corona, ecc., ecc. ); 2. il partito si pronuncia risolutamente per il passaggio immediato di tutte le terre ai contadini organizzati nei soviet dei deputati con- tadini o in altri organismi di autogoverno locale eletti in modo real- mente e pienamente democratico e assolutamente indipendenti dai grandi proprietari fondiari e dai funzionari; 300 LENIN 3. il partito del proletariato esige la nazionalizzazione di tutte le terre, nel senso che il diritto di proprietà su tutte le terre viene tra- sferito allo Stato, mentre il diritto di disporre della terra viene assicu- rato agli organi dell autogoverno locale; 4. il partito deve lottare risolutamente sia contro il governo prov- visorio, che per bocca di Scingarev e attraverso le sue dichiarazioni col- legiali impone ai contadini un « accordo volontario con i grandi pro- prietari fondiari », cioè di fatto una riforma nell’interesse dei grandi proprietari fondiari, e minaccia di punire i contadini che « si fanno giustizia da sé », ossia minaccia di ricorrere alla violenza di una mi- noranza della popolazione (i grandi proprietari fondiari e i capitalisti) contro la maggioranza, sia contro le esitazioni piccolo-borghesi della maggioranza dei populisti e dei socialdemocratici menscevichi, i quali consigliano ai contadini di non prendere tutta la terra fino all’Assem- blea costituente; 5. il partito consiglia ai contadini di prendere la terra in modo organizzato, senza tollerare il minimo danno al patrimonio e preoccu- pandosi di aumentare la produzione; 6. tutte le riforme agrarie in generale possono essere efficaci e durevoli solo se tutto lo Stato viene pienamente democratizzato, cioè solo se, da un lato, si sopprimono la polizia, l'esercito permanente e il corpo di fatto privilegiato dei funzionari, e se, dairaltro lato, si ga- rantisce il pìu ampio autogoverno locale, completamente esente da ogni sorveglianza e tutela dall’alto; 7. bisogna cominciare subito e dappertutto a organizzare separa- tamente e in modo autonomo il proletariato agricolo nei soviet di de- putati degli operai agricoli (nonché in speciali soviet di deputati dei contadini semiproletari) e nelle frazioni e nei gruppi proletari costi- tuiti in seno ai soviet dei deputati contadini e in seno a tutti gli organi di autogoverno delle città e dei villaggi, ecc., ecc.; 8. il partito deve appoggiare Piniziativa dei comitati contadini che, in diverse regioni della Russia, trasferiscono le scorte vive e morte dei grandi proprietari fondiari ai corltadini organizzati in questi comi- tati, affinché siano utilizzate collettivamente per la coltivazione di tutte le terre; SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 301 9. il partito del proletariato deve consigliare ai proletari e ai semiproletari delle campagne di trasformare ogni grande tenuta in un’azienda modello abbastanza grande, gestita per conto della comunità dai soviet di deputati degli operai agricoli, sotto la direzione degli agronomi e con Timpiego dei migliori mezzi tecnici. Pravda, n. 45, 13 maggio (30 aprile) 1917. 17 RISOLUZIONE SULL'UNIFICAZIONE DEGLI INTERNAZIONALISTI CONTRO IL BLOCCO DIFENSISTICO PICCOLO-BORGHESE Considerando : 1. che i partiti socialista-rivoluzionario, socialdemocratico men- scevico, ecc. sono passati, nella stragrande maggioranza dei casi, sulle posizioni del « difensismo rivoluzionario », cioè dell'appoggio alla guer- ra imperialistica (votando il prestito e sostenendo il governo provvi- sorio, che rappresenta gli interessi del capitale); 2. che con tutta la loro politica questi partiti difendono gli inte- ressi e le idee della piccola borghesia e corrompono il proletariato, subordinandolo alPinfluenza della borghesia, suggerendogli la presunta possibilità di modificare la politica imperialistica del governo e di fargli abbandonare la via degli attentati controrivoluzionari alla libertà me- diante gli accordi, il « controllo », la partecipazione al ministero, ecc.; 3. che questa politica alimenta e rafforza l'inconsapevole credu- lità delle masse nei confronti dei capitalisti, cioè un atteggiamento che costituisce l’ostacolo principale allo sviluppo ulteriore della rivolu- zione e ne rende possibile la sconfitta per opera delle forze controri- voluzionarie dei grandi proprietari fondiari e della borghesia; la conferenza decide: 1. di riconoscere assolutamente impossibile l’unificazione con i partiti e gruppi che realizzano questa politica; 2. di riconoscere necessario l’avvicinamento e l’unificazione con i gruppi e le correnti che si pongono di fatto sul terreno dell'interna- zionalismo, sulla base della rottura con la politica di tradimento pic- colo-borghese del socialismo. Yravda , n. 46, 15 (2) maggio 1917. 18 RISOLUZIONE SUI SOVIET DEI DEPUTATI DEGLI OPERAI E DEI SOLDATI Dopo aver discusso i rapporti e le comunicazioni dei compagni che lavorano nei soviet dei deputati degli operai e dei soldati di di- verse località della Russia, la conferenza cosi decide. In tutta una serie di province la rivoluzione progredisce me- diante l’organizzazione spontanea del proletariato e dei contadini nei soviet, mediante l’eliminazione per iniziativa dal basso delle vecchie autorità, mediante la creazione di una milizia operaia e contadina, il passaggio di tutte le terre nelle mani dei contadini, l’introduzione del controllo operaio, nelle fabbriche, l’applicazione della giornata, lavora- tiva di otto ore, l’aumento dei salari, il mantenimento del livello di produzione, l’instaurazione del controllo degli operai sulla ripartizione dei viveri, ecc. Questo sviluppo della rivoluzione in provincia, in estensione e pro- fondità, caratterizza, da un lato, lo sviluppo del movimento per il passag- gio di tutto il potere ai soviet e per il controllo degli operai e dei contadini sulla produzione, mentre garantisce, dall’altro lato, la prepa- razione su scala nazionale delle forze per la seconda fase della rivolu- zione, che dovrà consegnare tutto il potere statale ai soviet o ad altri organi che esprimano direttamente la volontà della maggioranza del popolo (organi di autogoverno locale, Assemblea costituente, ecc.). Nelle capitali e in alcune grandi città il passaggio del potere statale ai soviet presenta notevoli difficoltà ed esige una preparazione parti- colarmente lunga delle forze del proletariato. Qui sono concentrate le forze principali della borghesia. Qui si delinea piu nettamente la poli- tica di accordo con k borghesia, politica che frena non di rado l’inizia- tiva rivoluzionaria delle masse e restringe la loro autonomia: questo 304 LENIN fenomeno è particolarmente pericoloso perché questi soviet esercitano una funzione di direzione nei confronti della provincia. Il partito proletario ha quindi il compito, da un lato, di favorire con tutti i mezzi lo sviluppo della rivoluzione sul piano locale, e, dall'altro, di lottare sistematicamente airinterno dei soviet (mediante la propaganda e le rielezioni) per il trionfo della linea proletaria. Tutti gli sforzi e tutta l’attenzione devono concentrarsi sulla massa degli operai e dei soldati, sulla differenziazione della linea proletaria da quella piccolo-borghese, della linea internazionalistica da quella difensistica, della linea rivoluzionaria da quella opportunistica, sull’organizzazione e sull’armamento degli operai, sulla preparazione delle loro forze per la fase successiva della rivoluzione. La conferenza dichiara ancora una volta che è necessario svol- gere un lavoro multiforme all’interno dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, aumentare il loro numero, consolidare le loro forze e unire strettamente, nel loro seno, ì gruppi proletari internazionalistici del nostro partito Frauda, n. 46, 15 <2) maggio 1917. 19 DISCORSO SULLA QUESTIONE NAZIONALE I. Testo del verbale A partire dal 1903, quando il nostro partito approvò il programma, ci siamo scontrati sempre nelPaccanita opposizione dei compagni polac- chi. Se si studiano i verbali del II congresso, si vedrà che già allora i socialdemocratici polacchi formulavano gli stessi argomenti con i quali abbiamo a che fare oggi e che essi abbandonarono quel congresso trovando che il riconoscimento del diritto di autodecisione era per loro inaccettabile. Da quel momento ci scontriamo ogni volta su una sola e stessa questione. Nel 1903 l’imperialismo già esisteva, ma a quel tempo non rientrava fra le loro argomentazioni; sia allora che oggi la posizione assunta dalla socialdemocrazia polacca costituisce un errore strano e mostruoso: costoro vogliono ridurre la posizione del nostro partito alla posizione degli sciovinisti. La politica della Polonia, per effetto della lunga oppressione subita ad opera della Russia, è una politica integralmente nazionale, e tutto il popolo polacco è animato dal solo pensiero di vendicarsi dei moscoviti. Nessuno ha tanto oppresso i polacchi quanto il popolo russo, che è stato, nelle mani degli zar, il carnefice della libertà polacca. Non c'è un popolo che detesti cosi ferocemente la Russia, non c’è un popolo che l’ami cosi poco come i polacchi, e ciò genera un fenomeno curioso. La Polonia è un ostacolo al movimento socialista a causa della borghesia po- lacca. Bruci l’universo intero, purché la Polonia sia liberal Naturalmente, un tal modo di porre la questione è una derisione deirinternazionalismo. Naturalmente, oggi la violenza impera in Polonia. Ma contare, come fanno i nazionalisti polacchi, che la liberazione venga dalla Russia signi- fica tradire l’Internazionale. E i nazionalisti polacchi hanno talmente 306 LENIN inculcato nel popolo polacco le loro idee che esso vede le cose proprio in questo modo. Il grande merito storico dei compagni socialdemocratici polacchi è di aver formulato la parola d'ordine deirintemazionalismo e di aver detto: « La cosa per noi piu importante è l’alleanza fraterna con il prole- tariato di tutti gli altri paesi, e noi non faremo mai la guerra per la liberazione della Polonia ». È questo il loro merito, e noi abbiamo sempre considerato socialisti soltanto questi compagni socialdemocratici polacchi. Gli altri sono dei nazionalisti, sono i Plekhanov polacchi. Senonché, questa situazione originale, in cui, per salvare il socialismo, si è dovuto lottare contro un nazionalismo sfrenato e morboso, ha avuto una conseguenza singolare: i compagni vengono a dirci che dobbiamo rinunciare alla libertà della Polonia, alla sua separazione. Perché noi, grand! -russi, che opprimiamo piu nazionalità di quante ne opprima ogni altro popolo, dobbiamo rifiutarci di riconoscere alla Polonia, all’Ucraina e alla Finlandia il diritto di separazione? Ci si propone di diventare sciovinisti, pur di facilitare il compito dei social- democratici polacchi. Noi non pretendiamo la liberazione della Po- lonia, ci si dice, perché il popolo polacco vive tra due Stati che sono capaci di battersi. Invece di dire che gli operai polacchi devono ragio- nare come segue: « Continuano a essere democratici soltanto quei socialdemocratici i quali ritengono che il popolo polacco deve essere libero, perché non c'è posto per gli sciovinisti nelle file del partito socialista », i socialdemocratici polacchi dicono: « Proprio perché rite- niamo utile l’alleanza con gli operai russi siamo contrari alla separa- zione della Polonia ». Questo è nel loro pieno diritto. Ma essi non vogliono capire che per rafforzare l’internazionalismo bisogna insistere in Russia sulla libertà di separazione per le nazioni oppresse, e in Polonia sulla libertà di unirsi alla Russia, e non ripetere invece all’in- finito le stesse parole. La libertà di unirsi suppone la libertà di sepa- rarsi. Noi russi dobbiamo sottolineare la libertà di separarsi, mentre in Polonia si deve insistere sulla libertà di unirsi. Siamo qui in presenza di sofismi che conducono al totale rinne- gamento del marxismo. Il punto di vista del compagno Piatakov è una semplice ripetizione di quello di Rosa Luxemburg... 106 (esempio del- l’Olanda). Cosi ragiona il compagno Piatakov, e l’argomento si ritorce contro di lui, perché in teoria egli è favorevole a negare la libertà di separazione, mentre dice al popolo che non è socialista chi neghi SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 307 la libertà di separazione. Le cose dette qui dal compagno Piatakov sono un inverosimile pasticcio. In Europa occidentale, nella maggior parte dei paesi, la questione nazionale è già risolta da un pezzo. Quando si dice che la questione nazionale è già risolta, si pensa all’Eu- ropa orientale, alla quale mal si adatta, e noi finiamo per trovarci in una posizione ridicola. Guardate che terribile pasticcio ne vien fuori! Dopo tutto, la Fin- landia è a due passi. Il compagno Piatakov non fornisce in proposito nessuna risposta concreta, ma cade nella piu grande confusione. Avrete letto nella Rabociaia gazieta di ieri che il separatismo si sta svilup- pando in Finlandia. I finlandesi vengono a dire che il separatismo si sviluppa da loro, perché i cadetti non concedono alla Finlandia una piena autonomia. La crisi si acuisce, aumenta il malcontento contro il governatore generale Rodicev, e la Rabociaia gazieta scrive che i finlan- desi devono aspettare l’Assemblea costituente, dove sarà raggiunto un accordo tra la Finlandia e la Russia. Quale accordo? I finlandesi devono dire che hanno il diritto di decidere come meglio credono dei loro de- stini, e il grande-russo' che contesti questo diritto sarà soltanto uno sciovinista. Diverso sarebbe il caso, se noi dicessimo all’operaio finlan- dese: come ti converrà decidere... 107 li compagno Piatakov si limita a respingere la nostra parola d'or- dine dicendo che non si tratta di una parola d’ordine per la rivoluzione socialista, ma lui stesso non fornisce la soluzione desiderata. Il metodo della rivoluzione socialista con la parola d’ordine: « Abbasso le fron- tiere » è un grande pasticcio. Non siamo riusciti a pubblicare l’articolo in cui io definivo questa posizione come « economismo imperialisti- co » ,0B . Che cosa significa « metodo » della rivoluzione socialista con la parola d’ordine: « Abbasso le frontiere »? Noi sosteniamo la neces- sità dello Stato, ma lo Stato presuppone le frontiere. Naturalmente, lo Stato può essere diretto da un governo borghese, mentre noi abbiamo bisogno dei soviet. Ma la questione delle frontiere si pone anche per i soviet. Che vuol dire: « Abbasso le frontiere »? Qui comincia l’anar- chia... Il « metodo » della rivoluzione socialista con la parola d’ordine: « Abbasso le frontiere » è un puro e semplice pasticcio. Quando la rivoluzione socialista sarà matura, quando essa scoppierà, si estenderà anche ad altri paesi, e noi l’aiuteremo, ma non sappiamo ancora in che modo. Il « metodo della rivoluzione socialista » è una frase priva di contenuto. Nella misura in cui permangono questioni non risolte dalla 308 LENIN rivoluzione borghese, noi riteniamo che sia necessario risolverle. Noi siamo indifferenti e neutrali verso il movimento separatistico. Se la Finlandia, se la Polonia e l’Ucraina si separano dalla Russia, in questo non c'è niente di male. Che c’è di male? Solo uno sciovinista potrà vedervi qualcosa di male. Bisogna essere dei pazzi per continuare la politica dello zar Nicola. La Norvegia si è separata dalla Svezia... Vi fu un tempo in cui Alessandro I e Napoleone si scambiavano tra loro i popoli, e lo stesso fecero gli zar con la Polonia. Continueremo noi questa tattica degli zar? Questo significa rinunciare alla tattica dell'internazionalismo e cadere nella peggior specie di sciovinismo Se la Finlandia si separerà, che ci sarà di male? Dopo la separazione della Norvegia dalla Svezia, si è consolidata la fiducia tra i due popoli, tra i proletari dei due paesi. Gli agrari svedesi volevano far guerra, ma gli operai svedesi si sono opposti e hanno detto che non avrebbero combattuto quella guerra. Oggi i finlandesi vogliono soltanto l'autonomia . Noi riteniamo che alla Finlandia debba essere riconosciuta la piu completa libertà; la fiducia nella democrazia russa si accrescerà, e i finlandesi non chiede- ranno di separarsi, solo quando questa misura sarà applicata prati- camente. Quando il signor Rodicev va in Finlandia e si mette a mercan- teggiare sull’autonomia, i compagni finlandesi vengono da noi e ci dicono: abbiamo bisogno dell’autonomia. Ma tutta l’artiglieria apre il fuoco su di loro e si ribatte: « Aspettate l’Assemblea costituente! ». Noi diciamo invece che quel socialista russo che neghi la libertà alla Finlandia è uno sciovinista. Noi diciamo che le frontiere devono essere tracciate in base alla volontà delle popolazioni. Smetta la Russia di battersi per la Curlandia! E la Germania richiami i soldati da questo paese! Ecco come risolviamo il problema della separazione. Il proletariato non può ricorrere alla violenza, perché non deve intralciare la libertà dei popoli. La parola d’ordine: « Abbasso le frontiere » diventerà giusta quando la rivolu- zione socialista sarà una realtà, invece di essere un metodo, e noi diremo allora: compagni, venite a noi... Tutt’altra cosa è il problema della guerra. In caso di necessità non ci rifiuteremmo di combattere una guerra rivoluzionaria. Non sia- mo dei pacifisti... Quando da noi Miliukov s’insedia al potere e spe- disce Rodicev in Finlandia, a mercanteggiare senza pudore con il popolo finlandese, noi diciamo: popolo russo, non devi far violenza alla SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 309 Finlandia: non può essere libero quel popolo che opprima altri popoli. Nella risoluzione su Borgbjerg diciamo: ritirate i vostri eserciti e lasciate che le nazioni decidano da sé dei loro destini! E, se il soviet prenderà domani il potere, questo non sarà il « metodo della rivoluzione socialista », e noi diremo allora: Germania, ritira [esercito dalla Po- lonia; Russia, ritira l’esercito dall’Armenia! Altrimenti, si tratterà di un inganno. Il compagno Dzerginski ci dice della sua Polonia oppressa che laggiù sono tutti sciovinisti. Ma perché nessun polacco ha detto niente a proposito della Finlandia o dell’Ucraina? Dal 1903 in poi ne abbiamo discusso tanto che è persino penoso parlarne. Va’ pure dove vuoi... Chi non accetti questa posizione è un annessionista, uno sciovinista. Noi vogliamo l’alleanza fraterna di tutti i popoli. Se vi saranno una repubblica ucraina e una repubblica russa, la fiducia reciproca sarà piu profonda e i legami tra questi due paesi saranno più stretti. Se gli ucraini vedranno che da noi esiste una repubblica dei soviet, non si separeranno piu, ma, se noi avremo la repubblica di Miliukov, gli ucraini si separeranno. Quando il compagno Piatakov, in assoluta contraddizione con le sue idee, afferma che noi siamo contrari a che un popolo sia tenuto con la violenza entro le frontiere russe, non fa che riconoscere il diritto di autodecisione delle nazioni. Non vogliamo in alcun modo che il mugik di Khiva viva sotto il giogo del suo khan. Lo sviluppo della nostra rivoluzione opererà sulle masse oppresse. E questo il solo modo di impostare l’agitazione tra le masse oppresse. Ma ogni socialista russo che si rifiuti di riconoscere la libertà della Finlandia e dell’Ucraina cadrà nello sciovinismo. E nessun sofisma, nessuna invocazione al proprio « metodo » potrà mai giustificarlo. Tenuto il 29 aprile (12 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta nelle Opere di Lenin, 1921, XIV, p. 2. IL Resoconto della stampa Il compagno Lenin ha ricordato che i socialdemocratici polacchi erano contrari al diritto di autodecisione delle nazioni nel 1903, quando questo problema non si poneva nella prospettiva della rivoluzione socia- 310 LENIN lista. La particolarità della loro posizione nella questione nazionale è condizionata dalla particolarità della loro situazione in Polonia; Top- pressione zarista ha alimentato le passioni nazionalistiche degli strati borghesi e piccolo-borghesi della Polonia. I socialdemocratici polacchi sono stati costretti a condurre una lotta disperata con quei « socia- listi » (PPS) ,otf che erano disposti ad accettare la guerra europea in nome della liberazione della Polonia, e solo i socialdemocratici polac- chi, diffondendo il sentimento della solidarietà internazionale tra gli operai di Polonia, sono riusciti a realizzare il loro ravvicinamento con gli operai di Russia. Tuttavia, il loro tentativo di imporre la nega- zione del diritto di autodecisione ai socialisti delle nazioni oppresse è profondamente sbagliato, e, in caso di successo, potrebbe determinare soltanto il passaggio dei socialdemocratici russi su posizioni sciovini- stiche. legando il diritto di autodecisione alle nazioni oppresse, i socialisti dei paesi oppressori diventano sciovinisti, appoggiano la propria borghesia. I socialisti russi devono ottenere la libertà di sepa- razione per le nazioni oppresse, i socialisti delle nazioni oppresse devono battersi per la libertà di unificazione; gli uni e gli altri devono procedere per strade diverse (ma nella sostanza identiche) verso un unico scopo, verso Porganizzazione intemazionale del proletariato. Co- loro i quali affermano che la questione nazionale è ormai risolta entro la cornice delPordinamento borghese dimenticano che essa è risolta (e non dappertutto) soltanto in Europa occidentale, dove si ha una omogeneità della popolazione del 90%, ma non è affatto risolta nel- l’Europa orientale dove Pomogeneità nazionale è al massimo del 43%. L’esempio della Finlandia dimostra che la questione nazionale si pone praticamente all’ordine del giorno e che bisogna scegliere tra l’appoggio alla borghesia imperialistica e il dovere della solidarietà intemazionale, che non tollera la minima violenza contro la volontà delle nazioni oppresse. I menscevichi, che hanno proposto ai finlandesi di « aspet- tare » fino alla convocazione dell’Assemblea costituente e di risolvere la questione dell’autonomia insieme con loro, di fatto hanno seguito nella loro dichiarazione gli imperialisti russi. Pravda , n. 46, 15 (2) maggio 1917. 20 RISOLUZIONE SULLA QUESTIONE NAZIONALE La politica di oppressione nazionale, eredità dell’autocrazia e della monarchia, viene sostenuta dai grandi proprietari fondiari, dai capitalisti e dalla piccola borghesia allo scopo di difendere i propri privilegi di classe e di dividere gli operai delle diverse nazionalità. L’im- perialismo contemporaneo, che accentua la tendenza a subordinare i popoli deboli, è un nuovo fattore di aggravamento dell’oppressione nazionale. Se l’oppressione nazionale può essere eliminata nella società capi- talistica, ciò può realizzarsi soltanto quando la struttura e il regime dello Stato sia quello di una repubblica democratica conseguente, che garantisca la completa uguaglianza di tutte le nazioni e di tutte le lingue. A tutte le nazionalità che fanno parte della Russia deve essere riconosciuto il diritto di separarsi liberamente e di costituirsi in Stato indipendente. Negare questo diritto e non prendere le misure idonee a garantirne l’applicazione pratica significa sostenere una politica di conquiste o di annessioni. Solo se il proletariato riconosce alle nazioni il diritto di separarsi, si potrà garantire la piena solidarietà tra gli operai delle diverse nazioni e favorire un ravvicinamento realmente demo- cratico tra le nazioni. Il conflitto determinatosi oggi tra la Finlandia e il governo prov- visorio russo mostra con singolare evidenza che la negazione del diritto di separarsi liberamente conduce a continuare la politica dello zarismo. Non è lecito confondere la questione del diritto delle nazioni a se- pararsi liberamente con la questione dell'opportunità per questa o quella nazione di separarsi in questo o in quel momento. Il partito del prole- tariato deve risolvere questa seconda questione in ciascun caso parti- colare, in modo assolutamente autonomo, dal punto di vista degli inte- 312 LENIN ressi dello sviluppo sociale nel suo insieme e degli interessi della lotta di classe del proletariato per il socialismo. Il partito rivendica un’ampia autonomia regionale, la soppressione della sorveglianza dalPalto, l’abolizione della lingua ufficiale obbligatoria e la delimitazione delle frontiere delle regioni autonome e con un pro- prio autogoverno sulla base della valutazione che gli abitanti danno delle condizioni economiche e di vita, della composizione nazionale della popolazione, ecc. Il partito del proletariato respinge categoricamente la cosiddetta « autonomia culturale nazionale », che consiste nel sottrarre la scuola, ecc. alla competenza dello Stato per rimetterla nelle mani di speciali Diete nazionali. L’autonomia culturale nazionale separa artificialmente gli operai che vivono in una determinata località e lavorano in una stessa impresa secondo la loro appartenenza a questa o a quella « cul- tura nazionale », cioè rafforza il legame degli operai con la cultura borghese delle singole nazioni, mentre la socialdemocrazia si pone il compito di rafforzare la cultura internazionale del proletariato mondiale. Il partito esige che nella Costituzione sia inserita una legge fonda- mentale la quale proclami l’abrogazione di tutti i privilegi di qualsiasi nazione nonché di tutte le violazioni dei diritti delle minoranze nazionali. Gli interessi della classe operaia impongono la fusione degli operai di tutte le nazionalità della Russia in organizzazioni proletarie uniche: politiche, sindacali, cooperative, culturali, ecc. Solo questa fusione degli operai delle diverse nazionalità in organizzazioni uniche consentirà al proletariato di lottare vittoriosamente contro il capitale internazionale c il nazionalismo borghese. Supplemento al n. 13 della Soldatskaìa pravda , 16 (3) maggio 1917. 21 DISCORSO SULLA SITUAZIONE DELL’INTERNAZIONALE E SUI COMPITI DEL POSDR I, Testo del verbale Lo stesso compagno Zinoviev ha riconosciuto che la nostra visita a Stoccolma sarà l’ultima e avrà un carattere informativo no . Quahdo Grimm ha convocato la conferenza, mi sono rifiutato di andarci, perché vedevo bene che non si può parlare con i sostenti tori del socialsciovinismo. Noi diciamo: «Nessuna collaborazione con i socialsciovinisti ». Arriviamo e ci rivolgiamo alla sinistra di Zimmer- wald. Grimm aveva il diritto, morale e formale, di redigere la risolu- zione di oggi. Questo diritto si fonda su Kautsky in Germania e su Longuet in Francia. Formalmente la questione si pone cosi: Grimm ha scritto: « Noi scioglieremo il nostro Ufficio, non appena Huvsmans avrà riunito il suo ». Quando abbiamo detto che a Zimmerwald non avrebbero accettato questa decisione, lui si è dichiarato d’accordo, ma ha aggiunto che « la maggioranza la pensa cosi ». Ed era la verità. Riguardo alla visita. « Avremo informazioni, prenderemo contatto con la sinistra di Zimmerwald. » C’è poco da sperare nella possibilità di attrarre qualcuno dalla nostra parte. Non bisogna farsi illusioni: primo, la visita non ci sarà; secondo, sarà l’ultima; terzo, non possiamo, per ragioni tecniche, attrarre a noi elementi disposti a rompere con i socialsciovinisti. Faccia il compagno Noghin la prima visita a Stoccolma, e il compagno Zinoviev Pultima. Da parte mia, esprimo il legittimo desi- derio che l’esperienza dell’ultima visita sia fatta al piu presto possibile e con il più grande successo. Tenuto il 29 aprile (12 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta in Petrogradskaia obstcegorodskaia i vserossiskaia konferentsi RSDRP (b) v aprele 1917 g. } 1925. 314 LENIN II. Resoconto delta stampa Il compagno Lenin ha proposto di dichiarare che il POSDR rimarrà nel blocco di Zimmenvald solo a carattere informativo e che pertanto è già uscito dal blocco. L’esperienza ha dimostrato, ha detto Lenin, che Tulteriore permanenza nel blocco è priva di scopo. In molti paesi Zimmerwald è divenuta un freno allo sviluppo del movi- mento. Di essa si servono per travestirsi i socialsciovinisti. Pravda, n, 46, 15 (2) maggio 1917. 22 DISCORSO A SOSTEGNO DELLA RISOLUZIONE SUL MOMENTO ATTUALE Se nella risoluzione sul momento attuale si parlasse soltanto delle condizioni russe, si commetterebbe un errore. La guerra ci ha legato cosi indissolubilmente gli uni agli altri che sarebbe un grave errore ignorare tutto l’insieme delle relazioni internazionali. Quali compiti dovrà affrontare il proletario russo, se il movi- mento internazionale ri porrà dinanzi alla rivoluzione sociale? Ecco la questione principale esaminata nella nostra risoluzione. « Le premesse oggettive della rivoluzione socialista, che già esiste- vano indubbiamente prima della guerra nei paesi più avanzati e pro- grediti, sono maturate ulteriormente e continuano a maturare con eccezionale rapidità per effetto della guerra. Si accelera sempre più l’eliminazione e la scomparsa delle piccole e medie aziende. La concen- trazione e l’internazionalizzazione del capitale assume dimensioni enormi. Il capitalismo monopolistico trapassa in capitalismo monopolistico di Stato. La pressione delle circostanze impone la regolamentazione sociale della produzione e della distribuzione in diversi paesi, in alcuni dei quali viene introdotto il servizio obbligatorio generale del lavoro. » Prima della guerra esisteva il monopolio dei trusts e dei sindacati capitalistici, con la guerra è sorto il monopolio di Stato. II lavoro obbli- gatorio è un fenomeno nuovo, ma esso è parte integrante di un assetto socialista, anche se spesso se ne dimenticano coloro che temono di analiz- zare le condizioni reali. Il centro di gravità della prima parte della risoluzione sta nella determinazione delle condizioni attuali deireconomia capitalistica mon- diale. È interessante rilevare che già Engels sottolineava, ventisette anni or sono ,!l , l’insufficienza di un’analisi del capitalismo che, non tenen- do conto della funzione dei trusts, concludesse che « il capitalismo è 316 LENIN caratterizzato dalla mancanza di un piano ». « Là dove c'è un trust — osservava Engels — non c’è mancanza di un piano », eppure, c'è anche il capitalismo. Una tale indicazione è tanto piu opportuna oggi, quando cioè siamo in presenza di uno Stato militare e del capitalismo monopolistico di Stato. L'introduzione del piano non eviterà che gli operai siano schiavi; quanto ai capitalisti, essi preleveranno i loro pro- fitti in modo « pianificato ». Oggi stiamo assistendo al trapasso diretto del capitalismo nella sua forma superiore, pianificata. La seconda parte della risoluzione non richiede commenti. Bisogna invece soffermarsi piu a lungo sulla terza parte. (Voratore dà lettura della risoluzione.) « Il proletariato di Russia, operando in uno dei paesi piu arre- trati d’Europa, in mezzo alla massa della popolazione piccolo-borghese, non può proporsi di realizzare immediatamente la trasformazione socialista. « Ma sarebbe un gravissimo errore, e significherebbe in pratica accettare appieno le posizioni della borghesia, derivare di qui la neces- sità per la classe operaia di appoggiare la borghesia o di circoscrivere la propria attività entro un ambito accettabile per la piccola borghesia o di abdicare alla funzione di guida che il proletariato deve svolgere nel chiarire al popolo l’urgenza di una serie di misure praticamente mature che conducono verso il socialismo. » Di solito dalla prima constatazione si trae la seguente conclu- sione: « La Russia è un paese arretrato, contadino, piccolo-borghese, e quindi non è nemmeno il caso di parlare di una rivoluzione sociale in questo paese »; ma si dimentica che la guerra ci ha posti in condizioni eccezionali e che, accanto alla piccola borghesia, c’è anche il grande capitale. Che cosa dovranno fare i soviet dei deputati degli operai e dei soldati, quando il potere passerà nelle loro mani? Dovranno schie- rarsi con la borghesia? La classe operaia continuerà la sua lotta di classe: ecco la risposta. Che cosa sarà possibile e che cosa necessario, quando i soviet dei deputati degli operai e dei soldati deterranno il potere? Anzitutto, la nazionalizzazione della terra. Si tratta di una misura borghese. Essa non esclude il capitalismo, e il capitalismo a sua volta SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 317 non la esclude. Tuttavia, la nazionalizzazione della terra vibra un colpo assai forte alla proprietà privata. Proseguiamo. ( Legge la risoluzione.) « ...instaurazione di un controllo statale su tutte le banche, che verranno fuse in un’unica banca centrale, nonché sulle società di assi- curazione e sui grandi sindacati capitalistici (per esempio, sul sindacato dei fabbricanti di zucchero, su quello degli industriali del carbone, sul sindacato della metallurgia, ecc.); introduzione graduale di un’imposta progressiva, piu equa, sui redditi e sul patrimonio. Queste misure sono ormai mature sul piano economico, possono essere realizzate immediata- mente sul piano tecnico e sul piano politico possono essere sostenute dalla schiacciante maggioranza dei contadini, che trarranno vantaggi in tutti i sensi da queste riforme. » Su questo punto si è discusso. Già nella Pravda , a proposito degli articoli di Plekhanov, mi era capitato di scrivere: « Coloro che par- lano dell’impossibilità di realizzare il socialismo, si sforzano di presen- tare il socialismo nella luce per loro piu comoda: in termini confusi, nebulosi, come un salto ». Lo stesso Kautsky scrive: « Nessun socialista parla dell’abolizione della proprietà privata dei contadini ». Significa questo che l’esistenza del grande capitale deve evitarci di instaurare il controllo dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati sulla pro- duzione, sul sindacato dei fabbricanti di zucchero, ecc.? Questa misura non è il socialismo, è soltanto una misura di transizione, ma la realiz- zazione di una serie di misure di questo genere, in connessione con l’esistenza dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati, farà si che la Russia abbia un piede nel socialismo, un piede solo, perché la maggioranza contadina dirige l’altro settore economico del paese. Non si può negare che, sul piano economico, questo cambiamento è ormai maturo. Per realizzare politicamente queste misure bisogna avere con sé la maggioranza, e la maggioranza è composta di contadini, i quali sono chiaramente interessati a queste riforme. Se essi avranno il neces- sario spirito organizzativo è un’altra questione: non possiamo certo rispondere per loro. È una vecchia e logora accusa contro il socialismo quella di pre- sentarlo come un*« immensa caserma », come una « burocrazia di massa ». Dobbiamo porre oggi la questione del socialismo in modo 318 LENIN diverso dal passato, trasferendola dal regno delle nuvole in quello della realtà piu concreta: nazionalizzazione della terra, controllo sui sin- dacati capitalistici, ecc. ( L'oratore legge la risoluzione.) « Tutte le misure indicate e altre analoghe possono e devono essere non solo discusse e messe a punto, in modo da poter essere applicate su scala nazionale non appena tutto il potere passerà ai proletari e ai semiproletari, ma anche realizzate dagli organi rivoluzionari locali del potere popolare ogni volta che se ne presenti l’occasione. « L’applicazione di queste misure esige un’eccezionale vigilanza e cautela, la conquista della maggioranza stabile della popolazione, la quale dovrà persuadersi consapevolmente che questa o quella misura è rea- lizzabile nella pratica. E proprio in questa direzione devono essere orientati l’attenzione e gli sforzi dell’avanguardia cosciente delle masse operaie, che sono tenute ad aiutare le masse contadine nella ricerca di uno sbocco dallo sfacelo economico attuale. » « La rivoluzione è borghese, e quindi non bisogna parlare del socialismo », dicono gli avversari. Noi diciamo invece: « Poiché la borghesia non può uscire dalla situazione che si è creata, la rivoluzione deve andare avanti ». Non abbiamo necessità di limitarci alle frasi democratiche, ma dobbiamo spiegare alle masse la situazione e indicar loro una serie di misure pratiche: prendere nelle proprie mani i sinda- cati capitalistici, controllarli attraverso i soviet dei deputati degli operai e dei soldati, ecc. La realizzazione di tutte queste misure farà si che la Russia metta un piede nel socialismo. Il nostro programma econo- mico deve indicare i mezzi per uscire dallo sfacelo: ecco quale deve essere la nostra guida. Tenuto il 29 aprile (12 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta in Petrogradskaia obitcegorodskaia i vserossiskaia konferentsi RSDRP [b) v aprele 1917 1925. 23 RISOLUZIONE SUL MOMENTO ATTUALE La guerra mondiale, generata dalla lotta dei trusts internazionali e del capitale bancario per assicurarsi il dominio del mercato mondiale, ha già determinato una massiccia distruzione di beni materiali, resauri* mento delle forze produttive e un tale potenziamento dell’industria di guerra che è ormai impossibile produrre anche soltanto il minimo assolutamente indispensabile dei beni di consumo e dei mezzi di produzione. La guerra ha precipitato l’umanità in una situazione disperata e l’ha condotta sull'orlo dell’abisso. Le premesse oggettive della rivoluzione socialista, che già esiste- vano indubbiamente prima della guerra nei paesi più avanzati e progre- diti, sono maturate ulteriormente e continuano a maturare con ecce- zionale rapidità per effetto della guerra. Si accelera sempre più l’elimi- nazione e la scomparsa delle piccole e medie aziende. La concentra- zione e l’internazionalizzazione del capitale assume dimensioni enormi. Il capitalismo monopolistict) trapassa in capitalismo monopolistico di Stato. La pressione delle circostanze impone la regolamentazione sociale della produzione e della distribuzione in diversi paesi, in alcuni dei quali viene introdotto il servizio obbligatorio generale del lavoro. Permanendo la proprietà privata dei mezzi di produzione, la ten- denza crescente al monopolio e alla statizzazione della produzione im- plicherà inevitabilmente uno sfruttamento più intenso delle masse lavo- ratrici, un’oppressione più gravosa, minori possibilità di resistenza agli sfruttatori, un inasprimento della reazione e del dispotismo militare, e al tempo stesso determinerà ineluttabilmente un inverosimile aumento dei profitti dei grandi capitalisti a spese di tutti gli altri strati della popolazione, condannando per decenni le masse lavoratrici a pagare 320 LENIN un tributo ai capitalisti sotto la forma di miliardi di interesse sui prestiti. Ma queste stesse condizioni, ove la proprietà privata dei mezzi di produ- zione sia abolita e il potere statale passi interamente nelle mani del proletariato, garantiscono il successo di una trasformazione della società che ponga fine allo sfruttamento dell’uomo da parte deiruomo e assi- curi il benessere di tutti e di ognuno. D’altra parte, lo sviluppo degli eventi ha convalidato la previsione fatta dai socialisti di tutto il mondo, i quali, nel 1912, nel manifesto di Basilea, hanno dichiarato all'unanimità che la rivoluzione proletaria diventava inevitabile in rapporto alla guerra imperialistica che era allora imminente e che sta oggi imperversando nel mondo. La rivoluzione russa è soltanto la prima fase della prima delle rivoluzioni proletarie inevitabilmente generate dalla guerra. In tutti i paesi cresce l’indignazione delle grandi masse popolari contro la classe dei capitalisti, mentre il proletariato diviene sempre piu cosciente del fatto che solo il passaggio del potere nelle sue mani e l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione salveranno l’umanità dalla catastrofe. In tutti i paesi, e soprattutto nei paesi piu progrediti, in Inghil- terra e in Germania, centinaia di socialisti, che non sono passati nel campo della « propria » borghesia nazionale, sono stati gettati in carcere dai governi dei capitalisti, i quali, con queste persecuzioni, hanno dato chiaramente prova del loro panico dinanzi alla rivoluzione proletaria che sta maturando negli strati piu profondi delle masse popolari. La sua maturazione risulta evidente in Germania dagli scioperi di massa, che si sono intensificati soprattutto nelle ultime settimane, e dallo sviluppo della fraternizzazione al fronte tra soldati tedeschi e sol- dati russi. La fiducia e l’alleanza fraterne tra gli operai dei diversi paesi, che attualmente si uccidono a vicenda nell’ interesse dei capitalisti, comin- ciano quindi a ricostituirsi, creando a loro volta le premesse della lotta rivoluzionaria comune degli operai dei diversi paesi. Solo questa lotta garantirà alla rivoluzione socialista mondiale lo sviluppo piu siste- matico e le più sicure possibilità di successo. Il proletariato di Russia, operando in uno dei paesi più arretrati d’Europa, in mezzo alla massa della popolazione piccolo-borghese, non può proporsi di realizzare immediatamente la trasformazione socialista. SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR 321 Ma sarebbe un gravissimo errore, e significherebbe in pratica accet- tare appieno le posizioni della borghesia, derivare di qui la necessità per la classe operaia di appoggiare la borghesia o di circoscrivere la propria attività entro un ambito accettabile per la piccola borghesia o di abdicare alla funzione di guida che il proletariato deve svolgere nel chiarire al popolo l’urgenza di una serie di misure praticamente mature che conducono verso il socialismo. Fra queste misure si colloca anzitutto la nazionalizzazione della terra. Pur senza uscire dai quadro del sistema borghese, questa misura vibrerebbe tuttavia un grave colpo alla proprietà privata dei mezzi di produzione e rafforzerebbe quindi l’influenza del proletariato socialista sugli elementi semiproletari delle campagne. Altre misure sono l’instaurazione di un controllo statale su tutte le banche, che verranno fuse in un’unica banca centrale, . nonché sulle società di assicurazione e sui grandi sindacati capitalistici (per esempio, sul sindacato dei fabbricanti di zucchero, su quello degli industriali del carbone, sul sindacato della metallurgia, ecc.) e l’introduzione gra- duale di un’imposta progressiva, piu equa, sui redditi e sul patrimonio. Queste misure sono ormai mature sul piano economico, possono essere realizzate immediatamente sul piano tecnico e sul piano politico possono essere sostenute dalla schiacciante maggioranza dei contadini, che trar- ranno vantaggi in tutti i sensi da queste riforme. Oltre alle misure indicate, i soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc., che coprono attualmente la Russia con una rete sempre piu fitta, potrebbero accingersi a realizzare il servizio obbligatorio generale del lavoro, poiché il carattere di queste istitu- zioni garantisce, da un lato, che tutte le nuove riforme vengano intra- prese solo quando Pimmensa maggioranza del popolo si sarà resa conto, in maniera consapevole e risoluta, della loro urgenza pratica, e, dal- l’altro, che le nuove riforme non vengano realizzate in modo burocra- tico e poliziesco, ma attraverso la partecipazione volontaria delle masse organizzate e armate del proletariato e dei contadini alla gestione di tutta Peconomia sociale. Tutte le misure indicate e altre analoghe, possono e devono essere non solo discusse e messe a punto, in modo da poter essere applicate su scala nazionale non appena tutto il potere passerà ai proletari e ai semiproletari, ma anche realizzate dagli organi rivoluzionari locali del potere popolare ogni volta che se ne presenti 1 occasione. : i *ns 322 LENIN L’applicazione di queste misure esige un’eccezionale vigilanza e cautela, la conquista della maggioranza stabile della popolazione, la quale dovrà persuadersi consapevolmente che questa o quella misura è realizzabile nella pratica. E proprio in questa direzione devono essere orientati l’attenzione e gli sforzi dell’avanguardia cosciente delle masse operaie, che sono tenute ad aiutare le masse contadine nella ricerca di uno sbocco dallo sfacelo economico attuale. Supplemento al n. 13 della Soldatskaia pravda , 16 (3) maggio 1917. 24 DISCORSO DI CHIUSURA DELLA CONFERENZA Lenin rinuncia, per mancanza di tempo, a prendere la parola a sostegno del cambiamento del nome del partito, ma rinvia su questo problema all’opuscolo da lui appena redatto / compiti del proletariato nella nostra rivoluzione 112 , che servirà come materiale di discussione nelle organizzazioni locali. Alcune parole sulla conferenza. Ce stato poco tempo e molto lavoro. Le condizioni in cui è posto il nostro partito sono difficili. I partiti difensistici sono forti, ma le masse proletarie assumono un atteggiamento negativo verso il difensismo e verso la guerra imperialistica. Le nostre risoluzioni non sono adatte alle grandi masse, ma unificheranno l’azione dei nostri agitatori e propagan- disti, e coloro che le leggeranno vi troveranno una guida per il loro lavoro. Dobbiamo parlare a milioni di uomini, dobbiamo far sorgere dalle masse forze nuove, dobbiamo reclutare operai coscienti piu istruiti che sappiano mettere le nostre tesi a portata delle masse. Cerche- remo di fare in modo che nei nostri opuscoli le nostre risoluzioni siano esposte in forma piu popolare, e ci auguriamo che i compagni facciano altrettanto sul piano locale. Il proletariato troverà nelle nostre risolu- zioni il materiale orientativo di cui ha bisogno per avanzare verso la seconda fase della nostra rivoluzione. Tenuto il 29 aprile (12 maggio) 1917. Pubblicato per la prima volta in Petrogradskaia obstcegorodskaia i vscrossiskaia boti f erettisi RSDRP ( b ) v a p rei e 1917 g., 19 23. INTRODUZIONE ALLE RISOLUZIONI DELLA SETTIMA CONFERENZA PANRUSSA DEL POSDR Compagni operai, la conferenza panrussa del Partito operaio social- democratico di Russia, unificato dal Comitato centrale e chiamato comu- nemente partito « bolscevico », si è conclusa. La conferenza ha preso decisioni molto importanti su tutte le questioni fondamentali della rivoluzione, e noi ne pubblichiamo qui di seguito il testo. La rivoluzione attraversa una crisi. Come si è visto nelle strade di Pietrogrado e di Mosca tra il 19 e il 21 aprile. Come ha ammesso il governo provvisorio. Come ha riconosciuto il comitato esecutivo del soviet pietrogradese dei deputati degli operai e dei soldati. Come viene confermato ancora una volta, nel momento stesso in cui scriviamo queste righe, dalla destituzione di Guckov. La crisi del potere, la crisi della rivoluzione non è un fatto casuale. Il governo provvisorio è il governo dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, legati al capitale russo e anglo-francese e costretti a con- tinuare la guerra imperialistica. Ma i soldati sono stanchi della guerra, comprendono sempre piu chiaramente che essa è fatta neirinteresse dei capitalisti e non vogliono piu la guerra. Nel frattempo la Russia e gli altri paesi vedono avanzare lo spettro minaccioso d J un crollo terribile, della fame, del completo sfacelo economico. Il soviet pietrogradese dei deputati degli operai e dei soldati, che ha stipulato un accordo con il governo provvisorio e Io appoggia, mentre sostiene il prestito e quindi anche la guerra, si trova oggi in un vicolo cieco. Il soviet è responsabile del governo provvisorio e, ve- dendo che la situazione non ha sbocchi, si trova esso stesso vincolato dal suo accordo con il governo dei capitalisti. 326 LENIN Nel grave momento storico in cui tutto l’avvenire della rivoluzione è in giuoco, in cui i capitalisti si dibattono tra la disperazione e l’inten- zione di passare per le armi gli operai, il nostro partito si rivolge al popolo e, attraverso le decisioni della sua conferenza, gli dice: « Bisogna capire quali sono le classi che fanno progredire la rivoluzione. Bisogna tener conto con lucidità delle loro diverse aspi- razioni. Il capitalista non può procedere per la stessa strada per cui cammina l’operaio. I piccoli proprietari non possono né dare piena fiducia ai capitalisti né decidersi d’un sol tratto alla fraterna alleanza con gli operai. Solo se si capisce la differenza tra queste classi, si può trovare la strada giusta per la rivoluzione ». Su* tutte le questioni fondamentali della vita del popolo le decisioni della nostra conferenza tracciano una netta distinzione tra gli interessi delle diverse classi e mostrano che è assolutamente impossibile uscire dal vicolo cieco con una politica di fiducia o di appoggio al governo dei capitalisti. La situazione è incredibilmente difficile. Non c’è che una, e solo una, soluzione: il passaggio di tutto il potere statale nelle mani dei soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc. in tutta la Russia, dal basso in alto. Solo a patto che il potere passi alla classe operaia, sostenuta dalla maggioranza dei contadini, si potrà fare asse- gnamento sulla rapida restaurazione della fiducia degli operai degli altri paesi e su una poderosa rivoluzione europea che spezzerà il giogo del capitale e la morsa di ferro del criminale massacro dei popoli. Solo a patto che il potere passi alla classe operaia, sostenuta dalla maggio- ranza dei contadini, si potrà nutrire la fondata speranza che tutte le masse lavoratrici avranno la massima fiducia in questo potere e si impegneranno tutte insieme, come un sol uomo, con grande abnegazione, nell’opera di riorganizzazione di tutta la vita del popolo, nell’interesse delle masse lavoratrici, e non dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari. Senza quest'opera piena di abnegazione, senza una gigantesca tensione delle forze di tutti e di ognuno, senza la ferma decisione di riorganizzare la vita in modo nuovo, senza la piu rigorosa e fraterna disciplina di tutti gli operai e di tutti i contadini poveri, senza tutto questo non c*è modo di uscirne. La guerra ha condotto tutta l’umanità sull’orlo della rovina. I capi- talisti, impegnati nella guerra, non sono capaci di uscirne. Il mondo intero è dinanzi alla catastrofe. INTRODUZIONE ALLE RISOLUZIONI 327 Compagni operai, si avvicina il tempo in cui gli avvenimenti esige- ranno da voi un nuovo e piu grande eroismo — e, per giunta, l’eroismo di milioni e decine di milioni di uomini — rispetto a quello di cui avete dato prova nei giorni gloriosi della rivoluzione di febbraio- marzo. Preparatevi! Preparatevi e ricordate che, se insieme con i capitalisti siete riusciti a vincere in pochi giorni, semplicemente con Pesplosione della collera popolare, molto di piu vi sarà necessario per vincere sui capi- talisti e contro di loro. Per ottenere questa vittoria, per far passare il potere agli operai e ai contadini poveri, per mantenerlo e utilizzarlo giudiziosamente, è indispensabile l’organizzazione, l’organizzazione e ancora l’organizzazione. Il nostro partito vi aiuterà come può e, anzitutto, illuminando le coscienze sulla diversa posizione delle diverse classi e sulle loro forze rispettive. A questo scopo tendono le risoluzioni della nostra confe- renza. Senza una coscienza chiara, l’organizzazione non serve. Senza organizzazione, è impossibile l’azione di milioni di uomini, è impossi- bile riportare un qualsiasi successo. Non credete alle parole! Non fatevi ingannare dalle promesse! Non sopravvalutate le vostre forze! Organizzatevi in ogni fabbrica, in ogni reggimento e compagnia, in ogni quartiere. Lavorate per organizzarvi giorno per giorno, ora per ora, e fate questo lavoro da voi, perché si tratta di un compito che non si può affidare a nessuno. Fate in modo che con questo lavoro tra le masse si diffonda progressivamente, in maniera stabile e indistruttibile, una piena fiducia negli operai d’avan- guardia. Ecco il contenuto fondamentale di tutte le risoluzioni della nostra conferenza. Ecco l’insegnamento principale che deriva da tutto lo sviluppo della rivoluzione. Ecco l’unica garanzia di vittoria. Compagni operai, noi vi chiamiamo ad un lavoro difficile, impor- tante, instancabile, che deve unire compattamente il proletariato co- sciente e rivoluzionario di tutti i paesi. Questa via, e solo questa via, condurrà alla salvezza dell’umanità dagli orrori della guerra e dall’op- pressione del capitale. Supplemento al n. 13 della Soldatskaia pravda, 16 (3) maggio 1917. IL SIGNIFICATO DELLA FRATERNIZZAZIONE I capitalisti deridono la fraternizzazione dei soldati al fronte op- pure l’attaccano con rabbia furiosa, per mezzo di menzogne e calunnie, riducendola a una manovra dei tedeschi per « ingannare » i russi e comminando punizioni attraverso i loro generali e ufficiali. Dal punto di vista della difesa della « sacrosanta proprietà » del capitale e dei suoi profitti, questa linea politica dei capitalisti è piena- mente giusta: in realtà, per schiacciare in germe la rivoluzione pro- letaria socialista, bisogna considerare la fraternizzazione appunto come la considerano i capitalisti. Gli operai coscienti e, con loro, la massa dei semiproletari, la massa dei contadini poveri, guidati dal loro sicuro istinto di classi oppresse, considerano invece la fraternizzazione con la piu profonda simpatia. È chiaro altresì che questa strada non passa attraverso i governi capitalistici e non si può percorrere in alleanza con questi go- verni ma soltanto contro di loro, È chiaro che la fraternizzazione sviluppa, rafforza, consolida la fiducia fraterna tra gli operai dei diversi paesi. È chiaro che essa comincia a infrangere la maledetta disciplina della caserma-prigione, la disciplina della passiva subordinazione dei soldati ai «propri» ufficiali e generali, ai propri capitalisti (poiché la maggior parte degli ufficiali e dei generali appartiene alla classe capitalistica o ne difende gli interessi). È chiaro che la fraternizza- zione è un’iniziativa rivoluzionaria delle masse , è il risvegliarsi della coscienza, deH’intelligenza, dell’audacia delle classi oppresse, è, in altri termini, uno degli anelli della catena dì iniziative che conducono alla rivoluzione socialista proletaria. Viva la fraternizzazione! Viva la rivoluzione socialista del prole- tariato che sla cominciando ! IL SIGNIFICATO DELLA FRATERNIZZAZIONE 329 Perché la fraternizzazione possa muovere verso il nostro scopo in modo piu facile, rapido e sicuro, dobbiamo garantirle un carattere più organizzato e un chiaro programma politico. Benché la stampa rabbiosa dei capitalisti e dei loro amici ci ca- lunni, chiamandoci anarchici, non ci stancheremo di ripetere che non siamo anarchici, che sosteniamo con passione la migliore organizza- zione delle masse e il potere « statale » piu forte, pur se vogliamo uno Stato che non sia una repubblica parlamentare borghese, ma la repub- blica dei soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini. Abbiamo sempre raccomandato, e continuiamo a farlo, che si fraternizzi nel modo piu organizzato possibile, facendo appello all’in- telligenza, airesperienza, allo spirito di osservazione dei soldati per- ché non vi siano inganni, sforzandosi di allontanare dai comizi gli ufficiali e i generali che in gran parte calunniano furiosamente la fra- ternizzazione. Noi ci adopereremo perché la fraternizzazione non si riduca a semplici conversazioni sulla pace in generale, ma metta capo alla discus- sione di un chiaro programma politico, alla discussione del modo come porre fine alla guerra e come abbattere il giogo dei capitalisti, che hanno cominciato e che oggi prolungano la guerra. In tal senso il nostro partito ha indirizzato un appello ai soldati di tutti i paesi belligeranti (se ne veda il testo nel n. 37 della Pravda ), un appello in cui è contenuta la nostra risposta chiara e precisa a questi problemi e in cui è formulato un chiaro programma politico. È bene che i soldati maledicano la guerra. È bene che essi esigano la pace. È bene che comincino a sentile che la guerra è vantaggiosa soltanto per i capitalisti. È bene che, spezzando una disciplina da bagno penale, i soldati comincino a fraternizzare su tutti i fronti. Tutto questo è ottimo. Ma è ancora insufficiente. I soldati devono ora passare a forme di fraternizzazione tali che in esse si discuta un programma politico preciso. Noi non siamo anar- chici. Non crediamo che la guerra possa concludersi con un semplice « rifiuto », con il rifiuto di singoli individui, di gruppi o di « folle » occasionali. Noi riteniamo che la guerra deve finire e finirà con la rivoluzione in una serie di paesi, cioè con la conquista del potere dello Stato da parte di una classe nuova, e cioè non da parte dei 330 LENIN capitalisti o dei piccoli proprietari (che a metà dipendono sempre dai capitalisti), ma da parte dei proletari e dei semiproletari. Nel nostro appello ai soldati di tutti i paesi belligeranti abbia- mo esposto il programma della rivoluzione operaia in tutti i paesi: passaggio di tutto il potere ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Compagni soldati, discutete questo programma tra voi e con i soldati tedeschi! Questa discussione vi aiuterà a trovare il modo più sicuro, organizzato e rapido per avviarvi alla fine della guerra e al rovesciamento del giogo del capitale. Due parole su un servo del capitale: Plekhanov. È triste vedere questo ex socialista caduto cosi in basso! Egli raffronta la fraternizza- zione con il «tradimento»!! Ecco il suo ragionamento: se la frater- nizzazione dovesse riuscire, non condurrebbe forse alla pace separata? No, signor ex socialista, la fraternizzazione che noi abbiamo so- stenuto su tutti i fronti non conduce affatto a una pace « separata » tra i capitalisti di alcuni paesi, ma conduce alla pace generale tra gli operai rivoluzionari di tutti i paesi, nonostante i capitalisti e contro di loro, per rovesciare il loro giogo. Pratida, n. 43, 11 maggio (28 aprile) 1917. DOVE CONDUCONO GLI ATTI CONTRORIVOLUZIONARI DEL GOVERNO PROVVISORIO? Abbiamo ricevuto il seguente telegramma: « Ieniseisk. Il soviet dei deputati operai e soldati ha preso conoscenza del telegramma indirizzato come direttiva dal ministro Lvov a Knitovski, designato quale commissario per il governatorato di Ieniseisk. « Protestiamo contro ritenzione di ricostituire la burocrazia e dichia- riamo che: 1) non ci faremo governare dai funzionari designati; 2) non c'è possibilità di ritorno per le autorità rurali destituite; 3) riconosciamo sol- tanto gli organi creati dal popolo nel distretto di Ieniseisk; 4) i funzionari designati potranno comandare qui solo dopo essere passati sui nostri cadaveri. « Il soviet dei deputati di Ieniseisk ». Cosi, il governo provvisorio designa da Pietrogrado dei « com- missari » incaricati di « dirigere » il soviet dei deputati degli operai - e dei soldati di Ieniseisk o, piu in generale, l’organo di autogoverno locale di Ieniseisk. Per giunta, la nomina viene fatta dal governo provvisorio in modo tale che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Ieniseisk protesta contro « l’intenzione di ricostituire la burocrazia ». Anzi, il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Ieniseisk dichiara: « I funzionari designati potranno comandare qui solo do- po essere passati sui nostri cadaveri ». L’atteggiamento del governo provvisorio ha indotto questo lontano distretto siberiano, rappresen- tato dall’organismo dirigente eletto da tutto il popolo, a minacciare direttamente il governo di resistenza armata . Ecco dove sono arrivati i signori del governo provvisorio! E poi — come hanno fatto sinora — si mettono a strepitare con- tro i malintenzionati che «predicano la guerra civile»! 332 LENIN Che necessità c era di designare da Pietrogrado o da un qualsiasi altro centro dei « commissari » incaricati di « dirigere » un organismo locale eletto ? Un nuovo venuto può forse conoscere meglio le neces- sità locali e « dirigere » la popolazione del luogo? Quale pretesto hanno offerto gli abitanti di Ieniseisk per l’adozione di questa misura assurda? Ammesso che gli abitanti di Ieniseisk siano entrati in con- flitto con le decisioni della maggioranza dei cittadini di altre località, perché non limitarsi airinizio al tentativo di informarsi, senza dar adito alle voci sulla ricostituzione della « burocrazia », senza suscitare il legittimo malcontento e l’indignazione della popolazione locale? A tutti questi interrogativi si può dare un’unica risposta. I signori rappresentanti dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, che fanno ‘parte del governo provvisorio, intendono mantenere ad ogni costo il vecchio apparato deiramministrazione zarista: cioè i funzio- nari « designati » dall’alto. Cosi hanno fatto quasi sempre, eccetto che nei brevi periodi rivoluzionari in alcuni paesi, tutte le repubbliche parlamentari borghesi del mondo. E cosi facendo hanno agevolato e preparato il ritorno dalla repubblica alla monarchia, ai Napoleoni, alla dittatura militare. I signori cadetti vogliono imitare senz’altro questi tristi esempi. La questione è molto seria. Non bisogna illudersi. Proprio con questi atti il governo provvisorio prepara — consapevolmente o in- consapevolmente: poco importa — la restaurazione della monarchia in Russia. Tutta la responsabilità dei possibili, e in certa misura inevitabili, tentativi di restaurare in Russia la monarchia ricade sul governo prov- visorio che compie questi passi controrivoluzionari. Il corpo dei fun- zionari « designati » dall’alto — per « dirigere » la popolazione lo- cale — è stato e sarà sempre, insieme con la polizia e con l’esercito permanente, la garanzia piu sicura di una restaurazione monarchica. Il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Ieniseisk ha mille volte ragione nella pratica e sul piano dei principi. Il ritorno delle autorità locali destituite non può essere tollerato, come non può esserlo Tistituzione di un corpo di funzionari « designati ». Bisogna riconoscere soltanto gli organi creati dal popolo » nelle singole località. L’idea della necessità di « dirigere » la popolazione attraverso i burocrati « designati » dall’alto è un’ avventura radicalmente sbagliata. DOVE CONDUCONO GLI ATTI CONTRORIVOLUZIONARI 333 antidemocratica, cesaristica o blanquistica. Engels aveva perfettamente ragione quando nel 1891, criticando il progetto di programma dei so- cialdemocratici tedeschi, contaminati in gran parte dal burocratismo, insisteva sulla necessità di eliminare ogni sorveglianza dall’alto sulle amministrazioni locali. Engels aveva ragione di richiamare l’esempio della Francia, che, tra il 1792 e il 1798, era stata governata dagli organismi locali eletti, senza alcuna sorveglianza dallato, e che, invece di « crollare » e « disgregarsi », si era consolidata, era divenuta piu coesa e organizzata in senso democratico 11 3 . Gli stolidi pregiudizi burocratici, la mentalità erariale inculcata dalle consuetudini zariste, le idee professorali reazionarie sulla neces- sità del burocratismo, le velleità e le manovre controrivoluzionarie dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti: ecco il terreno da cui sono sorte e su cui si sviluppano le iniziative del governo provvisorio del genere di quella da noi esaminata. Il sano sentimento democratico degli operai e dei contadini, indi- gnati per l’ingiurioso tentativo di imporre a degli uomini adulti, che hanno eletto a grandissima maggioranza i propri rappresentanti, dei funzionari « designati » dall’alto e incaricati di « dirigerli »: ecco di che cosa ha dato prova il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Ieniseisk. Il popolo ha necessità di una repubblica realmente democratica, di una repubblica operaia e contadina, che non riconosca altre auto- rità se non quelle elette e revocabili in ogni momento per desiderio della popolazione. In nome di questa repubblica tutti gli operai e i contadini devono battersi contro le velleità del governo provvisorio di restaurare i metodi e l’apparato amministrativo della monarchia zarista. Pravda, n. 43, 11 maggio (28 aprile) 1917. UNA MENZOGNA TROPPO VOLGARE La savia Rabociaia gazieta assicura ai suoi lettori che Plekhanov e Lenin sono alleati, perché sono entrambi contrari alla conferenza dei socialsciovinisti, alla conferenza di Stoccolma. La Rabociaia ga - lieta, senza accennare affatto alle nostre argomentazioni di fondo, senza dire che questa conferenza è uno schermo per i diplomatici bor- ghesi, si effonde in strepiti. Miserevole espediente! Il marxista deve dire al popolo la verità, deve smascherare le nanovre dei diplomatici, che operano per mezzo dei socialsciovinisti. Il marxista non si permette, come invece si permette la Rabociaia gazieta , di passare sotto silenzio che il rifiuto dei socialsciovinisti francesi è una riprova della volontà della borghesia anglo-francese e russa di prolungare la guerra fino alla completa disfatta della Germania. Pravda, n. 44, 12 maggio (29 aprile) 1917. SOCIALSCIOVINISTI E INTERNAZIONALISTI I socialsciovinisti, tradendo il socialismo e schierandosi con i « propri » capitalisti, si sono naturalmente scissi in base ai raggruppa- menti costituiti dai capitalisti nella guerra in corso. È altrettanto natu- rale che questa scissione sia temporanea. Plekhanov si rifiuta di incon- trarsi con Scheidemann, ma lo stesso Plekhanov difende P« Intema- zionale » socialsciovinistica che ha tradito il socialismo. In altri ter- mini, Plekhanov è favorevole alla rottura con Scheidemann per tutto il tempo in cui i capitalisti, dei quali Plekhanov e Scheidemann sono gli agenti, saranno divisi tra loro. Plekhanov sarà favorevole allunità con Scheidemann non appena i « padroni » (cioè i capitalisti dei due paesi) si saranno riconciliati. Non si può negare che la posizione di Plekha- nov abbia una sua logica: è la logica di chi tradisce il socialismo, è la logica di chi serve i capitalisti non per paura, ma in piena coscienza. Non può quindi stupire che gli esponenti della corrente socialista internazionale del «centro» (Kautsky e soci), i quali sono favorevoli alT« unità » con i socialsciovinisti in generale, accettino di partecipare alla conferenza indetta da Borgbjerg, agente di Scheidemann, o orga- nizzino essi stessi (come il comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietroburgo) una conferenza « socialista » intemazionale con gli Scheidemann e i Plekhanov. Non meraviglia che i rappresentanti russi del « centro » manifestino, attraverso la Rabo - data gazieta, la loro collera verso il nostro partito che si è rifiutato di partecipare alla conferenza di Borgbjerg. Ieri sera abbiamo ricevuto un telegramma dal nostro corrispon- dente di Stoccolma: « Haase e Longuet partecipano alla conferenza. “ Spartaco ” si è rifiutato ». 336 LENIN In Germania si chiama « Spartaco » o « Internazionale » il gruppo di cui fa parte Karl Liebknecht. Negli ultimi tempi chi è particolar- mente interessato a imbrogliare le carte ha fatto gran chiasso intorno alla presunta unificazione del gruppo di Liebknecht e dei kautskiani nel nuovo Partito socialdemocratico indipendente di Germania. In realtà, il gruppo di Liebknecht non si è fuso interamente con i kaut- skiani, ma ha conservato la propria autonomia organizzativa, limitan- dosi a costituire un blocco temporaneo e condizionato contro i social- sciovinisti. II telegramma riportato sopra è nuova conferma di questo fatto. Non appena si è posta una questione pratica, non appena si è trattato di dare subito una risposta chiara e precisa: andare o no con gli Scheidemann e i loro agenti, l’alleanza tra il gruppo di Liebknecht e Kautsky e soci si è infranta di colpo . Alcuni compagni temevano che la nostra risoluzione su Borg- bjerg ci avrebbe « isolati ». No, compagni! Questa risoluzione ci isola da coloro che esitano . E il solo modo di aiutare gli esitanti è di smettere di esitare noi stessi. Gli eventi hanno confermato con sorprendente pienezza e rapi- dità che la nostra risoluzione contro Borgbjerg è giusta. I kautskiani tedeschi (Haase) e francesi (Longuet) continuano a tentennare, accet- tando di incontrarsi con i socialsciovinisti, non risolvendosi a separarsi definitivamente da loro. Prendendo l’iniziativa di questa rottura definitiva, il nostro par- tito ha già cominciato a radunare gli elementi della III Intemazio- nale. La coincidenza tra la nostra tattica e quella del gruppo di Karl Liebknecht non è un caso, ma un passo verso la costituzione della III Intemazionale. Pravda , n. 44, 12 maggio (29 aprile) 1917. TSERETELI E LA LOTTA DI CLASSE Tutti i giornali riproducono, integralmente o solo in parte, il discorso pronunciato il 27 aprile da I.G. Tsereteli all’assemblea so- lenne dei deputati di tutte le legislature della Duma. Si tratta, indubbiamente, di un discorso ministeriale. L’oratore è un ministro senza portafoglio. E tuttavia, a nostro parere, non sa- rebbe male che i ministri senza portafoglio, pur pronunciando discorsi governativi, non scordassero il socialismo, il marxismo, la lotta delle classi. A ognuno il suo: alla borghesia si addice che eviti ogni discorso sulla lotta Hi classe, che eviti di analizzarla e studiarla, che eviti di interpretare la politica in termini di lotta delle classi. La borghesia deve ben tralasciare questi temi « spiacevoli » e « indelicati », come si dice nei salotti, ed esaltare invece l’« unione » di « tutti gli amici della libertà ». Ma al partito del proletariato si addice che esso non dimen- tichi la lotta di classe. A ognuno il suo. Il discorso di I.G, Tsereteli poggia su due idee politiche fonda- mentali: la prima è che si possono e si devono distinguere nella bor- ghesia due « gruppi ». L’uno « ha accettato l’intesa con la democrazia » e ha oggi una posizione « stabile ». L’altro è costituito dai « circoli irresponsabili della borghesia, che provocano la guerra civile ». Di questo secondo gruppo Tsereteli ha anche detto che è composto di « molti dei cosiddetti elementi censitari moderati ». La seconda idea politica dell’oratore è questa: « II tentativo di proclamare [1!?] la dittatura del proletariato e dei contadini » sarebbe un gesto « disperato », al quale lo stesso Tsereteli consentirebbe solo nel caso in cui, sia pure per un attimo, si convincesse che le idee di Sciulghin sono condivise «da tutta la borghesia censitaria ». .'Ds 338 LENIN Esaminiamo le due idee politiche di I.G. Tsereteli, che, come si conviene a un ministro senza portafoglio o ad un candidato ministro, assume una posizione « centrista »: né reazione né rivoluzione; né con Sciulghin né con i fautori dei « gesp disperati »! Quali differenze di classe ha individuato Tsereteli fra i due gruppi in cui ha distinto la borghesia? Nessuna differenza, Tsereteli non ha nemmeno pensato che non sarebbe male interpretare la politica in termini di lotta di classe. I due « gruppi » della borghesia sono costi- tuiti, su un piano classista, dai grandi proprietari fondiari e dai capi- talisti. Tsereteli non accenna al fatto che Sciulghin non rappresenta le stesse classi e suddivisioni di classe di Guckov (membro, tra i più influenti, del governo provvisorio...). Egli istituisce una distinzione tra le idee di Sciulghin e quelle di « tutta » la borghesia censitaria, ma sema fornire alcuna giustificazione. Del resto, non può fornirla. Le « idee » di Sciulghin — concentrazione del potere nelle mani del governo provvisorio, abolizione del controllo esercitato sul governo dai soldati in armi, repressione della « propaganda antinglese », dei tentativi di « eccitare » i soldati contro il « corpo degli ufficiali », della propaganda del « rione Pietrogrado » 1M , ecc. — il lettore le trova esposte quotidianamente sulle colonne della Riec o nei discorsi e ma- nifesti dei ministri con portafoglio, ecc. La sola differenza è che Sciulghin parla « urlando », mentre il governo provvisorio, essendo un governo, ricorre a toni più sobri; Sciulghin parla con voce di basso, Miliukov in falsetto. Miliukov è favorevole all’intesa con il soviet dei deputati degli operai e dei sol- dati. Sciulghin non è contrario all’intesa. Sciulghin e Miliukov sono entrambi favorevoli ad « altre forme di controllo » (purché non sia esercitato dal soldato in armi). Tsereteli ha gettato a mare ogni nozione della lotta di classe! Non ha segnalato e non ha pensato a segnalare una sola differenza di classe e una divergenza, politica d’una qualche serietà fra i « due gruppi » della borghesia! In un brano del suo discorso Tsereteli intende per « democrazia » « il proletariato e i contadini rivoluzionari ». Accettiamo questa defi- nizione di classe. La borghesia ha stipulato un’intesa con questa demo- crazia. Cì si domanda allora su che cosa poggi quest’intesa, su quale interesse di classe. TSERETF.LI E LA LOTTA DI CLASSE 339 Tsereteli non ne fa parola! Egli si limita a parlare della « piat- taforma democratica generale, che si è rivelata oggi accettabile per tutto il paese », cioè, evidentemente, per i proletari e per i contadini, poiché il « paese », se si astrae dai « censi tari », è fatto di operai e contadini. Esclude questa piattaforma la questione, poniamo, della terra? No. La piattaforma non ne parla. Ma possono scomparire gli interessi e i conflitti di classe solo perché non se ne parla nei documenti diplo- matici, negli « accordi », nei discorsi e nelle dichiarazioni dei ministri? Tsereteli ha « dimenticato » di porre questo problema, ha dimen- tica un’« inezia »: cioè « soltanto » gli interessi e la lotta di classe... « Tutti i compiti della rivoluzione russa, — gorgheggia I.G. Tse- reteli, — tutta la sua sostanza [!!??] dipendono dal fatto se le classi censitarie possidenti [cioè i grandi proprietari fondiari e i capitalisti] capiranno che questa piattaforma di tutto il popolo non è una piatta- forma specificamente proletaria... » Poveri grandi proprietari fondiari! Poveri capitalisti! Sono « in- comprensivi ». « Non capiscono. » Hanno bisogno di un ministro pro- veniente dalla democrazia per farsi spiegare queste verità... O è vero invece che questo rappresentante della « democrazia » ha dimenticato la lotta di classe, si è spostato sulle posizioni di Louis Blanc ed elude con frasi vuote l’antagonismo degli interessi di classe? Sono Sciulghin, Guckov e Miliukov a « non capire » che è pos- sibile riconciliare il contadino e il grande proprietario fondiario sulla base di una piattaforma comune che non parli della questione della terra? O è piuttosto Tsereteli a « non capire » che tale obiettivo è impossibile ? Operai e contadini, contentatevi di ciò che è « accettabile » per i grandi proprietari fondiari e i capitalisti: ecco la vera essenza (di classe e non verbale) della posizione di Sciulghin-Miliukov-PIekhanov. Costoro lo « capiscono » meglio di I.G. Tsereteli. Veniamo cosi alla seconda idea politica di Tsereteli: proclamare la dittatura del proletariato e dei contadini (osserviamo in proposito che una dittatura non « si proclama », si impone...) sarebbe un gesto 340 LENIN disperato. In primo luogo, non si ppò parlare oggi in termini cosi semplicistici di questa dittatura: Tsereteli rischia di finire nell’archivio dei « vecchi bolscevici »... * In secondo luogo, ed è questo l’essen- ziale, non costituiscono gli operai e i contadini la stragrande maggio- ranza della popolazione? E non si chiama forse « democrazia » la rea- lizzazione della volontà della maggioranza? E dunque come si può essere contrari alla « dittatura del prole- tariato e dei contadini » quando si voglia continuare a essere dei demo- cratici? Come si può temere che questa dittatura implichi la « guerra civile »? (quale guerra civile? quella di un pugno di grandi proprie- tari e di capitalisti contro gli operai e i contadini? di un’esigua mino- ranza contro la schiacciante maggioranza? ) I.G. Tsereteli si confonde del tutto, dimenticando persino che, se Lvov e soci manterranno la promessa di convocare l’Assemblea costituente, quest’ultima sarà appunto la « dittatura » della maggio- ranza! O forse anche all’Assemblea costituente gli operai e i contadini dovranno limitarsi a ciò che è « accettabile » per i grandi proprietari fondiari e i capitalisti? Gli operai e i contadini sono la stragrande maggioranza. Chiedere che tutto il potere sia consegnato a questa maggioranza significa, a quanto pare, compiere un « gesto disperato »... Avendo smarrito completamente la nozione della lotta di classe, Tsereteli s’è ingarbugliato. Dalle posizioni del marxismo è passato alle posizioni di Louis Blanc, che « eludeva » la lotta di classe con le belle frasi. Un capo proletario ha il dovere di spiegare la differenza tra gli interessi di classe e di convincere certi strati della piccola borghesia (più esattamente, i contadini poveri) a scegliere tra gli operai e i capi- talisti, schierandosi dalla parte degli operai. I Louis Blanc piccolo-borghesi hanno invece il compito di smus- sare le differenze tra gli interessi di classe e di convincere certi strati della borghesia (soprattutto gli intellettuali e i parlamentari) ad « ac- cordarsi » con gli operai, di convincere gli operai ad « accordarsi » con * Vedi le mie Lettere sulla tattica ll9 . TSERETELI E LA LOTTA DI CLASSE 341 i capitalisti, di convincere i contadini ad « accordarsi » con i grandi proprietari fondiari. Louis Blanc si è studiato di persuadere la borghesia parigina, e, com’è noto, per poco non vi è riuscito, a rinunciare alle fucilazioni in massa del 1848 e del 1871... Pravda t n. 44, 12 maggio (29 aprile) 1917. Firmato: N. Lenin. INQUIETUDINE Alla notizia che alcuni ex ministri erano stati nominati direttori di grandi banche la Pravda si è domandata: « In quante banche lavorano (come direttori, come azionisti, come padroni effettivi) gli attuali ministri Guckov, Terestcenko e Kono- valov? ». E ha soggiunto: « I compagni impiegati di banca (che, tra parentesi, devono or- ganizzare al più presto un proprio sindacato) faranno bene a docu- mentarsi al riguardo e a pubblicare sulla stampa operaia il materiale raccolto » "V Messe in allarme, le Birgevye viedomosti , che, com’è noto, hanno un forte « sentore » di banca, scrivono al riguardo: « I Compagni impiegati” vengono invitati a organizzare un’in- chiesta poliziesca, a rovistare nelle casse dei ministri borghesi per controllarne il contenuto. Con la stessa disinvoltura i bolscevichi rovi- stano nelle convinzioni altrui. Non accadrà che ben presto la Pravda proponga ai compagni di istituire una propria polizia segreta? Si tro- verà pure un posto per tale polizia nel palazzo della Krzesinska... ». Per quale motivo i signori delle Birgevye viedomosti si mostrano cosi inquieti? Che c’entra qui, signori, P« inchiesta poliziesca »? Non siamo affatto contrari alla- possibilità che i compagni impie- gati di banca pubblichino le liste dei maneggioni di tutti ì partiti. Perché dunque il popolo non avrebbe diritto di sapere chi sono i principali padroni di istituzioni potenti come le banche, dalle quali dipende tutta la vita economica del paese, dalle quali dipende la solu- zione dei problemi della guerra e della pace? Che avete da temere, signori? Pravda, n. 44, 12 maggio (29 aprile) 1917. LA « CRISI DEL POTERE » Tutta la Russia ricorda ancora le giornate del 19, del 20 e del 21 aprile, quando, nelle vie di Pietrogrado, stava per divampare la guerra civile. Il 21 aprile il governo provvisorio ha redatto un nuovo docu- mento, con cui pretendeva di rassicurare la gente, « commentando » la sua nota annessionistica del 18 aprile. La maggioranza del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati ha allora deciso di considerare « chiuso Tin- cidente ». Dopo appena due giorni, si è posto il problema del ministero di coalizione. Il comitato esecutivo si è diviso quasi a metà: 23 voti contro il governo di coalizione e 22 a favore. L'incidente era « chiuso » soltanto sulla carta, Due giorni più tardi, si è avuto un nuovo « incidente ». Guckov, ministro della guerra e uno dei capi del governo provvisorio, si è dimesso. Si dice che le dimissioni di tutto il governo provvisorio sarebbero già decise (nel momento in cui scriviamo queste righe non sappiamo se è vero che il governo abbia rassegnato le dimissioni). Si è avuto un nuovo « incidente », dinanzi al quale impallidiscono tutti quelli che l'hanno preceduto. A che cosa sono dovuti tutti questi « incidenti »? Non vi sarà forse una causa prima che genera inevitabilmente un « incidente » dopo l'altro? Questa causa esiste. Ed è il cosiddetto dualismo del potere. È l'equilibrio instabile che risulta dalLaccordo tra il soviet dei deputati degli operai e dei soldati e il governo provvisorio. Il governo provvisorio è un governo di capitalisti. Esso non può 344 LENIN rinunciare alle sue aspirazioni di conquista (annessioni); non può mettere fine a questa guerra di rapina con una pace democratica; non può non difendere i profitti della sua classe {cioè della classe capi- talistica); non può non difendere le terre dei grandi proprietari fondiari. Il soviet dei deputati degli operai e dei soldati rappresenta altre classi. La maggioranza degli operai e dei soldati che fanno parte del soviet non vuole la guerra di rapina, non è interessata ai profitti dei capitalisti e alla conservazione dei privilegi dei grandi proprietari fondiari. E tuttavia questa maggioranza ha ancora fiducia nel governo provvisorio dei capitalisti, vuole accordarsi e restare in contatto con esso. I soviet dei deputati degli operai e dei soldati sono essi stessi un embrione di potere. A fianco del governo provvisorio, anche i soviet cercano talvolta di esercitare il potere. Ne risulta quindi una sovrapposizione di poteri o ciò che si chiama oggi la « crisi del potere ». Questa situazione non può durare molto. Se si prolungherà, avre- mo ogni giorno un nuovo « incidente » e nuove complicazioni. Si può sempre scrivere, su un foglio di carta, che l’incidente è chiuso. Ma tuttavia gli incidenti non scompariranno nella vita reale. E non scompariranno per la semplice ragione che non sono « incidenti », che non derivano dal caso, che non sono inezie. Essi sono invece le manifestazioni esteriori di una profonda crisi interna. I risultati della situazione senza sbocco in cui si trova Tumanità. Non si esce e non si può uscire da questa guerra di rapina, se non ci si decide ad applicare le misure proposte dai socialisti internazionalisti. Il popolo russo ha oggi dinanzi a sé tre strade per risolvere la « crisi del potere ». Gli uni dicono: lasciate le cose come stanno, fidate ancora piu nel governo provvisorio. Può darsi che si minaccino le dimissioni solo per indurre il soviet a dire: confidiamo ancora di più. Il governo provvisorio vuol farsi pregare: venite e governate! altrimenti, che cosa sarà di noi?... La seconda strada è il ministero di coalizione. Spartiamoci i portafogli ministeriali con Miliukov e soci, inseriamo nel governo qualcuno dei nostri, e allora la musica non sarà più la stessa. La terza strada è quella che proponiamo noi: cambiare tutta la LA « CRISI DEL POTERE » 345 politica dei soviet, negare ogni fiducia ai capitalisti e dare tutto il potere al soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Un cambia- mento di persone non approderà a niente: si tratta di cambiare po- litica. È necessario che un’altra classe prenda il potere. Il governo degli operai e dei soldati avrà la fiducia di tutto il mondo, perché tutti si renderanno conto che gli operai e i contadini poveri non vo- gliono rapinare nessuno. Soltanto questa soluzione potrà affrettare la fine della guerra e aiutarci a superare lo sfacelo economico. Tutto il potere ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati! Nessuna fiducia al governo dei capitalisti ! Ogni « incidente », ogni giorno, ogni ora confermerà la giustezza di questa parola d’ordine. Pravda, n. 46, 15 (2) maggio 1917. FINLANDIA E RUSSIA La questione dei rapporti tra la Finlandia e la Russia è diventata attuale. Il governo provvisorio non ha saputo dar soddisfazione al popolo finlandese, il quale non ha rivendicato sinora la separazione, ma soltanto un’ampia autonomia. La Rabociaia gazieta ha precisato e « difeso » nei giorni scorsi la politica antidemocratica e annessionistica del governo provvisorio. E lo ha fatto in modo tale che nessuno sarebbe riuscito a « compromet- tere » piu seriamente la causa del governo. Il problema è davvero capitale, d’interesse nazionale, ed è necessario affrontarlo con la mas- sima attenzione. « Il Comitato d’organizzazione — scrive la Rabociaia gazieta nel n. 42 — ritiene che la questione dei rapporti tra la Finlandia e lo Stato russo possa e debba essere risolta nel suo insieme solo mediante un accordo tra la Dieta finlandese e l’Assemblea costituente. Nel frattempo, i compagni finlandesi [il Comitato d’organizzazione ha avuto colloqui con i socialdemocratici finlandesi] devono ricordare che, se in Finlandia si accentueranno le tendenze separatistiche, ne potrà derivare un rafforzamento delle tendenze centralistiche della borghe- sia russa. » Questo è il punto di vista dei capitalisti, della borghesia, dei cadetti, ma non è in nessun caso il punto di vista del proletariato. I socialdemocratici menscevichi hanno buttato a mare il programma del partito socialdemocratico, il suo paragrafo 9, nel quale si riconosce il diritto di autodecisione a tutte le nazioni che fanno parte dello Stato russo n \ Essi hanno rinnegato nei fatti questo programma, pas- sando dalla parte della borghesia, anche nella questione della sosti tu- FINLANDIA E RUSSIA 347 zione dell’esercito permanente con l’armamento generale del po- polo, ecc. I capitalisti, la borghesia, compreso il partito cadetto, non hanno mai riconosciuto alle nazioni il diritto di autodecisione politica, cioè la libertà di separarsi dalla Russia. II partito socialdemocratico ha riconosciuto invece questo diritto nel paragrafo 9 del programma da esso approvato nel 1903. Se il Comitato d’organizzazione « rinvia » i socialdemocratici fin- landesi all’« accordo » tra la Dieta finlandese e l’Assemblea costituente, vuol dire che su questo problema esso è passato dalla parte della borghesia. Per convincersene pienamente, basta raffrontare le posizioni di tutte le classi e di tutti i partiti principali. Lo zar, le destre, i monarchici non sono per un accordo tra la Dieta e l’Assemblea costituente, ma per la subordinazione aperta della Finlandia al popolo russo. La borghesia repubblicana è favorevole al Y accordo tra la Dieta finlandese e l’Assemblea costituente. Il prole- tariato cosciente e i socialdemocratici fedeli al loro programma sono favorevoli a riconoscere la libertà di separazione dalla Russia alla Fin- landia e a tutte le altre nazionalità lese nei loro diritti. È questo un quadro chiaro, preciso, indiscutibile. Con la parola d’ordine dell’« ac- cordo », che non risolverà un bel niente (che succederà, infatti, se l’accordo non verrà raggiunto?), la borghesia persegue la stessa poli- tica zarista di asservimento e annessione. Gli zar russi si sono annessa la Finlandia mediante un compro- messo con Napoleone, soffocatore della rivoluzione francese, ecc. Se noi siamo realmente contrari alle annessioni, dobbiamo dire: libertà di separazione per la Finlandial Quando l’avremo detto, quando l’avre- mo fatto, allora — e soltanto allora! — l’« accordo » con la Finlandia sarà un accordo effettivamente volontario, libero, sarà un accordo e non un inganno. Ci si può accordare solo tra uguali. Perché un accordo sia davvero tale, e non il travestimento verbale della subordinazione, è necessaria l’uguaglianza reale delle due parti, è cioè indispensabile che anche la Finlandia abbia, come la Russia, il diritto di non essere d’accordo. Questo è chiaro come la luce del sole. E soltanto la libertà di separazione esprime questo diritto: solo una Finlandia che abbia il diritto di separarsi è realmente in condi- 348 LENIN zione di stipulare un « accordo » con la Russia sul tema della sepa- razione. Chiunque parli di un « accordo », senza che questa condizione sia rispettata, senza che la libertà di separazione sia riconosciuta, in- ganna sé stesso e il popolo. Il Comitato d’organizzazione deve dir chiaro ai finlandesi se riconosce o no la libertà di separazione. Esso invece, alla pari dei cadetti, lascia in ombra la questione e rinnega cosi la libertà di sepa- razione. Il Comitato d’organizzazione dovrebbe polemizzare con la borghesia russa perché si rifiuta di riconoscere alle nazioni oppresse il diritto di separazione e perché il suo rifiuto equivale all annessio- nismo. Ma esso attacca invece i finlandesi, ammonendoli che le ten- denze « separatistiche » finiranno per rafforzare le tendenze centrali- stiche! ! In altri termini, il Comitato d’organizzazione minaccia ai finlandesi un consolidamento della borghesia annessionistica grande- russa, come hanno sempre fatto i cadetti, come fanno Rodicev e soci praticando il loro annessionismo. Ecco un esempio pratico che chiarisce bene il problema delle an- nessioni, di aii oggi « tutti » parlano, temendo però di impostare la questione in modo chiaro e preciso. Chiunque sìa contrario alla libertà di separazione è favorevole alle annessioni Gli zar hanno praticato una politica brutale di annessioni, scam- biandosi un popolo con l’altro in base a un accordo con altri monarchi (smembramento della Polonia, compromesso con Napoleone sulla Fin- landia, ecc.), cosi come i grandi proprietari fondiari si scambiavano tra loro i contadini servi della gleba. La borghesia, divenuta repub- blicana, realizza la stessa politica di annessioni, ma in modo piu sottile, camuffato, promettendo un « accordo » e sopprimendo l’unica garanzia reale di una reale uguaglianza tra le parti, cioè la libertà di separa- zione. Il Comitato d’organizzazione si trascina a rimorchio della borghe- sia, passando in concreto dalla sua parte. (Hanno quindi fatto bene le Birgevye viedomosli a ristampare l’essenziale dell’articolo della Ra- bociaia gazieta e ad esaltare la risposta del Comitato d’organizzazione ai finlandesi, definendola una « lezione impartita dalla democrazia russa » alla Finlandia. La Rabociaia gazieta si è meritata quest’abbraccio delle Birgevye viedomosti.) Il partito del proletariato (partito dei « bolscevichi ») ha ribadito FINLANDIA E RUSSIA 349 ancora una volta, nella risoluzione sulla questione nazionale 118 appro- vata dalla sua conferenza, la libertà di separazione. Lo schieramento delle classi e dei partiti è ben chiaro. I piccoli borghesi si fanno intimidire dallo spettro della bor- ghesia atterrita: ecco l’essenza della politica svolta dai socialdemocra- tici menscevichi e dai socialisti-rivoluzionari. Essi « temono » la sepa- razione. I proletari coscienti invece non la temono affatto. Sia la Svezia che la Norvegia si sono avvantaggiate nel 1905, quando la seconda si è liberamente separata dalla prima: si è accresciuta la fidu- cia tra le due nazioni, si è prodotto tra loro un volontario ravvicina- mento, sono svanite le assurde e nocive frizioni, si sono sviluppate le loro affinità economiche e politiche, sul piano culturale e su quello del costume, si è consolidata l’alleanza fraterna tra gli operai dei due paesi. Compagni operai e contadini, respingete la politica annnessio- nistica dei capitalisti russi, di Guckov, di Miliukov e del governo provvisorio nei confronti della Finlandia, della Curlandia, dell’Ucraina, ecc.! Non dovete temere di riconoscere a tutte queste nazioni la libertà di separarsi. Non bisogna ricorrere alla violenza per indurre gli altri popoli a unirsi ai grandi-russi, ma soltanto ad un accordo realmente volontario e realmente libero, che è impossibile senza la libertà di separazione. Quanto piu la Russia sarà libera, quanto piu risolutamente la nostra repubblica riconoscerà la libertà di separazione alle nazioni non russe, tanto piu decisamente queste nazioni tenderanno a unirsi a noi, tanto piu rari saranno le frizioni e i casi di effettiva separazione, tanto piu breve sarà il periodo durante il quale alcune nazioni si separe- ranno, tanto piu stretta e durevole sarà, in fin dei conti, l’alleanza fraterna della repubblica proletaria-contadina di Russia con le repub- bliche delle altre nazioni. Pravda, n. 46, 15 (2) maggio 1917. LETTERA ALLA REDAZIONE I giornali borghesi ,di ieri hanno pubblicato di nuovo notizie inesatte in relazione alla mia promessa di prendere la parola, dome- nica, 30 aprile, dinanzi ai delegati del fronte ll# . Non ho mai fatto una tale promessa. Non ho potuto prendere la parola per ragioni di salute. Vi invito a dar credito soltanto alle notizie diffuse dalla Pravda e alle dichiarazioni firmate da me: solo cosi potrò combattere le menzogne, le inesattezze, le imprecisioni. N. Lenin Pravda , n. 46, 15 (2) maggio 1917. UN'ÀPOLOGÌÀ DELL’IMPERIALISMO CAMUFFATA CON LE BELLE FRASI Tale è l’appello del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado ai socialisti di tutti i paesi, pubblicato oggi dalla stampa 120 . Un diluvio di parole contro l’impe- rialismo. Ma tutte queste parole sono ridotte a zero da una piccola frase, che suona come segue: « Il governo provvisorio della Russia rivoluzionaria ha fatto suo questo programma », cioè il programma della pace senza annessioni e indennizzi, sulla base del diritto di autodecisione dei popoli. L'essenziale è racchiuso in questa proposizione. E questa pro- posizione è un’apologià dell’imperialismo russo , un tentativo di tra- vestirlo e imbellettarlo. Giacche, in concreto, il nostro governo prov- visorio non solo non « ha fatto suo » il programma della pace senza annessioni, ma continua invece a calpestarlo di giorno in giorno, di ora in ora. Il nostro governo provvisorio ha dichiarato « diploma ticarrjen te » che rinuncia alle annessioni, cosi come fanno il governo dei capitalisti tedeschi, i banditi Guglielmo e Bethmann Hollweg, A parole i due governi hanno rinunciato alle annessioni. Di fatto continuano entrambi una politica annessionistica, tenendo soggetti con la violenza: il go- verno capitalistico tedesco il Belgio, una parte della Francia, la Ser- bia, il Montenegro, la Romania, la Polonia, le province danesi, l’Alsa- zia, ecc.; il governo capitalistico russo una parte della Galizia, l’Ar- menia turca, la Finlandia, l’Ucraina, ecc. Il governo capitalistico inglese è il piu annessionistico di tutti, perché mantiene con la forza entro i confini dell’impero britannico il maggior numero di nazionalità: lTndia (trecento milioni di abitanti), l’Irlanda, ecc., la Mesopotamia turca, le colonie tedesche in Africa, ecc. 352 LENIN L’appello del comitato esecutivo reca grave danno alla causa della rivoluzione e del proletariato, perché camuffa con parole altisonanti la sua menzogna riguardo alle annessioni. In primo luogo, l’appello non istituisce nessuna distinzione tra la rinuncia verbale (e in questo senso tutti i governi capitalistici senza eccezione « hanno fatto loro » il « programma della pace senza annessioni ») e la rinuncia effettiva alle annessioni (in questo senso non un solo governo capitalistico ha rinunciato alle annessioni). In secondo luogo, l’appello abbellisce (in modo ingiustificato, infondato, contrario alla verità) il governo prov- visorio dei capitalisti russi, che non è in niente migliore (ed è forse peggiore) degli altri governi capitalistici. Occultare una verità sgradevole con le belle frasi è Fazione più nociva e pericolosa per la causa del proletariato, per la causa delle masse lavoratrici. Bisogna guardare in faccia la verità, per amara che sia. Una politica che non soddisfi questa condizione è una politica funesta. E la verità, in tema di annessioni, è che tutti i governi capitalistici, compreso il governo provvisorio russo, ingannano il popolo con la promessa di rinunciare alle annessioni, mentre continuano di fatto la loro politica annessionistica. Ogni uomo istruito si convincerà facil- mente di questa verità, se solo vorrà compilare Velenco completo delle annessioni di tre soli paesi: Germania, Russia e Inghilterra. Provatevi dunque, signori! Chiunque non lo faccia, chiunque tenti ingiustamente di scagionare il proprio governo, denigrando gli altri, diviene in pratica un difensore dell’imperialismo. Notiamo, per concludere, che nel finale dell’appello c’è anche una « goccia di fiele », quando si dice: « Quali che siano i disaccordi che hanno lacerato il socialismo in tre anni di guerra, nessuna frazione del proletariato deve rifiutarsi di partecipare alla lotta comune per la pace ». Ecco ancora, purtroppo, una bella frase assolutamente vuota e inconsistente. Tanto Plekhanov quanto Scheidemann affermano che essi « lottano per la pace » e, per di piu, per una « pace senza annes- sioni ». Ma chi non vede che ognuno di loro difende in realtà il suo governo imperialistico, il suo governo di capitalisti? Quale vantaggio un’àpologìà dell’imperialismo 353 ne ricaveranno le classi operaie, se noi diremo loro menzogne dolcia- stre, occultando il passaggio di Plekhanov e di Scheidemann dalla parte dei loro capitalisti? Non è forse evidente che questo modo di occultare la verità equivale ad abbellire Timperialismo e i suoi di- fensori? Pravda , n. 47, 16 (3) maggio 1917 UN TRISTE DOCUMENTO L'appello del soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado all’esercito, pubblicato ieri dalla stampa, è una nuova pro- va del passaggio dei capi del soviet, populisti e menscevichi, dalla parte della borghesia imperialistica russa. La confusione di idee contenuta nell’ appello è davvero strabi- liante. Solo chi abbia il cervello imbottito di fraseologia « rivoluzio- naria » può non avvedersene. « La guerra non era necessaria al popolo lavoratore. Non è stato il popolo a cominciarla. L’hanno tramata gli zar e i capitalisti di tutti i paesi... » Bene. È proprio cosi. E, quando l’appello « incita gli operai e i contadini della Germania e dell’Austria-Ungheria all’insurrezione, alla rivoluzione », noi l’approviamo in tutta sincerità, perché si tratta di una giusta parola d’ordine. Ma come si può associare a quest indubbia verità la stridente menzogna contenuta nelle seguenti parole? «Voi [soldati russi] non difendete col vostro petto lo zar né i Protopopov e i Rasputin né i ricchi proprietari fondiari e i capi- talisti... » Le parole da noi sottolineate sono una palese e stridente bugia. Se infatti la guerra « non era necessaria » al popolo lavoratore, se questa guerra non l’hanno tramata soltanto gli zar ma anche « i capitalisti di tutti i paesi » (come l’appello riconosce con la massima precisione), è evidente che, fino a quando uno dei popoli belligeranti sopporterà nel suo paese un governo capitalistico, esso « difenderà » proprio i capitalisti. Delle due l’una. 1 capitalisti austro- tedeschi sono i soli « respon- UN TRISTE DOCUMENTO 355 sabili » del conflitto in corso. Se i capi populisti e menscevichi del soviet di Pietrogrado sono convinti di questo, vuol dire che sono scesi al livello di Plekhanov, lo Scheidemann russo. Ma allora bisogna can- cellare come una menzogna la frase che la guerra è stata « tramata » dai « capitalisti di tutti i paesi ». Allora bisogna respingere come una menzogna la parola d’ordine della « pace senza annessioni », dal mo- mento che la giusta parola d’ordine di una tale politica sarebbe quella di togliere ai tedeschi le loro annessioni e di conservare (o accrescere) le annessioni dei russi e degli inglesi. Questa guerra è stata scatenata dai « capitalisti di tutti i paesi ». Se i capi populisti e menscevichi del soviet non rinnegano quest 'in- dubbia verità, non si può allora tollerare l’insulsa menzogna secondo cui i soldati russi, fino a che sopportano un governo capitalistico, « non difendono » proprio i capitalisti. Bisogna allora dire la verità anche ai soldati russi (e non soltanto ai soldati austro-tedeschi): compagni soldati, fino a che sopporteremo nel nostro paese un governo capitalistico, fino a che i trattati segreti dello zar saranno considerati sacri, noi combatteremo una guerra im- perialistica, una guerra di conquista, noi « difenderemo » i trattati briganteschi conclusi dall’ex zar Nicola con i capitalisti anglo-francesi. È un’amara verità. Ma è la verità. E al popolo bisogna dire la verità. Allora soltanto i suoi occhi si apriranno, ed esso imparerà a combattere la menzogna. Considerate la questione da un altro lato, e vi convincerete an- cora una volta della profonda falsità dell'appello del soviet. Esso chia- ma « airinsurrezione » gli operai e i contadini di Germania. Molto bene. Ma airinsurrezione contro chi? Solo contro Guglielmo? Se Guglielmo fosse sostituito dai Guckov e dai Miliukov tede- schi, cioè dai rappresentanti della classe capitalistica tedesca, cambie- rebbe per questo il carattere della guerra di conquista condotta dalla Germania? No di certo. Tutti sanno, infatti, — e l’appello del soviet lo riconosce, — che la guerra è stata « tramata dagli zar e dai capi- talisti di tutti i paesi ». E quindi il rovesciamento degli zar non cam- bia affatto il carattere della guerra, se il potere passa nelle mani dei capitalisti. L’annessione del Belgio, della Serbia, ecc. non cessa di essere un’annessione per il fatto che Guglielmo viene sostituito dai cadetti tedeschi, cosi come le annessioni di Khiva, di Bukhara, del- 356 LENIN l’Armenia, della Finlandia, dell’Ucraina, ecc. non hanno cessato di essere delle annessioni per il fatto che Nicola è stato sostituito dai cadetti russi, dai capitalisti russi. Facciamo un’altra ipotesi, l’ultima ipotesi possibile, cioè che l’appello del soviet chiami gli operai e i contadini tedeschi all’insur- rezione non solo contro Guglielmo, ma anche contro i capitalisti tede- schi. Noi rispondiamo in questo caso: si tratta di un appello giusto, con cui consentiamo pienamente. Vi chiediamo tuttavia, cari cittadini Cemov, Ckheidze, Tsereteli, se è giusto, ragionevole e onesto incitare i tedeschi all’insurrezione contro i capitalisti, mentre si continua a sostenere in casa propria un governo di capitalisti. Non temete dunque, cari concittadini, che gli operai tedeschi vi accusino d’insincerità e persino (che dio non voglia!) d’ipocrisia? Non temete dunque che gli operai tedeschi vi dicano: « La rivo- luzione non è ancora scoppiata da noi; noi non siamo ancora al punto che i nostri soviet di deputati degli operai e dei soldati discutano apertamente della questione del potere con i capitalisti. Se voi, fratelli russi, siete già a questo punto, perché ci predicate 1’ “insù sezione” (cosa difficile, sanguinosa, penosa), mentre voi stessi non prendete pa- cificamente il potere dalle mani di Lvov e soci, i quali si dicono pronti ad andarsene? Voi vi richiamate alla rivoluzione russa, eppure, cittadini Cernov, Ckheidze, Tsereteli, avendo studiato il socialismo, sapete bene che per il momento la vostra rivoluzione ha portato al potere i capitalisti. Non mentite dunque tre volte quando, in nome della rivoluzione russa che ha dato il potere ai capitalisti imperialisti russi, esigete da noi tedeschi la rivoluzione contro i nostri capitalisti imperialisti? Non è il vostro un “internazionalismo d’esportazione”, un “rivoluzionarismo d’esportazione”? Per i tedeschi rivoluzione con- tro i capitalisti, per i russi (nonostante l’effervescenza rivoluzionaria della Russia) accordo con i capitalisti? ». Cernov, Ckheidze e Tsereteli sono ormai arrivati a difendere Pimperialismo russo. È un fatto triste, ma è un fatto. Pravda , n. 47, 16 (3) maggio 1917. COME SI TERRORIZZA IL POPOLO CON I TERRORI DELLA BORGHESIA I giornali dei capitalisti, primo fra tutti la Riec, si fanno in quat- tro per terrorizzare il popolo con lo spettro dell’« anarchia ». Non passa giorno che la Riec non gridi all’anarchia, che non gonfi le noti- zie e le voci di singoli e insignificanti episodi di turbamento dell’or- dine, che non spaventi il popolo con lo spettro del borghese atterrito. I giornali dei populisti (compresi quelli dei socialisti-rivoluzionari) e dei menscevichi, avendo ceduto al ricatto, fanno eco alla Riec e a tutta la stampa capitalistica. Le Izvestia petrogradskovo sovieta rabo - cikh i soldatskikh deputatov , i cui dirigenti aderiscono oggi a questi partiti, sono passate definitivamente con l’editoriale odierno nel campo di coloro che propagano i « terrori » della borghesia, non arretrando dinanzi alla seguente dichiarazione... come dire con un eufemismo?... palesemente esagerata: « L’esercito si sta disgregando. In varie località si occupano anar- chicamente le terre, si depredano o si distruggono le scorte vive o morte. Si moltiplicano gli atti d'arbitrio... ». Per atti d’arbitrio i populisti e i menscevichi, cioè i partiti della piccola borghesia, intendono, fra l’altro, l’occupazione di tutte le terre da parte dei contadini, prima dell’Assemblea costituente. È questo lo spauracchio (gli « atti d’arbitrio ») che, com’è noto, il ministro Scin- garev agitava nel celebre telegramma, riportato a suo tempo dai gior- nali (si veda il n. 33 della Pravda) 121 . Atti d’arbitrio, anarchia... parole che mettono paura! Ma invi- tiamo il populista o il menscevico desideroso di riflettere a meditare per un istante su questo problema. Prima della rivoluzione le terre appartenevano ai grandi proprie- tari fondiari. Questo stato di cose non veniva chiamato anarchia. Eb- 358 LENIN bene, a che cosa ha condotto? Al fallimento su tutta la linea, alla « anarchia » nel senso piu genuino della parola, cioè alla completa rovina del paese, alla rovina e al disastro per la maggioranza della popolazione. È forse concepibile una soluzione diversa , che non implichi la massima energia, il massimo spirito d'iniziativa, la massima fermezza da parte della maggioranza della popolazione? No di certo. Quale è in complesso la situazione? 1. I fautori dello zar dicono che i grandi proprietari fondiari devono mantenere l’onnipotenza nelle campagne e la proprietà di tutte le terre. Essi non temono !'« anarchia » che deriva effettivamente da questa situazione. 2. Il cadetto Scingarev, che rappresenta tutti i capitalisti e tutti i grandi proprietari fondiari (tranne un pugno di fautori dello zar), è favorevole alla creazione, « presso i comitati di votosi per l’approv- vigionamento, di camere agricole di conciliazione per l’accordo volon- tario tra i coltivatori e i proprietari terrieri » (si veda il suo tele- gramma). I politici piccolo-borghesi — populisti e menscevichi — se- guono di fatto Scingarev quando consigliano ai contadini di « aspet- tare » fino all’Assemblea costituente e chiamano « anarchia » la con- fisca immediata delle terre da parte degli stessi contadini. 3. Il partito del proletariato (i « bolscevichi ») è per l’occupa- zione immediata delle terre da parte dei contadini e consiglia loro di procedere nel modo più organizzato. Non vediamo in questa solu- zione nessuna « anarchia », perché essa, ed essa soltanto, risponde alla volontà della maggioranza della popolazione locale. Da quando in qua una soluzione conforme alla volontà della maggioranza si chiama « anarchia »?? Non sarebbe più giusto chia- mare « anarchia » la soluzione della minoranza , proposta in forme diverse tanto dai fautori dello zar quanto da Scingarev? Se Scingarev vuole costringere i contadini a « conciliarsi » « vo- lontariamente » con i grandi proprietari fondiari, questa soluzione è conforme alla volontà della minoranza, perché in Russia vi sono in media trecento famiglie contadine per ogni famiglia di grandi proprie- tari fondiari. Se io propongo a queste trecento famiglie di « accordarsi volontariamente » con urta sola famiglia, con quella di un grande sfrut- COME SI TERRORIZZA IL POPOLO 359 tatore, questa soluzione è vantaggiosa per la minoranza ed è una solu- zione anarchica. Con gli strepiti sull’« anarchia » i signori capitalisti camuffano la difesa degli interessi di uno contro quelli di trecento. Ecco il punto. Si obietterà: ma voi volete che la questione sia risolta dalla popolazione locale, senza aspettare l’Assemblea costituente! Ebbene, non è questa anarchia? Che cosa vuole Scingarev? — ribattiamo. Che una decisione sia presa dalla popolazione locale (mediante un « accordo volontario » tra i contadini e i grandi proprietari fondiari) senza aspettare l’Assemblea costituente! Su questo punto non vi sono differenze tra noi e Scingarev: sia lui che noi vogliamo una decisione definitiva da parte dell’Assemblea costituente e una decisione preliminare — applicata realmente — da parte della popolazione locale. La sola differenza tra noi e Scingarev è che noi diciamo: 300 decidano, e uno si sottometta; mentre Scin- garev dice: se i 300 decidono, si tratta di un « atto d’arbitrio », i 300 devono « accordarsi » con questo uno! I populisti e i menscevichi devono esser caduti molto in basso, se aiutano Scingarev e soci a diffondere i terrori della borghesia. La paura del popolo: ecco da che cosa sono guidati questi semi- natori di panico e terrore. Non bisogna aver paura del popolo. La decisione della maggio- ranza degli operai e dei contadini non è anarchia. Questa decisione è la sola garanzia possibile della democrazia in generale e del suc- cesso nella ricerca dei mezzi idonei a salvarci dallo sfacelo economico in particolare. Scritto il 3 (16) maggio 1917. Pubblicato il 17 (4) maggio 1917 nella Pravda , n. 48. ALLA VIGILIA 122 La macchina dei « conciliatori » lavora a pieno ritmo. I popu- listi e i menscevichi, grondanti di sudore, si affaticano a compilare la lista dei ministri. Siamo alla vigilia di un « nuovo » ministero... Ahimè! In esso non vi sarà molto di nuovo. Il governo capita- listico avrà un supplemento di ministri piccolo-borghesi, populisti e menscevichi, che si faranno indurre a sostenere la guerra imperialistica. Ancora frasi, nuovi lustrini, promesse altisonanti, clamori intorno alla « pace senza annessioni » e nessuna traccia della volontà non foss’altro che di enumerare in modo esatto, franco e onesto le annes- sioni effettive , poniamo, di tre paesi: Germania, Russia e Inghilterra. Ingannare sé stessi con l’utopia di un appoggio dei contadini ai capitalisti (i contadini ricchi non sono ancora tutti i contadini,..), con l’utopia di un’« offensiva » al fronte (in nome della « pace senza an- nessioni »...) va bene, ma ne avrete ancora per molto, vecchi e nuovi cittadini ministri? Pravda , n. 49 18 (5) maggio L917. HANNO DIMENTICATO L’ESSENZIALE (La piattaforma municipale del partito del proletariato) L'avvicinarsi delle elezioni per le Dume rionali ha fatto venire alla luce le reboanti piattaforme dei due partiti democratici piccolo- borghesi, cioè del partito dei populisti e del partito dei menscevichi. Questi programmi sono del tutto simili alle piattaforme dei partiti borghesi europei, come ad esempio il « partito radicale e radical-socia- lista » francese, tutti intenti a racimolare i suffragi di una massa di elettori creduli e arretrati, composti di piccoli proprietari, ecc. Le stesse frasi reboanti, le stesse promesse pompose, le stesse formula- zioni indeterminate, lo stesso silenzio sullessenziale, lo stesso oblio dell’essenziale, cioè delle condizioni reali che consentiranno di mante- nere queste promesse. Tali condizioni reali sono nel momento attuale le seguenti: 1) la guerra imperialistica; 2) l’esistenza di un governo di capitalisti; 3) l’im- possibilità di adottare misure efficaci per migliorare la situazione degli operai e delle masse lavoratrici senza attentare in modo rivoluzionario alla « sacrosanta proprietà privata dei capitalisti »; 4) l’impossibilità di realizzare il sistema di riforme promesso da questi partiti con i vecchi organi e con il vecchio apparato di amministrazione, con una polizia che non può non essere al servizio dei capitalisti, che non può non frapporre mille e un ostacolo alla realizzazione di queste riforme. Facciamo un esempio. « Regolamentare gli affitti delle abitazioni per tutta la durata della guerra », « requisire le provviste [cioè le provviste di viveri sia nei magazzini che presso i privati] per i bisogni della collettività », « organizzare negozi, panetterie, mense e cucine pubbliche »: cosi scrivono i menscevichi. « Rivolgere la dovuta atten- 362 LENIN zione alla sanità e all’igiene »: fanno eco i populisti (i socialisti-rivo- luzionari). Ottimi propositi, non c’è che dire! Solo che è impossibile realiz- zarli senza rompere con la politica di appoggio alla guerra imperiali- stica, al prestito (vantaggioso per i capitalisti), al governo dei capita- listi, che difende i profitti del capitale; senza rompere con la politica intesa a mantenere la polizia, la quale intralcerà ognuna di queste riforme, la frenerà e la annullerà, persino nel caso in cui il governo e i capitalisti non pongano ultimatum ai riformatori (cosa che essi non mancheranno di fare non appena saranno in causa i profitti del ca- pitale). Il fatto è che tutti questi programmi, tutti questi elenchi di grandi riforme sono parole vuote e in pratica o innocui « pii desi- deri » o una semplice turlupinatura delle masse ad opera dei dozzinali politicanti borghesi, quando si dimentichino le dure e inesorabili con- dizioni del dominio del capitale. Guardiamo in faccia la verità! Non nascondiamola, ma diciamola al popolo francamente! Non bisogna dissimulare la lotta di classe, ma mostrare invece la sua connessione con le seducenti riforme « radi- cali », che hanno un bel suono e un bell’aspetto. Compagni operai, cittadini di Pietrogrado! Perché siano realiz- zate le riformi ormai mature, urgenti, necessarie al popolo, le riforme di cui parlano i populisti e i menscevichi, bisogna farla finita con l’appoggio alla guerra imperialistica e ai prestiti, con l’appoggio al governo dei capitalisti, con il principio dell’intangibilità dei profitti del capitale. Perché siano realizzate queste riforme, bisogna impedire la ricostituzione della polizia , che viene oggi restaurata dai cadetti, e sostituirla con la milizia di tutto il popolo. Ecco che cosa deve dire al popolo il partito del proletariato dinanzi alle elezioni, ecco che cosa deve opporre il partito del proletariato ai partiti piccolo-borghesi dei populisti e dei menscevichi. Sta qui l’essenza della « piattaforma muni- cipale » proletaria, che questi partiti si sforzano di occultare. L’elenco delle riforme deve essere preceduto, in questa piatta- forma, da tre punti principali, fondamentali, che condizionano la possi- bilità stessa di realizzare le riforme: 1. Nessun appoggio alla guerra imperialistica (né come sostegno né in alcun'altra forma) HANNO DIMENTICATO L’ESSENZIALE 363 2. Nessun appoggio al governo dei capitalisti. 3. Impedire la ricostituzione della polizia e sostituirla con la milizia di tutto il popolo. Se non si concentra l’attenzione su questi problemi capitali, se non si spiega che essi condizionano tutte le riforme municipali, (nel migliore dei casi) il programma municipale si ridurrà inevitabilmente a un innocuo desiderio. Soffermiamoci sul terzo punto. In tutte le repubbliche borghesi, persino nelle piu democrati- che, la polizia è (insieme con l’esercito permanente) lo strumento principale di oppressione delle masse, la garanzia di una sempre possi- bile restaurazione della monarchia. La polizia bastona gli « uomini semplici » nei commissariati di New York, di Ginevra, di Parigi, mentre è in connivenza con i capitalisti che la corrompono aperta- mente (America, ècc.) o con un sistema di « protezioni » e « inter- venti » dei ricchi (Svizzera) o combinando i due sistemi (Francia). Separata dal popolo, costituendo una casta professionale di uomini « addestrati » a far violenza ai poveri, di uomini che godono di remu- nerazioni alquanto alte e dei privilegi del « potere » (senza parlare dei « redditi illeciti »), la polizia continua a essere immancabilmente, in tutte le repubbliche democratiche dove regni la borghesia, lo stru- mento più fedele, il baluardo, la roccaforte della borghesia. Non si possono realizzare con l’aiuto della polizia riforme serie e radicali a vantaggio delle masse lavoratrici. Si tratta di una cosa obiettivamente impossibile. La milizia di tutto il popolo in sostituzione della polizia e del- l’esercito permanente: ecco la condizione per realizzare con successo le riforme municipali a vantaggio dei lavoratori. In un periodo rivolu- zionario questa condizione può realizzarsi. E su di essa bisogna con- centrare tutta la piattaforma municipale, perché le altre due condizioni essenziali non si pongono soltanto su scala municipale, ma anche su scala nazionale. Sarà la pratica a suggerire come iniziare la costituzione di una milizia di tutto il popolo. Affinché i proletari e i semiproletari pos- sano fame parte, bisognerà costringere i padroni a pagar loro i giorni e le ore impiegati nel servizio civile della milizia. La cosa è realizzabile. La seconda questione è se organizzare dapprima una milizia operaia, 364 LENIN poggiando sugli operai delle grandi fabbriche, cioè sugli operai meglio organizzati e capaci di assolvere le funzioni della milizia, o se organiz- zare subito il servizio obbligatorio di tutti gli adulti, uomini e donne, nella milizia, in ragione di una o due settimane all’anno, ecc, Questo problema non concerne i principi. Se i diversi rioni cominceranno in modo diverso, non sarà affatto un male: l’esperienza sarà piu ricca, i progressi deirorganizzazione saranno più agevoli, si potrà tener conto meglio delle indicazioni della pratica. La milizia popolare è realmente una forma di educazione democra- tica per le masse della popolazione. La milizia popolare è l’amministrazione dei poveri esercitata non soltanto dai ricchi, dalla loro polizia, ma dal popolo stesso, con il pre- dominio. dei poveri. La milizia popolare è la sorveglianza (sulle fabbriche, sugli al- loggi, sulla ripartizione dei prodotti, ecc.) che non resta più lettera morta. La milizia popolare è la distribuzione del pane senza « code » e senza alcun privilegio per i ricchi. La milizia popolare è la garanzia che tutto l’insieme delle riforme serie e radicali, enumerate dai populisti e dai menscevichi, non resterà un pio desiderio. Compagni operai e compagne operaie di Pietrogrado! Tutti alle ele- zioni per le Dume rionali! Difendete gli interessi della popolazione pove- ra! Contro la guerra imperialistica, contro l’appoggio al governo dei capi- talisti, contro la ricostituzione della polizia, per la sua sostituzione immediata e incondizionata con la milizia di tutto il popolo! Pravda , n. 49, 18 (5) maggio 1917. MANDATO PER I DEPUTATI DELLE FABBRICHE E DEI REGGIMENTI AL SOVIET DEI DEPUTATI DEGLI OPERAI E DEI SOLDATI 133 1. Il nostro deputato deve essere un avversario irriducibile del- l’odierna guerra imperialistica, che è una guerra di conquista e che viene condotta dai capitalisti di tutti i paesi — Russia, Germania, Inghilterra, ecc. — per accrescere i propri profitti e strangolare i po- poli deboli. 2. Fino a che il governo dei capitalisti sarà alla testa del popolo russo, nessun appoggio, nemmeno una copeca, a questo governo che conduce una guerra di conquista! 3. Il nostro deputato deve pronunciarsi per l’immediata pubbli- cazione dei trattati segreti di brigantaggio (che prevedono lo strango- lamento della Persia, la spartizione della Turchia, dell’Austria, ecc.) conclusi tra l’ex zar Nicola e i capitalisti d'Inghilterra, di Francia, ecc. 4. Il nostro deputato deve pronunciarsi per l’immediata denuncia di tutti questi trattati. Il popolo russo, gli operai e i contadini non vogliono opprimere e non opprimeranno alcun popolo, non vogliono costringere e non costringeranno alcun popolo non russo (non grande- russo) a far parte della Russia. Libertà a tutti i popoli, alleanza fra- terna degli operai e dei contadini di tutte le nazionalità. 5. Il nostro deputato deve esigere che il governo russo proponga subito e senza riserve, senza alcuna scappatoia e tergiversazione, la pace a tutti i popoli belligeranti sulla base dell'emancipazione di tutte le nazionalità oppresse o lese nei loro diritti senza ec- cezione. Questo significa che i grandi-russi non tratterranno con la forza né la Polonia né la Curlandia né l’Ucraina né la Finlandia né l'Arme- 366 LENIN nia né alcun altro popolo. I grandi-russi propongono l’alleanza fraterna a tutti i popoli e la costituzione di uno Stato comune attraverso il libero consenso di ogni singolo popolo e senza ricorrere in nessun caso alla violenza diretta o indiretta. In conformità con le clausole di questa pace, i grandi-russi si impegnano a richiamare immediatamente l'esercito dalla Galizia, dall’Armenia e dalla Persia, lasciando a questi popoli, come in generale a tutti i popoli senza eccezione, la fa- coltà di decidere in piena libertà se costituire degli Stati indipendenti o unirsi con chi vorranno in uno Stato federale. La Germania, in base alle clausole di questa pace, dovrà rinun- ciare non soltanto a tutti i territori, senza eccezione, di cui si è impadronita dopo l’inizio della guerra, ma anche al dominio sui popoli che essa tiene con la forza entro i suoi confini, sul popolo danese (province settentrionali della Slesia), francese (una parte dell’Alsazia e della Lorena), polacco (Poznania), ecc. La Germania dovrà impe- gnarsi a richiamare subito, a un tempo con la Russia, l’esercito da tutti i territori conquistati e da tutti quelli indicati e lasciare a ciascun popolo la facoltà di decidere liberamente, mediante un plebiscito, se vuole costituire uno Stato indipendente o unirsi con qualsiasi altro popolo in uno Stato federale. La Germania dovrà rinunciare senza riserve e condizioni a tutte le sue colonie, perché i popoli colo- niali sono popoli oppressi. In conformità con le clausole di questa pace, l’Inghilterra dovrà rinunciare subito e senza condizioni non solo a tutti i territori stra- nieri di cui si è impadronita dopo l’inizio della guerra (colonie tede- sche d’Africa, ecc., territori turchi, Mesopotamia, ecc.), ma anche a tutte le sue colonie. Come la Russia e la Germania, anche l’Inghilterra dovrà ritirare il suo esercito da tutti i territori conqui- stati, da tutte le colonie e dall’ Irlanda, lasciando a ciascun popolo la facoltà di decidere con una libera votazione se vuole costituire uno Stato indipendente o unirsi con qualsiasi altro popolo in uno Stato federale. E cosi di seguito: tutti i paesi belligeranti senza eccezione do- vranno essere invitati a concludere subito la pace a queste precise con- dizioni. I capitalisti di tutti i paesi non dovranno più ingannare i popoli, promettendo a parole una « pace senza annessioni » (cioè senza conquiste) ma conservando di fatto le proprie annessioni e continuando la guerra per strappare al nemico le « s u e » conquiste. MANDATO PER I DEPUTATI DELLE FABBRICHE 367 6. Il nostro deputato non deve concedere nessun sostegno, votare nessun prestito, dare una sola copeca del popolo a nessun go- verno che non si impegni solennemente a proporre subito a tutti i popoli queste condizioni di pace e che non dia entro quaranta t- t 1 o r e pubblicità a questa sua proposta. 7. ... m Scritto prima del 7 (20) maggio 1917. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin , 1925, IV COLLABORAZIONE DI CLASSE CON IL CAPITALE O LOTTA DI CLASSE CONTRO IL CAPITALE? Proprio cosi la questione è posta dalla storia: non dalla storia in generale, ma dalla storia economica e politica della Russia odierna. I populisti e i menscevichi, Cernov e Tsereteli, hanno trasferito la commissione di contatto dalla camera attigua (a quella dove si riu- nivano i ministri) nella sala stessa del governo. Questo, e non altro, è il significato puramente politico della costituzione di un « nuovo » governo. II suo significato economico o di classe è che, nel migliore dei dei casi (per la stabilità del ministero e il mantenimento del dominio capitalistico), gli strati superiori della borghesia contadina, diretta do- po il 1906 da Pescekhonov, e Ì « capi » piccolo-borghesi degli operai menscevichi hanno promesso ai capitalisti la loro collaborazione di classe. { Nell’ ipotesi meno favorevole per i capitalisti, il cambiamento riguarda soltanto alcune persone o un piccolo gruppo e non ha alcun significato di classe.) Ammettiamo che si tratti dell’ipotesi migliore. Anche in questo caso non può esservi ombra di dubbio che le promesse non saranno mantenute. « Noi, in alleanza con i capitalisti, coopereremo a trarre il paese dalla crisi, a salvarlo dal fallimento, a farlo uscire dalla guerra »: ecco il' vero significato della partecipazione al governo dei capi della piccola borghesia, dei Cernov e dei Tsereteli. Ed ecco la nostra rispo- sta: questa vostra cooperazione non è sufficiente. La crisi è infinita- mente piu grave di quanto voi immaginiate. Soltanto la classe rivolu- zionaria, applicando misure rivoluzionarie contro il capitale, riuscirà a salvare il nostro paese, e non solo il nostro. La crisi è cosi profonda, ramificata, universale, è cosi strettamente legata al capitale che la lotta di classe contro il capitale deve assu- COLLABORAZIONE DI CLASSE CON IL CAPITALE 369 mere di necessità la forma del dominio politico del proletariato e dei semiproletari. Non c’è altra soluzione. Voi, cittadini Cernov e Tsereteli, vorreste un esercito animato di entusiasmo rivoluzionario. Ma non potete creare quest’entusiasmo, perché esso non nasce tra le masse popolari dal cambiamento di al- cuni « capi » nei ministeri, dalle dichiarazioni reboanti, dalla pro- messa di adoperarsi per la revisione del trattato concluso con i capi- talisti inglesi; l’entusiasmo rivoluzionario nasce dagli atti quotidiani, visibili a tutti e in ogni luogo, di una politica rivoluzionaria diretta contro l’onnipotenza del capitale e contro i profitti che esso trae dalla guerra, di una politica che migliori effettivamente e in modo radicale le condizioni di esistenza delle masse povere. Persino se darete subito tutta la terra al popolo, non potremo uscire dalla crisi senza aver preso misure rivoluzionarie contro il capitale. Volete l’offensiva, cittadini Cernov e Tsereteli? Ebbene, non riuscirete a spingere l’esercito all’offensiva, perché al momento attuale non si può esercitare la violenza sul popolo. E, senza violenza, il popolo accetterà una guerra offensiva soltanto nell’interesse .di una grande rivoluzione contro il capitale di tutti i paesi, di una rivoluzione non soltanto promessa, non soltanto proclamata, ma già in fase di realizzazione, già in fase di applicazione in modo evidente e tangibile per tutti. Volete l’organizzazione dei rifornimenti, cittadini Pescekhonov e Skobelev? Volete rifornire i contadini di. prodotti manifatturati, l’eser- cito di pane e carne, l’industria di materie prime, ecc.? Volete il con- trollo della produzione e, anche solo parzialmente, la sua organiz- zazione? Ebbene, non potrete fare tutto questo senza l’entusiasmo rivolu- zionario delle masse proletarie e semiproletarie, e questo entusiasmo può essere suscitato soltanto con misure rivoluzionarie contro i pri- vilegi e contro i profitti del capitale. Altrimenti, il controllo da voi promesso resterà lettera morta, una mezza misura burocratica e capi- talistica. I cittadini Cernov e Tsereteli e alcuni strati della piccola borghesia stanno sperimentando attualmente la collaborazione di classe con il 370 LENIN capitale su una scala nuova, immensa, in tutta la Russia, in tutto il paese. Gli insegnamenti di questa collaborazione saranno tanto piu utili al popolo quando quest’ultimo si sarà convinto — e tutto lascia pen- sare che accadrà presto — dell’inconsistenza e della sterilità di una simile collaborazione. Pravda , n. 50, 19 (6) maggio 1917. PER UN POTERE RIVOLUZIONARIO FORTE Noi siamo per un potere rivoluzionario forte. I capitalisti e i loro tirapiedi possono ben sforzarsi di urlare il contrario, ma la loro menzogna sarà sempre una menzogna. Basta solo che le frasi non oscurino la mente, non ottundano la coscienza. Quando si parla di « rivoluzione », di « popolo rivoluzio- nario », di « democrazia rivoluzionaria », ecc., nove volte su dieci si mente o si inganna sé stessi. Bisogna infatti domandarsi della rivolu- zione di quale classe si stia parlando e contro chi sia diretta questa rivoluzione. Contro lo zarismo? In questo senso la maggior parte dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti sono oggi in Russia dei rivolu- zionari. Dinanzi al fatto compiuto, persino i reazionari si pongono sul terreno delle conquiste della rivoluzione. Non ce oggi un modo piu diffuso, detestabile e nocivo di ingannare le masse di quello a cui si ricorre elogiando la rivoluzione in questo senso. Contro i grandi proprietari fondiari? In tal senso la maggior parte dei contadini, e persino la maggior parte dei contadini agiati, cioè in generale i nove decimi della popolazione, sono in Russia dei rivo- luzionari. Forse, persino una parte dei capitalisti è disposta a porsi siil terreno rivoluzionario, con questo calcolo: i grandi proprietari fondiari non possono piu essere salvati, meglio mettersi dalla parte della rivoluzione per preservare l’intangibilità del capitale. Contro i capitalisti? È questo il problema di fondo. È questo il punto, perché senza una rivoluzione contro i capitalisti tutte le chiac- chiere sulla « pace senza annessioni » e sulla rapida conclusione della guerra con una pace di questo genere sono frutto di ingenuità e igno- ranza o invece di ottusità e malafede. Se non vi fosse la guerra, la Russia potrebbe forse vivere per anni e persino per decenni senza una 24- 372 LENIN rivoluzione contro i capitalisti. Con la guerra questa prospettiva è oggettivamente impossibile: si dovrà soccombere o fare la rivolu- zione contro i capitalisti. Cosi si pone la questione. Cosi Pha posta la vita. Per istinto, per sentimento, per inclinazione la maggioranza della popolazione — cioè i proletari e i semiproletari, cioè gli operai e i contadini poveri — simpatizza in Russia per la rivoluzione contro i capitalisti, ma non ha ancora una coscienza precisa e manca quindi di fermezza. Il nostro compito principale consiste nello sviluppare questa coscienza e questa fermezza. I capi della piccola borghesia — gli intellettuali, i contadini ricchi, gli attuali partiti populistici (compresi i socialisti-rivoluzionari) e menscevichi — non sono oggi favorevoli alla rivoluzione contro i capitalisti e, in parte, sono addirittura i suoi avversari più pericolosi per il popolo. Il ministero di coalizione è un'« esperienza » che per- metterà a tutto il popolo di liberarsi con singolare rapidità delle illu- sioni piccolo-borghesi riguardo a un’intesa con i capitalisti. La conclusione è chiara: soltanto il potere del proletariato, ap- poggiato dai semiproletari, potrà assicurare al paese un potere real- mente forte, perché avrà con sé la maggioranza stabile e cosciente del popolo. Sarà forte, perché non poggerà su un’« intesa » necessa- riamente precaria tra i capitalisti e i piccoli proprietari, tra i milionari e la piccola borghesia, tra i Konovalov-Scingarev e i Cernov-Tsereteli. Sarà realmente rivoluzionario, perché esso soltanto potrà mo- strare al popolo che nel periodo in cui le più grandi sofferenze ven- gono imposte alle masse il potere non si arresterà trepidante dinanzi ai profitti del capitale. Sarà realmente rivoluzionario, perché esso sol- tanto saprà suscitare, incoraggiare, decuplicare l'entusiasmo rivoluzio- nario delle masse, quando esse vedranno, sentiranno, constateranno ogni giorno e ogni ora che il potere ha fiducia nel popolo e non lo teme, che il potere aiuta i poveri a migliorare subito la loro vita, che il potere fa sopportare in ugual misura ai ricchi il pesante fardello delle soffèrenze popolari. Noi siamo per un potere rivoluzionario forte. Noi siamo, per l’unico potere rivoluzionario forte che sia oggi pos- sibile e degno di fiducia. Pravda , n. 50, 19 (6) maggio 1917. PER OGNI NUOVO DENTE... UN «NUOVO» GOVERNO 125 Cosi scrive la Riec in un editoriale dal tono assai grave: « Speriamo che non siano necessari seri sconvolgimenti nei no- stri rapporti con gli alleati per dimostrare ai fautori della formula “senza annessioni e senza indennizzi” [leggi: al nuovo governo] che essa è praticamente inapplicabile ». Hanno pienamente ragione i capitalisti che parlano per bocca della Riec. In effetti, questa formula è « praticamente inappLicabile »... senza Tapplicazione pratica della rivoluzione contro il capitale! Da un discorso di Miliukov, che non si è dimesso, ma è stato dimesso: « Per quanto belle siano le formule di amicizia che noi scriviamo nei riguardi dei nostri alleati, se il nostro esercito rimarrà inattivo, noi tradiremo di fatto i nostri impegni. E, viceversa, per quanto spa- ventose siano le formule con cui ci pronunciamo contro la lealtà, se il nostro esercito combatterà realmente, noi avremo di fatto adem- piuto i nostri impegni verso i nostri alleati... ». Giusto! Questo cittadino Miliukov riesce talvolta a cogliere la sostanza del problema... Possibile che i cittadini Cernov e Tsereteli non comprendano quale conclusione ne derivi riguardo al loro atteg- giamento effettivo verso la guerra imperialistica? Dal discorso di Sciulghin aU’assemblea della controrivoluzione che si sta riorganizzando: « Noi preferiamo essere pezzenti, ma pezzenti nel nostro paese. Se non potete conservarci questo paese e salvarlo, spogliateci pure, non piangeremo per questo! ». 374 LENIN Non cercate di metter paura, signor Sciulghin! Persino quando saremo al potere, non vi « spoglieremo », ma vi assicureremo bei vestiti e buon vitto, a condizione che lavoriate in rapporto alle vostre forze e abitudini! L'intimidazione può valere contro i Cernov e i Tsereteli. Quanto a noi, « non ci mettete paura »! Dal discorso di Maklakov alla stessa assemblea (dei « membri del- la Duma di Stato »); « La Russia si è dimostrata indegna della libertà che si è con- quistata ». Leggi: i contadini e gli operai non hanno appagato le attese dei signori Maklakov. Costoro volevano che i Cernov e i Tsereteli « ricon- ciliassero » le masse con i Maklakov. Niente da fare! Dallo stesso discorso; «Si possono muovere rimproveri a molte persone, ma in Russia non potremo fare a meno né della borghesia né del proletariato né delle diverse correnti né dei singoli individui ». Scusate, cittadino Maklakov, ma « noi » (partito del proletariato) « faremo a meno in Russia della borghesia ». Chi vivrà vedrà, e voi riconoscerete un giorno che era impossibile uscire in altro modo dalla guerra imperialistica. Dallo stesso discorso: «Noi vediamo venire alla luce una folla di istinti perversi: il rifiuto di lavorare, il rifiuto di assumersi le proprie responsabilità dinanzi alla patria. Vediamo che nel corso di una guerra crudele il nostro paese diventa un paese di festeggiamenti, di comizi e discorsi, un paese che nega il potere e si rifiuta di sottomettersi ». Giusto! Una folla di « istinti perversi » si manifesta soprattutto fra i grandi proprietari fondiari e i capitalisti. Istinti perversi si notano anche tra i piccoli borghesi: un esempio è l'istinto che li induce a partecipare a un governo di coalizione con i capitalisti. Istinti per- versi vi sono anche tra i proletari e i semiproletari: un esempio è la lentezza con cui si liberano delle illusioni piccolo-borghesi c si con- vincono che la loro classe, e soltanto la loro classe, deve prendere tutto il « potere ». PER OGNI NUOVO DENTE... 375 Dallo stesso discorso: « Il potere andrà sempre più a sinistra, mentre il paese andrà sempre più a destra ». Per « paese » Maklakov intende i capitalisti. In questo senso ha ragione. Ma il «paese» degli operai e dei contadina poveri, posso garantitelo, caro cittadino, è mille volte più a sinistra dei Cernov e dei Tsereteli, è certfo volte più a sinistra di noi. Chi vivrà vedrà. Pravda, n. 50, 19 (6) maggio 1917. IL «NUOVO» GOVERNO È GIÀ IN RITARDO NON SOLO SUGLI OPERAI RIVOLUZIONARI MA ANCHE SULLE MASSE CONTADINE Eccone la prova. La serale Russkaia volta — la Russkaia voltai — del 4 maggio fornisce le seguenti notizie sugli umori dei delegati del congresso contadino 126 : « Il principale motivo di risentimento dei contadini sembrerebbe consistere, secondo i delegati, nel fatto che tutte le classi stanno già raccogliendo i frutti della rivoluzione, mentre solo i contadini stanno ancora aspettando la loro parte. Soltanto ai contadini si propone di pazientare fino alla convocazione dell’Assemblea costituente, che risol- verà la questione della terra. « No, essi dicono, non andrà cosi, non vogliamo aspettare. Gli altri non hanno aspettato. Vogliamo la terra subito, senza indugi ». Non v’è dubbio che il reporter della Russkaia volta , un giornale che è al servizio dei peggiori capitalisti, non calunni questa volta (non ha interesse a mentire) i contadini, ma dica la verità mettendo sul- l’avviso i capitalisti. Questa verità è confermata in tutti t resoconti sul congresso. Si confronti con questa verità Tarticolo 5 del progetto di dichia- razione del « nuovo » governo: « Lasciando all’Assemblea costituente la soluzione del problema del passaggio della terra nelle mani dei lavoratori, il governo provvi- sorio prenderà... misure », ecc. (anche il « vecchio » governo provvi- sorio « prendeva » sempre « misure »). Il « nuovo » governo è già irrimediabilmente in ritardo anche nei confronti del congresso contadino!! È questo un fatto che sorprenderà molte persone, ma è un fatto. E i fatti sono testardi, come dice un proverbio inglese. Pravda, n. 50, 19 (6) maggio 1917. CERCANO DI PREVENIRCI Due grandi giornali del mattino, il Dielo naroda e la Riec, hanno pubblicato ieri, 5 maggio, in prima pagina, un comunicato che è stato ripreso la sera dal Vecernee vremìa di Guckov e Suvorin e che merita particolare attenzione. Il comunicato informa della costituzione, a Pietrogrado, « per effetto di un accordo tra il soviet dei deputati degli operai e dei sol* dati e il sindacato degli ingegneri e su mandato del governo provvi- sorio », di un « Comitato centrale incaricato di ristabilire e mantenere il normale svolgimento del lavoro nelle imprese industriali ». « Il Comitato centrale — leggiamo nel comunicato — si pro- pone, come suo compito principale, di elaborare e coordinare tutte le misure tendenti a ristabilire e a mantenere il normale svolgimento del lavoro nelle imprese industriali e di organizzare un controllo pub- blico , permanente ed efficace, su tutte le imprese industriali. » Le parole « controllo pubblico » sono in corsivo nel testo. Esse ci ricordano le commissioni burocratiche, senatoriali, ecc, del « buon tempo andato », dell’epoca zarista. Ogni volta che un fur- fante di ministro dello zar, di governatore, di maresciallo della no- biltà veniva sorpreso a rubare, ogni volta che un'istituzione dipen- dente piu o meno direttamente dal governo zarista si svergognava con particolare clamore dinanzi alla Russia e all’Europa intera, l’« opi- nione pubblica » veniva prontamente « rassicurata » mediante la no- mina di commissioni composte di « personalità » illustri e molto il- lustri, altolocate e altissimamente Igeate, ricche e ricchissime. E queste personalità finivano sempre per « rassicurare » l’opi- nione pubblica. Seppellivano — i funerali di prima classe erano di rigore — ogni « controllo pubblico » tanto più fondatamente quanto 378 LENIN piu reboanti erano le frasi sulla « coscienza pubblica » rassicurata dalla saggezza del nostro zar... Cosi è stato e cosi sarà, vien voglia di dire, dopo aver letto il pretensioso comunicato sul nuovo Comitato centrale. I signori capitalisti cercano di prevenirci. Nei circoli operai si sviluppa la coscienza della necessità di istituire un controllo proletario sulle fabbriche e sui sindacati capitalistici. E i « geniali » maneggioni dei ministeri e dei circoli ministeriali hanno un’idea « geniale »: pre- veniamoli! Trasciniamoci a rimorchio il soviet dei deputati degli operai e dei soldati! Cosa tutt’altro che difficile fino a quando il soviet sarà capeggiato dai populisti e dai menscevichi. Organizziamo un « controllo pubblico »; la cosa risulterà cosi importante, cosi saggia sul piano politico, così ministeriale, così seria... che ogni controllo effettivo, ogni controllo proletario verrà seppellito di sicuro e senza il minimo chiasso... Idea geniale! Completa « rassicurazione » della « coscienza pubblica »! Come comporre il nuovo Comitato centrale? Democraticamente, si capisce! Non siamo noi tutti dei « democra- tici rivoluzionari »? Supporre che la democrazia esiga venti rappre- sentanti per duecentomila operai e un solo rappresentante per dieci- mila ingegneri, capitalisti, ecc. significherebbe cadere, naturalmente, in un errore « anarchico ». No, la vera democrazia consiste neirimitare la « democrazia rivoluzionaria » anche per il modo come ha composto il suo « nuovo » governo; gli operai e i contadini sono « rappresen- tati » da sei menscevichi e populisti, mentre i grandi proprietari fon- diari e i capitalisti sono rappresentati da otto cadetti e ottobristi: le più recenti indagini statistiche, che il nuovo ministero del lavoro ha portato a termine d’accordo col vecchio ministero dell’industria, non documentano forse che la maggioranza della popolazione russa è composta di grandi proprietari fondiari e di capitalisti? Vi piace conoscere l’elenco completo delle istituzioni i cui « rappre- sentanti », in base all’accordo tra la democrazia rivoluzionaria » e il governo, faranno parte del nuovo Comitato centrale? Il Comitato centrale è composto di delegati che rappresentano: 1) il comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati; 2) il comitato provvisorio della Duma di Stato; 3) l’Unione panrussa degli zemstvo; 4) l’Unione panrussa delle città; 5) Tammi- CERCANO DI PREVENIRCI 379 Distrazione municipale di Pietrogrado; 6) il sindacato degli ingegneri; 7) il soviet dei deputati degli ufficiali; 8) il consiglio dei congressi dei rappresentanti dell’industria e del commercio; 9) l’associazione pietrogradese dei fabbricanti e degli industriali; 10) il Comitato cen- trale dell’industria di guerra; 11) l’Unione degli zemstvo e delle città; 12) il comitato di assistenza tecnica militare; 13) la libera asso- ciazione economica.,. 127 — È tutto? — È tutto. Non basta forse per rassicurare la coscienza pubblica? E se, per esempio, una grande banca o un sindacato di capi- talisti sarà rappresentato cinque o dieci volte attraverso i suoi azionisti in queste dieci o dodici istituzioni? — Oh, via, non bisogna cavillare sui « particolari », quando si tratta di garantire un « controllo pubblico , permanente ed efficace »! Scritto il 6 (19) maggio 1917, Pubblicato il 20 (7) maggio 1917 nella Pravda , n. 51 LETTERA APERTA AI DELEGATI DEL CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI DI TUTTA LA RUSSIA Compagni deputati contadini, il Comitato centrale del Partito operaio socialdemocratico di Russia (partito dei bolscevichi), al qua- le mi onoro di appartenere, ha deciso di designarmi come rappresen- tante del nostro partito al congresso contadino. Poiché, per ragioni di salute, non ho potuto assolvere finora il mio mandato, mi per- metto di indirizzarvi questa lettera aperta allo scopo di porgere un saluto airassemblea dei contadini di tutta la Russia e di indicare bre- vemente le profonde divergenze che dividono il nostro partito dai partiti « socialista- rivoluzionario » e « socialdemocratico menscevico ». Queste profonde divergenze riguardano tre questioni essenziali: la terra, la guerra e l’organizzazione dello Stato. La terra deve appartenere interamente al popolo. Tutte le terre dei grandi proprietari fondiari devono passare, senza riscatto, ai con- tadini. Questo è chiaro. Ma la discussione verte su un altro punto; devono o non devono i contadini prendere subito, localmente, tutta la terra, senza pagare alcun affitto ai grandi proprietari fondiari e senza aspettare l’Assemblea costituente? Il nostro partito risponde affermativamente e consiglia ai conta- dini di impadronirsi subito, localmente, di tutta la terra, facendolo nel modo piu organizzato, senza tollerare il minimo danneggiamento del patrimonio e compiendo tutti gli sforzi per incrementare la pro- duzione di grano e carne, al fine di alleviare la spaventosa miseria dei soldati al fronte. L’Assembla costituente elaborerà le norme defi- nitive per la conduzione delle terre, ma, in via preliminare, subito, per le semine di primavera, di esse possono disporre soltanto le isti- tuzioni locali, dato che il nostro governo provvisorio, governo di grandi proprietari fondiari e di capitalisti, dilaziona la convocazione LETTERA APERTA 381 delPAssemblea costituente e non ne ha ancora fissato nemmeno la data. In via preliminare delle terre possono disporre soltanto le isti- tuzioni locali. I campi devono essere seminati. La maggior parte dei contadini saprà ben organizzarsi localmente per arare e seminare tutta la terra. Questo è necessario per migliorare il vitto dei soldati al fronte. Ed è pertanto inammissibile aspettare la convocazione dell’As- semblea costituente. Noi non neghiamo affatto all’Assemblea costi- tuente il diritto di stabilire definitivamente che la terra sia proprietà di tutto il popolo e di fissare le condizioni per la gestione del suolo. Ma oggi, preliminarmente, nel corso della primavera, i contadini do- vranno gestire la terra da sé, localmente. I soldati possono e devono inviare dal fronte i loro delegati nei villaggi. Di piu, affinché tutta la terra venga data ai lavoratori, è indi- spensabile l’unità più profonda tra gli operai delle città e i contadini poveri (semiproletari). Senza questa unità è impossibile avere la meglio sui capitalisti. E, se i capitalisti non saranno vinti, il passaggio della terra al popolo non potrà salvarlo dalla miseria. La terra non si man- gia, e, senza denaro, senza capitali, è impossibile procurarsi gli at- trezzi, il bestiame, le sementi. I contadini non devono aver fiducia nei capitalisti e nei contadini ricchi (che sono anch’essi capitalisti), ma soltanto negli operai delle città. Solo alleandosi con gli operai i contadini poveri otterranno che la terra, le ferrovie, le banche e le fabbriche diventino proprietà di tutti i lavoratori, e, senza di questo, il passaggio della terra al popolo non potrà eliminare il bisogno e la miseria. In alcune località della Russia gli operai stanno già introducendo la loro sorveglianza (il loro controllo) sulle fabbriche. Questa sorve- glianza operaia è vantaggiosa per i contadini, perché avrà come risul- tato l’aumento della produzione e la riduzione dei costi dei prodotti. I contadini devono sostenere con tutte le forze quest’iniziativa degli operai e non dare credito alle calunnie dei capitalisti contro gli operai. La seconda questione è quella della guerra. La guerra in corso è una guerra di conquista. I capitalisti di tutti i paesi la conducono per i loro scopi annessionistici, per accrescere i loro profitti. AI popolo lavoratore questa guerra non procura e non può procurare altro che morte, atrocità, devastazioni, barbarie. E pertanto il nostro partito, che è il partito degli operai coscienti, che è 382 LENIN il partito dei contadini poveri, condanna* con energia e senza riserve questa guerra, si rifiuta di giustificare i capitalisti di un paese rispetto ai capitalisti di un altro paese, si rifiuta di appoggiare i capitalisti di qualsiasi paese e lotta per accelerare la conclusione della guerra me- diante il rovesciamento dei capitalisti in tutti i paesi, mediante la rivoluzione operaia in tutto il mondo. Il nostro nuovo governo provvisorio comprende oggi dieci mini- stri che appartengono ai partiti dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti e sei ministri che appartengono ai partiti dei « populisti » («socialisti-rivoluzionari») e dei «socialdemocratici menscevichi». È nostra convinzione che i populisti e i menscevichi commettano un errore grave e fatale accettando di far parte di un governo di capita- listi e accettando, in generale, di appoggiarlo. Uomini come Tsereteli e Cernov sperano di indurre i capitalisti a metter fine alla guerra di conquista nel modo piu rapido e onesto. Ma questi capi dei partiti populistico e menscevico s’ingannano: nei fatti aiutano i capitalisti a preparare un’offensiva dell’esercito russo contro la Germania, cioè a prolungare la guerra e ad accrescere gli immensi sacrifici imposti al popolo russo dalla guerra. Noi siamo persuasi che i capitalisti di tutti i paesi ingannano il popolo promettendogli una pace immediata e giusta e prolungando di fatto la guerra di conquista. I capitalisti russi, che avevano nelle loro mani il vecchio governo provvisorio e che continuano ad avere in pugno il nuovo governo, si sono rifiutati di pubblicare persino quei trattati segreti briganteschi che l’ex zar, Nicola Romanov, aveva sti- pulato con i capitalisti d’Inghilterra, di Francia e di altri paesi, allo scopo di togliere ai turchi Costantinopoli, agli austriaci la Galizia, ai turchi l’Armenia, ecc. Il governo provvisorio ha confermato e conferma questi trattati. Il nostro partito considera questi trattati come accordi brigan- teschi, altrettanto criminali di quelli conclusi tra i furfanti capitalisti tedeschi, con alla testa l’impera tote bandito Guglielmo, e i loro alleati. Il sangue degli operai e dei contadini non deve essere versato per gli scopi briganteschi dei capitalisti. Bisogna porre fine al piu presto a questa guerra criminale, non con una pace separata con la Germania, ma con una pace generale , non con la pace dei capitalisti, ma con la pace delle masse lavoratrici LETTERA APERTA 383 contro i capitalisti. Per arrivarvi c’è una sola strada: il passaggio di tutto il potere dello Stato ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, in Russia e negli altri paesi. Solo questi soviet saranno capaci di impedire nei fatti che i capitalisti ingannino i popoli e prolunghino la guerra. Sono arrivato cosi alla terza e ultima delle questioni indicate più sopra, alla questione dell’ organizzazione dello Stato. La Russia deve essere una repubblica democratica. La maggior parte dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, che, dopo essere stati per la monarchia, si sono convinti oggi che il popolo non ne tollererà in Russia la restaurazione, concordano su questo punto. I capitalisti concentrano oggi tutti i loro sforzi per fare in modo che la repubblica russa rassomigli il più possibile a una monarchia e possa in seguito ridiventare agevolmente una monarchia (come già accaduto più volte in molti paesi). A tale scopo i capitalisti vogliono mantenere una burocrazia che si ponga al di sopra del popolo, una polizia e un esercito permanente separato dal popolo e diretto da generali e ufficiali non eletti. E, quando non siano eletti, i gene- rali e gli ufficiali vengono quasi sempre dalle file dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti. Come ci insegna l’esperienza di tutte le re- pubbliche in tutto il mondo. Il nostro partito, il partito degli operai coscienti e dei conta- dini poveri, lotta pertanto per un altro tipo di repubblica democratica. Noi vogliamo una repubblica dove non esista una polizia che si prende giuoco del popolo, dove tutti i funzionari, dal basso in alto, siano eletti e revocabili in ogni momento su richiesta del popolo, dove lo stipendio dei funzionari non sia superiore al salario di un buon operaio, dove tutti i quadri delPesercito siano elettivi, dove l’esercito perma- nente, separato dal popolo e diretto da classi estranee al popolo, venga sostituito con l’armamento generale del popolo, con la milizia di tutto il popolo. Noi vogliamo una repubblica dove tutto il potere dello Stato, dal basso in alto, appartenga esclusivamente e interamente ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc. Gli operai e i contadini costituiscono la maggioranza della po- polazione. Il potere deve appartenere a loro, e non ai grandi pro- prietari fondiari e ai capitalisti. 384 LENIN Gli operai e i contadini costituiscono la maggioranza della po- polazione. Il potere e l’amministrazione devono appartenere ai loro soviet , e non ai funzionari. Ecco la nostra posizione, compagni deputati contadini! Noi sia- mo profondamente convinti che l’esperienza mostrerà ben presto alle piu grandi masse popolari l’erroneità della politica seguita dai popu- listi e dai menscevichi. L’esperienza mostrerà presto alle masse che l’intesa con i capitalisti non può salvare la Russia, la quale, come la Germania e gli altri paesi, si trova sull’orlo dell’abisso, che con questo mezzo non si possono salvare i popoli travagliati dalla guerra. Tutti i popoli potranno salvarsi soltanto con il passaggio diretto dell’intero potere nelle mani della maggioranza della popolazione. Pietrogrado, 7 maggio 1917. Pubblicata il 24 (11) maggio 1917 nella Soldatskaia pravda, n. 19 . Firmata: N. Lenin. L’« ARMISTIZIO DI FATTO » La Novaia gizn del 7 maggio pubblica le dichiarazioni di alcuni ministri del « nuovo » governo. Il ministro-presidente Lvov ha affer- mato: « Il paese deve manifestare il suo parere con la necessaria auto- rità é mandare l’esercito in combattimento ». Ecco l’essenziale del « programma » del nuovo governo. Offensiva, offensiva, offensiva! Anzi, nel difendere questo programma imperialistico, che viene oggi fatto proprio dai Cernov e dai Tsereteli, il ministro Lvov, con un tono di profonda indignazione morale, si scaglia contro I’« armistizio di fatto che regna al fronte »! Ogni operaio e ogni contadino russo deve meditare attentamente sul programma dell'offensiva militare e sui tonanti discorsi dei mini- stri contro l’« armistizio di fatto ». Milioni di uomini sono morti in guerra o sono rimasti invalidi. Le sventure che la guerra ha causato airumanità, e in particolare alle masse lavoratrici, non hanno precedenti. I capitalisti accumulano con la guerra profitti scandalosamente alti. I soldati sono allo stremo delle loro forze. Che c’è dunque di male nell’armistizio di fatto? Che c’è di male nella sospensione della carneficina? Che c’è di male se i soldati godono di una tregua, pur se di breve durata? Si obietterà che l’armistizio si è stabilito su un solo fronte e che esso minaccia pertanto di condurre a una pace separata. Ma una simile obiezione è palesemente inconsistente. Se infatti il governo, gli operai e i contadini russi non vogliono la pace separata con i capitalisti te- deschi (e contro questa pace il nostro partito ha notoriamente pro- testato piu d’una volta, e non soltanto negli articoli della Pravda , ma j 5 m 386 LENIN anche nelle risoluzioni della nostra recente conferenza, che parlava a nome di tutto il partito) 120 , se nessuno in Russia vuole la pace sepa- rata con i capitalisti tedeschi, dove, come e per quale miracolo si potrà giungere a questa pace?? Chi potrà imporcela?? L’obiezione è palesemente inconsistente, è un’invenzione gratuita, è un tentativo di buttar polvere negli occhi. Proseguiamo. Perché mai Parmistizio di fatto su un fronte « mi- naccerebbe » una pace separata e non minaccerebbe invece dì esten- dersi a tutti i fronti ? L’armistizio di fatto è una condizione instabile e transitoria. Su questo non si discute. Transizione verso che cosa? Non può certo condurre a una pace separata, dal momento che non esiste in pro- posito il reciproco consenso dei due governi o dei due popoli. Ma perché allora quest’armistizio non potrebbe rappresentare una fase di transizione all’armistizio di fatto su tutti i fronti? Su questo con- cordano, senza dubbio, tutti i popoli contro tutti i governi o contro la maggior parte di essi. La fraternizzazione su un fronte può e deve diventare fraterniz- zazione su tutti i fronti. L’armistizio di fatto su un fronte può e deve diventare armistizio di fatto su tutti i fronti. I popoli si riposerebbero dalla carneficina. Gli operai rivoluzio- nari di tutti i paesi alzerebbero ancor più la testa, la loro influenza aumenterebbe, si rafforzerebbe la loro fiducia nella possibilità e nella necessità di realizzare la rivoluzione operaia nei paesi capitalistici progrediti. Che c’è di male in una simile transizione? Perché non dovremmo agevolarla nei limiti delle nostre possibilità? Si obietterà che l’armistizio di fatto su tutti i fronti favorirebbe nel momento attuale i capitalisti tedeschi, che hanno già accumulato con le loro ruberie il bottino più grande. Ma questo non è vero, perché i capitalisti inglesi hanno rubato ancora di più (le colonie tedesche in Africa, le isole tedesche del Pacifico, la Mesopotamia, una parte della Siria, ecc.) e — a differenza dei capitalisti tedeschi — non hanno perduto proprio niente. Questo, in primo luogo. In secondo luogo, se i capitalisti tedeschi si sono rivelati più intrattabili di quelli inglesi,^ tuttavia la rivoluzione si è sviluppata molto di più in Ger- mania. La rivoluzione sta maturando in questo paese. L’offensiva del- l’« armistizio di fatto >► 387 l’esercito russo potrebbe solo intralciare questo sviluppo. L’« armisti- zio di fatto » accelererà invece la rivoluzione. In terzo luogo, la situazione della Germania, sotto il profilo della fame, del crollo, dello sfacelo, è la più disperata e irrimediabile, è peggiore di quella di qualsiasi altro paese, soprattutto dopo l’entrata in guerra dell’America. L’« armistizio di fatto » non sopprimerà questa causa essenziale di debolezza della Germania, ma farà invece miglio- rare la situazione degli altri paesi (che avranno la libertà di rifornirsi), aggravando la situazione dei capitalisti tedeschi (che non sanno dove trovare rifornimenti e che avranno maggiori difficoltà a nascondere la verità al popolo). Il popolo russo ha dinanzi a sé due programmi. L’uno è il pro- gramma dei capitalisti, ripreso dai Cemov e dai Tsereteli. È il pro- gramma dell’offensiva, il programma del prolungamento della guerra imperialistica, il programma della continuazione della carneficina. L’altro è il programma degli operai rivoluzionari di tutto il mondo, sostenuto in Russia dal nostro partito. Questo programma prevede di: sviluppare la fratemizzazione (senza permettere che i te- deschi ingannino i russi); fraternizzare per mezzo di appelli; esten- dere la fratemizzazione e l’armistizio di fatto a tutti i fronti; contri- buire con tutti i mezzi a questa estensione; accelerare cosi lo sviluppo della rivoluzione operaia in tutti i paesi; assicurare ai soldati di tutti i paesi belligeranti una tregua almeno provvisoria; accelerare in Russia il passaggio del potere ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini; accelerare la conclusione di una pace realmente giu- sta nell’interesse dei lavoratori e non in quello dei capitalisti. Il nostro governo, con i Cemov e i Tsereteli, con i populisti e i menscevichi, è favorevole al primo programma. La maggioranza del popolo russo e di tutti i popoli della Russia (e non soltanto della Russia), cioè la maggioranza degli operai e dei contadini poveri, è indubbiamente favorevole al secondo programma. E ogni giorno che passa ci avvicinerà al suo trionfo. Pravda, n. 52, 22 (9) maggio 1917. I SEGRETI DELLA POLITICA ESTERA È un vero peccato che le masse popolari non possano leggere né i libri di storia della diplomazia né gli editoriali dei giornali capitalistici. Ma è anche più deplorevole — parola, del resto, fin troppo tenue nel caso concreto — che i ministri dei partiti socialista-rivoluzionario e socialdemocratico menscevico, insieme con i loro colleghi governativi, passino sotto silenzio le vicende a loro ben note di questa storia e gli articoli a loro non meno noti dei « grandi uomini » del mondo diplomatico. La Riec riporta dalla Birgiovka una notizia che essa ritiene de- gna di fede e il cui reale significato è che lTnghilterra non sarebbe affatto aliena dal rinunciare « allo smembramento della Turchia e alla spartizione deirAustria-Ungheria », cioè che lTnghilterra sarebbe di- sposta a consentire che la Russia non si annetta i territori a lei pro- messi dai vecchi trattati (Costantinopoli, 1* Armenia, la Galizia). In questo senso — e solo in questo senso — lTnghilterra è pronta a rivedere i trattati. E la Riec s’indigna: « Ecco dunque il primo risultato della vittoria della nuova parola d’ordine [cioè della parola d’ordine della pace senza annessioni e inden- nizzi]. Probabilmente, la revisione degli accordi si farà: i “passi preli- minari 1 ’ vengono oggi compiuti dai nostri alleati, non da noi. Ma il risultato della revisione non sarà l’uguale [udite! udite!] rinuncia a tutti gli obiettivi importanti che tutti gli alleati si erano proposti, sarà invece una rinuncia unilaterale [non è forse una perla?] agli obiettivi che ci si è posti nel sud-est europeo [leggi: in Austria e in Turchia, cioè il saccheggio deH’Armenia, di Costantinopoli e della Galizia], a vantaggio di quelli che i nostri alleati, e non più noi, si sono posti in altre zone e nelle colonie. I SEGRETI DELLA POLITICA ESTERA 389 «In particolare, nella stampa si è già accennato alla possibilità che i nostri alleati rinuncino agli obiettivi che ci si è posti in Asia minore. A dire il vero, le dichiarazioni fatte in proposito da Albert Thomas al soviet dei deputati degli operai e dei soldati e riferite dalla stampa di Mosca non hanno ancora avuto una conferma ufficiale. Ma, riguardo all 'Inghilterra, sa- rebbe difficile aspettarsi una tale rinuncia. L’Inghilterra sostiene giusta- mente che bisogna impossessarsi preliminarmente [udite! udite!] di ciò che si vuole ottenere, e il suo esercito già occupa le zone della Mesopotamia e della Palestina che essa ritiene importanti per i suoi interessi vitali [leggi: per gli interessi dei suoi capitalisti]. In queste condizioni, il suo rifiuto di battersi per soddisfare gli interessi vitali degli altri [il corsivo è della Riec ] alleati in questa zona avrebbe, naturalmente, un carattere unilaterale e sa- rebbe vantaggioso per la sola Inghilterra ». Si, Miliukov, o chi ha scritto queste righe, meriterebbe davvero che gli si erigesse da vivo un monumento... per la sua sincerità! Bene, bravi, sinceri diplomatici della Riec ! (Ma perché sono cosi sinceri? Perché il fatto che Miliukov abbia perduto il suo portafoglio li rende furiosi...) Tutte le cose dette nel brano da noi citato sono la pura e senir plice verità, confermata da tutta la storia della diplomazia — e dalla storia dell investimento dei capitali alVestero — negli ultimi anni. L'Inghilterra non rinuncerà in nessun caso a depredare (ad annet- tersi) la Mesopotamia e la Palestina, ma consente a punire i russi (per l’« armistizio di fatto » esistente sul fronte russo- tedesco), pri- vandoli della Galizia, dell’ Armenia, di Costantinopoli, ecc.: ecco il senso semplice e chiaro, tradotto in lingua russa e non in linguaggio diplomatico, del passo della Riec riportato sopra. I capitalisti russi, che parlano per bocca della Riec t conterranno a fatica la loro collera, sveleranno i segreti della politica estera, fa- ranno fuoco e fiamme, denunceranno la perfidia dei capitalisti inglesi: questa, diranno, è una soluzione « unilaterale », « vantaggiosa » per voi, ma non per gli altri. Compagni operai! Compagni soldati! Riflettete sulle dichiarazioni raramente sincere e veraci dei diplomatici e degli ex ministri assai bene informati della Riec\ Riflettete su questa eccellente rivelazione dei veri scopi della guerra, fatta non solo dai capitalisti russi ma anche dai capitalisti inglesi. 390 LENIN Compagni soldati russi! Volete voi combattere perché i capita- listi inglesi s'impadroniscano della Mesopotamia e della Palestina? Vo- lete voi appoggiare il governo russo di Lvov, Cernov, Terestcenko, che è legato agli interessi dei capitalisti e che teme di dire apertamente la verità, rivelata inconsultamente dalla Riec? Frauda ; n. 53, 23 (10) maggio 1917. UNO DEI TRATTATI SEGRETI È risaputo che il primo atto del governo « rivoluzionario » prov- visorio, in materia di politica estera, è stato quello di dichiarare che tutti i trattati segreti conclusi dall'ex zar Nicola II con i capitalisti « alleati » sarebbero rimasti in vigore e che la nuova Russia li avrebbe accettati come impegni sacri e inviolabili. È risaputo altresì che i nostri « difensisti » sostengono con acca- nimento il rifiuto di Miliukov e soci di pubblicare i trattati segreti. Questi pseudosocialisti sono arrivati a difendere la diplomazia segreta e, per giunta, la diplomazia segreta dell’ex zar. Per quale motivo i difensori della guerra imperialistica custo- discono cosi gelosamente il segreto dei trattati? Volete conoscerne il motivo, compagni operai e soldati? Considerate almeno uno di questi nobili trattati: il « nostro » trattato con l’Italia (cioè con i capitalisti italiani), stipulato all’inizio del 1915 ia V Un democratico borghese, il signor V. Vodovozov, ne ha reso noto il contenuto nel Dien (del 6 maggio 1917), basandosi sui docu- menti pubblicati dal Novoie vremia: « Gli alleati hanno garantito all’Italia il Titolo meridionale con Trento, tutto il litorale adriatico, la zona settentrionale della Dalmazia con le città di Zara e Spalato, la zona centrale dell’Albania con Valona, le isole del- l’Egeo, presso le coste delTAsia minore, e inoltre una lucrosa concessione ferroviaria nella Turchia asiatica: è questo il prezzo del sangue di cui l’Italia ha fatto mercato. Queste acquisizioni territoriali superano considerevolmente tutte le pretese nazionali avanzate in qualsiasi periodo dallTtalia. Oltre alle regioni con una popolazione italiana (Tirolo meridionale e Trieste) di circa seicentomila uomini, l’Italia riceve, in base al trattato, territori con una popolazione di oltre un milione di abitanti che le sono completamente 392 LENIN estranei etnograficamente e sul piano religioso. È questo, ad esempio, il caso della Dalmazia, la cui popolazione è per il 97% di nazionalità serba, mentre solo poco piu del 2% è composto di italiani. È del tutto naturale che il trattato con l’Italia, stipulato non solo senza il consenso della Serbia, ma anche a sua insaputa, abbia suscitato in questo paese vivissimo malcon- tento e irritazione. Pasic ha manifestato alla Skupcina la speranza che le voci concernenti il trattato siano prive di fondamento, perché l’Italia stessa si è unificata in nome del principio nazionale e non può, a suo giudizio, far niente per scalzare dalle basi questo principio. Ma Pasic si è sbagliato: il trattato era stato concluso. « È questo il solo trattato riguardante la guerra in corso di cui cono- sciamo il contenuto, ed è un trattato cinico e brigantesco. Non sappiamo se negli altri trattati si manifestino gli stessi istinti predaci. In ogni caso, per la democrazia che scrive sulle sue bandiere “pace senza annessioni'* sa- rebbe molto importante saperlo ». « Non sappiamo » fino a che punto gli altri trattati segreti siano briganteschi? No, signor Vodovozov, noi lo sappiamo molto bene: i trattati segreti sulla spartizione della Persia e della Turchia, sulla con- quista della Galizia e dell’Armenia sono ignobili trattati di rapina né più né meno del brigantesco trattato concluso con l’Italia. Compagni operai e soldati! Vi dicono che difendete la « libertà » e la « rivoluzione ». Ma in realtà voi difendete i loschi trattati con- clusi dallo zar, trattati che vi sono tenuti nascosti come si fa con una malattia segreta. Pravda , n. 53, 23 (10) maggio 1917 UN TONO MINISTERIALE I redattori delle Izvestia petrogradskovo sovieta rabocikb i sol- datskikh deputatov assumono un tono ministeriale. La Pravda non gli piace. Condannano i suoi « brutali attacchi al governo provvisorio ». Ogni pubblicista ha il sacrosanto diritto di criticare ciò che non gli piace. Ma perché rendersi ridicoli, condannando in tono ministe- riale i nostri « attacchi », senza criticarne la sostanza? Non sarebbe meglio tentare di esaminare i nostri argomenti? Anche solo una delle nostre risoluzioni? Anche solo la nostra indicazione della lotta di classe? « Il paese sta oggi soccombendo »: si dice nell’editoriale delle Izvestia. È vero. Ma proprio per questo è oggi irragionevole fare assegnamento sull’intesa tra la piccola borghesia, i populisti, i men- scevichi e i capitalisti. Non è possibile salvare il paese per ' questa strada. Pravda , n. 53, 23 (10) maggio 1917. ALLA RICERCA DI UN NAPOLEONE Il giornale dell’ex ministro Miliukov, incollerito con i mensce- vichi e i socialisti-rivoluzionari per aver escluso qualcuno dal governo, si lascia andare a dichiarazioni assai poco... « prudenti ». « Si può tollerare una propaganda criminale? — leggiamo in un articolo non firmato del 9 maggio a proposito della fratemizzazio- ne. — Non si riuscirà dunque a stroncarla? Non si potrà forse fare a meno di un Napoleone? Ci accontenteremo forse dei soli discorsi su una disciplina di ferro?! » Ecco una sottile, assai sottile, allusione alle parole tristamente celebri di Kerenski sulla disciplina di ferro. La Riec fornisce un quadro veritiero e preciso di ciò che accade in seno al « nostro » « nuovo » governo. Siamo grati alla Riec con tutta l’anima per questa franchezza, che è eccezionalmente rara in un gior- nale del suo stampo e che è suscitata da circostanze eccezionali. Kerenski, con l’appoggio di Cemov e Tsereteli, proclama a nome del « nuovo » governo la necessità di introdurre una « disciplina di ferro » nell’esercito (per realizzare il programma offensivo imperia- listico). Ma i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, che detengono .10 portafogli su 16, inveiscono incolleriti contro Kerenski: « Ci accon- tenteremo forse dei soli discorsi su una disciplina di ferro? ». Non è chiaro che con questa frase si invita Kerenski, o i gene- rali « rispettivi », ad assumersi la parte di Napoleone? la parte di un assassino della libertà? la parte di chi spara sugli operai? Pravda , n. 53, 23 (10) maggio 1917. NIENTE È CAMBIATO Ora che i ministri « socialisti » partecipano al governo, ascolte- remo un'altra musica, ci assicuravano e ci assicurano i difensisti. Sono bastati pochi giorni perché la falsità di queste assicurazioni cominciasse a rivelarsi. È nota l’indignazione suscitata tra i soldati e tra gli operai dalla dichiarazione con cui l'ex ministro Miliukov diceva che non deside- rava pubblicare e che non avrebbe pubblicato i trattati segreti stipu- lati dall’ex zar Nicola con i capitalisti inglesi e francesi. Ebbene? Che cosa ha detto in proposito il nuovo ministro degli esteri, signor Tere- stcenko, collega dei ministri Skobelev e Tsereteli? Terestcenko ammette che « questa questione [dei trattati segreti] eccita le passioni », ma che cosa fa per placare queste passioni? Si limita semplicemente a ripetere le cose dette dall'appena destituito Miliukov: « La pubblicazione immediata dei trattati equivarrebbe a una rottura con gli alleati », ha dichiarato Terestcenko, conversando con i giornalisti. E i ministri « socialisti » non dicono niente, coprendo in tal modo il sistema della diplomazia segreta. Il governo di coalizione non ha cambiato niente. I trattati segreti dello zar sono sacri anche per questo governo. Come potete pensare, signori, che le « passioni » non siano « ec- citate »? Chi sono, secondo voi, gli operai e i soldati coscienti? Li considerate davvero degli « schiavi ribelli »? Pravda , n. M, 24 (11) maggio 1917. UN TRISTE RINNEGAMENTO DELLA DEMOCRAZIA Le ìzvestia pubblicano oggi un comunicato sulla riunione della sezione militare del soviet dei deputati degli operai e dei soldati. In quest'assemblea si è, fra l’altro, « dibattuto circa la possibilità che i soldati adempiano le funzioni di agenti della milizia. La commissione esecutiva ha proposto all’assemblea la seguente risoluzione: « Poiché i soldati devono adempiere la funzione a cui sono diret- tamente chiamati, la commissione esecutiva del soviet dei deputati dei soldati si pronuncia contro la partecipazione dei soldati alla mili- zia e propone che tutti i soldati appartenenti oggi alla milizia siano rinviati senza indugio ai loro reparti . « Dopo un breve dibattito, questa risoluzione è stata approvata con un emendamento , che riconosce ai soldati dimessi dall 1 esercito combattente o ai feriti la facoltà di partecipare alla milizia ». È davvero increscioso che non sia stato fornito il testo esatto deH’emendamento e della risoluzione. Ed è ancor più increscioso che la commissione esecutiva abbia proposto e l’assemblea approvato una risoluzione in cui si rinnegano completamente i principi fondamentali della democrazia. Esiste forse in Russia un solo partito democratico che non rico- nosca nel suo programma la necessità di sostituire l’esercito perma- nente con l’armamento generale del popolo? Esiste un solo socialista- rivoluzionario o socialdemocratico menscevico che osi polemizzare con questa rivendicazione? Il guaio è che « al tempo d’oggi » « si suole » fare gran chiasso sulla « democrazia rivoluzionaria », si suole accettare « in linea di principio » un programma democratico (per non dir poi del socialismo) e si suole rinnegarlo nella pratica. Pronunciarsi contro la partecipazione dei soldati alla milizia col UN TRISTE RINNEGAMENTO DELLA DEMOCRAZIA 397 pretesto che « i soldati devono adempiere la funzione a cui sono direttamente chiamati » significa dimenticare del tutto i principi della democrazia e accettare involontariamente, e forse inconsapevolmente, il punto di vista dell’esercito permanente. Il soldato fa un mestiere, la sua funzione non ha il carattere di un servizio sociale: ecco la posi- zione dei sostenitori deliberei to permanente. Non si tratta di una opinione democratica. Ma del punto di vista dei Napoleoni. Dell’opi- nione dei fautori del vecchio regime e dei capitalisti, che vagheggiano un facile ritorno al passato, dalla repubblica alia monarchia costitu- zionale. Il democratico si oppone per principio a questa posizione. La partecipazione dei soldati alla milizia vuole demolire la barriera che separa l’esercito dal popolo. Si tratta di operare una rottura con il maledetto passato della « caserma », dove « si ammassava », si adde- strava e si disciplinava, lontano dal popolo e contro il popolo, un particolare strato di cittadini, la cui « diretta funzione » consisteva nel fare i soldati. La partecipazione dei soldati alla milizia pone il fon- damentale problema di rieducare i « soldati », al fine di trasformarli in cittadini che fanno parte della milizia, e di rieducare la popola- zione, al fine di trasformare gli uomini della strada in cittadini ar- mati. La democrazia resterà una frase vuota e ipocrita o una mezza misura, se tutto il popolo non avrà subito e incondizionatamente la possibilità di apprendere l’uso delle armi. E questo risultato non può essere raggiunto senza una partecipazione larga, costante e sistematica, dei soldati alla milizia. Si obietterà forse che è impossibile distogliere i soldati dalle loro funzioni dirette. Ma nqn di questo si tratta. È persino ridicolo parlarne espressamente: allo stesso modo non occorre certo specifi- care che un medico, quando si trovi al capezzale di un infermo grave, non ha il diritto di allontanarsi per deporre nell’uma la sua scheda elettorale, o che un operaio, quando svolga la sua attività in una industria dove il lavoro ininterrotto è riconosciuto da tutti come una necessità assoluta, non ha il diritto di lasciare il suo posto, prima della fine del suo turno, per esercitare i propri diritti politici. Queste riserve non sarebbero serie o sarebbero forse in malafede. La partecipazione alla milizia è una delle istanze piu importanti e decisive della democrazia, una delle garanzie essenziali della libertà. 398 LENIN (Aggiungiamo tra parentesi che non c’è modo più efficace per miglio- rare le attitudini puramente militari e potenziare l’esercito della so- stituzione dell’esercito permanente con l’armamento generale del po- polo, dell’addestramento del popolo alle armi effettuato dai soldati; ad ogni buon conto, questo metodo è stato e sarà applicato in ogni guerra realmente rivoluzionaria.) Affrontare subito, senza riserve, dap- pertutto l’organizzazione della milizia popolare, incoraggiare in tutti i modi la partecipazione dei soldati alla milizia: ecco che cosa impone l’interesse degli operai, dei contadini e dei soldati, l’interesse della stragrande maggioranza della popolazione, la quale maggioranza non ha alcuna ragione di difendere i profitti dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti. Scritto il 10 (23) maggio 1917. Pubblicato il 25 (12) maggio 1917 nella Pravd a, n. 55 , SULLA CONVOCAZIONE DI UNA CONFERENZA INTERNA- ZIONALE SEDICENTE SOCIALISTA CON LA PARTECIPAZIONE DEI SOCI ALSCIO VINI STI Le Izvestia petrogradskovo sovieta rabocikh i soldatskìkh deputa- tov pubblicano oggi una « risoluzione » del comitato esecutivo sull’isti- tuzione di una commissione che prepari la convocazione di una confe- renza internazionale. Il nostro partito è stato invitato, con altri, a de- legare un proprio rappresentante. S’intende che il nostro partito non accetterà di partecipare ai lavori della commissione e, in generale, a una conferenza alla quale prenderanno parte i ministri sedicenti socialisti che sono passati nel campo della propria borghesia. Chiunque si sia interessato al nostro partito e abbia letto la sua risoluzione sulla situa- zione determinatasi nelPIntemazionale 150 non può ignorare questa no- stra posizione. Il Comitato centrale del nostro partito ha deriso alTunanimità, alcuni giorni or sono, di inviare alla conferenza di Zimmerwald un pro- prio delegato, con l’incarico di abbandonare immediatamente la con- ferenza e di uscire subito dall’organizzazione di Zimmerwald, se essa dovesse pronunciarsi a favore di un riavvicinamento o di un incontro qualsiasi con i socialsciovinisti. Scritto il 10 (23) maggio 1917. Pubblicato il 23 (12) maggio 1917 nella Pravda, n. 55 DISCORSO AL COMIZIO DELLA FABBRICA PUTILOV Resoconto della stampa Lenin ha esposto le opinioni fondamentali dei bolscevichi sulla guerra, sulla pace e sul governo di coalizione. Nella prima parte del suo discorso, dopo aver indicato brevemente le ragioni del suo viaggio attraverso la Germania, Lenin è passato alla questione della guerra e ha messo in luce la sostanza brigantesca del conflitto. Si è in seguito soffermato sul problema del modo di mettere fine alla guerra e ha svolto ridea che il solo mezzo consiste nel realiz- zare l’alleanza degli operai di tutti i paesi belligeranti. Lenin ha poi affrontato la questione degli ostacoli che si frappon- gono a quest’alleanza e ha delineato le vie attraverso le quali si può e si deve realizzare l’alleanza degli operai di tutti i paesi. Questa via non è quella dell’intesa degli operai con i capitalisti e dei contadini-soldati con i grandi proprietari fondiari, ma quella della lotta degli operai e dei contadini contro i loro oppressori. Il governo di coalizione è l’intesa dei socialisti con i capitalisti, lo strangolamento della rivoluzione. La conquista del potere da parte degli operai e dei contadini potrà assicurare al nostro paese la soluzione dei problemi piu urgenti, come quello della terra e del suo passaggio ai contadini, e delle altre questioni connesse con la guerra: Papprovvigionamento, il migliora- mento della situazione degli operai, ecc. Tenuto il 12 (25) maggio 1917. Soldatskaia pravda , n, 26, 1° giugno (19 maggio) 1917, IL PARTITO DEL PROLETARIATO E LE ELEZIONI DELLE DUME RIONALI Il nostro partito si presenta alle elezioni con proprie liste auto- nome, Secondo i dati preliminari, pervenuti alla segreteria del Comi- tato centrale, in 4 rioni su 12 (Mosca, Rozdestvenski, Kolpinski e Po- rokhovskoi), le liste sono state compilate senza alcun blocco. In tutti gli altri rioni blocchiamo soltanto con gli internazionalisti, e precisa- mente: in sei rioni (2° cittadino, Narva, Pietrogrado, Mosca, 1° citta- dino, Isola Vasilievski) con i « miezraiontsy » 131 (che, come noto, hanno condannato con la massima energia la partecipazione dei po- pulisti e dei menscevichi al ministero capitalistico); in 4 rioni (Vyborg, Nievski, 1° cittadino e Isola Vasilievski) con i menscevichi internazio- nalisti 13a , avversari del ministerialismo « socialista »; in 1 rione (Niev- ski) con gli elementi internazionalisti del partito socialista-rivoluzionario che condannano il « ministerialismo » del loro partito. Questa unione con gli internazionalisti di altri partiti è piena- mente conforme alle decisioni delle nostre conferenze (pietrogradese e panrussa) 133 nonché alla linea generale del partito proletario che si oppone al difensismo e al ministerialismo piccolo-borghese dei men- scevichi e dei populisti. La propaganda in favore di un « blocco di sinistra », svolta, fra l’altro, anche dalla Novaia gizn t non poteva naturalmente mettere in forse le decisioni del nostro partito. È falso, profondamente falso, che le elezioni municipali « non abbiano un carattere politico cosi netta- mente pronunciato » (come le elezioni per l’Assemblea costituente). È falso altresì che i « programmi municipali dei singoli partiti socia- listi [??] differiscano poco tra loro». Ripetere queste bizzarre pro- posizioni senza rispondere sulla sostanza alle argomentazioni della Pravda significa eludere l’esame di una questione • importante o abbas- sare le armi. 402 LENIN È mostruosamente assurdo, in un periodo rivoluzionario, ridurre le elezioni nella capitale a un programma puramente (o anche -solo prevalentemente) « municipale ». Significa prendersi giuoco dell'espe- rienza di tutte le rivoluzioni. Significa prendersi giuoco del buon- senso degli operai, i quali sanno alla perfezione che Pietrogrado ha sempre una funzione dirigente e talvolta persino determinante. I cadetti uniscono tutte le destre, tutta la controrivoluzione, tutti i grandi proprietari fondiari e i capitalisti. I cadetti sono favorevoli al governo e cercano di trasformare Pietrogrado rivoluzionaria nella appendice di un governo capitalistico, nel quale accanto a dieci mi- nistri capitalisti ve ne sono solo sei populisti e menscevichi. Nemico irriducibile dell’ imperialismo, il partito del proletariato, che è desolo capace di operare una rottura con gli interessi del capi- tale e di prendere misure rivoluzionarie, senza le quali è impossibile aiutare le masse lavoratrici nel momento in cui una catastrofe di di- mensioni illimitate è ormai imminente, il partito del proletariato si leva contro i cadetti, contro gli sciovinisti, contro i fautori della guerra per gli Stretti. Senza misure rivoluzionarie non c’è salvezza. Senza una milizia operaia, quale prima tappa verso la costituzione di una milizia di tutto il popolo, non si possono prendere misure di questo genere, nemmeno con tutta la buona volontà, in particolare, non ci si può salvare dalle « code » e dalla disorganizzazione degli approv- vigionamenti. Quanto alla « linea di mezzo», quanto alla politica della piccola borghesia, dei menscevichi e dei populisti, che proclamano le loro buone intenzioni e si condannano da sé all'impotenza accordandosi con i capitalisti e subordinandosi a loro (6 ministri contro 10!!), si tratta di una linea politica non vitale. Le masse se ne convinceranno molto presto per loro esperienza diretta, anche se per qualche tempo presteranno fede alla « conciliazione » con i capitalisti. ~ Chiunque voglia la difesa reale degli interessi delle masse lavo- ratrici, la soppressione della polizia e la sua sostituzione con la milizia di tutto il popolo, Tapplicazione di serie misure rivoluzionarie per trarre il paese da una crisi e da uno sfacelo economico senza prece- denti, dovrà votare per le liste del partito proletario, per le liste del Par- tito operaio socialdemocratico (bolscevico) di Russia. Pravda , n. 56, 26 (13) maggio 1917. LE DICHIARAZIONI DEL NOSTRO PARTITO SULLA GUERRA PRIMA DELLA RIVOLUZIONE Particolare interesse presentano le dichiarazioni del nostro par- rito sulla vittoria di una rivoluzione sciovinistica (« difensisrica »). Il Sotsialdemokrat , che usciva a Ginevra, come organo centrale del Partito operaio socialdemocratico di Russia, sotto la direzione di Zino- viev e di Lenin, cosi diceva nel roditori ale del n. 47, il 13 ottobre 1915: «... 8) Consideriamo rivoluzionari sciovinisti coloro che vogliono vincere lo zarismo per vincere la Germania, per depredare altri paesi, per consolidare il dominio dei grandi-russi sugli altri popoli della Russia e cosi via. Lo sciovinismo rivoluzionario ha come fondamento la situazione di classe della piccola borghescia. Essa oscilla sempre tra la borghesia e il proletariato. Oggi oscilla tra lo sciovinismo (che impedisce alla piccola borghesia di essere coerentemente rivoluzionaria anche nel senso della rivoluzione democratica) e l’internazionalismo proletario. I rappresentanti politici di questa piccola borghesia russa sono nel momento presente i trudovikì , i socialisti-rivoluzionari, la Nascia zarià , . il gruppo Ckheidze, il Comitato di organizzazione, il signor Plekhanov e simili. 9) Se in Russia trionfassero i rivoluzionari sciovinisti, noi saremmo contro la difesa della loro “patria” in questa guerra. La nostra parola d’ordine è: contro gli sciovinisti, anche se rivoluzionari e repubblicani; contro di essi e per l’unità del prole- tariato rivoluzionario in vista della rivoluzione socialista. 10) Alla domanda se è possibile che il proletariato abbia una funzione diri- gente nella rivoluzione borghese russa rispondiamo: sf, è possibile, se la piccola borghesia, al momento decisivo, oscillerà verso sinistra o sarà spinta a sinistra non soltanto dalla nostra propaganda, ma anche da fattori obiettivi, economici, finanziari (il peso della guerra), 404 LENIN militari, politici, ecc. 11) Alla domanda: che cosa farebbe il partito del proletariato, se la rivoluzione lo portasse al potere durante la guerra in corso, rispondiamo: noi proporremmo la pace a tutti i belli- geranti a condizione che sia data la libertà a tutte le colonie e a tutti i popoli dipendenti, oppressi e lesi nei loro diritti. Con i go- verni attuali né la Germania né la Francia né l'Inghilterra accettereb- bero questa condizione. E allora noi dovremmo preparare e condurre la guerra rivoluzionaria, ossia dovremmo non soltanto realizzare com- pletamente, con le misure più decisive, tutto il nostro programma minimo, ma spingere anche, sistematicamente, alPinsurrezione tutti i popoli finora oppressi dai grandi-russi e tutte le colonie e i paesi sog- getti dell'Asia (India, Cina, Persia, ecc.), nonché, e in primo luogo, spingere il proletariato socialista d'Europa a insorgere contro i suoi governi, nonostante i socialsciovinisti. Non vi è nessun dubbio che la vittoria del proletariato in Russia creerebbe condizioni eccezional- mente favorevoli allo sviluppo della rivoluzione sia in Asia die in Europa. Lo ha dimostrato persino il 1905. La solidarietà intemazionale del proletariato rivoluzionario è un fatto , nonostante la lurida schiuma dell'opportunismo e del socialsciovinismo » 1M , Pravda, n. 56, 26 (13) mifigiQ 1^17. LA ROVINA È IMMINENTE Le notizie, le considerazioni, i timori, le voci sulla catastrofe imminente si moltiplicano. I giornali dei capitalisti seminano il pa- nico, urlano con la schiuma alla bocca contro i bolscevichi, esibiscono le vaghe allusioni di Kutler a « una fabbrica », a « qualche fabbrica », a « un’impresa », ecc. Metodi strabilianti, bizzarre « dimostrazioni »... Perché non nominare la fabbrica di cui si tratta? Perché non dare al pubblico e agli operai la possibilità di controllare queste voci allar- mistiche? I signori capitalisti non dovrebbero avere difficoltà a capire che, astenendosi dalPesibire dati precisi su imprese esattamente indicate, finiscono per rendersi ridicoli. Perché infine, signori capitalisti, proprio voi avete dieci ministri su sedici, siete voi i responsabili, siete voi che amministrate. Non è forse ridicolo che dei dirigenti, i quali han- no la maggioranza nel governo, si limitino alle vaghe allusioni di Kutler, abbiano paura di parlare in modo aperto e franco, si sforzino di riversare la responsabilità su altri partiti, che non sono al timone del potere? Anche i giornali dei partiti piccolo-borghesi, dei populisti e dei menscevichi, si lamentano, ma in tono alquanto diverso, perché, piu che accusare i terribili bolscevichi (anche se, naturalmente, non vi ri- nunciano), si nutrono di pii desideri. Al riguardo sono soprattutto caratteristiche le Izvestta , la cui direzione è nelle mani del blocco dei due partiti menzionati sopra. Il n. 63, dell’ 11 maggio, reca due articoli, di contenuto identico, sulla lotta contro lo sfacelo econo- mico. Uno di essi ha un titolo estremamente... come dire con un eufemismo?... imprudente (come, in generale, è « imprudente » l’en- trata dei populisti e dei menscevichi in un governo imperialistico): 406 LENIN Che cosa vuole il governo provvisorio? Sarebbe stato piu opportuno scrivere: « Che cosa non vuole e che cosa promette il governo prov- visorio ». Il secondo articolo è una « risoluzione della sezione economica del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei sol- dati ». Eccone qualche brano che, meglio di ogni commento, darà al lettore un'idea precisa del suo contenuto: « Molte branche dell'industria sono mature per il monopolio statale del commercio (grano, carne, sale, cuoio); altre sono mature per la costituzione di trusts controllati dallo Stato (estrazione del carbone e del petrolio, pro- duzione dei metalli, zucchero, carta); infine, in quasi tutti i rami industriali, le condizioni odierne esigono l'intervento dello Stato come regolatore nella ripartizione delle materie prime e dei prodotti finiti nonché nella determi- nazione dei prezzi... Nello stesso tempo bisogna porre tutti gli istituti di aedito sotto il controllo pubblico e statale al fine di combattere la specu- lazione sulle merci soggette alla regolamentazione dello Stato... Bisogna inoltre... prendere le misure piu energiche per combattere il parassitismo, senza esitare davanti all 'introduzione del lavoro obbligatorio... Il paese è già in piena catastrofe e può uscirne soltanto con lo sforzo creativo di tutto il popolo, diretto da un potere statale che si è assunto consapevolmente [ehm... ehm!?] il grandioso compito di salvare il paese rovinato dalla guerra e dal regime zarista ». A parte l'ultima frase (a cominciare dalle parole che abbiamo messo in corsivo), in cui, con fiducia puramente piccolo-borghese, si « assegnano » ai capitalisti compiti che essi non potranno assolvere, a parte questo, il programma è magnifico. Controllo, statizzazione dei trusts, lotta contro la speculazione, lavoro obbligatorio: ebbene, in che cosa differisce questo programma dal « terribile » bolscevismo? Che cosa vogliono di più questi « terribili » bolscevichi? Sta qui il nocciolo, l'essenziale, ciò che si ostinano a non capire i piccoli borghesi e i filistei di tutte le tinte: si è costretti ad accet- tare il programma del « terribile » bolscevismo, perché non ve ne può essere un altro che consenta al paese di sottrarsi alla minaccia effet- tiva di una bancarotta realmente terribile, ma ... i capitalisti « accet- tano » questo programma (si veda il celebre paragrafo 3 della dichia- razione del « nuovo » governo provvisorio l3S ) allo scopo di non rea- lizzarlo. E i populisti e i menscevichi danno « credito » ai capitalisti e inculcano nel popolo questa nefasta fiducia. Ecco la sostanza di tutta la situazione politica. LA ROVINA È IMMINENTE 407 ' Istituire il controllo sui trusts, pubblicando i loro bilanci com- pleti, convocando senza indugio i congressi degli impiegati dei trusts, rendendo obbligatoria la partecipazione degli operai al controllo, am- mettendo i rappresentanti di ogni grande partito politico all’esercizio di un controllo autonomo: per far questo basta un decreto, che può essere promulgato in non piu di un giorno. Dove allora l’ostacolo, cittadini Scingarev, Terestcenko e Kono- valov? Dov’è Tostacelo, cittadini ministri pseudosocialisti Cernov e Tsereteli? Dov’è l’ostacolo, cittadini populisti e menscevichi del co- mitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati? Noi non abbiamo proposto altro che Tinstaurazione immediata di un tale controllo sui trusts, sulle banche, sul commercio, sui « pa- rassiti » (in via eccezionale, i redattori delle Izvestia hanno trovato nella penna una parola eccellert e...), sulTapprovvigionamento, e nes- suno, in generale, poteva proporre altro. Che cosa immaginare di diverso dallo « sforzo creativo di tutto il popolo »? Però, non bisogna prestar credito alle parole dei capitalisti, non bisogna credere all’ingenua speranza (ingenua nel migliore dei casi) dei menscevichi e dei populisti che questo controllo venga applicato dai capitalisti. La rovina è imminente. La catastrofe avanza. I capitalisti hanno condotto e conducono tutti i paesi allo sfacelo. La via della salvezza è una sola: disciplina rivoluzionaria, misure rivoluzionarie della classe rivoluzionaria dei proletari e dei semiproletari, passaggio di tutto il potere dello Stato a questa classe, poiché essa soltanto potrà di fatto istituire questo controllo e condurre vittoriosamente la lotta « contro il parassitismo ». Frauda, n. 57, 27 (14) maggio 1917. LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 138 Negli ultimi tempi la questione della guerra e della rivoluzione è stata dibattuta così spesso nella stampa e nelle assemblee popolari che per molti di voi i vari aspetti della questione sono divenuti non solo familiari ma anche un po’ noiosi. Non avendo ancora avuto la possibilità di prendere la parola o di assistere alle riunioni di partito e alle assemblee di popolo che si sono tenute in questo rione, rischio forse di cadere in qualche ripetizione o di non soffermarmi abbastanza a lungo sugli aspetti del problema che v'interessano in modo par- ticolare. A mio giudizio, la cosa essenziale, che viene di solito trascurata nella questione della guerra e a cui non si riserva la dovuta atten- zione, la cosa fondamentale, su cui si discute tanto, e spesso, direi, in modo sterile, vuoto e improduttivo, riguarda il carattere di classe della guerra, le ragioni per cui essa è scoppiata, le classi che la con- ducono, le condizioni storiche e storico-economiche che l’hanno provo- cata. Nella misura in cui, nei comizi e nelle riunioni di partito, sono riuscito a esaminare il modo come viene posta da noi la questione della guerra, sono giunto alla conclusione che la maggior parte dei malintesi nasce, su questo terreno, dal fatto che noi, analizzando la questione della guerra, parliamo spesso lingue radicalmente diverse. Dal .punto di vista del marxismo, cioè del socialismo scientifico moderno, la questione fondamentale, per dei socialisti che discutano sulla valutazione da dare a proposito di una guerra e sull’atteggia- mento da assumere nei suoi confronti, consiste nell’individuare gli obiettivi per cui questa guerra viene condotta e le classi che l’hanno preparata e diretta. Noi marxisti non siamo avversari incondizionati di ogni guerra. Noi diciamo: il nostro scopo è l’instaurazione di un 410 LENIN assetto sociale socialista, che, sopprimendo la divisione dell’umanità in classi ed eliminando ogni sfruttamento deiruomo da parte dell’uo- mo e di ogni nazione da parte di altre nazioni, sopprimerà imman- cabilmente ogni possibilità di guerra in generale. Ma nella lotta per il regime socialista ci troveremo di necessità in condizioni in cui la lotta di classe all’ interno di ogni singola nazione potrà imbattersi in una guerra tra diverse nazioni generata dalla stessa lotta di classe; e pertanto noi non possiamo negare l’eventualità di guerre rivoluzio- narie, cioè di guerre derivanti dalla lotta di classe, combattute dalle classi rivoluzionarie e aventi una portata rivoluzionaria immediata. Non possiamo negare questa eventualità anche perché, nella storia delle rivoluzioni europee dell’ultimo secolo, nel corso degli ultimi 125-135 anni, accanto a guerre per la maggior parte reazionarie, si sono prodotte alcune guerre rivoluzionarie, come, ad esempio, la guerra delle masse popolari rivoluzionarie di Francia contro la coali- zione delPEuropa monarchica, retrograda, feudale e semifeudale. E oggi non c’è in Europa occidentale, ma negli ultimi tempi anche da noi, in Russia, una menzogna piu diffusa di quella consistente nel richiamo all’esempio delle guerre rivoluzionarie. Vi sono guerre e guerre. Bisogna determinare le condizioni storiche da cui una guerra deriva, quali classi la conducano e quale scopo queste classi perse- guano. In caso contrario, tutte le nostre considerazioni sulla guerra saranno frasi vuote, dibattiti sterili e puramente verbali. Ecco per- ché, dal momento che mi avete chiesto di parlare sui rapporti tra la guerra e la rivoluzione, mi permetterò di soffermarmi piu a lungo su questo aspetto del problema. È a tutti noto il detto di Clausewitz, uno degli autori piu illu- stri che si siano dedicati alla filosofia della guerra e alla storia mili- tare: « La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi ». Questa massima appartiene a un autore che ha analizzato la storia delle guerre e ne ha tratto i dovuti insegnamenti filosofici subito dopo l 1 epoca delle guerre napoleoniche. Quest’autore, le cui idee es- senziali sono divenute oggi patrimonio incontestabile di ogni uomo pensante, si batteva, ottanta anni or sono, contro l’ignaro pregiudizio filisteo secondo cui una guerra può essere avulsa dalla politica dei governi e delle classi che la conducono, o considerata una semplice aggressione che violi la pace e a cui segua la restaurazione della pace LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 411 violata! Prima se le suonano e poi si riconciliano! Si tratta di una concezione grossolana e insipiente, confutata ormai da decine d'anni e smentita da ogni analisi in qualche modo attenta delle guerre di qualsiasi epoca storica. La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Ogni guerra è indissolubilmente connessa con il regime politico da cui deriva. È la stessa politica che una data potenza e una data classe in questa potenza ha condotto assai prima della guerra, è la stessa politica che questa classe prosegue durante la guerra, cambiando sol- tanto la forma della propria azione. La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Quan- do, alla fine del secolo XVIII, i cittadini e i contadini rivoluzionari di Francia, dopo aver rovesciato la monarchia con mezzi rivoluzionari, instaurarono la repubblica democratica, e, dopo aver fatto giustizia del loro monarca, fecero giustizia con mezzi rivoluzionari anche dei loro grandi proprietari fondiari, questa politica di una classe rivoluzionaria non poteva non sconvolgere dalle fondamenta la restante Europa, as- solutistica, monarchica, zarista, semifeudale. La continuazione inevi- tabile di questa politica della classe rivoluzionaria che aveva trionfato in Francia furono le guerre in cui, contro la Francia rivoluzionaria, si levarono tutti gli Stati monarchici d’Europa, che costituirono la loro famosa coalizione e sferrarono una guerra controrivoluzionaria. Il popolo rivoluzionario di Francia, che allora per la prima volta dopo secoli dispiegò al massimo la sua energia rivoluzionaria, nel corso della guerra della fine del secolo XVIII diede prova di un eccezionale slancio rivoluzionario, rinnovando tutto il sistema della strategia, rom- pendo con tutte le vecchie leggi e consuetudini della guerra e sosti- tuendo al vecchio esercito un nuovo esercito rivoluzionario, popolare, e un nuovo modo di condurre la guerra. Quest'esempio mi sembra particolarmente degno di considerazione, perché ci permette di toc- care con mano ciò che oggi dimenticano ad ogni passo i pubblicisti dei giornali borghesi, speculando sui pregiudizi e sull’ignoranza filistea delle masse popolari assolutamente incolte, le quali non afferrano l’in- scindibile legame economico e storico di ogni guerra con la politica svolta in precedenza da ciascun paese, da ciascuna classe che dominava prima della guerra e cercava di raggiungere i propri scopi con mezzi cosiddetti « pacifici ». Cosiddetti pacifici* perché non si possono certo qualificare come pacifiche le misure repressive di cui si servono, ad 412 LENIN esempio, i colonialisti per imporre la loro « pacifica » dominazione. La pace regnava in Europa, ma solo perché la dominazione dei popoli europei sulle centinaia di milioni di abitanti delle colonie ve- niva realizzata attraverso guerre continue, incessanti, ininterrotte, guerre che noi europei non consideriamo come tali, poiché troppo spesso somigliano piuttosto a un selvaggio massacro, allo sterminio di popolazioni inermi. Le cose stanno dunque in modo che noi, per comprendere la guerra in corso, dobbiamo gettare uno sguardo d’in- sieme sulla politica svolta dalle potenze europee. Non bisogna pren- dere singoli esempi, casi isolati, che è sempre facile distaccare dalla connessione dei fenomeni sociali e che non hanno alcun valore, per- ché è sempre facile addurre l’esempio opposto. No, bisogna prendere Tinsieme della politica di tutto il sistema degli Stati europei nei loro rapporti economici e politici, se si vuole capire in che modo la guerra in corso sia fatalmente e inevitabilmente scaturita da questo sistema. Assistiamo senza posa ai tentativi, compiuti soprattutto dai gior- nali borghesi, poco importa se monarchici o repubblicani, di attribuire alla guerra attuale un contenuto storico che le è estraneo. Non c’è metodo più diffuso nella repubblica francese, per esempio, del tenta- tivo di presentare questa guerra, da parte della Francia, come la conti- nuazione, e quasi la ripetizione, delle guerre della grande- rivoluzione del 1792. Il mezzo più comune per ingannare le masse popolari fran- cesi, gli operai della Francia e di tutti i paesi, consiste nel trasporre al tempo nostro il « gergo » di quell’epoca, alcune sue parole d’ordine, e nel far credere che ancora oggi la Francia repubblicana stia difen- dendo la sua libertà contro la monarchia. Si trascura la « piccola » circostanza che nel 1792 la guerra era condotta in Francia da una classe rivoluzionaria, che aveva compiuto una rivoluzione senza pre- cedenti, che, in virtù dell’eccezionale eroismo delle masse, aveva distrutto dalle radici la monarchia e che era insorta, contro l’Europa monarchica coalizzata, al solo scopo di proseguire la propria lotta rivoluzionaria. La guerra era allora in Francia la continuazione della politica della classe rivoluzionaria che aveva fatto la rivoluzione, conquistato la repubblica, giustiziato con un’energia senza precedenti i capitalisti e i grandi proprietari fondiari francesi, e che, in nome di questa politica e della sua continuazione, condusse contro l’Europa monar- chica coalizzata una guerra rivoluzionaria. LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 413 Oggi invece siamo in presenza anzitutto di due gruppi di potenze capitalistiche. Siamo in presenza dei paesi capitalistici piu potenti del mondo, Inghilterra, Francia, America, Germania, la cui politica è consistita per vari decenni in una ininterrotta rivalità economica per garantire il proprio dominio sul mondo, per soffocare le piccole nazioni, per triplicare e decuplicare i profitti del capitale bancario che tende a subordinare alla sua influenza il mondo intero. È questa la reale politica svolta dall’Inghilterra e dalla Germania. Insisto su questo punto, su cui non bisogna stancarsi di insistere, perché, tra- lasciandolo, non riusciamo a capire la guerra in corso e ci troviamo cosi impotenti, alla mercè di ogni pubblicista borghese, che ci rimpin- zerà di frasi bugiarde. Bisogna studiare e capire nel suo insieme l’effettiva politica realizzata per decenni prima della guerra dai due gruppi di giganti capitalistici, dall’Inghilterra e dalla Germania che, insieme con i loro alleati, si sono scagliate l’una contro l’altra. Se tralasciassimo questo esame, non solo dimenticheremmo un’istanza fondamentale del sociali- smo scientifico e di ogni scienza sociale in genere, ma ci priveremmo per giunta della possibilità di capire qualcosa della guerra attuale. Ci daremmo in balia di Miliukov, che inganna la gente, che attizza lo sciovinismo e l’odio tra i popoli con mezzi che vengono impiegati sempre, senza eccezione, con mezzi di cui già parlava ottant’anni fa il succitato Clausewitz, il quale già allora derideva l’opinione che i popoli vivono in pace e d’un tratto si dilaniano tra loro! Come se fosse vero! Si può forse spiegare una guerra senza collegarla con la politica anteriore di uno Stato, di un sistema di Stati e di determinate classi? Lo ripeto ancora una volta: è questo il problema fondamentale che viene eluso continuamente e la cui incomprensione trasforma i nove decimi dei discorsi sulla guerra in sterili alterchi e scambi di invettive. Noi diciamo: se non avete studiato la politica svolta dai due gruppi di potenze belligeranti negli ultimi decenni, — di modo che niente appaia casuale e non ci si lasci trascinare dagli esempi isolati, — se non avete mostrato il legame tra questa guerra e la politica precedente, non avete capito un bel niente! Questa politica ci mostra una sola cosa, sempre la stessa: l’inin- terrotta rivalità economica dei due giganti mondiali, delle due econo- mie capitalistiche. Da una parte l’Inghilterra, lo Stato che possiede la maggior parte del globo, lo Stato che è al primo posto per la sua 414 LENIN ricchezza, acquisita non tanto' con il lavoro dei suoi operai, quanto invece, principalmente, con lo sfruttamento delle sue innumerevoli colonie, con la forza smisurata delle sue banche, riunitesi, alla testa di tutte le altre banche, in un gruppetto — tre, quattro o cinque — di banche gigantesche, le quali dispongono di centinaia di miliardi di rubli e ne dispongono in modo die non è esagerato dire: non c’è sul globo una spanna di terra su cui questo capitale non metta la la sua mano pesante, non c’è una spanna di terra die non sia legata con mille fili al capitale inglese. Tra la fine del secolo XIX e l’inizio del nostro questo capitale ha assunto dimensioni tali da estendere la propria attività ben oltre i confini di alcuni Stati e ha costituito un gruppo di banche gigantesche con una ricchezza favolosa. Attra- verso tali banche esso è riusdto ad avvolgere tutto il mondo in una rete di centinaia di miliardi di rubli; Ecco l’essenziale nella politica economica deH’Inghilterra e nella politica economica della Francia, a proposito della quale gli stessi pubblicisti francesi, tra gli altri i colla- boratori deWHumanité , un giornale diretto oggi da ex socialisti (per esempio, da Lysis, noto specialista di questioni finanziarie), cosi scri- vevano qualche anno prima della guerra: « La Francia è una monar- chia finanziaria, la Franda è un’oligarchia finanziaria, la Francia è l’usuraia dell’universo >►. Dall’altra parte, contro questo gruppo, essenzialmente anglo- francese, si è levato un altro gruppo di capitalisti, ancor piu rapace, ancor più brigantesco, un gruppo che si è presentato al banchetto del capitalismo, quando i posti erano ormai occupati, ma che ha intro- dotto nella lotta nuovi metodi di sviluppo della produzione capitali- stica, una tecnica superiore, un’organizzazione incomparabile, in base alla quale il vecchio capitalismo, il capitalismo dell’epoca della libera concorrenza, diventa il capitalismo dei trusts, dei sindacati e cartelli giganteschi. Questo gruppo ha introdotto il prindpio della statizza- zione della produzione capitalistica, della fusione di forze gigantesche, come il capitalismo e lo Stato, in un meccanismo unico, che riunisce decine di milioni di uomini neU’unica organizzazione del capitalismo di Stato. Ecco la storia economica, ecco la storia diplomatica degli ultimi decenni, da cui nessuno può prescindere! Essa soltanto vi ad- dita la via per risolvere il problema della guerra e vi induce a con- cludere che la guerra in corso è anch’essa il risultato della politica delle classi che si stanno scontrando nell’attuale conflitto, il risultato LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 415 della politica dei due colossi che, assai prima deirinizio delle ostilità, ave- vano steso sul mondo intero, su tutti i paesi, la rete del loro sfrutta- mento finanziario e che si erano spartito economicamente tutto il globo. Essi dovevano scontrarsi, perché una nuova spartizione di questo dominio era divenuta ormai inevitabile dal punto di vista del capi- talismo. L'antica spartizione era fondata sul fatto che per vari secoli l'Inghilterra aveva rovinato le sue vecchie rivali: l'Olanda, che già dominava su tutto il mondo, e la Francia, che, per circa un secolo, aveva lottato per la supremazia. Con lunghe guerre, poggiando sulla sua forza economica, sulla potenza del suo capitale commerciale, l'In- ghilterra riuscì a imporre il suo dominio incontrastato sul mondo in- tero. Comparve un nuovo predone, nel 1871 si costituì una nuova potenza capitalistica, che prese a svilupparsi con ritmo incomparabil- mente più rapido rispetto all'Inghilterra. Ecco il fatto essenziale. Non c'è un solo libro di storia economica che non riconosca il fatto incon- testabile della più rapida evoluzione della Germania. Questa rapida espansione del capitalismo in Germania fu lo sviluppo di un predone giovane e vigoroso che, presentandosi nel concerto delle potenze eu- ropee, dichiarò: « Avete rovinato l’Olanda, sconfitto la Francia, vi siete impadroniti di mezzo mondo: datemi dunque la parte che mi spetta! ». Ma che cos’era questa « parte »? Come determinarla nel mondo capitalistico, nel mondo delle banche? La forza è data in questo mondo Hai numero delle banche e, come ha scritto con fran- chezza e cinismo puramente americani uno degli organi di stampa dei miliardari statunitensi, è data a questo modo: « In Europa si combatte per il dominio del mondo. Per dominare sul mondo occor- rono due cose: i dollari e le banche. I dollari li abbiamo, le banche le creeremo: cosi potremo dominare sul mondo ». Ecco che cosa di- chiara un autorevole giornale dei miliardari americani. Devo ammettere che in queste ciniche parole americane di un miliardario presuntuoso e insolente c'è mille volte più verità che nelle migliaia di articoli dei mentitori borghesi, i quali presentano la guerra in corso come una guerra condotta per chissà quali interessi nazionali, per chissà quali questioni nazionali, e dicono altre evidenti menzogne di questo ge- nere, respingendo tutta la storia nel suo insieme e prendendo un esempio isolato come quello del predone tedesco che si avventa contro il Belgio. Il fatto è indubbiamente autentico. Si, questo gruppo di 416 LENIN predoni si è avventato contro il Belgio con barbarie inaudita, ma ha fatto la stessa cosa che l’altro gruppo di predoni faceva ieri con altri metodi e fa oggi contro altri popoli. Quando discutiamo delle annessioni (e si tratta di un problema che rientra nel quadro che ho tentato qui di delineare brevemente come storia dei rapporti economici e diplomatici da cui è scaturita la guerra attuale), dimentichiamo sempre che in genere va ricercato proprio qui il movente della guerra: la spartizione delle conquiste o, in linguaggio piu popolare, la spartizione del bottino predato dai due gruppi di briganti. Quando discutiamo delle annessioni, c’imbattiamo sempre in metodi che, sul piano scientifico, non reggono alla critica e che, sotto il profilo pubblicistico, possono qualificarsi soltanto come una volgare turlupinatura. Interrogate uno sciovinista o un socialscio- vinista russo, e costui vi spiegherà a meraviglia che cosa sia un’annes- sione, quando questa venga fatta dalla Germania. Quest’annessione la capisce molto bene. Ma costui rimarrà muto ogni qualvolta gli chie- derete una definizione generale del concetto di annessione, che si ap- plichi a un tempo alla Germania, all’Inghilterra e alla Russia. Non vi fornirà tale definizione in nessun casol La Rtec (tanto per passare dalla teoria alla pratica} ha dileggiato la nostra Pravda dicendo: « Que- sti pravdisti considerano la Curlandia un’annessione! Come discutere con questa gente? ». Allora abbiamo risposto: « Siate bravi, dateci una definizione del concetto di annessione che sia valida per i tede- schi, per gli inglesi e per i russi. E aggiungiamo: o lascerete cadere la nostra sfida oppure vi smaschereremo subito » 13T . E la Riec non ha piu replicato. Noi sosteniamo che nessun giornale, appartenga esso agli sciovinisti, che si limitano a parlare della necessità di difendere la patria, o ai socialsciovinisti, ha mai dato una definizione del con- cetto di annessione che valga tanto per la Germania quanto per la Rus- sia e che possa essere applicato ad ogni paese. Nessun giornale può dare questa definizione, perché tutta la guerra in corso è la continuazione della politica di annessioni, cioè di conquista, di rapina capitalistica, con- dotta dai due gruppi belligeranti. È pertanto chiaro che per noi non ha alcuna importanza stabilire quale dei due predoni abbia per primo tirato fuori il coltello. Esaminate la storia degli investimenti di ca- rattere militare e navale dei due gruppi di potenze negli ultimi de- cenni, esaminate la storia delle piccole guerre che essi hanno fatto LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 417 prima della grande guerra! Queste guerre sono « piccole », perché in esse sono morti pochi europei, mentre vi hanno perduto la vita cen- tinaia di migliaia di uomini appartenenti ai popoli che gli europei soffocano e che, dal loro punto di vista, non meritano nemmeno l’ap- pellativo di popoli (sono forse popoli gli asiatici o gli africani?). Ecco le guerre combattute contro di loro: questi uomini erano inermi, e gli europei li hanno sterminati con le mitraglie. Si può parlare di guerre? No, a rigore, non si può parlare di guerre, e si può quindi tralasciare tutto questo. Ecco il loro atteggiamento in questa ininter- rotta turlupinatura delle masse popolari. La guerra in corso è la continuazione di una politica fondata sulla conquista, sullo sterminio di intere popolazioni e sulle inaudite atrocità commesse in Africa dai tedeschi e dagli inglesi e in Persia dagli inglesi e dai russi (non saprei dire chi sia stato piu feroce) e per cui i capitalisti tedeschi considerevano gli altri come nemici. Ebbene, voi siete forti, perché siete piu ricchi? Ma noi siamo piu forti di voi e, quindi, abbiamo il « sacrosanto » diritto di predare. Ecco a che cosa si riduce la vera storia del capitale finanziario inglese, e tedesco nei decenni che hanno preceduto la guerra. Ecco a che co*a si riduce la storia dei rapporti russo-tedeschi, russo-inglesi e anglo- tedeschi. Ecco la chiave per capire i moventi della guerra attuale. Ecco perché è solo ciarlataneria e menzogna la storia che si suol raccontare sulle cause della guerra. Se si dimentica la storia del capitale finanziario, la storia del modo come è maturata la guerra per una nuova spartizione, si finisce per far credere che due popoli vivevano in pace, che d'un tratto l'uno ha attaccato e l'altro si è difeso. Si dimentica cosi ogni scienza, si dimenticano le banche, si chiamano alle armi i popoli, si chiamano alle armi i contadini che ignorano che cosa sia la politica. Bisogna difendersi: ecco tutto! Se si ragiona cosi, sarebbe logico sopprimere tutti i giornali, bruciare tutti i libri e vie- tare che la stampa si occupi delle annessioni: solo cosi si potrebbe infatti giustificare questo punto di vista sulle annessioni. Essi non possono dire la verità sulle annessioni, perché tutta la storia della Russia, dell'Inghilterra e della Germania consiste in una guerra inin- terrotta, implacabile e sanguinosa per le annessioni. In Persia e in Africa hanno condotto guerre spietate i liberali, i quali hanno fatto frustare in India i detenuti politici che avevano osato presentare le 418 LENIN stesse rivendicazioni per cui si lottava da noi, in Russia. Gli eserciti coloniali francesi opprimevano i popoli. Ecco la storia che ha prece- duto la guerra, ecco la vera storia degli incredibili saccheggi! Ecco quale politica viene continuata dalla guerra in corso! Ecco perché, nella questione delle annessioni, questa gente non può dare la risposta che noi diamo dicendo: ogni popolo che venga unito a un altro po- polo, non in base alla volontà liberamente espressa della propria maggioranza, ma per decisione dello zar o del governo è un popolo asservito, è un popolo annesso. Rinunciare alle annessioni significa dare a ciascun popolo il diritto di costituirsi in Stato indipendente o di unirsi a chi vuole. Questa risposta è assolutamente chiara per ogni operaio in qualche modo consapevole. In ognuna delle risoluzioni, che vengono approvate a decine e pubblicate persino nel giornale Zemlìà i volia t si può trovare una ri- sposta mal formulata: noi non vogliamo una guerra per dominare sugli altri popoli, noi lottiamo per la nostra libertà: cosi dicono tutti^ gli operai e i contadini, esprimendo Popinione dell’operaio, del lavora- tore sulla guerra. Se la guerra fosse condotta nell’interesse dei lavo- ratori, contro gli sfruttatori, noi saremmo favorevoli a questa guer- ra. Anche noi saremmo in tal caso favorevoli alla guerra, e nessun partito rivoluzionario potrebbe opporsi ad essa. Gli autori di queste innumerevoli risoluzioni hanno torto, perché immaginano di essere loro a condurre la guerra. Noi soldati, noi operai, noi contadini com- battiamo per la nostra libertà. Non dimenticherò mai la domanda che mi è stata posta dopo un comizio: « Perché parlate sempre contro i capitalisti? Sono forse un capitalista io? .Noi siamo operai e difen- diamo la nostra libertà ». Non è vero! Voi combattete perché obbedite al vostro governo di capitalisti. Le guerre non sono condotte dai po- poli, ma dai governi. Non mi stupisce che un operaio o un contadino, non avendo studiato la politica, non avendo avuto la ventura o la sventura di veder chiaro nei segreti della diplomazia, nello spettacolo del saccheggio finanziario (sia pure dell’oppressione della Persia da parte della Russia e dell’Inghilterra), dimentichi tutto questo e do- mandi ingenuamente: che c’cntrano qui i capitalisti, se sono io a combattere? Egli non si avvede del legame tra la guerra e il governo, non capisce che la guerra è condotta dal governo e che lui è solo lo strumento di cui il governo si serve per i suoi fini. Egli può ben soste- LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 419 nere di far parte del popolo rivoluzionario e scrìvere risoluzioni magniloquenti: per i russi è già molto, perché tale usanza è entrata in vigore da poco. Di recente il governo provvisorio ha pubblicato una dichiarazione « rivoluzionaria ». Ma questo non cambia niente, e i capitalisti degli altri paesi, ben più esperti dei nostri neirarte di ingannare le masse con i manifesti « rivoluzionari », hanno battuto da tempo tutti i primati in questo campo. Se si prende la storia parlamentare della repubblica francese, dal momento in cui essa ha cominciato a sostenere lo zarismo, si trovano decine di esempi, in alcuni decenni di storia parlamentare, in cui dei manifesti pieni di parole reboanti sono serviti a occultare la politica del più abietto saccheggio coloniale e finanziario. La storia della terza repubblica francese è da cima a fondo la storia di questo saccheggio. Da queste fonti sgorga la guerra in corso, che non è il risultato della cattiveria dei capi- talisti o deirerronea politica dei monarchi. Sarebbe sbagliato vedere le cose a questo modo. No, . questa guerra è stata provocata inevitabil- mente dallo sviluppo di un capitalismo, soprattutto bancario, ultra- potente, uno sviluppo il quale ha fatto si che quattro banche di Berlino e cinque o sei banche di Londra dominino su tutto il mondo, si accaparrino tutti i fondi, assicurino alla propria politica finanzia- ria l’appoggio delle forze armate e, da ultimo, si scontrino in una collisione eccezionalmente selvaggia, perché non riescono a proseguire liberamente lungo la via delle conquiste. Un gruppo o Taltro deve rinunciare alle sue colonie. In questo mondo di capitalisti tali pro- blemi non possono essere risolti amichevolmente ma solo con la guerra. Ecco perché è ridicolo accusare questo o quel brigante coronato. Sono tutti uguali tra loro, questi briganti coronati. Ecco perché è assurdo accusare i capitalisti di questo o quel paese. La loro unica colpa è di aver instaurato un sistema come l’attuale. Mà Phanno fatto secondo tutte le leggi che lo Stato civile difende con tutte le sue forze. « Sono nel mio pieno diritto, compro le azioni. E tutti i tribunali, tutte le polizie, tutti gli eserciti permanenti e le flotte del mondo tutelano il mio sacrosanto diritto di possedere azioni. » Se si costituiscono banche, che dispongono di centinaia di milioni di rubli, se queste banche get- tano sul mondo intero la rete del saccheggio bancario e poi si scon- trano in un duello per la vita e per la morte, di chi è la colpa? Vallo a cercare il colpevole! Il colpevole è mezzo secolo di sviluppo capi- 420 LENIN talistico, e la sola via d’uscita è il rovesciamento del dominio capita- listico, la rivoluzióne operaia. Ecco la risposta a cui il nostro partito è pervenuto attraverso l’analisi della guerra. Ecco perché noi diciamo: i rappresentanti dei partiti borghesi hanno a tal punto ingarbugliato con le loro menzogne la questione per sé chiarissima delle annessioni che oggi possono cercare di far credere che la Curlandia non sia una annessione della Russia. I tre briganti coronati si sono spartiti di comune accordo la Curlandia e la Polonia. Se le sono spartite per un secolo, tagliando nella carne viva, e il brigante russo ha arraffato il pezzo piu grosso, perché era allora il piu forte. Ma quando la Ger- mania, da giovane predone che aveva partecipato alla spartizione, è divenuta una grande potenza capitalistica, ha dichiarato: forza, fac- ciamo una nuova spartizione! Volete tenervi quello che possedete? Vi credete piu forti? Bene, misuriamoci! Ecco a che cosa si riduce la guerra in corso. Naturalmente, que- sta sfida — « misuriamoci! » — esprime una politica di rapina con- dotta per decenni, esprime apolitica delle grandi banche. Ecco per- ché nessuno può dire come noi la pura e semplice verità sulle annes- sioni, che è ben chiara a ogni operaio e contadino. Ecco perché la questione dei trattati, di per sé tanto semplice, viene ingarbugliata con grande impudenza da tutta la stampa. Voi dite che abbiamo un governo rivoluzionario, che di esso fanno parte ministri quasi integral- mente socialisti, ministri populisti e menscevichi. Ma, allorché essi parlano di pace senza annessioni, senza però precisare che cosa sia una pace senza annessioni (il che significa: ai tedeschi toglieremo le loro annessioni, e noi ci terremo le nostre), noi diciamo: che vale il vo- stro governo « rivoluzionario », che cosa valgono le vostre dichiara- zioni, Tasserzione di non volere una guerra di conquista, se al tempo stesso invitate l’esercito a sferrare l’offensiva? Ignorate forse di es- sere vincolati dai trattati che Nicola il sanguinario ha stipulato nel modo piu brigantesco? Ignorate queste cose? Queste cose possono ignorarle gli operai, i contadini, che non hanno mai fatto saccheggi e non hanno mai letto libri dotti. Ma i cadetti istruiti che affermano queste cose nella loro propaganda conoscono assai bene il contenuto di questi trattati. I trattati sono « segreti », ma tutta la stampa diplo- matica di tutti i paesi ne parla in questi termini: « Tu ti prenderai gli Stretti, tu T Armenia, tu la Galizia, tu l’AUazia-Lorena, tu Trie- LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 421 ste, e noi ci spartiremo definitivamente la Persia ». Il capitalista tede- sco dice: « Io mi prenderò l'Egitto e schiaccerò tutti i popoli d’Euro- pa, se voi non mi restituirete le mie colonie, e con gli interessi! ». Le azioni sono inconcepibili senza utili. Ecco perché il problema dei trattati, che è cosi semplice e chiaro, ha suscitato un folla di menzogne flagranti, inaudite, impudenti sulle pagine di tutti i giornali capitalistici. Si prenda il Dien di oggi. Vodovozov, che non si può certo accu- sore di simpatia per il bolscevismo, ma che è un democratico onesto, dichiara: io sono contrario ai trattati segreti, permettetemi di parlare del trattato con la Romania, esiste infatti un trattato segreto con la Romania, in cui si dice che la Romania otterrà certi territori stra- nieri, se combatterà a fianco degli alleati. Assolutamente identici sono i trattati conclusi dagli altri alleati, che, senza stipulare un accordo, non si sarebbero accinti a soffocare tutti. Per informarsi sul contenuto di questi trattati, non c’è alcun bisogno di rovistare nelle riviste spe- cializzate. Basta ricordare i fatti piu importanti della storia econo- mica e diplomatica. L’Austria, ad esempio, non ha marciato per decenni contro i Balcani, per soffocarli?... Se si è arrivati alla guerra, vuol dire che non si poteva fare altrimenti. Ecco perché, a tutti gli. appelli delle masse popolari a pubblicare i trattati, appelli che divengono sempre piu pressanti, l’ex ministro Miliukov e l’attuale ministro Te- restcenko (il primo in un governo senza ministri socialisti, il secondo in un governo con tutta una schiera di ministri pseudosocialisti) ri- spondono dichiarando che pubblicare i trattati significa rompere con gli alleati. Sì, è vero, non potete rendere pubblici i trattati, perché fate parte di una stessa banda di briganti. Concediamo volentieri a Miliukov e a Terestcenko che non si possono pubblicare i trattati. Ma da questo si possono derivare due diverse conclusioni. Se concediamo a Miliu- kov e a Terestcenko che non si possono pubblicare i trattati, che cosa ne consegue? Se è impossibile pubblicare i trattati, bisogna aiutare i ministri capitalisti a continuare la guerra. L’altra conclusione è que- sta: poiché i capitalisti non possono pubblicare i trattati, bisogna abbattere i capitalisti. Sta a voi decidere quale delle due conclusioni sia piu giusta, ma vi invito tuttavia a riflettere sulle conseguenze. Se si ragiona al modo dei ministri populisti e menscevichi, si con- 422 LENIN elude che, poiché il governo afferma di non poter rendere pubblici i trattati, bisogna lanciare un nuovo manifesto. Il costo della carta non è ancora cosi alto che non si possono redigere nuovi manifesti. Scri- viamone uno e propugniamo l’offensiva. Per che cosa? A quale fine? Agli ordini di chi? I soldati vengono incitati a realizzare i trattati di rapina con la Romania e con la Francia. Inviate l’articolo di Vodo- vozov al fronte e poi lamentatevi: sono di nuovo i bolsceviche sono ancora i bolsceviche non c’è dubbio, che hanno inventato il trattato con la Romania! Ma in tal caso non basta far sparire la Pravda dalla faccia della terra, bisogna espellere anche Vodovozov perché ha stu- diato la storia, bisogna dare alle fiamme i libri di Miliukov, perché si tratta di testi eccezionalmente pericolosi. Provatevi a sfogliare un qualsiasi libro del capo del partito della « libertà del popolo », ex ministro degli esteri. Sono libri eccellenti. Di che cosa parlano? Del fatto che la Russia ha dei « diritti » sugli Stretti, sull’ Armenia, sulla Galizia e sulla Prussia orientale. L’autore ha ripartito tutte le zone e pubblicato in appendice una cartina. E quindi non basta mandare in Siberia ì bolscevichi e Vodovozov per i loro articoli rivoluzionari, bisogna bruciare anche i libri di Miliukov, perché, se si tolgono da essi alcune semplici citazioni e si spediscono al fronte, nessun manifestino per quanto incendiario potrebbe sortire un effetto analogo. Per restare nell’ambito del piano sommario, che ho abbozzato per la nostra conversazione, devo adesso affrontare il problema del « di- fensismo rivoluzionario ». Ritengo che dopo quanto ho avuto l’onore di esporvi nel mio rapporto potrò trattare concisamente questo problema. Il « difensismo rivoluzionario » consiste nel giustificare la guer- ra con il pretesto che noi abbiamo fatto la rivoluzione, che siamo quindi un popolo rivoluzionario, che siamo una democrazia rivolu- zionaria. Ma quale è la nostra risposta, se ci si interroga su questo punto? Quale rivoluzione abbiamo fatto? Abbiamo rovesciato Ni- cola II. Questa rivoluzione non è stata troppo ardua rispetto a quella che dovrà rovesciare la classe dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti. Chi ha preso il potere, dopo la nostra rivoluzione? I grandi proprietari fondiari e i capitalisti, cioè le stesse classi che sono al potere in Europa da molto tempo. In Europa queste rivo- luzioni sono avvenute cento anni or sono, e il potere è detenuto ormai LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 423 da un pezzo dai Teresteenko, dai Miliukov, dai Konovalov, e poco importa che si paghi una lista civile ad un reuccio o che si faccia a meno di quest’articolo di lusso. La banca continua a essere una banca, e, se i capitali sono investiti nelle concessioni, il profitto è sempre profitto, tanto in regime monarchico quanto in regime repub- blicano. Se un qualsiasi paese selvaggio osa non obbedire al nostro capitale civilizzato, che crea banche stupende nelle colonie, in Africa, in Persia, se alcuni popoli selvaggi non si piegano alla nostra banca civilizzata, noi inviamo subito l’esercito per restaurare la civiltà, Por- dine e la cultura, come ha fatto Liakhov in Persia, come hanno fatto gli eserciti della Francia « repubblicana », che hanno sterminato con non minore crudeltà i popoli africani. Dov’è la differenza? È lo stesso « difensismo rivoluzionario », manifestato però dalle grandi masse inconsapevoli del popolo, le quali non colgono il rapporto tra la guerra e il governo e non sanno che questa politica è stata sancita nei trattati. I trattati sono rimasti, cosi le banche, cosi le concessioni. In Russia siedono oggi al governo i rappresentanti migliori della pro- pria classe, ma il carattere della guerra mondiale non è cambiato per questo. Il nuovo « difensismo rivoluzionario » serve solo a occultare dietro la grande concezione della rivoluzione una guerra sporca e sanguinosa condotta in nome di trattati infami e ripugnanti. La rivoluzione russa non ha modificato la guerra, ma ha creato organismi che non hanno riscontro in nessun altro paese e che non sono esistiti nella maggior parte delle rivoluzioni occidentali. Da esse è sorto soltanto un nuovo governo, come quello dei nostri Teresteenko e Konovalov, mentre il paese rimaneva passivo e disorganizzato. La rivoluzione russa è andata piu avanti. In questo fatto è racchiusa in germe la sua possibilità di vincere la guerra. Accanto al governo dei ministri « pseudosocialisti », accanto al governo della guerra imperia- listica e dell’offensiva, accanto al governo legato al capitale anglo- francese, accanto a questo governo e indipendentemente da esso, ab- biamo oggi in tutta la Russia una rete di soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini. Ecco la rivoluzione che non ha ancora detto l’ultima parola. Ecco la rivoluzione che non ha riscontro nell’Europa occidentale. Ecco le organizzazioni delle classi che non hanno alcun reale bisogno delle annessioni, che non hanno depositato milioni nelle banche, che non hanno alcun interesse a sapere se il 424 LENIN colonnello russo Liakhov e l’ambasciatore liberale inglese abbiano effettuato una giusta spartizione della Persia. La garanzia che la rivo- luzione potrà andare più avanti è qui, nel fatto che queste classi, prive di qualsiasi interesse reale per le annessioni, nonostante la loro illimitata fiducia nel governo dei capitalisti, nonostante la spaventosa confusione e menzogna che caratterizzano la concezione stessa del « di- fensismo rivoluzionario », nonostante l’appoggio al prestito e al gover- no della guerra imperialistica, sono riuscite a creare degli organismi in cui sono rappresentate le classi oppresse. Questi organismi sono i soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, i quali, in numerose località della Russia, sono andati molto più avanti che a Pietrogrado, nella propria azione rivoluzionaria. E questo è del tutto naturale,' perché l’organismo centrale dei capitalisti si trova appunto a Pietrogrado. E quando Skobelev ha detto ieri: noi prenderemo l’intero pro- fitto, il 100% del profitto, si è lasciato trascinare dal suo slancio ministeriale. Leggete la Riec di oggi e vedrete quale eco abbia susci- tato questo brano del discorso di Skobelev. « Ma questa è la fame, — vi si scrive, — la morte, il 100% è tutto! » Il ministro Skobelev va più lontano del bolscevico più estremista. È una calunnia dire che i bolscevici» sono più a sinistra. Il ministro Skobelev è molto più « a sinistra ». Mi hanno coperto delle ingiurie più infami perché avrei proposto di spogliare un po' i capitalisti. Quanto meno Sciulghin ha detto: « Bene, che ci spoglino! ». Immaginate un bolscevico che si avvicini al cittadino Sciulghin e cominci a spogliarlo! No, costui do- vrebbe accusare il ministro Skobelev. Noi non siamo mai andati cosi lontano. Non abbiamo mai proposto di prendere il 100% del profitto. Tuttavia, questa promessa è preziosa. Leggete la risoluzione del no- stro partito e vedrete che in essa proponiamo, in forma meglio argo- mentata, le stesse cose che io avevo proposto. Bisogna istituire il controllo sulle banche e quindi un’equa imposta sui redditi l38 . Tutto qui! Skobelev propone invece di prendere cento copeche su ogni rublo. Non abbiamo proposto e non proponiamo niente di simile. E Skobelev ha ceduto a un impulso passeggero. Non ha alcuna intenzione di far questo e, se avesse tale intenzione, non potrebbe farlo per la semplice ragione che è alquanto ridicolo promettere di queste cose e vivere in buon accordo con Terestcenko e Konovalov. Si può prendere l 1 80 LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 425 o il 90% dei profitti dei milionari, ma a condizione di non andare a braccetto con tali ministri. Se i soviet dei deputati degli operai e dei soldati assumeranno il potere, prenderanno realmente qualcosa, ma non tutto, perché non ne avranno necessità. Prenderanno una gran parte dei profitti. Ma nessun altro potere statale sarà capace di farlo. Quanto al ministro Skobelev, può essere animato dalle migliori in- tenzioni. Da vari decenni ormai osservo questi partiti e da trentanni milito nel movimento rivoluzionario. Meno di ogni altro sono perciò propenso a dubitare delle loro buone intenzioni. Ma non di questo si tratta, le buone intenzioni non sono in causa. L’inferno ne è lastri- cato. E tutte le cancellerie sono piene di carte firmate dai cittadini ministri. Ma niente è cambiato. Se volete istituire il controllo, fate pure! Il nostro programma è tale che, alla lettura del discorso di Skobelev, possiamo dire: non chiediamo di piu. Siamo molto più moderati del ministro Skobelev. Lui propone il controllo e il 100%. Noi non vogliamo prendere il 100% e diciamo: « Fino a quando non vi sarete messi alPopera, non avremo fiducia in voi ». Ecco dove sta la differenza: noi non crediamo alle parole e alle promesse e con- sigliamo agli altri di non crederci. L’esperienza delle repubbliche par- lamentari insegna che non si può prestar fede alle dichiarazioni che rimangono sulla carta. Se volete il controllo, cominciate a realizzarlo! Basta appena un giorno per promulgare la legge sul controllo. Il soviet degli impiegati di ogni banca, il soviet degli operai di ogni fabbrica, ogni partito hanno diritto di esercitare questo controllo. È impossibile, ci si dirà, c’è il segreto commerciale, c’è la sacrosanta proprietà pri- vata! Ebbene, fate come vi pare, ma scegliete. Se volete tutelare tutti questi registri, i conti e le operazioni dei trusts, non dovete parlare del controllo, non dovete strepitare che il paese è sull’orlo della rovina. In Germania le cose vanno anche peggio. In Russia ci si può procurare il pane, in Germania no. Si può far molto in Russia con l’organizzazione. In Germania non si può fare più niente. Non c’è più pane, e il popolo è condannato a una catastrofe inevitabile. Oggi si scrive che la Russia è sullorlo dell’abisso. Se questo è vero, è un delitto proteggere la « sacrosanta » proprietà privata. Che significano allora le proposte di controllo? Avete forse dimenticato che anche Nicola Romanov ha scritto molto in tema di controllo? In lui trove- 426 LENIN rete ripetute mille volte parole come controllo statale, controllo pub- blico, nomina di senatori. Nei due mesi seguiti alla rivoluzione gli industriali hanno saccheggiato tutta la Russia, assicurandosi utili molto alti sul capitale, come attesta ogni relazione dei consigli di ammini- strazione. Ma quando, due mesi dopo la rivoluzione, gli operai hanno avuto r« audacia » di dire che volevano vivere in condizioni umane, tutta (a stampa capitalistica del paese ha levato alte grida. Ogni nu- mero della Riec è un urlo selvaggio contro gli operai che depredano il paese, mentre noi, si dice, promettiamo soltanto un controllo diretto contro i capitalisti. Non potete fare meno promesse e più fatti? Se volete un controllo burocratico, un controllo effettuato dagli stessi organi di prima, il nostro partito dichiara con profonda convinzione che non potrà darvi il minimo appoggio, benché abbiate al governo non una mezza dozzina, ma un'intera dozzina di ministri populisti e menscevichi. Solo il popolo può esercitare il controllo. Questo con- trollo devono organizzarlo i soviet degli impiegati di banca, i soviet degli ingegneri, i soviet degli operai. E devono esercitarlo subito. Ogni funzionario dovrà essere penalmente perseguibile, se deporrà il falso davanti a queste istituzioni. È in causa la salvezza del paese. E noi vogliamo sapere di quanto grano, di quante materie prime, di quanta forza-lavoro disponiamo, vogliamo sapere come ripartire que- ste cose. Vengo adesso all’ultima questione, al modo come mettere fine alla guerra. Ci attribuiscono l'idea assurda di volere una pace sepa- rata. I briganti capitalisti di Germania fanno profferte di pace, di- cendo: ti darò un pezzetto di Turchia e d'Armenia, se mi cederai dei territori ricchi di minerali. Ecco di che cosa parlano i diplomatici in ogni città neutrale! Nessuno lo ignora, anche se si ricorre ad una fraseologia diplomatica convenzionale. Del resto, i diplomatici esistono per poter parlare il linguaggio diplomatico. È assurda l'idea che noi vorremmo mettere fine alla guerra con una pace separata. Che una guerra condotta dai capitalisti delle potenze più ricche e generata da decenni di sviluppo economico possa concludersi con la decisione uni- laterale di cessare le operazioni belliche è un’ipotesi talmente sciocca che è persino ridicolo star qui a confutarla. Se tuttavia abbiamo re- datto un'apposita risoluzione per smentirla, si deve considerare che qui sono in causa le grandi masse, dinanzi alle quali si cerca di ca- LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 427 lunniarci. Ma non è certo il caso di parlare seriamente di tali cose. Ad una guerra condotta dai capitalisti di tutti i paesi si può mettere fine soltanto con la rivoluzione operaia contro questi capitalisti. Fino a che il controllo non sarà passato dalla sfera delle parole a quella dei fatti, fino a che il governo dei capitalisti non sarà divenuto il governo del proletariato rivoluzionario, fino ad allora il governo sarà costretto a ripetere: siamo perduti, siamo perduti, siamo perduti! Oggi, nella « libera » Inghilterra si incarcerano i socialisti perché dicono ciò che io sto dicendo. In Germania è stato imprigionato Liebknecht per aver detto quel che io dico. In Austria s’incarcera Friedrich Adler, che ha detto la stessa cosa con la pistola (e forse è stato già ucciso). In tutti i paesi la simpatia delle masse operaie è rivolta a questi socialisti, e non a quelli che sono passati dalla parte dei loro capita- listi. La rivoluzione operaia avanza nel mondo intero. Naturalmente, negli altri paesi incontra maggiori difficoltà. Laggiù non ci sono dei pazzi come Nicola e Rasputin. Laggiù i migliori esponenti della classe sono alla testa del governo. Laggiù non esistono le condizioni per una rivoluzione contro l’autocrazia. Laggiù il governo è nelle mani della classe capitalistica. I rappresentanti piu dotati di questa classe già governano da un pezzo. Ecco perché anche laggiù la rivoluzione, pur non essendo ancora scoppiata, è tuttavia inevitabile, per quanto grande sia il numero dei rivoluzionari che cadranno, come Friedrich Adler, come Karl Liebknecht. L’avvenire è con loro, e gli operai di tutti i paesi sono con loro. E gli operai devono trionfare in tutti i paesi. Riguardo all’entrata in guerra deU’America, vi dirò quanto segue. Si fa riferimento alla democrazia americana, alla Casa Bianca. Io dico: l’abolizione della schiavitù è avvenuta cinquantanni fa. La guerra sca- tenata a causa della schiavitù si è conclusa nel 1865. Da quel tempo laggiù sono nati i miliardari, che tengono nel loro pugno finanziario tutta l’America, che preparano il soffocamento del Messico e inevita- bilmente faranno guerra al Giappone per spartirsi il Pacifico. Questa guerra viene preparata già da qualche decennio. Lo attesta tutta una letteratura. E il vero scopo dell’entrata in guerra dell’America è il desiderio di prepararsi al futuro conflitto con il Giappone. Tuttavia, il popolo americano gode di una notevole libertà, ed è difficile che accetti il servizio militare obbligatorio e la creazione di un esercito che abbia scopi di conquista, che si batta ad esempio contro il 428 LENIN Giappone. L'esempio dell’Europa mostra agli americani a che cosa con- duca tutto questo. I capitalisti americani sono dovuti intervenire in questa guerra per avere un pretesto con cui, invocando gli alti ideali della difesa dei diritti delle piccole nazionalità, creare un forte eser- cito permanente. I contadini si rifiutano di dare il grano in cambio del denaro e chiedono attrezzi, calzature e indumenti. In questa decisione è rac- chiusa parzialmente una verità molto profonda. In realtà, il paese è giun- to a un tal punto di sfacelo che in Russia si osserva oggi, benché in minor misura, quello che si riscontra già da un pezzo negli altri paesi: il denaro ha perduto il suo potere. Il dominio del capitalismo è stato a tal punto minato dal corso degli eventi che i contadini, per esempio, rifiutano il denaro. « A che ci servono i soldi? », essi dicono. E hanno ragione. Il dominio del capitalismo non è minato perché taluni vo- gliono impadronirsi del potere. Sarebbe assurdo « impadronirsi » del potere. Sarebbe impossibile metter fine al dominio del capitalismo, se a ciò non conducesse tutto lo sviluppo economico dei paesi capitali- stici. La guerra ha accelerato questo processo, rendendo ormai impos- sibile il capitalismo. Nessuna forza distruggerebbe il capitalismo, se la storia stessa non lo corrodesse e non lo minasse. Ecco un esempio assai probante. Il contadino esprime ciò che tutti osservano: il potere del denaro è scalzato. Qui l’unica soluzione è la decisione dei soviet dei deputati degli operai e dei contadini di dare in cambio del grano attrezzi, calzature e indumenti. Ecco a che cosa conduce la realtà, ecco la risposta che ci suggerisce la vita. In caso contrario, decine di milioni di uomini sono costretti a restare affamati, senza calzature e senza indumenti. Decine di milioni di uomini sono sull’orlo dell’abisso, qui non si tratta di tutelare gli in- teressi dei capitalisti! L’unica soluzione è che tutto il potere passi nelle mani dei soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, i quali rappresentano la maggioranza della popolazione. È possibile che si commettano qui degli errori. Nessuno pretende che si possa com- piere di colpo un’opera cosi difficile. Noi non diciamo niente di simile. Ci si obietta: noi vogliamo che il potere passi nelle mani dei soviet, ma i soviet non lo vogliono. Replichiamo che l’esperienza sug- gerirà ai soviet, e tutto il popolo vedrà, che non c’è altra soluzione. Noi non vogliamo « impadronirci » del potere, perché tutta l’espe- LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 429 rienza delle rivoluzioni ci insegna che stabile è soltanto quel potere che poggi sulla maggioranza della popolazione. E quindi « impadro- nirsi » del potere sarebbe un’avventura, in cui il nostro partito non si getterà mai. Se il governo sarà il governo della maggioranza, forse condurrà una politica che sembrerà sbagliata nei primi tempi, ma non ce altra soluzione. Si produrrà allora un pacifico mutamento di indi- rizzo politico aH'intemo di queste organizzazioni. Non si possono im- maginare altre organizzazioni. Ecco perché affermiamo che non si può concepire una diversa soluzione del problema. Come mettere fine alla guerra? Se il soviet dei deputati degli operai e dei soldati avrà preso il potere e i tedeschi continueranno la guerra, che cosa faremo? Chi si interessa alle posizioni del nostro partito avrà potuto leggere proprio in questi giorni, nella nostra Pravda , la citazione testuale di ciò che abbiamo affermato all’estero fin dal 1915: se la classe rivoluzionaria della Russia, la classe operaia, pren- derà il potere, dovrà proporre la pace. E, se i capitalisti tedeschi o di un altro paese respingeranno le nostre condizioni di pace, allora la classe operaia sarà tutta per la guerra 139 . Non proponiamo di mettere fine alla guerra d un sol colpo. Non lo promettiamo. Non preconizzia- mo una cosa impossibile e irrealizzabile come il metter fine alla guerra per volontà di una sola parte. Le promesse di questo genere non co- stano niente, ma non si possono mantenere. È impossibile uscire facil- mente da una guerra cosi spaventosa. Si combatte da tre anni. O com- batterete per dieci anni o vi avvierete verso una rivoluzione difficile, gravosa. Non c’è altra soluzione. Noi diciamo: la guerra, cominciata dai governi dei capitalisti, può concludersi soltanto con la rivoluzione operaia. Chi si interessa al movimento socialista avrà letto il mani- festo di Basilea, approvato aH’unanimità nel 1912 dai partiti socialisti di tutto il mondo, un manifesto che abbiamo ripubblicato nella nostra Pravda e che non può essere riprodotto oggi in nessun paese bellige- rante, si tratti della « libera » Inghilterra o della Francia repubblicana, perché esso, ancor prima della guerra, diceva la verità sulla guerra. Ci sarà una guerra tra l’Inghilterra e la Germania, è detto nel mani- festo, a causa delle loro rivalità capitalistiche. Si è accumulata tanta polvere da sparo, è detto nel manifesto, che le armi cominceranno a sparare da sé. Esso indicava inoltre i motivi della guerra e affermava che la guerra avrebbe condotto alla rivoluzione proletaria. Per questo 430 LENIN di quei socialisti che dopo aver firmato il manifesto sono passati dalla parte dei loro governi capitalistici diciamo che hanno tradito il socia- lismo. I socialisti si sono scissi in tutto il mondo. Ad alcuni son toccati i ministeri, ad altri le carceri. In tutto il mondo una parte dei socia- listi predica la preparazione alla guerra, mentre altri, come Eug. Debs, il Bebel americano, cosi stimato dagli operai americani, dichiarano: « Meglio morire fucilato che dare un solo cent per questa guerra! Io sono pronto a combattere, ma soltanto in una guerra del proletariato contro i capitalisti di tutto il mondo ». Cosi si sono scissi i socialisti nel mondo intero. I socialpatrioti di tutti i paesi sono convinti di difendere la patria. Ma sbagliano, perché difendono gli interessi di un gruppo di capitalisti contro Un altro gruppo. Noi predichiamo la rivo- luzione proletaria, Tunica causa giusta per la quale decine di uomini sono stati impiccati e centinaia e migliaia di uomini sono stati gettati in carcere. I socialisti imprigionati sono una minoranza, ma hanno dalla loro la classe operaia, hanno dalla loro tutto lo sviluppo economico. Tutto questo ci dice che non esiste altra soluzione. Alla guerra in corso si può mettere fine soltanto con la rivoluzione operaia in alcuni paesi. Intanto dobbiamo preparare questa rivoluzione, facilitarla. Il popolo russo, con tutto il suo odio per la guerra e con tutta la sua volontà di pace, non poteva far altro, fino a quando la guerra era condotta dallo zar, che preparare la rivoluzione contro lo zar e abbattere lo zar. Cosi è stato. La storia ve lo ha confermato ieri e ve lo confermerà domani. Da molto tempo dicevamo: bisogna spingere avanti la rivo- luzione russa in ascesa. V abbiamo dichiarato alla fine del 1914. Per questo sono stati deportati in Siberia i nostri deputati alla Duma. A quel tempo ri obiettavano: « Ma voi non date una risposta. Inci- tate alla rivoluzione nel momento in cui gli scioperi sono finiti, in cui i deputati si trovano ai lavori forzati, in cui non riè più un solo gior- nale! ». Ci si accusava di voler eludere la domanda. Queste accuse, compagni, le abbiamo udite ripetere per anni. E noi rispondevamo: potete ben indignarvi, ma, fino a quando lo zar non sarà rovesciato, non ri sarà niente da fare contro la guerra. E la nostra previsione si è avverata. Non si è avverata pienamente, ma già comincia ad avve- rarsi. La rivoluzione comincia a modificare il carattere della guerra condotta dalla Russia. I capitalisti continuano la guerra, e noi dicia- mo: fino a quando la rivoluzione operaia non si realizzerà in alcuni LA GUERRA E LA RIVOLUZIONE 431 paesi, la guerra non potrà finire, perché il potere resterà nelle mani di coloro che vogliono questa guerra. Ci si dice: « Tutto sembra dor- mire in molti paesi. In Germania tutti i socialisti sono favorevoli alla guerra, il solo Liebknecht è contrario ». Rispondo: questo solo Lieb- knecht rappresenta la classe operaia, le speranze di tutti sono riposte soltanto in lui, nei suoi seguaci, nel proletariato tedesco. Non credete a questo? Ebbene, continuate la guerra! Non c’è altra soluzione. Se non credete in Liebknecht, se non credete nella rivoluzione degli operai, se non credete nella rivoluzione che sta maturando, se non credete in tutto questo, allora prestate fede ai capitalisti! Nessuno, tranne la rivoluzione operaia in alcuni paesi, uscirà vin- citore da questa guerra. La guerra non è un giuoco, la guerra è una còsa mostruosa, che costa milioni di vite umane e a cui non è facile mettere fine. I soldati al fronte non possono staccarsi dallo Stato e decidere per proprio conto. I soldati al fronte sono una parte del paese. Fino a che lo Stato è in guerra, il fronte non farà che soffrire. Non c’è niente da fare. La guerra è. stata provocata dalle classi dominanti, solo la rivoluzione della classe operaia potrà metterle fine. E la rapidità con cui avrete la pace dipenderà soltanto dallo sviluppo della rivolu- zione. Non basta dire frasi sentimentali, non basta dichiarare: forza, smettiamo subito questa guerra! Per farlo è necessario lo sviluppo della rivoluzione. Quando il potete sarà passato nelle mani dei soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, i capitalisti si pro- nunceranno contro di noi: il Giappone sarà contro, cosi la Francia, cosi Llnghilterra, cosi i governi di tutti i paesi. Contro di noi si schiereranno i capitalisti, saranno con noi gli operai. Allora si metterà fine alla guerra scatenata dai capitalisti. Ecco la risposta da dare a chi domanda come metter fine alla guerra. Pubblicato per la prima volta il 23 aprile 1929 nella Pravda t n. 93. METODI SPREGEVOLI Tutto un congresso di delegati del fronte 140 ha stigmatizzato, in una risoluzione approvata il 13 maggio all’unanimità, i metodi infami della Riec, che ha calunniato il nostro compagno Zinoviev allo scopo di seminare la discordia tra l’esercito e i bolscevichi. Naturalmente, i gentlemen della Riec non si sono mai sognati di pubblicare questa risoluzione di un congresso del fronte, benché il congresso l’abbia in- dirizzata proprio alla Riec. Questo foglio spregevole continua invece la sua campagna di provocazione contro il nostro giornale e contro il nostro compagno Zinoviev, incitando apertamente a un piccolo pogrom. « La Pravda pubblica sistematicamente notizie sulla Germania che non si possono trovare in nessun altro giornale. Di dove e come riceve la Pravda queste informazioni speciali [ ! ] ? », .si domanda allusiva- mente la Riec in un articolo intitolato non per caso: Un giornale stra- namente informato. Di dove, signori calunniatori? Dai telegrammi e dalle lettere del nostro corrispondente, com- pagno Radek, un socialdemocratico polacco che ha trascorso vari anni nelle prigioni zariste, che milita da piu di dieci anni nella socialdemo- crazia tedesca, che è stato espulso dalla Germania per la sua agitazione rivoluzionaria contro Guglielmo e contro la guerra e che si è trasferito a Stoccolma proprio per inviarci informazioni. Dalle lettere e dai tele- grammi che, signori cadetti, i vostri servi, i quali spadroneggiano sul confine russo-svedese, non riescono sempre a intercettare; dai ritagli di giornale e dai giornali e dai manifestini illegali tedeschi inviatici dai nostri amici, dai sostenitori di Karl Liebknecht, allo stesso modo in cui ci fornisce la relativa documentazione sulla Francia il socialista inter- nazionalista francese Henri Guilbeaux, amico di Romain Rolland e 434 LENIN fautore delle idee del compagno Loriot, noto internazionalista francese. « Lo stato maggiore generale tedesco ha vietato la fratemizzaz io- ne », abbiamo scritto nella Pravda , basandoci su una notizia pubblicata in questi giorni da tutti i giornali russi. I calunniatori della Riec spa- lancano gli occhi e « oppongono » a questa notizia la dichiarazione del ministro russo della guerra secondo la quale « tutti i settori del fronte in cui è avvenuta la fraternizzazione sono stati già distrutti dairarti- glieria nemica ». Non sappiamo, naturalmente, se la notizia della distruzione dei settori del fronte sia esatta. Ma, se lo fosse, confermerebbe , anziché smentire, la notizia che lo stato maggiore tedesco è contrario alla fra- temizzazione. Tutti capiscono, infatti, che, distruggendo i settori in cui è avvenuta la fraternizzazione, lo stato maggiore generale tedesco dissuade dal fraternizzare tanto i soldati russi quanto i soldati tedeschi onesti che non vogliono trasformare la fraternizzazione in una trappola. Non v’è andata bene, signori falsari cadetti! E, per concludere, citiamo un’altra bugia: « Come noto, Zino- viev non ha potuto terminare il suo discorso al congresso contadino », scrive l’organo di stampa di Miliukov. « Com’è noto », mentite ancora una volta, signori cadetti, allo stesso modo in cui avete mentito sul congresso del fronte. Deve essere ridotta proprio male la vostra causa, signori, se, per difenderla, dovete ricorrere a metodi cosi sfrontati e spregevoli. Pravda , n. 58, 29 (16) maggio 1*17. CATASTROFE INEVITABILE E PROMESSE SMISURATE (Articolo primo) L’inevitabile sfacelo economico e la catastrofe di inaudite propor- zioni che ci minaccia pongono una questione talmente grave che allo scopo di chiarirla completamente è opportuno ritornarvi sopra sempre piu spesso. Abbiamo già indicato, nelPultimo numero della PravJa , che il programma del comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati non differisce piu in niente da quello del « terri- bile » bolscevismo 14 \ Dobbiamo rilevare oggi che il programma del ministro menscevico Skobelev va più lontano del bolscevismo. Ecco questo programma, nella versione del giornale ministeriale Riec : « Il ministro [Skobelev] dichiara che [...] l’economia nazionale è sul- l’orlo dell’abisso. È necessario un intervento in tutti i settori delia vita economica, perché le casse della tesoreria sono vuote. La situazione delle masse lavoratrici deve essere migliorata, e a tal fine è necessario prelevare gli utili dalle casse degli imprenditori e dalle banche. (Una voce : “In che modo?”.) Con una tassazione spietata sui patrimoni, risponde il ministro del lavoro Skobelev. La scienza finanziaria conosce questo mezzo. L’imposta sulle classi possidenti deve essere aumentata fino a toccare il 100% dei profitti. (Una voce : “Questo vuol dire prendere tutto!”.) Purtroppo, di- chiara Skobelev, varie società anonime hanno già pagato i dividendi agli azionisti. Ma per questa stessa ragione dobbiamo colpire le classi possidenti con un’imposta progressiva individuale. Andremo ancora oltre, e, se il capi- tale vuole conservare i metodi borghesi di gestione dell’economia, lavori senza utili per non perdere i clienti [...] Dobbiamo imporre l’obbligo del lavoro' a tutti i signori azionisti, ai banchieri, ai fabbricanti, i quali sono scoraggiati dalla scomparsa degli incentivi che prima li stimolavano al la- voro [...] Dobbiamo costringere i signori azionisti a sottomettersi allo Stato, dobbiamo imporre anche ad essi un obbligo: l’obbligo del lavoro ». 436 LENIN Consigliamo agli operai di leggere e rileggere questo programma, di discuterlo e di riflettere sulle condizioni necessarie alla sua appli- cazione. Tutto il problema consiste nelle condizioni per realizzarlo, nel cominciarne subito Papplicazione. Di per sé, questo programma non è solo eccellente e non coin- cide soltanto con il programma del bolscevismo, ma, in un punto, cioè dove promette di « prelevare gli utili dalle banche » fino al « 100% », va anche più lontano del nostro. Il nostro partito è molto piu modesto. Nella sua risoluzione esige di meno e cioè: il controllo sulle banche e il passaggio « graduale » (udite! udite! i bolscevichi sono per la gradualità!) a una « tassazione progressiva piu equa sui redditi e sul patrimonio » M2 . Il nostro partito è piu moderato di Skobelev. Skobelev prodiga promesse smodate e persino smisurate, senza però comprendere le condizioni in cui sarà possibile realizzare in con - creto quelle promesse . Il problema è tutto qui. Non soltanto è impossibile applicare il programma di Skobelev, ma, in generale, non si possono neanche fare passi di una qualche im- portanza in questa direzione quando si va a braccetto con dieci ministri del partito dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti e ci si serve di un apparato burocratico di funzionari di cui il governo capitalistico (con la sua appendice di menscevichi e di populisti) è costretto a contentarsi. Meno promesse, cittadino Skobelev, e un po' piu di senso pra- tico! Meno frasi altisonanti e un po’ piu di comprensione del modo in cui bisogna mettersi all'opera. Ci si può e ci si deve mettere adopera immediatamente, senza perdere un sol giorno, per salvare il paese dalla spaventosa catastrofe che lo minaccia. Ma l’essenziale è che il « nuovo » governo provvisorio non vuole mettersi all’opera e, se anche lo volesse, non potrebbe farlo, perché è legato con mille fili alla difesa degli interessi del capitale. Si può e si deve chiamare tutto il popolo perché si metta all’ope- ra, promulgando in un sol giorno un decreto che convochi senza indugio : 1. i soviet e i congressi degli impiegati di banca, delle singole banche e di tutta la Russia, con il compito di elaborare immediata- CATASTROFE INEVITABILE 437 mente le misure pratiche necessarie per la fusione di tutte le banche e di tutti gli istituti di credito in una sola banca nazionale e per un controllo piu rigoroso su tutte le operazioni finanziarie, con l’imme- diata pubblicazione dei risultati del controllo; 2. i soviet e i congressi degli impiegati di tutti i trusts e sinda- cati capitalistici, con il compito di prendere misure per realizzare il controllo e la contabilità e di pubblicare immediatamente i risultati del controllo. 3. Questo decreto deve assicurare il diritto di controllo non sol- tanto a tutti i soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei conta- dini, ma anche ai soviet degli operai di ogni grande fabbrica e ai rap- presentanti di ogni grande partito politico (considerando, per esempio, come tale ogni partito che abbia presentato alle elezioni di Pietro- grado del 12 maggio liste proprie in almeno due rioni). Tutti i registri contabili e tutti i documenti devono essere sottoposti a questo controllo. 4. Il decreto deve invitare tutti gli azionisti, tutti i direttori e tutti i membri dei consigli di amministrazione di tutte le società a rendere pubblici i nomi dei possessori di almeno diecimila (o cinque- mila) rubli di azioni e ad indicare a quali azioni e società sono « inte- ressate » queste persone. Per le dichiarazioni non rispondenti al vero (dinanzi agli organismi di controllo degli impiegati di banca, ecc.) bi- sogna prevedere la confisca di tutti i beni e la condanna a non meno di cinque anni di detenzione. 5. Il decreto deve invitare tutto il popolo a istituire subito, attra- verso gli organi di autogoverno locale, l’obbligo generale del lavoro e a creare, per il controllo e l’attuazione di questa misura, una milizia popolare alla quale parteciperà tutta la popolazione (milizia da costi- tuire subito nelle campagne e, attraverso la milizia operaia, nelle città, ecc.). Senza l’obbligo generale del lavoro il paese non può essere salvato dalla catastrofe. E senza una milizia di tutto il popolo l’obbligo gene- rale del lavoro non può essere applicato. Questo lo capiscono tutti, a meno di non essere piombati nel cretinismo ministeriale o nello squilibrio mentale dovuto alla fiducia nell’eloquenza governativa. Chiunque voglia salvare realmente dalla catastrofe decine di mi- lioni di cittadini dovrà propugnare queste misure. 438 LENIN Parleremo nel prossimo articolo del passaggio graduale a una ripar- tizione piu equa delle imposte e del modo in cui si dovranno scegliere in mezzo al popolo e sostituire pian piano ai ministri quegli organizza- tori realmente capaci (siano essi operai o capitalisti) che avranno dato prova di sé nel realizzare con successo le misure da noi indicate. (Articolo secondo) Quando Skobelev, in un discorso esagitato, fatto a nome del go- verno, arriva ad annunciare un’imposta del 100% sui profitti dei capi- talisti, ci troviamo dinanzi a un modello di frase ad effetto. Nei parla- menti delle repubbliche borghesi queste frasi servono sempre a ingan- nare il popolo. Ma* qui vi è qualcosa di peggio di una frase. « Se il capitale vuole conservare i metodi borghesi di gestione dell’economia, lavori senza utili per non perdere i clienti », ha detto Skobelev. Sembra una minaccia « terribile » verso i capitalisti, ma di fatto è un tentativo (forse inconsapevole da parte di Skobelev, ma indubbiamente consa- pevole da parte dei capitalisti) di mantenere l’onnipotenza del capitale sacrificando i profitti per un breve lasso di tempo. Gli operai prendono « troppo », pensano i capitalisti. Scarichiamo su di loro la responsabilità senza conceder loro né il potere né la pos- sibilità di dirigere effettivamente tutta la produzione. Noi capitalisti possiamo anche rinunciare per qualche tempo ai profitti, ma « conser- vando i metodi borghesi di gestione dell’economia, senza perdere i clienti », affretteremo il fallimento di questa situazione transitoria del- rindustria, la disorganizzeremo con ogni mezzo e getteremo tutta la colpa sugli operai. Che sia proprio questo il calcolo dei capitalisti lo dimostrano i fatti. I proprietari delle miniere di carbone del sud disorganizzano appunto la produzione, « la disorganizzano e la trascurano cosciente- mente » (si veda nella Novaia gizn del 16 maggio il resoconto delle dichiarazioni di una delegazione operaia 143 ). Il quadro è chiaro: la Riec mente spudoratamente e addossa la colpa agli operai. I proprie- tari delle miniere « disorganizzano coscientemente la produzione ». E Skobelev gorgheggia: « Se il capitale vuole conservare i metodi bor- ghesi di gestione deireconomia, lavori senza utili ». Il quadro è ben chiaro! catastrofe inevitabile 439 Per i capitalisti e per i funzionari è vantaggioso distogliere con « promesse smisurate » l'attenzione del popolo dal fatto principale , cioè dal passaggio reale del controllo reale nelle mani degli operai. Gli operai devono respingere la fraseologia, le promesse, le di- chiarazioni, la progettomania dei burocrati della capitale, i quali sono sempre pronti a formulare piani, decreti, statuti e regolamenti d'effetto. Abbasso tutte queste menzogne! Abbasso tutta questa baraonda di progetti borghesi e burocratici che falliscono dappertutto! Abbasso que- sto modo di rinviare tutto alle calende greche! Gli operai devono esi- gere Pistituzione immediata ed effettiva di un controllo esercitato obbli- gatoriamente dagli stessi operai. Ecco la premessa essenziale per riuscire nell'intento, per salvarsi dalla catastrofe. Senza questo, tutto il resto è inganno. Ma, quando sia posta tale premessa, non ci affretteremo a prelevare il « 100% dei profitti ». Possiamo e dobbiamo essere piu moderati, passare gradual- mente a una tassazione piu equa, differenziare i piccoli dai grandi azio- nisti, prendere assai poco ai primi e prendere molto (ma non obbliga- toriamente tutto) soltanto ai secondi. Il numero dei grandi azionisti è infimo; la loro funzione, come la loro ricchezza, è immensa. Si può dire, senza tema di sbagliare, che, se si compilasse un elenco dei cinque- mila o anche dei tremila (o forse anche solo dei mille) uomini piu ricchi della Russia, o se si ricercassero (per mezzo del controllo eser- citato dal basso , attraverso gli impiegati delle banche, dei sindacati capitalistici, ecc.) tutti i fili e i legami del loro capitale finanziario, tutte le loro relazioni bancarie, si scoprirebbe tutto il nodo del dominio del capitale, la massa principale delle ricchezze accumulate con il la- voro altrui, tutte le radici veramente importanti del « controllo » sulla produzione sociale e sulla ripartizione dei prodotti. Ebbene, proprio questo controllo deve passare nelle mani degli operai. Proprio questo nodo e queste radici il capitale esige che restino nascosti al popolo. « Meglio accettare per qualche tempo il sacrificio di “tutto” il profitto o del 99% dei nostri redditi, anziché svelare al popolo le radici del nostro potere »: ecco come ragiona la classe dei capitalisti e il suo inconsapevole servitore, il burocrate. Quanto a noi, non rinunceremo in nessun caso al nostro diritto e alla nostra rivendicazione. Aprire al popolo la cittadella del capitale finanziario e sottometterla al controllo operaio: ecco che cosa vuole 440 LENIN e vorrà l'operaio cosciente. E ogni giorno una massa sempre più nume- rosa di poveri, una maggioranza sempre più vasta della popolazione e, in generale, un numero crescente di persone oneste, che cercano in buona fede di scongiurare la catastrofe, si convinceranno che questo ragionamento è giusto. Bisogna impadronirsi della cittadella principale del capitale finan- ziario. Altrimenti, tutte le frasi e tutti i progetti di salvezza saranno soltanto una mistificazione. Quanto ai capitalisti, considerati indivi- dualmente e persino nella loro maggioranza, il proletariato non intende «spogliarli» (come diceva Sciulghin per «spaventare» sé stesso e i suoi), non soltanto non intende privarli « di tutto », ma intende invece affidar loro un'opera utile e onorevole da compiere sotto il controllo degli operai. Nel momento in cui si avvicina una catastrofe inevitabile la cosa più utile e necessaria per il popolo è V organizzazione . Prodigi di or- ganizzazione proletaria: ecco qual è oggi la nostra parola d'ordine, ecco quale sarà a maggior ragione la nostra parola d'ordine e la nostra rivendicazione quando il proletariato avrà preso il potere. Se le masse non si organizzano, è impossibile istituire l’obbligo generale del lavoro, che è divenuto assolutamente necessario, è impossibile esercitare un controllo in qualche modo efficace sulle banche, sui sindacati industriali, sulla produzione e sulla ripartizione dei prodotti. Bisogna perciò cominciare — e cominciare subito — dalla milizia operaia per avviarci con passo saldo ed esperto, pur rispettando la necessaria gradualità, verso l’istituzione di una milizia popolare, verso la sostituzione della polizia e dell'esercito permanente con l'armamento generale del popolo. Bisogna perciò trarre organizzatori capaci da tutti gli strati del popolo, da tutte le classi, senza escludere i capitalisti, che hanno attualmente l'esperienza più ricca in questo campo. In mezzo al popolo vi sono molti uomini di talento adatti a questo scopo. Si tratta di forze ancora sopite tra i proletari e tra Ì contadini, forze che non hanno trovato modo di esplicarsi. Bisogna suscitarle dal basso, praticamente, per esempio, fra coloro che sono riusciti a sopprimere le « code » in una data località, a istituire i comitati di inquilini, a unire i domestici, a creare aziende agricole modello, a far funzionare una qualsiasi fabbrica passata nelle mani degli operai e cosi via. Questi organizzatori suscitati dal basso, dalla pratica, attraverso il controllo CATASTROFE INEVITABILE 441 pratico delle loro capacità, devono diventare « ministri », non nella vecchia accezione della parola, non nel senso che venga offerto loro un portafoglio, ma nel senso che si affidino loro le funzioni di istruttori e organizzatori viaggianti del popolo, i quali devono concorrere dapper- tutto a instaurare l’ordine piu rigoroso, la massima economia del la- voro umano, la disciplina fraterna piu severa. Ecco che cosa il partito del proletariato deve propagandare in mezzo al popolo per salvarlo dalla catastrofe. Ecco che cosa il partito del proletariato deve attuare, pian piano, ma fin da ora, nelle singole località in cui detiene il potere. Ecco che cosa dovrà realizzare inte- gralmente, quando avrà ottenuto il potere nello Stato. Pravda , nn. 58 c 59, 29 e 30 (16 e 17) maggio 1917. A PROPOSITO DELL’UNIFICAZIONE DEGLI INTERNAZIONALISTI La conferenza panrussa del nostro partito ha deciso di ricono- scere che il ravvicinamento e Punificazione con i gruppi e le correnti che si pongono di fatto sul terreno dell’internazionalismo sono indi- spensabili, sulla base della rottura con la politica piccolo-borghese di tradimento del socialismo M \ La questione dell’unificazione è stata dibattuta nei giorni scorsi alla conferenza dei « miezraiontsy », socialdemocratici unificati di Pie- trogrado. In esecuzione della deliberazione della conferenza panrussa del nostro partito, il nostro Comitato centrale, nel riconoscere come piena- mente auspicabile la fusione con i « miezraiontsy », ha formulato le se- guenti proposte ( che, inizialmente, sono state presentate ai « miez- raiontsy » solo a nome del compagno Lenin e di alcuni membri del Comi- tato centrale, ma che sono state in seguito approvate dalla maggioranza del Comitato centrale). « È da auspicare che l’unificazione avvenga immediatamente. « Il Comitato centrale del POSDR sarà invitato a includere su- bito nella redazione dei due giornali (la Pravda attuale, che deve essere trasformata in un giornale popolare per tutta la Russia, e l’organo cen- trale, che sarà fondato prossimamente) un rappresentante dei “miez- raiontsy'’. « Il Comitato centrale sarà invitato a costituire una speciale com- missione organizzativa per la convocazione (entro un mese e mezzo) del congresso del partito. La conferenza dell’organizzazione dei miezraiontsy avrà diritto di designare due suoi delegati in questa commissione. Se i menscevichi del gruppo di Martov rompono con i “difensisti”, è de- siderabile e necessario ammettere anche i loro delegati in questa com- missione. A PROPOSITO DELL UNIFICAZIONE 443 « La libertà di discussione sui problemi controversi sarà garantita mediante la pubblicazione di bollettini di discussione nelle edizioni Priboi e per mezzo di una libera tribuna nella rivista Prosvestcenie ( Kommunist ), di cui si dovrà riprendere la pubblicazione. » {Questo progetto è stato presentato da Lenin a nome suo per- sonale e di alcuni membri del Comitato centrale il 10 maggio 1917.) I « miezraiontsy » hanno approvato, dal canto loro, un’altra riso- luzione, in cui si dice: « A proposito dell’unità. Riconoscendo che soltanto la piu stretta unità di tutte le forze rivoluzionarie del proletariato: « 1. farà di esso il combattente d’avanguardia, che aprirà la via al socialismo; « 2. gli darà modo di diventare la guida della democrazia russa nella lotta contro tutte le sopravvivenze di un regime semifeudale e contro l’eredità dello zarismo; «3. gli consentirà di condurre a termine la rivoluzione e di ri- solvere completamente i problemi della guerra e della pace, della con- fisca delle terre, della giornata di otto ore, ecc.; « la conferenza ritiene: « a) che la coesione delle forze, cosi necessaria al proletariato, può essere realizzata soltanto sotto la bandiera di Zimmerwald e Kienthal, sulla base del programma e delle deliberazioni del partito del 1908, 1910, 1912 e 1913; « b) che nessuna organizzazione operaia, o sindacato, o circolo di cultura, o cooperativa, nessuna rivista o giornale operaio deve rima- nere estraneo al movimento che si svilupperà sotto questa bandiera; « c) in pari tempo la conferenza si pronuncia nel modo piu riso- luto e appassionato per l’unità sulla base delle decisioni indicate ». Quale delle due deliberazioni può condurre più rapidamente al- l’unità? Ecco il problema che devono oggi dibattere e risolvere gli operai internazionalisti. Le risoluzioni politiche dei « miezraiontsy » si sono poste, nella sostanza, sulla giusta linea della rottura con i difensisti. In queste condizioni, non si potrebbe giustificare, a nostro pa- rere, nessun frazionamento di forze. Pravda , n. 60, 31 (18) maggio 1917. CONFUSIONE NELLE TESTE (Ancora a proposito delle annessioni) I redattori delle Izvestia , giornale diretto dal blocco dei populisti e dei menscevichi, battono tutti i primati di confusione. Nel n. 67, del 16 maggio, cercano di polemizzare con la Pravda , naturalmente, senza nominarla, secondo una pessima abitudine « ministeriale ». La Pravda avrebbe, guardate voi, una nozione confusa e ingannevole in tema di annessioni. Scusate tanto, cittadini ministri e redattori ministeriali, ma un fatto è un fatto, ed è appunto un fatto che soltanto il nostro partito ha dato una definizione delle annessioni nei suoi documenti ufficiali. L'annessione consiste nel tenere con la forza un popolo straniero entro i confini di uno Stato determinato. Nessuno che sappia leggere e ca- pisca il russo può non capire questa definizione, leggendo il supple- mento al n. 13 della Soldatskaia pravda (risoluzioni della conferenza tenuta dal 24 al 29 aprile 1917). In che consiste l’obiezione dei redattori populisti e menscevichi delle Izvestia ? Nel fatto che, in base al nostro punto di vista, biso- gnerebbe « guerreggiare fino a quando la Germania si sarà trasformata nel ducato di Brandeburgo e... la Russia nel grande principato di Mo- scovia »!! Si chiama annessione — spiega la redazione ai lettori — « la conquista violenta di un territorio che, nel giorno in cui è stata fatta la dichiarazione di guerra, apparteneva a un altro Stato » (in breve: senza annessioni = status quo, cioè ritorno alla situazione esi- stente prima della guerra). Sono certo imprudenti i capi populisti e menscevichi del comitato esecutivo ad affidare la redazione del loro giornale a gente che ha tanta confusione in testa. Applichiamo alla loro definizione l’obiezione che essi muovono a noi: bisognerà dunque « guerreggiare fino a quando la Russia avrà CONFUSIONE NELLE TESTE 445 restituito la Polonia e la Germania il Togo e le colonie d’ Africa »?? Questo è palesemente assurdo, e non solo sul piano teorico, ma anche su quello pratico, perché i soldati di qualsiasi paese metterebbero alla porta dei redattori che ragionassero a questo modo. Indichiamo ora gli errori del loro ragionamento. 1. La definizione teorica dell’ annessione implica il concetto di po- polo « straniero », cioè di un popolo che abbia mantenuto un suo ca- rattere particolare e la volontà di vivere in piena indipendenza. Riflet- tete su questo punto, concittadini, e, se la questione non vi fosse ancora chiara, leggetevi le riflessioni di Engels e di Marx sulPlrlanda, sulle regioni danesi della Germania, sulle colonie. Vi renderete conto allora della vostra confusione mentale. Il ducato di Brandeburgo e il principato di Moscovia non hanno alcun rapporto con questo problema. 2. È assurdo confondere la nozione di annessione con la questione del « momento fino al quale guerreggiare »; questo significa non capire il legame che esiste tra la guerra e gli interessi nonché il dominio di determinate classi; questo significa passare dal punto di vista della lotta di classe al punto di vista « extraclassista » della piccola borghe- sia. Se la classe dei capitalisti è al potere, i popoli dovranno inevitabil- mente fare la guerra « fino a quando » ciò sarà vantaggioso per questa classe. Che si possa sfuggire a tale condizione con auspici, rivendica- zioni e conferenze è un’illusione piccolo-borghese. 3. Fino a quando la classe dei capitalisti sarà al potere, la loro pace sarà inevitabilmente uno « scambio di annessioni »: l’Armenia contro la Lorena, una colonia contro l’altra, la Galizia contro la Curlandia e cosi via. Si può capire che un ignorante chiuda gli occhi su questo fatto, ma la stessa cosa non possono farla i redattori delle Izvestia. 4. Quando il proletariato sarà al potere, e a questa soluzione conduce e condurrà la guerra dapper- tutto, allora soltanto sarà possibile una vera «pace senza annessioni ». In ogni altro caso questa pace è impossibile. Quando il nostro partito parla di « pace senza annessioni », si affretta sempre a spiegare — per mettere sull’avviso chi ha la testa confusa — che questa parola d’ordine deve essere collegata indissolu- bilmente con la rivoluzione proletaria. Solo cosi essa sarà necessaria e giusta, solo cosi ne indicherà la linea, solo cosi ne favorirà la matu- razione e lo sviluppo. Chi esita impotente tra la speranza nei capita- 446 LENIN listi e la speranza nella rivoluzione operaia si condanna da sé all'im- potenza e alla confusione nel problema delle annessioni in generale. P.S. Il Dielo naroda del 17 maggio concorda con le live stia che « senza annessioni » equivale a « status quo ». Provatevi, dunque, signori socialisti-rivoluzionari e signori menscevichi, a dirlo in modo franco, aperto, chiaro, a nome del vostro partito, del vostro comitato di Pie- trogrado, del vostro congresso! Frauda, n. 60, 31 08) maggio 1917. LA LOTTA CONTRO LO SFACELO ECONOMICO MEDIANTE LA MOLTIPLICAZIONE DELLE COMMISSIONI Le Izvestia del 17 maggio pubblicano una risoluzione molto lunga, noiosa e stolida della sezione economica del soviet sulla lotta contro lo sfacelo economico. E che lotta! Idee magnifiche e piani eccellenti sono soffocati da una rete di istituzioni burocraticamente morte. « La sezione economica si trasforma [udite! udite!] in una sezione di organizzazione dell’eco- nomia nazionale. » Stupendo! Eccoci sulla buona strada! Paese, rassicurati! La sezione ha cam-bi-a-to no-me. Ma si può in generale « organizzare l’economia nazionale » senza avere in pugno il potere dello Stato? Il comitato esecutivo ha dimen ticato di riflettere su questo punto. ... La sezione si articola in sei « sottosezioni »... Questo il para- grafo 1 della risoluzione; il paragrafo 2 dice: stabilire « uno stretto legame organizzativo»; il paragrafo 3: elaborare i «principi fonda- mentali » della regolamentazione; il paragrafo 4: stabilire con i mini- stri « uno stretto contatto organizzativo » (non è tratto, lo giuro, da una favola di Mugik Vriedny ma dal n. 68 delle Izvestia , del 17 maggio, p. 3, colonna 3 a , par. 4...). Il paragrafo 5 dice: « il governo costituisce commissioni ». Il paragrafo 6: « nei prossimi giorni dovrà essere elaborato un disegno di legge »; il paragrafo 7: affrontare su- bito l'« elaborazione dei principi fondamentali dei progetti di legge » in riferimento ai cinque punti indicati... O savi legislatori! O veri Louis Blanc! Pravda , n. 60, 31 (18) maggio 1917. UN NUOVO RINNEGAMENTO DELLA DEMOCRAZIA I redattori populisti e menscevichi delle Izvestia vogliono essere considerati socialisti, ma non sanno essere nemmeno dei democratici. Nel n. 68, del 17 maggio, predicano la « circospezione » verso la « parola d’ordine delle rielezioni parziali ». « I deputati — essi dicono in tono professorale agli operai — devono essere eletti per un periodo determinato, ad esempio, per due o tre mesi, ma in nessun caso [!!] per una settimana, tra un comizio e l’altro. » È conveniente che un organo ufficiale si agiti a proposito delle rielezioni e raccomandi « circospezione »... verso che cosa?... verso lespressione della sfiducia delle masse nei confronti di quest'organo ? Questo è il primo problema. Ed ecco il secondo: il democratismo consapevole non impegna forse a parlare di circospezione verso le rielezioni (ammesso che se ne debba parlare) soltanto da un punto di vista di partito ? Noi, bisogne- rebbe dire, blocco dei populisti e dei menscevichi, consideriamo giusta la nostra politica di blocco, per tali e talaltri motivi, e riteniamo sba- gliata la politica dei bolscevichi, per tali e talaltre ragioni. Perché mai i redattori delle Izvestia , rinnegando la democrazia, invece di appellarsi allo spirito di partito, invocano il bizzarro argomento secondo cui Terrore è, in materia elettorale, un’« eccezione »? Possono forse igno- rare che gli operai pensano e parlano dappertutto della partecipazione degli Skobelev e dei Cernov al ministero dei capitalisti come di un « errore » e che quest'errore non è affatto un’« eccezione »? Terzo problema: un democratico che voglia porre la questione delle rielezioni non deve forse riconoscere e sottolineare il principio della democrazia, cioè il diritto per la popolazione di revocare in ogni momento tutti i suoi eletti, mandatari e rappresentanti? UN NUOVO RINNEGAMENTO 449 Non ricordano forse i redattori delle Izvestia , se tengono conto delle opinioni dei fondatori del socialismo scientifico, di Marx e di Engels, ciò che questi socialisti autentici hanno scritto a proposito di questo diritto? Pravda , n. 60, 31 (18) moggio 1917. COME I CAPITALISTI CERCANO DI INTIMIDIRE IL POPOLO La F inansovaia gazieta cosi scrive nel suo editoriale del 17 maggio: « Il rivolgimento politico, cosi atteso e desiderato da tutti, assume la forma di una rivoluzione sociale che non ha precedenti altrove. Legittima e naturale in un paese libero, la “lotta di classe 1 ’ ha assunto da noi il ca- rattere di una guerra di classe. La bancarotta finanziaria si avvicina. Il crack delTindustria è inevitabile... « Per la rivoluzione politica è bastato strappare l’abdicazione a Nicola II e arrestare una decina di suoi ministri. Questo si poteva ottenere age- volmente in un giorno. Per la rivoluzione sociale bisogna invece strappare a decine di milioni di cittadini l’abdicazione a tutti i loro diritti di proprietà e arrestare tutti i non socialisti. Non basteranno decine d’anni ». È falso, amabili concittadini, assolutamente falso! Vi piace chia- mare « rivoluzione sociale » il passaggio del controllo sull’industria nelle mani degli operai, ma, cosi facendo, commettete tre gravissimi errori. In primo luogo, la rivoluzione del 27 febbraio è stata ammessa una rivoluzione sociale. Ogni rivolgimento politico, quando non -si riduca a un semplice alternarsi di cricche dominanti, è una rivoluzione sociale: si tratta soltanto di sapere di quale classe. La rivoluzione del 27 febbraio 1917 ha fatto passare il potere dalle mani dei grandi proprietari fondiari feudali, capeggiati da Nicola II, nelle mani della borghesia. Si è trattato pertanto della rivoluzione sociale della borghesia. Servendosi di una terminologia goffa e scientificamente scorretta, confondendo la rivoluzione « sociale » e la rivoluzione « socialista », la Finansovaia gazieta cerca di nascondere al popolo il fatto evidente che gli operai e i contadini non possono accontentarsi della presa del potere da parte della borghesia. COME I CAPITALISTI CERCANO DI INTIMIDIRE IL POPOLO 451 Questo fatto semplice e chiaro i signori capitalisti Io tralasciano, ingannando cosi sé stessi e il popolo. In secondo luogo, anche della grande guerra imperialistica del 1914-1917 si può dire che « non ha precedenti ». L'odierno sfacelo economico, i sanguinosi orrori e le calamità di questa guerra, il crollo di tutta la civiltà « non hanno precedenti ». E non l'impazienza o la propaganda di qualcuno, ma le condizioni oggettive, il carattere ecce- zionale del crollo di tutta la civiltà, impongono che si istituisca il controllo sulla produzione e sulla distribuzione, sulle banche, sulle fab- briche, ecc. In caso contrario, lo diciamo senza la minima esagerazione, di- venterà inevitabile la catastrofe per decine di milioni di uomini. Ora, nella situazione di libertà creata dal « rivolgimento politico » del 27 febbraio, in presenza dei soviet dei deputati degli operai, dei contadini, ecc., questo controllo è impossibile senza la preponderanza degli operai e dei contadini, senza la subordinazione della minoranza alla maggioranza della popolazione. Potete indignarvi quanto vi pare, ma le cose non cambieranno per questo. In terzo luogo, ma è l'essenziale, una rivoluzione socialista non ha alcun bisogno che « decine di milioni di cittadini abdichino- a tutti i loro diritti di proprietà ». Il socialismo (ma il controllo sulle banche e sulle fabbriche non è ancora socialismo) non esige niente di simile. Dire il contrario significa calunniare il socialismo. Nessun socia- lista ha mai proposto di confiscare la proprietà (di « ottenere l'abdica- zione a tutti i loro diritti di proprietà ») a « decine di milioni di citta- dini », cioè ai contadini piccoli e medi. Niente di tutto questo! Tutti i socialisti hanno sempre respinto una simile assurdità. I socialisti vogliono l'« abdicazione » dei soli grandi proprietari fondiari e dei capitalisti. Per vibrare un colpo decisivo a chi insulta il popolo, come fanno, ad esempio, gli industriali del carbone, sabotando e disorganizzando la produzione, basta ottenere l’« abdicazione » di poche centinaia o, tutt’al piu, di mille o duemila milionari, magnati delle banche, del commercio e dell' industria. Questa misura è assolutamente sufficiente per spezzare la resi- stenza del capitale. Del resto, non c*è bisogno di privare, nemmeno questo pugno di ricchi , di « tutti » i loro diritti di proprietà, perché 452 LENIN si può lasciar loro la proprietà di molti beni di consumo e anche un modesto reddito. Si tratta soltanto di spezzare la resistenza di alcune centinaia di milionari. A questa condizione, e solo a questa condizione, si potrà evitare il fallimento. Pravda, n. 61 , 1° giugno (19 maggio) 1917. ANCORA UN CRIMINE DEI CAPITALISTI Il rapporto della delegazione operaia del Donets ha di recente smascherato a Pietrogrado i proprietari delle miniere di carbone del Donets che disorganizzano criminalmente la produzione, sospendendola, e condannano {per difendere il loro « sacrosanto » diritto a ottenere profitti favolosi) gli operai alla disoccupazione, il paese alla fame e l’in- dustria alla crisi derivante dalla carenza di carbone. Abbiamo ricevuto oggi un telegramma che ci informa del compor- tamento altrettanto impudente e criminale dei proprietari delle miniere di carbone di un altro angolo della Russia. Ecco il telegramma inviato al soviet dei deputati degli operai e dei soldati e a tre ministri (ripor- tiamo tra parentesi quadre le nostre aggiunte al testo): « [Il soviet] dei deputati dei soldati e il sindacato degli impiegati delle miniere Michelson di Sudgensk hanno revocato il 29 aprile 9 membri dell’amministrazione delle miniere per la loro gestione delittuosa e pro- vocatoria, che rischiava di far sospendere il lavoro. L’amministrazione è stata affidata [al] consiglio degli ingegneri, istanza tecnica posta sotto il con- trollo diretto del soviet dei deputati degli operai e dei soldati. La com- missione delle organizzazioni dirigenti di Tomsk ha confermato, su richiesta, la nostra decisione. « Con un telegramma dell’ 11 maggio Michelson si è rifiutato di pagare gli operai; noi pretendiamo, ha detto, una restaurazione completa. La re- staurazione è impossibile*. L’anarchia minaccia le miniere, la sventura minaccia gli operai. Prendete subito misure con l’invio di mezzo milione di rubli, decidete della sorte della miniera, confiscatela. Le miniere lavorano per la difesa, la produzione giornaliera è di 135.000 pud, un’interruzione minaccerebbe il movimento ferroviario, [il funzionamento] delle fabbriche. Per il momento il lavoro è normale. I salari per marzo-aprile non sono stati * II senso della frase non è chiaro: non vuol dire che, se il lavoro fosse sospeso, la ripresa sarebbe in seguito difficile e quasi impossibile? 454 LENIN pagati interamente. Il soviet dei deputati operai e soldati, il sindacato degli impiegati ». Non si potrebbero trovare parole più precise di quelle usate in questo telegramma dal soviet dei deputati degli operai e dei soldati e dal sindacato degli impiegati: la « gestione delittuosa e provocatoria» dei capitalisti. E tutti i membri del governo provvisorio, non esclusi i ministri che si dicono socialisti, saranno i complici di questo delitto, se conti- nueranno a « combattere » la catastrofe incombente con semplici riso- luzioni, commissioni, conferenze con gli imprenditori, se continueranno a « sperdere parole al vento, là dove bisogna usare il potere (contro i capitalisti) ». Pravda , n. 61, 1° giugno (19 maggio) 1917. SEMPRE E ANCORA MENZOGNE Uledinstvo (che è unità con la borghesia) 146 afferma oggi: « I leninisti sostengono che la Curlandia è una provincia tedesca ». È una menzogna. È nello spirito della Russkaia volia e della Riec ed è una menzogna. La Pravda ha lanciato una sfida alla Riec e agli altri giornali: da- teci una definizione del concetto di annessione tale che in esso rientrino le annessioni tedesche, inglesi e russe, I giornali borghesi (compreso Yledinstvo) sono incapaci di soddi- sfare questa richiesta e quindi se la cavano ripetendo le loro menzogne. È vergognoso! Scritto il 18 (31) maggio 1917. Pubblicato il 1° giugno (19 maggio) 1917 nella Pravda , n. 61. LETTERA ALLA REDAZIONE I giornali hanno riferito ancora una volta la notizia falsa secondo cui io, per ragioni poco chiare, non avrei partecipato al congresso con- tadino, avrei eluso, ecc. La verità è che dovevo intervenire mercoledì e che mi ero preparato a parlare, quando ho appreso che mercoledì il congresso doveva discutere i problemi organizzativi e che per il momento la discussione sulla questione agraria era sospesa. Lo stesso è avvenuto oggi, giovedì. Vi prego ancora una volta di non prestar credito ai giornali, esclusa la Pravda. Scritta il 18 (31) maggio 1917. Pubblicata il 1° giugno (19 maggio) 1917 nella Pravda, n. 61, Firmata: N. Lenin, È FINITO IL DUALISMO DEL POTERE? No. Il dualismo del potere sussiste. La questione capitale di ogni rivoluzione, la questione del potere statale, rimane come prima in uno stato fluido, instabile, palesemente transitorio. Confrontate i giornali ministeriali: per esempio, la Riec, da una parte, e le Izvestia , il Dielo naroda , la Rabociaia gazieta , dall'altra. Date uno sguardo ai laconici, troppo laconici per sfortuna, comuni- cati ufficiali sull'attività del governo provvisorio e sul suo modo di « dilazionare » l'esame delle questioni essenziali, non avendo esso la forza di scegliere un orientamento ben preciso. Leggete attentamente la risoluzione approvata il 16 maggio dal comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati sulla questione piu importante e piu grave, sulla questione delle misure per combattere lo sfacelo eco- nomico, la catastrofe inevitabile e imminente, e vi convincerete che il dualismo del potere sussiste tuttora come prima. Tutti convengono che il paese si sta avviando con straordinaria rapidità verso la catastrofe e cercano di lavarsene le mani. Non si elude forse il problema, quando in una risoluzione sulla catastrofe imminente, in un momento grave come l'attuale, si acca- tastano l'una sulTaltra le varie commissioni, sezioni e sottosezioni? quando, sullo scandalo degli industriali del carbone del Donets, sco- perti mentre cercavano di disorganizzare coscientemente la produzione, lo stesso comitato esecutivo approva una risoluzione in cui, ancora una volta, sono formulati soltanto dei pii desideri? Fissare i prezzi, rego- lamentare i profitti, stabilire un minimo salariale,. istituire i trusts controllati dallo Stato: ma per mezzo di chi? come? « Mediante le isti- tuzioni locali e centrali del bacino Donets-Krivoi-Rog. Queste istitu- 458 LENIN zioni devono avere un carattere democratico ed essere costituite con la partecipazione di rappresentanti degli operai, degli imprenditori, del governo e delle organizzazioni democratiche rivoluzionarie»! Sarebbe comico, se non si trattasse di una tragedia. È infatti arcinoto che queste istituzioni « democratiche » sono esistite ed esistono nelle province e a Pietrogrado (lo stesso comitato esecutivo del soviet dei deputati degli operai e dei soldati) e non possono fare proprio niente. Dalla fine di marzo — di marzo! — si tengono conferenze degli operai e degli industriali del Donets. Sono passate più di sei settimane. Il risultato è che gli operai del Donets sono costretti a prendere atto della disorganizzazione cosciente della produzione messa in opera dagli industriali! E di nuovo si offrono al popolo promesse, commissioni, comitati (senza dubbio paritetici!) di rappresentanti degli operai e degli indu- striali, e di nuovo si comincia a narrare la fiaba dairinizio! La radice del male è nel dualismo del potere. La radice delPer- rore dei populisti e dei menscevichi è nell’incomprensione della lotta di classe, che essi vogliono sostituire o eliminare, conciliare per mezzo di frasi, promesse, elusioni, commissioni « con la partecipazione » dei rappresentanti... dello stesso governo caratterizzato appunto dal dua- lismo del potere! I capitalisti si sono arricchiti in maniera scandalosa e invero- simile durante la guerra. Essi hanno dalla loro parte la maggioranza del governo. E vogliono tutto il potere. Anzi, dal punto di vista della loro situazione di classe, non possono non sforzarsi di ottenere e sal- vaguardare tutto il potere. Le masse operaie, che costituiscono la stragrande maggioranza del- la popolazione, che dispongono dei soviet, che hanno il senso della loro forza in quanto maggioranza, che sentono dappertutto promesse di « democratizzazione » della vita e sanno che la democrazia è il do- minio della maggioranza sulla minoranza (e non vicever$a y come vo- gliono i capitalisti), che hanno ottenuto un miglioramento delle con- dizioni di vita solo dopo la rivoluzione, e nemmeno dappertutto, e non dopo l’inizio della guerra, queste masse operaie non possono non aspirare a un potere esercitato interamente dal popolo, cioè dalla popolazione, o, in altri termini, alla soluzione dei problemi da parte È FINITO IL DUALISMO DEL POTERE? 459 della maggioranza degli operai contro la minoranza dei capitalisti, e non in virtù di un « accordo » tra la maggioranza e la minoranza. Il dualismo del potere sussiste. II governo dei capitalisti con- tinua a essere un governo di capitalisti, benché abbia oggi un’appen- dice sotto la forma di una minoranza di populisti e di menscevichi. I soviet continuano a essere l’organizzazione della maggioranza. I di- rigenti populisti e menscevichi si agitano impotenti nel loro desiderio di tenere il piede in due staffe. E la crisi si aggrava. I capitalisti dell’industria carbonifera sono arrivati ai delitti piu cinici, sabotando e sospendendo la produzione. La disoccupazione aumenta. Si parla di serrate. In sostanza, le serrate hanno già avuto inizio sotta la forma di disorganizzazione della pro- duzione da parte dei capitalisti (perché il carbone è il pane delVin- dustrìaW), sotto la forma della disoccupazione che aumenta. La responsabilità di questa crisi e della catastrofe incombente ricade sui capi populisti e menscevichi, perché proprio essi sono oggi alla testa dei soviet, cioè della maggioranza. Il rifiuto della minoranza (dei capitalisti) di sottomettersi alla maggioranza è inevitabile. Chi non ha dimenticato gli insegnamenti che derivano dalla scienza e dalPesperienza di tutti i paesi, chi non ha dimenticato la lotta di classe, non aspetterà fiducioso l’« accordo » con i capitalisti su una questione cosi cruciale e scottante. La maggioranza della popolazione, cioè i soviet, cioè gli operai e i contadini, avrebbero in pieno la possibilità di salvare la situazione, di impedire ai capitalisti di disorganizzare e sospendere la produzione, di metterla subito, di fatto, sotto il loro controllo, se i dirigenti po- pulisti e menscevichi non conducessero la loro politica « conciliatrice ». Ricade pertanto su di loro l’intera responsabilità della crisi e della catastrofe. Ma non c’è soluzione che non sia la decisione della maggio- ranza degli operai e dei contadini di operare contro la minoranza capitalistica. Le dilazioni non serviranno ad altro che ad acuire il male. Sotto il profilo marxista, il « conciliatorismo » dei capi populisti e menscevichi rispecchia le esitazioni della piccola borghesia, che teme di legarsi agli operai e teme al tempo stesso di rompere con i capi- talisti. Queste esitazioni sono inevitabili, ma altrettanto inevitabile è la nostra lotta, la lotta del partito proletario, per superare le esita- 460 LENIN zioni, per chiarire al popolo la necessità di rimettere in sesto, orga- nizzare e sviluppare la produzione contro i capitalisti. Non c’è altra soluzione. O indietro, verso il potere unico dei capi- talisti, o avanti, verso la democrazia effettiva, in cui è la maggioranza a decidere. L’odierno dualismo del potere non potrà sussistere a lungo. Pravda , n. 62, 2 giugno (20 maggio) 1917. SULL'« (X1CUPAZIONE ARBITRARIA » DELLE TERRE ( Pessime argomentazioni dei « socialisti-rivoluzionari » ) Iln. 10 delle Izvestia vserossiskovo sovieta kriestianskikh depu- tatovi del 19 maggio, pubblica un rapporto di S. Maslov, nel quale sono contenute alcune riflessioni suir« occupazione delle terre ». « In alcune località — ha dichiarato S. Maslov — i contadini cercano di far valere il loro diritto alla terra impadronendosi arbitrariamente delle grandi proprietà fondiarie vicine. Ci si può domandare se quest'azio- ne sia opportuna. » Maslov la ritiene inopportuna e adduce al riguardo quattro argo- mentazioni. Esaminiamole attentamente. Prima argomentazione. Le riserve fondiarie sono ripartite ine- gualmente nelle regioni e nei governatorati della Russia. Indicando questo fatto incontestabile, S. Maslov dice: « Non è difficile immaginare come si complicherà la possibilità di risolvere giustamente la questione agraria, se ogni governatorato o regione farà assegnamento soltanto sulle sue terre e se ne impa- dronirà per proprio conto. Non è difficile prevedere che cosa avverrà, se alcuni villaggi prenderanno le terre dei grandi proprietari fondiari vicini, lasciando gli altri contadini senza terra ». Questo ragionamento si allontana in modo palese, stridente, dalla verità. E colpisce chiunque abbia pensato di consigliare ai contadini di impadronirsi, e per giunta in modo non organizzato, delle terre, per trasformarle in loro proprietà. Si prende, si divide, e basta. In effetti, questo sarebbe il colmo dell'anarchia e dell'assurdità. Non sappiamo chi, quale partito abbia proposto una simile assur- dità. E, se S. Maslov pensa di colpire qualcuno, combatte in realtà contro i mulini a vento. È ridicolo. Il nostro partito, il Partito operaio socialdemocratico (dei boi- 462 LENIN scevichi) di Russia, ha proposto in una sua risoluzione che la proprietà della terra sia trasferita a tutto il popolo. Noi respingiamo pertanto ogni appropriazione privata della terra. Ma non di questo si tratta, e lo stesso S. Maslov si è tradito, menzionando l’essenziale, cioè l’occupazione delle grandi proprietà fondiarie. Ecco di che cosa si tratta. Ecco dove sta l’essenziale. Ecco il problema che S. Maslov tenta di aggirare. Le terre dei grandi proprietari fondiari devono essere confiscate immediatamente : bisogna, quindi, abolire subito e senza riscatto la proprietà privata delle grandi tenute. Che cosa fare circa il possesso di queste terre? Chi dovrà pren- derne possesso e seminarle? I contadini delle località interessate, i quali dovranno agire in modo organizzato, cioè in base a una decisione della maggioranza. È questo il consiglio del nostro partito. Dare subito ai contadini del luogo il possesso delle grandi proprietà fondiarie, lasciandone la proprietà al popolo. Sarà l’Assemblea costituente (o un Consiglio dei soviet di tutta la Russia, se il popolo lo tramuterà in Assemblea costituente) a sancire il diritto definitivo a disporre delle terre. Che c’entra allora l’inuguale ripartizione delle riserve fondiarie nelle diverse regioni? È chiaro che non c’entra niente. La disugua- glianza continuerà a sussistere fino all’Assemblea costituente, con qualsiasi piano, con quello dei grandi proprietari fondiari, con quello di S Maslov, con quello del nostro partito. S. Maslov ha cercato soltanto di distogliere l’attenzione dei con- tadini. E ha oscurato la sostanza della questione con parole vuote, che non hanno alcun rapporto con il problema preso in esame. La sostanza della questione riguarda le terre dei grandi proprie- tari fondiari. Questi ultimi vogliono tenersele. Noi vogliamo darle subito ai contadini, senza riscatto , senza alcun pagamento. Maslov vuole mandare le cose per le lunghe mediante le « camere di con- ciliazione ». È un piano dannoso. Ogni dilazione è nociva. I grandi proprietari fondiari devono sottomettersi subito alla volontà della maggioranza dei contadini, e non si tratta di « conciliare » questa maggioranza (i contadini) con una minoranza (i grandi proprietari fondiari). Questa SULL^ OCCUPAZIONE ARBITRARIA » DELLE TERRE 463 conciliazione sarebbe un’agevolazione illegittima, ingiusta, antidemo- cratica, concessa ai grandi proprietari fondiari. Ecco la seconda argomentazione di S. Maslov. « I contadini aspirano a prendere le terre nella speranza di te- nersele nel caso in cui riescano a coltivarle. Ma questo potranno farlo soltanto quelle famiglie contadine che dispongano in misura ade- guata di lavoratori e cavalli. Le famiglie che non possiedono cavalli, le famiglie che hanno dato airesercito la maggior parte della loro mano d’opera, non saranno in condizione di servirsi dell’occupazione delle terre per assicurarsele. È chiaro quindi che questo metodo sarà vantaggioso per i più forti, addirittura per coloro che hanno più terra, ma non già per coloro che hanno piu bisogno di terra. » Anche quest’argomentazione è palesemente falsa. S. Maslov cerca ancora una volta di distogliere l’attenzione dei contadini dalla sostan- za della questione, dal problema delle terre dei grandi proprietari fondiari. Cambieranno infatti le cose, se i contadini otterranno la terra non « per mezzo della confisca » (cioè senza pagarla, come proponia- mo noi ) , ma in affitto u cioè pagandola ( come propongono i grandi pro- prietari fondiari e S. Maslov)? Non c’è forse necessità di lavoratori e cavalli per coltivare le terre prese in affitto dai grandi proprietari fondiari? E le famiglie che hanno dato all’esercito la propria for- za-lavoro potranno prendere in affitto la terra a parità di condizioni con le famiglie numerose? Tutta la differenza tra il nostro partito bolscevico' e Maslov su questo punto è che lui propone ai contadini di prendere a pagamento, dopo un accordo « di conciliazione », le terre dei grandi proprietari fondiari, mentre noi proponiamo che queste terre siano prese dai contadini subito e senza indennizzo. La questione dei contadini più ricchi non è qui in causa. Anzi, la presa della terra senza pagamento è più vantaggiosa per i poveri. Per i ricchi è più facile prender la terra pagando. Quali misure si rendono possibili e necessarie perché il conta- dino ricco non danneggi il povero? 1. La decisione deve essere presa a maggioranza (i poveri sono più dei ricchi): ecco che cosa proponiamo. 2. Una speciale organizzazione dei contadini poveri perché essi 464 LENIN possano discutere in modo specifico dei loro specifici interessi: ecco che cosa proponiamo. 3. La coltivazione in comune delle grandi tenute, con bestiame e attrezzi comuni, sotto la direzione del soviet dei deputati degli ope- rai agricoli: ecco che cosa proponiamo. Le due ultime misure — le piu importanti — non sono affatto sostenute dal partito dei « socialisti-rivoluzionari ». E questo è molto increscioso. Terza argomentazione. « Nei primi tempi, airinizio della rivoluzione, quando tra i sol- dati si diffuse la voce che le terre sarebbero state spartite, molti cercarono di tornare a casa per timore di essere privati della loro parte. La diserzione aumentò. » Quest'argomentazione riguarda la spartizione immediata delle ter- re sotto la forma di appropriazione privata. Ma nessuno ha proposto questa spartizione. E di nuovo S. Maslov spara a vuoto. Quarta argomentazione. « Infine, l’occupazione delle terre minaccia semplicemente di re- stringere le aree seminate. In certi casi, impadronendosi delle terre dei grandi proprietari fondiari, i contadini le seminano male, con una scarsa quantità di sementi, oppure si astengono dal seminare le proprie terre. Oggi che il nostro paese ha tanto bisogno di derrate alimentari una simile situazione è assolutamente inammissibile. » Ma questa è un'argomentazione assai cattiva, su cui la gente può solo sghignazzare! Le terre dei grandi proprietari fondiari, se venissero prese in affitto, verrebbero seminate meglio! Non rendetevi ridicolo, egregio cittadino S. Maslov, ricorrendo a siffatte argomentazioni! Se i contadini seminano male, bisogna aiutarli, bisogna aiutare i contadini piu poveri , passando alla coltivazione collettiva delle grandi aziende. Non c'è altro mezzo per soccorrere i contadini più poveri. Ma proprio questo mezzo non viene, purtroppo, proposto da S. Maslov... L’equità vuole si dica che Maslov, rendendosi conto da sé della debolezza delle sue argomentazioni, si è affrettato ad aggiungere: « Ora, dopo quanto ho detto, sento bene che alcuni di voi sono pronti a obiettare: ma come! abbiamo tanto sofferto a causa della SULL« OCCUPAZIONE ARBITRARIA » DELLE TERRE 465 grande proprietà fondiaria, e voi venite a proporci di lasciare le cose come stanno? Non mi accingo a proporvi qualcosa ». Ecco, S. Maslov ci è sembrato voler lasciare le cose come stanno (benché egli non lo voglia); vuol dire che le sue argomentazioni sono pessime. Saranno i contadini a decidere. Ai partiti il compito di proporre. Il nostro partito propone ciò che ho esposto piu sopra e che è enun- ciato in modo minuzioso e preciso nelle nostre risoluzioni: si veda il supplemento al n. 13 della Soldatskaia pravda, prezzo 5 copeche. Pravda , n. 62, 2 giugno (20 maggio) 1917. Firmato: N. Lenin. • 0 'UN DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA DEL PARTITO Scritti in aprile-maggio 1917. Pubblicati nel giugno 1917 in opuscolo per le edizioni Priboi di Pietrogrado. 1 PREFAZIONE Il Comitato centrale del Partito operaio socialdemocratico (dei bolscevichi) di Russia ha dato al sottoscritto Fincarico di pubblicare immediatamente i documenti relativi alla revisione del programma del partito di cui il Comitato centrale è attualmente in possesso. Questi documenti comprendono: a) li progetto iniziale di emendamenti alle parti teorica e poli- tica del programma, presentato dall’autore di queste righe alla confe- renza del POSDR del 24-29 aprile 1917 ed esaminato soltanto dalla commissione designata dalla conferenza per lo studio di questo problema. b) Le osservazioni della commissione e di alcuni suoi componen- ti sul progetto o in rapporto a esso. c) La mia replica a queste osservazioni. d) Il progetto integrale degli emendamenti al programma econo- mico minimo, elaborato alla conferenza del 24-29 aprile 1917 dalla sottocommissione per la protezione del lavoro. e) II progetto, corredato di brevi note esplicative, delle modifi- che da apportare ai paragrafi del programma concernenti l’istruzione pubblica. Questo progetto è stato redatto, dopo la conferenza, da N.K. Krupskaia 147 . Insieme con questi testi pubblico alcune brevi note, perché ri- tengo che il compito principale del partito consista oggi nel far parte- cipare attivamente, mediante la pubblicazione di questi documenti, il maggior numero di compagni alPelaborazione del programma del partito. Dal momento che i progetti di emendamento sopra elencati co- stituiscono nel loro insieme il progetto del testo completo di un nuovo 470 LENIN programma, alla fine del presente opuscolo pubblico il vecchio e il nuovo testo, perché i lettori abbiano sotto gli occhi tutto il materiale nella forma piu comoda per i raffronti e per gli emendamenti. Per incarico del Comitato centrale, invito tutti i compagni e tutti i simpatizzanti del partito a ripubblicare nel modo piu ampio questi testi nelle edizioni del partito, a farli conoscere a tutti i membri del partito e a spedire tutti i propri progetti e osservazioni alla redazione della Pravda (Moika, 32, Pietrogrado, con la dicitura: « Per il CC, documenti per la revisione del programma »). N. Lenin 20 maggio 1917 2 PROGETTO DI EMENDAMENTI ALLE PARTI TEORICA, POLITICA, EGC. DEL PROGRAMMA Alla fine della parte teorica del programma (dopo le parole: « le posizioni del proletariato ») inserire: Ai giorni nostri — approssimativamente dall’inizio del secolo XX — il capitalismo mondiale è giunto alla fase dell’imperialismo. L’imperia- lismo, o epoca del capitale finanziario, è un’economia capitalistica al- tamente sviluppata nella quale le società monopolistiche dei capitalisti (sindacati, cartelli, trusts) hanno assunto un’importanza decisiva, il capitale bancario, pervenuto a un grado estremo di concentrazione, si è fuso con il capitale industriale, l’esportazione di capitale nei paesi stranieri ha acquistato dimensioni enormi, il mondo è già diviso ter- ritorialmente fra i paesi piu ricchi e la spartizione economica del mon- do fra i trusts intemazionali è già incominciata. Le guerre imperialistiche, cioè le guerre per il dominio del mondo, per i mercati del capitale bancario, per lo strangolamento delle nazio- nalità piccole e deboli, sono inevitabili in questa situazione. Tale è precisamente la prima guerra imperialistica degli anni 1914-1917. Il grado eccezionalmente alto di sviluppo del capitalismo mon- diale in generale, la sostituzione del capitalismo monopolistico alla libera concorrenza, la creazione da parte delle banche e delle associa- zioni capitalistiche di un apparato per disciplinare socialmente il pro- cesso di produzione e di ripartizione dei prodotti, il carovita e l’op- pressione della classe operaia che si accrescono con lo sviluppo dei monopoli capitalistici, le gigantesche difficoltà della lotta economica e politica della classe operaia, gli orrori, le calamità, le devastazioni, le atrocità generate dalla guerra imperialistica: tutto questo converte 472 LENIN il capitalismo, giunto al suo attuale grado di sviluppo, nell’èra della rivoluzione proletaria socialista. Quest’èra è già incominciata. Soltanto la rivoluzione proletaria socialista può trarre l’umanità dal vicolo cieco in cui l’hanno condotta Timperialismo e le guerre imperialistiche. Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della con- trorivoluzione, la vittoria finale del proletariato è inevitabile. Pertanto, le condizioni oggettive pongono all’ordine del giorno dell’epoca in cui viviamo la preparazione diretta e onnilaterale del proletariato alla conquista del potere politico per la realizzazione delle misure economiche e politiche che costituiscono la sostanza stessa della rivoluzione socialista. L’adempimento di questo compito, che esige da parte della classe operaia di tutti i paesi progrediti una fiducia illimitata, la coesione fraterna piu stretta e l’unità immediata delle azioni rivoluzionarie, è impossibile senza una rottura immediata e di principio con i travisa* menti borghesi del socialismo che sono prevalsi nelle sfere dirigenti della stragrande maggioranza dei partiti socialdemocratici ufficiali. Questi travisamenti sono rappresentati, da un lato, dalla corrente del socialsciovinismo, che è socialismo a parole e sciovinismo nei fatti e che, mediante la parola d’ordine della « difesa della patria », difende gli interessi briganteschi della « propria » borghesia nazionale, e, dal- l’altro lato, dalla corrente altrettanto diffusa e intemazionale del co- siddetto « centrismo », che propugna l’unità con i socialsciovinisti e il mantenimento o la riforma della II Intemazionale, ormai fallita, e che esita tra il socialsciovinismo e la lotta rivoluzionaria interna- zionalistica del proletariato per instaurare il sistema socialista. Sopprimere tutto l'inizio del programma minimo (dalle parole: « 1 socialdemocratici dei diversi paesi » sino al § 1) e sostituirlo con il seguente testo. Nel momento attraversato oggi dalla Russia, mentre il governo provvisorio, che appartiene alla classe capitalistica e gode della fidu- cia — necessariamente instabile — delle grandi masse della popola- zione piccolo-borghese, si è impegnato a convocare l’Assemblea costi- tuente, il partito del proletariato ha dinanzi a sé il compito immediato DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 473 di battersi per un’organizzazione dello Stato che possa garantire nel miglior modo, in generale, lo sviluppo economico e i diritti del popolo, e, in particolare, la possibilità della transizione meno dolorosa verso il socialismo. II partito del proletariato non può accontentarsi di una di quelle repubbliche parlamentari democratico-borghesi che dappertutto, in tut- to il mondo, si sforzano di perpetuare gli strumenti monarchici di oppressione delle masse, cioè la polizia, l’esercito permanente e una burocrazia privilegiata. Il partito lotta per una repubblica piu democratica, proletaria e contadina, dove la polizia e l’esercito permanente siano completamen- te eliminati e sostituiti dall’armamento generale del popolo, cioè da una milizia di cui facciano parte tutti i cittadini; dove tutti i fun- zionari siano non soltanto elettivi ma anche revocabili in qualsiasi momento su richiesta della maggioranza degli elettori; dove la retri- buzione di tutti i funzionari senza eccezione sia fissata in modo da non superare il salario medio di un buon operaio; dove gli istituti parlamentari rappresentativi siano pian piano sostituiti dai soviet dei rappresentanti del popolo (eletti dalle diverse classi e professioni o dalle varie località), che promulghino e al tempo stesso applichino le leggi. La Costituzione della repubblica democratica deve assicurare: § 1. L’autocrazia del popolo: tutto il potere supremo dello Sta- to deve appartenere ai rappresentanti del popolo, eletti dal popolo, revocabili in qualsiasi momento, riuniti in un’Assemblea nazionale, in una Camera unica. § 2. Aggiungere: La rappresentanza proporzionale in tutte le elezioni; la revocabi- lità, in qualsiasi momento e senza eccezione, di tutti i delegati e di tutti gli eletti, su decisione della maggioranza dei loro elettori. § 3. Aggiungere: La soppressione di tutte le autorità locali e regionali designate dallo Stato*. * Vedi, nel n. 68 della Pravda (28 maggio 1917), i ragionamenti di F. En- gels sul punto di vista del marxismo — e della democrazia conseguente in gene- rale — in merito alla designazione o convalida delle autorità elette dalla popola- zione locale 14B . 474 LENIN § 8. Formulare l'ultima frase come segue: L’introduzione della lingua materna in tutte le istituzioni locali, pubbliche e statali; la soppressione dell’obbligatorietà della lingua ufficiale. § 9. Modificare come segue: Il diritto a tutte le nazionalità che fanno parte dello Stato di separarsi liberamente e di costituire uno Stato indipendente. La re- pubblica del popolo russo deve attrarre a sé gli altri popoli e naziona- lità non con la violenza, ma esclusivamente con la libera intesa per la creazione di uno Stato comune. L’unità e la fraterna alleanza degli operai di tutti i paesi è incompatibile con la violenza diretta o indi- retta su altre nazionalità. § 11. Modificare come segue: L’elezione dei giudici e dei funzionari, sia nel servizio civile che nell’esercito, da parte del popolo; la loro revocabilità in qualsiasi mo- mento su decisione della maggioranza dei loro elettori. § 12. Modificare come segue: La sostituzione della polizia e dell'esercito permanente con Par- mamento generale del popolo. Gli operai e gli impiegati devono rice- vere dai capitalisti il salario normale per il tempo dedicato al servizio civile nella milizia popolare. Dopo il punto del programma riguardante la questione finanzia- ria (dopo le parole: « sui redditi e sulle eredità ») inserire: L’alto grado di sviluppo a cui è già pervenuto il capitalismo nel settore bancario e nei rami industriali dove dominano i trusts e, inol- tre, lo sfacelo economico derivante dalla guerra imperialistica e che sollecita dappertutto la rivendicazione del controllo statale e pubblico sulla produzione e sulla ripartizione dei prodotti più importanti indu- cono il partito a esigere la nazionalizzazione delle banche, dei sindaca- ti (trusts), ecc. Formulare il programma agrario come segue. Lasciare all’inizio il vecchio testo (dalle parole: « Allo scopo di eliminare » sino alle parole: « il Partito operaio socialdemocratico di Russia») e introdurre quindi un nuovo testo. DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 475 1. Lotta con tutte le sue forze per la confisca immediata e com- pleta di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari in Russia (non- ché delle terre degli appannaggi, della Chiesa, ecc., ecc.). 2. Si pronuncia per il trasferimento immediato di tutte le terre nelle mani dei contadini organizzati nei soviet dei deputati contadini o in altri organismi di autogoverno che siano eletti in modo realmente e pienamente democratico e che siano completamente indipendenti dai grandi proprietari fondiari e dai funzionari. 3. Rivendica la nazionalizzazione di tutte le terre del paese, cioè il trasferimento allo Stato del diritto di proprietà su tutte le terre, mentre il diritto di disporre di queste terre viene riconosciuto alle isti- tuzioni democratiche locali. 4. Sostiene ['iniziativa di quei comitati contadini che, in diverse regioni della Russia, consegnano ai contadini in essi organizzati le scorte vive e morte dei grandi proprietari fondiari, perché siano uti- lizzate per la coltivazione di tutte le terre secondo un regolamento stabilito dalla collettività. 5. Consiglia ai proletari e ai semiproletari delle campagne di tra- sformare ogni grande tenuta dei proprietari fondiari in un’azienda agricola modello, di ampie dimensioni, gestita per conto della collet- tività dai soviet dei deputati degli operai agricoli, sotto la direzione di agronomi e con l'impiego dei mezzi tecnici più perfezionati. In tutti i casi e qualunque sia la situazione, ecc. sino alla fine del capoverso (« sfruttamento »). Lasciare immutata la parte finale del programma agrario, dalle parole: « In tutti i casi e qualunque sia la situazione delle riforme agrarie democratiche, il partito » sino alle parole: « ogni sfruttamento ». Sopprimere la parte conclusiva del programma, i due ultimi ca- poversi, dalle parole: « Nel perseguire i suoi fini immediati » sino alla fine. 3 CONSIDERAZIONI SUI RILIEVI DELLA COMMISSIONE DELLA CONFERENZA DI APRILE In relazione ai rilievi sulla parte generale del programma, devo osservare quanto segue. A mio giudizio, non è necessario sottoporre a revisione tutta la parte generale del programma. Il piano di rielaborazione abbozzato dalla commissione mi sembra teoricamente sbagliato. Nella sua redazione attuale la parte generale del programma for- nisce una descrizione e un’analisi delle caratteristiche principali e fondamentali del capitalismo, in quanto regime economico e sociale. Queste caratteristiche non sono state modificate alle radici dall’impe- rialismo, dall’epoca del capitale finanziario. L’imperialismo è la con- tinuazione dello sviluppo del capitalismo, è la sua fase suprema, è — sotto un certo aspetto — la fase di transizione al socialismo. Per questo motivo non posso considerare « meccanica » l’integra- zione dell’analisi delle caratteristiche essenziali del capitalismo in ge- nerale con l’analisi deH’imperialismo. In realtà, l’imperialismo non riedifica e non può riedificare il capitalismo dal basso in alto. L’impe- rialismo complica e acuisce le contraddizioni del capitalismo, « intrec- cia » i monopoli con la libera concorrenza, ma non può eliminare lo scambio, il mercato, la concorrenza, le crisi, ecc. L’imperialismo è il capitalismo che declina, ma che non è ancora declinato, è il capitalismo che agonizza, ma che non è ancora- morto. La peculiarità essenziale deH’imperialismo in generale non consiste nei monopoli puri, ma nel convivere dei monopoli con lo scambio, con il mercato, con la concorrenza, con le crisi. È quindi teoricamente sbagliato eliminare l’analisi dello scambio, della produzione mercantile, delle crisi, ecc. in generale per « sosti- tuirvi » l’analisi deH’imperialismo, considerato come un tutto . Questo DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 477 tutto non esiste. C’è il passaggio dalla concorrenza al monopolio. E il programma sarà molto più preciso e corrisponderà assai meglio alla realtà, se manterrà l’analisi generale dello scambio, della produzione mercantile, delle crisi, ecc., aggiungendo una definizione dei monopoli in sviluppo. Proprio questa congiunzione di due « principi » contrad- dittori, concorrenza e monopolio, è essenziale per l’imperialismo, pro- prio questa congiunzione ne prepara il fallimento, cioè la rivoluzione socialista. Sarebbe del resto sbagliato rappresentare l’imperialismo in Russia come un tutto organico (l’imperialismo è in generale un tutto disorga- nico), perché in Russia sussiste tuttora un gran numero di regioni e di settori produttivi dove si sta passando dall’economia naturale e semi- naturale al capitalismo. Si tratta di settori ritardatari, di settori deboli, ma che tuttavia esistono e in certe condizioni possono persino intro- durre un elemento di ritardo nel crollo del capitalismo. Il programma sale — e deve salire — dalle manifestazioni più semplici del capitalismo alle manifestazioni più complesse, « supe- riori », dallo scambio alla produzione mercantile, all’eliminazione delle piccole imprese da parte delle grandi imprese, alle crisi, ecc., fino al- l’imperialismo, come fase suprema alla quale tendono e alla quale si avviano adesso i paesi più progrediti. Cosi stanno le cose nella realtà. Sarebbe sbagliato sul piano storico e su quello teorico cominciare col giustapporre lo « scambio » in generale e l’esportazione del capitale. È questa Tobiezione che muovo ai rilievi della commissione. 4 SUL PROGETTO DI RIELABORAZIONE DEL PROGRAMMA Il vecchio e il nuovo testo del programma Allo scopo di facilitare e rendere più comodo al lettore il con- fronto tra il vecchio e il nuovo testo del programma, pubblichiamo entrambi i testi nel modo seguente: in tondo le parti del vecchio programma che restano immutate nel nuovo; in tondo, ma in corpo piccolo, le parti del vecchio programma che vengono soppresse nel nuovo; in corsivo le parti del nuovo programma che mancavano nel vecchio. PROGRAMMA DEL PARTITO OPERAIO SOCIALDEMOCRATICO DI RUSSIA Lo sviluppo degli scambi ha creato fra tutti i popoli del mondo civile legami cosi stretti che il grande movimento di emancipazione del proletariato doveva diventare — ed è diventato da molto tem- po — un movimento intemazionale. La socialdemocrazia di Russia, considerandosi come un reparto dell'esercito mondiale del proletariato, persegue lo stesso scopo finale al quale tendono i socialdemocratici di tutti gli altri paesi. Questo sco- po finale è determinato dal carattere e dallo sviluppo della moderna società borghese. La caratteristica principale di questa società consiste nella produzione mercantile fondata sui rapporti capitalistici di pro- duzione, in base ai quali la parte maggiore e più importante dei mezzi di produzione e di circolazione delle merci appartiene a una classe nu- mericamente esigua, mentre la stragrande maggioranza della popola- DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 479 zione è composta di proletari e semiproletari, costretti dalla loro situa- zione economica a vendere costantemente o periodicamente la propria forza-lavoro, cioè a darsi in affitto ai capitalisti, e a creare con il proprio lavoro i redditi delle classi superiori della società. Il campo in cui dominano i rapporti capitalistici di produzione si estende sempre più, via via che il continuo perfezionamento della tecnica, accrescendo l’importanza economica delle grandi aziende, con- duce alla soppressione dei piccoli produttori indipendenti, ne trasfor- ma un parte in proletari, restringe' la funzione degli altri nella vita economico-sociale e li pone, in un modo o nell’ altro, in uno stato di soggezione più o meno completa, più o meno manifesta, più o meno dura al capitale. Lo stesso progresso tecnico dà inoltre agli imprenditori la possi- bilità di impiegare sempre più estesamente, nella produzione e nella circolazione delle merci, il lavoro delle donne e dei fanciulli. E poiché esso determina, d’altra parte, una diminuzione relativa del fabbisogno di mano d’opera per gli imprenditori, la domanda di forza-lavoro è di necessità inferiore all’offerta, e questo contribuisce ad aggravare la soggezione del lavoro salariato al capitale e intensifica lo sfrutta- mento del lavoro. La situazione che così si determina airinterno dei singoli paesi borghesi e la loro sempre più acuta rivalità sul mercato mondiale ren- dono sempre più difficile la vendita delle merci la cui produzione è in continuo aumento. La sovrapproduzione, che si manifesta in crisi industriali più o meno acute, seguite da periodi più o meno lunghi di ristagno produttivo, è, nella società borghese, una conseguenza ine- vitabile dello sviluppo delle forze produttive. A loro volta, le crisi e i periodi di ristagno industriale rovinano ancora di più i piccoli produttori, accentuano la dipendenza del lavoro salariato dal capitale, conducono ancor più rapidamente a un peggioramento relativo, e talo- ro assoluto, delle condizioni della classe operaia. Cosi, il perfezionamento della tecnica, che comporta un incremen- to della produttività del lavoro e della ricchezza sociale, accentua nella società borghese la disuguaglianza sociale, approfondisce il distacco tra i possidenti e i non possidenti, accresce l’insicurezza, la disoccu- pazione e le privazioni d’ogni genere in strati sempre più vasti delle masse lavoratrici. 480 LENIN Ma, via via che queste contraddizioni proprie della società bor- ghese crescono e si sviluppano, si acuisce il malcontento suscitato tra le masse lavoratrici e sfruttate dall’attuale stato di cose, aumenta il numero e si consolida la coesione dei proletari, si inasprisce la loro lotta contro gli sfruttatori. Al tempo stesso il perfezionamento della tecnica, concentrando i mezzi di produzione e di circolazione e socia- lizzando il processo del lavoro nelle imprese capitalistiche, crea sem- pre piu rapidamente la possibilità materiale di sostituire ai rapporti capitalistici di produzione rapporti socialisti, di compiere cioè quella rivoluzione sociale che è lo scopo ultimo di tutta Fattività della social- democrazia internazionale, come espressione cosciente del movimento di classe. Sostituendo la proprietà privata dei mezzi di produzione e di circo- lazione con la proprietà sociale e organizzando secondo un piano il processo sociale di produzione, al fine di garantire il benessere e Io sviluppo completo di tutti i membri della società, la rivoluzione socia- le del proletariato sopprimerà la divisione della società in classi ed emanciperà cosi tutta l’umanità oppressa, perché metterà fine a tutte le forme di sfruttamento di una parte della società sull’altra. Condizione indispensabile di questa rivoluzione sociale è la ditta- tura del proletariato, cioè la conquista, da parte del proletariato, di un potere politico tale che gli consenta di reprimere ogni resistenza degli sfruttatori. La socialdemocrazia intemazionale, proponendosi di rendere il proletariato atto ad assolvere la sua grande missione sto- rica, lo organizza in un partito politico indipendente, opposto a tutti i partiti borghesi, dirige tutte le manifestazioni della sua lotta di classe, gli rivela l’irriducibile contraddizione tra gli interessi degli sfruttatori e quelli degli sfruttati, gli chiarisce il significato storico e le condizioni necessarie dell’imminente rivoluzione sociale. Essa ri- vela inoltre a tutta la restante massa dei lavoratori e degli sfruttati la situazione disperata in cui essi versano nella società capitalistica e la necessità della rivoluzione sodale ai fini della loro emancipazione dal giogo del capitale. La socialdemocrazia, partito della classe operaia, chiama nelle sue file tutti gli strati della popolazione lavoratrice e sfruttata, nella misura in cui essi accettano le posizioni del proletariato. Ai giorni nostri — approssimativamente dall inizio del secolo XX — il capitalismo mondiale è giunto alla fase dell imperialismo. DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 481 L'imperialismo, o epoca del capitale finaziario, è un'economia capi- talistica altamente sviluppata nella quale le società monopolistiche dei capitalisti ( sindacati , cartelli, trusts) hanno assunto un' importanza de- cisiva, il capitale bancario, pervenuto a un grado estremo di concen- trazione, si è fuso con il capitale industriale, l'esportazione di capitale nei paesi stranieri ha acquistato dimensioni enormi, il mondo è già diviso territorialmente fra i paesi piu ricchi e la spartizione economica del mondo fra i trusts internazionali è già incominciata. Le guerre imperialistiche, cioè le guerre per il dominio del mondo, per i mercati del capitale bancario, per lo strangolamento delle nazio- nalità piccole e deboli, sono inevitabili in questa situazione. Tale è precisamente la prima grande guerra imperialistica degli anni 1914-1917. Il grado eccezionalmente alto di sviluppo del capitalismo mon- diale in generale, la sostituzione del capitalismo monopolistico alla libera concorrenza, la creazione da parte delle banche e delle associa- zioni capitalistiche di un apparato per disciplinare socialmente il pro- cesso di produzione e di ripartizione dei prodotti, il carovita e l'op- pressione della classe operaia che si accrescono con lo sviluppo dei monopoli capitalistici, le gigantesche difficoltà della lotta economica e politica della classe operaia, gli orrori, le calamità, le devdstazioni, le atrocità generate dalla guerra imperialistica: tutto questo converte il capitalismo, giunto al suo attuale grado di sviluppo, nell'èra della rivoluzione proletaria socialista. Quest'èra è già incominciata. Soltanto la rivoluzione proletaria socialista può trarre l'umanità dal vicolo cieco in cui l'hanno condotta l'imperialismo e le guerre im- perialistiche. Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della con- trorivoluzione, la vittoria finale del proletariato è inevitabile. Pertanto, le condizioni oggettive pongono all'ordine del giorno dell'epoca in cui viviamo la preparazione diretta e onnilaterale del proletariato alla conquista del potere politico per la realizzazione delle misure economiche e politiche che costituiscono la sostanza della rivo- luzione socialista. L'adempimento di questo compito, che esige da parte della classe operaia di tutti i paesi progrediti una fiducia illimitata, la coesione 482 LENIN fraterna più stretta e l'unità immediata delle azioni rivoluzionarie , è impossibile senza una rottura immediata e di principio con i travisa- menti borghesi del socialismo che sono prevalsi nelle sfere dirigenti della stragrande maggioranza dei partiti socialdemocratici ufficiali. Questi travisamenti sono rappresentati, da un lato , dalla corrente del sociatsciovinismo, che è socialismo a parole e sciovinismo nei fatti e che , mediante la parola d'ordine della « difesa della patria », difende gli interèssi briganteschi della « propria » borghesia nazionale, e, dal- l'altro lato, dalla corrente altrettanto diffusa e internazionale del cosid- detto « centrismo », che propugna l'unità con i socialsciovinisti e il mantenimento o la riforma della II Internazionale, ormai fallita , e che esita tra il socialsciovinismo e la lotta rivoluzionaria internazio- nalistica del proletariato per instaurare il sistema socialista. I socialdemocratici dei diversi paesi, avanzando verso questo scopo finale, che è loro comune e che è condizionato dal dominio del modo capita- listico di produzione in tutto in mondo civile, sono costretti a proporsi obiettivi immediati differenti, sia perché questo modo di produzione non ha dappertutto lo stesso sviluppo, sia perché nei diversi paesi questo sviluppo si compie in condizioni sociali e politiche diverse. In Russia, dove il capitalismo è già divenuto il modo dominante di produzione, sussistono tuttora numerosissimi residui del nostro vecchio regime precapitalistico, fondato suirasservimento delle masse lavoratrici ai grandi proprietari fondiari, allo Stato o al capo dello Stato. Questi residui, che costituiscono un grave intralcio al progresso econo- mico, impediscono che la lotta di classe del proletariato si sviluppi piena- mente, contribuiscono a conservare e consolidare le forme piu barbare di sfruttamento di milioni e milioni di contadini da parte dello Stato e delle classi possidenti, mantengono tutto il popolo in una condizione di ignoranza e lo privano dei suoi diritti. ■ L’autocrazia zarista è la piu importante di queste sopravvivenze, è il baluardo piu potente di tutta questa barbarie. Per la sua stessa natura, essa è ostile a ogni movimento sociale e non può non essere il peggiore nemico di tutti i tentativi di emancipazione del proletariato. Pertanto il Partito operaio socialdemocratico di Russia si propone come compito immediato il rovesciamento dell’autocrazia zarista e la sua sostitu- zione con una repubblica democratica, la cui Costituzione dovrebbe assicurare: Nel momento attraversato oggi dalla Russia, mentre il governo provvisorio, che appartiene alla classe capitalistica e gode della fidu- cia — necessariamente instabile — delle grandi masse della popola- zione piccolo-borghese . si è impegnato a convocare l'Assemblea costi- DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 483 tuente, il partito del proletariato ha dinanzi a sé il compito di battersi per un* organizzazione dello Stato che possa garantire nel miglior modo, in generale, lo sviluppo economico e i diritti del popolo, e, in parti- colare, la possibilità della transizione meno dolorosa verso il socialismo. Il partito del proletariato non può accontentarsi di una di quelle repubbliche parlamentari democratico-borghesi che dappertutto, in tut- to il mondo, si sforzano di perpetuare gli strumenti monarchici di op- pressione delle masse , cioè la polizia, Vesercito permanente e una buro- crazia privilegiata . Il partito lotta per una repubblica più democratica, proletaria e contadina, dove la polizia e Vesercito permanente siano completamente eliminati e sostituiti dall* armamento generale del popolo, cioè da una milizia di cui facciano parte tutti i cittadini ; dove tutti i funzionari siano non soltanto elettivi ma anche revocabili in qualsiasi momento su richiesta della maggioranza degli elettori; dove la retribuzione di tutti i funzionari senza eccezione sia fissata in modo da non superare il salario medio di un buon operaio ; dove gli istituti parlamentari rap- presentativi siano pian piano sostituiti dai soviet dei rappresentanti del popolo (eletti dalle diverse classi e professioni o dalle varie loca- lità), che promulghino e al tempo stesso applichino le leggi. La Costituzione della repubblica democratica deve assicurare : 1. L'autocrazia del popolo : tutto il potere supremo dello Stato deve appartenere ai rappresentanti del popolo , eletti dal popolo, revo- cabili in qualsiasi momento, riuniti in un'Assemblea nazionale, in una Camera unica. 1. L’autocrazia del popolo, cioè la concentrazione di tutto il potere supremo dello Stato nelle mani di un’Assemblea legislativa composta di rappresentanti del popolo e che costituisca una Camera unica. 2. Il diritto al suffragio universale, uguale e diretto per le ele- zioni dell’Assemblea legislativa, nonché di tutti gli organi locali di autogoverno, esteso a tutti i cittadini e a tutte le cittadine che abbiano compiuto venti anni; lo scrutinio segreto; il diritto a ogni elettore di essere eletto in tutte le istituzioni rappresentative; la durata biennale del mandato parlamentare; la retribuzione dei rappresentanti del po- polo; la rappresentanza proporzionale in tutte le elezioni; la revoca- 484 LENIN bilità, in qualsiasi momento e senza eccezione, di tutti i delegati e di tutti gli eletti, su decisione della maggioranza dei loro elettori. 3. Un ampio autogoverno locale; l’autonomia amministrativa per le regioni che si distinguono per speciali condizioni di vita e per la composizione della popolazione; la soppressione di tutte le autorità locali e regionali designate dallo Stato. 4. L’inviolabilità della persona e del domicilio. 5. L’illimitata libertà di coscienza, di parola, di stampa, di riu- nione, di sciopero e di associazione. 6. La libertà di trasferimento e di professione. 7. L’abolizione dei ceti; la completa uguaglianza di tutti i citta- dini, indipendentemente dal sesso, dalla religione, dalla razza, dalla na- zionalità. 8. Il diritto alla popolazione di ricevere l’istruzione nella lingua materna, garantito con la creazione di apposite scuole a spese dello Stato e degli organi di autogoverno; il diritto a ogni cittadinp di usare la lingua materna nelle assemblee; l’introduzione della lingua materna in tutte le istituzioni locali, pubbliche e statali; la soppressione dell' obbli- gatorietà della lingua ufficiale. 9. Il diritto di autodecisione a tutte le nazioni che fanno parte dello Stato. 9. Il diritto a tutte le nazionalità che fanno parte dello Stato di separarsi liberamente e di costituire uno Stato indipendente. La repub- blica del popolo russo deve attrarre a sé gli altri popoli e nazionalità non con la violenza, ma esclusivamente con la libera intesa per la creazione di uno Stato comune. L'unità e la fraterna alleanza degli operai di tutti i paesi è incompatibile con la violenza diretta o indiretta su altre na- zionalità. 10. Il diritto a ogni cittadino di tradurre per via ordinaria da- vanti al tribunale dei giurati qualsiasi funzionario. 11. L’elezione dei giudici da parte del popolo. DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 485 11. L’elezione dei giudici e dei funzionari, sia nel servizio civile che nell esercito, da parte del popolo; la loro revocabilità in qualsiasi momento su decisione della maggioranza dei loro elettori. 12. La sostituzione dell’esercito permanente con l’armamento generale del popolo. 12. La sostituzione della polizia e dell’esercito permanente con l'armamento generale del popolo . Gli operai e gli impiegati devono ri- cevere dai capitalisti il salario normale per il tempo dedicato al servi- zio civile nella milizia popolare. 13. La separazione della Chiesa dallo Stato e la separazione della scuola dalla Chiesa. La completa laicità della scuola. 14. L’istruzione generale e professionale gratuita e obbligatoria fino a sedici anni per i ragazzi d’ambo i sessi; la distribuzione gratuita del vitto, deH’alloggio e degli oggetti d’uso scolastico ai ragazzi poveri a carico dello Stato. 14. L’istruzione generale politecnica (per la conoscenza teorica e pratica delle principali branche della produzione) gratuita e obbligatoria fino a sedici anni per i ragazzi di ambo i sessi ; lo stretto collegamento dell' istruzione con il lavoro sociale produttivo dei ragazzi. 15. La distribuzione del vitto, dell alloggio e degli oggetti d’uso scolastico agli scolari a carico dello Stato. 16. Il passaggio dell istruzione pubblica agli organi democratici dell’autogoverno locale ; la soppressione di ogni intervento del potere centrale nell’elaborazione dei programmi scolastici e nella scelta del per- sonale insegnante; delezione degli insegnanti da parte della popolazione e revocabilità, da parte della stessa popolazione, degli insegnanti inde- siderabili. II Partito operaio socialdemocratico di Russia, come condizione fondamentale per democratizzare la vita economica del paese, esige l’aboKzione di tutte le imposte indirette e l’istituzione di un’imposta progressiva sui redditi e sulle eredità. L’alto grado di sviluppo a cui è già pervenuto il capitalismo nel settore bancario e nei rami industriali dove dominano i trusts e, inoltre , 486 LENIN 10 sfacelo economico derivante dalla guerra imperialistica e che sollecita dappertutto la rivendicazione del controllo statale e pubblico sulla pro- duzione e sulla ripartizione dei prodotti piu importanti inducono il par- tito a esigere la nazionalizzazione delle banche ; dei sindacati (trusts), ecc. Al fine di tutelare la classe operaia dalla degenerazione fisica e morale e allo scopo altresì di sviluppare la sua attitudine alla lotta di emancipazione, il partito esige: 1. La limitazione della giornata lavorativa a otto ore per tutti gli operai salariati. 1. La limitazione della giornata lavorativa a otto ore , ivi com- preso , se il lavoro è continuativo , un intervallo di almeno un'ora per 11 pasto, per tutti gli operai salariati. La riduzione della giornata lavo- rativa a quattro o a sei ore nelle industrie pericolose o insalubri. 2. L’istituzione per legge del riposo settimanale di almeno quaran- tadue ore ininterrotte, in tutti i rami dell’economia nazionale, per gli operai salariati d’ambo i sessi. 3. L’interdizione assoluta del lavoro straordinario. 4. L’abolizione del lavoro notturno (dalle nove di sera alle sei del mattino) in tutti i rami deireconomia nazionale, a eccezione di quelli in cui questo lavoro è assolutamente necessario per ragioni tecniche riconosciute dalle organizzazioni operaie. 4. L'interdizione del lavoro notturno (dalle otto di sera alle sei del mattino) in tutti i rami dell'economia nazionale , a eccezione di quelli in cui questo lavoro è assolutamente necessario per ragioni tec- niche riconosciute dalle organizzazioni operaie e sempre a condizione che il lavoro notturno dell'operaio non superi le quattro ore. 5. L’interdizione agli imprenditori di impiegare nella produzione i ragazzi durante l’età dell’obbligo scolastico (fino a sedici anni) e la limita- zione della giornata lavorativa a sei ore per gli adolescenti (da sedici a diciotto anni). 5. L'interdizione agli imprenditori di impiegare nella produzione i ragazzi durante l'età dell' obbligo scolastico (fino a sedici anni); la li- mitazione della giornata lavorativa a quattro ore per i giovani (da sedici DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 487 a venti anni); la proibizione per i giovani del lavoro notturno e del lavoro nelle miniere e nelle industrie insalubri . 6. La proibizione del lavoro delle donne nelle industrie in cui esso è dannoso per l’organismo femminile. Il congedo, retribuito con salario nor- male, alle lavoratrici quattro settimane prima e sei settimane dopo il parto. 6. La proibizione del lavoro delle donne nelle industrie in cui esso è dannoso per V organismo femminile. La proibizione del lavoro notturno delle donne. Il congedo di otto settimane prima e di otto setti- mane dopo il parto con il pagamento del salario integrale , con l'assi- stenza medica e i medicinali gratuiti. 7. La creazione di nidi d’infanzia in tutte le officine, fabbriche e imprese che impiegano donne. Le operaie che allattano devono essere esentate dal lavoro per almeno mezz’ora ogni tre ore. 7. La creazione di nidi d'infanzia e locali per l'allattamento in tutte le officine ; fabbriche e imprese che impiegano donne. Le operaie che allattano devono essere esentate dal lavoro per almeno mezz'ora ogni tre ore ; devono ricevere un sussidio e lavorare solo sei ore al giorno. 8. Le assicurazioni statali per la vecchiaia e l’invalidità completa o parziale, garantite con un fondo speciale alimentato mediante un’imposta sui capitalisti. 8. La completa assicurazione sociale degli operai : a) per tutte le forme di lavoro salariato ; b) in tutti i casi di perdita della capacità lavorativa, malattia, infortuni, invalidità, vecchiaia , malattie professionali, maternità, alle ve- dove, agli orfani, per disoccupazione, ecc.; c) completa autoamministrazione degli assicurati in tutti gli istituti di assicurazione sociale ; d) spese assicurative a carico dei capitalisti ; e) cure mediche e medicinali gratuiti, trasferimento dei servizi me- dici ai consigli delle casse malattia , eletti dagli operai e funzionanti su base autonoma . 488 LENTN 9. La proibizione del pagamento dei salari in natura; il pagamento settimanale del salario in denaro a tutti i salariati (senza eccezione), da effettuare durante le ore di lavoro. 10. L’interdizione agli imprenditori di prelevare, con qualsiasi pretesto e a qualsiasi effetto, trattenute in denaro sui salari (multe, scarti, ecc.). 11. La designazione di un numero adeguato di ispettori del lavoro in tutti i rami dell’economia nazionale e l’estensione della loro sorveglianza a tutte le imprese che impieghino mano d opera salariata, incluse quelle dello Stato (anche il lavoro dei domestici deve essere sottoposto a sorve- glianza); la designazione di ispettrici nelle industrie che impieghino mano d’opera femminile; la partecipazione dei rappresentanti eletti dagli operai e retribuiti dallo Stato al controllo sull’applicazione della legislazione del lavoro, nonché alla fissazione dei salari, all’accettazione e alla scarto dei materiàli e dei prodotti del lavoro. 9. L'istituzione di un ispettorato del lavoro , eletto dalle organiz- zazioni operaie, in tutte le imprese che impieghino mano d'opera sala- riata , compresi i domestici; la designazione di ispettrici nei rami che impieghino mano d'opera femminile. 12. La sorveglianza degli organi dell'autogoverno locale, con la par- tecipazione di rappresentanti eletti dagli operai, sulle condizioni sanitarie degli alloggi assegnati dagli imprenditori agli operai, nonché sull’ordine interno di questi alloggi e sulle loro condizioni di locazione, allo scopo di proteggere i salariati contro l’intervento degli imprenditori nella loro vita privata e nella loro attività di cittadini. 13. L’istituzione di un controllo sanitario, razionalmente organizzato, in tutte le imprese che impieghino mano d’opera salariata e la completa autonomia di tutta l’organizzazione medico-sanitaria dagli imprenditori. L’as- sistenza medica gratuita agli operai, a carico degli imprenditori, con paga- mento del salario durante la malattia. 14. L’istituzione della responsabilità penale degli imprenditori in caso d’infrazione alla legislazione del lavoro. 10. L'elaborazione di una legislazione sanitaria per il migliora- mento delle condizioni igieniche del lavoro e per la protezione della vita e della salute degli operai in tutte le imprese che impieghino mano d'opera salariata . Il passaggio del servizio sanitario all'ispettorato sani- tario eletto dalle organizzazioni operaie. IL V elaborazione di una legislazione sugli alloggi e l'istituzione DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 489 di un ispettorato per la sorveglianza sulle condizioni sanitarie dei locali d’abitazione. Tuttavia, il problema degli alloggi potrà essere risolto sol- tanto con l’abolizione della proprietà privata del suolo e con la costru- zione di alloggi igienici e a buon mercato . 12. L’istituzione di tribunali d’industria in tutti i rami dell’eco- nomia nazionale . 15. L’istituzione di tribunali d'industria composti su base paritetica di rappresentanti delle organizzazioni operaie e padronali in tutti i rami dell'economia nazionale. 16. L'istituzione obbligatoria, ad opera degli organi di autogoverno locale, di uffici di collocamento (borse del lavoro) in tutti i rami della produzione per gli operai locali e provenienti da altre località, e partecipa- zione dei rappresentanti degli operai e degli imprenditori alla loro ammi- nistrazione. 13. L’istituzione di borse del lavoro per organizzare razionalmente il collocamento dei disoccupati. Queste borse devono essere organizza- zioni proletarie di classe (e non organizzazioni paritetiche) , strettamen- te legate ai sindacati e alle altre organizzazioni operaie e finanziate dai servizi di autogoverno. Allo scopo di eliminare le sopravvivenze della servitù della gleba, che fanno gravare un pesante giogo direttamente sui contadini, e per promuovere il libero sviluppo della lotta di classe nelle campagne, il Partito operaio socialdemocratico di Russia esige: 1. L’abolizione delle restrizioni imposte ai diritti personali e ai diritti di proprietà dei contadini dal sistema dei ceti. 2. L'abolizione di tutti i versamenti e di tutte le prestazioni dovuti dai contadini in rapporto al sistema dei ceti e Tanniill amento dei debiti che abbiano carattere d’asservimento. 3. La confisca delle terre della Chiesa, dei monasteri, degli appan- naggi e della Corona e il trasferimento di queste terre (nonché delle terre dello Stato) ai grandi organi dell’autogoverno locale, che riuniscono di- stretti urbani e rurali. Le terre necessarie alla colonizzazione, come le acque e le foreste d’importanza nazionale, diventano cosi proprietà dello Stato democratico. 4. La confisca delle terre di proprietà privata, eccettuate le piccole proprietà; il trasferimento di queste terre ai grandi organi dell’autogoverno 490 LENIN locale, democraticamente eletti, che devono stabilire le dimensioni minime delle proprietà da confiscare. Il Partito operaio socialdemocratico di Russia, appoggiando l’azione rivoluzionaria dei contadini, fino alla confisca delle terre dei grandi pro- prietari fondiari, si opporrà sempre e con fermezza a tutti i tentativi di ostacolare Io sviluppo economico. Aspirando a trasferire le terre espropriate, mediante lo sviluppo vittorioso della rivoluzione, alle istituzioni demo- cratiche deirautogovemo locale, il Partito operaio socialdemocratico di Russia, nel caso in cui le condizioni per questo trasferimento non siano favorevoli, si pronuncerà per la divisione fra i contadini dellle grandi pro- prietà fondiarie sulle quali già opera di fatto la piccola azienda o che sono ne- cessarie per arrotondare l’azienda contadina. 1. Lotta con tutte le sue forze per la confisca immediata e com- pleta di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari in Russia ( nonché delle terre degli appannaggi, della Chiesa , ecc., ecc 2. Si pronuncia per il trasferimento immediato di tutte le terre nelle mani dei contadini organizzati nei soviet dei deputati contadini o in altri organismi di autogoverno che siano eletti in modo realmente e pienamente democratico e che siano completamente indipendenti dai grandi proprietari fondiari e dai funzionari. 3. Rivendica la nazionalizzazione di tutte le terre del paese , cioè il trasferimento allo Stato del diritto di proprietà su tutte le terre, mentre il diritto di disporre di queste terre viene riconosciuto alle isti- tuzioni democratiche locali. 4. Sostiene l'iniziativa di quei comitati contadini che, in diverse regioni della Russia, consegnano ai contadini in essi organizzati le scorte vive e morte dei grandi proprietari fondiari, perché siano utilizzate per la coltivazione di tutte le terre secondo un regolamento stabilito dalla collettività. 5. Consiglia ai proletari e ai semiproletari delle campagne di trasformare ogni grande tenuta dei proprietari fondiari in un'azienda agricola modello, di ampie dimensioni, gestita per conto della colletti- vità } ai soviet dei deputati degli operai agricoli, sotto la direzione di agronomi e con l’impiego dei mezzi tecnici piu perfezionati. In tutti i casi e qualunque sia la situazione delle riforme agrarie democratiche, il p, ito si pone pertanto il compito di tendere inflessi- bilmente a creare l’organizzazione autonoma di classe del proletariato DOCUMENTI PER LA REVISIONE DEL PROGRAMMA 491 agricolo, spiegandogli Pinconciliabile contraddizione fra i suoi interessi e quelli della borghesia contadina, mettendolo in guardia contro la se- duzione del sistema della piccola azienda, la quale, in regime di produ- zione mercantile, non potrà mai eliminare la miseria delle masse, e indi- candogli, infine, la necessità di una rivoluzione socialista integrale come solo mezzo per sopprimere ogni miseria e ogni sfruttamento. Nel perseguire i suoi fini immediati, il Partito operaio socialdemocra- tico di Russia sostiene ogni movimento rivoluzionario e di opposizione di- retto contro l’ordine sociale e politico vigente in Russia, ma al tempo stesso respinge con energia tutti i progetti di riforma legati in qualche modo alla estensione e al consolidamento della tutela burocratica e poliziesca sulle classi lavoratrici. Da parte sua, il Partito operaio socialdemocratico di Russia è ferma- mente convinto che la realizzazione completa, conseguente e durevole delle riforme politiche e sociali suindicate sarà possibile soltanto con il rove- sciamento dell’autocrazia e la convocazione di un’Assemblea costituente libe- ramente eletta da tutto il popolo. PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI DI TUTTA LA RUSSIA u * 1 PROGETTO DI RISOLUZIONE SULLA QUESTIONE AGRARIA 1. Tutte le terre dei grandi proprietari fondiari e dei privati, come quelle degli appannaggi, della Chiesa, ecc., devono essere trasferite im- mediatamente al popolo senza alcun riscatto. 2. I contadini devono prendere subito in gestione tutte le terre, in modo organizzato, attraverso i soviet dei deputati dei contadini, senza che ciò pregiudichi la decisione definitiva dell* Assemblea costituente o del Consiglio dei soviet, se il popojo darà a tale Consiglio il potere statale centrale, sul regime agrario. 3. La proprietà privata della terra in generale deve essere abolita: cioè il diritto di proprietà su tutte le terre deve appartenere soltanto a tutto il popolo, ma le istituzioni democratiche locali devono disporre delle terre. 4. I contadini devono respingere la proposta dei capitalisti, dei grandi proprietari fondiari e del loro governo provvisorio di « accor- darsi » sul posto con i grandi proprietari fondiari per decidere circa l’impiego immediato della terra. Quest’impiego deve essere fissato in base a una deliberazione presa dalla maggioranza dei contadini del luo- go e non attraverso un accordo fra la maggioranza, i contadini, e la minoranza, un’esigua minoranza, i grandi proprietari fondiari. 5. Contro il trasferimento senza riscatto di tutte le terre dei gran- di proprietari fondiari ai contadini lottano e lotteranno con tutti i mezzi non soltanto i grandi proprietari fondiari ma anche i capitalisti, i quali, oltre che del loro grande potere finanziario, possono avvalersi deH’influenza considerevole che ancora esercitano sulle masse arretrate, attraverso la stampa e attraverso numerosi funzionari, impiegati, eoe., abituati al dominio del capitale. Pertanto il trasferimento senza riscatto di tutte le grandi proprietà fondiarie ai contadini non potrà essere realizzato sino in fondo e consolidato, senza minare la fiducia delle 496 LENIN masse contadine nei capitalisti, senza creare una stretta alleanza fra i contadini e gli operai delle città, senza dare tutto il potere statale ai soviet di deputati degli operai, dei soldati, dei contadini, ecc. Soltanto un potere statale che sia nelle mani dei soviet e amministri lo Stato non per mezzo della polizia, ma attraverso la milizia armata di tutto il popolo, degli operai e dei contadini, potrà garantire le trasformazioni agrarie esposte sopra e rivendicate da tutti i contadini. 6. Gli operai agricoli e i contadini poveri, cioè i contadini che, non possedendo abbastanza terra, bestiame e strumenti di lavoro, trag- gono parzialmente i loro mezzi di sussistenza da un lavoro salariato, devono impegnare tutte le loro energie per organizzarsi in soviet indi- pendenti o in gruppi speciali in seno ai soviet contadini allo scopo di difendere i propri interessi contro i contadini ricchi, che tendono inevi- tabilmente ad allearsi con i capitalisti e con i grandi proprietari fondiari. 7. Come tutti i paesi belligeranti e come molti paesi neutrali, anche la Russia è oggi minacciata dalla rovina, dalla catastrofe, dalla carestia, a causa della carenza di mano d’opera, di carbone, ferro, ecc. Soltanto se i deputati degli operai e dei contadini controlleranno e dirigeranno tutta la produzione e la distribuzione dei prodotti, il paese potrà essere salvato. È quindi necessario preparare fin da ora un'intesa tra i soviet dei deputati contadini e i soviet dei deputati operai sullo scambio del grano e di altri prodotti agricoli con strumenti di lavoro, calzature, in- dumenti, ecc., senza la mediazione dei capitalisti e con la loro estromis- sione dalla direzione delle fabbriche. A tale scopo bisogna incoraggiare il trasferimento del bestiame e degli attrezzi agricoli dei grandi proprie- tari fondiari ai comitati contadini per l’utilizzazione collettiva di questo bestiame e di questi attrezzi. Bisogna incoraggiare inoltre la trasforma- zone di ogni grande proprietà fondiaria in un'azienda modello, colti- vandone la terra in comune, con i migliori attrezzi, sotto la direzione di agronomi e secondo le decisioni dei soviet dei deputati degli operai agricoli. Scritto prima del 17 (30) maggio 1917. Pubblicato per la prima volta nel 1917 nell'opuscolo: Documenti sulla questione agraria . 2 DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA Compagni, la risoluzione che ho l’onore di sottoporre alla vostra attenzione, a nome del gruppo socialdemocratico del soviet contadino, è stata stampata e distribuita ai delegati. Se non l’hanno ricevuta tutti, provvederemo perché domani siano stampate altre copie da distribuire a tutti coloro che la desiderino. In un breve rapporto posso soffermarmi, naturalmente, solo sulle questioni principali, essenziali, che piu interessano i contadini e la classe operaia. A chi voglia conoscere i particolari della questione posso consigliare la risoluzione del nostro partito, del Partito operaio social- democratico (dei bolscevichi) di Russia, pubblicata come supplemento al n. 13 della Soldatskaia pravda e commentata a piu riprese nel nostro giornale, nella Pravda 150 . Devo limitarmi oggi a chiarire i punti piu importanti e controversi della mia risoluzione e del programma agrario del nostro partito e i punti che danno adito a malintesi. Fra i punti controversi o suscettibili di fraintendimenti uno dei primi è la questione trattata ieri o ieri Taltro dal Comitato agrario centrale 15 *, nel corso di una seduta, della quale avete senza dubbio sentito parlare o letto i reso- conti nei giornali di ieri o d’avant’ieri. Un rappresentante del nostro partito, il compagno Smilga, membro come me del nostro Comitato centrale, ha assistito alla riunione. Egli ha proposto al Comitato agrario centrale di pronunciarsi a favore delPoccupazione immediata e organiz- zata delle terre dei grandi proprietari fondiari da parte dei contadini. Questa proposta ha procurato al compagno Smilga un diluvio di obie- zioni. (Una voce : « Qui sarà lo stesso ».) Mi si dice ora che molti com- pagni interverranno anche qui nello stesso senso, contro tale proposta. Devo quindi a maggior ragione soffermarmi su questo punto del nostro programma, perché mi sembra che la maggior parte, credo, delle obie- 498 LENIN zioni sollevate poggino su malintesi o su interpretazioni inesatte delle nostre posizioni. Che cosa dicono tutte le risoluzioni del nostro partito, tutti gli articoli del nostro organo di stampa, che cosa dice la nostra Pravda ? Noi diciamo che tutte le terre senza eccezione devono diventare pro- prietà di tutto il popolo. Siamo giunti a questa conclusione, dopo aver studiato in particolare il movimento contadino del 1905 e le dichiara- zioni rese dai deputati contadini alla prima e alla seconda Duma di Stato, dove essi, provenendo da tutti gli angoli della Russia, potevano esprimere le loro opinioni con relativa — relativa s'intende — libertà. Tutta la terra deve essere proprietà di tutto il popolo. Deriva di qui, fin da ora, che, sostenendo il passaggio immediato e gratuito delle terre dei grandi proprietari fondiari ai contadini del luogo, noi non sosteniamo in alcun modo l’appropriazione di queste terre, non ne soste- niamo in alcun modo la spartizione. Noi muoviamo dalla premessa che la terra deve essere presa dai contadini del luogo per una sola annata agricola, su derisione della maggioranza dei delegati contadini del luogo. Non diciamo affatto che la terra deve diventare proprietà dei contadini che la prendono adesso per un’annata agricola. Le obiezioni di questo genere, che mi capita continuamente di sentire e di leggere sui giornali capitalistici, si fondano tutte su un’interpretazione completamente sba- gliata delle nostre opinioni. Quando noi diciamo — e ripeto che l’ab- biamo detto in tutte le nostre risoluzioni — che la terra deve diventare proprietà di tutto il popolo e passare a esso gratuitamente, è chiaro che la ripartizione definitiva di questa terra, la definizione dei rapporti agrari, deve essere decisa soltanto dal potere statale centrale, cioè dalla Assemblea costituente o dal Consiglio dei soviet di tutta la Russia, po- sto che la massa contadina e operaia abbia creato un potere di questo tipo. Al riguardo non esistono dissensi. I dissensi cominciano dopo, quando ci si obietta: « Se è cosi, qual- siasi trasferimento gratuito e immediato delle terre dei grandi proprie- tari fondiari sarà un atto d’arbitrio ». Questa opinione, che il ministro dell’agricoltura, Scingarev, ha espresso con la massima precisione e auto- revolezza nel suo ben noto telegramma, è, a nostro giudizio, la piu falsa, la più svantaggiosa per i contadini, la più svantaggiosa per i coltivatori, la più svantaggiosa per rapprowigionamento del paese e la più ingiù- PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 499 sta. Mi permetto di leggere questo telegramma per indicare contro che cosa sono soprattutto dirette le nostre obiezioni. « Ritengo mio dovere dichiarare inammissibile la soluzione della questione agraria per mezzo di iniziative locali, in assenza di una legge che valga per tutto lo Stato. Gli atti d'arbitrio causano un danno pub- blico... La soluzione della questione agraria spetta per legge all'Assem- blea costituente. Nel frattempo, localmente, presso i comitati di volost per l’approvvigionamento, saranno organizzate camere agricole di con- ciliazione dai coltivatori e dai proprietari terrieri. » È questo il brano fondamentale della dichiarazione del governo su questo problema. Ora, se leggete la risoluzione approvata ieri o ieri l'altro sullo stesso problema dal Comitato agrario centrale e la risolu- zione approvata alcuni giorni fa dalla conferenza dei membri della Duma di Stato I52 , vedrete che esse derivano entrambe dalla stessa concezione. Muovendo dal presupposto che solo un accordo volontario tra i conta- dini e i grandi proprietari fondiari, tra i coltivatori e i proprietari terrieri, corrisponde agli interessi e alle necessità generali dello Stato, queste risoluzioni accusano di arbitrio quei contadini che vogliono effet- tuare il trasferimento immediato e gratuito delle terre ai coltivatori e la ripartizione della terra ad opera dei comitati contadini locali. Questo presupposto noi lo neghiamo, noi lo contestiamo. Esaminiamo le obiezioni che vengono mosse alla nostra proposta. Esse consistono di solito nella tesi che la terra è ripartita in Russia in modo inuguale, sia tra le unità amministrative minori, come i villaggi e le volost, sia tra le grandi circoscrizioni, come i governatorati e le regioni. Si dice che, se la popolazione locale, con una decisione presa a maggioranza, senza tener conto della volontà dei grandi proprietari fondiari, s'impossessa delle terre, e se ne impossessa gratuitamente, l’inu- guaglianza sussiste e rischia di aggravarsi. Replichiamo che quest’argo- mento è fondato su un malinteso. L’inuguale ripartizione delle terre sus- sisterà comunque fino a quando l’Assemblea costituente, o il potere centrale dello Stato, non avrà elaborato definitivamente un nuovo ordi- namento. Fino ad allora, poco importa che la questione venga risolta secondo la volontà dei contadini o secondo quella dei grandi proprietari fondiari, con il trasferimento immediato della terra ai contadini, come sosteniamo noi, o invece secondo il desiderio dei grandi proprietari fondiari, che sono disposti a dare in affitto le loro terre a prezzi eie- 500 LENIN vati, purché il fittavolo e il grande proprietario conservino ciascuno i suoi diritti: in un caso o nell’altro l’inuguale ripartizione sussiste. E pertanto l’obiezione che ci viene mossa è palesemente falsa e ingiusta. Noi diciamo che bisogna creare al più presto un potere statale centrale che non poggi soltanto sulla volontà e sulle decisioni della maggioran- za dei contadini, ma che esprima altresì direttamente l’opinione di que- sta maggioranza. Su questo punto non c’è discussione. Se sentiamo ri- petere obiezioni contro i bolscevichi,. se i giornali capitalistici ci attac- cano, affermando che siamo degli anarchici, noi respingiamo quest’accu- sa nel modo piu reciso e vediamo in questi attacchi il proposito consa- pevole di diffondere calunnie e menzogne. Si chiamano anarchici coloro che negano la necessità del potere statale, mentre noi affermiamo che questo potere è assolutamente neces- sario non solo per la Russia, oggi, ma anche per ogni paese che stia per passare direttamente al socialismo. Un potere forte è assolutamente ne- cessario! Noi vogliamo però che questo potere appartenga in maniera completa ed esclusiva alla maggioranza dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini. Ecco che cosa ci distingue dagli altri partiti. Non neghiamo in alcun modo la necessità di un forte potere statale; diciamo soltanto che tutte le terre dei grandi proprietari fondiari devono passare gratuitamente ai contadini, su decisione, presa a maggioranza, del comitato contadino locale, a condizione che i beni non vengano comunque danneggiati. Questo afferma nel modo più esplicito la nostra risoluzione. Noi respingiamo recisamente l’obiezione che questo sia un atto d’arbitrio. A nostro giudizio, se i grandi proprietari fondiari conservano l’uso delle loro terre o se le fanno pagare, questo è un arbitrio; ma, se la maggioranza dei contadini dice che le terre dei grandi proprietari fon- diari non devono rimanere ai loro proprietari, se i contadini ricordano che per decenni e per secoli i grandi proprietari fondiari hanno procurato loro solo oppressione, questo non è affatto un arbitrio, è soltanto la reintegrazione di un diritto . E quando si tratta di reintegrare un diritto non si può certo aspettare. Se si realizza subito il trasferimento delle terre ai contadini, non si può eliminare l’ inuguaglianza tra le varie re- gioni: è incontestabile. Ma nessuno potrà eliminare l’ inuguaglianza fino a quando l’ Assemblea costituente non si sarà riunita. Se doman- daste a Scingarev, che ci muove obiezioni e nei documenti ufficiali PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 501 accusa di « arbitrio » i sostenitori delle nostre posizioni, se gli doman- daste in che modo propone di porre rimedio a questa inuguaglianza, egli non saprebbe rispondere. Non propone e non può proporre niente! Scingarev dice: « Accordo volontario tra i contadini e i grandi proprietari fondiari ». Che cosa vuol dire questo? Indicherò due cifre fondamentali, che riguardano la proprietà terriera nella Russia europea. Da queste cifre risulta che, nella campagna russa, vi sono, da una parte, i ricchissimi proprietari fondiari, compresi i Romanov, che sono i più ricchi e malvagi, e, dall’altra, i contadini poveri. Citerò questi due dati perché possiate vedere quale significato assuma la propaganda di Scin- garev, di tutti i grandi proprietari fondiari e di tutti i capitalisti. Ecco le due cifre: se si considerano i più ricchi proprietari fondiari della Russia europea, si vede che essi, che sono meno di 30.000, posseggono circa 70 milioni di desiatine di terra, cioè più di 2.000 desiatine di terra a testa. Dunque, i piu ricchi proprietari fondiari, senza distinzione di ceto (la maggior parte sono nobili, ma ve n’è anche di non nobili), sono 30.000 e posseggono 70 milioni di desiatine! Se prendiamo invece i contadini poveri, secondo lo stesso censimento del 1905 che ci offre gli ultimi dati raccolti con criteri uniformi in tutta la Russia, — dati che, in sostanza, come tutte le statistiche elaborate durante il regime zarista dai funzionari dello zar, non meritano grande fiducia, ma ci for- niscono tuttavia un’idea approssimativa della verità e un termine di confronto, — se prendiamo, dicevo, i contadini poveri, abbiamo 10 milioni di famiglie che posseggono da 70 a 75 milioni circa di desiatine. Quindi, da un lato, più di 2.000 desiatine a testa; dall’altro, 7,5 desia- tine per famiglia! E poi si dice che, se i contadini non accetteranno un accordo volontario con i grandi proprietari fondiari, trionferà il regno delParbitrio! Ma che cosa significa quest’* accordo volontario »? Signifi- ca che i grandi proprietari fondiari daranno forse la terra in affitto con- tro un buon canone, ma non la cederanno gratuitamente a nessuno. È giusto questo? No, non è giusto. È vantaggioso per la popolazione conta- dina? No, non è vantaggioso. Il modo in cui sarà definitivamente ordina- to il regime fondiario è cosa che riguarda il futuro potere centrale, ma ora, subito, la terra dei grandi proprietari fondiari deve passare, senza ri- scatto, ai contadini, alla sola condizione che P occupazione proceda in forma organizzata. Il ministro Cernov, polemizzando al Comitato agra- rio centrale con il compagno Smilga, ha dichiarato che « occupazione » 502 LENIN e « in forma organizzata » sono espressioni incompatibili: se c’è occu- pazione, non può essere organizzata; se l’occupazione è organizzata, non è più occupazione. Ritengo che questa critica sia sbagliata. Penso che, se i contadini prendono a maggioranza una decisione in un villaggio 0 in una volost , in un distretto, in un governatorato (e in alcuni go- vernatorati, se non in tutti, i congressi contadini hanno costituito un potere locale che rappresenta la volontà della popolazione, cioè della maggioranza dei coltivatori), questa decisione sarà quella del potere che 1 contadini riconosceranno, una volta che tale potere locale sia stato costituito. La popolazione contadina non potrà non nutrire localmente il massimo rispetto per questo potere, poiché non c’è dubbio che esso, essendo un potere liberamente eletto, deciderà l’immediato trasferimento ai contadini delle terre dei grandi proprietari fondiari. Il contadino deve sapere che prende la terra dei grandi proprietari fondiari e che, se paga, paga alle casse contadine del distretto, il contadino deve sapere che il suo denaro servirà per migliorare l’agricoltura, aprire strade, ece. Il conta- dino deve sapere che non prende la sua terra e nemmeno quella del grande proprietario fondiario ma la terra di tutto il popolo, la terra di cui dovrà disporre definitivamente l’Assemblea costituente. E quindi fin dall’inizio della rivoluzione, fin dall’istituzione del primo comitato agrario non bisogna riconoscere ai grandi proprietari fondiari nessun di- ritto sulle terre e non bisogna effettuare nessuna esazione in denaro per queste terre. Tra noi e i nostri avversari c’è una contraddizione di fondo nel modo di concepire l 5 ordine e la legge. Fino ad ora si riteneva che l’or- dine e la legge fossero ciò che conveniva ai grandi proprietari fondiari e ai funzionari; noi affermiamo invece che l’ordine e la legge sono ciò che conviene alla maggioranza dei contadini! Fino a quando non esisterà il Consiglio dei soviet di tutta la Russia, fino a quando non sarà con- vocata l’Assemblea costituente, qualsiasi potere locale — i comitati di- strettuali e governatoriali — rappresentano l’ordine e la legge suprema! Noi chiamiamo arbitrio il (atto che un grande proprietario fondiario, valendosi di diritti antichi, secolari, esiga un accordo « volontario * con trecento famiglie contadine che posseggono, ognuna, 7,5 desiatine di terra! Noi diciamo: « Le decisioni siano prese a maggioranza. Noi vo- gliamo che i contadini ricevano subito, senza perdere neppure un mese, una settimana, un giorno, le terre dei grandi proprietari fondiari! ». PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 503 Ci si obietta: « Ma, se i contadini occupano subito le terre, non accadrà che esse vengano prese dai più ricchi, dai contadini che pos- siedono bestiame, attrezzi, ecc.? Non sarà questo metodo rischioso pro- prio per i contadini più poveri? ». Compagni, sono costretto a soffer- marmi su quest’argomento, perché il nostro partito, in tutte le sue ri- soluzioni, in tutti i suoi programmi, in tutti i suoi appelli al popolo, ha dichiarato: « Noi siamo il partito degli operai salariati e dei conta- dini poveri; noi vogliamo difendere i loro interessi; per mezzo loro, e solo per questa via, per mezzo di queste classi, l’umanità potrà scam- pare agli orrori in cui l’ha piombata la guerra dei capitalisti ». Noi consideriamo con la massima attenzione le obiezioni secondo cui i nostri documenti non risponderebbero agli interessi dei contadini poveri e invitiamo tutti ad analizzarle con particolare cura perché esse concernono la sostanza stessa, le radici della questione. La sostanza della questione è infatti nel modo in cui si possono e si devono salvaguardare nella rivoluzione in corso, nella trasformazione statale della Russia, che è oggi in atto, gli interessi degli operai salariati delle città e della campagna, gli interessi dei contadini poveri, di contro agli interessi dei grandi proprietari fondiari e dei contadini ricchi, che sono anch’essi dei capitalisti. È chiaro che è questo il nocciolo della questione, la sua sostanza! Ci si obietta che, se si consiglia ai contadini di prendere subito le terre, coloro che hanno attrezzi e bestiame se ne impadroni- ranno per primi, e i contadini poveri rimarranno a mani vuote. Ma io vi domando: a che servirebbe l’accordo volontario con i grandi proprie- tari fondiari? Voi sapete benissimo che i grandi proprietari fondiari non affit- tano volentieri la terra ai contadini che non hanno un soldo in tasca, ma concludono invece accordi « volontari » quando si assicuri loro un buon canone. Fino ad oggi i grandi proprietari fondiari non hanno mai ceduto gratuitamente le loro terre. O, per lo meno, da noi, in Russia, nessuno se n’è mai accorto. Parlare di accordi volontari con i grandi proprietari fondiari signi- fica rafforzare, consolidare, migliorare la situazione di privilegio, la preminenza e i vantaggi di cui godono i contadini ricchi, giacché essi potranno pagare il grande proprietario, che considera il contadino ricco come una persona solvibile. Il grande proprietario fondiario sa che il contadino ricco può pagare, sa che da lui può riscuotere, e pertanto le 504 LENIN transazioni « volontarie » con i grandi proprietari fondiari avvantagge- ranno i contadini ricchi piu dei contadini poveri. Per contro, se esiste una possibilità di venire immediatamente in aiuto al contadino povero, essa può consistere soltanto nella misura che io propongo: la terra deve passare subito e senza riscatto ai contadini. La grande proprietà fondiaria è stata e rimane la piu grave ingiu- stizia. La concessione gratuita di queste terre ai contadini, ove sia deli- berata dalla maggioranza, non sarà un atto di arbitrio, ma la reintegra- zione di un diritto. Ecco la nostra posizione, ecco i motivi per cui sostenere che i contadini poveri ne sarebbero danneggiati è profonda- mente sbagliato. Si chiama « volontario » — ma solo Scingarev può chiamarlo cosi — l’accordo tra un grande proprietario fondiario che possiede 2.000 desiatine di terra e trecento famiglie contadine che pos- seggono, ognuna, circa 7,5 desiatine. Chiamare volontario quest’accordo significa prendersi giuoco dei contadini. Questo non è un accordo volon- tario ma coercitivo per il contadino e tale resterà fino a quando ogni soviet contadino di volost , di distretto, di governatorato o di tutta la Russia non avrà dichiarato che la grande proprietà fondiaria è una gra- ve ingiustizia e che non bisogna indugiare né un’ora né un minuto per abolirla. La terra deve essere proprietà di tutto il popolo: questo principio deve essere proclamato da un potere che abbracci tutto lo Stato. Fino a quando questo potere non sarà stato creato, il potere locale, lo ripeto, ancora una volta, confischerà le terre dei grandi proprietari fondiari e le confischerà in modo organizzato, per decisione della maggioranza. Non è vero, come strepitano i giornali, che in Russia regni il disordine! Non è vero! Nelle campagne c’è oggi più ordine che in passato, anzitutto per- ché le decisioni vengono prese a maggioranza. Non vi sono state, o quasi, violenze contro i grandi proprietari fondiari, i casi d’ingiustizia o di violenza ai danni dei grandi proprietari sono assolutamente isolati, insi- gnificanti, e il loro numero non supera, in tutta la Russia, il numero dei casi di violenza che avvenivano in passato. Toccherò ancora un argomento che mi è capitato di sentire e di cui ho trattato nel nostro giornale, nella Pravda l53 , in relazione al trasfe- rimento immediato delle terre ai contadini. Quest’argomento consiste nelLaffermazione che, se si consiglia ai contadini di prendere subito e senza riscatto le terre dei grandi proprie- PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 505 tari fondiari, i soldati al fronte possono esserne irritati, insoddisfatti, inquieti e forse anche indignati e possono dire: « Se i contadini s’impa- droniscono delle terre adesso, mentre noi siamo al fronte, rimarremo senza terra ». Forse, i soldati vorrebbero abbandonare il fronte, e ne nascerebbe caos e anarchia. Rispondiamo che quest’obiezione trascura del tutto la questione essenziale: in tutti i casi, tanto se le terre vengono prese a pagamento, mediante un accordo con i grandi proprietari fon- diari, quanto se sono prese per decisione della maggioranza dei conta- dini, fino a che durerà la guerra i soldati resteranno comunque al fronte e non potranno ritornare a casa. Perché mai i soldati non dovrebbero temere che i grandi proprietari fondiari impongano, sotto forma di ac- cordi volontari, condizioni svantaggiose ai contadini e dovrebbero temere invece le decisioni della maggioranza dei contadini contro i grandi pro- prietari fondiari? Non si riesce a capire! Perché il soldato al fronte dovrebbe aver fiducia nel grande proprietario fondiario e nell’accordo « volontario » con lui? Capisco bene che questo lo dicano i partiti dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, ma non credo che sia questo il modo di vedere del soldato russo al fronte. Se vi sarà l’accordo « vo- lontario » con il grande proprietario fondiario, il soldato non dirà che questo è l’ordine, non riporrà la sua fiducia nell’accordo, ma penserà piuttosto che il vecchio disordine dei grandi proprietari fondiari continua. Il soldato avrà piu fiducia, quando gli si dirà: « La terra passa al popolo, Ì contadini del luogo prendono le terre in affitto e pagano l’affitto non ai grandi proprietari fondiari, ma ai propri comitati per le necessità generali, per le necessità dei soldati al fronte ». Se cosi avrà deciso la maggioranza dei contadini, il soldato al fronte saprà che non vi possono più essere accordi « volontari » di nessuna specie con i gran- di proprietari fondiari, ma che costoro sono ormai cittadini uguali agli altri, che nessuno intende oltraggiare. La terra è di tutto il popolo, e appartiene quindi anche al grande proprietario fondiario, non in virtù dei privilegi della nobiltà, ma allo stesso titolo per cui appartiene a ogni altro cittadino. Dal giorno in cui il potere dello zar, che era il più grande proprietario fondiario e il più grande oppressore delle masse, è stato abbattuto, non vi possono più essere privilegi per i grandi pro- prietari fondiari. Dal momento dell’instaurazione della libertà, il potere dei grandi proprietari fondiari deve essere considerato abbattuto una volta per tutte. Il soldato al fronte non avrà niente da perdere da que- 506 LENIN sta impostazione, ma si sentirà invece rinvigorito nella sua fiducia verso il potere statale e sarà piu tranquillo per la sua casa, avrà la certezza che la sua famiglia non sarà né danneggiata né abbandonata. Rimane ancora un argomento contro la nostra proposta. Si dice: se Ì contadini occupano subito le terre dei grandi proprietari fondiari, una occupazione cosi immediata e cosi poco preparata provocherà una peg- giore coltivazione delle terre e, forse, una semina peggiore. Devo dire che il potere della maggioranza, il potere esteso a tutto lo Stato, non è ancora in vigore; devo dire che i contadini non hanno ancora acqui- stato sufficiente fiducia in sé stessi e non hanno ancora perduto la fi- ducia nei grandi proprietari fondiari e nei capitalisti; ma penso che a quel momento ci avviciniamo ogni giorno di più; penso che di giorno in giorno i contadini perdono la loro fiducia nel vecchio potere statale e si rendono conto che la Russia deve essere governata da uomini eletti dai contadini, dai soldati, dagli operai, ecc.; penso che ogni giorno di più ci avviciniamo a questo, e non perché cosi consigli un qualsiasi partito: milioni di uomini non daranno mai ascolto ai consigli di un partito, se questi consigli non coincidono con quanto insegna loro l’espe- rienza della propria vita. Ci avviciniamo a grandi passi al giorno in cui in Russia non vi sarà più altro potere che non sia quello eletto dai contadini e dagli operai. E quando mi si dice che l’occupazione im- mediata delle terre può provocare una peggiore coltivazione, una semi- na peggiore, devo ribattere che i nostri contadini lavorano male a causa del loro asservimento, a causa dell’oppressione secolare dei grandi pro- prietari fondiari. Certo, la Russia, come tutti i paesi belligeranti, attra- versa una crisi spaventosa, dalla quale non uscirà senza passare a miglio- ri sistemi di coltura, al massimo risparmio di forza-lavoro. Ma un accordo « volontario » con i grandi proprietari fondiari può oggi, pri- ma della semina, cambiare qualcosa? Che cosa? I grandi proprietari fon- diari sorveglieranno meglio la coltivazione della terra, e i contadini se- mineranno peggio, se sapranno che non seminano la terra del grande proprietario, ma la terra di tutto il popolo? se sapranno che non pagano al grande proprietario, ma alle loro casse contadine? Tutto questo è talmente assurdo che mi meraviglio di sentir ripetere simili argomenta- zioni. Tutto questo è assolutamente inverosimile ed h soltanto un’astu- zia dei grandi proprietari fondiari. Questi ultimi hanno capito, e capito bene, che non si può più PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 507 dominare col bastone e passano a un metodo di dominio nuovo per ia Russia, ma che esiste già da molto tempo in Europa occidentale, nei paesi dell’Europa occidentale. Che non si possa più dominare col bastone l’hanno dimostrato, da noi, due rivoluzioni e, nei paesi dell’Europa occidentale, decine di rivoluzioni. Queste rivoluzioni ammaestrano i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, insegnano loro che bisogna governare i popoli con l’inganno e la lusinga, che, anche essendo degli sfruttatori, bisogna adattarsi, mettersi un nastrino rosso all’occhiello e dire: « Noi siamo la democrazia rivoluzionaria, vi preghiamo soltanto di aspettare, faremo tutto per voi ». Dire che i contadini semineranno peggio le terre, se esse non apparterranno al grande proprietario fon- diario ma a tutto il popolo, significa prendersi giuoco dei contadini e tentare di perpetuare il proprio dominio con l’inganno. Lo ripeto, la grande proprietà fondiaria non deve più esistere. Il possesso non è ancora proprietà, è temporaneo e cambia ogni anno. Il contadino che riceve in affitto un pezzo di terra non osa considerarlo suo. La terra non è né sua né del grande proprietario fondiario, ma del popolo. Ripeto che quest’anno, questa primavera, la semina non può risentirne. È talmente inverosimile e mostruoso supporre il contrario che vi dirò una sola cosa: bisogna diffidare dei grandi proprietari fondiari, non aver fiducia in loro, non lasciarsi ingannare dalle loro frasi e pro- messe dolciastre. Bisogna ricordare che la decisione della maggioranza dei contadini, i quali sono abbastanza cauti nelle loro decisioni, è le- gittima e valida per tutto lo Stato. A questo riguardo, sj può contare sui contadini. Ho, per esempio, una risoluzione dei contadini di Penza, che è formulata con estrema prudenza dal primo all’ultimo punto: i contadini non pensano a nessuna trasformazione immediata che abbracci tutta la Russia, ma non vogliono più sottomettersi ad un giogo insop- portabile, e in questo hanno ragione. Il giogo dei grandi proprietari fondiari, il giogo degli agrari e degli oppressori, è stato e rimane la più crudele delle servitù. Non bisogna pertanto aspettare né una settimana né un’ora per abolire questa servitù, ma ogni occupazione di terre deve essere compiuta in forma organizzata e deve essere non un’appropria- zione, non una spartizione, ma soltanto il godimento comune delle terre appartenenti a tutto il popolo. Potrei dunque concludere sul problema dell’occupazione delle terre rispondendo che le obiezioni mosse alla nostra proposta dai grandi prò- 508 LENIN prietari fondiari e dai capitalisti si fondano sull'inganno e che le obie- zioni mosse dai non capitalisti, dai non proprietari fondiari, da coloro che vogliono difendere gli interessi dei lavoratori si fondano su malin- tesi, su una credulità eccessiva in ciò che falsamente dicono contro di noi i capitalisti e i grandi proprietari fondiari. Se si analizzano le no- stre argomentazioni, si vede che la legittima rivendicazione dell’aboli- zione immediata della grande proprietà fondiaria, nonché il trasferi- rimento della proprietà delle terre al popolo non possono realizzarsi fino a quando non sarà costituito un potere statale centrale, ma noi consigliamo nel modo più energico ai contadini di ogni località di im- possessarsi subito delle terre, purché l’ordine non venga turbato in alcun modo. Nelle nostre risoluzioni diamo questo consiglio, ma forse si tratta di una raccomandazione inutile, perché i contadini già operano in questo senso per proprio conto. Vengo ora alla seconda questione, su cui è bene soffermarsi molto attentamente, vengo cioè alla questione del modo come noi intendia- mo che si disponga delle terre nell'interesse delle masse lavoratrici, quan- do queste terre saranno divenute proprietà di tutto il popolo, quando sarà abolita la proprietà privata. Quest'ora sta per suonare in Russia. In realtà, il potere dei grandi proprietari fondiari è, se non distrutto, per lo meno minato. Che cosa avverrà, come saranno ripartite le terre, quan- do saranno passate a tutti i contadini e non vi saranno più grandi pro- prietari fondiari? A questo proposito mi sembra necessario formulare alcuni punti generali, fondamentali, perché è evidente che sul piano lo- cale spetterà sempre ai contadini decidere. In uno Stato democratico non può essere altrimenti: la cosa è tanto chiara che è persino superfluo parlarne. Ma, quando ci sentiamo domandare che cosa occorra fare per- ché la terra passi ai lavoratori, rispondiamo che noi vogliamo difendere gli interessi degli operai salariati e dei contadini poveri. Questo è il compito che si pone al nostro partito, al partito dei socialdemocratici bolscevichi in Russia. Noi ci domandiamo: dire che le terre passano al popolo equivale a dire che passano ai lavoratori? E rispondiamo: no, non è la stessa cosa! Dire che le terre passeranno al popolo è come dire che la grande proprietà fondiaria sarà abolita, che tutta la terra apparterrà a tutto il popolo, che chiunque prenderà la terra la pren- derà in affitto da tutto il popolo. Se si creerà questo regime agrario, vorrà dire che non sussisterà più alcuna differenza nel possesso della PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 509 terra, che tutte le terre saranno uguali. I contadini lo dicono spesso: « Tutte le vecchie barriere e divisioni cadranno. La terra sarà senza barriere: libera sarà la terra e libero il lavoro ». Vuol forse dire che la terra sarà data a tutti i lavoratori? No. Lavoro libero sulla terra libera significa che tutte le antiche forme di possesso sono scomparse; che il solo possesso è quello dello Stato; che ognuno prende la terra in affitto dallo Stato; che esiste un potere sta- tale comune, il potere degli operai e dei contadini; che da questo potere il contadino prende in affitto la terra; che fra lo Stato e il contadino non vi sarà nessun intermediario; che tutti riceveranno la terra con parità di diritti. È questo il lavoro libero sulla libera terra. Vuol forse dire che tutta la terra sarà data a tutti i lavoratori? No. La terra non si può mangiare; per coltivarla ci vogliono attrezzi, bestiame, impianti, denaro; senza denaro e senza attrezzi la coltivazione è impossibile. Perciò, quando avrete istituito il regime del libero lavoro sulla terra libera, non vi sarà piu la grande proprietà fondiaria, non vi saranno piu gerarchie nel possesso fondiario, vi sarà soltanto la proprietà di tutto il popolo e vi saranno liberi fittavoli che prenderanno in affitto la terra dallo Stato. Quando avrete creato questo regime, non vorrà ancora dire che la terra passerà a tutti i lavoratori, ma soltanto che ogni coltivatore potrà disporre liberamente della terra: chiunque vorrà potrà prendere le terre appartenenti allo Stato. Questo sarà un grande passo avanti rispetto alla vecchia Russia dello zar e dei grandi proprietari fondiari. Sarà un grande passo avanti perché la Russia dei grandi pro- prietari fondiari, la Russia zarista, era un paese in cui 70 milioni di desiatine appartenevano a 30.000 Markov, Romanov e altri signori di questo stampo. Noi avremo invece una Russia in cui il lavoro sarà libero sulla terra libera. E questo è fin da oggi un fatto compiuto in varie località. La Russia ha già compiuto un grande passo in avanti ri- spetto alla Russia dello zar e dei grandi proprietari fondiari, ma questo non è ancora il passaggio della terra ai lavoratori, è il passaggio della terra a chi la coltiva, perché non basta che la terra appartenga allo Stato e che chiunque voglia coltivarla possa prenderla, non basta la volontà di coltivare la terra, bisogna averne la capacità, e anche questo non basta. Tutti gli operai salariati e tutti i giornalieri sanno coltivare la terra, ma non hanno bestiame né attrezzi né capitali, e quindi, per quan- to si decida e si dica, con questo non si sarà ancora istituito il lavoro 510 LENIN libero sulla terra libera. Se anche affiggessimo in tutte le amministra- zioni di volost l’annuncio che la terra è libera, le cose non migliore- rebbero per i lavoratori, cosi come nelle repubbliche dell’Europa occi- dentale le prigioni non cessano di essere prigioni quando rechino la scritta: « Libertà, uguaglianza, fratellanza ». Se sulla fabbrica si scrive, come in America, « libertà, uguaglianza, fratellanza », non per questo la fabbrica cessa di essere una prigione per gli operai e un paradiso per i capitalisti. Questo significa che dobbiamo pensare fin da ora all’avvenire, al modo di ottenere non soltanto che il lavoro sia libero: questo è un passo avanti, ma non è ancora un passo verso la difesa degli interessi dei lavoratori; è un passo verso la liberazione dalla rapacità, dallo sfrutta- mento dei grandi proprietari fondiari, verso la liberazione dai Markov, dalla polizia, ecc.; ma non è ancora un passo verso la difesa degli in- teressi dei lavoratori; il contadino povero, nullatenente, senza bestiame, senza attrezzi, senza capitali, non può coltivare la terra. Ecco perché io diffido molto della proposta delle due cosiddette misure o norme: la norma del lavoro e la norma del consumo. So bene che i partiti popu- listici forniscono sempre argomentazioni e chiarimenti a proposito di queste due norme. So bene che questi partiti sostengono la necessità di introdurre queste due misure, queste due norme: la norma del lavoro, che indica la quantità massima di terra coltivabile da una famiglia, e la norma del consumo, che indica la quantità minima di terra, al di sotto della quale il contadino patirebbe la fame. Considero con grande diffi- denza la questione delle norme o misure e penso che si tratti di un piano burocratico da cui non si ricaverà alcun utile e che non potrà essere realizzato nemmeno se deciderete di applicarlo. La questione è tutta qui! Questo piano non può procurare nessun miglioramento sen- sibile alla situazione degli operai salariati e dei contadini più poveri; se voi l’approverete, resterà lettera morta fino a quando il capitalismo continuerà a dominare. Questo piano non ci aiuta a trovare la via giu- sta per passare dal capitalismo al socialismo. Quando si parla di queste due misure, di queste due norme, ci si rappresenta la cosa come se al mondo ci fossero soltanto la terra e i cittadini. Se cosi fosse, questo piano sarebbe eccellente. Ma le cose stan- no diversamente. C’è il potere del capitale, c’è il potere del denaro. Senza denaro, anche sulla terra più libera, con qualsiasi « norma », PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 511 un’azienda non può funzionare, perché, fino a quando esiste il de- naro, esisterà anche il lavoro salariato. E ciò significa che i con- tadini ricchi, il cui numero non è inferiore in Russia a un milione di famiglie, opprimono e sfruttano gli operai salariati e continueranno a opprimerli anche sulla terra « libera ». I contadini ricchi impiegheran- no costantemente, non in via d’eccezione ma come regola generale, mano d’opera salariata, ad anno, a termine, a giornata, ecc., sfrutteranno cioè i contadini più poveri, i proletari. Accanto a questi contadini ricchi vi sono milioni e milioni di contadini che non possiedono cavalli, che non possono vivere senza vendere la loro forza-lavoro, senza occuparsi in lavori ausiliari, ecc. Fino a che durerà il potere del denaro, il potere del capitale, quali che siano le « norme » da voi fissate, esse resteranno nel migliore dei casi inapplicabili, perché non tengono conto di un fat- tore essenziale, del fatto cioè che la proprietà degli attrezzi, del bestia- me, del denaro è ripartita in modo inuguale, non tengono conto del fatto che esiste il lavoro salariato soggetto a sfruttamento. Questo fatto fondamentale deirodierna vita russa non può essere eluso, e, se noi introduciamo certe « norme », la vita le metterà da parte ed esse rimar- ranno sulla carta. Ecco perché, allo scopo di difendere gli interessi dei contadini nullatenenti e più poveri in questa immensa trasformazione della Russia che state realizzando e che senza dubbio realizzerete sino in fondo, quando la proprietà privata della terra sarà abolita, quando sarà fatto un passo' avanti verso un avvenire migliore, socialista; allo scopo di difendere gli interessi degli operai e dei contadini poveri, in questa grande trasformazione che voi avete appena cominciato e che andrà molto lontano e che, si può dire senza esagerazione, sarà indub- biamente realizzata in Russia, perché non esiste alcuna forza capace di arrestarla, non ci si può limitare a stabilire norme o misure. Bisogna cercare un’altra via. Io e i miei compagni di partito, a nome dei quali ho qui l’onore di parlare, conosciamo soltanto due vie per difendere gli interessi dei salariati agricoli e dei contadini poveri. Queste due vie le raccomandiamo all’attenzione del soviet contadino. La prima via è l’organizzazione dei salariati agricoli e dei contadini poveri. Noi sosteniamo e consigliamo che in ogni comitato contadino, in ogni volost , in ogni distretto, in ogni governatorato, sia costituita una frazione o un gruppo distinto dei salariati agricoli e dei contadini più 512 LENIN poveri, di coloro che devono domandarsi: « Se domani la terra sarà di tutto il popolo, e tale diventerà perché cosi vuole il popolo, che cosa sarà di noi? Noi, che non abbiamo né bestiame né attrezzi, dove li pren- deremo? Come potremo diventare coltivatori indipendenti? Come do- vremo difendere i nostri interessi? Come ci regoleremo per evitare che la terra, appartenendo a tutto il popolo, non finisca soltanto nelle mani dei padroni ? Se essa cadrà nelle mani di coloro che avranno bestiame e attrezzi a sufficienza, che cosa ne ricaveremo noi? Forse per questo abbiamo realizzato un cosi grande rivolgimento? È forse questo che ci occorre? ». La terra apparterrà al « popolo », ma questo non basta per tute- lare gli interessi dei salariati agricoli. La via maestra non consiste nel decidere qui, dairalto, o anche nel comitato contadino, la « norma » del godimento individuale della terra. Queste norme non serviranno a niente, fino a che dominerà il capitale; esse non ci sottrarranno al do- minio del capitalismo. Per sfuggire all’oppressione del capitalismo, per- ché la terra di tutto il popolo passi ai lavoratori , c’è soltanto una via maestra, e questa via è l’organizzazione dei salariati agricoli, che si ispireranno alla loro esperienza, alle loro osservazioni, alla diffidenza verso ciò che dicono gli sfruttatori, anche quando si presentino col na- strino rosso e si proclamino « democrazia rivoluzionaria ». Soltanto ['organizzazione autonoma locale, soltanto l’esperienza per- sonale educheranno i contadini piu poveri. E questa esperienza non sarà facile. Noi non possiamo promettere e non promettiamo fiumi di latte e laghi di crema. No, i grandi proprietari fondiari saranno abbat- tuti perché il popolo lo vuole, ma il capitalismo rimarrà. Sarà molto piu difficile abbattere il capitalismo. Per abbatterlo bisognerà seguire un’altra via, la via dell’organizzazione autonoma, separata, dei salariati agricoli e dei contadini poveri. Ecco che cosa sostiene in primo luogo il nostro partito. Solo per questa via si può prevedere il passaggio graduale, diffi- cile ma sicuro, della terra ai lavoratori. La seconda misura che il nostro partito raccomanda consiste nel trasformare al più presto ogni grande azienda agricola, per esempio ogni grande tenuta (e in Russia ve ne sono 30.000), in una azienda modello coltivata collettivamente dagli operai agricoli e da agronomi esperti, con l’impiego del bestiame, degli attrezzi, ecc. dei grandi proprietari fondiari. PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 513 Senza questa lavorazione collettiva , diretta dai soviet degli operai agri- coli, non si riuscirà a ottenere che tutte le terre vadano ai lavoratori. Beninteso, la lavorazione in comune è cosa difficile; credere che la si possa decidere e imporre dallato con un decreto sarebbe una follia, perché l'abitudine secolare all'azienda individuale non può sparire di colpo, perché ci vuole denaro, perché bisogna adattarsi alle nuove forme di vita. Se questi consigli, se queste opinioni sulla lavorazione collettiva, sulle scorte e sul bestiame in comune, sul migliore impiego degli attrezzi con la collaborazione degli agronomi, se questi consigli fossero frutto dell'immaginazione di questo o quel partito, la nostra sarebbe una causa cattiva, perché nella vita di un popolo non avven- gono trasformazioni e decine di milioni di uomini non fanno la rivo- luzione per seguire i consigli di un qualsiasi partito. E una tale tra- sformazione sarà una rivoluzione molto piu profonda del rovesciamento dello sciocco Nicola Romanov. Ripeto che decine di milioni di uomini non fanno la rivoluzione per ordine di qualcuno, ma la fanno solo quando si determini una situazione senza sbocchi, solo quando questa situazione sia divenuta intollerabile, solo quando la pressione generale, la fermezza di decine di milioni di uomini spezzi tutte le vecchie barriere e sia realmente capace di costruire una nuova vita. Se consi- gliamo questa misura, se consigliamo di realizzarla con cautela, se dichiariamo che essa sta divenendo necessaria, non deduciamo una tale conclusione soltanto dal nostro programma, soltanto dalla nostra dottrina socialista; in realtà, se così dichiariamo, è anche perché, es- sendo socialisti e analizzando la vita dei popoli dell'Europa occiden- tale, siamo giunti a una tale conclusione. Noi sappiamo che laggiù sono avvenute molte rivoluzioni, le quali hanno creato repubbliche democratiche, sappiamo inoltre che nel 1865, in America, sono stati sconfitti gli schiavisti, sono stati distribuiti centinaia di milioni di ettari di terra ai contadini, gratuitamente o quasi, e che, nonostante questo, proprio in America, più che in ogni altro paese, il capitalismo domina e, come in ogni altro paese, se non più duramente, opprime le masse lavoratrici. Ecco quale dottrina socialista, ecco quale analisi della vita degli altri popoli ci ha condotti al saldo convincimento che, senza la lavorazione collettiva della terra da parte degli operai agricoli, con macchine perfezionate e sotto la direzione di agronomi tecnica- mente preparati, non è possibile sottrarsi all'oppressione del capita- 514 LENIN lismo. Ma, se dovessimo basarci soltanto sull’esperienza dei paesi euro- pei occidentali, la nostra causa in Russia sarebbe in cattive acque, perché la massa del popolo russo sarà capace di compiere un grande passo lungo questa nuova strada, solo quando vi sarà spinta da una estrema necessità. E noi affermiamo: è giunta l’ora in cui questa ne- cessità estrema di tutto il popolo russo bussa alla porta. Essa deriva dall’impossibilità di continuare a coltivare la terra con i vecchi sistemi. Se ci fermassimo alla piccola azienda, saremmo minacciati, pur essendo dei liberi cittadini su una terra libera, dall’ inevitabile rovina, perché la catastrofe avanza di giorno in giorno, di ora in ora. Questo è un fatto che non è determinato dalla cattiva volontà dei singoli, ma dalla guerra mondiale di rapina, dal capitalismo. La guerra ha sterminato un gran numero di uomini, inondato la terra di sangue, condotto il mondo intero sull’orlo dell’abisso. Non è un’esagerazione; nessuno può garantire del domani; ne convengono tutti. Sfogliate le Izvestia sovieta rabocikh i soldatskikb deputatov. vi si scrive che i capitalisti ricorrono alla resistenza passiva e alle serrate. Questo significa che non c’è lavoro, che i capitalisti licenziano in massa gli operai. Sono questi i risultati della guerra criminale in corso, non soltanto in Russia, ma in tutti i paesi. Per questi motivi noi diciamo che la coltivazione di appezzamenti separati, quand’anche vi sia « il libero lavoro sulla terra libera », non è un modo di uscire dalla crisi terribile, dalla catastrofe generale, non è la salvezza. È necessario V obbligo generale del lavoro ; è necessario il massimo risparmio nell’ impiego del lavoro umano; ci vuole un potere eccezionalmente saldo e forte, capace di instaurare il lavoro obbligatorio, che non può essere realizzato dai funzionari, ma sol- tanto dai soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, perché essi sono il popolo stesso, le masse popolari, non un potere burocratico, perché soltanto essi conoscono da cima a fondo tutta la vita del contadino e possono quindi instaurare l’obbligo del lavoro, introdurre una protezione del lavoro umano tale che il lavoro del contadino non vada sperperato e il passaggio alla lavorazione collettiva della terra avvenga in modo graduale e prudente. È difficile ma neces- sario passare alla lavorazione collettiva in grandi aziende modello, se si vuole sfuggire alla catastrofe, se si vuole uscire dalla situazione dispe- rata in cui si trova oggi la Russia. Sarebbe un gravissimo errore pen- PRIMO CONGRESSO DEI DEPUTATI CONTADINI 515 sare che una simile gigantesca trasformazione nella vita del popolo possa compiersi di colpo. No, essa richiede un lavoro immenso, esige la tensione, la fermezza e l'energia di ogni singolo contadino, di ogni singolo operaio, nella sua località, nel campo che egli conosce, nel ramo di produzione in cui lavora da decenni. Questa trasformazione non può avvenire per decreto di qualcuno, ma è necessario realizzarla, perché la guerra di conquista ha condotto l'intera umanità sull'orlo dell'abisso, perché decine di milioni di esseri umani sono già morti e ancor piu ne moriranno in questa guerra atroce, se non tenderemo tutte le nostre energie, se tutte le organizzazioni dei soviet dei depu- tati operai e contadini non si avviano, unanimi e risolute, verso la lavorazione collettiva della terra, senza capitalisti, senza grandi pro- prietari fondiari. Solo avviandosi per questa strada si assicurerà l'ef- fettivo trasferimento della terra ai lavoratori. Pubblicato il 25 maggio 1917 nelle Izvestia vserossiskovo sovieta kriestianskikb deputatov, n. 14, e in dicembre del 1917 nell’opuscolo: Documenti sulla questione agraria. I PARTITI E LE ELEZIONI DELLE DUME RIONALI DI PIETROGRADO Le liste dei candidati alle Dume rionali sono state pubblicate (si veda il supplemento gratuito alle Viedomosti obstcestvennovo gra - donacialstva del 17 maggio). Purtroppo, questi dati si riferiscono sol- tanto a dieci rioni; ma essi offrono, tuttavia, un quadro assai chiaro e preciso per ciò che concerne i partiti, un quadro che bisogna stu- diare attentamente sia per la propaganda elettorale che per l’esame dei rapporti tra i partiti e le classi. È noto che l’esistenza dei partiti è ad un tempo condizione e indice di maturità politica. Quanto piu una data popolazione o una data classe è politicamente evoluta, preparata, cosciente, tanto più essa si raggruppa, in linea di massima, nei partiti. Questa norma generale è confermata dall’esperienza di tutti i paesi civili. Si capisce del resto, dal punto di vista della lotta di classe, che le cose debbano andare a questo modo: l’apartiticità o la mancanza di un partito suf- ficientemente determinato e organizzato» è infatti il segno dell’insta- bilità di classe (nella migliore delle ipotesi; perché, nell’ipotesi peg- giore, questa mancanza significa che le masse vengono turlupinate dai ciarlatani della politica: fenomeno sin troppo noto nei regimi par- lamentari). Che cosa ci suggerisce il quadro delle candidature presentate a Pietrogrado per ciò che concerne i partiti? In dieci rioni si contano 71 liste, che si distinguono nettamente, fin dal primo sguardo, in cinque grandi gruppi: 1. Il Partito operaio socialdemocratico di Russia, i bolscevicbi . Il nostro partito ha presentato liste in tutti i dieci rioni. E si è alleato con due gruppi, cioè con i miezraiontsy e con i menscevichi interna* M8 LENIN zionalisti. Si tratta di un'alleanza fondata su principi rigorosi, procla- mati apertamente nelle risoluzioni delle conferenze pictrogradese e panrussa del nostro partito ,B \ La lotta dell'internazionalismo prole- tario contro Io sciovinismo ( o il « difensismo » ) della grande e della piccola borghesia è la questione fondamentale della vita politica odierna in Russia e in tutto il mondo. E il nostro partito ha proclamato a gran voce che è deciso a realizzare « il ravvicinamento e Tunificazione » con tutti gli internazionalisti (si veda la risoluzione approvata dalla conferenza panrussa sull 1 'uniti -azione degli internazionalisti contro il blocco difensistico piccolo-borghese). Il pattito del proletariato si presenta alle elezioni compatto, in modo chiaro e aperto. 2. Non meno netta è la fisionomia di classe del partito della « libertà del popolo », cioè del partito dei cadetti, che è di fatto il partito della borghesia controrivoluzionaria* Esso ha presentato liste proprie in tutti i dieci rioni. Com’è noto, tutti i partiti dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti sostengono oggi i cadetti, ma, per il momento, lo fanno di nascosto. 3. Il terzo posto, riguardo alla nettezza della propria posizione politica, spetta al partito radical-democratico, che ha presentato liste in sei rioi i su dieci. Questo partito, che nessuno conosce, è anche esso un partito capitalistico, che spera di « far propri » i suffragi degli uomini della strada con promesse non impegnative. Si tratta, in un certo senso, di cadetti travestiti. 4. Al quarto posto c'è un gruppo di 17 liste presentate in nove rioni dai populisti (trudovikt, socialisti- rivoluzionari, socialisti-popolari) e dai menscevichi, insieme con il gruppo tristemente famoso del- T ledinstvo, in combinazioni assai disparate. Si ha qui un vero modello della confusione e della mancanza di principi che regnano nelle file della piccola borghesia. Nessuno di questi gruppi e partiti ha deciso di adottare una sola risoluzione aperta, fondata sui principi, formulata in anticipo, sul loro ravvici- namento e sulla lorp unificazione. Sono stati trascinati dagli avveni- menti e si sono fatti trasportare dal torrente sciovinistico. Sono caduti nello stesso pantano e vi sguazzano da filistei, tentando di opMaT 60 ' 86/16. ByM. ;i. 19 V 2 . rien. ji. J 7,52 Yh -hia. ji. 31,39. Usa, Ne 21248 3axai 308. Uchu l p. 29 k. T H paiK 5100 :>ki. 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