Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin, Joseph Stalin, Enver Hoxha 5 Classics of Marxism Comintern (Stalinist-Hoxhaists) http://ciml.250x.com Georgian Section www.joseph-stalin.net SHMG Press Karl Marx Press of thè Georgian section of Comintern (SH) - Stalinist-Hoxhaists Movement of Georgia V. X. LENIN Opere complete xvm aprile 1912 - marzo 1913 1966 - Editori Riuniti - Roma Traduzione di Elena Robottt Proprietà letteraria riservata della S.p.A. Editori Riuniti Roma Viale Regina Margherita, 290 NOTA DELL’EDITORE La traduzione del presente volume , che contiene le opere scritte da Lenin tra V aprile del 1912 e il marzo 191 J, nel periodo della nuova ripresa rivoluzionaria in Russia, è stata condotta sul diciottesimo vo- lume della quarta edizione delle opere di Lenin, pubblicato a Mosca dalllstituto Marx-Engels-Lenin nel 1948. La maggior parte degli scritti contenuti in questo volume è dedi- cata all'analisi delle cause economico-socialt e politiche dello sviluppo di una nuova rivoluzione; all elaborazione della tattica del partito bol- scevico corrispondente alla nuova situazione ; alla lotta contro la borghesia liberale, i menscevichi liquidatori, ì trot scisti e alcune ten- denze tra i bolscevichi. Un altro gruppo di articoli è dedicato alla campagna elettorale per la IV Duma, alla valutazione dei risultati delle elezioni e alla attività del gruppo parlamentare socialdemocratico. La questione agraria è trattata in alcuni scritti in cui viene sve- lato il contenuto della politica agraria di Stolypin e se ne dimostra l'inevitabile fallimento. Nelle risoluzioni della riunione « di febbraio » del Comitato cen- trale del POSDR con funzionari del partito si impartiscono direttive su tutti 1 problemi principali dell'attività socialdemocratica in Russia. Il volume contiene inoltre alcuni testi compresi per la prima volta nell'edizione delle Opere di Lenin e che sono dedicati alla lotta contro i liquidatori e all elaborazione di questioni tattiche. Fra gli altri : Sulla questione dei deputati operai alla Duma e sulla loro dichiara- zione {progetto di dichiarazione per il gruppo parlamentare ); Partito illegale e lavoro legale; Prima stesura del poscritto all'opuscolo «La situazione attuale del POSDR»; Risposta ai liquidatori. aprile 1912 - marzo 1913 LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LA QUARTA DUMA E I COMPITI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA RIVOLUZIONARIA Gli scioperi politici e l’inizio delle dimostrazioni per l’eccidio della Lena dimostrano che il movimento rivoluzionario delle masse operaie in Russia si sta sviluppando. E questa aumentata carica del- l’atmosfera rivoluzionaria getta una vivida luce sui compiti del parti- to e sulla funzione che esso deve esercitare nella campagna elettorale. La crisi sta acuendosi in una situazione nuova. Attributo di questa situazione sarà una Duma nera che darà ai grandi proprietari fondiari il potere, alla borghesia un terreno per concludere transazioni e al proletariato una piccola tribuna. Questa tribuna ci è necessaria, ci è necessaria la campagna elettorale per il lavoro rivoluzionario fra le masse, e ci è necessario il partito illegale per dirigere questo lavoro nel suo complesso, sia nel palazzo Tauride, sia nella piazza Kazan, nelle riunioni operaie clandestine, durante gli scioperi, nelle assem- blee rionali degli operai socialdemocratici e nelle assemblee legali dei sindacati. Soltanto coloro che hanno irrimediabilmente perduto la luce degli occhi possono non vedere, nemmeno ora, tutta l’assurdità dell ’otzovismo e del liquidatorìsmo \ frutti dello sbandamento e della disgregazione dell’epoca del trionfo della controrivoluzione, e la loro funzione esiziale per la classe operaia. L’esempio dei populisti ha dimostrato quale scandaloso zero si ottiene se si addiziona il liquida- tori sm o dei « trudoùi^t » J e quello dei pubblicisti legali del Russinole Bogatstvo e del Sovremennif^ con Xotzovismo del «partito socialista- rivoluzionario » \ Tiriamo le conclusioni generali da ciò che la mobilitazione elet- torale delle forze politiche ha dimostrato. Si sono manifestati netta- mente tre campi: ]) 1 destri , da Purisckevic a Guckov, sono per il governo. Il grande proprietario fondiario centonero e il mercante IO LENIN tradizionale lo difendono a spada tratta. 2) I borghesi liberali — i « progressisti » B e i cadetti \ insieme con i gruppi dei vari « nazionali >, — sono contro il governo e contro la rivoluzione. Una delle principali particolarità dell’attuale momento storico è costituita dal fatto che il liberalismo è controrivoluzionario. Chi non vede che cosi è la borghesia «colta* ha tutto dimenticato e nulla imparato, e invano si attribuisce l’appellativo di democratico, senza parlare poi di quello di socialista. E i trudovìl(t e i « nostri * liquidatori vedono male e com- prendono male! 3) Il campo della democrazia, nel quale soltanto i socialdemocratici rivoluzionari, gli antiliquidatori, compatti, orga- nizzati, hanno spiegato fermamente e apertamente la loro bandiera della rivoluzione. I trudovikj e i nostri liquidatori tentennano fra il liberalismo e la democrazia, fra l’opposizione legale e la rivoluzione. Le radici di classe che dividono il primo e il secondo campo sono chiare. Ma i liberali sono riusciti a trarre in inganno molti uomini, da Vodovozov a Dan, circa le radici di classe che dividono il secondo campo dal terzo. La « strategia * del liberale, che ingenuamente Blank si è lasciato sfuggire nei Zaprosy Giznì , è semplice: i cadetti sono il centro dell’opposizione, il cavallo di stanga; i cavalli di rinforzo (i «fianchi*) sono, a destra i progressisti, a sinistra i trudovi %t e i liquidatori. Su questa troica i signori Miliukov sperano di «andare* in trionfo, investiti della funzione di « opposizione responsabile >. L’egemonia dei liberali nel movimento di liberazione russo ha sempre segnato e sempre segnerà la sconfitta di questo movimento. Il liberale si destreggia tra la monarchia dei Purisckevic e la rivolu- zione degli operai e dei contadini, tradendo quest’ultima in ogni grave momento. Il compito della rivoluzione è: approfittare della lotta dei liberali contro il governo e neutralizzare le incertezze e i tradi- menti del liberalismo. Agitare lo spauracchio della rivoluzione e spartirsi cosi il potere con Purisckevic e Romanov schiacciando insieme la rivoluzione: ecco la politica dei liberali. E la borghesia, per la sua posizione di classe, dirige questa politica. Di qui il giuoco alla « democrazia >, la de- mocraticità a buon mercato dei cadetti, e la loro reale fusione con il «progressismo* moderato degli lefremov, dei Lvov, dei Riabuscinski e soci. Approfittare della lotta dei liberali contro i Purisckevic per la spartizione del potere, impedendo assolutamente che nel popolo si LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LA QUARTA DUMA II crei la c fiducia » nel liberalismo, per sviluppare, rafforzare, consoli- dare Tassalto delle masse, che vogliono abbattere la monarchia e distruggere completamente i Purisckevic e i Romanov: tale è la tattica del partito proletario. Nelle elezioni i democratici si devono raggruppare contro i destri e contro i cadetti, « approfittando > nei ballottaggi, sulla stampa e nelle assemblee della lotta dei liberali con- tro i destri. Di qui la necessità di una piattaforma rivoluzionaria, che esca subito dal quadro della < legalità ». Di qui la parola d’ordine della repubblica in contrapposto al giuoco liberale delle parole d'ordine « costituzionali », parole d’ordine per una « Costituzione alla Raspu- tin-Trestcenkov ». 11 nostro compito è di preparare Tesercito della rivoluzione sempre e dappertutto, in tutte le forme di lavoro, su tutti i terreni d'attività, quali che siano le svolte a cui ci costringe- rebbe la vittoria della reazione o il tradimento dei liberali o il pro- lungarsi della crisi, ecc. Vedete i trudovihj. Sono dei liquidatori populisti sans phrases. Noi siamo dei rivoluzionari, « dà a intendere» il signor Vodovozov, mtf... come ci si può mettere contro Tarticolo 129 T ? — aggiunge egli. A cent'anni dalla nascita di Herzen un « partito» di molti milioni di contadini non sa nemmeno pubblicare un manifestino — sia pur poligrafato — a dispetto dell'articolo 129! I trudovi^i, attratti verso il blocco «innanzi tutto» con i socialdemocratici, non sanno dire chia- ramente che i cadetti sono dei controrivoluzionari, non sanno gettare le basi di un partito contadino repubblicano . Eppure la lezione degli anni 1905-1907 e 1908-1911 ha posto il problema proprio in questi termini: lottare per la repubblica, oppure leccare gli stivali a Puriscke- vic e giacere sotto le verghe di Markov e Romanov. Non v’è altra scelta per i contadini. Vedete i liquidatori. Per quanto si destreggino, per quanto si barcamenino i Martynov, i Martov e soci, qualsiasi lettore onesto e intelligente riconosce che R-kov ha compendiato proprio le loro idee quando ha detto: «Non bisogna farsi illusioni, bisogna prepararsi al trionfo di un progressismo borghese molto moderato ». 11 significato obiettivo di queste parole alate è: la rivoluzione è un’illusione; l’ap- poggio ai « progressisti » una realtà. Possibile dunque che chiunque non chiuda di proposito gli occhi non veda che, con parole un pochino diverse, ciò è appunto quel che dicono i Dan e i Martov quando lanciano la parola d'ordine: «Strappare la Duma [la quarta Duma, 12 LENIN la Duma dei grandi proprietari fondiari] dalle mani della reazione»? quando per centinaia di volte sbagliano formulando l’idea dei due campi? quando gridano «non sabotate» l’opera progressiva dei bor- ghesi liberali? quando combattono contro il «blocco di sinistra»? quando nel Gtvoie Dielo sputano con soddisfazione sulla «pubblicisti- ca estera non letta da nessuno »? quando di fatto si accontentano della piattaforma legale, degli attacchi legali airorganizzazione? quando creano i «gruppi di iniziativa » 8 liquidatori rompendo con il POSDR rivoluzionario? Possibile non sia chiaro che cantano lo stesso ritor- nello e i Levitski, che approfondiscono filosoficamente le idee liberali sulla lotta per il diritto, e i Nievedomski, con la loro nuova * revi- sione » airindietro delle idee di Dobroliubov, dalla democrazia al liberalismo, e gli Smimov, che fanno l’occhiolino al «progressismo», e tutti gli altri paladini della N ascia Zarìà e del Givoic Dielo} In realtà i democratici e i socialdemocratici non potrebbero mai, anche se lo volessero, «impedire» la vittoria dei progressisti» fra i grandi proprietari fondiari e i borghesi! Si tratta di frasi assoluta- mente vuote. Non questi sono i dissensi gravi. Non questa è la diffe- renza fra la politica operaia liberale e quella operaia socialdemocratica. L’« appoggio » ai progressisti, nelle cui « vittorie » si vede F« avvi- cinamento al potere del borghese colto », è una politica operaia liberale. Noi socialdemocratici vediamo nella «vittoria» dei progressisti un’espressione indiretta della ripresa democratica. Bisogna approfit- tare degli scontri dei progressisti con i destri, ma a nulla serve la nuda parola d’ordine dell’appoggio ai progressisti. È nostro compito svilup- pare la ripresa democratica, occuparci della nuova democrazia rivolu- zionaria, che cresce in modo nuovo nella nuova Russia. Ma se essa è incapace di rafforzarsi e di vincere a dispetto dei liberali, nessun « trionfo » elettorale dei progressisti e dei cadetti potrà modificare realmente nulla di serio nella situazione della Russia. Oggi è indubbio che ci troviamo in presenza di una ripresa. Essa procede con più difficoltà, in modo più lento e complesso di quel che desidereremmo, ma procede. Occorre « sostener/a » e svilupparla nel lavoro elettorale e in qualsiasi altro lavoro. Organizzare la democra- zia rivoluzionaria, forgiare, con una critica spietata del liquidatorismo e deH’otzovismo populisti, il partito repubblicano contadino, ma in- nanzi tutto ripulire la «propria casa» dal liquidatorismo e dall’otzo- vismo, intensificare il lavoro socialdemocratico rivoluzionario fra il la campagna elettorale per la QUARTA DUMA *3 proletariato e nel partito operaio socialdemocratico illegale: questo il nostro compito. Quale sarà l’epilogo della crisi rivoluzionaria che si sta sviluppando? Ciò non dipenderà da noi, ma da mille cause, dalla rivoluzione in Asia e dai socialismo in Europa; ma da noi di- pende il condurre coerentemente e fermamente il lavoro fra le masse nello spirito del marxismo; ed è questo l’unico lavoro che non si può mai svolgere senza che lasci tracce. Sotsiel-Demokrat , n. 26, 8 maggio (25 aprile) 1912. r\* I LIQUIDATORI CONTRO IL PARTITO Sulla stampa legale russa i liquidatori di tutte le sfumature con- ducono contro la conferenza del partito una campagna che, per la sua graziosa impudenza, dovrebbe destare rinvidia dei Bulgarin e dei Burenin*. Gli articoli del Givate Dielo che domandano aperta- mente ai delegati da chi erano stati mandati, e, salvaguardati dalla censura, attaccano ciò che è impossibile difendere sulla stampa legale, sono un tale esempio di dimenticanza delle regole elementari dell’one- stà giornalistica che dovrebbero suscitare non soltanto la protesta dei partigiani della conferenza, ma la ripugnanza di tutti gli uomini politici semplicemente onesti. E gli articoli deirinformatore anonimo del Vorwàrts offrono un tale mazzo di sfacciate millanterie c di frasi menzognere da non lasciare il dubbio che l’ordinazione di que- sti articoli, fatta dai liquidatori, è capitata in mani esperte*. Messi con le spalle al muro, i gruppi e i circoli dei liquidatori non si limitano tuttavia a una campagna di calunnie contro il partito. Essi tentano di convocare una loro conferenza e, naturalmente, pren- dono tutti i provvedimenti per dare al comitato d'organizzazione” che la vuole convocare l’apparenza di un « organismo di partito », « non frazionista », « unificatore ». Sono cosi comodi questi termini... quando bisogna far abboccare aU’amo dei liquidatori tutti coloro che per qualsiasi ragione sono insoddisfatti della conferenza del partito! A Trotski è stato dato l’incarico di decantare tutte le benemerenze del comitato d’organizzazione e deH’imminente conferenza dei liqui- * Per informare i compagni tedeschi della reale situazione nel POSDR. la reda- zione dell organo centrale ha pubblicato in tedesco un apposito opuscolo che, tra l’ al- tro, smaschera i metodi dell’anonimo del Vorwàrts **. 1 LIQUIDATORI CONTRO IL PARTITO *5 datori : a chi dunque affidare questo incarico se non all*« unificatore di professione»? Ed egli ha decantato..» con tutti i caratteri che la tipografia di Vienna ha a sua disposizione: «i vperiodisti, i seguaci del Golos y i bolscevici e i menscevichi partiusti u , i cosiddetti liqui- datori e coloro che non appartengono a nessuna frazione — in Rus- sia e all’estero — appoggiano decisamente Patti vita »... del comitato d’organizzazione ( Pravda , n. 24). Il poveretto ha ancora una volta... mentito e ancora una volta ha fatto male i conti. Il blocco, sorto sotto l’egemonia dei liquidatori, dopo essersi preparato con tale chiasso contro la conferenza del 1912, sta sfasciandosi, e sta sfasciandosi perché i liquidatori hanno mostrato troppo palesemente le loro orecchie d’asino. I polacchi si sono rifiuta- ti di partecipare al comitato d’organizzazione; Plekhanov, dopo uno scambio di lettere con un rappresentante di quest’ultimo, ha chiarito alcuni particolari curiosi: 1) si suppone che la conferenza debba essere « costitutiva », cioè non una conferenza del POSDR, ma di un qualche nuovo partito, 2) alla base della sua convocazione sta un principio «anarchico», 3) «la conferenza viene convocata dai liquidatori». Dopo che il compagno Plekhanov aveva chiarito queste circostanze, non ci ha potuto stupire il fatto che i cosiddetti bolscevichi (?!) con- ciliatori abbiano preso il coraggio a due mani e abbiano deciso di denunciare Trotski per avere egli... detto una menzogna quando li ha elencati fra i sostenitori del comitato d’organizzazione. «Questo comitato d’organizzazione, nella sua composizione attuale, con la sua chiara tendenza ad imporre a tutto il partito l’atteggiamento che esso ha assunto verso i liquidatori, con quei principi di anarchia or- ganizzativa ch’esso ha posto alla base del completamento della sua composizione, non garantisce minimamente la convocazione di una conferenza effettivamente di tutto il partito»: cosi oggi i nostri « par- tit isti », fattisi coraggio, giudicano il comitato d'organizzazione. Non ci è noto dove sono oggi i nostri « sinistri » fra i « sinistri », i vperiodi- sti, che si erano affrettati a suo tempo a dichiarare la loro simpatia per il comitato d’organizzazione, ma la cosa non ha importanza: importante è che il carattere liquidatorista della conferenza che il comitato d’organizzazione vuole convocare è stato stabilito da Ple- khanov con una chiarezza irrefutabile, e che gli intelletti di statisti dei «conciliatori» hanno dovuto inchinarsi davanti a questo fatto. Chi è dunque rimasto? I liquidatori dichiarati e Trotski... i6 LENIN La base di questo blocco è chiara: i liquidatori si servono « come prima» della completa libertà di applicare la loro linea nel Givoic Dielo e nella N ascia Zanà , e Trotski, dall’estero, li copre con una fraseologia rrrivoluzionaria che a lui non costa nulla e non impegna a nulla i liquidatori. Da questa storia sgorga una piccola lezione per coloro che al- l’estero sospirano dietro l’unità e che recentemente hanno redatto il foglio Za Partii*. Per edificare il partito non basta saper gridare « unità », bisogna anche avere un programma politico , un programma di azioni politiche. Il blocco fra i liquidatori, Trotski, i vperiodisti, i polacchi, i bolscevichi (?) partitati, i menscevichi di Parigi, ecc. ecc. ecc. era anticipatamente condannato a uno scandaloso fallimento poiché era costruito sull’assenza di principi, sull’ipocrisia e sulla vuota fraseologia. E non sarebbe male che coloro che sospirano decidano finalmente per sé il difficilissimo ed estremamente complesso proble- ma: con chi vogliono l’unità? Se con i liquidatori, perché non dirlo senza tante smancerie; se sono contro l’unificazione con i liquida- tori, dietro a quale unità essi sospirano? La conferenza di gennaio e le istanze da essa elette sono l’unica cosa che oggi unisce effettivamente tutti i militanti del POSDR in Russia. Al di fuori di essa vi sono soltanto le promesse dei bundisti e di Trotski di convocare la conferenza liquidatrice del comitato di organizzazione e i fumi del liquidatorismo che hanno dato alla testa ai « conciliatori ». Sotual‘DemoJ(rat , n. 26, 8 maggio (23 aprile) 1912. ALLA MEMORIA DI HERZEN Sono passati cento anni dalla nascita di Herzen. Tutta la Russia liberale lo commemora, evitando con cautela i seri problemi del so- cialismo e celando con cura ciò che distingueva il rivoluzionario Herzen dal liberale Herzen. La stampa di destra lo commemora anch’essa e mentendo afferma che verso la fine dei suoi giorni egli ripudiò la rivoluzione. All’estero, nei discorsi dei liberali e dei popu- listi su Herzen, regna la frase e null’altro che la frase. ^ Il partito operaio deve ricordare Herzen, non per glorificare banalmente la sua memoria, ma per comprendere i compiti che esso stesso deve assolvere, per comprendere il vero posto assegnato dalla storia ad uno scrittore che ebbe una funzione importante nella pre- parazione della rivoluzione russa. Herzen apparteneva alla generazione dei rivoluzionari della pri- ma metà del secolo scorso, provenienti dalla nobiltà, dai grandi pro- prietari fondiari. L’aristocrazia ha dato alla Russia dei Biron e degli Arakceiev 13 , un numero infinito «di ufficiali ubriachi, di attaccabri- ghe, di giocatori di carte, dì eroi da fiera, di bracchieri, di spadac- cini, di frustatori, di libertini », e anche dei buoni ma inetti Ma- nilov 1 *. « E tra loro — scriveva Herzen — sono cresciuti gli uomi- ni del 14 dicembre, la falange di eroi nutriti, come Romolo e Remo, dal latte di una fiera... Erano dei prodi cavalieri, forgiati nel puro acciaio dalla testa ai piedi, dei combattenti eroici, che affron- tarono scientemente una morte sicura per risvegliare a una nuova vita la giovane generazione e purificare i figli nati in un ambiente di effe- ratezza e di servilismo » u . Herzen fu uno di questi figli. L’insurrezione dei decabristi lo risvegliò e lo «purificò». Nella Russia feudale degli anni quaranta, i8 LENIN egli seppe elevarsi ad un’altezza che lo rendeva pari ai piu grandi pensatori della sua epoca. Egli assimilò la dialettica di Hegel; com- prese che essa è 1« algebra della rivoluzione». Andò più in là di Hegel, segui Feuerbach verso il materialismo. La prima delle sue Lettere sullo studio della natura — Empirismo e idealismo — , scritta nel 1844, ci rivela un pensatore che sorpassa tuttora di tutta una testa la moltitudine dei naturalisti empirici e i numerosissimi filosofi, idea- listi e semi-idealisti, moderni. Accostandosi in pieno al materialismo dialettico, Herzen si arrestò davanti al materialismo storico. Fu questo «arresto» che provocò nel 1848 il fallimento spirituale di Herzen dopo la disfatta della rivoluzione. Egli già aveva abban- donato la Russia e aveva potuto assistere di persona a quella rivolu- zione. Era allora democratico, rivoluzionario, socialista, ma il suo «socialismo» apparteneva a una delle forme e varietà del socialismo borghese e piccolo-borghese, cosi numerose nell’epoca del 1848 e che furono definitivamente annientate nelle giornate di giugno. In fondo, non era affatto socialismo, ma una fraseologia sentimentale, un bel sogno, in cui ammantava quel suo rivoluzionarismo la democrazia borghese e, come essa, il proletariato che non si era ancora liberato dalla sua influenza. Il fallimento spirituale di Herzen, il suo profondo scetticismo e pessimismo, subentrati dopo il 1848, erano il fallimento delle illusioni borghesi nel socialismo. Il suo dramma spirituale fu il ri- sultato e il riflesso deirepoca storica universale in cui il rivoluzionari- smo della democrazia borghese stava già morendo (in Europa) mentre il rivoluzionarismo del proletariato socialista non era ancora giunto a maturazione. Questo non è stato compreso e non poteva essere compreso dai paladini del verbalismo liberale russo, che oggi nascon- dono il loro spirito controrivoluzionario sotto frasi fiorite sullo scetti- cismo di Herzen. Per costoro, che hanno tradito la rivoluzione russa del 1905, hanno cancellato dalla loro memoria Tappellativo glorioso di rivoluzionario , lo scetticismo è una forma di transizione dalla demo- crazia al liberalismo, a quel liberalismo servile, infame, sporco e fe- roce, che sparava sugli operai nel 1848, restaurava i troni abbattuti, applaudiva Napoleone III e che Herzen maledisse , non riuscendo a comprenderne il carattere di classe. In Herzen lo scetticismo era una forma di transizione dalle il- lusioni della democrazia borghese, « al di sopra delle classi », alla lotta ALLA MEMORIA DI HERZEN 19 di classe del proletariato, lotta severa, implacabile, invincibile. Lo at- testano le Lettere ad un vecchio compagno , a Bakunin, scritte da Herzen un anno prima della sua morte, nel 1869. Herzen rompe con l’anarchico Bakunin. È vero che in questa rottura egli non vede an- cora che un dissenso tattico, e non l’abisso che separa la concezione del proletariato, sicuro della vittoria della sua classe, e quella del piccolo borghese che dispera della sua salvezza. È vero che anche qui Herzen ripete le vecchie frasi democratiche borghesi, affermanti che il socialismo dovrebbe rivolgersi « colla sua propaganda sia all’ope- raio che al padrone, all’agricoltore e al piccolo borghese ». Però, rom- pendo con Bakunin, egli si volse non verso il liberalismo, ma verso Y Intemazionale, verso quell’Internazionale che era diretta da Marx, quell’Internazionale che aveva cominciato a « raccogliere i reggimen- ti » del proletariato, a raggruppare il « mondo operaio », « che ripudia il mondo di coloro che godono dei beni della vita senza lavorare » “I Non avendo compreso che tutti i movimenti del 1848 e tutte le forme del socialismo premarxista erano in sostanza democratici borghesi, a piu forte ragione Herzen non potè comprendere che il carattere della rivoluzione russa era borghese. Egli fu il fondatore del socialismo « russo», il «populismo»; e il «socialismo» consisteva per lui nella emancipazione dei contadini, ai quali sarebbe stata con- cessa la terra , nt\Y obsteina come forma di possesso fondiario, e nella concezione contadina « del diritto alla terra ». Innumerevoli volte egli svolse le sue idee preferite su questo tema. In realtà, in questa dottrina di Herzen, come del resto in tutto il populismo russo, — compreso il populismo sbiadito degli attuali « socialisti-rivoluzionari », — non vi è un grano di socialismo. È la stessa fraseologia sentimentale, lo stesso bel sogno, di cui si ammanta il rivoluzionarizmo della democrazia contadina borghese in Russia e di cui si ammantano le diverse forme del « socialismo del ’48 » in Occidente. Quanto piu terra avrebbero ottenuto i contadini nel 1861, e quanto piu a buon mercato l’avrebbero ottenuta, tanto piu il potere dei grandi proprietari fondiari feudali si sarebbe indebolito, e in mo- do tanto piu rapido, libero e ampio si sarebbe sviluppato il capita- lismo in Russia. L’idea del «diritto alla terra» e della «ripartizione egualitaria della terra » non è che la formulazione delle aspirazioni rivoluzionarie all’eguaglianza dei contadini, che lottano per l’ab- 20 LEK IN battimento completo del potere dei grandi proprietari fondiari, per la soppressione completa della grande proprietà fondiaria. La rivoluzione del 1905 lo confermò interamente: da un lato, il proletariato si batté, come forza del tutto indipendente, alla testa della lotta rivoluzionaria, creando il partito operaio socialdemocratico; dal- l’altro lato, i contadini rivoluzionari (i ttrudoviltf* e l'« Unione con- tadina» 17 ), lottando per qualsiasi forma di soppressione della grande proprietà fondiaria, compresa F« abolizione della proprietà privata della terra», combatterono appunto in qualità di padroni, di piccoli imprenditori. Nel momento attuale le discussioni sul « carattere socialista » del diritto alla terra, ecc. non servono che ad oscurare e a dissimulare un problema storico realmente serio ed importante: la differenza che esiste tra gli interessi della borghesia liberale e quelli dei contadini rivoluzionari nella rivoluzione borghese russa; in altre parole, il pro- blema dell’esistenza di una corrente liberale e di una corrente demo- cratica, di una corrente «conciliatrice» (monarchica) e di una cor- rente repubblicana in questa rivoluzione. Se si guarda all’essenza delle cose e non alle frasi, se si considera la lotta di classe come base delle « teorie » e delle dottrine, e non inversamente, si vede che è appunto questo il problema che pose il Kolo/^ol di Herzen. Herzen creò all’estero una stampa russa libera: questo è il suo grande merito. La Poliamaia Zvtezdà riprese le tradizioni dei deca- bristi. Il Kolo^ol (1857-1867) lottò strenuamente per la liberazione dei contadini. 11 silenzio degli schiavi era rotto. Ma Herzen apparteneva all’ambiente dei grandi proprietari fon- diari, dei signori. Egli aveva abbandonato la Russia nel 1847; non vide il popolo rivoluzionario e non poteva aver fede in esso. Di qui il suo appello liberale agli « strati superiori ». Di qui le sue innume- revoli melliflue lettere apparse nel Kolokpl e dirette ad Alessandro II l’Impiccatore, che non si possono leggere oggi senza un senso di disgusto. Cernyscevski, Dobroliubov, Serno-Soloviovic — i quali rap- presentavano la nuova generazione dei rivoluzionari raznocintsy — avevano mille volte ragione quando rimproveravano a Herzen le sue deviazioni dalla democrazia al liberalismo. Però la giustizia esige si dica che, nonostante tutte le sue oscillazioni tra la democra- zia e il liberalismo, il democratico prese in lui il sopravvento. Allorché uno dei tipi più ripugnanti della impudenza liberale, ALLA MEMORIA DI HERZEN 21 Kavelin, che aveva prima ammirato il Kolol(ol appunto per le sue tendenze liberali , si levò contro la Costituzione, attaccò l’agitazione rivoluzionaria, insorse contro la « violenza » e gli appelli alla violenza e si mise a predicare la pazienza, Hcrzen ruppe con questo saggio liberale, si scagliò contro il suo « libello meschino, assurdo e nocivo*, scritto per « servire sottomano di guida al governo liberaleggiante *, si scagliò contro le « sentenze politico-sentimentali * di Kavelin, che rappresentavano il « popolo russo come un popolo di bruti e il go- verno come un modello di saggezza ». Il Kolof^ol pubblicò un articolo intitolato Orazione funebre , nel quale sferzava i « professori che, con le loro ideucce meschine ma altezzose, tessono una putrida ragnatela, gli ex professori, già buona gente, ma inaspritisi piu tardi, quando vi- dero che la gioventù sana non poteva condividere le loro concezioni scrofolose *. Kavelin si riconobbe immediatamente in questo ritratto. Quando Cernyscevski fu arrestato, il vile liberale Kavelin scrisse: « Mi pare non vi sia ragione di indignarsi per gli arresti... il partito rivoluzionario ritiene che tutti i mezzi siano buoni per abbattere il governo; e questo si difende con i propri mezzi *. E Herzen, parlando del processo contro Cernyscevski, sembrava voler rispondere a questo cadetto: «E dei miserabili, degli uomini insulsi, degli uomini senza spina dorsale, dicono che non bisogna vituperare questa banda di briganti e di mascalzoni che ci governa *. Allorquando il liberale Turgheniev scrisse una lettera personale ad Alessandro II assicurandolo dei suoi sentimenti di suddito fedele e donò due monete d oro per i soldati feriti durante la repressione del- l’insurrezione polacca, il Kolokpl parlò « della Maddalena canuta (di sesso maschile) che aveva scritto airimperatore per dirgli che non poteva prender sonno, tormentata dall’idea che l’imperatore ignorasse il pentimento in lei sopravvenuto». E Turgheniev vi si riconobbe immediatamente. Quando tutta la banda dei liberali russi si allontanò da Herzen perché aveva difeso la Polonia, quando tutta la « società colta* si staccò dal Kolokol , Herzen non si turbò; continuò a difendere la libertà della Polonia e a sferzare i « pacificatori *, i carnefici, gli im- piccatori al servizio di Alessandro II. Egli salvò l’onore della demo- crazia russa. « Abbiamo salvato l’onore del nome russo — scriveva egli a Turgheniev — e ciò ha fatto piovere su di noi gli attacchi della maggioranza servile ». 22 LENIN Quando si ebbe notizia che un contadino servo aveva ucciso un grande proprietario fondiario che aveva attentato all’onore della sua fidanzata, Herzen aggiunse nel Kolofol: «Ed ha fatto benone! ». Alla notizia che si sarebbe proceduto alla nomina di commissari mili- tari per l’« emancipazione » «pacifica» dei contadini, Herzen scrisse: «Il primo colonnello intelligente che, alla testa delle sue truppe, pas- serà dalla parte dei contadini, invece di reprimerli, salirà sul trono dei Romanov ». Quando il colonnello Reitern si fece saltare le cervella a Varsavia (1860) per non essere un complice dei carnefici, Herzen scrisse: «Se si deve fucilare qualcuno, si devono fucilare quei ge- nerali che danno lordine di sparare contro una folla inerme ». Quando cinquanta contadini furono uccisi a Bezdna e il loro capo, Anton Petrov, fu giustiziato (12 aprile 1861), Herzen scrisse nel Kolo\ol: «Oh! se le mie parole potessero giungere sino a te, lavoratore c mar- tire della terra russa!.,, come ti insegnerei a odiare i pastori spirituali che ti sono stati imposti dal sinodo di Pietroburgo e dallo zar tedesco... Tu detesti il grande proprietario fondiario, tu detesti il funzionario, li temi a giusta ragione; ma tu credi ancora nello zar e neH’arcivescovo... non credergli... Lo zar è con loro, ed essi servono lo zar. Lo vedi ora, tu, padre del giovane assassinato a Bezdna; tu, figlio di colui che è stato ucciso a Penza... I tuoi pastori sono ignoranti come te, poveri come te... Tale fu un altro Antoni (non Parcivcscovo Antoni, ma Anton di Bezdna) che a Kazan si è fatto uccidere per te... I corpi dei tuoi mar- tiri non faranno quarantotto miracoli; la preghiera a loro rivolta non guarirà il mal di denti; ma il loro vivo ricordo può fare questo solo mi- racolo: emanciparti ». Da ciò appare quanto basse e vili siano le calunnie di cui i nostri liberali, trinceratisi nella stampa «legale» servile, coprono Herzen; essi ne esaltano i lati deboli e passano sotto silenzio i suoi lati forti. Non fu colpa di Herzen, ma una disgrazia per lui, il non aver potuto vedere, negli anni quaranta, il popolo rivoluzionario nella Russia stessa. Quando lo vide negli anni sessanta , si schierò senza timore a fianco della democrazia rivoluzionaria, contro il liberalismo. Egli lottò per la vittoria del popolo sullo zarismo, e non per una transazione della borghesia liberale con lo zar dei grandi proprietari fondiari. Egli innalzò il vessillo della rivoluzione. ALLA MEMORIA DI HERZEN ^3 Nel commemorare Herzen, davanti a noi si delineano nettamente tre generazioni, tre classi che hanno agito nella rivoluzione russa. Airinizio, i nobili e i grandi proprietari fondiari, i decabristi e Herzen. Ristretta è la cerchia di questi rivoluzionari. Essi sono ter- ribilmente lontani dal popolo. Ma la loro opera non è andata perduta. I decabristi risvegliarono Herzen. Herzen svolse un’agitazione rivo- luzionaria. Questa fu ripresa, ampliata, rafforzata, temprata dai rivoluzio- n2iT\-raznocin(sy y cominciando da Cernyscevski per finire con gli eroi della «Volontà del popolo » ,B . La cerchia dei combattenti si era allar- gata, essi erano piu legati col popolo. Herzen li chiamava: «I giovani piloti della futura tempesta ». Ma la tempesta non c’era ancora. La tempesta è un movimento delle masse stesse. Il proletariato, unica classe coerentemente rivoluzionaria, si è messo alla loro testa e per la prima volta ha sollevato milioni di contadini a un lotta rivolu- zionaria aperta. La prima ondata della tempesta ebbe luogo nel 1905. La successiva incomincia a salire sotto i nostri occhi. Nel commemorare Herzen il proletariato impara a comprendere dal suo esempio la grande importanza della teoria rivoluzionaria; im- para a comprendere che la devozione assoluta alla rivoluzione e la propaganda rivoluzionaria fatta tra il popolo non vanno perdute, anche quando intieri decenni dividano il periodo della semina da quello del raccolto; impara a determinare qual è la funzione delle diverse classi nella rivoluzione russa e internazionale. Arricchito di questi insegnamenti, il proletariato si aprirà il cammino verso la libera unione con gli operai socialisti di tutti i paesi, dopo aver schiacciato l’infamia che è la monarchia zarista, contro la quale Herzen fu il primo ad innalzare il grande vessillo della lotta, rivolgendo alle masse la libera parola russa. Sotsial-Dcmokrati n. 26, 8 maggio (25 aprile) 1912. IL POSSESSO FONDIARIO NELLA RUSSIA EUROPEA La carestia ha colpito 30.000.000 di contadini e ha fatto sorgere per l’ennesima volta il problema della situazione delle masse conta- dine in Russia. Di solito, ragionando su questo problema ci si lascia sfuggire la cosa principale, e precisamente il rapporto che esiste tra la grande proprietà fondiaria, prevalentemente nobiliare, e la situa- zione dei contadini. Su ciò vogliamo attirare Tattenzione del lettore. Nel 1907 il ministero degli affari interni pubblicò la Statistica del possesso fondiario nel /905. Da questi dati ufficiali, che non. si possono sospettare in nessun caso di parzialità per i contadini, ci si può fare un’idea abbastanza precisa di una delle cause fondamentali delle carestie. La statistica governativa ha stabilito che nei 50 governatorati della Russia europea la quantità di terra è di 395.000.000 di desiatine. Ma questa cifra non dà un quadro reale della situazione, perché ivi sono compresi piu di 100.000.000 di desiatine di terra del demanio delLe- stremo nord, nei governatorati di Arcangelo, Olenets e Vologdà. Una grande parte non è coltivabile: si tratta delle tundre e delle foreste dell’estremo nord. Di solito se ne parla soltanto per nascondere qual è la reale distribuzione delle terre che possono essere messe a coltura. Detraendo queste terre otteniamo (in cifre tonde) 280.000.000 di desiatine, che costituiscono la superficie complessiva delle terre adatte all’agricoltura. Di esse 101. 000.000 di desiatine appartengono a pro- prietari privati e 139.000.000 sono terre del nadiel. Bisogna distin- guere la grande proprietà fondiaria dal piccolo possesso fondiario contadino. Per le grandi tenute la statistica governativa comunica i seguenti dati: IL POSSESSO FONDIARIO NELLA RUSSIA EUROPEA 2 5 Proprietà fondiaria privata personale nella Russia europea superfìcie delle tenute tenute terra in desiatine da 500 a 2.000 des. 21.748 20.590.708 » 2.000 * 10.000 > 5 386 20.602.109 » 10.000 e piu » 699 20.795.504 In complesso 27.833 61.991. 321 in media per tenuta (in desiatine) 947 3.825 2 9-754 2.227 Questi dati non sono completi perche in essi non sono comprese né le terre dell’appannaggio, né quelle che appartengono a grosse so- cietà commerciali e simili. Tuttavia ci permettono di conoscere la principale particolarità della grande proprietà fondiaria russa. Sette- cento grandi proprietari fondiari posseggono 21.000.000 di desiatine, cioè quasi 30.000 desiatine ciascuno. Meno di 28.000 grandi proprietari fondiari posseggono 62.000.000 di desiatine, cioè in media 2.200 desiatine ciascuno. A questa cifra bisogna aggiungere le terre dell'appannaggio, con una superficie di più di 5.000.000 di desiatine. Inoltre più di 5.500.000 desiatine appartengo- no a 272 società « commerciali-industriali, industriali e altre». Si tratta indubbiamente di grandi tenute di cui la maggior parte si trova nel governatorato di Perm; ivi a dieci di queste società appartengono circa i .500.000 desiatine (la cifra precisa è: 1.448.902). Otteniamo dunque che 70.000.000 di desiatine (non certo di meno ma probabilmente di più) appartengono ai più grandi proprietari fon- diari e che il loro numero non raggiunge la cifra di 50.000. Vediamo ora il possesso fondiario dei contadini. Secondo i dati della statistica governativa i contadini con i lotti più piccoli possede- vano le seguenti terre del nadiel ; Terre del « nadiel * superfìcie dei nudici famiglie terra (in desiatine) in media per ogni famiglia (in desiatine) non più di 5 desiatine 2.857.650 9.030.333 3>' da 5 a 8 > 3.317.601 21.706.550 6,5 da 8 a 15 » 3-932-485 42.182.923 10,7 10.107.736 72.919.806 7,0 in complesso 2Ó LENIN Dieci milioni di famiglie contadine — il loro numero complessivo è di circa 13.000.000 — posseggono dunque 7j.000.000 di desiatine. In media si hanno per ogni fuoco sette desiatine. Vanno aggiunte poi le piccole proprietà private: 409.864 proprietari non posseggono piu di io desiatine, e la terra in loro possesso è complessivamente di 1.625.226 desiatine, cioè meno di 4 desiatine per famiglia. Abbiamo dunque circa 10.500000 famiglie contadine con 7 5.000.000 di desiatine. Possiamo ora mettere insieme questi dati principali, che molto spesso vengono dimenticati o presentati in modo sbagliato quando si parla del problema contadino: Grande proprietà fondiaria: 50.000 proprietari; 70.000.000 di desiatine di terra. Piccolo possesso fondiario contadino: /0.500.000 proprietari; 75.000.000 di desiatine di terra. Naturalmente questi sono dati globali. Per uno studio più partico- lareggiato della situazione dei contadini e deH’importanza delle grandi tenute bisogna considerare i dati per le diverse regioni o zone, e talvolta persino per i singoli governatorati. Ma gli economisti, sia del settore governativo, sia di quello liberale e, in parte, persino di quello populista, molto spesso celano la sostanza del problema della terra proprio riferendosi a singole regioni o a singoli aspetti parziali del problema. Per rendersi conto dell’importanza capitale del proble- ma della terra e della situazione dei contadini bisogna non perdere di vista i dati principali qui citati e non permettere che ciò che è parziale oscuri ciò che è fondamentale. Citeremo qualche esempio di questo genere in un prossimo ar- ticolo. Cerchiamo adesso di trarre la conclusione principale. Nella Russia europea la terra è distribuita in modo tale che i piu grandi proprietari fondiari che posseggono più di 500 desiatine hanno nelle loro mani 70.000.000 di desiatine; inoltre essi non raggiungono la cifra di 30.000. La grande massa dei contadini, invece, e precisamente 10.500.000 famiglie, sulla cifra complessiva di 13.000.000, posseggono 75.000.000 di desiatine. La superficie media delle più grandi tenute dei grandi proprietari fondiari è di 2-200 desiatine . La superficie media del piccolo appez- zamento contadino è di sette desiatine. Se la terra dei 30.000 piu grandi proprietari passasse ai 10.000.000 IL POSSESSO FONDIARIO NELLA RUSSIA EUROPEA TTJ di famiglie contadine, la proprietà di queste famiglie quasi si rad- doppierebbe. Quali rapporti economici fra i grandi proprietari fondiari e i con- tadini derivano da questa distribuzione della terra? Di ciò tratteremo la prossima volta. Ntctt. sfata Zv'tezdà , n. 3, 6 maggio 1912. Firmato: R. Silin. I « TRUDOVIKl > E LA DEMOCRAZIA OPERAIA La campagna elettorale per la quarta Duma ha portato con sé una certa animazione e ha accentuato l’interesse per i problemi poli- tici. Il largo movimento suscitato dagli avvenimenti della Lena ha fatto si che questa animazione sia divenuta piu viva e l’interesse particolarmente forte. Oggi è quindi più che mai opportuno esaminare il problema deHatteggiamento dei trudovikj , cioè della democrazia contadina, verso la democrazia operaia. Il signor V. Vodovozov, nell’articolo il gruppo del lavoro e tl partito operaio ( Zaprosy Gizm , n. 17), rispondendo al mio articolo sulla Zviezdà: Liberalismo e democrazia ** , espone il punto di vista dei trudovikj sul problema. La discussione riguarda l’essenza stessa di due orientamenti politici che esprimono gli interessi dei nove de- cimi della popolazione della Russia. Ogni democratico ha quindi il dovere di prestare la massima attenzione a ciò che ne costituisce l’oggetto. I La democrazia operaia si attiene al punto di vista della lotta dì classe. Gli operai salariati costituiscono nella società moderna una classe ben determinata, le cui condizioni si distinguono radicalmente dalle condizioni dei piccoli proprietari, dei contadini. Non si può quindi parlare della loro unione in un unico partito. Gli operai si prefiggono di distruggere la schiavitù del sala- rio mediante reliminazione del dominio della borghesia. I contadini avanzano rivendicazioni democratiche che possono distruggere la servitù della gleba, in tutte le sue basi e manifestazioni sociali, ma « TRUD0VIK1 » E LA DEMOCRAZIA OPERAIA 29 che non sono in grado nemmeno di intaccare il dominio della bor- ghesia. In Russia, nell’attuale periodo, i compiti comuni agli uni e agli altri possono avvicinare la democrazia contadina e la democrazia operaia, le quali non possono non procedere separatamente, ma pos- sono — e, per ottenere successi, devono — agire insieme contro tutto ciò che è in contrasto con la democrazia. Se questa azione unita o comune non verrà attuata, se la democrazia contadina non si sba- razzerà della tutela dei liberali (i cadetti), non si potrà nemmeno parlare di una seria trasformazione democratica della Russia. Queste sono le idee della democrazia operaia, dei marxisti, che ho sviluppato nei due articoli Liberalismo e democrazia. I trudovik't , di cui il signor Vodovozov espone le idee, vogliono essere un partito « al di sopra delle classi ». Un solo partito, secondo la loro convinzione, « potrebbe pienamente servire gli interessi di tre classi sociali»: i contadini, la classe operaia e gli «intellettuali lavoratori ». Io ho detto che questa «convinzione » è in contrasto 1) con tutte le verità della scienza economica, 2) con tutta l’esperienza dei paesi che hanno attraversato epoche simili a quella che sta attraversando la Russia, 3) con l’esperienza della Russia in un periodo importante e particolarmente critico della sua storia, il 1905. Ho deriso la pretesa, veramente cadetta, di « mettere insieme » diverse classi e ho ricor- dato che i cadetti chiamano i signori Maklakov «intellettualità lavo- ratrice ». II signor Vodovozov, senza citare i miei argomenti in modo com- pleto e logico, tenta di controbattermi saltando di palo in frasca. Contro il primo argomento egli dice, per esempio: «I contadini sono una massa che vive del suo lavoro, i loro interessi sono gli inte- ressi del lavoro, ed essi costituiscono quindi uno dei reparti del grande esercito del lavoro, mentre un altro reparto è costituito dagli operai ». Questa non è scienza economica marxista, ma borghese: serven- dosi di frasi sugli interessi del lavoro si attenua la differenza capitale tra la situazione del piccolo proprietario e quella dell’operaio sala- riato. L’operaio non possiede nessun mezzo di produzione e vende se stesso, le sue braccia, la sua ]orza-lavoro\ il contadino possiede mezzi di produzione — attrezzi, bestiame, terra, sua o affittata — e, 30 LENIN essendo un piccolo proprietario, un piccolo imprenditore, un piccolo borghese, vende i prodotti della sua azienda. Anche oggi in Russia i contadini assumono per la loro azienda non meno di 2.000.000 di salariati agricoli. E se tutte le terre dei grandi proprietari fondiari passassero senza riscatto ai contadini, questi ne assumerebbero molti di più. Il passaggio della terra ai contadini è neirinteresse di tutti i contadini, di tutti gli operai salariati, di tutta la democrazia, perché la grande proprietà fondiaria è la base di quel potere politico del tipo che è stato fatto conoscere alla Russia con particolare evidenza da Purisckevic, poi da Markov 2 0 e da altri « esponenti della III Du- ma », nazionalisti, ottobristi ", ecc. È chiaro quindi che lo scopo comune che si pone oggi ai conta- dini e agli operai non ha assolutamente nulla di socialista, nonostante Topinione degli ignoranti centoneri e talvolta anche dei liberali. Si tratta di uno scopo esclusivamente democratico, il cui raggiungimen- to darebbe la libertà alla Russia, ma non significherebbe ancora per nulla la distruzione della schiavitù salariata. Per impostare seriamente le azioni comuni di diverse classi, per un vero e duraturo successo di queste azioni occorre sapere molto bene in che cosa questi interessi coincidono e in che cosa divergono. Qualsiasi errore, qualsiasi «malinteso» in proposito, qualsiasi tenta- tivo di offuscare la realtà con frasi vuote non può non avere la fun- zione più esiziale, non può non pregiudicare la vittoria. II « Il lavoro agrìcolo si differenzia dal lavoro in fabbrica; ma anche il lavoro in fabbrica si differenzia dal lavoro dei commessi di negozio, e, tuttavia, la Zviezdà si sforza di dimostrare a questi ultimi che essi costituiscono, con gli operai, una soia classe e devono quindi considerare la socialdemocrazia come il loro rappresentante ». Cosi il signor Vodovozov confuta gli argomenti sulla profonda differenza di classe fra i piccoli agricoltori e gli operai! I suoi ragio- namenti sono anche questa volta imbevuti del solito spirito dell’eco- nomia politica borghese. Il piccolo agricoltore appartiene alla stessa ] « TRU DOVI K1 » E LA DEMOCRAZIA OPERAIA 31 classe dell’industriale, del piccolo padrone artigiano, del piccolo com- merciante; non ve differenza di classe ma di professione. Il salariato agricolo appartiene alla stessa classe deiroperaio salariato di fabbrica e dell’addetto al commercio. Tutte queste sono per il marxismo le verità piu elementari, e il signor Vodovozov ha torto di pensare che, chiamando il «mio» mar- xismo un marxismo «estremamente semplificato», riuscirà a nascon- dere la sostanza della questione , e precisamente che i trudovikj abban- donano costantemente l’economia politica marxista per seguire quella borghese. La stessa confusione, e della stessa natura, rivela il signor Vodo- vozov quando cerca di confutare il mio riferimento airesperienza di tutti i paesi e della Russia — circa la profonda differenza di classe fra i piccoli agricoltori e gli operai salariati — osservando che talvolta una sola classe è rappresentata da diversi partiti o viceversa. In Europa gli operai seguono talvolta i liberali e gli anarchici, i clericali, tee. 1 grandi proprietari fondiari sono talvolta divisi tra diversi partiti. Ma che cosa prova ciò se non che, oltre alle differenze di classe , sulla formazione dei partiti influiscono anche altre differenze, come per esempio quelle religiose, nazionali, ecc.? Il fatto è vero, ma quale rapporto ha dunque con la nostra discus- sione? Osserva forse il signor Vodovozov che in Russia esistono quelle particolari condizioni storiche, religiose, nazionali, ecc. che si uni- rebbero in questo caso alle differenze di classe? Egli non ha parlato e decisamente non poteva parlare di nessuna di queste condizioni, La discussione verteva esclusivamente sul fatto: è possibile da noi un partito « al di sopra delle classi » « che serva gli interessi di tre classi »? (inoltre è ridicolo chiamare classe l’« intellet- tualità lavoratrice »). La teoria risponde chiaramente a questa domanda: è impossibile! E altrettanto chiaramente risponde l’esperienza del 1905, anno in cui tutte le differenze di classe, di gruppo, nazionali ecc. sì sono mani- festate con particolare rilievo nelle azioni più aperte e di massa, in uno dei momenti di svolta eccezionalmente importanti della storia russa. L’esperienza del 1905, la quale ha dimostrato che in Russia era impossibile un unico partito operaio-contadino, ha confermato la teoria marxista. Lo stesso hanno dimostrato tutte e tre le Dume. 3 * LENIN Che c’entra qui il riferimento al fatto che in diversi paesi del- l’Europa talvolta una sola classe è stata divisa in alcuni partiti o diverse classi si sono unite sotto la direzione di un solo partito? Non c’entra proprio per nulla. Servendosene il signor Vodovozov si allon- tana — e cerca di allontanare il lettore — dal problema in discussione. Perché la democrazia russa consegua dei successi è estremamente importante che essa conosca la sua forza, che osservi a mente fredda la situazione, che comprenda bene su quali classi può contare. Cullarsi nelle illusioni, dissimulare con vuote frasi le differenze di classe, sba- razzarsene con pii desideri è oltremodo dannoso. Bisogna riconoscere apertamente che, nel quadro della società capitalistica, nel quadro del dominio del mercato, in Russia esiste un profondo dissenso di classe fra i contadini e gli operai, e bisogna rico- noscere in che cosa oggi i loro interessi convergono. Bisogna rag- gruppare ogni classe, rendere compatte le sue forze, sviluppare la sua coscienza e definire questo compito comune. Un partito contadino « radicale » (adopero questo termine del signor Vodovozov, benché non mi sembri felice) è utile e necessario. Tutti i tentativi di creare un partito « al di sopra delle classi », i tentativi di unire i contadini e gli operai in un solo partito, di pre- sentare un’inesistente < intellettualità lavoratrice > come una classe a sé sono estremamente dannosi, esiziali per la libertà russa, perché essi non possono che procurare delusioni, dispendio di energie e annebbia- mento della coscienza. Pur essendo completamente d’accordo sulla necessità di creare un partito contadino conseguentemente democratico, abbiamo il dovere di lottare contro i summenzionati tentativi. Gli operai hanno anche il dovere di lottare contro l’influenza dei liberali sulle masse contadine democratiche. Ili La conferenza dei trudovtk } a non ha detto nulla di chiaro e di preciso suiratteggiamento dei liberali verso la democrazia borghese e su quello dei cadetti verso i trudoviì(i. Non si nota che questi ul- timi comprendano che proprio la dipendenza dei contadini democra- I € TRUDOVIld » E LA DEMOCRAZIA OPERAIA 33 tici dai liberali fu una delle principali cause dell’insuccesso del movi- mento di liberazione degli anni 1905-1906, che il successo di questo movimento è impossibile se le larghe masse contadine e i loro strati dirigenti non si rendono conto della differenza che esiste tra la de- mocrazia e il liberalismo, se non si sbarazzano della tutela e del do- minio dei liberali. Il signor Vodovozov ha parlato in modo del tutto superficiale e per nulla soddisfacente di questo problema di importanza capitale. Egli dice che « del partito cadetto si serve in prevalenza la popola- zione delle città *. Non è vero. Questa definizione delle radici di classe e della funzione politica del partito cadetto non vale nulla. Il partito cadetto è il partito della borghesia liberale monarchica. La sua base sociale (come quella dei « progressisti ») è costituita dagli strati della borghesia economicamente piu progressivi (in confronto degli ottobristi) e particolarmente dall’intellettualità borghese. Una parte della piccola borghesia urbana e rurale, poi, segue ancora questo partito soltanto per tradizione (cioè per semplice abitudine, per cieca ripetizione di ciò che è stato) ed essendo addirittura ingannata dai liberali. I cadetti, chiamandosi democratici, ingannano se stessi e ingan- nano il popolo. In realtà essi sono dei liberali controrivoluzionari. Tutta la storia della Russia — particolarmente quella del XX se- colo, e ancor piu quella degli anni 1905 e 1906 — l’ha dimostrato pie- namente, e i Vckjhi™ P hanno mostrato , svelato in modo particolar- mente evidente, chiaro e completo. E nessuna « riserva * dei diplo- matici cadetti a proposito di quel libro può cambiare i fatti. II primo periodo del movimento di liberazione in Russia, il primo decennio del XX secolo, ha rivelato che masse ancora larghe della popolazione, pur sentendosi attratte verso la democrazia, non sono ancora sufficientemente coscienti, non distinguono il liberalismo dalla democrazia e si sottomettono alla direzione dei liberali. Fino a che e nella misura in cui questo non cambierà, non si potrà nemmeno parlare di una trasformazione democratica della Russia. Saranno parole vuote. Che cosa obietta il signor Vodovozov contro queste premesse, su cui era costruito il mio articolo? ci trudovik} ritengono — egli scrive — che nelle condizioni attuali si rivelerebbe un’assoluta man- 34 LENIN canza di tatto [!!] se si parlasse troppo dello spirito controrivoluzio- nario dei cadetti...». Davvero! Che c’entra qui il «tatto»? e il «troppo»? Se è vero che i cadetti sono dei liberali controrivoluzionari è un dovere dire la verità. Si deve parlar molto o poco dei destri controrivoluzionari e dei cadetti controrivoluzionari? Si tratta di un problema nient’affatto grave: ogni volta che un pubblicista parla dei destri, ogni volta che parla dei liberali deve dire la verità. Sui destri i trudovik) hanno detto la verità, e per questo li lodiamo. Dei liberali hanno parlato essi stessi , ma non hanno detto sino in fondo la verità\ Soltanto per questo li biasimiamo. Che centra qui il «troppo» o il troppo poco? Dedichino pure mille righe ai destri e cinque ai liberali: non abbiamo nulla in con- trario. La nostra obiezione è che in quelle «cinque righe» (recitate il meaculpa, signor Vodovozov, per aver introdotto nella discussione il vostro infelice: «troppo»!) non si dice la verità sui liberali. Il signor Vodovozov evita di rispondere a una domanda concreta: i cadetti sono o no dei controrivoluzionari? Ed evitando di dare una risposta i trudovihj cadono in un grave errore; ciò significa che una parte dei democratici e una parte degli ex marxisti dipendono di fatto dal liberalismo. Tutta la storia del primo decennio del secolo XX ha posto in modo ineluttabile la questione. Oggi in Russia si sviluppano dappertutto, nei più differenti strati della popolazione, nuovi elementi democratici. È un fatto. Sviluppan- dosi, questi elementi devono essere educati alla democrazia conse- guente. Ed è impossibile educarli senza spiegare la vera natura dei liberali, che hanno nelle loro mani centinaia di organismi c un centi- naio di posti alla Duma, riuscendo cosi ad esercitare costantemente la loro influenza in una direzione falsamente democratica, su un numero di persone incomparabilmente più grande di quello che la nostra propaganda può toccare. La democrazia deve concentrare le sue forze. Abbiamo lodato e sempre loderemo i trudotnf{i per i loro discorsi democratici sui destri. Ma la loro democraticità non sarà una democraticità conseguente se parlando dei liberali parleranno il linguaggio dei liberali invece di parlare un linguaggio degno di un democratico. I «TRUDOVIKI » E LA DEMOCRAZIA OPERAIA 35 Nelle elezioni lottano non due campi, ma tre. Non confondete, signori trudovikj , il secondo (il liberale) con il terzo (il democratico). Non attenuate la differenza tra di essi : di questa triste opera « troppo > si preoccupano i liberali. Pravda * nn. 13 e 14, 8 c 9 maggio 1912. Firmalo: P.P. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA Le elezioni alla Duma costringono tutti i partiti ad intensificare la loro agitazione, a raccogliere le loro forze per far eleggere il più gran numero di deputati del «loro» partito. A tale scopo, da noi, come in tutti gli altri paesi, si svolge un’im- pudente pubblicità elettorale. Tutti i partiti borghesi, cioè quelli che difendono i privilegi economici dei capitalisti, decantano i loro partiti, proprio come ogni capitalista decanta le sue merci. Guardate in un giornale qualsiasi gli annunci commerciali, e vedrete che i capitalisti inventano per le loro merci i nomi più « sensazionali », più sonori, più moderni e le vantano senza alcun ritegno, senza arrestarsi davanti a nessuna menzogna e invenzione. Il pubblico — almeno quello delle grandi città e dei centri com- merciali — è già da molto tempo assuefatto alla pubblicità commer- ciale e sa quel che vale. Purtroppo la pubblicità politica induce in errore un numero molto più grande di persone, con molta più diffi- coltà si riesce a smascherarla, l’inganno affonda molto più profonda- mente le sue radici. I nomi dei partiti — in Europa e da noi — ven- gono talvolta scelti a semplice scopo di pubblicità; i loro «program- mi » vengono quasi sempre redatti esclusivamente per abbindolare il pubblico. Più grandi sono le libertà politiche in un paese capitalista, più grande è la democrazia, — più grande cioè è il potere del popolo c dei rappresentanti del popolo, — più sfrenata diventa spesso la pub- blicità che si fanno i partiti. Data questa situazione, come orientarsi nella lotta fra i partiti? Questa lotta, condotta con menzogne e con la pubblicità, non prova forse che le istituzioni rappresentative, i parlamenti, le assemblee di rappresentanti del popolo sono in generale inutili e persino nocive, I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 37 come cercano di dimostrare i reazionari estremi, nemici del parlamen- tarismo? No. Dove non vi sono istituzioni rappresentative, le misti- ficazioni, le menzogne politiche e le soperchierie di ogni specie sono ancora più diffuse, e il popolo ha molto meno mezzi per smascherare l’inganno e scoprire la verità. Per orientarsi nella lotta fra i partiti, non bisogna creder loro sulla parola, ma studiare la loro vera storia, studiare non 'tanto ciò che i partiti dicono di se stessi quanto ciò che essi fanno , come agi- scono per risolvere i differenti problemi politici, come si comportano nelle questioni che toccano gli interessi vitali delle diverse classi della società, i grandi proprietari fondiari, i capitalisti, i contadini, gli operai, ecc. Piu grandi sono le libertà politiche di cui un paese gode, più le sue istituzioni rappresentative sono solide e democratiche, più facile è per le masse popolari orientarsi nella lotta fra i partiti e imparare la politica, smascherare cioè l’inganno e scoprire la verità. È nell’epoca delle crisi profonde, le quali sconvolgono un intiero paese, che appare con maggiore chiarezza la divisione di ogni società in partiti politici. I governi sono costretti allora a cercare un sostegno nelle differenti classi della società; una lotta aspra spazza via tutte le frasi, tutto ciò che è meschino, superficiale; i partiti tendono tutte le loro forze, fanno appello alle masse popolari, le quali, guidate dal loro sicuro istinto, illuminate dal l’esperienza della lotta aperta, seguo- no i partiti che rappresentano gli interessi di questa o quella classe. Queste crisi determinano sempre, per lunghi anni, persino per decenni, il raggruppamento in partiti delle forze sociali di un deter- minato paese. In Germania, per esempio, le guerre del 1 86 6 e 1870 furono una di queste crisi, in Russia lo furono gli avvenimenti del 1905. È impossibile comprendere la natura dei nostri partiti politici, è impossibile spiegarsi quale classe questo o quel partito rappresenti in Russia senza ritornare sugli avvenimenti di quell’anno. Cominciamo il nostro breve studio sui partiti politici in Russia dai partiti deirestrema destra. AH’estrema destra vediamo TUnione del popolo russo **. Il programma di questo partito è cosi esposto nell’organo di stam- pa di questa Unione, il Russate Znamia , pubblicato da A. I. Dur brovin : 38 LENIN < L’Unione del popolo russo, che il 3 giugno 1907 ha avuto l’onore di vedersi rivolgere dallo zar, dall’alto del trono, un appello a prestargli il suo fedele appoggio, a dare a tutti e in ogni occasione l’esempio della legalità e dell’ordine, dichiara che la volontà dello zar non può essere adempiuta che alle seguenti condizioni: r) allorquando l’autocrazia za- rista, legata in modo indissolubile ed organico alla Chiesa ortodossa russa, organizzata secondo i canoni, avrà manifestato in pieno la propria forza; 2) allorquando la nazionalità russa dominerà non soltanto nei go- vernatorati interni, ma anche alla periferia; 3) allorquando una Duma, composta esclusivamente di russi, sarà il principale ausilio dell’autocrate nella sua opera di edificazione statale; 4) allorquando saranno applicati con rigore i princìpi fondamentali dell’Unione del popolo russo concer- nenti gli ebrei e 5) allorquando saranno allontanati dagli impieghi statali i funzionari nemici del potere autocratico zarista ». Abbiamo copiato parola per parola questa dichiarazione solenne dei destri , da un lato, per fare conoscere direttamente ai lettori l’ori- ginale, e, daH’altro lato, perché i motivi principali qui esposti valgono per tutti i partiti della maggioranza della III Duma, valgono cioè sia per i « nazionalisti » che per gli ottobristi. Lo vedremo nel corso della nostra esposizione. Il programma dell’Unione del popolo russo in fondo non fa che ripetere la vecchia parola d’ordine dell’epoca della servitù della gleba: religione ortodossa, autocrazia, nazionalismo. Circa la questione per la quale di solito si fa una distinzione fra l’Unione del popolo russo e i partiti che la seguono, e precisamente : riconoscimento o negazione dei principi « costituzionali » nel regime politico russo, è particolar- mente importante notare che l’Unione, in generale, non è affatto contraria alle istituzioni rappresentative. Il programma che abbiamo citato ci dimostra che essa è per una Duma avente la funzione di « ausilio ». La peculiarità della — se cosi ci si può esprimere — Costituzione russa è definita dall’organo di Dubrovin, e definita in modo giusto, cioè conformemente alla situazione di fatto. E nazionalisti e ottobristi nella loro politica concreta si attengono appunto a questa posizione. Il contrasto tra questi partiti sulla «Costituzione» si limita in gran parte a un contrasto sui termini: i «destri» non sono contrari alla Duma, ma sottolineano con forza particolare che questa deve essere I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 39 un «ausilio», senza definirne i diritti; da parte loro, i nazionalisti e gli ottobristi non insistono su nessun diritto rigorosamente definito e non pensano affatto a chiedere garanzie reali di questi diritti. E i « costituzionalisti » dell’ottobrismo si riconciliano completamente con gli « avversari della Costituzione » accettando quella del 3 giugno *\ L’odio contro gli allogeni in generale, e gli ebrei in particolare, figura nel programma dei centoneri apertamente, in modo chiaro e preciso. Come sempre, essi esprimono con maggiore brutalità, impu- denza e sfrontatezza ciò che gli altri partiti governativi nascondono con più o meno c pudore » o diplomazia. Infatti, tutti coloro che conoscono in qualche modo Pattività della III Duma, pubblicazioni quali il Novoie Vremia f lo Svict , il Golos Mosfoy, ecc. sanno che alla campagna di odio contro gli allogeni partecipano sia i nazionalisti che gli ottobristi. Una domanda si pone: qual è la base sociale del partito di destra? quale classe rappresenta? quale classe serve? Ritorno alle parole d’ordine della servitù della gleba; difesa di tutto ciò che è vecchio, medioevale nella vita russa; completa accettazione della Costituzione del 3 giugno, Costituzione dei grandi proprietari fondiari ; salvaguardia dei privilegi della nobiltà e della burocrazia, tutto ciò dà una chiara risposta alla nostra do- manda. La destra è il partito dei grandi proprietari fondiari, del Con- siglio della nobiltà unificata * Non per nulla proprio questo con- siglio ha avuto una funzione cosi importante, o meglio, una fun- zione dirigente, nello scioglimento della II Duma, nella modifica della legge elettorale e nel colpo di Stato del 3 giugno. Per mostrare la forza economica di questa classe in Russia, basta citare un dato essenziale, stabilito dalle cifre della statistica agraria governativa del 1905, pubblicata dal ministero degli interni. Nella Russia europea meno di 30.000 grandi proprietari fon- diari posseggono 70.000.000 di desiatine di terra, tante quante ne pos- seggono 10.000.000 di famiglie contadine le quali hanno i lotti più piccoli. Si ha cosi per un grande proprietario fondiario una media di circa 2.300 desiatine, e per un contadino povero 7 desiatine per fa- miglia, per fuoco. È perfettamente naturale e inevitabile che il contadino non possa trarre da questo « lotto » di che vivere e sia condannato a una morte lenta. Continue carestie, che come quella di quest’anno colpiscono 4 ° LENIN milioni di contadini, non fanno che dissestare in Russia Tazienda contadina dopo ogni cattivo raccolto. I contadini sono costretti a prendere in affitto la terra dei grandi proprietari fondiari, prestandosi ad ogni genere di otrabotki Per questa terra il contadino lavora nella tenuta del grande proprietario fondiario col suo cavallo e i suoi attrezzi. È la stessa barstcìna , non chiamata però ufficialmente servitù della gleba. Possedendo estensioni di terra di 2.300 desiatine, quasi sempre i grandi proprietari fondiari non possono sfruttarle altrimenti che con un sistema schiavistico, basato sulle otrabotl{i y cioè con un sistema feudale. I grandi proprietari fondiari fanno coltivare dagli operai salariati soltanto una parte di questi enormi possedimenti. Inoltre, è la stessa classe dei grandi proprietari fondiari nobili che fornisce allo Stato la schiacciante maggioranza dei funzionari supe- riori e medi. I privilegi di cui godono i funzionari in Russia è Taltra faccia dei privilegi e del potere terriero dei proprietari fondiari nobili. È quindi comprensibile che il Consiglio della nobiltà unificata e i partiti di «destra» difendano la politica delle vecchie tradizioni feu- dali non per caso, ma per necessità, non per la « cattiva volontà » di alcune persone, ma spinti dagli interessi di una classe strapotente. La vecchia classe dirigente — i grandi proprietari fondiari-epigoni restano come per il passato la classe dirigente — si è creata il suo partito: 1 *« Unione del popolo russo » o i « destri » della Duma e del Consiglio di Stato. Ma poiché le istituzioni rappresentative esistono, poiché le masse sono già apertamente scese sull’arena politica — come hanno fatto da noi nel 1905 — ogni partito deve necessariamente fare appello, in mi- sura più o meno grande, al popolo. Con quali argomenti i partiti di destra possono dunque fare appello, rivolgersi al popolo? Non possono, certo, parlare apertamente della difesa degli inte- ressi dei grandi proprietari fondiari. Essi parlano della necessità di conservare in generale il vecchio stato di cose; fanno grandi sforzi per alimentare la diffidenza verso gli allogeni, soprattutto verso gli ebrei, per spingere gli nomini di bassissima cultura, assolutamente igno- ranti, a partecipare ai pogrom, a dare la caccia al «giudeo»; cercano di dissimulare i privilegi dei nobili, dei funzionari e dei grandi pro- prietari fondiari con discorsi sull’« oppressione » dei russi da parte degli allogeni. Tale è il partito dei «destri ». Uno dei suoi membri, Purisckevic, I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 4 1 il suo oratore piu in vista alla III Duma, ha lavorato molto e con successo per mostrare al popolo quello che vogliono i destri, come agiscono e chi servono. Purisckevic è un agitatore di talento. Accanto ai « destri », i quali hanno 46 seggi alla III Duma, stanno i « nazionalisti*, con 91 deputati. Li distingue dai destri una sfuma- tura del tutto insignificante: in sostanza, non si tratta di due partiti, ma di uno solo che ha diviso fra i suoi membri il « lavoro » di istiga- zione contro l’allogeno, il «cadetto» (liberale), il democratico, ecc. Gli uni con maggior brutalità, gli altri con piu sottigliezza compiono la stessa opera. D’altronde è vantaggioso per il governo che gli uomini dell’* estrema » destra, capaci di qualsiasi scandalo, di qualsiasi pogrom e di assassinare gli Hertzenstein, gli Iollos, i Karavaiev, si tengano un po’ in disparte e fingano di «criticare» — da destra — il governo... Ciò che distingue la destra dai nazionalisti non può avere una seria importanza. Gli ottobri sti hanno nella Duma 131 seggi, compresi, natural- mente, gli « ottobristi di destra ». Senza distinguersi in nulla di so- stanziale dalla destra nella politica attuale, essi ne differiscono per il fatto che, oltre il grande proprietario fondiario, questo partito serve anche il grande capitalista, il mercante tradizionale, la borghesia, che, presa da un tale spavènto nel vedere gli operai e, al loro seguito, i contadini risvegliarsi a una vita autonoma, si è completamente vol- tata verso la difesa del vecchio ordine. Vi sono in Russia dei capita- listi — t in gran numero — che trattano i loro operai nient’affatto meglio di quel che i grandi proprietari fondiari trattano gli ex servi; l’operaio, il commesso, non sono per loro che servitorame, dome- stici. Nessuno sa difendere meglio il vecchio regime che i partiti di destra, i nazionalisti e gli ottobristi. Vi sono anche dei capitalisti che, ai congressi degli zemstvo e delle città del 1904 e del 1905, chiedevano la « Costituzione », ma che, per combattere gli operai, sono dispostis- simi ad accontentarsi della Costituzione del 3 giugno. 11 partito degli ottobristi è il principale partito controrivoluzio- nario dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti. È il partito diri- gente della III Duma: 131 ottobristi con 137 destri e nazionalisti vi formano una imponente maggioranza. La legge elettorale del 3 giugno 1907 ha assicurato la maggioranza ai grandi proprietari fondiari e ai grandi capitalisti: in tutte le assem- blee elettorali di governatorato che inviano deputati alla Duma, la 42 LENIN maggioranza è formata da grandi proprietari fondiari e da grandi elettori della prima curia urbana (cioè della curia dei grandi capi- talisti). In 28 assemblee elettorali di governatorato la maggioranza è composta addirittura di soli grandi proprietari fondiari. Tutta la politica governativa del 3 giugno è stata attuata con la collabora- zione del partito ottobrata, che è responsabile di tutti i peccati e di tutti i crimini della III Duma. Nel loro programma, a parole, gli ottobristi difendono la « Costi- tuzione» e persino... le libertà! In realtà, questo partito ha sostenuto tutte le disposizioni prese contro gli operai (il progetto di legge sulle assicurazioni sociali, ad esempio; ricordate il presidente della com- missione parlamentare per la questione operaia, il barone Tisen- hauscnl), contro i contadini, contro la limitazione dell’arbitrio e del- l’asservimento. Gli ottobristi sono anche loro un partito governativo, come i nazionalisti. Nulla muta a questa circostanza il fatto che di tanto in tanto — e specialmente prima delle elezioni! — essi pro- nunziano dei discorsi «di opposizione». Dovunque esistano dei par- lamentari, si è constatato da lungo tempo, e si constata sempre che i partiti borghesi giocano air opposizione; questo giuoco è per loro inof- fensivo, poiché nessun governo lo prende sul serio; talvolta non è inutile davanti aireleuore, quando bisogna « cattivarselo» con discorsi di opposizione. Ma gli specialisti e i virtuosi del giuoco airopposizione sono i rappresentanti del principale partito di opposizione della III* Duma: i cadetti, i « democratici » costituzionali , il partito della «libertà del popolo ». Una commedia è già solo il nome di questo partito, che in realtà non è affatto un partito democratico, non è affatto un partito del po- polo, non è un partito della libertà, ma della semilibertà, se non di un quarto di libertà. In realtà, è il partito della borghesia liberale monarchica, che te- me ben piu il movimento popolare che non la reazione. Il democratico ha fiducia nel popolo, ha fiducia nel movimento delle masse, lo aiuta in tutti i modi, benché abbia spesso (tali sono i democratici borghesi, i trudovik}) una concezione errata dell’impor- tanza di questo movimento nel quadro del regime capitalista. Il demo- cratico aspira sinceramente a liberarsi da tutto ciò che porta in sé l’impronta del medioevo. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 43 Il liberale teme il movimento delle masse, lo frena e difende scientemente certe istituzioni medioevali — che sono poi le princi- pali — per assicurarsi un appoggio contro le masse e specialmente contro gli operai. Dividersi il potere con i Purisckevic, senza affatto demolire tutte le basi del loro potere: ecco a che cosa aspirano i libe- rali. Tutto per il popolo, dice il piccolo borghese democratico (in- clusi il contadino e il trudovi ^), il quale aspira sinceramente alla distruzione di tutte le basi del regime di Purisckevic, ma non com- prende Timportanza della lotta degli operai salariati contro il capi- tale. Al contrario, il vero scopo della borghesia monarchica liberale è di dividere con Purisckevic il potere sugli operai e sui piccoli prò prietari. Nella I e nella II Duma i cadetti avevano la maggioranza o una posizione dominante, di cui si servirono per recitare una commedia assurda e ingloriosa: a destra essi facevano la parte di gente leale e ministeriabile (noi possiamo, dicevano, risolvere pacificamente tutti gli antagonismi: non viziare il contadino e non offendere Purisckevic), a sinistra la parte del democratico. Dalle destre i cadetti ricevettero, infine, come risultato dì questa commedia, un calcio nel sedere. Dal- le sinistre si conquistarono la meritata reputazione di traditori della libertà del popolo. Nelle prime due Dume essi lottarono costante- mente non soltanto contro la democrazia operaia, ma anche contro i trudovi J{t. Basti ricordare che il progetto dei trudovif^i concernente i comitati locali della terra (I Duma) — progetto di una democraticità elementare, rudimentale — fu fatto fallire dai cadetti, che difesero il dominio del grande proprietario fondiario e del funzionario sul con- tadino nelle commissioni della terra! Nella III Duma i cadetti recitarono la parte di « opposizione responsabile», di opposizione di Sua Maestà “ E votarono quindi più volte il bilancio presentato dal governo (bei « democratici »!), fecero capire agli ottobristi che il riscatto « forzato » (forzato per i contadini) da loro proposto era inoffensivo e innocuo — ricordate Be- rezovski i° — , inviarono alla tribuna Karaulov per pronunziare dei «pii» discorsi, rinnegarono il movimento delle masse, fecero appello agli strati « superiori » e impedirono di parlare agli strati inferiori (lotta dei cadetti contro i deputati operai nella questione delle assicu- razioni sociali), ccc. ecc. I cadetti sono il partito del liberalismo controrivoluzionario. Arro- 44 LENIN gandosi la parte di «opposizione responsabile», cioè riconosciuta, le- gale, ammessa a far concorrenza agli ottobristi, di opposizione non al regime del 3 giugno, ma del regime del 3 giugno, i cadetti, come « democratici », si sono definitivamente compromessi. Impudente propaganda viekhista svolta dagli ideologi cadetti, i signori Struve, Izgoiev e soci, portati alle stelle da Rozanov e da Antoni Volynski, e funzione di «opposizione responsabile» alla III Duma: ecco le due facce di una stessa medaglia. La borghesia monarchica liberale, tolle- rata dai Purisckevic, desidera sedersi comodamente accanto a Puri- sckevic. Oggi, il blocco dei cadetti con i « progressisti », costituito per le elezioni alla IV Duma, ha confermato ancora una volta che i cadetti sono profondamente controrivoluzionari. I progressisti non hanno la benché minima pretesa di essere dei democratici; non pronunziano nemmeno una parola sulla necessità di combattere tutto il regime del 3 giugno; non sognano nessun « suffragio universale ». Sono dei libe- rali moderati che non nascondono la loro parentela con gli ottobristi. L’unione dei cadetti e dei progressisti deve aprire gli occhi anche ai più accecati « turiferari dei cadetti » sulla vera natura del partito cadetto. La borghesia democratica in Russia è rappresentata dai populisti di tutte le sfumature, dai socialisti-rivoluzionari, piu a sinistra, fino ai socialisti popolari e ai trudovikj . Essi si servono tutti volentieri delle frasi «socialiste», ma ad un operaio cosciente non è permesso sba- gliarsi sul significato di queste frasi. In realtà in nessun « diritto alla terra», in nessuna «ripartizione egualitaria» della terra, in nessuna « socializzazione della terra » vi è un grano di socialismo. Ciò lo deve comprendere chiunque sa che l’abolizione della proprietà privata della terra e una sua nuova ripartizione, fosse anche la piu «giusta», non solo non intaccano la produzione mercantile, il potere del mer- cato, del denaro, del capitale, ma, al contrario, li sviluppano ancora piu largamente. Le frasi sul «principio del lavoro» e sul «socialismo populista» esprimono però la fede profonda (e il desiderio sincero) del demo- cratico nella possibilità e necessità di abolire ad un tempo tutto ciò che vi è di medioevale nella proprietà fondiaria e nel regime politico. Se i liberali (i cadetti) aspirano a dividere con Purisckevic il potere politico e i privilegi politici, i populisti sono dei democratici appunto I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 45 perché aspirano e devono aspirare, nel momento attuale, a distruggere tutti i privilegi che sono connessi alla proprietà fondiaria e tutti i pri- vilegi politici. La situazione dei contadini russi, nella loro gran massa, è tale che essi non possono nemmeno sognare di concludere un compromesso con i Purisckevic (cosa del tutto ammissibile, possibile e prossima per il liberale). La democraticità della piccola borghesia ha perciò in Russia, per lungo tempo ancora, delle radici nelle masse, e la riforma agraria di Stolypin, questa politica borghese dei Purisckevic contro il mugik, non ha creato sinora niente di stabile, se non... la carestia che ha colpito 30 milioni di uomini! I milioni di piccoli agricoltori affamati non possono non aspirare a un 'altra riforma agraria, a una riforma democratica, la quale, pur non potendo uscire dal quadro del regime capitalista e abolire la schia- vitù salariata, può spazzare via dalla terra russa le forme medxoevali. I trudovi!(i sono terribilmente deboli nella III Duma, ma rappre- sentano le masse. Le oscillazioni dei trudoviki tra i cadetti e la demo- crazia operaia derivano necessariamente dalla posizione di classe dei piccoli proprietari; e lestrema difficoltà di raggrupparli, di organiz- zarli e di educarli fa si che i trudovik} y come partito, hanno un carat- tere estremamente indeterminato e amorfo. Ecco perché essi, aiutati dallo stolto « otzovismo » dei populisti di sinistra, offrono la triste im- magine di un partito liquidato. La differenza tra i trudovikj. e i nostri liquidatori pseudomarxisti e che i primi sono liquidatori per debolezza, i secondi per malafede. Aiutare i deboli democratici piccolo-borghesi, strapparli airinfluenza dei liberali, organizzare un campo della democrazia contro i cadetti controrivoluzionari, e non solo contro i destri: è questo il compito della democrazia operaia. Circa quest’ultima, che ha il suo gruppo nella III Duma, pos- siamo dire qui soltanto due parole. Dappertutto, in Europa, i partiti della classe operaia si sono for- mati liberandosi dall’influenza della generica ideologia democratica, imparando a fare una distinzione tra la lotta degli operai salariati contro il capitale e la lotta contro il feudalesimo, e tra l’altro appunto per accentuare quest’ultima lotta, per sbarazzarla del tutto degli ele- menti di esitazione e di incertezza. In Russia la democrazia operaia si è separata definitivamente sia dal liberalismo che dalla demo- 46 LENIN crazia borghese (dalla tendenza dei trudovikj) con gran vantaggio della causa democratica in generale. La tendenza liquidatrice nella democrazia operaia (Nascia Zarià t Givoe Dieló) soffre della stessa debolezza dei trudovik}^ glorifica l’amorfismo, aspira alla funzione d’opposizione «tollerata», rinnega Tegemonia degli operai, si limita a parlare di organizzazione « legale » (inveendo contro quella che non lo è), predica una politica operaia liberale. Il legame di questa tendenza con la decadenza e lo stato di abbattimento propri dell’epoca della controrivoluzione è evidente, e chiaro è il suo distacco dalla democrazia operaia. Gli operai coscienti, senza liquidar nulla, raggruppandosi per contrastare Tinfluenza liberale, organizzandosi come classe, svilup- pando tutte le forme possibili di raggruppamenti sindacali, ecc., agi- scono sia come rappresentanti dei salariati contro il capitale, sia come rappresentanti della democrazia conseguente contro l’insieme del vecchio regime in Russia e contro ogni concessione a questo regime. A titolo d’illustrazione pubblichiamo i dati riguardanti la com- posizione politica della III Duma, che prendiamo dall 'Annuario uffi- ciale della Duma per il 1912. I partiti nella III Duma Proprietari fondiari Destra 46 Nazionalisti 74 Nazionalisti indipendenti 17 Ottobristi di destra u Ottobri sti 120 Totale dei partiti governativi 268 Borghesia Progressisti 36 Cadetti 52 Unione polacca j Gruppo dei polacchi, lituani e bielorussi 7 Gruppo musulmano q Totale dei liberali ”5 I PARTITI POLITICI IN RUSSIA 47 Democrazia borghese Gruppo dei trudoviì(i 14 Democrazia operaia Socialdemocratici 13 Totale dei democratici 27 Senza partito 27 Totale 437 La III Duma ha due maggioranze: 1) destra e ottobristi = 268 su 437; 2) ottobristi e liberali = 120 + 115 = 235 su 437. Le due maggioranze sono contro rivoluzionarie. Nievskjaia Zviczdà , n. 5, 23 (io) maggio 1912. Firmato: V. Ilin. INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE La sezione economico-industriale della Società tecnica imperiale russa ha condotto un’inchiesta sulle « organizzazioni della classe indu- striale-commerciale in Russia » o, meglio, sulle organizzazioni àd grande capitale. I suoi risultati sono ora esposti nel libro del signor Guscka: Organizzazioni rappresentative della classe industriale -com- merciale in Russia (Pietroburgo, 1912). Sia i materiali che vi si tro- vano sia le conclusioni che l’autore trae in modo abbastanza preciso meritano una grande attenzione. I L’inchiesta della Società tecnica è in sostanza dedicata alle sole organizzazioni « rappresentative > dei capitalisti, le quali costituiscono circa l’8o% di tutte le organizzazioni. Circa il 15% spetta ai car- telli, trust, sindacati; il 5% circa alle Unioni dei datori di lavoro; il resto ai comitati di Borsa, ai consigli dei congressi, ecc. Queste ul- time organizzazioni preferiscono esse stesse definirsi organizzazioni « rappresentative » e il loro compito è di esercitare un’influenza sugli organi del potere. Le Unioni di datori di lavoro conducono, secondo Guscka, una lotta di classe «diretta» contro gli operai salariati, mentre le orga- nizzazioni « rappresentative » conducono una lotta di classe « indi- retta », la « lotta contro le altre classi mediante una pressione sul po- tere statale e sull’opinione pubblica». Questa terminologia è, naturalmente, sbagliata. Subito ci rivela uno dei difetti fondamentali che il signor Guscka ha in comune con INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 49 la maggioranza dei rappresentanti dell’economia politica « professo- rale », borghese. Sembrerebbe che venga accettato il concetto di lotta di classe, sembrerebbe che questo venga posto alla base deirinchiesta. Ma in effetti viene ristretto e snaturato. In realtà, secondo Guscka, risulta che la lotta dei capitalisti contro gli operai salariati, nel quadro del regime politico esistente, è una lotta di classe « indiretta », mentre la lotta in favore dello stesso regime capitalistico è una lotta di classe € diretta*] A quale lotta appartiene dunque la lotta per il «potere statale » ? Ma di questo errore fondamentale della « concezione » del signor Guscka dovremo parlare in luogo opportuno. Teoricamente il suo lavoro non è importante, ma lo è per l’insieme dei fatti esposti. I dati che abbracciano le organizzazioni del tipo predominante presentano, comunque, un notevole interesse. Il numero complessivo delle organizzazioni «rappresentative» del grande capitale erano nel iqio, in Russia, 143. Di queste, 71 erano costituite da società borsistiche con i loro comitati. Si contavano inoltre 14 comitati del commercio e delle manifatture, 3 consigli dei com- mercianti, 51 organizzazioni del gruppo «unificato» (i congressi, i loro consigli, uffici consultivi, ecc.) e 4 organizzazioni di un gruppo non ben definito. Al questionario risposero 62 organizzazioni, cioè meno della metà. Delle 51 organizzazioni del gruppo piu interessante, quello «unificato», risposero 22. Sono caratteristici i dati sul periodo in cui sorsero le organizza- zioni. Dei 32 comitati di Borsa che risposero al questionario, 9 sor- sero nel giro di un secolo, dal 1800 al 1900; 5 in quattro anni, dal 1901 al 1904^9 nei due anni della rivoluzione , il 1905 e il 1906, e 9 dal 1907 al 1910. « Qui si manifesta con piena chiarezza — dice il signor Guscka — l’impulso che il movimento sociale del tempestoso 1905 diede al processo di auto-organizzazione dei rappresentanti del capitale ». Delle 22 organizzazioni del gruppo unificato soltanto 7 sorsero dal 1870 al 1900; 2 dal 1901 al 1904; 8 nei due anni della rivoluzione , il 1905 e il 1906, e 5 dal 1906 al 1910. Tutti questi «consigli dei con- gressi », che rappresentano l’industria in generale, i proprietari delle 50 LENIN miniere, quelli dei pozzi petroliferi, ecc. ecc. sono soprattutto il frutto dell’epoca della rivoluzione e di quella della controrivoluzione. Per branche d’industria le organizzazioni si differenziano nel seguente modo. Fra i gruppi dei comitati di Borsa prevalgono le branche miste; questi comitati uniscono di solito tutte le branche dell’industria e del commercio di una determinata località. Nel grup- po dei comitati del commercio e delle manifatture l’industria tessi- le ha il primo posto. Nel gruppo principale, quello unificato, quasi la metà delle organizzazioni sono industriali, e non commerciali, e raggruppano precisamente l’industria mineraria e la siderurgia. «Questo gruppo di branche [l’industria mineraria e metallur- gica] costituisce appunto la base delle organizzazioni della ” guar- dia ” della moderna industria russa », scrive il signor Guscka, il quale ha un passioncella, quella di parlare dell’oggetto delle sue ri- cerche in uno « stile elevato ». Soltanto per una pane delle organizzazioni si è riusciti a stabilire la cifra degli affari o della produzione in tutte le branche del com- mercio e dell’industria. Si è avuto come risultato 1.570.000.000 di rubli, dei quali 1. 319.000.000 spettanti ai membri delle organizzazioni. Quindi l’84% era organizzato. La cifra d’affari di 3.134 membri del- le organizzazioni era di 1,121 j 000.000 di rubli, cioè in media, per ogni membro, di 358.000 rubli. Il numero degli operai di 685 membri delle organizzazioni era di circa 219.000 (l’autore ne calcola erro- neamente, a p. in, 319.000), cioè, in media, ogni membro aveva più di 300 operai.. È chiaro che si tratta precisamente delle organizzazioni del grande capitale, ed è persino più giusto dire del grandissimo capitale. Il signor Guscka lo riconosce in modo del tutto esplicito, dicendo per esempio che soltanto i grossi e grossissimi commercianti e industriali possono entrare nei comitati di Borsa e nei comitati del commercio e delle manifatture, che l’organizzazione dei congressi dei rappresentanti dell’industria e del commercio è costituita dalle « grandissime » im- prese capitalistiche. Ha quindi torto l’autore di parlare nel titolo del suo libro di organizzazioni « della classe industriale -commerciale in Russia ». È un errore. Ancora una volta si restringe il concetto di classe. Il signor Guscka parla in realtà di uno strato , e non di una classe. È vero che lo strato dei più grossi capitalisti domina su tutti gli altri e senza INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 51 dubbio li schiaccia con le dimensioni del suo giro daffari : tutto ciò è vero. Ma si tratta tuttavia di uno strato, e non di una classe. Un'enorme distanza separa, per esempio, la funzione politica delle organizzazioni rappresentative di questo strato dal dominio politico di questo stesso strato, e il suo dominio politico dal dominio politico della classe industriale-commerciale. In proposito si deve rilevare il seguente ragionamento del signor Guscka: « In Russia siamo abituati — egli scrive — ad impiegare un criterio molto ampio per determinare ciò che si può o non si può chiamare una grande impresa, dato che da noi, come noto, esiste un’eccezionale concentrazione del capitale, che supera persino la concentrazione esistente in Germania... ». Il confronto con la Germania è sbagliato. Da noi, per esempio, negli Urali non esistono o sono pochissime le piccole imprese nell’in- dustria mineraria e siderurgica, e le cause sono di un tipo del tutto particolare: non esiste da noi la piena libertà delPindustria ed esistono sopravvivenze del medioevo. E la distinzione burocratica (o, il che è lo stesso, populista) che si fa da noi tra l’industria di fabbrica e d’offi- cina e quella «artigiana» non rende forse la nostra statistica indu- striale incomparabile con quella tedesca? Non inganna essa forse costantemente l’osservatore a proposito delP« eccezionale concentra- zione » esistente in Russia, impedendogli di vedere P« eccezionale » frazionamento della massa delle piccole imprese contadine? II È interessante rilevare alcuni dati dell’inchiesta sull’attività delle organizzazioni rappresentative del più grande capitale. L’autore dà per esempio il compendio dei loro bilanci. Il bilancio di 22 orga- nizzazioni del gruppo unificato è di 3.950.000 rubli di introito, men- tre la somma generale delle entrate di tutte le organizzazioni è di 7.250.000 rubli. « Questo bilancio annuale, di 7.250.000, delle nostre 56 organizzazioni — scrive il signor Guscka — aumenterebbe proba- bilmente di una volta e mezza o due volte se nella nostra inchiesta fossero stati compresi i resoconti finanziari delle altre organizza- zioni ». Ma una buona metà di questo bilancio, e precisamente 4.250.000 5 * LENIN rubli, viene spesa per Tamministrazione e a scopi di beneficenza. Per le sole funzioni di rappresentanza le 56 organizzazioni spendono 2.700.000 rubli. 11 numero predominante delle risposte o dei resoconti finanziari mettono in primo piano fra queste spese lo stipendio degli impiegati e poi le spese per l’affitto dei locali. Inoltre per il 64,4% delle organizzazioni le spese maggiori vengono fatte per lo stipen- dio degli impiegati, il 26,7% per i locali. Queste cifre, avendo le unioni dei capitalisti in esame un giro di affari di 1. 319.000.000 di rubli, attestano che le spese sono molto mo- deste; sicché la magniloquente conclusione del signor Guscka, — se- condo cui le spese sono un « indice della potenza finanziaria fil cor- sivo è dell’autore] delle organizzazioni industriali-commerciali della borghesia russa », — mostrano ancora una volta lestrema predile- zione di quest’autore per le «grandi parole». L’autore dedica il nono capitolo del suo libretto al « terzo ele- mento », cioè agli intellettuali impiegati nelle unioni dei capitalisti. Risulta che in 29 comitati di Borsa sono impiegati 77 rappresen- tanti del terzo elemento e in 22 organizzazioni del gruppo unificato 180. Secondo i dati raccolti predominano le organizzazioni in cui i rappresentanti del terzo elemento sono da 2 a 4. Dato che le unioni dei capitalisti tendono spesso a minimizzare questo tipo di dati, l’au- tore ritiene di poter concludere « che al servizio delle organizzazioni rappresentative dei capitalisti si trova, con incarichi responsabili, un esercito [!!] di intellettuali il quale conta non meno di mille uomi- ni » fra segretari, contabili, statistici, consulenti legali, ecc. Non occorre molto al signor Guscka per parlare di un « esercito »! / La casa editrice delle unioni dei capitalisti viene caratterizzata dalle seguenti cifre. In risposta all’inchiesta, oltre ai questionari riem- piti, si è ricevuta una piccola biblioteca: 288 volumi costituiti da atti di congressi, resoconti, statuti, promemoria che non sono affatto in vendita. Nove organizzazioni pubblicano riviste periodiche: L'indu- stria m etallu rgica- m in erari a, U industria del petrolio, Industria e com- mercioy Notizie della Società russa dei proprietari di distillerie , ecc. L’autore ha stabilito che i numeri usciti di queste pubblicazioni costi- tuiscono 2.624 * volumi », e aggiungendo loro 452 volumi di « atti », di resoconti annuali, ecc., e anche 333 volumi di pubblicazioni non perio- diche, arriva a un totale ch’egli definisce «importante» di 3.409 INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 53 « volumi ». Il numero complessivo delle pubblicazioni va probabil- mente dai 4 ai 5.000 volumi. « In questa biblioteca si nasconde, senza esagerazioni, un vero tesoro, — esclama il signor Guscka, — un materiale ricchissimo per lo studio deiranaromia e della fisiologia, se cosi ci si può esprimere, della grande borghesia in Russia... Se non si studia questo prezioso materiale non ci si può fare una giusta idea del bilancio delle forze sociali dominanti in Russia, e in particolare della natura sociale e della funzione del potere statale russo sia prima che dopo il 1905 ». Simili escursioni nel campo della natura sociale e della funzio- ne del potere statale russo, il signor Guscka le fa molto spesso. Bi- sogna esaminarle a parte, data l’importanza del problema e il suo snaturamento da parte dell’autore, il quale esagera moltissimo e ap- punto perciò giura, di sfuggita, che parla « senza esagerazioni ». Ili * II fulcro dell’attività delle organizzazioni, considerate quali orga- nizzazioni rappresentative, che si propongono cioè di rappresentare gli interessi della classe industriale-commerciale — scrive il signor Guscka — , consiste naturalmente nel formulare la posizione dei rappresentanti della classe stessa sui diversi problemi che investono i suoi interessi e nel difen- dere questa posizione con differenti mezzi ». Indubbiamente le cose stanno proprio cosi. Dai questionari si è voluto soprattutto sapere quali problemi sono stati discussi dalle orga- nizzazioni dei capitalisti e quali istanze sono state inoltrate da questi ultimi. Riassumendo i dati ricevuti, l’autore compila un lungo elenco di «problemi di carattere», secondo lui, « generale ». Si hanno cosi i seguenti gruppi di problemi piu importanti: a) assicurazione degli operai, riposo festivo, tee.; b) imposta sul reddito, imposta sulla pro- duzione, ecc.; c) politica doganale; d) vie di comunicazione; e) società per azioni, credito, ecc.; f) consolati esteri, statistica, organizzazione del dipartimento minerario; g) partecipazione dei commercianti alle istituzioni degli zemstvo, al Consiglio di Stato, all’esame preliminare dei progetti di legge governativi, ecc. 54 LENIN A questo proposito il signor Guscka conclude: «Comunque, come si vede dai gruppi di problemi e di istanze elencati, la sfera di attività delle nostre organizzazioni è molto ampia... », Nel leggere questa conclusione involontariamente ci si arresta e si guarda se per caso non si è saltata la paroletta non y poiché è palese che la sfera di attività citata dall’autore non è per nulla ampia. Però qui non si tratta affatto di un refuso, ma della «formazione mentale» delPautore. «È difficile — egli ritiene — menzionare un campo piu o meno impor- tante della vita sociale e politica del paese che non sia compreso nella sfera di attività delle organizzazioni rappresentative del capitale ». È incredibile, ma è un fatto: il signor Guscka ci ammannisce con la massima serietà una lampante menzogna e la ripete su tutti i toni! «È difficile menzionare»... E la legge elettorale, allora? e la que- stione agraria? Oppure questi non sono « campi* importanti della vita sociale e politica del paese»? Il signor Guscka guarda la « vita politica e sociale » dalla stretta finestrella delle posizioni dei commercianti . Egli non può in alcun modo capire che la sua esposizione assolutistica attesta appunto li- mitatezza e niente affatto ampiezza. I problemi sollevati dai com- mercianti si distinguono per la loro limitatezza, poiché riguardano soltanto i commercianti. I capitalisti non si elevano sino ai problemi di politica generale. « Ammissione dei rappresentanti deirindustria e del commercio » in queste o quelle istituzioni locali o centrali : ecco il massimo di « audacia » delle loro sollecitazioni. Essi non sanno nem- meno pensare come in generale devono essere organizzate queste istituzioni. Le accettano cosi come si sono formate secondo ordini impartiti da altri e mendicano un posticino anche per sé. Si mettono servilmente sul terreno statale non creato dalla loro classe, e su questo terreno «avanzano istanze» neirinteresse del loro ceto, del loro gruppo, del loro strato, senza elevarsi, nemmeno in questo caso, a una larga concezione degli interessi di tutta la classe. Il signor Guscka, snaturando in modo lampante la questione, cade addirittura nel tono laudativo. « Pressione energica e tenace sugli organi del potere », egli scrive. « Le nostre organizzazioni » « lo com- prendono benissimo [II] esse stesse»... «Le organizzazioni del grande capitale sono forse divenute, di fatto, in questo periodo che precede la Duma , piu influenti nel settore della legislazione di quanto lo fosse la Duma, tanto piu » — l’autore tenta qui di far dello spirito — « che INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 55 al parlamento capitalistico non viene applicato l’articolo 87 w , e le sue organizzazioni non furono mai appositamente sciolte per tre giorni... » Questo frizzo dimostra in modo evidente che l’innata ottusità dei signori pezzi grossi dell’industria e del loro esaltatore Guscka è illi- mitata. Un’inezia, veramente un’inezia, viene trascurata: la Duma sol- leva problemi riguardanti tutta l’amministrazione dello Stato e tutte le classi, penetrando negli organismi che dirigono tutto lo Stato, mentre le organizzazioni dei pezzi grossi del commercio ritengono di dar prova di audacia sollevando problemi che riguardano soltanto la loro attività, i problemi sui diritti dei commercianti. Il signor Guscka giunge persino a citare le parole del resoconto del comitato della Borsa di Ufà per gli anni 1905 e 1906: «Lo stesso governo, oltre a proporsi una riforma radicale delle istituzioni borsi- stiche, le indica quali... sue degne collaboratrici », e dice che queste parole sono « giuste », le scrive in corsivo e parla di « concreta e attiva collaborazione con il governo». Leggendo simili cose si ricorda involontariamente la parola te- desca : Lobhudelei : lode servile o servilismo laudativo. Nel 1906 par- lare con aria soddisfatta della «riforma radicale» delle «istituzioni borsistiche»! Non è forse questo il modo di vedere del lacchè al quale il signore permette di « consigliarsi » con il cuoco per Torganiz- zazione di un pranzo, ecc. chiamandoli ambedue « suoi degni colla- boratori » ? Sino a qual punto il signor Guscka si avvicini a un simile modo di vedere, lo si constata dalla sottosezione del XV capitolo sui risultati delle richieste delle organizzazioni e da lui intitolata: Posizioni sfa- vorevoli. « Non si può negare — leggiamo — che ci sono alcuni set- tori in cui le istanze e le richieste dei rappresentanti del capitale in- contrano effettivamente una resistenza del governo». Seguono, in questo ordine, gli esempi: 1) foreste demaniali; l’erario è esso stesso un industriale del legno; 2) tariffe ferroviarie; l’erario stesso è l’im- prenditore; 3) rappresentanza negli zemstvo e 4) rappresentanza nella Duma e nel Consiglio di Stato. « In ambedue i casi — dice Fautore per gli ultimi due esempi — si fa naturalmente sentire Tintinna vici- nanza della burocrazia a un’altra classe dominante, a quella dei grandi proprietari fondiari ». « Ma se si lasciano da parte le poche questioni menzionate — con- 56 LENIN rinua soddisfatto il signor Guscka — bisogna dire che in tutti gli altri settori... i dati della nostra inchiesta descrivono la posizione della classe industriale-commerciale come una posizione favorevole... ». È una perla, non è vero? Posizione sfavorevole: foreste, ferrovie, zemstvo e parlamento. « Ma se si Iascian da parte le poche questioni menzionate », la posizione è favorevole! E nella «conclusione» dd suo libro il signor Guscka, lottando contro il «pregiudizio tradizionale» deirumiliazione e della man- canza di diritti della classe industriale-commerciale, si eleva, si può dire, sino a un patetico Lobhudelei: « Non come una classe priva di diritti, umiliata, la borghesia indu- striale-commerciale prende posto al tavolo dello Stato panrusso, ma si fa avanti come un ospite e un assistente gradito, come un ” degno collabo- ratore " del potere statale, occupando un posto eminente sia per una consuetudine stabiliusi, sia per legge, secondo il diritto scritto, e inoltre non soltanto da ieri ». Queste parole andrebbero benissimo in un discorso di qualche Krestovnikov, Avdakov, Tisenhausen e soci pronunciato in un rice- vimento di un ministro. Precisamente simili discorsi, scritti appunto in un simile linguaggio, sono noti a qualsiasi russo. Ci si chiede però: come definire uno « scienziato », che pretende di aver elaborato « scientificamente » una seria inchiesta e trasferire in una pubblica- zione, in qualità di « conclusione tratta da un’inchiesta », i discorsi conviviali di commercianti piaggiatori? « Dal buon tempo antico — continua il signor Guscka — abbiamo eredi tato l’idea, che ha assunto la solidità del pregiudizio, secondo cui nella Russia capitalistica si osserva una contraddizione: la grande bor- ghesia, pur dominando economicamente , continua ad essere politicamente asservita. Tutto il materiale della nostra inchiesta apre una notevole breccia in questa concezione tradizionale ». Occorre banalizzare sino alpestremo limite il marxismo, coi ter- mini del quale il signor Guscka civetta, per ritenere che l’inchiesta sulle organizzazioni dei capitalisti possa fornire il « materiale » neces- INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 57 sario sulla questione dell’asservimento politico della borghesia da parte dell’assolutismo e dei grandi proprietari fondiari. L’autore non ha quasi parlato, e mantendosi nei limiti dell’inchiesta non poteva farlo, del materiale che avrebbe potuto dare una vera risposta alla questione. L’inchiesta, trattando un solo lato della vita della nostra borghesia, ne conferma invece l’asservimento politico. Essa dimostra che la bor- ghesia avanza economicamente, che alcuni suoi diritti parziali si allar- gano, che la sua organizzazione, come classe, si sviluppa, che aumenta la sua funzione nella vita politica. Ma proprio perché avvengono tali mutamenti la contraddizione tra il mantenimento per il novantanove per cento del potere politico nelle mani dell’assolutismo e dei grandi proprietari fondiari, da una parte, e il rafforzamento economico della borghesia, dall’altra, diventa ancora più profonda. Il signor Guscka, pur civettando con i termini marxisti, condivide in realtà il punto di vista del dozzinale social-liberalismo. La mania di verniciare questo liberalismo con la fraseologia marxista è una par- ticolarità, o, se volete, una malattia specifica della Russia. Ponendosi dal punto di vista del liberalismo, il signor Guscka si è imbattuto nel problema del carattere sociale del potere statale russo senza capirne nemmeno approssimativamente tutta l’ampiezza e l’importanza. La natura di classe del potere statale russo ha subito un profondo mutamento dopo il 1905, un mutamento in favore della borghesia. La III Duma, il liberalismo viekhista e parecchi altri sintomi attestano che il nostro vecchio potere sta facendo un nuovo «passo sulla via della sua trasformazione in una monarchia borghese». Ma, pur fa- cendo ancora un passo su questa nuova strada, esso rimane vecchio , e la somma delle contraddizioni politiche non fa che aumentare. Il signor Guscka, imbattendosi in una questione seria, ha rivelato di non saperla capire. IV Il signor Guscka, elaborando i materiali di un’inchiesta piuttosto specifica, ha toccato anche un problema di principio di grandissima importanza, sul quale occorre soffermarsi particolarmente. Si tratta della «funzione del 1905», come è intitolata una delle sottosezioni del XIII capitolo del suo libro. 58 LENIN La quarantunesima domanda del questionario sul numero delle sedute dell’organismo esecutivo dell’organizzazione per ognuno degli ultimi cinque anni si proponeva di vedere in quale misura si era inten- sificata Fattività delle organizzazioni nel 1905. 11 materiale dell’in- chiesta * non ha rivelato — secondo le parole di Guscka — che si sia avuto questo fenomeno nella vita delle organizzazioni », l’attività cioè non ha subito un notevole aumento. « Ed è comprensibile », rileva il signor Guscka. E come spiega egli questo fenomeno? Le Unioni dei « datori di lavoro » — egli dice — avrebbero do- vuto intensificare la loro attività nel 1905, dato l’intensificarsi del movimento degli scioperi. « Le organizzazioni di tipo puramente rappresentativo — egli con- tinua — si trovarono in una situazione in un certo senso contraddittoria: il loro principale contraente — il potere governativo — proprio durante il 1905 si trovava nella posizione di una forza che si difende e meno che mai aveva fiducia in se stessa e infondeva fiducia negli altri. In quell’anno ” folle ”, ” quando le autorità sparirono ”, a tutti, compresi gli industriali, parve (soprattutto alla fine dell’anno) che le vecchie ” autorità ” non ritor- nassero più. « Ecco perché le organizzazioni rappresentative del capitalismo non avevano allora nessun motivo per intensificare l’attività della loro rap- presentanza di fronte agli organi del potere governativo ». Questa spiegazione non vale un’acca. Se effettivamente le « auto- rità fossero sparite », questa scomparsa delle autorità politiche avrebbe dovuto inevitabilmente indurre le nuove autorità economiche a inten- sificare la loro attività, a trasformarsi in autorità politiche. Se il potere era prevalentemente su una posizione difensiva, come poteva dunque il suo « degno assistente e collaboratore » (qualifica che il signor Guscka dà alla borghesia industriale-commerciale) non intensificare la sua attività, difendendo questo potere e se stesso? Il nostro autore, essendosi limitato a fare una scelta delle parole più correnti, piu usuali, non ha riflettuto su ciò che diceva. Egli forse sentiva che si trattava di un problema estremamente importante, dalla soluzione del quale dipendeva la risposta, 0 con la soluzione del quale era stret- tamente legata la risposta, a una questione più generale, quella della INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 59 funzione politica della borghesia, e quasi temeva di affrontarla seria- mente, quasi voleva sfuggirla precipitosamente. Esaminate con attenzione il seguente ragionamento deH'autore sullo stesso problema, la funzione del 1905: « ...Le organizzazioni del capitale non si sentivano nemmeno propen- se a riunirsi spesso per formulare il loro atteggiamento verso le questioni sociali e politiche che allora agitavano tutto il paese: respinte in secondo piano dalla larga ondata del movimento popolare, preferivano attendere per un certo tempo il risultato della lotta che intorno a loro ferveva; c verso la fine, quando le "autorità” rivelarono chiaramente di essere pro- pense a ” ritornare ” al loro posto, anche le organizzazioni della classe industriale-commerciale ritornarono gradatamente alla loro attività rap- presentativa nella solita forma e al solito grado di intensità ». « Le organizzazioni del capitale furono respinte in secondo piano della larga ondata del movimento popolare»... Benissimo! Però il signor Guscka ancora una volta non pensa a quel che dice. Contro chi era diretta la larga ondata del movimento popolare? Contro il vecchio potere. Come aveva potuto il « collaboratore e degno assi- stente » di questo potere essere spinto in secondo piano? Avrebbe do- vuto, se effettivamente fosse stato un vero collaboratore e degno assi- stente, agire tanto piu energicamente in primo piano quanto più grande era la sua forza economica, non dipendente dalla vecchia or- ganizzazione del potere politico. Come potè il « collaboratore e degno assistente » del vecchio potere cadere in una situazione in cui «preferiva attendere»? Il signor Guscka è partito lancia in resta per combattere contro la teoria deirasservimento politico della borghesia, economicamente dominante, ma appena affrontata la questione si è ingarbugliato. La «teoria» ch’egli ha promesso di demolire viene, al contrario, con- fermata dal corso degli avvenimenti nel 1905. E il grande capitale industriale-commerciale, e il liberalismo bor- ghese russo nel 1905 non rimasero soltanto in * posizione di attesa », ma ebbero una posizione controrivoluzionaria molto precisa. I fatti che lo attcstano sono fin troppo noti. È indubbio però che, in con- fronto all’assolutismo e alla classe dei grandi proprietari fondiari, il grande capitale fu in una certa misura « respinto in secondo piano ». LENIN 6o Come potuto dunque accadere che nella rivoluzione borghese l’ascesa culminante dell’* ondata del movimento popolare » abbia re- spinto in secondo piano soprattutto la borghesia? Ciò è potuto accadere perché soltanto il completo snaturamento del concetto di « rivoluzione borghese » porta all’opinione che que- st’ultima si indebolisca quando la borghesia se ne allontana. Ciò do- veva accadere perché la principale forza motrice della rivoluzione borghese in Russia sono il proletariato e le masse contadine, mentre la borghesia assume una posizione esitante. Essendo politicamente asservita ai grandi proprietari fondiari e alTassolutismo, quando il movimento operaio si rafforza la borghesia assume, d’altra parte, una posizione controrivoluzionaria. Di qui le sue esitazioni, la sua ritirata in « secondo piano ». Essa è contro il vecchio regime e gli è favorevole. È pronta ad aiutarlo contro gli operai, ma è pienamente capace di « ar- rangiarsi » e persino di allargare il suo dominio senza nessun grande proprietario fondiario c senza nessuna sopravvivenza del vecchio re- gime politico: lo dice chiaramente l’esperienza di paesi come l’Ame- rica ecc. Si comprende quindi perché il punto culminante della « larga on- data del movimento popolare » e il massimo indebolimento del vecchio potere possono suscitare una forte ritirata «in secondo piano» della borghesia industriale-commerciale. Si tratta appunto di una classe che può essere neutralizzata nella lotta del nuovo contro il vecchio, della democrazia contro il feudalesimo, poiché, pur sentendosi piu assue- fatta, piu tranquilla, più comoda accanto al vecchio, può dominare anche quando il nuovo riporta la completa vittoria. V Parlando dell’inchiesta della Società tecnica imperiale russa non si può passare sotto silenzio Tarticolo del signor A. lermanski nei nn. 1-2 e 3 della liquidatrice N ascia Zarià . Costui parla dell’opera del signor Guscka in modo estremamente particolareggiato, senza tuttavia esprimere nemmeno una volta il suo dissenso! Come se un uomo che vuole annoverarsi fra i marxisti potesse solidarizzare con il rare- fatto liberalismo di un elogiatore dei pezzi grossi deH’industria e del commercio! INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 6l II signor Iermanski va persino più in là del signor Guscka, sem- pre nella stessa direzione però, leggermente tinta del colore marxista del social-liberalismo à la Brentano e a la Sombart. « Le organizzazioni di tipo rappresentativo — egli scrive — sono organizzazioni della lotta di classe, in tutta la sua ampiezza e su scala nazionale (e in parte persino internazionale), I dati dell'in- chiesta ci danno un quadro del campo quasi illimitato che le questioni discusse dalle organizzazioni abbracciano. Come dice giustamente il comitato della Borsa di Iekaterinoslav, Inattività delle nostre orga- nizzazioni si estende a quasi tutti i compiti che hanno un'importanza per tutto lo Stato», Cosi ragiona il signor Iermanski in una rivista che ha la pretesa di essere una pubblicazione marxista. 11 ragiona- mento è sbagliato da cima a fondo, è un falso patente. Il concetto di lotta di classe nel significato datogli da Marx viene qui sostituito dal concetto liberale della lotta di classe. Si dichiara d'importanza nazio- nale e statale proprio ciò in cui manca la caratteristica principale per essere d'importanza nazionale e statale : la struttura del potere sta- tale e Pamministrazione che abbraccia «tutto lo Stato», la politica di tutto lo Stato, ecc. Vedete a quali colonne d’Èrcole giunge nel suo irragionevole zelo il signor Iermanski. Volendo confutare l'opinione secondo cui la «borghesia capitalistica in Russia» (egli vuol dire grande borghe- sia industriale-commerciale) è fiacca, poco sviluppata, ecc., egli cerca una «formula moderna» che esprima l'« effettiva situazione della grande borghesia in Russia». E che cosa ne risulta? Per questa formula egli prende in prestito le parole che Avdakov pronunciò al Consiglio per gli affari minerari e industriali durante i dibattiti (udite!) sul passaggio a una nuova organizzazione dei congressi mi nerari-i n d usinoli, con un presidente eletto. La prassi (russa) è tale — disse Avdakov — « che sinora nes- suno ci ha mai posto alcuna restrizione». « Ecco la formula — scrive il signor Iermanski — che più di ogni altra si confà alla situazione attuale ». Lo credo bene! Nell'organizzazione dei congressi minerari-indu- striali i commercianti ottusi, che sopportano docilmente il giogo dei privilegi statali del grande proprietario fondiario, non hanno mai Ó2 LENIN subito alcuna restrizione! Invece di deridere 1 ampollosità di Kit Kitic” Avdakov, il signor lermanski dà prova di uno zelo sovrumano affermando che Avdakov non è un Kit Kitic, che egli ha dato una «formula moderna» che esprime l'« effettiva situazione della grande borghesia in Russia». E invece Kit Kitic Avdakov assomiglia in tutto al panciuto maggiordomo che non ha mai nemmeno pensato di divenire l'assoluto padrone al posto del signore e s'intenerisce per- ché questi gli permette di riunirsi, nella stanza della servitù, con la cameriera, il cuoco, ecc. Il signor lermanski, con la seguente tirata contenuta nel suo arti- colo, dimostra di non voler comprendere proprio questa differenza fra la situazione del maggiordomo e quella del signore: « Non sarà nemmeno superfluo fare qui un confronto, — egli scrive: — tutti ricordano come l'energica e, per cosi dire, ” popolare " aspira- zione degli zemtsy a " partecipare agli affari di amministrazione inter- na ” furono chiamate ” sogni insensati d'altra parte, il comitato della Borsa di Pietroburgo ancor prima dei tempi costituzionali, dichiarando che era necessaria ” un'estensione quanto più possibile larga del diritto delle società borsistiche [notatelo!] a partecipare agli affari di ammini- strazione ”, con piena ragione aggiungeva: "Questo diritto delle società borsistiche non costituirà una novità, poiché esse godono già in parte di tale diritto". Quello che era stato un "sogno insensato" per altri, per i rappresentanti del grande capitale non era un sogno, ma una realtà, un elemento della reale Costituzione ». «Quello», ma non quello, signor lermanski! 11 vostro «con- fronto » rivela la vostra incapacità o scarsa volontà di fare una distin- zione fra l'aspirazione (della classe dei grandi proprietari fondiari) a divenire essa stessa il vero padrone e l'aspirazione (del burmistr ** arricchitosi, del Fedi a o del Vania) a consigliarsi con gli altri servitori del padrone. La « differenza è grande ». È perfettamente naturale che a Larin si ispiri completamente nelle sue conclusioni il signor lermanski. 1 rappresentanti del grande capitale — egli scrive — «già da tempo hanno assunto in Russia la posizione di classe dominante, nel senso assoluto di questo termine». Ciò è falso da cima a fondo. Viene dimenticato sia che esiste l’autocrazia, sta che il potere e i redditi rimangono come prima nelle INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE 63 mani dei grandi proprietari fondiari feudali. Il signor lermanski si sbaglia quando pensa che « soltanto alla fine del XIX secolo e alPinizio del XX » la nostra autocrazia « abbia cessato di essere un'autocrazia esclusivamente feudale». Già nell'epoca di Alessandro II, in confronto all'epoca di Nicola I, non lo era «esclusivamente». Ma è assoluta- mente imperdonabile confondere il regime della servitù della gleba, che non è più esclusivamente feudale ed ha fatto un passo verso la monarchia borghese, con il « pieno dominio dei rappresentanti del grande capitale ». VI La redazione della N ascia Zarià ha, secondo il solito, aggiunto all’articolo del signor lermanski una «riserva»: l'autore, dice, «ha sottovalutato l'importanza per essa [per la grande borghesia] della partecipazione diretta al potere politico». Il sistema delle riserve si è solidamente radicato nei liquidatori. In parecchi articoli lermanski sviluppa nel modo più particolareggiato le sue idee sulla lotta di classe ispirandosi al liberalismo. La propa- ganda della rivista è una propaganda liberale... E «i ricordi dei bei giorni » del marxismo sono rincantucciati in due righe della notai I lettori della Nascia Zarià vengono educati nello spirito del liberar lismo, che sostituisce il marxismo, e la redazione si « mette le spalle al sicuro» con una riserva, del tutto come fa la Riec cadetta. Non è soltanto il fatto che il signor lermanski « sottovaluti » un determinato lato della questione che conta. Quel che conta è che egli ha un'idea assolutamente sbagliata della lotta di classe e che, valutando la struttura sociale dell’autocrazia, egli commette un errore capitale. Abbiamo da lungo tempo detto e non ci stanchiamo di ripetere che nessun sogghigno sulle «risposte del 1908» (o del 1912), ecc. può eludere questo problema. Non può evitarlo nessuna pubblicistica più o meno seria. Il dissenso tra lermanski e Larin, da una parte, e la redazione della Nascia Zarià, . dall’altra, è un dissenso fra i sinceri e a loro modo onesti liquidatori e i diplomatici del liquidatorismo. Non ci si può fare illusioni in proposito. Larin ha scritto: il nostro potere è già divenuto borghese; gli 64 LENIN operai non devono dunque organizzarsi nell’attesa della rivoluzione (e non «per la rivoluziono, ha aggiunto), ma per la partecipazione al rinnovamento costituzionale del paese. Iermanski, dall'altro Iato, affrontando la questione ripete, in sostanza, la prima premessa di Larin, inoltre egli accenna soltanto alle sue conclusioni senza par- larne chiaramente. Martov « correggeva » Larin allo stesso modo che la redazione della Nascia Zarià corregge Iermanski: il potere, essa dice, non è ancora borghese, e agli operai « basta » afferrarsi alle contraddizioni fra il costituzionalismo e l’assolutismo. Si ha cosi, tra Martov e Larin-Iermanski, un pieno accordo sulle conclusioni, accordo perfettamente naturale, poiché essi condividono le premesse fondamentali dell’opinione liberale circa la politica operaia. Noi invece continuiamo a pensare che questa opinione è radical- mente sbagliata. Quel che conta non è che Iermanski « sottovaluti > o Martov « sopravvaluti » il fatto che i Guckov, i Riabuscinski e soci « si spostano a sinistra ». Quel che conta non è che Iermanski « sotto- valuti > o Martov « sopravvaluti » « l’importanza che ha per la bor- ghesia la partecipazione diretta al potere politico». Quel che conta ò che entrambi non soltanto «sottovalutano», ma addirittura non com- prendono l’importanza che ha per la classe operaia e per la democrazia borghese, liberata dai tentennamenti attuali del liberalismo, « la parte- cipazione diretta al potere politico »1 Entrambi pensano a un solo tipo di « potere politico », dimenticando che ne esiste un altro. Entrambi guardano solo in alto e non vedono gli strati inferiori. Ma se dieci Riabuscinski e cento Miliukov brontolano e si indignano al modo dei liberali, ciò significa che decine di milioni di piccoli borghesi e di « gente minuta » sentono che cosi non può durare. E anche questi milioni di uomini sono una possibile fonte di « potere politico». Soltanto il raggruppamento di questi elementi democratici, sia contro i destri, sia indipendentemente dai tentennamenti dei libe- rali, può « risolvere » i problemi che la storia ha posto di fronte alla Russia aH*inizio del XX secolo. Prosveshemc. nn. 5*7. aprile-giugno 1912. Firmato: V. llin. LA SOSTANZA DELLA « QUESTIONE AGRARIA IN RUSSIA» La « questione agraria », se si vuole usare questa terminologia solita, corrente, esiste in tutti i paesi capitalistici. Ma in Russia, accanto alla questione agraria, comune a tutti i paesi capitalistici, esiste un'altra questione agraria «tipicamente russa». Per rilevare breve- mente la differenza esistente tra le due questioni agrarie diremo che in nessun paese civile capitalistico esiste un movimento democratico piu o meno largo di piccoli proprietari terrieri per il passaggio nelle loro mani delle terre dei grandi proprietari fondiari. In Russia questo movimento esiste. E quindi in nessun paese capi- talistico dell’Europa, fatta eccezione per la Russia, i marxisti avanzano ed appoggiano la rivendicazione del passaggio della terra ai piccoli proprietari terrieri. La questione agraria russa ha costretto tutti i mar- xisti ad accettare tale rivendicazione, indipendentemente dai dissensi che sono potuti sorgere per il modo in cui doveva essere organizzato il possesso della terra trasferita e il modo in cui si doveva disporne (ripartizione, municipalizzazione, nazionalizzazione). Donde proviene dunque questa differenza tra I’« Europa » e la Russia? Forse dall’originalità dello sviluppo della Russia, o dall’as- senza del capitalismo, o dalla situazione disperata, senza vie d’uscita, del nostro capitalismo? Cosi pensano i populisti delle diverse sfuma- ture. Ma quest’idea è radicalmente sbagliata, e da lungo tempo la vita l’ha smentita. La differenza tra l’« Europa » e la Russia proviene dall’estrema arretratezza di quest’ultima. In Occidente il regime agrario capita- lista si è già completamente affermato, la servitù della gleba da lungo tempo è stata spazzata via, le sue vestigia sono insignificanti e non 5 -Z50 66 LENIN hanno una scria funzione. Nel campo dell’agricoltura il principale rapporto sociale è in Occidente quello dell'operaio salariato verso l’im- prenditore, affittuario o proprietario della terra. 11 piccolo agricoltore ha ivi una posizione intermedia, passando, da una parte, alla classe dei salariati, dei venditori della forza-lavoro (sono numerose le forme del cosiddetto lavoro ausiliario, collaterale del contadino) e, dall’altra parte, alla classe dei compratori della forza-lavoro (i piccoli agricol- tori assumono un numero di operai salariati assai piu notevole di quel che abitualmente si pensa). Indubbiamente in Russia si è già consolidato e si sviluppa costan- temente un regime fondiario altrettanto capitalistico. Sia l’economia dei grandi proprietari fondiari che quella dei contadini si sviluppano precisamente in questa direzione. Ma da noi i rapporti prettamente capitalistici sono ancora soffocati in grandissima misura dai rapporti feudali. La lotta delle masse della popolazione, e in primo luogo delle masse contadine, è appunto una lotta contro questi rap- porti: ecco in che consiste l’originalità della questione agraria russa. In Occidente tale «questione» esistette molto tempo fa ovunque, ma da lungo tempo è stata risolta. In Russia si è tardato a risolverla; la «riforma» agraria del 1861 non la risolse, la politica agraria di Stolypin non può risolverla, date le attuali condizioni. Nell’articolo II possesso fondiario nella Russia europea ( Niev - sfiata Zvezdà , n. 3) abbiamo riportato i dati principali che spiegano il contenuto che la questione agraria russa ha nel momento attuale. Circa 7.000.000 di desiatine di terra in mano ai 30.000 più grandi proprietari fondiari e altrettanti nelle mani di io.ooo.ooo di famiglie contadine: questo è lo sfondo del quadro. Quali rapporti economici rivela questo quadro? 1 trentamila grandissimi proprietari fondiari rappresentano prin- cipalmente la vecchia nobiltà e la vecchia economia feudale. Dei 27.833 proprietari di tenute con più di 500 desiatine i nobili sono 18.102, cioè circa i due terzi. Gli immensi latifondi che si trovano nelle loro mani — in media ognuno di questi grandissimi proprietari fondiari possiede più di 2,000 desiatine! — non possono essere coltivati con le scorte del proprietario e dagli operai salariati. In tale situazione è in grande misura inevitabile il vecchio sistema della barsteina , cioè l’esistenza della piccola coltura, della piccola LA SOSTANZA DELLA «QUESTIONE AGRARIA IN RUSSIA» 67 azienda sulle terre dei grandi latifondi, la coltivazione delle terre del grande proprietario fondiario con le scorte del piccolo contadino. Proprio questo sistema della barstcina è diffuso, com’è noto, in modo particolarmente largo nei governatorati centrali della Russia europea, tradizionalmente russi, nel cuore della nostra agricoltura. Le cosiddette otrabot\i non sono che una continuazione diretta e una sopravvivenza del sistema della barstcina. Gli intollerabili metodi economici schiavistici quali le assunzioni invernali, il lavoro per le terre stralciate, le « otrabotkj collettive > ecc. ecc. sono anch’essi barstcina . Il nadiel contadino è, con questo sistema economico, un mezzo per assicurare al grande proprietario fondiario le braccia neces- sarie, e non solo le braccia, ma anche le scorte, che, per quanto mi- sere siano, servono per coltivare le terre del grande proprietario fondiario. L'estrema povertà delle masse dei contadini, che sono vincolati al loro nadiel e non ne ricavano quel che occorre per vivere, Testrema primitività della tecnica agricola, restrema mancanza di sviluppo del mercato interno per l’industria: tali i risultati di questo stato di cose. E la dimostrazione più lampante che fondamentalmente, nella so- stanza, le cose rimangono immutate anche oggi è l’attuale carestia che ha colpito 30.000.000 di contadini. Soltanto l’oppressione feudale, l’ab- bandono, l’impotenza delle masse dei piccoli agricoltori asserviti può portare a tali orribili, estese carestie in un’epoca in cui la tecnica agri- cola si sviluppa rapidamente ed è già a un livello relativamente alto (nelle migliori aziende capitalistiche). La contraddizione fondamentale che porta a tali orrende calamità, sconosciute alle masse contadine delPEuropa occidentale dal tempo del medioevo, è la contraddizione tra il capitalismo, altamente svi- luppato nella nostra industria e notevolmente sviluppato nella nostra agricoltura, e la proprietà fondiaria, che continua a rimanere medioevale, feudale. Non si può uscire da questa situazione senza un netto rivolgimento della vecchia proprietà fondiaria. Non soltanto la grande proprietà fondiaria è feudale, ma lo è anche quella contadina. Quanto alla prima, la cosa è talmente evidente da non destare alcun dubbio. Osserveremo soltanto che la distru- zione dei latifondi feudali, delle aziende, mettiamo, di più di 500 de- siatine, non scalzerà la grande produzione nell’agricoltura, ma, al contrario, la rafforzerà, la svilupperà, poiché i grandi latifondi sono 68 LENIN il puntello della piccola agricoltura asservrtrice, e niente affatto della grande produzione. Sulle immense distese di terra di piu di 500 desia- tine è quasi impossibile o almeno estremamente difficile nella maggio- ranza delle località della Russia condurre una grande azienda e colti- vare tutte le terre con le scorte del proprietario e il lavoro salariato libero. La diminuzione della superficie di quelle tenute è una delle condizioni che permetterà reliminazione della piccola agricoltura asservitrice e il passaggio alla grande produzione capitalistica nel- l’agricoltura. D’altra parte, l’agricoltura contadina basata sul nudici rimane anch’essa medioevale, feudale. E non si tratta soltanto della sua forma giuridica, oggi brutalmente mutata con la distruzione At\Y obsteina e l’instaurazione della proprietà terriera privata, si tratta anche della sua reale struttura, che nessuna demolizione AtWobstcina può in- taccare. La reale situazione deH’immensa massa delle piccole e piccolis- sime * parcelle* * (lotti di misere proporzioni) dei contadini, separate le une dalle altre dalla terra del grande proprietario fondiario e che si distinguono per la peggiore qualità del terreno (in seguito all’asse- gnazione della terra ai contadini, diretta nel 1861 dai grandi proprie- tari fondiari feudali, e all’esaurimento del terreno per mancanza di concimi), pone inevitabilmente i contadini in rapporti di asservi- mento verso Teredèdel proprietario del latifondo, il vecchio * signore >. Immaginate soltanto nel modo più chiaro questo quadro: per 30.000 proprietari di latifondi, con 2.000 desiatine ciascuno, vi sono 10.000.000 di famiglie contadine con una « media» di 7 desiatine per famiglia. È chiaro che nessuna demolizione AcWobstcina, nessuna creazione della proprietà terriera privata è ancora in grado di abolire l’asservimento, le otrabot\i y la barsteina , la miseria del servo e le forme feudali di dipendenza che ne derivano. La « questione agraria », generata da tale stato di cose, è il pro- blema dell’eliminazione delle sopravvivenze della servitù della gleba, che sono divenute un ostacolo insopportabile per lo sviluppo del capi- talismo in Russia. In Russia la questione agraria si pone come un netto rivolgimento della vecchia, medioevale proprietà terriera, — tanto lati- fondista quanto contadina del nadiel , — rivolgimento che è divenuto assolutamente necessario per l’estrema arretratezza di questa stessa LA SOSTANZA DELLA «QUESTIONE AGRARIA IN RUSSIA» 69 proprietà, per lestremo contrasto fra quest’ultima e tutto il sistema di economia nazionale, divenuto capitalistico. 11 rivolgimento deve essere netto, perché il contrasto è troppo grande, perché il vecchio è troppo vecchio e la « malattia è stata trascurata». In ogni caso e in tutte le sue forme il rivolgimento non può che essere, per il suo contenuto, borghese, poiché tutta la vita economica della Russia è già borghese, e immancabilmente lagri- coltura le si deve sottomettere, deve adattarsi alle leggi del mercato, alla pressione del capitale, onnipotente nella nostra attuale società. Ma se il rivolgimento non può che essere netto, non può che essere borghese, rimane ancora da decidere quali delle due classi diret- tamente interessate, quella dei grandi proprietari fondiari o quella dei contadini, compirà o darà un indirizzo a questa trasformazione, ne determinerà le forme. A questo « problema insoluto » dedicheremo un prossimo articolo: Confronto tra il programma agrario di Stolypin e quello dei populisti *°. Nicvs^aia Zvtzda, n. 6, 22 maggio 1912. Firmato: R.S. ALCUNE CONCLUSIONI SULLA MOBILITAZIONE PREELETTORALE Le forze politiche che partecipano alle elezioni della Duma si sono già quasi tutte definitivamente organizzate. I fondamentali schie- ramenti di partito si sono comunque cosi nettamente delineati che non si può parlare di nessun serio e sostanziale mutamento. 11 governo ha già da tempo iniziato la campagna elettorale. 1 destri, i nazionalisti, gli ottobristi «lavorano», aiutati apertamente daH’amministrazione, La recente circolare, pubblicata dalla Riec e riprodotta da molti giornali, dei governatori ai capi di polizia dei distretti sui « provvedimenti » che devono essere presi per impedire che vengano presentati dei candidati «di sinistra» alla carica di dele- gati (soprattutto dei contadini) o di grandi elettori, alza un lembo della cortina che nasconde la macchina « elettorale » del ministero degli interni. È certo che da questo lato sarà fatto tutto il possibile — e l’impossibile — contro l’opposizione. Non per nulla il primo mi- nistro Kokovtsov nel suo discorso ai commercianti di Mosca ha cosi fortemente sottolineato quanto sia dannosa «l’opposizione per Top- posizione ». Ma se non si può dubitare dello zelo del governo e della polizia nelle elezioni, non si può nemmeno dubitare che nello stato d’animo degli elettori è avvenuto e avviene un largo spostamento « a sinistra ». Nessun artifizio del governo può mutare questo fatto. Al contrario, gli artifizi e i « provvedimenti » possono soltanto accentuare il mal- contento. Ed- è facile comprendere che, se questo malcontento si ma- nifesta nella grande borghesia con il discorso « d’opposizione » di Sciubinski o con il « cauto » accenno di Riabuscinski alTaspirazione che vengano impiegati «metodi civili di direzione» o con i frizzi mordenti della Riec cadetta all’indirizzo del governo, nella larga cer- CONCLUSIONI SULLA MOBILITAZIONE PREELETTORALE Jl chia della «gente minuta », che dipende dai Riabuscinski, dai Golovin ecc., il malcontento è molto più acuto e serio. Quali sono dunque gli schieramenti politici che si sono determi- nati nel campo dell’opposizione ed hanno manifestato politicamente il loro malcontento? Si è determinata la «responsabile» opposizione monarchica liberale dei cadetti e dei progressisti. Il blocco fra di essi significa che i cadetti sono molto « più a destra » di quanto sembri. Si è determinata la democrazia operaia, che si è posta il compito non già di «appoggiare» l’opposizione cadetto-progressista, ma di utilizzare i suoi conflitti con i destri (nazionalisti e ottobristi com- presi) per educare e organizzare la democrazia. Si è, infine, determi- nata la democrazia borghese: nella conferenza dei trudovik) essa si è pronunciata per l’accordo « in primo luogo con i socialdemocratici », senza tuttavia lanciare nessuna precisa parola d’ordine di lotta contro il liberalismo controrivoluzionario dei cadetti, oscillando cioè, in pra- tica, fra gli uni e gli altri. Quali sono dunque le conclusioni della « mobilitazione politica » preelettorale dei partiti? La prima e fondamentale conclusione, da lungo tempo tratta dalla democrazia operaia, è che esistono, nella lotta, non due, ma tre campi. I liberali vorrebbero fortemente rappre- sentare le cose in modo che in sostanza due risultassero i campi in lotta, e i liquidatori, come è stato dimostrato più volte, tendono conti- nuamente alla stessa idea. Per la Costituzione o contro la Costitu- zione? Cosi i cadetti formulano i contrasti tra due campi. In realtà questa formulazione non definisce assolutamente nulla, e poi, in ge- nerale, si deve parlare non di ciò che si può chiamare Costituzione e di ciò che in tal modo non si può chiamare, ma del contenuto preciso di determinate rivendicazioni liberali o democratiche. Il contenuto delle rivendicazioni, la reale differenza delle ten- denze di classe determinano appunto tre campi : il campo dei destri o del governo; la borghesia liberale o monarchico-liberale, che poggia su un terreno controrivoluzionario; e il campo democratico. Si tratta non tanto delle « chances » che si possono avere con questo sistema elettorale, no, la questione è molto più profonda, si tratta di tutto il carattere della propaganda politica durante le elezioni, di tutto il con- tenuto ideale-politico della campagna elettorale. La «strategia» dei liberali, in questa situazione, mira giorno per giorno a conquistare l’egemonia in «tutto» il movimento d opposi- 72 LENIN zione. E i liberali Zaprosy Gizni hanno spifferato il « segreto » di questa strategia, accuratamente celato dalla Riec. « I progressisti — scrive il signor R. B. nel n. 13 dei Zaprosy — hanno aperto la loro campagna con una mossa [!] molto promettente, costituendo il cosid- detto ” blocco progressista apartitico ", il quale ha subito rivelato una grande forza di attrazione nei confronti dei circoli politici d’op- posizione a destra dei cadetti ». D’altra parte, « la piattaforma eletto- rale del gruppo dei trudovify , nonostante la sua indeterminatezza, — c in parte, forse, grazie ad essa, — risponde alla esigenza di larghi am- bienti deU’intellettualità democratica». «A determinate condizioni, questo gruppo potrebbe adempiere, a sinistra dei cadetti, la stessa fun- zione che il gruppo dei progressisti si è assunto alla loro destra. Il fronte dell’opposizione sarebbe costituito allora dai fianchi estremi, mobili e tentennanti ma duttili, e da un centro immobile ma saldo, il che dal punto di vista strategico ha i suoi lati vantaggiosi anche nella lotta politica». Ciò che i signori Miliukov e Scingarev hanno nella mente R. B. l’ha sulla lingua! Ai cadetti occorrono proprio due fianchi «duttili»; i progressisti per attirare l’elettore borghese sostenitore del 3 giugno, e i democratici « indeterminati » per attrarre il pubblico con uno spi- rito democratico. Questa «strategia» scaturisce effettivamente dalla natura dello stesso partito cadetto, che è il partito dei liberali contro- rivoluzionari, che con l’inganno trascina dietro di sé alcuni strati democratici, una parte dei commessi, dei piccoli impiegati, ecc. A que- sto partito occorre appunto il « progressista senza partito », in qualità di vero puntello di classe, e il democratico indeciso, in qualità di un’insegna molto in voga. A rappresentare il tipo del progressista possono servire il grande proprietario fondiario Efremov e il milionario Riabuscinski. A rap- presentare quello del democratico indeciso, il trudovi\ del campo populista e il liquidatore del campo marxista. Prendete tutta la storia del partito cadetto e vedrete che quest’ultimo ha sempre agito preci- samente in modo da essere sempre a parole per la democrazia e nei fatti per il liberalismo « di Efremov, consono a Riabuscinski ». Co- minciando anche solo dal fallimento dei comitati locali della terra del 1906, per finire con il voto in favore del bilancio nella III Duma o con le parole d’ordine «londinesi» di Miliukov* 1 , ecc., vediamo CONCLUSIONI SULLA MOBILITAZIONE PREELETTORALE 73 precisamente questa vera natura del partito cadetto e il suo travesti- mento democratico. La goffaggine del signor R. B. dei Zaprosy è cosi grande eh egli ha detto senza accorgersene quella verità che i liberali rendevano con- fusa e celavano con gran cura ai democratici. 11 programma dei pro- gressisti, riconosce R. B., « pone la questione su un terreno solido, rea- le»! Ma in quel programma, oltre ai luoghi comuni di tipo pretta- mente ottobrista (come, per esempio, « attuazione completa del mani- festo del 17 ottobre »), non v’è nulla. Terreno solido e reale viene chia- mato il terreno del liberalismo borghese, a tal punto moderato, umile e impotente da rendere addirittura ridicola qualsiasi speranza in esso riposta. Coloro che furono « rinnovatori pacifici »** nel 1907, coloro che si mantenevano a mezza distanza tra i cadetti c gli ottobristi nella III Duma: ecco ciò che viene chiamato terreno solido e reale! Il milionario Riabuscinski c un progressista. L’organo di stampa di questi progressisti, o altri loro simili, c YUtro Rossii. E proprio la Riec y giornale dei cadetti che hanno fatto blocco con i progressisti, scrive: «Il più soddisfatto [del discorso di Kokovtsov] c l’organo degli industriali di Mosca, VUtro Rossii »... Quest’ultimo fa eco a Kre- stovnikov: «La Mosca industriale-commerciale è in diritto di ritenersi soddisfatta». E la Riec dal canto suo aggiunge: «Quanto al Golos Moskvy e al VUtro Rossii , essi sono pronti a non adottare nessuna linea e si sentono soddisfatti ». Ci si chiede dove sono i dati attestanti che Efremov o altri pro- gressisti abbiano una linea. Questi dati non esistono. L’appoggio a un simile progressismo, si chiami esso progressismo o cadettismo, nul- l’altro è se non una resa delle posizioni da parte della democrazia. Altra cosa è l’utilizzazione dei conflitti tra la borghesia c i grandi proprietari fondiari, tra i liberali e i destri. Soltanto in questo modo il democratico può formulare la sua linea. E per realizzarla, per educare politicamente e organizzare le masse estremamente grandi che dipendono economicamente dagli Efremov e dai Riabuscinski, occorre rendersi chiaramente conto che il liberalismo dei cadetti e dei progressisti è controrivoluzionario. Il non rendersene chiaramente conto è l’errore principale, comune ai trudovikj e ai liquidatori. L’assoluta assenza di una definizione di classe del liberalismo nei trudoviì{i\ le frasi dei liquidatori sulla ne- cessità di « strappare la Duma dalle mani della reazione », sull’avvi- 74 LENIN cinamento dei cadetti e dei progressisti al potere, sul lavoro storica- mente progressivo compiuto da costoro (cfr. Martov e Dan), tutto ciò delinea nel suo insieme quella funzione di « fianco » cadetto di cui è tanto soddisfatto anche R. B. Certo, i desideri soggettivi dei trudovikj e dei liquidatori non sono questi, ma non sono i loro piani soggettivi che contano, bensì lo schieramento oggettivo delle forze sociali. E questo schieramento, a dispetto di tutti i fautori dell’idea che esistano due campi, a dispetto delle grida maligne sulla disorganizzazione della democrazia operaia (cfr. lo stesso articolo del signor R. B.), ci dimostra chiaramente che il terzo campo si è formato. La sua linea è stata nettamente formu- lata ed è a tutti nota. Gli operai antiliquidatori la applicano, raggrup- pando tutti i democratici nella lotta sia contro i destri sia contro il liberalismo. Senza farsi nessuna illusione suH’impotente liberalismo dei cadetti, che, in tutte le questioni capitali, strisciano di fronte alla reazione, gli operai utilizzano i suoi conflitti con la reazione per loro stessi, per la loro organizzazione di classe, per la loro democrazia, che oggi matura silenziosamente nel folto delle masse popolari, asser- vite dagli Efremov e dai Riabuscinski. La lotta dei destri contro l’opposizione « responsabile * deve ser- vire e servirà — grazie alla tattica antiliquidatrice degli operai — a sviluppare la coscienza e l’organizzazione autonoma di un’« opposi- zione » che non pretende al titolo poco onorifico di « responsabile ». Ntcvs^aia Zvczdà , n. 6, 22 maggio 1912. Firmato: B.G. SCIOPERO ECONOMICO E SCIOPERO POLITICO Nella statistica ufficiale degli scioperi, che viene compilata dal ministero del commercio e delPindustria, fin dal 1905 gli scioperi sono stati suddivisi in scioperi economici e scioperi politici. È stata la vita, generatrice di forme particolari del movimento degli scioperi, che ha costretto a introdurre questa suddivisione. La combinazione degli scioperi economici e politici è uno dei tratti principali di questa par- ticolarità. E nel momento attuale, con la ripresa degli scioperi, per avere una visione scientifica e un atteggiamento cosciente di fronte agli avvenimenti, è necessario che gli operai esaminino attentamente tale tratto caratteristico di questo movimento russo. Prima di tutto riportiamo, prendendole a prestito dalla statistica governativa degli scioperi, alcune cifre fondamentali. Durante tre anni, dal 1905 al 1907, il movimento russo degli scioperi raggiunse un livello sino ad allora sconosciuto nel mondo. La statistica gover- nativa tiene conto solo delle fabbriche e delle officine, sicché tanto le imprese minerarie, quanto le ferrovie, le imprese edili e molte altre branche del lavoro salariato ne rimangono fuori. Ma anche solo nelle fabbriche e nelle officine nel 1905 scioperarono 2.863.000 lavoratori, cioè poco meno di 3.000.000; nel 1906, 1. 108.000; nel 1907, 740.000. Durante i 15 anni dal 1894 al 1908, quando in Europa si era comin- ciato ad elaborare sistematicamente la statistica degli scioperi, il piu grande numero di scioperanti in un anno si ebbe in America: 660.000. Gli operai russi, quindi, primi al mondo y svilupparono la lotta mediante gli scioperi di massa a cui assistemmo negli anni 1905-1907. Adesso gli operai inglesi, per ciò che concerne gli scioperi economici, hanno dato una nuova grande spinta al movimento. Se gli operai russi hanno avuto una funzione di avanguardia, ciò non è dovuto al 76 LENIN fatto che essi siano più forti, più organizzati, più sviluppati degli ope- rai dell’Europa occidentale, ma al fatto che in Europa non vi sono state ancora grandi crisi nazionali alle quali le masse proletarie ab- biano partecipato in modo autonomo. Quando cominceranno queste crisi, gli scioperi di massa in Europa saranno ancora più potenti che in Russia nel 1905. Quale fu il rapporto fra gli scioperi economici e quelli politici in quel periodo? La statistica governativa dà la seguente risposta: Numero degli scioperanti in migliaia 1905 1906 19°7 negli scioperi economici '•439 458 200 negli scioperi politici M 2 4 650 540 Compì essi vomente rv' ’sO OC ri 1.108 740 È dunque evidente che tra i due tipi di sciopero esiste uno stretto e indissolubile legame. Il punto culminante del movimento (1905) si distingue per la più larga base economica della lotta: in quell’anno lo sciopero politico poggia sulla base stabile, solida, dello sciopero eco- nomico. Il numero dei partecipanti agli scioperi economici è piu alto del numero dei partecipanti agli scioperi politici. A misura che il movimento cade, nel 1906 e nel 1907, vediamo indebolirsi la base economica: il numero dei partecipanti agli scioperi economici nel 1906 scende fino ai quattro decimi del numero com- plessivo e nel 1907 fino ai tre decimi. Lo sciopero economico e quello politico si sostengono quindi reciprocamente, costituendo, l’uno per l’altro, una fonte di energia. Senza questo stretto legame fra i due tipi di sciopero, un movimento veramente vasto, di massa — che ac- quisti, inoltre, un’importanza nazionale — non è possibile. Non di rado, all’inizio del movimento, lo sciopero economico ha il potere di risvegliare e scuotere i più arretrati, di generalizzare il movimento, di elevarlo a un grado superiore. Nel primo trimestre del 1905, ad esempio, lo sciopero economico ebbe un notevole sopravvento su quello politico: al primo partecipa- rono 604.000 persone, al secondo solo 206.000. Nell’ultimo trimestre dello stesso 1905, il rapporto si capovolse: agli scioperi economici par- teciparono 430.000 persone e a quelli politici 847.000. Ciò significa che SCIOPERO ECONOMICO E SCIOPERO POLITICO 77 all’inizio del movimento molti operai posero in primo piano la lotta economica e nel periodo del maggiore slancio fecero il contrario. Ma il legame fra sciopero economico e sciopero politico è sempre esistito. Senza questo legame, ripetiamo, non è possibile un movimento effet- tivamente grande che raggiunga grandi obiettivi. La classe operaia durante lo sciopero politico agisce come classe che è all’avanguardia di tutto il popolo. In questi casi il proletariato adempie la funzione non semplicemente di una classe della società borghese, ma la funzione di egemone, cioè di dirigente, di avanguar- dia, di capo. Le idee politiche che si manifestano nel movimento hanno un carattere popolare, investono cioè le condizioni piu pro- fonde, fondamentali della vita politica di tutto il paese. Per questo suo carattere lo sciopero politico — come rilevano tute le indagini scien- tifiche del periodo che va dal 1905 al 1907 — interessò al movimento tutte le classi e, in particolare, si intende, gli strati piu larghi, più numerosi e democratici della popolazione, i contadini, ecc. D’altra parte, le masse lavoratrici non accetteranno mai di rappre- sentarsi il « progresso > generale del paese senza rivendicazioni eco- nomiche, senza un diretto e immediato miglioramento delle proprie condizioni. La massa è attratta nel movimento, vi partecipa energi- camente, lo apprezza altamente e sviluppa il suo eroismo, il suo sa- crificio, la sua tenacia e la sua fedeltà alla grande causa soltanto nella misura in cui la situazione economica di chi lavora si migliora. Non può essere altrimenti, appunto perché le condizioni di vita degli ope- rai nei tempi « normali » sono inverosimilmente dure. Lottando per ottenere un miglioramento delle condizioni di vita, la classe operaia, al tempo stesso, si eleva moralmente, intellettualmente e politica- mente, diventa più capace di raggiungere i grandi obiettivi della sua liberazione. La statistica degli scioperi, pubblicata dal ministero del commercio e dell’industria, conferma pienamente questa immensa importanza della lotta economica degli operai nell’epoca della ripresa generale. Più forte è la pressione degli operai, maggiori miglioramenti del te- nore di vita essi ottengono. Sia la « simpatia della società » che il mi- glioramento del tenore di vita sono il risultato dell’alto grado di svi- luppo della lotta. Se i liberali (e i liquidatori) dicono agli operai : voi siete forti quando la « società » simpatizza con voi, il marxista parla 7 » LENIN diversamente agli operai: la «società» simpatizza con voi quando siete forti. Per società bisogna intendere in questo caso tutti gli strati democratici della popolazione: piccola borghesia, contadini, intellet- tuali aventi uno stretto contatto con la vita degli operai, impie- gati, eoe. Il più forte movimento di scioperi si ebbe nel 1905. Eb- bene? Noi vediamo che appunto in quelPanno gli operai ottennero i maggiori miglioramenti del tenore di vita. La statistica governativa indica che nel 1905 su 100 scioperanti solo 29 terminarono la lotta senza ottenere nulla, subirono cioè una sconfitta totale. In dieci anni (1895-1904) 52 scioperanti su 100 terminarono la lotta senza ottenere nulla! Il carattere di massa del movimento fece dunque si che la lotta riportasse successi grandiosi, quasi di due volte superiori. Ma quando il movimento incominciò a indebolirsi, la lotta inco- minciò ad avere meno successi: nel 1906 su 100 scioperanti 33 termi- narono la lotta senza ottenere nulla, oppure, più esattamente, subendo una sconfitta, e nel 1907, 58; nel 1908 persino 69 su cento!! I dati scientifici della statistica per un periodo di parecchi anni confermano quindi pienamente l’esperienza fatta e le osservazioni di ogni operaio cosciente circa la necessità deH’unione dello sciopero economico con quello politico e la inevitabilità di questa unione in un movimento realmente vasto e popolare. L’attuale ondata del movimento di scioperi conferma piena- mente questa conclusione. Nel 1911 il numero degli scioperanti aumentò del doppio nei confronti del 1910 (100.000 contro 50.000); tuttavia esso è estremamente basso; gli scioperi puramente economici restavano relativamente una cosa « ristretta », che non aveva ancora un significato nazionale. Per contro, tutti vedono oggi che il movi- mento di scioperi di quest’anno, dopo i noti avvenimenti di aprile, ha appunto acquistato tale significato. È perciò estremamente importante impedire fin dall’inizio che i liberali e i politici operai liberali (liquidatori) falsino il carattere del movimento. Il liberale signor Severianin ha pubblicato nelle Russie Vicdomosti un articolo contrario a che si « mescolino » con lo scio- pero del Primo maggio « rivendicazioni » economiche o di « qual- siasi genere» (guardate un po’!), e il giornale cadetto Riec ha pub- blicato con compiacimento i punti più importanti di questo articolo. SCIOPERO ECONOMICO E SCIOPERO POLITICO 79 « Mettere questi scioperi — scrive il signor liberale — in legame proprio col momento del Primo maggio è soprattutto cosa che non ha nessun fondamento... Infatti in un certo senso è strano: celebriamo la festa internazionale degli operai e in tale occasione rivendichiamo un aumento del io % su certe qualità di tessuto » (Rite, n. 132). Per il liberale è « strano » ciò che per l’operaio è pienamente comprensibile. Solo i difensori della borghesia e dei suoi smisurati profitti possono ironizzare sulle richieste di «aumenti». Ma gli ope- rai sanno che appunto il largo carattere delle richieste di aumento, che appunto il multiforme carattere degli scioperi attira più di ogni altra cosa masse di nuovi partecipanti, piu di ogni altra cosa assicura la potenza della pressione e le simpatie della società, più di ogni altra cosa garantisce sia il successo degli stessi operai che l’importanza nazionale del movimento. Contro la deformazione liberale predicata dal signor Severianin, dalle Russie Viedomosti e dalla Riec bisogna quindi lottare decisamente, e mettere in guardia con tutte le forze gli operai da simili consiglieri da strapazzo. Il liquidatore signor V. Iegiov fin dal primo numero del giornale liquidatore Nìevsfo Golos falsa anche lui la questione in modo pret- tamente liberale, benché la tratti un po’ da un altro punto di vista. Egli si sofferma in particolare sugli scioperi scoppiati per le multe inflitte per il Primo maggio. Rilevando giustamente la insufficiente organizzazione degli operai, l’autore ne trae le conclusioni più errate c più dannose per gli operai stessi. Per lui la disorganizzazione sta nel fatto che gli operai in una fabbrica hanno scioperato semplice- mente per protesta, in un’altra hanno unito alla protesta rivendi- cazioni economiche, ecc. In realtà in queste forme eterogenee di scio- pero non vi è assolutamente nessuna disorganizzazione: è sciocco rappresentarsi l’organizzazione necessariamente come uniformità. La disorganizzazione non è là dove la cerca il signor Iegiov. Ma la sua conclusione è ancora peggiore: « Grazie a questo » (cioè grazie alla eterogeneità degli scioperi e alle diverse forme di combinazione deireconomia con la politica), « in un notevole numero di casi il carattere di principio della protesta [ma non è per le 25 copeche che si è scioperato!] è stato offuscato, complicato con rivendicazioni economiche... ». 8o LENIN Questo ragionamento è veramente rivoltante, completamente falso, prettamente liberale! Pensare che la rivendicazione di «25 co- peche» possa «offuscare» il carattere di principio della protesta si- gnifica cadere al livello di un cadetto. Al contrario, signor Iegiov, la rivendicazione di « 25 copeche » non merita derisione, ma pieno rico- noscimento! Al contrario, signor Iegiov, questa rivendicazione non «offusca» ma rafforza «il carattere di principio della protesta»! In- nanzi tutto il problema del miglioramento del tenore di vita è an~ ch'csso un problema di principio, un importantissimo problema di principio, e, in secondo luogo, io non indebolisco, ma rafforzo la mia protesta quando protesto non contro una, ma contro due, tre, ecc. manifestazioni deiroppressione. Qualsiasi operaio respinge con sdegno questo modo vergognoso, liberale del signor Iegiov di falsare le cose. E per il signor Iegiov questo non è affatto un lapsus. Egli, più oltre, scrive cose ancora più rivoltanti : « L’esperienza personale avrebbe dovuto suggerire agli operai che non è opportuno complicare la loro protesta con rivendicazioni econo- miche, cosi come non è opportuno complicare un normale sciopero con rivendicazioni di principio ». È falso, mille volte falso! Vergogna al Nievsfo Golos che pub- blica simili parole! Quel che al signor Iegiov pare inopportuno è per- fettamente opportuno. E Y esperienza personale di ogni operaio e lesperienza di un gran numero di operai russi, vissuta in un non lontano passato, dice il contrario di quanto insegna il signor Iegiov. Solo dei liberali possono protestare contro la « complicazione » dello sciopero, sia pure il più « normale », con « rivendicazioni di principio»: questo in primo luogo. E in secondo luogo sbaglia pro- fondamente il nostro liquidatore misurando l’attuale movimento con il metro degli scioperi ♦ normali ». E invano il signor Iegiov tenta di coprire il suo contrabbando li- berale con la bandiera altrui, invano confonde il problema della combinazione dello sciopero economico e dello sciopero politico con il problema della preparazione dell’uno e dellaltro! Certamente bi- sogna preparare c prepararsi, e inoltre quanto più possibile in modo unitario, affiatato, compatto, meditato, risoluto; tutto ciò è molto desi- SCIOPERO ECONOMICO E SCIOPERO POLITICO 81 derabile. Non vi può essere discussione. Ma bisogna preparare, mal- grado il signor Iegiov, appunto la combinazione dei due tipi di sciopero. « Davanti a noi vi è un periodo di scioperi economici, — scrive il signor Iegiov. — Si commetterebbe un irreparabile errore se si intreccias- sero con questi scioperi le azioni politiche degli operai. Una tale confu- sione si ripercuoterebbe in modo dannoso sia sulla loro lotta economica che su quella politica >. Mi pare che più in basso di cosi non si possa cadere! La caduta di un liquidatore fino al livello di un liberale da dozzina si vede nel modo più chiaro in queste parole. Ogni frase contiene un errore. Bisogna trasformare ogni frase nel suo diretto contrario per giungere alla verità! Non è vero che vi sia davanti a noi un periodo di scioperi eco- nomici. È proprio il contrario. Davanti a noi sta un periodo non solo di scioperi economici. Davanti a noi sta un periodo di scioperi poli- tici. I fatti, signor Iegiov, sono più forti delle vostre deformazioni liberali, e se poteste ottenere le schede statistiche degli scioperi, rac- colte al ministero del commercio e dell’industria, persino questa sta- tistica governativa vi smentirebbe in pieno. Non è vero che P« intreccio * sarebbe un errore. È proprio il contrario. Gli operai avrebbero commesso un irreparabile errore se non avessero compreso tutta la particolarità, tutto il significato, tutta la necessità, tutta l’importanza, in linea di principio, appunto di que- sto € intreccio ». Ma gli operai, per fortuna, comprendono molto bene tutto ciò e respingono con disprezzo la predica dei politici operai liberali. Non è vero, infine, che questa combinazione si « ripercuoterebbe in modo dannoso » sulle due forme. È proprio il contrario. Essa ha un’influenza positiva su tutte e due, le rafforza ambedue. Il signor Iegiov fa la lezione a certe c teste calde » da lui scoperte. Sentite : « È indispensabile dare una salda base organizzativa allo stato d’animo delle masse operaie »... Sacrosanta verità!... « È indispensabile rafforzare l’agitazione in favore dei sindacati, reclutare nuovi mem- bri... ». 82 LENIN Perfettamente giusto, ma.. w ma il signor Iegiov limita in modo inammissibile la «salda base organizzativa» ai soli sindacati! Ricor- datevelo, signor liquidatore! « ... Ciò è tanto più necessario, in quanto fra gli operai vi sono at- tualmente non poche teste calde, infatuate del movimento di massa, che parlano nei comizi contro ì sindacati , come se fossero inutili e non ne- cessari ». Questa è una calunnia liberale contro gli operai. Non c contro i sindacati » hanno parlato gli operai, che mai hanno potuto e mai potranno sopportare i liquidatori. No, gli operai hanno parlato con- tro il tentativo di limitare il rafforzamento organizzativo ai soli * sindacati », cosa che la precedente frase del signor Iegiov così chiaramente rivela. Gli operai non hanno parlato « contro i sindacati », ma contro quella deformazione liberale del carattere della loro lotta, della quale è impregnato tutto l’articolo del signor Iegiov. L’operaio russo è sufficientemente maturo politicamente per com- prendere la grande importanza nazionale del suo movimento. È suf- ficientemente maturo per comprendere tutta la falsità, tutta la me- schinità della politica operaia liberale e la respingerà sempre con disprezzo. Nievskaia Zviczdà , n. io, 31 maggio 1912. Firmato; Iv. Pctrov, IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE Come noto, il governo e i partiti controrivoluzionari riponevano speranze particolarmente grandi nelle migrazioni interne dei conta- dini. Queste dovevano, secondo tutti i controrivoluzionari, se non risolvere radicalmente, almeno attenuare notevolmente la questione agraria, renderla scevra di pericoli. Ecco perché ci si è messi parti- colarmente a vantarle e a incoraggiarle in ogni modo appunto quando il movimento contadino si è avvicinato alla Russia europea, e poi vi si è sviluppato. Ciò che i rappresentanti del governo e i politici piu perspicaci, fra gli ottobristi per esempio, hanno nella mente, i reazionari dichia- rati, come il bisonte di Kursk, Markov 2°, l’hanno sulle labbra. E questo deputato ha dichiarato apertamente, con lodevole sincerità, quando si è discussa la questione delle migrazioni interne alla Duma: « SI, il governo deve risolvere la questione agraria proprio con le migrazioni interne » (prima sessione). Non ve dubbio che, se venissero bene organizzate, queste mi- grazioni potrebbero avere una certa funzione nello sviluppo econo- mico della Russia. Naturalmente, questa funzione non dove essere sopravvalutata nemmeno oggi, nel momento in cui la situazione as- solutamente intollerabile dei contadini è tale che il mugik russo sa- rebbe disposto a fuggire non solo in Siberia, ma in capo al mondo; nel momento in cui si incoraggiano in tutti i modi i contadini con poca terra o senza terra ad andarsene, ad emigrare in altre regioni per allontanarli dalla tentazione che può in loro nascere dalla con- templazione dei latifondi dei grandi proprietari fondiari; nel mo- mento in cui il decreto del 9 novembre" ha estremamente facilitato ai contadini che vogliono andarsene la liquidazione dei resti delle LENIN aziende nel loro paese; non deve essere sopravvalutata nemmeno oggi, come devono riconoscere gli stessi apologeti deirincremento na- turale della popolazione; e soltanto nei governatorati che forniscono la piu alta percentuale di contadini che si trasferiscono (il mezzo- giorno, l’occidente e il centro delle terre nere della Russia) le migra- zioni interne si eguagliano a questo incremento naturale o lo supe- rano soltanto di poco. Tuttavia in Siberia esiste ancora una notevole riserva di terre libere, adatte alla colonizzazione. È vero che è stato fatto ancora molto poco per determinare l’entità di questa riserva anche solo con una precisione approssimativa. Kulomzin fin dal 1896 disse che le terre da colonizzare potevano bastare per 130.000 persone. Da allora sono state assegnate terre a un numero dieci volte superiore di con- tadini, e la riserva non è ancora esaurita. Al contrario, secondo i cal- coli della direzione delle migrazioni, nel 1900 fu appurato che la ri- serva di terre per le migrazioni era sufficiente per 3.000.000 di persone rispetto a 6.000.000 di emigrati. Come vediamo, sono cifre molto di- sparate; Parco delle osculazioni è assai notevole. Comunque, anche se si sottrae una determinata percentuale dalle ultime cifre, attribuendola alla solita faciloneria burocratica, è tuttavia indubbio che in Siberia vi è ancora una riserva di terre e che, quindi, le migrazioni in quella regione potrebbero avere una certa importanza sia per la Siberia che per la Russia, se però fossero organizzate in modo razionale. Appunto questa conditio sine qua non non viene osservata dal nostro governo. L’organizzazione attuale delle migrazioni interne mostra e dimostra ancora una volta che il nostro « vecchio regime » è assolutamente incapace di soddisfare i piu elementari bisogni eco- nomici della popolazione; l’impostazione irrazionale delle migrazioni interne attesta ancora una volta che gli attuali padroni della situa- zione sono impotenti a fare anche solo qualcosa per il progresso eco- nomico del paese. Ogni anno, quando si è discusso il bilancio preventivo della di- rezione per le migrazioni interne, i deputati socialdemocratici hanno pronunciato dei discorsi per spiegare rorientamento, il carattere e l'at- tuazione della politica di colonizzazione. Quale scopo si prefigge il governo quando trasferisce i conta- dini? Ecco il problema principale che determina tutti gli altri, poi- IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE 85 che tutto il carattere della politica di colonizzazione del governo determina lo scopo della colonizzazione stessa. Il deputato Voiloscnikov, che ha parlato a nome del gruppo so* cialdemocratico nella seconda sessione della Duma, ha indicato gli obiettivi che il governo si pone con il trasferimento dei contadini. « La politica delle migrazioni interne — egli ha detto — è uno degli anelli di tutta la politica agraria del governo. I grandi proprietari fon- diari, in qualità di mano d'opera a buon mercato, avevano bisogno di contadini poveri e deboli, e il governo cercava in tutti i modi di frenare le migrazioni e di lasciare sul posto la popolazione superflua. Ma ciò non bastava ancora: esso lottava accanitamente contro i liberi trasferimenti, cercando cosi di chiudere questa valvola di sicurezza; ma Tincremento naturale della popolazione da allora è continuato, i tempi sono mutati, è apparsa la minacciosa nube del proletariato e delle masse contadine affamate, con tutte le sue conseguenze. Il go- verno e i grandi proprietari fondiari si sono afferrati alle migrazioni, ponendole, insieme con il decreto del 9 novembre, alla base della loro politica agraria; ma, se ncirapplicazione del decreto del 9 novembre l’attenzione era concentrata sui contadini forti, solidi, per far si che a questi ultimi passassero le terre dei contadini deboli, qui si tratta di sbattere il maggior numero possibile di contadini deboli in Siberia; e benché negli ultimi tempi si noti una tendenza all’aumento del li- vello medio del colono agiato, la massa principale continua tuttavia ad essere costituita, secondo la terminologia di Stolypin, dai contadini deboli. A quest’opera di intenso attingimento prendono anche parte, o, direi, si sono fatte partecipare, le commissioni per il riordino agrario. «A queste commissioni viene dato l’incarico di distribuire, asse- gnare gli appezzamenti ai coloni e di farla cosi finita con il passato disordine agrario. Dunque, signori, il decreto del 9 novembre, l’esal- tazione delle migrazioni interne, i numerosi trasferimenti dei deboli in Siberia e le commissioni per il riordino agrario sono i due lati, strettamente connessi fra di loro, di una stessa questione, di una stessa politica. Non è difficile constatare che l’applicazione del de- creto del 9 novembre aiuterà i forti e i solidi a stabilirsi saldamente nei nadtel a spese dei contadini deboli c contribuirà a cacciare gli elementi deboli, poco adatti alla colonizzazione, in regioni periferiche a loro sconosciute. Sia per Yobstcina che per le migrazioni, la politica 86 LENIN di colonizzazione del governo ha seguito la linea che soddisfaceva sol- tanto gli interessi di un pugno di grandi proprietari fondiari feudali e, in generale, delle classi dominanti, che opprimono le màsse ope- raie e i contadini lavoratori. Al governo è estraneo il concetto dei bisogni elementari del paese e delle esigenze deHeconomia nazio- nale» (77“ seduta, seconda sessione). Questo lato della questione è stato rivelato con la maggior pie- nezza del deputato Ckheidze (nel suo discorso alla seconda sessione della Duma), il quale ha tracciato un quadro particolareggiato della politica di colonizzazione nel Caucaso. L’oratore socialdemocratico ha dimostrato innanzi tutto, fatti e effre alla mano, che tutte le comunicazioni ufficiali sulle terre libere nel Caucaso contrastavano nel modo più lampante con la verità. Sot- tolineiamo fortemente che il deputato Ckheidze, per evitare che lo accusassero di essere parziale o di snaturare i fatti, ha utilizzato sem- pre i dati ufficiali e i rapporti dei funzionari governativi. Secondo i dati raccolti fin dagli anni ottanta dall’ex ministro dei beni dello Stato, « anche fra i soli contadini dello Stato, installati sulle terre del demanio nel Caucaso, in quattro governatorati se ne contavano 22.000 assolutamente senza terra, 66.000 con un nadiel di non più di una desiatina, 254.000 con un nadiel da una a due desiatine, 5.013 con un nadiel da due a quattro desiatine, e in tutto circa 1.000.000 con nadiel inferiori alla norma minima da assegnare ai coloni stabilitisi nel Cau- caso. Nel governatorato di Kutaisi, dei 29.977 f uoc hi 2.541 erano senza terra o avevano un nadiel di non più di una desiatina; 4.227, da una a due desiatine; 4.016, da due a tre, 5.321, da tre a cinque. Secondo gli ultimi dati, il numero dei villaggi in cui non vi sono affatto terre demaniali, o ve ne sono poche, è in quattro governatorati transcau- casici circa il 46%, e nel governatorato di Kutaisi le famiglie senza terra sono circa il 33%. Dal resoconto del comitato di Baku sui bi- sogni deirindustria agricola apprendiamo che da quei villaggi scarsi di terre partono dei contadini senza terra che vanno a stabilirsi presso quelli che ne posseggono grandi lotti e rimangono per molti anni in quello stato di dipendenza. E il senatore Kuzminski nel suo rapporto di suddito fedele allo zar dice: ”È stato notato che talvolta le stesse colonie sono costituite da contadini che hanno abbandonato l'agri- coltura e cedono la terra che hanno ricevuto per la colonizzazione in affitto a compaesani o a contadini allogeni di un vicino villaggio IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE 87 Già venticinque anni fa vi erano dunque nella Transcaucasia centinaia di migliaia di contadini del demanio, che, pare, avrebbero dovuto es- sere forniti di terre piu delle altre categorie di contadini e tuttavia si potevano, senza esagerare, chiamare braccianti. Già venticinque anni fa i contadini del posto erano costretti a prendere in affitto le terre che venivano assegnate ai coloni ». Questi sono i dati in base ai quali si può giudicare come nel Caucaso i contadini del demanio fossero forniti di terra! «Quanto ai contadini cosiddetti vincolati temporaneamente* 4 — ha continuato l’oratore — sulla base dei documenti regolamentari** si vede che nel governatorato di Tiflis 1.444 fuochi furono lasciati assoluta- mente senza terra e 386 non ricevettero nemmeno la terra annessa alla casa. Le due cifre costituiscono insieme il 13 % del numero complessivo dei contadini dei grandi proprietari fondiari del governatorato di Tiflis. Nel governatorato di Kutaisi, quando si procedette alla riforma il nu- mero dei contadini rimasti senza terra era ancora più grande. Anche se si prende la percentuale del governatorato di Tiflis rispetto al nu- mero complessivo dei servi, si avrà che nel governatorato di Kutaisi 5.590 fuochi o 25.000 ex servi non avevano ricevuto nemmeno un fazzoletto di terra quando avvenne l’emancipazione dei contadini nel Caucaso. Ven- tanni dopo la riforma, nel 1895 — continua l’autore del promemoria sulPeliminazione dei rapporti di dipendenza — vi erano nel governatorato di Iclisavetpol 5.308 fuochi o 25.000 persone dei due sessi senza terra. Nel governatorato di Bakù vi erano 3.906 fuochi o 11.709 persone dei due sessi senza terra. Ed ecco i dati per quanto concerne la terra dei contadini vincolati temporaneamente, che non avevano riscattato il loro nadiel , ma possedevano un’azienda. Nel governatorato di Tiflis, si avevano 0,9 desiatine per ogni persona c nel governatorato di Kutaisi. 0,6. I conta- dini che avevano finito di pagare il riscatto avevano nel governatorato di Tiflis 1,7 desiatine e in quello di Kutaisi 0,7 desiatine. Tale è la situa- zione, per la terra, dei contadini in possesso di un’azienda. Il resoconto del comitato governatoriale di Kutaisi sui bisogni deH’industria agricola caratterizza in generale la situazione economica dei contadini nel Cau- caso. Secondo i dati attinti da differenti inchieste ufficiali, il numero dei contadini che soffrono di una grave miseria sono nel governatorato di Kutaisi non meno del 70%. Più ancora: ivi si dice anche che in quel governatorato il 25% dei nobili soffrono di grave scarsità di terra. « Questi proprietari di appezzamenti — continua il resoconto — sono 88 LENIN in grado di mantenere la loro indipendenza economica soltanto se pos- sono avere occupazioni ausiliare, e sono assolutamente privati della pos- sibilità di fare delle spese per le migliorie, per le scorte e per la fertiliz- zazione dei campi. La grande domanda non ha potuto non far aumen- tare il canone d’affitto dei lotti, che, con il sistema della mezzadria, rag- giunge il 60 % del reddito complessivo, c talvolta, negli anni di scarso raccolto, quando occorre pagare con una determinata quantità di pro- dotti della terra, supera il reddito complessivo. Avviene molto raramente che la terra venga ceduta in affitto per denaro, e il canone arriva fino a 30 rubli la desiatina all’anno. Tutto ciò nel governatorato di Kutaisi. Ecco ora alcuni dati per quanto concerne la terra dei contadini di quat- tro distretti del governatorato di Ielisavetpol. Ivi, in base ai dati riguar- danti tutti i contadini che vivono sulle terre non demaniali, vediamo che in quattro distretti del governatorato, e precisamente: Gibrail, Zan- ghezur, Sciuscià e Gcvanscir, la terra di cui dispone un contadino arriva a 0,6 desiatine. Secondo il calcolo del senatore Kuzminski, nel distretto di Lenkoran del governatorato di Bakù il lotto medio assegnato ai co- loni è per ogni persona adulta di sesso maschile installata nelle terre non demaniali di 0,5 desiatine, nel distretto di Kuba di 0,9 desiatine. Tale è, signori, — ha concluso Foratore, — il modo in cui sono forniti di terra i contadini nella Transcaucasia ». Se per la scarsità di terra la situazione dei contadini del Caucaso si differenzia ben poco da quella dei contadini in Russia, da che cosa è formato, ci si chiede, il fondo terriero di colonizzazione nel Cau- caso, e perché vengono colà trasferiti -dei contadini, invece di spo- stare da una località all’altra gli stessi contadini caucasici? 11 fondo di colonizzazione viene formato violando in modo lam- pante il diritto alla terra degli allogeni, e il trasferimento dei conta- dini dalla Russia avviene grazie allo stesso principio nazionalistico della « russificazione delle zone periferiche ». Il deputato Ckheidzc ha citato una serie di dati, anch’essi attinti da fonti ufficiali, attestanti come, per formare il fondo terriero di co- lonizzazione, si siano scacciati dai luoghi aviti intieri villaggi di allo- geni, come siano stati inscenati addirittura dei processi per giustifi- care l’espropriazione delle terre dei montanari (rapporto del mare- sciallo della nobiltà, principe Tsereteli, ministro degli interni, sulla popolazione montana di Kiknaveleti del distretto di Kutaisi), ecc. JL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE 89 E non si tratta di fatti isolati cd eccezionali, ma di « casi tipici », come constata anche il senatore Kuzminski. Si creano quindi rapporti addirittura ostili fra i coloni e gli allo- geni. Cosi, per esempio, quando la società di Alar fu scacciata dalle sue terre e « lasciata », come si esprime il senatore Kuzminski, c senza assicurarle la terra, in balia della sorte», i coloni che occuparono le sue terre vennero armati a spese deaerano; fu ordinato ai capi di polizia distrettuali di « preoccuparsi di fornire ai contadini dei nuovi villaggi sorti nella steppa di Mugan, compresi quelli di Pokrovka, dei fucili Berdan, nella misura di dieci ogni cento famiglie ». Interessante illustrazione per caratterizzare il « corso nazionalistico » deirodierna politica. Ciò nondimeno, i deputati di destra della Duma affermavano con solennità che esisteva un fondo di colonizzazione di 1.700.000 desiatine, come comunicava il governatore generale del Caucaso. Tut- tavia, come afferma quest’ultimo, quasi la metà di questo fondo è già occupata da coloni, e una sua notevole parte si trova in luoghi ove, come asserisce sempre il governatore generale, ragricoltore abi- tuato ad altre condizioni, non è fisicamente in grado di condurre un’azienda. Il deputato Ckheidze ha anche descritto come vengono sistemati i nuovi abitanti. * L'insufficienza di acqua e l’impossibilità di irrigare gli appezzamenti assegnati ai coloni, si legge nel promemoria del go- vernatore generale, soprattutto nelle località orientali della Transcau- casia, sono una delle principali cause che inducono i coloni già stabili- tisi a ritornare ai luoghi di origine. I nuovi abitanti fuggono dalla zona del Mar Nero per la mancanza di strade adatte ai carri, non soltanto fra i diversi centri abitati, ma persino entro gli stessi limiti degli ap- pezzamenti assegnati. A ciò va aggiunto che le condizioni climatiche, sfavorevoli ai coloni che non vi sono assuefatti, sono accompagnate in molte località del Caucaso dalla malaria, la quale mette in pericolo non solo gli uomini ma anche il bestiame e contribuisce a sua volta, non meno della mancanza di strade, a far fuggire dalla regione i coloni meno tenaci. Date le cause esposte, si osserva una fuga dai governatorati di Ielisavetpol, Baku, dalla regione del Daghestan, e anche dai governatorati di Tiflis e del Mar Nero ». Ecco come giudica quindi i risultati delle migrazioni nel Cau- caso lo stesso governatore. * Non si può piu tollerare che si 9 ° LENIN continui ad avere verso la popolazione caucasica l’atteggiamento che si è avuto negli ultimi tempi — egli dice — non foss’altro perché l’orientamento rivoluzionario della popolazione rurale è dovuto in gran parte a tale atteggiamento ». Obiettivi assolutamente analoghi si prefiggono il governo e le classi dirigenti con l’invio di coloni in Siberia; anche in questo caso, poiché ci si propongono scopi politici, non si tiene assolutamente conto né degli interessi dei coloni, né dei diritti dei vecchi abitanti. In Russia, nei luoghi da cui si fanno partire i coloni, sono stati incaricati di dirigere gli affari per la colonizzazione le commissioni per il riordino agrario, gli zemskje naaalnify e i governatori. Vital- mente interessate a rendere meno numerosa la massa contadina con poca terra o senza terra e di lasciare sul posto soltanto quella che occorre alla grande proprietà fondiaria (per rifornirla di forza- lavoro), queste commissioni hanno « sfollato » i contadini poveri con un’energia tale da suscitare le rimostranze persino della direzione per le migrazioni interne. «Le commissioni per il riordino agrario — ha detto, protestando, un funzionario addetto alle migrazioni — for- mano dei gruppi di gente assolutamente miserabile, che già alla par- tenza hanno bisogno di sussidi per il viaggio, di prestiti non per metter su casa, ma per nutrirsi; e se, in via d’eccezione, si trova un colono con una piccola riserva di denaro, questa viene spesa tutta nel viaggio e in cibarie ». E di queste « deboli » vittime della politica agraria, che ha per motto «puntare sui forti», ci si sbarazza inviandole a nugoli in Si- beria, in carri bestiame non adattati, pieni zeppi di vecchi, bambini, donne incinte. In questi stessi carri (con la famosa scritta : uomini 40, cavalli 8) i coloni preparano il cibo, lavano la biancheria, e ivi giac- ciono spesso malati di malattie contagiose, che i coloni hanno l’abi- tudine di nascondere per paura che li si faccia scendere, e di rima- nere cosi indietro dagli altri. Ai luoghi d’arrivo e nelle stazioni di tappa i coloni vengono, nel migliore dei casi, sistemati sotto tende, e nel caso peggiore addirittura all’aria aperta, sotto il sole e la pioggia. Il deputato Voiloscnikov ha raccontato alla Duma di aver visto nel punto di raccolta di Sretensk dei malati di tifo, coricati all’ ad- diaccio, sotto la pioggia. E simili condizioni di viaggio, descritte piu sopra, vengono chiamate «discrete» da due ministri (Stolypin e Krivoscein): «Durante il viaggio gli emigranti hanno condizioni sa- IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE 91 nitaric discrete, — dicono nel loro rapporto di sudditi fedeli, — per strada molti trovano comodità per loro insolite». Veramente la faciloneria burocratica non conosce limiti! Dopo un viaggio così pieno di sofferenze « verso la terra pro- messa », i coloni piu poveri non trovano la felicità nemmeno in Si- beria. Ecco, per esempio, come ha descritto la loro sistemazione nei luoghi di colonizzazione, citando rapporti ufficiali, il deputato Voi- loscnikov. Un funzionario (con particolari incarichi avuti dalla direzione per le migrazioni interne) scrive: «La maggioranza degli appezza- menti sono disseminati in zone boscose, senz'acqua, senza terra ara- bile, senza pascoli». Un altro aggiunge: «I prestiti hanno del tutto perduto il loro carattere di aiuto per la sistemazione; la loro entità è troppo irrilevante perché possano costituire un contributo sostan- ziale. Il sistema che si è stabilito per la concessione dei prestiti ha trasformato questi ultimi in pura filantropia; non è possibile met- tersi a posto e nutrirsi per circa due anni con i 150 rubli concessi ». Ed ecco, per esempio, la descrizione delle condizioni sanitarie dei coloni contenuta negli stessi rapporti ufficiali. « Dopo il tifo — scrive un funzionario • — proporzioni non meno allarmanti ha assunto lo scorbuto; in quasi tutti i villaggi, in quasi tutte le izbe vi sono dei malati di scorbuto o candidati a esserlo. Spesso in un'izba vi sono malati colpiti dall'una e dall'altra malattia. Nel settore di Okur-Sciaski mi accade di vedere questo spettacolo: il capofamiglia giace, malato di tifo nel periodo di esquamazione; sua moglie, incinta, è estremamente debole per la denutrizione; il figlio, un ragazzo di circa 12 anni ha le ghiandole enfiate e lo scorbuto; la sorella della mo- glie, lei pure malata di scorbuto, non può camminare ed ha un bam- bino lattante; un altro suo figlio di dieci anni ha lo scorbuto, perde sangue dal naso e non si regge sulle gambe tanto è debole; di tutta la famiglia soltanto suo marito non è malato. « Dopo lo scorbuto e il tifo viene remeralopia. Si possono trovare borgate dove letteralmente tutti i coloni, senza eccezione, dall’imbrunire non ci vedono affatto. Gruppi di appezzamenti lungo il fiume Emna sono costituiti unicamente da boscaglie e non vi sono né terre arabili né prati, e in due o tre anni i nuovi abitanti hanno appena potuto dissodare • Promemoria . p. 8. 9 * LENIN l’orto c costruirsi misere izbe. Non c’era nemmeno da pensare ad avere il proprio grano; hanno potuto nutrirsi esclusivamente grazie al pre- stito, e quando questo è stato esaurito si è fatta sentire una terribile mancanza di pane; molti facevano letteralmente la fame. Alla mancanza di pane si deve aggiungere la scarsità di acqua potabile ». Rapporti simili cadono ad ogni passo sotto gli occhi. Per quanto terribili siano questi rapporti ufficiali, tuttavia non dicono tutto quel che c c e abbelliscono quindi la realtà. Per esempio, dopo essere stato neirEstremo oriente, il delegato deH’organizzazione degli zemstvo , principe Lvov, un uomo, com’è noto, di idee moderate, cosi carat- terizza la colonizzazione nella regione dell’Amur. « Tagliato fuori dal mondo come su un’isola deserta, fra le ondu- lazioni paludose della taiga profonda, le vallate e i monti acquitrinosi, in condizioni di vita, di lavoro e di nutrimento assolutamente selvagge, naturalmente anche il colono povero si sente abbattere lo spirito già debole. Esaurita la sua piccola riserva di energia fin dall’inizio, nella lotta contro l’aspra natura e per costruirsi una misera abitazione, egli cade nell’apatia. Lo scorbuto e il tifo hanno facile presa sul suo organi- smo esaurito e lo portano al cimitero. Nel 1907 in molti villaggi vi fu una mortalità addirittura incredibile, del 25 e del 30%. In essi, tante le croci quante le famiglie, e fra queste non poche sono condannate al tra- sferimento in massa in nuovi appezzamenti oppure al cimitero. Quante lacrime amare di famiglie infelici, quanti costosi funerali a spese dello Stato in terre lontane, invece della colonizzazione! Non tanto presto si sistemeranno i resti della forte ondata di coloni, vinti dalla taiga. Molti ancora moriranno, molti fuggiranno, ritorneranno in Russia, diffame- ranno la regione raccontando le loro sciagure, spaventeranno e tratter- ranno l'ulteriore migrazione. Non per nulla quest'anno dal litorale del- l'Etremo^ oriente vi è un riflusso di straordinarie proporzioni, mentre il flusso dei nuovi coloni è ridotto di cinque volte». Il principe Lvov giustamente inorridisce per il distacco dal mondo e l’abbandono dei coloni neirimmensa taiga siberiana, a causa particolarmente dell’assenza di strade. Ci si può immaginare con quale solennità si proceda oggi alla sistemazione di alcune singole fattorie e all’assegnazione di appezzamenti disboscati, poiché IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE 93 gli stessi dirigenti della politica agraria hanno proclamato « la neces- sità di una svolta [!!] decisiva nella politica agraria in Siberia», la « creazione e il consolidamento della proprietà privata », l’c assegna- zione di appezzamenti, senza limiti di tempo, a singoli contadini, in base al decreto del 9 novembre 1906», T« assegnazione di appez- zamenti ai coloni, possibilmente distribuendo la terra in otrub » *, ecc. È perfettamente naturale che quando la colonizzazione avviene in simili condizioni, si abbia, secondo i dati della direzione per le migrazioni interne, una situazione in cui fra i coloni sistematisi fra il 1903 e il 1905, il 10% non possedeva nemmeno un capo di bestiame da lavoro, il 12% ne aveva uno, il 15% non aveva la mucca c il 25% non aveva Taratro (dal discorso del deputato Gaidarov nella prima sessione, che aveva parlato allora a nome del gruppo socialdemo- cratico). Quindi con piena ragione il deputato Voiloscnikov, basan- dosi sugli stessi rapporti ufficiali, ha tratto la seguente conclusione dalla politica di colonizzazione per gli anni 1906-1908. « Durante tre anni, il 1906, il 1907 e il 1908, furono trasferiti al di là degli Urali 1.552.439 contadini di ambo i sessi, per metà poveri, attratti dalla propaganda reclamistica del governo in zone sconosciute, condannati a essere lasciati in balia della sorte. Se ne sistemarono — come scrive la direzione per le migrazioni interne — 564.041, ne ritornarono 284.984. Dai dati della direzione si conosce quindi la sorte di 849.025 persone. E degli altri che ne è stato? Dove sono quelle 703.414 persone? Signori, il governo ne conosce benissimo Tamara sorte, ma non dice nulla; una parte si è registrata nel villaggio dove abitava prima, una parte ha ingrossato le file del proletariato siberiano e se ne va tendendo la mano. € Ma ad un'immensa parte il governo ha celebrato costosi funerali, ed ecco perché non ne dice nulla ». Cosi si avverano le speranze di Markov 2* di « risolvere la que- stione agraria» mediante la colonizzazione. Di fronte a simili fatti persino i rappresentanti ottobristi del grande capitale sono stati co- stretti a riconoscere i « difetti della colonizzazione ». Già nella prima sessione essi espressero Taugurio (e la Duma vi si associò) di « un mutamento e miglioramento delle condizioni di viaggio dei coloni », • Promemoria , pp. 6o, 6 1 , 62 . 94 LENIN della « creazione nelle zone di colonizzazione delle condizioni ne- cessarie per il loro sviluppo economico e civile», dell'* osservanza, quando avviene rassegnazione delle terre e Tinstallamento dei coloni, degli interessi e dei diritti dei contadini del posto e della popolazione allogena». Naturalmente questi auspici cauti e volutamente ambi- gui sono rimasti sinora una < voce nel deserto ». E il picchio otto- brista li ribatte di anno in anno... Nievska Zviczdà , n. 1 1 , 3 giugno 1912. Firmato: V.I. LA RIPRESA RIVOLUZIONARIA Il grande sciopero di maggio del proletariato di tutta la Russia e le manifestazioni di strada, i manifestini rivoluzionari e i discorsi rivoluzionari pronunciati dinanzi alle folle operaie che l’hanno ac- compagnato, dimostrano chiaramente che la Russia è entrata in un periodo di ripresa rivoluzionaria. Questa ripresa non è affatto un fulmine a ciel sereno. No, era preparata già da lungo tempo da tutte le condizioni della vita russa. Gli scioperi di massa, scoppiati in seguito all’eccidio della Lena e in occasione del Primo maggio, ne hanno soltanto segnato definitiva- mente l’inizio. Il momentaneo trionfo della controrivoluzione era indissolubilmente connesso con l’attenuarsi della lotta delle masse operaie. Il numero degli scioperanti impegnati nella lotta offre un quadro approssimativo, ma assolutamente obiettivo e preciso, della estensione della lotta stessa. Nei dieci anni che precedettero la rivoluzione, dal 1895 al 1904, il numero annuo medio degli scioperanti fu di 43.000 (in cifre tonde). Nel 1905, ve ne furono 2.750.000, nel 1906, 1.000.000, nel 1907, 750.000. I tre anni della rivoluzione si distinguono per uno slancio nella lotta a base di scioperi del proletariato senza precedenti in tutto il mondo. II declino, cominciato nel 1906 e nel 1907, si precisò definitivamente nel 1908: 175.000 scioperanti. Il colpo di Stato del 3 giugno 1907, che ristabilì l’autocrazia dello zar, alleato alla Duma dei grandi proprie- tari fondiari centoneri e dei pezzi grossi dell’industria e del com- mercio, fu il risultato inevitabile della caduta dell’energia rivoluzio- naria delle masse. I tre anni dal 1908 al 1910 furono il periodo dell’orgia della con- trorivoluzione dei centoneri, dell’apostasia dei liberali borghesi e della 96 LENIN demoralizzazione e dello sbandamento del proletariato. Il numero degli scioperanti continuò a diminuire, scendendo a 60.000 nel 1909 e a 50.000 nel 1910. Ma alla fine del 1910 avviene una svolta importante. Le manife- stazioni scoppiate in occasione della morte del liberale Muromtsev e di Leone Tolstoi e il movimento studentesco mostrano chiaramente che incomincia a spirare un’altr’aria, che nellorientamento delle masse, democratiche si è prodotta una certa svolta. Nel 1911 constatiamo che le masse operaie passano lentamente all 'offensiva: il numero degli scioperanti raggiunge nuovamente i 100.000. Informazioni prove- nienti da varie parti annunciano che la stanchezza e il torpore gene- rati dal trionfo della controrivoluzione cominciano a sparire, che ci si orienta di nuovo verso la rivoluzione. La conferenza del POSDR, tenutasi nel gennaio 1912, ha constatato, nel suo apprezzamento della situazione, che « in vasti circoli della democrazia e soprattutto nel proletariato si nota una ripresa politica. Gli scioperi operai del 1910- 1911, l’inizio delle manifestazioni e dei comizi proletari, Tinizio di un movimento nella democrazia borghese urbana (scioperi di stu- denti), ecc. sono tutte manifestazioni del crescente spirito rivoluzio- nario delle masse contro il regime del 3 giugno > “ Già verso il secondo trimestre dell’anno corrente, questo spirito era divenuto talmente forte che si è manifestato negazione delle masse e ha determinato una ripresa rivoluzionaria. Il corso degli av- venimenti negli ultimi diciotto mesi dimostra con evidenza che que- sta ripresa non ha nulla di fortuito, che il suo sviluppo è anzi logico, è la conseguenza inevitabile di tutta la precedente evoluzione della Russia. L’eccidio della Lena è stato l’incidente che ha trasformato il sen- timento rivoluzionario delle masse in una ripresa rivoluzionaria di massa. Nulla è piu falso della favola liberale che Trotski, seguendo le orme dei liquidatori, ripete nella Pravda di Vienna, e secondo la quale « la lotta per la libertà di coalizione è la base della tragedia della Lena e della sua eco potente nel paese». Nello sciopero della Lena la libertà di coalizione non era né la rivendicazione specifica, né la rivendicazione principale. L’eccidio della Lena ha messo in evi- denza non la mancanza della libertà di coalizione in particolare, ma la mancanza della libertà di difendersi... contro la provocazione, con- tro l’inferiorità civica in generale, contro il cieco arbitrio. LA RIPRESA RIVOLUZIONARIA 97 Come abbiamo dimostrato nel n. 26 del Sotsial-Demofyat, esso è stato l’espressione più netta di tutto il regime della monarchia del 3 giugno. Ciò che caratterizza gli avvenimenti della Lena non è la lotta per un diritto particolare, foss’anche il principale, il più impor- tante per il proletariato. Ciò che li caratterizza è la completa man- canza di legalità, anche la più elementare, da tutti i pumi di vista. Ciò che li caratterizza è che il provocatore, la spia, il delatore, il servo dello zar si è messo sulla via dell'eccidio in massa degli operai, senza nessun motivo politico. Sono stati appunto gli avvenimenti della Lena che, nel loro svolgimento, hanno rivelato la mancanza di diritti di cui, in Russia, soffre tutta la popolazione, Timpossibilità e l’inutilità di combattere per diritti singoli, l’impossibilità di correggere la mo- narchia zarista e il regime zarista nel suo complesso, e l’hanno rive- lato con tale evidenza da infiammare la massa di spirito rivoluzio- nario. Se i liberali sudavano e sudano sangue, sforzandosi di presentare gli avvenimenti della Lena e gli scioperi del maggio come un movi- mento di carattere professionale e come una lotta volta alla conquista di qualche «diritto», chiunque non sia accecato dalle discussioni li- berali (e dei liquidatori) vede ben altra cosa. Vede il carattere rivolu- zionario dello sciopero di massa, messo in particolare rilievo nel ma- nifestino contenente le parole d’ordine della conferenza del POSDR del gennaio scorso, pubblicato a Pietroburgo la vigilia del Primo mag- gio da vari gruppi socialdemocratici (e persino da un gruppo operaio socialista-rivoluzionario!) e integralmente riprodotto nella cronaca del presente numero della nostra rivista. Ma le parole d’ordine non sono la principale conferma del carat- tere rivoluzionario degli scioperi della Lena e di quelli del maggio. Le parole d’ordine formulano soltanto ciò che dicono i fatti. Gli scio- peri di massa che si estendono da un governatorato all’altro, il loro enorme sviluppo, la rapidità con cui dilagano, l’ardimento degli ope- rai, i comizi e i discorsi rivoluzionari sempre più frequenti, la ri- chiesta dell’abolizione della multa per abbandono del lavoro il Primo maggio, l’unione dello sciopero politico con lo sciopero economico, che ci è stata rivelata dalla prima rivoluzione russa: tutto ciò dimo- stra chiaramente che l’effettiva caratteristica del movimento consiste nello slancio rivoluzionario delle masse . Ricordiamoci dell’esperienza del 1905. Gli avvenimenti ci dimo- 98 LENIN strano che la tradizione dello sciopero rivoluzionario di massa è viva fra gli operai che l’hanno ripresa e riaccesa. Lo slancio negli scio- peri del 1905, unico al mondo, diede 810 mila scioperanti nel primo trimestre e 1.227.000 neH’ultimo, e lo sciopero economico era unito con lo sciopero politico. Secondo calcoli approssimativi, agli scioperi di protesta per l’eccidio della Lena hanno partecipato 300.000 operai, e a quelli del maggio 400.000, e gli scioperi si sviluppano sempre più. Tutti i giornali — anche quelli liberali — pubblicano quotidiana- mente notizie le quali dimostrano che l’incendio degli scioperi si estende sempre più. Il secondo trimestre del 1912 non è ancora terminato, e già fin da ora si profila nettamente un fatto: a giu- dicare dalle proporzioni del movimento degli scioperi, il primo slancio rivoluzionario del 1912, lungi dall'esscr più debole , è più forte di quello che si era avuto all’inizio del 1905. Per la prima volta, la rivoluzione russa aveva sviluppato su larga scala il metodo proletario delPagitazione per scuotere le masse, rag- grupparle e attrarle nella lotta. Questo metodo il proletariato l’applica oggi nuovamente e con mano molto più ferma. Nessuna forza al mondo può ottenere ciò che l’avanguardia rivoluzionaria del prole- tariato ottiene con questo metodo. Un grandissimo paese di 150 mi- lioni di abitanti, disseminati su un territorio immenso, dispersi, op- pressi, privi di diritti, ignoranti; un paese nel quale un esercito di funzionari, di poliziotti e di provocatori fa argine alle « influenze nefaste », tutto questo paese è in fermento. Gli strati più arretrati degli operai e dei contadini vengono in contatto diretto e indiretto con gli scioperanti. Compaiono immediatamente sulla scena centinaia di migliaia di agitatori rivoluzionari, la cui influenza è infinitamente più grande per il fatto che sono indissolubilmente legati alla massa, agli strati sociali inferiori e, restando nelle loro file, combattono per le rivendicazioni economiche più urgenti di ogni famiglia operaia e collegano questa lotta immediata per le fondamentali rivendicazioni economiche con la protesta politica e con la lotta contro la monarchia. La controrivoluzione ha suscitato in milioni e decine di milioni d’uo- mini un odio implacabile contro la monarchia, una rudimentale com- prensione della funzione che questa assolve, e oggi la parola d’or- dine degli operai coscienti della capitale — viva la repubblica demo- cratica! — si diffonde dopo ogni sciopero per mille canali e penetra la ripresa rivoluzionaria 99 negli strati arretrati, nelle lontane province, nel « popolo », nel «pro- fondo della Russia ». Estremamente caratteristico è il ragionamento, benevolmente ac- colto dalle Russate Vtedomostì e riprodotto con simpatia dalla Ricc , del liberale Severianin sullo sciopero. « Hanno ragione gli operai di mischiare allo sciopero del Primo mag- gio rivendicazioni economiche o qualsiasi altra [!] rivendicazione?», si chiede il signor Severianin. E risponde: « Affermo categoricamente che non hanno ragione. Non si deve cominciare una sciopero economico se non dopo aver seriamente soppesato le probabilità... Ecco perché c spesso un errore unire scioperi di questa natura con la data del Primo maggio... Infatti in un certo senso è strano: celebriamo la festa internazionale degli operai e in tale occasione rivendichiamo un aumento del 10% su certe qualità di tessuto ». Cosi ragiona un liberale! E questa stupidità senza limiti, questa bassezza, questa canaglieria sono accolte con simpatia dai « migliori » giornali liberali che hanno la pretesa di chiamarsi democratici! La più brutale cupidigia del borghese, la più odiosa viltà del con- trorivoluzionario, ecco che cosa si nasconde dietro le frasi pompose del liberale. Costui cerca di difendere la borsa dei padroni. Vorrebbe una manifestazione « tranquilla » e « inoffensiva » in favore della «libertà di coalizione»! Invece il proletariato trascina le masse nello sciopero rivoluzionario , il quale lega indissolubilmente le rivendica- zioni politiche e le rivendicazioni economiche, trascina con i suoi successi gli strati sociali più arretrati alla lotta per il miglioramento immediato della vita degli operai e nello stesso tempo solleva il po- polo contro la monarchia zarista. Si, l’esperienza del 1905 ha creato una profonda, una grande tra- dizione di scioperi di massa. E non bisogna dimenticare qual è lo sbocco di questi scioperi in Russia. Da noi gli scioperi di massa pro- lungati sono indissolubilmente legati al Y insurrezione armata . E non si interpretino falsamente queste parole. Non si tratta af- fatto di un appello all’insurrezione. Un appello di questo genere, nel momento attuale, sarebbe estremamente irragionevole. Si tratta di stabilire il nesso che esiste in Russia fra lo sciopero e Pinsurrezione. Come si sviluppò Pinsurrezione del 1905? In primo luogo, gli scioperi di massa, le manifestazioni, i comizi avevano reso più fre- ioo LENIN qucnti gli scontri tra la folla c la polizia c le truppe. In secondo luogo gli scioperi di massa avevano spinto i contadini a numerose insurrezioni parziali semispontanee. In terzo luogo, gli scioperi di massa si erano estesi molto rapidamente airesercito e alla flotta, in cui scoppiarono prima dei conflitti di carattere economico (gli ammuti- namenti per il miglioramento del rancio, ecc.) e poi delle insurrezio- ni. In quarto luogo, la controrivoluzione aveva — essa stessa — ini- ziato la guerra civile, organizzando dei pogrom, assassinando i democratici, ecc. La rivoluzione del 1905 terminò con una disfatta, ma non già perché si fosse spinta « troppo avanti », non già perché l’insurrezione di dicembre fosse « artificiale », come pretendono i rinnegati del campo liberale ecc. È vero precisamente il contrario. L’insurrezione è stata sconfitta perché non si era sufficientemente spinta avanti, perché la coscienza della sua necessità non si era diffusa abbastanza largamente fra le classi rivoluzionarie e non era stata da esse salda- mente assimilata, e perché Tinsurrezione non era stata concorde, non aveva avuto il carattere d’una offensiva, non era stata risoluta, né organizzata, né simultanea. Esaminiano ora se in questo momento esistono degli indizi di sviluppo dell insurrezione. Per evitare ogni eccesso di entusiasmo rivoluzionario, citeremo la testimonianza degli ottobristi. L’< Unio- ne degli ottobristi tedeschi » a Pietroburgo è in maggioranza for- mata di ottobristi detti « di sinistra » o « costituzionali > che sono particolarmente amati dai cadetti e che (in confronto degli altri ot- tobristi e cadetti) sanno osservare gli avvenimenti con maggiore « o- biettività » senza cercare di spaventare il governo con la minaccia della rivoluzione. L’organo di questi ottobristi, la St -Peter sburger Zeitung del 6 (19) maggio, scrive quanto segue nella rassegna politica della set- timana : c 11 mese di maggio è arrivato. Indipendentemente dal tempo che fa, questo mese, di solito, non è molto gradevole agli abitanti della capitale, perché comincia con la ” festa ” proletaria , Quest’anno gli operai erano an cora sotto l’impressione delle manifestazioni della Lena e il Primo maggio è stato particolarmente pericoloso. Nell’atmosfera della capitale, invasa da voci di ogni sorta sugli scioperi e sulle manifestazioni, si sentiva odore LA RIPRESA RIVOLUZIONARIA IOI di incendio. La nostra fedele polizìa era visibilmente preoccupata, ope- rava delle perquisizioni, arrestava qualche persona, costituiva dei forti di- staccamenti per impedire le manifestazioni di strada. Poi non ha trovato niente di più intelligente che perquisire le redazioni dei giornali operai c arrestare i loro redattori; questo fatto dimostra che essa non ha una pro- fonda conoscenza dei fili che fanno agire questi pupazzeschi reggimenti di operai. Ora questi fili esistono. La disciplina degli scioperi e molti altri fatti lo provano. Ecco perché era cosi spaventoso questo sciopero di mag- gio — il più grande di tutti quelli che sono avvenuti sino ad oggi — poiché ioo e forse 150.000 operai delle grandi e piccole officine vi hanno preso parte. È vero che era soltanto una parata pacifica, ma la coesione di questo esercito salta agli occhi. Tanto più che alla recente eccitazione degli operai si aggiungono altri fatti allarmanti. Su varie navi della nostra flotta, dei marinai sono stati arrestati per propaganda rivoluzionaria. Se- condo le informazioni trapelate nei giornali, sulle nostre navi da guerra, il cui numero è già ridotto, le cose non vanno molto bene... Anche i fer- rovieri destano inquietudini. È vero che essi non hanno neppur cercato di scioperare, ma gli arresti — soprattutto quelli più clamorosi come Par- reste del sottocapostazione A.A. Usciakov in una stazione della ferrovia Pietroburgo-Mosca — dimostrano che anche qui vi è un certo pericolo. « Beninteso, i tentativi rivoluzionari delle masse operaie, non ancora mature, non possono che esercitare un'azione nefasta sul risultato delle elezioni alla Duma. Questi tentativi sono tanto più irragionevoli in quanto ...lo Zar ha nominato Manukhin, e il Consiglio di Stato ha approvato il progetto di legge sulle assicurazioni sociali >11 Cosi ragiona Tottobrista tedesco. Quanto a noi, faremo osser- vare che, a proposito dei marinai, abbiamo ricevuto dalle navi stesse informazioni le quali dimostrano che la cosa è stata esagerata e gon- fiata dal Novoic V remia. È chiaro che la polizia politica « lavora > con la provocazione. Tentativi prematuri d’insurrezione sarebbero ultrairragionevoli. L'avanguardia operaia deve rendersi conto che, in Russia, la condizione essenziale per un'insurrezione armata tem- pestiva, cioè vittoriosa, è l’appoggio dei contadini democratici alla classe operaia e la partecipazione attiva dell'esercito. Nei periodi rivoluzionari gli scioperi di massa hanno una loro logica oggettiva. Essi proiettano centinaia di migliaia e milioni di scintille in tutti i sensi, mentre tutto intorno abbondano sostanze infiammabili; l’estrema indignazione, le torture atroci della fame, 102 LEMN [arbitrio illimitato dciramministrazionc che, impudente e cinica, maltratta il «povero», il « mugik », il soldato. Aggiungete a ciò lo incitamento ai pogrom contro gli ebrei, al quale si abbandonano spudoratamente i centoneri, segretamente sostenuti e diretti dalla banda dei cortigiani dell’ottuso e sanguinario Nicola Romanov... «Cosi fu, cosi sarà*”: il ministro Makarov ha pronunciato queste parole sentenziose per sua disgrazia, per disgrazia della sua classe e dello zar dei grandi proprietari fondiari. Lo slancio rivoluzionario delle masse impone ad ogni operaio socialdemocratico, a tutti i democratici onesti, degli obblighi im- portanti e che comportano grandi responsabilità. « Sostenere con tutti i mezzi il movimento delle masse che comincia [oggi bisogne- rà dire: il movimento rivoluzionario delle masse che è cominciato ] ed estenderlo ispirandosi alle parole d’ordine del partito ed appli- candole integralmente»: cosi sono stati definiti questi obblighi dalla conferenza del POSDR. Le parole d’ordine del partito — repubblica democratica, giornata lavorativa di otto ore, confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari — devono diventare le parole d’ordine di tutta la democrazia e della rivoluzione popolare . Per sostenere ed estendere il movimento di massa è necessaria l f organizzazione e ancora l organizzazione. Senza un partito illegale è impossibile fare questo lavoro ed è inutile parlarne. Sostenendo ed estendendo l’assalto delle masse, bisogna far tesoro dell’esperienza del 1905 e, pur facendo comprendere la necessità e l’ineluttabilità del- l’insurrezione, bisogna mettere in guardia contro i tentativi prematuri ed impedirli. Lo sviluppo degli scioperi di massa, la partecipazione di altre classi alla lotta, la situazione delle organizzazioni, lo stato d’animo delle masse: tutto ciò indicherà il momento in cui tutte le forze della rivoluzione dovranno essere riunite e lanciate all’assalto contro la monarchia zarista, assalto che dovrà essere unanime, riso- luto e d’un ardimento illimitato. Senza una rivoluzione vittoriosa non vi sarà libertà in Russia. Senza l’abbattimento della monarchia zarista attraverso l’in- surrezione dei proletari e dei contadini non vi sarà in Russia una rivoluzione vittoriosa. Sotsial-Dcmo^rat, n. 27, 17 (4) giugno 1912. LE PAROLE D’ORDINE DELLA CONFERENZA DEL POSDR DEL GENNAIO 1912 E IL MOVIMENTO DEL MAGGIO In questo stesso numero il lettore troverà il testo completo del manifestino stampato e diffuso dagli operai di Pietroburgo alla vigilia deirultimo Primo maggio, che sarà d’ora in poi famoso. Merita la pena di soffermarsi a lungo sul manifestino, poiché esso costituisce un documento importantissimo nella storia del movimento operaio in Russia e nella storia del nostro partito. Il manifestino riflette il noto stato di disorganizzazione esi- stente nel partito socialdemocratico della capitale, poiché l’appello non è firmato dal comitato di Pietroburgo, ma da singoli gruppi socialdemocratici e persino da un gruppo operaio socialista-rivoluzio- nario. Nella maggior parte delle località della Russia la situazione del nostro partito è esattamente questa: i comitati e i centri direttivi vengono continuamente arrestati e continuamente risorgono grazie all’esistenza di ogni tipo di gruppi socialdemocratici di officina, di mestiere, rionali e sottorionali, di quelle stesse «cellule» che hanno sempre suscitato l’odio dei liberali e dei liquidatori. Nell’ultimo fasci- colo del giornale di questi signori ( Nascia Zarià n. 4, 1912) il lettore può vedere ancora una volta come il signor Levitski, contorcendosi in una rabbia impotente e profondendosi in ingiurie, inveisce contro la « rinascita del partito mediante una ripresa artificiale delle cellule politicamente morte ». Il manifestino in esame è reso particolarmente tipico, partico- larmente significativo, precisamente da una circostanza: causa l’ar- resto del comitato di Pietroburgo, dovevano entrare in scena proprio le cellule, « sbarazzate », per volontà della polizia, dal « centro di- rettivo» inviso ai liquidatori. Grazie a questa circostanza, triste per ogni rivoluzionario, la vita autonoma delle cellule è venuta alla lu- 104 LENIN ce. Queste, accanitamente perseguitate dalla polizia, — che alla vigi- lia del Primo maggio addirittura infuriava, — hanno dovuto in tutta fretta raccogliere le loro forze, riprendere i contatti, ricostituire la « clandestinità ». I gruppi che hanno firmato il manifestino, i rap- presentanti, ecc., tutto ciò è appunto la clandestinità tanto invisa ai liberali e ai liquidatori. Mentre quello stesso capo liquidatore, il si- gnor Levitski — a nome della Nascia Zarià e del Givoie Dielo — si scaglia, naturalmente con la schiuma alla bocca, contro il « culto della clandestinità » (cfr. p. 33 del fascicolo citato), nel manifestino di Pie- troburgo abbiamo un documento completo e preciso che ci rivela resistenza di questa clandestinità, la sua vitalità, il contenuto del suo lavoro e la sua importanza. Il comitato di Pietroburgo è stato spazzato via dagli arresti: si vedrà dunque che cosa sono queste cellule illegali, che cosa fanno e possono fare, quali idee esse hanno effettivamente assimilato e fatte loro e non soltanto prese a prestito dalle istanze superiori di partito, quali idee godono effettivamente delle simpatie degli operai. Dal manifestino si vede che cosa fanno le cellule: esse conti- nuano il lavoro del comitato di Pietroburgo temporaneamente di- strutto (con grande soddisfazione dei diversi nemici della clande- stinità); continuano a preparare la celebrazione del Primo maggio; ristabiliscono rapidamente' i contatti fra i diversi gruppi socialde- mocratici illegali; fanno partecipare al lavoro gli operai socialisti- rivoluzionari, ben conoscendo che importanza ha l'unità proletaria per un’azione rivoluzionaria concreta; in base a precise parole d'ordine di lotta, riuniscono questi diversi gruppi socialdemocratici e persino un « gruppo di operai socialisti-rivoluzionari ». Ed ecco che si delinea il vero carattere del movimento, il vero stato d'animo del proletariato, la vera forza del POSDR e della sua conferenza del gennaio . Causa gli arresti, non era presente un’istanza gerarchica che po- tesse decretare quali parole d’ordine dovevano essere lanciate. Si poteva dunque unire la massa proletaria, si potevano unire gli operai socialdemocratici, e persino una parte di quelli socialisti-rivoluzionari, soltanto con parole d’ordine che fossero effettivamente indiscutibili per le masse, soltanto con parole d’ordine che attingessero la loro forza non dai « decreti dall’alto » (come si esprimono i demagoghi e i liquidatori), ma dalla convinzione degli stessi operai rivoluzionari. LE PAROLE D ORDINE DELLA CONFERENZA DEL POSDR IO5 E che cosa è dunque avvenuto? È avvenuto che, dopo la distruzione del comitato di Pietroburgo, in una situazione in cui era impossibile ricostituirlo immediatamente e le condizioni erano tali che un gruppo di operai poteva esercitare un’influenza sull’altro esclusivamente mediante le idee e non con l’organizzazione, sono state accettate le parole d'ordine della confe- renza del POSDR , che si era riunita nel gennaio di quest'anno e ave- va suscitato un odio veramente feroce, selvaggio dei liberali, dei li- quidatori, di Liber, Trotski e socil « Le nostre parole d’ordine siano — hanno scritto gli operai di Pietroburgo nel loro manifestino — Assemblea costituente, giornata lavorativa di otto ore, confisca delle terre dei grandi proprietari fon- diari >. E piu avanti nel manifestino viene lanciato l’appello: «Ab- basso il governo zarista! Abbasso la Costituzione autocratica del 3 giugno! Evviva la repubblica democratica! Evviva il socialismo! p. Questo significativo documento ci rivela che tutte le parole d’or- dine della Conferenza del POSDR sono state fatte proprie dal pro- letariato di Pietroburgo ed hanno segnato i primi passi della nuova rivoluzione russa. Tutti i calunniatori e diffamatori della conferenza del gennaio possono continuare finché vogliono il loro immondo la- voro. La risposta è stata loro data dal proletariato rivoluzionario di Pietroburgo. Il lavoro che la socialdemocrazia aveva condotto molto prima dell’ultima conferenza, chiamando il proletariato alla funzione di capo della rivoluzione popolare , ha recato i suoi frutti nonostante tutte le persecuzioni della polizia, nonostante gli indiscriminati ar- resti operati prima della celebrazione del Primo maggio e la caccia ai rivoluzionari, nonostante le menzogne e gli insulti apparsi sulla stampa liberale e liquidatorista. Il proletariato di Pietroburgo, le sue centinaia di migliaia di o- perai, seguiti dagli operai di tutti gli angoli della Russia, hanno scio- perato e inscenato dimostrazioni nelle strade, non come una delle classi della società borghese, non soltanto con le « loro » parole d’or- dine sindacali, ma come l’egemone che innalza la bandiera della rivoluzione in favore di tutto il popolo, in suo nome, per risvegliare e far partecipare alla lotta tutte le classi a cui la libertà è necessaria e che sono capaci di ottenerla. Il movimento rivoluzionario del proletariato in Russia si è ele- vato a una fase superiore. Se nel 1905 ebbe inizio con scioperi di io6 LENIN massa e dimostrazioni guidate da Gapon, nel 1912, nonostante che le organizzazioni del nostro partito fossero state sbaragliate dalla polizia, il movimento ha inizio con scioperi di massa e leva in alto la bandiera della repubblica ! Singole «cellule», gruppi sparsi di o- perai hanno compiuto la loro opera nonostante le condizioni piu dure e difficili. Il proletariato ha creato i suoi « comitati per il Primo maggio » e si è levato alla lotta con una piattaforma rivoluzionaria , degna della classe destinata a liberare l’umanità dalla schiavitù sa- lariata. Il movimento del maggio ci dimostra inoltre quale valore han- no certe parole sullV unione » e come nei fatti si compie l’unione degli operai. Il rappresentante del partito socialista-rivoluzionario Rubanovic scrive nel giornale parigino di Burtsev, L’Avenir , che «bisogna rilevare il seguente magnifico tratto caratteristico di questo Primo maggio: nelle riunioni preparatorie gli operai di Pietroburgo si sono rifiutati di riconoscere le divisioni che esistono fra i diversi gruppi socialisti; ...dominava la tendenza all’accordo». Il manifesti- no da noi pubblicato mostra quali sono i fatti che hanno condotto a questa conclusione. Uno è il fatto che le cellule socialdemocratiche, do- po essere state private del centro direttivo, hanno ristabilito i con- tatti con tutti i gruppi, attirando gli operai, quale che fosse il loro modo di pensare, e propagandando fra tutti loro le loro parole d’ordine di partito. E queste parole d’ordine, proprio perché sono giuste, perché rispondono ai compiti rivoluzionari del proletariato, perché comprendono gli obiettivi della rivoluzione popolare, sono state accettate da tutti gli operai. Si è ottenuta Yunione grazie al fatto che la conferenza di gen- naio del POSDR aveva abbandonato il futile giuoco delle intese fra i gruppetti esteri, aveva smesso di correr inutilmente dietro a co- loro che vogliono liquidare il partito rivoluzionario e aveva agito tem- pestivamente lanciando chiare e precise parole d’ordine di lotta. L’u- nione del proletariato negazione rivoluzionaria è stata raggiunta non mediante accordi tra un partito proletario (il socialdemocratico) e un partito non proletario (il socialista-rivoluzionario), non mediante trattative con i liquidatori, staccatisi dal partito socialdemocratico, ma mediante l’azione compatta dei militanti russi delle organizza- zioni socialdemocratiche e la loro giusta valutazione dei compiti del momento. LE PAROLE DORDINE DELLA CONFERENZA DEL POSDR IO? È una buona lezione per coloro che, lasciandosi influenzare dalle chiacchiere dei liberali del Bund e dei Trotski di Vienna, possono an- cora credere nell’* unione »... con i liquidatori. La famosa « commis- sione organizzativa » di Liber, di Trotski e dei liquidatori gridava ai quattro venti che voleva l’« unione », ma in realtà non poteva lanciare e non ha lanciato nemmeno una parola d’ordine che unisse effetti- vamente la lotta rivoluzionaria degli operai. I liquidatori hanno a- vanzato le loro parole d’ordine non rivoluzionarie, le parole d’ordine della politica operaia liberale, e il movimento ha proceduto senza di loro. Ecco ciò che sta alla base delle favole trotskiste sull’* unificazio- ne >! Il 23 aprile (6 maggio) a Vienna, Trotski, giurando e spergiu- rando ch’egli « unificava » e maledicendo su tutti i toni la confe- renza, garantiva ai sempliciotti che la « lotta per la libertà di coalizio- ne era la baso (!!) degli avvenimenti della Lena e delle sue riper- cussioni, che « tale rivendicazione era e sarà al centro [ I ! ] della mo- bilitazione rivoluzionaria del proletariato ». È trascorsa qualche set- timana, e queste meschine frasi del tirapiedi dei liquidatori sono state spazzate via come polvere dai « rappresentanti di tutti gli operai or- ganizzati di Pietroburgo», dal «gruppo socialdemocratico Unione», dal « gruppo centrale cittadino socialdemocratico », da un « gruppo di operai socialisti-rivoluzionari », da un « gruppo di operai socialde- mocratici » e dai « rappresentanti dei comitati per il Primo maggio ». Il proletariato socialdemocratico di Pietroburgo ha compreso che si doveva iniziare una nuova lotta rivoluzionaria non in nome di un diritto, sia pure il principale, il pili importante per la classe ope- raia, ma in nome della libertà di tutto il popolo. Il proletariato socialdemocratico di Pietroburgo ha compreso che esso deve generalizzare le rivendicazioni e non ridurle in spiccioli, che solo la repubblica racchiude in sé la libertà di coalizione, e non viceversa, che bisogna colpire al centro, attaccare la sorgente del male, distruggere tutto il sistema, tutta la struttura della Russia zarista centonera. Il proletariato socialdemocratico di Pietroburgo ha compreso che è ridicolo, stolto presentare la rivendicazione della libertà di coa- lizione a Nicola Romanov, alla Duma nera, che è ridicolo, stolto pensare che il regime statale esistente in Russia e la nostra « Costi- tuzione autocratica del 3 giugno» siano compatibili con la libertà io8 LENIN di coalizione, che in un paese in cui l’assenza dei diritti civili è ge- nerale, in un paese in cui regna dappertutto l’arbitrio e la provoca- zione delle autorità, in un paese in cui non esiste nemmeno la «li- bertà» di soccorrere semplicemente decine di milioni di affamati, soltanto dei liberali chiacchieroni e dei politici operai liberali pos- sono porre «al centro della mobilitazione rivoluzionaria» la libertà di coalizione. Il proletariato socialdemocratico di Pietroburgo Tha compreso ed ha spiegato la bandiera della repubblica, rivendicando la giornata lavorativa di otto ore e la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari quali uniche garanzie del reale carattere democratico della rivoluzione. Sotsial-Dcmokrat , n. 27, 17 (4) giugno 1912. I LIQUIDATORI CONTRO GLI SCIOPERI RIVOLUZIONARI DI MASSA L’editoriale di questo numero era già stato dato in tipografia quando abbiamo ricevuto il n. i del Nievsfy Golos liquidatola. Il noto liquidatore V. Iegiov, della Nascia Zarià> ha donato al nuovo giornale una tale perla che altro non rimane che allargare le braccia. Eccola, se la volete : «Grazie a questo [cioè alla eterogeneità degli scioperi, che talora si riducevano alla sola protesta contro la multa inflitta per l’assenza nel Primo maggio, talora aggiungevano alla protesta rivendicazioni econo- miche, ecc.], in un notevole numero di casi il carattere di principio della protesta [ma non è per le 25 coperche che si è scioperato!] è stato offu- scato [!??!], complicato con le rivendicazioni economiche... « La stessa esperienza degli operai doveva loro suggerire che non è opportuno [!!] complicare la loro protesta con rivendicazioni economiche, cosi come non è opportuno complicare [!!] uno sciopero comune con rivendicazioni di principio. « Bisogna che lo spirito delle masse operaie si esprima in un’organiz- zazione stabile, bisogna che si intensifichi l’agitazione per i sindacati, che si reclutino nuovi membri. E ciò è tanto piu necessario in quanto fra gli operai ci sono non poche teste calde, infatuate del movimento di massa, che parlano nei comizi contro i sindacati , quasi fossero inefficaci e inutili. « Ci troviamo di fronte a un periodo di scioperi economici [soltanto?]. Se essi intrecciassero con le azioni politiche degli operai [!!] Terrore sa- rebbe irreparabile. Tale mescolanza avrebbe una ripercussione dannosa f!!??] tanto sulla lotta economica quanto su quella politica». Eccovi, in tutta la sua statura, il liberale Severianin, copiato da un liquidatore: piena incomprensione del fatto che uno sciopero 1 IO LENIN rivoluzionario di massa riunisce necessariamente in se Io sciopero economico e quello politico; grettezza mentale, mostruoso snatura- mento del carattere rivoluzionario della ripresa e tentativo di ap- plicarle il metro dello «sciopero comune»; consiglio arcireazionario di « non complicare » la politica con l’economia, e non « intrecciarle »; attacco nella stampa legale, degno di Struve e di Masdascov, contro gli operai socialdemocratici rivoluzionari — «teste calde», «contro i sindacati» — degno di Struve e di Masclascov! 11 liberale non può capire il socialdemocratico rivoluzionano se non in questo modo: egli è «contro i sindacati». Ma nei comizi gli operai naturalmente non erano «contro i sindacati», ma contro la sostituzione delle parole d’ordine rivoluzionarie con quelle liberali, ciò di cui si occupano il signor legiov e soci. La nostra parola d’ordi- ne non è libertà di coalizione, dicevano gli operai; e non con i soli «sindacati», non in principal modo con i sindacati, il nostro movi- mento può avere un’« organizzazione stabile ». La nostra parola d’or- dine è la repubblica (cfr. Pappello degli operai di Pietroburgo) e noi edifichiamo il partito illegale capace di dirigere l’assalto rivoluzio- nario delle masse contro la monarchia. Ecco ciò che dicevano gli operai nei comizi. I signori Liber e i signori Trotski garantiscono invece agli ope- rai che sarebbe possibile T« unione » del proletariato socialdemocratico e del suo partito con i liberali à la legiov, Potresov e soci! Sotsial~Demol{rat y n. 27, 1/ (4) giugno 1912. « UNIFICATORI » I liquidatori si « unificano » con tutte le forze. Pochi giorni fa è mancato poco che si « unificassero » con membri del Partito sociali- sta polacco, la cosiddetta «lewica* m , che è una delle frazioni del socialnazionalismo polacco. Da piu di dieci anni in Polonia la socialdemocrazia conduce una lotta contro il Partito socialista polacco ed è riuscita a togliere dalla testa di una parte dei suoi membri (i « Icwicy ») parecchi pregiudizi nazionalistici. Ma la lotta continua. Gli operai socialde- mocratici polacchi si sono pronunciati contro l’unificazione con la frazione summenzionata del PSP, in quanto organizzazione, rite- nendo che ciò fosse dannoso per la causa. Singoli operai e singoli gruppi della «lavica » passano nelle file della socialdemocrazia, non volendosi limitare a un’indeterminata revisione dei principi del na- zionalismo del PSP. E proprio in questo momento i nostri liquida- tori fanno di tutto per « unificarsi» con la « lavica y del PSP! Sarebbe come se i socialdemocratici russi si mettessero a « unifi- carsi », all’insaputa del Bund, con i cosiddetti « socialisti sionisti », o, senza il consenso della socialdemocrazia lettone, con la cosiddetta «Unione socialdemocratica [in realtà socialista-rivoluzionaria] let- tone »... Non parliamo poi del lato formale della questione. La socialde- mocrazia polacca concluse al Congresso di Stoccolma un accordo con il POSDR, in virtù del quale in Polonia qualsiasi gruppo può entrare nel POSDR soltanto aderendo a un’organizzazione della socialdemocrazia polacca. E la conferenza del POSDR del dicem- bre 1908 non volle, con una schiacciante maggioranza di voti, nem- meno discutere il problema dell’unificazione con la «lewicay. 1 12 LENIN È del tutto chiaro che, gridando continuamente che vogliono r« unificazione », Trotski e i suoi amici liquidatori in realtà aggra- vano la scissione nella Polonia stessa. Per fortuna del POSDR, tutta questa compagnia di liquidatori, insieme con i « conciliatori » che li seguono, in realtà non può assolutamente far nulla, nemmeno in Po- lonia. Altrimenti l'unificazione dei liquidatori con il Partito sociali- sta polacco avrebbe certamente portato alla più grave scissione in Polonia. Perché dunque i liquidatori si sono lanciati in un'evidente av- ventura? Non certamente perché le cose «vanno loro bene». Per forza occorre loro unificarsi con qualcuno, per forza occorre loro creare un qualche «partito». I socialdemocratici, la socialdemocra- zia polacca, non vogliono andare con loro; ed essi sono costretti a prendersi, in sostituzione dei socialdemocratici, dei membri del PSP che non hanno nulla di comune con il nostro partito. Nelle città russe le nostre vecchie organizzazioni di partito non vogliono an- dare con loro; ed essi sono costretti a prendersi, in sostituzione delle cellule socialdemocratiche, i cosiddetti «gruppi di iniziativa» dei liquidatori che non hanno nulla in comune con il POSDR. «Se le cose vanno bene non cerchi altro»... Non è forse ora, signori liquidatori, che cominciate ad unificarvi anche con i socia- listi-rivoluzionari (i socialisti-rivoluzionari liquidatori)} Anche que- sti signori anelano all’« unificazione ». Vedrete allora che «largo» partito avrete! Lo stesso Larin ne sarà contento... Mentre si «unificano» con «potenze straniere», i liquidatori continuano il mercato con i « conciliatori » sulle condizioni dell’* u- nificazione» nello stesso campo liquidatore-conciliatore. 11 signor V. Levitski scrive sulla Nasria Zarià un articolo-manifesto, rivolto a « tutte le tendenze » che acconsentono a lottare contro la recente conferenza del POSDR. Egli ha intitolato Tarticolo: Per l unificazione, contro la scissione. In che cosa si differenzia dunque da Trotski? Da quando i partitisti hanno opposto una seria resistenza ai liquidatori in tutti i settori di lavoro, Levitski e soci hanno fatto proprio un linguaggio molto « conciliatore ». Oh, essi sono tutti per l’« unità ». Per l’« unificazio- ne » avanzano soltanto le quattro seguenti modeste condizioni : « UNIFICATORI » n 3 1) Lotta contro la conferenza del POSDR, che ha unito tutti i socialdemocratici ad eccezione di un gruppetto di esitanti. 2) Creazione, al posto del partito, di un « gruppo centrale di ini- ziativa > (il corsivo è di Levitski; Nascia Zarià , n. 4, p. 31). (Plekha- nov ha spiegato recentemente che cosa sono i gruppi « d’iniziativa > liquidatoristi : cfr. il suo Dicvmk, Sotsial- Demo Idrata , n. 16. Sia il Bund che Trotski, per rendere un servizio ai liquidatori, nascondono ai loro lettori la spiegazione di Plekhanov. Non fatene un mistero, signori!). 3) Non riattivare le « cellule politicamente morte » (ivi, p. 33). 4) Accettare la parola d’ordine: scontro il culto della clandesti- nità » (ivi, p. 33). Il programma è stato tracciato, sia pure in modo non cosi aperto e sicuro come nei tempi passati, però è sufficientemente chiaro. E Levitski subito dopo spiega in modo assai particolareggiato a tutti i Trotski: non avete altra scelta, signori. Accettate le nostre condi- zioni e in compenso noi (cioè Levitski e soci) acconsentiamo volen- tieri a che voi (cioè Trotski e i suoi), «per consolarvi», diciate che non vi siete avvicinati ai liquidatori, ma che i liquidatori si sono avvicinati a voi. Nello stesso fascicolo nella Nascia Zarià Martov minaccia in an- ticipo il futuro gruppo socialdemocratico alla IV Duma: se sarà un gruppo antiliquidatore come il suo perfido predecessore i «casi si- mili a quello di Bielousov* non saranno piu un’eccezione, ma la regola », cioè, in parole povere, i liquidatori porteranno la scissione nel gruppo parlamentare. Che paura... signori liquidatori. Ma se voi ne aveste la forza già da tempo avreste messo insieme il vostro grup- po parlamentare... La causa deH’« unificazione» è in mani sicure, non c’è che dire... La meschina commedia dell’« unificazione > liquidatorista-trot- skista desta ripugnanza anche negli uomini di bocca buona. L’unifi- cazione sta avvenendo, ma non con i liquidatori, bensì contro di essi. Quanto alla commedia, di cui potrebbe essere protagonista Khlc- stakov recitata da Trotski, da Liber («Bund») e dai liquidatori con la loro famosa « commissione organizzativa », riteniamo suffi- ciente indicare ai lettori che desiderano esaminare seriamente e LENIN 114 in modo meditato i problemi controversi sulla base dei documenti, e non credere sulla parola, i seguenti fatti. Nel giugno deiranno scorso, dopo che Liber e Igoriev se ne andarono dalla riunione del Comitato centrale, fu costituita a Pa- rigi la commissione di organizzazione estera. La prima organizza- zione in Russia a cui si rivolse la commissione fu quella di Kiev, persino da Trotski riconosciuta valida. Nell’ottobre dello stesso anno, con la partecipazione di Kiev, viene costituita la commissione d’or- ganizzazione della Russia, che nel gennaio di quest’anno convoca la conferenza del POSDR. Sempre nel gennaio di quest’anno si riunisce la conferenza del Bund, del Comitato centrale lettone e del Comitato regionale cau- casico (tutti e tre i gruppi sono liquidatori). I polacchi se ne vanno subito, dichiarando che si tratta di un’iniziativa dei liquidatori. Poi si rifiutano di prendervi parte i «conciliatori » e Plekhanov, che aveva dichiarato nel n. 16 del Dnievni\ Sotsial-Demo forata che si trattava di una conferenza convocata dai liquidatori . Ora siamo in giugno, e il Bund e Trotski non hanno «unificato» nessuno , eccetto i seguaci del Golos e i vperiodisti, non hanno attratto dalla loro parte nessuna organizzazione seria e valida , non hanno risposto a Plekha- nov nemmeno una parola attinente all’argomento, non hanno mo- dificato in nulla la propaganda liquidatorista nella Nascia Zarià e sui giornali dello stesso tipo! Invece frasi e vanterie senza fine a proposito dell’« unificazione ». Sotsial-Demokrat, n. 27, 17 (4) giugno 1912. CARATTERE E SIGNIFICATO DELLA NOSTRA POLEMICA CON I LIBERALI Il noto rappresentante del revisionismo e della politica operaia liberale, signor Prokopovic, ha pubblicato sulle Russie Viedomosti un articolo, Un pericolo ci minaccia. Il pericolo, secondo questo po- litico, consiste nel fatto che le elezioni alla IV Duma saranno fatte dai capi di polizia distrettuali. 11 mezzo con cui lottare contro di esso è r« unione di tutti gli elementi costituzionalisti del paese », cioè sia i socialdemocratici e i tradottici, sia i cadetti e i progressisti. Le Russate Viedomosti , giornale della destra cadetta, in un appo- sita nota redazionale, si dichiarano «soddisfatte» dell’articolo del signor Prokopovic. « Noi vediamo oggi che l’unione delle forze di opposizione — scrive il giornale — è un’esigenza attuale, del mo- mento ». La Riec , giornale ufficialmente cadetto, riportando il contenuto dell’articolo e il giudizio delle Russie Viedomosti , dal canto suo ri- leva : « Tuttavia, se si leggono i giornali di orientamento socialdemocratico, che rivolgono tutti i loro sforzi soprattutto alla lotta contro l’opposizione, è poco probabile che si possa attribuire una reale importanza a questo appello » (all’« unione »). Per l’ennesima volta viene dunque sollevato l’importante pro- blema della tattica elettorale e dell’atteggiamento degli operai verso i liberali. Per l’ennesima volta ci si deve convincere che questi ultimi non lo pongono come dei politici seri, ma come paraninfi. Essi si pro- pongono non di spiegare la verità, ma di offuscarla. Riflettete, infatti, sulla seguente circostanza. Che cosa intendono per « unione» i liberali? La fusione dei partiti? Niente affatto. Sia il ii6 LENIN signor Prokopovic, sia le Russate Viedomosti e la Rice lo negano ad una voce. Per unificazione intendono dunque le azioni comuni contro i de- stri, da Purisckevic a Guckov? Sembra che cosi dovrebbe essere. Ci si chiede: c’è qualcuno fra i « sinistri » che respinga queste azioni comuni? Nessuno le respinge. È cosa a tutti nota. L’accordo con i liberali per votare contro i destri: è questa l’« unione > nelle elezioni dei democratici e dei liberali. Di che cosa non sono contenti i liberali? Perché non dicono che i «sinistri» han- no accettato in modo del tutto definito e preciso l’accordo? Perché passano pudicamente sotto silenzio il fatto che proprio i liberali non hanno detto nulla di chiaro, ben definito, preciso, formale sull’accor- do con i « sinistri», i democratici, i marxisti? Perché, parlando della tattica elettorale, non dicono nemmeno una parola sulla nota deci- sione della conferenza cadetta che ha riconosciuto ammissibile il blocco con gli « ottobristi di sinistra»? I fatti esistono, signori, e nessun sotterfugio vi caverà d’impiccio. Proprio i « sinistri », proprio i marxisti si sono pronunciati in modo chiaro, preciso, formale, per l’accordo con i liberali (compresi i cadet- ti e i progressisti) contro i destri. Chi ha evitato di dare una risposta precisa e formale a proposito dei « sinistri » sono proprio i cadctti\ II signor Prokopovic conosce benissimo questi fatti, ed è quindi imperdonabile ch’egli snaturi la verità passando sotto silenzio la de- cisione precisa dei marxisti e l’atteggiamento elusivo dei cadetti. A che cosa è dovuto questo silenzio? Lo si vede chiaramente dal- le parole della Ricc y secondo la quale noi « rivolgiamo tutti i nostri sforzi soprattutto alla lotta contro l’opposizione ». La frase della Riec è costruita in modo tale che da essa scaturisce inevitabilmente: i democratici per unirsi con i liberali non devono « rivolgere i loro sforzi » alla lotta contro lopposizione. Ma ditelo dunque chiaramente, signori! Ponete la vostra condizione in maniera precisa, formale! E la vostra disgrazia è appunto che non potete far- lo. Tutti scoppierebbero in una risata se provaste a formulare tale con- dizione. Ponendola smentireste voi stessi, poiché tutti voi, ad una voce, avete riconosciuto che esistono « profondi contrasti » fra i libera- li e i democratici (senza parlare poi dei marxisti). LA NOSTRA POLEMICA CON I LIBERALI ll 7 E se vi sono dei contrasti, e se essi sono profondi, come si può dunque evitare la lotta? . La falsa posizione del liberalismo consiste appunto nel fatto che, da una parte, esso respinge la fusione, riconosce che esistono profondi contrasti, sottolinea l’impossibilità « per ogni partito di rinunciare alle tesi fondamentali del suo programma » (Russie V iedomostì) e, dal- l’altra, si lamenta della «lotta contro l’opposizione »! ! Ma consideriamo più da vicino la questione. In primo luogo, è vero che i giornali e le riviste di cui parla la Riec abbiano rivolto tutti i loro sforzi soprattutto alla lotta conro l’opposizione? No, è del tutto falso. I liberali non possono menzionare nessuna, assoluta- mente nessuna questione in cui i democratici non abbiano rivolto tutti i loro sforzi soprattutto alla lotta contro i destri!! Chiunque vo- glia controllare queste parole faccia una prova. Prenda a caso, met- tiamo, tre numeri consecutivi di qualsivoglia giornale dei marxisti. Prenda, per saggiare, tre questioni politiche e confronti i dati attinti in base ai documenti , e vedrà contro chi è soprattutto « rivolta » la lotta dei marxisti nelle questioni da lui scelte nei numeri dei giornali da lui scelti! Questo semplice controllo, che chiunque può fare, non lo farete, signori liberali, poiché qualsiasi prova di questo genere dimostrerà che avete torto. Di più. La seconda considerazione, particolarmente impor- tante, parla in modo ancor più convincente contro di voi. Come i democratici in generale, e i marxisti in particolare, impostano la lotta contro i liberali? La impostano cosi e soltanto così: in ogni rimpro- vero o accusa contro i liberali sono decisamente e immancabilmente impliciti un rimprovero ancor più energico , un’accusa ancora più grave contro i destri. Ecco qual è l’essenza della questione, ecco dove ne è il fulcro. Alcuni esempi spiegheranno in modo evidente il nostro pensiero. Noi accusiamo i liberali, i cadetti di essere dei controrivoluzionari. Mostrateci anche solo una delle nostre accuse di questo genere che non si rivolga con forza ancora maggiore contro i destri. Noi accusiamo i liberali di «nazionalismo », di « imperialismo >. Mostrateci anche solo una delle nostre accuse di questo genere che non sia rivolta con forza ancora maggiore contro i destri. Abbiamo rimproverato ai liberali di temere il movimento delle LENIN I 18 masse. Ebbene? Sapete voi trovare nei nostri giornali una formula- zione di questa accusa che non sia rivolta anche contro i destri? Abbiamo rimproverato ai liberali di difendere «determinate» istituzioni medioevali che possono « agire » contro gli operai. Accu- sare di questo i liberali significa di per sé rivolgere la stessa accusa, e ancora peggiore, a tutti i destri. 11 numero degli esempi può moltiplicarsi facilmente. Sempre e dappertutto si vedrà che la democrazia operaia accusa i liberali esclusivamente per la loro vicinanza ai destri, per Tindecisione e il carattere fittizio della loro lotta contro i destri, per la loro ambiguità, accusando con ciò i destri non già di un « mezzo peccato », ma di un «peccato intiero». La «lotta» dei democratici e dei marxisti «contro i liberali» è più profonda, più conseguente, più sostanziale, più educativa e rende più compatte le masse di quella contro i destri. Ecco come stanno le cose, signori! E per non dare adito a nessun dubbio, per prevenire un assurdo snaturamento del senso e deirimportanza della nostra lotta contro i liberali, per prevenire, ad esempio, l’assurda teoria la quale afferma che esiste un’« unica massa reazionaria » (la quale cioè mette insieme i liberali e i destri in un unico concetto politico di blocco reazionario, di massa reazionaria), sempre, nelle nostre dichiarazioni formali, par- liamo in modo differente della lotta contro i destri e della lotta contro i liberali. Il signor Prokopovic, come ogni liberale colto, lo sa benissimo. Sa, per esempio, che definendo il carattere sociale, di classe dei di- versi partiti, sottolineiamo sempre il carattere medioevale dei destri e quello borghese dei liberali. Si tratta di « una grande differenza ». Il medioevo si può (e si deve) distruggere, pur rimanendo nel qua- dro del capitalismo. Rimanendo in questo quadro non si può distrug- gere lo spirito borghese, ma si può (e si deve) « far appello » non al grande proprietario fondiario borghese, ma al contadino borghese, non al liberale borghese, ma al democratico borghese, non alla semi- libertà borghese, ma alla completa libertà borghese. Precisamente in questi appelli, unicamente in questi appelli, consiste la nostra critica al liberalismo nel momento che la Russia sta attraversando, la critica cioè che noi rivolgiamo partendo dal punto di vista dei compiti im- minenti, immediati, proprio di questo momento. LA NOSTRA POLEMICA CON I LIBERALI II 9 Prendete, per esempio, la seguente frase del signor Prokopovic: « Creazione di sane condizioni di vita politica delle masse popolari : ecco lo scopo immediato che unisce nej momento attuale la sinistra e l’opposizione ». Non vi è nulla di piu futile, di piu vacuo, di piu ingannevole di questa frase, sotto cui può apporre la sua firma sia l’ottobrista che il sagace « nazionalista», poiché non dice nulla di chiaro. È una sem- plice promessa, pura declamazione, un modo diplomatico di na- scondere le proprie idee. Ma se al signor Prokopovic, come a molti altri liberali, la lingua è stata data per nascondere i propri pensieri, noi ci proveremo a compiere il nostro dovere: a rivelare ciò che qui si nasconde. Prendiamo, per cautela, Pesempio più modesto, piu mi- nuto. Il sistema bicamerale è forse una sana condizione di vita politi- ca? Pensiamo di no. I progressisti e i cadetti pensano di si. Per tali idee noi accusiamo i liberali di essere degli antidemocratici, dei con- trorivoluzionari. E quando formuliamo tale accusa contro di loro, al tempo stesso e con maggior forza accusiamo tutti i destri. Che fare? — ci si chiede poi. È possibile P« unione delle sini- stre e dell’opposizione»? Ci rifiutiamo noi, per questo dissenso, di unirci con i liberali contro i destri? Nient’affatto. Le idee controrivo- luzionarie dei liberali su questo problema, come su tutti gli altri pro- blemi analoghi, molto più importanti, della libertà politica, ci sono note da molto tempo, dal 1905, se non prima; nondimeno anche nel 1912 ripetiamo: sia nei ballottaggi, sia nella seconda fase delle elezioni è ammissibile l’accordo con i liberali contro i destri. Poiché il libera- lismo borghese monarchico, nonostante tutta la sua irresolutezza, non è affatto la stessa cosa della reazione feudale. Se non utilizzassi- mo questa differenza faremmo una politica operaia assolutamente cattiva. Ma proseguiamo. Come utilizzarla? A quali condizioni è possi- bile l’« unione delle sinistre e dell’opposizione»? Il liberale risponde a questa domanda : è inutile parlare di unione visto che le sinistre con- ducono una lotta inflessibile contro l’opposizione. E cosi spiega il suo pensiero: quanto piu modesta sarà la rivendicazione, tanto più larga sarà la cerchia delle persone che la sosterranno, tanto più com- pleta sarà l’unione, tanto maggiore sarà la forza capace di attuare la rivendicazione stessa; tutti i democratici e tutti i liberali saranno per J 20 LENIN una Costituzione « discreta», con il sistema bicamerale (e con altre... come dirla in modo piu attenuato?... piccole deroghe alla democra- zia), e ciò è molto; ma se volete poggiare sulla democrazia «pura» i progressisti si staccheranno da voi e « farete allontanare » anche mol- ti cadetti; si avrà una divisione e un indebolimento degli «elementi costituzionalisti ». Cosi ragiona il liberale. Ma noi ragioniamo diversamente. Se le masse non sono coscienti non vi può essere nessun cambiamento in meglio. Questa è la nostra premessa fondamentale. Il liberale guarda alle alte gerarchie, mentre noi guardiamo agli « strati inferiori ». Ri- nunciando a spiegare il danno che può recare il sistema bicamerale o attenuando anche solo di poco la « lotta » contro qualsiasi opinio- ne antidemocratica su questo problema, noi « attiriamo » dalla no- stra parte il grande proprietario fondiario, il commerciante, l’avvo- cato, il professore liberale, che sono tutti fratelli di Purisckevic e non possono intraprendere nulla di serio contro lo stesso Puriscke- vic. « Attirandoli », faremmo allontanare da noi le masse, sia nel senso che le masse, per le quali la democrazia non è un’insegna diplomati- ca, una frase pomposa, ma una questione urgente, vitale, una questio- ne di vita o di morte, perderebbero la fiducia nei sostenitori del siste- ma bicamerale; sia nel senso che se si attenuassero gli attacchi contro il sistema bicamerale, ciò vorrebbe dire che le masse non sono suffi- cientemente coscienti, e quando le masse non sono coscienti, sono sonnacchiose, indecise, non è possibile nessun cambiamento in meglio. Con la vostra polemica contro i liberali voi dividete le sinistre dalPopposizione, ci dicono i cadetti e i signori Prokopovic. Noi ri- spondiamo che la democrazia conseguente respinge i liberali più in- certi, i meno sicuri, quelli che sono più tolleranti verso il regime di Purisckevic; essi sono un pugno di uomini; e la democrazia conse- guente ne attira milioni che oggi si risvegliano a una nuova vita, a una « sana vita politica », e con queste parole noi siamo ben lontani dall’intendere, non intendiamo affatto ciò che intende Prokopovic. Invece del sistema bicamerale si potrebbe prendere come esempio la composizione delle commissioni per il riordino agrario: è giusto assegnare un terzo deirinfluenza ai grandi proprietari fondiari, un al- tro terzo ai contadini, e Tultimo ai funzionari, come pensano i cadetti, o le elezioni devono essere assolutamente libere, con un sistema eletto- rale completamente democratico? Su questo punto che cosa bisogna LA NOSTRA POLEMICA CON I LIBERALI 121 intendere per « sane condizioni di vita politica delle masse popolari »? Che ne dite, signor Prokopovic? Chi respingiamo e chi attiriamo ap- plicando, per questo problema, una politica democratica conseguente? E non ci obiettino le Russie Viedomosti che, «oggi, su tutti gli altri punti del programma, predomina il punto, comune a tutti i partiti progressisti, che rivendica la realizzazione della libertà politi- ca ». Precisamente perché questo punto predomina — e ciò è asso- lutamente indiscutibile, è una sacrosanta verità — è necessario che le più larghe masse, che milioni e milioni di uomini distinguano la semilibertà dalla libertà e comprendano il legame indissolubije tra la democrazia politica e la democrazia delle riforme agrarie. Senza l’interesse, la coscienza, il vigore, l’attività, l’energia, l’auto- nomia delle masse non si può assolutamente far nulla sia in un cam- po che nell’altro. Nievskaia Zvìczdà , n. i 2, io giugno 1912. Firmato; V.I. CAPITALISMO E «PARLAMENTO» Le verità della democrazia non devono impedirci di vedere il fatto, di cui molto spesso i democratici borghesi non tengono conto, che le istituzioni rappresentative generano inevitabilmente nei paesi capitalistici particolari forme di influenza del capitale sul potere dello Stato. Noi non abbiamo un parlamento, ma di cretinismo parlamen- tare fra i liberali, di corruzione parlamentare fra tutti i deputati bor- ghesi ne abbiamo a iosa. Gli operai devono ben comprendere questa verità se vogliono imparare a utilizzare le istituzioni rappresentative per sviluppare la coscienza, la compattezza, il senso della realtà, Fattività della classe operaia. Tutte le forze sociali ostili al proletariato — «burocrazia», proprietà fondiaria, capitale — già le utilizzano contro gli operai. Bi- sogna sapere come lo fanno per imparare a difendere gli interessi della classe operaia e il suo sviluppo autonomo. La III Duma aveva deciso di assegnare dei premi ai nostri pro- prietari di officine meccaniche. A quali? A quelli che «lavorano» in Russia! Ma se si guarda bene si vede che proprio i capitalisti stranieri hanno trasferito le loro officine in Russia. Le tariffe doganali sono elevate, i profitti immensi: il capitale straniero si trasferisce alVìn- terno della Russia. Un trust americano — associazione di capitalisti milionari — ha costruito per esempio, una grandissima officina di macchine agricole nei pressi di Mosca, a Liubertsy. E a Kharkov il capitalista Mehlhose, a Berdiansk il capitalista John Greavers co- struiscono macchine agricole. C’è molto di « veramente russo », di «nostro» in queste imprese, non è vero? Ma, naturalmente, senza il multiforme aiuto dei capitalisti russi, CAPITALISMO E « PARLAMENTO » 123 costoro non avrebbero affatto potuto «lavorare» in Russia. Una ma- no lava l’altra. I capitalisti americani, inglesi, tedeschi accumulano profitti, aiutati dai capitalisti russi, ai quali, di questi profitti, tocca una buona parte. Prendete, per esempio, i giacimenti auriferi della Lena o le imprese minerarie-siderurgiche degli Urali: quanti milioni si sono spartiti i capitalisti russi e stranieri! E la Duma è molto utile ai signori industriali. Sia alla Duma che al Consiglio di Stato i capitalisti hanno un numero rilevante di rap- presentanti; inoltre i grandi proprietari fondiari che cosa sono ai no- stri giorni senza il capitale? Nulla. Nella Duma sia i capitalisti che i grandi proprietari fondiari trovano un apparato già pronto per far passare le leggi sui « premi » {assegnati a loro stessi), sul protezioni- smo (un’altra forma, cioè, di premi assegnati a loro stessi), sulle con- cessioni (un'altra forma ancora di premi assegnati a loro stessi), e cosi via senza fine. Il liberale «Lo scettico» nella liberale Riec ha scritto abbastan- za bene su questo argomento. Ha scritto in modo tanto sentito con- tro i « nazionalisti » (i signori Greaves, Mehlhouse, Ellworthy e altre compagnie si sono assegnate dei « premi » per l’incoraggiamento deirindustria meccanica « patria ») che mi ha un tantino contagiato del suo scetticismo. Si, il signor liberale «Lo scettico» smaschera abbastanza bene i «nazionalisti». Ma perchè non dice nulla dei cadetti? Quando Go- lovin, per esempio, ottenne una concessione, la sua posizione di depu- tato e di ex presidente della Duma non l’ha forse aiutato in que- sta occupazione utile e redditizia? Quando Maklakov ha assegnato gli onorari per la zona del « Ta- ghiev » non gli è forse stato facile, data la sua posizione di deputato della Duma, farsi attribuire affari cosi « vantaggiosi » ? E quanti altri grandi proprietari fondiari, commercianti, capita- listi, finanzieri, uomini d’affari hanno allargato le loro operazioni, hanno consolidato i loro «legami», hanno fatto i loro «affari» ser- vendosi del titolo di deputato e dei vantaggi, delle comodità che que- sto titolo comporta? E se si facesse un’inchiesta sulle operazioni finanziarie dei depu- tati della Duma e su quelle a cui essi hanno partecipato, che ne ver- rebbe fuori? Già, ma in tutti i paesi capitalistici sono stati presi provvedimen- 124 LENIN ti per proteggere il «segreto commerciale», per far si che nessun «parlamento» permetta una simile inchiesta. Su tale questione tuttavia i deputati operai sanno indubbiamen- te molte cose, e se se ne danno la pena, si mettono in giro, raccolgono dati, scelgono materiali, cercano nei giornali, chiedono informazioni alla Borsa, ecc. possono essi stessi fare unV inchiesta » molto istrut- tiva e utile sulle operazioni affaristiche compiute dagli stessi deputati della Duma o con la loro partecipazione. Nei parlamenti europei queste operazioni sono a tutti note, e gli operai, facendo i nomi degli affaristi, le rivelano sempre perché ser- vano di insegnamento al popolo. Nicvjl(aia Zviesdà , n. 13, 17 giugno 1912. Firmalo: « Lo scettico non liberale ». LE ELEZIONI E L’OPPOSIZIONE I marxisti hanno già da lungo tempo stabilito qual è in linea di principio il loro atteggiamento verso le elezioni. I partiti di destra, da Purisckevic a Guckov, la borghesia liberale monarchica (cadetti e progressisti) e la democrazia (quella operaia e quella borghese, cioè i trudovikjì ) : ecco i tre campi fondamentali che lottano nelle elezioni. La differenza fra di essi è fondamentale poiché rappresentano classi diverse e si differenziano per il loro programma e la loro tattica. Soltanto se si comprendono chiaramente i principi su cui poggia la politica di questi campi si possono trarre giuste conclusioni pratiche per la campagna elettorale. Da quando i marxisti, circa sei mesi fa, fissarono definitivamente queste tesi n , le azioni dell’opposizione liberale hanno confermato in modo particolarmente evidente che esse sono giuste. I nostri « vicini e nemici di destra », non condividendo affatto le nostre idee, ci hanno offerto con lodevole zelo la miglior conferma della loro validità. Si può enunciare la legge : lo sviluppo dell’attività politica e delle opi- nioni politiche del cadetto corrobora magnificamente le idee dei marxisti. O in altre parole: quando un cadetto incomincia a parlare, siate certi ch’egli confuta non peggio di qualche marxista le idee dei politici operai liberali. Ecco perché, tra l’altro, agli operai è doppiamente utile osser- vare attentamente la politica dei cadetti: in primo luogo, si viene a conoscere bene il liberale borghese e, in secondo luogo, si impara a vedere meglio gli errori di certi partigiani della classe operaia. II recente scritto pubblicato nella Riec sulle importanti dichiara- zioni elettorali fatte nelle Russate V iedomosti offrono appunto que- sto doppio vantaggio. Si tratta delle dichiarazioni di un vecchio « eco- I2Ó LENIN nomista» 42 , cioè di un opportunista degli anni 1897-1902, il signor Akimov (Vl.Makhnovets), che difende apertamente il « blocco pro- gressista», la cui «piattaforma» (che tra l’altro non è mai stata pub- blicata!) viene ritenuta « pienamente accettabile per la socialdemo- crazia » dallo stesso signor Akinov, il quale desidera chiamarsi so- cialdemocratico. Numerosi politici alle prime armi (da Parigi a Krasnoiarsk) ed esperti diplomatici (da Vienna a Vilna) “ ci dicono e continuano a dirci che la politica operaia liberale è uno « spauracchio ». Guardate dunque il signor Akimov, egregi oppositori! Certamente non potrete negare la chiara fisionomia della sua politica operaia liberale. E non potrete dire che egli sia l’« unico », cioè un’inimitabile rarità, la sola, unica nel suo genere, poiché, per quanto numerose siano le sue im- pareggiabili qualità, egli non è solo: sarebbe addirittura una menzo- gna affermarlo. Egli è intervenuto dopo il signor Prokopovic ed è pienamente d’accordo con lui. Si è trovato un diffuso giornale libe- rale, una comoda tribuna dalla quale le sue parole echeggiano lon- tano. Ha avuto «buona stampa.» fra i giornalisti liberali. Oh, no, non è solo. È vero che da lungo tempo non appartiene piu a nessun grup- po; è vero che il suo diritto all’appellativo di socialdemocratico c del tutto fittizio, ma egli è il rappresentante di una linea politica che ha le sue radici, che vive e, benché spesso si nasconda, viene immancabil- mente a galla quando è in atto una minima ripresa politica. La Riec « rende piena giustizia al sobrio realismo » delle consi- derazioni del signor Akimov, sottolineando con particolare compia- cimento la sua idea secondo cui i « socialdemocratici devono oggi pro- pugnare quella parte dei loro obiettivi politici che trova un appoggio in larghi ambienti del popolo politicamente forti ». Eh, si, perché la Riec non dovrebbe rallegrarsene? Ciò che la N ascia Zarià dice con mille smorfie e tergiversazioni, con una riserva dopo l’altra, cancellando le tracce e facendo sfoggio di parole pseudomarxiste ormai scolorite, il signor Akimov lo spiffera in modo cosi rude, semplice, ingenuo da rasentare la... santità. Formalmente la Nascia Zarià e il NievsJ(i Golos possono natu- ralmente benissimo declinare ogni responsabilità per il signor Aki- mov. Ma di fatto la larga cerchia di lettori, poco versati nelle sotti- gliezze e che di sottigliezze non si interessano, da queste pubblica- zioni dei liquidatori assimilano precisamente e soltanto l’« akimo- LE ELEZIONI E L OPPOSIZIONE I2 7 vismo ». « Non sabotare » l’opera dei progressisti, ha scritto Mar- tov. « Propugnare quella parte dei nostri obiettivi > che trova sostegno nei progressisti , scrive Akimov, il quale spiega naturalmente che l'apartiticità dei progressisti facilita ad ogni partito la salva- guardia (sulla carta) della sua autonomia. Propugnare una parte maggiore degli obiettivi di quanto piaccia ai progressisti significa «sabotare» la loro opera: ecco la parola d'ordine di Martov, deci- frata dalla viva lotta politica, dalla folla che Akimov ben rappresenta. I cadetti e i progressisti, secondo Akimov, sono « larghi ambienti del popolo politicamente forti ». Si tratta appunto della menzogna liberale sulla quale 'ha scritto recentemente la Niet/s^aia Zviezdà nell’articolo sul carattere e il significato della polemica marxista contro i liberali. In realtà, invece, presa nel suo complesso, la borghe- sia liberale monarchica, che comprende e i cadetti e i progressisti e molti altri, è un ambiente nient’affatto largo del popolo e politica- mente non è per nulla forte. Fra il popolo la borghesia non può mai costituire un largo am- biente. Può essere ed è politicamente forte in molti paesi capitalisti, però non in Prussia e nemmeno in Russia. Da noi la sua lampante, mostruosa, quasi inverosimile impotenza politica può essere piena- mente spiegata col fatto che essa teme molto di piu la rivoluzione che non la reazione. La sua impotenza politica è quindi inevitabile. E ogni ragionamento sulla « forza politica» della borghesia che eluda questa particolarità fondamentale della situazione russa è radical- mente falso e perciò assolutamente non valido. II signor Akimov ha agito come il pili sincero e moderato liberale: noi, signori cadetti e progressisti, egli dice, vi consideriamo una forza, noi accettiamo pienamente la vostra piattaforma (benché questa piat- taforma non esista!), noi stessi propugniamo oggi quella parte degli obiettivi che gode del vostro appoggio, a voi chiediamo una cosa sola: «che nella lista del blocco [dei progressisti] vengano inclusi anche dei socialdemocratici ». Cosi, letteralmente cosi, ha scritto Akimov! Io sono d’accordo su tutto, su tutto; vorrei solo che mi includeste nella lista dei liberali! Sarebbe veramente ingenerosa la Riec se respingesse persino una richiesta cosi moderata! Ma si tratta degli elettori del 3 giugno, ricor- dano ad Akimov i cadetti. E fra di essi che cosa sono i socialdemo- cratici? Zero, «se si fa eccezione per le grandi città, che non sono 128 LENIN oggetto del nostro discorso». E il giornale ufficiale dei cadetti inse- gna con condiscendenza al docile e ubbidiente Akimov: «fatta ecce- zione per le regioni periferiche, essi [i socialdemocratici] sono co- stretti quasi dappertutto a fare assegnamento non sulla presentazione di proprie candidature, ma sulla vittoria del blocco progressista sul blocco nero degli oppressori del popolo ». Il liberale respinge brutalmente la mano umilmente tesa del po- litico operaio liberale! Ecco la meritata ricompensa per la rinuncia alla guerra nelle grandi città. Queste ci appartengono perché siamo forti, — dicono i cadetti, — e la restante Russia ci appartiene perché forti sono i sostenitori del 3 giugno, e la loro legge ci garantisce il monopolio dell’opposizione. La risposta è buona. La lezione ricevuta da Akimov è crudele, ma utile. Nicvs^aia Zviczdà , n. 14, 24 giugno 1912. Firmato: K.F. L’IMPORTANZA DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO I giornali comunicano che la data della convocazione della quar- ta Duma e qiiella delle elezioni hanno sollevato nei circoli dirigenti parecchi dubbi. Gli uni erano per un rinvio della convocazione della Duma a gennaio, gli altri ad ottobre. Ora, a quanto si dice, il pro- blema è stato risolto in favore della seconda opinione. Le elezioni sono dunque molto vicine. Ci divide da esse un pe- riodo di sette o nove settimane. Occorre pensare a decuplicare le nostre energie per tutto il lavoro elettorale. Vorrei in questo articolo soffermarmi su una questione particolare, che tuttavia ha acquistato per la democrazia operaia un significato ec- cezionalmente importante e generale. È il problema della funzione delle elezioni a Pietroburgo. Le elezioni per la seconda curia cittadina di Pietroburgo sono il punto cruciale di tutta la campagna elettorale per le elezioni della quarta Duma. Soltanto a Pietroburgo abbiamo una stampa operaia, sia pure piu o meno discretamente impostata, la quale, nonostante tutte le perse- cuzioni, le multe e gli arresti dei redattori, nonostante la precarietà della sua situazione, nonostante tutte le pressioni della censura, è in grado di dare un debole riflesso delle idee della democrazia operaia. Senza una stampa quotidiana le elezioni rimangono una questione vaga e perdono la metà, se non piu, della loro importanza per la educazione politica delle masse. Le elezioni di Pietroburgo acquistano quindi Timportanza di un modello della campagna elettorale, che, nelle condizioni inverosimil- mente dure della Russia, ricade sulle spalle della democrazia operaia. 130 LENIN In nessun altro luogo gli operai possono condurre una campagna e- lettorale in modo cosi visibile per tutti. Nella curia operaia le elezioni hanno naturalmente un’estrema importanza, ma qui gli operai non possono entrare in contatto con le altre classi della popolazione, non possono quindi sviluppare abbastanza largamente le rivendicazioni di tutto il popolo , le loro idee circa gli obiettivi della politica generale che la democrazia proletaria, d’avanguardia ha elaborato per essere la forza dirigente di tutta la democrazia in generale. A Pietroburgo le elezioni sono dirette. Perciò in questa città la lotta può svolgersi in modo molto più definito, chiaro, con una mag- gior impronta di partito che non nelle altre località. Le altre grandi città avrebbero un’importanza non minore di quella di Pietroburgo, ma nella provincia la pressione amministrativa è piu forte ancora che nella capitale, e alla democrazia operaia è quindi difficile aprirsi una strada, farsi ascoltare. A Pietroburgo, infine, nella seconda curia la lotta si dovrà svol- gere fra i liberali e la democrazia. I cadetti considerano questa curia un loro feudo. Miliukov, Rodicev e Kutler rappresentano la capitale. È superfluo dire che il fatto che i liberali rappresentino una mas- sa abbastanza larga di elettori democratici non si può ritenere in alcun modo normale. Le elezioni della II Duma hanno dimostrato che il « predominio » dei cadetti fra gli elettori democratici delle città è ben lontano dall’essere stabile. In quelle elezioni, nella stessa Pietro- burgo, il « blocco di sinistra », cioè il blocco degli operai e della borghesia democratica (i populisti), non solo avrebbe potuto vincere ma avrebbe persino sicuramente vinto se allora i menscevichi del tipo di Dan e soci non avessero scisso la campagna elettorale degli operai e non avessero cosi provocato oscillazioni, ed esitazioni fra i populisti, estremamente dannose per il successo della causa. Basti ricordare che persino ì «socialisti-rivoluzionari» avevano seguito sino all’ultimo momento i menscevichi sostenendo il blocco con i cadettil Secondo l’attuale legge elettorale è possibile il ballottaggio, sicché nella prima fase non è necessario né ammissibile nessun blocco. A Pietroburgo la lotta che si dovrà condurre sarà fra la democra- zia operaia e i liberali. I populisti non avranno probabilmente forze sufficienti per agire in modo autonomo: «si sono liquidati » con trop- po zelo seguendo la linea dei liquidatori. È quasi certo, quindi, che l'importanza DELLE ELEZIONI a PIETROBURGO *31 agli operai sarà garantito l’appoggio della democrazia borghese ( tru - dovici c populisti), se non nella prima fase delle elezioni, almeno, comunque, nel ballottaggio. I liberali hanno a Pietroburgo il loro capo, il signor Miliukov. Finora essi hanno avuto una maggioranza assai rilevante. E i mezzi finanziari di cui li rifornisce la borghesia liberale monarchica, e gli strumenti per l’agitazione, rappresentati da due giornali quotidiani, e la loro organizzazione tollerata de jacto , quasi legalizzata, tutto ciò dà un’immensa superiorità ai cadetti. Dalla parte degli operai ci sono le masse operaie, la democrazia conseguente e onesta, l'energia e la fedeltà alla causa del socialismo e della democrazia operaia. Gli operai possono vincere se si appog- giano su queste forze e possono disporre di un quotidiano operaio. In tutta la campagna elettorale per la quarta Duma la lotta degli operai per i seggi di Pietroburgo acquista indubbiamente una grandissima importanza, un’importanza per tutta la Russia . Coloro che amano far chiacchiere sull’* unità» di tutta l’opposi- zione, cominciando dai progressisti e dai cadetti, per finire con Mar- tov, il liquidatore cauto ed elusivo, e con Prokopovic e Akimov, rozzi e ingenui, tutti cercano di eludere o di lasciare nell’ombra le elezioni a Pietroburgo. Essi evitano di far discorsi nel centro politico e se ne vanno volentieri negli angoli, per cosi dire, politicamente sperduti. Essi parlano molto, con ^calore e colore, di ciò che sarà opportuno fare nella seconda fase delle elezioni, quando cioè la parte fonda- mentale, principale, decisiva della campagna elettorale sarà già finita, e passano « eloquentemente » sotto silenzio Pietroburgo, che fu con- quistata dai cadetti e che bisogna riconquistare , restituire alla demo- crazia. Né con la legge dell’ii dicembre 1905 *\ né con quella del 3 giu- gno 1907 la democrazia aveva a Pietroburgo deputati, sicché la pa- rola restituire può parere impropria. Ma la capitale appartiene al- la democrazia per tutto il corso di tutto il movimento di liberazione in Russia, e, in una certa fase del suo sviluppo, neanche l’argine mo- struosamente alto della legge elettorale del 3 giugno può trattenere r« inondazione democratica ». La maggioranza degli elettori della seconda curia appartiene indubbiamente agli strati democratici della popolazione. 1 cadetti li I 3 2 LENIN trascinano al loro seguito, addirittura ingannandoli , facendosi pas- sare, essi che costituiscono il partito borghese liberale monarchico, per democrazia. Nel mondo tutti i liberali nelle elezioni di tutti i par- lamentari hanno sempre fatto e fanno uso dell’inganno. E i partiti operai di tutti i paesi misurano i loro successi, tra l’altro, constatando quale parte della democrazia borghese sono riusciti a strappare al- l’influenza dei liberali. Anche i marxisti russi devono porsi chiaramente, decisamente, con precisione questo compito. Nelle loro note risoluzioni di dicem- bre essi dissero in modo esplicito che nelle grandi città sono ammis- sibili i blocchi — poiché ivi, manifestamente, non esiste il pericolo centonero — soltanto con i democratici contro i liberali * Questa decisione « prende il toro per le corna», dà una risposta diretta a una delle questioni piu importanti della tattica elettorale, definisce lo spirito , l’orientamento, il carattere di tutta la campagna elettorale. Un profondo errore commettono invece quei liquidatori che amano parlare dei cadetti quali « rappresentanti » della « democrazia urbana». Tali discorsi snaturano le cose: le vittorie elettorali dei li- bevali sui democratici, le truffe elettorali dei liberali a danno degli elettori democratici si fanno cosi passare per una prova dello « spiri- to democratico» dei cadetti. Come se l’Europa non conoscesse decine di esempi in cui partiti arcridemocratici hanno per anni condotto a rimorchio differenti strati democratici, finché i veri democratici bor- ghesi, e piu spesso i socialdemocratici, non li hanno sottratti all’in- fluenza di paniti politici a loro estranei per il loro spirito. La lotta nelle elezioni a Pietroburgo è la lotta tra i liberali e la democrazia operaia per l’egemonia di tutto il movimento di libera- zione in Russia. Questa funzione estremamente importante delle elezioni di Pie- troburgo ci induce, tra l’altro, a due conclusioni pratiche. A chi mol- to è stato dato molto si chiede. Gli operai di Pietroburgo devono con- durre la campagna elettorale nella seconda curia cittadina in nome di tutta la democrazia operaia della Russia. Sulle loro spalle ricade un compito grande e difficile. Essi serviranno di modello; essi de- vono sviluppare il massimo d’iniziativa, di energia e di tenacia. L’han- no già fatto per il quotidiano operaio. Devono continuare nelle ele- zioni l’opera ottimamente incominciata. L’IMPORTANZA DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO *33 Tutta la Russia rivolge la sua attenzione alla lotta elettorale di Pietroburgo e tutta la Russia deve prestare il suo aiuto alla capitale. Senza l’aiuto più multiforme, prestato da tutti gli angoli del paese, gli operai di Pietroburgo non potranno vincere da soli l’« avversa- rio». Nìtvskatc Zviezdà , n. 15, 1° luglio 1912. Firmato: F.F. CONFRONTO TRA IL PROGRAMMA AGRARIO DI STOLYPIN E QUELLO DEI POPULISTI Nei precedenti articoli (cfr. nn. 3 e 6 della Nicvskaia Zviezdà ), abbiamo citato i dati principali sulla proprietà fondiaria nella Russia europea e abbiamo esposto a grandi linee il contenuto della questione agraria in Russia. Distruggere il medioevo nella proprietà fondiaria : ecco a che cosa si riduce questo contenuto. La contraddizione tra il capitalismo, che domina in tutto il mon- do e anche da noi, in Russia, e la proprietà fondiaria mediocvale (sia quella dei grandi proprietari fondiari che quella contadina ba- sata sul nadiel) è una contraddizione insanabile. La vecchia pro- prietà fondiaria medioevale deve essere inevitabilmente demolita, e quanto piu energica, implacabile e audace sarà questa demolizione tanto meglio sarà per tutto lo sviluppo della Russia, tanto meglio sarà per gli operai e per i contadini, i quali, oltre che dal capitalismo, sono schiacciati da un cumulo di sopravvivenze medioevali. Ci si chiede come, dato questo stato di cose, sia possibile parago- nare il programma' agrario di Stolypin con quello dei populisti. Non sono forse essi diametralmente opposti? Si, ma ciò non esclude che vi sia una radicale affinità tra l’uno e Taltro. E precisamente: tutti e due riconoscono la necessità di demo- lire la vecchia proprietà fondiaria. Bisogna demolire il vecchio e al piu presto, il più energicamente possibile, — dicono i fautori dei « rior- dino agrario» di Stolypin, — ma demolire in modo che tutto il peso della demolizione ricada sulle spalle della maggioranza dei conta- dini più miseri, più diseredati. I grandi proprietari fondiari non de- vono perdere nulla. Se dovranno inevitabilmente perdere una parte delle loro terre, queste dovranno essere alienate esclusivamente con il loro consenso e stimate secondo un valore « giusto » dal loro punto di vista. I contadini agiati devono ottenere un appoggio, e non v’è JL PKOCRAMMA AGRARIO DI STOLYP1N fc DEI POPULISTI ii 5 ragione di trattenersi di fronte alla rovina della massa dei < deboli >. Tale è il contenuto del programma agrario di Stolypin. Il Con- siglio della nobiltà unificata, che ha prescritto a Stolypin questo pro- gramma, ha agito come vero rappresentante dei reazionari, che non sono parolai, ma uomini d’azione. Il Consiglio è stato del tutto fedele ai suoi interessi di classe quando ha puntato sui forti. E in realtà, dopo il 1905, è divenuto chiaro che la difesa della polizia, la difesa della burocrazia contro i contadini non era piu sufficiente. Dove ancora poteva cercarsi degli alleati il Consiglio della no- biltà unificata? Soltanto tra la minoranza insignificante dei conta- dini agiati, dei « kulak », dei « parassiti ». Non era possibile trovare altri alleati nelle campagne. E per attrarre dalla loro parte i c nuo- vi grandi proprietari fondiari », 1 reazionari non si sono peritati di lasciare in loro balia tutte le campagne perché le saccheggiassero. Se è necessario demolire, demoliamo dunque la proprietà fon- diaria basata sul « nadiel » demoliamola a vantaggio nostro e dei nuovi grandi proprietari fondiari : ecco il contenuto della politica agraria che il Consiglio della nobiltà unificata ha dettato a Stolypin. Ma se si considera la cosa da un punto di vista prettamente teo- rico si deve riconoscere che una demolizione non meno energica e persino molto più energica può avvenire da un altro lato . È una lama a doppio taglio. Se, per esempio, i 70 milioni di desiatine di terra ap- partenenti a 30.000 grandi proprietari fondiari passassero nelle mani dei 10.000.000 di famiglie contadine in aggiunta ai loro 75.000.000 di desiatine, se queste e quelle terre fossero messe insieme e poi ripartite tra i contadini agiati e medi (i contadini poveri non avreb- bero egualmente il necessario per arare, seminare, concimare, aver cura della terra), quale sarebbe il risultato di questa trasformazione? Ponete la questione da un punto di vista prettamente econo- mico, considerate la cosa, possibile in linea di principio, tenendo pre- senti le condizioni deireconomia capitalistica in tutto il mondo, e vedrete che il risultato della trasformazione da noi supposta sarebbe una demolizione piti conseguente , più energica, più implacabile ri- spetto al programma di Stolypin, della proprietà fondiaria medioe- vale. Perché precisamente mcdioevale e soltanto medioevale? Perché nessun passaggio della terra dalle mani degli uni nelle mani degli altri, e nessun passaggio di tutta la terra nelle mani dello Stato i 3 6 LENIN (la « nazionalizzazione » della terra, cosi chiamata nelPeconomia politica), può realmente distruggere la proprietà fondiaria capitali- stica. Quest’ultima è il possesso della terra da parte di chi ha un ca- pitale e si adatta nel modo migliore al mercato. A chiunque appar- tenga la terra, al vecchio proprietario fondiario o allo Stato o al con- tadino che possiede un nadiel, essa dovrà sempre cadere nelle mani At\\' agricoltore, che potrà sempre prenderla in affitto. L’affittanza si sviluppa in tutti i paesi capitalistici quali che siano le forme di proprietà fondiaria. Nessun divieto può impedire al capitalista, al- l’agricoltore che possiede un capitale e conosce il mercato, di acca- parrarsi la terra, poiché il mercato domina tutta la produzione so- ciale, poiché questa produzione rimane capitalistica. E non è tutto. L’affitto della terra è persino piu comodo per il ca- pitalismo puro, per l’adattamento piu completo, piu libero, «ideale», al mercato di quel che lo sia la proprietà della terra. Perché? Perché la proprietà privata della terra rende difficile il suo passaggio dalle mani degli uni nelle mani degli altri, frena l’adattamento delle col- ture alle condizioni del mercato, consolida il possesso da parte di fa- miglie o di persone e dei loro eredi, anche se questi sono stati dei cattivi agricoltori. L’affittanza è una forma più duttile, nella quale Padattamento della coltura al mercato avviene nel modo più sem- plice, più facile, più rapido. Quindi, fra l’altro, l’Inghilterra non è affatto un’eccezione fra gli altri paesi capitalistici, e il suo sistema agrario è, dal punto di vista del capitalismo, il più perfezionato, come osservò Marx nella sua cri- tica a Rodbertus*. Qual è il sistema agrario vigente in Inghilterra? La vecchia proprietà fondiaria, il landlordismo, ma con l’affittanza nuova, libera, prettamente capitalistica. E se questo landlordismo esistesse senza i landlords , se cioè la terra non fosse di loro proprietà, ma di proprietà dello Stato? Si tratte- rebbe di un sistema agrario ancor più perfezionato dal punto di vista capitalistico, Padattamento delle colture al mercato sarebbe ancor più libero, la mobilizzazione della terra, come oggetto dell’economia, sa- rebbe ancor più facile, la lotta di classe, propria di ogni proprietà fondiaria capitalistica, sarebbe più libera, estesa, chiara e precisa. Mentre quanto più un paese è rimasto indietro rispetto al capi- talismo mondiale, quanto più deve affrettarsi per raggiungere i pae- si vicini, quanto più 37 della proprietà fondiaria medioevale e della piccola azienda asservita, quanto più è impellente per esso la necessità di una demolizione di tutti i rapporti di proprietà fondiaria, di tutte le forme agrarie esi- stenti, tanto piu naturale sarà che in un simile paese sorgano e si diffondano largamente fra la popolazione agricola tutte le possibili idee e i possibili progetti di nazionalizzazione della terra. Sia il 1905, sia le due prime Dume hanno dimostrato inconfuta- bilmente — e Tha indirettamente confermato la III Duma attraverso i suoi deputati « contadini » (passati al setaccio dai grandi proprietari fondiari) — che fra la popolazione agricola sono estremamente dif- fuse tutte le possibili idee e tutti i possibili piani di nazionalizzazione della terra. Prima di approvare o biasimare queste idee occorre porsi la domanda: perché hanno avuto una larga diffusione, quale neces- sità economica le ha fatte sorgere? Non basta criticare queste idee dal punto di vista della loro or- ganicità interiore, coerenza o validità teorica, bisogna criticarle dal punto di vista della necessità economica, che in queste idee ha tro- vato, per quanto talvolta in modo « capriccioso >, errato, «distor- to», la sua espressione. La necessità economica che ha suscitato le idee della nazionaliz- zazione della terra fra le masse contadine all’inizio del XX secolo è la necessità di un netto rivolgimento nella proprietà fondiaria. Le idee della « ripartizione egualitaria » di tutta la terra sono le idee di egua- glianza necessariamente suscitate dalla lotta contro le sopravvivenze della servitù della gleba e inevitabilmente trasferite nel campo agra- rio, in una situazione in cui 30.000 « ultimi rampolli dei signori feu- dali » posseggono 70.000.000 di desiatine di terra e 10.000.000 di con- tadini asserviti ne posseggono 75.000.000. Il passaggio delle prime terre nella categoria delle seconde o, meglio, nelle mani dei possessori delle seconde non è per nulla un'u- topia. Lo è soltanto il sogno dell’eguaglianza fra i padroni della terra in un regime in cui domina il mercato, lo è il sogno del « diritto alla terra» di tutti « i cittadini e le cittadine» (compresi coloro che non hanno un’azienda) in regime capitalistico. Ma l’utopia contenuta in queste idee non deve permetterci di dimenticare la realtà più au- tentica, viva che di fatto è insita in esse. La distruzione di tutte le differenze medioevali della proprietà fondiaria — del grande proprietario fondiario, del contadino che pos- i 3 8 LENIN siede un nadiel , tee. — non è affatto un’utopia. E non è affatto un’u- topia la rottura dei vecchi rapporti agrari. Al contrario, proprio lo sviluppo del capitalismo esige nel modo più imperioso tale rottura. In regime capitalistico non vi può essere né la « ripartizione eguali- taria» della terra, né la sua «socializzazione». È un’utopia. In regime capitalistico la nazionalizzazione è economicamente del tutto possibile, e la sua importanza reale consisterebbe comunque — cioè in qualsiasi modo, da chiunque, in qualunque condizione venga effettuata, stabilmente e per lungo tempo oppure in modo instabile e per un breve periodo — nella massima eliminazione di tutto ciò che nella proprietà fondiaria russa e nella vita delle campa- gne russe è medioevale, nel più libero adattamento del nuovo godi- mento e del nuovo possesso fondiario alle nuove condizioni del mercato mondiale. Immaginiamo per un istante l’attuazione del piano dei popu- listi di sinistra, anche solo nella forma della ripartizione egualitaria di tutte le terre fra tutti i cittadini e tutte le cittadine. Tale riparti- zione in regime capitalistico è una grande assurdità. Non durerebbe, non potrebbe durare nemmeno un anno. Ma ciò vuol forse dire che i suoi risultati sarebbero nulli o dannosi? Tutt’altro. I suoi risultati sarebbero invece un grandissimo van - taggio y non assolutamente però quello che si attendono i populisti di sinistra, ma un vantaggio dei più reali. E il vantaggio starebbe nel fatto che tutte le differenze tra le forme di proprietà fondiaria attuale, di ceto e di categoria verrebbero distrutte. Questo sarebbe un enorme progresso per tutta Teconomia nazionale, per il capi- talismo, per il proletariato, poiché nulla è più dannoso per lo svi- luppo della Russia della nostra attuale, vecchia proprietà fondiaria, sia quella dei grandi proprietari fondiari, sia quella basata sul nadiel y che sono forme di proprietà fondiarie da ama a fondo feudali. La ripartizione egualitaria dei populisti dì sinistra non durerebbe, ma un ritorno al passato sarebbe impossibile! Una volta distrutti quei confini fra le terre, nessuna « restaurazione » potrebbe farli risorgere. Nessuna forza politica potrebbe impedire che si stabilissero nuovi confini, limiti e forme di godimento della terra che corrispondano alle nuove esigenze del mercato. «Togliere i confini dalle terre», disse, se ben ricordo, un popu- lista di sinistra alla 11 Duma. Egli si immaginava che ne sarebbe IL PROGRAMMA AGRARIO DI STOLYPIN E DEI POPULISTI 139 risultato il « godimento egualitario della terra ». Si sbagliò, ma per bocca sua — tale è l’ironia della storia! — parlava il borghese piu coe- rente, impavido, radicale, che sentiva l’assurdità delle vecchie « bar- riere » medioevali della nostra proprietà fondiaria « del nadiel », « no- bile », « ecclesiastica », ecc. ecc., sentiva la necessità di demolirle tutte per effettuare una nuova ripartizione delle terre. Però ciò avverrà non secondo le « anime », come sogna il populista, ma secondo il capitale, come impone il mercato . I piani creativi dei populisti sono un’utopia, ma in essi vi è un elemento demolitore nei confronti del medioevo. E questo elemento non è affatto un’utopia, è la piu viva realtà, è la realtà piu conse- guente e progressiva dal punto di vista del capitalismo e del prole- tariato. Riassumiamo brevemente le nostre idee. La reale affinità tra il programma agrario di Stolypin e quello dei populisti consiste nel fatto che entrambi propugnano una demolizione radicale della vec- chia proprietà fondiaria medioevale. E ciò è molto bene. Questa pro- prietà non merita altro che la demolizione. Sono più di tutti rea- zionari quei cadetti della Riec e delle Russie Viedomosti che rim- proverano Stolypin per la demolizione invece di dimostrare la ne- cessità di una rottura ancora più coerente e radicale. Vedremo in un prossimo articolo che la demolizione di Stolypin non può elimi- nare l’asservimento e le otrabot^i , mentre lo può quella populista " Osserveremo per ora che l’unico risultato pienamente reale della demolizione di Stolypin è la carestia che ha colpito 30.000.000 di con- tadini. E ancora non si sa se questa demolizione farà imparare al popolo russo come bisogna effettuare una rottura più radicale. Glielo insegnerà indubbiamente. Glielo farà imparare? Chi vivrà, vedrà. Nievs^aia Zviczdà, n. 1 3 i # luglio 1912. Firmato: R.S. LA SITUAZIONE NEL POSDR E I COMPITI IMMEDIATI DEL PARTITO Il POSDR ha passato anni estremamente duri di feroce reazione e attualmente si è messo sulla giusta strada della ricostituzione delle sue organizzazioni, del consolidamento delle sue forze c sta per riac- quistare un’influenza predominante sul proletariato russo, che nel 1905 ha vibrato colpi possenti all'autocrazia e che la distruggerà neirimminente rivoluzione. I duri anni dal 1908 al 1911 furono anni di scissione: proprio in quel periodo l’attuale Direzione centrale della socialdemocrazia polacca e lettone, che nel 1906 era entrata nel nostro partito ed era con noi, bolsceviche contro i menscevichi opportunisti, si staccò dal POSDR. Gli operai socialdemocratici polacchi devono giudicare critica- mente questo allontanamento della Direzione centrale dal POSDR. Accetto quindi molto volentieri la proposta, fattami dal comitato di Varsavia della socialdemocrazia polacca e lettone, di spiegare breve- mente sulla Gazeta Robotnicza le cause della scissione nel partito e la triste funzione esercitata daU’attuale Direzione centrale e di dire quali sono i compiti immediati del proletariato socialdemocratico di tutta la Russia. 1 I compagni operai polacchi sanno quali dissensi vi furono tra i bolscevichi e i menscevichi durante la rivoluzione del 1905. Parec- chi eminenti rappresentanti della socialdemocrazia polacca e let- tone, come per esempio Rosa Luxemburg, si erano dapprima schie- LA SITUAZIONE NEL POSDR 141 rati, nel 1904, a fianco dei menscevichi, ma la rivoluzione rivelò ben presto il loro errore avendo dimostrato chiaramente lopportunismo dei menscevichi. Gli anni della controrivoluzione, 1908-1911, segnarono una nuova tappa nella storia della Russia. La vecchia autocrazia fece ancora un passo verso la monarchia borghese. Sorse la Duma dei grandi pro- prietari fondiari e della grande borghesia. Lo zarismo non aveva an- cora perso il suo carattere feudale, ma attuò una politica agraria borghese, il cui scopo era di instaurare al più presto la proprietà pri- vata sulla terra a prezzo di un’inaudita rovina e dello sterminio di milioni di contadini. Il liberalismo borghese compì una brusca svolta verso la controrivoluzione e vi fu, da parte sua, una vera orgia di apostasia. Fra gli intellettuali regnavano in generale un inaudito sbanda- mento e la scissione. Le persecuzioni dello zarismo, che si vendicava della rivoluzione, e fiumi di calunnie dei rinnegati si rovesciarono sul proletariato. Il compito del POSDR era quello di difendere resistenza del partito socialdemocratico rivoluzionario della classe operaia, adattan- dosi alle nuove condizioni di lavoro. Fin dai primi passi fatti per adempiere questo compito si rive- larono nuove tendenze antiproletarie nel POSDR che misero in forse Yesistenza stessa del partito; esse erano dovute alla situazione storica della nostra controrivoluzione. Queste tendenze borghesi era- no il liquidatorismo e l’ atzovi sm o. I liquidatori, lasciandosi trascinare dall’ondata della diserzione borghese, rinnegarono la rivoluzione, posero una croce sul partito il- legale, trovando un unico terreno legale nel regime governativo, sedi- cente «costituzionale», del 3 (16) giugno e propagandando il suo rinnovamento costituzionale. «Partito operaio legale» e parole d’or- dine di riforme costituzionali: ecco la sostanza della loro politica. Si trattava di una politica non socialdemocratica, ma operaia liberale. È chiaro che paragonare i liquidatori con gli opportunisti del- l’Europa occidentale all*interno dei partiti operai socialdemocratici (come fa l’attuale Direzione centrale, influenzata da Tyszka) è sem- plicemente ridicolo. I nostri liquidatori non riconoscono il partito e la sua forma illegale, cioè attuale, e stanno organizzando un nuovo partito legale. Non si tratta di una tendenza all’interno del partito, \J2 LENIN ma di un allontanamento dal partito. L'evidente ripudio del partito e la sua distruzione da parte dei liquidatori hanno suscitato una forte resistenza fra gli stessi menscevichi. Gli operai menscevichi in Russia non hanno seguito i liquidatori; alPestero, poi, il menscevico Plekhanov si è messo alla testa dei menscevichi « partitisti > (antili- quidatori) e ha oggi riconosciuto apertamente e chiaramente sulla stampa che i liquidatori stanno organizzando un nuovo partito. Per informare gli operai polacchi aggiungeremo che i princi- pali giornali, dei liquidatori sono: alPestero il Golos Sotsid-Dcmo - \rata (Martov, Dan, Axelrod e altri c golossisti »); in Russia la Na- scia Zarià (Potresov, Levitski, Ccrevanin e altri). Gli « otzovisti * («dalla parola «otozvat»: «richiamare» i deputati dalla III Duma) boicottarono la III Duma non comprendendo la necessità di utiliz- zare la tribuna della Duma e tutte le « possibilità legali » per il la- voro socialdemocratico rivoluzionario. Essi trasformarono le parole d'ordine della tattica rivoluzionaria del 1905 in frasi prive di conte- nuto. L’esperienza dimostrò ben presto che il boicottaggio della III Duma era un’assurdità, che portava i boicottisti socialdemocratici rus- si, sia pure contro la loro stessa volontà, sulla via dell’anarchismo. Se nell’estate del 1907 la maggioranza dei bolscevichi era per il boi- cottaggio, già nella primavera del 1908 essi seppero comprendere la lezione che l’esperienza aveva loro impartito e reagirono in modo as- sai energico all’agitazione degli « otzovisti » a Pietroburgo e a Mosca. Dopo la completa sconfitta in Russia, gli otzovisti e i loro sosteni- tori hanno vegetato all’estero, sotto forma di un gruppetto assolu- tamente impotente, il « Vperiod » (Lunaciarski, Alexinski e altri). Non occorre aggiungere che, a causa della debolezza delle or- ganizzazioni in Russia, a causa del distacco dei gruppi esteri dal la- voro in Russia, la maggioranza di questi gruppi sgretolavano e di- sgregavano «liberamente* il partito, non riconoscendo assolutamente nessuna disciplina e non avendo ricevuto nessun mandato per diri- gere un giornale e pubblicare opuscoli e manifestini da nessuna or- ganizzazione della Russia. Oltre ai gruppetti con diverse opinioni di principio, sorsero — come sempre — singoli gruppetti assolutamente privi di principi, che miravano, fingendo di voler « conciliare » e « unificare » il partito, a formarsi un piccolo capitale politico per mezzo della meditazione, della piccola diplomazia e degli intrighi. LA SITUAZIONE NEL POSDR M3 Furono grandi maestri in questo campo Trotski con la Pravda di Vienna e Tyszka con la Direzione centrale. II Al POSDR si pone ora il problema del modo come ricostituire il partito. È chiaro che non si poteva ricostituire il partito né insieme con coloro che volevano liquidarlo né con coloro che boicottavano la Du- ma e le possibilità legali; o i gruppetti esteri che conducevano questa politica dovevano rinunciarvi, sottomettendosi alla schiacciante mag- gioranza delle organizzazioni, gruppi e circoli in Russia, o la Russia doveva ricostituire il partito nonostante questi gruppetti esteri. Nel gennaio 1910 si riunì per Tultima volta la seduta plenaria del CC del POSDR che fece il tentativo di salvare i liquidatori e gli otzovisti che si erano staccati dalla socialdemocrazia e di metterli sulla via del lavoro di partito. L’assurdità e il carattere non so- cialdemocratico delle due deviazioni erano cosi evidenti che nessu- no ebbe l’ardire di difenderle. Venne riconosciuto all ’ unanimità che si trattava di tendenze borghesi e che si potevano creare le condizioni per la rinascita del partito unicamente rinnegandole. Ma Tunanimità non è sufficiente quando ad essa non segue l’u- nità d’azione. Invece i liquidatori e gli otzovisti, nonostante la deci- sione della sessione plenaria del CC, non diminuirono ma rafforza- rono la loro opera di sgretolamento. Risultò che per il partito lavorò durante un anno e mezzo (dal gennaio 1910 al giugno 1 91 1 ) il suo organo di stampa centrale diretto dai bolscevichi e dai polacchi, e inoltre il menscevico Plekhanov gli prestò un energico aiuto nella lotta contro i liquidatori. Contro il partito «lavoravano» con tutte le forze i liquidatori, i vperiodisti, Trotski e il Bund. I lettoni tentennavano, schierandosi più spesso dalla parte dei liquidatori. I liquidatori giunsero, nella loro opera di sgretolamento, a di- struggere il CC del partito! L’assemblea plenaria aveva deciso di rico- stituire il CC in Russia e di cooptare nuovi membri, ma i liquidatori non acconsentirono a presentarsi nemmeno ad una delle sue sedute M4 L.ENIN dichiarando che sia il partito illegale sia il CC illegale erano « dan- nosi ». Si può forse, dopo di ciò, con uno scopo che non sia quello dell’intrigo, paragonare i liquidatori con gli opportunisti dell’Euro- pa occidentale? Il partito rimase senza Comitato centrale. Il suo sfacelo era ine- vitabile. Potevano ricostituirlo soltanto le organizzazioni russe, cioè quelle che agivano in Russia. E qui apparve in tutto il suo splendore la politica ipocrita, piena di intrighi, di Tyszka, che nella Direzione centrale mise in minoranza i sostenitori di una politica più fedele ai principi e condusse quella istanza direttiva fino alla rottura con il POSDR, di modo che essa venne a trovarsi tra il partito e i liquida- tori del partito. Per capire questa politica, che reca danno al movimento social- democratico polacco, citiamo dapprima un fatto che concerne la lotta ideale nel nostro partito. L’assemblea plenaria del CC, come abbiamo detto più sopra, con- dannò unanimemente il liquidatorismo. Ma una parte della risolu- zione più importante (il cosiddetto paragrafo i) fu redatta in un senso diametralmente opposto: faceva il giuoco dei liquidatori. In questo paragrafo era espressa l’idea che la socialdemocrazia applica completamente oggi, cioè nel periodo della controrivoluzione, per la prima volta i metodi della socialdemocrazia internazionale. Questo paragrafo, che lasciava aperta una breccia alle teorie da rinnegati, venne proposto da Tyszka, il quale tentava di destreggiarsi tra i liquidatori e il partito. Naturalmente i liquidatori appoggiarono calo- rosamente questo paragrafo, aiutando Tyszka a «vincere»; una par- te dei bolscevichi, il cosiddetto gruppo dei « conciliatori » (in realtà trotskisti), scivolò verso le posizioni dei liquidatori. Dopo la sessione plenaria Plekhanov derise con grande spirito e causticità questo punto (senza sapere chi ne fosse l’autore) per la sua «pomposità», indeterminatezza e integralismo. Io parlai dopo Plekhanov e raccontai della mia lotta senza risultato contro l’alleanza di Tyszka con i conciliatori e i liquidatori 4B . Nessuno dei numerosi pubblicisti della Direzione centrale ha detto in due anni una sola parola in difesa di questo paragrafo. I destreggiamenti di Tyszka hanno condotto unicamente a uno snaturamento liquidatore delle idee del partito. LA SITUAZIONE NEL POSDR *45 Ancor piu tristi sono stati i risultati di questa politica per l’or- ganizzazione. Il Comitato centrale non esiste. Soltanto una conferenza delle organizzazioni in Russia può ricostituire il partito. Ma come convo- carla? Evidentemente non insieme con coloro che stanno liquidando il partito, ma senza di essi. Tyszka fa Tequilibrista, si destreggia e giuoca allV unificazione t> del partito insieme con coloro che stanno liquidandolo. Dapprin- cipio egli e il gruppetto dei « conciliatori > (un gruppetto estero as- solutamente impotente, che in tutto un anno non ha ricevuto da nes- suna organizzazione in Russia nemmeno un’ordinazione per le opere da esso pubblicate) si associano ai bolscevichi, si assumono il controllo sulla convocazione della conferenza, danno del denaro ai fiduciari che ne devono preparare la convocazione; li mandano in giro af- fermando che essi « unificano* il partito (questa affermazione suscita un’omerica risata sia da parte nostra che dei liquidatori). Questi fiduciari cominciano il loro giro da Kiev , dove l’organiz- zazione era senza alcun dubbio menscevica, tanto che persino no- stri accaniti nemici quali Trotski e i lettoni l’hanno ammesso sulla stampa. Dati i furiosi attacchi dei liquidatori contro la nostra confe- renza, -gli operai polacchi devono sapere che proprio con il concorso dellorganizzazione summenzionata si è costituita (nell’ottobre 1911) la commissione d’organizzazione di tutta la Russia per la convoca- zione della conferenza. E proprio il delegato di quella organizza- zione (quella di Kiev) è stato, nella conferenza, presidente della com- missione per la verifica dei poteri! È chiaro che la commissione d’organizzazione era composta in maggioranza di bolscevichi e di una parte dei menscevichi « parti- tisti * (cioè antiliquidatori). Gli altri gruppetti non erano rappresen- tati poiché erano una finzione creata all’estero e non avevano alcun legame con la Russia. Allora Tyszka, disperato per non poter fare il mediatore e in- trigare giocando all’unificazione con i liquidatori, si ritirò dalla commissione e non venne alla conferenza nonostante fosse stato invitato tre volte . Ha preso parte invece alla riunione dei liquidatori * 9 per la con- vocazione di un’altra conferenza (dei liquidatori) e... di là se ne è LENIN andato dichiarando che c'erano dei liquidatori!! Un simile «con- ciliatore» non è forse un commediante*? Ili La conferenza del POSDR del gennaio riuniva la maggioranza delle organizzazioni russe: Pietroburgo, Mosca, il Volga, il Cau- caso, il Sud, la regione occidentale. Essa ha stabilito che i liquidatori si erano messi fuori del partito e ha declinato qualsiasi responsabilità per i gruppetti esteri che con le loro azioni disgregavano il partito. Nella sua ventitreesima seduta ha esaminato particolareggiata- mente tutte le questioni tattiche, ha preso tutta una serie di decisioni che si ispiravano ai quattro anni di attività dell’organo centrale e di tutte le istanze direttive del partito. Si è costituita quale istanza supe- riore del partito ed ha eletto il CC. È pienamente comprensibile che i liquidatori, e con loro tutti gli impotenti gruppetti esteri, attacchino con la schiuma alla bocca la conferenza. Questa li ha condannati, ed ogni condannato ha il di- ritto di inveire per ventiquattrore contro i suoi giudici. Ma in Russia non vi è un altro Comitato centrale né un altro partito socialdemocratico. Tyszka e la Direzione centrale, che si sono rifiutati di partecipare alla conferenza e che assicurano agli operai po- lacchi che è possibile (con il concorso di mediatori) « unificare » il par- tito con i liquidatori, ingannano gli operai. Grazie a questo inganno gli operai polacchi sono stati privati della possibilità di riunirsi con i compagni russi, di discutere insieme la tattica e le parole d’ordine in un momento cosi importante come quello della ripresa rivoluzio- naria dei giorni di aprile e maggio e anche delle elezioni della IV Duma. È evidente che nel proletariato russo la ripresa rivoluzionaria si sviluppa. Appoggiare questo sviluppo, consolidare l’organizzazione illegale, dare aJ movimento giuste parole d’ordine rivoluzionarie, reagire nll'opportunismo liquidatore-legalitario, infondere nelle or- • Nel Vorwàrts la Direzione centrale chiama Trotski agente dei liquidatori, e nel Krasnoie Znamia dimostra che non solo non è possibile l’unificazione con ì liquida- tori della lavica del PSP, ma non lo t nemmeno con il Bund liquidatore in Polonia!! Tyszka promette da parte sua di unificare il POSDR con i liquidatori russi. LA SITUAZIONE NEL POSDR 1 47 ganizzazioni legali uno spirito antiliquidatorista e con questo orien- tamento condurre le elezioni alla IV Duma: ecco i compiti imme- diati che il POSDR sta adempiendo oggi nella pratica e che alla Conferenza di gennaio hanno avuto una sistemazione teorica. Per Torientamento della loro attività gli operai socialdemocratici rivoluzionari polacchi si sono schierati al nostro fianco. Mi permetterò dunque di finire esprimendo la certezza che il proletariato della Po- lonia potrà unirsi con noi, con il POSDR, anche organizzativamente, nonostante i tentennamenti ideologici dell’attuale Direzione centrale. Gozefa Rabotnicza, n. 15-16 16 luglio 1912. Firm.no: N. Lenin. RISPOSTA AI LIQUIDATORI I liquidatori del Nievs^i Golos si fanno in quattro per distrug- gere l’ unità degli operai a Pietroburgo. Non vi riusciranno. Le grida ipocrite sulT« unità »... (lanciate dai liquidatori!!) non inganneranno nessuno. L’unità della democrazia operaia è garantita. Gli operai non seguiranno coloro che liquidano la democrazia operaia e promettono soltanto di sostituirla... con un « partito » legale che faccia una politica operaia liberale. Unità della classe operaia e non «accordo», a danno di questa unità, con i circoli intellettuali scissionisti dei liquidatori: ecco che cosa vogliono gli operai coscienti. E la Frauda segue questa parola d’ordine. Non ci turbano le indegne trovate dei liquidatori che sulla stam- pa legale chiedono dove si può « rintracciare » ciò che di « legalità * non si vanta... Fabbricatevi, signori, una piattaforma «legale», edi- ficate il vostro partito nuovo, «legale» e buon viaggiol P.S. Insisto nel pregarvi di rispondermi immediatamente o al piu presto possibile sulla questione qui sollevata. Non si può tacere . Se si tace si può rovinare tutto e suscitare la protesta degli operai da sinistra . Bisogna reagire contro i liquidatori. Non si possono con- durre le elezioni senza dire per chi viene fatto il lavoro (per i liqui- datori, forse?). Se non volete aggravare e rovinare tutto « a sinistra» pubblicate questa « risposta ai liquidatori ». Nel caso che non la pub- blichiate rinviatemi questo foglio senza indugio. È per me importante! Scritto nel luglio 1912. Pubblicato per la prima volta nel 1932 nella Miscellanea dì Lenin , XXV. IN SVIZZERA I socialisti della Svizzera chiamano il loro paese una « repubbli- ca di lacchè ». Un paese piccolo-borghese, in cui il ramo principale dell’industria è stato per lungo tempo quello alberghiero, troppo di- pendeva dai ricchi parassiti che buttavano via milioni per le loro pas- seggiate estive sulle montagne. Il piccolo proprietario che strisciava di- nanzi ai ricchissimi turisti, ecco quel che è stato, fino agli ultimi tem- pi, il tipo piu comune del borghese svizzero. Ora le cose stanno cambiando. In Svizzera si sviluppa la grande industria. In questa ascesa dell’industria ha una grande funzione lo sfruttamento delle cascate e dei fiumi delle montagne che forniscono direttamente energia elettrica. «Carbone bianco» viene chiamata spesso la forza che scaturisce dalle cascate e che sostituisce il carbon fossile per l’industria. L’industrializzazione della Svizzera, cioè lo sviluppo dell’indu- stria, della grande industria, ha posto fine al precedente ristagno del movimento operaio. La lotta del capitale contro il lavoro si inasprisce. Lo spirito sonnolento, filisteo, che prima spesso dominava in alcuni sindacati della Svizzera, scompare per lasciar posto allo spirito com- battivo del proletariato organizzato, cosciente, consapevole della sua forza. Gli operai svizzeri non si ijludono affatto, sanno che la loro re- pubblica è una repubblica borghese la quale difende la schiavitù sala- riata che esiste in tutti i paesi capitalistici senza eccezione. Ma al tempo stesso hanno imparato benissimo a utilizzare la libertà delle loro istituzioni repubblicane per educare e organizzare grandi masse di operai. I 5° LENIN I frutti di questo lavoro si sono palesati durante lo sciopero gene- rale del 12 luglio (29 giugno vecchio calendario) a Zurigo. Le cose sono andate cosi. Gli stuccatori e i meccanici di Zurigo erano in sciopero già da qualche settimana perché volevano ottenere un aumento del salario e la diminuzione della giornata lavorativa. 1 padroni si irritarono e decisero di spezzare la resistenza degli scio- peranti. Il governo borghese della repubblica per fare lo zelante di fronte ai capitalisti accorse in loro aiuto e cominciò ad espellere gli scioperanti stranieri! (In Svizzera lavorano molti operai venuti di fuori, e in particolare molti italiani). Ma quella brutale violenza non servi a nulla. Gli operai, uniti, tennero duro. I capitalisti ricorsero allora a quecto metodo. Ad Amburgo (Germania) esiste una particolare ditta, Ludwig Koch, che si occupa di fornire i crumiri. I capitalisti di Zurigo — patrioti e repubblicani, non scherzate! — fecero venire attraverso questa ditta dei crumiri, fra i quali vi erano notoriamente criminali di ogni tipo, condannati in Germania per lenocinio, rissa, ecc. Questi straccioni, o compagnia di pezzenti (sottoproletari), vennero forniti di pistole dai capitalisti. La banda insolente dei crumiri si disperse nelle osterie dei rioni ope- rai e si comportò con inaudito teppismo. Quando gli operai si radu- narono per cacciar via i teppisti uno di questi uccise uno sciope- rante sparandogli addosso. Gli operai persero la pazienza. L'assassino venne conciato per le feste. Nel consiglio comunale di Zurigo venne deciso di condurre un’inchiesta sugli eccessi commessi dai teppisti. E quando la giunta comunale, per sostenere i capitalisti, proibì i picchetti degli sciope- ranti gli operai decisero di protestare con uno sciopero generale di ventiquattro ore. Si pronunciarono unanimemente per lo sciopero tutti i sindacati. Una deplorevole eccezione fu quella dei tipografi, che si pronuncia- rono contro; e l’assemblea di 425 rappresentanti di tutte le organiz- zazioni operaie di Zurigo accolse la decisione dei tipografi al grido di «Vergogna! ». Fu deciso lo sciopero, benché i capi delle organiz- zazioni politiche fossero contrari (vecchio spirito filisteo, opportunista dei capi svizzeri!). Ben sapendo che Ì capitalisti e lamministrazione avrebbero cer- cato di far fallire lo sciopero pacifico, gli operai hanno agito secondo la saggia regola: «Se volete la guerra, guerra sia». In guerra non IN SVIZZERA 151 si comunica al nemico quando avrà luogo l’attacco. Di proposito gli operai hanno dichiarato il giovedì che lo sciopero sarebbe scoppiato il martedì o il mercoledì e invece era stato fissato per il venerdì. I capitalisti e l’amministrazione sono stati presi alla sprovvista. Lo sciopero è riuscito magnificamente. Di primo mattino sono stati distribuiti 30.000 manifestini in tedesco e in italiano. Circa 2.000 scioperanti hanno occupato il deposito dei tram. Tutto si è fermato. La vita della città è cessata. Il venerdì è giorno di mercato a Zurigo, ma la città era come morta. Il comitato di sciopero ha proibito il consumo degli alcoolid e gli operai hanno osservato rigorosamente la decisione. Alle 2 del pomeriggio ha avuto luogo una grandiosa dimostra- zione di massa. Finiti i discorsi tutti se ne sono andati pacificamente e senza canti. Il governo e i capitalisti, che speravano di provocare atti violenti da parte degli operai, hanno visto il loro insuccesso ed ora sono vera- menti presi da un pazzo furore. Con uno speciale decreto sono stati proibiti in tutto il cantone di Zurigo non soltanto i picchetti degli scioperanti, ma anche le assemblee all’aria aperta e le dimostrazioni. La polizia ha occupato la Casa del popolo e arrestato parecchi capi operai. I capitalisti per vendicarsi dello sciopero generale hanno di- chiarato la serrata per tre giorni. Gli operai si mantengono calmi applicando rigorosamente il boi- cottaggio deiracquavite e del vino, e parlando tra loro dicono: «Per- ché gli operai non dovrebbero riposare tre giorni all’anno quando i ricchi riposano tutto Tanno? ». Pro v da , n. 63, 12 luglio 1912. Firmato: B.C. DEMOCRAZIA E POPULISMO IN CINA L’articolo del presidente provvisorio della repubblica cinese, Sun Yat-sen, da noi preso dal Peuplc y giornale socialista di Bruxelles, è di un interesse assolutamente eccezionale per noi russi. Il proverbio dice: stando in disparte si vede meglio. Sun Yat-sen è un testimonio < in disparte » straordinariamente interessante perché, avendo una cultura europea, egli, evidentemente, non conosce affatto la Russia. E questo rappresentante europeizzato della combattiva e vittoriosa democrazia cinese, la quale ha conquistato la repubblica, solleva dinanzi a noi — in modo assolutamente indipendente dalla Russia, daH*esperienza russa, dalla letteratura russa — problemi pu- ramente russi. Il democratico cinese avanzato ragiona letteralmente come un russo. La sua affinità con i populisti russi è cosi grande da giungere fino all’identità completa nelle idee fondamentali e in tutta una serie di singole espressioni. Stando in disparte si vede meglio. La piattaforma della grande de- mocrazia cinese — che è appunto l’articolo di SunYat-sen — ci in- cita, offrendocene un’altra buona occasione, ad esaminare, dal punto di vista dei nuovi avvenimenti mondiali, la questione dei rapporti fra democrazia e populismo nelle moderne rivoluzioni borghesi del- l’Asia. È una delle questioni più importanti che siano sorte dinanzi alla Russia nel periodo rivoluzionario cominciato nel 1905. E non soltanto dinanzi alla Russia, ma dinanzi a tutta l’Asia, come risulta dalla piattaforma del presidente provvisorio della repubblica cinese, e specialmente da un confronto di questa piattaforma con lo sviluppo preso dagli avvenimenti rivoluzionari in Russia, in Turchia, nella Persia, in Cina. Per moltissimi ed essenzialissimi aspetti, la Russia è DEMOCRAZIA E POPULISMO IN CINA *5 3 indubbiamente uno Stato asiatico, e, per giunta, uno degli Stati asia- tici piu selvaggi, piu medioevali, piu vergognosamente arretrati. La democrazia borghese russa, a partire dal suo lontano e soli- tario precursore, il nobile Herzen, fino alla massa dei suoi rappresen- tanti, membri deirUnione dei contadini nel 1905, ai tru^ovif(t y depu- tati alle prime tre Dume degli anni 1906-1912, è verniciata di popu- lismo. Vediamo ora che la democrazia borghese della Cina è verni- ciata di un populismo del tutto identico. L’esempio di Sun Yat-sen ci mostra in che cosa consiste « il significato sociale > delle idee nate da un profondo movimento rivoluzionario di centinaia e centinaia di milioni di uomini i quali sono oggi definitivamente attratti nella corrente della civiltà mondiale capitalistica. Uno spirito democratico combattivo, sincero, pervade ogni riga della piattaforma di Sun Yat-sen. Una comprensione totale delle in- sufficienze di una rivoluzione « di razza ». Neppure una goccia di apoliticità o di disprezzo per la libertà politica o di propensione per l’idea della compatibilità dell’autocrazia cinese con la « riforma so- ciale » cinese, con i rivolgimenti costituzionali cinesi, ecc. Una demo- crazia integrale con la rivendicazione della repubblica. Una imposta- zione netta del problema delle condizioni delle masse, della lotta delle masse, un’ardente simpatia per i lavoratori e gli sfruttati, la fede nel loro diritto, nella loro forza. Dinanzi a noi sta effettivamente la grande ideologia di un popo- lo effettivamente grande, il quale sa non soltanto lagnarsi della sua secolare schiavitù, sa non soltanto sognare la libertà e l’eguaglianza, ma anche battersi contro i secolari oppressori della Cina. Sorge spontaneamente il paragone tra il presidente provvisorio della repubblica nella Cina selvaggia, morta, asiatica e i diversi pre- sidenti delle repubbliche d’Europa, d’America, dei paesi a civiltà progredita. I presidenti di queste repubbliche sono sempre affaristi, agenti o marionette nelle mani di una borghesia putrida fino alle midolla, coperta dalla testa ai piedi di fango e di sangue, e non del sangue dei pascià e dei sacri imperatori, ma del sangue degli operai, presi a fucilate durante gli scioperi, in nome del progresso e della civiltà. Questi presidenti sono i rappresentanti della borghesia che ha rinnegato da molto tempo tutti gli ideali giovanili, si è p/ostituita fino in fondo, si è venduta completamente ai milionari, ai miliardari, ai feudatari imborghesiti, ecc. ■54 LENIN L’altro, il presidente provvisorio della repubblica asiatica, è un democratico rivoluzionario, pieno della nobiltà e dell’eroismo che so- no propri di una classe che non decade ma ascende, che non teme il futuro, ma in esso crede e per esso lotta con abnegazione, che odia il passato e sa distruggere la putredine mortifera che soffoca tut- to quanto è vivo, e non si aggrappa, per difendere 1 propri privilegi, alla conservazione ed alla restaurazione del passato. Ebbene? Ciò significa forse che l’Occidente materialista è putre- fatto e che la luce splende solo daH’Oriente mistico, religioso? No. Proprio l’opposto. Significa che l’Oriente si è incamminato definiti- vamente sulla via deirOccidente, che altre centinaia e centinaia di milioni di uomini parteciperanno d’ora innanzi alla lotta per quegli ideali per i quali l’Occidente ha cessato di battersi. Putrefatta è la borghesia occidentale che ha già dinanzi a sé il proprio becchino, il proletariato. Ma in Asia ce ancora una borghesia capace di esprime- re una democrazia sincera, combattiva, conseguente, degna compa- gna dei grandi predicatori e dei grandi uomini della fine del secolo XVIII in Francia. Il rappresentante principale o il principale appoggio sociale di questa borghesia asiatica, ancora capace di un’opera storicamente progressiva, è il contadino. Accanto ad esso c’è una borghesia libe- rale, i cui uomini, come Yuan Sci-kai sono piu che altro atti al tra- dimento: ieri essi temevano il sacro imperatore, strisciavano dinan- zi a lui; poi, quando videro la forza, sentirono la vittoria della de- mocrazia rivoluzionaria, tradirono l’imperatore e domani tradiranno i democratici, per concludere una transazione con qualche vecchio o nuovo sacro imperatore « costituzionale ». Senza uno slancio democratico grande, sincero, che infiammi le masse lavoratrici e le renda capaci di miracoli, — e questo slancio è in ogni frase della piattaforma di Sun Yat-sen, — una effettiva libe- razione del popolo cinese dalla secolare schiavitù sarebbe impossi- bile. Ma questa ideologia della democrazia militante si accoppia, nel populista cinese, innanzi tutto con dei sogni socialisti, con la speran- za di risparmiare alla Cina la via del capitalismo, di prevenire il ca- pitalismo, e, in secondo luogo, col progetto e con la propaganda di una riforma agraria radicale. Queste due ultime tendenze ideali-po- litiche rappresentano precisamente l’elemento costitutivo del popu- DEMOCRAZIA E POPULISMO IN CINa 155 lismo, nel senso specifico della parola, e cioè distinto dalla democra- zia, come complemento della democrazia. Qual è l’origine e l’importanza di queste tendenze? Senza un immenso slancio spirituale e rivoluzionario delle mas- se, la democrazia cinese non avrebbe potuto abbattere il vecchio or- dinamento in Cina, né proclamare la repubblica. Un simile slancio presuppone e genera il piu sincero interesse per le condizioni delle masse lavoratrici, l’odio piu cocente per i loro oppressori e sfruttato- ri. In Europa e in America, donde i cinesi avanzati, tutti i cinesi ani- mati da questo slancio, hanno tratto queste idee di libertà, è già allo ordine del giorno la liberazione dalla borghesia, cioè il socialismo. Di qui, inevitabilmente, nasce la simpatia dei democratici cinesi per il socialismo, il loro socialismo soggettivo . Essi, soggettivamente, sono socialisti perché sono contro l’oppres- sione e lo sfruttamento delle masse. Ma le condizioni oggettive della Cina, paese arretrato, agricolo, semifeudale, mettono all’ordine del giorno, nella vita di quel popolo di quasi mezzo miliardo di uomini, solo un aspetto ben definito, storicamente originale di questa oppres- sione e di questo sfruttamento, e precisamente il feudalesimo. Il feu- dalesimo si fondava sul predominio della vita agricola e dell’econo- mia naturale; Torigine dello sfruttamento feudale del contadino ci- nese stava nel fatto che il contadino era legato alla gleba in una forma o nell’altra; gli esponenti politici di questo sfruttamento erano i feudatari nel loro assieme, ed ognuno di essi singolarmente, con il sacro imperatore alla testa del sistema. E dalle idee soggettivamente socialiste e dai programmi del democratico cinese si ottiene in realtà il programma del «cambiamen- to di tutte le basi giuridiche» della sola «proprietà immobiliare», il programma della distruzione del solo sfruttamento feudale. Questa è la sostanza del « populismo » di Sun Yat-sen, del suo programma progressivo, combattivo, rivoluzionario, che propugna riforme agrarie democratiche borghesi, e della sua teoria cosiddetta socialista. Questa teoria, dal punto di vista della dottrina, è la teoria di un « socialista »-reazionario piccolo-borghese. Infatti l’illusione che in Cina sia possibile « prevenire » il capitalismo, che in Cina grazie alle condizioni arretrate del paese, sia più facile la « rivoluzione so- ciale », ecc. è assolutamente reazionaria. E Sun Yat-sen, con una i 5 6 LENIN semplicità inimitabile, vorrei dire verginale, distrugge egli stesso completamente la propria teoria populista reazionaria, riconoscendo ciò che la vita costringe a riconoscere, e precisamente : « La Cina è alla vigilia di un gigantesco sviluppo industriale » (cioè capitalistico); in Cina «il commercio» (cioè il capitalismo) «raggiungerà propor- zioni enormi», «fra cinquantanni vi saranno da noi molte Scian- gai » e cioè moki centri con milioni di abitanti, di ricchezza capi- talistica e di indigenza e miseria proletaria. Ma ci si chiede — e questo è il nocciolo della questione, il pun- to piu interessante, dinanzi al quale spesso si arresta il pseudomar- xismo liberale, mutilato e castrato — se Sun Yat-sen difenda, in base alla propria teoria economica reazionaria, un programma agrario effettivamente reazionario. E questo è il bello: non è cosi. La dialettica dei rapporti sociali della Cina consiste appunto nel fatto che i democratici cinesi, simpa- tizzando sinceramente col socialismo in Europa, lo hanno trasfor- mato in una teoria reazionaria, e sulla base di questa teoria reazio- naria, che vuole « prevenire » il capitalismo, attuano un programma agrario puramente capitalistico , capitalistico al massimo grado. In sostanza, a che cosa conduce la «rivoluzione economica» di cui parla Sun Yat-sen in modo cosi ampolloso ed oscuro all’inizio dell’articolo? Al passaggio della rendita fondiaria allo Stato, cioè alla nazio- nalizzazione della terra per mezzo di una certa imposta unica del tipo di quella di Henry Georges, E decisamente non c’è null’altro di reale nella «rivoluzione economica» proposta e predicata da Sun Yat-sen. La differenza fra il valore delle terre nelle zone remote della campagna e a Sciangai è la differenza deirentità della rendita. Il va- lore della terra è rendita capitalizzata. Fare in modo che l’« aumento del valore » della terra sia « proprietà del popolo » significa trasmet- tere la rendita, cioè la proprietà della terra, allo Stato, o in altre pa- role: nazionalizzare la terra. È possibile una simile riforma nel quadro del capitalismo? Non soltanto è possibile, ma rappresenta di per sé il capitalismo piu puro, conseguente al massimo grado, idealmente perfetto. Marx lo rilevò nella Miseria della filoso fia y lo dimostrò particolareggiatamente nel 111 volume del Capitale e sviluppò questa tesi in modo particolar- DEMOCRAZIA E POPULISMO IN CINA f 57 mente chiaro nella polemica con Rodbertus nelle Teorie del plusva- lore*. La nazionalizzazione della terra dà la possibilità di distruggere la rendita assoluta, lasciando solo quella differenziale. Massima eli- minazione dei monopoli medioevali e dei rapporti medioevali nell’a- gricoltura, massima libertà di scambio commerciale della terra, mas- sima facilità di adattamento delFagricoltura al mercato: ecco che cosa significa nazionalizzazione della terra, secondo la dottrina di Mane. L’ironia della storia sta nel fatto che il populismo, in nome della « lotta contro il capitalismo », applica all’agricoltura un programma agrario la cui piena attuazione comporterebbe il più rapido sviluppo del capitalismo nell’agricoltura. Quale necessità economica ha provocato la diffusione, in uno dei paesi agricoli più arretrati dell’ Asia, dei programmi borghesi demo- cratici più progrediti per ciò che concerne la terra? La necessità di distruggere il feudalesimo in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue ma- nifestazioni. La Cina era tanto più minacciata dallo spezzettamento e dalla decomposizione nazionale quanto più essa ritardava in confronto dell’Europa e del Giappone. Soltanto l’eroismo delle masse popolari rivoluzionarie — capace di creare nel campo della politica la repub- blica e di garantire nel campo agrario, mediante la nazionalizzazione della terra, un più rapido progresso capitalistico — potrebbe « rin- novarla ». Riuscirà a farlo? e in quale misura? Questa è un’altra questione. I diversi paesi, durante la loro rivoluzione borghese hanno realizzato vari gradi di democrazia politica ed agraria, combinando, per giunta, queste forme nel modi più vari. La situazione internazionale e il rap- porto delle forze sociali in Cina saranno decisivi. Il sacro imperatore unirà certamente i feudatari, la burocrazia, il clero cinese e prepa- rerà la restaurazione. Yuan Sci-kai, rappresentante della borghesia, la quale ha appena avuto il tempo di trasformarsi da liberale monar- chica in liberale repubblicana (per molto tempo?), condurrà una po- litica di destreggiamenti fra la monarchia e la rivoluzione. La demo- crazia borghese rivoluzionaria, rappresentata da Sun Yat-sen, cerca giustamente la via per un « rinnovamento» della Cina nello sviluppo di una maggiore iniziativa, di una maggiore decisione e audacia delle masse contadine nelle riforme politiche ed agrarie. r 5 8 LENIN Infine» nella misura in cui sorgeranno in Cina delle Sdangai, il proletariato cinese si svilupperà. Esso organizzerà, probabilmente, un partito operaio socialdemocratico cinese, il quale, pur criticando le utopie piccolo-borghesi e le idee reazionarie del programma politico ed agrario di Sun Yat-sen, sceglierà certamente con cura, conser- verà e svilupperà il suo nucleo rivoluzionario democratico. NtcvsJ(dta Zviczdà, n. 17. 15 luglio 1919. Firmato: VI. Din IL CONGRESSO DEI SOCIALISTI ITALIANI In questi giorni si è chiuso a Reggio Emilia il XIII Congresso del Partito socialista italiano". La lotta airinterno dei Partito socialista italiano ha preso forme particolarmente aspre negli ultimi anni. AH’inizio esistevano due tendenze fondamentali: i rivoluzionari e i riformisti. I primi difen- devano il carattere proletario del movimento e lottavano contro ogni manifestazione di opportunismo, cioè dello spirito di modera- zione, di accomodamento con la borghesia, di rinuncia agli scopi fi- nali (socialisti) del movimento operaio. La lotta di classe: ecco il principio fondamentale, la base delle opinioni di questa tendenza. I riformisti, nella lotta per le riforme, cioè per quache migliora- mento parziale della situazione politica ed economica, dimenticava- no continuamente il caratter esocialista del movimento sostenevano i blocchi e le alleeanze con la borghesia e persino Tentrata di un socialista in un ministero borghese, giungevano a rinunciare alle opinioni conseguentemente repubblicane (nell’Italia monarchica, la propaganda repubblicana, di per sé, non è cosiderata allegale), a di- fendere la «politica coloniale*, la politica di usurpazione delle co- lonie, di oppressione, saccheggio e sterminio degli indigeni, ecc. Queste due tendenze fondamentali che esistono, in una forma o nell’altra, in tutti 1 partiti socialisti, avevano generato in Italia altre due tendenze estreme che si sono allontanate completamente dal so- cialismo e sono quindi giunte al distacco dal partito operaio sociali- sta. Uno di questi estremi non socialisti è il sindacalismo che, per un momento, è stato «di moda* in Italia. I sindacalisti propendevano verso l’anarchia, cadevano nella vuota frase rivoluzionaria, distrug- gevano la disciplina della lotta operaia, volevano che i socialisti rinun- i6o LENIN classerò ad utilizzare la tribuna parlamentare o difendevano questa rinuncia. L’influenza degli anarchici è debole dappertutto, e il movimento operaio si sbarazza presto di questa malattia. I sindacalisti italiani (con il loro capo, Arturo Labriola) oggi so- no già fuori del partito socialista. La loro funzione nel movimento operaio è infima. I rivoluzionari marxisti in Italia, come negli altri paesi, non fanno nessuna concessione allo spirito e alle tendenze anar- chiche che disgregano il movimento proletario. I riformisti sono meno rigidi verso quei riformisti di estrema destra che, scivolando verso la politica operaia liberale, se nc vanno definitivamente nel campo dei liberali e passano dalla parte della borghesia. Raramente, perciò, la scissione di questi traditori della causa operaia dal partito socialista avviene senza una lotta straordi- nariamente aspra dei rivoluzionari marxisti contro tutti i riformisti. Cosi avvenne, per esempio, in Francia, quando l’opportunista e ri- formista Millerand giunse definitivamente a una transazione con la borghesia ed entrò in un ministero borghese. Cosi avviene anche in Italia. I riformisti si sono divisi in ri- formisti di sinistra (con Turati alla testa) e riformisti di destra (ca- peggiati da Bissolati). Il congresso di Reggio Emilia segna l’ultimo atto di questa scissione. Al congresso vi erano tre tendenze: i) i rivoluzionari (essi ave- vano al congresso press’a poco 12.500 voti, in base al numero dei loro seguaci nel partito); 2) i riformisti di sinistra (circa 9.000 voti) e 3) i riformisti di destra (circa 2.000). I rivoluzionari hanno proposto di espellere dal partito Bissolati e tre altri riformisti dell’estrema destra. Anche un terzo dei riformisti di sinistra era per l’espulsione, ma con una motivazione più « blanda », e i due terzi erano contro l’espulsio- ne e per un semplice biasimo. I rivoluzionari, che, come si vede dalle cifre, avevano la maggio- ranza, hanno riportato la vittoria, e Bissolati e soci sono stati espulsi. In che cosa consistevano le opinioni e le azioni di Bissolati che hanno reso necessaria la sua espulsione dal partito? Bissolati, nono- stante numerose decisioni del partito, ha appoggiato il ministero borghese, sin quasi a diventare egli stesso «ministro senza portafo- gli» (cioè, pur non essendo ministro, sì comportava come fautore e membro del ministero borghese). IL CONGRESSO DEI SOCIALISTI ITALIANI l6l A dispetto delle convinzioni repubblicane, alle quali si attengono rigorosamente i socialisti italiani, Bissolati ha cominciato a recarsi in Quirinale, a visitare il re, a intrattenersi con lui. Egli è giunto a difendere l’attuale guerra dell’Italia contro la Turchia, benché tutto il partito Tabbia decisamente condannata come una rapina spudorata compiuta dalla borghesia e come un vile massacro degli indigeni africani a Tripoli, mediante armi micidiali e perfezionate. In seguito all’espulsione di Bissolati e soci, tutti i riformisti di destra sono usciti dal partito e hanno fondato il loro partito, cui han- no dato il nome di « partito socialista riformista ». Sotto questa in- segna si nasconde di fatto il « partito » dei politicanti liberali-monar- chici < operai ». Una scissione è cosa grave e dolorosa. Ma qualche volta è neces- saria, e in questi casi ogni debolezza, ogni « sentimentalismo » (pa- rola adoperata a Reggio dalla nostra compatriota Balabanov) è un delitto. I capi degli operai non sono angeli, non sono santi, eroi, ma uomini come tutti gli altri. Essi commettono degli errori. Il partito li corregge. Il partito operaio tedesco ha dovuto correggere errori op- portunistici di un grande capo come Bebel. Ma se si insiste neJl’errore, se per difendere l’errore si forma un gruppo che calpesta tutte le decisioni del partito, tutta la disciplina dellesercito proletario, la scissione è indispensabile. E il partito del proletariato socialista italiano, allontanando da sé i sindacalisti e i riformisti di destra, ha preso la strada giusta. Vravàa , n. 66, 15 luglio 1912. Firmato: 1 . LA « LIBERTA' DI PAROLA > IN RUSSIA Il giornale Ai t/ostri ordini M , chiamato comunemente Novoie Vremia, pubblica una corrispondenza del suo degno confratello, le Peterburskje Viedomosti di Ivanovo-Voznesensk. « Nella nostra città industriale un gergo triviale ha preso, nelle strade, il posto del linguaggio umano, — scrive il giornale — . Bestemmiano gli operai delle fabbriche, usano parole da trivio i vetturini, persone decoro- samente vestite, le guardie nelPesercizio delle loro funzioni ». E il Novoie Vremia fa seguire a questo quadro di costume un commento : « Felice città operaia, dove i più audaci desideri dei socialdemocratici sulla libertà di parola, non sottoposta a nessun regolamento, sono dive- nuti realtà ». Com’è edificante questa impudente uscita? Chi non sa dunque, signori redattori di un giornale il quale ser- ve fedelmente il governo, che precisamente i partiti di destra più vicini al governo nella III Duma « avevano reso realtà » la libertà di parola quanto al linguaggio da trivio? Chi non sa dunque che i signori Purisckevic, i signori Markov e i loro colleghi sono per que- sto divenuti celebri in tutta la Russia? In modo poco cauto, veramente poco cauto, agisce il Novoie Vremia\ Avrebbe potuto adempiere con più abilità la sua funzione di leccapiedi... Proprio un giornale, fedele senza piaggeria al governo, ad un tratto induce a ricordare quale « libertà di parola » praticano Purisckevic e soci e quale i deputati socialdemocratici alla Duma. LA « LIBERTÀ DI PAROLA > IN RUSSIA ’ 6 3 La libertà di parola di Purisckevic e della Duma dei grandi pro- prietari fondiari e la libertà di parola nelle assemblee operaie... Un buon argomento elettorale ha toccato, con il suo impudente zelo, il N ovaie V remia] Vravda , n. 66, i S luglio 1912. Finn. no: V. COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATORI I P.B. Axelrod è destinato ad esercitare una strana funzione nello sviluppo della tendenza opportunistica fra i marxisti. Con la sua idea del « congresso operaio » egli fece a suo tempo molto chiasso. La sua propaganda aveva attratto e infatuato un certo numero di operai. Ma quanto più larga si faceva questa propaganda, quanto più la co- sa si avvicinava alla sua attuazione pratica, tanto più chiaro diveniva il carattere fittizio di tutta l’impresa, che si sgonfiò da sé. L’espe- rienza confermò ciò che più volte avevano rilevato i bolscevichi: le «idee» di Axelrod erano un’illusione dell’intellettualità opportuni- stica, il sogno di poter « evitare » la dura lotta politica e di classe. Oggi una storia del tutto simile si ripete con l’idea di una casa editrice operaia e di un giornale operaio « non di frazione ». Chi fra gli operai di Pietroburgo non ricorda come del tutto recentemente i liquidatori vagheggiavano tale idea? come questi allettavano gli operai con l’illusione che si potesse « evitare » la lotta all’interno della democrazia operaia? come si indignavano, in modo veramente spas- soso,, contro la Ztrtezdà perché essa spiegava come non si potesse elu- dere il problema della politica operaia liberale (ricordate la risolu- zione dei fornai”), come le chiacchiere circa il controllo degli operai su un giornale non di frazione fossero soltanto demagogia? Ed ora Axelrod, nel n. 6 del Nievsf{i Golos liquidatorista, sma- schera ottimamente, è stato costretto a smascherare, la demagogia dei suoi stessi amici. È demagogia il fare promesse non attuabili. È allet- tante l’idea di un largo congresso operaio, di una casa editrice ope- raia legale, di un giornale operaio non di frazione. Ma il fatto che queste cose allettanti non si possono attuare senza che prima venga condotta una dura e tenace lotta per la libertà politica in ge- ri' COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATORI l6 5 nerale, per la vittoria del marxismo airinterno della democrazia ope- raia, ecc. È facile fare promesse demagogiche, ma la vita ben presto dimostra che non sono attuabili e rivela l’opportunismo dei « sogni rosei ». Nel n. 6 del Nievs\i Golos Axelrod offre una vuota declamazio- ne eccezionalmente abbondante, come, per esempio, rassicurazione che egli e i suoi amici sono i « rappresentanti progressivi del partito» e i loro avversari dei « reazionari ». Naturalmente per Axelrod è molto piacevole il pensarlo e per i liquidatori il pubblicarlo. Però che declamazione a buon mercato è questa! Lodare se stessi per lo «spirito progressivo».. . non è forse meglio spiegare la sostanza e il significato dei dissensi? « L’idea di un giornale socialdemocratico (veramente socialdemo- cratico, senza virgolette) non di frazione è attualmente un’utopia, e per di più un’utopia che è oggettivamente in netto contrasto con gli interessi dello sviluppo politico del partito e dell’unificazione organizzativa del pro- letariato sotto la bandiera della socialdemocrazia. Se si caccia la natura dalla porta, rientrerà dalla finestra ». Cosi scrive Axelrod. Sono idee nient’affatto cattive. Ciò è fonda- mentalmente giusto, ma dimostra che gli amici di Axelrod, i liqui- datori, avevano assolutamente torto quando, ancor ieri, lanciavano fra le masse operaie proprio l’idea che oggi Axelrod condanna. Però non possiamo ritenere che sia «progressivo» fare promesse non at- tuabili... « Da noi, si può dire, non esistono frazioni con una struttura organiz- zativa, — scrive Axelrod; — esistono invece vari circoli e gruppetti, di cui gli uni professano opinioni politiche, tattiche e organizzative più o meno precise, e gli altri oscillano da una parte all’altra e danno fastidio ai primi ». La prima parte della frase non è del tutto giusta. Axelrod sa benissimo che esiste qualcosa con una struttura organizzativa com- pleta, nella misura in cui ciò è possibile attualmente. Ma la seconda parte è giusta: effettivamente esistono molti gruppetti che oscillano e danno fastidio. Dicendo questa verità, imposta dal corso degli av- [66 LENIN venimenti, Axelrod smaschera ancora una volta i suoi amici. Chi non sa che proprio oggi costoro ostentano appunto un’« unificazione » fit- tizia, sulla carta, dei gruppetti oscillanti? Non è forse nello stesso n. 6 del Nievsfyi Golos che essi promettono T« unificazione » di tutti i liquidatori con tutti coloro che tentennano? « Il punto cruciale e la causa principale dei dissensi — continua Axelord — sono, da una parte, il diverso atteggiamento dei vari circoli di partito verso il nuovo movimento operaio socialdemocratico legale » (e non verso il partito legale, egregio P. B. Axelrod? Non è bene snatu rare il carattere del dissenso!) «e, dall’altra, i dissensi di fondo sulla con- cezione dei compiti politici immediati e della tattica della socialdemo- crazia russa. I problemi di questa e quella categoria diventano, appunto oggi, quando ha inizio un nuovo movimento politico-sociale, particolar- mente scottanti, particolarmente attuali. E su questi problemi la social- democrazia russa si è scissa in due campi principali. Ci si chiede; potrà il giornale operaio progettato assumere una posizione neutrale fra questi due campi opposti e, in linea di principio, è ammissibile questa posi- zione? Evidentemente, no...». Conclusione assolutamente giusta. Axelrod ha battuto in pieno non soltanto quei suoi amici che ieri facevano tanto chiasso parlando di un giornale neutrale e non di frazione, ma anche quelli che oggi fanno credere agli ingenui che sono « d'accordo », « uniti », com- patti, ecc. con i gruppetti neutrali. 1 campi principali sono effettivamente due. Uno di questi ha una struttura organizzativa completa. Le sue risposte a tutte le que- stioni elencate da Axelrod sono del tutto formali, precise, ben defini- nite, non assomigliano agli articoletti dispersi e contrastanti di sin- goli letterati. L'altro campo, invece, e precisamente quello liqui- datorista a cui appartiene Axelrod, non ha notoriamente nessuna . struttura organizzativa (al suo posto, soltanto promesse di un partito operaio legale, soltanto chiacchiere su associazioni operaie politiche legali, ancor piu impossibili del congresso operaio del 1906-1907) né risposte ben definite, precise alle questioni elencate dallo stesso Axel- rod (al posto di risposte ben definite, soltanto le esercitazioni lette- rarie di legiov, Levitski, Klenov, Ciatski e altri). COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATORI 167 « ... Appena il gruppo operaio editoriale e pubblicistico si deciderà a presentarsi con un programma d’azione ben definito, a prendere una posi- zione ben definita anche solo, ad esempio, sulle questioni connesse alla campagna elettorale, a porre di fronte agli operai questi o quei compiti e queste o quelle parole d’ordine per questa campagna e a pronunciarsi per questa o quella tattica nei confronti dei diversi partiti politici, non appena, dico, la cooperativa editrice vorrà dare alla sua pubblicazione i! carattere di. un giornale politico proletario, ligio ai principi, si troverà faccia a faccia con gli stessi scottanti problemi e dissensi che agitano e lacerano la socialdemocrazia russa. E allora potrà accadere che la stessa cooperativa diventi un nuovo focolaio di dissensi se prima i suoi membri non si metteranno d’accordo e non giungeranno a un’intesa su questi problemi ». Axelrod rampogna in modo molto giusto e molto bene i liqui- datori. Ma quel che è necessario alla «cooperativa* è ancor più ne- cessario alla Nascia Zarià e al Nievsfy Golos. Perché dunque essi non si mettono d’accordo sui problemi e dissensi scottanti ? Perché non danno risposte precise anche solo alle questioni piu importanti elen- cate da Axelrod (atteggiamento nei confronti dei diversi partiti, com- piti, parole d’ordine, tattica)? * « Il medico si è guarito da sé ». Axelrod ha spiegato cosi bene agli operai la necessità di risposte chiare e precise ai « problemi scottanti * che i letterati della Nascia Zaria c del Nievski Golos (e forse non solo del Nievsfy...) devono dare ascolto alle sue parole. Non si può fare a meno di risposte precise e chiare alle « questio- ni scottanti*, non ci si può limitare ad articoli: ciò sarebbe proprio attività da circoli! Occorrono decisioni precise, formali, meditate, ben definite. Non per nulla Axelrod parla — e parla benissimo! — di un preciso programma d’azione , dei compiti e delle parole d’or- dine, ecc. I liquidatori si chiamano tra l’altro liquidatori perché, avendo respinto il «vecchio», non offrono nulla di nuovo. Che un par- tito legale sia utile, e le associazioni legali necessarie, di questo tutti i liquidatori ci hanno riempito le orecchie. Ma queste chiacchie- re sono ancora poco; e i fatti? Nei liquidatori non ci sono, no, no, non ci sono. In loro c’è precisamente ciò che Axelrod esige dagli operai! i68 LENIN In un articolo del Nievski Golos , pubblicato in appendice, A- xelrod ha fornito un’ottima documentazione contro i liquidatori che scrivono non in appendice , ma nella parte redazionale del giornale. Leggete attentamente questo articolo e vedrete che i liquidatori in- gannano se stessi e gli altri quando gridano che occorre un « ac- cordo » per la piattaforma elettorale, un’« unica » piattaforma, ecc. 11 « Fautore della Zviezdà » nel n. 16 della Nievs^aia Zvtezdà ha già rivelato questo inganno. Ma la rivelazione di Axelrod è piu profonda e più preziosa perché viene da Axelrod. Noi siamo pienamente per una piattaforma unica y e proprio per quella che da lungo tempo hanno approvato e stanno attuando, come dice giustamente il «Fautore della Zviezdà+ y i bolscevichi e i menscevichi partitisti; siamo pienamente per un'unica campagna elettorale, condotta precisamente in base a questa piattaforma, sul terreno di quelle stesse decisioni e risposte ben definite e precise a tutti i «problemi scottanti». Quando i liquidatori gridano in favore dell’« unità » essi ten- tano di attirare gli operai arretrati con il suono di questa parola. «Unità»! Come suona bene! i «giornali non di frazione» sono più simpatici! Ma leggete persino Axelrod, ed egli vi spiegherà che il carattere non di frazione è impossibile , è un’utopia, che esistono due campi nella democrazia operaia e che questi campi sono op- posti l’uno all’altro. Ebbene? Non difenderanno forse i liquidatori una «piattafor- ma» per nascondere le loro idee? una piattaforma diplomatica che la borghesia ama tanto? una piattaforma che non presupponga nes- suna risposta alle « questioni scottanti », ma si occupi « semplice- mente» e «soltanto» di «far eleggere alla Duma»? Sarebbe un’estrema assenza di principi. Gli operai non l’accet- teranno mai. Simili piattaforme, per quanto « legali » esse siano, non dureranno nemmeno un giorno. No. È ora di finirla di ingannare se stessi. È ora di guardare in faccia la verità, che questa volta ha riconosciuto apertamente anche il capo dei liquidatori, Axelrod. Se voi, signori liquidatori, volete continuare a sostenere la « vostra » piattaforma (benché finora non l’abbiate fatta conoscere, e nelle piattaforme fabbricate a sei set- timane dalle elezioni noi non crediamo!), se volete continuare a sostenere la « vostra » tattica (benché finora non l’abbiate esposta in COME AXELROD SMASCHERA 1 LIQUIDATORI 169 modo preciso, formale, come partito!), allora la colpa sarà vostra. Allora sarete voi a violare quell’unità che già esiste. Allora su di voi ricadrà tutta la responsabilità per questa violazione. Si. È ora di finirla di ingannare se stessi. Le grida dei liquida- tori sulle unità » sono semplicemente polvere negli occhi. Sapendo benissimo che gli operai sono contro di loro, i liquidatori sanno anche benissimo che se agissero da soli li attenderebbe una scon- fitta completa, che li annienterebbe. Sono quindi pronti a promet- tere tutto ciò che si vuole pur di essere eletti alla Duma. Ma non si può agire in tal modo. Cosi agiscono soltanto i borghesi. La democrazia operaia crede soltanto nei programmi, nelle risoluzioni, nella tattica, nelle parole d’ordine che sono state applicate per anni prima delle elezioni c nelle elezioni vengono sol- tanto ripetute per l’ennesima volta. E chi, senza queste risoluzioni, fabbrica, soltanto per le elezioni, una «piattaforma* che non dice nulla non merita nessuna fiducia. L’articolo di Axelrod è una cosa utile per metter fine all’autoin- ganno, per istruire i diversi inventori di piattaforme «nuove», «le- gali », « generiche ». 11 L’ultima parte dell’articolo di Axelrod, del quale abbiamo par- lato nel n. 18 della Nievsl(aia Zviezdà , è apparsa ora nella N ascia Zarià . In generale essa conferma pienamente la nostra valutazione e possiamo soltanto ripetere: l’articolo di Axelrod è una cosa utile per metter fine all’autoinganno, per spiegare qual è il vero carattere del liquidatorismo, per giudicare tutta la vacuità del famoso « non frazionismo * per il quale si danno invano tanto da fare certi circoli. Axelrod rampogna in modo particolarmente efficace e persua- sivo Trotski, che si è ora alleato (solidamente?) con i liquidatori. «L’unione ideale e organizzativa degli elementi progressivi »... — scri- ve Axelrod che si diverte a chiamare i liquidatori i progressisti del partito e noi i reazionari dello spirito di partito — ...« in una fra- zione autonoma è, data la situazione esistente, un vero dovere, un compito improrogabile ». « Parlare, con la situazione che ce nel partito, del ” non frazionismo” come unico mezzo di salvezza si- ITO LENIN gnifica fare come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia quando s’avvicina il pericolo, significa ingannare se stessi e gli altri sulla vera situazione nella socialdemocrazia... » ( Nascia Zarià , n. 6, p. 15). Povero Tiotski! P. B. Axelrod dimostra veramente crudeltà e ingenerosità nellattaccare cosi duramente un fedele amico dei li- quidatori e un collaboratore della Nascia Zarià. Che cosa attendersi adesso? Pubblicherà Trotski un articolo tonante contro il frazioni- sta Axelrod, o Martov concilierà il conciliatore Trotski con il fra- zionista Axelrod, facendo aderire, secondo il solito, ciò che si è scollato mediante una dozzina di riserve che servano da pecette? Si può forse parlare ora se non per scherzo del famoso blocco # di Trotski, degli pseudomarxisti lettoni ed ebrei ecc. con Axelrod? Nell’articolo di Axelrod c’è un punto che merita di essere at- tentamente esaminato, e precisamente l’« europeizzazione > del no- stro movimento socialdemocratico. Ma prima di passare a questo punto è necessario dire alcune parole su uno dei metodi dei liqui- datori. Una pagina dell’articolo di Axelrod (la sedicesima) è una colle- zione dei più forti, astiosi improperi, appositamente scelti, contro gli antiliquidatori in generale e contro chi scrive queste righe in particolare. Agli improperi non meriterebbe affatto di rispondere (quando ci si trova nella situazione di Axelrod null’altro rimane se non ingiuriare e maledire) se non esistessero fatti documentati i quali attestano che gli uni si servono appositamente dell’ingiuria e gli altri ne sono turbati. Il signor Cernov nei Zaviety , per esempio, nel rispondere alle prove portate da Kamanev per dimostrare che egli, Cernov, capo dei populisti di « sinistra », scivola dalla democrazia nel liberalismo, sceglie un mazzo delle peggiori ingiurie usate dai liquidatori e dagli antiliquidatori e sogghigna. Il metodo del signor Cernov è cosi spregevole che basta additarlo e passare oltre. Nessuna lotta di principio fra i gruppi aH’interno del movi- mento socialdemocratico è mai avvenuta in nessun luogo senza una • L’articolo di Axelrod porta la data del 17 maggio 1912; i stato quindi scritto cinque mesi dopo che era stato concluso solennemente il blocco dei trotskisti e dei liquidatori per combattere contro gli a nti liquidatori sotto la bandiera del \< non frazionismo ». COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATOSI scric di conflitti personali e organizzativi. Mettersi appositamente a pescare le espressioni «urtanti» c una porcheria. Turbarsi per questi conflitti, considerarli con scoraggiamento o disprezzo — è tutta una rissai — possono soltanto dei dilettanti dai nervi deboli della schiera dei « simpatizzanti». Coloro che si interessano seriamente del movimento operaio impareranno sempre — e lo si può e si deve im- parare studiando anche solo la funzione storica dei grandi uomini del movimento operaio — a distinguere il lato « urtante » della lotta delle idee , della lotta delle tendenze, dal lato di principio. Gli uo- mini sono uomini, e gli scontri storici fra marxisti ed anarchici (Marx e Bakunin), guesdisti e jauressiani, l.assalliani ed eisena- chiani, ecc. non hanno potuto evitare il materiale «urtante» e le « risse ». Anche oggi esistono luridi letterati i quali scelgono apposita- mente « da quei tempi » mazzi di accuse di mille e una disonestà, ecc. Ma vi sono dei socialdemocratici seri i quali scoprono le radici ideali dei dissensi, che, nelle scissioni in singoli gruppi, date le con- dizioni di vita delTemigrazione ecc., assumono inevitabilmente la forma di conflitti accaniti, astiosi. E non pensino i lettori che vogliamo che qualcuno « rifugga » dall’esame dei dati ai quali allude — allude soltanto — Axelrod nei punti profondamente ingiuriosi del suo articolo. Proprio il contrario. A chi vuole saper tutto sul movimento socialdemocratico proponia- mo di esaminare questi dati. Li si possono trovare nella loro forma integrale all’estero; ivi si trovano non solo le accuse terribili, ma an- che i documenti e le testimonianze di persone neutrali. L’esame di questi documenti e di queste testimonianze darà una risposta alla domanda: perché non riuscì il tentativo di una pace completa tra i liquidatori e gli antiliquidatori fatto nel gennaio 1910? Uno dei punti piu interessanti e di principio nell’articolo di Axelrod è il seguente: « ... Il costituirsi in una frazione compatta è addirittura un dovere, è un compito inderogabile dei fautori della riforma del partito, o, meglio»... (udite) ... « della rivoluzione nel partito, perché solo in tal modo questi compagni saranno in grado di adempiere il compito di europeizzare, di 172 LENIN cambiare cioè radicalmente il carattere della socialdemocrazia russa — come si è formato nel periodo anteriore alla rivoluzione e si è poi svi- luppato in quello della rivoluzione — e organizzarla secondo i principi su cui poggia la struttura di partito della socialdemocrazia europea ». I liquidatori sono dunque fautori della rivoluzione nel partito. Merita mettere Taccento su questa dichiarazione eccezionalmente sincera di Axelrod: l'amara verità è piu utile delTinganno che «ci eleva», vale più dei sotterfugi e delle riserve. Fate dunque la ri- voluzione nel partito, egregio P.B. Axelrod! Vedremo se riuscirete, voi e i vostri amici, ad ottenere più successo di quei « rivoluzionari » che recentemente hanno tentato di compiere una « rivoluzione » (contro la repubblica) nel Portogallo*. Ma la cosa principale nel ragionamento citato è la famosa « eu- ropei zzazio ne » della quale parlano su tutti i toni e Dan e Martov e Trotski e Levitski e tutti i liquidatori. Questo è uno dei fulcri principali del loro opportunismo. « Europeizzare, cambiare cioè radicalmente il carattere della socialdemocrazia russa...». Riflettete su queste parole. Da che cosa sono determinati il « carattere » di qualsiasi socialdemocrazia e i suoi cambiamenti radicali? Indubbiamente dalle condizioni gene- rali economiche e politiche del paese. Indubbiamente, soltanto quan- do queste cambiano radicalmente è possibile un cambiamento ra- dicale del carattere della socialdemocrazia di questo o quel popolo. Sono queste, tutte, verità le più elementari, le più incontesta- bili. Ma appunto queste verità più elementari rivelano Terrore op- portunista di Axelrod! E la sua disgrazia consiste appunto nel fatto che egli vuole evitare la lotta tenace e dura per il cambiamento radicale delle condizioni politiche russe, non ancora avvenuto, me- diante illusioni sul cambiamento radicale del «carattere della so- cialdemocrazia russa ». Come i cadetti, parlando volentieri della europeizzazione (i liquidatori hanno preso in prestito la parola cadetta e le idee ca- dette), offuscano con questo termine vago il concetto preciso dei so- lidi pilastri della libertà politica e « giocano » alT« opposizione costi- tuzionale », cosi i liquidatori giocano alla « socialdemocrazia euro- pea », benché nel paese in cui si divertono con il loro giuoco non COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATOSI T 73 ci sia ancora la Costituzione, non ci siano ancora le basi dell’* euro- peismo » e ci si dovrà ancora battere tenacemente per averle. Il selvaggio nudo che si mette in testa un cilindro e imma- gina per questo di essere un europeo è abbastanza ridicolo. Ricorda- no appunto questo selvaggio il sostenitore della borghesia Miliukov, quando alla III Duma afferma: «Noi, grazie a Dio, abbiamo una Costituzione >, e il fautore degli operai Axelrod quando si mette in testa un cilindro recante la scritta: «Io sono un socialdemocratico europeo». Tutti e due, sia Miliukov che Axelrod, sono ridicoli per la loro ingenuità. Tutti e due sono degli opportunisti, perché con queste frasi illusorie sull’« europeismo » eludono un problema diffi- cile e attualissimo: come deve comportarsi questa o quella classe, in condizioni non europee, per lottare tenacemente affinchè siano ga- rantite le basi delPeuropeismo? Proprio Axelrod ha dimostrato nei suo articolo che con le frasi illusorie si può eludere un problema vitale e attualissimo. Trotski ha preparato il progetto, del tutto — proprio del tutto — europeo, di costituire una « commissione della stampa », quale «organismo eletivo e collettivo di controllo » degli operai sui giornali operai (p. 18 dell’articolo di Axelrod). Egli, inoltre, si è persino consultato con le «socialdemocrazie europee» e da queste ha ricevuto, quale dono, la benedizione di cui si è particolarmente vantato. E il « socialdemocratico europeo » Axelrod, dopo aver atteso per ben due mesi — durante i quali Trotski ha annoiato tutti i socialde- mocratici di Pietroburgo con le sue lettere sugli « organismi elettivi e collettivi di controllo » che hanno suscitato una ilarità generale — , si è impietosito finalmente di Trotski e gli ha spiegato che la « commissione della stampa » è un’assurdità, che è impossibile, che occorre invece F« accordo » degli operai con il Givoie Dielo liquida- torista (pp. 18 e 19 dell’articolo di Axelrod)!! Questo è un piccolo esempio a cui, purtroppo, siamo costretti a limitarci. Ma questo esempio è molto caratteristico. Il ridicolo ri- sultato, che si è ottenuto col progetto «europeo» di Trotski per la « commissione della stampa », si ottiene ora con i progetti « euro- pei » di tutti i liquidatori per il « partito operaio legale » o le « as- sociazioni politiche operaie legali » e per la « campagna » di « lotta per la libertà di associazione», ecc. 74 LENIN Con i progetti «europei» di Trotski per la «commissione del- la stampa», per T« organismo elettivo e collettivo di controllo» sul giornale operaio di «tutte le organizzazioni operaie aventi una struttura», ecc. si è ottenuto soltanto che il giuoco legalitario alla «casa editrice operaia» ha fornito un particolare insegnamento agli operai, mentre di fatto i liquidatori non sono riusciti ad avere né la «commissione della stampa», né una stampa operaia! Questi i fatti. La «commissione della stampa» era una fantasticheria di un in- tellettuale opportunista che, per eludere le difficili condizioni, non europee, del movimento operaio in Russia, ha fabbricato un piano europeo buono, eccellente, e in tale occasione si è vantato in tutto il mondo per il suo «europeismo». Non fortuita, ma inevitabile è Tamara sorte dei liquidatori. Appena i loro progetti « europei » si avvicinano alla loro attuazione, subito si scopre che si tratta di bolle di sapone, di invenzioni di intellettuali opportunisti. Cosi è stato per il congresso operaio e per la « commissione della stampa » e per le associazioni politiche operaie legali (le confuse riserve con le quali Martov, nel n. 5 della Nascia Zarià , «cerca di salvare » questo « progetto », non migliorano per nulla le cose) e per la campagna di lotta per la libertà di as- sociazione. I liquidatori chiamano «europeismo» le condizioni di attività dei socialdemocratici nei principali paesi europei dopo il i87i, cioè proprio nel periodo in cui tutta l’epoca storica delle rivoluzioni borghesi era terminata, in cui le basi della libertà politica erano state solidamente e per lungo tempo gettate. Il « cambiamento del carat- tere» della socialdemocrazia in questi Stati avvenne, in primo luo- go, dopo il mutamento radicale delle condizioni politiche, dopo che, in modo relativamente stabile, si era instaurato un preciso sistema costituzionale; in secondo luogo, poi, questo cambiamento fu solo un cambiamento temporaneo, per un determinato periodo (che proprio negli ultimi tempi, secondo quanto riconoscono anche tutti i più cauti socialdemocratici delTEuropa, sta volgendo al termine). In una situazione in cui il costituzionalismo borghese si è pie- namente consolidato, la campagna, per esempio, per la libertà di coalizione o per il suffragio universale, e in generale per le riforme costituzionali , può essere, in determinate circostanze, una campagna COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATORI *75 della classe operaia, una campagna effettivamente politica, una ef- fettiva lotta per le riforme costituzionali. Da noi gli intellettuali opportunisti trasferiscono le parole d’or- dine di tali campagne « europee » su un terreno privo delle basi piu elementari del costituzionalismo europeo, tentando di eludere l’ori- ginale evoluzione storica che abitualmente precede la creazione di queste basi. Il riformismo del nostro Axelrod e dei suoi amici, i quali si danno l’aria di « socialdemocratici europei >, si distingue dal rifor- mismo di Bissolati, di questo vero europeo, per il fatto che questo ultimo sacrifica i principi della lotta di classe, e della teoria e della pratica marxiste conseguenti, per riforme effettivamente attuate, (con questi o quei tagli) dalla borghesia liberale effettivamente do- minante. Axelrod, invece, sacrifica le stesse cose per le riforme delle quali chiacchierano a vuoto gli impotenti, avventati sognatori liberali. La borghesia liberale diverrà da noi, in Russia, una vera forza soltanto quando lo sviluppo del paese scavalcherà la pusillanimità dei liberali, le loro parole d’ordine conciliatrici e vaghe. Cosi è stato dappertutto. I liberali sono diventati un potere solo quando la demo- crazia ha vinto nonostante i liberali. Scritto alla fine del luglio 1912. N te vinata Zviezdà , nn. 18 e 19. 22 c 29 luglio 1912. Firmato: V.I. I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO Gli operai di Pietroburgo, fondando un quotidiano operaio, hanno compiuto una grande opera, un’opera, si può dirlo senza esagerare, storica. La democrazia operaia si è raggruppata e raffor- zata in condizioni straordinariamente difficili. È ovvio che da noi non c possibile parlare di una stampa democratica operaia perma- nente: tutti sanno benissimo a quali persecuzioni sono sottoposti i giornali operai. Nonostante tutto ciò, la fondazione della Pravda rimane una eccezionale attestazione della coscienza, delPenergia e della com- pattezza degli operai russi. Non sarà male dare uno sguardo al passato ed esaminare alcuni risultati dei sei mesi di lavoro che gli operai russi hanno svolto per creare una propria stampa. Dal gennaio di quest’anno, infatti, si è definitivamente precisato Tinteresse degli ambienti operai di Pietroburgo per la loro stampa; nelle pubblicazioni di tutte le sfu- mature che sono in contatto con il mondo operaio sono apparsi pa- recchi articoli che trattavano il tema del quotidiano operaio. I Esistono dati che illustrano come e da chi sia stata creata la stampa quotidiana operaia e che sono, per fortuna, relativamente completi. Sono i dati delle sottoscrizioni in favore del quotidiano operaio. Incominciamo da quelle che hanno permesso di fondare la Pravda. Dal i* gennaio al 30 giugno, sei mesi giusti, abbiamo i reso- I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO 177 conti della Zviezdà y della Nievs\aia Zviezdà e della Frauda. Il fatto che essi sono stati resi pubblici garantisce la loro assoluta esattezza: gli errori casuali sono stati corretti immediatamente dietro indica- zione degli interessati. Quel che per noi è piu importante e interessante non è la cifra totale, ma il sapere chi sono i sottoscrittori. Se, per esempio, la Niev- skjiia Zviezdà ha comunicato che erano stati raccolti in tutto, per il quotidiano operaio, 4.288 rubli e 84 copeche (dal gennaio al 5 mag- gio, senza contare quelli ricevuti dal 22 aprile, data in cui è uscita la Frauda , direttamente da questo giornale) ci si pone subito la se- guente domanda: quale funzione hanno avuto gli stessi operai e gruppi di operai nella composizione di questa somma? È essa com- posta di grandi contributi di simpatizzanti? O gli operai hanno ma- nifestato il più vivo interesse personale per la stampa operaia e la grande somma è stata raggiunta mediante il contributo di un gran- de numero di gruppi operai? Dal punto di vista dell’iniziativa, dell’energia degli stessi operai sono molto più importanti 100 rubli raccolti, méttiamo, da trenta gruppi operai che non 1.000 rubli raccolti da decine di «simpatiz- zanti ». Un giornale fondato con le monete da cinque copeche rac- colte da piccoli circoli di operai di fabbrica e di officina è di molte volte più solidamente, durevolmente e seriamente impostato (sia dal punto di vista finanziario, sia — e questa è la cosa principale — dal punto di vista dello sviluppo della democrazia operaia) di un gior- nale fondato con le decine e centinaia di rubli sottoscritti da intel- lettuali simpatizzanti. Per avere elementi precisi su questo problema fondamentale, principale, abbiamo fatto il seguente esame dei dati delle sottoscri- zioni pubblicati nei giornali summenzionati. Abbiamo considerato soltanto le raccolte di denaro di cui' si dice che sono state fatte da gruppi di operai o di impiegati. Ci interessano ora soltanto le sottoscrizioni che sono state fatte dagli stessi operai, e inoltre non da operai isolati, incontratisi forse per caso con questo o quel collettore, senza essere con lui legati ideal- mente, cioè per le loro convinzioni, ma precisamente da gruppi di operai che indubbiamente avevano prima discusso se si doveva dare del denaro, a chi darlo e a quale scopo. Ogni comunicazione della Zviezdà , della Nievs^aia Zviezdà e 1 : :m» LENIN della Pravda in cui era indicato che proprio un gruppo di operai o di impiegati aveva sottoscritto per il quotidiano operaio è stata con- siderata come una sottoscrizione di gruppo degli stessi operai. Quante sono queste sottoscrizioni per la prima metà del 1912? Cinquecentoquattro! Oltre cinquecento volte gli operai hanno dato a gruppi il loro contributo per la fondazione e il sostegno del loro giornale, talora sacrificando la paga di una giornata di lavoro, talora sottoscrivendo una volta tanto, talora facendo dei versamenti di tanto in tanto. Cin- quecento quattro gruppi di operai , oltre ai singoli operai e simpatiz- zanti, hanno partecipato nel modo piu attivo alla fondazione del loro giornale: questa cifra è un indice sicuro che nelle masse ope- raie si è risvegliato un profondo e cosciente interesse per il giornale operaio, e non per qualsiasi giornale operaio in generale, ma preci- samente per il giornale democratico operaio. E poiché tra le masse esistono tale coscienza e tale attività, nessuna difficoltà, nessun osta- colo fanno paura. Non ci sono e non ci possono essere difficoltà e ostacoli che non possano venire superati in un modo o nell’altro dalla coscienza, attività e interesse delle masse operaie. Divise per mesi, le sottoscrizioni fatte dai 504 gruppi sono state : nel gennaio 1912 * febbraio » * marzo > » aprile » » maggio » * giugno » Complessivamente in 14 18 76 227 135 34 i mesi 504 Da questa piccola tabella, tra l’altro, appare chiaramente tutta la importanza delle giornate deiraprile e del maggio, quali giorni di svolta. Dalle tenebre alla luce, dalla passività all’attività, datazione di uomini isolati all'azione delle masse. Nel gennaio e nel febbraio le raccolte, di denaro dei gruppi operai sono ancora del tutto insignificanti. Si vede che il lavoro è appena sul nascere. Nel marzo già si nota un notevole slancio: 76 sottoscri- zioni di gruppi operai in un mese; ciò comunque dimostra che fra gli I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO 179 operai esiste un serio movimento e che le masse mirano tenacemente a raggiungere a ogni costo il loro scopo, senza temere i sacrifici. Di- mostra che le masse operaie hanno una profonda fiducia nelle loro forze, neirimpostazione di tutta l’iniziativa e nell’orientamento del giornale che vogliono fare uscire, ecc. Nel marzo il quotidiano operaio non esisteva ancora: i gruppi operai raccoglievano quindi denaro e 10 versavano alla Zuiezdà , facendoci, per cosi dire, credito. Nell’aprile abbiamo un’ascesa gigantesca , decisiva. Duecento- ventisette sottoscrizioni di gruppi operai in un mese, più di sette, in media, al giorno! La diga è stata spezzata, il quotidiano operaio è ga- rantito. Ogni sottoscrizione di gruppo significa non soltanto una som- ma di monete da cinque e dieci copeche, ma anche qualcosa di molto più importante: la somma dell’energia collettiva, di massa, la deci- sione dei gruppi di sostenere, diffondere, orientare il giornale operaio, di dar vita alla loro partecipazione. Può sorgere la domanda: nell’aprile non hanno forse prevalso le sottoscrizioni fatte dopo il 22, cioè dopo l’uscita della Fraudai No. Prima di quella data la Zviezdà ha pubblicato il resoconto di 188 sot- toscrizioni di gruppo. Nella Frauda , dal 22 aprile sino alla fine del mese sono stati pubblicati resoconti di 39 sottoscrizioni di questo tipo. Nei 21 giorni di aprile che hanno preceduto l’uscita della Frauda si sono dunque avute in media noue sottoscrizioni di gruppi operai al giorno, e negli ultimi 9 giorni dell’aprile soltanto 4. Ne conseguono due importanti conclusioni. In primo luogo, gli operai hanno manifestato il massimo di ener- gia appunto prima dell’uscita della Frauda. Dando « a credito », dimo- strando fiducia verso la Zuiezdà , essi hanno espresso la loro decisione di persistere nel loro impegno. In secondo luogo, è evidente che proprio lo slancio di aprile de- gli operai ha creato il giornale operaio, la Frauda. Non vi è dubbio che esiste il più stretto legame tra la ripresa generale del movimento operaio (e non nella forma strettamente corporativa, non in quella strettamente professionale, ma con un’ampiezza che abbraccia iuiio 11 popolo ) e la fondazione dell’organo quotidiano della democrazia operaia di Pietroburgo. Le pubblicazioni sindacali non ci bastano, ci occorre un giornale politico nostro, ecco ciò di cui si sono rese forte- mente consapevoli le masse nelle giornate di aprile; e ci occorre non un qualsiasi giornale politico operaio, ma precisamente il giornale della i8o LENIN democrazia operaia d'avanguardia; ci occorre un giornale non soltanto per appoggiare la nostra lotta operaia, ma per fornire un modello e una fiaccola a tutto il popolo. Nel maggio la ripresa si fa sentire in misura ancora molto forte. Il numero delle sottoscrizioni di gruppo è piu di quattro al giorno. Da una parte, si vede la ripresa generale deiraprile e del maggio; dall'altra, le masse operaie si rendono contò che il quotidiano, benché sia già cominciato ad uscire, è all’inizio in una situazione particolar- mente difficile e il sostegno dei gruppi operai gli è particolarmente necessario. Nel giugno il numero delle sottoscrizioni di gruppo cade più in basso che nel marzo. Bisogna tener conto, naturalmente, che dopo l’uscita del quotidiano operaio è sorta ed ha avuto un’importanza de- cisiva un'altra forma di sostegno del giornale, e precisamente: Pabbo- namento e la diffusione fra i compagni, i conoscenti, i compaesani, eoe. Tutti gli amici coscienti della Pravda non si limitano a fare essi stessi Pabhonamento, ma distribuiscono il giornale e lo mandano in omaggio, per farlo conoscere, ad altre fabbriche, negli alloggi e nelle case vicine, nelle campagne, ecc. Purtroppo non possiamo avere una statistica completa di tale appoggio dato dai gruppi. II È estremamente istruttivo esaminare come sono suddivise le sot- toscrizioni dei gruppi operai nelle città e nei piccoli centri industriali. In quale località della Russia e con quale energia gli operai rispon- dono all’invito a creare un quotidiano operaio? • Per fortuna i resoconti pubblicati nella Zviezdà y nella Nievsfyaa Zviezdà e nella Pravda recano i dati riguardanti tutte le sottoscrizioni fatte da gruppi operai. Facendone un compendio dobbiamo innanzi tutto distinguere Pietroburgo, che naturalmente è la prima città nel lavoro per la crea- zione del giornale operaio pietroburghese; vengono poi 14 città e pic- coli centri industriali dai quali sono giunte sottoscrizioni di piu di un gruppo operaio, e, infine, tutte le altre città — sono 35 — da ciascuna delle quali è giunta, in sei mesi, solo una sottoscrizione di un gruppo operaio. Otteniamo il seguente quadro: I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO Hi Totale delle sottoscrizioni di gruppo Pietroburgo 412 14 città con 2-12 sottoscrizioni di gruppo 57 35 città con 1 sottoscrizione di gruppo 35 Complessivamente per 50 città 504 Si vede quindi che quasi tutta la Russia ha partecipato attivamen- te, in minore o maggior misura, alla fondazione del quotidiano ope- raio. Se si tiene conto delle difficoltà che incontra in provincia la diffu- sione della stampa democratica operaia, non si può che rimanere stu- piti per il grande numero di città che in sei mesi hanno risposto all’ap- pello lanciato dagli operai di Pietroburgo. Novantadue sottoscrizioni di gruppi operai in 49 città della Rus- sia oltre la capitale: è una cifra molto imponente, almeno per un inizio. Già non si può piu parlare di sottoscrittori casuali, indifferenti, passivi: ci troviamo indubbiamente di fronte a rappresentanti delle masse proletarie, dispersi in. tutta la Russia, ma uniti da una consape- vole simpatia per la democrazia operaia. Osserveremo che in testa alle città di provincia sta Kiev, con 12 sottoscrizioni di gruppo; viene poi Iekaterinoslav, con 8, e soltanto al quarto posto Mosca, con 6. L’arretratezza di Mosca e di tutta la zona si vede ancora piu chiaramente dai seguenti dati complessivi per tutte le zone della Russia: Numero delle sottoscrizioni di gruppi operai per un quotidiano operaio in sei mesi gennaio-giugno /g /2 Pietroburgo e i suoi dintorni 415 Sud 51 Mosca e la sua zona 13 Nord e occidente 12 Urali e regione del Volga 6 Caucaso, Siberia, Finlandia 7 In tutta la Russia 504 • Ecco l’elenco completo delle città e dei piccoli centri. Dintorni di Pietroburgo : Kronstadt, Kolpino, Sestroretsk, Sud: Kharkov, 4 sottoscrizioni di gruppo; Iekaterino- slav, 8; Ananiev, 2; Lugansk, 3; Kherson, Rostov-sul-Don, Pavlograd, Poltava, Kiev, 182 LENIN I dati possono essere interpretati in questo modo. Dal punto di vista della ripresa della democrazia operaia in Rus- sia Pietroburgo già si è destata e ha occupato il suo glorioso posto. Il sud sta risvegliandosi, mentre Mosca-madre, con il resto del paese, ancora dorme. È ora che cominci a destarsi. L’arretratezza di tutta la zona moscovita è resa evidente dal con- fronto con le altre zone della provincia . Il sud è lontano da Pietrobur- go, molto piu lontano di quanto lo sia Mosca, eppure, nonostante vi sia un numero di operai di fabbrica minore che nella zona di Mo- sca, per il numero delle sottoscrizioni di gruppi operai supera que- st’ultima di quasi quattro volte. Da quanto si vede, Mosca ritarda persino rispetto agli Urali e alla regione del Volga, poiché il numero degli operai della città e della zona supera non di due ma di molte volte quello degli Urali e della regione del Volga. Eppure a Mosca e nella sua zona vi sono state in tutto 13 sottoscrizioni di gruppo, mentre negli Urali e nella regione del Volga ve ne sono state 6. Certo, l’arretratezza di Mosca e della sua zona è dovuta probabil- mente a due condizioni particolari. In primo luogo, ivi predomina l’industria tessile. E in questa la congiuntura, cioè le condizioni del mercato e la maggiore o minore ripresa della produzione, era peg- giore che nell’industria metallurgica, per esempio. I tessili hanno quindi partecipato in minor misura agli scioperi, hanno manifestato minore interesse per la politica e la democrazia operaia. In secondo luogo, nella zona di Mosca le fabbriche sono piu sparse in piccoli centri isolati, dove un giornale piu difficilmente penetra che non nelle grandi città. Comunque dai dati citati scaturisce un indubbio insegnamento. Deve essere prestata la piu grande attenzione alla diffusione del gior- nale a Mosca. È impossibile rassegnarsi all’arretratezza di quella città. Ogni operaio cosciente comprende che Pietroburgo senza Mosca è come una mano senza l’altra. A Mosca e nella sua zona è concentrata la massa prevalente degli 12; Astra khan, 4; Cernigov^ luzovka, 3; Minakovo, miniere eli Stcerbinovka e di Ry- kovski, Biclgorod, Jclisavetgrad, Jekaterinodar, Mariupol, 2; Nizne-Dnieprovsk, Na- khicevan. Zona di Mosca : Rodnìki, 2; Riazan, Tuia, 2; Biegetsk, 2, Nord'. Arcange- lo, 5; Vologdà. Occidente: Dvinsk, Vilna, Conici, Riga, Libava, Miìhlgraben. Uralix Perm, Kysctym, Miniar, Orenburg, Regione del Volgat Sormovo, Balakovo. Caucaso: Bakù, 2; Grozni, Tiflis. Siberia : Tiumen e BlagovestcensR. Finlandia : Helsingfors, I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO l8 3 operai di fabbrica e di officina della Russia. Nel 1905, per esempio, vi erano, secondo la statistica dello stesso governo, 567.000 operai di fab- brica e di officina, cioè più di un terzo del loro numero complessivo in tutta la Russia (1.660.000) e molti piu che nel distretto di Pietro- burgo (298.000). La zona di Mosca è perciò destinata ad essere al primo posto per il numero dei lettori e degli amici del giornale ope- raio, per il numero dei rappresentanti coscienti della democrazia operaia. Mosca dovrà certamente avere il suo quotidiano operaio. Per ora Pietroburgo deve aiutarla. I lettori della Pravda dovran- no dirsi e dire ai loro amici ogni mattina: «Operai, ricordate i moscoviti! ». Ili I dati citati devono attrarre la nostra attenzione anche da un punto di vista molto importante e praticamente attuale. Chiunque comprende che il giornale politico è una delle condizioni fondamen- tali perché qualsiasi classe della società moderna possa partecipare alla vita politica del paese in generale e prender parte a una campagna elettorale in particolare. Cosi, in generale anche agli operai occorre un giornale, e occorre loro in particolare per la campagna elettorale della IV Duma. Essi sanno benissimo che non possono attendersi nulla di buono né dalla III né dalla IV Duma; ma noi dobbiamo partecipare alle elezioni, in primo luogo, per raggruppare e educare politicamente le masse operaie durante le elezioni, quando la lotta fra i partiti e tutta la vita politica si ravvivano, quando le masse in un modo o nell’altro impa- rano la politica ; e, in secondo lungo, per far eleggere i nostri deputati operai alla Duma. Persino nella Duma piu nera, dominata netta- mente dai grandi proprietari fondiari, i deputati operai, se sono dei veri democratici operai, se sono in contatto con le masse e le masse imparano a dirigerli e a controllarli, hanno arrecato e possono arre- care non poco vantaggio alla causa operaia. Nella prima metà di quest’anno tutti i partiti politici in Russia hanno cominciato e, in sostanza, hanno già terminato ciò che si chiama mobilitazione preelettorale delle forze del partito. Mobilitazione: si tratta di un termine militare che significa mettere l’esercito in assetto 184 LENIN di guerra. Come, prima della guerra, si mette l’esercito in assetto di guerra, si richiamano le riserve, si distribuiscono le armi e le muni- zioni, cosi prima delle elezioni tutti i partiti fanno il bilancio del loro lavoro, confermano le loro decisioni sulle idee e parole d’ordine del partito, raccolgono le loro forze, si preparano alla lotta contro tutti gli altri partiti. Questo lavoro è, in sostanza, lo ripetiamo, già terminato. Alcune settimane ci separano ormai dalle elezioni; in questo periodo si pos- sono e si devono tendere tutte le proprie forze per aumentare la propria influenza sugli elettori, sulle masse, ma se lo stesso partito (il partito di ogni classe) non vi si è preparato sei mesi prima, più nulla ormai potrà venirgli in aiuto, e nelle elezioni già non con- terà nulla. Ecco perché i sei mesi compresi nella nostra statistica sono sei mesi di mobilitazione decisiva delle forze operaie prima delle ele- zioni della IV Duma. Questi sei mesi sono mesi di mobilitazione di tutte le forze della democrazia operaia e ovviamente non solo per la lotta elettorale; ma per ora ci soffermeremo soltanto su que- st’ultima. Qui sorge un problema, trattato recentemente dalla Nievsl^aia Zviezdà, n. 16, e dalla Pravda , n. 61. È il problema dei cosiddetti liquidatori, che pubblicano a Pietroburgo, dal gennaio di quest’anno, il Givoie Dielo e il Nievsfy Golos. Costoro, avendo i loro propri gior- nali, dicono che per l’« unità » della democrazia operaia nelle ele- zioni è necessario che si addivenga a un «accordo» con essi, i liqui- datori, minacciandoci, in caso contrario, con lo spauracchio delle « doppie candidature ». Questi tentativi di impaurirci hanno avuto finora, a quanto pare, ben poco successo. Ed è pienamente comprensibile. Come si può tener seriamente conto di uomini che hanno giustamente meritato l’appellativo di liquidatori e di promotori di una politica operaia liberale? Ma, forse, molti operai seguono tuttavia le opinioni errate, non socialdemocratiche del gruppo di questi intellettuali? Non occorre allora prestare una particolare attenzione a questi operai? Per ri- spondere a queste domande disponiamo oggi di dati oggettivi, ben noti e del tutto precisi. In tutta la prima metà di quest’anno i liqui- datori, com’è noto, hanno mostrato una particolare energia negli at- I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO 185 tacchi contro la Pravda , la Nievsl^aia Zviezdà e la Zviezdà c, in generale, contro tutti gli avversari dei liquidatori. Quali successi hanno essi ottenuto tra gli operai? Lo attestano le sottoscrizioni per un quotidiano operaio pubblicate dai giornali liquidatoristi Givoie Dtelo e Nievsfy Golos, Da molto tempo i liqui- datori hanno riconosciuto la necessità di un quotidiano, dal 1911 se non dal 1910, e hanno propagandato questa idea tra i loro soste- nitori. Dal febbraio di quest’anno il Givoie Dielo , che ha cominciato a uscire il 20 gennaio, ha iniziato la pubblicazione dei resoconti dei versamenti ricevuti a tale scopo. Distinguiamo tra queste sottoscrizioni (che hanno fruttato nella prima metà di quest’anno 139 rubli e 27 copecfie) quelle di gruppi operai , proprio come abbiamo fatto per i giornali non liquidatoristi. Tiriamo le somme di tutti i sedici numeri del Givoie Dielo e dei cinque numeri del Nievski Golos (il n. 6 è già uscito nel luglio), aggiungiamo persino le sottoscrizioni fatte per appoggiare lo stesso Givoie Dielo (benché dai giornali non liquidatori non abbiamo preso i dati relativi a simili sottoscrizioni). Otterremo i seguenti dati sul numero complessivo delle sottoscrizioni di gruppi operai in sei mesi: Numero delle sottoscrizioni di gruppi operai per un quotidiano operaio nella prima metà di quest’anno per i giornali non liquidatori per i giornali liquidatori Gennaio ! 4 0 Febbraio 18 0 Marzo 76 7 Aprile 227 8 Maggio 135 0 Giugno 34 0 Complessivamente 504 *5 Durante sei mesi un ci rcolo di liquidatori intellettuali è quindi riuscito con sforzi disperati ad avere, in tutto , 1 ’ a PP°gg io di 1 5 8 ru P~ pi operai\ Ci si può forse rappresentare una sconfitta piu completa dei liquidatori di quella da essi subita dal gennaio di quest’anno? Ci si i86 LENIN può forse rappresentare una dimostrazione più precisa del fatto che ci troviamo proprio in presenza di un circolo di liquidatori intellet- tuali, che è in grado di pubblicare una rivista e un giornale semili- berale, ma è assolutamente privo di un appoggio più o meno serio da parte /Iella massa proletaria? Eccovi ancora i dati, divisi per zona, delle sottoscrizioni di gruppi operai ricevute dai liquidatori: Numero delle sottoscrizioni di gruppi operai per un quotidiano operaio nella prima metà di quest'anno per i giornali peri giornali non liquidatori liquidatori Pietroburgo e dintorni 415 IO Sud 51 I Mosca e la sua zona 13 2 Nord e Occidente 12 I Urali e regione del Volga 6 0 Caucaso, Siberia e Finlandia 7 I Complessivamente 504 i5* Nel sud la sconfitta dei liquidatori, nel periodo di sei mesi, è dunque più grave che a Pietroburgo. Questi dati precisi della statistica operaia, che sono stati pubbli- cati apertamente durante sei mesi nei giornali di opposte tendenze, risolvono definitivamente il problema del « liquidatorismo ». Si pos- sono vituperare quanto si vuole gli avversari del liquidatorismo e calunniarli, ma i dati precisi sulle sottoscrizioni dei gruppi operai sono inconfutabili. È pienamente comprensibile adesso perché né la Nievsf^aia Zviezdà né la Pravda hanno preso sul serio la minaccia dei liquida- tori di presentare « doppie candidature ». Sarebbe stato ridicolo pren- dere sul serio le minacce di uomini che si sono rivelati, in sei mesi di lotta aperta, poco più di uno zero. Tutti i sostenitori del liquidato- rismo si sono uniti attorno al Givoie Dielo e al Nievskj Golos> e tutti insieme hanno attratto dalla loro parte, in sei mesi, quindici gruppi operai! • Mosca, 2; Nakhicevan, Novonikolaicvsk e Arcangelo, uno ciascuno. I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO 1 87 Il liquidatorismo è nulla nel movimento operaio; è forte sol- tanto fra gli intellettuali liberali. IV I dati sulle sottoscrizioni operaie di ogni tipo pubblicati sulla Frauda costituiscono, in genere, un materiale estremamente interes- sante. Abbiamo qui per la prima volta dati molto precisi sui piu diversi aspetti del movimento operaio e sulla vita dei democratici operai russi. Speriamo di ritornare ancora più volte sull’elabora- zione di tali dati. Ora, terminando la rassegna dei dati sulle sottoscrizioni dei gruppi operai per il quotidiano operaio, dobbiamo trarre una conclu- sione pratica. Gli operai, a gruppi, hanno fatto 504 versamenti alla Ztnezdà e alla Pravda per la loro stampa. Essi non perseguivano assoluta- mente altro scopo se non quello di creare e appoggiare la loro stam- pa operaia. Proprio per questo il semplice ed esatto compendio di questi dati offre un quadro eccellente della vita della democrazia operaia in Russia. Le monete da cinque e dieci copeche, messe insie- me e accompagnate da un biglietto: «Da un gruppo di operai, della tale fabbrica», ci hanno dato la possibilità di giudicare dello stato d’animo degli operai, della loro coscienza, della loro compattezza, del loro interesse per la causa operaia. Ecco perché si deve immancabilmente continuare, sviluppare, ampliare la consuetudine delle sottoscrizioni di gruppi operai, sorta nella ripresa dell’aprile e del maggio; e, naturalmente, sono altret- tanto necessari i resoconti delle sottoscrizioni che sempre sono stati pubblicati dalla Pravda . Sia dal punto di vista della stabilità della stampa operaia, sia dal punto di vista degli interessi della democrazia operaia questa consuetudine ha un’immensa importanza. Bisogna sviluppare la stampa operaia e renderla piu solida. Per farlo occorre denaro. Soltanto con sottoscrizioni permanenti e di massa tra gli operai sarà' possibile, con un lavoro tenace, ottenere un’impostazione soddisfacente dei giornali operai in Russia. In Ame- rica esiste un giornale operaio ( Appel to reason) che ha più di mezzo 1 88 LENIN milione di abbonati. Vale poco quell’operaio — diremmo parafra- sando un noto proverbio — che non spera di raggiungere e sorpas- sare il suo confratello americano. Ma quel che è molto, incomparabilmente piu importante non è il lato finanziario della questione, ma un altro. Mettiamo che cento operai dei diversi reparti di una fabbrica diano, il giorno di paga, una copeca ciascuno per il giornale operaio. Faranno in tutto due rubli al mese. Mettiamo, d’altra parte, che dieci operai i quali guada- gnano bene, incontrandosi casualmente, raccolgano in una sola volta dieci rubli. 1 primi due rubli hanno maggior valore degli altri dieci. La cosa è talmente chiara per ogni operaio che non occorre spiegarla lungamente. Bisogna che per ogni operaio diventi una consuetudine il ver- sare ogni giorno di paga una copeca per il giornale operaio. L’ab- bonamento al giornale venga pure quando sarà giunto il suo turno, versi pure piu di quanto ha versato sinora chi può farlo. Ma, oltre a questo, la cosa più importante è di stabilire e diffondere la consuetudine di dare « una copeca per il giornale operaio », Tutta l’importanza di queste sottoscrizioni sta nel farle rego- larmente ogni giorno di paga, senza interruzioni, e nel far si che un numero sempre maggiore di operai partecipi a queste raccolte per- manenti. I resoconti potrebbero essere pubblicati semplicemente cosi: « tante copeche », e ciò significherebbe che tanti operai di una deter- minata fabbrica hanno fatto il loro versamento per il giornale ope- raio; e poi, se vi fossero versamenti maggiori, si potrebbe dire; « inol- tre tanti operai hanno versato tanto». Se si stabilirà la consuetudine di dare una copeca per il giornale operaio , gli operai russi porranno il loro giornale* all’altezza dovuta. 11 giornale operaio deve offrire più materiale e materiale sempre più vario, supplementi domenicali, ecc., deve avere i suoi corrispondenti sia alla Duma, sia in tutte le città della Russia, sia nelle più grandi città all’estero. Deve costantemente svilupparsi e migliorarsi; e ciò è impossibile senza sottoscrizioni permanenti fatte da un numero quanto possibile più alto di operai per il loro organo di stampa. Un compendio mensile dei dati sulla copeca operaia dimostrerà a tutti come gli operai di tutti gli angoli della Russia si scrollano di dosso l'indifferenza e la sonnolenza, come si risvegliano a una sen- I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO 189 sata vita civile, non nel senso ufficiale né nel senso liberale del ter- mine. Si potrà vedere chiaramente come aumenta Tinteresse per Ja democrazia operaia, come si avvicina il giorno in cui anche Mosca e tutte le grandi città fonderanno i loro giornali operai. Ne abbiamo abbastanza del dominio della KopeiJ^a borghese! Ha abbastanza regnato il giornale mercantesco, privo di principi. Gli operai di Pietroburgo hanno mostrato in un semestre quale immenso successo possono conseguire le sottoscrizioni collettive degli operai. Che il loro esempio, la loro iniziativa non siano vani. Si svi- luppi e si consolidi la consuetudine di versare una copeca operaia per il giornale operaio ! Scritto tra il 12 e il 14 (25-27) luglio 1912. Pravda, nn. 78, 79. 80 e 8i, 29 c 31 luglio, i° c 2 agosto 1912. Firmato: « Lo statistico ». LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR* I compagni tedeschi devono spesso leggere informazioni sulla lotta accanita e sui dissensi fondamentali esistenti airinterno del POSDR. Purtroppo le informazioni provengono da singoli gruppi di emigrati; nella maggioranza dei casi sono fornite da uomini i quali o non sanno assolutamente nulla della reale situazione in Rus- sia in quel determinato momento o vogliono scientemente indurre in errore i compagni tedeschi con un unilaterale chiarimento politico di partito. Ognuno di questi gruppi di emigrati rappresenta la sua propria «tendenza» e in realtà è costituito da persone che hanno perso tutti i contatti reali con il partito operaio russo che conduce la lotta, o non ne hanno assolutamente mai avuti. Uno di questi « in- formatori » è riuscito, purtroppo, a guadagnarsi la fiducia del Vor- warts. In parecchi articoli l’organo centrale del Partito operaio social- democratico tedesco ha permesso che un torrente di calunnie contro il partito russo si riversasse dalla penna di questo informatore, calun- nie provenienti da fonti sedicenti «obiettive». In realtà queste fonti erano del tutto « soggettive », del tutto false. Poiché il Vorwdrts non ha pubblicato la nostra rettifica, basata sui fatti , siamo stati costretti a pubblicare un opuscolo intitolato L’a- nonimo del «Vorwdrts » e la situazione nel POSDR che è uscito con una tiratura di qualche centinaio di copie ed è stato inviato alle istanze direttive di tutte le organizzazioni tedesche di partito di una qualche importanza e alle redazioni dei piu importanti organi di stampa del partito. Contro il materiale, basato sui fatti, di questo opuscolo il Vor- wdrts non ha potuto muovere nessuna obiezione e Tha cosi tacita- mente accettato. LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR 19-1 Per dare ai nostri compagni del partito tedesco la possibilità di giudicare Tattendibilità di alcune informazioni a loro pervenute riportiamo qui la lettera che il CC del POSDR ha inviato alla Dire- zione del partito socialdemocratico tedesco. 1 lettoni hanno proposto alla Direzione di organizzare una riunione di undici «centri» per discutere sul sostegno materiale della campagna elettorale, dopo di che la stessa Direzione ha chiesto a questi centri qual era la loro po- sizione su questo problema. Questa lettera è la risposta del CC, ed è di questo tenore: ALLA DIREZIONE DEL PARTITO SOCIALDEMOCRATICO TEDESCO Cari cpmpagni, abbiamo ultimamente ricevuto copia della lettera che il Comitato estero della socialdemocrazia lettone vi ha inviato il 24 giugno. Ci sembrava inutile spiegarvi lo strano progetto di questi lettoni perché pensavamo che nessuna persona bene informata lo avrebbe preso in considerazione. Tuttavia dalla vostra lettera apprendiamo con me- raviglia che avete intenzione di accettarlo. Siamo perciò costretti ad elevare la piu energica protesta. Obiettivamente, la Direzione cerca di favorire il tentativo di scissione nel nostro partito (Partito operaio socialdemocratico di Russia) e la formazione di un nuovo partito, a noi ostile. È un fatto che non ha precedenti neirinternazionalc. Spiegheremo particolareggiatamente ai compagni tedeschi questa nostra affermazione. ha situazione nel POSDR dopo il gennaio lysz Nel gennaio di quest’anno si riunì la Conferenza del POSDR, alla quale parteciparono i delegati delle organizzazioni di Pietrobur- go, di Mosca, della regione di Mosca, di Kazan, di Saratov, di Tiflis, # La lettera viene qui riportata con alcune modificazioni stilistiche. l 9 2 LENIN di Baku, di Nikolaiev, di Kiev, di Iekaterinoslav, di Vilna e di Dvinsk. La conferenza ricostituì il partito, elesse un nuovo Comita- to centrale in sostituzione di quello distrutto dai liquidatori e fu co- stretta a dichiarare questi ultimi fuori del partito (cfr. l’opuscolo : L'anonimo del « V orwàrts » e la situazione nel Partito operaio so- cialdemocratico russo che fu inviato alla Direzione. In quest’opu- scolo sono menzionate le proteste dei liquidatori, delle organizzazio- ni nazionali dei polacchi, dei lettoni, del Bund e dei gruppi dell’emi- grazione). In gennaio ebbe luogo anche un convegno che costituì un comi- tato d’organizzazione incaricato di convocare una nuova conferenza, la « conferenza generale del partito » come la chiamavano ì liquida- tori e i loro amici. Nella lettera alla Direzione, in data 24 giugno, i lettoni afferma- vano che il «comitato d’organizzazione» era formato dalle seguenti organizzazioni e correnti: il Bund, i socialdemocratici lettoni, il Comitato regionale del Caucaso, i menscevichi del Golos Sotsial-Dem- oì^rata, la Frauda di Vienna e il gruppo « Vperiod ». Abbiamo quindi : da una parte il Comitato centrale del POSDR, eletto alla conferenza da organizzazioni russe, cioè da organizzazioni che lavorano in Russia (gli avversari la chiamano la corrente lenini- sta), e dall’altra il comitato d’organizzazione che promette di con- vocare una conferenza «generale» del partito. Quale atteggiamento hanno verso il cosiddetto comitato d'organiz- zazione i socialdemocratici russi che ancor oggi sono rimasti neutrali? Il più noto dei menscevichi, Plekhanov, che aveva vigorosa- mente lottato contro il tentativo dei liquidatori di distruggere il partito, benché invitato, non venne alla conferenza del gennaio. Nel- l’aprile pubblicò la corrispondenza scambiata con i rappresentanti del comitato d’organizzazione, (cfr. il suo Dnievni\ Sotsial-Demo - forata, n. 16). Plekhanov rifiutò di far parte del cosiddetto comitato d’organiz- zazione affermando che il Bund non voleva convocare una confe- renza delle organizzazioni esistenti, ma una conferenza « costi- tuente*, la quale , cioè, aveva lo scopo di fondare un nuovo partito. LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR 193 I cosiddetti gruppi di iniziativa, i soli che in realtà sostengano il comitato d’organizzazione, sono, secondo quanto afferma Plekha- nov, gruppi liquidatoristi, fuori del partito, che vogliono costituire un nuovo partito. «Sono i liquidatori che convocano la nuova con- ferenza», scrisse Plekhanov nelFaprile. Nel mese di luglio è comparso il n. 3 del Usto\ del comitato d’organizzazione, che non contiene una parola, neppure una parola, per smentire Plekhanov. Ci si può dunque render conto del modo in cui i lettoni informano la Direzione, essi che si lagnano perche il CC «leninista» non risponde alle lettere del comitato d’organizzazione. C’è forse da meravigliarsi se il CC del partito, del vecchio partito, non ha risposto a coloro i quali, secondo Plekhanov, che è rimasto fino ad oggi neutrale, creano .un nuovo partito? Il comitato d’organizzazione deve innanzi tutto provare a Ple- khanov — il quale è neutrale — che esso non crea nessun nuovo par- tito e non liquida il vecchio partito. Rivolgendosi alla Direzione il 24 giugno, dopo la lotta che, per sei mesi, è stata condotta contro il partito dal comitato d’organizza- zione liquidatore, i lettoni, che fanno parte di questo comitato, a- vrebbero dovuto esporre, con la scorta di fatti e di documenti, i risul- tati della lotta. Invece mostrano alla Direzione i villaggi di Potiomfyn dei liquidatori . I lettoni hanno proposto alla Direzione di convocare undici cen- tri «organizzativi» delle organizzazioni e delle frazioni della so- cialdemocrazia russa. Cosi, testualmente (cfr. la lettera dei lettoni inviata il 7 luglio [24 giugno] alla Direzione, p. 4). Fino ad oggi in tutti i paesi del mondo i partiti erano costituiti da organizzazioni locali unite da un’istanza centrale. Ma i liquida- tori russi e lettoni, nel 1912, hanno fatto una grande scoperta. D’ora innanzi si può creare un partito con « dei centri, delle organizzazio- ni e delle frazioni ». Tra gli undici centri organizzativi, organizzazioni e frazioni della nuova geometria elettorale dei lettoni-liquidatori, si trovano: i) il comitato d’organizzazione; 2) le sei frazioni o organizzazioni o centri che concorrono a formare il comitato d'organizzazione. La lettera dei lettoni specifica chiaramente: «I centri indicati dal n. 2 al n. 7 incluso costituiscono il comitato d’organizzazione ». Risulta cosi che gruppi di intellettuali, che vogliono liquidare il *94 LENIN partito, ricevono un triplice diritto di voto come l’aristocrazia in pic- cole località remote: 1) il Comitato regionale del Caucaso è un’organizzazione fit- tizia; 2) è rappresentato anche dal Golos di Parigi, sebbene questo giornale non abbia un suo mandato permanente; 3) è rappresentato anche dal comitato d’organizzazione. Affermiamo che gli operai russi respingeranno con sdegno e di- sprezzo l’idea di discutere la questione delle doppie candidature, e cioè il tentativo dei liquidatori i quali, in unione con gruppi impo- tenti deH’emigrazione, cercano di provocare la scissione, tanto piu che questi gruppi rappresentano solamente degli intellettuali disor- ganizzatori. Affermiamo in modo categorico che negli ultimi sei mesi asso- lutamente nessun gruppo dell’emigrazione, tra quelli che hanno lot- tato contro il partito, ha ricevuto un mandato da una qualsiasi orga- nizzazione russa per pubblicare il proprio organo 0 i propri manife- stini. I lettoni vogliono dimostrare il contrario alla Direzione: e al- lora mostrino nella stampa russa l’esistenza di almeno un mandato simile ricevuto prima del 22 luglio. 11 Golos Sotsial-DemoJ^rata non è l’organo di nessuna organizza- zione russa. Neppure la Frauda viennese di Trotski è l’organo di un’organiz- zazione russa. Tre anni fa la Frauda fu l’organo della « Spilla» (Russia meridionale), ma la « Spilla » ha già da molto tempo an- nullato il suo mandato. Né il « Vperiod », né Plekhanov, né i « bolscevichi partitisti » pubblicano giornali che siano organi di partito di una organizzazio- ne russa. È molto facile richiamarsi a gruppi che in realtà non esistono, e non è difficile pubblicare corrispondenze che «attestino simpatia». Ma per pubblicare almeno durante sei mesi un giornale di organiz- zazioni che lavorano in Russia è necessario che esistano delle rela- zioni permanenti, è necessario godere della completa fiducia delle masse operaie locali, è necessaria l’unità sulle concezioni tattiche, e tutto ciò può essere soltanto il risultato di un lungo lavoro comune. Tutto questo manca ai minuscoli gruppi deH’emigrazione mobilitati contro il partito dai disorganizzatori lettoni e bundisti. la situazione attuale nel posdr 195 Quanto al Partito socialista polacco diremo due parole: esso non è uri organizzazione socialdemocratica . Non ha mai fatto parte del POSDR. Non vi è che un motivo per farvelo entrare: esso « promet- te » di diventare socialdemocratico e di aderire ai liquidatori! Per i disorganizzatori e gli amatori di scissioni questo indubbiamente basta! Se si intende far partecipare alle discussioni generali il Par- tito socialista polacco, perche non farlo anche per i socialisti-rivolu- zionari che partecipano alle elezioni alla Duma, per i socialisti-sioni- sti, per TUnione socialista-rivoluzionaria lettone e per altre ■ 196 LENIN punto i soli socialdemocratici russi legali i quali, ovunque si trovino nel paese, formano l’unica organizzazione ufficiale. Tutti i liquidatori detestano quel gruppo. I giornali dei liquidatori (Nascia Zarià) lo coprono di ingiurie e di insinuazioni, tutti i disor- ganizzatori neiremigrazione lo calunniano. Perché? Perché la mag- gioranza del gruppo, nel quale hanno sempre predominato i mensce- vichi partitisti, ha sempre combattuto vigorosamente i liquidatori e a Pietroburgo ha contribuito a renderli assolutamente impotenti Nell’opuscolo intitolato: L' anonimo ecc, abbiamo reso pubblico un fatto importante. Nessuno ha potuto muovere una sola obiezione. Soltanto due membri del gruppo sono collaboratori permanenti dei giornali liquidatoristi. Otto membri del gruppo sono collaboratori permanenti dei giornali antiliquidatoristi * I lettoni e Trotski propongono alla Direzione di escludere dalla conferenza il solo raggruppamento rappresentante tutta la Russia che abbia conservato l’unità! Anche ammettendo che i lettoni si siano in- gannati, ignorando il 24 giugno ciò che tutti gli operai russi sapevano, perché per tutto un mese, fino al 22 luglio, non si sono preoccupati di correggere Terrore? Certi errori sono molto utili a chi li commette. Lo scopo dei lettoni e dei liquidatori, che hanno ingannato la Direzione, è di imporre, contro la maggioranza del partito in Russia, contro la maggioranza del gruppo socialdemocratico alla Duma, can- didature di liquidatori creando un blocco di gruppi esteri fittizi e di ottenere, con l’inganno, aiuti finanziari dai compagni tedeschi. Tale è, in breve, il significato dei lunghi discorsi (dei lettoni, dei bundisti, di Trotski e soci). Ma questa truffa non rimarrà impunita. Dati ufficialmente controllabili sull influenza dei liquidatori in con- fronto deirinfluenza del partito Ogni persona ragionevole si rende conto che le frasi sulle « orga- nizzazioni » segrete fittizie che simpatizzerebbero per i liquidatori non meritano il benché minimo credito. Affermiamo che tutte le organizzazioni dei liquidatori in Rus- sia sono fittizie. A chi non ha informazioni personali ed esatte sulla situazione la situazione attuale nel posdr *97 nei circoli socialdemocratici russi riuscirebbe molto difficile stabilire la verità. Ma tutti possono accertarla esaminando i documenti e cer- cando di comprenderne il significato anziché fidarsi delle parole. 11 primo fatto controllabile — e universalmente noto — l’abbiamo se- gnalato: è la ripartizione delle forze tra i liquidatori e gli antiliqui- datori nel gruppo socialdemocratico della Duma. Ma oggi, dopo la lotta che per sei mesi i liquidatori hanno con- dotto contro il partito, esistono altri fatti assolutamente oggettivi e piu convincenti ancora. Nella loro lettera del 24 giugno (pp. 5 e 6) i lettoni menzionano i giornali marxisti legali esistenti a Pietroburgo, citando il Givoie Dielo e il Ntevsfy Goios di tendenza menscevica (tendenza del Go- los S ot sial -D e m oprata ) ed opponendo a questi giornali Zvtezdà e Pravda di Pietroburgo (non confondere quest’ultima con la Pravda liquidatorista pubblicata da Trotski a Vienna), i quali, come essi di- cono, « sono nelle mani e sotto la direzione del gruppo di Lenin ». Quest’affermazione, per sbagliata che sia, basta a dimostrare che i lettoni, senza volerlo, hanno citato un fatto serio contro i li- quidatori. Se il « partito legale » non è che una vuota frase liberale impie- gata dai liquidatori, Cattività legale nella Duma e nella stampa è il campo principale della propaganda marxista. Qui e solamente qui si possono trovare fatti che provino in modo oggettivo la forza dei li- quidatori e quella dei loro avversari. Non esistono altri giornali politici per tutta la Russia oltre a quelli indicati dai lettoni. 1 liquidatori hanno il Givoie Dielo ed il Nievskj Golos, gli antiliquidatori la Zviezdà> chiamata più tardi Niev- skaia Zviezdà y e la Pravda (di Pietroburgo). Non vi sono altre ten- denze né altre frazioni russe, sia nella stampa che nell’arena sociale di massa; tutti i gruppi della emigrazione indicati dai lettoni sono un bello zero. Ecco il risultato dell’attività delle due tendenze nel corso dì sei mesi. Durante sei mesi (dal gennaio al giugno di quest’anno), tutti i partiti russi hanno cominciato e terminato i loro preparativi per le elezioni, dalle quali ci separano ormai non più di sei od otto settima- ne. Le liste elettorali sono già in maggioranza compilate. A dire il 198 LENIN vero, il risultato delle elezioni è fin da ora determinato grazie ai preparativi di questi sei mesi. Per i liquidatori si sono pronunciate le organizzazioni elencate nei punti 1-7 della lettera dei lettoni (il comitato d’organizzazione, il Bund, la socialdemocrazia lettone, il Golos, la Pravda di Vienna, il Comitato regionale del Caucaso, il Vpertod). Per gli antiliquidato- ri si è pronunciato il CC, che ha raccolto intorno a sé le organizzazio- ni russe, e cioè le organizzazioni che lavorano in Russia (la sola «tendenza leninista», stando a quel che dicono i liquidatori). Vediamo che cosa hanno fatto gli uni e gli altri. I liquidatori hanno pubblicato a Pietroburgo, dal i° gennaio al 30 giugno, 16 numeri del giornale Givoie Dielo e 5 numeri del gior- nale Nievsfy Golos . In tutto 21 numeri. Nello stesso periodo gli antiliquidatori hanno pubblicato 33 nu- meri del giornale Zviezdà , 14 numeri del giornale Nievs^ata Zviezdà e 53 numeri del giornale Pravda. In tutto 100 numeri. 21 contro 100. Tale è il rapporto delle forze tra \ liquidatori e il partito in Rus- sia. I dati relativi ai giornali non sono segreti; si possono stabilire colle prove alla mano. Si possono verificare. Vediamo adesso la tiratura dei giornali, I lettoni affermano che i liquidatori tiravano 30.000 copie. Ammettiamo che non sia esage- rato. Una persona, che il compagno Haase ed altri compagni hanno conosciuto, ha detto alla Direzione che gli antiliquidatori tiravano 60.000 copie. Questo riduce l’influenza dei liquidatori rispetto a quel- la del partito a un rapporto di uno a dieci. Se le informazioni relative alla tiratura dei giornali non sono pubblicate e possono sembrare esagerate, ne sono però state pub- blicate altre più importanti e più convincenti. Queste sono precisamente le informazioni sui legami dei liqui- datori e del partito con le masse operaie in Russia. Dati chiari c controllabili sui contatti dei liquidatori e del partito con le masse operaie russe 1 dati sui numeri usciti e sulla tiratura dei vari giornali non pro- vano ancora la superiorità del partito sui liquidatori. I giornali pos- LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR 199 sono anche essere pubblicati da piccoli gruppi di intellettuali liberali. Ogni giornale che si affermi « amico degli operai * o anche qualun- que giornale liberale di tendenza radicale troverà sempre molti let- tori in Russia. Oltre che dagli operai, questi giornali saranno letti dai liberali e dai democratici piccolo-borghesi. Esistono invece fatti che indicano in modo molto piu semplice e molto piu chiaro i contatti dei liquidatori e del partito con le masse operaie russe. Si tratta dei dati sui mezzi finanziari necessari per garantire resistenza della stampa operaia. Già da molto tempo si fa l’agitazione fra gli operai russi sulla necessità di raccogliere fondi per la pubblicazione di un quotidiano operaio in Russia. Tutti si rendevano conto che senza un quotidiano operaio la partecipazione alle elezioni sarebbe stata quasi fittizia. 11 giornale è lo strumento principale della campagna elettorale, il prin- cipale mezzo per fare dell’agitazione marxista fra le masse. Dove prendere il denaro per la pubblicazione di un giornale? Bisogna organizzare sottoscrizioni tra gli operai. Le somme raccolte formano un fondo e mostrano la forza delFinfluenza di questo o quel gruppo, mostrano il prestigio del gruppo, la fiducia di cui gode fra gli operai, la sua influenza reale sulle masse proletarie. Le sottoscrizioni per un giornale operaio sono cominciate a Pie- troburgo all’inizio di quest’anno. Sei mesi — dal i° gennaio al 30 giugno — sono un periodo abbastanza lungo. I dati relativi al- le sottoscrizioni sono stati pubblicati in tutti i giornali, sia liquidatori- sti che antiliquidatoristi, summenzionati. Le deduzioni che si traggono da questi dati semestrali rappre- sentano il miglior materiale per dare un giudizio chiaro, completo, obiettivo e definitivo sul rapporto tra le forze dei liquidatori e quelle del partito in Russia. Perciò abbiamo riportato in appendice la tradu- zione completa di tutti i resoconti finanziari delle sottoscrizioni fatte in questo semestre per il quotidiano operaio, prese da quasi tutti i giornali sunnominati. Qui riportiamo soltanto le cifre globali. Durante questi sei mesi, i giornali antiliquidatoristi hanno pub- blicato i resoconti riguardanti 504 sottoscrizioni raccolte tra gruppi operai, sottoscrizioni cioè di cui si conosce il nome del gruppo opera- 200 LENIN io che ne è stato Tiniziatore. Tali sottoscrizioni furono fatte in 50 città e sobborghi industriali della Russia. Durante gli stessi sei mesi — dal i° gennaio al 30 giugno — i giornali liquidatoristi hanno pubblicato i resoconti su quindici sotto- scrizioni fatte tra gruppi operai. Queste sottoscrizioni sono state effettuate in cinque città russe.* Sottoscrizioni fra gruppi operai per la fondazione di un quotidiano operaio dal 1* gennaio al 30 giugno 1912. Nei giornali Nei giornali liquidatoristi antiliquidatorisù Gennaio 0 M Febbraio 0 18 Marzo 7 76 Aprile 8 227 Maggio 0 i 35 Giugno 0 34 15 504 Ripartizione secondo le principali regioni della Russia Nei giornali Nei giornali liquidatoristi a nti liquidatoristi Pietroburgo IO 4 J 5 Russia meridionale I 5 i Mosca 2 13 Nord e occidente della Russia I 12 Urali c Volga 0 6 Caucaso, Siberia, Finlandia 1 7 *5 5°4 • Nonostante i pettegolezzi dei liquidatori, proprio tali sottoscrizioni, che am- montano complessivamente a piu di 12.000 marchi, aggiunte airaiuto che i com- pagni tedeschi già ci avevano dato, hanno costituito il fondo iniziale per la nostra stampa socialdemocratica in Russia. La traduzione completa, menzionata nel testo, di tutti i resoconti finanziari pubblicati dai vari giornali socialdemocratici durante -questi sei mesi b stata inviata alla Direzione, alla Commissione di controllo e a Bebel. la situazione attuale nel posdr 201 Dopo sei mesi di lotta contro il partito ì liquidatori sono stati completamente battuti. I liquidatori non hanno nessuna forza nel movimento operaio socialdemocratico russo. Ciò è provato dai dati surriferiti che tutti possono controllare. Ad onta della millanteria di Trotski e dei conci- liatori, sono questi i dati pubblicati in Russia per un periodo di sei mesi. Notiamo che Trotski è un collaboratore del Zivoie Dìelo. Inol- tre, gli stessi lettoni, nella loro lettera del 24 giugno, riconoscono che tutti i sei gruppi, compresi Trotski, il Golos menscevico, i dirigenti del Zivoie Dìelo e del Nìevsk} Golos costituiscono il cosiddetto comi- tato di organizzazione. I nostri dati provano quindi che non solo i liquidatori, ma tutti i loro amici che si danno tante arie airestero, contano uno zero nel movimento operaio socialdemocratico in Russia. Ai liquidatori aderisce in media un gruppo su tredici di operai russi. Ecco gli indirizzi e le date di pubblicazione dei giornali social- democratici a Pietroburgo. Liquidatori 1. Zivoie D*elo: Pietroburgo, Bolsciaia Moskovskaia, 16. Il primo numero è uscito il 20 gennaio; il n. 16 ed ultimo il 18 aprile 1912 (sospeso). 2. Nievsl^i Golos : Pietroburgo, Kolokolnaia, 3. Il primo numero è uscito il 20 maggio; il n. 5 il 28 giugno 1912 (esiste ancora oggi, 29 luglio 1912). Antiliquidatori 3. Zviezdà: Pietroburgo, Raziezgiaia, io, appartamento 14. Il primo numero (37) è uscito il 6 gennaio; il n. 33 (69) il 22 aprile 1912 (sospeso). 4. Ntevs^aia Zviezdà : Pietroburgo, Nikolaievskaia, 33, apparta- mento 57. Il primo numero è uscito il 26 febbraio; il n. 2 il 3 maggio; il n. 14 il 24 giugno 1912 (esiste ancora oggi). 5. Pravda : Pietroburgo, Nikolaievskaia, 37, appartamento 18. 11 primo numero è uscito il 22 aprile 1912; il n. 53 il 30 giugno 1912 (esiste ancora oggi). 202 LENIN Conclusione Per le prossime elezioni alla Duma, i candidati del POSDR sono proposti dalle organizzazioni locali del partito senza distinzione di opinioni e di tendenza; la minoranza degli operai socialdemocratici deve sottomettersi dappertutto alla maggioranza. Le doppie candidature di cui si è tanto parlato sono un semplice assurdo che serve solo a spaventare i compagni stranieri e a spremere denaro. Non ci mancherebbe altro che le dieci famose «tendenze» voles- sero spaventare i compagni stranieri con dieci candidature e doman- dassero loro del denaro per ognuna di esse. Non vi saranno affatto doppie candidature. I liquidatori sono cosi deboli che non potranno presentare secondi candidati. Noi non conduciamo nessuna trattativa col gruppetto di liquidatori che hanno tradito il partito. Il CC in Russia e le organizzazioni locali non ten- gono in nessun conto i liquidatori. Osservate per esempio gli ultimi avvenimenti di Pietroburgo. I liquidatori hanno pubblicato sul Niev- s\i Golos (n. 6) che partecipavano a riunioni per la campagna elet- torale. La Nievs\aia Zviezdà (n. 16) e la Pravda (n. 61) del 21 e 23 luglio hanno comunicato che non avevano inviato loro rappresentanti alla riunione. Inoltre uno dei partecipanti alla riunione ha scritto nella Nievsì^aia Zviezdà che in tutta la Russia gli operai applicheran- no le risoluzioni della conferenza di gennaio del POSDR. « L’unificazione delle diverse tendenze — ha scritto riferendosi ai liquidatori — è assolutamente impossibile nella campagna elettorale socialdemocratica» {Niev sfiata Zviezdà y n. 16, 8 [21] luglio 1912). Anche se 1 liquidatori riceveranno aiuti finanziari, non conqui- steranno la simpatia degli operai russi. Ma è ovvio che con il denaro della Direzione potranno presentare in varie località una seconda candidatura fittizia. In questo caso la responsabilità per tali candida- ture, che saranno di fatto candidature della Direzione tedesca, ricadrà naturalmente sulla Direzione stessa. Il denaro che sarà dato ai liqui- datori servirà per fondare un giornale liquidatorista concorrente poi- ché i liquidatori non hanno un quotidiano . Tale denaro sarà impie- gato per organizzare la scissione da coloro che nel corso di una lunga la situazione attuale nel posdr 203 lotta hanno dimostrato la loro nullità. Il denaro sarà utilizzato per viaggi , ecc ., allo scopo di fondare un nuovo partito. Se la Di- rezione vuole in un modo o nell’altro aiutare i liquidatori, questo ci costringerà, nonostante tutto il rispetto che abbiamo per il partito fratello tedesco, a ricorrere airinternazionale. Dimostreremo con 1 documenti al Congresso internazionale di Vienna” che la Direzione, concedendo aiuti finanziari, ha voluto sostenere la scissione nel nostro partito, dar vita alle doppie candidature e galvanizzare il cadavere dei liquidatori sconfitti. Se i compagni tedeschi vogliono dare il loro aiuto al POSDR devono consegnare il denaro al CC del vecchio par- tito e non a coloro che organizzano un nuovo partito. // Comitato centrale del Partito operaio socialdemocratico di Russia Dopo aver rinunciato alla conferenza progettata, la Direzione ci ha fatto sapere che « non può dare denaro a nessuno dei gruppi del partito russo per la lotta elettorale fino a quando non ci [alla Direzione] sarà designata da tutti, concordemente, l'istanza che gode la fiducia generale ed ha il mandato di ricevere il denaro e di ripar- tirlo ». Questa apparente neutralità della Direzione si riduce in realtà al rifiuto di ogni aiuto al partito operaio russo a causa delle calunnie lanciate da piccoli gruppi deiremigrazione e dalla « conferenza » dei liquidatori. Per completare la nostra esposizione riteniamo doveroso aggiun- gere quanto segue. I giornali legali russi che si ispirano al marxismo costituiscono in questo momento, per le masse operaie socialdemocratiche della Russia, il principale strumento legale per il lavoro di propaganda e di agitazione del partito. Quanto ai giornali che si pubblicano all’estero e che sono proibiti in Russia, essi non possono pretendere di avere, sostanzialmente , lo stesso peso dei giornali succitati, benché la loro importanza ideologica sia certamente grandissima per chiarire le questioni teo- riche del movimento. Si sa con quanta facilità, e talvolta leggerezza, questi giornali sono fondati da piccoli gruppi di emigrati russi disse- 20 ^ LENIN minati allestero. Essi vivacchiano fra quei gruppi e non giungono quasi mai tra le mani dei membri del partito in Russia. In sostanza non si può pretendere che esercitino un’influenza più o meno note- vole sulla vita del partito in Russia. Dopo la lotta di sei mesi (gennaio-giugno) condotta dai giornali antiliquidatoristi, il solo organo dei liquidatori è ;1 Nievsfy Golos. Questo giornale, in quanto organo politico, ha quasi cessato di esi- stere. Durante un mese e mezzo (dal giugno alla metà deiragosto) ha pubblicato solo due numeri (il 6 ed il 7 ). È evidente che nessuno di tali giornali, date le feroci persecuzioni poliziesche di cui sono oggetto in Russia tutti i giornali operai e molti giornali liberali del tutto moderati, potrebbe resistere senza trarre le forze per la sua esi- stenza da uno stretto contatto con le masse operaie. I giornali operai che in questo momento hanno una grande in- fluenza politica ed un valore di attualità immediata sono: il settima- nale Nievskaia Zviezdà ed il quotidiano Pravda. Tutti e due si pub- blicano a Pietroburgo. I nostri avversari politici tra i socialdemocratici lettoni li hanno battezzati con il nome spregiativo di organi del «gruppo leninista». I dati oggettivi succitati, e che possono essere sempre controllati, mostrano chiaramente ai nostri compagni tedeschi che in realtà «il gruppo leninista» comprende la grandissima mag- gioranza degli operai socialdemocratici russi. È quindi pienamente comprensibile che tutte le notizie prove- nienti dal campo dei liquidatori e dai gruppi e gruppetti loro sim- patizzanti non meritano la benché mìnima fiducia. Tutte le voci diffuse da tali gruppetti e dai socialdemocratici ebrei (Bund) e let- toni, che non hanno più alcun contatto diretto con il movimento russo , e relative alla conferenza generale di tutte le «tendenze»* 1 , convocata o che «si dovrebbe» convocare, sono puramente e sempli- cemente fantastiche. Una simile conferenza, anche se si riunisse real- mente, non potrebbe avere nella lotta del proletariato russo il minimo valore reale. In fondo, se volessimo permetterci di esprimerci brutal- mente almeno una volta, diremmo che si tratta di una volgare truffa. Per far comprendere ancora piu chiaramente ai nostri compagni tedeschi i fatti che si riferiscono a questa questione e che hanno un’importanza politica incontestabile, riproduciamo per concludere alcuni estratti dell’articolo di Axelrod, uno dei liquidatori, pubbli- cato neirultimo fascicolo della rivista mensile N ascia Zarià. LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR 205 Ecco quanto scrive Axelrod: « L’idea di un giornale socialdemocratico ... ” non di frazione ” è attualmente un’utopia e, per di più, un’utopia che è... in netto contrasto ... con gli interessi dello sviluppo politico del partito... Da noi, si può dire, non esistono frazioni con una struttura organizzativa; esistono, in- vece, vari circoli e gruppetti di cui gli uni professano opinioni politiche, tattiche e organizzative più o meno precise e gli altri oscillano da una parte all’altra e danno fastidio ai primi... Il punto cruciale e la causa principale dei dissensi sono, da una parte, il diverso atteggiamento dei vari circoli di partito verso il nuovo movimento socialdemocratico ope- raio legale, e, dall’altra, i dissensi di fondo sulla concezione dei compiti politici immediati e della tattica della socialdemocrazia russa. I problemi di questa e quella categoria diventano appunto oggi.., particolarmente scottanti, particolarmente attuali... è su questi problemi che la socialde- mocrazia russa si è scissa in due campi principali. Ci si chiede: potrà il giornale operaio progettato [da alcuni operai di Pietroburgo e da molti intellettuali deH’emigrazione] assumere una posizione neutrale tra questi due campi opposti, e, in linea di principio, è ammissibile que- sta posizione? Evidentemente, no... Parlare, con la situazione che c’è nel partito, del ” non frazionismo ” come unico mezzo di salvezza, significa... ingannare se stessi e gli altri sulla vera situazione della social- democrazia... Il costituirsi in una frazione compatta è addirittura un dovere, è un compito inderogabile dei fautori della riforma del partito o, meglio, della rivoluzione [nel partito] ». Le ultime parole di Axelrod alludono evidentemente ai liquida- tori. Non possiamo che raccomandare ai nostri compagni tedeschi — se si parla loro di « non frazionismo » o di una conferenza non di frazione, alla quale parteciperebbero anche i liquidatori — la tradu- zione integrale del succitato articolo di Axelrod, che permetterà alla stampa socialdemocratica tedesca di orientarsi meglio. Allora, essi potranno rendersi conto dell’attendibilità di certe storielle. ha redazione del Sotsial-Demokrat, organo centrale del POSDR 20Ó LENIN Riservato ! Soltanto per i membri organizzati del partito social- democratico! Proscritto all'opuscolo " La situazione attuale nel POSDR ’’ Oggi, 15 settembre, abbiamo ricevuto, attraverso Parigi, la se- guente lettera della Direzione, che deve dimostrare in modo parti- colarmente evidente ai compagni tedeschi quanto avevamo ragione quando abbiamo protestato contro gli « informatori * privati, irre- sponsabili, della Direzione, i quali hanno paura di scendere aperta- mente in campo. Berlino, io settembre 1912 Caro compagno Kuznetsov, vi preghiamo di comunicarci se è vero che, delle circoscrizioni eletto- rali in cui si è raggiunto raccordo di tutti i gruppi socialdemocratici per le elezioni della Duma, fanno parte, tra Taltro: Iekaterinoslav, Kharkov, Mosca e governatorato di Mosca, la regione del Don e Odessa. Vi prego di mandare al pìu presto possibile queste informazioni airindirizzo: H. Muller, Chemnitz. Se non riceveremo nessuna notizia prima del 17 settembre, riterremo che la comunicazione fatta più sopra corrisponde alla verità. Saluti fraterni, H. Muller A questa lettera abbiamo risposto: Alla Direzione del Partito socialdemocratico tedesco . Cari compagni, è ovvio che tutto quanto è stato comunicato alla Direzione è basato su una menzogna, che tutto questo è una pura inven- zione dei liquidatori. Possiamo con certezza affermare che la storiella raccontata alla Direzione può provenire soltanto dai lettoni, dai bundisti oppure dai fautori di Trotskì, i quali solo recentemente hanno chiuso la « loro > conferenza, che avrebbero voluto chiamare « conferenza del par- tito », ma che in realtà è stata la conferenza dei liquidatori. Per non indi- care nulla che non possa essere confermato e per non citare la nostra corri- spondenza sul tema organizzativo, ci limiteremo qui a parlare di un docu- mento pubblicato a Pietroburgo. Nel quotidiano marxista di Pietroburgo, la Pravda , n. 102, 28 agosto (io settembre nuovo calendario) 1912, è apparsa una lettera inviatagli da una delle più grandi officine di Kharkov e dedicata particolarmente alle LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR 207 elezioni della Duma. La lettera dice esplicitamente, apertamente che « i nomi dei candidati dei liquidatori non sono stati per ora resi pubblici » c che gli stessi liquidatori « negano la necessità del partito operaio » ( Frauda , n. 102, p. 4, colonna 1). Anche da questo solo fatto 1 compagni tedeschi possono vedere con quanta impudenza li ingannino i lettoni, i bundisti, i fautori di Trotski e tutti gli informatori privati simili a costoro. La cosa evi- dentemente si riduce alla volontà di tutta questa gente, e natural- mente anche dei caucasiani, di ricevere denaro in nome di « organiz- zazioni » fittizie, la cui esistenza non può essere confermata e con- trollata né dalla Direzione né da chiunque altro. Possibile che il partito tedesco, con i suoi novanta quotidiani socialdemocratici, — se non vuole compromettersi commettendo errori sul conto degli affari del partito russo, — non possa aprire la discus- sione sul POSDR e costringere apertamente tutti gli informatori che rifuggono la luce del sole a scendere in campo con il loro nome é con i documenti alla mano? La Russia non è poi lontana come V Africa centrale, e gli operai socialdemocratici tedeschi potrebbero senza grandi sforzi scoprire la verità, e i membri tedeschi della Direzione potrebbero cosi smettere di dare ascolto alle chiacchiere private che non sì possono controllare. Per il Comitato centrale del POSDR N. Lenin Scritti: l'opuscolo nel giugno e il poscritto nel settembre 1912. Pubblicati in opuscolo, in lingua tedesca, nel 1912 a Lipsia. PRIMA STESURA DEL POSCRITTO ALL’OPUSCOLO « LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR > Dopo che le righe scritte più sopra erano già state date alle stampe abbiamo ricevuto il n. 7 del Nievskj Golos , uscito il 17 agosto, vecchio calendario, a Pietroburgo. Il giornale dei liquidatori ha ri- preso le pubblicazioni dopo un mese e mezzo di interruzione. (Il numero precedente [il 6] di questo settimanale era uscito il 5 luglio, vecchio calendario). I dati pubblicati nello stesso Nievskj Golos y n. 7, offrono la mi- gliore conferma del giudizio sulPimportanza effettiva dei liquidatori in Russia, dato dal nostro CC nella sua lettera al V or stand . In realtà all’inizio di luglio il giornale cessa le pubblicazioni. Tutù gli sforzi dei liquidatori e dei loro amici sono ovviamente ri- volti a riprenderle. Sui risultati di questi sforzi, durati un mese e mezzo (luglio e metà agosto), lo stesso Nievski Golos comunica nel n - 7 : « All’ufficio del giornale sono arrivati, per aumentare i mezzi del giornale: « Luglio . Da 14 persone, 25 rubli ognuna (I.F., P.G., M.I., K., L., K.F., L., B., Vsc., Lv., Vi., V.P., da Mosca, B.); tra- mite P., 50 rubli; da M-ia, 11 rubli; Sckh., n rubli; da 8 per- sone, io rubli ciascuna (E., I., Is., Se., Rf., Avg., Ob., P.O.); da Kh. I., 8 rubli; da S., 7 rubli; da Kh., 5 rubli; B.B., 5 rubli; da F., 6 rubli; M.B., 5 rubli; da Libava, 5 rubli; Gmp., 3 rubli. Totale, 546 rubli. « Agosto . Da Wulfson (Zurigo), io rubli; idem, 3 ruzli, 57 copeche; Bensì (Zurigo), 15 rubli; G-a (Kisciniov), 20 rubli, Az-v. (Astrakhan), 3 rubli; Sp-i (Bogorodsk), 15 rubli; V.V., 6 rubli; E.E.F., 59 rubli, da Dubbeln tramite S., 20 rubli; LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR 2 0 <] da Mosca, B., 25 rubli, da E.L., io rubli; L.L., 12 rubli; M. Gr., 3 rubli; da Mosca, gruppo iniziat., 35 rubli; B.B., 5 rubli B., 5 rubli; tramite L.L. da An. Konst. di Pietroburgo, 6 rubli; da un gruppo di amici da Parigi, 8 rubli e 54 copeche; da Pa- vlograd, B., 20 rubli. Totale 281 rubli e 11 copeche». Questo è il resoconto pubblicato dagli stessi liquidatori. Il quadro di sei mesi del loro lavoro e dei loro contatti con le masse è il se- guente : Complessivamente sono stati raccolti cosi divisi il gruppo d’iniziativa di Mosca un gruppo di amici da Parigi Versamenti individuali: 35 versamenti per una somma di 15 » » » 827 rubli e 11 cop. 35 rubli 8 » 54 cop. 708 » 75 » 57 > Totale 827 » 11 » A tutti è noto, e Plekhanov l’ha dichiarato sulla stampa fin dal- Taprile di quest’anno ( Dnievni\ Sotsial-Demokrata , n. 16), che i « gruppi d'iniziativa » sono gruppi di liquidatori. Hanno cosi aiutato i liquidatori a riprendere le pubblicazioni del loro giornale, nel momento più difficile: un gruppo di liquidatori in Russia, un gruppo di amici a Parigi, 15 persone con un versamento medio di 5 rubli (più di io marchi ciascuno). 13 singole persone con un versamento medio di 5 rubli (più di io marchi ciascuno). Non ha forse il diritto di affermare il nostro CC che nel mo- vimento operaio russo i liquidatori non contano assolutamente nulla? Essi portano ad esempio il « Comitato regionale del Caucaso ». Ma in un mese e mezzo non hanno ricevuto dal Caucaso nemmeno un versamento fatto da un gruppo operaio. I liquidatori vogliono servirsi deiraiuto del Bund e dellorga- nizzazione socialdemocratica lettone. Ma da nessun gruppo operaio, né del Bund né dei lettoni, hanno ricevuto, in un mese e mezzo, un solo versamento. 14 250 210 LENIN Nella Pravda , quotidiano antiliquidatorista di Pietroburgo, in quello stesso mese e mezzo (luglio-14 agosto) sono stati pubblicati i resoconti di 41 sottoscrizioni di gruppi operai delle diverse località della Russia, comprese quelle degli operai deH’industria petrolifera (regioni di Grozny e del Terek) (Pravda, n. 60) e degli operai ebrei di Libava ( Pravda , n. 67). Ci permettiamo di pensare che questo aiuto degli operai sia piu serio delle frasi e delle declamazioni del « Comi- tato regionale del Caucaso », dei lettoni e del Bund. Nessun aiuto al mondo e nessuna « conferenza » con i lettoni, il Bund, ecc. trasformeranno in un’unità lo zero che i liquidatori rap- presentano nel movimento operaio russo. Si diano dunque la pena i compagni tedeschi di raccogliere i documenti sulla situazione del POSDR e di controllarli; non è poi un lavoro cosi gravoso: la Russia non è comunque l’Africa centrale, sulla quale si possono raccontare tutte le «avventure di caccia^che si vogliono. Certamente i compagni tedeschi vorranno porre fine alla situazione strana, gelinde gesagt m t in cui del socialismo italiano, svedese e di chiunque altro vengono informati da documenti pubblicati aperta- mente, mentre del socialismo russo vengono informati da storielle e pettegolezzi trasmessi privatamente. Scritto nell'agosto 1912. Pubblicato qui per la prima volta. CAPITALISMO E CONSUMO POPOLARE Recentemente la pubblicazione francese Rct/ue scientifique ha reso noti i dati sulla produzione della margarina nei diversi paesi, dati i quali ricordano ancora una volta che, come già da lungo tem- po c stato osservato, l’alimentazione del popolo peggiora a misura che il capitalismo si sviluppa. Com’è noto, viene chiamato margarina il grasso sottoposto a una particolare lavorazione (se ne separa la stearina). Si ottiene cosi un surrogato del burro. La produzione della margarina nei principali paesi europei ha raggiunto grandissime proporzioni. La Germania ne produce 12 mi- lioni e mezzo di pud all’anno, l’Inghilterra, 7 milioni e mezzo, ecc. La margarina è piu a buon mercato del burro. Nei paesi capi- talistici l’immensa maggioranza della popolazione non è in grado di comprare burro genuino. Gli operai guadagnano cosi poco che devono comprare dei prodotti a buon mercato, di qualità inferiore, dei surrogati. Ma i principali consumatori non sono forse gli operai? Essi sono milioni e i capitalisti centinaia. Ebbene, la produzione di un genere di consumo a buon mercato, di un surrogato, aumenta non di giorno in giorno, ma di ora in ora, mentre, insieme, aumenta il lusso inaudito di un pugno di milionari. La ricchezza della borghesia aumenta; aumenta la povertà e la miseria del proletariato e della massa dei piccoli padroni rovinati, i contadini, gli artigiani, i piccoli commercianti. È degno di rilievo il fatto che il consumo della margarina è il più elevato appunto nei paesi che sono particolarmente conosciuti per la grande produzione e per la migliore qualità del burro. Per 212 LENIN sapere qual è il consumo della margarina, bisogna dividere la quan- tità che se ne produce in un determinato paese (aggiungendo Tim- portazione e sottraendo l’esportazione) per il numero degli abitanti. Risulta che la Danimarca, con un consumo di 16,4 chilogrammi (circa un pud) di margarina affanno per ogni abitante, è al primo posto. Segue poi la Norvegia con 15 libbre, la Germania con 7 libbre e mezza, ccc. La Danimarca è il paese che produce piu burro; il suo burro, burro genuino, è ritenuto uno dei migliori. La città piu grande e più ricca del mondo, Londra (con i dintorni ha una popolazione di circa 6 milioni di abitanti), è quella che compera più volentieri il burro danese e lo paga al prezzo più elevato. I contadini agiati della Danimarca, ma soprattutto i capitalisti danesi, intascano molto denaro con il commercio del burro. E nello stesso tempo il loro paese è il primo nel mondo per il consumo di un surrogato del burro, la margarina! Come spiegarlo? Molto semplicemente. L’immensa maggioranza della popola- zione danese, come la popolazione di qualsiasi paese capitalistico, è costituita dagli operai e dai contadini poveri. Il burro è troppo caro per le loro tasche. Persino i contadini medi, avendo bisogno di denaro, vendono aH’estero il burro prodotto nella loro azienda e comprano per il loro uso la margarina a buon mercato. La ricchezza dei capitalisti danesi aumenta; aumenta la povertà e la miseria degli operai e dei contadini danesi. Da noi, in Russia, avviene la stessa cosa. Molto tempo fa, circa quaranta anni or sono, quando divenne di moda organizzare dei caseifici e delle artd produttrici di latticini nelle campagne, lo scrit- tore democratico Engelhardt notò che i contadini, avendo bisogno di denaro, vendevano il latte e il burro, e i bambini erano affamati e morivano. Da allora questo fenomeno è stato rilevato più volte. Aumenta la produzione del formaggio, aumenta la produzione del latte per la vendita, si arricchiscono pochi contadini e commerciami agiati, e i contadini poveri diventano ancora più poveri. I loro bambini, rimanendo senza latte, muoiono in gran numero. La mortalità in- fantile è in Russia incredibilmente elevata. CAPITALISMO E CONSUMO POPOLARE 213 Spesso il latte viene lavorato nei caseifici, e ai contadini si dà indietro il latte scremato y che viene usato come cibo. Ai ricchi il guadagno per l’aumento della produzione, agli operai e ai contadini la margarina e il latte scremato. Tale è la realtà capi- talistica, che gli scienziati liberali e ufficiali abbelliscono con tanto zelo. Prevda. n. 70, 20 luglio 1912. Firmato: B.B. LIBERALI E CLERICALI II clero si accinge ad inondare la IV Duma. Quale atteggiamento dobbiamo assumere di fronte a questo in gresso del clero nell’arena politica? La democrazia non accetterà mai il modo di vedere secondo cui il clero non deve partecipare alla vita politica. È un modo di vedere arcireazionario, che conduce all’ipocrisia ufficiale, e a nul- V altro. Nella vita sono assolutamente impossibili, inattuabili misure che allontanino dalla politica e dalla lotta di classe questo o quel gruppo o parte della popolazione. Ricorderemo che Bebel e i socialdemocratici tedeschi erano per la libertà di agitazione dei gesuiti in Germania. Noi siamo contrari alle frasi liberali sul « divieto » dell’agitazione dei gesuiti — dicevano i socialdemocratici. I gesuiti non li temiamo. Lasciate loro la piena libertà di agitazione, ma la si garantisca anche a noi socialdemocra- tici. Ecco come ragionavano Bebel e i socialdemocratici tedeschi. I democratici operai in Russia lottano contro la mistificazione del diritto di voto (e di qualsiasi altro diritto) in favore dei grandi proprietari fondiari o del clero, ecc., ma non sono affatto contrari alla libertà, per il clero, di partecipare alla vita politica. Noi ci at- teniamo al punto di vista della lotta di classe e rivendichiamo la piena libertà di qualsiasi classe, ceto, sesso, popolo, strato o gruppo della popolazione di partecipare alla politica. I liberali fanno su questo argomento dei ragionamenti sbagliati, non democratici. Il principe Trubetskoi, per esempio, applaudito dalla Riec y ha scritto recentemente: « La trasformazione della Chiesa in uno strumento politico viene raggiunta a prezzo della distruzione interiore della Chiesa LIBERALI E CLERICALI 21 5 stessa ». Il progetto di riempire la Duma di uomini del clero egli lo chiama «antireligioso» e « antiecclesiastico ». Non è vero. È un’ipocrisia. È un modo di vedere profondamente reazionario. Trubetskoi e gli altri liberali, nella loro lotta contro il clerica- lismo, hanno un punto di vista non democratico. Essi propugnano, sotto l’etichetta della non partecipazione del clero alla lotta politica, la sua partecipazione piu dissimulata (e quindi molto piu dannosa). La democrazia operaia è favorevole alla libertà della lotta poli- tica per tutti, clero compreso. Noi non siamo contrari alla sua par- tecipazione alla lotta elettorale, alla Duma, ecc., ma esclusivamente ai suoi privilegi medioevali. Non temiamo il clericalismo; discutere- mo volentieri con esso su una tribuna libera ed eguale per tutti. Il clero ha sempre partecipato alla politica in modo dissimulato ; se vi parteciperà apertamente , ciò sarà unicamente utile, e molto utile, al popolo. Pravdc t D. 74, 25 luglio 1912. Firmato: Miriauin. I CADETTI E LA DEMOCRAZIA « Noi siamo abituati a pensare — scrive l’editorialista della Riec — che i marxisti, quando parlano dei cadetti, intendano un partito democratico, anche se con l’aggiunta offensiva di ” borghese”» (cioè: democratico borghese). È difficile immaginare un’ignoranza politica piu profonda da parte di < uomini colti », che leggono la letteratura marxista. Invo- lontariamente ci si pone la domanda: non è forse il calcolo che tal- volta costringe a fingersi ignoranti? Centinaia e migliaia di volte, cominciando dal 1906, abbiamo spiegato che i cadetti non sono dei democratici, ma i rappresentanti della borghesia monarchica liberale. Nella primavera del 1907 le risoluzioni ufficiali dei marxisti di tutti gli angoli della Russia, note a qualsiasi persona politicamente istruita, lo confermarono, e dichia- rarono pubblicamente che i cadetti sono il partito della borghesia monarchica liberale, che il loro liberalismo è « ipocrita », che i ca- detti sono seguiti da una parte della piccola borghesia « soltanto per tradizione [cicco attaccamento al consueto, al vecchio] ed essendo [la piccola borghesia] addirittura ingannata dai liberali ». Da allora queste idee sono state ripetute e sviluppate centinaia e migliaia di volte. E i cadetti affermano, come se nulla fosse, che c sono abituati a pensare» che i marxisti li ritengano dei democratici! Veramente non ce peggior sordo di chi non vuol sentirei I liberali si distinguono dai conservatori (i centoncri) perché rappresentano gli interessi della borghesia, alla quale sono necessari il progresso e un regime giuridico piu o meno regolato, l’osservanza delle leggi, la Costituzione, la garanzia di una certa libertà politica. 1 CADETTI E LA DEMOCRAZIA 2I 7 Ma questa borghesia progressiva teme più la democrazia e il movimento delle masse che non la reazione. Di qui le eterne aspi- razioni dei liberali a fare concessioni al «vecchio», ad accordarsi con esso, a difendere moki pilastri fondamentali dei vecchi tempi. E tutto ciò conduce il liberalismo a una completa impotenza, alla pavidità, airindeterminatezza, a esitazioni senza fine. La democrazia rappresenta grandi masse della popolazione. Il democratico non teme il movimento delle masse, ma crede in esso. In Russia la democrazia è costituita dai trudovikj e, in generale, dai « populisti » di sinistra. I marxisti li chiamano democrazia borghese non certo per * offenderli », ma perché nessuna ripartizione della terra e nessun mutamento del governo in favore della democrazia elimina ancora il dominio del capitale, il dominio del regime capi- talistico. La politica della democrazia operaia è chiara. Noi riteniamo possibile l’accordo con i liberali contro le destre soltanto nella seconda fase delle elezioni e soltanto dove è impossibile, con i democratici, vincere i liberali. Noi lottiamo a fianco di tutti i democratici bor- ghesi fino a che essi sono fedeli al loro democratismo. Pravda, n. 75, 26 luglio 1912. LA CAMPAGNA DEI LIBERALI I liberali si sono mossi e hanno attaccato compatti la Pravda. Gli editorialisti della Ricc cadetta, i signori Prokopovic e R. Blank, progressisti senza partito, hanno aperto il fuoco nei Zaprosy Gizni contro il giornale operaio per la sua decisione di condurre in modo autonomo la campagna elettorale a Pietroburgo. t Gli sforzi della Nievskjiia Zviezdà e della Pravda sono assoluta- mente vani, — affermano i Zaprosy Gizni. — Come possono seriamente contare sulla vittoria del candidato del partito operaio nella curia citta- dina di Pietroburgo, in cui la partecipazione degli operai è insignifi- cante? ». Eccovi un modello dei ragionamenti liberali, eccovi i metodi di intimidazione deirelettore il quale non si è ancora elevato al di sopra del filisteismo, non ha elaborato completamente una sua politica cosciente. Vi fu un tempo in cui i liberali agitavano addirittura lo spau- racchio della vittoria dei centoneri nelle elezioni. Oggi questa gros- solana menzogna € non fa piu presa». Tutti sanno che nelle ele- zioni a Pietroburgo non esiste nessun pericolo, indubbiamente nem- meno il minimo pericolo centonero. E allora si agita un altro spau- racchio: «È inutile contare sulla vittoria degli operai». No, signori liberali, l’elettore democratico in generale — e l’operaio in particolare — molto ha sofferto, molto ha riflettuto, molto ha imparato in questi ultimi duri cinque anni. Con questo spauracchio non otterrete nulla. In nessun luogo al mondo gli operai hanno cominciato la loro LA CAMPAGNA DEI LIBERALI 219 campagna elettorale nelle grandi città senza che contro di loro si ergessero forti partiti liberali. In nessun luogo al mondo la demo- crazia è riuscita senza una lotta tenace a sottrarre all’influenza dei liberali la massa dei piccoli impiegati, dei commessi, degli artigiani, dei piccoli commercianti, ccc. Chi è contrario a che gli operai di Pietroburgo comincino subito questa lotta (o, meglio, continuino quel che hanno incominciato nel 1906, 1907 e 1909) si attribuisce a torto il nome di democratico e rimane di fatto uno schiavo dei liberali. Migliaia e migliaia di nuovi elettori democratici prenderanno ora parte alle elezioni a Pietroburgo. La grande opera che gli operai pietroburghesi hanno compiuto, fondando il loro quotidiano operaio, ci dà motivo di attenderci suc- cessi non meno grandi nella lotta elettorale. Fra i vecchi elettori, migliaia si destano a una nuova vita poli- tica, piu cosciente, imparando, con l’aiuto del loro giornale operaio, a lottare per il miglioramento della loro vita, abituandosi a intrapren- dere azioni politiche comuni, rendendosi sempre piu consapevoli dei grandi problemi di tutto il popolo, che la democrazia operaia risolve. La vittoria sui liberali a Pietroburgo è possibile. E dall’inquie- tudine e dagli attacchi rissosi dei liberali, dalle loro intimidazioni e dalle loro grida di rampogna Pietroburgo democratica attingerà soltanto una nuova sicurezza, quella di seguire la giusta strada che conduce alla vittoria. Pravda, lì. 17, 28 luglio 1912. LE RIVOLTE NELL’ESERCITO E NELLA MARINA Negli ultimi tempi persino nella stampa legale sono filtrate alcune notizie sul fermento rivoluzionario neiresercito. Parleremo delle tre notizie principali. Nella flotta del Mar Nero. Il 27 giugno a Sebastopoli il tribu- nale della marina militare ha celebrato a porte chiuse il processo contro il torpediniere della corazzata « Ioann Zlatoust », Zelenin. Egli era accusato, insieme con Karpiscin e Siliakov, di aver scritto e diffuso un appello che incitava all’insurrezione armata. Zelenin, Karpiscin e Siliakov sono stati condannati alla pena capitale e il 10 luglio sono stati fucilati. Il 2 luglio è stato sottoposto al giudizio dello stesso tribunale l’equipaggio della medesima corazzata. Sedici marinai erano accu- sati di aver istigato a impadronirsi della nave da guerra. Dieci sono stati condannati alla pena capitale, cinque a sei anni di lavori for- zati. Telegrammi ufficiali del 4 luglio comunicavano che i dieci condannati alla pena capitale avevano inoltrato domanda di grazia. Nella flotta del Baltico. Per il 16 luglio era stato fissato il pro- cesso davanti al tribunale della marina militare del porto di Kron- stadt contro 65 marinai della nave-scuola « Dvina », deH’incrociatore «Avrora» e della corazzata «Slava». Al giornale ottobrata Golos Mosf^try è stato comunicato per telefono da Pietroburgo, il 3 luglio, che nella città molto si parla di quel clamoroso processo. Secondo quanto si dice, i 65 marinai sono accusati di appartenenza al partito dei socialisti-rivoluzionari e di « appartenenza a una associazione se- greta che ha deciso di sferrare una vera rivolta e di uccidere gli ufficiali di alto grado ». L’istruttoria è cominciata, secondo la stessa LE RIVOLTE NELLESERClTO E NELLA MARINA 221 comunicazione, dall’arresto di un marinaio della « Ovina >, avve- nuto il 22 gennaio scorso. Si sa poi che nelle giornate del maggio vi sono stati arresti tra i marinai della flotta del Baltico a Helsingfors. Infine, il i° luglio, nel villaggio di Troitski, presso Tasckent, ce stato un tentativo di insurrezione tra i genieri. Pokhvisniev, capitano in seconda, è stato sollevato sulle baionette dagli insorti. Il telegramma che ne parlava è stato intercettato. Soltanto il io lu- glio è apparsa a Pietroburgo una citazione dalle Turl^enst ansate Viedomosti , giornale ufficiale, le quali ammettono che c’è stato un combattimento contro gli insorti. I fucilieri e i cosacchi hanno bat- tuto i genieri insorti, che sarebbero stati in tutto dai ioo ai 130 uomini. L’insurrezione è cominciata la sera ed è finita, secondo il comunicato ufficiale, al mattino. Sono stati arrestati circa 380 genieri , dei quale «pili della metà [afferma il giornale governativo] non aveva indubbiamente [??] preso parte all’insurrezione. Oltre a Pokhvisniev sono stati uccisi dagli insorti due sottotenenti, Kra- sovski e Kostcenets, e due uomini di truppa; sono stati feriti cinque ufficiali e dodici uomini di truppa». Del numero degli insorti uccisi il giornale ufficiale non parla. Queste le notizie, scarne ed evidentemente incomplete, eviden- temente snaturate e sminuite dalla polizia, di cui ora disponiamo. Che cosa significano questi fatti? Essi confermano pienamente quel che fu detto nelle risoluzioni della Conferenza del POSDR del gennaio e spiegato particolareg- giatamente nel n. 27 dell’organo centrale, il Sotsial-Demokjat , un mese or sono**. In Russia è incominciata una ripresa rtvoluzionarta. Gli scioperi di massa dell’aprile e del maggio hanno segnato l’inizio del pas- saggio del proletariato russo all’offensiva, sia contro il capitale, sia contro la monarchia zarista, sia per il miglioramento della vita degli operai, vessati dalle persecuzioni e dall’oppressione della controri- voluzione degli anni 1908-1911, sta per la libertà di tutto il popolo e per la repubblica democratica. I liberali (e dopo di loro i liquidatori del Nievshi Golos) dif- fondono la vacua favola secondo cui alla base del movimento del- l’aprile e del maggio vi fu la lotta per la libertà di coalizione. Questa 222 LENIN favola è smentita dai fatti. Nella Russia asservita c impossibile lot- tare per un solo diritto politico, è impossibile lottare per le riforme costituzionali mentre esiste l’autocrazia zarista. La lotta del prole- tariato è dilagata con un’ondata di scioperi in tutta la Russia; vi sono stati scioperi tanto economici quanto politici. La forza del movimento è consistita e consiste nell'unione di queste due forme. Non si trattava di semplici scioperi, ma di una ripresa rivoluzionaria delle masse, dell 'inizio dell'offensiva delle masse operaie contro la monarchia zarista. Gli scioperi di massa dovevano per forza accendere dappertutto la fiamma rivoluzionaria. E gli scoppi insurrezionali nelTesercito hanno dimostrato che questa fiamma divampa ovunque esista ma- teriale infiammabile, ovunque si accumuli lo spirito rivoluzionario nelle masse, e persino in quegli operai e contadini che sono schiac- ciati dall’ottusa disciplina della caserma. Gli scioperi di massa in Russia sono indissolubilmente legati aH'insurrezione armata. Aumentano gli scioperi, si sviluppa l’in- surrezione. Ecco che cosa hanno dimostrato gli avvenimenti di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo. Questi avvenimenti ci impartiscono la lezione menzionata nel n. 27 dell’organo centrale, il Sotsial-Demokrat. Gli appelli all'insur- rezione sono oggi estremamente irragionevoli. L’insurrezione sa- rebbe pre matura. Soltanto l'assalto unito delle masse operaie, dei contadini e della parte migliore dell’esercito può creare le condizioni per un’insurrezione vittoriosa , cioè tempestiva. E gli operai d’avanguardia devono concentrare tutti i loro sforzi per rafforzare, ricostituire, sviluppare il partito illegale della classe operaia, il POSDR. Soltanto questo partito, conducendo un'agitazione rivoluzionaria, utilizzando tutti i mezzi di propaganda legale attra- verso la stampa operaia e i deputati operai alla Duma, sarà in grado di impedire che le forze si disperdano in piccole insurrezioni disperate e di preparare l’esercito del proletariato a una grande insurrezione vittoriosa. Evviva i soldati e i marinai rivoluzionari! Evviva il lavoro rivoluzionario affiatato, ostinato, tenace per sviluppare il largo attacco rivoluzionario di milioni di uomini, gli LE RIVOLTE NELL ESERCITO E NELLA MARINA 223 scioperi operai, 1 moti contadini! Soltanto alla testa di uomini che muovano airattacco, soltanto in strettissima, bile alleanza con essi, la parte rivoluzionaria dell’esercito sconfiggere e sconfiggerà la monarchia zarista! Ra boriai a Gazi età, n. 9, 30 luglio (12 agosto) 1912. milioni di indissolu- russo può ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI DELLA IV DUMA Il Partito operaio socialdemocratico di Russia ha presentato prima delle elezioni — nonostante tutto il peso delle persecuzioni, nono- stante gli arresti in massa — un programma, una tattica e una piat- taforma piu chiare, più aperte, più precise di quelle presentate da qualsiasi altro partito. La conferenza del POSDR, tenutasi nel gennaio scorso, ha fatto un bilancio del lavoro politico e ideale svolto nei duri anni della con- trorivoluzione. Le sue risoluzioni hanno dato risposte complete a tutti i problemi vitali del movimento. La piattaforma elettorale, basata su queste risoluzioni, è stata semplicemente il discorso di chiusura. Essa è stata pubblicata dal CC in Russia e poi ristampata da parec- chie organizzazioni locali* 4 . Tutta la stampa borghese ha dato no- tizia della conferenza e citato alcune sue risoluzioni. Nei sei mesi trascorsi dopo la conferenza, nella stampa di par- tito e in decine di relazioni, in centinaia di discorsi nei circoli d’offi- cina, nei comizi tenuti nelle giornate del maggio e deH’aprile, sono state spiegate e tradotte in atto le decisioni della conferenza. Le parole d’ordine del partito — repubblica, giornata lavorativa di otto ore, confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari — hanno fatto il giro di tutta la Russia e sono state fatte loro dai proletari d’avanguardia. La ripresa rivoluzionaria fra le masse, cominciando dagli scioperi e dai comizi per finire con le rivolte neH’csercito, ha dimostrato che queste parole d’ordine sono giuste e sentite. Le elezioni sono già state utilizzate, e in larga misura, dal nostro partito. Nessun « chiarimento » “ della polizia, nessuna con- traffazione (clericale o altra) della IV Duma eliminerà questo risul- tato. La nostra agitazione, impostata in modo rigorosamente di ALLA V1C1L1A DELLE ELEZIONI DELLA IV DUMA 225 partito, è già giunta dappertutto e ha dato il tono a tutta la cam- pagna elettorale socialdemocratica. I partiti borghesi scrivono in tutta fretta, alla bella e meglio, le loro «piattaforme per le elezioni», per far promesse, per abbindo- lare gli elettori. I liquidatori, a rimorchio dei liberali, fabbricano ora una «piattaforma» legale « per le elezioni». Essi levano alte grida parlando delle piattaforme nella stampa legale, sottoposta alla cen- sura, preparandosi a nascondere il loro completo disorientamento, la loro completa disorganizzazione e mancanza di idee con una decorosa « piattaforma per le elezioni », che non possa cadere sotto i colpi della censura. Non una piattaforma « per le elezioni », ma elezioni per attuare la piattaforma socialdemocratica rivoluzionana\ — ecco quel che pensa il partito della classe operaia. Noi abbiamo già utilizzato le elezioni a tale scopo e le utilizzeremo sino in fondo, utilizzeremo persino una Duma zarista delle piu nere per propagandare la piat- taforma, la tattica, il programma rivoluzionario del Partito operaio socialdemocratico di Russia. Hanno un valore solo le piattaforme che coronano un lungo lavoro di agitazione rivoluzionaria , che già ha dato risposte complete a tutti i problemi del movimento, e non le piattaforme (legali, in particolar modo!) che si fabbricano in tutta fretta, per tappare i buchi, per mettersi un’etichetta chiassosa, come quella dei liquidatori. Sono passati sci mesi da quando si è ricostituito il partito, che, — superando incredibili difficoltà, sopportando i colpi di una fu- riosa repressione, risentendo or qua or là dell’interruzione dell’at- tività dei centri locali e del centro nazionale, il CC, — va sempre più avanti, sviluppando la sua attività e la sua influenza sulle masse. Ma questo sviluppo del lavoro procede in modo nuovo : alle cellule ille- gali, segrete, ristrette, più clandestine di prima, si unisce una propa- ganda marxista legale più larga. Questo carattere originale del nuovo modo di preparare la rivoluzione in condizioni nuove è stato da lungo tempo rilevato e riconosciuto dal partito. Possiamo ora dare una risposta esauriente alle chiassate dei li- quidatori che minacciano «doppie candidature». Vacue minacce, che non turbano nessuno! I liquidatori sono talmente a terra e im- potenti che nessun aiuto può rianimarli. E non possono nemmeno pensare a presentare «doppie candidature»: se lo facessero otter- 226 LENIN rebbero un numero di voti misero, insignificante sino al ridicolo. Essi lo sanno e non si proveranno. Se fanno del chiasso è proprio per gettar polvere negli occhi, per nascondere la verità. «Nessun aiuto», abbiamo detto. I liquidatori contano su quello dellestero. I loro amici — e particolarmente i lettoni, il Bund e Trotski — hanno dichiarato che avrebbero convocato dicci « centri, organizzazioni e frazioni»! Non ce da scherzare! L’estero è ricco, grande e generoso! «Dieci centri» addirittura!! I metodi sono qui eguali a quelli del governo per la IV Duma : preparazione della rap- presentanza, trasformazione di una somma di zeri in apparenti « grandi cifre ». Primo, Trotski (in Russia egli è zero è soltanto un collaboratore del Givoie Diclo , i suoi fiduciari sono soltanto dei sostenitori dei « gruppi d’iniziativa » liquidatoristi). Secondo, il Go- los SotsiaUDcmokrata y cioè i medesimi impotenti liquidatori. Terzo, il « Comitato regionale del Caucaso», anch’esso uno zero, in un terzo travestimento. Quarto, il « comitato d’organizzazione», quarto trave- stimento di quegli stessi liquidatori. Quinto e sesto, i lettoni e il Bund, oggi del tutto liquidatori... Ma bastai È inutile dire che il nostro partito accoglie ridendo questo giuoco delle nullità estere. Esse non faranno risuscitare un cadavere, c i li- quidatori in Russia sono un cadavere. Ecco i fatti. Da sei mesi i liquidatori e tutti i loro amici conducono una lotta accanita contro il partito. Esiste una stampa marxista legale, che è terribilmente soffocata, non osa dire nemmeno una parola sulla re- pubblica né sul nostro partito, né sull’insurrezione, né sulla banda zarista. Sarebbe ridicolo anche solo pensare di potere, attraverso questa stampa, propugnare le parole d’ordine del POSDR. Ma l’operaio in Russia non è piu quello di prima: è divenuto una forza, si è aperto una strada, ha la sua stampa, soffocata, è vero, ma che è sua e che difende teoricamente il marxismo. Su questa arena aperta ognuno può osservare i « successi » della lotta dei liquidatori contro gli antiliquidatori. Il vperiodista S.V. nella Pravda liquidatorista viennese di Trotski ha già rilevato questi successi: le somme sottoscritte dagli operai — egli dice — vanno quasi tutte agli antiliquidatori. E si consola: ciò non avviene perché gli operai simpatizzino con i « leninisti ». Ma si, certo, «non perché», egregio amico dei liquidatori! ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI DELLA IV DUMA 22 ? Considerate tuttavia i fatti. Sei mesi di lotta aperta per il quotidiano operaio . Dal 1910 i liquidatori fanno gran chiasso su questo argomento. In sei mesi, dal i° gennaio al i° luglio di quest’anno, i loro giornali, il Givoie Dielo e il Nìevsl{i Golos , hanno pubblicato i resoconti di i 5 (quindici) sottoscrizioni di gruppi operai per il quotidiano ope- raio!! Quindici gruppi operai in sei mesi! Prendete i giornali degli antiliquidatori. Guardate i resoconti delle sottoscrizioni fatte per il quotidiano operaio in quegli stessi sci mesi. Contate il numero dei versamenti effettuati dai gruppi operai. Il vostro calcolo vi darà 5 o^ sottoscrizioni di gruppi operai ! Ecco i dati precisi raggruppati per mesi e per zone della Russia. Numero delle sottoscrizioni di gruppi operai per il quotidiano operaio nei primi sei mesi del 1912 nei giornali nei giornali ao/iliquid attristi liquida tori sti Gennaio M 0 Febbraio 18 0 Marzo 76 7 Aprile 227 8 Maggio 135 0 Giugno 34 0 Com plessivamente 504 15 Pietroburgo e dintorni 4 J 5 15 Sud 5 1 * * * * * I Restante della. Russia 3 8 4 Complessivamente 5°4 *5 I liquidatori sono stati battuti in pieno di fronte ai gruppi operai della Russia. Essi sono un cadavere e nessuna minacciosa (oh, quanto minacciosa!) «alleanza» estera «di gruppi, centri, frazioni, tendenze, correnti » farà resuscitare il cadavere. Nessun chiassoso manifesto estero, nessuna conferenza contraf- fatta dei « gruppi d’iniziativa » con i liquidatori eliminerà e nem- 228 LENIN meno attenuerà la piena sconfitta dei liquidatori di fronte alle cen- tinaia di gruppi operai in Russia. L’unità della campagna elettorale degli operai socialdemocratici in Russia è garantita. Lo è non dagli « accordi » con i liquidatori, ma dalla vittoria completa su di essi, che già sono ridotti alla loro vera funzione, quella di intellettuali liberali. Vedete come è venuto a pro- posito per la Nascia Zarià il liquidatore socialista-rivoluzionario Sa- vin. Guardate come L.M. nel Listoi [ Golosa Sotsial-Demokrata loda l’« iniziativa » dei socialisti-rivoluzionari che cadono (dalTeuforia ot- zovista!) nel reiterato liquidatorismo. Riflettete sul significato del fatto che nello stesso Listok viene indicato a Plekhanov, come esempio, il noto «uomo politico* socialista-rivoluzionario Ascentiev. Ricor- date come tutti i liquidatori fanno all’amore con la non socialdemo- cratica « lewica » del Partito socialista polacco. Liquidatori di tutti i partiti, unitevi! Tutti in fin dei conti trovano il loro posto. I gruppi degli intel- lettuali liquidatori, ex marxista ed ex liberali con la bomba, vengono rapidamente riuniti dal corso degli avvenimenti. Mentre il partito della classe operaia, il POSDR, nei sei mesi seguiti alla sua liberazione dalla prigionia a cui lo sottoponevano co- loro che volevano liquidarlo, ha compiuto — e ciò si vede dai fatti citati — un immenso passo in avanti. Raboaaia Cazicta, n. 9, 30 luglio (12 agosto) 1912. PUÒ’ OGGI IL MOVIMENTO OPERAIO PRENDERE COME BASE LA PAROLA D ORDINE DELLA « LIBERTA’ DI COALIZIONE » ? Nella stampa legale i liquidatori, con a capo Trotski, cercano di dimostrare che può farlo. Essi tentano con tutte le forze di snatu- rare il vero carattere del movimento operaio. Ma sono tentativi di- sperati. I liquidatori, che stanno per annegare, si afferrano a una pa- gliuzza per salvare la loro causa non giusta. Nel 1910 alcuni gruppetti di intellettuali iniziarono una cam- pagna di petizioni per la libertà di associazione. Era una campagna fittizia . Le masse operaie rimasero indifferenti. Non si poteva in- fiammare il proletariato con quella vacua iniziativa È nella natura dei liberali credere nella possibilità di riforme politiche quando esi- ste l’autocrazia zarista. Gli operai videro subito che si trattava di un’impresa sbagliata e rimasero sordi al richiamo. Essi non sono contrari alla lotta per le riforme; essi hanno lottato per la legge sulle assicurazioni sociali e hanno utilizzato, attraverso i loro deputati, ogni motivo, nella III Duma, per ottenere sia pur piccolissimi miglioramenti. Ma il fatto è che la III Duma e la legge sulle assicurazioni non erano una finzione, ma fatti politici. Mentre la «libertà di coalizione», nel clima della monarchia del 3 giugno dei Romanov, è una vuota promessa di putridi liberali. Costoro sono nemici della rivoluzione. Anche adesso agiscono apertamente contro di essa: la III Duma centonéra non ha loro fatto perdere Pabitudine di averne paura. Temendola, i liberali si conso- lano riponendo le loro speranze nelle riforme costituzionali , e per gli operai predicano una di queste riforme: la libertà di coalizione. Ma gli operai non credono alla favola della « Costituzione » con la III Duma, quando la mancanza di diritti è generale e infierisce l’arbitrio. Essi rivendicano seriamente la libertà di associazione e lot- 230 LENIN tano quindi per la libertà di tutto il popolo, per V abbattimento della monarchia , per la repubblica. Gli scioperi dellaprile e del maggio hanno dimostrato nei fatti che il proletariato si è levato per lo sciopero rivoluzionario . La combinazione dello sciopero economico con quello politico, i comizi rivoluzionari, la parola d’ordine della repubblica, lanciata il Primo maggio dagli operai di Pietroburgo, tutti questi fatti hanno dimo- strato definitivamente che la ripresa rivoluzionaria ha avuto inizio. In Russia la situazione oggettiva è, di fatto, questa : il proleta- riato ha cominciato la lotta rivoluzionaria di massa per l’abbatti- mento della monarchia zarista, nell’esercito cresce il fermento, che significa adesione a questa lotta. La democrazia contadina, nella sua parte migliore, volge le spalle ai liberali e ascolta l’avanguardia operaia. I liberali, invece, sono nemici della rivoluzione, appoggiano sol- tanto la via « costituzionale * e avanzano, contro la rivoluzione, la promessa (promessa vacua e menzognera) della « libertà di coali- zione* mentre esiste la monarchia zarista russa! Ecco qual è, di fatto, la situazione politica. Ecco quali sono le reali forze sociali: t) la monarchia zarista, che calpesta qualsiasi «Costituzione»; 2) i borghesi monarchici liberali, che per paura della rivoluzione fingono di credere che sia possibile l’unione della « libertà* con il potere zarista, e 3) la democrazia rivoluzionaria: dal suo seno già è emerso il capo — le masse operaie — e al suo appello rispondono i marinai e i soldati da Helsingfors a Tasckent. Vedete come, in tale situazione, sono irrimediabilmente stolti i discorsi dei liquidatori sulla «libertà di coalizione*! Tra tutte le « riforme >, questi sapientoni della politica operaia liberale hanno scelto una riforma costituzionale impossibile , che altro non è se non una promessa, e giocano, divertendosi, al costituzionalismo « euro- peo ». No! Gli operai respingono i liberali e la politica operaia libe- rale. Qualsiasi riforma che sia veramente all’ordine del giorno sia nella III che nella IV Duma, dalle assicurazioni aH’aumento di sti- pendio degli schiavi delle cancellerie, viene difesa, sviluppata dagli operai che ne fanno un oggetto delle loro campagne. Ma la promessa vuota e assurda di una riforma politica costitu- zionale mentre esiste l’autocrazia viene accolta dagli operai con sprez- LA PAROLA DORDINE DELLA «LIBERTA DI COALIZIONE» 23I zante dileggio. Evviva lo sviluppo e il rafforzamento della lotta rivo- luzionaria iniziata dalle masse per labbattimento della monarchia, per la repubblica! La lotta dimostrerà quali ambigue riforme costi- tuzionali si otterranno se la nuova rivoluzione sarà sconfitta , ma oggi — all’inizio dell’assalto rivoluzionario — solo degli « uomini chiusi in un astuccio »“ possono tentare di far credere alle masse che esista una via non rivoluzionaria e una riforma costituzionale pacifica. L’assalto rivoluzionario, che ha avuto inizio, esige parole d’or- dine rivoluzionarie. Abbasso la monarchia! Evviva la repubblica de- mocratica, la giornata lavorativa di otto ore, la confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari! Rabociaia Gazi e (a, n. 9, 30 luglio (12 agosto) 1912. LETTERA AGLI OPERAI SVIZZERI" Cari compagni, con quanto espongo piu avanti confermo a tutti i compagni sviz- zeri, a nome del Partito operaio socialdemocratico di Russia, che la conferenza generale del nostro partito del gennaio 1912 ha declinato , in una apposita risoluzione, ogni responsabilità per i singoli gruppi russi all estero. Confermo inoltre che il Comitato centrale del nostro partito ha stnora convalidato una sola , unica , organizzazione socialdemocratica russa all’estero, e precisamente il Comitato delle organizzazioni al- le stero e la sua sezione dt Zurigo. Allegro l’opuscolo in tedesco pub- blicato dall’organo centrale del nostro partito, in cui è particolar- mente descritto il comportamento tenuto all’estero dai gruppetti russi disorganizzatori". Saluti fraterni Lenin ( V . Ulianov) rappresentante del Partito so- cialdemocratico di Russia nel- rUfficio intemazionale socia- lista. Scritto nel luglio 1912. Stampato aJ poligrafo, in tedesco, nell* agosto 1912. QUESTIONI DI PRINCIPIO È bastato che la campagna elettorale si rianimasse alquanto per- ché la Riec, giornale ufficiale dei cadetti, parlasse (si è finalmente decisa!) dei suoi dissensi di principio con la sinistra, « Non abbiamo pensato e non pensiamo di adattarci al regime del 3 giugno » — scrive la Riec . Non è vero. Ci avete pensato e ci pensate, signori cadetti. La prova : i vostri discorsi sull’opposizione « responsabile » e sull’oppo- sizione di Sua Maestà. Si tratta non soltanto di «pensieri» di pace, ma di una politica di «pace» verso il regime del 3 giugno. E i pii discorsi di Karaulov nella pia III Duma? E i voti cadetti in favore del bilancio e delle sue voci più importanti? E i discorsi di Berezovski 2° sulla questione agraria? E le recenti dichiarazioni di Gredeskul, ripetute nella Ricci Tutto ciò non è forse una politica di pace verso i principi del regime del 3 giugno? Indubbiamente lo è. « Durante cinque anni — scrive la Ricc — non ci siamo accorti che, nei limiti della Duma , la tattica della socialdemocrazia sia stata diversa da quella degli altri partiti di opposizione. E in questo caso si tratta precisamente delle elezioni della Duma». Ecco un esempio di sofisma e di snaturamento della verità! Per nessun problema la tattica dei socialdemocratici nella III Duma è stata affine alla tattica dei cadetti. Per tutti i problemi è stata in linea di principio diversa: non è stata una tattica di «pace», non è stata la tattica del liberalismo; è sempre stata la tattica della democrazia e della lotta di classe. LENIN 234 Possibile che la Riec voglia affermare che si possa chiamare af- finità della tattica soltanto il « voto contrario » e non l’affinità del- l’impostazione di principio di una questione, data dagli oratori ai loro discorsi alla Duma, e delle formule usate nel passaggio allor- dine del giorno? Possibile che la Ricc osi sostenere che sia lecito dire nella Duma una cosa e fuori della Duma un’altra? Non sarà forse per impedire, confondendo le cose, che si esamini il contenuto con democratico della propaganda cadetta fuori della Duma ? « Non possiamo negare — scrive la Ricc — che la « democrazia », che noi stessi serviamo, abbia il diritto di porsi degli obiettivi propri e di agire con autonomia ». Non è vero, signori liberali colti! Provate ad esporre le vostre opinioni di principio sulla differenza fra il liberalismo e la demo- crazia. Provatevi a spiegare queste opinioni con esempi presi dalla storia inglese, francese o tedesca, sia pure non tenendo appositamente conto della democrazia operaia, proletaria, marxista. Non potrete negare la differenza tra il liberalismo borghese e la democrazia bor- ghese nel loro atteggiamento verso il vecchio regime. E vi potremo sempre dimostrare che siete il partito della borghesia monarchica li- berale e niente affatto un partito democratico. La democrazia borghese è costituita in Russia dai trudovify e dai populisti di tutti i tipi. «Una volta detto ” a” bisogna dire anche ” b” ». Vi siete accinti a parlare dei princìpi dei cadetti e delle sinistre; suvvia, spiegate ef- fettivamente i princìpi. Soltanto in questo modo si può elevare Tagitazione elettorale un po’ più in alto delle questioni: quante il- legalità ha commesso un determinato commissario di polizia, un de- terminato governatore o una determinata istanza amministrativa.? Pravda, n. 79, 31 luglio 1912. L’ULTIMA VALVOLA Abbiamo finito il nostro precedente articolo sull’attuale questione agraria in Russia (cfr. Niet/ffoia Zviezdày n. 15) con le seguenti parole : «La reale affinità tra il programma agrario di Stolypin e quello dei populisti consiste nel fatto che entrambi propugnano una demo- lizione radicale della vecchia proprietà fondiaria medioevale. E ciò è molto bene. Questa proprietà non merita altro che la demolizione. Sono piu di tutti reazionari quei cadetti della Riec e delle Russie Viedomosti che rimproverano Stolypin per la demolizione invece di dimostrare la necessità di una rottura ancora piu coerente e radica- le. Vedremo in un prossimo articolo che la demolizione di Stolypin non può eliminare Passervimento e le otrabot fa mentre lo può quella populista. « Osserveremo per ora che l’unico risultato pienamente reale della demolizione di Stolypin è la carestia che ha colpito 30.000.000 di contadini. E ancora non si sa se questa demolizione farà impa- rare al popolo russo come bisogna effettuare una rottura piu radi- cale. Glielo insegnerà indubbiamente. Glielo farà imparare? Chi vivrà, vedrà Ci si pone dunque ora il problema: perché la demolizione di Stolypin non può eliminare Passervimento e le otrabot){i e quella contadina dei trudoviltf. o dei populisti lo puoi Accingendoci ad esaminare la questione osserveremo innanzi tutto che nei ragionamenti piu diffusi su questo tema — ragiona- menti liberali, populisti, e in parte revisionisti (P. Maslov) — uno dei principali errori consiste ne\Y impostare astrattamente il pro- blema, nel dimenticare la « sostituzione » concreta, storica, che reai- 2 3 6 LENIN mente avviene. In Russia sta avvenendo la sostituzione che nei paesi avanzati dell’Occidente già avvenne molto tempo fa: la sostituzione dell’economia capitalistica a quella feudale. Si parla e si può parlare esclusivamente delle forme, dei modi, della rapidità, delle condizioni in cui questa sostituzione avviene: tutte le altre considerazioni, spesso poste in primo piano, non fanno che girare inconsapevolmente attorno alla sostanza del problema, che è praticamente quello di tale sostituzione. La forma feudale prevalente nell’attuale agricoltura russa è co- stituita daH’asservimento e dalle otrabotkj. L’economia naturale, con- servata in misura relativamente notevole; l’esistenza del piccolo col- tivatore che non è in grado di sbarcare il lunario e conduce la sua azienda su un fazzoletto di terra cattiva, con attrezzi e metodi di produzione invecchiati e infinitamente miseri; la dipendenza econo- mica di questo piccolo coltivatore dal vicino proprietario del la- tifondo, che lo sfiutta non soltanto come operaio salariato (questo è già l’inizio del capitalismo) ma precisamente quale piccolo coltivatore (questa è una continuazione della barsteina ): ecco le condizioni che generano l’asservimento e le otrabol^ti , o, meglio, che caratterizzano l’uno e le altre. Su 30.000 grandissimi proprietari fondiari nella Russia europea vi sono 10.000.000 di famiglie contadine povere. In media si ha ap- prossimativamente questo quadro: intorno a un grande proprietario fondiario che possiede più di 2.000 desiatine, vivono circa 300 fami- glie contadine che hanno ognuna 7 desiatine di terra cattiva, esau- rita e scorte incredibilmente invecchiate, primitive (dal punto di vista europeo, senza parlare poi di quello americano). Una parte dei contadini agiati « si fa strada », diventa cioè pic- cola borghesia e coltiva la terra assumendo lavoro salariato. Per una notevole aliquota delle sue terre e per determinate attività agricole a tale lavoro ricorre anche il grande proprietario fondiario che spesso è il signore feudale di ieri o suo figlio. Ma in tutti i principali governatorati della Russia europea, ol- tre a questi rapporti capitalistici, esistono le otrabotì{i per le terre del grande proprietario fondiario, che vengono eseguite con le scorte del contadino, cioè otrabotì{i che sono la continuazione della vecchia barsteina’, esiste l’« utilizzazione » della miseria senza scampo del piccolo coltivatore (precisamente quale coltivatore , quale piccolo pa- l’ultima valvola 237 dronc) il quale «rende un servizio» alla vicina «economia» del vi- cino grande proprietario fondiario, esiste cioè V asservimento che re- spinge in secondo piano quegli stessi rapporti. E il prestito di denaro in cambio di lavoro, e il prestito di grano, e l’assunzione invernale, e l’affitto della terra, e il permesso dell’utilizzazione della strada, del- l’abbeveratoio, dei prati, del pascolo, del bosco, e il prestito delle scorte, tee. tee. costituiscono le forme infinitamente varie dell’attuale asservimento. Le cose giungono a un punto tale che il contadino si impegna a fertilizzare i campi del signore con il suo concime e la « padrona» si impegna a portargli le uova, e ciò avviene non nel secolo diciot- tesimo ma nel ventesimo dopo la nascita di Cristo! È sufficiente porre in modo chiaro e preciso il problema di que- ste sopravvivenze del medioevo e della servitù della gleba nell’agri- coltura russa attuale per poter dire qual è il significato della « ri- forma » di Stolypin. Essa ha, naturalmente, concesso una dilazione alla servitù della gleba che stava per estinguersi, proprio come la famigerata riforma cosiddetta « contadina » (e di fatto dei grandi proprietari fondiari) del 1861, lodata dai liberali e dai populisti, ha concesso una dilazione alla barsteina , perpetuandola sotto un’altra forma sino al 1905. La « dilazione » concessa da Stolypin al vecchio ordinamento e alla vecchia agricoltura feudale consiste nel fatto che è stata aperta ancora una valvola, e inoltre Yultima che si poteva aprire senza espro- priare la grande proprietà fondiaria. La valvola è stata aperta e si è fatto uscire un po’ di vapore per permettere alla parte dei conta- dini caduti assolutamente in miseria di trasformare i loro nadiel in proprietà privata e di venderli, divenendo, da proletari cdn un na- diel dei genuini proletari, e inoltre per permettere alla parte dei contadini agiati, divenuti proprietari dei loro nadiel e installatisi tal- volta sugli otrub , di organizzare un’azienda capitalistica ancor più solida. Infine, è stata aperta una valvola e si è fatto uscire del vapore per permettere che qua e là sia eliminata la situazione particolarmente intollerabile in cui le terre dei contadini si alternano con quelle del grande proprietario fondiario e sia facilitata la mobilizzazione delle terre contadine, necessaria in regime capitalistico. Ma con questa dilazione le contraddizioni nelle campagne di- 2 3 8 LENIN minuiscono o aumentano nel loro complesso? Diminuisce o aumenta il giogo dei latifondi feudali? Diminuisce o aumenta la quantità complessiva di «vapore»? A questa domanda non si può rispon- dere altrimenti che col dire: aumenta. La carestia che ha colpito 30 milioni di contadini ha dimostrato con i fatti che può essere data soltanto questa risposta. Si tratta di una carestia che ha colpito i piccoli coltivatori. Si tratta di un quadro della crisi della stessa vecchia azienda contadina, asservita, povera e schiacciata dal latifondo feudale. In Europa, ove non esistono grandi tenute feudali, ma latifondi capitalistici, simili carestie non ci sono e non ci possono essere. La massa dei contadini, fatta eccezione per i proletari sbarazza- tisi completamente della terra (che avevano trasformato in proprietà privata per venderla) e per un’infima minoranza di contadini agiati, è rimasta nelle condizioni precedenti e ancora peggiori. Nessun do- cumento ufficiale che renda la terra proprietà privata, nessun provve- dimento contro lo spezzettamento delle terre in possesso dei conta- dini può rendere la massa dei contadini poveri — che vegetano su una terra cattiva, esaurita e dispongono soltanto di scorte antidilu- viane, del tutto consumate, di mucche e di bestiame da lavoro affa- mato — in una certa misura civili, in una certa misura dei veri agri- coltori. Intorno al grande proprietario (del tipo di Markov o di Puri- sckevic), con 2.000 desiatine di terra, i proprietari di minuscoli appez- zamenti di 7 desiatine rimarranno inevitabilmente dei poveri asser- viti, per quanto li si disperda, per quanto li si liberi dal Yobstcina, per quanto si conceda loro in proprietà, con un « documento uffi- ciale », il loro misero lotto. La riforma di Stolypin non può eliminare né Tasscrvimento e le otrabotkj per la massa dei contadini, né le carestie da cui vengono colpiti. Occorrono decine e decine di anni di tali carestie periodiche perché si estingua tormentosamente la massa delle attuali aziende, perché abbia « successo * la riforma di Stolypin, perché si crei cioè uno stabile regime borghese di tipo europeo nelle nostre campagne. E attualmente, dopo che la « riforma » di Stolypin è stata messa alla prova per sei anni e per sei anni si è avuto un «brillante» aumento del numero di « coloro a cui è stata concessa la terra in proprietà », l’ultima valvola 2 39 ecc., non può esservi il minimo dubbio che la riforma non ha elimi- nato la crisi e non può eliminarla. E nel momento attuale e per Timminente futuro della Russia rimane assolutamente inconfutabile il fatto che ci troviamo di fronte alla vecchia crisi dell’economia agricola, feudale per le numerose so- pravvivenze della servitù della gleba, alla vecchia crisi della piccola agricoltura immiserita, asservita dai latifondi del tipo di quelli di Markov e di Purisckevic. E questa crisi, documentata con tanta evidenza dalla carestia che ha colpito 30.000.000 di contadini, la vediamo nonostante che Stolypin abbia aperto Yultìma valvola, l’unica di cui dispongono in generale i Markov e i Purisckevic. Questi (e insieme con loro il Consiglio della nobiltà unificata) non potevano escogitare # per conservare la terra e il potere ai Purisckevic, null’altro che la politica borghese fatta dagli stessi Purisckevic. La somma delle contraddizioni nelle attuali campagne russe si riduce a questo: la politica agraria borghese viene fatta dai vecchi signori feudali, che conservano intatti la loro terra e il loro potere. Nel campo agrario anche questo c « un passo sulla via della trasfor- mazione in monarchia borghese» 10 . Questo passo verso il nuovo è stato fatto dal vecchio, che ha conservato la sua onnipotenza, la sua terra, la sua fisionomia e la sua posizione. Si tratta deH’ultimo passo, dell’unico che ancora po- teva fare il vecchio. Si tratta dell’ultima valvola. I Purisckevic, che dominano in un paese borghese, non ne dispongono e non ne pos- sono disporre di altre. E appunto perché questo passo verso il nuovo è stato fatto dal vecchio, che ha conservato la sua onnipotenza, esso non può portare e non porterà a nulla di duraturo. Anzi, porterà — e tutti i sintomi del momento che stiamo attraversando ce lo dimostrano — all’ag- gravamento della vecchia crisi, condurrà a un altro stadio, piu ele- vato, dello sviluppo capitalistico della Russia. * È ovvio che il termine « escogitare * va inteso « con un gTano di sale >: l'« esco- gitazione > della classe dominante è stata limitata e determinata da tutto il corso dello sviluppo del capitalismo in Russia e in tutto il mondo. Volendo conservare il suo potere, dati i rapporti di classe esistenti nel nostro paese che si sviluppa capitali- sticamente, il Consiglio della nobiltà unificata non poteva agire altrimenti. 240 LENIN La vecchia crisi si sviluppa in modo nuovo, in una situazione nuova, in cui i rapporti fra le classi si sono molto meglio determi- nati, ma si sviluppa, e il suo carattere economico-sociale (e non sol- tanto economico) rimane in sostanza quel che era. Un infimo numero di buone aziende della borghesia contadina impiantate sugli otrub y mentre diminuisce il numero dei proletari vincolati dal nadiel e si mantiene lonnipotenza dei Purisckevic; una massa enorme di contadini medi asservita, immiserita e che muore di fame, mentre aumenta il numero dei proletari non vincolati dal nadiel: ecco il quadro che offrono le odierne campagne russe. Occorre forse ancora dimostrare che il programma agrario di Stolypin non può eliminare lasservimento e le otrabotkj , mentre quello populista (nel senso storico-classista del termine) lo può? Si può forse, con la situazione attuale nelle campagne, non pensare che le buone aziende, impiantate sugli otrub y esistendo la piena libertà di mobilizzazione della terra, porrebbero inevitabilmente fine a tutte le carestie medioevali, a ogni asservimento e a tutte le atra - bot{ì y se a queste aziende, secondo la libera scelta dei contadini, ve- nissero aggiunti tutti quei 70 milioni di desiatine di terra apparte- nenti ai grandi proprietari fondiari e che per ora non sono conside- rati nel « riordino agrario»? E Tironia della storia non ci costringerà forse a dire che gli agrimensori di Stolypin sono stati utili per la Russia « trudoirìka > ? Ntevskata Zvtezdà , n. 20, 5 agosto 1912. Firmato: R.S. PICCOLA INFORMAZIONE Sono i nostri cadetti dei democratici o sono invece il partito della borghesia monarchica liberale 5 Questo problema presenta un gran- de interesse scientifico. Ricorderemo che persino il trudovi{ (democratico borghese) Vo- dovozov ha manifestato incertezze su questo problema. La Pravda, trattando la questione, si riferiva alle recenti affer- mazioni del signor Gredeskul, ripetute nella « Rtec ». La Riec risponde: «di quali dichiarazioni del signor Gredeskul parli la Pravda . non lo sappiamo». Come delizioso, nevvero? La Pravda ha detto chiaro e tondo che parla delle dichiarazioni ripetute nella Riec. Che volete di piu? Op- pure la « Riec » non sa ciò che si pubblica nella Riec? Ma non è na- turale pensare che i liberali, per meglio giocare alla democrazia in periodo elettorale, vorrebbero dimenticare qualcosa del loro recente passato? Comunque, per spiegare un importante problema scientifico ci- terò le parole del signor Gredeskul, pronunciate in parecchie confe- renze pubbliche e ripetute , senza nessuna riserva della redazione, nel n. 117 (2071) della Riec: « Proprio alla fine della mia conferenza, — ha scritto il signor Gre- deskul, — polemizzando con laffermazione dei Viekjii secondo cui il movimento russo di liberazione non ha avuto successo (e la colpa sarebbe deirintellettualità) e confrontandola con Topinione di coloro che sono molto piu a sinistra di P. B. Struve, ma pensano anche loro che il movi- mento non ci abbia dato assolutamente nulla, ho al contrario, sostenuto la tesi che invece è stato fatto molto perché sono state poste le fondamenta 1 (S 250 242 LENIN stesse della futura struttura costituzionale, e inoltre a un’estrema profon- dità e in modo estremamente solido, nel folto delle masse popolari. Per fornire un punto critico d’incrocio di queste due affermazioni, e al tempo stesso esprimere il pensiero che ritengo sia anch’esso politicamente molto importante per i nostri tempi, ho posto le due affermazioni di fronte al- Tavvenire e ho detto che secondo la prima (nel 1905-1906 non è stato fatto nulla) bisogna ricominciare tutto daccapo, cioè, in altre parole, bisogna organizzare un secondo movimento, mentre secondo l’altra (negli anni 1905-1906 sono state poste le fondamenta della Costituzione russa} non occorre invece un secondo movimento popolare, ma soltanto un’attività costituzionale tranquilla, tenace c ferma. «Ma qui il capo della polizia di Libava mi ha interrotto. In quella città vi è stata quindi una dimostrazione della polizia contro la pubblica negazione dell’opportunità di una nuova rivoluzione in Russia » (Riec, n. 1 17 [2071], 1912). Il signor Gredeskul ha dimostrato pienamente che il signor capo della polizia di Libava si è sbagliato. Ma ha inoltre dimostrato due cose importanti: 1) che la polemica sua e dei suoi soci contro i Vic\hi è una finzione, è cosa vacua; in realtà, in tutto ciò che è essenziale, tutto il partito cadetto è « viekhista », 2) che la definizione marxista del partito cadetto, elaborata in base a criteri scientifici, economici e politici, è assolutamente giusta. Pravda , n. 85, 8 agosto 1912. Firmato: N. B. IL SALARIO DEGLI OPERAI E I PROFITTI DEI CAPITALISTI IN RUSSIA Nel 1908 fu fatta un’inchiesta sulle fabbriche e officine della Rus- sia Indubbiamente essa ha fornito cifre esagerate sul salario degli operai e cifre al di sotto della realtà sulla produzione e sui profitti dei capitalisti, perche da noi simili inchieste vengono svolte in modo prettamente burocratico; inoltre vengono interpellati soltanto i ca- pitalisti e non si ritiene necessario interrogare gli operai. Vedremo dunque che cosa ha rivelato questa statistica, che è la più vantaggiosa per i capitalisti. Secondo i dati preliminari, gli unici finora pubblicati, in Russia vi erano complessivamente 20.000 fabbriche e officine (la cifra precisa è 19.983; daremo tra parentesi le cifre esatte, mentre nel testo le ar- rotonderemo un po’ perché sia più facile farsene un’idea e rammen- tarle quando si leggono i dati principali). Il numero complessivo degli operai dei due sessi era di 2 milioni 250.000 (2.253.787). Ivi sono compresi i minatori e gli operai occu- pati nella produzione gravata da imposte indirette. Il salario complessivo di questi operai corrisponde a una somma di più di mezzo miliardo di rubli (555.700.000). Per conoscere la paga media di un operaio bisogna dividere la somma complessiva dei salari per il numero degli operai. Otterremo cosi la cifra di 246 rubli. Due milioni e duecentocinquatamila operai di fabbrica e offi- cina della Russia guadagnavano dunque nel 1908, in generale e in media, ognuno approssimativamente venti rubli e 50 copeche al mese! Se si considera che con tale somma si deve mantenere la fami- glia, e che il prezzo degli alloggi e dei generi alimentari essenziali è oggi elevato, questo salario non può non essere detto un salario di fame. 244 LENIN Vediamo ora quale è stato il profitto dei capitalisti. Per determi- nare il profitto bisogna sottrarre dalla somma generale della produ- zione, cioè dalPintroito globale di tutte le fabbriche e officine, tutte le spese dei capitalisti. La somma generale della produzione è di piu di 4 miliardi e mezzo di rubli (4 miliardi 651 milioni di rubli). Tutte le spese 4 mi- liardi (4 miliardi e 82 milioni di rubli). I profitti dei capitalisti sono dunque di piu di mezzo miliardo di rubli (568 milioni e 700 mila rubli). Per ogni impresa il profitto è in media di 297 mila rubli. Ogni o- peraio procura al capitalista un profitto di 252 rubli allarmo. Compariamo ora il salario degli operai e il profitto dei capitali- sti. Ogni operaio riceve in media (facendo cioè un calcolo approssi- mativo) all’anno 246 rubli di salario e procura al capitalista un pro- fitto annuo di 252 rubli *. Ne consegue quindi che l’operaio lavora meno della metà della giornata per se e più della metà per il capitalista. Se, per esempio, prendiamo come media della giornata lavorativa 11 ore, risulta che l’operaio riceve la paga soltanto per 5 ore e mezzo, e persino per un po’ meno. Le altre 5 ore e mezzo lavora gratuitamente, senza ri- cevere nessuna paga, e tutta la sua produzione di questa mezza gior- nata costituisce il profitto dei capitalisti. • L'operaio crea complessivamente in un anno 498 rubli di nuovi valori. Prat'da , n. 85, 8 agosto 1912. Firmato: T. GLI SCIOPERI E IL SALARIO È a tutti noto che la famosa lotta a base di scioperi degli operai russi nd 1905 diede successi estremamente importanti non solo nel campo politico, ma anche in quello economico. Nel momento attuale i dati dei rapporti degli ispettori di fabbrica permettono di farsi una idea abbastanza precisa della portata di quei successi. La paga media delloperaio di fabbrica russo, in base a questi dati, è stata pari : nel 1901 a 201 rubli nel 1906 a 231 rubli » 1902 » 202 » » 1907 » 241 > » 1903 » 208 » » 1908 > 242 » » 1904 » 213 » » 1909 > 236 » » 1905 in media in cinque 206 rubli » anni 205 » » 1910 in media in cinque 238 rubli » anni 242 > Vediamo quindi che il 1905 fu un anno di svolta. Appunto dopo il 1905 il salario si eleva di colpo da 305 a 231 rubli all’anno, cioè di 26 rubli , piu del 10%. Quanto all’anno 1905, che denuncia una diminuzione del salario di 8 rubli in confronto al 1904, bisogna tener presente quanto segue: in primo luogo, il 1905 fu un anno di depressione economica, cioè di decadenza delPindustria; in secondo luogo, in base ai dati del ministero del commercio, gli operai perdettero in tale anno, per non aver ricevuto la paga nelle giornate di sciopero, / 7 milioni e mezzo di rubli > cioè, in media, piu di io rubli ciascuno. 246 LENIN Si può calcolare quindi che il salario annuo effettivo sia stato nel 1905 di 215 rubli e che di quei 215 rubli gli operai ne abbiano sa- crificati io per la lotta a base di scioperi, distintasi nel 1905 per una meravigliosa tenacia e vastità, mai viste fino allora in tutto il mondo. Il risultato è che noi oggi, esaminando i dati di un intiero decen- nio, 1901-1910, vediamo chiaramente la sorprendente differenza tra l’epoca prerivoluzionaria e quella postrxvoluzionana. Prima del 1905 il salario medio deiroperaio di fabbrica russo era di 206 rubli. Dopo il 1905, di 238 rubli, cioè 32 rubli di più all’ anno. Un aumento del 15,5 per cento. Il salario annuo ricevette una tale spinta in avanti che nessuno sforzo successivo dei capitalisti (i quali, come è noto, ritolsero, una dopo l’altra, tutte le conquiste del 1905) non potè ridurre l’operaio al precedente, basso tenore di vita. L’anno 1905 elevò il tenore di vita dell’operaio russo come in tempi normali non viene elevato in qualche decennio. . Gli operai negli scioperi del 1905, secondo la statistica ufficiale, perdettero, a causa delle giornate di sciopero, 17 milioni e mezzo di rubli di salario. Secondo la stessa statistica il valore della mancata produzione dei capitalisti nel 1905 ammontò a 127.300.000 rubli. Ma daH’aumento del salario, dopo il 1905, gli operai guadagnaro- no in cinque anni (1906-1910) 32 rubli in media ognuno, cioè in tutto — calcolando 1.800.000 operai — 57.600.000 rubli all’anno, pari a 268 milioni di rubli in un intiero quinquennio. Pravda , n. 86, 9 agosto 1912. LA GIORNATA LAVORATIVA NELLE FABBRICHE DEL GOVERNATORATO DI MOSCA L’ingegnere I.M. Kozminykh-Lanin ha pubblicato un libro sul- la durata della giornata lavorativa e deiranno lavorativo nelle fab- briche e nelle officine del governatorato di Mosca. L’autore ha raccolto un materiale che si riferisce alla fine del 1908 e a 219.669 operai, cioè a un po’ piu dei sette decimi degli operai di fabbrica e di officina del governatorato di Mosca (307.773). In base a questi dati egli ha stabilito che la giornata lavorativa era in media di 9 ore e mezzo per gli adulti e gli adolescenti e di 7 ore e mezzo per i fanciulli. Bisogna notare che qui non si è affatto tenuto conto del lavoro straordinario (sul lavoro straordinario Fautore ha preparato per le stampe un apposito libro), e, in secondo luògo, che i dati dell’autore sono basati esclusivamente sulle 4 norme del regolamento interno ob- bligatorie per gli imprenditori e per gli operai ». Queste norme vengono osservate? È questa una domanda che il nostro ingegnere non pone nemmeno. Soltanto le associazioni o- peraie, creando una loro statistica, potrebbero raccogliere i dati an- che su tale problema. Nelle singole imprese questa giornata lavorativa di 9 ore e mezzo subisce grandi oscillazioni. Dalle tabelle dcH’autore si vede che 33466 operai lavoravano più di io ore al giorno\ Si tratta di piu del 15 % del numero complessivo degli operai su cui si è condotta l’inchiesta. 13.189 operai lavoravano più di 11 ore al giorno , e 75 piu di 12 ore. La massa principale degli operai schiacciati da una giornata lavorativa smisuratamente lunga appartiene all’industria tessile. Se si considera che circa un terzo degli operai non è stato com- 248 LENIN preso nell’inchiesta, se ne deduce che la giornata lavorativa di più di 20 mila operai di fabbrica e di officina del governatorato di Mo- sca era vergógnosamente lunga. I dati deiringegnere Kozminykh-Lanin rivelano infine che per- sino la legge russa del 1897, estremamente invecchiata, la quale per- metteva una giornata lavorativa di n ore e mezza (MI), non viene rispettata dagli industriali. Secondo questa legge, quando gli operai lavorano a due turni, il loro tempo di lavoro calcolato per due setti- mane non deve superare le 9 ore su 24. In realtà, invece, degli 83.990 operai occupati nell'industria che lavorano a due turni, 14.376 lavoravano più di 9 ore al giorno . 11 che costituisce il 17% del numero complessivo degli operai che lavo- ravano a due turni. E dei 3.733 operai occupati in lavori di ripara- zione e ausiliari che lavoravano a due turni 2.173, Cl °^ c i rca i trc quinti, lavoravano più di 9 ore su 24! Si hanno cosi 16.500 operai che — persino secondo i dati ufficiali — venivano costretti a lavorare più di quanto lo consentisse la legge! La giornata lavorativa di otto ore esisteva nel 1908 nel governa- torato di Mosca soltanto per 4.398 operai sui 219.669 su cui si è con- dotta l’inchiesta. Quindi la giornata lavorativa di 8 ore è tuttavia pie- namente possibile anche adesso: ai 215.000 operai non rimane che raggiungere questi 4.000. Pravda , n. 88, il agosto 1912. Firmato: V. GIORNATA LAVORATIVA E ANNO LAVORATIVO NEL GOVERNATORATO DI MOSCA Il libro deiringegner Kozminykh-Lanin, uscito con questo tito- lo (Mosca, 1912, Edizioni della Commissione permanente del mu- seo di assistenza al lavoro presso la sezione di Mosca della società imperiale tecnica russa. Prezzo: 1 rublo e 75 copeche) è un compen- dio di dati che si riferiscono alla fine del 1908. I dati riguardano 219.669 operai, cioè il 71,37% del numero complessivo degli operai di fabbrica e di officina del governatorato (307.773). L’autore dice che « il materiale è stato da lui esaminato in modo minuzioso, separatamente per ogni impresa industriale, e che nel compendio generale è compresa soltanto quella parte che non dava adito a nessun dubbio ». Questo genere di statistica presenterebbe — nonostante il gran- de ritardo — un grandissimo interesse, se i dati fossero stati com- pendiati in modo piu intelligente. Purtroppo si è costretti ad usare proprio questa parola, poiché le tabelle del signor Kozminykh-Lanin sono compilate in modo estremamente minuzioso e molto è il lavo- ro da lui speso nel computo di ogni genere di totali e percentuali, ma questo lavoro è stato fatto in modo non razionale. Pare che il ricco materiale abbia soffocato l’autore. Egli ha fatto centinaia e migliaia di calcoli assolutamente superflui, che ingom- brano unicamente il libro, e non ha fatto alcune decine di calcoli che erano assolutamente necessari, poiché senza di essi non si ha un quadro generale del fenomeno. Infatti, nelle tabelle principali, che costituiscono quasi tutto il libro, vengono riferiti dati particolareggiati, come, per esempio: gli operai che lavorano da 9 a io ore al giorno sono suddivisi in 16 sottogruppi , a seconda del numero delle ore lavorative fatte in due 250 LENIN settimane consecutive (da 109 a 120 ore), e per ogni sottogruppo è stato calcolato il numero medio delle ore lavorative al giorno! E tutto ciò due volte: per gli operai occupati nella produzione e per quelli addetti a lavori ausiliari. Non si può non convenire che, in primo luogo, tali calcoli par- ticolareggiati sono assolutamente superflui, che ci si è lasciati trasci- nare dalla statistica per la statistica, che si ottiene una specie di giuo- co alle cifre, a danno della chiarezza del quadro e dell’utilità del ma- teriale per lo studio. E, in secondo luogo, i nove decimi di queste «medie», calcolate dall'autore con una precisione al centesimo, sono addirittura un lavoro inutile, poiché si può essere certi che tra i mille lettori del libro (che difficilmente troverà mille lettori) uno soltanto forse sentirà la necessità di queste «medie» (inoltre quest’unico let- tore potrebbe lui stesso calcolarle, se venisse colpito da questa ec- cezionale sciagura!). Nello stesso tempo, nel libro non vi sono assolutamente i com- pendi necessari, che l'autore avrebbe potuto compilare con un di- spendio di lavoro incomparabilmente minore e dei quali non si può fare a meno se si vogliono ben comprendere i dati dell’inchiesta. Non vi sono i compendi: 1) che distinguano, per gruppi di industrie, gli operai che lavorano a un turno, a due e a tre turni, e 2) gli operai che lavorano nella produzione e quelli addetti ai lavori ausiliari; 3) che forniscano la media delle ore lavorative per gruppi di industrie; 4) che diano i dati generali del tempo di lavoro degli adulti e dei fanciulli; 5) che distinguano le fabbriche secondo il numero degli operai. Soffermiamoci su quest’ultimo punto. L’autore dell’opera è talmente instancabile nel lavoro, — se si giudica dall’elenco dei libri da lui pubblicati e preparati per le stampe, — egli possiede un ma- teriale cosi ricco e interessante che, forse, un esame Critico dei suoi metodi può recare un’utilità non soltanto teorica, ma pratica e di- retta. Abbiamo già citato le parole dell’autore, secondo cui « il mate- riale [raccolto] è stato da lui esaminato in modo minuzioso, separata- mente per ogni impresa industriale ». Era dunque pienamente possibile elaborare un compendio di questo materiale anche solo per quei gruppi di fabbriche che persino la nostra statistica ufficiale distingue (non piu di 20 operai, da 21 a GIORNATA LAVORATIVA E ANNO LAVORATIVO 25‘ 50, da 51 a 100, da 101 a 500, da 501 a 1.000 e piu di mille). Era ne- cessario questo compendio? Indubbiamente, si. La statistica deve dare non colonne arbitrarie di cifre, ma una spiegazione in cifre dei differenti tipi del fenomeno in esame i quali si sono pienamente delineati o stanno delineandosi nella realtà. Si può forse dubitare che le imprese con 50 e 500 operai appartengono a tipi sociali sostanzialmente diversi del fenomeno che ci interessa? Che tutto lo sviluppo sociale di tutti i paesi civili ac- centua la differenza tra questi tipi e porta al soppiantamento dell’uno da parte dell’altro? Consideriamo appunto i dati sulla giornata lavorativa. Se effet- tuiamo noi stessi quel necessario lavoro statistico che non troviamo nel libro, possiamo rilevare dalla tabella che dà un compendio conclusivo la deduzione che 33.000 operai (dei 220.000 su cui si è condotta l’inchiesta) lavorano più di io ore su 24. La media della durata della giornata lavorativa per tutti i 220.000 operai è poi di 9 o- re e mezzo. Ci si chiede: non sono forse occupati questi operai, schiacciati da una giornata lavorativa smisuratamente lunga, in pic- cole imprese? La domanda sorge in modo naturale e necessario. E non è af- fatto scelta arbitrariamente. L’economia politica e la statistica di tut- ti i paesi del mondo ci obbligano a porre proprio questa domanda, poiché troppo spesso si osserva nelle piccole imprese una giornata lavorativa lunga. La impongono ai piccoli padroni le condizioni del- l’economia capitalistica. E risulta che nei materiali di cui disponeva l’autore vi erano i da- ti che potevano rispondere a questa importantissima domanda, me- tre nel compendio da lui compilato sono spariti! In esso egli ci ha dato lunghissime colonne di cifre di « medie » particolareggiate, che a nulla servono, e non ci ha dato la necessaria suddivisione delle fab- briche secondo il numero degli operai. Nel governatorato di Mosca tale suddivisione è ancor più neces- saria (se è permesso qui impiegare il grado comparativo) di quanto lo è in generale, poiché in questo governatorato vediamo, accanto al- l’enorme accentramento della produzione, un numero relativamente molto grande di piccole imprese. Secondo la statistica del 1910, si ave- vano in tutto 1440 imprese con 335.190 operai, di cui la metà (167 mila 199) erano concentrati in 66 fabbriche , mentre all’altro polo a- 2 5 2 LENIN vcvamo 669 imprese con un numero complessivo di 18.277 °P era i* È chiaro che ci troviamo di fronte a tipi sociali assolutamente diversi e che la statistica che non li distingue l’uno dall’altro non serve deci- samente a nulla. L’autore si è lasciato talmente allettare dalle sfilze di cifre sul numero degli operai occupati 94, 95, ecc. sino a 144 ore in due setti- mane consecutive che ha omesso del tutto i dati sul numero delle im- prese. Questa cifra è menzionata nella seconda parte della sua opera, ove si parla della durata dell’anno lavorativo, ma nella prima parte, dove si parla della giornata lavorativa, non è stato riportato nessun dato sul numero delle imprese, benché indubbiamente l’autore dispo- nesse di questi dati. Le piti grandi fabbriche del governatorato di Mosca non sono soltanto dei tipi particolari di imprese industriali, ma vi lavorano tipi particolari di popolazione, con condizioni di vita e di civiltà (o, meglio, di inciviltà) specifiche. La condizione necessaria per una stati- stica economica razionale è che queste fabbriche vengano considerate a parte e si elaborino particolareggiatamente i dati per ogni categoria di imprese secondo il numero di operai. Riporteremo le conclusioni principali del libro del signor Koz- minikh-Lanin. La sua inchiesta sulla durata della giornata lavorativa compren- de, come già abbiamo detto, 219.669 operai di fabbrica e di officina moscoviti, cioè il 71,37% del loro numero complessivo; inoltre la sua statistica comprende un numero un po’ più grande di operai tessili che non di operai delle altre industrie. L’inchiesta è stata fatta sul 74,6% di tutti i tessili e soltanto sul 49-71 % degli operai delle altre industrie. A quanto pare , sono stati meno elaborati i dati sulle piccole imprese: per lo meno, la statistica sul numero delle giornate lavora- tive annue comprendeva il 58% delle imprese (81 1 delle 1.394 stenti nel 1908) e il 75% degli operai (231. 130 su 307.773). È chiaro che sono state omesse proprio le imprese più piccole. L’autore fornisce i dati conclusivi soltanto per il numero com- plessivo degli operai. Si ha cosi una media di 9 ore e mezzo per gli adulti e di 7 ore e mezzo per i fanciulli. Occorre notare che il numero dei fanciulli è irrilevante: 1.363 contro 218.306 adulti. Ciò fa sorgere GIORNATA LAVORATIVA E ANNO LAVORATIVO *51 Tidea che gli operai moho giovani siano stati « nascosti » all occhio degli ispettori. Su un numero complessivo di 219.669 operai lavoravano a un turno 128.628 persone (il 58,56%); a due turni, 88.552 (il 40,31%); a tre turni, 2.489 (1*1,13%). H lavoro a due turni prevale su quello a un turno nell’industria tessile: 75.391 operai che lavoravano a due turni (« nella produzione », cioè senza quelli addetti ai lavori ausi- liari) contro 68.604 che lavoravano a un turno. Aggiungendo quelli addetti alle riparazioni e ai lavori ausiliari si hanno 78.107 operai che lavoravano a due turni e 78.321 che lavoravano a un turno. Fra i me- tallurgici invece prevale il lavoro a un turno (17.821 operai adulti) su quello a due turni (7.673). Tirando le somme circa il numero degli operai che lavoravano un diverso numero di ore in una giornata, otteniamo questi dati: Si vede quindi quanto insignificante sia ancora in Russia il nu- mero degli operai occupati non piu di 8 ore su 24: in tutto 4.398 su 219.600. Il numero degli operai con una giornata lavorativa eccessi- vamente, vergognosamente lunga è invece moko grande: 33.466 su 220.000, cioè il 15% degli operai, lavorano più ili 10 ore su 24! E per di piu qui non è stato calcolato il lavoro straordinario. Ancora. La differenza della durata della giornata lavorativa fra gli operai che lavorano a un turno e quelli che lavorano a due turni si vede dai seguenti dati, che comprendono soltanto gli « operai adulti occupati nella produzione»; vengono cioè esclusi gli operai addetti alle riparazioni e ai lavori ausiliari, che sono l’8% del numero com- plessivo degli operai. 2 54 LENIN Durata della giornata °/o degli operai (occupati nelle lavorativa ore indicate in una giornata) a un turno a due turni Fino a 8 ore ■>3 1,0 da 8 a 9 ore 1 3>3 81,9 » 9 » IO » 60,7 * 4-7 » io » 1 1 » * 5 > 2 M » 1 1 » 1 2 » 9>5 1,0 12 ore e più — — Complessivamente 100,0 100,0 Si vede quindi, fra l’altro, che il 17% degli operai che lavorano a due turni sono occupati per più di 9 ore al giorno, cioè più di quanto permette persino la nostra legge del 1897, riconosciuta giusta- mente dal signor Lanin come eccessivamente arretrata. Secondo tale legge, quando il lavoro è a due turni il numero delle ore lavorative giornaliere non deve essere superiore a nove, facendo il conto per due settimane. E il signor Lanin in tutti i suoi calcoli e tabelle consi- dera appunto il periodo di «due settimane consecutive». Se una legge cosi determinata e precisa viene trasgredita, si può immaginare in che conto venga tenuta la maggioranza delle altre disposizioni della nostra legislazione di fabbrica. La media delle ore lavorative giornaliere per un operaio che la- vora a un turno (considerando solo gli adulti e quelli che « lavorano nella produzione) è di 9,89 ore. Predomina dunque la giornata lavo- rativa di dieci ore , senza nessuna riduzione nemmeno al sabato e senza contare il lavoro straordinario. È inutile dire che una giornata di lavoro cosi lunga è veramente eccessiva e non può essere tollerata. La media delle ore lavorative giornaliere per un operaio che lavora a due turni è di 8,97 ore, cioè in pratica predomina in questi casi la giornata lavorativa di 9 ore, come esige la legge. È particolarmente urgente la sua riduzione a 8 ore, poiché, quando esistono i due turni, viene considerato « notte » il tempo che va dalle io di sera alla 4 (!!) del mattino, in realtà cioè una parte molto grande della notte viene considerata, per l’operaio, « giorno ». Giornata lavorativa di 9 ore, con la trasformazione della notte in giorno, con un permanente lavoro notturno: ecco che cosa avviene nel governatorato di Mosca! GIORNATA LAVORATIVA E ANNO LAVORATIVO 2 55 Per concludere il nostro studio sui dati del signor Kozminykh- Lanin diremo che la media delle giornate lavorative annue, da lui determinata, è di 270. Per i tessili la cifra è un po’ più bassa, 268,8, per i metallurgici un po' più alta, 272,3. L’elaborazione di questi dati è anch’essa in Kozminykh-Lanin estremamente insoddisfacente. Da una parte, un’eccessiva minuzio- sità, contraria al buon senso: nella tabella in cui si fa il compendio delle ore lavorative annue abbiamo contato addirittura 130 suddivi- sioni! I dati sul numero delle imprese, degli operai, ecc. sono qui riportati separatamente per ogni differente numero di giornate lavo- rative (aH’anno) cominciando da 22 per finire con 366. Tale « minu- ziosità » rassomiglia soprattutto alla completa incapacità di « dige- rire» il materiale greggio. Dall'altra parte, mancano assolutamente i necessari compendi con suddivisioni delle fabbriche secondo il numero di operai e quelli che le distinguano secondo i tipi di motori impiegati (manifatture e fabbriche meccanizzate). Non è quindi possibile formarsi un quadro che permetta di comprendere come la durata dell’anno lavorativo di- penda da varie condizioni. Il ricchissimo materiale raccolto daH’autore è andato perduto per il pessimo compendio che se ne è fatto. Possiamo osservare — approssimativamente e non certo in modo preciso! — persino secondo i dati dell’autore, se li elaboriamo un pochino, l’importanza della differenza fra la grande e la piccola pro- duzione. Consideriamo quattro principali gruppi di imprese secondo la durata dell’anno lavorativo: 1) che lavorano non più di 200 giorni all’anno; 2) da 200 a 250; 3) da 250 a 270; 4) 270 e più. Se sommiamo, per ognuna di queste categorie, le fabbriche e gli operai dei due sessi, otterremo questo quadro: Numero delle giorn. lavorative annue Media delle giornate lavorative annue Numero della fabbr. Numero degli operai Numero medio degli operai in una fabbr. non più di 200 giorni 96 74 5.676 76 da 200 a 250 » 2 3 6 , 9 1 14.4OO * 5 8 » 250 » 270 » 262 196 58.313 297 » 270 giorni e più 282 450 1 52.741 339 81 1 Complessivamente 270 231. 130 285 256 LENIN Si vede quindi chiaramente che quanto piu grandi sono le fab- briche tanto piu elevato (in generale) è il numero delle giornate lavorative. L’importanza economico-sociale delle piccole imprese è dunque in realtà molto minore di quanto si potrebbe pensare consi- derando la percentuale di operai occupati in queste imprese in con- fronto, per esempio, al loro numero complessivo. L’anno lavorativo è in queste imprese così breve in confronto delle grandi che la percen- tuale della loro produzione deve essere del tutto insignificante. E inoltre, data la brevità dell’anno lavorativo, queste fabbriche (piccole) non sono in grado di creare quadri proletari permanenti; ivi gli operai sono quindi piu « legati » alla terra, probabilmente sono meno pagati, sono meno civili, ecc. La grande fabbrica accentua lo sfruttamento prolungando al mas- simo l’anno lavorativo, creando cosi un proletariato che ha rotto ogni legame con la campagna. Se si studia la differenza del numero delle giornate lavorative annue a seconda deirimpianto tecnico delle fabbriche (lavorazione a mano o meccanica, ecc.) si potrebbero indubbiamente trovare parec- chie interessanti indicazioni sulle condizioni di esistenza della po- polazione, sulla situazione degli operai, sull’evoluzione del nostro capitalismo ecc. Ma l’autore, si può dire, non ha nemmeno sfiorato tutti questi problemi. Egli ha fornito unicamente le cifre della media delle giornate lavorative annue nelle fabbriche dei diversi gruppi di industria. Si sono ottenute oscillazioni molto piccole della media generale: da 246 giornate lavorative all’anno nel IX gruppo (lavorazione delle so- stanze minerali) a 291 nel XII gruppo (industria chimica). Le differenze, come il lettore vede, sono molto minori delle dif- ferenze nel numero delle giornate lavorative annue tra le piccole e le grandi fabbriche in generale, astraendo dall’industria a cui esse appartengono. Le differenze che dipendono dal tipo di industria sono meno caratteristiche e meno importanti di quelle che dipendono dalle di- mensioni della produzione. Ciò non vuol dire naturalmente che si possono ignorare le prime, ma significa che non è possibile una sta- tistica razionale senza che si tenga conto delle seconde. \ 7 ievsf(aia Zviezdà, n. 21, I 2 agosto iq t 2. F rniato: V. I. IN INGHILTERRA II liberalismo inglese è da sei anni e mezzo al potere. Il movi- mento operaio in Inghilterra si sviluppa sempre piu; gli scioperi assumono un carattere di massa e cessano inoltre di essere puramente economici, si trasformano in scioperi politici. Robert Smillie, capo dei minatori scozzesi, che hanno recente- mente dato prova di una cosi grande forza nella lotta di massa, dichiara che la rivendicazione dei minatori sarà, nella loro prossima grande battaglia, quella del passaggio delle miniere di carbone in proprietà dello Stato. E questa grande battaglia sta inevitabilmente avvicinandosi, poiché tutti i minatori inglesi si rendono benissimo conto che la famosa legge sul salario minimo non può mutare seria- mente in meglio le loro condizioni. E il liberalismo inglese, sentendosi mancare il terreno sotto i piedi, escogita un altro grido di guerra per suscitare di nuovo, per un certo tempo, nelle masse degli elettori la fiducia verso i liberali. Se non si inganna non si vende: questa è la parola d’ordine del capi- talismo nel commercio. Se non si inganna non si ottengono seggi in parlamento: questa è la parola d’ordine della politica capitalistica nei paesi liberi. La parola d’ordine « di moda > escogitata a tale scopo dai liberali è la rivendicazione della « riforma agraria ». Che cosa precisamente intendano con questo i liberali e il loro specialista in materia di abbin- dolamento delle masse, Lloyd George, è cosa che rimane ancora oscura. Evidentemente si tratta dell’aumento dell’imposta sulla terra, e basta. Raccolta di altri milioni per le avventure militari, per la flotta, ecco che cosa in realtà si nasconde sotto le promettenti frasi sulla « restituzione della terra al popolo» ecc. 17-250 2 5 8 LENIN In Inghilterra la conduzione deiragricoltura è del tutto capita- listica: i farmcrs capitalisti affittano dai landlords (proprietari di ter- re) appezzamenti di superficie media e li lavorano impiegando ope- rai salariati. In queste condizioni, nessuna « riforma agraria » può mutare qualcosa nella situazione degli operai agricoli* Il riscatto delle terre dei grandi proprietari fondiari potrebbe, in Inghilterra, trasformarsi persino in una nuova spoliazione del proletariato, poiché i grandi proprietari e i capitalisti, mantenendo nelle loro mani il potere dello Stato, venderebbero le loro terre il triplo del loro valore. E paghe- rebbe il contribuente, cioè lo stesso operaio. Il chiasso sollevato dai liberali intorno alla questione agraria è stato utile in un senso: ha destato interesse per l’organizzazione degli operai agricoli. E quando gli operai agricoli si desteranno e si uniranno in asso- ciazioni, allora i liberali non potranno cavarsela con ciarlatanesche « promesse di riforma * o di assegnazione di lotti ai braccianti e ai giornalieri. Poco tempo fa un collaboratore di un giornale operaio inglese è andato a trovare Joseph Arch, vecchio capo degli operai agricoli, che molto ha lavorato per destare questi ultimi a una vita cosciente. La cosa non gli riuscì subito: anche la parola d ordine di Arch era ingenua: «tre acri [l’acro è un po’ di più di mezza desiatina] di terra e una mucca » a ogni operaio agricolo, e l’associazione da lui creata falli; ma la sua opera non è fallita, e l’organizzazione degli operai agricoli in Inghilterra si pone di nuovo all’ordine del giorno. Arch ha ora ottantatré anni. Egli abita nello stesso villaggio e nella stessa casa in cui nacque. Nella conversazione con il suo inter- locutore egli ha detto che l’associazione degli operai agricoli era riu- scita ad elevare il salario a 15, 16 e 17 scellini la settimana (lo scel- lino vale circa 48 copeche). E oggi il salario dell’operaio agricolo è di nuovo diminuito, — nel Norfolk, dove abita Arch, — scendendo a 12-13 scellini la settimana* Frauda , n. 89, 12 agosto 1912. Firmato: P. LA CONCENTRAZIONE DELLA PRODUZIONE IN RUSSIA In Russia, come in tutti i paesi capitalistici, avviene una con- centrazione della produzione; questa, cioè, si concentra sempre piu in un piccolo numero di grandi e grandissime imprese. In regime capitalistico ogni singola impresa dipende compieta- mente dal mercato, e, data questa dipendenza, quanto più grande è l’impresa, tanto più questa è in grado di vendere a minor prezzo il suo prodotto. Il grande capitalista compra la materia prima a un co- sto meno elevato, la consuma con più economia, impiega macchine mi- gliori, ecc. 1 piccoli padroni vanno in rovina e periscono. La produ- zione si accentra sempre più, si concentra nelle mani di pochi mi- lionari, che abitualmente rafforzano ancora il loro potere mediante società per azioni che pongono nelle loro mani i capitali dei padroni medi e della « minutaglia ». Ecco, per esempio, i dati sull’industria di fabbrica e di officina in Russia nel T910, comparati a quelli del 1901 n . Gruppi di aziende Numero degli secondo il nume-ro Numero delle aziende operai in migliaia degli operai 1901 1910 1901 1910 non più di 50 12.740 9.909 244 220 da 51 a 100 2.428 2.201 171 159 » 101 a 500 2.288 2.213 492 508 » 501 a 1.000 403 433 269 303 1.000 e più 243 3 2 4 526 713 Complessivamente , 18.102 V* b 00 0 1.702 I.903 Questo è il quadro consueto che si osserva in tutti i paesi capita I 7* 2Ó0 LENIN listici. Il numero delle piccole imprese diminuisce: la piccola bor- ghesia, i piccoli padroni vanno in rovina e periscono, passando nelle file degli impiegati e talvolta dei proletari. Il numero delle grandi imprese cresce rapidamente, e ancor piu cresce la parte di produzione da loro fornita in confronto alla produzione complessiva. Dal 1901 al 1910 il numero delle fabbriche pili grandi, con pili di 1.000 operai, è aumentato quasi di una volta e mezza: da 243 a 3 2 4* Nel 1901 vi lavoravano circa mezzo milione di operai (526.000), cioè meno di un terzo del numero complessivo, e nel 1910 piu di 7 oojooo, piu di un terzo del numero complessivo. Le piu grandi fabbriche soffocano le piccole e concentrano sem- pre più la produzione. Masse sempre più grandi di operai si concen- trano in un piccolo numero di imprese, ma tutto il profitto del la- voro di milioni di operai raggruppati va nelle tasche di un pugno di milionari. Pravda, n. 89, 12 agosto 1912. Firmato: T. UNA CARRIERA La storia della vita del milionario A. S. Suvorin, editore del Novoie V remia , morto recentemente, riflette un interessante pe- riodo storico di tutta la società borghese russa. Povero, liberale e persino democratico airinizio del cammino della sua vita; milionario, soddisfatto di se e impudente laudatore della borghesia, piaggiatore servile dei detentori del potere ad ogni svolta della politica alla fine di questo cammino. Questo itinerario non è forse tipico per la massa dei rappresentanti « colti » e « intellet- tuali della cosiddetta «società»? Non tutti, naturalmente giocano al- l’apostasia con tale frenetica fortuna da divenire milionari, ma i nove decimi, se non il novantanove per cento, giocano appunto questo stesso giuoco, cominciando con Tessere degli studenti radicali, per finire con dei « posticini redditizi » in questo o quelTimpiego, in questo o quelTaffare. Studente povero, non riesce a frequentare Tuniversità per man- canza di mezzi; insegnante in una scuola distrettuale, impiegato e, oltre a ciò, segretario di un maresciallo della nobiltà o insegnante pri- vato presso nobili e ricchi grandi proprietari fondiari; comincia a fare il giornalista liberale e persino democratico, nutrendo simpatia per Belinski e Cernyscevski e avversando la reazione: ecco da che cosa cominciò Suvorin negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Liberale, simpatizzante per la borghesia, inglese e la Costitu- zione inglese, il grande proprietario fondiario Katkov durante la prima ascesa democratica in Russia (inizio degli anni sessanta) fece una svolta verso il nazionalismo, lo sciovinismo e divenne un fu- rioso centonero. 2Ó2 LENIN Il giornalista liberale Suvorin durante la seconda ascesa demo* cratica in Russia (fine degli anni settanta) fece una svolta verso il nazionalismo, lo sciovinismo, verso uno sfrontato servilismo nei con- fronti dei detentori del potere. La guerra russo-turca aiutò questo carrierista a «ritrovare se stesso», a trovare la sua strada di lacche, compensato dagli immensi guadagni del suo giornale, Ai vostri ordini. Il Novoie Vremia di Suvorin si è assicurato per molti decenni questo nomignolo « Ai vostri ordini ». Questo giornale è divenuto in Russia il prototipo dei giornali prezzolati, Nbvoievremismo è dive- nuto un termine che ha lo stesso significato dei concetti: apostasia, tradimento, adulazione. 11 Novoie Vremia di Suvorin è il modello di un'animata compravendita « all’ingrosso e al minuto». Ivi di tutto si fa commercio, cominciando dalle convinzioni politiche per finire con gli annunci pornografici. Ed oggi, dopo la terza ascesa democratica in Russia (alFinizio del XX secolo), quanti altri liberali hanno compiuto una svolta — at- traverso la strada « viekhista » — verso il nazionalismo, lo sciovi- nismo, gli insulti alla democrazia, la piaggeria nei confronti della reazione! Katkov, Suvorin, i « viekhisti » sono tutte tappe storiche della svolta della borghesia liberale russa dalla democrazia alla difesa della reazione, allo sciovinismo e aH’antisemitismo. Gli operai coscienti temprano le loro convinzioni, comprendendo Tinevitabilità di tale svolta della borghesia come di quella delle masse lavoratrici verso le idee della democrazia operaia. Praifda, n. 94, 18 agosto 1912. Firmato: 1 . V. AL SEGRETARIATO DELL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA Egregi compagni, 31 agosto 1912 ho ricevuto da voi la circolare n. 15 (del luglio scorso), nella quale la Direzione centrale della socialdemocrazia polacca e lettone informa della scissione avvenuta in questa organizzazione. Quale rappresentante del POSDR neirUfficio internazionale so- cialista sono costretto a protestare categoricamente contro tale infor- mazione per i seguenti motivi. 1. La Direzione centrale della socialdemocrazia polacca e let- tone dichiara che il comitato di Varsavia «non appartiene al POSDR, di cui la socialdemocrazia polacca e lettone è una parte autonoma». Ma la Direzione centrale della socialdemocrazia polacca e lettone non ha assolutamente nessun diritto né di decidere né di dichiarare chi appartiene al POSDR, che “io rappresento. La stessa Direzione centrale non appartiene oggi al nostro par- tito, poiché non ha nessun legame organizzativo né con il Comitato centrale eletto alla conferenza del gennaio 1912 e da me rappresen- tato, né con il centro dei liquidatori, a noi opposto (il cosiddetto «co- mitato d’organizzazione »)/ 2. L’affermazione della Direzione centrale della socialdemocrazia polacca e lettone secondo cui la scissione sarebbe avvenuta « improv- visamente, proprio prima delle elezioni della Duma », non corri- sponde a verità. So personalmente che la stessa Direzione centrale già due anni fa, quando ebbe un aspro conflitto con i suoi ex membri Malecki e Hanecki, e allontanò il primo della Direzione, avrebbe fin da allora dovuto prevedere la scissione* 264 LENIN 3. È ipocrita la dichiarazione della Direzione centrale secondo cui: in primo luogo, nell’organizzazione di Varsavia « come del resto in tutte le altre organizzazioni rivoluzionarie della Russia zarista » si sarebbero infiltrati dei provocatori, in secondo luogo, la scissione sarebbe avvenuta con 1*« attivo con- corso della polizia politica », benché la Direzione centrale non sia in grado di indicare un solo nome e non osi esternare nessun pre- ciso sospetto! Quanta ipocrisia c necessaria per lanciare pubblicamente, allo scopo di demolire moralmente gli avversari politici, la disonesta ac- cusa di « concorso della polizia politica », benché non si abbia il coraggio di indicare sia pure un solo nome, di esternare un qualsiasi preciso sospetto! Sono convinto che ogni membro deirinternazionale respingerà con sdegno questi inauditi metodi di lotta. Conosco da parecchi anni i due ex membri della Direzione centrale Malecki e Hanecki, che sono perfettamente d’accordo con il comitato di Varsavia. Ho ricevuto proprio da quest’ultimo una infor- mazione ufficiale che conferma questo fatto. E, considerando la situazione che si è creata, ritengo mio dovere portare a conoscenza deH’Ufficio internazionale socialista l’acclusa protesta del comitato di Varsavia della socialdemocrazia polacca e lettone. Poiché la dichiarazione della Direzione centrale è stata inviata a tutti i membri dell’Ufficio, sono costretto a pregarvi, egregi com- pagni, di inviare ai rappresentanti di tutti i partiti appartenenti all’Internazionale anche questa mia dichiarazione, insieme alla pro- testa del comitato di Varsavia. Saluti fraterni. N. Lenin Scritta il 18 (31) agosto 1912. Pubblicata per la prima volta nella Gazcta Robotnicza , n. 19. 21 novembre 1912. Firmato: N. Lenin. I CADETTI E LA QUESTIONE AGRARIA Nella polemica contro la Pravda i cadetti, per quanto abbiano cercato di farlo, non hanno potuto eludere il problema: sono essi un partito democratico o monarchico liberale? È un problema estremamente importante, che fornendo un mate- riale per spiegare i concetti politici fondamentali, ha non soltanto un significato generale di principio. Il problema del carattere del partito cadetto, il quale pretende di dirigere tutta l’opposizione, è inoltre connesso nel modo piu indissolubile con tutte le questioni fondamen- tali del movimento di liberazione russo. Chiunque abbia un atteggia- mento consapevole verso la campagna elettorale, chiunque ne ap- prezzi Timportanza per l’educazione politica delle masse deve quindi prestare una grandissima attenzione al dibattito sul carattere del par- tito cadetto. La Riec cadetta cerca oggi di soffocare questo dibattito, di offu- scare con sotterfugi e attacchi rissosi (« menzogna », c snatura- mento », ecc.) le questioni di principio, di riesumare queste o quelle parole ingiuriose impiegate dai liquidatori contro di noi nel momento in cui Tirritazione personale, suscitata dagli aspri conflitti organiz- zativi, era giunta al colmo. Sono tutti noti e frusti metodi di uomini che sentono la loro debolezza in un dibattito di principio. Nella no- stra risposta ai cadetti dobbiamo quindi chiarire di nuovo le que- stioni di principio. Quali sono, in generale, le differenze tra la democrazia e il libe- ralismo? Sia il democratico borghese che il liberale (tutti i liberali sono dei liberali borghesi, ma non tutti i democratici sono dei demo- cratici borghesi) sono contrari al vecchio regime, all'assolutismo, alla servitù della gleba, ai privilegi del ceto superiore, ecc. e sono per la 266 LENIN libertà politica e il regime costituzionale «di diritto». Questa è la loro affinità. Le loro differenze. Il democratico rappresenta la massa della po- polazione, ne condivide i pregiudizi piccolo-borghesi, attendendo, per esempio, dalla nuova ripartizione « egualitaria » di tutte le terre non solo la distruzione di tutte le tracce della servitù della gleba (e tale aspettativa sarebbe fondata), ma anche lo scalzamento delle basi del capitalismo (il che è assolutamente infondato, poiché nessuna riparti- zione delle terre può eliminare né il potere del mercato e del denaro, né il potere e l'onnipotenza del capitale). Ma il democratico ha fiducia nel movimento delle masse, nella sua forza, nella sua giustezza e non ne ha per nulla timore. Egli sostiene la distruzione di tutti i privi- legi medioevali, senza nessuna eccezione. Il liberale non rappresenta la massa della popolazione, ma la sua minoranza, e precisamente la grande e media borghesia liberale. Egli teme il movimento delle masse e la democrazia conseguente più della reazione. Non solo non vuole ottenere la distruzione di tutti i privilegi medioevali, ma ne sostiene alcuni, molto importanti, cer- cando di far si che vengano ripartiti tra i Purisckevic e i Miliukov e non siano affatto eliminati. Il liberale sostiene la libertà politica e la Costituzione, sempre però con certe limitazioni (come il sistema bicamerale e molte altre); inoltre ogni limitazione ha lo scopo di conservare i privilegi dei feu- dali. Il liberale oscilla quindi costantemente tra i feudali e la demo- crazia; e questo è il motivo At\Y impotenza quasi incredibile del libe- ralismo in tutti i problemi piu o meno seri. La democrazia russa è la classe operaia (democrazia proletaria) e i populisti e i trudoviki di tutte le sfumature (democrazia borghese). Il liberalismo russo è il partito cadetto, e anche i « progressisti » e la maggioranza dei gruppi nazionali della III Duma. La democrazia russa ha nel suo passato riportato importanti vit- torie, il liberalismo russo nemmeno una. La prima ha saputo lottare, e le sue sconfitte sono sempre state grandi sconfitte storiche di tutta la Russia; inoltre, persino dopo una sconfitta, una parte delle sue ri- vendicazioni è sempre stata soddisfatta. Il secondo, cioè il liberalismo, non ha saputo lottare, e la storia russa non ha registrato, in suo fa- vore, null’altro che il costante atteggiamento sprezzante dei feudali verso i liberali, come quello dei signori verso i servi. I CADETTI E LA QUESTIONE AGRARIA 267 Controlliamo queste considerazioni generali c questi fondamen- tali postulati di principio alla luce del programma agrario cadetto. La Pravda ha dichiarato ai cadetti che la loro democraticità fu dimo- strata dai discorsi del cadetto Berezovski 2° sulla questione agraria alla III Duma. La Riec cadetta ha risposto nel n. 208: «Il discorso di Bere- zovski 2 fu, corrTè noto, la conferma del programma cadetto sulla questione agraria». Vedete come è elusiva questa risposta! Noi abbiamo dichiarato che il discorso di Berezovski i* # è un modello di impostazione non democratica del problema. La Riec sa benissimo che cos’è precisa- mente per noi ciò che distingue il liberalismo dalla democrazia. Ma non pensa nemmeno di esaminare seriamente la questione, di sta- bilire, in quel che noi riteniamo distingua la democrazia dal libera- lismo, la parte che essa, la Riec , ritiene giusta, di verificare se esi- stono nel discorso di Berezovski i° questi elementi di differenzia- zione. La Riec non fa nulla di tutto questo. Essa elude la questione, manifestando cosi di essere debole teoricamente e di avere la co- scienza poco pulita. Ma non si è nemmeno decisa, a nome di tutto il partito cadetto, a declinare ogni responsabilità per il discorso di Berezovski 1*. Ha riconosciuto, doveva riconoscere, questa responsabilità, avendo defi- nito il discorso di Berezovski i° « la conferma del programma ca- detto sulla questione agraria». Benissimo. E noi citeremo i punti importanti di questo discorso, indubbiamente e ufficialmente cadetto, del membro della III Duma A. E. Berezovski, grande proprietario fondiario della Siberia. Ve- dremo, analizzando i ragionamenti dell'oratore, se egli si attiene al punto di vista democratico oppure a quello liberale. E vedremo se i signori cadetti riusciranno, nella loro estesa rete giornalistica o nelle loro assemblee, a smentirci. « Secondo la mia profonda convinzione — disse alla III Duma, nel- l’ottobre 1908, il signor A. E. Berezovski (citiamo secondo il resoconto stenografico della Rossìa ) — questo progetto » (progetto agrario cadetto) «è molto piu vantaggioso anche per i proprietari di terra» (e non sol- * Sia la Pravda che la Riec si sono sbagliate parlando di Berezovski 2 0 . Si tratta dì Berezovski i°, Alcxandr Eleazarovìc, grande proprietario fondiario della Siberia. 268 LENIN tanto per i contadini), « e lo dico, signori, perché conosco l’agricoltura, essendomene occupato tutta la vita e possedendo delle terre. Per un’eco- nomia agricola civile il progetto del partito della libertà del popolo sa- rebbe indubbiamente più utile delPordinamento attuale. Non bisogna afferrarsi al nudo fatto deiralienazione forzata, indignarsene e dire che si tratta di violenza, ma bisogna esaminare e valutare quel che scaturisce da ciò che viene proposto nel nostro progetto e come verrà attuata questa alienazione forzata... ». Abbiamo sottolineato queste parole veramente auree del signor A. E. Berezovski, auree per la loro rara sincerità. Chi ricorda i di- scorsi e gli articoli dei bolscevici marxisti contro i cadetti ai tempi della I Duma, o si prende la pena di leggerli oggi, dovrà convenire che il signor A. E. Berezovski nel 1908 confermò brillantemente i bolscevici del 1906. E osiamo predire che qualsiasi storia più o meno obiettiva confermerà tre volte la loro politica. Noi dicemmo nel 1906: non credete al suono delle parole «alie- nazione forzata». Tutto sta nel sapere chi è che forzerà. Se sarà il grande proprietario fondiario a forzare il contadino a pagare per terre cattive un prezzo tre volte superiore di quel che valgono, come avvenne con il famoso riscatto del 1861, allora una simile « aliena- zione forzata » sarà la riforma dei grandi proprietari fondiari , a loro vantaggiosa e rovinosa per i contadini 1 *. I liberali, i cadetti, posero il problema dell’alienazione forzata destreggiandosi tra i grandi proprietari fondiari e i contadini, tra i centoneri e la democrazia. Nel 1906 avevano fatto appello alla demo- crazia cercando di far passare la loro « alienazione forzata » per qual- cosa di democratico. Nel 1908 fecero appello ai «bisonti» della III Duma e dimostrarono loro che bisognava esaminare « quel che scaturisce da questa alienazione forzata e come essa verrà attuata », Ascoltiamo dunque Toratore ufficiale del partito cadetto; « Prendete il progetto di quarantadue deputati della I Duma, — disse il signor A. E. Berezovski : — in esso era incluso soltanto * (appunto signor Berezovski!) «il riconoscimento della necessità di procedere per prima cosa all’alienazione delle terre che non venivano sfruttate dagli stessi proprietari. In seguito il partito della libertà del popolo sostenne la neces- sità della costituzione di commissioni locali, che in un determinato pe- riodo dovevano appurare quali terre dovevano essere alienate e quali no I CADETTI E LA QUESTIONE AGRARIA 269 e quanta terra occorreva per soddisfare i contadini. Le commissioni erano costituite in modo che in esse i contadini e i non contadini fossero in pari numero ». Il signor A. E. Berezovski non ha finito del tutto il discorso. Chiunque desideri essere informato sul progetto agrario di Kutler (riconosciuto rappresentante del partito cadetto per la questione agraria), compreso nel II volume della pubblicazione cadetta Im que- stione agraria , vedrà che i presidenti delle commissioni dovevano secondo quel progetto, essere nominati dal governo, cioè dovevano essere anche loro dei rappresentanti dei grandi proprietari fondiari. Ma ammettiamo pure che A. E. Berezovski avesse espresso con maggior precisione di Kutler le opinioni dei cadetti. Ammettiamo che egli avesse detto tutto y e che i cadetti volessero veramente delle commissioni composte in pari numero da contadini e « non conta dini», senza i rappresentanti del governo di classe. Ebbene? Ci sarà qualcuno che osi affermare che un simile progetto è democratico? La democrazia è il dominio della maggioranza. Soltanto le ele- zioni a suffragio universale, eguali e dirette possono essere chiamate elezioni democratiche. Sono commissioni democratiche solo quelle che vengono elette da tutta la popolazione in base al suffragio uni- versale. Ciò sgorga in modo talmente inconfutabile dalle verità gene- rali, fondamentali, elementari della democrazia che è persino strano dover rimasticare tutte queste cose per i signori cadetti. Sulla carta i cadetti accettano il suffragio universale. In realtà, in una delle questioni piu importanti del movimento di liberazione russo, quella agraria, essi non accettano il suffragio universale! Nessun sotterfugio e nessun pretesto elimina questo fatto che ha un’impor- tanza primaria. E non pensate che i cadetti ammettano qui solo una deroga al principio del suffragio universale, al principio della democrazia. No. Essi si fondano su un altro principio, il principio dell \ accordo > del vecchio col nuovo, del grande proprietario fondiario col contadino, della reazione centonera con la democrazia. Metà agli uni e metà agli altri : ecco che cosa proclamano i cadetti. Questo è appunto il tipico principio della borghesia monarchica liberale che tentenna. Essa non vuole la distruzione dei privilegi del medioevo, ma la loro ripartizione tra i grandi proprietari fondiari 270 LENIN e la borghesia. Si può forse contestare infatti che concedere ai « non contadini» (cioè ai grandi proprietari fondiari, per dirla senza infin- gimenti) la parità con i contadini, che sono i sette decimi della popo- lazione, equivalga alla conservazione e alla sanzione del privilegio medioevale? In che cos’altro dunque consistevano i privilegi me- dioevali se non nel fatto che un grande proprietario fondiario aveva in politica un’importanza eguale a quella di centinaia e migliaia di contadini ? Dalla parità dei grandi proprietari fondiari e dei contadini non può uscire null’altro che la ripartizione dei privilegi tra i grandi pro- prietari fondiari e la borghesia. Proprio questo avvenne nel 1861: i grandi proprietari fondiari rinunciarono a un millesimo dei loro pri- vilegi in favore della borghesia che stava sorgendo, mentre la massa contadina veniva condannata a mezzo secolo (1861 -|- 50 = 1911) di tormenti dovuti all’assenza di diritti, all’umiliazione, alla lenta morte per fame, all’estorsione dei tributi, ecc. Occorre poi non dimenticare che, rinunciando nel 1861 a un millesimo dei loro privilegi politici in favore della borghesia (riforma dello zemstvo , urbana, giudizia- ria, ecc.), i grandi proprietari fondiari cominciarono essi stessi a tra- sformarsi in borghesia, impiantando distillerie, zuccherifici, entrando a far parte deiramministrazione delle società per azioni, ecc. Vedremo ora qual è l’esito definitivo che lo stesso signor A. E. Berezovski si attendeva da questa « parità » tra un numero infimo di grandi proprietari fondiari e la grandissima massa di contadini. Dobbiamo però dapprima sottolineare tutto il significato delle sue parole, secondo cui quelle famose commissioni dovevano « appu- rare quali terre dovevano essere alienate e quali no e quanta terra occorreva per soddisfare i contadini ». Tutte le chiacchiere sulle diverse « norme » per l’assegnazione di lotti ai contadini sono parole vuote, con le quali, vien fatto di dire, spesso i nostri intellettuali populisti, non esclusi i più « a sinistra », intronano le orecchie a se stessi e ai contadini. Una sola questione ha una seria importanza: tutte le terre dovranno essere alienate o non tutte? e nell’ultimo caso: chi determinerà « quali non dovranno esserlo » ? (non parlo poi di chi stabilirà l’entità del riscatto, poiché lo stesso riscatto dei privilegi medioevali è un istituto liberale bor- ghese, ma che ha radici, basi assolutamente non democratiche, anti- democratiche). CADETTI E LA QUESTIONE AGRARIA 271 Tutti i paragrafi dei progetti agrari cadetti, particolareggiata- mente studiati e burocraticamente lisciati, sono puro lavoro di can- celleria. La questione seria è una sola: chi determinerà quali terre dovranno essere alienate e a quali condizioni dovranno esserlo? 11 più ideale dei progetti di legge che eluda tale questione è soltanto ciarlataneria, e nulla più. Come risolve dunque quest’unico problema serio il signor Be- rezovski? Non è forse chiaro che se i contadini e i « non contadini » avranno un egual numero di rappresentanti, nella maggioranza dei casi non si potrà raggiungere un accordo, ed è inutile scrivere leggi sull’accordo amichevole tra i grandi proprietari feudali e gli ex servi della gleba. I primi sono sempre d’accordo per un « accordo amiche- vole % con i secondi, anche senza nessuna legge. E il signor Berezovski diede chiaramente una risposta ai < bi- sonti » della III Duma su tale questione. Ascoltate ancora il suo di- scorso : « Quindi mediante questo lavoro comune concreto, sul posto, natural- mente si chiarirebbe quale superficie "è possibile" [udite!] alienare e anche quale superficie è necessaria ai contadini [necessaria per che cosa? per poter fornire prestazioni gratuite? ma i grandi proprietari feudali sa- ranno sempre d’accordo su questo!], e infine gli stessi contadini si rende- rebbero conto della misura in cui le loro giuste [hum! hum! ci salvi iddio dall’ira del grande proprietario fondiario, dal suo amore c dalla sua «equità »] rivendicazioni possono venire soddisfatte. Tutto ciò passerebbe poi attraverso la Duma e [udite! udite!} al Consigliò di Stato, e dopo l'elaborazione [hum! hum!] arriverebbe alla sanzione definitiva [cioè alla ratifica della legge]. Risultato di questo sistematico lavoro [che volete di « più sistematico »!] sarebbe indubbiamente il reale soddisfacimento dei bi- sogni della popolazione e la tranquillità e il mantenimento, che da questo soddisfacimento dipendono, delle aziende razionali, che il partito della libertà del popolo non ha mai desiderato distruggere senza un estrema necessità ». Cosi parlò il rappresentante del « partito della libertà del po- polo », che sarebbe più giusto chiamare partito della tranquillità dei grandi proprietari fondiari. Si vede qui, più chiaro del sole, che l’« alienazione forzata » dei cadetti è la costrizione dei contadini da parte dei grandi propnetari 272 LENIN fondiari. Chi pensasse di negarlo dovrebbe dimostrare che nel Con- siglio di Stato i contadini prevalgono sui grandi proprietari fondiari. All’inizio « rappresentanza paritetica » dei grandi proprietari fon- diari e dei contadini, e alla fine — se non si addivenisse a un ami- chevole accordo — « rielaborazione » del progetto da parte del Con- siglio di Stalo. « Il partito della libertà del popolo non ha mai desiderato di- struggere senza un’estrema necessità le aziende razionali » — di- chiarò il signor grande proprietario fondiario A. E. Berezovski, che certamente considera la sua azienda una azienda «razionale». Ma noi chiediamo: chi stabilirà quali sono le aziende «razionali» e in quali loro parti lo sono e dove incomincia l’« estrema necessità»? Risposta: lo stabiliranno dapprima le commissioni paritetiche di grandi proprietari fondiari e di contadini, e poi il Consiglio di Stato... Ebbene? È il partito cadetto un partito democratico o è il par- tito controrivoluzionario della borghesia monarchica liberale? È il partito della «libertà del popolo» o della tranquillità dei grandi proprietari fondiari? La democrazia borghese russa, cioè i trudovify e i populisti di tutte le sfumature, ha commesso un profondo errore attendendosi dal passaggio delle terre dei grandi proprietari fondiari ai contadini r« egualitarismo», la diffusione del «principio del lavoro», ecc., ha sbagliato offuscando, con vuote chiacchiere sulle diverse «norme» per la proprietà fondiaria, il problema: deve o non deve esistere la grande proprietà fondiaria medioevale? Ma questa democrazia ha aiutato il nuovo a soppiantare il vecchio, e non ha redatto progetti per conser- vare al vecchio molti privilegi. Si, dire che i cadetti sono un partito democratico, e non il partito controrivoluzionario della borghesia monarchica liberale, significa prendersi giuoco di fatti universalmente noti. Per concludere esamineremo brevemente una domanda che forse potrebbero porci alcuni cadetti ingenui. Se T« alienazione forzata» dei cadetti fosse una costrizione imposta dai grandi proprietari fon- diari ai contadini, perché la maggioranza dei primi Y ha respinta? Una risposta fu data, senza volerlo, dal signor Miliukov nel suo discorso del 31 ottobre 1908 alla III Duma, quando egli parlò quale storico. Lo storico Miliukov dovette riconoscere che sino alla fine del I CADETTI E LA QUESTIONE AGRARIA 1905 sia il potere sia i grandi proprietari fondiari ritenevano i conta- dini una forza conservatrice. Alla riunione tenutasi a Peterhof il 19-26 luglio 1905 — convocata per preparare la Duma di Bulyghin — i pilastri del futuro Consiglio della nobiltà unificata, A. A. Bobrin- ski, Narysckin, ecc. volevano che nella Duma si desse la prevalenza 'ai contadini. Witte pensava allora che non la nobiltà e nemmeno la borghesia, ma la « democrazia contadina » doveva essere (e poteva essere) il sostegno deH’autocrazia # . « Signori, — disse il signor Miliukov, — questo è un momento in- teressante appunto perché al governo è venuta Tidea deiralienazione for- zata (Una voce : è di Kutler).' Si, signori, Kutler... Kutler si è accinto a elaborare il progetto dell alienazione forzata. «...Egli ha lavorato, signori; questo lavoro è continuato non so se un mese 0 due prima della fine del 1905. Ed è proseguito senza ostacoli fino a quando non si sono avuti i noti avvenimenti di Mosca, dopo i quali gli stati d’animo sono manifestamente mutati >. Il 4 gennaio 1906 si radunò il congresso dei marescialli della no- biltà, che respinse il progetto di Kutler, essendone venuto a cono- scenza da voci che correvano e da comunicazioni private. Il con- gresso approvò un suo programma (il futuro programma di Stoly- pin). Nel febbraio dello stesso anno il ministro Kutler dà le dimis- sioni. Il 30 marzo il gabinetto Witte (con un programma « conta- dino») viene sostituito dal gabinetto Gurko-Goremykin (con un pro- gramma « stolypiniano », con il programma della borghesia e della nobiltà). Tali sono i fatti che lo storico Miliukov ha dovuto ammettere. Da questi fatti scaturisce una chiara conclusione. Il progetto «cadetto» di alienazione forzata era il progetto del ministro Kutler, che faceva parte del gabinetto Witte e che sognava un’autocrazia che si appoggiasse sui contadini! Quando la democrazia contadina era in ascesa si cercava di comprarla, di corromperla, di ingannarla con un progetto di « pacifica » « alienazione forzata », di « seconda eman- ♦ Cfr. Resoconto del gruppo parlamentare della libertà del popolo , 2.a sessione della III Duma (Pietroburgo, 1909), p. 43. Con nostro rammarico, grande rammarico, i cadetti non hanno ripubblicato il discorso di Berezovski. 18-250 2 74 LENIN cipazione », un progetto di burocratica « costrizione dei contadini da parte dei grandi proprietari fondiari ». Ecco che cosa ci dicono i fatti storici. Il progetto agrario cadetto è il progetto di un ministro di Witte di « giocare » al cesarismo con- tadino. La democrazia contadina non giustificò le speranze in essa ri- poste. Mostrò alla I Duma, forse ancor piu chiaramente che nel 1905, che dopo il 1861 era divenuta cosciente. Con una simile massa contadina il progetto cadetto di Kutler divenne un’assurdità: i conta- dini non si sarebbero lasciati ingannare come ai vecchi tempi, ma avrebbero utilizzato persino le locali commissioni agrarie cadette per organizzare un nuovo attacco. Il 4 gennaio 1906 i marescialli della nobiltà decisero giustamente che il progetto dei grandi proprietari fondiari liberali (Kutler e soci) non dava nessuna speranza e lo respinsero. La guerra civile sorpassò i progetti burocratico-liberali. La lotta di classe gettò a mare i sogni di «pace sociale» e pose nettamente la questione: «o secondo Stolypin, o secondo i trudoviki ». Nievskaia Zviezdà, n. 22 , 19 agosto 1912. Firmato: V. Frci. UNA PESSIMA DIFESA Nel n. 86 della Pravda del 9 agosto, neirarticolo Gli scioperi e il salario , abbiamo citato i dati della nostra statistica ufficiale sul salario medio degli operai di fabbrica e di officina russi nel primo decennio del secolo XX. Risulta che con i famosi scioperi del 1905 gli operai avevano aumentato il loro salario da 206 rubli (in media per un operaio in un anno) a 238 rubli, cioè di 32 rubli, o del 15,5%- La nostra conclusione non è andata a genio al giornale ufficiale Rossia, che nel numero del 15 agosto riferisce particolareggiatamente nel suo editoriale i dati da noi citati (inoltre, non si sa perché, non nomina direttamente il giornale da cui questi dati sono presi) e cerca di confutare le nostre conclusioni. « Che la paga degli operai avesse fatto nel 1906 un forte balzo è certamente vero, — scrive la Rossia , — ma è anche vero che, in- sieme e nello stesso periodo, rincararono anche tutte le merci e i ge- neri alimentari...». E la Rossia presenta poi il suo calcolo, secondo il quale il salario era aumentato del 20%, mentre la vita era rinca- rata del 24%. Il suo calcolo è molto sbagliato sotto tutti gli aspetti. In realtà l’aumento del salario è meno grande e il rincaro della vita più considerevole. Ma ora non correggeremo gli errori della Rossia. Assumeremo le sue cifre. « ...Esse non attestano affatto — scrive la Rossia — che gli operai a- vessero guadagnato qualcosa. Anzi, giudicando dalle loro frequenti la- mentele per i tempi difficili, si potrebbe piuttosto giungere alla conclusio- ne contraria che il piu probabile è che non avessero guadagnato nulla ». 276 LENIN Come ragiona in modo strano la Rossia, non è vero? Se il salario era aumentato meno sensibilmente dei prezzi dei generi indispensa- bili, ciò significa che era necessario un aumento ancor piu conside- revole dei salari! Possibile che la cosa non sia evidente? In quale modo dunque possono gli operai, senza la lotta econo- mica e gli scioperi, ottenere un aumento del salano? Ha mai visto la Rossia dei capitalisti che, quando aumentano i prezzi dei generi in- dispensabili, propongono essi stessi agli operai un aumento del salario? La Rossia ammette che il salario aveva fatto un forte balzo nel 1906, cioè grazie a una lotta a base di scioperi, larga, di massa, di una tenacia mai vista al mondo. Ma i prezzi dei generi alimentari avevano cominciato a crescere prima del i 9 o$. Dal /90J il prezzo del pane, per esempio, in Russia non è diminuito, ma soltanto aumen- tato. I prezzi dei prodotti deirallevamento non sono diminuiti dal 1901, ma soltanto aumentati. Unicamente per mezzo degli scioperi gli operai hanno ottenuto dunque che anche il salario incominciasse ad aumentare man mano che aumentava il prezzo del pane e degli altri generi alimentari. Se Taumento del salario non è ancora sufficiente — e lo ammette persino la Rossia — è dunque necessario un nuovo aumento. Pravda, n. 96, 21 agosto 1912. Firmato: V. I LIQUIDATORI E L’« UNITÀ» Il settimo numero del Nievski Golos , uscito pochi giorni fa, non si può definire che isterismo. Quasi due pagine, compresa la cronaca operaia, contengono un florilegio di ingiurie contro la Pravda e la Nievskaia Zviezdà . E lo strano è che queste ingiurie vengono pre- sentate con la parola d’ordine dell’* unità » della classe operaia, del- l’« unità j> della campagna elettorale. Signori, — rispondiamo ai liquidatori, — l’unità della classe ope- raia è un grande principio. Ma è veramente ridicolo che vogliate, gridando all’« unità », imporre alla classe operaia la piattaforma e i candidati del gruppo degli intellettuali liquidatori liberali. La Pravda ha dimostrato, mediante cifre precise, che « il liqui- datorismo non è nulla in seno alla classe operaia; che è forte solo fra l’intellettualità liberale» {Pravda, n. 80, i° agosto 1912). Adesso il Nievski Golos , n. 7, del 17 agosto, insulta la Pravda per questi arti- coli chiamandoli «libelli» «degni di Khlestakov» ecc. Tuttavia non tenta nemmeno di contestare il semplice fatto che la Pravda in sei mesi ha saputo attrarre a sé 504 gruppi operai che le hanno inviato le loro sottoscrizioni, mentre i liquidatori ne hanno attratto in tutto 75. Quale altra conclusione si potrebbe quindi trarre se non che le grida, il chiasso, le ingiurie e le esclamazioni sull’unità sono una sem- plice copertura per nascondere l’estrema e definitiva impotenza dei liquidatori fra la classe operaia? Per quanto il Nievski Golos ci insulti, continueremo con calma a esporre agli operai fatti incontestabili. Guardate i versamenti elen- cati nel n. 7 di quel giornale e i « mezzi raccolti » nel luglio e nell’agosto «per rafforzare il giornale» (cioè — per parlare chiara- 2 7 8 LENIN mente — per rinnovare le pubblicazioni del giornale liquidatore che erano cessate a causa deirinsufficiente appoggio offerto dalle masse operaie). Il resoconto di queste sottoscrizioni dà 52 versamenti per una somma di 827 rubli e n copeche. Le sottoscrizioni di gruppo sono soltanto due : una del « gruppo di iniziativa di Mosca », 35 ru- bli, Taltro di un « gruppo di amici da Parigi », 8 rubli e 54 copeche. Degli altri 50 versamenti individuali, ve ne sono 35 per la somma complessiva di 708 rubli, cioè in media più di 20 rubli ciascuno. Si arrabbi e ingiuri finché vuole il Nievsfy Golos , ma i fatti re- stano fatti. Che i «gruppi di iniziativa» siano dei gruppi di liqui- datori staccatisi dal partito della classe operaia è cosa a tutti nota. Lo ha riconosciuto apertamente, esplicitamente persino Plekhanov fin dairaprile scorso. Il gruppo dei liquidatori staccatisi dal partito ha ripreso le pub- blicazioni del suo giornale per la lotta contro la stampa operaia con i versamenti fatti da intellettuali liberali borghesi!! E questo gruppo grida all’* unità». Ma come non riderne? Pro vda , n. 99, 2 4 agosto 1912. CONVERSAZIONE SULLA « CADETTOFAGIA » La Pravda e la Nievs^aia Zviezdà hanno dato una risposta se- vera ma pienamente meritata ai signori Blank, Korobka, Kuskova e soci per i loro luridi attacchi contro la stampa operaia. Tuttavia, per quanto buone siano state le risposte ai «signori che boicottano gli operai », rimane ancora da esaminare una questione di principio estremamente importante. I signori Blank e le signore Kuskova hanno tentato con la loro grossolana menzogna di elu- derla, di lasciarla nellombra. Ma noi non dobbiamo permettere che si offuschino le questioni di principio, dobbiamo rivelarne tutta l’im- portanza, dobbiamo far venire alla luce, strappandole dal cumulo delle distorsioni, delle calunnie e degli insulti di Blank e della Kùs- kova, le radici dei dissensi che interessano ogni operaio cosciente. Una di queste radici si può definire con la parola: « cadettofa- gia ». Ascoltate le voci solitarie, ma ostinate, dei liquidatori, le osser- vazioni dei compagni che ancora non hanno una posizione ben de- terminata nei confronti del partito, e spesso vedrete che se non rim- proverano la Pravda e la Nievs\aia Zviezdà scrollano tuttavia la testa parlando della « cadettofagia » di questi giornali. Esaminiamo dunque la questione di principio della « cadetto- fagia ». Due considerazioni spiegano innanzi tutto e soprattutto perché si muove questo rimprovero alla Pravda : i) non si comprende il fondo della questione dei « tre o quattro campi » nella campagna elettorale e in generale nella politica odierna; 2) non si presta atten- zione alle condizioni particolari in cui è oggi posta la stampa mar- xista, in qui sono posti i giornali della democrazia operaia. ' Incominceremo dalla prima questione. 28 o LENIN I liberali continuano a rimanere sul terreno della. teoria dei due campi: per la Costituzione o contro la Costituzione. Da Miliukov a Izgoiev, da Prokopovic a M. M. Kovalievski, tutti sono concordi. E non bisogna ignorare che la teoria dei due campi discende inevi- tabilmente dalla natura di classe di tutto il nostro liberalismo. In che consiste tale natura dal punto di vista economico? Nel fatto che il liberalismo è il partito della borghesia, che teme il mo- vimento delle masse contadine, e ancor più quello degli operai per- ché possono limitetre (subito, neirimmediato futuro, senza mutare tutto il regime capitalistico) Pentità e le forme dei suoi privilegi economici . E il privilegio economico della borghesia è costituito dalla proprietà del capitale che in Russia apporta profitti doppi e tripli di quelli che apporta in Europa. Per difendere questo superprofitto « russo » non bisogna per- mettere Pautonomia del terzo campo. La borghesia, per esempio, può benissimo dominare anche con la giornata lavorativa di otto ore. Il suo dominio sarebbe persino più completo, netto, ampio, libero che con quella di dieci o undici ore. Ma la dialettica della lotta di classe è tale che mai, senza un'estrema necessità, una massima necessità, la borghesia sostituirà la tranquilla, abituale, redditizia (redditizia alla maniera di Oblomov* 4 ) giornata lavorativa di dieci ore con quella di otto. Ciò che si è detto della giornata lavorativa di otto ore si rife- risce alla Camera alta, alla grande proprietà fondiaria e a molte altre cose. La borghesia non rinuncerà alle tranquille, comode, redditizie forme di sfruttamento della vecchia Russia per sostituirle con forme soltanto europee, soltanto democratiche (poiché la democrazia, non sia detto a sdegno dei focosi eroi dei Zavieti y è anch f essa una forma di dominio borghese), non vi rinuncerà, diciamo, senza la massima necessità, una necessità estrema. Questa necessità può essere creata soltanto da un movimento delle masse che abbia raggiunto una determinata organicità e forza. E la borghesia, difendendo i suoi interessi economici, lotta contro tale movimento, cioè contro un terzo campo autonomo. In che consiste la natura di classe del liberalismo dal punto di vista politico? Nella paura del movimento di quegli stessi ele- menti sociali, poiché esso può scalzare i privilegi politici che la bor- CONVERSAZIONE SULLA « CADETTOFAGIA » 28l ghesia apprezza. 11 liberalismo teme la democrazia più della rea- zione. L’hanno dimostrato gli anni 1905, 1906 e 1907. Per difendere i privilegi politici in questa o quella loro parte non bisogna permettere l’autonomia del terzo campo; bisogna con- tenere tutta Popposizione nella posizione, e soltanto in quella posi- zione, che è espressa nella formula: per o contro la Costituzione. Questa formula esprime una posizione esclusivamente costitu- zionale; non sorpassa i limiti delle riforme costituzionali. L’essenza di questa formula è stata espressa benissimo e in modo giusto dal si- gnor Gredeskul — che si è inavvertitamente sbottonato — nelle sue dichiarazioni che la Riec ha ripetuto senza fare nessuna riserva e che la Pravda ha recentemente citato. L’essenza di questa formula è del tutto « viekhista », poiché ai Viekjii non occorreva nulla di più e, in sostanza, essi non predica- vano nulla di diverso. Essi non erano affatto contro le riforme costi- tuzionali; erano « soltanto » contro la democrazia, con la sua critica di ogni genere di illusione costituzionale. Il liberalismo russo è stato un politicante tanto « abile * da definirsi « democratico » per lottare contro la democrazia e soffocare la sua autonomia. Tale è il consueto e normale me- todo d’azione di ogni borghesia liberale in tutti i paesi capitalistici: ingannare le masse con l’insegna della democrazia per distrarle dalla vera teoria democratica e dalla vera pratica democratica. E l’esperienza di tutti i paesi, Russia compresa, ha dimostrato in modo inconfutabile che solo tale pratica può suscitare un effet- ivo movimento in avanti, mentre il liberalismo, con la sua paura della democrazia, con le sue teorie viekhiste alla Gredeskul, si con- danna inevitabilmente all’impotenza: l’impotenza del liberalismo russo nel periodo 1861-1904, del liberalismo tedesco nel periodo 1849- 1912. Il terzo campo, il campo della democrazia, che si rende conto della limitatezza del liberalismo ed è esente dalla indeterminatezza e dalla fiacchezza di quest’ultimo, dai suoi tentennamenti e dai suoi timorosi sguardi al passato, non può costituirsi, non può esistere senza una critica sistematica, risoluta, quotidiana del liberalismo. Quando questa critica viene chiamata con disprezzo o con osti- lità « cadettofagia », scientemente o no si traducono in pratica ap- punto le idee liberali . Poiché in realtà tutta la critica del cadettismo 282 LENIN è al tempo stesso, anche per la sola impostazione del problema, una critica rivolta alla reazione, una critica rivolta ai destri. La nostra polemica con il liberalismo — disse la Nievsì^aia Zviezdà (n. 12) del tutto giustamente — «è più profonda c più sostanziale della lotta contro i destri » # . Di fatto, in Russia, su cento giornali liberali di marxisti ce n’è appena uno, sicché parlare della nostra « esagerazione » nella critica rivolta ai cadetti è semplicemente ridicolo: noi non facciamo nem- meno la centesima parte del necessario perché a una mentalità « ge- nericamente di opposizione », che domina nella « società » c fra il popolo, si sostituisca una mentalità antiliberale, democratica in modo definito e cosciente. Senza tale «sostituzione» in Russia non c’è mai stato e non ci sarà nulla di serio, di buono. L’accusa di « cadettofagia » o i sorrisetti sprezzanti a proposito della « cadettofagia » non sono altro che une fa^on de parler , che un metodo per tradurre in atto le idee liberali, e quando se ne parla di fronte agli operai o si tratta degli operai, si applicano precisamente le idee della politica operaia liberale. Dal punto di vista del liquidatori smo piu o meno conseguente e ponderato le accuse di «cadettofagia» sono comprensibili e neces- sarie. Esse esprimono proprio la sostanza del liquidatorismo. Considerate le idee dei liquidatori nel loro complesso, nella loro logica intrinseca, nella loro connessione e nella relazione reciproca tra le loro singole tesi : la « libertà di coalizione * è una riforma co- stituzionale; gli scioperi economici sono accompagnati da una « ri- presa politica », e null’altro; una piattaforma elettorale che vada lon- tano viene chiamata una «follia»; il compito che viene formulato è quello della lotta per resistenza legale del partito, viene cioè for- mulata ancora una volta una riforma costituzionale; si dichiara che • La Riec obietta: se è cosi, perché i destri citano con simpatia la Pravda contro la Riec } La Riec snatura qui la questiine: se i destri dessero più libertà alla Pravda che alla Riec , questo sarebbe un argomento serio contro la socialdemocrazia, ma tutti sanno che avviene proprio il contrario. La nostra stampa ha cento volto meno libertà del- la Riec, mille volte meno stabilità, usufruisce diecimila volte meno della difesa « costi- tuzionale ». Ogni persona che sappia leggere e scrivere comprende che la Rossia e il Kovoie V remia stuzzicano la Riec servendosi della Pravda i la Pravda inoltre viene soffocata, mentre contro la Riec si brontola e si muovono rimproveri. Si tratta di due cose ben differenti! CONVERSAZIONE SULLA « CADETTOF AG I A » 283 il potere in Russia è già borghese (Larin) e che la borghesia industriale e commerciale è già la classe dominante; agli operai si dice che « è sufficiente » afferrarsi alle contraddizioni fra l'assolutismo c il costituzionalismo (Martov). Ciò è in tutto e per tutto riformismo , c il sistema di idee della politica operaia liberale. La cosa non cambia affatto se Caio o Sem- pronio, sostenendo queste idee (in questa o quella loro parte , poiché il liquidatorismo attraversa un « processo di sviluppo di compiti svi- luppantisi »), si ritengono essi stessi dei marxisti. Non si tratta delle loro buone intenzioni (di chi le ha), ma del significato oggettivo della loro politica, cioè del risultato che se ne ricava di sapere cu i prodest , a chi giova, a quale mulino di fatto porta acqua. Si tratta del sostegno degli interessi operai sul terreno creato dalla «lotta» (o alterco?) dei liberali contro i destri, e non della lotta per un terreno democratico, antiliberale di indebolimento dei destri. I liquidatori sono dei partigiani degli operai, ciò è indubbio. Ma essi intendono gli interessi degli operai in modo da difenderli nel quadro di quella Russia che i liberali promettono di edificare e non di quella che edificarono ieri e edificheranno domani (edificano oggi in maniera invisibile) i democratici, a dispetto dei liberali. Qui è il nocciolo della questione. La nuova Russia ancora non esiste, non è ancora edificata. Devono gli operai farsi un piccolo nido «classista» (di fatto corporativo) nella Russia che i Miliukov e i Purisckevic stanno edificando, o devono essi stessi costruire a modo loro una nuova Russia senza nessun Purisckevic e nonostante Mi- liukov? Questa nuova Russia sarà comunque borghese, ma tra la poli- tica borghese (agraria e non agraria) di Stolypin e la politica bor- ghese di Sun Yat-sen la « distanza è grande ». Tutto il contenuto dell’epoca che la Russia sta attraversando sta nella determinazione dell’entità di questa distanza. «Nonostante Miliukov», abbiamo detto, e questo «nonostante» è appunto la « cadettofagia ». Senza aver paura della parola, noi ri- maniamo quindi e rimarremo « cadcttofaghi » in linea di principio, senza dimenticare nemmeno per un istante i compiti specifici della classe operaia sia contro i Miliukov, sia contro i Sun Yat-sen. L'accusa di « cadettofagia » è soltanto la tendenza (cosciente o 284 LENIN no, c la stessa cosa} a far si che gli operai, nell’edificazione della nuova Russia, arranchino seguendo i Miliukov e non si facciano se- guire dai nostri piccoli Sun Yat-scn, nonostante i Miliukov... Ci rimangono da dire alcune parole sulla seconda circostanza, che trascurano coloro che parlano di «cadettofagia». Si dice: perché non sviluppare in modo positivo le nostre idee? A che serve una polemica eccessiva? Coloro che lo dicono sembrano ragionare in questo modo: non siamo contrari a una linea nostra, pienamente distinta da quella dei cadetti; non siamo contrari ai tre campi; siamo soltanto contrari alla «sostituzione della politica con la polemica», per impiegare il termine sferzante dì un amico dei liquidatori. Non è diffìcile rispondere a chi parla in tal modo: in primo luogo non si possono sviluppare nuove idee se non con la polemica (le idee marxiste sono nuove sia per il tempo in cui sono sorte sia per l’ampiezza della loro diffusione rispetto alle idee liberali). In secondo luogo, l’arena su cui operano la Nievskaia Zviezdà e la Pravda è l’arena della propaganda marxista esclusivamente teorica . Sarebbe errato prenderla per qualcosa di piu: è soltanto IV a b c» teorico, il sillabario, l’inizio teorico, l’indicazione della tendenza del- l’attività ma non ancora l’attività stessa. Nella suddetta arena i marxisti non sono in grado, per « circo- stanze da loro indipendenti », di fornire le loro conclusioni pratiche in una forma « positiva ». Esagerare Timportanza di tale arena sa- rebbe quindi un errore liquidatorista . Tutto quel che si può fare è indicare la tendenza , e inoltre soltanto nella forma di critica ai cadetti. Il Novoie V remia e la Zemstdna y stuzzicando i cadetti, presen- tano così le cose: ecco, per voi cadetti si ha della fagia , e nicnt’altro. La Riec t per ragioni molto comprensibili, finge di accettare tale « in- terpretazione ». I Korobka c le Kuskova, chi per estrema ottusità, chi per estremo « cadettoservilismo », fingono anch’essi. Ma ogni persona, per poco che sia ferrata in politica, vede be- nissimo che la « cadettofagia » marxista, decisamente su ogni punto della critica ai cadetti, indica la tendenza di un'altra « opposizione », se mi è permesso impiegare questo termine improprio. Quando il marxista «si mangia» il cadetto per i «pii» discorsi di Karaulov, egli non è in grado dì sviluppare i suoi punti di vista CONVERSAZIONE SULLA « CaDETTOFACIa » 285 positivi. Ma ogni persona che sappia leggere e scrivere comprende che la democrazia non può essere democrasia se è pia. Quando il marxista « si mangia » il cadetto per i discorsi di Gradeskul, egli non è in grado di sviluppare i suoi punti di vista positivi. Ma ogni persona che sappia leggere e scrivere comprende che la democrazia non può essere democrazia se condivide le idee di Gredeskul. Quando il marxista... ma non finiremmo mai se pensassimo di esaminare in tal modo tutti i problemi e i punti della nostra « cadet- tofagia ». Bastano anche due esempi per spiegare la nostra tesi per la seconda circostanza: Yaccusa di cadettofagia è la forma in cui si esprime quel pregiudizio filisteo , dannoso , pessimo , secondo cui , 1 arena data sarebbe un'arena sufficiente. Noi rimarremo « cadettofaghi », tra l’altro proprio per lottare contro questo dannoso pregiudizio. Nicvskaia Zviezdà , n. 23, 26 agosto 1912. Firmato: K. S-i. GLI OPERAI E LA « PRAVDA > La Pravda ha già tratto alcune conclusioni dal lavoro di sei mesi. Queste hanno mostrato innanzi tutto e soprattutto che soltanto gli sforzi degli operai stessi, soltanto la grande ripresa del loro entu- siasmo, decisione e tenacia nella lotta, soltanto il movimento dell’a- prile e del maggio hanno reso possibile l’uscita della Pravda , giornale operaio di Pietroburgo. Nelle sue conclusioni la Pravda si è limitata dapprincipio ai dati sui versamenti dei gruppi operai per il loro quotidiano. Questi dati ci rivelano soltanto una piccola parte del sostegno datoci dagli operai, da essi non risulta il sostegno diretto, che ha molto più valore ed è molto più difficile, il sostegno morale, il sostegno della partecipazio- ne personale, il sostegno per rorientamento del giornale, il sostegno con i materiali, la discussione, la diffusione, ecc. Ma anche questi dati limitati che la Pravda ha a sua dispo- sizione hanno dimostrato che esiste un numero molto importante di gruppi operai che si sono direttamente legati con essa. Diamo uno sguardo generale alle conclusioni. Numero dei versamenti dì gruppi operai per la t Pravda » nel gennaio 1912 > febbraio > 18 * marzo > 76 > aprile > 227 * maggio » 135 » giugno > 34 » luglio > 26 > agosto (fino al io) 21 Totale 55i GLI OPERAI E LA « PRAVDA » 287 Complessivamente cinquecentocinquantun gruppi operai hanno sostenuto la Pravda con i loro versamenti. Sarebbe interessante tirare le somme di tutta una serie di altre sottoscrizioni e altri versamenti degli operai. Nella Pravda abbiamo visto sempre i resoconti dei versamenti fatti per sostenere questo o quello sciopero; abbiamo visto i resoconti delle sottoscrizioni in fa- vore delle vittime delle « repressioni », in favore delle « vittime della Lena », in favore di singoli redattori della Pravda , le sottoscrizioni per la campagna elettorale, per i soccorsi ai contadini colpiti dalla carestia, ecc. ecc. Data restrema varietà di queste sottoscrizioni è molto piu diffi- cile tirare qui le somme, e non possiamo ancora dire se il calcolo statistico è in grado di dare un quadro soddisfacente del fenomeno. Ma c comunque evidente che queste varie sottoscrizioni abbracciano un notevole settore della vita operaia . Esaminando i resoconti delle sottoscrizioni operaie in base alle lettere di operai e di impiegati di tutti gli angoli della Russia, i let- tori della Pravda , nella maggioranza dei casi dispersi e separati dalle dure condizioni esteriori della vita russa, potranno in certo qual mo- do rappresentarsi come lottano, come si destano per difendere gli interessi della democrazia operaia i proletari di questo 0 quel me- stiere, di questa o quella località. La cronaca della vita operaia comincia soltanto a svilupparsi e a divenire sistematica nella Pravda. Nel futuro, oltre alle lettere sugli abusi commessi nelle fabbriche, sul risveglio di un nuovo strato pro- letario, sulle sottoscrizioni per questo o quel settore dell’attività ope- raia, perverranno certamente al giornale operaio notizie sulle idee e gli stati d’animo degli operai, sulla campagna elettorale, sulle ele- zioni dei delegati operai, su quel che gli operai leggono, sui pro- blemi die particolarmente li interessano, ecc. Il giornale operaio è una tribuna operaia, da cui bisogna porre, di fronte a tutta la Russia, uno dopo l’altro, i problemi della vita operaia in generale e della democrazia operaia in particolare. Gli operai di Pietroburgo hanno cominciato. Il proletariato russo deve alla loro energia il primo quotidiano operaio, dopo i duri anni di stagnazione. Continuiamo dunque la loro opera sostenendo e svi- luppando tutti insieme il giornale operaio della capitale, prima ron- 288 LENIN dine della primavera in cui tutta la Russia si coprirà di una rete di organizzazioni operaie, con i loro giornali operai. Noi, operai, dobbiamo ancora crearla questa Russia, e la creeremo , Pravda, n. 103» 29 agosto i9 12 * Firmato: St. ALLORA E OGGI Diciotto anni fa, nel 1894, il movimento operaio a Pietroburgo stava appena sorgendo nella sua forma piu nuova, di massa e illumi- nata dalla luce della dottrina marxista. • Gli anni settanta avevano toccato strati superiori assolutamente insignificanti della classe operaia. Questi operai d’avanguardia già allora si erano rivelati quali grandi militanti della democrazia ope- raia, ma la massa era ancora assopita. Solo agli inizi degli anni no- vanta cominciò il suo risveglio, e nello stesso tempo cominciò un nuovo e piu glorioso periodo nella storia di tutta la democrazia russa. Purtroppo dobbiamo qui limitarci, nel nostro piccolo parallelo, soltanto a un aspetto di una delle manifestazioni del movimento operaio, e precisamente alla lotta economica e alle « denunce » econo- miche. Allora, nel 1894, un numero molto piccolo di circoli dì operai d’avanguardia discutevano il progetto per l’impostazione delle de- nunce di fabbrica. L’autorevole parola degli stessi operai, che si rivolgeva ai compagni e additava gli abusi più vergognosi del potere del capitale, era allora assai rara. E non si poteva nemmeno pensare che di queste cose si potesse parlare apertamente. Ma la massa operaia, che stava destandosi, sapeva afferrare le denunce di fabbrica ad essa indirizzate, nonostante tutte le diffi- coltà c a dispetto di tutti gli ostacoli. La lotta a base di scioperi si sviluppava, si sviluppava irrefrenabilmente il legame della lotta economica con forme piu elevate di lotta della classe operaia. Il reparto avanzato della democrazia russa si era destato, e dopo 19 - 250 290 LENIN dicci anni si levò in tutta la sua statura. Unicamente a questa forza la Russia deve il fatto che il vecchio involucro sia stato infranto. Per coloro che ricordano le prime denunce dalle fabbriche, con le quali gli operai d’avanguardia di Pietroburgo si rivolgevano alle masse, è estremamente interessante e istruttivo il paragonarle con quelle della Frauda. Questo piccolo confronto di una delle mani- festazioni della lotta operaia mostra in modo evidente l’aumento di tutto l’impeto, di tutta l’ampiezza, profondità, forza, ecc. di questa lotta. Allora, cinque o sei denunce dalle fabbriche, che venivano diffuse segretamente dagli operai in alcune decine dì copie. Oggi, decine di migliaia di copie del quotidiano Frauda , che fornisce ogni giorno alcune denunce dalle fabbriche le quali si rife- riscono alle branche piu disparate del lavoro. Allora, cinque o sei cosiddetti « circoli », a cui partecipavano questo o queirintellettuale, e che discutevano, naturalmente in se- greto, gli ordinamenti delle fabbriche, indicando poi i punti che do- vevano essere resi « pubblici ». Oggi, centinaia e migliaia di gruppi operai, che sorgono spon- taneamente, che discutono delle loro impellenti esigenze e portano alla Frauda, di loro propria volontà, le loro lettere, le loro denunce, i loro appelli a resistere e a unirsi intorno al loro giornale. Sono passati soltanto diciotto anni, e dai primi barlumi, dal più timido inizio, gli operai sono passati al movimento di massa, nel significato piu preciso del termine. Purtroppo dobbiamo limitarci al solo parallelo delle denunce dalle fabbriche. Ma anch’esso indica quanto grande sia il cammino percorso e dove conduce questo cammino. Diciotto anni sono un piccolo periodo di tempo nella storia di tutta una classe alla quale è destinato il grande compito mondiale di emancipare l’umanità. Una gran parte di questo cammino è stata percorsa nelle tene- bre. Oggi conosciamo la strada. Avanti, con audacia e compattezza! Pravda , n. 104, 30 agosto 1912. IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI MAGISTRATI A Vienna tiene ora le sue sedute il primo congresso interna- zionale dei magistrati, e anche il 31 ° congresso dei giuristi tedeschi. Nei discorsi dei delegati, tutti alti magistrati, predomina uno spirito reazionario estremo. I signori giuristi e giudici borghesi han- no sferrato una campagna contro la partecipazione del popolo alla amministrazione della giustizia. Due forme principali di tale partecipazione sono applicate negli Stati odierni : i giurati delle Corti di Assise, che decidono soltanto della colpevolezza o meno degli accusati perché la pena viene (issata e il processo condotto soltanto dai giudici di Stato; e il tribunale degli scabini, i quali, come i nostri « rappresentanti dei ceti », par- tecipano, a parità con i giudici di Stato, alla decisione di tutti i problemi. Ed ecco, questi «colti'» giudici di Stati costituzionali pronun- ciano tonanti discorsi contro qualsiasi partecipazione dei rappresen- tanti del popolo airamministrazione della giustizia. Uno dei delegati, Elsner, pronunciando parole infocate contro il tribunale dei giu- rati e degli scabini, che porta alT« anarchia nelFapplicazione delle leggi », sostiene invece Y inamovibilità dei magistrati. Osserveremo, a questo proposito, che qui invece di una richiesta democratica si avanza quella liberale per mascherare la completa deroga alla democraticità. La partecipazione dei rappresentanti po- polari al tribunale è senza dubbio un principio democratico. Per ap- plicare coerentemente questo principio occorre innanzi tutto che nella elezione dei giurati non si tenga conto del censo, che cioè il diritto di voto non venga limitato dalla mancanza di istruzione, di proprietà, di residenza, ecc. 19 * 292 LENIN Oggi fra i giurati, data l’esclusione degli operai, prevale spesso soprattutto la piccola borghesia reazionaria. Il rimedio contro questo male deve consistere nello sviluppo della democrazia sino a rag- giungere la sua forma conseguente e organica, e non affatto nel suo vile rinnegamento. È noto che la seconda condizione per una struttura conseguentemente democratica del tribunale è, come ri- conoscono tutti i paesi civili, Teleggibilità dei giudici da parte del popolo. La loro inamovibilità poi, tanto esaltata dai borghesi liberali in genere, e in particolare dai nostri liberali russi, è soltanto una ripar- tizione dei privilegi medioevali tra i Purisckevic e i Mihukov, tra i feudali e la borghesia. Ma in realtà non è possibile applicare l’ina- movibilità nella sua forma completa, e, d’altronde, sarebbe assurdo sostenerla per giudici inetti, trascurati, incapaci. Nel medioevo la nomina dei giudici era affidata esclusivamente ai feudatari e all’as- solutismo. La borghesia, ottenuto oggi un largo accesso negli am- bienti della magistratura, si difende dai feudali mediante il « prin- cipio deirinamovibilità > (poiché inevitabilmente i giudici designati saranno nella loro maggioranza, per l’appartenenza della maggioran- za dei giuristi « preparati » alla borghesia, elementi provenienti dal- la borghesia stessa). La borghesia, difendendosi cosi dai feudali si difende nello stesso tempo dalla democrazia , sostenendo che i giu- dici devono essere designati. È poi interessante rilevare i seguenti brani del discorso del dottor Ginsberg, un giudice di Dresda. Egli ha voluto fare dei ragionamenti sulla giustizia di classe, sulla manifestazione di pressioni di classe e della lotta di classe nella procedura giudiziaria. « Chi pensa — esclama il signor Ginsberg — che la partecipazione dei rappresentanti del popolo al tribunale elimini la giustizia di classe si sbaglia profondamente...». Giusto, signor giudice! In generale la democrazia non elimina la lotta di classe, ma la rende soltanto cosciente, libera, aperta. Ma questo non è un ragionamento contro la democrazia; è un argomen- to in favore di un suo sviluppo coerente, condotto fino in fondo. « ...La giustizia di classe esiste indubbiamente nella realtà — ha IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI MAGISTRATI 293 continuato il giudice della Sassonia (e i giudici sassoni sono divenuti famosi in Germania per le loro crudeli sentenze contro gli operai) — ma non affatto nel senso in cui l’intendono i socialdemocratici, non nel senso che vengano favoriti i ricchi in confronto dei poveri. Anzi, la giustizia di classe esiste proprio nel senso opposto. Ecco il caso che mi è capitato: giudichiamo in tre, io e due scabini. Uno era un socialdemocratico di- chiarato, l’altro qualcosa del genere. Viene accusato uno scioperante che aveva percosso un crumiro [«un operaio che desiderava lavorare ha detto testualmente il signor giudice della Sassonia], l’aveva preso per la gola e aveva gridato: "Ti abbiamo preso, finalmente, maledetta cana- glia! 1 ’. « Di solito tale reato viene punito con il carcere da quattro a sei mesi, ed è la pena minore con cui si devono punire atti cosi selvaggi. E mi ci è voluto del bello e del buono per ottenere che l’accusato non venisse assolto. Lo scabino socialdemocratico mi ha detto che io non capisco la mentalità degli operai, e io gli ho risposto che capisco molto bene la mentalità di chi viene percosso... >. I giornali tedeschi che riportano il discorso del giudice Ginsberg annotano a questo punto: « Risa ». I signori giuristi e i signori giudici hanno riso. Riconosciamo che se avessimo dovuto ascoltare questo giudice sassone avremmo anche noi riso di cuore. La dottrina della lotta di classe è una cosa contro cui immaginia- mo ci si possa anche sforzare di discutere in rnodo scientifico (pseudo- scientifico), ma basta considerare un problema praticamente, esa- minare i fatti quotidiani della vita, ed ecco che il piu accanito av- versario di questa dottrina può rivelarsi un geniale propagandista della lotta di classe come il signor Ginsberg, giudice della Sassonia. Pravda , n. 104, 30 agosto 1912. Firmato: I.B. NELLA SVIZZERA Nel n. 63 della Pravda del 12 luglio abbiamo parlato ai lettori dello sciopero generale di Zurigo del 29 giugno (12 luglio, nuovo calendario). Ricorderemo che lo sciopero era stato deciso nonostante l'opposizione dei capi delle organizzazioni politiche. L’assemblea di 425 rappresentanti di tutte le organizzazioni operaie della città, che si era pronunciata per lo sciopero, accolse con le grida « Vergognai » la dichiarazione dei tipografi, i quali erano contrari allo sciopero. Sono apparse attualmente nella stampa notizie che smascherano questo opportunismo. Risulta che i capi politici degli operai svizzeri giunsero, nel loro opportunismo, fino a un diretto tradimento del partito . Appunto con queste aspre ma giuste parole i migliori organo svizzeri e tedeschi della stampa operaia caratterizzano il comportamento dei socialdemo- cratici di Zurigo, membri del Magistrat (giunta comunale). La giun- ta comunale della città, aveva proibito, in difesa dei capitalisti, i pic- chetti di scioperanti (gli operai decisero allora di indire uno sciopero generale di protesta di 24 ore). Nella giunta comunale di Zurigo vi sono nove membri, di cui quattro socialdemocratici: Erismann,* Pflùger, Vogelsanger e Kloti. E ora si è venuto a sapere che il divieto dei picchetti era stato approvato dalla giunta all'unanimità , che cioè Erismann e i suoi tre colleghi socialdemocratici avevano votato in suo favore !!! Il gover- no cantonale di Zurigo esigeva dalla giunta comunale che essa vie- tasse i picchetti in generale, e i quattro saggissimi pusillanimi... scu- sate i quattro saggissimi socialdemocratici di Zurigo proposero un « com prom esso > : vietare i picchetti soltanto nei dintorni delle due officine meccaniche nelle quali era cessato il lavoro. In realtà questo divieto parziale dei picchetti era naturalmente ciò che esigeva la borghesia, e la proposta dei « socialdemocratici » (?!) fu approvata dalla maggioranza borghese della giunta comunale. nella svizzera 295 Ma ve di piu. Recentemente la giunta comunale di Zurigo ha pubblicato una relazione sugli avvenimenti connessi con lo sciopero generale. I capitalisti avevano dichiarato, per vendetta, tre giorni di serrata. La giunta di Zurigo aveva preso unanimemente , con la par- tecipazione di tutti e quattro i suoi membri socialdemocratici, la de- cisione di chiamare l'esercito per rafforzare le forze di polizìa, cosa necessaria per il mantenimento debordine. Ma nemmeno questo è ancora tutto. La giunta comunale bor- ghese di Zurigo si scagliò con furore contro quegli operai e impie- gati delle imprese comunali che avevano partecipato allo sciopero. Tredici operai vennero da essa scacciati dal lavoro e a 116 vennero inflitte pene disciplinari (abbassamento di categoria, diminuzione dello stipendio). Anche queste decisioni della giunta vennero prese all 1 unanimità, con la partecipazione di Erismann e di due suoi col- leghi. Il comportamento di Erismann e soci non può essere chiamato altrimenti che tradimento del partito. Non ci si deve stupire che gli anarco-sindacalisti abbiano un certo successo in Svizzera, se hanno occasione di criticare di fronte agli operai un simile partito socialdemocratico che tollera nelle sue file siffatti traditori opportunisti. Il tradimento di Erismann e soci ha quindi un grande significato internazionale in quanto ci mostra in modo evidente di dove viene e in che modo viene la minaccia, per il movimento operaio, della disgregazione interna. Erismann e soci non sono affatto dei comuni transfughi, pas- sati nel campo del nemico; sono semplicemente dei pacifici piccoli borghesi, degli opportunisti, abituati alle « minuzie » parlamen- tari, schiacciati dalle illusioni democratiche costituzionali. Era giunto il momento di un’aspra lotta di classe, erano di colpo andate all’aria le illusioni di un « ordine * costituzionale e della « repubblica demo- cratica » : i nostri filistei con la carica di membri della giunta comu- nale si smarrirono e scivolarono nella palude. Gli operai coscienti possono vedere da questo triste esempio a che cosa deve portare la diffusione dellopportunismo in un partito operaio. Pravda, n. 105, 31 agosto 1912. Firmato: P. P. IL CLERO E LA POLITICA Oggi» come noto, si fanno i più accaniti sforzi per mobilitare tutto il clero per le elezioni della quarta Duma e organizzarlo in una forza compatta centonera. È estremamente edificante vedere come tutta la borghesia russa — quella governativa, quella ottobrista e quella di opposizione, la cadetta, — con eguale zelo e concitazione rivelino questi progetti del governo e li condannino. Il commerciante russo e il grande proprietario fondiario russo liberale (o meglio, forse, liberaleggiante) temono il governo non re- sponsabile che vuole « fare man bassa * dei voti dei docili pope. È ovvio che la democrazia, in modo molto più energico del libera- lismo, è all’opposizione (esprimendoci in modo attenuato e impro- prio) su questo punto. Abbiamo parlato nella Travia dell’impostazione non democra- tica del problema del clero da parte dei liberali, che sostengono la teoria arcireazionaria della « non interferenza» politica del clero, o si conformano a questa teoria. Il democratico è indubbiamente ostile alla minima contraffazione del diritto di voto e delle elezioni, ma è anche indubbiamente favo- revole alla partecipazione diretta e aperta delle più larghe mas- se del clero alla politica. La non partecipazione del clero alla lotta politica è un’ipocrisia delle più dannose. In realtà il clero ha sempre partecipato, in modo dissimulato, alla politica, e il suo passaggio aperto alla politica sarà unicamente vantaggioso per il popolo. L’articolo dell’episcopo vecchio credente Mikhail, pubblicato po- chi giorni or sono nella Riec , presenta un eminente interesse circa questo problema. Le idee di quest’autore sono molto ingenue: egli IL CLERO E LA POLITICA 297 immagina, per esempio, che «il clericalismo in Russia non [ci] sia noto», che prima della rivoluzione il clero si occupasse solo di cose celesti, ecc. Ma è istruttivo il giudizio, basato sui fatti, che sugli avvenimenti dà questo uomo, a quanto pare ben informato. « ... Mi pare indubbio che il trionfo alle elezioni non sarà il trionfo del clericalismo, — scrive l’episcopo Mikhail. — Unito anche solo arti- ficiosamente e, certo, al tempo stesso offeso da questo spadroneggia- mento sui suoi voti e sulla sua coscienza, il clero si vedrà in mezzo a due forze... Ed c quindi necessaria una svolta, una crisi, un ritorno al- l’alleanza con il popolo, che gli è connaturale. Se la corrente clericale e reazionaria... avesse fatto in tempo a rafforzarsi e maturare di per sé, ciò forse non sarebbe accaduto. Oggi, quando il clero è stato strappato alla sua quiete dagli strascichi del precedente scompiglio, esso continuerà la sua storia. E il democratismo del clero sarà l’inevitabile e ultima tappa di questa storia, tappa che sarà connessa con la lotta del clero per sé stesso ». In realtà si sarebbe dovuto parlare non del « ritorno » del clero « alla connaturale alleanza con il popolo », come ingenuamente pensa l’articolista, ma della sua suddivisione fra le classi in lotta. Da questa partecipazione del clero alla politica si avvantaggeranno certamente la chiarezza, l’ampiezza e la consapevolezza di tale suddivisione. E occorre prendere seriamente atto del fatto che osservatori bene informati ammettono l’esistenza, la vitalità e la forza degli « strasci- chi del precedente scompiglio » persino in uno strato sociale della Rus- sia qual è il clero. Rravda , n. 106, i° settembre 1912. Firmato: I. V. ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO LA DEMOCRAZIA L’ignominiosa raccolta Vieniti, che ebbe un grandissimo suc- cesso negli ambienti borghesi liberali, penetrati da capo a fondo di aspirazioni rinnegatrici, suscitò un’insufficiente reazione e un giudizio non sufficientemente profondo nel campo della democrazia. Ciò in parte avvenne perché il periodo dei successi dei Vie\hi coincideva con il momento in cui la stampa « legale » della democrazia era quasi del tutto soffocata. Ora il signor Stcepetev rinnova nella Russkaia Mysl (agosto) i fasti dei Vickhi. È cosa del tutto naturale per l’organo dei viekhisti, diretto dal capo dei rinnegati, signor P. B. Struve. Ma sarà altrettanto naturale che la democrazia, e particolarmente la democrazia operaia, paghi anche solo una piccola parte del debito che le è rimasto verso i « viekhisti ». I Il signor Stcepetev interviene con una modesta «lettera dalla Francia» sui russi a Parigi, ma sotto questa modesta forma si nascon- de in realtà l’« esame » della rivoluzione russa del 1905 e della demo- crazia russa. «Tutti ancora ricordano — scrive il viekhista — l’allarmante [davvero! ma per chi allarmante, stimatissimo signor liberale?], in- quieto ed estremamente confuso 1905...». «Inquieto ed estremamente confuso»! Quanto fango e limo ci deve essere nell’animo di un uomo capace di scrivere simili parole. I nemici tedeschi della rivoluzione del 1848 chiamarono « folle» quel- ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO LA DEMOCRAZIA 299 Tanno. La stessa idea o, meglio, la stessa paura ottusa e abietta esprime il cadetto russo della Russ^aia MysL Gli contrapporremo soltanto alcuni fatti, i piu obiettivi e mode- sti: il salario degli operai aumentò in quellanno come non mai; i canoni di affitto della terra diminuirono; tutte le forme di associa- zione degli operai — persino delle domestiche — si svilupparono con un successo prima mai visto; milioni di pubblicazioni a basso prezzo su temi politici venivano lette dal popolo, dalle masse, dalla folla, dagli « strati inferiori » con un’avidità con la quale sino ad allora mai si era letto in Russia. In tempi molto lontani Nekrasov esclamava: Quando verrà il tempo (Vieni, vieni, o da noi tanto bramato!) in cui il popolo non Bliicher, né lo sciocco milord ma Belinski e Gogol porterà a casa dal mercato? n Il « tempo » desiderato da uno dei vecchi democratici russi era venuto. I mercanti avevano cessato di commerciare in avena e ave- vano dato inizio a un commercio più vantaggioso: Topuscolo demo- cratico a prezzi non elevati. L’opuscolo democratico era divenuto una merce per il mercato . Delle idee di Belinski e Gogol, che avevano reso cari questi scrittori a Nekrasov, — come a qualsiasi uomo onesto in Russia, — era tutta permeata quella nuova letteratura in vendita al mercato ... ...Quale «inquietudine»! — esclamava il porco liberale soddi- sfatto di sé, che si credeva colto ma era in realtà lurido, ripugnante, adiposo, quando vide che di fatto quel « popolo» portava a casa dal mercato... la lettera di Belinski a Gogol. E, a dire il vero, si tratta di una lettera « per intellettuali » — pro- clamavano i Viel^hiy sotto il fragore degli applausi di Rozanov del Novoie V remia e Antoni-Volynski. Quale spettacolo vergognoso! — dirà il democratico della schiera dei migliori populisti. Quale spettacolo edificante! — aggiungeremo noi. Come fa rinsavire coloro che consideravano in modo sentimen- tale i problemi della democrazia, come tempra tutto ciò che vi è di vivo e forte nella democrazia, spazzando via inesorabilmente le illu- sioni da gran signore alla Oblomov! 3 ( >o LENIN Rimaner delusi del liberalismo è una cosa moho utile per coloro che ne furono qualche volta illusi. Ma chi desidera ricordare la storia lontana del liberalismo russo vedrà neiratteggiamento del liberale Kavelin verso il democratico Cernyscevski il piu preciso prototipo dei- rat teggi a mento del partito cadetto dei borghesi liberali verso il movi- mento democratico russo delle masse . La borghesia liberale in Russia « ha trovato se stessa », o, meglio ha trovato la propria coda. Non è tempo che la democrazia russa trovi la propria testa? È particolarmente intollerabile vedere dei tipi del genere di Stcepetev, Struve, Gredeskul, Izgoiev e altri confratelli cadetti, affer- rarsi alle falde di Nekrasov, Stccdrin, ecc. Nekrasov tentennò, essen- do per natura debole, fra Cernyscevski e i liberali, ma tutte le sue simpatie andavano a Cernyscevski. Egli, sempre per la sua debole natura, ebbe note di piaggeria verso i liberali, ma egli stesso si ram- maricò amaramente dei suoi «peccati» e se ne penti pubblicamente : Non ho fatto mercato della cetra Ma è accaduto, quando il fato implacabile Minacciava, che la mia mano Traesse dalla cetra un suono falso... - « Suono falso*: ecco come Nekrasov stesso chiama i suoi pec- cati di piaggeria verso i liberali. E Stcedrin scherniva inesorabilmente questi ultimi e li bollò per sempre con la formula : « conformemente alla viltà »" Come è invecchiata questa formula se applicata agli Stcepetev, ai Gredeskul e simili* viekhisti! Oggi non è che questi signori si con- formino alla viltà, affatto. Macché! Essi stessi, di loro iniziativa, su un tono loro proprio, muovendo dal neokantismo e dalle teorie « euro- pee » di moda, hanno costruito la loro teoria « della viltà ». 11 « Uestremamente confuso 1905» — scrive il signor Stcepetev. «Tutto si confondeva c intricava nel subbuglio, nello scompiglio», • Ci sì obietterà probabilmente che Gredeskul, come Miliukov e soci, discutevano con i Virghi. Sì, ma essi sono rimasti egualmente dei viekhisti. Cfcr., fra l'altro, la Pravda, n. 85. ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO LA DEMOCRAZIA 301 E su questo punto possiamo muovere soltanto alcune obiezioni teoriche. Noi pensiamo che si debbano giudicare gli avvenimenti sto- rici basandosi sul movimento delle masse e delle classi nel loro com- plesso, e non sullo stato d'animo di singoli uomini e gruppi. La grandissima massa della popolazione russa è composta dai contadini e dagli operai. In che cosa* si può ravvisare «una confu- sione e uno scompiglio estremo » per ciò che concerne questa massa della popolazione? È assolutamente il contrario: i fatti oggettivi atte- stano in modo inconfutabile che proprio nelle masse della popolazione avveniva un ampio e felice assestamento, mai visto prima, che poneva per sempre fine alla « confusione e allo scompiglio ». Fino ad allora «nel popolo semplice» erano realmente «confusi e intricati », « nello scompiglio generale », gli elementi dell’abbruti- mento patriarcale e quelli della democrazia. Lo attestano fatti og- gettivi, come la possibilità del movimento di Zubatov e quello di Gapon 77 . Proprio il 1905 pose fine una volta per sempre a questo « scom- piglio». Nella storia della Russia non vi era ancora mai stata un'epo- ca che, con una chiarezza cosi esauriente, non a parole ma nei fatti, avesse districato i rapporti resi intricati da una stagnazione secolare e dalle secolari sopravvivenze della servitù della gleba. Non vi era stata un’epoca in cui, in modo cosi chiaro e « preciso », si delimitas- sero le classi, si determinassero le masse della popolazione, e le teorie e i programmi degli « intellettuali » venissero messi alla prova dalle azioni di milioni di uomini. Come mai fatti storici inconfutabili hanno potuto assumere un aspetto cosi distorto nel cervello di uno scrittore colto e liberale della Russf^aia Mysl ? La cosa si spiega molto semplicemente: questo vie- khista vuole attribuire a tutto il popolo i suoi stati d’animo soggettivi. Egli personalmente e tutto il suo gruppo — l’intellettualità borghese liberale — si erano trovati in quei tempi in una situazione partico- larmente « intricata » ed « estremamente confusa ». E il liberale vuole attribuire il suo malcontento, sorto naturalmente da questa confu- sione e dallo smascheramento da parte delle masse di tutta l’abiezione del liberalismo, alle masse , rigettando su di loro la sua colpa. Non era forse, in realtà, una situazione intricata quella dei libe- rali nel giugno 1905? o dopo il 6 agosto, quando i liberali invitavano a entrare nella Duma di Bulyghin e il popolo procedeva di fatto 302 LENIN oltre la Duma e andava piu avanti? o nell’ottobre 1905, quando i libe- rali dovettero « arrancare» dietro lo sciopero e dichiararlo «glorioso», benché ancora il giorno prima lo avessero combattuto? o nel novem- bre 1905, quando venne fuori tutta la misera impotenza del libera- lismo, dimostrata da un fatto rilevante come la visita di Struve a Witte? Se il viekhista Stcepetev vorrà leggere il libriccino del viekhista lzgoiev su Stolypin, vedrà come il primo dovette riconoscere che la posizione «fra due fuochi» dei cadetti nella I e nella II Duma era « confusa ». E questa « confusione » e impotenza del liberalismo sor- gevano inevitabilmente, perché il liberalismo non aveva un appoggio di massa né dalla borghesia, dall’alto, né dalle masse contadine, dal basso. I ragionamenti del signor Stcepetev sulla storia della rivoluzione in Russia finiscono con la seguente perla : « Del resto, tutta questa confusione non durò a lungo. Gli strati su- periori si liberarono a poco a poco dalla paura che rasentava il panico e, giungendo alla semplice conclusione che una buona compagnia di sol- dati è più efficace di tutte le parole rivoluzionarie prese insieme, forni di munizioni le ” spedizioni punitive ” e mise in azione una giustizia a tiro rapido. Il risultati superarono ogni aspettativa. In due o tre anni la rivoluzione fu sconfitta e sradicata a tal punto che alcune istituzioni di carattere poliziesco furono costrette a inscenarla qua e là... ». Se abbiamo potuto corredare di almeno alcuni commenti teorici i precedenti ragionamenti dell’autore, ora non ne abbiamo alcuna possibilità. Dobbiamo limitarci a inchiodare con maggior forza al palo più alto questi ragionamenti degni di essere largamente cono- sciuti, perché li si possa vedere più a lungo e più da lontano... D’altronde, possiamo ancora chiedere al lettore: stupisce forse che il Golos Mosi{vy ottobrata, insieme con il Iuduscka nazionalista Novote Vremia , abbia citato Stcepetev andando in brodo di giuggiole? In che cosa infatti si distingue il giudizio « storico » della rivista « de- mocratica-costituzionale » dal giudizio delle pubblicazioni succitate? Ili Il signor Stcepetev dedica il più grande spazio alla descrizione della vita degli emigrati. Per trovare cose analoghe a queste descri- ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO La DEMOCRAZIA 303 zioni bisognerebbe riesumare il Russai Viestnì\ dei tempi di Katkov, con i suoi romanzi e la descrizione dei magnanimi marescialli della nobiltà, dei bonari e felici mugiki , malcontenti degli scellerati, fur- fanti mostri rivoluzionari. Il signor Stcepetev ha visto Parigi (se l’ha vista) con gli occhi di un filisteo inviperito contro la democrazia, che nella prima comparsa in Russia dell’opuscolo popolare democratico ha saputo scorgere sol- tanto « inquietudine». Si sa che ognuno all’estero vede ciò che vuole vedere. Oppure: ognuno vede nel nuovo ambiente se stesso. Il centonero si vede i per- fetti grandi proprietari fondiari, generali e diplomatici. L’agente di pubblica sicurezza vi vede dei nobilissimi poliziotti. Il rinnegato libe- rale russo vede a Parigi le portinaie benpensanti e i bottegai « che sanno fare i loro affari » *, i quali insegnano al rivoluzionario russo che da loro « i sentimenti umanitari e altruisti hanno già troppo sof- focato le esigenze dell’individuo, e spesso a danno del progresso generale e dello sviluppo culturale di tutto il nostro paese » ## . Chi è lacchè nell’animo naturalmente si interessa soprattutto dei pettegolezzi e dei piccoli scandali che regnano nelle stanze della servitù. Il bottegaio e il portiere-lacchè naturalmente non si accorgono delle questioni ideali esaminate nelle conferenze parigine e nella stampa parigina in lingua russa. Come potrebbero vedere, per esem- pio, che in questa stampa sono state poste, fin dal 1908, quelle stesse questioni concernenti il contenuto sociale del regime del 3 giugno, le radici di classe delle nuove correnti della democrazia, ecc. che solo molto più tardi, in modo distorto, sono riuscite ad apparire (in forma mutilata) sulla stampa « difesa » da una guardia rinforzata? Il bottegaio e il lacchè, in qualsiasi abito « intellettuale » si agghindino, non sono in grado, avendo un tale spirito, di notare e comprendere questi problemi. Se questo lacchè si chiama * pubbli- cista » di un rivista liberale, egli elude con il più completo silenzio i grandi problemi ideali che in nessun luogo come a Parigi sono cosi esplicitamente e chiaramente posti. In compenso, però, questo « pub- blicista » vi racconterà con ricchezza di particolari ciò che si sa benis- simo nelle stanze della servitù. • P. 139 dell’articolo del signor Stcepetev (Russ^ata Mysl , 1912, n. 8). ••Ivi, p. 153. LENIN 304 Vi racconterà, questo nobile cadetto, nella rivista del nobilissimo signor Struve, che dallV alloggio di una militante rivoluzionaria molto nota a Parigi» è stato cacciato fuori « non senza l’aiuto della polizia» un’infelice emigrata prostituta; che in un ballo a scopo di beneficenza i «disoccupati» hanno di nuovo fatto uno scandalo; che uno scrivano, in una casa nota al signor Stcepetev, « ha intascato in anticipo una somma piuttosto rilevante e poi ha trascurato il lavo- ro»; che gli emigrati «si alzano alle 12, vanno a dormire alle 203 di notte, da loro vi sono tutta la giornata ospiti, chiasso, discussione, disordine ». La servile rivista del cadetto signor Struve vi racconterà tutto questo particolareggiatamente, con illustrazioni, con gusto, con un pizzico di pepe, niente affatto peggio di Menscikov e di Rozanov del Novoie Vremia. « Dammi del denaro, se no ti rompo il muso: è questa la forma inequivocabilmente ostile che hanno assunto ì rapporti fra gli strati supe- riori e quelli inferiori nell’emigrazione. È vero che questa formula non ha avuto una larga diffusione, e la ” corrente estrema degli strati inferiori ” è rappresentata [cosi scrive il colto cadetto nella rivista del signor Struve!] in tutto da una ventina di elementi sospetti, i quali forse sono persino manovrati da un’abile mano dal di fuori...». Si soffermi il lettore su questo ragionamento e rifletta sulla differenza fra il comune lacchè e il lacchè pubblicista. Il comune lacchè — naturalmente nella sua massa, escludendo quegli elementi coscienti che già si sono posti dal punto di vista della lotta di classe e cercano una via per uscire dal loro stato servile — è ingenuo, non istruito, spesso analfabeta e poco sviluppato intellettualmente; gli si può perdonare l’ingenua passione di chiacchierare su ciò che per lui è piu facile sapere, comprendere e piu gli è vicino. Il pubblicista lac- chè è una persona « istruita », accolta nei migliori salotti. Egli com- prende che neiremigrazione i ricattatori criminali son in numero insignificante («una ventina» su mille emigrati); comprende persino che questi ricattatori sono « forse manotnratì » da un’« abile mano », dalla mescita deH’Unione del popolo russo. E, comprendendo tutto ciò, il lacchè pubblicista opera « da per- sona colta». Oh, egli sa cancellare le tracce e presentare bene le cose! ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO LA DEMOCRAZIA 3 O 5 No, non è un pennivendolo dei centoneri, niente affatto. Ha persino detto « egli stesso » che forse qualcuno manovra una ventina di ricat- tatori, ma nello stesso tempo parla soltanto proprio di questi ricat- tatori, di questi scandali, e di truppe di scrivani! La scuola del Novoie V remia non è stata vana per gli « scrittori » della Russ^aia Mysl. Suvorin del Novoie Vremia si vantava di non aver mai ricevuto sovvenzioni; però «sapeva egli stesso» dire quel che bisognava dire. La Russ\aia Mysl non riceve sovvenzioni: non sia mai! Soltanto « sa essa stessa » dire quel che si deve dire per essere graditi ai soste- nitori del Novote Vremia e ai «bravi» di Quckov. IV Si, vi sono molte cose penose nell’ambiente deH’emigrazione. In esso, e in esso soltanto, si posero, negli anni difficili e di stagnazione, le principali questioni di principio di tutta la democrazia russa. In questo ambiente vi sono più che in qualsiasi altro povertà, miseria; in esso è particolarmente grande la percentuale dei suicidi, è incredi- bilmente, mostruosamente grande la percentuale di gente che vive soltanto reggendosi su un groviglio di nervi malati. E potrebbe essere altrimenti in un ambiente di uomini tormentati? Uomini diversi si interessano di cose diverse quando capitano neirambiente deiremigrazione. Agli uni interessa la franca discus- sione delle più importanti questioni politiche di principio. Agli altri i racconti di una scenata avvenuta a un ballo, della disonestà di uno scrivano, del malcontento suscitato nelle portinaie e nei bottegai dal modo di vita degli emigrati ... A ognuno il suo. E tuttavia, quando si sente tutto il peso della tormentata, odiosa vita deiremigrazione, che spezza i nervi, e quando si pensa alla vita dei signori Stcepetev, dei signori Struve, dei signori Golovin, dei signori Izgoiev e soci, non ci si può trattenere dal dire: quale immensa fortuna il non appartenere a quella società di «uomini per bene», alla società in cui simili individui sono bene accetti, dove si stringe loro la mano! In questa «società per bene» non avviene certamente nessuno scandalo. Le prostitute non capitano, quasi come compagne, negli ?.0 250 306 LENIN appartamenti di questi signori. No, esse rimangono in altri ap- partamenti* I disoccupati non fanno scandali nelle sale da ballo di questa gente, tutti si comportano con garbo. Da loro le cose son separate: le prostitute (che provengono dalle file dei disoccupati) in un apparta- mento, i balli in un altro. E se si prendono uno scrivano non gli per- mettono di commettere la bassezza di prendersi prima il denaro e di trascurare poi il suo lavoro. Da loro non sono possibili scandali per il denaro. Vicino a loro non ce gente affamata, tormentata, con i nervi a pezzi, pronta al suicidio. E se « i milioni fraternizzano » oggi con la « scienza » rap- presentata dal signor Struve e soci, domani con i deputati rappresen- tati dal signor Golovin e soci e dopodomani con i deputati e avvocati rappresentati dal signor Maklakov e soci 7 *, che vi è qui di scandaloso? È tutta nobiltà d’animo. Se gli scritti dei signori Struve, dei si- gnori Gredeskul, dei signori Stcepetev e soci contro la democrazia procurano soddisfazione ai Riabuscinski, ecc., che vi è qui di male? Struve riceve forse sovvenzioni? No, «egli stesso sa quel che biso- gna dire! A nessuno verrà certo in mente di paragonare la soddisfa- zione che simili « pubblicisti > procurano ai signori Riabuscinski a quella che procuravano nei vecchi tempi le fanciulle serve della gleba ai loro signori quando grattavano loro le calcagna! Di che cosa sono colpevoli infatti il signor Struve o i signori Gredeskul, Stcepetev e altri se i loro scritti e discorsi in cui esprimono le loro convinzioni sono, nel loro genere, delle grattate alle calcagna del commerciante e del grande proprietario fondiario furenti contro la rivoluzione? Che vi è di scandaloso nel fatto che l’ex deputato signor Golovin abbia avuto una redditizia concessione? Non ha forse egli rinunciato al titolo di deputato?! Dunque, quando egli era deputato, la conces- sione ancora non esisteva, si preparava soltanto; e quando l’ha otte- nuta ha cessato di essere deputato. Non è chiaro che si tratta di una cosa pulita? Non è forse evidente che solo dei calunniatori possono indicare a dito Maklakov? Non ha forse egli difeso Taghiev — come ha egli stesso dichiarato in una lettera alla Ricc — « conformemente alle sue convinzioni >? Non vi può essere alcun dubbio che nessuna portinaia e nessun bottegaio di Parigi troverà assolutamente nulla, no, assolu- ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO LA DEMOCRAZIA 3<>7 tamente nulla di reprensibile, sconveniente, scandaloso nel genere di vita e nelle azioni di questa onorabile gente cadetta. V Il ragionamento generale di principio del signor Stcepetev me- rita di essere citato per intiero: « Finora, e specialmente nei circoli che hanno partecipato alla rivolu- zione, i sentimenti umanitari e altruisti hanno già troppo soffocato le esi- genze delTindividuo, e spesso a danno del progresso generale e dello svi- luppo culturale di tutto il nostro paese. L'aspirazione all’ ” utilità pubbli- ca ” c al ” bene di tutto il popolo M ha costretto a dimenticare troppo se stessi, i propri bisogni ed esigenze personali, a dimenticarli a tal punto che gli stessi sentimenti e le stesse aspirazioni sociali non hanno potuto essere tradotti in realtà nella forma di un lavoro creativo positivo [11] e pie- namente consapevole c hanno fatalmente condotto a forme passive di sacrifìcio di sé. Si, e non solo particolarmente in questo campo, ma an- che nella sfera dei rapporti più comuni, le esigenze delFindividuo erano costantemente e in ogni modo soffocate, da una parte dalla “ coscienza malata ” che faceva raggiungere proporzioni ipertrofiche a questa sete di gesta eroiche e di sacrificio di se stessi, e dall’altra da una insuffi- ciente valutazione della vita stessa, condizionata dal basso livello della nostra civiltà. E come risultato il costante sdoppiamento della persona- lità, la costante consapevolezza di una vita sbagliata e persino ” peccami- nosa ”, la costante aspirazione a sacrificarsi, a venire in aiuto ai non ab- bienti e ai diseredati, ad andare infine " nel campo dei soccombenti ”, fatto che ha avuto una ripercussione cosi completa e spiccata nella nostra letteratura. e Non si può vedere nulla di simile nelle concezioni e nei costumi del popolo francese... >. Questo è un commento alle dichiarazioni politiche e program- matiche del signor Gredeskul, che la Rtec ha pubblicato senza nessuna riserva e che la Pravda (n. 85) ha ricordato quando la Ricc avrebbe voluto dimenticarle. È una continuazione e una ripetizione dei Vieniti. Ancora c an- cora una volta ci si può e deve convincere, suH’esempio di questo 308 LENIN ragionamento, che i Virghi fingono soltanto di lottare contro l’« intel- lettualità », ma in realtà lottano contro la democrazia , rinnegano del tutto la democrazia. L’unità fra i Virghi, Grcdeskul e la Ricc deve essere particolar- mente sottolineata oggi, nei giorni delle elezioni, mentre i cadetti cercano con tutte le forze, giocando alla democraticità, di offuscare e cancellare tutte le questioni politiche di principio veramente impor- tanti, fondamentali. Uno dei compiti pratici essenziali della democra- zia è di sollevarle nelle riunioni elettorali, di spiegare a un pubblico il più largo possibile il senso, il significato dei discorsi dei signori Stcepetev e di tutti i viekhisti; di smascherare l’ipocrisia della Ricc e dei Miliukov, quando cercano di declinare ogni responsabilità per la Russata Mysl> benché ad essa collaborino dei membri del par- tito cadetto. Le «discussioni* con i viekhisti, la «polemica* con loro dei signori Gredeskul, dei signori Miliukov e simili serve soltanto a get- tar polvere negli occhi, è una copertura ipocrita della profonda soli- darietà di principio di tutto il partito cadetto con i Vie\hi . In realtà è forse possibile « discutere * sulle tesi principali della citazione riportata? Si può forse rimanere in un solo partito con gente di simili opinioni senza essere completamente responsabili per questa predi- cazione di una decisa abiura dei principi elementari di ogni democrazia? Vogliono offuscare la questione coloro che acconsentono a porla à la Vickhiy nei termini della contrapposizione fra « individualismo *, «altruismo», ecc. Il significato politico di queste frasi è piu chiaro della luce del sole: si tratta di una svolta contro la democrazia, di una svolta verso il liberalismo controrivoluzionario. Bisogna capire che questa svolta non è dovuta al caso, ma è il risultato della posizione di classe della borghesia. Bisogna quindi trarne le necessarie conclusioni politiche e delimitare nettamente la democrazia dal liberalismo. Se non ci si rende conto di queste verità, se esse non vengono largamente diffuse fra la massa della popola- zione, non si può nemmeno parlare di un qualsiasi serio passo in avanti. Nie vinata Zviczdà, nn. 24 e 25, 2 e 9 settembre 1912. Firmato: V. I. L’UNIONE DEI CADETTI E DEL « NOVOIE VREMIA » Da noi si è troppo propensi a vedere nella campagna elettorale una lotta per i seggi, cioè per i posticini alla Duma. Per gli operai coscienti questa campagna è innanzi tutto e soprat- tutto una lotta per i principi, cioè per le concezioni fondamentali, per le convinzioni politiche. Questa lotta, che si conduce di fronte alle masse e attira queste ultime alla politica, è uno dei principali van- taggi del sistema rappresentativo. I nostri cadetti, in risposta alla nostra impostazione dei problemi di principio sul liberalismo e la democrazia, sulla politica «di pace» e la politica della lotta di classe, sfuggono alla polemica di fondo e non fanno che mormorare a destra e sinistra sulla nostra sedicente « cadettofagia ». Frattanto, la commovente unità di principio fra i cadetti e i sostenitori del Novoie V renna nella valutazione dei problemi piu importanti della vita russa salta agli occhi. È uscito l’ottavo fascicolo della Russ^aia Mysl. Questa rivista è diretta dal cadetto Struve e vi collaborano Ì cadetti Izgoiev, Severia- nin, Galic e molti altri. II signor A. Stcepetev vi pubblica un lurido libello centonero con- tro la rivoluzione e i rivoluzionari dal titolo Russi a Parigi. Il Novoie V remia riprende immediatamente la canzone intonata dalla Russici a Mysl, ne cita tutta una serie di «perle» e, andando in sollucchero, esclama: «E pensare che questi meschini rappresentanti dell’umanità [cioè i rivoluzionari secondo la raffigurazione della Russ^aia Mysl] pretendevano di adempiere la funzione di rinnovatori della vita russa ». Che d dirà dunque la Rtec , giornale ufficiale dei cadetti? che questo non ha nessun « rapporto » con le elezioni, cioè con la lotta per i seggi? oppure che essa «non risponde» per la Russici a Mysl , che 3 io LENIN cioè il partito non è responsabile dei suoi membri, che nessuna confe- renza cadetta ha condannato nemmeno una volta? Tergiversi e cavilli pure la Riec y si stringano pure nelle spalle gli uomini senza principi e senza carattere quando parlano della nostra « cadcttofagia » ; noi non cesseremo tuttavia di dire ai cittadini russi: esaminate a fondo i principi dei cadetti e non rimanete vergognosa- mente indifferenti quando i « democratici-costituzionali » coprono di fango la democrazia. Ecco non molti (ma si tratta dei passi più significativi, che per giunta riguardano i principi, non i pettegolezzi) brani deirarticolo del cadetto centonero signor Stcepetev : « Finora, e specialmente nei circoli che hanno partecipato alla rivoluzione, i sentimenti umanitari [cioè di amore per l’uomo] e altruisti [disinteressati, che non si riducono alla preoccupazione per la propria pelle] hanno già troppo soffocato le esigenze dell’indivi- duo, e spesso a danno del progresso generale e dello sviluppo cul- turale del nostro paese. L’aspirazione all’” utilità pubblica” e al ”bene di tutto il popolo” [le virgolette ironiche sono della Russia Mysl] ha costretto a dimenticare troppo se stessi, i propri bisogni ed esigenze personali... E come risultato il costante sdoppiamento della personalità, la costante consapevolezza di una vita sbagliata e persino ” peccaminosa ”, la costante aspirazione a sacrificarsi, a venire in aiuto ai non abbienti e ai diseredati, ad andare infine ” nel campo dei soccombenti ”, fatto che ha avuto una cosi completa e spiccata ripercussione nella nostra letteratura» ( Russata Mysl y n. 8, pa- gine 152-153). Quale disprezzo merita un partito che pretende di essere demo- cratico e tollera nelle sue file questi signori che gettano fango sui più rudimentali, elementari postulati, principi, convinzioni di tutta la democrazia 1 La borghesia liberale ha preso in odio la democrazia: lo ha dimostrato la raccolta Vie\hi y lo sta dimostrando il mensile Russ\aia Mysl , l’hanno dimostrato i Karaulov e i Gredeskul. I liberali stessi erigono una barriera fra loro e la democrazia. Frauda , n. 109, 5 settembre 1912. Firmato: I. V. LA LETTERA DI N. S. POLIANSKI La lettera dalla campagna di N.S. Polianski, pubblicata nel pre- sente numero della Pravda , pone un problema molto interessante. Sarebbe bene che gli stessi contadini si pronunciassero piu spesso su tale questione. Da parte nostra riteniamo necessario osservare quanto segue. N. S. Polianski dice, a piena ragione, che soltanto un «ozioso fannullone > può ritenere le riunioni di volost adunate di sciocchi. Soltanto gli stessi contadini possono decidere quale forma di godi- mento della terra e di possesso terriero piu si confaccia a questa o a quella località. Ogni intervento della legge o deiramministrazione nella libera decisione dei contadini di disporre della terra è un residuo della servitù della gleba. Da un simile intervento non può derivare altro che danno, umiliazione e offesa per il contadino. Il contadino-operaio nella sua lettera pubblicata nel n. 38 della Pravda ha mostrato magnificamente quali insensate lungaggini buro- cratiche recherebbe con sé tale intervento. Vedremo ora come devono considerare la questione — appezza- mento individuale o comunità ? — decine di milioni di uomini che eternamente lavorano ed eternamente subiscono lo sfruttamento. Questa gente non deve affatto pensare a scegliere fra rappezza- mento individuale e la comunità; deve pensare a chi è che la sfrutta e al modo in cui mitigare e distruggere questo sfruttamento. Nella Russia europea, per esempio, vi sono 30.000 grandissimi proprietari fondiari che posseggono 70.000.000 di desiatine, e altret- tanti ne posseggono 10.000.000 di contadini poveri. Abbiano questi contadini un appezzamento individuale o facciano parte della comu- nità, la loro misera esistenza non cambierà di un ette. Se ho sette 3 12 LENIN desiatine di terra cattiva per la famiglia, e il vicino grande proprie- tario fondiario ne ha 2.000 di terra fertilissima, che ci sia Tappezza- mento individuale o la comunità, le cose andranno ugualmente quasi come quando cera la servitù della gleba. Con chiacchiere si getta polvere negli occhi all’affamato: appez- zamento individuale o comunità, torta con il riso o torta con i cavoli. E mangiamo delle e. he, viviamo su terre acquitrinose o sabbiose, e per Tabbeveratoio, per il pascolo e l’arativo dobbiamo lavorare le terre del signore senza compenso. Mediante gli appezzamenti individuali si vogliono creare dei « piccoli proprietari fondiari » per salvaguardare i grandi proprietari fondiari. Ma milioni e decine di milioni di contadini non faranno che soffrire ancor più la fame. NelTEuropa occidentale Tagricoltura si è sviluppata veramente in fretta e con successo soltanto dove tutte le vestigia dell’oppressione feudale sono state distrutte fino in fondo. Nei paesi effettivamente liberi, dove Tagricoltura è bene organiz- zata, è rimasta una sola forza che schiaccia il contadino e Toperaio, la forza del capitale. E contro questa forza una sola cosa può vale- re: la libera alleanza degli operai salariati e dei contadini rovinati. Da queste alleanze si sviluppa un nuovo ordine sociale in cui le terre ben coltivate, le macchine perfezionate, il vapore e Telettricità servi- ranno a migliorare la vita degli stessi lavoratori, e non ad arricchire un pugno di milionari. Pravda, n. ufi, 15 settembre ign. Firmato: Fr. LA LINEA POLITICA La Ntet/s^aia Zvtezdà e la Pravda hanno indubbiamente una fisionomia che si è ben definita ed è conosciuta non soltanto dagli operai, ma anche da tutti i partiti politici della Russia, grazie agli attacchi loro rivolti sia dai centoneri e dagli ottobristi (Kos sia, Navate Vremia, Gola* Moskvy, ecc.) sia dai liberali (Riec, Zaprosy , ecc.). Il giudizio sulla linea politica seguita dai giornali menzionati presenta, per la campagna elettorale, un interesse particolare, poiché basandosi su questo giudizio si ha inevitabilmente una verifica delle opinioni sulle fondamentali questioni di principio. Ecco perché voglia- mo soffermarci sull’articolo di N. Nikolin circa la linea della Pravda e della Nievs^aia Zviezdà, pubblicato sul Nievsfy Golos, n. 8. In questo articolo, come vedrà il lettore, ci sono non poche parole particolarmente forti, che si possono (e devono) trascurare dato che il suo autore ha tentato di trattale a fondo questioni importanti. « Devo riconoscere — scrive N. Nikolin — che sotto molti aspetti la Pravda adempie in modo abbastanza soddisfacente il compito di espri- mere i desideri, i bisogni, le esigenze e gli interessi del proletariato rus- so. Purtroppo questo suo utile lavoro perde notevolmente di valore per la rappresentazione assolutamente assurda, lontana dalla verità ed estre- mamente dannosa per le sue conseguenze, che essa dà della realtà po- litica ». Lasciamo da parte le parole adirate e consideriamo l'essenziale: la rappresentazione della realtà politica. Per questa aperta imposta- zione del problema, veramente radicale, perdoniamo volentieri allar- ticolista la sua irritazione. Discutiamo dunque la cosa a fondo. Non si può infatti fare nessun passo in avanti nel campo del lavoro pra- 3*4 LENIN tico senza avere una ferma opinione suirinterrogativo: qual è dunque la nostra « realtà politica » ? Dopo aver posto direttamente la domanda, N. Nikolin dà la seguente risposta: < La Pravda , seguendo in questo caso Tesempio della Nievshaia Zviezdà , cerca di convincere i suoi lettori che la classe operaia deve edi- ficare una nuova Russia nonostante i liberali. Questo, s’intende, suona fieramente, ma nuH’altro contiene se non un’assurdità. La nuova Russia non la costruisce nessuno; essa si costruisce [sottolineato dallo stesso N. Nikolin] nel complicato processo della lotta fra interessi diversi, e la classe operaia ha il compito non di abbandonarsi a progetti chimerici sulla costruzione di una nuova Russia per gli altri e nonostante tutti que- sti altri , ma di creare, nel quadro di questa nuova Russia, le condizioni più favorevoli per il proprio ulteriore sviluppo ». E qui perdoniamo volentieri all’articolista la sua «collera», la sua estrema irritazione perché in compenso egli tenta di prendere il toro per le corna. N. Nikolin è piu franco, sincero e riflessivo di molti liquidatori; egli tratta qui di una delle cause più profonde dei nostri profondi dissensi. « ...La nuova Russia non la costruisce nessuno; essa si costruisce nel processo»: chi non ravvisa in questo notevole ragionamento il fondamentale e immancabile leitmotiv di tutta la musica liquidatori- sta (e, ancor più, di tutta la musica opportunista)? Se la nuova Russia si costruisce nel processo della lotta fra inte- ressi diversi, ciò vuol dire che le classi aventi interessi diversi voglio- no costruire la nuova Russia in modi differenti. È chiaro come la luce del sole. Quale è dunque il significato della contrapposizione del signor N. Nikolin: «La nuova Russia non la costruisce nessuno; essa si costruisce ecc. » ? Non ha decisamente nessun significato. Dal punto di vista della logica più elementare è un nonsenso. Ma in questo nonsenso ce la sua logica , la logica dellopportu- nismo, che, cercando di difendere la sua posizione in « modo mar- xista », cade ineluttabilmente, e non in modo fortuito, negli errori di Nikolin. Ed è su questa « logica deiropportunismo » che occorre soffermarsi. LA LINEA POLITICA 3*5 Chi dice: costruiscono la nuova Russia determinate classi, poggia cosi solidamente sul terreno del marxismo che, non dico le irritate parole di N. Nikolin, ma nemmeno ... nemmeno le conferenze dei «liquidatori unificati» e qualsiasi loro «fulmine» verbale sono in grado di scuoterlo. Chi dice: «la nuova Russia non la costruisce nessuno; essa st costruisce ecc. », dalloggettivismo della lotta di classe (cioè dal mar- xismo) scivola nelP« oggettivismo » della giustificazione borghese della realtà. Qui sta veramente Torigine della caduta dal marxismo nell’op- portunismo che N. Nikolin (senza accorgersene egli stesso) compie. Se io dico che occorre costruire la nuova Russia in un determi- nato modoy dal punto di vista, mettiamo, della verità, della giusti- zia, dell’eguaglianza basata sul lavoro, ecc., peccherò di un soggettivi- smo che mi condurrà nel campo delle chimere. In realtà sarà la lotta delle classi e non i miei migliori auspici a determinare la costruzione della nuova Russia. I miei ideali per la costruzione della nuova Rus- sia non saranno chimerici soltanto se esprimeranno gli interessi di una classe che effettivamente esiste e che è costretta dalle sue condi- zioni di vita ad agire secondo un determinato orientamento. Ponen- domi dal punto di vista dell’oggettivismo della lotta di classe, non giustifico per nulla la realtà, ma, al contrario, indico in questa stessa realtà le piu profonde sorgenti e forze della sua trasformazione. Se invece dico che la « nuova Russia non la costruisce nessuno; essa si costruisce nella lotta fra gli interessi», getto immediatamente un certo velo sul chiaro quadro della lotta di determinate classi, faccio una concessione a coloro che scorgono soltanto le azioni delle classi dirigenti — cioè in particolare della borghesia — che si trovano alla superficie; involontariamente scivolo verso la giustificazione della borghesia; invece delloggettivismo della lotta di classe assumo come criterio Torientamento borghese piu appariscente o che gode di tem- poraneo successo. Chiariremo questo concetto con un esempio preso dalla storia. La nuova Germania (quella della seconda metà del secolo XIX) « si è costruita» nel processo della lotta fra differenti interessi. Nessun bor- ghese colto lo contesterà, e non andrà oltre. Ed ecco ciò che disse Marx nel periodo piu « critico » della co- struzione della nuova Germania. « La grande borghesia — egli scrisse nel 1848 — è stata antiri- 3' 6 LENIN voluzionaria fin dairinizio; ha concluso un'alleanza difensiva e offen- siva con la reazione per paura del popolo, cioè degli operai e della borghesia democratica». «La borghesia francese del 1789 non abban- donò nemmeno per un istante i suoi alleati, i contadini. Essa sapeva che la base del suo dominio era la distruzione del feudalesimo nelle campagne, la creazione di una libera classe di contadini proprietari terrieri. La borghesia tedesca del 1848, senza sentirsi affatto rimordere la coscienza, tradisce i contadini, suoi piu naturali alleati, che sono carne della sua carne e senza i quali essa è impotente contro la nobil- tà. 11 mantenimento dei diritti feudali ... questo il risultato della rivo- luzione tedesca del 1848. La montagna ha partorito un topolino»" 0 . In Marx si ergono immediatamente, come cose vive, le classi che hanno costruito la nuova Germania. Lo scienziato borghese, in nome dell’« oggettivismo » che giu- stifica la realtà, dice che Bismarck aveva vinto Marx, aveva tenuto conto del modo come « si costruiva la nuova Germania nel compli- cato processo della lotta fra interessi diversi», mentre Marx si «era abbandonato a progetti chimerici sulla costruzione » di una grande repubblica democratica tedesca, nonostante i liberali e mediante le forze degli operai e della borghesia democratica (che non voleva con- cludere alleanze con la reazione). Proprio questo dicono su tutti i toni gli scienziati borghesi. Se esaminiamo questo problema da un punto di vista prettamente teorico, ci chiediamo: in che consiste il loro errore? Nel voler dissimulare, offuscare la lotta di classe; nel fatto che essi (mediante il giro di frase pseudoprofondo: la Germania si costruì nel processo, ecc.) na- scondono la verità: la Germania di Bismarck fu costruita dalla bor- ghesia, divenuta «impotente contro la nobiltà» per i suoi «tradi- menti e fellonie ». L'oggettivismo della lotta di classe permise invece a Marx di comprendere in modo cento volte piu profondo e preciso la realtà politica , senza affatto giustificarla, ma, anzi, additando e distinguendo in essa le classi che costruivano una Germania democratica, che sep- pero divenire il baluardo della democrazia e del socialismo persino quando gli avvenimenti avevano preso una piega eccezionalmente favorevole a Bismarck. Marx capi in modo cosi giusto e profondo la realtà politica che nel 1848, cinquantanni prima, valutò l’essenza della Germania di la linea politica 317 Bismarck: la Germania della borghesia «impotente contro la no- biltà ». Nelle elezioni del 1912, sessantaquattro anni dopo la valuta- zione di Marx, se ne è avuta una completa conferma nel compor- tamento dei liberali. Marx e i marxisti, conducendo contro i liberali, dopo il 1848, una lotta inesorabile, aspra come non mai, e che suscitò un urlo unanime dei liberali (scusate per il modo brutale di esprimermi, gentile Ni- kolin!), non correvano affatto dietro le «chimere» quando sostene- vano il «progetto» di un grande Stato democratico tedesco. Al contrario, difendendo questo « progetto », propagandandolo costantemente, sferzando i liberali e i democratici che l’avevano tradi- to, Marx e i marxisti educavano precisamente la classe che ha in sé le forze vive della « nuova Germania» e che — grazie alla propaganda coerente e di una decisione senza riserve di Marx — è oggi ferrata di tutto punto ed è pronta alla sua funzione storica di seppellitore non soltanto della borghesia bismarckiana, ma di ogni borghesia in generale. L’esempio tratto dalla storia della Germania ci permette di vedere la logica dell’opportunismo nelle idee^di Nikolin, che ci biasima iro- samente per la nostra « cadettofagia » proprio perché non si avvede di scivolare egli stesso verso le idee liquìdatoriste della politica operaia liberale. Quanto più N. Nikolin si irriterà e ci confuterà (ed egli non è il solo!), in modo tanto più chiaro e circostanziato noi, secondo il no- stro dovere di pubblicisti, gli ripeteremo che la nostra lotta contro i cadetti e contro i liquidatori discende da considerazioni profondamen r te meditate e fissate durante più di cinque anni (e, a dire il vero, più di dieci anni) nelle decisioni ufficiali di tutti i marxisti. Il guaio è che N. Nikolin — come i liquidatori da lui difesi — non può contrap- porre a queste molte e antiche decisioni tattiche precise, formali, nulla di nemmeno approssimativamente definito, preciso e chiaro. Che « gli operai devono costruire la nuova Russia nonostante i liberali » non è affatto una « fiera » frase. N. Nikolin sa benissimo che quest’idea è stata espressa in parecchie risoluzioni tattiche che sono accettate dalla maggioranza dei marxisti. In sostanza si tratta della semplice somma dell’esperienza politica della Russia anche solo deH’ultimo decennio. È il fatto storico più indiscutibile che negli ulti- 3 l8 LENIN mi dieci anni la classe operaia russa ha costruito una nuova Russia « nonostante i liberali ». Il lavoro per questa « costruzione » non scomparirà mai senza lasciare tracce, quali che siano i « successi » temporanei di coloro che pretendono di essere dei Bismarck. L’opportunismo russo, indeterminato, poco chiaro, simile a una biscia, non è in grado, come l’opportunismo degli altri paesi, di esprimere in modo preciso e netto le sue idee, di dire formalmente che la classe operaia non deve costruire la nuova Russia nonostante i liberali, ma deve fare questo e queiraltro. L’opportunismo non sa- rebbe opportunismo se fosse capace di dare risposte chiare e dirette. Ma il suo malcontento per la politica degli operai, la sua propensione per l’opportunismo borghese li esprime con la frase: «La nuova Russia non la costruisce nessuno; essa si costruisce nel processo della lotta fra interessi diversi ». E di quel che si sta costruendo , ciò che si vede di più, più salta agli occhi, più gode del successo del momento e dell’« ammirazione » delle ♦ folle », è la « costruzione » dei nobili e della borghesia, corretta dai liberali. « Ma perché ancora voler stabilire, attraverso un’analisi, quali classi, e come precisamente, stanno costruendo? Sono chimere; bisogna considerare ciò che si sta costruendo »: ecco qual è il reale significato del ragionamento di Nikolin, ecco qual è la vera « logica dell’opportunismo ». Questo significa appunto dimenticare la lotta di classe, e questa è appunto la base di principio della politica operaia liberale. Proprio questa « logica » riduce la classe operaia, dalla funzione di egemone, cioè di vero dirigente della vera, fedele, conseguente democrazia alla funzione di manovale dei liberali. Di qui il fatto, ben noto a noi russi, che a parole gli opportuni- sti riconoscono la linea politica « autonoma » del partito del proleta- riato, e a parole la riconosce naturalmente, anche Nikolin. Nei fatti invece egli sostiene proprio una linea non autonoma , la linea della politica operaia liberale. Nikolin spiega, ci mostra quanta poca importanza abbia la prò - clamazione dell’autonomia della classe operaia. L’ha proclamata anche la piattaforma dei liquidatori, riportata nel n. 8 del Nievsl(i Golos , l’ha proclamata anche lo stesso Nikolin, ma subito, mentre questi proclama l’« autonomia », predica una politica non autonoma . Egli, negando che la classe operaia debba nella politica attuale, LA LINEA POLITICA 3I9 in tutti i problemi della democrazia, seguire la sua linea (o, il che è lo stesso, « costruire la nuova Russia ») nonostante i liberali, la invita di fatto ad arrancare dietro i liberali. Ecco qual è il fondo della questione, ecco qual è la « logica deb Topportunismo ». E fare ragionamenti di questo tipo: non bisogna € isolare » la classe operaia, « il peso della lotta per la libertà politica non deve gravare sulle spalle degli operai », occorre « la coordinazione e non il frazionamento delle forze », ecc. non significa forse darsi alla vuota declamazione? In realtà tutto ciò è un esporre e parafrasare la stessa cosa : non isolatevi (dai liberali ), « coordinate le vostre forze » (con la politica dei liberali ), riconoscete che la politica dei liberali è una vera lotta per la libertà politica e non per una transazione con i Purisckevic, ecc. Non ci siamo soffermati su questa declamazione perché, se si volesse discutere a fondo, bisognerebbe considerare gli effettivi punti di partenza, le radici effettive dei dissensi, e non gli abbellimenti de- clamatori di una linea profondamente sbagliata. Nicvskjaia Ztnczdà, n. 26, 16 settembre 1912. Firmato: M. M. I SUCCESSI DEGLI OPERAI AMERICANI L’ultimo numero del settimanale operaio americano Appeal to Rcmon ricevuto in Europa comunica che la diffusione di questo gior- nale ha raggiunto le 984.000 copie. Dalle lettere e dalle richieste delle diverse località si può desumere senza ombra di dubbio — scrive la redazione (n. 875 del 7 settembre, nuovo calendario) — che nelle prossime settimane sorpasseremo il milione. Questa cifra — un milione di copie di un giornale socialista che i tribunali americani reprimono e perseguitano vergognosamente e che si sviluppa e rafforza sotto il fuoco delle persecuzioni — mostra, in modo piu evidente di lunghi ragionamenti, quale sia la svolta che si approssima in America. Recentemente un giornale piaggiatore, organo dei pennivendoli, il Novoie Vremia , ha scritto sulla «forza del denaro» in America, riferendo con gioia maligna i fatti attestanti la terribile venalità di Taft, Roosevelt, Wilson, di tutti i candidati dei partiti borghesi alla presidenza della repubblica. Eccovi una repubblica libera, democra- tica, bofonchiava il giornale russo venduto. Gli operai coscienti rispondono con calma e fierezza: non ci lasciamo trarre in inganno sul significato di una larga democrazia. Nessuna democrazia al mondo eliminerà la lotta di classe e l’onnipo tenza del denaro. Non in ciò sta l’importanza e il vantaggio della democrazia; la sua importanza sta nel fatto che essa rende la lotta di classe più estesa, aperta, cosciente. E questa non è una congettura, non è un desiderio, ma un fatto. Quando in Germania il numero dei membri del partito social- democratico hanno raggiunto la cifra di 970.000, quando in America 1 SUCCESSI DEGLI OPERAI AMERICANI 3 ^ un settimanale socialista ha raggiunto una diffusione di 984.000 copie, chiunque abbia occhi per vedere deve riconoscere che il proletario da scio è impotente e ; milioni di proletari sono onnipotenti. Pravda , n. 120 18 settembre 1912. Firmato: M. N. LA FINE DELLA GUERRA DELL’ITALIA CONTRO LA TURCHIA Apprendiamo dai telegrammi che le condizioni preliminari di pace sono state firmate dai plenipotenziari deH’Italia e della Turchia. L’Italia «ha vinto». Un anno fa essa si è data a predare le terre turche in Africa e d’ora innanzi Tripoli apparterrà airitalia. Non è superfluo gettare uno sguardo su questa tipica guerra coloniale di uno Stato «civile» del secolo XX. Che cosa ha provocato la guerra? La cupidigia dei magnati della finanza e dei capitalisti italiani, che hanno bisogno di un nuovo mer- cato, hanno bisogno dei successi dell’imperialismo italiano. Che cosa è stata questa guerra? Un macello di uomini, civile, perfezionato, un massacro di arabi con armi « modernissime ». Gli arabi si sono difesi disperatamente. Quando, al principio della guerra, gli ammiragli italiani, imprudentemente, hanno fatto sbarcare 1.200 marinai, gli arabi hanno attaccato e ne hanno ucciso circa 600. «Per punizione» sono stati massacrati quasi 3.000 arabi, si sono depredate e massacrate famiglie intiere, massacrati bambini e donne. Gli italiani: ecco una nazione civile e costituzionale. Circa mille arabi sono stati impiccati. Le perdite italiane ammontano a più di 20.000 uomini, dei quali 17.429 malati, 600 dispersi e 1.405 morti. Questa guerra è costata agli italiani più di 800 milioni di lire, cioè più di 320 milioni di rubli. Una disoccupazione terribile, la sta- gnazione dell’industria ne sono le conseguenze. Circa 14.800 arabi sono stati massacrati. La guerra, nonostante la «pace», si prolungherà di fatto, perché le tribù arabe alPinterno deH’Africa, lontane dalla costa, non si sottometteranno. Ancora per LA GUERRA DELL'ITALIA CONTRO LA TURCHIA 3 2 3 molto tempo essi verranno < civilizzati » mediante le baionette, le pallottole, la corda, il fuoco, gli stupri. Certo, Tltalia non è né migliore né peggiore degli altri paesi capitalisti, tutti egualmente governati dalla borghesia, la quale, per una nuova fonte di profitti, non indietreggia davanti a nessuna carneficina. Praudii, n. 120, 28 settembre 1912. Firmato: T. GIUOCO D’AZZARDO Il N ovaie V remia rivela in pieno i piani dei nazionalisti russi. Quando si legge questo giornale, «influente» fra i circoli menzio- nati, e anche fra gli ottobristi, diviene evidente il piano di spolia- zione della Turchia, messo in pratica con fermezza. Secondo il solito, la politica dello sciovinismo e della conquista di terre altrui viene condotta innanzi tutto aizzando l’opinione pub- blica contro l’Austria. «I popoli balcanici — scrive il Novoie Vre- mia — si sono levati in una sacra lotta per l’indipendenza. Il diplo- matico austriaco vuole cogliere il momento in cui sarà possibile ra- pinarli ». L’Austria ha azzannato un pezzo (la Bosnia e l’Erzegovina), l’Italia ne ha azzannato un altro (Tripoli), ora è la nostra volta di approfittare: ecco la politica del Novoie V remia. La «sacra lotta per Tindipendenza » non è che una frase per ingannare i semplicioni, giacché da noi, in Russia, nessuno ha calpestato i principi effettiva- mente democratici deireffettiva indipendenza di tutti i popoli come li hanno calpestati i nazionalisti e gli ottobristi. Perché dunque i nazionalisti ritengono che questo sia il mo- mento opportuno per una politica di rapina? Il perché risulta chia- ramente dal Novoie Vremia . Secondo il suo ragionamento, l’Italia non entrerà in guerra; per l’Austria è pericoloso cominciare una guerra contro gli slavi dei Balcani, perché ha una popolazione di pa- recchi milioni di uomini a essi imparentata; quanto alla Germania, essa non vorrà una guerra europea per lo spezzettamento della Turchia. Il calcolo dei nazionalisti è franco e impudente al massimo grado. Costoro pronunciano parole magniloquenti sulla « sacra giuoco d'azzardo 325 lotta per l’indipendenza » dei popoli, ed essi stessi, col più grande sangue freddo, giocano con la vita di milioni di uomini, spingendo i popoli allo sterminio per i profitti di un pugno di commercianti e di industriali. La Triplice Alleanza (Germania, Austria, Italia) è in questo momento indebolita, poiché l’Italia ha speso 800 milioni di franchi per la guerra contro i turchi, e nei Balcani gli « interessi » dell’Italia e dell’Austria non si accordano. L’Italia vuole azzannare ancora un altro pezzetto, l’Albania, e l’Austria si oppone. I nostri nazionalisti, incoraggiati da queste circostanze, fanno un terribile giuoco d’az- zardo contando sulla forza e la ricchezza di due potenze della Tri- plice Intesa (l’Inghilterra e la Francia) e sul fatto che l’c Europa » non vorrà una guerra generale per gli stretti o per I’« arrotondamen- to » delle «nostre» terre a danno della Turchia asiatica. Nella società della schiavitù salariata ogni commerciante, ogni padrone si impegna in un giuoco d’azzardo: «o vado in rovina o mi arricchisco e mando in rovina gli altri ». Ogni anno centinaia di capitalisti falliscono, e milioni di contadini, di artigiani, di piccoli produttori vanno in rovina. Lo stesso giuoco d’azzardo fanno gli Stati capitalistici, che giocano con il sangue di milioni di uomini, in- viati al macello ora qui ora là* per conquistare terre altrui e depre- dare i deboli vicini. Pravda, o. 134, 4 ottobre 191». IL CLERO NELLE ELEZIONI E LE ELEZIONI CON IL CLERO I giornali comunicano che congressi dei piccoli proprietari ter- rieri, dei pievani e pope di 46 governatorati della Russia europea hanno eletto 7.990 delegati» di cui 6.516 sacerdoti. Questi ultimi co- stituiscono quindi T82 per cento. I risultati completi per 50 governatorati possono modificare di poco questa conclusione. Esaminiamo dunque qual è il significato di queste elezioni. Secondo la legge, i piccoli proprietari terrieri e le parrocchie eleggono un delegato sulla base del censo elettorale completo , fissato per la partecipazione dei proprietari terrieri al congresso. Il numero dei delegati deve quindi essere proporzionale alla quantità di terra che posseggono gli elettori. Secondo la statistica del 1905 abbiamo, per i 50 governatorati della Russia europea, i seguenti dati: Terre delle chiese Terre in proprietà privata di sacerdoti Totale per il clero Terre in proprietà privata di piccoli borghesi della città Terre in proprietà privata di contadini Terre in proprietà privata di altri Totale della piccola proprietà terriera « laica > f ,9 milioni di desiatine 0,3 > > > 2,2 milioni di desiatine 3>7 » * » 13,2 » » . > 2,2 > » » 19,1 milioni di desiatine Le cifre sulla piccola proprietà privata sono probabilmente meno IL CLERO NELLE ELEZIONI 327 complete di quelle sulle terre del clero. E risulta tuttavia che tutte le terre dei piccoli proprietari hanno una superficie di 21,3 milioni di desiatine, di cui 2,2 milioni di desiatine, cioè poco più di un deci- mo, appartengono al clero! E i delegati appartenenti al clero sono più di otto decimi !! Come ciò è potuto accadere? Molto semplicemente. I piccoli proprietari terrieri si recano molto di rado alle elezioni: non hanno mezzi, vi si interessano poco, e la polizia frappone mille ostacoli alla libertà di voto. E ai pope « si è raccomandato » di presentarsi tutti. Costoro votano per i candidati graditi al governo. Ecco per- ché persino i grandi proprieari fondiari — senza parlare poi della borghesia — mormorano, e mormorano anche gli ottobristi e i na- zionalisti. Tutti accusano il governo di «fare» esso stesso le elezioni, mentre i grandi proprietari fondiari e la grande borghesia vorreb- bero farle loro. 11 conflitto avviene dunque fra l’assolutismo da una parte, e i grandi proprietari fondiari e i pezzi grossi borghesi dalPaltra. Il go- verno voleva appoggiarsi sui grandi proprietari fondiari e sugli strati superiori della borghesia : tutta la legge del 3 giugno si fonda su que- sto presupposto. È risultato che il governo non può accordarsi nemmeno con gli ottobristi. Non è riuscito nemmeno a metter su una monarchia feu- dale-borghese con caratteristiche « soddisfacenti » per queste classi. Questo insuccesso è stato indubbiamente, di fatto, ammesso dal governo, il quale si è messo a organizzare i propri funzionari , rap- presentati dal clero sottomesso, subordinato! Nella scienza storica questo metodo di un governo che ha man- tenuto i lineamenti fondamentali deirassolutismo, si chiama bona- partismo. In questo caso non determinate classi servono di sostegno, o non solo e non soprattutto esse, ma elementi scelti artificiosamente e reclutati in prevalenza fra i vari strati dipendenti. Come si spiega la possibilità di questo fenomeno dal punto di vista «sociologico», cioè della lotta di classe? Con Tequilibrio di classi ostili o in competizione. Se, per esem- pio, i Purisckevic competono con i Guckov e i Riabuscinski, il go- verno, se esiste un certo equilibrio delle forze tra questi competitori, può avere più autonomia (naturalmente entro certi limiti abbastanza LENIN 328 angusti) di quanta nc avrebbe se una di queste classi prevalesse de- cisamente. Se poi questo governo è storicamente legato, senza solu- zione di continuità, ecc. con forme particolarmente « spiccate » di assolutismo, se nel paese sono forti le tradizioni del. militarismo e della burocrazia, nel senso che i giudici e i funzionari non vengono eletti, l’ambito di questa autonomia sarà ancora più esteso, le sue manifestazioni ancor piu... schiette, i metodi di « scelta * degli elet- tori e dei grandi elettori che votano secondo gli ordini saranno ancor più brutali, l’arbitrio ancor più grave. La Russia attuale sta vivendo qualcosa di simile. « Il passo sulla via della trasformazione in una monarchia borghese » viene compli- cato dall’assunzione dei metodi del bonapartismo. Se in Francia la borghesia monarchica e l’impero bonapartista si distinguevano netta- mente l’una dall’altro, già in Germania Bismarck forniva un esempio di «combinazione* dclluno e deiraltro tipo, con una spiccata preva- lenza di quelle caratteristiche che Marx chiamò « dispotismo mili- tare *", senza parlare poi del bonapartismo. Alla carpa, si dice, piace esser fritta nella panna acida. Non si sa se all’uomo della strada piaccia «esser fritto* nella monarchia bor- ghese, nel vecchio assolutismo feudale, nel « nuovissimo * bonaparti- smo o nel dispotismo militare, 0, infine, in un determinato miscuglio di tutti questi « metodi *. Ma se, secondo il modo di vedere deH’uomo della strada e dal punto di vista del cosiddetto «regime di diritto *, dal punto di vista cioè prettamente giuridico, formalmente costituzionale, la differenza può sembrare non molto grande, dal punto di vista della lotta di classe la differenza è qui sostanziale. L’uomo della strada non starà meglio se saprà che lo picchiano non soltanto nella vecchia maniera, ma anche nella nuova. Ma la solidità del regime che lo opprime, le condizioni in cui si sviluppa e si disgrega questo regime, la possibilità che esso vada verso un ra- pido... fiasco, tutto ciò dipende in gran misura dalla presenza, di fronte a noi, di forme spiccate, esplicite, solide, dirette, di dominio di classi ben determinate o di differenti forme intermedie, instabili, di questo dominio. È più difficile eliminare il dominio di classi che non le forme instabili della soprastruttura, permeate del vetusto spirito dei vecchi tempi e sostenute da « elettori > selezionati. JL CLERO NELLE ELEZIONI 3 2 9 L’esperimento di Sabler e Makarov di « organizzare » il clero per le elezioni della quarta Duma presenta per ognuno un notevole interesse, sia sotto l’aspetto « sociologico », sia sotto l’aspetto pratico- politico. Niev sitata Zviezdà, n. 27, 5 ottobre 1912. LA « POSIZIONE» DEL SIGNOR MIL1UKOV Il capo dei cadetti è affogato in un bicchier d’acqua. Egli scrive articoli, prolissi come quelli di Menscikov, sulle « tre posizioni >, sull’« unica posiziono, e quanto piu scrive tanto piu diventa chiaro che vuole darla ad intendere al lettore, che vuole dissimulare il fondo della questione con chiacchiere tediose e vacue. Povero dotto storico! Egli è costretto a fìngere di non capire la differenza fra liberalismo e democrazia. E tutto il fondo della que- stione è qui, signori! Sia nelle votazioni alla Duma in generale, sia nell’atteggiamento verso le «riforme», sia nelle votazioni per il bi- lancio, sia nel problema della «tattica extraparlamentare» si mani- festa in forme diverse la stessa sostanza della questione, la profonda differenza fra la borghesia monarchica liberale e la democrazia. Ripeteremo brevemente per la millesima volta in che consiste questa differenza che i signori Miliukov non capiscono. I liberali difendono molti privilegi assolutisti feudali (camera alta ecc.); la democrazia conduce una lotta implacabile contro tutti i privilegi. I liberali si accordano con le forze di tutto ciò che è vecchio nella vita sociale; la tattica della democrazia vuole eliminare queste forze. I liberali hanno paura dell’autonomia delle masse, non hanno fiducia in essa, la negano; la democrazia simpatizza, ha fiducia, ap- poggia, sviluppa questa autonomia. Questo per ora basta. Possibile che il signor Miliukov «non capisca* davvero, questa differenza, resa nota persino dai manuali di storia? Possibile che egli «non capisca* che anche il solo programma dei cadetti non è un programma di democratici, ma della borghesia LA « POSIZIONE » DEL SIGNOR MILIUKOV 33 * monarchica liberale, che unicamente dei liberali (e cattivi liberali) avrebbero potuto votare nella III Duma per il bilancio, avrebbero potuto dichiararsi opposizione «leale»? ecc. Il signor Miliukov lo capisce benissimo e vuole ingannare fin- gendo di aver dimenticato le cose piu elementari che distinguono il liberalismo dalla democrazia. Per fissare nella stampa questo meschino sgattaiolare dei cadetti, faremo rilevare al signor Miliukov che in tutta la stampa ufficiale socialdemocratica (senza contare, certo, i liquidatori, che regaliamo volentieri al signor Miliukov), in tutte le risoluzioni delle istanze di- rigenti della socialdemocrazia, in tutta la linea dei socialdemocratici alla III Duma ci imbattiamo sempre nella difesa della vecchia tat- tica, dalla quale i socialdemocratici, secondo le parole del signor Mi- liukov, si sarebbero allontanati. È un fatto storico inconfutabile, signor dotto storicol Noi dobbiamo fissare nella stampa fino a qual grado di bassezza sono scesi i cadetti se tentano di ingannare il pubblico su questioni così elementari e cosi nettamente stabilite dalla storia dei partiti politici in Russia. Come conclusione, una piccola domanda al signor Miliukov, per riassumere e ripetere succintamente ciò che è stato detto: quando voi, signori cadetti, avete acconsentito a sospendere Voiloscnikov per cinque sedute - avete agito come liberali e come democratici? Pravda, n. 136. 6 ottobre 1912. Firmato: V. I. IL DEPUTATO DEGLI OPERAI DI PIETROBURGO Il proletariato della capitale invia uno dei suoi eletti alla Duma nera, pretesca, dei grandi proprietari fondiari. Questo eletto avrà un posto glorioso. Dovrà parlare e agire in nome di milioni di uomini, dovrà dispiegare una grande bandiera, dovrà esprimere le idee che i rappresentanti responsabili del marxismo e della democrazia ope- raia hanno espresso per anni in modo formale, ben determinato, preciso. La scelta di un uomo destinato a questo posto è una cosa di cosi grande importanza che sarebbe una meschinità, una pusillanimità, una vergogna temere di dire le cose apertamente, senza infingimenti, temere di «offenderei questo o quell’altro individuo, questo o quel circolo, ecc. La scelta deve corrispondere alla volontà della maggioranza de- gli operai coscienti, marxisti. È evidente, e nessuno oserebbe negarlo apertamente . È a tutti noto che dal 1908 al 1912 in centinaia e migliaia di as- semblee, dibattiti, conversazioni, sulle colonne dei diversi organi di stampa hanno lottato, fra gli operai di Pietroburgo, gli avversari del liquidatorismo e i liquidatori. Sarebbe indegno nascondere la testa sotto l’ala come fanno stolti uccelli, e tentare di « scordare » questo fatto. Quelli che ora, allorché si tratta di scegliere un solo deputato, gridano in favore dell’c unità », cercano di confondere la questione, perché vogliono sostituirla con un’altra e gridando ne dissimulano l’essenza. Che c'entra qui l’unità, quando bisogna scegliere uno solo ì e IL DEPUTATO DEGLI OPERAI Di PIETROBURGO 333 tutti sono concordi che egli deve esprimere la volontà della mag- gioranza degli operai marxisti, coscienti?? I liquidatori hanno paura di dire esplicitamente che vorrebbero fosse scelto un liquidatore o « qualcuno non frazionista » (cioè esi- tante) e, avendo paura di sostenere apertamente le loro opinioni, le vogliono far passare con Yinganno , gridando in favore dell’« unità». È nostro dovere smascherare questa voluta confusione. Se fra gli operai coscienti i liquidatori sono in maggioranza, nessuno al mondo impedirà loro di scegliere un liquidatore. Bisogna definire in modo quanto più possibile preciso, pacato, risoluto, cauto e giusto da quale parte sta la maggioranza, senza turbarsi per il chiasso che sollevano uomini i quali, per nascondere le loro idee, predicano (qualche giorno prima delle elezioni!) ]’« unità» dopo cinque anni di lotta . Gli operai non sono dei bambini per credere a una simile favola. Si può prendere solo una di queste tre decisioni: i) scegliere un li- quidatore; 2) scegliere un avversario dei liquidatori; 3) scegliere un esitante. In cinque anni, dal 1908 al 1912, nell’ambiente socialdemo- cratico non ce ne sono stati altri, e oggi non ci sono! Gli operai, che vogliono essere degli uomini adulti e consapevoli, non devono permettere che fra di loro ci siano dei crumiri in poli- tica, devono costringere a rispettare ed attuare la volontà della mag- gioranza degli operai coscienti. Ad essi occorre un deputato che esprima la volontà della mag- gioranza e sappia bene quale attività dovrà svolgere alla Duma e fuori della Duma. La volontà della maggioranza è stata espressa, e il deputato di Pietroburgo deve essere un deciso avversario del liquidatorismo e un fautore conseguente della democrazia operaia. Pravda , n. 144, 16 ottobre 1912. Firmato: I. I POPOLI DEI BALCANI E LA DIPLOMAZIA EUROPEA I Balcani destano oggi un interesse generale. Ed è comprensibile. Per tutta l’Europa orientale è forse scoccata l’ora in cui gli stessi po- poli diranno la loro libera e decisiva parola. Non vi è ora posto per il giuoco delle «potenze» borghesi e dei loro diplomatici, che eccellono nella scienza degli intrighi, delle insidie, degli interessati sgambetti reciproci. 1 popoli dei Balcani potrebbero dire, come nei vecchi tempi dice- vano i nostri servi della gleba: «Risparmiaci da quella che è la peg- giore di tutte le sventure, la collera del signore o il suo amore»". Tanto l’intervento ostile, quanto quello pseudoamichcvole delle « po- tenze» europee significano per i contadini e gli operai dei Balcani solo un aggravamento di tutte le pastoie e ostacoli che si frappongono al libero sviluppo verso le condizioni generali dello sfruttamento capi- talistico. Occorre quindi, fra l’altro, lottare sia contro la diplomazia uffi- ciale governativa, sia contro la «diplomazia» liberale. Tutta una menzogna sono, per esempio, i ragionamenti della Rite, la quale po- chi giorni or sono invitava la « società russa » (cioè la borghesia) a ricordare le parole di un giornale ministeriale inglese: l’Europa non permetterà una «cattiva amministrazione» nei Balcani! «Non stia la nostra diplomazia con le mani in mano », grida la Riec. Nulla, se non il sostegno di ciò che è marcio e ristagna, se non impedimenti burocratici alla libertà, porterà nei Balcani anche la piu « liberale » borghesia europea, rispondiamo noi. È proprio l’Europa che ostacola Hstituzione della repubblica federativa balcanica. Gli operai d’avanguardia dei Balcani c tutta la democrazia bai- I POPOLI DEI BALCANI E La DIPLOMAZIA EUROPEA 335 canica ripongono le loro speranze esclusivamente nello sviluppo della coscienza, del democratismo e dello spirito d’iniziativa delle masse, e non negli intrighi dei diplomatici borghesi, quali che siano le frasi liberali di cui fanno sfoggiol Pravda t n. 144, 16 ottobre 1912. Firmato: V. LA VOLPE E IL POLLAIO La guerra nei Balcani e l’atteggiamento dell'« Europa » verso di essa è una delle questioni piu scottanti della politica odierna. Per tut- ta la democrazia in generale, e per la classe operaia in particolare, è importante comprendere quali sono gli interessi di classe che orienta- no, in questo caso, questo o quel partito. La politica degli ottobristi, dei nazionalisti e dei « patrioti » senza partito, dal Novoie Vremia al Russinole Slavo , è chiara e semplice. Aizzare contro l’Austria, istigare alla guerra contro questa, gridare esaltando gli « obiettivi slavi » della Russia, tutto ciò è aspirazione, cucita con filo bianco, a distrarre l’attenzione dagli affari interni russi e ad t addentare un pezzetto» della Turchia. Sostegno della rea- zione airinterno, e rapina coloniale imperialista aH’esterno, questo il fondo della grossolana politica «patriottica» «slava». La politica dei cadetti è tinta di un colore piu fine e diplomatico, ma, in fondo, è anch’essa una politica reazionaria di grande potenza deli imperialismo. È particolarmente importante assimilare questa idea, poiché i liberali nascondono astutamente le loro opinioni con frasi dal suono democratico. Guardate la Riec. Dapprincipio, prima del «convegno amoroso» di Miliukov con Sazonov", si rimproverava a quest'ultimo la sua «arrendevolezza», ai nazionalisti si rimproverava l’attenuazione del- la « grande idea » della conquista di Costantinopoli. Oggi, dopo il convegno, la Rtec è d’accordo con la Rossia e rampogna aspramente la « foga insensata » del Novoie Vremta . Ma quale è dunque oggi la politica della Riec** Non bisogna cominciare con altere esigenze, perché allora per- deremmo un appoggio (quello della Francia e dell’Inghilterra) e « fi- niremmo per diventare involontariamente persino più modesti di quel che occorre » (n. 278)!! La Riec è quindi contro gli sciovinisti perché essi « finiranno per LA VOLPE E IL POLLAIO 337 essere piu modesti di quel che occorre ». Cioè, essa dice, voi sciovinisti vi vantate e rimarrete con un pugno di mosche, mentre noi potremo, con calma e senza far chiasso, con l’appoggio della borghesia francese e inglese, azzannare un grosso boccone. « Dobbiamo avere, nell’interesse dei nostri stessi protetti balca- nici », scrive la Riec , un appoggio (della Triplice Intesa). Osservate: anche la Riec è per la « protezione » (salvaguardia) degli slavi da par- te della Russia — è la volpe che deve far la guardia al pollaio — ma per una salvaguardia più astuta! * Tutto ciò che si può ottenere, lo si può appunto mettendosi su quest’unica strada: attività combinata della diplomazia europea», di- chiara la Riec. La cosa è chiara: la politica dei cadetti è, in fondo, lo stesso scio- vinismo e imperialismo del Novoie Vremia y però più astuto, più fine. Il secondo in modo brutale e sciocco minaccia la guerra in nome della sola Russia; la Riec «in modo fine e diplomatico» minaccia ancKessa la guerra , però in nome della Triplice Intesa, poiché dire: «non bi- sogna essere più modesti di quel che occorre », significa appunto mi- nacciare la guerra. Il Novoie Vremia è per la protezione degli slavi da parte della Russia , la Riec da parte della Triplice Intesa, il Novoie Vremia vuole cioè che entri nel pollaio solo la nostra volpe, la Riec è per l’intesa delle tre volpi. La democrazia in generale e gli operai in particolare sono con- trari a qualsiasi « protezione » degli slavi da parte delle volpi e dei lupi e per la completa autodecisione dei popoli, per la piena demo- crazia, per la liberazione degli slavi da ogni protezione delle « grandi potenze », I liberali e i nazionalisti discutono sui diversi metodi con cui la borghesia dell’Europa può rapinare e asservire i popoli balcanici. I soli operai conducono dappertutto e fino in fondo una politica effetti- vamente democratica, per la libertà e la democrazia, contro ogni «protezione», rapina e intervento! Pravàa , n, 146, 18 ottobre 1912 Firmato; V. I. 22 -259 UNA RISOLUZIONE VERGOGNOSA La risoluzione del io ottobre della Duma cittadina di Pietroburgo ha destato l’attenzione dell’opinione pubblica. Si tratta di una risoluzione suH’avvenimento piu importante nella politica mondiale, la guerra nei Balcani, che proviene da una istitu- zione pubblica influente fra la borghesia e che è stata approvata all * unanimità da inveterati reazionari e da liberali. Un liberale, quasi un «democratico» (I?) e cadetto, Falbork, in un « infiammato discorso » ha voluto dimostrare che una simile ri- soluzione era necessaria, ha preso parte alla commissione che doveva prepararla ed ha anche votato in suo favore. E questa risoluzione è un modello di sciovinismo borghese, un modello di indegno servilismo della borghesia verso i « detentori del potere », un modello dell'appoggio della borghesia alla politica che trasforma i popoli in carne da macello. «Pietroburgo — cosi dice la risoluzione rivolta alle capitali delle potenze belligeranti balcaniche — vive, insieme con voi, della spe- ranza in quel futuro radioso di indipendenza e libertà dei popoli oppressi, in nome dei quali voi versate il vostro sangue». Ecco dietro quali frasi si nasconde lo sciovinismo! Mai e in nes- sun luogo i popoli oppressi hanno raggiunto la «libertà» mediante la guerra di un popolo contro l’ahro. La guerra fra i popoli non fa che intensificare l’asservimento dei popoli stessi. La vera libertà del con- tadino slavo nei Balcani, come quella del contadino turco, può essere garantita soltanto dalla piena libertà all’interno di ogni paese e da una federazione di Stati completamente e fino in fondo democratici. Nei Balcani, sia il contadino slavo che quello turco sono fratelli, UNA RISOLUZIONE VERGOGNOSA 339 egualmente « oppressi » dai loro grandi proprietari fondiari e dai loro governi. Ecco dov e la vera oppressione, ecco dov e il vero ostacolo all'* in- dipendenza » e alla « libertà ». Gli sciovinisti reazionari e liberali, unitisi apertamente nella Du- ma cittadina di Pietroburgo (come si erano uniti in modo velato nella stampa, poiché le opinioni della Rurc e quelle del Not/oie Vrcmta su questo problema sono in fondo dello stesso tipo e si distinguono soltanto nel tono e nei particolari), predicano la trasformazione dei popoli in carne da macello! Pravda , n. 146, 18 ottobre 1912. Firmato: T. DUE UTOPIE Utopia è una parola di origine greca: «u» significa in greco « non» e «topos» luogo. L'utopia è un luogo inesistente, una fantasia, un’invenzione, una fiaba. L’utopia in politica è un desiderio che non si potrà mai avvera- re, né oggi né più tardi, un desiderio che non poggia sulle forze sociali e non trova un sostegno nell’aumento, nello sviluppo delle forze sociali, delle forze di classe. Quanto meno libertà esiste in un paese, quanto minori sono le manifestazioni della lotta aperta fra le classi, tanto più basso è il grado d’istruzione delle masse , tanto più facilmente sorgono, di consueto, le utopie politiche e più a lungo si mantengono. Nella Russia odierna due generi di utopie politiche sono più solidamente radicati e, per l’attrazione che esercitano, hanno una certa influenza sulle masse: sono l’utopia liberale e l’utopia popu- lista. L’utopia liberale afferma che, l’amore e d’accordo, senza ledere nessuno, senza buttar giù i Purisckevic, senza una lotta di classe acca- nita e condotta fino in fondo, si potrebbero ottenere miglioramenti più o meno importanti in Russia, nella sua libertà politica, nelle condizioni delle masse del popolo lavoratore. È l’utopia della pace tra una Russia libera e i Purisckevic. L’utopia populista è il sogno dell’intellettuale populista e del contadino trudovi i quali affermano che sarebbe possibile, con una nuova e giusta ripartizione di tutte le terre, sopprimere il potere e il dominio del capitale, sopprimere la schiavitù salariata, o poter man- tenere una ripartizione «equa», «egualitaria» delle terre sotto il DUE UTOPIE 341 dominio del capitale, sotto il potere del denaro, in regime di produ- zione mercantile. Da che cosa sono generate queste utopie? perché hanno affon- dato radici abbastanza solide nella Russia odierna? Sono generate dagli interessi delle classi che conducono la lotta contro il vecchio regime, contro il feudalesimo, l’arbitrio, in una pa- rola «contro i Purisckevic », ma che, in questa lotta, non hanno una posizione autonoma. L’utopia e i sogni sono i frutti di questa as- senza di autonomia, di questa debolezza . Sognare è la sorte dei deboli . La borghesia liberale nel suo insieme e, particolarmente, gli in- tellettuali borghesi liberali non possono non aspirare alla libertà e alla legalità, poiché senza di queste il dominio della borghesia non è completo, non è assoluto, non è garantito. Ma la borghesia ha ptu paura del movimento delle masse che non della reazione. Di qui la debolezza estrema, incredibile, del liberalismo in politica, la sua impotenza totale. Di qui la filza interminabile di equivoci, di men- zogne, di ipocrisie, di vili scappatoie in tutta la politica dei liberali, che devono giocare alla democrazia per attrarre a sé le masse e sono, nello stesso tempo, profondamente antidemocratici, profondamente ostili al movimento delle masse, al loro impulso, alla loro iniziativa, al loro modo di «dare l’assalto al cielo»®, come una volta disse Marx parlando di uno dei movimenti europei di massa del secolo scorso. L’utopia del liberalismo è l’utopia deH’impotenza nell’opera del- l’emancipazione politica della Russia; l’utopia del cupido portafoglio ben fornito il quale vuole dividersi «pacificamente» i privilegi con i Purisckevic e presenta questo nobile desiderio come la teoria della vittoria « pacifica » della democrazia russa. L’utopia liberale so- gna di vincere i Purisckevic senza infliggere loro una disfatta, di abbatterli senza far loro del male. È chiaro che questa utopia è no- civa non soltanto perché è un’utopia, ma anche perché corrompe la coscienza democratica delle masse. Le masse che credono in questa utopia non conquisteranno mai la libertà, sono indegne della libertà, si sono pienamente meritate di essere schernite dai Purisckevic. L’utopia dei populisti e dei trudovify è il sogno del piccolo pro- prietario che sta fra il capitalista c l’operaio salariato e pensa sia possibile sopprimere la schiavitù salariata senza lotta di classe. Quando l’emancipazione economica diverrà per la Russia una questione at- 34 2 LENIN tualc cosi immediata e diretta come è oggi la questione dell’emanci- pazione politica, l’utopia dei populisti si rivelerà non meno nociva dell’utopia dei liberali. Ma oggi la Russia sta ancora attraversando l’epoca della sua tra- sformazione borghese, e non proletaria; non la questione dell’eman- cipazione economica del proletariato è giunta a completa matura- zione, ma quella dell’emancipazione politica, cioè (in sostanza) la questione della completa libertà borghese. E qui l’utopia dei populisti ha una funzione storica particolare. Utopia quando stabilisce quali dovranno essere (o saranno) le con- seguenze economiche di una nuova ripartizione delle terre, essa è foriera e sintomo del grande slancio democratico delle masse, delle masse cioè che costituiscono la maggioranza della popolazione del- la Russia attuale, feudale-borghese. (Nella Russia prettamente bor- ghese, come nell’Europa prettamente borghese, i contadini non sa- ranno la maggioranza della popolazione). L’utopia dei liberali corrompe la coscienza democratica delle masse. L’utopia dei populisti, pur corrompendo la loro coscienza socialista , è foriera, sintomo e, in parte, persino espressione del loro slancio democratico. La dialettica della storia è tale che i populisti e i trudoviki pro- pongono e attuano, quale rimedio anticapitalista per risolvere la questione agraria in Russia, un provvedimento decisamente e conse- guentemente capitalistico. L’« egualitarismo » nella nuova riparti- zione delle terre è un’utopia, ma la rottura completa con tutte le vecchie forme di proprietà terriera — latifondista, del nadiel , « del demanio» — necessaria per una nuova ripartizione è, per un paese come la Russia, un provvedimento economicamente progressivo, il più necessario, il più imperioso dal punto di vista democratico bor- ghese. Non bisogna dimenticare le parole significative di Engels: «Ma una cosa che è formalmente falsa dal punto di vista eco- nomico, può tuttavia essere esatta dal punto dì vista della storia uni- versale » Engels enunciò questa tesi profonda a proposito del socialismo utopistico: questo socialismo era formalmente «falso* dal punto di vista economico. Era « falso * quando dichiarava che il plusvalore era un'ingiustizia dal punto di vista delle leggi dello scambio. Contro DUE UTOPIE 343 questo socialismo i teorici deireconomia politica borghese avevano ragione dal punto di vista formalmente economico, poiché il plusva- lore deriva dalle leggi dello scambio in modo perfettamente « natu- rale», in modo perfettamente «giusto». Ma il socialismo utopistico aveva ragione dal punto di vista della storia universale, perché era il sintomo, l’espressione, il preannun- ziatore della classe che, generata dal capitalismo, è divenuta più tardi, verso Tinizio del secolo XX, una forza imponente, capace di mettere fine al capitalismo e che si avvia irresistibilmente verso questo scopo, È necessario ricordare la tesi profonda di Engels quando si vuol dare un giudizio sull’utopia contemporanea, dei populisti o trudovik}> in Russia (e forse non soltanto in Russia, ma in parecchi Stati asia- tici che attraversano, nel secolo XX, rivoluzioni borghesi). La democrazia populista, falsa dal punto di vista formalmente economico, è, dal punto di vista storico , una verità; falsa come utopia socialista, questa democrazia è la verità di quella lotta democra- tica originale, storicamente determinata, delle masse contadine, che costituisce un elemento inscindibile della trasformazione borghese ed è la condizione della sua vittoria completa. L'utopia liberale fa disimparare la lotta alle masse contadine. L'utopia populista esprime la loro volontà di lotta, promettendo loro, in caso di vittoria, un milione di vantaggi, mentre in realtà, questa vittoria non ne darà loro che un centinaio. Ma non è natu- rale che milioni di uomini che marciano alla lotta e che da secoli vivono in un’inaudita ignoranza, nel bisogno, nella miseria, nell’ab- bandono, nell’abbrutimento, esagerino di dieci volte i frutti dell’even- tuale vittoria? L’utopia liberale maschera la cupidigia dei nuovi sfruttatori, desi- derosi di condividere i privilegi con gli antichi sfruttatori; l’utopia populista esprime l’aspirazione di milioni di lavoratori della piccola borghesia a finirla una volta per sempre con i vecchi sfruttatori feu- dali e la loro ingannevole speranza di poter sopprimere « nel con- tempo » anche gli sfruttatori nuovi, i capitalisti. È chiaro che i marxisti, ostili a qualsiasi utopia, devono salva- guardare l’autonomia della classe che può lottare con abnegazione contro il feudalesimo appunto perché non «ha affondato l’unghia», nemmeno per una centesima parte, nella proprietà, la quale fa della 344 LENIN borghesia un avversario pieno di esitazioni, e spesso un alleato, dei feudali. I contadini «hanno affondato l’unghia» nella piccola produ- zione mercantile; essi possono, mediante un concorso di circostanze storiche favorevoli, ottenere la soppressione piu completa del feuda- lesimo; ma, in certo qual modo, oscilleranno sempre , non per caso ma inevitabilmente, fra la borghesia e il proletariato, fra il liberali- smo e il marxismo. È chiaro che i marxisti devono liberare con cura dairinvolucro delle utopie populiste il nocciolo sano e prezioso della democrazia combattiva, sincera e risoluta, delle masse contadine. Nella vecchia letteratura marxista degli anni ottanta si trova una tendenza costante a distinguere questo prezioso nocciolo demo- cratico. Un giorno gli storici studieranno sistematicamente questa tendenza e scopriranno il suo nesso con il fenomeno che ha preso il nome di « bolscevismo » nel primo decennio del secolo XX. Scritto ncITottobrc 1912. Pubblicato per la prima volja nella Gizn, n. i, 1924. Firmato: V. I. DISCUSSIONI IN INGHILTERRA SULLA POLITICA OPERAIA LIBERALE È noto che in Inghilterra vi sono due partiti operai: i socialde- mocratici, che ora portano il nome di « Partito socialista britannico », c il cosiddetto « Partito operaio indipendente ». Questa scissione del movimento operaio socialista inglese non è fortuita, ha origini lontane, è dovuta alle particolarità della storia delPlnghilterra. Qui il capitalismo si era sviluppato prima che in qual- siasi altro Stato, e questo paese per lungo tempo era stato la « fab- brica » di tutto il mondo. Questa situazione eccezionale, monopoli- stica, aveva creato in Inghilterra condizioni di vita relativamente sop- portabili per Y aristocrazia operaia , cioè per una minoranza di operai qualificati e ben pagati. Di qui la mentalità piccolo-borghese, corporativa di questa ari- stocrazia operaia, che si era staccata dalla sua classe, gravitava verso i liberali e aveva un atteggiamento ironico verso il socialismo, consi- derato un’« utopia ». Il « Partito operaio indipendente » è appunto il partito della politica operaia liberale. Si dice giustamente che questo partito è « indipendente » soltanto dal socialismo, ma dipende in gran misura dal liberalismo. Negli ultimi tempi il monopolio deiringhilterra è stato definiti- vamente scalzato. Alle precedenti condizioni, relativamente soppor- tabili, si è sostituita un’estrema povertà a causa del rincaro della vita. Si inasprisce in grandissima misura la lotta di classe e, con questo inasprimento, viene scalzato il terreno su cui alligna l’opportunismo, viene scalzata la base che permetteva la diffusione nella classe ope- raia delle idee della politica operaia liberale. Finché queste idee avevano ancora presa fra una notevole parte degli operai inglesi, non si poteva nemmeno parlare di eliminare la 346 LENIN scissione fra gli operai. Non si può creare l’unità mediante frasi e auspici finché ancora non è finita la lotta della socialdemocrazia con- tro la politica operaia liberale. Ma oggi l’unità comincia effettiva- mente a divenire possibile poiché nello stesso « partito operaio indi- pendente » cresce la protesta contro la politica operaia liberale. Abbiamo davanti il resoconto deH’ultimo congresso di quel par- tito, la « ventesima conferenza annuale » che ebbe luogo a Merthyr il 27 e il 28 maggio 1912. In questo resoconto sono estremamente inte- ressanti i dibattiti sulla «tattica parlamentare»; in realtà la discus- sione verteva intorno a un problema più profondo, quello della poli- tica operaia socialdemocratica e della politica operaia liberale, benché gli oratori non si fossero serviti di queste espressioni. Apri il dibattito il deputato Jowett, il quale propose una risolu- zione contraria all’appoggio ai liberali, della quale parleremo ora più particolareggiatamente, e un suo fautore, che sosteneva la sua risoluzione, Conway, dichiarò esplicitamente: l’« operaio di base pone sempre la domanda: ”ha il partito operaio in parlamento una sua linea autonoma? ” ». Fra gli operai prende piede il sospetto che il par- tito operaio sia « prigioniero » dei liberali. « Nel paese si diffonde sempre più l’idea che il partito operaio sia semplicemente l’ala sini- stra del partito liberale». Bisogna notare che il «partito operaio» non è rappresentato in parlamento dal solo « partito operaio indi- pendente», ma anche dai deputati della lista dei sindacati. Questi si definiscono deputati operai pur non facendo parte del « partito operaio indipendente». Gli opportunisti inglesi hanno attuato ciò a cui cosi spesso sono propensi gli opportunisti degli altri paesi, e pre- cisamente l’unione dei deputati « socialisti » opportunisti con i depu- tati cosiddetti senza partito dei sindacati. Il famoso « largo partito operaio», di cui avevano parlato da noi nel 1906 e nel 1907 alcuni menscevichi, si è tradotto in realtà in Inghilterra, e soltanto in Inghil- terra. Per dare un significato pratico alle sue opinioni, Jowett propose una risoluzione, compilata in una maniera prettamente «inglese»: nessun principio generale (gli inglesi sono fieri del loro « praticismo » e della loro antipatia per i principi generali; è questa una ripercus- sione di quello stesso spirito corporativo nel movimento operaio). La risoluzione invitava il gruppo parlamentare operaio a ignorare qual- siasi minaccia (a non prestare attenzione a nessuna minaccia) che il DISCUSSIONI IN INGHILTERRA 347 governo liberale potesse trovarsi in minoranza, e quindi essere co- stretto a dimettersi, e a votare su ogni questione in modo fermo (steadfastly) come la sua importanza lo meritava ( on thè merits of thè questions). Con la sua risoluzione Jowett « prese il toro per le corna ». Il ministero liberale in Inghilterra, come tutto il partito liberale, inculca con tutte le forze negli operai Tidea che bisogna unire le forze contro la reazione (cioè contro il partito conservatore); che bisogna conser- vare la maggioranza liberale, che può liquefarsi se gli operai non votano con i liberali; gli operai non devono isolarsi, ma appog- giare i liberali. E Jowett pose la questione in modo chiaro: votate « in modo fermo», non tenete conto della minaccia della caduta del ministero liberale, votate non come richiedono gli interessi del partito liberale, ma come merita l’importanza della questione, cioè — usan- do un linguaggio marxista — fate una politica autonoma, proletaria, di classe, e non una politica operaia liberale. (Nelle file del . Confrontate le due risoluzioni. In Jowett la chiara esigenza di rompere con la politica di appoggio ai liberali; in Murray luoghi comuni che non vogliono dire nulla, molto speciosi, e a prima vista inconfutabili, ma che in realtà servono a coprire proprio la politica di appoggio ai liberali. Se Murray conoscesse Marx e avesse parlato davanti a uomini che rispettano il marxismo, non gli sarebbe costato nulla inzuccherare il suo opportunismo con circonlocuzioni marxiste e dire che il marxismo esige che si tenga conto in ogni singolo caso delle circostanze concrete, che noi non ci leghiamo le mani, che, pur salvaguardando la nostra autonomia «sfruttiamo i conflitti», «ci af? ferriamo al tallone di Achille delle contraddizioni > di questo regime, ecc. ecc. Si può esprimere Topportunismo nei termini di qualsivoglia dot- trina, marxismo compreso . Tutta loriginalità dei «destini del mar- xismo» in Russia consiste appunto nel fatto che non soltanto l’oppor- tunismo del partito operaio, ma anche quello del partito liberale (Izgoiev e soci) amano travestirsi con i « termini » del marxismo! Ma questo tra parentesi. Ritorniamo a Merthyr. Dopo Jowett ha parlato McLachlan. « In che consistono gli interessi di un partito politico? — egli ha detto. — Soltanto nel mantenere i seggi alla Camera dei Comuni? Se si considerano effettivamente gli interessi del partito, bisogna tener conto degli operai e delle operaie fuori del parlamento non meno di co- me teniamo conto dei deputati nel parlamento. Noi siamo un’organizza- zione socialista e dobbiamo, nella nostra politica, applicare i nostri prin- cipi ». E McLachlan si riferì alla votazione sul caso avvenuto nella pri- gione di Haswell: un ragazzo colà detenuto era stato torturato a morte. Interrogazione in parlamento. Il ministero liberale è in peri- colo: Tlnghiherra non è la Prussia, e il governo, messo in minoran- za, dà le dimissioni. 1 deputati operai, salvando il ministero, votano per la discolpa dei torturatori. 11 partito operaio — disse McLachlan — tiene sempre conto del- azione che il suo voto eserciterà sulle sorti del governo. Cade il mini- DISCUSSIONI IN INGHILTERRA 349 stero, si indiranno nuove elezioni. Ma non ce nessuna ragione di temerle. Se cadesse il ministero e si indicessero nuove elezioni, il risultato sarebbe che i due partiti borghesi si unirebbero (McMachlan disse semplicemente i « due partiti », senza la parola « borghesi » : gli inglesi non amano i termini marxisti!). Ma quanto più presto si uni- ranno tanto meglio sarà per il nostro movimento. Quel che dicono i nostri propagandisti deve essere tradotto in realtà dai nostri depu- tati in parlamento. Finché non sarà cosi, l’operaio tory (cioè conser- vatore) non crederà mai che ci sia qualche differenza fra il partito operaio e quello liberale. Anche se perdessimo tutti i seggi in parla- mento ma difendessimo i nostri principi, trarremmo piu vantaggi che non dagli sforzi di lisciare il governo liberale per ottenere da esso delle concessioni! Keir Hardie, membro del parlamento, è il capo del partito. Egli tergiversa, si barcamena... « Non è vero che abbiamo una posizione oscillante nel parlamento: i liberali con gli irlandesi sono più forti di un’alleanza dei tory e degli o- perai... Per Tartare della tortura a Haswell io votai in favore del governo perché ero convinto che un simile voto fosse in fondo giusto, e non per appoggiare il governo. Le torture avevano indubbiamente avuto luogo, e tutti noi andammo in parlamento decisi a votare contro il governo, ma ivi ascoltammo la parte avversaria e sapemmo che, benché il direttore fosse colpevole di crudeltà, la casa di correzione era la migliore del re- gno. Date queste condizioni sarebbe stato sbagliato votare contro il go- verno... [Ecco a che punto gli opportunisti inglesi hanno ridotto il par- tito operaio: non si è fischiato il capo per un simile discorso, ma lo si è ascoltato tranquillamente!] « La colpa non è dei membri del ” partito operaio indipendente In esso era entrata la federazione dei minatori, e quando i suoi deputati già facevano parte del gruppo operaio è risultato che erano dei liberali. E non hanno cambiato le loro idee. Si erano uniti al nostro partito solo nominalmente ... « La risoluzione di Jowett riduce tutto il sistema parlamentare allas- surdo. Per ogni votazione è necessario tener conto delle conseguenze. « ...Io proporrei di accantonare sia la risoluzione che Temendamen- to» (!!!). Lansbury appoggia la risoluzione di lowett: 35 ° LENIN « Kcir Hardie ha cercato a torto di presentarla sotto un aspetto sciocco e ridicolo, come se essa proponesse di votare sulle singole questio- ni senza prendere in considerazione tutte le circostanze. La risoluzione propone soltanto di non tenere conto della ripercussione che la vota- zione può avere sulla solidità del governo. Io sono venuto al socialismo dopo aver provato ripugnanza per i metodi degli affaristi politici, che tengono in mano la Camera dei Comuni mediante riunioni private e "guidando” i deputati. E la mia esperienza mi ha dimostrato che qualsiasi questione sollevata è stata discussa dal punto di vista dell’in- fluenza che avrebbe esercitato sulle sorti del governo questa o quella votazione. « Il partito operaio non può quasi affatto delimitarsi dal partito libe- rale. Non conosco una questione della legislazione in cui esso sia riuscito a delimitarsi dai liberali. Come partito siamo stati una parte integrante del governo nella questione delle assicurazioni operaie. Il partito ope- raio ha votato sempre per il governo e per il suo progetto. « La votazione sul caso della casa di correzione di Haswell suscita in me un senso di vergogna. Un ragazzo è stato torturato, è morto, e noi vo- tiamo per il governo, giustifichiamo il torturatore! le nostre ” fruste ” [ttvhips * coloro che sono incaricati di controllare il modo in cui votano i membri del loro gruppo] correvano per tutta la Camera, riunivano i de- putati operai per non permettere la sconfitta del governo... Insegnare a vo- tare contro la propria coscienza vuol dire infliggere un colpo mortale al- Tavvenire della democrazia del nostro paese... ». Philip Snowdcn, membro del parlamento, uno dei più sfegatati opportunisti, si contorce come una biscia. « II mio istinto di lotta mi rende propenso a votare in favore della risoluzione, ma il mio buon senso, la mia ragione, la mia esperienza mi incitano a votare contro. Convengo che l’attuale sistema parlamentare esercita un effetto demoralizzante su coloro che sono andati al parlamento mossi daH’idealismo c dall’entusiasmo politico, ma non credo ehe l’appro- zione della risoluzione di Jowett produrrebbe un sostanziale cambia- mento. Quando si esamina a fondo una questione, non ci si può limitare alle sole circostanze di un determinato caso. Vi sono problemi che sono più importanti per il partito operaio di qualsiasi conseguenza dovuta a un voto in favore del governo, come, per esempio, il diritto di voto alle donne, ma si possono forse ignorare le conseguenze in un voto su qual- siasi piccola questione? Tale politica susciterebbe la necessità di frequenti DISCUSSIONI IN INGHILTERRA 351 elezioni generali, e per il pubblico non vi sarebbe nulla di piu sgradevole... La politica è compromesso ». Nelle votazioni la risoluzione ebbe 73 voti, i contrari furono r 95* Gli opportunisti ottennero la vittoria. E la cosa non sorprende in un partito cosi opportunista come il «partito operaio indipendente» inglese. Ma che l’opportunismo susciti un’opposizione nelle file di questo stesso partito è un fatto oggi definitivamente stabilito. Gli avversari dellopportunismo agirono in modo molte volte piu giusto di quanto agiscono spesso i loro compagni in Germania difendendo putridi compromessi con gli opportunisti. La loro riso- luzione — azione esplicita — ha suscitato importanti discussioni di principio, che eserciteranno sulla classe operaia inglese una profonda influenza. La politica operaia liberale si regge sulla tradizione, sulla consuetudine, sull’abilità dei capi opportunisti, ma il suo fallimento fra le masse del proletariato è inevitabile. Scritto nell’ottobre 1912. Pubblicato per la prima volta nel Proivcttccnìc , n. 4, 6 aprile 1913. Firmato: W. UN PROFESSORE CADETTO Uno dei candidati del partito cadetto, il signor professore Tugan- Baranovski, appartiene al novero di quegli economisti russi che in gioventù erano quasi marxisti e sono poi rapidamente « rinsaviti », hanno « corretto » Marx con brani di teorie borghesi e per i loro grandi meriti di rinnegati si sono assicurati una cattedra all'univer- sità per poter istupidire scientificamente gli studenti. Pochi giorni fa il signor Tugan, divenuto da marxista liberale, ci ha ammannito sulla Rtec> a proposito dell’attuale questione del rincaro della vita, il seguente ragionamento: «Secondo il mio modo di vedere [?], la causa principale [guarda un po’!] del rincaro della vita è assolutamente chiara. È l’enorme au- mento della popolazione, e per di più in prevalenza di quella urbana. L’au- mento della popolazione provoca il passaggio a sistemi di coltivazione in- tensivi, il che, secondo la nota legge della produttività decrescente del la- voro agricolo, porta alFaumento del costo del lavoro per ogni unità di prodotto », Il signor Tugan ama gridare «io», «mio», ma in realtà egli ripete brani di dottrine borghesi da lungo tempo confutate da Marx. La « nota legge della produttività decrescente » è un vecchio ciar- pame nelle mani di scienziati ignoranti e prezzolati per giustificare il capitalismo. Marx smentì molto tempo fa questa « legge » che faceva cadere la colpa sulla natura (non c’è nulla da fare, si diceva, decresce la produttività del lavoro!), mentre di fatto la colpa è della struttura sociale capitalistica. La « legge della produttività decrescente del lavoro agricolo » è una menzogna borghese. La legge dell’aumento della rendita , cioè UN PROFESSORE CADETTO 353 dei profitti dei proprietari della terra in regime capitalistico, è una verità. Una delle cause del rincaro della vita è il monopolio della terra, cioè il fatto che questa costituisce una proprietà privata. I proprietari terrieri si prendono quindi la maggiore parte AzW'aumento della pro- duttività del lavoro. Soltanto l’organizzazione degli operai per la di- fesa dei loro interessi, soltanto 1’eliminazione del modo di produzione capitalistico porrà fine al carovita. Soltanto dei servitori della borghesia, come il cadetto signor Tu- gan, possono sostenere la favola della « legge » della produttività de- crescente del lavoro agricolo. Pravda , n. 147, 19 ottobre 1912. Firmato: V. I. UN NUOVO CAPITOLO DELLA STORIA MONDIALE Persino la stampa borghese di tutta l’Europa, che difendeva per cupidi fini reazionari il famoso status quo (situazione precedente, invariabile) nei Balcani, riconosce ora unanimemente che è comin- ciato un nuovo capitolo della storia mondiale. La sconfitta della Turchia c certa. Le vittorie degli Stati balca- nici, uniti in una quadruplice alleanza (Serbia, Bulgaria, Montene- gro, Grecia), sono grandissime. L’alleanza di questi quattro Stati è divenuta un fatto. «I Balcani ai popoli balcanici*: ciò è già stato raggiunto. Quale è dunque il significato del nuovo capitolo della storia mondiale. Nell’Europa orientale (Austria, Balcani, Russia) non sono state finora eliminate fortissime sopravvivenze del medioevo, che osta- colano notevolmente l’evoluzione sociale e lo sviluppo del proletariato. Queste sopravvivenze sono l’assolutismo (potere autocratico illimi- tato), il feudalesimo (possesso fondiario e privilegi dei grandi pro- prietari fondiari feudali) e l’oppressione delle nazionalità. Per primi gli operai coscienti dei paesi balcanici hanno lanciato la parola d’ordine della soluzione conseguentemente democratica della questione nazionale nei Balcani. Questa parola d’ordine è: repub- blica federativa balcanica. La debolezza delle classi democratiche negli odierni Stati balcanici (il proletariato è poco numeroso, i contadini sono abbrutiti, dispersi, analfabeti) ha fatto si che la necessaria allean- za economica e politica è divenuta un’alleanza delle monarchie bal- caniche. La questione nazionale nei Balcani ha fatto un grandissimo passo UN NUOVO CAPITOLO DELLA STORIA MONDIALE 355 in avanti verso la sua soluzione. Di tutta l’Europa orientale, la sola Russia rimane lo Stato più arretrato. Nonostante che nei Balcani si sia costituita un’alleanza di mo- narchie, e non di repubbliche, nonostante che l’alleanza si sia formata non grazie alla rivoluzione, ma grazie alla guerra, nonostante tutto ciò, è stato fatto un grande passo in avanti verso la distruzione del medioevo in tutta l’Europa orientale. E troppo presto esultano i signori nazionalisti! È un passo contro di voi, questo, poiché in Rus- sia vi sono più che in qualsiasi altro luogo sopravvivenze del medio evo! E nell’Europa occidentale il proletariato proclama ancor più forte la parola d’ordine: «Nessun intervento! I Balcani ai popoli balca- nici! ». Pravda , n. 149, 21 ottobre igia. I CADETTI E I NAZIONALISTI Quando abbiamo detto che i cadetti sono, per la base su cui pog- giano le loro concezioni, dei nazional-liberali, che essi non pongono affatto in maniera democratica la questione nazionale, la Riec ci ha risposto in modo irritato e altezzoso, incolpandoci di non conoscere e di distoreere le loro idee. Ecco un documento, uno fra i molti. Giudichino i lettori e gli elettori. Il 18 ottobre da M.M. Kovalievski si è tenuta la seconda riunione della « cerchia di persone che si interessano della questione slava >♦ Si è data lettura a un appello alla «società», firmato da E. Anickov, Kareiev, L. Panteleiev (era stato portato candidato dai cadetti), G. Falbork e naturalmente dal signor M.M. Kovalievski e altri. Non vorrà forse la Riec declinare la responsabilità per Kareiev, Panteleiev e soci? L'appello dei liberali alla « società » si riduce ad affermare che il cuore russo ha uno slancio generale ... batte con simpatia per gli slavi, e con la speranza che la coscienza nazionale russa li aiuterà a garantir loro i frutti delle vittorie ». In che cosa ciò si distingue dal nazionalismo e dallo sciovinismo del Novoie Vremia e soci? Solo per i guanti bianchi, e ancora per le circonlocuzioni diplomatiche piu caute. Ma lo sciovinismo, sia pure in guanti bianchi ed espresso con giri di frasi ricercate, è qui evidente. La democrazia non parlerà mai dello « slancio generale » quando vicino (e in aho!) stanno i nazionalisti russi che opprimono in ogni modo molti popoli. I CADETTI E I NAZIONALISTI 357 La democrazia non tollererà mai che si contrappongano sempli- cemente lo slavo e il turco quando si devono contrapporre il conta- dino slavo e quello turco, presi insieme , ai grandi proprietari fon- diari e agli sgherri slavi e turchi. La democrazia non permetterà mai che la coscienza dei parti- giani della libertà e dei nemici degli oppressori in seno a tutte le nazionalità venga sostituita dalla « coscienza nazionale russa > quando si opprimono e si perseguitano i polacchi, gli ebrei e in generale gli « allogeni ». Nessun democratico onesto, nessun sincero fautore delle nazio- nalità oppresse deve votare per i cadetti! Previa, n. 51, 24 ottobre 1913. Firmato: V. I. GLI ORRORI DELLA GUERRA Le parti belligeranti cercano con ogni sforzo di nascondere agli « estranei », cioè al mondo intiero, quel che accade nei Balcani, Si ingannano, si trattengono i corrispondenti e solo dopo che i combat- timenti sono da molto tempo cessati si permette loro di recarsi sul campo di battaglia. Soltanto circostanze eccezionali permettono quindi raramente di sapere la verità sulla guerra. Queste circostanze eccezionali hanno, a quanto pare, favorito il corrispondente inglese del Daily Chronicle , signor Donohoe, che è riuscito ad assistere, nell’esercito turco, alla battaglia di Lùle-Burgas. Egli si è poi recato in automobile fino' a Costantinopoli, e di là, per mare, fino a Costanza (Romania), donde ha potuto liberamente telefonare a Londra. I turchi hanno subito una terribile sconfitta. I loro caduti sono 40.000 (!). Una catastrofe non minore di quella di Mukden, scrive Tinglese. Tre quarti dei loro pezzi d’artiglieria sono caduti nelle mani dei bulgari, che avevano permesso ai nemici di giungere a una di* stanza ravvicinata, di ingaggiare un corpo a corpo per ritirarsi poi rapidamente e... falciarli con le mitragliatrici a centinaia, a migliaia. La ritirata dei turchi si è trasformata in una fuga di folle istu- pidite, affamate, estenuate e impazzite. L’automobile del corrispon- dente è rimasta bloccata in mezzo alla folla dei fuggiaschi. I tur- chi affamati gli chiedevano il pane. Dovevano da soli provvedere alle fasciature: i medici erano pochi, mancavano le bende, non c’erano viveri. Fui testimone di molte campagne militari, — scrive il corri- spondente inglese, — ma non mi sarei mai immaginato un disastro cosi terribile, un tale massacro di contadini deH’Anatolia (Turchia asiatica) affamati, tormentati, estenuati, indeboliti. Frauda, n. 155, 28 ottobre 1912. Firmato: V. Fr. I CADETTI E LA GRANDE BORGHESIA La vittoria dei cadetti nella prima curia cittadina di Mosca e di Pietroburgo e poi nelle elezioni dei membri del Consiglio di Stato per l’industria e, infine, il fatto provato con certezza deH’aiuto dei reazionari ai cadetti contro i socialdemocratici, sono tutti sintomi di uno sviluppo politico molto interessante di tutte le classi della nostra società. Ricorderemo la principale risoluzione dei socialdemocratici sulla natura del partito cadetto, riferentesi al 1907: «I partiti della bor- ghesia monarchica liberale, e il principale fra essi, il partito cadetto, hanno già ora voltato decisamente le spalle alla rivoluzione e perse- guono l’obiettivo di farla cessare mediante un compromesso con la controrivoluzione; la base sociale di questi partiti è costituita dagli strati della borghesia economicamente piu progressivi, e soprattutto dairintellettualità borghese, mentre una parte della piccola borghesia urbana e rurale segue ancora questi partiti soltanto per la forza della tradizione [cieca consuetudine] ed essendo addirittura ingannata dai liberali ». Gli avvenimenti -hanno pienamente confermato questa caratte- rizzazione. Nella seconda curia cittadina (ove gli elettori democra- tici sono numerosi) i cadetti vengono respinti in secondo piano dalla democrazia. Nella prima curia cittadina i cadetti respingono in se- condo piano gli ottobristi. Quanto più infierisce la reazione, quanto più la contraffazione delle elezioni è palese, tanto più il grande capitale passa dalla parte del liberalismo. La natura di classe del partito cadetto, indicata dai marxisti nel 1906 e nel Ì907, si rivela oggi con evidenza di fronte alle masse. 360 LENIN Diviene manifesto l’errore di coloro che vedevano nei cadetti il partito della democrazia urbana. L’alleanza dei cadetti con i reazio- nari si trasforma a poco a poco da segreta in palese : i reazionari portano il cadetto Mansyrev contro il socialdemocratico Predkaln, il cadetto Nikolaiev contro il socialdemocratico Pokrovsii. La forza della politica socialdemocratica, la sua invincibilità di- pende proprio dal fatto che tutto lo sviluppo della società capita- listica conferma sempre piu che questa politica è giusta. I cadetti si uniscono compatti con la grande borghesia che, nonostante tutto il suo spirito controrivoluzionario, non può essere soddisfatta. La democrazia abbandona i cadetti e va verso sinistra. Pravda, n. 157, i* novembre 1912. MORALE AUTENTICAMENTE RUSSA La Zcmstcina ha pubblicato alcuni giorni fa, accanto ai versi di Purisckevic, un articoletto sul « celebre » (da oggi celebre anche senza virgolette) pubblicista ufficiale Guriev, della Rossia . La Zemstcina af- ferma che si tratta di un « pubblicista di sfumatura ebraico-liberale». Strano! Possibile che anche l’ufficiale Rossia sia un organo di stampa ebraico-liberale? Di che si tratta, tuttavia? Del fatto che Guriev è stato unani- memente rimosso dall’assemblea generale degli azionisti dalla carica di membro deiramministrazione di una fabbrica di cucirini. È stato inoltre deciso di rivolgersi al procuratore richiedendo l’incriminazio- ne di Guriev per atti irregolari. Risulta che Guriev aveva versato 1.000 rubli ottenendo il diritto a un terzo degli utili, benché i due soci ne avessero versato ioo.ooo! Perché tanta generosità dei capitalisti nei, confronti di Guriev? Perché quest’uomo è consigliere di Stato effettivo, collaboratore deirufficiale Rossia , ecc. ecc., ed era stato anche segretario personale di Witte. Egli ha « legami eccezionali » e aveva promesso... sovven- zioni governative! I signori capitalisti avevano dunque « apprezzato » abbastanza altamente i suoi «legami» con il governo: precisamente con una somma di 49.000 rubli. La merce è vostra, i denari sono nostri. Voi avete «legami con il governo», la possibilità di ottenere sovvenzioni, noi abbiamo il denaro. Compravendita. Tante migliaia per i « legami con il governo », tante per la promessa di sovvenzioni, tante per la collaborazione all’ufficiale Rossia. Prendete, signor Guriev! Guriev ha intascato e li ha gabbati. Non ha mantenuto le pro- messe, si è messo a pretendere pid di un terzo degli utili, e per giunta 362 LENIN ha cominciato a ricattare, cioè a estorcere denaro minacciando di scalzare il credito di cui godeva la fabbrica. Affare caratteristico. Affare tipico. Un fatto di costume. Illustra- zione al tema: i legami con il governo e le sovvenzioni nei loro rap- porti con il capitale. Che c entra qui però la c sfumatura ebraico-liberale », signori della Zemstànaì Si tratta di una sfumatura autenticamente russa, autenticamente conservatrice! Non fate i modesti, amici di Puri- sckevic! Pravda, n. 160, 4 novembre 1912. Firmato: T. LA PIATTAFORMA DEI RIFORMISTI E LA PIATTAFORMA DEI SOCIALDEMOCRATICI RIVOLUZIONARI La ripresa rivoluzionaria in Russia si è chiaramente manifestata nella prima metà del 1912. Gli operai che hanno partecipato agli scioperi politici, secondo il calcolo degli industriali, hanno raggiunto in cinque mesi la cifra di 515.000. Un documento molto importante, riprodotto nel n. 27 dell’organo di stampa centrale, e precisamente l ’ Appello di maggio degli operai di Pietroburgo, dice quali furono le parole d’ordine di questi scioperanti, quali furono le loro richieste, quale fu il contenuto politico delle loro dimostrazioni, dei loro comizi, ecc. In quelle giornate memorabili gli operai non agirono con parole d’ordine riformiste ma con le parole d’ordine della socialdemocrazia rivoluzionaria: Assemblea costituente, giornata lavorativa di otto ore, confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari, abbattimento del potere zarista, repubblica democratica. Le rivolte e i tentativi di rivolta dei soldati e dei marinai — nel Turkestan, nella flotta del Baltico e del Mar Nero — dettero una nuova conferma oggettiva del fatto che in Russia si è già iniziata, dopo lunghi anni di orgia della controrivoluzione e di ristagno nel movimento operaio, una nuova ripresa rivoluzionaria. Con questa ripresa ha coinciso il periodo delle elezioni della quarta Duma, periodo in cui tutti i partiti, tutte le tendenze politiche hanno dovuto presentarsi, in un modo o nell’altro, con un giudizio generale sulla situazione politica. Se vogliamo analizzare seriamente i nostri compiti politici, come compiti della classe operaia e non come pii desideri di singoli gruppi, se vogliamo verificare marxisticamente i programmi e le piattaforme confrontandoli con i fatti della lotta di massa e con l’azione di tutte le classi della società, dobbiamo control- lare, saggiare anche le diverse piattaforme elettorali proprio con la pietra di paragone di questa ripresa rivoluzionaria delle masse. Per la socialdemocrazia infatti le elezioni non sono una operazione politica 3^4 LENIN particolare, una pesca di seggi a prezzo di qualsiasi promessa o dichia- razione, ma soltanto una particolare occasione di agitazione per riven- dicazioni fondamentali e per i principi della concezione politica del proletariato cosciente. I programmi e le piattaforme di tutti i partiti di governo, dai centoneri fino a Guckov, non lasciano dubbi di sorta. Qui lo spirito controrivoluzionario è evidente, aperto. Tutti sanno che questi par- titi mancano completamente di un serio appoggio non solo fra la classe operaia e le masse contadine, ma perfino fra i larghi strati della borghesia che si sono quasi completamente staccati dagli ot- tobristi. I programmi e le piattaforme dei partiti liberali borghesi in parte sono pubblicati quasi ufficialmente (piattaforma del gruppo musul- mano), in parte sono resi noti, in modo del tutto preciso, dalla « gran- de > stampa politica (piattaforma dei « progressisti » e dei cadetti). La sostanza di tutti questi programmi e di tutte queste piattaforme è stata espressa in modo impareggiabile dal cadetto Gredeskul che ha chiacchierato troppo nelle sue dichiarazioni pubblicate dalla Riec, donde le ha poi riprese la stampa marxista. « Una pubblica negazione della necessità di una nuova rivolu- zione in Russia»: ecco come lo stesso Gredeskul ha formulato le sue opinioni (cfr. Sotsial-Demokrat, n. 27, p. 3) e ha contrapposto ai rivoluzionari la vera piattaforma del liberalismo (con i cadetti alla testa): «è necessaria soltanto un’attività costituzionale tranquilla, te- nace, sicura ». Noi mettiamo l’accento sulle parole: «vera piattaforma», poi- ché in Russia, come in tutti i paesi borghesi, la maggior parte delle piattaforme sono demagogiche . L'essenziale sta proprio in ciò che il signor Gredeskul ha rico- nosciuto (in un raro minuto di sincerità): la borghesia monarchica liberale è contro una nuova rivoluzione e difende soltanto le riforme costituzionali. La socialdemocrazia e la democrazia borghese (i populisti) so- stengono e propagandano — la prima coerentemente, la seconda con esitazioni — la « necessità » di una nuova rivoluzione. La ripresa della lotta di massa è cominciata . I socialdemocratici rivoluzionari si sforzano di estenderla e di accentuarla, contribuendo a svilupparla ancor piu, fino alla fase della rivoluzione. I riformisti invece consi- LA PIATTAFORMA DEI RIFORMISTI 3^ derano questa ripresa soltanto «come un'animazione»; la loro è una politica diretta alla conquista di concessioni costituzionali, di riforme costituzionali. La borghesia e il proletariato sono quindi entrati in lotta, anche in questa «fase» della storia russa, per la con- quista dell’influenza sul « popolo », sulle masse. Nessuno può pre- vedere i risultati della lotta, ma, del pari, nessuno può mettere in discussione il posto che spetta al POSDR in questa lotta. Cosi, e soltanto cosi, ci si può preparare alla valutazione della piattaforma elettorale del partito e della piattaforma elettorale che in questi giorni è stata presentata dal « comitato d’organizzazione » eletto dalla conferenza dei liquidatori. La piattaforma elettorale del partito, pubblicata dal CC dopo la conferenza di gennaio, fu redatta prima degli avvenimenti dell’aprile e del maggio. Questi avvenimenti hanno confermato che la piatta- forma è giusta. Tutta la piattaforma è compenetrata da un pensiero: critica delle riforme costituzionali, che non meritano fiducia, che sono un’utopia nella Russia contempcrane a , e propaganda per la ri- voluzione. Le parole d’ordine della piattaforma sono scelte proprio in modo da poter esprimere con la massima chiarezza i compiti rivo- luzionari e da renderne completamente impossibile la mescolanza con promesse di riforme costituzionali. La piattaforma del partito è tale che essa presenta di per sé un esplicito appello del socialdemo- cratico rivoluzionario alle centinaia di migliaia di scioperanti politici, agli avamposti dell’esercito di milioni di contadini, ai quali si spie- gano i compiti dell’insurrezione. Il partito della rivoluzione non può nemmeno immaginare una migliore verifica della sua piatta- forma, una migliore conferma di questa da parte della realtà delle ripercussioni immediate che le dichiarazioni del partito hanno avu- to con gli scioperi di maggio e i tentativi di rivolta nell’esercito del giugno e del luglio. Date un’occhiata alla piattaforma dei liquidatori. Il suo contenuto liquidatorista è abilmente coperto dalle frasi rivoluzionarie di Trotski. Gli ingenui e gli uomini del tutto inesperti possono talvolta essere abbagliati da queste frasi e scambiarle per una « rappacificazione » dei liquidatori con il partito. Ma un minimo di attenzione disperderà questo abbaglio. La piattaforma dei liquidatori è stata scritta dopo gli scioperi del maggio e dopo i tentativi di rivolta dell’estate. E poi, se cerchiamo 366 LENIN una definizione seria e reale del contenuto di questa piattaforma, domandiamo innanzi tutto: come ha essa valutato questi scioperi e questi tentativi? « Una ripresa economica »... « con lo sviluppo dei suoi scioperi il proletariato ha segnato l’inizio, in un immediato futuro, della nuova ripresa sociale »... « il potente movimento del proletariato deH’aprile, con la rivendicazione della libertà di coalizione » : ecco tutto ciò che si dice nella piattaforma dei liquidatori sugli scioperi dell’aprile e del maggio. Ma questo c falso! È una flagrante distorsione dei fatti! Qui si è omesso il più importante, e precisamente il carattere rivoluzionano dello sciopero politico, che non era affatto diretto alla conquista di una qualche riforma costituzionale, ma all* abbattimento del governo, cioè alla rivoluzione. Come si è potuta dire una simile falsità in un appello illegale, rivoluzionario, intessuto di frasi «rosse»? Cosi doveva essere perché cosi pensano i liberali e i liquidatori. Essi vedono negli scioperi ciò che vogliono vedere: la lotta per le riforme costituzionali. Essi non vedono ciò che non vogliono vedere, e cioè la ripresa rivoluzionaria. Noi, liberali, vogliamo lottare per la riforma e non per la rivoluzione : ecco la giusta posizione di classe, che ha trovato la sua espressione in quella non giusta dei liquidatori. Sui tentativi di rivolta leggiamo: « ... i soldati nelle caserme... sono spinti, dalla violenza, dalle umiliazioni e dalla fame, fino .ad esplosioni di protesta disperata , e sono poi domati con il piombo, con la corda », ecc. Questo è un apprezzamento liberale. Noi, socialdemocratici rivo- luzionari, nei tentativi di rivolta vediamo l'inizio dell’insurrezione delle masse. È un inizio non riuscito, intempestivo, errato, ma noi sappiamo che unicamente dalle esperienze non riuscite le masse im- parano a compiere l’insurrezione vittoriosa : non diversamente gli operai russi, dopo gli scioperi politici non riusciti, e qualche volta particolarmente sfortunati, dal 1901 al 1904, avevano imparato a com- piere lo sciopero ben riuscito dell’ottobre 1905. Noi diciamo che gli operai c i contadini piu oppressi dalla caserma hanno cominciato a insorgere. Quindi, una conclusione chiara c immediata: bisogna spie- gare loro in nome di che cosa e come bisogna preparare una solleva- zione che abbia buon esito . LA PIATTAFORMA DEI RIFORMISTI 367 I liberali giudicano altrimenti: i soldati — essi dicono — «sono spinti » fino « ad esplosioni di protesta disperata ». Per il liberale il soldato insorto non è il soggetto della rivoluzione, non è il primo araldo delle masse insorte, ma solo un oggetto della malvagità go- vernativa (« sono spinti fino alla disperazione *), utile per dimo- strare questa malvagità. Guardate com’è malvagio il nostro governo che spinge i soldati fino alla disperazione e dopo li doma con il piombo, dice il liberale (conclusione: eh, se noi liberali fossimo al governo, non ci sarebbero le rivolte di soldati!). Guardate come matura l’energia rivoluzionaria delle grandi e profonde masse — dice il socialdemocratico — se perfino i soldati e i marinai oppressi dalla brutale disciplina di caserma cominciano a insorgere e, insorgendo male, imparano come compiere l’insurrezione con buon esito. Voi vedete: i liquidatori * hanno dato un chiarimento » (nel si- gnificato che il Senato dà a questo termine) sulla ripresa della pri- mavera e dell’estate in Russia. E in base a questo essi «chiarificano* il programma del nostro partito. II programma del POSDR dice: « ...Il POSDR si pone come compito politico immediato rabbatti- mene dell’assolutismo zarista e la sua sostituzione con una repubblica democratica, la costituzione della quale dovrebbe garantire : l’autogo- verno del popolo... », ecc. Segue l’enumerazione delle « libertà » e dei « diritti ». Sembra sia impossibile non comprenderlo. Il « compito imme- diato * è rabbattimene dell’assolutismo e la sua sostituzione con una repubblica, la quale garantisca la libertà. Ma Ì liquidatori hanno cambiato tutto. « ... La socialdemocrazia — leggiamo nella loro piattaforma — chiama il popolo a lottare per una repubblica democratica... « ...Mirando a questo scopo, che il popolo potrà raggiungere soltanto come risultato della rivoluzione, la socialdemocrazia nell' odierna cam- pagna elettorale [ascoltate!] chiama le masse lavoratrici a unirsi intorno alle seguenti rivendicazioni attuali. 1) suffragio universale ecc... per le elezioni alla Duma », ecc. Quando nell’autunno 1906 il liquidatore socialista-rivoluzionario 3 68 LENIN Pescekhonov voleva fondare un « partito legale » (e per poco non lo fondò... ma fu disturbato dalla polizia che lo mise in gattabuia!), scrisse che la repubblica era « una prospettiva che si perde in lonta- nanza, che « la questione della repubblica esige la massima accor- tezza », che oggi le rivendicazioni attuali sono le riforme. Ma il liquidatore socialista-rivoluzionario era ingenuo, semplice, alla buona e parlava senza perifrasi. Gli opportunisti «europei» agi- scono forse allo stesso modo? No, sono piu furbi, piu abili, piu di- plomatici... Non respingono — che calunnia! — la parola d’ordine della re- pubblica; non fanno che «chiarirla» nel modo dovuto, servendosi di considerazioni evidenti per ogni semplice mortale. Se vi sarà o no la rivoluzione, è ancora da discutere, dice bonariamente il semplice mortale, e Trotski lo ripete con pompa scientifica nella N ascia Zarxà (n. 5, p. 21): La repubblica « soltanto come risultato della rivolu- zione », ma « neirodierna campagna elettorale » sono « attuali > le riforme costituzionali! Tutto è andato liscio: la repubblica è stata riconosciuta e messa in soffitta. Parole rivoluzionarie se ne sono dette a bizzeffe, ma di fatto « neirodierna campagna elettorale » (la piattaforma è stata scritta soltanto per X odierna campagna !) si presentano come « attuali » le rivendicazioni delle riforme. Si, si, dei grandi « artisti della diplomazia » erano presenti alla conferenza dei liquidatori... Ma sono ben miseri questi artisti! E se fanno andare in estasi i diplomatici da circolo, se confondono il « con- ciliatore ingenuo », il marxista terrà altri discorsi. Il secplice mortale si accontenta di questa verità vuota y santa, indiscutibile: non si può sapere prima se vi sarà o no la rivoluzione. Il marxista non se ne accontenta; egli dice: la nostra propaganda e la propaganda di tutti gli operai socialdemocratici interviene come uno degli elementi che decidono se la rivoluzione ci sarà o no. Centi- naia di migliaia di partecipanti agli scioperi politici e i migliori ele- menti delle varie unità deiresercito domandano a noi, al nostro par- tito, dove devono andare, in nome di che cosa devono insorgere, che cosa devono conquistare, ìc devono sviluppare la ripresa rivoluzio- naria fino alla rivoluzione oppure orientarla verso la lotta per le riforme. La socialdemocrazia rivoluzionaria ha dato una risposta a tutte LA PIATTAFORMA DEI RIFORMISTI 369 queste domande che sono un po’ piu interessanti e importanti delle banali fantasticherie trotskiste; chissà se vi sarà o no la rivoluzione? La nostra risposta è una critica airutopia delle riforme costitu- zionali, una dimostrazione della vanità delle speranze nelle riforme, un appoggio, da tutti i punti di vista e in tutte le forme, alla ripresa rivoluzionaria , con Putilizzazione, a tal fine , della campagna eletto- rale. Vi sarà o no la rivoluzione? Questo non dipende solo da noi, ma noi faremo ciò che dobbiamo fare e non sarà mai invano. Ciò farà penetrare profondamente nelle masse i semi della democrazia e deH’autonomia proletaria, e questi semi daranno certamente dei germogli, forse domani nella rivoluzione democratica, o dopodomani in quella socialista. Coloro che predicano alle masse il proprio scetticismo volgare, intellettualoide, bundista-trotskista — « non si sa se vi sarà o no la rivoluzione, ma le riforme sono ” attuali ” » — pervertono fin da oggi le masse, predicano le utopie liberali. Invece di trasfondere nella campagna elettorale lo spirito della situazione politica concreta, reale, « attuale », di una situazione in cui mezzo milione di operai partecipa a uno sciopero rivoluzionario e in cui gli elementi più avanzati dell’esercito contadino sparano contro i nobilucci, loro ufficiali, invece di far questo, essi respingono dalle loro considerazioni « parlamentari », pseudo « europee » (perché da noi questi liquidatori sono degli europei, e quali europei I), la situazione, reale (nella quale vi è molto poco di «europeo» e moltis- simo di « cinese », cioè di democratico rivoluzionario) e, respingen- dola mediante alcune frasi, che non impegnano a niente, proclamano che l'attuale campagna elettorale è riformista. La piattaforma per le elezioni alla quarta Duma è necessaria al partito socialdemocratico per spiegare ancora una volta alle masse — e in occasione delle elezioni, e a causa delle elezioni, e nelle discus- sioni sulle elezioni — la necessità , V attualità , V inevitabilità della ri- voluzione. La piattaforma è necessaria a loro, ai liquidatori, «per» le ele- zioni, per respingere cioè cortesemente le considerazioni sulla rivo- luzione, come una possibilità indeterminata, e dichiarare «attuale» la campagna elettorale in nome di un elenco di riforme costituzionali. Il partito socialdemocratico vuole utilizzare le elezioni per incul- care sempre più nelle masse Tidea della necessità della rivoluzione, 37 ° LENIN della ripresa rivoluzionaria che si è iniziata. Per questo, nella sua piattaforma, esso dice brevemente e chiaramente agli elettori della quarta Duma: non riforme costituzionali, ma repubblica, non rifor- mismo, ma rivoluzione. 1 liquidatori approfittano delle elezioni della quarta Duma per predicare le riforme costituzionali e per indebolire l’idea della rivolu- zione. A questo scopo le rivolte dei soldati sono presentate come «esplosioni di protesta disperata», cui i soldati «sono stati spinti», e non come V inizio di un’insurrezione di massa, la quale si svilup- perà o si estinguerà anche, fra l’altro, a seconda che tutti gli operai socialdemocratici della Russia cominceranno o ho immediatamente a sostenerla con tutte le forze, con tutta l’energia, con tutto l’en- tusiasmo. A questo scopo si dà un’« interpretazione » riformista degli scio- peri rivoluzionari del maggio. A questo scopo si « chiarisce» il programma del partito, e, invece del compito « immediato » di creare una repubblica che garantisca la libertà, si prescrive di considerare attuali « nell’odierna campagna elettorale » — non scherzate, sì tratta della quarta Duma! — le riven- dicazioni delle diverse libertà. Quanta vecchia Cina nella vita russa! Quanta vecchia Cina nel nostro zarismo, c quanta nei nostri liquidatori i quali aspirano a in- trodurre le «cerimonie» della lotta parlamentare in un ambiente costituito, in alto, dai Purisckevic e dai Trestcenkov e, in basso, dai tentativi rivoluzionari delle masse. Quanta vecchia Cina in questi sforzi di intellettuali per difendersi dai Khvostov e dai Makarov pre- sentando una lettera di raccomandazione di MacDonald e Jaurès, di Bissolati e Bernstein, di Kolb e Frank!... La «conciliazione» diplomatica tra le opinioni dei liquidatori e quelle del partito inscenata da Trotski alla conferenza liquidatorista, non « concilia » in realtà un bel niente. Essa non toglie di mezzo il grande fatto politico che determina tutta la situazione politica e so- ciale della Russia attuale. Questo fatto è la lotta fra la piattaforma riformista e quella socialdemocratica rivoluzionaria; è rintervento della borghesia, rappresentata dai suoi capipartito liberali, contro la necessità di una nuova rivoluzione in Russia e per W attività » esclu- sivamente costituzionale, in contrapposizione aH’azìonc delle centi- LA PIATTAFORMA DEI RIFORMISTI 321 naia di migliaia di proletari i quali con lo sciopero rivoluzionario chiamano le masse alla lotta effettiva per la libertà. Fare un inchino ai riformisti e un altro alla socialdemocrazia rivoluzionaria non vuol dire eliminare questo fatto politico ogget- tivo, non vuol dire diminuirne — sia pure di poco — la forza e il peso. Le buone intenzioni, anche se assolutamente «buono e sin- cere, di appianare le contraddizioni nate da questo fatto sono impo- tenti a cambiare le tendenze politiche inconciliabilmente ostili, create da tutta la situazione controrivoluzionaria. Il proletariato si è levato con il suo vessillo socialdemocratico rivoluzionario, e alla vigilia della quarta Duma, della Duma nera, non l’abbassa davanti ai liberali, non l’ammaina come farebbe comodo ai riformisti, non vuole smussare né attenuare la sua piattaforma per considerazioni proprie di una diplomazia da circolo. La piattaforma della socialdemocrazia rivoluzionaria contro la piattaforma del riformismo: sotto questo segno si sono svolti gli scio- peri del maggio, sotto questo segno il POSDR marcia verso le ele- zioni della Duma dei grandi proprietari fondiari e dei pope, sotto di esso si svolgerà tutto il lavoro del partito in questa Duma e fra le grandi masse popolari. Sotsìal-Dcmokrat , a. 28-29, 5 (18) novembre 1912. PARTITO ILLEGALE E LAVORO LEGALE La questione del partito illegale e del lavoro legale dei socialde- mocratici in Russia è una delle questioni più importanti del partito; durante tutto il periodo che è seguito alla rivoluzione essa ha occu- pato il POSDR e ha suscitato la piu accanita lotta interna nelle sue file. La lotta dei liquidatori contro gli antiliquidatori è stata condotta soprattutto intorno a tale questione, e il suo accanimento può essere pienamente spiegato col fatto che essa si rìduceva airalternativa : deve o non deve esistere il nostro vecchio partito illegale. La conferen- za di dicembre del POSDR, tenutasi nel 1908, condannò recisamente il liquidatorismo ed espose chiaramente, in un’apposita risoluzione, il pensiero del partito sulla questione organizzativa: il partito è co- stituito dalle cellule socialdemocratiche illegali, che devono crearsi dei « punti di appoggio per il lavoro tra le masse * sotto forma di una rete, quanto più possibile estesa e articolata, di svariate associa- zioni operaie legali. Sia l’assemblea plenaria del CC del gennaio 1910, sia la confe- renza di tutta la Russia del gennaio 1912 confermarono pienamente questa opinione del partito. La sua completa determinatezza e vali- dità sono caratterizzate forse nel modo più evidente dall’ultimo Dnìcvni\ del compagno Plekhanov (n. 16, aprile 1912). Diciamo t più evidente » perché proprio Plekhanov aveva allora una posi- zione neutrale (sul significato della conferenza del gennaio). E, rima- nendo sul suo punto di vista neutrale, confermò pienamente questa opinione fissata dal partito, avendo detto che i cosiddetti « gruppi di iniziativa» — che si erano staccati dall’organizzazione del partito o dal partito erano fuggiti o erano sorti a sua insaputa — non si partito illegale e lavoro legale 373 potevano ritenere gruppi di partito senza una particolare decisione di un congresso o di una conferenza delle cellule illegali. Sarebbe anarchia, dal punto di vista dei principi, e un sostegno e una legitti- mazione del liquidatorismo dal punto di vista pratico — scriveva Plekhanov — il permettere ai «gruppi di iniziativa» di definire essi stessi la loro appartenenza al partito. Sarebbe parso che, con quest’ultima spiegazione del neutrale Plekhanov, la questione, decisa tante volte dal partito in modo del tutto preciso, si dovesse ritenere esaurita. Ma la risoluzione dell’ul- tima conferenza dei liquidatori ci costringe a ritornarvi sopra ancora una volta, dati i nuovi tentativi di intricare ciò che era districato e di offuscare ciò che era chiaro. Il Nievsfy Golos (n. 9), coi piu ira- condi insulti rivolti agli antiliquidatori, ha dichiarato che la nuova conferenza non tra liquidatorista. Frattanto la sua risoluzione su una delle piu importanti questioni, il partito illegale e il lavoro le- gale, dimostra nel modo piu evidente che la conferenza era tutta imbevuta di liquidatorismo. È quindi necessario analizzare particolareggiatamente questa ri- soluzione, e per farlo occorre citarla integralmente. I La risoluzione della conferenza dei liquidatori si chiama: «Le forme organizzative dell’ edificazione del partito », ma in realtà già il primo punto dimostra che si vuol parlare non delle «forme» di edificazione, ma porre il problema: quale partito, il vecchio o il nuovo, si vuole «edificare». Ecco questo primo punto: « La conferenza, dopo aver discusso delle forme e dei metodi di e- dificazione del partito, è giunta alla seguente conclusione: « 1. La trasformazione della socialdemocrazia in un’organizzazione autonoma del proletariato socialdemocratico può avvenire soltanto nella misura in cui l’organizzazione si forma nel processo di attrazione delle masse operaie a un’aperta vita politica e sociale in tutte le sue mani- festazioni », La prima parola della risoluzione sull 'edificazione del partito è quindi il riconoscimento senza appello della necessità della trasfor- mazione della socialdemocrazia. È per lo meno strano. Ogni membro 374 LENIN del partito ha, s’intende, il diritto di cercare di ottenere la « trasfor- mazione » del partito, ma non è forse già da quattro anni, cosa a tutti nota , che si parla del riconoscimento o no del vecchio partito? Chi dunque non lo sa? La risoluzione del partito (novembre 1908) parla in modo chia- rissimo della condanna dei liquidatori, che vogliono € sostituire* il vecchio partito con uno nuovo. Neiraprile 1912 Plekhanov domanda ai sostenitori dei « gruppi di iniziativa », che volevano convocare (e hanno convocato) la conferenza dei liquidatori, e lo domanda loro a bruciapelo: «Esiste o no il nostro vecchio partito?» (Dnievni{ Sotsial-Demofy’atat n. 16, p. 8, aprile 1912). Non si può eludere questa domanda, posta da quattro anni di lotta. In essa vi è tutta l’asprezza della cosiddetta « crisi » del partito. Quando ad essa si risponde: «La trasformazione della socialde- mocrazia... può avvenire soltanto...», vediamo subito che non si tratta di una risposta, ma di una vacua scappatoia. Della trasformazione del partito possono parlare i membri del vecchio partito. Voi, signori, eludendo il problema se esiste o no il vecchio partito e decretandone senz’altro (con la partecipazione dei « gruppi di iniziativa » non di partito) la « trasformazione » non fate che confermare pienamente che il vostro è un modo di vedere liqui- datorista! Ancor piu evidente diviene questa circostanza quando la risoluzione — dopo frasi assolutamente prive di contenuto e decla- matorie sulla « autonomia dell’organizzazione socialdemocratica del proletariato» — si riduce a farci sapere che la «trasformazione» « può avvenire soltanto nella misura in cui l’organizzazione social- democratica »... (non ci soffermiamo poi sulla fraseologia ridicola, tronfia e sciocca)... « si forma nel processo di attrazione delle masse operaia a un aperta vita politica e sociale » ! ! Che cosa ciò vuol dire? Vogliono gli autori con questa sorpren- dente risoluzione chiamare lo sciopero e la dimostrazione « attrazione delle masse a un’aperta» vita, ecc. Secondo la logica, rii In questo caso la risoluzione è assolutamente vuota di contenuto poiché tutti sanno che P« organizzazione ri forma » anche se non ci sono scioperi e dimostrazioni. L’organizzazione — saggissimi signori — esiste co- stantemente, mentre le masse agiscono apertamente solo di tanto in tanto. I signori liquidatori per «aperta vita politica e sodale» (ma PARTJTO ILLEGALE E LAVORO LEGALE 375 guarda che stile liberale burocratico scelgono certi uomini, proprio come quello delle Russie Viedomosti di trentanni fa!) intendono le forme legali del movimento operaio, e niente affatto gli scioperi, le dimostrazioni, ecc. Benissimo. Anche in questo caso la risoluzione è vuota di contenuto perché l’organizzazione « si forma » e si è for- mata da noi niente affatto « soltanto » nel processo di attrazione delle masse al movimento legale. Essa esiste da noi in molti luoghi dove non è permessa nessuna forma di movimento legale. Il punto principale della risoluzione ^'organizzazione si forma « soltanto nella misura.., *) non serve quindi decisamente a nulla. È tutta una confusione. Ma in questa confusione si scorge chiaramente il contenuto liqui- datorista. La trasformazione è possibile soltanto nel processo di at- trazione delle masse al movimento legale : ecco a che cosa si riduce il linguaggio incomprensibile del primo punto. E questo è appunto liquidatorismo della più schietta marca. Il partito ha detto durante quattro anni: la nostra organizzazione è composta dalle cellule illegali, le quali sono attorniate da una rete di associazioni legali il più possibile larghe e articolate. I liquidatori da quattro anni negano di essere dei liquidatori e da quattro anni affermano che la trasformazione è possibile soltanto nel processo di attrazione delle masse al movimento legale. Il pro- blema : da che cosa è composto il nostro partito, come questo vecchio partito? viene eluso, e eluso proprio nel modo in cui conviene ai legalitari. Assomiglia alla storia del piccolo naviglio. NeH’aprile 1912 Plekhanov domanda: esiste o no il nostro partito? La conferenza dei liquidatori risponde: c La trasformazione è possibile soltanto nella misura in cui le masse vengono attratte nel movimento legale»! È la risposta dei legalitari staccatisi dal partito, che ieri erano forti e prendevano in giro il partito e oggi (dopo la sconfìtta) sono diventati timidi e si difendono con le belle parole. II Il secondo paragrafo della risoluzione dice: € 2, Poiché le condizioni politiche e sociali in confronto al periodo rivoluzionario sono cambiate, le organizzazioni illegali del partito esi- 37 6 LENIN stenti e che stanno risorgendo devono adeguarsi alle nuove forme e ai nuovi metodi del movimento operaio legale». Di nuovo una buona logica. Dal cambiamento delle nuove con- dizioni sociali sgorga soltanto il cambiamento delle forme di orga- nizzazione, ma nella risoluzione non si giustifica con nessun argo- mento la via che questo cambiaménto dovrebbe seguire. Perché la risoluzione si richiama al « cambiamento delle condi- zioni politiche e sociali»? Evidentemente per dimostrare, argomen- tare, trarre la sua conclusione pratica: l’organizzazione illegale deve necessariamente adeguarsi al movimento legale. Ma dalle premesse non sgorga affatto una simile conclusione. « Poiché le condizioni sono cambiate» il legale deve adeguarsi all’illegale : questa conclu- sione sarebbe altrettanto legittima! Perché questa confusione nei liquidatori? Perché essi temono di dire la verità e si sforzano di sedere fra due sedie. E la verità è che i liquidatori valutano il «momento attuale» secondo il modo di vedere liquidatorista (sostenuto da Levitski, La- ri n, Iegiov e altri), poiché spiegare come « sono cambiate le condi- zioni politiche e sociali » significa appunto dare una valutazione del momento. Ma essi non osano esporre apertamente questa valutazione. La loro conferenza non si è nemmeno decisa a porre la questione. Taci- tamente, furtivamente fa passare di contrabbando l’idea che sono avvenuti (certi) cambiamenti i quali esigono che l’illegale « si adegui » al legale. È un’idea che non si distingue in nulla da quella cadetta, come ha già più volte rilevato la stampa del partito socialdemocratico. I cadetti riconoscono pienamente che il loro partito « deve rimanere nel suo insieme nella illegalità» (cfr. il paragrafo 3 della risoluzione dei liquidatori) e che, dato il cambiamento delle condizioni, il par- tito illegale deve adeguarsi al movimento legale. Per loro è sufficiente. Per loro rinterdizione del loro partito, la sua mancanza di legaliz- zazione è cosa fortuita, « anormale », una sopravvivenza, ma la cosa principale, essenziale, fondamentale è il movimento legale. In loro questa opinione discende logicamente dalla «valutazione del mo- mento» espressa dal signor Gredeskul: non occorre una nuova rivo- luzione; occorre unicamente un «lavoro costituzionale». PARTITO ILLEGALE F. LAVORO LEGALE 377 L’illegalità del partito cadetto è cosa fortuita, è un’eccezione nei sistema generale dell’* attività costituzionale ». Se ne deduce quindi in modo logico che l’organizzazione illegale deve « adeguarsi al movimento legale ». Cosi è per i cadetti. 11 partito socialdemocratico invece non la pensa cosi. La conclu- sione fondamentale, nostra, di partito, tratta dalla « valutazione del momento», è che occorre la rivoluzione e che essa ci sarà. Sono mutate le forme di sviluppo che portano alla rivoluzione, i vecchi compiti della rivoluzione sono rimasti. Quindi la conclusione: le forme d’or- ganizzazione devono cambiare, le forme delle «cellule» devono es- sere duttili, il loro allargamento spesso procederà non attraverso le stesse cellule, ma attraverso la loro «periferia» legale, ecc. Tutto ciò è stato detto molte volte nelle risoluzioni del partito. Ma questo cambiamento delle forme dell’organizzazione illegale non si esaurisce affatto nella formula: «adeguare» l’organizzazione illegale al movimento legale. Non è affatto cosi! Le organizzazioni le- gali sono punti di appoggio per fare penetrare nelle masse le idee delle cellule illegali . Noi cambiamo dunque la forma di influenza per dare alla precedente influenza un indirizzo illegale . Per la forma di organizzazione, l’illegale si adegua al legale, per il contenuto del lavoro del nostro partito l’attività legale « si adegua » alle idee illegali. (Di qui — sia detto fra parentesi — tutta la guerra del «menscevismo rivoluzionario» contro i liquidatori). Giudicate dunque quanto grande è la profondità di pensiero dei nostri liquidatori, quando essi accettano la prima premessa (la forma di lavoro), mentre dimenticano la seconda (il contenuto del lavoro)!! E alla saggezza cadetta hanno posto come titolo il ragionamento sulle forme organizzative dell’edificazione del partito, di modo che ne è venuta fuori la seguente argomentazione: « Bisogna edificare il partito in modo da trasformarlo attirando le masse al movimento legale e adeguando a questo l’organizzazione illegale ». Ci si chiede: assomiglia ciò alla risposta del partito? (Edificare il partito significa rafforzare e moltiplicare le cellule illegali attor- niandole con una rete di punti di appoggio legali). O, essendo una ripetizione delle idee dei cadetti e dei socialisti popolari, assomiglia a una legittimazione del sotterfugio da parte dei liquidatori? Il socialista popolare Pescekhonov, quando, neiragosto 37 & LENIN 1906, fondò un « partito legale» sostenne appunto queste idee; cfr. Russkoie Bogatstvo, 1906, n. 8 e Proletari , n. 4, articolo / menscevichi socialisti-rivoluzionari m . Ili Il terzo paragrafo della risoluzione dice ; « 3. Il partito socialdemocratico deve, già oggi, quando tutta la sua or ganizzazione è costretta a rimanere nell’illegalità, mirare a svolgere aper- tamente parti singole del lavoro di partito e a creare a questo scopo istanze corrispondenti ». Abbiamo già rilevato che si tratta del quadro esatto, letteral- mente eguale, dalla prima airultima parola, del partito cadetto, Ma la parola « socialdemocratico » non è qui al suo posto. « Nel suo insieme » il partito dei cadetti è effettivamente « co- stretto» a rimanere illegale; costoro mirano effettivamente «già» oggi (quando da noi, grazie a dio, c’è la Costituzione...) a svolgere apertamente una parte del loro lavoro di partito. La tacita premessa, che traspare da ogni riga della risoluzione liquidatorista, consiste appunto nel riconoscere che il « lavoro costi- tuzionale » è il solo lavoro o, almeno, il lavoro principale, duraturo, fondamentale. E questo è assolutamente falso. Sono proprio le idee della poli- tica operaia liberale. 11 partito socialdemocratico è illegale sia « nel suo insieme » sia in ogni cellula e — ciò che è piu importante — in tutto il contenuto del suo lavoro, che propaganda e prepara la rivoluzione. Il piti aperto lavoro della piu aperta cellula del partito socialdemocratico non può quindi essere riconosciuto quale «aperto svolgimento del lavoro di partito ». Dal 1907 al 1912, per esempio, la cellula più « aperta » del POSDR era il gruppo socialdemocratico della Duma, che poteva parlare più di tutti « apertamente », era Xumca legale e poteva parlare legalmente di molte cose . Ma non di tutto ! E non solo «non di tutto» in generale, ma PARTITO ILLEGALE E LAVORO LEGALE 379 neanche in particolare del suo partito; del suo lavoro di partito « non poteva dire tutto» e neanche Tessenziale. Non possiamo pertanto nemmeno per il gruppo socialdemocratico della Duma, approvare il paragrafo 3 della risoluzione dei liquidatori. Non ce poi da parlare delle altre «singole parti» del partito. I liquidatori sono partigiani di un partito « aperto », legale. Adesso hanno paura (gli operai li hanno costretti ad aver paura e Trotski consiglia loro di non osare) di dirlo esplicitamente e si son messi a dire la stessa cosa con piccole coperture. Della legalizzazione del partito non parlano; ne predicano la legalizzazione un pezzo per volta ! I «gruppi di iniziativa» dei legalitari che si sono staccati dal partito, sono contro il partito, disse il neutrale Plekhanov ai liquida- tori neiraprile 1912. I «gruppi di iniziativa» dei legalitari che si sono staccati dal partito significano appunto lo svolgimento aperto di singole parti del « lavoro del partito », risponde la conferenza liquidatorista; sono appunto il «movimento aperto» a cui il partito illegale deve «adeguarsi»; sono appunto la «vita aperta», e T« at- trazione » a questa «vita aperta» è il criterio e il pegno della ne- cessaria « trasformazione » del partito. Che sempliciotti hanno dovuto trovare i liquidatori se è vero quel che raccontano, e cioè che simili idee sarebbero state approvate da «antiliquidatori» portati da Trotski! IV Ultimo paragrafo della risoluzione: « 4. L’organizzazione socialdemocratica, non avendo la possibilità, a causa della sua vita illegale, di attrarre nelle sue file i larghi circoli di operai sui quali si diffonde la sua influenza, deve legarsi con gli strati del proletariato politicamente attivi, e, attraverso di loro, anche con le masse mediante la costituzione di diversi tipi di organizzazioni politiche legali o illegali, con una struttura più o meno determinata, e di diversi tipi di coperture legali (comitati elettorali, associazioni politiche costi- tuite in base alla legge del 4 marzo, società municipali, associazioni per la lotta contro il carovita, ecc.), e anche mediante il coordinamento della sua attività con le organizzazioni operaie apolitiche ». LENIN ?8o E qui con argomentazioni indiscutibili sulle coperture legali viene coperto non solo ciò che è discutibile, ma addirittura liquida- torista. La costituzione di organizzazioni politiche legali è proprio quel che predicano Levitski e N. R-kov, è proprio la legalizzazione del partito un pezzo per volta. Già da piu di un anno diciamo ai liquidatori: basta con le pa- role, fondate dunque le vostre « associazioni politiche legali » del tipo dell’* associazione per la difesa degli interessi della classe ope* raia» ecc. Basta con le frasi, mettetevi adopera! Ma non possono mettersi all’opera, poiché non si può attuare l’utopia liberale nella Russia contemporanea . Possono difendere in questo modo coperto i loro «gruppi di iniziativa», occupatLin utili chiacchiere e incoraggiamenti reciproci, proposte e considerazioni sulle « organizzazioni politiche legali ». Essi difendono i loro «gruppi di iniziativa» dichiarando ufficial- mente in una risoluzione che le organizzazioni legali devono « legarsi con gli strati del proletariato politicamente attivi e, attraverso di loro, anche con le masse»!!! Dunque, i «politicamente attivi» sono fuori delle cellule! Non è questa forse una semplice ripetizione, con altre parole, delle note frasi ed esclamazioni sulla « necrosi del par- tito» dal quale tutto ciò che è attivo è fuggito nei «gruppi di ini- ziativa » ? È ciò che la N ascia Zarià e il Dielo Gizni hanno detto esplici- tamente inveendo contro il partito illegale, è ciò che Trotski, con i liquidatori espulsi dal partito, dice « in modo più attenuato »: proprio al di fuori del ristretto partito illegale vi sarebbe ciò che e « più at- tivo », e proprio con esso bisognerebbe «legarsi». Noi liquidatori, che ci siamo staccati, siamo l’elemento attivo; attraverso di noi il « partito » deve legarsi con le masse. 11 partito ha detto in modo del tutto preciso: nella direzione della lotta economica è necessaria la collaborazione delle cellule socialde- mocratiche di paftito con i sindacati, con le cellule socialdemocratiche all’interno di essi, con singoli attivisti del movimento sindacale. Op- pure: nella campagna per l’elezione della Duma bisogna che i sinda- cati marcino a fianco del partito. È chiaro, preciso e comprensibile. I liquidatori, invece , predicano un nebuloso « coordinamento » del PARTITO ILLEGALE E LAVORO LEGALE 381 lavoro del partito con associazioni « apolitiche » in generale, cioè apartitiche. P. B. Axelrod ha dato a Trotski le idee del Iiquidatorismo. Trotski ha consigliato ad Axelrod, dopo i suoi amari insuccessi nella Nascia Zarià, di dare a queste idee una copertura mediante frasi che le confondono. Questa compagnia non inganna nessuno. La conferenza liquida- torista insegnerà agli operai a penetrare più a fondo nel significato delle frasi ambigue. Questa conferenza non offrirà agli operai che una «lezione» amara, non interessante, ma non senza utilità nella società borghese. Abbiamo esaminato le idee della politica operaia liberale in veste da camera di Levitski, non è difficile riconoscerle nel variopinto ed elegante abbigliamento di Trotski. Le idee del partito suirorganizzazione illegale e sulla sua attività legale spiccano in modo sempre più imponente se le si paragonano con tutte queste ipocrite mascherate. Sotsial-Demokratt n. 28-29, 3 (18) novembre 1912. IL SIGNIFICATO SOCIALE DELLE VITTORIE SERBO-BULGARE «La conquista da parte della Serbia e della Bulgaria della Mace- donia significa per quest’ultima una rivoluzione borghese del tipo di quella del 1789 o del 1848». Queste parole del marxista austriaco Otto Bauer rivelano immediatamente il valore principale degli avve- nimenti che hanno oggi luogo nei Balcani. La rivoluzione del 1789 in Francia e del 1848 in Germania e in altri paesi fu una rivoluzione borghese, perché la liberazione del paese dairassolutismo e dai privilegi feudali dei grandi proprietari fondiari permise al capitale di svilupparsi liberamente. Ma è eviden- te che gli interessi della classe operaia esigevano nel modo più im- prorogabile questa rivoluzione, e persino gli operai « senza partito », non organizzati in classe, del 1789 e del 1848 furono i combattenti d’avanguardia della rivoluzione francese e tedesca. La Macedonia, come tutti i paesi balcanici, è molto arretrata economicamente: ivi sono sopravvissute forti vestigia della servitù della gleba, della dipendenza medioevale dei contadini dai grandi proprietari fondiari feudali. A queste vestigia appartiene \'obro\ (in denaro o in natura), poi la mezzadria (usualmente il contadino dà al proprietario della terra, con la mezzadria, un terzo del raccolto, meno che in Russia), ecc. I grandi proprietari fondiari in Macedonia (i cosiddetti spaghi) sono turchi e maomettani, i contadini invece sono slavi c cristiani. L’antagonismo di classe è quindi inasprito da quello religioso e nazionale. Le vittorie dei serbi e dei bulgari vogliono pertanto dire che il dominio del feudalesimo è in Macedonia scalzato, che si creerà una IL SIGNIFICATO SOCIALE DELLE VITTORIE SERBO-BULGARE 383 classe piu o meno libera di contadini proprietari terrieri, che ai paesi balcanici sarà garantito tutto uno sviluppo sociale, prima intralciato dall’assolutismo e dai rapporti feudali. I giornali borghesi, cominciando dal Novoie Vremia per finire con la Riec y parlano della liberazione nazionale nei Balcani, lasciando in ombra la liberazione economica. E in realtà proprio quest’ultima è la piu importante. Risultato ineluttabile della completa liberazione dai grandi pro- prietari fondiari e dalPassolutismo sarebbe la liberazione nazionale e la completa libertà di autodecisione dei popoli. Se, invece, rimarrà repressione dei grandi proprietari fondiari e delle monarchie bal- caniche sui popoli, rimarrà immancabilmente, in questa o quella misura, anche l’oppressione nazionale. Se la liberazione della Macedonia fosse avvenuta attraverso la rivoluzione, cioè attraverso la lotta sia dei contadini serbi, sia di quelli bulgari e turchi contro i grandi proprietari fondiari di tutte le nazio- nalità (e contro i loro governi nei Balcani), la liberazione sarebbe certo costata ai popoli balcanici cento volte meno vite umane di quelle che è costata la guerra attuale. La liberazione sarebbe stata raggiunta a un prezzo incommensurabilmente minore e sarebbe stata incom- mensurabilmente piu completa. Ci si chiede: a quali cause storiche va attribuito il fatto che la questione viene risolta dalla guerra e non dalla rivoluzione? La prin- cipale causa storica è la debolezza, la dispersione, l’arretratezza, l’igno- ranza delle masse contadine in tutti i paesi balcanici, ed anche l’esi- guità del numero degli operai, i quali capivano la situazione ed esigevano la repubblica federativa balcanica. È quindi chiara la differenza radicale fra la borghesia europea e gli operai europei nelFatteggiamento verso la questione balcanica. La borghesia, anche quella liberale, del tipo dei nostri cadetti, grida osanna per la liberazione « nazionale * degli slavi. Ciò distorce il significato e il senso storico degli avvenimenti che hanno luogo oggi nei Balcani, rende piu difficile l’opera di effettiva liberazione dei popoli balcanici. Con ciò si appoggia il mantenimento in questa o quella misura dei privilegi dei grandi proprietari fondiari, del giogo nazionale, dell’assenza dei diritti politici. 3 8 4 LENIN La democrazia operaia è, al contrario, la sola che difende la vera e completa lberazione dei popoli balcanici. Soltanto la completa liberazione politica ed economica dei contadini di tutte le nazionalità balcaniche può eliminare ogni possibilità di oppressione nazionale. Provda, d. 161, 7 novembre 1913. Firmato: T. LA CINA RINNOVATA L’Europa progredita e civile non si interessa del rinnovamento della Cina. Quattrocento milioni di asiatici arretrati hanno ottenuto la libertà, si sono destati alla vita politica. La quarta parte della popo- lazione del globo terrestre è per cosi dire passata dal sonno alla luce, al movimento, alla lotta. L’Europa civile non vi fa caso. Fino ad oggi neppure la repub- blica francese ha riconosciuto ufficialmente la repubblica cinese! In proposito ci sarà presto un’interpellanza alla Camera francese. Come si spiega quest’indifferenza dell’Europa? Col fatto che in Occidente regna dappertutto la borghesia imperialista, già per tre quarti putrefatta, pronta a vendere al primo avventuriero tutta la propria c civiltà » per misure « severe > contro gli operai e per au- mentare di cinque copeche il profitto che dà il rublo. Questa bor- ghesia guarda alla Cina soltanto come a una preda, che forse oggi — dopo il «tenero abbraccio» della Russia alla Mongolia — i giap- ponesi, gli inglesi, i tedeschi, ecc. spezzetteranno. Ma il rinnovamento della Cina tuttavia procede. In questi giorni cominciano le elezioni del parlamento, il primo parlamento dell’ex paese dispotico. La Camera bassa sarà composta di 600 membri, il « Senato » di 274. Il suffragio non è né universale né diretto. Votano soltanto co- loro che hanno piu di 21 anno, che hanno vissuto non meno di due anni nella circoscrizione elettorale e che pagano imposte dirette per la somma di circa 2 rubli o che posseggono beni del valore di circa 500 rubli. Si eleggono prima i grandi elettori che eleggeranno poi i deputati. Una legge elettorale di questo tipo è una manifestazione del- 25 - 250 386 LENIN l’unione dei contadini ricchi con la borghesia e della mancanza o della completa impotenza del proletariato. Questa stessa circostanza risulta dal carattere dei partiti politici della Cina. I partiti principali sono tre: 1) 11 « radicalsocialista », nel quale, di fatto, non cc assoluta- mente nulla di socialismo, come nei nostri « socialisti popolari » (e nei nove decimi dei « socialisti-rivoluzionari »), è il partito della demo- crazia piccolo-borghese. Le sue rivendicazioni piu importanti sono: unificazione politica della Cina, sviluppo del commercio e dell’indu- stria « in senso sociale » (frase nebulosa come il « principio del lavoro » e P« egualitarismo » nei nostri populisti e « socialisti-rivoluzionari »), mantenimento della pace. 2) Il secondo partito è costituito dai liberali. Essi, in unione con il partito « radicalsocialista », formano il « partito nazionale ». Con ogni probabilità questo partito avrà la maggioranza nel primo par- lamento cinese. Il capo di questo partito è il ben noto Sun Yat-sen. Oggi egli si occupa soprattutto dell’elaborazione di un progetto per una vasta rete ferroviaria (attenti, populisti russi: Sun Yat-sen lo fa perché la Cina < eviti» la sorte del capitalismo!). 3) 11 terzo partito si chiama « unione dei repubblicani », ed è una dimostrazione di quanto le insegne, in politica, siano inganne- voli! Difatti è un partito conservatore che si appoggia soprattutto sui funzionari, sui grandi proprietari fondiari, sui borghesi della Cina del nord , che è la piu arretrata. 11 partito « nazionale » è prevalente- mente il partito del sud della Cina, piu industriale, più avanzato, più sviluppato. Il principale appoggio del « partito nazionale » è la grande massa dei contadini. I suoi capi sono intellettuali che hanno studiato al- l’estero. La libertà cinese è stata conquistata mediante l’unione della de- mocrazia contadina e della borghesia liberale. Il prossimo avvenire ci dirà se i contadini, non diretti dal partito del proletariato, sapranno mantenere la loro posizione democratica contro i liberali, i quali a- spettano soltanto il momento propizio per spostarsi a destra. Vravda, n. 163, 8 novembre 1912. Firmato: T. RISULTATI E SIGNIFICATO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN AMERICA Negli Stati Uniti d’America è stato eletto presidente Wilson, un « democratico ». Egli ha ottenuto più di 6 milioni di voti, Roosevelt (il nuovo «partito nazionale progressista ») più di 4 milioni, Taft (« partito repubblicano ») più di tre. Il socialista Eugene Debs ha ottenuto 800.000 voti. L’importanza mondiale delle elezioni americane non consiste tanto nel fatto che sono fortemente aumentati i voti socialisti; la loro importanza consiste nella grandissima crisi dei partiti borghesi e nella forza straordinaria con la quale si è manifestata la loro disgre- gazione. Infine, la loro importanza consiste nell’azione chiara e spic- cata del riformismo borghese , come mezzo di lotta contro il socia- lismo. In tutti i paesi capitalistici i partiti che sostengono il capitalismo, cioè i partiti borghesi, si sono formati da lungo tempo, e tanto più solidamente quanto più la libertà politica era completa. In America vi è la più completa libertà. E i due partiti borghesi si sono qui distinti, durante tutto un cinquantennio — dopo la guerra di secessione del 1860-1865 — per la loro meravigliosa solidità e forza. Il partito degli ex schiavisti è il cosiddetto « partito democra- tico ». Il partito dei capitalisti, che era per l’emancipazione dei ne- gri, si è sviluppato in «partito repubblicano». Dopo l’emancipazione dei negri la differenza tra i due partiti è divenuta sempre minore. La lotta fra di loro veniva soprattutto con- dotta intorno alla maggiore o minore entità delle tariffe doganali. E questa lotta non aveva nessuna seria importanza per il popolo, che veniva ingannato, distolto dai suoi vitali interessi mediante duelli di effetto e senza contenuto fra i due partiti borghesi. 3 88 LENIN Questo cosiddetto «sistema bipartitico», che regna in America e in Inghilterra, è stato uno dei mezzi più potenti per impedire il sorgere di un partito operaio autonomo, cioè veramente socialista. Ed ecco che in America, il paese del capitalismo più avanzato, il sistema bipartitico ha fatto fallimento! A che cosa ciò è dovuto? Alla forza del movimento operaio, allo sviluppo del socialismo. I vecchi partiti borghesi (il « democratico » e il « repubblicano ») guardavano al passato, all’epoca dell’emancipazione dei negri; il nuovo partito borghese, il « partito nazionale progressista », guarda al futuro. Tutto il suo programma verte intorno alla questione se deve 0 no esistere il capitalismo, e precisamente intorno alle questioni che riguardano la difesa degli operai e i « trust », come vengono chia- mate in America le associazioni dei capitalisti. I vecchi partiti erano il prodotto di un’epoca il cui obiettivo era 10 sviluppo quanto più possibile rapido del capitalismo. La lotta fra 1 partiti si riduceva a stabilire come si poteva meglio affrettare e faci- litare questo sviluppo. II nuovo partito è il prodotto dell’epoca odierna, la quale pone 11 problema dell’esistenza stessa del capitalismo. Nel paese più libero e più avanzato, l’America, esso si pone all’ordine del giorno in modo sempre più chiaro, più largo. Tutto il programma di Roosevelt e dei « progressisti » si svolge intorno alla questione: come salvare il capitalismo mediante... ri- forme borghesi. Il riformismo borghese, che nella vecchia Europa appare nella forma di vuote chiacchiere dei professori liberali, è apparso ad un tratto nella libera repubblica americana nella forma di un partito di 4 milioni di persone. All’americana. — Salveremo il capitalismo con le riforme — dice questo par- tito. — Daremo la più avanzata legislazione di fabbrica. Instaure- remo il controllo statale su tutti i trust (in America ciò vuol dire su tutta l'industria!). Istituiremo su di essi il controllo dello Stato per- ché non ci sia la povertà, perché tutti ricevano una paga « decorosa ». Instaureremo la t giustizia sociale e industriale ». Noi accoglieremo con gioia tutte le riforme ... solo una « riforma » non vogliamo : l 'espro- priazione dei capitalisti ! La ricchezza nazionale è ora in America di 120 bilioni (mille LE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN AMERICA 389 milioni) di dollari, cioè di circa 240 bilioni di rubli. Di questi, circa un terzo , circa 80 bilioni di rubli, appartiene a due trust , Rockefeller e Morgan, o è a loro subordinato! Non piu di 40.000 famiglie, che costituiscono questi due trust, sono i padroni di 80 milioni di schiavi salariati. È comprensibile che, data l’esistenza di questi moderni schia- visti, tutte le «riforme > siano un vacuo inganno. Roosevelt è stato notoriamente assunto dagli scaltri miliardari per predicare questo inganno. Il « controllo statale >, da lui promesso, si trasformerà — se il capitale rimarrà nelle mani dei capitalisti — in un mezzo di lotta contro gli scioperi e per il loro soffocamento. Ma il popolo americano già si è destato, sta in guardia e accoglie con vivace ironia i successi di Roosevelt. Con le vostre promesse di riforme, gentile ciarlatano Roosevelt, vi siete accattivati 4 milioni di persone? Benissimo! Domani questi 4 milioni di persone vedranno che le vostre promesse sono un inganno, poiché esse vi seguono sol- tanto perché sentono che non si può piu vivere nel vecchio modo. Pravda, n. 164, q novembre 1912 Firmato: V. I. «QUESTIONI NEVRALGICHE» DEL NOSTRO PARTITO La questione « nazionale » e quella del « liquidatorìsmo » Nell’agosto 1912 la Direzione centrale della socialdemocrazia po- lacca e lettone aveva convocato una « conferenza regionale » della socialdemocrazia polacca. È noto che questa Direzione Centrale della socialdemocrazia polacca è attualmente una Direzione senza un par- tito. Nella capitale della Polonia, a Varsavia, l’organizzazione social- democratica locale aveva condannato recisamente la politica disorga- nizzatrice della Direzione centrale, che, in risposta, aveva fatto ricor- so a vili anonime accuse di provocazione, si era creata un’organizza- zione fittizia a Varsavia e si era affrettata a convocare la «sua» conferenza regionale corrispondentemente falsificata. In seguito, le elezioni per la Duma nella curia operaia di Varsavia hanno dimostrato definitivamente che i fautori della Direzione cen- trale erano fittizi: su 66 delegati della curia operaia 34 erano social- democratici, e fra questi solo 3 (e per di piu dubbi) fautori della Di- rezione centrale. Questa osservazione preliminare è necessaria perché il lettore consideri la risoluzione della conferenza regionale della socialdemo- crazia polacca e lettone soltanto come una risoluzione della Dire- zione centrale di Tysz\a y e in nessun caso come una decisione degli operai socialdemocratici polacchi. I La questione deiratteggiamento della socialdemocrazia polacca verso il POSDR è straordinariamente importante e scottante. La ri- soluzione della conferenza di Tyszka su tale questione, per quanto «QUESTIONI NEVRALGICHE» DEL NOSTRO PARTITO 39 1 sia difficile prenderla sul serio , merita quindi un esame più attento. È difficile prendere sul serio la risoluzione di Tyszka, colma di insulti, anche solo per il suo atteggiamento verso la questione fonda- mentale , quella del liquidatorismo. Si tratta della questione fondamentale nel POSDR dal 1908 al 1912. Il partito è terribilmente colpito dalla controrivoluzione, tende tutte le sue forze per ricostituire la sua organizzazione e, durante questi quattro anni di controrivoluzione, conduce una lotta ininter- rotta contro i gruppi socialdemocratici che vogliono liquidare il partito. Non ne consegue chiaramente che chi non ha risolto nettamente la questione del liquidatorismo si dichiara a torto membro del par- tito? La conferenza di Tyszka, nella sua risoluzione sull'atteggia- mento verso il POSDR, dedica il maggior posto al liquidatorismo. Essa riconosce che il liquidatorismo è « un grandissimo freno allo sviluppo del POSDR e un serio pericolo per la sua stessa esistenza ». « Il liquidatorismo esplicito e conseguente e la socialdemocrazia rivoluzionaria si escludono reciprocamente», dice la risoluzione. Come vedete, Tyszka e soci hanno affrontato il problema con mano audace e sicura e hanno schivato la risposta! Chi dunque è un liquidatore «esplicito e conseguente»? E a quale conclusione pratica ha portato 1 "esperienza di quattro anni di lotta contro il liquidatorismo? A queste domande naturali e impegnative la conferenza del POSDR del gennaio 1912 rispose in modo chiaro, preciso e con- vincente: i liquidatori sono il gruppo della N ascia Zarià e del Givoie Dielo , gruppo che si è posto fuori del partito. Questa risposta si può ritenere giusta o sbagliata, ma non si può negare che sia chiara; non si deve sfuggire dal definire nettamente la propria posizione! E la conferenza di Tyszka cerca appunto di sfuggire, sgattaio- lando e svignandosela come un ladruncolo. Se non è vero che la Na - scia Zarià è la pubblicazione dei liquidatori espliciti e conseguenti, come noi avevamo detto chiaramente nel gennaio di quest’anno, per- ché dunque Tyszka e soci nell’agosto non hanno denunciato agli ope- rai socialdemocratici polacchi il nostro errore? Se non è vero che la 39 * LENIN Nascia Zarià si è posta fuori del partito, perché voi, signori Tyszka. Rosa Luxemburg e Warski, non avete detto esplicitamente di rite- nere che essa faccia parte del partito ? Era questo un vostro dovere im- prescindibile nei confronti degli operai socialdemocratici polacchi! E benché abbiate vomitato a vostro piacimento ingiurie, maledi- zioni, improperi contro la conferenza « leninista » di gennaio, non riuscirete con questo strepito a ingannare nessuno, eccetto quelli che vogliono essere ingannati. Poiché dopo quella conferenza non si può essere un socialdemocratico cosciente e onesto, non si può parlare della situazione nel POSDR senza rispondere esplicitamente e net- tamente alla domanda: è la Nascia Zarià liquidatorista e qual è il posto di questo gruppo: nel partito o fuori del partito? II La lunga sequela di ingiurie le più disparate che la conferenza di Tyszka lancia ai «leninisti» si riduce a una cosa sola, all’accusa di scissionismo . La conferenza del POSDR del gennaio 1912 riconobbe che solo il gruppo della Nascia Zarià era fuori del partito. È un fatto a tutti noto, e da questo fatto persino Tyszka e i suoi amici avrebbero po- tuto trarre la semplice ed evidente conclusione che accusare di scis- sionismo significa riconoscere che il gruppo della Nascia Zarià è un gruppo di partito. Anche un bambino capirà Tinevitabilità di questa conclusione. E da un pezzo Tlszka e soci non sono piu bambini... Chi ci accusa di scissionismo deve avere almeno tanto coraggio elementare, tanta elementare onestà da dichiarare esplicitamente: «Il gruppo della Nascia Zarià non è un gruppo liquidatorista », « esso non deve essere fuori del partito, il suo posto è nel partito », « esso è una legittima sfumatura airinterno del partito », ecc. 11 fondo della questione è precisamente che i signori del tipo di Tyszka, i quali furtivamente , timidamente, con infingimenti ci accu- sano di scissionismo, lo dicono (poiché nelle grida sulla scissione ciò si deduce di per sé) temendo però di esprimersi esplicitamente! Non è facile dire e dimostrare che la N ascia Zarià deve essere «QUESTIONI NEVRALGICHE» DEL NOSTRO PARTITO 393 nel partito. Chi lo dice si prende una responsabilità ben precisa, ri- solve una determinata questione di principio, difende apertamente i capi del liquidatorismo. Costui si può ,(e si deve) ritenere un parti- giano dei liquidatori, ma non si può negare ch'egli sia un uomo con delle convinzioni, non gli si può negare l’onestà politica, anche solo in un problema ristretto qual è l'appartenenza* o meno al partito di un gruppo di liquidatori. Se invece tutta un’organizzazione, se così si può dire, o una somma di organizzazioni di tutta una regione, in modo elusivo e subdolo, timidamente e senza portare il discorso sino in fondo, di- fende i liquidatori, accusando di scissionismo coloro che li hanno espulsi dal partito senza, osare di dire apertamente che «questo gruppo di liquidatori deve essere nel partito», inevitabilmente si impone la conclusione: ci troviamo davanti non a un’organizzazione di socialdemocratici che condividono certe idee, ma a un circolo di intriganti che mirano a farsi un piccolo capitale politico « sfruttando» la lotta dei liquidatori contro gli antiliquidatori. E per coloro che conoscono gli affari interni del POSDR dal 1907, già da lungo tempo ha cessato di essere un segreto che Tyszka e soci, dopo i bundisti, sono il modello di simili intriganti, dei « mar- xisti a peso», dei «trasvolatori di Tyszka», come è d’uso chiamare questi individui tra i socialdemocratici. Tyszka, come alcuni bundisti, basa tutta la sua « posizione » nel partito sul giuoco fra i liquidatori e gli antiliquidatori, sulla mediazione, traendo vantaggio dalla posi- zione dei « pesi sulla bilancia », senza i quali né i liquidatori nè gli antiliquidatori possono avere la maggioranza! Nell’autunno del 1911, quando questo vecchio «giuoco» di Tyszka, che aveva tediato tutti, lo portò al fallimento, i giornali delle due correnti opposte, sia i liquidatori che gli antiliquidatori, lo defi- nivano apertamente nella stampa un intrigante. Infatti, mettetevi dal punto di vista dei « pesi sulla bilancia », e allora le illogiche, puerilmente ingenue, deboli sino al ridicolo e im- potenti risoluzioni della conferenza di Tyszka diventano del tutto comprensibili. Cosi, proprio cosi deve parlare un intrigante: io con- danno il liquidatorismo... ma non dico apertamente chi è un liqui- datore esplicito e conseguente! Riconosco che il liquidatorismo è un pericolo per l’esistenza stessa del partilo... ma non dico apertamente 394 LENIN se un determinato gruppo deve essere nel partito o fuori del partito! Da una simile «posizione» posso sempre , in qualsiasi circostanza, trarre un vantaggio, farmi un « capitale politico », poiché senza di me l’antiliquidatore non sconfiggerà il liquidatore, senza di me il liqui- datore non avrà un posto garantito nel partito!! La politica «alla Tyszka » non è casuale, non è un fenomeno in- dividuale. Quando vi è la scissione e, in generale, si svolge una lotta accanita fra correnti è inevitabile la comparsa di simili gruppi, che fondano la loro esistenza sul continuo passaggio da una parte all’al- tra, sui piccoli intrighi. È una triste, spiacevole caratteristica della vita del nostro partito, particolarmente inasprita dalle condizioni in cui si svolge l’attività rivoluzionaria nell’emigrazione. I gruppi di intri- ganti, elementi di introgo nella politica di alcuni gruppi, aventi lega- mi particolarmente deboli con la Russia, sono un fenomeno che bisogna conoscere per non lasciarsi gettare polvere negli occhi, per non diventare vittime di vari « malintesi ». Ili La parola d’ordine dell’* unità » è naturalmente popolare in lar- ghi strati di operai che non sanno con chi deve essere raggiunta que- sta unità, quali concessioni a un determinato gruppo significa questa unità , su quali principi poggia la politica deirammissione dei liqui- datori nel partito o della loro espulsione dal partito. Non vi è, certo, nulla di più facile dello sfruttare demagogica- mente questa incomprensione del fondo del problema per gridare contro la «scissione». Non vi è nulla di più facile che nascondere la diplomazia da circolo esigendo l’« unità » di correnti che si sono separate irrevocabilmente. Ma per quanto «popolare» sia fra gente non cosciente la parola d’ordine dell’« unità», per quanto comodo sia oggi agli svariati de- magoghi, intriganti e diplomatici da circolo nascondersi dietro di essa, non cesseremo tuttavia di esigere da ogni socialdemocratico co- sciente una risposta chiara e netta alla questione risolta dalla confe- renza del POSDR del gennaio di quest’anno. La conferenza dei liquidatori, convocata nell’agosto, ha mostrato chiaramente che il pernio di tutti i dissensi è precisamente la que- «QUESTIONI NEVRALGICHE» DEL NOSTRO PARTITO 395 stionc del liquidatorismo : i gruppi liquidatoristi sono gruppi di par- tito o non di partito (e persino antipartito)? Chi elude il fondo della questione, prende in giro se stesso e gli altri. E le chiacchiere sul «frazionismo» della conferenza di gennaio ec c, non significano forse precisamente che si vuole eludere il fondo della questione? Bene, signori, si può rispondere ai chiacchieroni: supponiamo che la conferenza di gennaio sia stata arcifrazionista, scissionista, non competente, ecc. Ma con queste « terribili parole » fate paura solo a voi stessi . Una parte dei socialdemocratici — non importa quale — dichiarò nel gennaio che la Nascia Zarià rappre- senta i liquidatori antipartito, che stanno fuori del partito. Questa idea è giustificata in una risoluzione circostanziata, motivata e che discende da quattro anni di storia del partito. Chi vuole sinceramente spiegare e confutare Terrore di questi, diciamo, socialdemocratici « di gennaio » deve esaminare e confutare questa risoluzione, dire e dimostrare che la Nascia Zarià deve essere nel partito, che le sue idee non sono esiziali per il partito, che bi- sogna fare a questo gruppo determinate concessioni, che bisogna esi- gere da esso determinati impegni, che le garanzie delTadempimento di questi impegni devono consistere in questo o quelTaltro, che la misura delTinfluenza di questo gruppo nel partito deve essere in certo qual modo determinata. Porre in questa maniera la questione significa confutare onesta- mente e in buona fede la convinzione dei socialdemocratici di gen- naio, significa spiegare agli operai quel che si ritiene errato. Ma il fatto è che nemmeno uno di questi attuali schiamazzatori a buon mer- cato, i quali gridano contro la scissione, ha fatto un passo verso una tale impostazione del problema!! E noi, scostando quindi sprezzantemente i demagoghi e gli in- triganti, ripetiamo pacatamente: la nostra risoluzione sulTespulsione dei liquidatori non è stata confutata e non può esserlo. Nuovi fatti — come la campagna del Lue liquidatorista, imparentatosi con la fraseologia trotskista — aumentano soltanto di cento volte la validità della nostra risoluzione. I fatti — l’azione del maggio, il raccogliersi di centinaia di gruppi operai intorno al giornale antiliquidatorista, le elezioni nella curia operaia per la quarta Duma — dimostrano defi- nitivamente che la posizione da noi presa contro i liquidatori è giusta. M LENIN Le grida contro la « scissione » non scuotono questa convinzione, poiché esse sono una difesa vile, coperta, ipocrita dei liquidatori. IV La conferenza di gennaio del POSDR aveva posto anche una seria questione di principio: quella della struttura del nostro partito in rapporto alla questione nazionale. Per ragioni di spazio la trat- terò soltanto brevemente. Federazione integrale o no, « federazione del tipo peggiore » o piena unità? Ecco come si pone la questione. La conferenza di Tyszka anche a questo problema risponde sol- tanto con improperi e grida: «falsi», «distorsione dei fatti», ecc. Quali vacui strilloni, questo Tyszka e il suo seguito! La piena divisione fra i socialdemocratici lettoni, polacchi, ebrei (Bund) è un fatto. Ogni socialdemocratico polacco sa che in Polonia non ce stato e non ce nulla che assomigli allenita con il Bund. Lo stesso per i russi con il Bund, ecc. I « nazionali » hanno le loro par- ticolari organizzazioni, le loro istanze centrali, congressi, ecc. Per i russi non è cosi, e il loro Comitato centrale non può risolvere i pro- blemi russi senza la partecipazione dei bundisti, dei polacchi e dei lettoni, che lottano fra di loro e non conoscono le cose russe! È un fatto. E nessun improperio riuscirà ad eliminarlo. Dal 1907 nel nostro partito tutti lo hanno visto, tutti vi sentivano una nota falsa . La nostra conferenza l’ha appunto battezzato « federazione del tipo peggiore » * A questa impostazione del problema i socialdemocratici onesti e sinceri devono dare una risposta concreta. La conferenza di agosto, che, persino secondo Plekhanov «ha adattato il socialismo al nazionalismo» con la sua famosa risoluzione suirauìonomia » «culturale nazionale», ha confermato che questa impostazione è giusta. Sia il Bund, sia la Direzione centrale di Tyszka giurano allo stesso modo su tutti i santi che sono per Punita, mentre a Varsavia, Lodz, ecc. regna fra di loro la più completa scissioneU Il nesso tra la « questione del liquidatorismo » e la « questione «QUESTIONI NEVRALGICHE* DEL NOSTRO PARTITO 397 nazionale * non è stato escogitato da noi, la realtà stessa l’ha reso manifesto. Pongano dunque e discutano anche la « questione nazionale » tutti i socialdemocratici che riflettono seriamente: federazione o unità? Federazione per le « nazionalità *, con singoli centri, senza un singolo centro per i russi, o completa unità? Unità nominale, con la scissione (o distacco di fatto del Bund nelle diverse località, o unità effettiva dal basso in alto? Chi pensa che si possano eludere questi problemi, commette un grave sbaglio. Chi conta su una semplice ricostituzione della « fede- razione del tipo peggiore* come quella del 1907-1911 inganna se stesso e gli altri. Questa federazione non si può ricostituire. Questo ibrido non rinascerà piu. Il partito se ne è allontanato per sempre. Per andare dove? Verso la federazione «austriaca**? O verso il pieno rigetto della federazione, verso una effettiva unità? Noi siamo per la seconda. Non vogliamo « adattare il socialismo al naziona- lismo ». Riflettano dunque tutti su tutti gli aspetti della questione e la risolvano definitivamente. Scritto nel novembre 1912. Pubblicato per la prima volta nell’agosto 1913 nel Pismo DysJ(usyjne, n. 1. Firmato: N. Lem a. INTORNO AD ALCUNI INTERVENTI DEI DEPUTATI OPERAI 90 Quali idee fondamentali devono essere poste a base del primo intervento di un oratore operaio alla Duma? È naturale che gli operai attendano con particolare impazienza e attenzione questo primo discorso. È naturale che attendano proprio da questo primo discorso Tesposizione principale, fondamentale, con- centrata, di un’opinione sulle questioni che particolarmente agitano tutti, che particolarmente vengono poste in primo piano nella poli- tica del paese in generale, e nella pratica del movimento operaio (sia politico che economico) in particolare. Di tali questioni fanno parte le seguenti: 1) Continuità del lavoro del gruppo socialdemocratico alla IV Duma. Per continuità bisogna intendere il mantenimento dell’in- scindibili legame con i precedenti gruppi socialdemocratici di tutte le precedenti Dume; inoltre è soprattutto necessario distinguere il le- game con il gruppo socialdemocratico della II Duma, dato il noto attacco da questo subito da parte della controrivoluzione. È importante rilevare questa continuità, poiché, a differenza dei partiti borghesi, la democrazia operaia vede qualcosa di organico e unitario nelle sua attività alla I, II, III e; IV Duma, senza che nessuna svolta degli avvenimenti (e nessuna svolta del tipo del colpo di Stato del 3 giugno) lo distragga dai suoi compiti, dal perseguire i suoi scopi immutati. 2) La seconda tesi, che deve essere esposta nel primo intervento di un deputato operaio, è il socialismo. Qui vi sono propriamente due temi. Uno è che la socialdemocrazia della Russia è uno dei reparti dell’esercito internazionale del proletariato socialista. Cosi disse te j stualmente Pokrovski alla III Duma (cfr. la sua dichiarazione nei INTORNO AD ALCUNI INTERVENTI DEI DEPUTATI OPERAI 399 resoconti stenografici, p. 328 della pubblicazione ufficiale, settima se- duta, 16 novembre 1907). Il ripeterlo è, s’intende, assolutamente ne- cessario. Ma vi è anche un’altra cosa estremamente importante di questi tempi. Intendo parlare della situazione odierna e dei compiti del so- cialismo in tutto il mondo. Da che cosa è caratterizzata questa situa- zione? a) DalPestremo inasprimento della lotta della classe operaia contro la borghesia (carovita, scioperi di massa, imperialismo delle potenze, loro furiosa concorrenza per i mercati, loro avvicinarsi alla guerra) e b) daH’approssimarsi della realizzazione del so- cialismo. La classe operaia di tutto il mondo lotta non per il ricono- scimento del suo diritto di avere un partito socialista, ma per il po- tere , per una nuova struttura della società. È molto importante dirlo dalla tribuna della Duma, annunciare agli operai della Russia l’inizio di grandiose battaglie per il socialismo in Europa e in America, P ap- prossimarsi del trionfo (ineluttabile trionfo) del socialismo nel mondo civile. 3) Terza tesi: la guerra nei Balcani, la situazione internazio- nale e la politica estera della Russia. È impossibile trascurare questo tema, che è il piu attuale. Esso si suddivide nelle seguenti questioni: a) La guerra nei Balcani. La parola d’ordine della repubblica federativa balcanica deve essere proclamata anche da un deputato operaio russo. Contro l’inimicizia slavo-turca, per la libertà e l’egua- glianza dei diritti di tutti i pololi nei Balcani. b) Contro l’intervento di altre potenze nella guerra balcanica. Necessità di associarsi alla dimostrazione in favore della pace che ha avuto luogo a Basilea, al Congresso internazionale socialista". Guerra alla guerra! Contro qualsiasi intervento! Per la pace! Queste le parole d’ordine degli operai. c) Contro la politica estera del governo russo in generale, men- zionando in particolar modo la «bramosia» di conquistare (e le con- quiste già iniziate) il Bosforo, l’Armenia turca, la Persia e la Mongolia. d) Contro il nazionalismo del governo, indicando le nazionalità oppresse: Finlandia, Polonia, Ucraina, gli ebrei, ccc. È estremamente importante parlare in modo preciso della parola d’ordine dell’tfwto- 400 LENIN decisione politica di tutte le nazionalità, in contrapposto a ogni reticenza (come la sola « eguaglianza dei diritti »). e) Contro il nazionalismo liberale che non è cosi rozzo, ma è dannoso soprattutto per la sua ipocrisia, il suo «sottile» inganno del popolo. In che cosa si manifesta questo .nazionalismo liberale ( ca - promosso dal go- verno non fa che peggiorare le condizioni della maggioranza, rovi- nando le campagne, portando a carestie come quella deH’anno scorso che ha colpito 30 milioni di contadini, senza recare nessun serio miglioramento alFagricoltura in generale. L'apparente prosperità delle finanze si regge suH’estorsione dei tributi e sull'ubriacatura della po- polazione, mentre il governo dilaziona il suo fallimento concludendo sempre nuovi prestiti. Persino il modesto progetto agrario di 43 con- tadini di destra della 111 Duma è stato messo a dormire. Non sor- prende che tutta la parte migliore delle masse contadine volga sem- pre più lo sguardo alla classe operaia, quale unico capo del popolo nella lotta per la libertà. Non sorprende che tutta la democrazia veda negli scioperi politici del 1912, indissolubilmente connessi con il mo- vimento economico della classe operaia, l'alba di una nuova vita, l'alba di un nuovo, più possente, movimento di liberazione. Il gruppo socialdemocratico alla IV Duma difenderà gli inte- ressi e le esigenze di questo movimento. Esso non si ritiene in di- ritto di nascondere alla maggioranza della IV Duma quel che pen- sano e sentono tutti gli operai coscienti della Russia. Questi riman- gono costantemente fedeli al socialismo; rimangono costantemente fedeli al vecchio Partito operaio socialdemocratico di Russia, provato nelle battaglie; rimangono costantemente fedeli, in nome di questi principi, alle loro convinzioni repubblicane. Scritto a meli novembre del 1912. Pubblicato per la prima volta. INTORNO ALLA DIMOSTRAZIONE DEL 15 NOVEMBRE ( Discorso non pronunciato) Il 15 novembre si è aperta la IV Duma. Il 15 novembre si è svolta una dimostrazione di operai a Pietroburgo* 6 . In rapporto agli scioperi politici precedenti, sul terreno di tali scioperi, questa dimostrazione è un fatto di grande importanza storica. Dagli scioperi è avvenuto il passaggio alle dimostrazioni. Il movimento delle masse si è elevato a una fase superiore: dagli scioperi a carattere politico alle dimo- strazioni di strada. È un grande passo in avanti, che deve essere sot- tolineato, rilevato e valutato degnamente da tutti i dirigenti coscienti del proletariato. Questo passo in avanti acquista un’importanza tanto piu grande in quanto è coinciso con l’apertura della IV Duma, che è la Duma dei grandi proprietari fondiari, nera, del 3 giugno. Il momento per la dimostrazione è stato scelto benissimo! Magnifico istinto proletario, capacità di contrapporre e mettere a raffronto l’apertura del «parla- mento» nero con le bandiere rosse nelle vie della capitale! Magnifico istinto proletario, capacità di contrapporre alla «di- mostrazione» cadetto-ottobrista, piaggiatrice, servile (per le meschine frasi di Rodzianko sulla « Costituzione » w ) all’interno del palazzo, una vera dimostrazione, effettivamente popolare, effettivamente de- mocratica, prettamente operaia (gli intellettuali, se si presta fede ai giornali, erano purtroppo assenti). Chiacchiere adulatrici sulla « Costituzione » (o storione col creno à la Rodzianko) nella Duma nera, c il modello delFinizio di una lotta per la libertà e per la rappresentanza parlamentare (senza vir- golette), per la repubblica fuori della Duma: in questa contrapposi- zione si è manifestato il profondo, sicuro istinto delle masse rivo- luzionarie. 408 LENIN Che il Lue dei liquidatori liberali «abbia messo in guardia» da questa dimostrazione è cosa degna dei traditori della causa operaia, Ma come ha potuto il gruppo socialdemocratico « mettere in guardia»? Come ha potuto degradarsi al livello dei cadetti? al livello degli schiavi? Come hanno potuto piegarsi i suoi singoli membri? piegarsi a tale vergogna? ? Sorge un’ipotesi, formulata talvolta in forma « privata » : non c’era forse il pericolo che uno qualsiasi dei gruppi che « avevano lan- ciato l’appello» l’avessero fatto a scopo provocatorio? Ammettiamo per un istante che ci fosse questa ipotesi. Ciò giu- stifica forse il gruppo socialdemocratico? No. O meglio: giustifica il suo passo da un punto di vista personale , ma politicamente no; giustifica il gruppo socialdemocratico della Duma dal sospetto di tradimento della causa operaia, ma non lo sottrae al rimprovero di aver commesso un errore politico. Come infatti avrebbe agito il deputato operaio , il vero depu- tato operaio, se avesse udito per tre giorni che si stava preparando una dimostrazione di quel genere e sentito circolare neH’uhimo giorno la «voce» ( anch'cssa forse provocatoria): «Non è forse una provocazione » ? Il deputato operaio avrebbe trovato la strada per giungere ad al- cuni operai influenti, avrebbe compreso che in tali momenti il suo posto era accanto agli operai d’avanguardia, che era cento volte piu importante essere con gli operai che partecipare alla seduta del gruppo parlamentare. Il deputato operaio avrebbe saputo da questi operai, da due o tre (se non quattro o cinque) operai influenti della capitale, come stavano le cose y che cosa pensavano gli operai, qual era lo stato d'animo delle masse. Il deputato operaio se ne sarebbe informato, sarebbe riuscito a in- formarsi e a sapere che lo sciopero ci sarebbe stato (da 15 a 50 milaW secondo le notizie della stampa borghese), che ci sarebbe stata la di- mostrazione, che gli operai non pensavano a violenze e disordini e che pertanto le voci sulla provocazione erano assurde. Il deputato operaio Tavrebbc saputo e non sarebbe caduto nel tranello teso dagli impauriti intellettualucoli liberali del pusillanime « gruppo di iniziativa ». Voci sulla provocazione? Ammettiamolo. Ma forse non ce ne INTORNO ALLA DIMOSTRAZIONE DEL IJ NOVEMBRE 409 furono nel movimento di Gapon. ? Bell’operaio o capo degli operai sarebbe stato colui che non avesse distinto l’originale risveglio delle masse, che aveva inizio con questo movimento, dal provocatore Ga- pon, dai provocatori della polizia che avevano spinto GaponM Ammettiamo che nella preparazione della dimostrazione del 15 novembre ci fosse stata la mano della polizìa e di provocatori. Am- mettiamolo pure (benché la còsa non sia stata dimostrata e non sia probabile; il piu probabile è che le voci sulla provocazione avessero scopo provocatorio). Ma ammettiamolo. Ebbene? Non bisogna giungere alla vio- lenza, quando di questa non si tratta. Bisogna mettere in guardia dalla violenza. Ma mettere in guardia da uno sciopero pacifico, quando le masse sono in fermento* Mettere in guardia dalla dimostrazione* ? Un deplorevole, deplorevolissimo errore ha commesso il gruppo socialdemocratico alla Duma nel suo insieme. E sarebbe consolante sapere che non tutti l’hanno commesso e che molti, dopo averlo com- messo, lo riconoscono e non lo ripeteranno. Il movimento del proletariato in Russia (qualsiasi tiro gli giuochi la polizia e in qualsiasi luogo) si è elevato a una fase superiore. Scritto nella seconda metà del novembre 1912. Pubblicato per la prima volta nel 1930 nella seconda e terza edizione delle Opere di V. I. Lenin, voi. XVI. Firmato: «Un non deputato*. LETTERA A I. V. STALIN Caro amico, nei giornali polacchi locali è stato pubblicato che Jagiello è stato ammesso nel gruppo, ma con solo voto consultivo. Se è vero, si tratta di una decisa vittoria dei principi di partito. È necessario, data Tagitazione condotta dal Lue: i) Pubblicare un arti- colo nel Dien (oggi spedirò il progetto)... nel collegio * (bisogna far loro imparare, e imparare noi stessi, che occorre rispondere a tutto ciò che è importante con risoluzioni, di cui una copia deve essere immediatamente inviata qui). Il progetto di questa risoluzione deve essere airincirca cosi: «Dopo aver esaminato circostanziatamente la questione deirammissione di Jagiello nel gruppo socialdemocratico, aver letto gli articoli che ne trattano neirorgano di stampa dei mar- xisti, la Pravda , e nel giornale dei liquidatori, il Lue , e aver tenuto conto del rapporto del tal dei tali sui dibattiti circa il problema nel gruppo socialdemocratico e deiropinione delle differenti organizza- zioni in Russia, il collegio decide: di riconoscere che il rifiuto di am- mettere Jagiello con voto deliberativo era Tunica soluzione giusta dal punto di vista dei principi del partito, poiché Jagiello non è membro del gruppo socialdemocratico ed è entrato alla Duma contro la vo- lontà della maggioranza dei grandi elettori della curia operaia di Varsavia. 11 collegio, condannando Tagitazione antipartito del « Bund > e dei liquidatori per Tammissione di Jagiello nel gruppo, esprime la speranza che la concessione al deputato Jagiello del voto consultivo contribuisca al raggruppamento di tutti gli operai polacchi coscienti intorno alla socialdemocrazia polacca e alla loro fusione con gli operai di tutte le nazionalità in uniche organizzazioni del POSDR >, Se, contro ogni aspettativa, i liquidatori hanno vinto e Jagiello e stato ammesso, è tuttavia necessaria, anzi due volte piu necessaria, LETTERA A !.V. STALIN 4H una risoluzione dello stesso tenore in cui si esprima il nostro ramma- rico e ci si rivolga al partito nel suo insieme. È poi estremamente importante che il collegio « corregga > la nota risoluzione del 13 novembre c ne approvi un’ahra, pressappoco cosi: «Dopo aver esaminato tutte le circostanze relative allo sciopero del 15 novembre, il collegio ritiene che l’avvertimento contro Io scio- pero lanciato dal gruppo parlamentare e dal Comitato di Pietrobur- go fu dovuto esclusivamente al fatto che parte dell’organizzazione era impreparata a un’azione per quel giorno. Tuttavia l’esperienza ha mostrato che il movimento del proletariato rivoluzionario si è largamente esteso ed è passato a manifestazioni di strada in nome della repubblica, della giornata lavorativa di otto ore e della confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari, il che ha portato a un li- vello piu aho tutto il movimento operaio in Russia. Il collegio, con- dannando quindi la propaganda contro gli scioperi rivoluzionari con- dotta dai liquidatori, il loro... gruppo e il Lue , raccomanda agli ope- rai di indirizzare tutti i loro sforzi a una preparazione più larga, seria e compatta delle dimostrazioni di strada e degli scioperi poli- tici di protesta, facendo in modo che questi siano il più possibile bre- vi (un giorno) e unitari. Il collegio svilupperà l'agitazione per uno sciopero e una dimostrazione da svolgersi il 9 gennaio prossimo, con una particolare azione di protesta contro la casa dei Romanov, che ha asservito la Russia e l’ha bagnata di sangue in occasione del suo terzo centenario ». È inoltre estremamente importante e necessario che cinque de- putati (della curia) redigano una risoluzione motivata sull’affare Ba- daiev. AU’incirca cosi: «Cinque deputati della curia operaia, consi- derando la campagna che i liquidatori svolgono nel Lue e fra gli operai di Pietroburgo contro il compagno Badaiev, ha deciso: 1) non portare la questione al gruppo parlamentare, poiché il gruppo ha ammesso Badaiev, e non vi è stata nessuna protesta contro questa ammissione; 2) condurre un’indagine sulle circostanze in cui è av- venuta l’elezione di Badaiev, a condizione che questi si astenga dal voto sulla questione che lo riguarda; 3) è stato stabilito dopo il con- trollo da parte di cinque deputati, a) che il mandato, di contenuto a nti liquidato re, fu pubblicato in precedenza e approvato all’unani- mita dell’assemblea dei delegati; che tutti i delegati e i grandi elet- 412 LENIN tori che erano per Badaiev hanno agito concordemente, compatti e come compagni convinti, su richiesta del comitato di Pietroburgo del POSDR, b) che neirassemblea dei delegati socialdemocratici quin- dici erano per la lista del comitato di Pietroburgo e nove per i liqui- datori, e che non tutti i delegati e i grandi elettori del Lue avevano agito come fautori dei liquidatori, e una parte era esitante (Sudakov e altri), c) che quando vennero eletti tre grandi elettori per ognuna delle due tendenze, i sostenitori di Badaiev fecero il loro dovere, pro- ponendo di risolvere la question tirando a sorte per non portare la disputa davanti alla borghesia, d) che il fatto che i sostenitori di Ba- daiev avessero avanzato una simile proposta e che i liquidatori l’aves- sero respinta su... la questione di P, e M., quest’ultimo (liquidatore), considerando tutto ciò hanno deciso: riconoscere che Badaiev è vera- mente l’eletto degli operai socialdemocratico di Pietroburgo ed è stato portato candidato effettivamente su richiesta del comitato di Pietro- burgo, che tutta la colpa per la disorganizzazione delle elezioni del partito socialdemocratico nella curia operaia ricade sui liquidatori, i quali, sapendo che erano in minoranza, sono andati contro la vo- lontà della maggioranza. Che il rifiuto dei liquidatori di tirare a sorte è stata una trasgressione, scandalosa e mai vista nel movimento operaio, di quello che è il dovere di ogni socialdemocratico. È stato deciso di pubblicare la presente risoluzione nella stampa e di inter- venire compatti fra gli operai in favore di Badaiev e contro l’agita- zione dei liquidatori ». Questa risoluzione è necessaria. La questione di Badaiev ha già avuto un’eco sulla stampa internazionale. Steklov ha pubblicato nel- la Nette Zeit frasi ambigue, ma abiette. In un opuscolo tedesco, edito dai liquidatori per il congresso internazionale, si scrivono le cose più impensate. Non si può tacere. Proprio ì deputati della curia devono controllare i fatti e risolvere il caso, naturalmente con Tastensione di Badaiev. Scritta nel novembre 1912. Pubblicata per la prima volta. Per V asili* v LETTERA A V. I. STALIN Caro amico, per quanto riguarda il 9 gennaio, è estremamente importante pensare bene alla cosa e prepararla in tempo. Prima di quella data deve essere pronto un manifestino che inviti ai comizi, a uno sciopero di ventiquattro ore e a dimostrazioni (ciò deve essere deciso sul posto, dove le cose si vedono meglio) " Bisogna « correg- gere » l’errore dei I5 novembre, correggerlo contro gli opportunisti, naturalmente. Le parole d’ordine del manifestino devono essere le tre principali parole d'ordine rivoluzionarie (repubblica, giornata lavo- rativa di otto ore e confisca delle terre dei grandi proprietari fondia- ri), sottolineando particolarmente la «vergogna» del terzo centenario della dinastia dei Romanov. Se non c’è la piena, pienissima garanzia della possibilità di avere il manifestino a Pietroburgo, bisogna in an- ticipo, in tempo, prepararlo qui e inviarlo. L'impudenza dei liqui- datori nel caso Jagiello non ha esempi. Se tutti i sei della curia ope- raia sono nostri, non dobbiamo sottometterci senza reagire a qualche siberiano. I sei devono assolutamente elevare la loro decisa protesta; se vengono messi in minoranza devono pubblicare la protesta sul Dìen e dichiarare che si appelleranno alla base, alle organizzazioni degli operai. I liquidatori vogliono gonfiare la loro maggioranza e provo- care la scissione con la socialdemocrazia polacca. Possibile che i rap- presentanti degli operai dei sei governatorati operai, si sottomettano a Skobelev e soci o al primo siberiano che capita? 100 Scrivete più spesso e di più, con più particolari. L’articolo del Lue contro gli scioperi è il colmo della bassezza. Bisogna reagire aspramente sulla stampa illegale. Scrivetemi al più 414 LENIN presto e ditemi quale dei progetti da voi delineati per tale azione ave- te intenzione di attuare. Saluti P.S. Mandate indietro il documento; non è comodo servirsene, il suo proprietario può essere a Pietroburgo. Pubblicata per la prima volta ne) 1913 nel libro: Dall epoca della aZvìezdà » e del- la « Pravda », 1911- 1914, HI edizione. LA MALATTIA DEL RIFORMISMO « Di che cosa siamo malati ? », si chiedeva recentemente nel Lue l’autore di un edificante articolo polemico cosi intitolato e scritto sotto l’impressione dello sciopero del 15 novembre. La risposta appare chiara dalle seguenti due citazioni: « Dovrebbe essere evidente, pare, per coloro che pretendono di a- vere la funzione di capi, che la rivendicazione della revoca dello stato di emergenza e della libertà di coalizione è la sola causa per cui si deve lotta- re oggi e nel prossimo futuro, mentre il cambiamento del regime attuale, di cui si parla neirappcllo, è qualcos’altro, che può essere raggiunto non giocando allo sciopero, come si fa adesso', ma con un lavoro tenace c si- stematico, con la conquista di una posizione dopo l’altra, con la tensione di tutte le forze, con una organizzazione perfetta e facendo partecipare alla lotta non la sola classe operaia, ma larghe masse popolari... « Con un atteggiamento cosciente verso i nostri compiti e agendo in modo sistematico in difesa dei propri interessi, senza prender fuoco oggi per raffreddarsi domani, ci creeremo sia forti organizzazioni sindacali, sia un partito politico legale su cui nessuno oserà levare la mano ». È sufficiente leggere questa citazione per dire aH’articolista : è meglio che chiediate, mio caro, e di che cosa voi stesso siete ma- lato». E vi risponderemo: siete malato di riformismo, la cosa è evi- dente. Un’« idea vi assilla», l’idea di un partito operaio stolypiniano. È una malattia pericolosa. I medici del Lue vi daranno il colpo di grazia. L’articolista in modo del tutto preciso e consapevole predica, in contrapposto alla rivendicazione generale della libertà politica, un « partito politico legale ». Il confronto dei due passi citati piu sopra LENIN 416 non lascia sussistere alcun dubbio. Le scappatoie sarebbero qui inutili. Noi domandiamo all’autore dell'articolo : perche dunque il « par- tito legale » degli opportunisti della democrazia piccolo-borghese (i « socialisti popolari > nel 1906) e del liberalismo della grande bor- ghesia (1 cadetti nel 1906, 1907 c piu avanti) fu un’utopia, e il vostro partito operaio «legalo non lo è? Voi riconoscete (o, almeno, l’azione « legale > nelle elezioni vi ha costretto a riconoscere) che i cadetti sono dei controrivoluzionari, non sono dei democratici, non sono in generale il partito delle masse, ma quello della borghesia agiata, il partito della «prima curia». Ed ecco che voi, « politico sobrio, realista », nemico delle « fiammate e de! mostrare i pugni», avanzate, in nome di sedicenti operai, una rivendicazione « immediata » che è risultata utopistica, irraggiungi- bile per i cadetti!! Siete un grande utopista, ma la vostra utopia è piccola, meschina, misera. Senza rendervene conto, vi siete contagiato della malattìa di moda — ve ne ora un’epidemia! — quella dello scoraggiamento, della pusillanimità, della disperazione, della mancanza di fiducia. E questa malattia vi spinge nella fossa dellopportunismo, per il quale già hanno pagato con la derisione generale sia i socialisti popolari che i cadetti. Voi ritenete che la rivendicazione immediata c pratica, «siste- matica» e «consapevole» sia la revoca dello stato di emergenza e la libertà di coalizione. Voi dissentite in modo radicale dalla socialde- mocrazia, poiché questa comprende quali sono le condizioni gene- rali in cui queste riforme possono (sul serio) essere attuate. Voi siete sostanzialmente d’accordo con i progressisti e gli ottobristi, poiché proprio costoro ingannano se stessi e gli altri con le chiacchiere... sulle riforme e le « libertà » raggiungibili sul terreno deirattuale stato di cose. Il riformista italiano Bissolati ha tradito la classe operaia per le riforme promesse dal ministro liberale Giolrrti, in una situazione in cui i partiti di tutte le classi esistevano «legalmente»; mentre voi tradite la classe operaia per riforme che nemmeno Izgoiev e Bulga- kov attendono da Makarov! Voi parlate con disprezzo del «giuoco allo sciopero». Non ho la possibilità di rispondervi qui come si converrebbe su questo punto. Vi dirò soltanto che chiamare « giuoco » un profondo movimento LA MALATTIA DEL RIFORMISMO 417 storico è semplicemente sciocco. Vi irritate per gli scioperi come si irritano il Novoie Vremia (cfr. il numero del 17 novembre, articolo di Nieznamov), gli Izgoiev e i Bulgakov. E vi irritate perchè la realtà infrange inesorabilmente le vostre illusioni liberali. Le masse operaie riconoscono pienamente la necessità dell’organizzazione, della siste- maticità, della preparazione, del metodo, ma avranno sempre un atteggiamento sprezzante verso i vostri discorsi. La grave malattia che vi ha intossicato è dovuta a un bacillo molto diffuso, il bacillo della politica operaia liberale, o, in altre parole, del liquidatorismo. Esso è neiraria. Ma per quanto vi irri- tiate per il corso degli avvenimenti in generale, e per il 15 novembre in particolare, questo corso è letale per tale bacillo Pravda, n. 180, 29 novembre 1912. Firmato: V. Ilin. LA PAUPERIZZAZIONE NELLA SOCIETÀ’ CAPITALISTICA I riformisti borghesi, e sulle loro orme alcuni opportunisti nelle file della socialdemocrazia, affermano che nella società capitalistica non avviene la pauperizzazione delle masse. La € teoria della paupe- rizzazione », essi dicono, è sbagliata: il benessere delle masse, ben- ché lentamente, cresce, l’abisso fra gli abbienti e i nullatenenti non si approfondisce, ma sta colmandosi. Negli ultimi tempi tutta la falsità di simili affermazioni si ri- vela alle masse in modo sempre piu evidente. Il carovita aumenta. Il salario degli operai, persino con una lotta a base di scioperi la piu tenace e con il miglior esito per gli operai, cresce molto piu lenta- mente di quanto si elevino le spese che la forza-lavoro sopporta. E accanto a questo fenomeno la ricchezza dei capitalisti aumenta con una rapidità vertiginosa. Ecco alcuni dati riferentisi alla Germania, dove le condizioni degli operai sono incomparabilmente migliori di quelle esistenti in Russia, grazie al grado di civiltà piu elevato, grazie alla libertà di sciopero e di associazione, alla libertà politica, ai milioni di membri dei sindacati e ai milioni di lettori dei giornali operai. Secondo i dati politico-sociologici borghesi , che poggiano su fonti ufficiali, il salario degli operai è aumentato in Germania negli ultimi trentanni del 25 per cento in media. Nello stesso periodo il costo della vita è aumentato almeno del 40 per cento!! E i generi alimentari, il vestiario, i combustibili, gli affitti, tutto è aumentato di prezzo. L’operaio si impoverisce in assoluto , diventa cioè addirittura piu povero di prima, è costretto a vivere peggio, a nutrirsi con piu frugalità, insufficientemente, ad alloggiare negli scantinati e nelle soffitte. LA PAUPERIZZAZIONE NELLA SOCIETÀ CAPITALISTICA 419 L’impoverimento relativo degli operai, cioè la riduzione della parte del reddito sociale che loro spetta, è tuttavia ancor piu palese. La parte relativa che spetta agli operai nella società capitalistica, che si arricchisce rapidamente, diventa sempre più piccola, poiché in modo sempre più rapido si arricchiscono i milionari. In Russia non esiste l’imposta sul reddito, non vi sono dati sul- l’aumento della ricchezza delle classi facoltose della società. La no- stra realtà, ancora più triste, è coperta da una cortina, quella delle tenebre e del silenzio. In Germania vi sono dati precisi sulla ricchezza delle classi ab- bienti. In Prussia, per esempio, i primi io miliardi di marchi (5 mi- liardi di rubli) di beni imponibili appartenevano nel 1902 a 1.853 P cr " sone, e nel 1908 a 1.108. Il numero dei più grandi ricchi è diminuito, e la loro ricchezza è cresciuta: ognuno di essi aveva in media nel 1902 beni per 5 mi- lioni di marchi (2 milioni e mezzo di rubli), e nel 1908, invece, per 9 milioni di marchi (4 milioni e mezzo di rubli)! Si parla dei « 10.000 che stanno in alto». In Prussia questi sono 21 mila, sono i ricchi che hanno beni per 13 miliardi e mezzo, mentre gli altri 1.300.000 proprietari hanno beni imponibili per 3 miliardi di marchi. I quattro più grandi milionari della Prussia (un principe, un duca e due conti) avevano nel 1907 beni per 149 milioni di marchi e nel 1908 per 481 milioni. Nella società capitalistica la ricchezza aumenta con incredibile rapidità, mentre le masse operaie si impoveriscono. Pravda , n. 181 , 30 novembre 1912. Firmato: V. LA CLASSE OPERAIA E LA SUA RAPPRESENTANZA «PARLAMENTARE* Non è la prima volta che gli operai coscienti devono occuparsi della rappresentanza collettiva della classe operaia alla Duma. Ed ogni volta, quando si è costituita questa rappresentanza nella II, nella III e nella IV Duma (non parliamo della prima, che fu boi- cottata dalla maggioranza dei socialdemocratici), si c osservato che le concezioni, le opinioni, gli orientamenti della maggioranza della socialdemocrazia non coincidevano con quelli della sua rappresen- tanza parlamentare. Si hanno dati precisi su tale fatto per la II Duma. Nella prima- vera del 1907 furono stabilite ufficialmente e indiscutibilmente le idee, gli orientamenti, le correnti o frazioni che prevalevano nella socialdemocrazia e quelle che prevalevano nel gruppo socialdemo- cratico alla Duma. Risultò che, avendo inviato un delegato ogni 500 operai social- democratici, i bolscevichi avevano allora 105 delegati, i menscevichi 97, e i non frazionisti 4“*. Il bolscevismo aveva una prevalenza palese. Fra i socialdemocratici c nazionali », i polacchi avevano 44 de- legati, i bundisti 57 e i lettoni 29. Poiché fra i lettoni prevalevano al- lora fortemente i nemici deiropportuni&mo, dei menscevichi e del Bund, anche fra i « nazionalisti » il rapporto fra le « correnti » era in generale simile al rapporto fra le « correnti » nella parte « russa » della socialdemocrazia. Eppure nel gruppo socialdemocratico alla Duma vi erano allora 36 menscevichi e bolscevichi, e fra i deputati della curia operaia 12 menscevichi c 11 bolscevichi. È chiaro che i menscevichi avevano la prevalenza. LA CLASSE OPERAIA E LA SUA RAPPRESENTANZA 4^1 Nella socialdemocrazia e nel gruppo parlamentare le forze delle < correnti » non si suddividevano quindi allo stesso modo, ma addi- ' rittura in modo opposto. È ciò dovuto al caso? No. In tutti i paesi del mondo si osserva, secondo una regola ge- nerale, che la composizione delle rappresentanze parlamentari dei partiti operai è piu opportunista in confronto alla composizione de- gli stessi partiti operai. Non è difficile individuare la causa di questo fenomeno: in primo luogo, tutti i sistemi elettorali dei paesi bor- g h esi, anche i piu democratici, limitano dì fatto il diritto di voto degli operai sia per l’età (in Russia bisogna avere 25 anni) sia per la residenza e il posto di lavoro stabile (in Russia di sei mesi), ecc. Si- mili limitazioni gravano di consueto piu fortemente proprio sui piu giovani strati del proletariato, più coscienti e decisi. In secondo luogo, gli elementi non proletari dei partiti operai, i funzionari delle associazioni operaie, i piccoli padroni, gli impie- gati e, soprattutto, gli « intellettuali », quale che sia la legge eletto- rale nella società borghese, si specializzano più facilmente (per le loro occupazioni, situazione nella < società », preparazione, ecc.) nella pro- fessione di c parlamentari ». Quali conclusioni derivano da questo fatto e come stavano le cose nella II Duma, in confronto alla III e alla IV? A queste questio- ni dedicheremo un prossimo articolo. Pravda , n. 191. 12 dicembre 1912. Firmato: V. I. < CONCILIAZIONE » DEI NAZIONALISTI CON I CADETTI Il piu grande risultato politico dei dibattiti alla Duma sulla di- chiarazione del governo è la commovente unione dei nazìonalistì y degli ottobristi e dei cadetti . La nostra cosiddetta « società» russa cede talmente di fronte alla frase altisonante e a buon mercato, che si è costretti a insistere particolarmente su questo effettivo risultato del- l’intervento di tutti i partiti, con la loro critica delle questioni poli- tiche di principio. « I partiti sono scomparsi — scriveva il nazionalista " Novoie Vre - mia ” (n. 13199) — • 11 bellissimo discorso del deputato Maklakov (nella seduta del 7 dicembre) ha unito tutta la Duma, che l’ha applaudito dimen- ticando tutti i calcoli e le differenze di idee dei partiti ». Chiunque si interessi seriamente di politica deve ricordare que- sti giudizi del giornale nazionalista , organo principale dell’adula- zione, della persecuzione degli ebrei e degli allogeni, e riflettere su di essi. Non perché « abbiano dimenticato » le differenze di idee dei partiti, gli ottobristi e i nazionalisti, i seguaci di Guckov e del Novoie Vremia , hanno applaudito Maklakov, ma perché hanno compreso giustamente la profonda identità di idee fra la borghesia liberale e Ì grandi proprietari fondiari nazionalisti. Maklakov ha rivelato questa identità di idee sulle questioni ca- pitali della politica interna ed estera. « Se la Russia non cerca la guerra, nemmeno la teme » — ha esclamato quel cadetto mentre i nazionalisti lo applaudivano a lungo. E come non applaudirlo? Per ogni uomo ferrato in politica è chiaro che con queste parole i cadetti esprimevano il loro accordo con la politica di minaccia di guerra, con « CONCILIAZIONE » DEI NAZIONALISTI CON I CADETTI 423 la politica del militarismo, dell’armamento terrestre e navale che op- prime e immiserisce le masse popolari. I liberali che appoggiano il militarismo non fanno paura alla reazione, poiché i reazionari ragionano del tutto giustamente: l’ap- poggio al militarismo è un fatto , e le esclamazioni liberali vacue pa- role , che è semplicemente impossibile tradurre in realtà quando domi- na la reazione. « Dacci milioni per Tarmamento, noi ti daremo gli applausi per le frasi liberali », ecco ciò che dice e deve dire ai Bala- laika iaI della Duma ogni grande proprietario fondiario feudale in- telligente. E la posizione di Maklakov nella politica interna? È forse per caso che un prete di destra è « contentissimo », come attesta la stessa Riec , o che il Novoie V remia pubblica, andando in brodo di giug- giole, il leitmotiv di Maklakov: «Non sia la Russia divisa in due campi, il paese e il governo»? No, non è per caso, poiché, con le sue grida sulla volontà di « conciliazione », Maklakov di fatto fa da spalla a Kokovtsov. Anche costui vuole la «conciliazione»! Kokovtsov non vuole mutamenti nel rapporto delle forze so- ciali. Maklakov non ha manifestato minimamente di concepire quale mutamento è necessario e come questo può essere ottenuto. « Conci- liazione » è proprio il termine che nasconde l’unica questione seria, quella delle condizioni e dei mezzi per un simile mutamento, la nasconde mediante una frase putrida, che non dice nulla, che ottun- de la coscienza civile delle masse, le assopisce. Disprezzo merita la « società » che può applaudire i discorsi dei Maklakov sulla «conciliazione». Nel discorso poi del rappresentante degli operai, Malinovski, sulla dichiarazione del governo, sia i nazionalisti che i cadetti hanno fatto di tutto per non accorgersi deWim postazione dei problemi da parte della democrazia. Ma Malinovski non ha affatto pronunciato il suo discorso per quel pubblico. Prapda , n. 194, 15 dicembre 1912. I NAZIONAL-LIBERALI Negli ultimi anni si denota palesemente nel liberalismo russo una determinata differenziazione. Dal campo liberale comincia a staccarsi la « vera » borghesia. Il capitale liberale forma il suo par- tito, un partito a sé, nel quale devono passare (e stanno passando) molti elementi della borghesia, che prima seguivano gli ottobristi, c verso il quale vanno gli elementi più moderati, « solidi * della grande borghesia, abbandonando il partito cadetto. 11 gruppo dei « progressisti > nella III e nella IV Duma, come il gruppo « progressista » nel Consiglio di Stato, sono molto prossimi a divenire la rappresentanza ufficiale di partito di questa borghesia na- zional-liberale nell’arena parlamentare. Il recente congresso dei « pro- gressisti » ha in sostanza delineato proprio un programma nazional- liberale che oggi la Russkaia Molvà fa suo. Che cosa vogliono i cosiddetti «progressisti»? Perché li chia- miamo nazional-liberali? Non vogliono il dominio completo e indivisibile dei grandi pro- prietari fondiari e dei burocrati. Essi cercano di otten e — e lo dico- no apertamente — una Costituzione moderata, strettamente di cen- so, con un sistema bicamerale e una legge elettorale antidemocratica. Vogliono un « potere forte », che svolga la politica « patriottica » di conquista, con il ferro e con il fuoco, di nuovi mercati per l’« industria patria »; vogliono avere, per i burocrati, lo stesso peso dei Puriscke- vic, e allora saranno pronti a dimenticare i «vecchi rancori» verso i reazionari e a lavorare con loro spalla a spalla per creare una « gran- de > Russia capitalistica. Dal partito ottobrata li separa il fatto che in questo partito è troppo forte rdemento formato dai grandi proprietari fondiari e che esso è arrendevole fino alttmpotenza. Dal partito cadetto li separa ravversione per il civettare cadetto con la democrazia. A questi « se- ri » costituzionalisti le false chiacchiere cadette sul suffragio univer- 1 NAZIONAL-LIBERALI 425 sale, suiralienazione forzata (sia pure con il riscatto) appaiono asso- lutamente superflue e inammissibili. I nazional-liberali trinciano senz altro: non bisogna temere le accuse di « connivenza con le forze reazionarie», bisogna combattere apertamente contro l’« invito a impadronirsi delle terre dei grandi proprietari fondiari » e l’« istigazione all’odio contro le classi ab- bienti»; circa i problemi della «potenza militare» non vi devono essere né le destre né le sinistre: « Siamo ritornati alla patria... L'esercito russo... è il nostro esercito... Il tribunale russo non è il tribunale di Scemiak**, ma il nostro ... La potenza russa all’estero non è una vanagloriosa fantasia della burocrazia, è la nostra forza e la nostra gioia » (cfr. la dichiarazione programmatica della Rus sfiata Molvà). I nazional-liberali hanno indubbiamente un certo «avvenire» in Russia; saranno il partito della «vera» borghesia capitalistica, come- quello che vediamo in Germania. Gli elementi liberali prettamente intellettuali, con una « base » limitata, rimangono con i cadetti. I na- zional-liberali avranno l’adesione di ideologi quali Struve, Maklakov, Protopopov, Kovalievski e altri che già da lungo tempo stanno con un piede nel campo reazionario. Aderiranno indubbiamente ad es- si anche gli elementi moderati fra i grandi proprietari fondiari zemtsy di « Scipov », che sono parimenti per una Costituzione strettamente di censo, per una « Costituzione » per i ricchi. (Non per nulla il si- gnor Struve ha ricordato con tanto affetto il signor Scipov...). I sogni dei « progressisti » di un « potere forte », che conduca una politica liberale, non possono certo avverarsi in un prossimo fu- turo. I favoriti rimangono i Khvostov e i PurisckeVàC. Può darsi che il partito nazional-liberale oggi non si formi ancora definitivamente e che il giornale dei progressisti muoia come è morto tre anni fa lo Slot/o che in generale si poneva gli stessi scopi» (Tuttavia alla Duma i « progressisti » si sono relativamente rafforzati in confronto ai cadetti). Ma l’azione aperta della borghesia nazional-liberale significa comun- que una notevole maturazione delle contraddizioni di classe in Russia. AH’autodeterminazione della borghesia capitalistica gli operai devono contrapporre una decuplicata energia per rafforzare la pro- pria organizzazione e la propria autodeterminazione di classe. Vravda , n. 200, 22 dicembre 1912. L’ATTEGGIAMENTO VERSO IL LIQUIDATORISMO E L’UNITA’ Tesi 1. Lotta di quattro anni contro il liquidatorismo. Nel dicembre 1908 il partito definisce il liquidatorismo. Lo con- danna non per il lavoro legale, ma perché disgrega il partito. Vit- toria deH'antiliquidatorismo sull’arena legale nel 1912 (la Pravda e le elezioni). 2. 1 liquidatori compiono la scissione. Si staccano dal partito. I loro gruppi di iniziativa sono il prodotto e la manifestazione della scissione. 3. La conferenza dell’agosto 1912 è, per la sua composizione, antipar- tito, come sono costretti a riconoscere persino i conciliatori. Inammissibilità che gruppetti all’estero, i quali non hanno un mandato diretto da nessuna organizzazione socialdemocratica della Russia e non agiscono in accordo con essa, parlino in nome del partito socialdemocratico. 4. Le risoluzioni della conferenza d’agosto sulle questioni principali del movimento e innanzi tutto sulla questione fondamentale del riconoscimento, pieno e sincero, del partito illegale, si distinguono, esprimendoci nel modo più attenuato, per la loro « diplomazia >, esse cioè si sottraggono dal dare una risposta diretta a tale que- stione. In realtà si tratta di risoluzioni liquidatoriste. 5. Il modo di comportarsi del gruppo dei liquidatori della Nascia Zo rtà t e nel Lue dopo la conferenza (d’agosto), ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che si tratta di un gruppo antipartito, il che si è espresso a) nella predicazione del partito legale; b) nella derisione della «clandestinità» nella stampa legale; c) nella lotta contro gli scioperi rivoluzionari e contro la lotta rivoluzionaria di massa in generale. L ATTEGGIAMENTO VERSO IL LIQUIDATORISMO E L'UNITA 427 Necessità di una lotta decisa contro questo gruppo, quale gruppo antipartito. 6. Predicazione deirunità nella stampa legale, che elude e offusca il fondo della questione, e precisamente: il riconoscimento di fatto del partito illegale è un inganno degli operai. 7. Necessità assoluta dell’unità di tutte le correnti c sfumature nell’or- ganizzazione illegale. Appello a questa unità. Scritto nel dicembre 1912. Pubblicate per la prima volta nel 1939 nel BolsceviJ(, n. 1. COMUNICATO E RISOLUZIONI DELLA RIUNIONE DEL COMITATO CENTRALE DEL POSDR CON FUNZIONARI DEL PARTITO “ Pubblicati nel febbraio 1913 in opuscolo dalle edizioni del CC del POSDR. COMUNICATO Nel febbraio di quest’anno ha avuto luogo un incontro del CC del POSDR con funzionari del partito. Si è riusciti a farvi parteci- pare membri delle organizzazioni illegali di partito di Pietroburgo (cinque compagni), della regione di Mosca (due compagni), del Sud (due compagni), degli Urali e del Caucaso. Non vi era stata la pos- sibilità di procedere ad elezioni nelle organizzazioni locali e quindi la riunione non ha potuto costituirsi in conferenza. Una parte dei membri del Comitato centrale non ha potuto presenziare a causa della polizia. Quasi tutti i presenti avevano preso parte, come dirigenti, a diver- si tipi di associazioni operaie legali e alle cosiddette < possibilità lega- li ». La riunione ha cosi potuto offrire, per la sua composizione, un quadro esatto di tutta Tatti vita di partito in tutte le zone principali della Russia. Ci sono state undici sedute e sono state elaborate risoluzioni sui seguenti punti debordine del giorno: i) La ripresa rivoluzionaria, gli scioperi e i compiti del partito. 2) L’edificazione dell’organizza- zione illegale. 3) Il gruppo socialdemocratico alla Duma. 4) La stam- pa del partito. 5) La campagna delle assicurazioni. 6) Atteggiamento verso il liquidatorismo. Il problema dell’unità. 7) Le organizzazioni socialdemocratiche « nazionali ». Le risoluzioni sono state approvate airunanimità; eccezioni, l’a- stensione di un compagno su due punti della risoluzione sulle « assi- curazioni » e di un altro su aspetti particolari di quella «nazionale». Le risoluzioni, sanzionate dal Comitato centrale, offrono un rias- sunto dell’esperienza di partito e la linea direttrice per tutte le prin- cipali questioni dell’attività socialdemocratica nella Russia di oggi. 43 2 LENIN Il compito fondamentale della socialdemocrazia è di tener siste- maticamente conto deiresperienza del 1912, perché questo è stato Tanno di una grande svolta storica nel movimento operaio in Russia. Non solo il declino e la disgregazione vengono sostituiti dalla ripre- sa; la classe operaia passa a un’offensiva di massa contro i capitali- sti e la monarchia zarista. L’ondata di scioperi economici e politici è talmente vasta che la Russia si trova, sotto questo aspetto, innanzi a tutti i paesi del mondo, anche i piu sviluppati. Questo fatto non farà naturalmente dimenticare a nessun ope- raio cosciente la larga misura in cui il proletariato dei paesi liberi ci ha sopravanzato nelTorganizzazione e nelTeducazione di classe del- le masse. Ma esso ha dimostrato che la Russia è entrata nel periodo di sviluppo di una nuova rivoluzione . Alla classe operaia spetta il grande eompito di destare alla rivo- luzione e di educare alla lotta tutte le masse democratiche, di dirigerle per il potente attacco che, dopo aver abbattuto la monarchia dei Ro- manov, dovrà dare alla Russia la libertà e la repubblica. Appoggiare in tutti i modi la lotta rivoluzionaria aperta delle masse, organizzarla, estenderla, approfondirla e intensificarla; questo il compito fonda- mentale del momento che stiamo attraversando. Non è un socialde- mocratico chi non si è reso conto di questo compito, chi non svolge un’attività in questa o quella organizzazione, gruppo o cellula ille- gale che si dedicano alla causa dello sviluppo della rivoluzione. È stata soprattutto la ripresa rivoluzionaria del proletariato nel 1912 a far cambiare, come tutti riconoscono, lo stato d’animo della democrazia. Tanto nelle elezioni per la IV Duma, quanto nella fon- dazione della stampa operaia legale, che propaganda sia pure solo i principi elementari della teoria marxista, la socialdemocrazia ha con- seguito grandi vittorie. Il governo zarista non ha potuto impedire queste vittorie esclusivamente perché la lotta rivoluzionaria aperta delle masse ha mutato tutta la situazione sociale e politica. Il POSDR, continuando il suo incessante, tenace, sistematico lavoro per utilizza- zare decisamente tutte le « possibilità legali >, cominciando dalla tri- buna della Duma per finire con le associazioni contro Talcoolismo, non dimentica nemmeno per un istante che è degno delTalto appel- lativo di membro del partito solo chi conduce tutto il lavoro fra le RIUNIONE DEL CC DEL POSDR 433 masse ispirandosi veramente alle risoluzioni del partito, meditate e approvate tenendo presente la rivoluzione che sale, e non la « legali- tà » del 3 giugno. Non lasciarsi influenzare dallo sbandamento e dal- la disgregazione, che sono rimasti dal periodo 1908-1911, ma lottare contro di essi: questo è il nostro compito. Non seguire la corrente del legalitarismo caotico e senza principi, ma utilizzare ciò che è legale per un graduale raggruppamento di tutto ciò che è vivo in- torno al partito illegale: questa è la nostra causa. Nessuna pace con coloro che si servono del legalitarismo per seminare lo scetticismo e Tindifferenza verso la lotta rivoluzionaria nelle masse o anche addi- rittura per frenarla: questa è la nostra parola d’ordine. Il pegno che le nostre rivendicazioni vengano soddisfatte non consiste nello sminuirle e nemmeno nel mutilare il nostro programma e neH’applicare la tattica di attrarre gente arretrata con l’inganne- vole parola d’ordine della facilità con cui si potrebbero ottenere que- sta o quella riforma costituzionale senza abbattere lo zarismo russo. No. Questo pegno è l’educazione delle masse nello spirito della de- mocrazia conseguente e il riconoscimento della falsità delle illu- sioni costituzionali. Questo pegno è l’organizzazione rivoluzionaria della classe d’avanguardia, il proletariato, e il grande entusiasmo ri- voluzionario delle masse. Il periodo dell’orgia controrivoluzionaria ci ha lasciato in ere- dità, negli uni, lo sbandamento e lo sfacelo ideologico, la disgrega- zione organizzativa in molti centri del movimento operaio, i metodi artigianali e il distacco forzato dal partito, e, negli altri, l’atteggia- mento sprezzante e addirittura malevolo verso la «clandestinità», che è la depositaria dei comandamenti della rivoluzione ed elabora la tattica rivoluzionaria. Distacco dei liquidatori dal partito social- democratico, allontanamento reale e, in alcune località, dimenticanza dei principi della socialdemocrazia e sfacelo delle organizzazioni so- cialdemocratiche « nazionali », tutto ciò ha acuito al massimo l’esi- genza d dX unità. L’unità del proletariato socialdemocratico c la condizione neces- saria delle vittorie del proletariato stesso. L’unità del proletariato socialdemocratico è impossibile senza l’unità del suo partito, il POSDR. E qui vediamo immediatamente che non si può risolvere il pro- blema di questa unità senza aver prima risolto, non solo a parole, 434 LENIN ma con i fatti, il problema della necessità del partito illegale. Chi parla dell’unità, predicando al tempo stesso il « partito operaio le- gale », inganna se stesso e gli operai. Chi parla deH’unità fingendo che la questione si possa risolvere, spiegare, o anche solo impostare, nel quadro della legalità, inganna se stesso e gli operai. No. Non le vuote frasi sull’« unità » nella stampa legale, non gli accordi con i diversi gruppetti di intellettuali che « farneticano ognuno per proprio conto », non la diplomazia delle trattative aH’estero, ma soltanto lunionc nelle diverse località, la fusione di fatto in un’unica organizzazione illegale di tutti gli operai che aderiscono al POSDR, è la sola cosa che possa risolvere il problema dell’unità. Già gli stessi operai si sono accinti, dal basso, all’unica soluzione seria, pratica del problema dell’unità. La riunione invita tutti i social- democratici a mettersi su questa strada. Gli operai socialdemocratici ricostituiscono dappertutto le orga- nizzazioni illegali uniche del POSDR, sotto forma di cellule di offi- cina, di comitati di fabbrica e officina, di gruppi rionali, di centri cit- tadini, di gruppi socialdemocratici nelle istituzioni legati di tutti i tipi , ccc. Chi non vuole condannarsi a un’impotente solitudine vada in queste organizzazioni. Il riconoscimento del partito illegale, l’ap- poggio alla lotta rivoluzionaria delle masse avvengono qui sotto il controllo degli stessi operai. Il periodo dello sfacelo volge al termine. È venuto il momento di raccogliere le forze. Raggruppiamoci dunque nelle organizzazioni illegali del POSDR. Queste non chiudono le porte a nessun social- democratico che voglia lavorare in esse, che voglia contribuire all’or- ganizzazione del proletariato, alla sua lotta contro il capitale, all’as- salto rivoluzionario che il proletariato ha iniziato contro la monar- chia zarista. In Russia matura lentamente ma infallibilmente una crisi poli- tica che investe tutto il paese. Il sistema del 3 giugno è stato l’ultimo tentativo di salvare la monarchia centonera dello zar, il tentativo di rinnovarla mediante un’alleanza con gli strati superiori della bor- ghesia, e questo tentativo è fallito. Le nuove forze della democrazia crescono e si rafforzano, non di giorno in giorno ma di ora in ora, fra le masse contadine e la borghesia urbana in Russia. Piu rapida- RIUNIONE DEL CC. DEL POSDR 435 mente di prima aumenta nelle campagne e nelle città il numero dei proletari, cresce il loro spirito organizzativo, la loro compattezza, la la loro sicurezza nella propria invincibilità, convalidata dall’espe- rienza degli scioperi di massa. Il POSDR, organizzando in un tutto unico i reparti avanzati di questo proletariato, deve condurlo alle battaglie rivoluzionarie in nome delle nostre vecchie rivendicazioni rivoluzionarie. Il Comitato centrale del POSDR Febbraio 1913. RISOLUZIONI La ripresa rivoluzionaria, gli scioperi e i compiti del partito 1. Nel 1912 il fatto piu importante nella storia del movimento operaio e della rivoluzione russa è stato il magnifico sviluppo degli scioperi, tanto economici quanto politici. Il numero dei partecipanti agli scioperi politici ha raggiunto il milione. 2. 11 carattere di questa lotta merita una particolare attenzione. Gli operai avanzano contemporaneamente, in molti casi, rivendica- zioni economiche e politiche, il periodo degli scioperi economici viene seguito da quello degli scioperi politici e viceversa. La lotta contro i capitalisti per le conquiste del 1905, tolte dalla controrivolu- zione, e il crescente rincaro della vita sollevano sempre nuovi strati di operai, ponendoli di fronte a questioni politiche nella loro forma più acuta. Tutte queste forme di combinazione e intreccio della lotta economica con quella politica, suscitando lo sciopero rivoluzionario di massa, sono la condizione e la garanzia di un possente movimento. 3. L’inizio delle esplosioni di malcontento e delle rivolte nella marina e nellesercito, che hanno contrassegnato il 1912, è indubbia- mente connesso con gli scioperi rivoluzionari di massa degli operai, è un indice del crescente fermento e indignazione in larghi ambienti della democrazia, e in particolare tra le masse contadine che costi- tuiscono la massa più importante dei soldati. 4. Tutti questi fatti, in rapporto allo spostamento a sinistra di tutto il paese, che ha trovato espressione nelle elezioni della IV Duma nonostante la loro impudente contraffazione da parte del governo zarista centonero, hanno dimostrato definitivamente che la Russia è di nuovo entrata in un periodo di lotta rivoluzionaria aperta delle masse. La nuova rivoluzione, di cui stiamo vivendo Tinizio, è il risultato inevitabile del fallimento della politica zarista del 3 giugno, RIUNIONE DEL CC DEL POSDR 437 politica che non ha potuto soddisfare nemmeno la piu arrendevole grande borghesia. Le masse popolari, e soprattutto quelle delle nazio- nalità oppresse, sono divenute ancor piu preda deH’arbhrio; milioni di contadini sono nuovamente colpiti dalla carestia. 5. In queste condizioni gli scioperi rivoluzionari di massa pre- sentano un’importanza eccezionale anche perché sono uno dei mezzi più efficaci per vincere l’apatia, la disperazione e la dispersione del proletariato agricolo e dei contadini, per destare la loro iniziativa politica, per farli partecipare ad azioni rivoluzionarie il più possibile compatte, simultanee ed estese. 6. Le organizzazioni del partito, allargando e intensificando la agitazione per le rivendicazioni immediate del POSDR — repub- blica democratica, giornata lavorativa di otto ore e confisca di tutta la grande proprietà fondiaria in favore dei contadini — devono an- zitutto sostenere con ogni mezzo gli scioperi rivoluzionari di massa e sviluppare e organizzare ogni tipo di azione rivoluzionaria delle mas- se. In particolare è necessario porre quale compito immediato l’orga- nizzazione di dimostrazioni rivoluzionarie di strada, sia combinando- le con gli scioperi politici, sia come azioni a sé. 7. Il ricorso di alcuni capitalisti alle serrate (licenziamenti in massa) contro gli scioperanti pone alla classe operaia nuovi compiti. È necessario tenere attentamente conto delle condizioni economiche di ogni zona, di ogni branca dell’industria, di ogni singolo caso in cui deve avvenire lo sciopero, e cercare nuove forme di lotta (per esempio, lo sciopero bianco) per scongiurare le serrate e sostituire gli scioperi politici con comizi rivoluzionari e dimostrazioni di strada rivoluzionarie. 8. Alcuni organi della stampa legale, astraendo assolutamente dal modo in cui giudicano questo o quello sciopero, conducono in generale un’agitazione contro gli scioperi rivoluzionari di massa. Quest’agitazione, oltre che dalla stampa liberale, viene condotta, per esempio, dal gruppo dei liquidatori nel Lue , a dispetto di una note- vole parte degli operai che in un modo o nell’altro lo sostengono. Il compito di tutti gli operai socialdemocratici membri del partito è quindi: 1) lottare energicamente contro questo gruppo; 2) spiegare sistematicamente e senza stancarsi a tutti gli operai, senza distinzione 43 8 LENIN di tendenza, tutto il danno di quella propaganda e 3) raggruppare tutte le forze proletarie per sviluppare ulteriormente l'agitazione ri- voluzionaria e le azioni rivoluzionarie di massa. L’edificazione delle organizzazioni illegali 1. La riunione, facendo il bilancio del movimento operaio e del lavoro del partito nel 1912, constata che: la nascente nuova ondata di azioni rivoluzionarie delle masse conferma pienamente le precedenti risoluzioni del POSDR (e in par- ticolare quelle della conferenza del gennaio 1912) sulPedificazione del partito. L’andamento della lotta a base di scioperi, la campagna elettorale socialdemocratica per la IV Duma, l’andamento della cam- pagna delle assicurazioni, ecc., hanno dimostrato che l’unico tipo giusto di edificazione organizzativa nell’epoca che stiamo attraver- sando è il partito illegale, quale somma di cellule di partito attor- niate da una rete di associazioni operaie legali e semilegali. 2. È assolutamente necessario che le forme organizzative di edi- ficazione illegale si adattino alle condizioni locali. La varietà delle forme di copertura delle cellule illegali, la massima duttilità nel- l’adattare le forme di attività alle condizioni locali di vita sono il pegno della vitalità dell’organizzazione illegale. 3. Il compito immediato fondamentale nel campo dell’edifica- zione organizzativa è nel momento attuale la costituzione in tutte le fabbriche e officine di comitati illegali prettamente di partito, com- posti dagli elementi operai più attivi. La grandiosa ripresa del mo- vimento operaio crea le condizioni in cui diventa possibile nella gran- dissima maggioranza delle località la ricostituzione dei comitati di officina e il consolidamento di quelli esistenti. 4. La riunione rileva che oggi è pienamente maturata la neces- sità di creare, con i gruppi locali isolati, un organismo direttivo in ogni centro. Come tipo di organizzazione cittadina si indica, per esempio, il comitato cittadino di Pietroburgo, costituito attraverso la combina- zione del principio deireleggibilità, applicato dalle cellule rionali, con il principio della cooptazione. Questo tipo di organizzazione offre la possibilità di stabilire il RIUNIONE DEL CC DEL POSDR 439 contatto più stretto e immediato fra Tistanza direttiva e le cellule di base e al tempo stesso permette di creare un organo esecu- tivo, ristretto per la sua composizione, mobile e il più possibile clan- destino, il quale abbia il diritto di intervenire in qualsiasi momento a nome di tutta l’organizzazione. La riunione raccomanda, anche per gli ahri centri del movimento operaio, organismi di questo tipo, con le modifiche imposte dalle condizioni locali di vita. 5. Allo scopo di stabilire stretti legami tra le organizzazioni lo- cali e il CC, e anche per orientare e unificare l’attività del partito, la riunione ritiene che sia assolutamente necessario organizzare centri regionali nelle principali zone del movimento. 6. Quale uno dei compiti pratici fondamentali per stabilire un costante e vivo contatto tra il CC e i gruppi locali socialdemocratici, e altresì per creare duttili forme di direzione dell’attività locale nei grandi centri del movimento operaio, si propone il sistema dei fidu- ciari, che devono essere reclutati fra gli operai che dirigono il lavoro locale. Soltanto gli operai d’avanguardia possono, con le proprie forze, rafforzare e consolidare l’apparato centrale del partito tanto nelle diverse località quanto in tutta la Russia. 7. La riunione esprime l’augurio che il CC organizzi più spesso riunioni con i funzionari di partito locali che lavorano nei diversi rami dell’attività socialdemocratica. 8. La riunione ricorda le ripetute risoluzioni del partito le quali affermano che il partito operaio non è in grado di esistere se i versa- menti delle quote e le sottoscrizioni operaie non sono regolari. Senza queste sottoscrizioni, soprattutto date le condizioni attuali, non può assolutamene esistere sia pure la più modesta istanza centrale (locale e per tutto il paese) del partito. 9. (Non va pubblicato). Il gruppo socialdemocratico alla Duma 1. La riunione constata che, nonostante le inaudite repressioni e la contraffazione delle elezioni compiuta dal governo, nonostante si sia pienamente determinato in molti luoghi il blocco liberale-cento- nero contro la socialdemocrazia, il POSDR ha conseguito grandis- sime vittorie nelle elezioni della IV Duma. Quasi dappertutto è 440 LENIN aumentato il numero dei voti ottenuti dalla socialdemocrazia nella seconda curia cittadina, che il nostro partito strappa sempre più dalle mani dei liberali. E nella curia operaia, fondamentale per noi, il POSDR ha mantenuto le sue posizioni di assoluto predominio; inoltre la classe operaia, eleggendo nella sua curia tutti i deputati bolscevichi, ha sottolineato in modo particolarmente compatto la sua incrollabile fiducia nel vecchio POSDR e nei principi rivoluzionari. 2. La riunione si felicita per l’energica attività svolta dai depu- tati socialdemocratici alla IV Duma, che si è espressa in parecchi discorsi, nella presentazione di interpellanze e nella lettura di dichia- razioni che in generale rispecchiavano in modo giusto i principi fon- damentali della socialdemocrazia. 3. La riunione, riconoscendo come unica giusta la tradizione af- fermatasi nel nostro partito e secondo la quale il gruppo parlamen- tare socialdemocratico è un organismo subordinato al partito, come un tutto unico rappresentato dalle sue istanze centrali, ritiene che, nell’interesse dell’educazione politica della classe operaia e della giu- sta impostazione dell’attività alla Duma, il partito debba seguire attentamente ogni passo del gruppo socialdemocratico e attuare cosi il controllo del partito sul gruppo. 4. La riunione non può fare a meno di ravvisare un’aperta tra- sgressione del dovere di partito compiuta dal gruppo socialdemocra- tico nella risoluzione concernente Jagiello, la quale appoggia il passo scissionista del Bund, che, accordatosi con un partito non socialde- mocratico (il Partito socialista polacco) contro i socialdemocratici po- lacchi, ha fatto eleggere il non socialdemocratico Jagiello contro tutti i grandi elettori socialdemocratici formanti la maggioranza nel col- legio dei grandi elettori operai. Il gruppo ha cosi approfondito la scissione fra gli operai polacchi e recato danno alla causa dell’unità in tutto il partito. 5. La difesa del compagno Ckhenkeli, a nome del gruppo, del- l’autonomia nazionale culturale, col pretesto della necessità di « isti- tuire gli organismi necessari per il libero sviluppo di ogni naziona- lità » è addirittura un’aperta violazione del programma del partito. Una formulazione assolutamente identica per la sua sostanza era stata respinta con una votazione apposita dal II Congresso del partito, che del partito aveva confermato il programma. Una concessione agli RIUNIONE DEL CC DEL POSDR 441 stati d’animo nazionalistici, sia pure in questa forma dissimulata, non è ammissibile per un partito proletario. 6 . La votazione del gruppo socialdemocratico in favore della for- mula progressista (e in realtà ottobrista) di passaggio allordine del giorno dopo la dichiarazione del governo e la rinuncia a presentare una formula socialdemocratica è un errore che deve essere rilevato dal partito, dati i maligni commenti della stampa liberale 7, 8 e 9 (Non vanno pubblicati) Loa . Letteratura illegale La riunione, dopo aver esaminato la questione dello sviluppo multiforme delle edizioni illegali e aver elaborato parecchie direttive concrete, invita insistentemente tutte le organizzazioni locali del par- tito, tutte le cellule operaie a dar prova di maggiore autonomia e spirito d’iniziativa nelTorganizzare il trasporto e nello stabilire con- tatti con l’Ufficio del CC per la diffusione della letteratura illegale. Campagna delle assicurazioni Constatando che la classe operaia e il suo partito, nonostante tutte le persecuzioni, hanno sviluppato una grande energia nel difendere gli interessi del proletariato in legame con l’istituzione della legge sulle assicurazioni, la riunione ritiene: 1. Che sia necessaria la lotta più decisa e compatta contro i ten- tativi del governo e dei capitalisti di costringere gli operai ad eleg- gere alla cieca i loro delegati nelle casse di malattia, senza permet- tere loro di riunirsi in assemblee. 2. Gli operai devono, di propria iniziativa, riuscire a organizzare dappertutto assemblee per designare in precedenza i candidati da loro voluti. 3. Essi devono organizzare comizi rivoluzionari per protestare contro le violenze e lo scherno che accompagnano l’applicazione delle leggi sulle assicurazioni. 4. È comunque necessario compilare preventivamente una lista di candidati scelti fra gli operai socialdemocratici più influenti e vo- 442 LENIN tare compatti per essa anche dove non si è riusciti a organizzare nessuna assemblea. 5. La riunione ritiene che non sia conveniente ma nocivo boi- cottare le elezioni dei delegati. In questo momento i capitalisti fanno ogni sforzo per non permettere agli operai di possedere nelle fabbri- che e officine determinati nuclei di organizzazione proletaria, quali devono diventare le casse operaie di malattia. Il boicottaggio, divi- dendo in questo momento gli operai, favorirebbe soltanto queste mire dei capitalisti. 6. La lotta per reiezione regolare dei delegati nelle casse malattia non deve cessare nemmeno un istante. Con tutti i mezzi, con tutte le forze, sfruttando ogni momento favorevole, non permettendo nemmeno per un istante all’imprenditore di ritenere garantito il nor- male andamento della produzione, estendendo e sviluppando la lotta degli operai, non si può al tempo stesso, nonostante tutti gli ostacoli, rinunciare a presentare la lista socialdemocratica. Le elezioni non escludono lo sviluppo ulteriore della lotta. Anzi, presentando, quali delegati operai, dei socialdemocratici conseguenti, faciliteremo la lotta successiva per elezioni regolari, nella quale i delegati aiuteranno in tutti i modi gli operai. 7. In tutti i luoghi dove le elezioni si svolgono senza assemblee è necessario condurre un'agitazione per la rielezione dei delegati in base a un’effettiva libertà di voto, con l’organizzazione di assemblee mediante tutti i mezzi accessibili agli operai. 8. Il gruppo socialdemocratico della Duma deve fare immediata- mente una nuova interpellanza per il rifiuto opposto agli operai di convocare assemblee per le elezioni. 9. È necessario connettere strettamente tutta l’agitazione che si svolge in occasione dell’istituzione delle assicurazioni con l’illustra- zione di tutta la situazione nella Russia zarista e la spiegazione dei nostri principi socialisti e delle nostre rivendicazioni rivoluzionarie. Atteggiamento verso il hquidatorismo e Vunità 1. La lotta condotta per quattro anni dal partito contro il liqui- dato risme ha dimostrato che pienamente giusta è la definizione data dalla conferenza generale del POSDR del dicembre 1908 ed espressa con le parole: RIUNIONE DEL CC DEL POSDR 443 « I tentativi di una certa parte degli intellettuali del partito di liquidare resistente organizzazione del POSDR per sostituirla con un’unione senza una struttura ben definita, entro i limiti di una le- galità a tutti i costi, anche se quest’ultima dovesse essere pagata con una rinuncia esplicita al programma, alla tattica e alle tradizioni del partito ». I liquidatori vengono quindi condannati non per aver essi espresso la necessità del lavoro legale, ma per aver rinnegato il par- tito illegale e aver voluto distruggerlo. La fondazione del primo quotidiano operaio marxista in Russia e Telezione, nella curia operaia, di tutti candidati bolscevichi, ha di- mostrato definitivamente che il partito ha saputo, dopo aver respinto i liquidatori, impadronirsi dell’attività legale. 2. I liquidatori, uscendo dal partito illegale e raggruppandosi in organismi distinti dalle organizzazioni locali, hanno compiuto la scissione, consolidandola con la creazione, in parecchie località e par- ticolarmente a Pietroburgo, dei cosiddetti «gruppi di iniziativa». La conferenza del POSDR del gennaio 1912, la quale deliberò che il gruppo di letterati liquidatori della Nascia Zarià e del Diclo Giznìy essendo il nucleo dei gruppi di iniziativa, « si era messo de- finitivamente fuori del partito » 1OT , constatava con ciò unicamente la scissione compiuta dai liquidatori. 3. La conferenza dell’agosto 1912, definitasi essa stessa « con- ferenza delle organizzazioni del POSDR », è risultata di fatto una conferenza liquidatorista, poiché la sua parte principale e dirigente era costituita dal gruppo letterario dei liquidatori che si era staccato dal partito e allontanato dalle masse operaie russe. 4. La fedeltà della schiacciante maggioranza degli operai d’avan- guardia al partito illegale costrinse la conferenza d’agosto a fare ap- parenti concessioni al partito e a addivenire a uno pseudoriconosci- mento del partito illegale. In realtà tutte le risoluzioni di questa con- ferenza sono compenetrate dal liquidatorismo, e subito dopo la con- ferenza la Nascia Zarià e il Lue , che avevano dichiarato di associarsi alle decisioni della conferenza d’agosto, hanno condotto ancor più intensamente una propaganda liquidatorista a) per il partito legale, b) contro la clandestinità, c) contro il programma del partito (difesa dell’autonomia nazio- 444 LENIN naie culturale, revisione delle leggi agrarie della III Duma, rifiuto di porre in primo piano la parola d’ordine della repubblica, e cc.) y d) contro gli scioperi rivoluzionari di massa, e) per una tattica riformista, esclusivamente legalitaria. Una decisa lotta contro il gruppo dei liquidatori della N ascia Zarià e del Lue c la spiegazione del grave danno della loro predica- zione sono come prima uno dei compiti del partito. 5. La campagna per ]’« unità », fatta dai liquidatori nella stampa legale, elude e offusca la questione principale dell’adesione al partito illegale e dell’attività nel suo seno, inducendo cosi in errore gli ope- rai, poiché tale questione non si può nemmeno porre nella stampa legale. In realtà i liquidatori si comportano come prima da scissio- nisti, cosa che hanno dimostrato in modo particolarmente evidente nelle elezioni a Pietroburgo: quando i grandi elettori si erano divisi in due parti uguali, proprio i liquidatori respinsero la proposta di tirare a sorte, unico modo per evitare di manifestare la disunione degli operai davanti ai partiti borghesi. 6. L’unità degli operai socialdemocratici di tutte le tendenze e sfumature, a condizione che si riconosca l’organizzazione illegale del POSDR e vi si aderisca, è indubbiamente necessaria ed è dettata im- periosamente da tutti gli interessi del movimento operaio. L’unificazione, proprio su queste basi, è già stata attuata dall’or- ganizzazione rionale di Narva, a Pietroburgo, e in parecchie orga- nizzazioni provinciali. 7. La riunione appoggia nel modo piu energico una simile uni- ficazione e raccomanda di dare immediatamente inizio dappertutto a un’eguale unificazione dal basso, che parta dai comitati di officina, dai gruppi rionali, ecc.; e i compagni operai devono controllare di fatto se l’organizzazione illegale viene riconosciuta e se si è pronti ad appoggiare la lotta rivoluzionaria delle masse e la tattica rivolu- zionaria. Soltanto se si creerà effettivamente questa unità dal basso si compirà il definitivo raggruppamento del partito e il pieno conso- lidamento dell’unità in tutto il paese. Le organizzazioni socialdemocratiche « nazionali » . L’esperienza del 1912 ha confermato pienamente che la riso- RIUNIONE DEL CC DEL POSDR 445 luzionc della conferenza del gennaio (1912) del POSDR su questo problema 108 era giusta. L’appoggio da parte del Bund alla candida- tura del non socialdemocratico Jagiello contro i socialdemocratici polacchi e la trasgressione del programma del partito in favore del nazionalismo nella conferenza d’agosto (1912) dei liquidatori, del Bund e dei socialdemocratici lettoni hanno rivelato con particolare evidenza il completo fallimento dei principi federalistici nella edifi- cazione del partito socialdemocratico e il grave danno, per la causa proletaria, deirisolamento delle organizzazioni socialdemocratiche « nazionali ». 2. La riunione invita quindi insistentemente gli operai di tutte le nazionalità della Russia a reagire nel modo piu energico al nazio- nalismo bellicista della reazione, a lottare contro qualsiasi manifesta- zione di spirito nazionalista fra le masse lavoratrici, e gli operai so- cialdemocratici a raggrupparsi e fondersi nelle diverse località in uniche organizzazioni del POSDR, che svolgano la loro attività nella lingua del proletariato locale e attuino di fatto l’unità dal basso, come si fa da lungo tempo nel Caucaso. 3. La riunione esprime il suo profondo rammarico per la scis- sione nelle file della socialdemocrazia polacca, scissione che ha estre- mamente indebolito la lotta degli operai socialdemocratici della Po- lonia. Essa è costretta a constatare che la Direzione centrale della so- cialdemocrazia polacca, non rappresentando nel momento attuale la maggioranza delle organizzazioni socialdemocratiche polacche del proletariato polacco, ricorre, contro questa maggioranza, a metodi di lotta inammissibili (come, per esempio, il sospetto gratuito di pro- vocazione verso tutta l’organizzazione di Varsavia). La riunione in- vita tutte le organizzazioni del partito che sono in contatto con gli operai socialdemocratici polacchi a contribuire all’attuazione del- l’unità effettiva della socialdemocrazia polacca. 4. La riunione rileva in particolare un estremo opportunismo e liquidatorismo nella risoluzione dcirultima conferenza (IX) del Bund, che ha eliminato la parola d’ordine della repubblica, ha re- spinto in secondo piano l’attività illegale e ha rivelato di aver dimen- ticalo gli obiettivi rivoluzionari del proletariato. La stessa condanna merita la resistenza del Bund airunificazione di tutti gli operai so- cialdemocratici nelle diverse località (Varsavia, Lodz, Vilna, ecc.). 446 LENIN unificazione su cui il POSDR, rappresentato dai suoi congressi c dalle sue conferenze, ha molte volte insistito fin dal 1906. 5. La riunione si felicita con gli operai socialdemocratici rivolu- zionari dell’organizzazione lettone, i quali conducono una tenace propaganda ispirandosi all’antiliquidatorismo, ed esprime il suo ram- marico per il fatto che il CC della socialdemocrazia lettone è pro- penso ad appoggiare le azioni antipartito dei liquidatori. 6. La riunione esprìme la ferma convinzione che la ripresa rivolu- zionaria iniziatasi, gli scioperi economici e politici di massa, le dimo- strazioni di strada e le altre forme di lotta rivoluzionaria aperta delle masse contribuiscano al completo raggruppamento e fusione, sul po- sto, degli operai socialdemocratici, senza nessuna distinzione di na- zionalità, e intensifichino in tal modo l’attacco contro lo zarismo, che opprime tutti i popoli della Russia, e contro la borghesia, unitasi, di tutte le nazioni del paese. IL MOVIMENTO OPERAIO INGLESE NEL 1912 L’avvenimento piu importante dell’anno trascorso è stato lo scio- pero dei minatori. Se quello dei ferrovieri nel 1911 già aveva rivelato il « nuovo spirito » degli operai inglesi, lo sciopero dei minatori ha fatto positivamente epoca. Per quanto le classi dirigenti si fossero preparate alla « guerra », per quanto la borghesia si fosse adoperata per schiacciare la resi- stenza degli schiavi ribelli del capitale, lo sciopero è tuttavia riu- scito. L’organizzazione dei minatori è stata esemplare: nemmeno l’ombra di un crumiro. Non si è nemmeno potuto pensare di far estrarre il carbone da soldati o da manovali inesperti. E dopo sei set- timane di lotta il governo borghese deiringhilterra ha visto che tutta la vita industriale del paese stava arrestandosi e che si avveravano le parole della canzone operaia: «Tutte le ruote resteranno mute se la tua mano lo vorrà...» 1 ". Il governo ha ceduto. « Il primo ministro dell’impero piu potente che mai sia esistito al mondo è andato alla riunione dei delegati degli schiavi dell’in- dustria del carbone in sciopero e li ha scongiurati di accettare un compromesso». Cosi rappresenta il risultato della lotta un marxista ben informato. Il governo inglese, che da anni «nutre» abitualmente gli operai con le sue promesse di riforme, oggi si è già sul serio affrettato. In cinque giorni si è fatto passare una nuova legge in parlamento! Que- sta legge istituisce il minimo di paga, la norma cioè che stabilisce un determinato salario, al di sotto del quale non si può scendere. È vero che essa, come tutte le riforme borghesi, è una misera mezza misura e in parte un semplice inganno degli operai, poiché LENIN anche se si stabilisce il minimo di paga, il padrone può tuttavia ves- sare i suoi schiavi salariati. Ma, comunque, tutti coloro che cono- scono il movimento operaio inglese affermano che dopo lo sciopero dei minatori il proletariato inglese non è più quello di prima. Gli operai hanno imparato a lottare; hanno visto qual è la strada che li porta alla vittoria; hanno preso coscienza della propria forza; hanno cessato di essere le docili pecore che per lungo tempo sembravano essere, con soddisfazione di tutti i difensori e laudatori della schia- vitù salariata. Nei rapporti tra le forze sociali, in Inghilterra è avvenuta una svolta, che non si può esprimere in cifre ma che tutti avvertono. Purtroppo, per quanto concerne i partiti, il progresso compiu- to non è grande. La scissione fra il «Partito socialista britannico» (ex Federazione socialdemocratica) e il «Partito operaio indipen- dente» (dal socialismo) continua. 11 comportamento opportunista dei membri del parlamento di questo secondo partito suscita fra gli ope- rai, come sempre, tendenze sindacaliste. Per fortuna, non forti. I sindacati dell’Inghilterra si volgono, lentamente ma infallibil- mente, verso il socialismo, a dispetto dei molti membri del parla- mento provenienti dagli operai che sostengono ostinatamente la vec- chia politica operaia liberale. Ma questi ultimi mohicani non riusci- ranno a sostenerla! Pravda, n. j, i* gennaio 1913. Firmato: W. MEGLIO TARDI CHE MAI Sono costretto a smentire con molto ritardo ciò che L. Martov scrisse nel Lue (n. 37, 28 ottobre 1912). Ma che fare? Dire una men- zogna è molto facile, ma per scoprire la verità ci vuole talvolta molto tempo. L. Martov nel n. 37 del Lue mi copri di ingiurie assai scelte, accompagnate da « oscure» insinuazioni, secondo l’uso di questo scrit- tore. Abituato da dieci anni a questi suoi metodi di lotta, non lessi nemmeno fino in fondo airarticolo. Ma i colleghi mi hanno fatto notare che L. Martov attribuisce al compagno Haase, membro del Comitato centrale socialdemocratico tedesco parole secondo cui « Le- nin inganna rinternazionale ». Per scoprire la verità bisognava cercare la fonte delle parole di Martov. Egli si richiamava a un certo Giornale dei minatori , n. 225. Non Tho trovato. Nel Vorwàrts (organo centrale del partito social- democratico tedesco) non vi sono quelle parole. Le ho trovate sol- tanto nel Bremer Burger-Zeìtung (giornale socialdemocratico di Brema). Bisognava chiedere allo stesso Haase per non imitare la legge- rezza di L. Martov. È stata inviata una richiesta scritta al Comitato centrale della so- cialdemocrazia tedesca. Ecco la risposta di Haase: Comitato centrale del partito socialista tedesco Berlino, 31 dicembre 1912 Egregi compagni, in risposta alla vostra richiesta vi comunico che Tesposizione del mio intervento alTUfficio internazionale socialista fornita, secondo le vostre parole, dal Lue, non corrisponde a verità. Nella seduta 29-250 45 ° LENIN si discusse il problema: può il comitato d’organizzazione pretendere di es- sere rappresentato nell'Ufficio internazionale socialista? Io affermai che ciò non era ammissibile perché, anche secondo la sua stessa dichiarazione, il comitato d’organizzazione non è un’organizzazione, ma vuole essere una unione di gruppi per la ricostituzione dell’unità dell’organizzazione. Sol- levai quindi la questione: chi dunque precisamente ha il diritto di rap- presentare il partito russo, data la situazione attuale di quel partito? E osservai che, se è esatta l’affermazione secondo cui il Comitato centrale, nei suoi contatti con l’Ufficio internazionale, agisce come < POSDR », questa sigla può generare malintesi. Non vi era qui dunque nessun attacco contro Lenin, e in generale l’osservazione non aveva per nulla un carattere offensivo. Volevo esclusi- vamente chiarire lo stato di cose, data l’affermazione summenzionata, e innanzi tutto sollevare la questione: non era venuto il momento di intra- prendere dei passi per l’unificazione di tutti i gruppi russi e polacchi? Mi spiacque molto che Lenin non fosse presente. Soltanto per darvi una risposta completa dirò che la parola «inganno > non è uscita dalle mie labbra. Saluti fraterni Haas se Dunque, per coprirmi di ingiurie per l’ennesima volta, L. Mar- tov ripete (dopo qualcuno) una menzogna su Haase. Questi fu contrario a concedere al comitato di organizzazione di essere rappresentato e non contestò al Comitato centrale il diritto di esserlo. Haase non ritiene che il CC rappresenti tutto il POSDR, com- presi sia i « nazionali » che i liquidatori, ma lo stesso CC, per quanto io sappia, non ha mai preteso di rappresentare né gli uni né gli altri. 1 « nazionali » (polacchi, Bund, lettoni) hanno i loro rappresen- tanti. Mi limito a questa smentita, basata sui fatti... N . Lenin Scritto il 6 (19) gennaio 1913. Fra v da, n. 8, 11 gennaio 1913. SVILUPPO DELLO SCIOPERO RIVOLUZIONARIO E DELLE DIMOSTRAZIONI DI STRADA Da lungo tempo è stato osservato, e da tutti riconosciuto, che il 1912 rappresenta un fatto eminente nello sviluppo della lotta a base di scioperi. Ma non tutti hanno capito e tenuto conto in modo giusto di questo fatto. Consideriamo i dati sugli scioperi politici nei primi undici mesi delKanno. Avremo: nel 1905 1.052.000 > 1906 642.000 y 1907 540.000 nel 1912 circa 900.000 Il numero dei partecipanti a scioperi politici nei primi nove mesi è stato, secondo i calcoli piu cauti, di 700.000. Lo sciopero per i « chia- rimenti y 110 concernenti i delegati si è esteso a 50.000 operai; a quello di protesta per le esecuzioni di Sebastopoli e a quello del 15 novem- bre, giorno deirapertura della Duma, hanno partecipato, secondo i dati della Società dei fabbricanti di Mosca, 188.000 persone. Questi sono i dati fino al 20 novembre. È chiaro che 900.000 è la cifra mi- nima. Anche se da questa si defalcano 100.000, che difficilmente si possono comparare con il 1905-1907 (officine che non sono di com- petenza deirispezione di fabbrica e di officina), avremo la cifra di 800.000. Il movimento ha comunque e indubbiamente superato il 1906 e il 1907 ed è rimasto di poco indietro al 1905! Che cosa ciò significa? L’ampiezza di tutto il movimento popolare è naturalmente oggi 45 * LENIN molto piu debole di quello del 1905. Ma l 'inizio della ripresa rivolu- zionaria raggiunge ora punte molto piu alte di quelle che precedet- tero la prima rivoluzione. L’imminente seconda rivoluzione rivela quindi già adesso una riserva di energia nel proletariato molto più grande, È aumentato il numero dei proletari (del 20 per cento al minimo), è aumentata la concentrazione del proletariato, si è raffor- zato il principale sostegno prettamente proletario del movimento per la sua rapida liberazione dai legami con le campagne, è aumentata in grandissima proporzione, impossibile a calcolarsi, la massa della popolazione proletaria e semiproletaria nell’industria «artigiana», nella piccola produzione e nell’agricoltura* Sono infine aumentate la coscienza, l’esperienza e la decisione della classe democratica d’avanguardia* Tutti ne convengono, ma non tutti si decidono a riflettere per trarne le ultime conclusioni* Non tutti si decidono a guardare la verità in faccia c a riconoscere che ci troviamo di fronte a scioperi rivoluzionari di massa, all’inizio di una ripresa rivoluzionaria. Che cosi è lo indica innanzi tutto il fatto fondamentale e più oggettivo, che meno si presta a interpretazioni soggettive: l’ampiezza del movimento. In nessun paese al mondo — in cui non fossero esi- stite le condizioni di una situazione sociale rivoluzionaria — si sa- rebbero potute sollevare centinaia di migliaia di operai, parecchie volte in un anno, in azioni politiche per i più differenti motivi* Men- tre da noi tale ripresa procede in modo spontaneo, procede perché decine di milioni di semiproletari e contadini trasmettono, se cosi ci si può esprimere, alla loro avanguardia lo stato d’animo di un’in- dignazione concentrata, che sgorga, straripa. Lo sciopero rivoluzionario degli operai russi ha nel 1912 un carattere popolare, nel pieno significato del termine, poiché per mo- vimento popolare non si deve intendere affatto un movimento col quale — nelle condizioni della rivoluzione democratica borghese — è solidale tutta la borghesia o anche soltanto la borghesia liberale. Cosi la pensano solo gli opportunisti. No. È popolare il movimento che esprime i bisogni oggettivi di tutto il paese, dirigendo i suoi gravi colpi contro le forze centrali del nemico che impedisce lo svi- luppo del paese. È popolare il movimento che si appoggia sulle sim- patie deirimmensa maggioranza della popolazione. Cosi precisamente è stato il movimento politico degli operai nel- SVILUPPO DELLO SCIOPERO RIVOLUZIONARIO 453 l’anno trascorso, appoggiato dalle simpatie di tutti i lavoratori e gli sfruttati, da tutta la democrazia, per quanto debole, umiliata, di- spersa, impotente essa fosse. Una delimitazione piu precisa fra il liberalismo e la democrazia (raggiunta non senza lotta contro coloro che sognavano di «strappare la. Duma dalle mani della reazione») è un grande vantaggio per il nuovo movimento. Per vincere, la rivo- luzione deve sapere, nel modo piu preciso possibile, con chi si può andare alla battaglia, chi è un alleato poco sicuro e dov’è il vero nemico. Ecco perché cosi grande è il significato delle azioni dei liberali (cadetti) contro la nuova rivoluzione. Ecco perché, proprio oggi, in Russia ha un’importanza assolutamente eccezionale (in confronto airEuropa) la parola d’ordine della repubblica, che purifica dalle illusioni monarchiche (e anche « costituzionali ») — che tanto hanno sminuito la forza dell’attacco del 1905 — la democrazia desiderosa di lottare. Un significato storico nel processo di sviluppo della nuova rivoluzione in Russia hanno due momenti: primo, gli scioperi dell’a- prile e del maggio, in cui gli operai di Pietroburgo — nonostante l’ar- resto del loro organismo dirigente, il comitato di Pietroburgo — lan- ciarono la parola d’ordine della repubblica, della giornata lavorativa di otto ore e della confisca delle terre; secondo, gli scioperi e le dimo- strazioni del novembre (cfr. le lettere da Riga e da Mosca 1 "; a Pietro- burgo la situazione era eguale, ma gli arresti ci portarono via i no- stri corrispondenti). La parola d’ordine di queste dimostrazioni non era soltanto: «Abbasso la pena di morte! Abbasso la guerra!», ma anche: «Evviva la classe operaia rivoluzionaria e l’esercito rivolu- zionario! ». Nelle strade di Pietroburgo, Riga e Mosca il proletariato tese la mano ai soldati 12 (25) gennaio 1913* PRIMA STESURA DEL POSCRITTO ALL'ARTICOLO « SVILUPPO DELLO SCIOPERO RIVOLUZIONARIO E DELLE DIMOSTRAZIONI DI STRADA ». Attiriamo specialmente l'attenzione dei socialdemocratici sulle Osservazioni tattiche di F. D. nel Lue . Come se ne andata rapida- mente la patina di ostentato spirito di conciliazione e delle frasi sul- Pc unità» che si ispiravano a Trotski! Come si è chiaramente rive- lato il reale orientamento del Lue : nudo liquidatorismo! In un giornale legale F. D. conduce sistematicamente la guerra non solo contro gli scioperi rivoluzionari di massa (senza parlare poi dell'insurrezione), ma anche contro qualsiasi agitazione rivoluzionaria fra le masse. In fondo egli va molto piu lontano di V. A. (n. 56 del Lue), tradendo la sua completa affinità ideale con i bundisti, che vo- gliono « cancellare » la rivoluzione. Ecco a che cosa porta il rifiuto dei liquidatori di fornire una «valutazione del momento» aperta, chiara, formale: in realtà F. D. si associa proprio alla valutazione di Larin, negando che esistano condizioni oggettive le quali esigono dagli operai un'organizzazione per la rivoluzione , per attrarre le masse in generale, e le masse contadine in particolare, al movimento rivoluzionario . Sugli articoli di F. D. ritorneremo ancora. Scritto nel gennaio 1913. Pubblicato per la prima volta. LA SCISSIONE NELLA SOCIALDEMOCRAZIA POLACCA L'attuale scissione nella socialdemocrazia polacca è il risultato di un conflitto che ha avuto inizio da alcuni anni. Già al VI congresso del partito del 1908 fra la Direzione centrale, da una parte, e le organizzazioni dei distretti di Varsavia e di Dombrowa, dall'al- tra, si erano manifestati contrasti talmente aspri che il congresso re- spinse la proposta di esprimere la sua fiducia nella Direzione centrale. Si trattava di un conflitto organizzativo, ma che aveva una grande importanza politica. La periferia esigeva la possibilità di influire sulla posizione politica del partito e richiedeva insistentemente che tutte le azioni del partito venissero largamente discusse dalle organizza- zioni. La Direzione centrale rimase tuttavia nelle mani degli stessi uomini e la sua maggioranza — con a capo il ben noto Tyszka — non mutò la sua tattica, approfittando dell'indebolimento del par- tito, degli arresti e delle condizioni esistenti nel clima della contro- rivoluzione. Nel POSDR Tyszka spadroneggiava e intrigava a nome del Partito socialdemocratico polacco c lettone senza affatto infor- marsi della volontà di quest'ultimo. Nella politica del partito co- minciò il periodo dell'assenza di principi e delle esitazioni, per esem- pio nella questione dei sindacati, delPattcggiamento verso il Partito socialista polacco, della tattica della socialdemocrazia polacca all'in- terno del POSDR. La Direzione chiudeva la bocca ai compagni che mettevano a nudo le contraddizioni nella politica della Direzione ed esigevano una linea coerente e di principio, non permetteva una discussione sulla stampa e, il che è ancor peggio, prometteva continua- mente di aprire Ja discussione «molto presto» e pubblicare allora in una volta sola anche le proteste dei compagni contro quella tattica. 460 LENIN Gli avversari di Tyszka nella stessa Direzione centrale, tutti vecchi militanti molto noti in tutto il partito, venivano allontanati a uno a uno. Uno di questi si rifiutò di venire rieletto già al VI Congresso, di- chiarando che era impossibile lavorare con Tyszka, un altro fu allon- tanato nel 1909 e un terzo si rifiutò di far parte della Direzione cen- trale nel 1911. Ma a misura che, dairinizio del 1911, il movimento si riprendeva e si vivificava, il malcontento cominciava a manifestarsi anche nelle organizzazioni locali. L’organizzazione di Varsavia, la piu impor- tante e forte e — ciò che più conta — la più risoluta dal punto di vista rivoluzionario, dal 1905 a tuttora ala sinistra della socialdemo- crazia polacca, si pose alla testa della « rivolta ». La Direzione centrale naturalmente si inquietò e si preparò a « stroncare ». Servi di segnale di attacco la conferenza interrionale di Varsavia tenutati nel 1911, che osò esigere per la futura confe- renza di partito una più forte rappresentanza della « regione », cioè un indebolimento — idea impudente! — dell’influenza della Dire- zione centrale sulla conferenza. Ma questo non è ancora nulla: un’eguale risoluzione venne approvata anche dalla conferenza di Lodz, Varsavia aveva agito in modo ancor più delittuoso: aveva di- mostrato che non per nulla aveva avanzato quell’esigenza, ma con uno scopo politico . Approvò inoltre alcune risoluzioni politiche che non andarono a genio a Tyszka: fra l’altro aveva espresso il suo mal- contento per il fatto che la Direzione non le aveva presentato il suo rapporto di attività ed esigeva che la Direzione informasse il partito della sua attività in seno al POSDR e non facesse una politica « russa » di nascosto dagli operai polacchi, ecc. Incominciò una lotta aperta. Tyszka si scatenò con una serie di «circolari» e «chiarimenti». Egli «chiariva» che 1) l’organizza- zione di Varsavia aveva messo sotto i piedi lo statuto del partito e aveva iniziato la scissione; 2) che le sue risoluzioni erano una mani- festazione di boi cotti sm o, otzovismo e anarchia; 3) che non aveva nessun dissenso ideale con la Direzione centrale e che, quindi, la scissione non aveva alcuna base politica; 4) che l’organizzazione di Varsavia non esisteva, che la conferenza era fittizia e che quindi non c’era e non c’era stata nessuna scissione; 5) che essa non aveva sa- puto pubblicare da sé nemmeno un foglio di stampa, lasciando tutta l’attività editoriale alla Direzione centrale; che in modo illegittimo LA SCISSIONE NELLA SOCIALDEMOCRAZIA POLACCA 461 aveva creato i propri mezzi tecnici a scopo scissionista e pubblicava suoi manifestini. Diede anche una caratterizzazione personale, non trascurando di fornire i nomi, di due « intellettuali intriganti » di Varsavia e spiegò che costoro avevano effettuato la scissione, pur non avendo lavorato e non lavorando nell organizzazione. Infine, vedendo che l’organizzazione di Varsavia non cedeva, Tyszka decise di ricorrere a mezzi... « eroici ». Decise di convocare una conferenza fittizia e di non ammettervi l’opposizione, cioè la stragrande maggioranza dei compagni che lavorano nella regione. Per farlo, Tyszka dichiarò... «sciolta» l’organizzazione di Varsavia, la più forte, e creò un’t organizzazione di Varsavia » scissionista con due o tre suoi fiduciari. Ma ciò che più indigna è il «motivo» per cui Tyszka « sciol- se» l’organizzazione di Varsavia. Egli dichiarò che questa organiz- zazione a lui ribelle era nientemeno che uno strumento della pro- vocazione poliziesca, ma finora non ha citato il minimo fatto serio che lo confermi. Nemmeno un nome y sia pure di una sola persona sospetta ha pubblicato. Ancor più: per lasciarsi una via alla ritirata, nella dichiarazione all’Ufficio internazionale ha scritto che a Var- savia, come in qualsiasi organizzazione che svolge la sua attività nelle attuali condizioni, la provocazione poteva annidarsi molto facilmente. Tuttavia Tyszka ha creduto bene di «sciogliere» l’organizza- zione di Varsavia e persino di dichiararla fuori del POSDR. Come il lettore vede, non si tratta più di una lotta di frazione ma addi- rittura di un atto criminoso. È comprensibile che Tyszka, il quale aveva sorpassato ogni li- mite, abbia con questo passo suscitato un’indignazione dieci volte maggiore. La commissione da lui stesso nominata per indagare sulla provocazione si è rivolta contro di lui. Egli ha risposto espel- lendo dal partito tre membri, militanti da lungo tempo nel Par- tito socialdemocratico polacco e che godevano della fiducia di tutti. Quarantaquattro vecchi militanti hanno pubblicato la più co- cente protesta contro gli atti della «Direzione centrale», che umilia- vano ogni rivoluzionario. E nella regione e all’estero, ovunque, si esige che la «Direzione centrale» risponda dei suoi atti. L’organiz- zazione di Varsavia naturalmente non si è sciolta per far piacere a Tyszka e continua a svolgere il suo lavoro, cosi difficile nelle con- 462 LENIN dizioni che si sono create. Le elezioni della curia operaia sono state condotte brillantemente proprio dallU opposizione » e hanno dato alla socialdemocrazia la maggioranza assoluta su tutti gli altri partiti. Dei 34 delegati socialdemocratici, 31 erano sostenitori del- lopposizione, 2 tentennanti e solo uno seguace di Tyszka. Nella provincia invece, dove il « lavoro > viene fatto dalla Direzione cen- trale e dai suoi sostenitori, la campagna elettorale è fallita dapper- tutto. Ce da sperare che la misera e indegna rissa suscitata dal com- portamento di Tyszka sia presto cosa del passato e si delineinq, più chiaramente i dissensi di principio. Già si esprime in modo più con- creto il desiderio degli operai socialdemocratici polacchi di legarsi organizzativamente in modo più stretto con i compagni russi. Il comportamento di Tyszka nel POSDR ha fatto si che la Direzione centrale si sia assolutamente staccata dalla vita di tutto il partito, che essa non abbia nemmeno un alleato nel POSDR e che le due parti (i liquidatori e gli antiliquidatori) si stringano allo stesso modo nelle spalle per la € tattica » strana e priva di principi di Tyszka e della sua Direzione centrale. La socialdemocrazia polacca sta attraversando tempi duri, ma già si delinea una via di uscita. Tutti gli elementi sani della social- democrazia polacca si raggruppano, e ormai non è più lontano il tempo in cui essa sarà l’organizzazione degli operai socialdemocra- tici, con i loro principi e la loro tattica, e non un balocco nelle mani di un intrigante senza nessuna base ideologica. Riteniamo necessario aggiungere alla comunicazione sulla scis- sione della socialdemocrazia polacca alcune notizie circa la storia che è seguita all'accusa di « provocazione *. Su questo fatto ci viene comunicato quanto segue : Rosa Luxemburg (membro dellTJfficio internazionale sociali- sta per la socialdemocrazia polacca) ha scritto allTJfficio un docu- mento in cui si dice che il comitato di Varsavia è composto di scis- sionisti ed è nelle mani della polizia segreta , avvertendo che ciò non doveva comparire sulla stampa! Ma nello stesso tempo lo stesso Tyszka ha pubblicato questo luridume nella stampa socialdemocratica polacca!! LA SCISSIONE NELLA SOCIALDEMOCRAZIA POLACCA 463 Lenin, dopo aver ricevuto da Huysmans, segretario dell'Ufficio internazionale socialista, una copia dello scritto di Tyszka, ha na- turalmente inviato una lettera a Huysmans dicendogli che si trat- tava di uno « sleale » atto di vendetta, che Malecki e Hanecki, ex membri del CC, erano conosciuti in tutto il partito, che la commis- sione di indagine, nominata dallo stesso Tyszka, non aveva scoperto nessuna provocazione, che parlare sulla stampa di provocazione di fronte agli avversari politici, senza citare i nomi, era la cosa piu lu- rida e vile. La Direzione centrale ha risposto con sole ingiurie. Ha avuto luogo il congresso di Basilea. Tutti i delegati del POSDR, e i liquidatori, e i lettoni, e i vperiodisti, e i bundisti, e i trotskisti hanno riconosciuto alVunanimità la delegazione del co- mitato di Varsavia. Nelle elezioni a Varsavia i due operai socialdemocratici grandi elettori erano fautori del comitato di Varsavia e avversari di Tyszka e soci. L’organizzazione parallela di Tyszka si è dimostrata di fronte a tutti un’organizzazione fittizia. La via onesta, quella di ritirare l’accusa di provocazione, non è fatta per Tyszka e la sua Direzione centrale. Ma i migliori di tutti sono i nostri liquidatori e il loro comita- to d’organizzazione. Il Lue , che aderì ufficialmente alla conferenza d’agosto, ha pubblicato due volte la lurida menzogna di Tyszka !1 La prima volta l'ha fatto un signore che si nascondeva sotto i- niziali, la seconda volta il signor Avgustovs\i . E quali eroi! Diffondono cose abominevoli e si nascondono dietro la schiena della Direzione centrale. Noi, dicono, non c’entria- mo, non ne rispondiamo, non diffondiamo cose abominevoli, diamo t soltanto* notizia del fatto pubblicato (un’abiezione) a nome della Direzione centrale!! Martov, Trotski, Liber, i lettoni e soci diffondono anonimamen- te nella stampa legale, dove non si devono citare documenti, le cose abominevoli dette da Tyszka nascondendosi dietro la schiena del- lo stesso Tyszka II Sotsial-DemoJiTat, n. 30, 12 (25) gennaio 1913. IL BOLSCEVISMO L'origine del bolscevismo è indissolubilmente connessa con la lotta del cosiddetto « economismo » (opportunismo, che negava la lotta politica della classe operaia e la funzione dirigente di questa classe), condotta dal 1897 al 1902 contro la socialdemocrazia rivo- luzionaria. L’economismo, appoggiato dal Bund, fu sconfitto e re- spinto dalla nota campagna della vecchia ts\ra (Monaco, Londra e Ginevra, 1900-1903), che ricostituì il partito socialdemocratico (fon- dato nel 1898, ma distrutto poi dagli arresti) basandosi sul marxi- smo e sui principi socialdemocratici rivoluzionari. Al II Congres- so del POSDR (agosto 1903) gli iscritti si scissero: la loro mag- gioranza era per i principi e la tattica della vecchia Is^ra y la mino- ranza invece si volse verso Popportunismo, trovando Pappoggio dei precedenti nemici dell’/^ra, gli economisti e i bundisti. Di qui il no- me di bolscevismo e menscevismo (bolscevichi e menscevichi) 113 . Nel 1903 e nel 1904 l’oggetto principale della lotta fu l’opportuni- smo dei menscevichi nelle questioni organizzative. Dalla fine del 1904 la cosa fondamentale divenne la differenza nella tattica. Il « piano per la campagna degli zemstvo > (autunno 1904) della nuova Isì{ra > passata ai menscevichi, difese la tattica consistente nel « non impaurire i liberali ». Il 1905 cristallizzò definitivamente i dissensi tattici (III Congresso del POSDR dei bolscevichi, nel mag- gio 1905, a Londra, e la « Conferenza » dei menscevichi a Ginevra alia stessa data). I menscevichi adattavano la tattica della classe o- peraia al liberalismo, i bolscevichi ponevano alla classe operaia, nella rivoluzione democratica borghese, lo scopo di condurla fino in fondo, di trascinare dietro di sé le masse contadine democratiche, nonostante i tradimenti del liberalismo. Dissensi principali delle due correnti nella pratica. Autunno 1905: i bolscevichi sono per il IL BOLSCEVISMO 465 boicottaggio della Duma di Bulyghin, i menscevichi per la parteci- pazione. Primavera 1906: lo stesso per la Duma di Witte. I Duma: i menscevichi sono per l’appoggio alla parola d'ordine di un mi- nistero della Duma (cadetto), i bolscevichi per la parola d’ordine di un comitato esecutivo delle sinistre (socialdemocratici e trudovikj ) che dovrà organizzare immediatamente la lotta delle masse, ecc. Un’esposizione più particolareggiata è possibile unicamente nelle pubblicazioni stampate all’estero. Al congresso di Stoccolma (1906) vinsero i menscevichi, in quello di Londra (1907) i bolscevichi. Nel 1908-1909 i « vperiodisti » (machismo in filosofia, e «otzovismo>, o boicottaggio della III Duma, in politica: Gogdanov, Alexinski, Luna- ciarski e altri) si staccavano dai bolscevichi. Nel 1 909-1 91 1 il bolsce- vismo, conducendo la lotta contro costoro (cfr. V. Ilin, Materialismo ed empiriocriticismo, Mosca, 1909), e anche contro 1 liquidatori (i menscevichi che rinnegavano il partito illegale), si avvicinò ai men- scevichi partitisti (Plekhanov e altri), che avevano dichiarato guer- ra al liquidatonsmo. Organi di stampa dei bolscevichi: Vperiod e Proletari (Ginevra, 1905), Novaia Gizn (Pietroburgo, 1905), Volnà, E{ho e altri (Pietroburgo, 1906), Proletari in Finlandia (1906-1907), a Ginevra (1908) e a Parigi (1909), Sotsial-Demo^rat a Parigi (1909- 1912). Raccolta di alcuni scritti principali del bolscevismo di V. Ilin, Dodici anni , Pietroburgo, 1908, che contiene anche una bibliografia piu particolareggiata. Scrittori bolscevichi principali: G. Zinoviev, V, Ilin, Iu. Kamenev, P. Orlovski e altri. Negli ultimi anni i bolscevichi sono stati i principali collaboratori dei giornali Zviezdà (1910-1912), Pravda (1912) a Pietroburgo e delle riviste Mysl (1910) a Mosca, Prosvestcenie (1911-1913) a Pietroburgo. Scritto nella prima metà del gennaio 1913. Pubblicato per la prima volta nel 1913 nel libro; A. Rubakin, Fra i Itbrt , voi. II, 2* ediz., Mosca. IL SIGNIFICATO DELL’ELEZIONE DI POINCARÉ Il nuovo presidente della repubblica francese viene calorosamen- te felicitato. Date uno sguardo al N ovaie V remia, centonero e fau- tore di pogrom, e alla Riec liberale: quale commovente concordia nelle congratulazioni rivolte al presidente Poincaré, nelle espressio- ni di compiacimento! Nella valutazione dei problemi di politica estera e della situa- zione dei paesi occidentali si rivela con particolare evidenza la pa- rentela intrinseca, profonda tra i nostri centoneri e i nostri liberali. Quando gli uni e gli altri salutano il presidente « nazionale > Poin- caré, eletto dall’alleanza della grande borghesia e della reazione clerical-feudale in Francia, diviene chiaro per tutti che i centoneri e i liberali dissentono soltanto per i metodi di lotta contro il socia- lismo ritenuti piu idonei. Ma reiezione di Poincaré presenta un interesse piu grande di quanto pensino gli zelanti « osannatori ». Gli operai coscienti, ri- flettendo sul significato di questa elezione, rilevano tre circostan- ze. Innanzi tutto, reiezione di Poincaré significa un nuovo passo a- vanti nell’inasprimento della lotta di classe imminente in Francia. Poincaré è stato primo ministro con una Camera formata in preva- lenza di radicali, ed è stato eletto presidente contro il candidato ra- dicale Pams, è stato eletto con l’aiuto della reazione clerical-feudale , è stato eletto dal blocco di destra. Che cosa ciò vuol dire? In Francia è al potere V ultimo partito borghese, i radicali, la cui differenza dalla « reazione » diviene sem- pre minore. Tutta la borghesia, dalla radicale alla reazionaria, si schiera sempre piu compatta contro il proletariato socialista, e sem- pre piu spariscono i confini fra l’una e l’akra. Ciò si è manifestato in IL SIGNIFICATIVO DELL'ELEZIONE DI POINCARÉ 467 modo particolarmente lampante durante reiezione di Poincaré. Ta- le compattezza è l’indice sicuro di un estremo inasprimento delle contraddizioni di classe. In secondo luogo, la significativa carriera di Poincaré è la tipica carriera dell’affarista borghese, che si vende a turno a tutti i partiti in politica e a tutti i ricchi « al di fuori » della politica. Per la profes- sione Poincaré è avvocato da venti anni. A 26 anni era capo gabi- netto, a 33 ministro. I ricconi e i magnati della finanza apprezzano altamente in tutti i paesi i legami politici di questi abili carrieristi. « Brillante » deputato-avvocato e lestofante politico sono sinonimi nei paesi < civili ». In terzo luogo, la significativa dimostrazione dei socialisti fran- cesi quando è stato eletto Poincaré. Il voto per Vaillant è stato una manifestazione in onore della Comune. Vaillant ne è un ricordo vivo. È sufficiente vedere anche una sola volta come gli operai pari- gini accolgono Tapparizione alla tribuna di Vaillant, coi capelli bianchi come la neve, per comprenderlo. Ed ecco, nella stessa Versailles, dove nel 1871 la Francia bor- ghese aveva venduto la Francia a Bismarck per soffocare l’insurre- zione del proletariato, nella stessa sala nella quale quarantadue an- ni or sono avevano risonato le urla bestiali dei grandi proprietari fondiari centoneri della Francia, che anelavano a un re, i deputati della classe operaia hanno votato per il vecchio comunardo. Frauda, n. ii, 15 gennaio 1913. Firmato: V.I. SINCERITÀ Abbiamo già parlato sul nostro giornale del progetto di legge sulla istituzione dello zemstvo nel governatorato di Arcangelo, re- spinto dal Consiglio di Stato, ma occorre ancora una volta soffer- marsi sul significato di questo fatto, che, nonostante la sua limitata importanza, è nello stesso tempo oltremodo caratteristico. Da quasi mezzo secolo esiste lo zemstvo dei nobili, che garan- tisce l'assoluta prevalenza dei grandi proprietari fondiari di tipo feu- dale (cioè, in russo, fautori della servitù della gleba), E soltanto in alcuni governatorati, come per esempio quello di Viatka, dove qua- si non esiste la grande proprietà fondiaria nobiliare, lo zemstvo ha un carattere più contadino; ma qui però è ancor più invischiato in una rete di tutti i possibili divieti, ostacoli, limitazioni e chiarimenti burocratici. Da più di mezzo secolo anche il governatorato di Ar- cangelo cerca di ottenere uno zemstvo di questo tipo, a quanto pare reso innocuo, castrato. Ed ecco che la decisione della III Duma, nera, dei grandi pro- prietari fondiari e della borghesia, di istituire lo zemstvo ad Arcan- gelo è stata respinta dal Consiglio di Stato. Quale luce, straordi- nariamente vivida, getta questa « inezia » sulla sostanza del nostro regime « rinnovato»! Quale ottima lezione sulle radici di classe della politica! Gli argomenti degli avversari dello zemstvo nel Consiglio di Stato sono sinceri: vedete, in quel governatorato non vi sono dei nobili. Vi sono in tutto 2.600 desiatine di terra « in proprietà priva- ta > — ha esclamato il signor Stiscinski, relatore al Consiglio di Stato. Quindi se non vi sono dei nobili grandi proprietari fondiari il SINCERITÀ 469 « popolo > non è « cresciuto » fino a poter decidere la riparazione di strade e la costruzione di ospedali. Ma se non vi sono grandi proprietari fondiari, bisogna impian- tarli direttamente o indirettamente. Dove prenderli? Nel centro della Russia, dove ce ne a suffi- cienza. I grandi proprietari delle terre nere, del centro dove piu che in ogni altro luogo sono fresche le tracce della servitù della gleba, dove più è rimasta la tbarstcinay (sistema di conduzione ba- sato sulle otrabotkj ), dove dominano, regnano e spadroneggiano «bisonti» come quelli di Kursk: ecco su chi si può contare per gli affari di Stato e sociali. In questo senso Patteggiamento del Con- siglio di Stato verso lo zemstvo di Arcangelo rappresenta una lezio- ne molto istruttiva e obiettiva sulla nostra organizzazione statale. Pravda , ri. 13, 17 gennaio 1913. Firmato: V. IL MINISTERO BRIAND Il noto rinnegato Briand, un tempo arcirivoluzionario e ban- ditore dello «sciopero generalo, è di nuovo a capo del governo in Francia. Come John Burns in Inghilterra, egli ha tradito la clas- se operaia e si è venduto alla borghesia. È interessante la composizione del suo nuovo gabinetto. In esso regna un trio: Jonnart, Etienne, Baudin. Chi sono questi per- sonaggi ? Date uno sguardo ai giornali liberali, al n. n della Rite per e- sempio, e vi troverete le notizie più particolareggiate: dove i mini- stri*- hanno studiato, quali sono state le loro occupazioni. Vedrete un’impudente pubblicità e il desiderio di piaggiare: Jonnart è a- mico di re Edoardo; Baudin è nipote di un comunardo! « Si parla, si grida, ma della vodka nemmeno una parola > u \ Sulla sostanza della cosa la Rite tace. E questa sostanza è molto semplice: tutto il trio è una compagnia matricolata, e delle più im- pudenti, di trafficanti e affaristi finanziari. Etienne è stato immi- schiato in tutti gli sporchi scandali in cui erano in giuoco milioni, cominciando da quello del Panama. Egli è un affarista specializza- to nelle operazioni finanziarie nelle colonie, del tipo di quella delle nostre terre in Basckiria... Jonnart ha preso parte all’affare non meno < pulito » della concessione delle ricchissime miniere di ferro a Ouenza (Africa). Suoi parenti fanno parte delle maggiori compa- gnie azionarie. Baudin è il commesso dei capitalisti, degli appalta- tori e degli armatori. A lui si addice bene il ministero della mari- na... vicinissimo agli appalti e alle ordinazioni per la Botta! In nessun luogo come in Francia trovano conferma le parole di Marx: i governi borghesi sono i commessi della classe dei capita- IL MINISTERO BRIAND 471 listi E il grande progresso della Francia consiste nel fatto che la classe operaia ha strappato tutte le false coperture, ha fatto divenire chiaro ciò che non lo era, c ha tolto dalle catene i fiori finti che le abbellivano, non perché l’umanità continui a portarle in questa for- ma priva di ogni gioia e di ogni piacere, ma perché essa getti le ca- tene e stenda la mano per cogliere il fiore vero > ”* Pravda, n. 14. 18 agosto 1913. Firmato: I. I RISULTATI DELLE ELEZIONI La campagna elettorale per la IV Duma ha confermato la valu- tazione del momento storico che nel 19 n avevano dato i marxisti, valutazione che si riduceva ad affermare che il primo periodo nella storia della controrivoluzione russa era terminato. È cominciato il secondo periodo, caratterizzato dal risveglio dei « reparti leggeri » della democrazia borghese (movimento studentesco) e dall’offensi- va del movimento operaio economico, e ancor più non economico, ecc. La depressione economica, l’offensiva decisa della controrivo- luzione, la ritirata e lo sfacelo delle forze della democrazia, lo sca- tenamento delle idee rinunciatarie, « viekhiste », liquidatoriste, nel « campo progressivo*: ecco in che cosa si distingue il primo pe- riodo (1907-1911). Il secondo periodo invece (1911-1912), sia sotto l’aspetto economico, sia sotto quello politico e ideale, si distingue per tratti caratteristici opposti: ripresa dell’industria, incapacità della controrivoluzione di continuare l’offensiva con la stessa forza, ener- gia, ecc., risveglio della democrazia, che ha costretto gli stati d’ani- mo del viekhismo, dell’abiura e del liquidatorismo a non rivelarsi. Questo è lo sfondo del quadro, che è necessario tener presente per dare un esatto giudizio sulla campagna elettorale del 1912. I. La € con trapazione » dèlie elezioni Il tratto caratteristico delle elezioni della IV Duma che piu sal- ta agli occhi è la contraffazione sistematica di queste elezioni da parte del governo. Non ci poniamo qui lo scopo di fare un bilancio I RISULTATI DELLE ELEZIONI 47 3 della * contraffazione delle elezioni»; ne ha già parlato in modo più che sufficiente tutta la stampa liberale e democratica; ne parla l’interpellanza circostanziata dei 'cadetti alla IV Duma e riusciremo probabilmente a dedicare un apposito articolo a questo problema, quando saranno raccolti e sommati i dati documentali, molto estesi e in numero sempre crescente. Nel momento attuale ci accontente- remo di rilevare i risultati principali della contraffazione delle e- lezioni e il principale significato politico di questa «contraffazione». Mobilitazione del clero contro i grandi proprietari fondiari li- berali e ottobr isti ; intensificate repressioni e disinvolta violazione della legge, violazione diretta contro la borghesia democratica nelle città e nelle campagne; tentativi, con gli stessi mezzi, di strappare la curia operaia alla socialdemocrazia : questi i metodi fondamentali di contraffazione delle elezioni nel 1912. L’obiettivo di tutta questa politica, che ricorda la politica del bonapartismo, era la formazione di una maggioranza nazionalista di destra alla Duma, ma, com’è no- to, quest’obiettivo non è stato raggiunto. Vedremo più avanti che il governo è riuscito però a «mantenere» la situazione precedente, quella che c’era nella III Duma, nel nostro, scusate il termine, par- lamento: nella IV Duma vi sono come prima due maggioranze, quella destro-ottobrista e quella ottobrista-cadetta. La legge elettorale del 3 giugno 1907 «edificò» il sistema stata- le di amministrazione — e non soltanto di amministrazione — pog- giando sul blocco dei grandi proprietari fondiari feudali e degli stra- ti superiori della borghesia, mantenendo al primo elemento sociale, in questo blocco, una grandissima preponderanza; e sopra due ele- menti stava, in realtà intatto, il vecchio potere. Non occorre ora parlare della specifica natura che questo potere aveva e ha, natura creata dalla storia secolare del regime della servitù della gleba, ecc. Comunque, la svolta del 1905, il crollo del « vecchio », le azioni aperte e possenti delle masse e delle classi costrinsero a cercare un'alleanza con queste o quelle forze sociali. Cadute le speranze nel « bifolco », nel contadino, che esisteva- no nel 1905-1906 (leggi elettorali di Bulyghin e di Witte), il siste- ma del 3 giugno « aveva puntato sui piu forti », sui grandi proprie- tari fondiari e i pezzi grossi della borghesia. Ed ecco che, dopo poco più di cinque anni, l’esperienza della III Duma comincia già a 474 LENIN rendere vana anche questa «puntata»! Non si può immaginare una maggiore arrendevolezza di quella ottobrista nel 1907-1912, e tuttavia nemmeno gli ottobristi «servivano». Nemmeno con costo- ro il vecchio potere (la cosiddetta « burocrazia », cosi profonda- mente affine ad essi, aveva potuto andar d’accordo. La politica bor- ghese nelle campagne (legge del 9 novembre) e tutti gli aiuti al ca- pitalismo avevano luogo sotto la direzione degli stessi Purisckevic, e i risultati furono lacrimevoli. Il potere dei Purisckevic, rinnovato, riparato, rinfrescato dalla politica agraria, dal nuovo sistema di i- stituzioni rappresentative, continuava a soffocare tutto e tutti, fre- nando lo sviluppo. Risultò che nel sistema del 3 giugno vi era un’incrinatura. La « contraffazione » delle elezioni divenne inevitabile, come inevita- bili appaiono i metodi storici del bonapartismo quando non esiste un sostegno sociale fermo, stabile, organico, provato, quando occorre destreggiarsi fra elementi eterogenei. Se le classi democratiche sono impotenti o particolarmente indebolite per motivi temporanei, si- mili metodi possono essere accompagnati da « successi » per parec- chi anni. Ma persino gli esempi « classici » di Bismarck negli anni sessanta del secolo scorso o di Napoleone III attestano che non si può fare a meno di brusche rotture (in Prussia vi era stata una « ri- voluzione delimito » e alcune guerre con esiti eccezionalmente felici). II. La nuova Duma Per determinare i risultati delle elezioni consideriamo i dati ufficiali sui partiti che compongono la IV Duma, comparandoli con la III Duma non solo alla fine della sua esistenza (1912), ma anche airinizio (1908). Avremo il seguente quadro istruttivo*. * I dati sono presi dalle pubblicazioni della Duma: Indicatore per il 1908; Pron- tuario per il 1912 c Foglio di informatone della Duma (IV), n. 14, 2 dicembre 1912, dati corretti fino al 1* dicembre 1912. I tre gruppi nazionali sono i polacchi, i bie- lorussi e i musulmani. I RISULTATI DELLE ELEZIONI 475 Destre Nazionalisti e destri moderati Ottobristi Progressisti Cadetti Tre gruppi nazionali Trudoviki Socialdemocratici Senza partito Ili Duma 1906 1912 IV Duma 49 46 65 95 102 120 148 120 98 25 3 6 48 53 52 49 26 27 21 *4 IO 19 13 M — 27 7 Totale 429 437 442 La prima deduzione da questi dati è che nella IV Duma sono rimaste le precedenti due maggioranze: la ottobri sta-dest re con 283 voti (65 + 120 + 98) e la cadetto-ottobrista con 226 voti (98 piu 48 + 59 + 2 l)- Per il governo autocratico è, in pratica, soprattutto importante la « sua > maggioranza alla Duma. La differenza fra la III e la IV Duma è sotto questo aspetto insignificante. Nella III Duma la mag- gioranza ottobrista-destra era costituita da 29? voti alPinizio e di 268 voti alla fine. Ora si ha una media tra queste due cifre: 283, Ma la riduzione subita dalla maggioranza di destra fra Tinizio e la fine della III Duma è cosi rilevante che il governo non pote- va, rimanendo un governo autocratico, non ricorrere a misure stra- ordinarie per contraffare le elezioni. Questa contraffazione non è casuale e non è una deroga al sistema, come amano immaginare le cose i Meycndorf, i Maklakov e soci, ma una necessità per mante- nere in piedi il « sistema ». Voi parlate della «conciliazione del potere con il paese» (cioè con la borghesia), signori liberali, con alla testa il signor Maklakov? Se è cosi, delle due una: o i vostri discorsi sulla conciliazione non sono vuote parole, e allora dovete accettare anche la « contraffazio- ne delle elezioni », perché questa è la condizione reale per la conci- liazione con il potere reale. Non amate forse tanto la « politica reale » ? O le vostre proteste contro la « contraffazione delle elezioni » non sono vuote parole, e allora dovete parlare non della conciliazio- ne, ma di qualcosa che non le somiglia affatto... 476 LENIN La seconda maggioranza del sistema del 3 giugno è quella libe- ral-ottobrista, composta di 252 voti airinizio della HI Duma, di 235 alla fine, diminuita poi fino a 226 nella IV Duma. Quindi la « cam- pagna elettorale » del governo è stata in fondo coronata dal succes- so; il governo è riuscito ad ottenere quel che voleva, sanzionando ancora una volta in pratica il suo assolutismo. Poiché le grida sulla minaccia di una maggioranza dei nazionalisti e delle destre servivano soltanto a mercanteggiare sul prezzo. In realtà il governo ha bisogno di tutte e due le maggioranze, che poggiano entrambe su un terreno controrivoluzionario. Non si insiste mai abbastanza su quest’ultima circostanza, che i liberali offuscano per menare per il naso la democrazia, e i politici operai liberali (i liquidatori) per la loro sconsideratezza. Il blocco dei cadetti con gli ottobristi, che si è rivelato in modo cosi palese du- rante le elezioni di Rodzianko (e ancor più palesamente, forse, nelle frasi indecorose, servili della Riec sul discorso di Rodzianko) non è affatto una cosa solamente «tecnica». Esso esprime l’unità degli stati d’animo controrivoluzionari della borghesia in generale, da Guckov a Miliukov; esso è possibile solo perché questi stati d’animo esistono. D’altronde, anche il governo ha bisogno della maggioranza ot- tobrista-liberale dal punto di vista di tutto il regime del 3 giugno. Poiché la III (e la IV) Duma non è affatto un istituto di « cartape- sta », come dicono spesso i populisti «di sinistra», impantana- tisi senza speranze nella palude delle sofferenze di Ropscin 117 e del- la « vuota frase » otzovista. No. La III e la IV Duma sono una fase dello sviluppo dell’autocrazia e dello sviluppo della borghesia, fase necessaria dopo le vittorie e le sconfitte del 1905, un tentativo di avvicinarsi realmente l’una all’altra. E il fiasco di questo tentativo sa- rà il fiasco non solo di Stolypin e di Makarov, non solo di Markov 2° e di Purisekevic, ma anche del * conciliatore » Maltfa\ow e sodi Il governo ha bisogno della maggioranza ottobrista-liberale per tentare di portare avanti la Russia mantenendo l’onnipotenza dei Purisekevic. Il governo possiede quanti mezzi vuole per imbava- gliare, pacificare in modo estremamente rapido il troppo focoso «progressismo» ottobrista-liberale: e il Consiglio di Stato, e molte altre cose simili... I RISULTATI DELLE ELEZIONI 477 III. Mutamenti all’interno del sistema del ] giugno I dati citati più sopra rappresentano un materiale interessante sul problema dell’evoluzione dei partiti politici, degli schieramenti e delle tendenze fra i grandi proprietari e la borghesia nel periodo della controrivoluzione. La composizione della III e della IV Duma non suggerisce quasi nulla sulla democrazia, sia quella borghese (contadina) sia quella operaia, per la semplice ragione che il si- stema del 3 giugno è appositamente costruito per la sua esclusione. Lo stesso si dica per i partiti « nazionali », che non appartengono cioè alla nazionalità «dominante» e sono particolarmente oppressi e soffocati dal 3 giugno. Distingueremo quindi soltanto le destre, gli ottobristi e i libe- rali — partiti che si sono costituiti saldamente nel sistema del 3 giu- gno e sono da questo protetti contro la democrazia — e conside- reremo i cambiamenti avvenuti aH’interno di questi partiti. Ili Duma TV n Confronto della IV Duma 1908 1912 . Uma con l’inizio della III Destre *44 148 185 + 41, cioè + 28% Ottobristi 148 120 98 — 50 > -34% Liberali (progressisti e cadetti) ?» ■ 88 IO7 + 29 » + 37% Si vede quindi che il cosiddetto « centro » diminuisce fra gli strati privilegiati e che si rafforzano la loro ala destra e quella liberale. È interessante che fra i grandi proprietari fondiari e la borghesia l’au- mento dei liberali proceda piu rapidamente che non quello delle de- stre, nonostante le eccezionalissime misure prese dal governo per contraffare le elezioni in favore di queste ultime. Ci sono uomini che, tenendo presente questi fatti, pronunciano volentieri frasi pompose suirinasprimento delle contraddizioni del sistema del 3 giugno, suH’imminente trionfo del progressismo bor- ghese moderato, ecc. Costoro dimenticano innanzi tutto che se fra i grandi proprietari fondiari, e soprattutto fra la borghesia, cresce il numero dei liberali, ancor più rapidamente cresce l’ala destra dei liberali, che costruisce tutta la sua politica sulla « conciliazione » con le destre. Di questo parleremo subito più particolareggiatamente. In 478 LENIN secondo luogo, costoro dimenticano che il famoso « spostamento a sinistra della borghesia » è soltanto un sintomo deireffettivo sposta- mento a sinistra della democrazia, la sola che può dare al movimento le forze motrici per un serio mutamento di regime. In terzo luogo, costoro dimenticano che il sistema del 3 giugno conta soprattutto suirutilizzazionc, in limiti molto larghi, deirantagonismo fra la borghesia liberale e i grandi proprietari fondiari di spirito reaziona- rio e deirantagonismo loro comune, e molto più profondo, verso tut- ta la democrazia e soprattutto verso la classe operaia. Ancora. I nostri liberali amano presentare le cose come se la sconfìtta degli ottobristi fosse dovuta alla « contraffazione delle ele- zioni », che avrebbe privato di un appoggio questo « ultimo partito di cui poteva disporre il governo», ecc. Gli stessi liberali, s’intende, si attribuiscono cosi facendo la funzione di opposizione onesta, di uomini indipendenti, e persino di « democratici », mentre in realtà la differenza di un Maklakov dagli ottobristi è assolutamente illu- soria. Osservate i mutamenti avvenuti fra la III e la IV Duma, e ve- drete che all’interno della III Duma il partito ottobrista perse un numero maggiore di suoi membri (28) che non nelle elezioni della IV Duma (22). Ciò non significa naturalmente che non ci siano state «contraffazioni delle elezioni»; ci sono state nella misura più sfrenata, soprattutto contro la democrazia. Ma ciò vuol dire che ol- tre ogni contraffazione delle elezioni, oltre, anche, Tazione gover- nativa e la « politica » in generale, sta avvenendo un processo di de- limitazione di partito fra le classi abbienti della Russia, un proces- so, di delimitazione dell’ala reazionaria feudale della controrivolu- zione dall’ala borghese liberale di quella stessa controrivoluzione. Le distinzioni fra i singoli gruppi e frazioni della maggioran- za ottobrista-destra della Duma (destre, nazionalisti, destri modera- ti, «centro», ottobristi di destra, ecc.) sono non meno effimere, in- determinate, casuali e spesso artificiosamente falsificate delle di- stinzioni airinterno della maggioranza liberale-ottobrista (ottobristi di sinistra, progressisti, cadetti). Per il periodo che stiamo attraver- sando non è affatto caratteristico il fatto che gli ottobristi, dipenden- ti dal governo, soppiantino il democratico-costituzionalista pseudo- indipendente (Maklakov!). Questa è una stolta favola liberale. Il fatto caratteristico è che sta avvenendo un processo di forma- I RISULTATI DELLE ELEZIONI 479 zionc di autentici partiti di classe e, in particolare, coperto dallo stre- pito di esclamazioni di chiassoso opposizioni smo e dai melliflui di- scorsi sulla « conciliazione del potere con il paese », un raggruppa- mento del partito del liberalismo controrivoluzionario. La stampa liberale, che è la piu diffusa in Russia, fa ogni sforzo per nascondere questo processo. Ci rivolgeremo quindi ancora una volta ai dati precisi della statistica della Duma. Ricorderemo che i partiti, come gli uomini singoli, vanno giudicati non per le loro parole, ma per i loro fatti. In realtà i cadetti e i progressisti marciano insie- me per tutto ciò che è più importante, e, per molte questioni, gli uni e gli altri hanno marciato con gli ottobristi nella III e nella IV Du- ma e nelle elezioni recentemente ultimate (governatorato di Iekate- rinoslav: blocco di Rodzianko con i cadetti!). Consideriamo dunque i dati su questi tre partiti: ni Duma IV Duma Confronto della IV Duma 1908 1912 con l'inizio della III Ottobristi 148 120 98 50, cioè — 34% Progressisti *5 36 48 + 23, cioè 4- 92% Cadetti 53 52 59 + 5, cioè + 11% Vediamo una grandissima e costante diminuzione degli otto' bristi; una riduzione e poi un piccolo aumento dei cadetti; un im- menso e costante aumento dei progressisti , che in cinque anni sono quasi raddoppiati di numero . Se per il 1908 avessimo assunto i dati comunicati dal signor Miliukov nc\Y Annuario della tRiec » per il 1912, p. 77, si sarebbe avuto un quadro ancor più significativo. Il signor Miliukov calcola che alla III Duma nel 1908 vi erano 154 ottobristi, 23 progressisti e 56 cadetti. Comparandole con la IV Duma queste cifre segnano un aumento insignificante del numero dei cadetti e più del raddop- pio del numero dei progressisti. Nel 1908 i progressisti erano meno della metà dei cadetti. Oggi .il loro numero è l’8o per cento di quello dei cadetti. Si ha dunque il fatto inconfutabile che nel liberalismo russo, durante la controrivoluzione (1908-1912), la cosa più caratteristica è il grandissimo sviluppo del progressismo. E chi sono i progressisti ? 480 LENIN Sia per la loro composizione che per la loro ideologia sono un miscuglio di ottobristi c di cadetti . Nella III Duma essi si chiamavano ancora rinnovatori paci- fici, c uno dei loro capi, il nobile controrivoluzionario Lvov, era nella I Duma un cadetto. Nella III Duma il numero dei progressi- sti era aumentato, come abbiamo visto, da 25 a 36, cioè di 11 deputati; di questi ultimi 9 erano passati ai progressisti da altri partiti, e precisamente: 1 dai cadetti, 2 dai moderati di destra, 1 dai naziona- listi e 5 dagli ottobristi. Il rapido aumento dei progressisti tYa i rappresentanti politici del liberalismo russo e il successo dei Viel^hi nella « società » sono le due facce di una stessa medaglia. I progressisti hanno attuato nel- la politica pratica ciò che in teoria predicavano i V ieJ(hi, gettando fango sulla rivoluzione, rinnegando la democrazia, esaltando lo sporco arricchimento della borghesia come il regno di Dio in terra, ecc. ecc. Quando il cadetto Maklakov parla in tono declamatorio della conciliazione del potere con il paese, egli decanta soltanto ciò che i progressisti fanno. Quanto piu ci allontaniamo dal 1905 e 1906, tanto piu diviene chiaro quanto allora avevano ragione i bolscevichi smascherando i cadetti nel momento della loro euforia per le « vittorie », mostrando qual era la vera natura del loro partito 11 *, rivelata oggi in modo sempre piu palese da tutto il corso degli avvenimenti. La democrazia russa non può conseguire nessuna vittoria se non scalza decisamente il « prestigio » dei cadetti fra le masse. E, vice- versa, reffettiva fusione dei cadetti con i viekhisti e i progressisti è una delle condizioni e uno dei sintomi del raggruppamento e del rafforzamento della democrazia sotto la direzione del proletariato. IV. Per che cosa si è svolta la lotta nelle elezioni? Tale questione viene sempre più respinta in secondo piano nel- la maggioranza dei ragionamenti e degli articoli sulle elezioni, 0 vie- ne persino del tutto occultata. Eppure si tratta del contenuto politi- co c ideale della campagna elettorale, della questione più impor- tante, senza la spiegazione della quale tutte le altre questioni, i con- I RISULTATI DELLE ELEZIONI 481 sueti dati sulle « percentuali dell’opposizione », ecc. perdono asso- lutamente ogni valore. La risposta piu diffusa consiste nel dire che la lotta si è svolta per resistenza o meno della Costituzione. Cosi vedono le cose le destre, e cosi i liberali. Tutta la stampa di destra e quella liberale sono penetrate dall’idea che, in fondo, hanno lottato due campi, l’uno in favore della Costituzione, l’altro contrario a essa. 11 capo del partito cadetto, signor Miliukov, nell’organo di stampa ufficiale dei cadetti, la Rite, espone questa teoria dei due campi, e inoltre a nome della conferenza del suo partito. Esaminate dunque questa < teoria » dal punto di vista del ri- sultato delle elezioni. Come essa ha retto alla prova dei fatti? 11 primo atto della nuova Duma è stato contrassegnato dal bloc- co dei cadetti con gli ottobristi (e persino con una parte dei destri) per la candidatura «costituzionale» di Rodzianko, il cui discorso, contenente un programma pseudocostituzionale, è stato accolto dai cadetti con entusiasmo *. 11 capo degli ottobristi, Rodzianko, appartenente, come noto, agli ottobristi di destra, si ritiene un costituzionalista, come Krupen- ski, capo del « gruppo del centro » o dei costituzionalisti conserva- tori. Dire che la lotta si è svolta per la Costituzione significa non dire nulla perché immediatamente sorge la questione: di quale Co- stituzione si tratta? di una Costituzione nello spirito di Krupenski? o di Rodzianko? o di Efremov-Lvov ? o di Maklakov-Miliukov? Segue poi una questione ancor piu importante, non quella degli au- spici, delle dichiarazioni, dei programmi, — che rimangono sulla carta, — ma quella dei mezzi reali per raggiungere ciò che si desi- dera. Su questo punto principale (e unico serio), inconfutabile, irre- futabilmente giusto, rimane la dichiarazione del signor Gredeskul, pubblicata nel 1912 dalla Riec (n. 117) sull’inopportunità di una nuova rivoluzione, sulla necessità della «sola attività costituzionale». Questa dichiarazione unisce politicamente e idealmente i cadetti con * Oltre all’articolo allora pubblicato dalla Rice, si confronti la dichiarazione del signor Miliukov, fatta alla Duma il 13 dicembre 1912: «Il presidente [Rodzianko] ha pronunciato un discorso... c la sua dichiarazione è stata tale che not ['abbiamo fatta nostra » (Rirc, n. 343. 14 dicembre)!! Ecco com'è costituzionale >,dod si schcrzaH la dichiarazione dei cadetti! 482 LENIN gli ottobristi in modo molto più solido c profondo di quanto non sembrino dividerli le assicurazioni, mille volte ripetute, di fedeltà alla Costituzione, e persino... alla democrazia. Di tutti i giornali che si leggono in Russia, probabilmente il 90 per cento è costituito da pubblicazioni ottobriste e liberali. Tutta questa stampa, infondendo nei lettori Tidca dei due campi, dei quali uno è per la Costituzione, esercita sulla coscienza politica delle masse una grandissima azione corruttrice. Basti anche solo pensare che tutta questa campagna ha come coronamento la dichiarazione « co- stituzionale » di Rodzianko, accettata da Miliukov! Data questa situazione, non si insiste mai abbastanza, ripeten- dole, sulle vecchie — e da molti dimenticate — verità della scienza politica. Che cose la Costituzione? — ecco una questione attuale per la Russia. La Costituzione è un compromesso tra le forze storiche della vecchia (nobile, feudale, assolutistica) società e la borghesia liberale. Le condizioni reali di questo compromesso, Tentità delle concessioni del « vecchio » e delle vittorie della borghesia liberale vengono deter- minate dalle vittorie della democrazia, delle larghe masse popolari (e soprattutto degli operai) sulle forze del « vecchio ». La nostra campagna elettorale ha potuto trovare il suo corona- mento nell’accettazione da parte di Miliukov della t dichiarazione » di Rodzianko solo perché, di fatto , il liberalismo non vuole elimi- nare i privilegi (economici, politici, ecc.) del « vecchio », ma (a dirla in breve) dividerli fra i grandi proprietari fondiari e la borghesia. Il liberalismo teme più il movimento popolare, di massa, della democra- zia che non la reazione: ecco da che cosa deriva Yimpotenza , straordi- naria date le forze economiche del capitale, del liberalismo in politica. Nel sistema del 3 giugno il liberalismo ha il monopolio del- l’opposizione moderata, semilegale; e Tinizio di una nuova ani- mazione (impieghiamo un termine troppo debole e impreciso) po- litica pone larghi strati di una democrazia nuova, in sviluppo, sotto l’influenza di questi monopolisti. Tutto il fondo della questione della libertà politica in Russia si riduce quindi oggi a chiarire che non due campi lottano, ma anche un terzo, poiché solo quest’ultimo, offuscato dai liberali, ha veramente la forza di attuare la libertà po- litica. Nelle elezioni del 1912 la lotta non si è svolta affatto c per la Co- J RISULTATI DELLE ELEZIONI 483 stituzione », poiché i cadetti, principale partito liberale che attacca- va soprattutto gli ottobristi e li ha battuti, si sono associati alla di- chiarazione di Rodzianko. La lotta, soffocata nella morsa del si- stema del 3 giugno, si è svolta per il risveglio, il rafforzamento, il raggruppamento autonomo della democrazia , libera dalle esitazioni e dalle « simpatie per gli ottobristi » del liberalismo. Ecco perché è un profondo errore considerare il contenuto po- litico e ideale della campagna elettorale solo dal punto di vista < par- lamentare ». Cento volte piu reale di tutti i programmi e di tutte le piattaforme «costituzionali» è la questione: quale atteggiamento hanno avuto i diversi partiti e gruppi verso gli scioperi politici che hanno contrassegnato il 1912? In qualsiasi paese, per distinguere i partiti borghesi da quelli proletari uno dei migliori mezzi di controllo è Patteggiamento ver- so gli scioperi economici. Se un determinato partito, nella sua stam- pa, nelle sue organizzazioni, nei suoi discorsi parlamentari, non lot- ta insieme con gli operai negli scioperi economici, è un partito bor- ghese, per quanto giuri di essere un «partito popolare» e di volere un « socialismo radicale », ecc. In Russia, mutatis mutandis (con le modifiche corrispondenti) occorre dire la stessa cosa per i partiti che vogliono farsi passare per democratici: non starmi a ripetere che hai scritto su un pezzo di carta la Costituzione, il suffragio universale, la libertà di coalizione, la parità di diritti delle nazionalità, ecc.: queste parole non valgono un soldo bucato ; mostrami quel che hai fatto per gli scioperi politici del 1912! E questo criterio non è an- cora completo, ma è tuttavia un criterio efficace, e non una vuota promessa. V. Le parole d'ordine elettorali al vaglio della realtà La campagna elettorale presenta un grandissimo interesse per qualsiasi uomo politico cosciente perché offre un materiale oggetti- vo sulle opinioni, sugli stati d’animo e, quindi, sugli interessi delle diverse classi della società. Le elezioni degli istituti rappresentativi si possono paragonare, sotto questo aspetto, con il censimento della popolazione: essi offrono una statistica politica. Naturalmente que- sta statistica può esser buona (col suffragio universale, ecc.), e può essere anche cattiva (elezioni del nostro, scusate il termine, parla- 484 LENIN mento); naturalmente bisogna imparare a criticare questa stati- stica — come ogni altra — e a utilizzarla con spirito critico. S’in- tende infine che occorre esaminarla in connessione con tutta la sta- tistica sociale in genere; e, ad esempio, la statistica degli scioperi, per coloro che non sono contagiati dalla malattia del cretinismo parla- mentare, spesso risulta cento volte piu seria e profonda della stati- stica delle elezioni. Ma nonostante tutte queste riserve rimane indubbio che le ele- zioni forniscono un materiale oggettivo . Il controllo dei desideri, degli stati d’animo, delle idee soggettive mediante il calcolo dei voti delle masse della popolazione appartenenti alle diverse classi deve essere sempre prezioso per l’uomo politico, nel significato piu o meno serio di questo termine. La reale lotta fra i partiti davanti alTelettore, con il calcolo dei risultati, fornisce sempre il materiale per sotto- porre a controllo il nostro modo di concepire il rapporto delle forze sociali nel paese e il significato di queste o quelle «parole d’ordine». Cercheremo di esaminoare il risultato delle elezioni partendo da questo punto di vista. Sulla statistica politica la cosa principale che occorre qui dire è che essa è in gran parte inutilizzabile per l’impudentissimo impiego di «misure» amministrative: «chiarimenti», pressioni, arresti, de- portazioni, ecc. ecc. senza fine. Il signor Cerevanin, per esempio, che nella Nascia Zarià , n. 9-10, ha tratto risultati servendosi dei dati riguardanti alcune centinaia di grandi elettori di diverse curie, è costretto a riconoscere che « sarebbe ridicolo » ritenere che la dimi- nuzione della percentuale dei grandi elettori dell’opposizione (in confronto alle elezioni della III Duma) nella seconda curia cittadina e in quella contadina sia una dimostrazione di uno spostamento a destra. L’unica curia, nella quale i Mymretsov, i Khvostov, i Tol- maciov, i Muratov e soci non hanno potuto commettere dei falsi è la prima curia cittadina. E in essa il numero dei grandi elettori del- l’«opposizione » è passato dal 56 al 67 per cento, mentre gli otto- bristi sono scesi dal 20 al 12 per cento e i destri dal 24 al 21 per cento. Ma se i « chiarimenti » hanno potuto ridurre a zero il valore della statistica elettorale per quanto riguarda i grandi elettori, se le classi democratiche, escluse in generale dai privilegiati del 3 giugno, hanno provato sulla propria pelle tutta la delizia di questi chiari- I RISULTATI DELLE ELEZIONI 485 menti, V atteggi amento del liberalismo verso la democrazia si è tuttavia manifestato nelle elezioni. Su questo punto si è avuto un materiale oggettivo, il quale ha permesso di verificare alla luce deiresperienza quel che pensavano e dicevano le diversi «correnti» prima delle elezioni. L’atteggiamento del liberalismo verso la democrazia non è af- fatto «soltanto» un problema «di partito», non è cioè essenziale soltanto dal punto di vista di una delle linee strettamente di partito. No. È il problema piu importante per chiunque aspiri alla libertà politica in Russia. È precisamente il problema del modo come otte- nere ciò a cui in Russia aspirano tutte le forze probe e oneste. I marxisti, dando inizio nel 1912 alla campagna elettorale, posero a caposaldo della loro campagna la parola d’ordine della democrazia conseguente , in contrapposto alla politica operaia liberale. È possibile verificare queste parole d ordine in due modi: in primo luogo, con le argomentazioni e l’esperienza degli altri paesi; in secondo luogo, con V esperienza della campagna del 1912. Se le parole d’ordine mar- xiste erano giuste o sbagliate deve oggi risultare dal modo in cui di fatto si è stabilito il rapporto tra i liberali e i democratici. L og- gettivismo di questa verifica consiste appunto nel fatto che non ab- biamo verificato noi queste parole d’ordine, ma le masse , e non solo le masse in generale, ma i nostri avversari in particolare. Nelle elezioni e dopo le elezioni i rapporti fra i liberali e la de- mocrazia sono stati quelli che si aspettavano i marxisti? o come se li aspettavano i liberali? o come se li aspettavano i liquidatori? Per orientarci in questo problema, ricorderemo anzitutto que- ste «aspettative». Ai primi inizi del 1912, quando si era appena sollevata la questione delle elezioni, quando i cadetti (nella loro conferenza) alzarono la bandiera di un’opposizione unica (cioè dei due, campi) e l’ammissibilità dei blocchi con gli ottobristi di sinistra, la stampa operaia sollevò il problema delle parole d’erdine negli articoli di Martov e Dan nel Givoie Dielo , di F. L-ko e altri nella Zviezdà (nn. 11 [47] e 24 f 60] e nel Givoie Dielo , nn. 2, 3 e 8) ; • Martov avanza la parola d’ordine: «scacciare la reazione dalle sue posizioni alla Duma»; Dan: «strappare la Duma dalle mani della reazione ». Martov e Dan rimproverano la Zviezdà per le sue minacce ai liberali e la sua volontà di strappar loro dei seggi alla Duma. 486 LENIN Tre posizioni si delineano nettamente: r) I cadetti sono per un’unica opposizione (cioè per i due campi) e per l’ammissibilità dei blocchi con gli ottobristi di sinistra. 2) I liquidatori per la parola d’ordine: «strappare la Duma dal- le mani della reazione», facilitare ai cadetti e ai progressisti rian- data al potere » (Martov, Givoic Dielo> n. 2). Non strappare i seggi ai liberali in favore dei democratici. 3) I marxisti sono contrari alla parola d’ordine di « strappare la Duma dalle mani della reazione », poiché ciò significa strappare il grande proprietario fondiario dalle mani della reazione. « 11 nostro compito pratico nelle elezioni non è affatto di ” scacciare la reazione dalle sue posizioni alla Duma”, ma di rafforzare la democrazia in generale, e quella operaia in particolare» (F.L.-ko nel n. n [47] della Zviezdà llt ). Bisogna minacciare i liberali, strappare loro i seggi, dar loro battaglia, senza farsi impaurire dalle grida sul pericolo centonero (giornale cit., n. 24 [60] 1J0 ). I liberali « andranno al potere» solo quando la democrazia vincerà nonostante le esitazioni del libe- ralismo. Il dissenso tra i marxisti e i liquidatori è estremamente profondo e inconciliabile, per quanto sembri facile ai vari ingenui la con- ciliazione verbale di ciò che è inconciliabile. «Strappare la Duma dalle mani della reazione» è tutta una sfera di idee, tutto un sistema politico, ’che obiettivamente significa il passaggio dell’egemonia ai liberali. « Strappare la democrazia dalle mani dei liberali » è un sistema politico opposto, che si basa sull’idea che la democrazia, solo se sfugge alla dipendenza dai liberali, può di fatto scalzare la reazione. Vediamo dunque che cosa in realtà è risultato dalla battaglia sulla quale si erano espressi tanti giudizi e valutazioni prima del suo inizio. Assumiamo in qualità di testimone sui risultati della battaglia il signor V. Levitski della Nascia Zarià (n. 9-10); certamente nessuno lo sospetterà di parzialità per la linea della Zviezdà e della Pravda. Ecco come questo testimone definisce i risultati della battaglia nella seconda curia cittadina, che, com’è noto, è l’unica in cui ci sia una pur lontana somiglianza con le elezioni « europee > e per la quale esista una pur minima possibilità di fare un bilancio degli « incontri » fra il liberalismo e la democrazia. Il testimone calcola 63 interventi dei socialdemocratici, dei quali I RISULTATI DELLE ELEZIONI 487 in 5 casi ci fu un ritiro forzato della candidatura, in 5 un accordo con altri partiti e in 53 un intervento autonomo. Di questi 53 casi, 4 ebbero luogo in quattro grandi città e 49 quando si procedette alla elezione dei grandi elettori. Di questi 49 casi, in 9 non si sa contro chi abbiano lottato i so- cialdemocratici; in 3 casi, contro i destri* (3 vittorie dei socialdemo- cratici); in 1 caso, contro i trudoviì^i (vittoria socialdemocratica); negli altri 36 casi, contro i liberali (21 vittorie dei socialdemocratici, 15 sconfitte). Distinguendo i liberali russi , abbiamo 21 casi dì lotta dei social- democratici contro di essi. Ecco i risultati : Hanno vinto Gli avversari Tutti i soc. dem. dei soc. dcm. i casi Socialdemocratici contro i cadetti 7 8 15 Socialdemocratici contro altri liberali * 4 2 6 In complesso 11 io 21 L’avversario principale dei socialdemocratici erano dunque i liberali (36 casi contro 3): le maggiori sconfitte subite dai socialde- mocratici vennero inflitte dai cadetti . Ancora, dei 5 casi di accordi, in 2 c’è stato un accordo generale con l’opposizione contro le destre; « in 3 si può parlare di un blocco di sinistra contro i cadetti » (il corsivo è mio; p. 98 della Nascia Zarià t n. 9-10). Il numero degli accordi è quindi meno di un decimo del numero complessivo dei casi di intervento. Il 60 per cento degli accordi sono accordi contro i cadetti. Infine, per le quattro grandi città i risultati sono: Vóti ottenuti {afra massima) I Riga Pietroburgo Mosca prime elezioni ballottaggio dai cadetti 1 9*376 20.310 3*754 5517 dai socialdemocratici 7.686 9.035 4.583 4*57° dagli ottobristi 4-547 2.030 3-674 — dai destri 1*990 1.073 272 — dai trudoviJ(t 1.075 — — — • Progressisti e cadetti insieme con progressisti o tru dovici. LENIN In tutte le quattro grandi città i socialdemocratici lottano con- tro i cadetti , inoltre in un caso i cadetti vincono nel ballottaggio mediante l'aiuto degli ottobristi (attribuendo a questi il candidato del « partito costituzionale del Baltico »). Conclusioni dello stesso testimone : « Il monopolio cadetto della rappresentanza della democrazia urbana volge al termine. Il compito immediato della socialdemocrazia in questo settore è di strappare al liberalismo, con una rappresentanza autonoma, la rappresentanza in tutte le cinque città. Già esistono le premesse psico- logiche [??] c storiche [e quelle economiche?] per questo: «spostamento a sinistra » dell’elettore democratico, inconsistenza della politica cadetta e nuovo risveglio dell’iniziativa proletaria » ( Nascia Zarià, fascicolo cit., p. 97). VI. « Fine * delle illusioni sul partito cadetto 1. I fatti hanno dimostrato che il vero significato della parola d ordine cadetta «opposizione unica» o «due campi» consisteva nel- l'Inganno della democrazia, neirappropriazione fraudolenta da parte dei liberali dei frutti del risveglio democratico, nella limitazione , nel- T ottundimento, nel \ } indebolimento di questo risveglio dell’unica forza capace di portare avanti la Russia. 2. I fatti hanno dimostrato che l’unica lotta elettorale piu o meno simile a una lotta « aperta », « europea », è consistita precisamente nello strappare la democrazia dalle mani dei liberali. Questa parola d’ordine era la realtà viva y rifletteva il risveglio — che realmente avveniva — della nuova democrazia verso un nuovo movimento. Men- tre la parola d’ordine dèi liquidatori « strappare la Duma dalle mani della reazione» era una putrida invenzione di un circolo di intel- lettuali liberali. 3. I fatti hanno dimostrato che soltanto una lotta « furiosa » con- tro i cadetti, soltanto quella « cadcttofagia » per la quale i servitori senza carattere dei liberali, i liquidatori, ci rimproveravano, esprimeva la vera esigenza di una vera campagna di massa, poiché i cadetti si sono rivelati in realtà peggiori di come li avevamo descritti. Essi si sono alleati direttamente con i neri contro il socialdemoci itico Predkaln, contro il socialdemocratico Pokrovski in ! 1 RISULTATI DELLE ELEZIONI 489 Non è forse questa una svolta storica in Russia? I neri che erano accecati dairodio contro i cadetti e vedevano in essi il nemico prin- cipale sono stati portati dal corso degli avvenimenti a far eleggere un cadetto contro un socialdemocratico. In questo fatto apparente- mente piccolo si esprime una grandissima svolta nei partiti, svolta che mostra quanto fossero in realtà superficiali gli attacchi dei neri contro i cadetti, e, viceversa , quanto facilmente, in sostanza, Puri- sckevic e Miliukov trovarono se stessi , trovarono la loro unità contro i socialdemocratici. La vita ha dimostrato che non soltanto noi bolscevichi non sotto- valutavamo i possibili blocchi con i cadetti (nella seconda fase, ecc.), ma piuttosto li sopravvalutavamo , poiché in realtà si sono avuti parec- chi casi di blocchi dei cadetti con gli ottobristi contro di noil Ciò non vuol dire naturalmente che ci siamo rifiutati (come volevano alcuni otzovisti di ieri e i loro amici troppo zelanti) di utilizzare in parec- chi casi, nelle assemblee elettorali di governatorato per esempio, i nostri blocchi con i cadetti contro le destre. Ciò vuol dire che la nostra linea generale (tre campi: democrazia contro i cadetti) è stata con- fermata e ancor più rafforzata dalla realtà. A proposito, i signori Levitski, Cerevanin e altri collaboratori della Nascia Zarià , con uno zelo e una diligenza degna di elogio, hanno raccolto un materiale prezioso per la nostra statistica delle elezioni. Peccato che non abbiano messo insieme materiali — che, a quanto pare, posseggono — sul numero dei casi di blocchi diretti e indiretti dei cadetti con gli ottobristi e i destri contro i socialde- mocratici. Predkaln e Pokrovski non sono i soli; nelle assemblee elettorali di governatorato ci sono stati molti altri casi analoghi. Non bisogna dimenticarli, merita la pena di rivolgere ad essi più attenzione. Ancora. Il nostro « testimone », costretto a trarre le conclusioni sui cadetti citate più sopra, non si è dunque chiesto quale sia il giudizio sui cadetti che queste conclusioni hanno confermato. Chi fin dal marzo igo6 t ma anche prima, aveva dimostrato che questo partito liberale si regge sull’inganno deirelettore democratico? Oggi i liquidatori, come Ivan lo smemorato, intonano: «Il monopolio cadetto volge al termine»... Dunque, il monopolio c’era? 490 LENIN Che cosa ciò significa? Il monopolio è l’eliminazione della concor- renza. La concorrenza dei socialdemocratici contro i cadetti è stata eliminata piu nel 1906-1907 che nel 1912?? Il signor V. Levitski ripete una frase volgare, senza pensare al senso delle parole che pronuncia. Per monopolio egli intende «semplicemente» che prima prevalevano i cadetti c oggi no. Ma se pretendete di conoscere il marxismo, dovete, signori, riflettere anche solo un pochino sul carattere di classe dei partiti e non avere un atteggiamento cosi noncurante verso le vostre dichiarazioni di ieri. Se i cadetti sono il partito della democrazia urbana, la loro prevalenza non è allora un « monopolio », ma il risultato degli in- teressi di classe della democrazia urbana 1 Se la loro prevalenza è risultata, dopo quattro anni, un « monopolio », cioè qualcosa di casuale c anormale per le leggi generali e fondamentali del capita- lismo e dei rapporti fra le classi nella società capitalistica, allora dunque coloro che vedevano nei cadetti il partito della democrazia urbana erano degli opportunisti, si lasciavano influenzare dal suc- cesso del momento, si inchinavano davanti allo splendore di moda del cadettismo, abbandonavano la critica marxista per cadere nel servilismo liberale verso di essi. La conclusione del signor V. Levitski conferma interamente , parola per parola , la risoluzione di Londra dei bolscevichi, del 1907, sul carattere di classe dei cadetti, che i menscevichi confutavano con furore. Se la democrazia urbana seguiva i cadetti «per la forza della tradizione ed essendo addirittura ingannata dai liberali », come dice la risoluzione, è pienamente comprensibile che le dure lezioni del 1908-1911 abbiano dissipato le «illusioni costituzionali», abbiano scalzato la «tradizione», abbiano rivelato l’« inganno» e abbiano cosi portato alla fine del «monopolio». Nei nostri tempi sono troppo diffusi la dimenticanza voluta o non voluta del passato, Tatteggiamento, al massimo sconsiderato, verso le risposte precise, dirette, chiare a tutte le questioni impor- tanti della politica e verso la verifica di queste risposte alla luce della ricca esperienza degli anni 1905-1907 c 1908-1912. Non vi è nulla dipiu esiziale per la democrazia che si sta risvegliando di questa dimenticanza e di questo atteggiamento. I RISULTATI DELLE ELEZIONI 49 1 VII. Un « grandissimo pericolo per la grande proprietà fondiaria nobiliare » Il signor Cerevanin, facendo il bilancio della Iona elettorale, calcola che all’opposizione t sono stati strappati, in modo pretta- mente artificioso e soltanto con misure assolutamente eccezionali, 49 seggi *• Se si aggiungono questi seggi a quelli veramente conqui- stati si hanno, secondo lui, 207 seggi, cioè solo 15 in meno della maggioranza assoluta. Conclusione dell’autore: «Con il sistema del 3 giugno, senza misure eccezionali e artificiose, la reazione aristo- cratica feudale avrebbe subito nelle elezioni una sconfitta completa e decisiva [ ? ?!] ». « Di fronte a questo grandissimo pericolo per la grande proprie- tà fondiaria nobiliare » — prosegue l’autore — ...il conflitto dei pope contro i grandi proprietari fondiari non è importante (fascicolo cit. P . 85). Ecco le conseguenze della parola d’ordine « strappare la Duma dalle mani della reazione»! Cerevanin ha punito severamente Mar- tov avendo portato all’assurdo la sua parola d’ordine e congiunto, per cosi dire, con «il bilancio della lotta elettorale» il bilancio del- le illusioni liquidatoriste. La maggioranza cadetto-progressista rappresenterebbe un % gran- dissimo pericolo per la proprietà fondiaria nobiliare »! È veramente una perlai E non è un lapsus, ma il risultato inevitabile di tutto il contenuto ideale che i liberali e i liquidatori si sono sforzati di immettere nella campagna elettorale. L’immenso aumento della funzione dei progressisti in confronto a quella dei cadetti, l’incarnazione, nella politica, di questi progres- sisti, di tutta l’abiura (viekhismo) dei cadetti, il reale passaggio, tacito e segreto, degli stessi cadetti alla posizione dei progressisti : ecco tutto ciò che i liquidatori non volevano vedere, e tutto ciò li ha portati al- la perla di Cerevanin. « Non bisogna parlare troppo dello spirito con- trorivoluzionario dei cadetti », cosi o pressapoco cosi scrisse una volta il trudoviì^ (populista liquidatore) signor Vodovozov. Cosi vedevano precisamente le cose i nostri liquidatori. Essi hanno dimenticato persino l’insegnamento della III Duma, ove il cadetto Berezovski « spiegò » in un discorso ufficiale il prò- LENIN 492 gramma agrario dei cadetti e dimostrò che esso era vantaggioso per i grandi proprietari fondiari nobili. E oggi, nel 1912, si aspettano dalla Duma « di opposizione », dalla Duma dei grandi proprietari fondia- ri, dai progressisti, da questi ottobristi leggermente ritoccati, un « grandissimo pericolo per la grande proprietà fondiaria nobiliare »... Sentite, signor Cerevanin... fantasticate, si, ma non oltrepassate la misura! I risultati della tattica liquidatorista dedotti da Cerevanin ci offrono un’ottima illustrazione dei risultati delle elezioni. La IV Duma ha approvato con 132 voti contro 78 la formula di passaggio airordine del giorno dei progressisti. Proprio Tottobrista Antonov ha dichiarato ufficialmente di es- sere soddisfatto di questa volgarissima, vacuissima formula in quan- to formula ottobrista. Egli ha naturalmente ragione. La formula pro- posta dai progressisti è prettamente ottobrista. Costoro hanno adem- piuto la loro funzione di conciliatori fra gli ottobristi e i cadetti. Lottobrismo è battuto, evviva Pottobrismol «È vinto» Potto- brismo di Guckov, prospera Pottobrismo di Efremov-Lvov *. Vili. Maschiatura della sconfitta Ci rimangono da esaminare i risultati delle elezioni nella curia più importante, quella operaia. In nessuno è sorto e sorge il dubbio che questa curia è dalla parte dei socialdemocratici. Qui la lotta non si è piu svolta contro i populisti: fra di loro non si è avuto un attacco contro il liquida- torismo (Pocin a Parigi e socialisti popolari a Pietroburgo) e Potzo- vismo populista, e questa mancata opposizione alle tendenze in de- cadimento ha ridotto i populisti di sinistra a uno zero. Nella curia operaia la lotta si è svolta soltanto fra i marxisti e i politici operai liberali, i liquidatori. I marxisti nel gennaio 1912 han- no proclamato in modo esplicito e chiaro, apertamente e senza sotterfugi spregevoli, Pinammissibilrtà degli accordi nella curia ope- raia (e solo in essa) con i demolitori del partito operaio. • La Riec del 16 febbraio afferma che anche i socialdemocratici hanno votato per l'abietta formula dei progressisti. È incredibile. La Pravda non ne parla. Può darsi che i socialdemocratici seduti (0 che si erano alzati per uscire) siano stati < annoverati » fra coloro che hanno votato in favore. RISULTATI DELLE ELEZIONI 493 È un fatto a tutti noto, com’è noto che la conferenza di agosto dei liquidatori è stata chiamata, persino dal conciliatore Plekhanov, «meschina», liquidatorista (nonostante i giuramenti della Nascia Zarià) e la sua risoluzione « diplomazia », cioè, per parlar chiaro, inganno. Che cosa hanno dimostrato i risultati delle elezioni? Hanno fornito o no un materiale oggettivo sulla questione: quale delle due dichiarazioni, quella di gennaio o quella di agosto, corri- spondevano alla realtà? Per chi erano gli eletti della classe operaia? Su ciò si ha il piu preciso materiale statistico, che i liquidatori si sforzano (invano!) di offuscare, nascondere, soffocare con grida c ingiurie. Cominciando dalla li Duma (la prima fu boicottata dalla mag- gioranza dei socialdemocratici) si ha un calcolo preciso dei deputati della curia operaia, suddivisi fra le diverse « correnti » del partito so- cialdemocratico. Ecco questi dati : menseheviehi bolscevichi % dei bolscevichi II Duma (‘907) 12 1 1 47 III Duma (1908-1912) 4 4 50 !V Duma 0912) 3 6 67 Queste cifre parlano da sé! Nel 1907 i bolscevichi avevano nel partito la maggioranza, uffi- cialmente calcolata (105 delegati bolscevichi e 97 delegati menscevi- chi). 11 47 per cento nella curia operaia (in tutto il gruppo vi erano 18 bolscevichi 36 menscevichi 54) corrispondeva a circa ii 52 per cento nel partito operaio. Nel 1912 per la prima volta tutti \ sei deputati delle curie operaie sono bolscevichi. È noto che questi sci governatorati sono i principali governatorati industriali. E’ noto che in essi è accentrata una parte incomparabilmente maggiore del proletariato che negli altri governa- torati. È quindi comprensibile — e pienamente dimostrato dal con- fronto con il 1907 — che il 67 per cento nella curia operaia significa più del 70 per cento nel partito operaio. Durante la III Duma quando gli intellettuali fuggivano dal partito operaio — e i liquidatori li giustificavano — gli operai fuggi- vano dai liquidatori. La fuga del liquidatore Riclousov dal gruppo 494 LENIN socialdcmocratio della III Duma e la svolta di tutto il gruppo (per tre quarti menscevico) dal menscevismo airantiliquidatorismo * erano sintomi e indici sicuri che neirambiente operaio avveniva lo stesso processo. E le elezioni della IV Duma lo hanno dimostrato. Nella Nasda Zarià Oskarov, Martov, Cerevanin, Levitski, ecc. sono perciò incredibilmente irritati e lanciano centinaia di «compli- menti *, i piu degni di Purisckevic, a quello che è per loro un circolo settario e leninista. Bel circolo e bel settarismo, se dalla sua parte, dal 1908 al 1912, è sempre piu la curia operaia, per giungere al 67 per cento nella IV Duma. Che maldestri polemisti i liquidatori! Essi ci ingiuriano* a tutto spiano e ne risulta per noi il miglior complimento. Risolvere i problemi controversi con abbondanza di urli, ingiu- rie e affermazioni gratuite è proprio la maniera consueta dei circoli di intellettuali. Gli operai preferiscono un’altra cosa: i dati oggettivi. E in Russia, nell’attuale situazione politica, non vi è e non vi può essere altro criterio oggettivo per misurare le forze e Tinfluenza di questa o quella tendenza fra le masse operaie che la stampa operaia e la curia operaia. Perciò, signori liquidatori, quanto piu strepiterete e lancerete ingiurie nella Nascia Zarià e nel Lue , con tanta piu calma ci mette- remo a chiedere agli operai che ci indichino un altro criterio ogget- tivo del legame con le masse ohrc la stampa e la curia operaia. Riflettano con calma i lettori, assordati dalle grida sul «set- tario* «circolo di Lenin* ecc., su questi dati oggettivi circa la stam- pa operaia e la curia operaia. Questi dati mostrano che i liquidatori gridano per nascondere la loro completa sconfitta. * Il liquidatore Oskarov riconosce, in una forma spassosa. questo fartto inconte- stabile: i bolscevichi « hanno ottenuto quel che volevano : nel momento di maggiore responsabilità hanno di fatto, se non formalmente, scisso il gruppo » (Nascia Zarià , fascìcolo cit., p, 3 ) della 11] Duma. Qui viene chiamata «scissione» o la fuga del liquidatore Bielousov o il fatto che nel gruppo due deputati erano nel giornale liqui- datore, otto in quello antiliquidatomta e gli altri neutrali. • Eludendo i risultati delle elezioni nella curia operata, i liquidatori stre- pitano volentieri soprattutto su Pietroburgo: è una vergogna! — dicono. Certo, è una vergogna, signori! Vergogna per coloro contro cui fu approvato il mandato pubblicato precedentemente, presentato cioè dall’organizzazione. Voler far eleggere una persona contro il mandato è una vergogna. E ancor più vergognoso fu il rifiuto di tirare a sorte, quando si erano avuti tTe voti contro tre. Il « pravdista > P., noto a Pietroburgo, propose esplicitamente al liquidatore M. di tirare a sorte, e questi respinse la proposta!» Vergogna ai liquidatori per le elezioni di Pietroburgol I RISULTATI DELLE ELEZIONI 495 Ma è particolarmente edificante confrontare la nascita del Lue — apparso nel giorno delle elezioni grazie a un’iniziativa privata — con quella della Pravda. L’ondata del movimento operaio dell’aprile è una delle piu grandiose ondate storiche del movimento operaio di massa in Russia. Centinaia di migliaia di operai, persino secondo il calcolo dei fabbricanti, vi presero parte. E questo stesso movimento fece nascere y come suo prodotto marginale, la « Pravda » avendo pri- ma consolidato la Zviezdà y facendola uscire invece che ogni settimana ogni due giorni, e poi intensificando 'le sottoscrizioni operaie per la Pravda y che raggiunsero il numero di 76 in marzo e di 227 in aprile (contando solo le sottoscrizioni operaie di gruppo). Si ha qui un esempio classico del modo come un movimento, a cui è del tutto estraneo ogni carattere riformista, produca, quale prodotto marginale, o le riforme, o le concessioni, o un’estensione dei limiti, ecc. I riformisti commettono un tradimento nei confronti del movi- mento operaio quando oppongono al suo grande slancio parole d’or- dine riformiste (come fanno i nostri liquidatori). Gli avversari del riformismo, invece, non solo sono fedeli alle parole d’ordine del pro- letariato nella loro integralità, ma si rivelano anche i migliori « prati- ci » : proprio l’ampio slancio, proprio l’integralità delle parole d’ordine garantiscono quella forza che produce, quale prodotto marginale, le concessioni le riforme, l’estensione dei limiti, o la necessità, sia pure concessioni, le riforme, l’estensione dei limiti, o la necessità anima- zione degli strati inferiori. Mentre i liquidatori nel 1908-1912 inveivano contro la « clande- stinità >, giustificavano coloro che ne « fuggivano, chiacchieravano di « partito legale », tutta la curia operaia li abbandonava, ed essi non seppero utilizzare la prima e grandiosa ripresa dell’ondata di aprile e maggio! II signor Martov nella N ascia Zarià riconosce questa circostanza per lui triste, dando alla sua ammissione una forma particolarmente spassosa. Egli ingiuria e ritiene che i gruppi plckhanoviani e vperio- disri — che gli stessi liquidatori ieri rappresentavano come < centri » e tendenze nonostante la nostra esigenza di tener conto solo delle Organizzazioni russe — non valgono nulla. E Martov ammette con amarezza, con rabbia, con una sfilza di parole velenose (velenose alla maniera di Burenin) che il «circolo settario» «di Lenin» «ha 496 LENIN resistito» e «passa addirittura all’offensiva », «essendosi rafforzato su arene che nulla hanno in comune con la clandestinità » (biascia Zarià , fascicolo cit., p. 74). Ma questa ammissione di Martov suscita il sorriso. La natura umana è tale che, quando ['avversario commette un errore, noi pro- viamo una gioia maligna, e quando fa un passo giusto siamo tal- volta presi da una rabbia puerile. Vi ringraziamo per il complimento che siete stato costretto a farci, liquidatore liberale! Dalla fine del 1908 insistiamo perché si utilizzino le forme aperte del movimento, a primavera del 1909 ab- biamo rotto per questo con parecchi amici m . E se su queste « arene » siamo stati una forza, è soltanto perché non abbiamo sacrificato lo spirito per la forma. Per utilizzare tempestivamente la forma, per comprendere la ripresa dell’aprile, per ottenere le simpatie, preziose per il marxista, della curia operaia, non bisognava ripudiare il passato, non bisognava assumere verso di esso un atteggiamento da rinnegati, ma sostenere con fermezza le sue idee, le sue tradizioni, i suoi sostrati materiali. Proprio di queste idee era penetrata la ripresa dell’aprile, proprio esse hanno prevalso nella curia operaia nel 1912, e solo coloro che erano ad esse fedeli su tutte le arene e in tutte le forme hanno potuto allinearsi con questa ripresa e con questa curia. Scritto nel gennaio 1913. Prosvtttccnie , n. 1. gennaio 1913. Firmato: V. Uin LA VITA INSEGNA Chi si interessa sinceramente delle sorti del movimento di libe- razione nel nostro paese non può non interessarsi innanzi tutto del nostro movimento operaio , Gli anni della ripresa, come gli an- ni della controrivoluzione, hanno mostrato in modo piu chiaro del sole che la classe operaia è alla testa di tutte le forze di liberazione e che pertanto le sorti del movimento operaio si intrecciano nel mo- do più stretto con le sorti di tutto il movimento di emancipazione in Russia. Osservate la linea spezzata che rappresenta il movimento de- gli scioperi operai negli ultimi otto anni! E provatevi a tracciare la stessa linea che rappresenti lo sviluppo e il declino del movimento di liberazione russo in generale negli stessi anni. Le due linee coin- cidono perfettamente. Tra il movimento di emancipazione nel suo insieme, da una parte, e il movimento operaio, dalPaltra, esiste il più stretto e inscindibile legame. Osservate i dati sugli scioperi verificatisi in Russia a cominciare dal 1905. Anni Numero degli scioperi Numero degli scioperanti (in migliaia) 1905 13-995 1.863 1906 6.1 14 1.108 1907 3-573 740 1908 892 176 1909 340 64 1910 222 47 191 1 466 105 1912 circa 1.500.000 (partecipanti a scioperi economici e politici) 12 - 250 498 LENIN Non mostrano forse questi dati, nel modo piu evidente, che il miglior barometro di tutta la lotta di liberazione popolare in Russia sono gli scioperi operai? Neiranno della maggiore ascesa (1905) scioperano circa 3.000.000 di operai. Nel 1906 e nel 1907 il movimento è in declino, ma rimane a un livello molto elevato, essendo il numero medio degli scioperanti di 1. 000.000. In seguito il movimento comincia rapidamente a decli- nare e scende fino al 1910 compreso: il 1911 è un anno di svolta. La linea comincia — sia pure ancora timidamente — a salire e nel 1912 si ha una nuova grandissima ascesa. La linea, in modo sicuro e deciso, sale fino al livello del 1906 e muove verso il livello deH’anno che, con la cifra di 3.000.000, batté il primato mondiale. Si è iniziata una nuova epoca : non vi può ormai essere alcun dub- bio. L’inizio del 1913 ne è il miglior pegno. Dai problemi parziali le masse operaie passano a impostare il problema generale. L’atten- zione delle piu larghe masse non si concentra più soltanto su sin- goli difetti della vita russa. Si pone il problema di tutti questi di- fetti nel loro insieme , nella loro totalità; si tratta non di riforme, ma della riforma. La vita insegna. La lotta viva risolve meglio di ogni cosa i pro- blemi che poco tempo fa erano cosi dibattuti. Date uno sguardo og- gi, dopo il 1912, anche solo alle nostre discussioni sulla «campagna della petizione» e sulla parola d'ordine della «libertà di coalizione*. Che cosa ha dimostrato resperienza? Era risultato impossibile raccogliere anche solo alcune decine di migliaia di firme di operai sotto una petizione molto moderata. Ma la partecipazione di un milione di operai ai soli scioperi politici è stata un fatto. Le chiacchiere di coloro i quali affermavano che non bisognava andare oltre alla parola d’ordine della « libertà di coalizione », perché altrimenti le masse non ci avrebbero capito e non si sarebbero mobilitate, sono risultate vuote e inutili parole di gente staccata dalla vita. E masse reali, vive, di milioni di uomini si sono mobi- litate precisamente per le formule più larghe, vecchie, integre. Sol- tanto queste formule hanno acceso d’entusiasmo le masse. Oggi si è visto in modo abbastanza convincente chi in realtà ha marciato insieme con le masse e chi senza di esse e contro di esse. LA VITA INSEGNA 499 Il forte, fresco, possente movimento delle masse spazza via, co- me inutile ciarpame, le ricette artificiose, ponzate negli uffici c va avanti, sempre avanti. Questo il significato storico del grandioso movimento che si svi- luppa davanti ai nostri occhi. Pravda , n. 15, 19 gennaio 1913- UNA NUOVA DEMOCRAZIA Negli Incontri vari del numero di Capodanno della Rice il signor Tan ha toccato una questione importante alla quale gli operai de- vono rivolgere una seria attenzione. È la questione dello sviluppo di una nuova democrazia. « Già da un anno o forse un po’ più — scrive il signor Tan — l’alveo della vita comincia nuovamente a cambiare c a erodersi. Ma invece di abbassarsi l’acqua si innalza, alimentata dio sa come dalle viscere della terra e da lontane sorgenti. Appaiono oggi uomini, che sbucano uno die- tro l’altro da diversi crepacci e da luoghi remoti... « I più interessanti sono gli uomini di origine contadina, venuti dal basso. Sono legioni. Essi hanno invaso la sfera media della vita e tentano persino di invadere quella superiore, soprattutto in provincia. Tecnici, contabili, agronomi, maestri, impiegati dello zemstvo d’ogni tipo, tutti somiglianti l’uno all’altro: un viso grigio, una larga ossatura, goffi di aspetto, con i riflessi lenti, ma vitali come i gatti... La vita, a quanto pare, è salita ancora di un gradino, poiché noi, raznocintsy y siamo, in confronto a loro, come erano i nobili in confronto a noi ». È detto bene, è la verità, benché non si debba dimenticare che tanto i vecchi raznocintsy quanto i nuovi, di « origine contadina », la intellettualità e la semintellettualità democratica, rappresentano la borghesia, a differenza dei nobili grandi proprietari fondiari. Ma nella borghesia vi sono differenti strati, ai quali sono con- naturate diverse possibilità storiche. Gli strati superiori della bor- ghesia e la ricca intellettualità borghese — avvocati, professori, gior- nalisti, deputati, ecc. — tendono quasi sempre all’alleanza con i Puriskevic. Mille fili economici legano con costoro questa borghesia. UNA NUOVA DEMOCRAZIA 501 La borghesia contadina e la nuova intellettualità di « origine con- tadina » sono invece legate con mille fili alle masse contadine prive di diritti, umiliate, ignoranti, affamate e che, per tutte le loro condi- zioni di vita, sono ostili a tutti i Puriskevic a qualsiasi alleanza con essi. Questa nuova borghesia, piu numerosa, più vicina alla vita di mi- lioni di uomini, impara, si rafforza, si sviluppa rapidamente. Essa è piena, per la maggior parte, di un indefinito sentimento di opposi- zione; essa si alimenta dei rifiuti liberali. Gli operai coscienti hanno un compito grande e responsabile: aiutare questa democrazia a libe- rarsi dalPinfluenza dei pregiudizi liberali. Soltanto nella misura in cui essa supererà questi pregiudizi, respingerà da sé le meschine il- lusioni liberali, romperà con esse e tenderà la mano agli operai, sarà destinata, questa nuova democrazia russa, a fare qualcosa di se- rio per la causa della libertà. Pravda % n. 15, 19 gennaio 1913. Firmato: T. IL POPULISMO Il signor A.V.P. nel n. 12 del Russinole Bogatstvo ha scritto un articolo « di orientamento » su un tema « attuale », intitolato Socia- lismo popolare 0 proletario? Si tratta di un articolo assolutamente privo di serietà c di con- tenuto. Già da lungo tempo non avevamo visto negli articoli « di orientamento > della rivista populista ritenuta seria un tale guazzabu- glio di vuote parole, un tale imperversare della nuda, ambigua frase, un tale miscuglio di idee (eclettismo). Ma Particelo è caratteristico perché tratta il problema molto serio e attuale della disgregazione del populismo. 11 populismo è la ideologia (sistema di idee) della democrazia contadina in Russia. Ogni operaio cosciente deve quindi seguire attentamente il modo in cui questa ideologia si trasforma. I Il populismo è molto vecchio. Si ritiene che i suoi fondatori siano stati Herzen e Cernyscevski. Il rigoglio del populismo attivo fu lo «andare al popolo» (ai contadini) dei rivoluzionari degli anni set- tanta. Avevano elaborato nel modo piu organico la teoria economica del populismo V.V. (Vorontsov) e Nikolai-on negli anni ottanta del secolo scorso. AlPinizio del ventesimo secolo i socialisti-rivoluzionari esprimevano nel modo piu definito le idee dei populisti di sinistra. La rivoluzione del 1905, avendo rivelato tutte le forze sociali della Russia nelPazione aperta, di massa, delle classi, è stata la verifica IL POPULISMO 5<>3 generale del populismo e ha assegnato ad esso il suo posto. Demo- crazia contadina: ecco Punico contenuto effettivo e significato sociale del populismo. La borghesia liberale russa, per la sua situazione economica, è costretta a mirare non già alla eliminazione dei privilegi di Puriscke- vic e soci, ma alla spartizione di questi privilegi fra i grandi proprie- tari fondiari feudali e i capitalisti. In Russia la democrazia borghese — le masse contadine — deve mirare invece alla loro completa eli- minazione. Le frasi sul « socialismo » dei populisti, sulla « socializzazione della terra », sull’egualitarismo, ecc. sono semplici parole dietro le quali si nasconde però la reale aspirazione dei contadini alla comple- ta eguaglianza in politica e alla completa eliminazione della proprie- tà fondiaria feudale. La rivoluzione del 1905 ha rivelato definitivamente' questa es- senza sociale del populismo, questo suo carattere di classe. Il movi- mento delle masse, e nella forma delle unioni contadine del 1905, e nella forma della lotta contadina nelle diverse località nel 1905 e 1906, e in quella delle elezioni nelle prime due Dume (creazione dei gruppi di t trudovil(i »), sono tutti grandi fatti storici, che ci han- no mostrato milioni di contadini in azione , hanno spazzato via come polvere la frase populista, sedicente socialista, e hanno messo a nudo il nucleo: la democrazia contadina (borghese), con una immensa e inesaurita riserva di forze. Colui al quale Y esperienza del grandioso periodo della nuova Rus- sia, della Russia d’oggi, non ha insegnato a distinguere il reale conte- nuto del populismo dal suo involucro verbale, è incorreggibile, non può essere preso sul serio, può essere un pubblicista che giuoca con le parole (come A.V.P. del Russiate Bogatstvo ), ma non un uomo politico. Nell’articolo successivo considereremo piu da vicino la disgrega- zione del populismo e questo pubblicista. II L’esperienza del 1905 ha una grandissima importanza perché ha costretto a verificare le teorie dei populisti alla luce del movimento delle masse. E questa verifica ha suscitato immediatamente la di- sgregazione del populismo, il fallimento delle sue teorie. Fin dal primo congresso dei socialisti-rivoluzionari, tenutosi nel dicembre 1905, cominciano a staccarsi da loro i « socialisti popo- lari », che si separeranno definitivamente nell’autunno del 1906. I t socialisti popolari » hanno preceduto i nostri liquidatori. An- ch’essi cianciavano infatti del « partito legale », anch’essi liquidarono la parola d’ordine della democrazia conseguente e tennero discorsi da rinnegati (cfr., per esempio, l’articolo del signor Pescekhonov nel n. 8 del Russ^oie Bogatstvo del 1906). Erano dei cadetti contadini, e la II Duma (che i populisti — e persino i socialisti-rivoluzionari — non boicottarono) dimostrò che la maggior parte dei deputati conta- dini seguiva gli opportunisti del Russkpic Bogatstvo, e la minoranza i socialisti-rivoluzionari. La II Duma confermò ciò che già era risul- tato dai giornali populisti nei « giorni della libertà » (autunno del 1905 e primavera del 1906), e precisamente che i socialisti-rivoluzio- nari non possono essere che l’ala sinistra della democrazia contadina in Russia; altrimenti non sono nulla. La disgregazione del populismo lo conferma sempre più chiara- mente. Durante l’orgia della controrivoluzione questa disgregazione ha proceduto rapidamente : i populisti di sinistra < richiamarono » se stessi dal gruppo dei truJovi^i alla Duma. Il vecchio partito venne di fatto liquidato, e non se ne creò uno nuovo. L’abiura (sino alle vergo- gnose opere di Ropscin, come II cavallo povero e Quel che non c y era) ha trovato una strada aperta persino verso i populisti c di sinistra». Una parte di essi (quelli del Pocin ) abbandona il boicottaggio; una altra parte gravita verso il marxismo (N. Sukhanov, benché in lui ci sia ancora moltissima confusione); una terza tende all'anarchi- smo. Lo sfacelo è, in generale, incomparabilmente più grave che fra i socialdemocratici, poiché esistono, si, centri ufficiali, ma non vi è una linea chiara, coerente, di principio, che sappia lottare contro l’abbattimento. Ed ecco, il signor A.V.P. ci appare come un esempio di questo abbattimento ideale. I populisti avevano una volta una loro teoria. Oggi sono loro rimaste soltanto, qua e là, alcune «riserve» nei con- fronti del marxismo. Qualsiasi polemista di un vivace giornalucolo borghese firmerà senza nulla rischiare, senza impegnarsi in nulla, senza nessuna resipiscenza , l’articolo del signor A.V.P. in difesa del IL POPULISMO 505 socialismo « popolare ». Poiché socialismo « popolare » è un vuotissi- mo termine che serve a eludere il problema: quale classe o strato sociale lotta nel mondo per il socialismo? È sufficiente citare due piccoli campioni delle chiacchiere del signor A.V.P. « ... Risulta — egli scrive — che il partito il quale ha assimilato la dottrina del socialismo proletario è in realtà pronto a sviluppare le sue forze anche utilizzando strati ” semiproletari ” e persino ” borghesi " ». Non è forse un’obiezione degna di uno studente della quarta ginnasiale? Nei partiti socialisti di tutto il mondo ci sono dei semipro- letari e dei borghesi... dunque ? Dunque — conclude con acume il signor A.V.P. — si può eludere il fatto che solo il proletariato in tutto il mondo 1) conduce una lotta sistematica contro la classe dei capitalisti e 2) è il sostegno di massa del partito socialdemocratico. Secondo campione: « Consideriamo anche solo gli studenti, — scrive il vivace signor A.V.P. — . Sono infatti la più autentica borghesia, e i socialisti erano fra loro — non so se lo siano ora — ancor di recente quasi la maggioranza, gioranza ». Non è forse impareggiabile? Quest’argomento non è forse degno di un’ingenua ginnasiale socialista-rivoluzionaria? Non accorgersi dopo il 1905-1907 come si siano delimitati, sull’arena di tutte le azio- ni politiche, decine di milioni di contadini e milioni di operai, e attribuire importanza ( come argomento contro il « socialismo proletario»!) al fatto che in Russia la gioventù studentesca liberale e democratica simpatizza con i socialisti-rivoluzionari e i socialde- mocratici! Ma, signor A.V.P., un po’ di senso della misura... Gli operai coscienti devono fare una politica chiara ed esplicita nei confronti dei populisti: deridere implacabilmente le frasi pseudoso- cialiste e non permettere che con esse si nasconda l'unica questione seria: la democrazia conseguente. Socialismo «popolare», egualitarismo, socializzazione della 506 LENIN terra, cooperazione, principio del lavoro? Non vale nemmeno la pena di confutarli. La realtà e la rivoluzione già da lungo tempo li han- no del tutto spazzati dalla sfera delle questioni politiche serie. Con queste chiacchiere nascondete soltanto la questione scria : la democra- zia , Voi dovete dire in modo chiaro e netto: siete voi fedeli alle parola dordine della democrazia conseguente ? Volete o sapete voi tradurre queste parole d’ordine in un lavoro sistematico fra le masse di uno strato sociale ben determinato? Se si, l’operaio democratico è il vostro alleato e amico,. contro tutti i nemici della democrazia. Se no, andatevene, siete semplicemente un chiacchierone. frauda, nn. 16 c 17, io c 22 gennaio 1913. Firmato: V.I. AI SOCIALDEMOCRATICI Riportiamo integralmente l’editoriale dell’ultimo numero del Lue di Pietroburgo (del 19 dicembre 1913, n. 15-101): Le masse operaie e la clandestinità « I metallurgici si sono di nuovo visti rifiutare la registrazione del loro sindacato. Nonostante tutte le concessioni che gli operai erano pronti a fare, l’ufficio governativo ha ritenuto decisamente inaccettabili tutti i pa- ragrafi. Che sia stata l’associazione degli industriali a insistere, come aveva- no comunicato una volta i giornali, perché non si permettesse ai metallurgici un nuovo sindacato, o sia stato lo stesso ufficio a decidere di non permet- tere l’esistenza di un simile sindacato, la sostanza della cosa non cambia. La parte piu avanzata e più civile degli operai di Pietroburgo viene pri- vata persino di questo misero diritto che loro appartiene in base alle nor- me provvisorie sulle associazioni e società! Quante forze sono state spese, quante vite perdute nella lotta per questo frammento di diritto che oggi con un solo cenno della mano viene ridotto al nulla! « E il più strano è che le larghe masse operaie non reagiscono a questa privazione dei diritti. Influenzati dalle ultime persecuzioni contro le or- ganizzazioni legali, qua e là nelPambiente operaio si ravvivano e si raf- forzano persino le simpatie per la " clandestinità Noi non chiudiamo gli occhi di fronte a questo fatto, secondo noi deplorevole. Non abituati a inchinarci davanti alla spontaneità, cerchiamo di renderci conto del suo significato. « Gli attuali discorsi sulla ” clandestinità M ricordano in notevole mi- sura le vecchie discussioni sul terrorismo che oggi paiono del tutto dimen- ticate. Anche davanti al terrorismo molti ” si inchinavano ” per masche- 508 LENIN rare la propria inettitudine. È bene, si dicevano, che esistano degli eroi, e noi in qualche modo arrancheremo dietro a loro. Cosi è oggi. Siamo trop- po pigri per riflettere, per cercare nuove vie, e attendiamo che la clande- stinità decida per noi, e allora poi agiremo sotto la responsabilità altrui. Se si riuscirà, bene; se non si riuscirà, avremo su chi riversare la colpa. « È questa una mentalità la quale, non lo neghiamo, ha le sue radici nella nostra attuale situazione politica e che trova una spiegazione suffi- ciente nelle numerose vittime che già sono state immolate sull’altare del movimento legale; è questa la psicologia deirirresponsabilità, del deside- rio inconsapevole di " non essere presente ” nel caso di un insuccesso che appunto detta ad alcuni strati delle masse operaie il rispetto che sta rina- scendo verso la clandestinità. Parliamo del rispetto verso la clandestinità e non della fuga nell’illegalità, perché di fatto nella clandestinità vi sono sempre state soltanto delle unità — le masse non vi hanno nulla da fare — e queste unità, che non rispondevano di fronte a nessuno, dirì- gevano le azioni di massa. « Ma, si dice, tutte le "possibilità legali" sono esaurite e abbiamo come risultato la distruzione quasi completa delle organizzazioni legali. È que- sto appunto che non è vero: non sono esaurite tutte le possibilità. Infatti è ancora assai poco realizzata la possibilità fondamentale , senza la quale nessuna vittoria della classe operaia è concepibile. Abbiamo parlato della partecipazione sistematica delle masse alla difesa delle loro organiz- zazioni. Tutto quanto è stato fatto finora si è fatto sia in modo insufficien- temente sistematico , sia senza una sufficiente partecipazione delle masse. Migliaia di firme sotto la petizione per la libertà di coalizione non sono nulla in confronto alle centinaia di migliaia di operai di fabbrica e di offi- cina. I membri delle nostre associazioni di mestiere, educative e di tutte le altre, che si contano a decine e raramente a centinaia, sono una piccola goccia in confronto alPimmenso numero di operai che esercitano un deter- minato mestiere, che abitano in un determinato rione, ecc. E le persone che si interessano realmente dei sindacati e vi lavorano sono di fatto ancor meno. « Dopo aver promosso ai posti più pericolosi nelle organizzazioni le- gali la parte migliore deirintelìettuaìità operaia, le masse si lascian cadere le braccia facilmente e sono pronte ad abbandonare la stessa causa quando questi combattenti sono strappati dalle loro file. Qui è precisamente la radice della debolezza deirodierno movimento operaio, e qui precisa- mente ce un terreno vergine per una tenace e insistente attività socialde- mocratica ». AI SOCIALDEMOCRATICI 5°9 È difficile immaginare un documento piu completo, piu preciso ed eloquente, che chiarisca meglio le questioni nevralgiche del partito socialdemocratico, di questo articolo. L’editoriale del n. ioi del Lue tira un bilancio assolutamente preciso dei cento numeri precedenti e della quinquennale propaganda svolta dai liquidatori P. B. Axelrod, F. Dan, V. Iegiov, Levitski, Potresov, Martov, Martynov ecc. Per commentare circostanziatamente questo editoriale bisogne- rebbe scrivere un volume ripetendo contro i liquidatori ciò che e stato detto dai marxisti di tutte le tendenze nella stampa dal 1909 al 1912. Rileveremo soltanto alcuni passi. Fra le masse operaie si rav- vivano e si rafforzano le simpatie per la clandestinità, rinasce il rispetto verso di essa. Ritenerlo un fatto deplorevole significa essere un liberale, e non un socialdemocratico, un controrivoluzionario, e non un democratico. Il paragone della clandestinità con il terrori- smo è un’ingiuria inaudita lanciata contro il lavoro rivoluzionario fra le masse. Soltanto la clandestinità pone e risolve i problemi della rivoluzione che si sta sviluppando, orienta l’attività socialdemocratica rivoluzionaria, fa partecipare le masse operaie proprio a questa at- tività. Gli operai d’avanguardia più coscienti, i migliori, i più amati dalle masse, hanno sempre svolto e svolgono il loro lavoro nell’il- legalità. Il legame della clandestinità con le masse può essere ed è oggi piu largo e più forte di prima soprattutto perché le masse sono piu coscienti e in parte anche e proprio perché esistono le € possibilità legali ». I discorsi sul partito legale sono sciocchi e vili, ma per le nostre cellule socialdemocratiche, per il loro lavoro fra le masse le « possibilità legali » non sono affatto esaurite e non possono essere « esaurite». Possibile che l’editoriale del n. 101 del Lue non scuota tutti i so- cialdemocratici? Possibile che si trovi anche una sola «tendenza» fra i socialdemocratici che sopporti una siffatta predicazione? Possibile che questo editoriale conclusivo non contribuisca a risolvere il problema nevralgico della unità del partito socialdemo- cratico? I diplomatici del liquidatorismo sono stati definitivamente sma- scherati nel n. 101 del Lue . La maschera è stata loro strappata. Sol- 5io LENIN tanto degli ipocriti possono ora parlare dell’unità con i gruppi di liquidatori del Lue e della Nascia Zarià . È ora che i socialdemocratici, i quali finora, per motivi diversi, esitavano, non davano una risposta precisa alla questione, ammet- tevano in forma ambigua un < accordo » con il Lue , coprivano con parole sull’t unità > l’unione con il Luc y è ora infine che cessino di esitare e che si pronuncino esplicitamente. L’unità con il Lue è impossibile, ma è pienamente possibile e assolutamente necessaria l’unità contro il Lue. Poiché si tratta dell’u- nità nell’* attività clandestina », dell’unità nel partito socialdemocra- tico illegale, il POSDR, e dell’unità nel suo lavoro rivoluzionario fra le masse. Scritto il 22 gennaio (4 febbraio) 1913. Pubblicato come volantino al poligrafo. NEL MONDO DEGLI AZEF La stampa nazionalista ha sollevato un terribile chiasso per il « caso » Aliokhin. Pensate un po’I Gli austriaci hanno recato offesa alla Russia, hanno arrestato un innocente ingegnere russo per sospetto di spionaggio, hanno maltrattato l’arrestato! Attacchi « patriottici > senza fine contro l’Austria. Ed ecco che ora si è scoperto tutto il meccanismo, meccanismo primitivo, conosciuto da lungo tempo, di questo affare. Il signor Alio- khin è stato vittima di un « collaboratore > della polizia austriaca, un certo Weisman, che per 200 corone (800 rubli) al mese seguiva le tracce delle spie russe in Austria. L’ingegnere russo, che non capisce il tedesco — e inoltre, a quanto pare, è ancora un semiselvaggio — è caduto ingenuamente nella rete tesagli dal provocatore, che lo aveva condotto a vedere gli arsenali. Il Not/oie Vremia e gli altri nostri giornali di orientamento cen- tonero e governativo difendono a spada tratta gli Azef russi. E quan- do risultò che Azef era al servizio dell’Austria i benpensanti russi si infiammarono di «onesto» sdegno. È inoltre risultato che Weisman era stato una spia russa e un provocatore russo. La carriera di costui è delle più edificanti. Suo padre era tenutario di un postribolo. Il figlio, dopo una sif- fatta preparazione, era divenuto una spia russa in Austria, a Vienna, e teneva inoltre d’occhio gli emigrati politici russi. Dal 1901 al 1905 Weisman era dunque al servizio della polizia russa, essendo contem- poraneamente una spia militare e politica. LENIN 51! Egli venne poi a una rottura con la polizia russa e passò al ser- vizio della polizia austriaca. È molto semplice. Il povero Aliokhin è stato vittima di un’ex spia russa. Come pos- sono i giornali servili russi non indignarsi per questa « perfidia » dell’ Austria ? Pravda % n. io, 25 gennaio 1913. Firmato: W. BORGHESIA E RIFORMISMO Il ragionamento della Riec su una questione attuale, quella degli scioperi, merita una grande attenzione da parte degli operai. Il giornale liberale cita i dati ufficiali sugli scioperi. Anni Scioperi Operai (in migliaia) 1905 13-995 00 , o \ 1906 6.1 14 1.108 1907 3-573 740 1908 892 176 J 9°9 340 64 1910 222 47 191 1 466 105 1912 1.918 683 Osserveremo di sfuggita che le cifre per il 1912 sono palesemente ridotte: i partecipanti agli scioperi politici sarebbero in tutto 51 1. 000, e ve ne sono stati il doppio. Ricorderemo anche che non piu tardi del maggio 1912 la Riec negava il carattere politico del nostro mo- vimento operaio e affermava che questo aveva un carattere esclusi- vamente economico. Ma c su un altro aspetto della questione che intendiamo ora soffermarci. Come valuta questo fenomeno la nostra borghesia liberale? «Non sono soddisfatte le esigenze principali della coscienza [per- ché solo della coscienza ?] politica dei cittadini russi» — scrive la Riec. € La classe operaia è dappertutto lo strato della democrazia urbana più vivace e più ricettivo... il più attivo strato del popolo... In condizioni 5 I 4 LENIN costituzionali... in una situazione politica normale... non si sarebbero perse (per lo sciopero della Putilov) decine di migliaia di giornate lavo- rative in una branca della produzione che oggi, date le complicazioni in- ternazionali, acquista un’eccezionale importanza» (n. u). Il modo di vedere della borghesia è chiaro. « Noi * vogliamo la politica deH’imperialismo, l’occupazione di terre altrui. Gli scioperi « ci » ostacolano. « Noi » perdiamo il plusvalore per le giornate lavo- rative « perse ». « Noi » vogliamo lo stesso « normale » sfruttamento degli operai che esiste in Europa. Benissimo, signori liberali! Il vostro desiderio è legittimo, siamo pronti ad appoggiare la vostra aspirazione ... se ... se essa non fosse priva di vita, vacua! La Riec continua: «Gli uomini di Stato prussiani [si sarebbe dovuto dire: i grandi proprietari fondiari prussiani] non per le loro simpatie verso le libertà concessero la ” legalizzazione del partito so- cialdemocratico ”. Le riforme danno i debiti frutti quando si con- cedono in tempo». È questo tutto il riformismo della nostra borghesia. Questa si limita a sospirare, vuole convincere i Purisckevic senza offenderli e conciliarsi con loro senza eliminarli. Per ogni uomo capace di pen- sare deve essere chiaro che la parola d’ordine della « legalizzazione del partito socialdemocratico » è, per il suo significato oggettivo (cioè indipendentemente dalle buone intenzioni di singoli gruppetti), una parte integrante di questo misero e impotente riformismo borghese. Osserveremo soltanto una cosa. A Bismarck le riforme riusci- rono soltanto perché egli varcò i limiti del riformismo: egli compì, com’è noto, parecchie «rivoluzioni dall’alto», spogliò di cinque mi- liardi di franchi il paese più ricco del mondo, potè concedere al po- polo, ubriacato dal fiume d’oro e dalle inaudite vittorie militari, il suffragio universale e un’effettiva legalità. Pensate forse, signori liberali, che qualcosa di simile sia possi- bile in Russia? Perché dunque, persino per lo zemstvo di Arcangelo (ecco una «riforma*!), avete dichiarato che le riforme in Russia non hanno speranze?? Travia, n. 33, 39 gennaio 1913. Firmato: T. IL PARTITO LEGALE Il Lue , che tanto piu sa « far chiasso > fra i circoli intellettuali quanto meno lo leggono gli operai, continua la sua propaganda in favore del partito operaio legale con uno zelo degno di miglior causa. Sul numero del i° gennaio di questo giornale leggiamo la vec- chia menzogna secondo cui il 1912 « ha posto all’ordine del giorno, quale parola d’ordine e vessillo di lotta per la Russia operaia, il pro- blema della lotta per la libertà di coalizione e per l’esistenza legale del partito operaio socialdemocratico ». Chiunque abbia avuto effettivamente contatto con il movimento operaio di massa del 1912 e abbia attentamente osservato la sua fi- sionomia politica sa benissimo che i liquidatori del Lue dicono qui una menzogna. La parola d’ordine allora attuale e il vessillo di lotta degli operai sono state altri. Lo si è visto con particolare evidenza, per esempio, nelle giornate del maggio, quando gli stessi operai di avanguardia delle diverse tendenze (e persino con la partecipazione della minoranza dei populisti fra la maggioranza dei socialdemo- cratici) hanno lanciato un altra parola d’ordine, hanno issato un altro < vessillo di lotta ». Gli intellettuali del Lue lo sanno, ma attribuiscono agli operai la propria sfiducia, la propria ristrettezza mentale, il proprio oppor- tunismo! Il quadro non è nuovo e lo conosciamo! In Russia una siffatta distorsione è tanto più facile per i suoi autori in quanto essi hanno il monopolio della: manifestazione c legale » in determinati campi. Ma la menzogna del Lue rimane una menzogna. E diventa più grave quando il Lue continua: 5 i6 LENIN € Al centro della mobilitazione politica delle masse operaie nel 1913 ci sarà appunto questa parola d ordine... ». In altre parole: a dispetto delle masse popolari, che già hanno lanciato un'altra parola d’ordine, gli intellettuali del Lue vorranno ridurla, mutilarla! Ognuno è libero di fare quello che vuole: però, signori, fate una cosa niente affatto socialdemocratica, ma liberale. Ricordi il lettore la recente discussione del Lue con la Pravda sul partito legale. Perché nemmeno i cadetti sono riusciti ad avere un partito legale? — chiedeva la Pravda. E nel Lue F.D. rispondeva: «I cadetti hanno riconosciuto che la loro volontà era un'utopia », quando non venne loro sanzionato lo statuto, ma i liquidatori hanno condotto « un tenace lavoro sistematico, hanno conquistato una posizione dopo l’altra » (cfr. n. 73 del Lue). Come vedete, F.D. evita di rispondere! Anche i cadetti hanno condotto un lavoro tenace e «hanno conquistato una posizione» nella letteratura legale e nelle associazioni legali. Ma nemmeno loro hanno un partito legale. Perché dunque i cadetti continuano a sognare e a parlare del partito legale? Perché sono il partito della borghesia liberale contro- rivoluzionaria, che è pronta a conciliarsi con i Purisckevic per certe piccole concessioni ai liberali, per la piccola concessione di un « paci- fico » partito cadetto legale. Questo significato oggettivo, cioè indipendente dai pii desideri e dalle belle parole, dei discorsi sul partito legale nel periodo del regime del 3 giugno, discorsi che sono l’espressione del ripudio della democrazia conseguente e della predicazione della pace con i Pu- risckevic. Ciò che importa non sono gli scopi perseguiti dai liquidatori con la loro predicazione del partito legale, le loro intenzioni e pro- ponimenti. È questa una questione soggettiva: è noto che Tinferno è lastricato di «buone» intenzioni. Ciò che importa è il significato oggettivo della predicazione del partito legale nel regime del 3 giu- gno, quando esiste un partito liberale non legale, ecc. E il significato oggettivo dei discorsi liquidatoristi sul partito legale è il ripudio delle condizioni e delle rivendicazioni principali di tutto il popolo e della democrazia. IL PARTITO LEGALE 5 l 7 Appunto per questo ogni operaio cosciente ha un atteggiamento negativo verso la predicazione dei liquidatori, poiché la questione del « partito legale » è la questione fondamentale , è la questione della esistenza stessa del partito della classe operaia. La predicazione liqui- datorista scalza appunto alle radici resistenza stessa del partito operaio. Pravda , n. 24, 30 gennaio 1913. Firmato: T. LA MOBILIZZAZIONE DELLE TERRE CONTADINE Si chiama mobilizzazione delle terre il passaggio della loro pro- prietà dalle mani dell’uno nelle mani di un altro. Nei confronti dei nostri contadini, nella legge e nell’opinione «pubblica» (persino in quella liberale, fra i cadetti), si è finora mantenuta l’opinione feudale che la mobilizzazione delle terre contadine sia dannosa c che occorra proibirla o limitarla. Dal punto di vista della democrazia anche la sola ammissione dell’idea che si possa vietare od ostacolare ai contadini — persone adulte e cittadini con pieni diritti — la vendita della loro terra è il piu impudente insulto ai contadini stessi. Solo in un paese come la Russia, dove tutti i funzionari e la massa dei liberali sono ancora permeati della vecchia idea feudale del « mugik > da tutelare, inca- pace di pensare, privo di diritti, può reggere un simile atteggiamento verso la mobilizzazione. Dal punto di vista economico il danno di qualsiasi divieto o limitazione è grandissimo. In condizioni di vita più o meno sop- portabili il contadino non venderà mai la sua terra. Ma se la miseria o altre condizioni (migrazione, morte di chi la lavora) costringono a vendere, nessuna legge lo impedirà. La legge verrà sempre elusa, e i divieti non faranno che peggiorare le condizioni di vendita del- la terra. Nel fascicolo di gennaio della Russata Mysl — organo di stampa dei cadetti di estrema destra, un miscuglio di liberali e di centoneri — un certo principe V. Obolenski, che condivide, a quanto pare, la consueta opinione liberale-centonera sulla mobilizzazione, è stato co- stretto a citare fatti che dimostrano la stoltezza e il danno della sua LA MOBILIZZAZIONE DELLE TERRE CONTADINE 519 limitazione. Si proibisce ai non contadini di comprare terre del nudici: il compratore si registra quale contadino! Si proibisce a ogni persona di comprare piu di sei nudici: il compratore conclude tran- sazioni fittizie, false, in nome di parenti, ecc.I Si proibisce di ipo- tecare le terre del nudici e in questo modo vengono appunto facili- tate le truffe degli speculatori e viene reso difficile ai contadini medi l’acquisto di terrai Soltanto i fautori della servitù della gleba e gli ipocriti possono attendersi dalla limitazione della mobilizzazione un c aiuto» per i contadini. I contadini coscienti cercano una via d’uscita ben diversa. Pravda, n. 26, 1* febbraio 1913. Firmato: T. DUE PAROLE SUGLI SCIOPERI Il Lue si è pronunciato, in una serie di articoli, contro gli scio- peri di massa. Naturalmente non possiamo in questa sede controbattere il Lue come esso meriterebbe. Ci limiteremo a poche osservazioni prettamente teoriche sul carattere della sua predicazione. I collaboratori del Lue , citando di- ligentemente esempi presi dai paesi occidentali, ripetendo su tutti i toni le parole « anarco-sindacalismo >, ecc., rivelano cosi la loro completa incomprensione dell’originalità storica degli scioperi scop- piati in Russia nel 1912. In nessun luogo in Europa gli scioperi del XX secolo hanno avu- to, hanno e possono avere il significato che hanno in Russia nel pe- riodo che stiamo attraversando. Perché? Perché in tutta l’Europa da lungo tempo è assolutamente finita la fase delle profonde trasformazioni democratiche, mentre in Rus- sia oggi si pongono — nel senso storico del termine — proprio que- ste trasformazioni. Di qui il carattere popolare degli scioperi economici, e ancor più di quelli non economici, in Russia. Gli scioperi in Europa, che sono i preannunciatori di ben diverse trasformazioni, non hanno un simile carattere popolare (dal punto di vista delle trasformazioni democratiche del paese). Ancora: in Russia il rapporto degli scio- peri con le condizioni dei piccoli produttori agricoli (i contadini) è, pertanto, del tutto dissimile dal rapporto esistente nei paesi occi- dentali. Considerando tutto ciò, nel suo insieme, capiremo che la predi- cazione del Lue lascia nell’ombra proprio il significato popolare, de- DUE PAROLE SUGLI SCIOPERI 521 mocratico degli scioperi economici e non economici nella Russia del 1912. L’azione del proletariato quale egemone (dirigente), nonostante lo spirito antidemocratico dei liberali: ecco ciò che è più importante e storicamente originale nei nostri scioperi. E proprio questo non ca- piscono e non possono capire, dalla loro posizione liquidatorista, i pubblicisti del Lue. Non si tratta affatto, beninteso, della valutazione deiroriginalità di questo o quello sciopero singolo. Non si tratta affatto della neces- sità di una preparazione più sistematica e talvolta persino della so- stituzione dello sciopero con un’azione dello stesso tipo . Si tratta deU’incomprensione in generale , da parte dei liquidatori, di quel significato degli scioperi in generale che rende la parola d’ordine della « libertà di coalizione » o del c partito legale > non confacente, non corrispondente a questo determinato stato di cose. Non in singoli casi, ma per tutto il carattere del movimento, i liquidatori considerano un fatto negativo quello che i marxisti e gli operai coscienti' considerano un fatto positivo. Ecco perché gli operai si sono giustamente indignati e giustamente si indignano per la pre- dicazione del Lue. Frauda, n. 27, 2 febbraio 1913. Firmato: I. I RUSSI E I NEGRI Che strano raffronto? — penserà il lettore — Come si possono porre accanto una razza e una nazione? H raffronto è possibile. I negri si sono emancipati dalla schiavitù più tardi di tutti, e fino ad oggi pesano su di loro, anche nei paesi più avanzati, le più gravi vestigia della schiavitù, poiché il capitali- * smo non può « capire > altra emancipazione se non quella giuridica, e anche quest’ultima viene in ogni modo mutilata. La storia dice dei russi che essi t quasi » si emanciparono dalla schiavitù feudale nel 1861. Circa nello stesso periodo, dopo la guerra civile contro gli schiavisti americani, i negri deirAmerica del nord si emanciparono dalla schiavitù. L’emancipazione degli schiavi americani avvenne per una via meno « riformatrice » di quella degli schiavi russi. Perciò oggi, dopo cinquantanni, le vestigia della schiavitù gra- vano molto più sui russi che non sui negri. E saremmo persino mol- to più precisi se parlassimo non soltanto delle vestigia, ma anche degli istituti ... Ma ci limitiamo in questo breve articolo a una pic- cola illustrazione di ciò che si è detto: il problema de distruzione. È noto che l’analfabetismo è una delle vestigia della schiavitù. Non può saper leggere c scrivere la maggioranza della popolazione in un paese oppresso dai pascià, dai Purisckevic, ecc. In Russia gli analfabeti sono il 73 per cento, senza contare i bambini al di sotto dei nove anni. Fra i negri degli Stati Uniti d’America gli analfabeti erano nel 1900 il 44,5 per cento. Una simile percentuale, scandalosamente aha, è una vergogna I RUSSI E I NEGRI 523 per un paese civile, avanzato qual è la repubblica nordamericana. E tutti sanno, inoltre, che in generale le condizioni dei negri in Ame- rica non sono degne di un paese civile: il capitalismo npn può dare la piena emancipazione e nemmeno la piena eguaglianza. È istruttivo il fatto che fra i bianchi d'America la percentuale de- gli analfabeti sia soltanto del 6 per cento. Ma se suddividiamo TAme- rica in zone ex schiaviste (America « russa >) e in zone non schia- vate (America non russa) avremo una percentuale di analfabeti fra i bianchi deirn-12 per cento nelle prime e del 4-8 per cento nelle seconde! Nelle ex zone schiaviste la percentuale degli analfabeti fra i bian- chi è di due volte superiore. Le vestigia della schiavitù non pesano soltanto sui negri! Vergogna airAmerica per le condizioni dei negri! Scritto alla fine del gennaio 1913. Pubblicato per la prima volta nel 1925 nella Krasnaia Ntva , n. 3. Firmato: W. UNA SCOPERTA La società borghese esiste e si regge esclusivamente sul lavoro salariato di milioni di uomini. Senza di ciò non sarebbero possibili né la rendita dei grandi proprietari fondiari, né i profitti dei capita- listi, né le varie fonti « derivate » di una vita sazia, come onorari, sti- pendi, ecc. E la forza che caccia milioni di uomini nelle file dei sala- riati è h fame. È un vecchio fatto, risaputo, vieto. I borghesi si sono assuefatti e «non se ne accorgono». Ma di tanto in tanto casi stridenti di bi- sogno e di miseria accanto al lusso costringono — soprattutto se un pericolo minaccia la salute e il benessere dei signori borghesi! — a fare una «scoperta». In ogni grande città, in qualsiasi angolo remoto delle campagne talvolta «si scoprono» una sporcizia, una miseria, uno stato di abbandono terribile, ripugnante, non degno dell’uomo. «Si scoprono», si annunciano al pubblico attraverso i «grandi» gior- nali, se ne parla un giorno o due e poi si dimentica. Il sazio non ca- pisce l’affamato ... Recentemente un certo dottor Kozlovski ha fatto conoscere al pubblico, a Pietroburgo, una di queste « scoperte », dopo aver ispe- zionato 251 alloggi in coabitazione, nel quartiere Rozdestvenni. « Stanze buie, umide, aria soffocante, sporcizia, giacigli sui bauli e sul pavimento, terribile affollamento (in 251 alloggi 3.578 inquilini), sulle pareti cimici schiacciate, uno spettacolo tremendo > ( Novoie Vre - mia , n. 13236). L’associazione della salute pubblica, che ha ascoltato questo rap- porto, ha deciso di elaborare la questione ... di interessare il gover- UNA SCOPERTA 52J no .... di chiedere un’ispezione ... ha fatto cioè tutto quanto era in suo potere. Alcune cifre dalla statistica di Pietroburgo per il 1911: all* Uf- ficio speciale per l’esame e il ricovero dei mendicanti » sono stati segnalati 16.960 mendicanti. Di questi, 1.761 sono stati deferiti al tribunale — non bisogna dar noia ai signori puliti! — , 1.371 sono stati rinviati al loro paese di origine (le campagne c sono abituate * ad aver a che fare con la miseria), 1.892 sono stati trattenuti per il ricovero nelle istituzioni dell’Ufficio e 9.694 sono stati liberati. Ne hanno tuttavia fatto del lavoro neH’Ufficio, hanno c selezio- nato » ; non per nulla si dà loro uno stipendio. Nello stesso anno 1911, all’ufficio di collocamento della città (oltre la barriera Mosca) si sono rivolti 43.156 manovali in cerca di lavoro; lo hanno ottenuto 6.076. I « liberati » (i mendicanti dal « ricovero », i manovali dal lavo- ro) passano la notte nelle strade, in un dormitorio pubblico, su un giaciglio in un alloggio comune... Materiale per scoperte! Pravda , n. 29, 4 febbraio 1913* Firmato; V.I. IL CONGRESSO DEL PARTITO OPERAIO INGLESE Dal 29 al 31 gennaio, nuovo calendario, ha avuto luogo a Lon- dra il XIII Congresso del partito operaio britannico; erano presenti 500 delegati. Il congresso ha approvato una risoluzione contro la guerra e, con una notevole maggioranza, una risoluzione che impone ai rap- presentanti parlamentari del partito di votare contro qualsiasi pro- getto di riforma elettorale che non estenda il diritto di voto alle donne. Il «partito operaio» inglese esiste accanto all’opportunista «par- tito operaio indipendente » e al socialdemocratico « partito socialista britannico» che rappresenta qualcosa del tipo di un largo partito operaio : è un compromesso fra il partito socialista e i sindacati non socialisti. Questo compromesso ha le sue origini nelle particolarità della storia inglese, nell’ isolamento dell 1 aristocrazia della classe operaia in sindacati non socialisti, liberali. La svolta verso il socialismo che ha inizio in questi sindacati genera un mucchio di tesi intermedie, confuse. Per il problema della disciplina di partito, per esempio, è stata approvata una risoluzione che minaccia di espulsione per la tra- sgressione delle decisioni del partito anche il gruppo parlamentare. Erano sorte discussioni, impossibili in qualsiasi altro paese: con- tro chi era rivolta la risoluzione, contro i liberali o contro i socialisti? Il fatto è che su 40 deputati operai 27 non sono socialisti. I Tre- dici socialisti — ha detto, parlando contro la risoluzione, il socialista Will Thorn, — vogliono imporre la subordinazione ai non socialisti. Persino Bruce Glasier, membro del partito operaio indipendente, che IL CONGRESSO DEL PARTITO OPERAIO INGLESE 527 sosteneva la risoluzione, ha riconosciuto che vi è una mezza dozzina di deputati operai il cui posto sarebbe tra i conservatori. La risoluzione è stata approvata. La risoluzione in cui si raccomandava di affiggere nei locali di partito non soltanto i cartelloni del quotidiano opportunista The Daily Herald è stata respinta con 643.000 voti contro 398.000. Nella votazione qui viene calcolato il numero dei membri rappresentati dai delegati. La maggioranza del congresso era di non socialisti o di socia- listi estremamente cattivi. Ma sono echeggiate voci precise attestanti che le masse operaie sono insoddisfatte di un simile partito ed esi- gono dai deputati che giochino di meno alla legiferazione e facciano più propaganda socialista. Pravda y n. 30, 6 febbraio 1913. Firmato: B. IL CROLLO DELLE ILLUSIONI COSTITUZIONALI «Grazie a Dio abbiamo la Costituzione» — esclamò dopo il 3 giugno 1907 il signor Miliukov. Con queste spassose affermazio- ni si consolava il capo della borghesia liberale, nascondendo la sfi- ducia di quest’ultima verso il popolo, la sua mancanza di volontà, la sua paura di allontanarsi dalla via « costituzionale ». È estremamente caratteristico che proprio oggi, quando lo stes- so Miliukov, o la sua manierata, ufficialmente liberale Ricc y ricono- scono 1*« inizio di una ripresa sociale» (n. 26), divenga evidente il crollo di queste illusioni costituzionali. Il desiderio di voltar le spalle alla spiacevole realtà (e alla spiacevole necessità di una via dissimile da quella « costituzionale »), di cullare se stessi e gli altri con paro- line «costituzionali»: ecco qual è la base di queste illusioni. Ma guardate i giudizi dei liberali sul momento attuale! « Nella Duma ci si annoia perché non ce lotta » (n. 25). L’avete voluto, signori, avendo dichiarato che abbiamo la Co- stituzione! « Tutto è stato detto. Oggi occorrono fatti, e nei fatti non si ha fi- ducia . Di qui l’apatia » (ivi). Vi siete cullati nella fiducia nelle parole , rivolgendole preva- lentemente agli ottobristi, e ora riconoscete che con queste parole nascondevate l’assenza di fiducia nei fatti. Avete pronunciato voi stessi la vostra condanna, signori liberali. La democrazia in generale, e gli operai in particolare, non ave- vano fiducia nelle pa... Scritto alla fine del gennaio 1913. Pubblicato qui per la prima volta. RINGRAZIAMO PER LA FRANCHEZZA Ringraziamo il centonero Novoie V remia per aver pubblicato le franche parole pronunciate nel Consiglio di Stato dal capo dei destri, Kobylinski. Ringraziamo lo stesso «capo». « Si rivela continuamente nei membri della Duma — ha esclamato il signor Kobylinski — la mancanza di cognizioni e l’incapacità di legife- rare... Cosi scrivono le leggi soltanto i bottegai . « ... Ci si attacca perché abbiamo respinto il progetto di legge sull’isti- tuzione dello zemstvo nel governatorato di Arcangelo... La Duma non ha affatto preso in considerazione che, per la mancanza di elementi colti e per la scarsa popolazione del governatorato, si sarebbero dovuti eleggere per il consiglio dello zemstvo, come da noi si è motteggiato, un mugik una renna e un orso. « ... Noi non permetteremo comunque la costituzione di uno zmestvo di mugikf come è stato progettato alla III Duma ». Come non ringraziare per tale sincerità il capo dei destri nel Consiglio di Stato, cioè il capo del Consiglio stesso? Invece delle fruste frasi liberali, che non dicono nulla, contro il Consiglio di Stato, raccomandiamo con tutto il cuore al lettore questa chiara, sincera impostazione del problema da parte del Con- siglio di Stato. Bottegai nella Duma... mugiki, orsi nello zemstvo ... i bottegai e i mugiki non li tollereremo. Eccp il linguaggio esplicito di un grande proprietario fondiario fautore della servitù della gleba. E notate che costui ha ragione: nella Duma non cè maggio- ranza senza i « bottegai », cioè, parlando il linguaggio dell’operaio 14 — 250 530 LENIN cosciente (e non dell’incivile grande proprietario fondiario), senza la borghesia. Ha ragione questo grande proprietario fondiario quan- do dice che rautoamministrazione sarebbe di fatto un’autoammini- strazione contadina (gli operai coscienti preferiscono questa parola al termine « di mugiki », che è di uso corrente presso gli incivili grandi proprietari fondiari)» I contadini sono la maggioranza. Il Consiglio di Stato non è affatto una casuale istituzione poli- tica, ma l’organo di una classe : ecco che cosa dice il franco discorso di Kobylinski. E la classe è quella dei grandi proprietari fondiari, che non tollerano « il bottegaio e il mugik ». Imparate dunque, signori « bottegai » liberali russi, signori otto- bristi c cadetti, dalla seria impostazione dei problemi politici fornita da Kobylinski! frauda, n. 35, 12 febbraio 1913. IL PROBLEMA DELL’UNITA’ La lettera di Sciagov, deputato degli operai di Kostroma, pub- blicata nella Pravda (n. 22-226), indica in modo estremamente chia- ro a quali condizioni gli operai ritengono si possa raggiungere la unità nella socialdemocrazia. Le lettere di parecchi altri deputati della curia operaia ( Pravda , nn. 21-28) hanno ribadito questo con- cetto. Gli stessi operai devono attuare l’unità «dal basso»; i liqui- datori non devono condurre la lotta contro la clandestinità, ma en- trarvi essi stessi. Ci si può meravigliare che, dopo un’impostazione dei problemi cosi chiara ed esplicita, ci capiti di leggere nel Luc> n. 27 (113), le vec- chie frasi, magniloquenti ma assolutamente prive di contenuto, di Trotski. Non una parola sul fondo della questione! Non il minimo tentativo di citare fatti precisi e di analizzarli da tutti i lati! Non un cenno sulle condizioni reali per l’unità! Nude esclamazioni, frasi ampollose, arroganti attacchi contro avversari che l’autore non no- mina, affermazioni fatte con tono imponente: ecco tutto il bagaglio di Trotski. Cosi non va, signori. Voi parlate «con gli operai » come con dei bambini , ora cercando di metter loro paura con terribili parole (« le catene dello spirito di circolo», «polemica mostruosa», «periodo feudale, medioevale della nostra storia di partito »), ora cercando di « persuaderli », come si cerca di persuadere, senza argomenti e senza spiegare la cosa, i bambini piu piccoli. Ma gli operai non si lasciano intimorire e non si lasciano persua- dere. Essi stessi metteranno l’uno di fronte all’altra il Lue e la Prav- 34* 53 * LENIN da, leggeranno, per esempio, l’editoriale del n. ioi del Lue {Le mas- se operaie e l'unità) e volgeranno semplicemente le spalle alle decla- mazioni di Trotski. «In pratica, la questione cosiddetta di principio della clandesti- nità viene risolta da tutte le parti della socialdemocrazia assoluta- mente allo stesso modo...» — scrive Trotski in corsivo. Gli operai di Pietroburgo sanno per esperienza che non è cosi. In qualsiasi an- golo della Russia essi, se leggeranno Teditoriale summenzionato, vedranno subito che Trotski rifugge dal dire la verità. « È ridicolo e assurdo — leggiamo in esso — affermare che fra le tendenze politiche del Lue e della Pravda esistano contraddizioni inconciliabili ». Dovete credere, amabile autore, che gli operai non si spaventeranno né per la parola « assurdo » né per la parola « ridi- colo », ma vi chiederanno di parlare con loro come con persone adulte , entrando nel merito della questione : esponete dunque queste tendenze! dimostrate dunque la « conciliabilità » delPeditoriale del n. ioi del Lue con la socialdemocrazia! No. Voi non nutrirete gli operai nemmeno con frasi « concilia- trici », nemmeno con le frasi più melliflue. « Le nostre frazioni storiche, il boscevismo e il menscevismo, — scrive Trotski, — sono per la loro origine formazioni prettamente intel- lettuali ». Si tratta della ripetizione della favola liberale. In realtà, invece, tutta la realtà russa ha posto gli operai di fronte al problema dellat- teggiamento verso i liberali e verso le masse contadine. Anche se non ci fosse stata nessuna intellettualità, gli operai non avrebbero potuto eluderlo: seguire \ liberali o guidare i contadini contro i liberali? Per i liberali è vantaggioso far credere che la base dei dissensi sia un portato degli < intellettuali ». Ma Trotski non fa che coprirsi di vergogna ripetendo là favola liberale. Pravda, n. 39. 16 febbraio 1913. CHE COSA ACCADE NEL POPULISMO E CHE COSA ACCADE NELLE CAMPAGNE Il Russinole Bogatstvo ci mostra proprio le due tendenze della corrente o linea populista o dei trudovify nella vita russa, che si pos- sono seguire anche partendo da altre fonti piu dirette, piu imme- diate, della scienza politica. Ricorderemo, ad esempio, i dibattiti alla I e alla II Duma. Purtroppo i resoconti stenografici dell’una e dell’altra non sono oggi piu in vendita. Ma in un modo o nell’altro, l’immenso mate- riale politico per lo studio delle idee e delle aspirazioni delle masse contadine e dei trudoviltf russi, contenuto in questi resoconti, in parte è già divenuto e in parte diverrà in futuro patrimonio di ogni uomo coho. La conclusione principale che discende da questo materiale è che i itrudoviki » intellettuali (compresi gli intellettuali socialisti- rivoluzionari) e i itrudovikl'b contadini rappresentano correnti poli- tiche fondamentalmente diverse. I populisti intellettuali propendono per la frase conciliatrice o « generalmente umana ». In essi si sente sempre il liberale. Il punto di vista della lotta di classe è loro organicamente estraneo. Sono dei prolissi ragionatori, che tirano indietro le masse contadine democra- tiche, per farle passare dalla lotta viva e diretta contro il loro nemico di classe alla frase nebulosa, lambiccata, impotente, pseudosocialista. I contadini populisti nelle prime due Dume sono tutto fuoco, passione, penetrati dal vivo desiderio di agire immediatamente e decisamente. Sono ignoranti, incolti, ingenui, ma contro il loro ne- mico di classe si levano con una tale immediatezza, inconciliabilità, ostilità, che in loro sentite una seria forza sociale. In altre parole, gli intellettuali populisti sono dei pessimi socia- 534 LENIN listi c dei democratici infrolliti. I trudoviftf contadini non giocano affatto al socialismo, che è loro assolutamente estraneo, ma sono « in- timamente * democratici, sinceri, fervidi e forti. Vincerà la democra- zia contadina in Russia? Nessuno può predirlo, poiché ciò dipende da condizioni oggettive troppo complesse. Ma è assolutamente in- dubbio che le masse contadine ttrudovikjr* possono vincere soltanto a dispetto delle tendenze che vengono apportate nel loro movimento dairintellettualità populista. La democrazia vitale, fresca, sincera è in grado di vincere in una situazione storica favorevole, ma la vuota frase € socialista », il pedante ragionamento populista non lo potrà mai. Questa conclusione è, secondo me, uno dei piu importanti inse- gnamenti della rivoluzione russa, e nutro ancora la speranza di po- terla argomentare una voha o l’altra con un’analisi particolareggiata dei discorsi dei populisti alle prime due Dume e con altro mate- riale politico del 1905-1907. Oggi vorrei invece porre l’accento sulla magnifica conferma di questa conclusione offerta dall’ultimo fasci- colo (1912, n. 12) del Russ/^oie Bogatstvo , il principale e piu serio organo di stampa del populismo. Due articoli in esso . contenuti producono indubbiamente un’im- pressione tipica. L’articolo del signor A.V.P. ( Socialismo popolare o proletario?) è un modello dei ragionamenti intellettualistici dei « socialisti popolari » e dei socialisti-rivoluzionari. Se fosse inevitabile che la forza massiccia dei contadini russi si orientasse nel modo in cui « risulta » dai ^ragionamenti dei signori A.V.P. e soci, la causa della democrazia borghese russa sarebbe irri- mediabilmente perduta, poiché le vuote frasi e il pedante ragiona- mento non possono suscitare un'azione storica. L’impotenza di que- sto populismo è definitiva.. Nell’articolo del signor Kriukov, Senza fuoco , parla delle masse contadine, della vita e della mentalità contadina un certo mellifluo pretino, descrivendo i contadini proprio nel momento in cui essi stessi hanno agito e agiscono. Se questa descrizione corrisponde alla realtà, la democrazia borghese russa — rappresentata proprio dalle masse contadine — è destinata a una grande azione, che, con una situazione più o meno favorevole dovuta a fatti concomitanti, ha tutte le probabilità di conseguire la vittoria. Per spiegarlo caratterizzeremo brevemente le « idee » del signor CHE COSA ACCADE NEL POPULISMO E NELLE CAMPAGNE 535 A.V.P. c citeremo alcuni passi della descrizione delle masse conta- dine fatta dal mellifluo pretino. Il signor A.V.P. difende i principi del populismo contro lo scrittore dei Comandamenti , Sukhanov, che sacrifica al marxismo tutta una serie di postulati teorici fondamentali del populismo, pre- dicando inoltre qualcosa del tipo di una unificazione dei marxisti con i populisti. Il signor A.V.P. non è contrario airunificazione, ma non è di- sposto a « sacrificare » i princìpi del populismo. E proprio questa di- fesa della purezza dei princìpi c della fermezza del populismo da parte di un populista indubbiamente competente e in vista come il signor A.V.P. mostra in modo piu chiaro del sole la completa man- canza di prospettive della sua posizione e Vassoiata assenza dì vi- talità di un simile populismo. Il signor Sukhanov c giunto a dire che l’unica classe per sua na- tura socialista è il proletariato. Naturalmente, se si pensa in modo più o meno conseguente, ciò significa accettare il marxismo c met- tere una croce sopra al socialismo populista. Il signor A.V.P. insorge contro il signor Sukhanov, ma i suoi argomenti sono di una meschinità inaudita. Tutte riserve, emenda- menti, punti interrogativi, osservazioni eclettiche sul tema: il revi- sionismo «gonfia oltre misura» le rettifiche che la vita apporta alla teoria, ma l’ortodossia fa male a contestarle. Il pasticcio che il signor A.V.P. ammannisce assomiglia, come si assomigliano due gocce d’acqua, alle obiezioni che i borghesi « umanitari » muovono abi- tualmente, in tutti i paesi d’Europa, alla lotta di classe c al sociali- smo classista. Il signor A.V.P. non osa negare il fatto principale c universal- mente noto che in tutto il mondo solo il proletariato conduce quoti- dianamente una lotta sistematica contro il capitale, che esso preci- samente è il sostegno di massa dei partiti socialisti. Che le masse contadine rivelino tanto meno uno spirito socialista, sia pur debole, quanto più un paese è politicamente libero, ciò il signor A.V.P. non può ignorarlo. Ed egli giuoca semplicemente con i brani di idee dei professori e opportunisti borghesi europei per confondere le cose, senza nemmeno cercare di avanzare contro il marxismo almeno qual- cosa che assomigli a una teoria sociale organica, esplicita, chiara. Non vi è quindi nulla di più noioso dell’articolo del signor 53 ^ LENIN A.V.P. Non vi è nulla che meglio attesti la completa morte ideale del socialismo populista in Russia. Esso è morto. In qualsiasi edi- zione borghese socialriformista troverete al completo le « idee > del signor A.V.P. Non è dunque interessante confutarle. Ma se il socialismo populista è morto, se la rivoluzione del 1905 Tha ucciso e i signori A.V.P. l’hanno seppellito, se di esso non è rimasta che la vuota e putrida frase, la democrazia contadina in Russia, niente affatto socialista, ma borghese come lo era stata la democrazia in America negli anni sessanta, in Francia alla fine del XVIII secolo, in Germania nella prima metà del secolo XIX, ecc., questa democrazia è viva. Il racconto del pretino mellifluo sulle campagne, citato dal si- gnor Kriukov, lo conferma pienamente. E ciò che comunica Kriu- kov — lo osserviamo di sfuggita — discende, in modo forse ancor piu spiccato e preciso, dalle osservazioni di un noto nemico della democrazia, il viekhista Bulgakov, pubblicate nella Russ^aia Mysl (1912, n. 11: Alle elezioni ). « Sempre vi sono stati servilismo e vihàL. — dice, secondo Kriukov, il pretino a proposito del clero russo. — Ma la differenza è che mai vi è stato un distacco dalla Chiesa cosi terribilmente calmo, silenzioso, come oggi. Proprio come se lo spirito vitale nella Chiesa si fosse spento. Ri- peto, non la sola intellettualità si è allontanata, il popolo se ne è andato... bisogna riconoscerlo; non per nulla sono stato per due anni un prete di campagna ». Il mellifluo pretino ricorda il /905. Egli aveva spiegato allora ai contadini il manifesto. « Mi attendevo — egli piange — veggenza, stretta unione, amore , sobrietà, sana coscienza, risveglio, energie... Gli occhi pareva si fossero aperti, ma invece dell’unità e deH’unionc, animosità e discordie intestine. E per prima cosa la campagna colpi proprio me, c parecchio anche. Non ero forse con tutto il cuore e con tutta l’anima per essa?... Parlavo di quelle stesse libertà e di tutto quanto vi si riferiva. E come ascoltavano! Pensavo che fosse impossibile chiarire piu largamente di quanto io chia- rivo; ahimè, no... erano penetrati nelle campagne anche altri discorsi. E i nuovi chiarificatori prepararono un brodo molto piu denso: circa la CHE COSA ACCADE NEL POPULISMO E NELLE CAMPAGNE 537 terra, l’eguaglianza e i signori. Naturalmente i contadini lo compresero e lo assimilarono immediatamente . E per prima cosa vennero da me e mi dichiararono che per le terre della parrocchia mi avrebbero pagato non duecento ma cerno... « ... Tuttavia non era il fatto dei cento rubli che soprattutto mi ama- reggiò , ma l’insieme di tutto ciò che cosi precipitosamente dava una nuova fisionomia alla campagna. E come poi da tutte le parti si cercava di aprirle gli occhi, di farle cadere la benda che li copriva, di rischiarare le tenebre in cui viveva! E a dire il vero ci si riuscì. Il cieco vide uno spiraglio di luce e da quel momento non fu piu cieco... anche se non diventò veggente. Ma da questa semiveggenza prese coscienza soltanto di ciò che è più penoso e fu preso da una collera delle più soffocanti... E forse talvolta sospirerà pensando al tempo della sua buia cecità. La collera crebbe nelle campagne, e fu tale che tutta l’aria ne sembrava impregnata... Coltello, bastone, incendio. Rivelazione del- l’impotenza, cocenti offese non vendicate, discordie intestine, odio cieco, invidia verso tutto ciò che è più felice, confortevole, ricco. Anche pri- ma, certo, vi era l'invidia, e la collera, e il dolore, e il fetido peccato, ma gli uomini credevano nella volontà di Dio e nella vanità dei beni terreni, credevano e trovavano la forza di sopportare sperando nella ricompensa deU’oltretomba. Oggi questa fede non c’è più. Oggi nelle campagne la fede è questa: noi siamo gli oppressori, essi gli op- pressi. Da tutti i discorsi sulla libertà, sul suolo contadino, sono nati la gramigna e l’oppio... Ed ecco oggi questa nuova legge sulla terra: il fra- tello si è levato contro il fratello, il figlio contro il padre, il vicino contro il vicino! Il malanimo e la discordia sono giunti a un punto tale che in essi la campagna soffocherà, soffocherà immancabilmente ». Abbiamo sottolineato in questa caratteristica descrizione delle campagne fatta da un pretino mellifluo (purissimo intellettuale po- pulista!) alcune parole particolarmente caratteristiche. Il pretino è un fautore dell’* amore » e un nemico dell’* odio ». Sotto questo rapporto egli condivide pienamente il tolstoiano (si potrebbe anche dire: cristiano) punto di vista profondamente rea- zionario che i nostri cadetti e i loro simili sviluppano continuamente. Un simile pretino non è probabilmente contrario a sognare una qualsiasi «socializzazione della terra*, a chiacchierare sul significato «socialista» della cooperazione, sulle «norme per la proprietà ter- 538 LENIN riera», ma, quando si trattò dell’odio invece dell’* amore », indie- treggiò subito, perse le energie e si mise a piagnucolare. Di * socialismo » (« popolare e non proletario ») parolaio, fra- saiuolo quanto ne volete; anche in Europa qualsiasi piccolo borghese colto lo approverà. Ma se le cose sono arrivate all’* odio » invece dell 1 * amore », basta. Noi siamo per il socialismo della frase umana; siamo contro la democrazia rivoluzionaria. Quel che dice il mellifluo pretino sul frusto tema del «teppi- smo » nelle campagne, non rappresenta, dal lato dei fatti, assoluta- mente nulla di nuovo. Ma dal suo stesso racconto si vede chiara- mente che il «teppismo» è un concetto apportato dai fautori della servitù della gleba . « Cocenti offese non vendicate » : ecco ciò che constata il mellifluo pretino. E ciò è indubbiamente ben lontano dal « teppismo ». Da lungo tempo i marxisti ritengono, nella lotta contro il popu- lismo, di dover distruggere i sogni alla Manilov, le frasi inzucche- rate, il punto di vista sentimentale che si eleva al di sopra delle classi, il banale socialismo «popolare», degno di un radicalsocialista francese, aduso agli atteggiamenti utilitari e agli affari. Ma i mar- xisti ritengono altresì da lungo tempo che è un loro compito, altret- tanto doveroso, distinguere il nucleo democratico delle idee popu- liste. Il socialismo populista è un cadavere putrido e fetente. La de- mocrazia contadina in Russia, se il mellifluo pretino la rappresenta giustamente in Kriukov, è una forza viva. E non può non esserlo finché spadroneggiano i Purisckevic, finché si contano a trenta mi- lioni i contadini affamati. «Odio cieco», ci si dice. In primo luogo, questa non è tutta la verità. « Cieco » secondo i Purisckevic, i funzionari, i patetici intel- lettuali. In secondo luogo, all’inizio del movimento operaio in Rus- sia non vi era forse stato un certo elemento di « odio cieco », nella forma, per esempio, della distruzione di macchine negli scioperi degli anni sessanta-ottanta del secolo scorso? Ma ciò finì presto, e il succo non è qui. Sarebbe stata una banalità esigere i « guanti bian- chi » da uomini che, in quella situazione, avevano perduto la pa- zienza. Ciò che importa è la profonda rottura con la vecchia concezione del mondo, irrimediabilmente reazionaria, la profonda assimilazione CHE COSA ACCADE NEL POPULISMO E NELLE CAMPAGNE 539 proprio della dottrina degli «asserviti» che è il pegno non di un sonno mortale, ma di una vita viva. Il socialismo populista, anche quello piu di sinistra, è imputri- dito. Il compito vivo e vitale è di epurare, illuminare, destare, rag- gruppare la democrazia mediante una cosciente rottura con le dot- trine delT« amore », della « pazienza », ecc. Si rattristerà il mellifluo pretino. Noi invece abbiamo tutte le ragioni di rallegrarci per que- sto ricco terreno su cui svolgere un lavoro energico. Prosvcstccnic » n. 2, febbraio 1913. Firmato: V.J. CRESCENTE DISCORDANZA Note di un pubblicista I Recentemente ha avuto luogo la riunione ordinaria dei deputati cadetti con i militanti locali di questo partito. Si sono discusse, come c’era da attendersi, le particolarità del momento politico attuale, la cui valutazione è la seguente: « Si è rivolta l’attenzione sulla crescente discordanza fra l’esigenza che ha il paese di una legislazione fondamentale e l’impossibilità di sod- disfarla mentre permangono la presente struttura delle istituzioni legi- slative e il presente atteggiamento del potere verso la rappresentanza po- polare ». Il linguaggio è arruffato come un gomitolo con il quale da lungo tempo giuochi un gattino. Poveri nostri liberali, non sanno dove esprimere chiaramente le loro idee! Ma osservate più da vicino: la disgrazia non è tanto che non ci sia posto quanto il fatto che non hanno nulla da dire. Cresce la discordanza non soltanto fra le esigenze del paese e la mancanza di prospettive della « presente struttura », ecc., ma anche fra le esigenze del paese e ^impotenza del liberalismo. Perché è impossibile soddisfare le esigenze del paese, signori politici liberali? Risposta dei cadetti: lo impedisce la presente strut- tura delle istituzioni governative e il presente atteggiamento del po- tere verso la rappresentanza popolare. Conclusione: è necessaria un’altra struttura e un altro atteggia- CRESCENTE DISCORDANZA 54 ' mento del potere. Quale precisamente? Lo vedremo analizzando in alcuni articoli le «quattro tesi» della riunione cadetta. Ma dobbiamo prima porre la questione principale: come si spiega dunque la «presente» «struttura e atteggiamento »? Di dove ne può venire fuori un’altra? I cadetti nemmeno ci hanno pensatoi Il loro silenzio su questo problema fondamentale si riduce a un filisteismo inveterato, asiatico, come quello di affermare che c’erano dei cattivi consiglieri e ce ne possono essere di buoni... Non vi è forse un legame, signori cadetti, fra il «presente» e gli interessi di una qualche classe , come, per esempio, la classe dei grandi proprietari fondiari? O dei borghesi piu ricchi? Non vi è forse una piena concordanza fra il « presente » e gli interessi di de- terminate classi? Non è forse chiaro che accingersi a discutere il momento politico senza tener conto dei rapporti fra tutte le classi significa occuparsi di vuote chiacchiere? Ahimè! Solo con le chiacchiere i cadetti possono nascondere la « crescente discordanza » fra la loro politica e le esigenze del paese. II I nostri liberali in genere — e dopo di loro i politici operai liberali (i liquidatori) — amano parlare senza fine della « europeiz- zazione» della Russia. Una piccolissima verità serve qui a nascon- dere una grande menzogna. È indubbio che la Russia, parlando in generale, sta europeiz- zandosi, si sta cioè ricostruendo a immagine dell’Europa (alla quale vanno annessi, a dispetto della geografia, il Giappone e la Cina). Ma questo processo di europeizzazione procede in generale da Ales- sandro II, se non da Pietro il grande, procede e durante l’ascesa (1905) e durante la reazione (1908-1911), procede e nella polizia e fra i grandi proprietari fondiari tipo Markov, i quali « europeiz- zano » i loro metodi di lotta contro la democrazia. II termine « europeizzazione » è cosi generico che serve a con- fondere le cose, a offuscare i problemi politici urgenti. I liberali vogliono Teuropeizzazione della Russia, ma anche il Consiglio della nobiltà unificata, con la sua legge del 9 novembre 1906 (14 luglio 1910), mira aU’europeizzazione. 542 LENIN I liberali vogliono una Costituzione europea, ma la Costitu- zione istituita in diversi paesi dell’Europa fu il risultato di una lunga e difficile lotta di classe tra il feudalesimo e l’assolutismo da una parte, e la borghesia, i contadini e gli operai dall’aJtra. Le Costi- tuzioni scritte e non scritte, che i liberali citano « a vergogna * dei nostri reazionari, non sono altro che la registrazione dei risultati di una lotta, conseguiti dopo una serie di vittorie, ottenuti con molti e gravi sacrifici, del nuovo sul vecchio e di una serie di scon- fitte inflitte dal nuovo al vecchio. I liberali vogliono che da noi ci siano risultati senza il com- plesso delle perdite e delle conquiste che porta a questi risultati! Il programma liberale e la tattica liberale si riducono a questo: si instauri da noi il regime europeo senza la difficile lotta che l’ha creato in Europa! È comprensibile che i nostri Kobylinski accolgano i desideri e gli argomenti dei liberali con sprezzanti attacchi contro i «bot- tegai» e i «mugiki». Voi volete, signori liberali, — essi dicono, — fissare sulla carta le vittorie che nella realtà ancora non avete con- seguito. Ili La riunione cadetta ha approvato sul problema della tattica quattro tesi. La prima dice: « La tattica delTatti vita comune di tutto il fronte dell’opposizione rappresentando la condizione necessaria per svolgere Tatti vita pratica ordinaria della Duma, non garantisce tuttavia né che si ottenga una maggioranza solida e costante per i progetti di legge dell’opposizione, né che si attuino quelli che l’opposizione potrebbe far approvare con Taiuto del centro della Duma ». Ecco che cosa significa questo gergo astruso quando sia tradotto in lingua russa: Soltanto con gli ottobristi i liberali possono costituire la mag- gioranza alla Duma; questa maggioranza non c costante e le sue de- CRESCENTE DISCORDANZA 543 Giusto. Ma ne consegue che chiamare queste decisioni attività «necessaria», «ordinaria» e «pratica» (I??) significa ingannare se stessi e il popolo. Se sconfiggeremo le destre votando con gli ottobristi, non pen- seremo di poter legiferare nella IV Duma, non semineremo illusioni costituzionali : ecco che cosa dovevano dire al popolo i cadetti se vo- levano essere dei democratici non solo a parole. La prima « tesi » della conferenza cadetta colpisce per la sua illogicità. L’approvazione di progetti di legge non attuabili da parte della maggioranza non costante e instabile della IV Duma viene chia- mata attività « pratica ». Centinaia di volte gli stessi cadetti l’hanno chiamata, e giustamente, vermicelli 138 e noia. Ma la tattica dei cadetti, palesemente assurda dal punto di vista della logica, diviene comprensibile dal punto di vista degli interessi di classe. Ricorderemo ciò che i socialdemocratici hanno detto della III e della IV Duma, cominciando dal 1907. Nella Duma vi sono due maggioranze, dicevano, Tottobrista-destra e la cadetto-ottobri sta. Tutte e due sono sul terreno controrivoluzionario (cfr. Prosvcstccnic , n. 1, pag. 13). Nel febbraio 1913 la conferenza cadetta ha confermato ciò che noi, dal 1907, abbiamo detto nelle nostre risoluzioni ufficiali. « La tattica delTattività comune di tutto il fronte dell’opposi- zione... con l’aiuto del centro della Duma» è necessaria ai cadetti perché essi sono, come gli ottobristi, su un terreno controrivoluzio- nario. Data Taffinftà intrinseca degli uni e degli altri è comprensibile che essi propendano per una attività « pratica » comune, nonostante questa sia attualmente senza alcuna prospettiva. Gli ottobristi piagnucolano eternamente nella loro stampa, rim- proverano la rivoluzione, rimproverano il governo, le destre, il Con- siglio di Stato, ma alla Duma si limitano ad auspicare le riforme e seguono il governo. I cadetti piagnucolano ancor più nella loro stampa, rampognano la rivoluzione, rampognano il governo, le destre, il Consiglio di Stato e gli ottobristi, ma alla Duma si limitano ad auspicare le riforme e fanno di tutto per adattare la loro opposizione agli ottobristi. 544 LENIN rv La seconda tesi della riunione cadetta dice: . Ecco un modello di giudizio, nel quale non si sa per che cosa stupirsi di piu: per l’ingenua astuzia o per l’ingenua ignoranza. Non vi è nessun mutamento nelle idee dei cadetti. Costoro sono sempre stati e rimangono un partito liberale, che trascina dietro di sé con l’inganno la democrazia. Anche nelle elezioni del 1912 i ca- detti mettevano in primo piano, davanti alla grande borghesia, il loro « vero » volto, la loro « solidarietà » di affaristi, la loro « mode- ratezza » di servi della classe dei capitalisti. Ma nello stesso tempo, di fronte all’elettore democratico, gli stessi cadetti si facevano in quattro per dimostrare che erano dei democratici e che la loro tattica alla Duma non si differenziava in nulla di essenziale da quella so- cialdemocratica. Questi due aspetti della politica cadetta, la necessità di «avere un travestimento » è propria di ogni partito liberale in tutti i paesi civili. Certo, singoli membri del partito sì scelgono una specializza- zione, gli uni quella di giocare alla democrazia, gli altri quella di far rinsavire coloro che «si lascian trascinare» e di condurre una «seria» politica borghese. Ma non accade forse cosi in tutti i paesi? Per esempio, il noto ciarlatano Lloyd George in Inghilterra si pre- senta, nei discorsi davanti al popolo, addirittura come un rivoluzio- nario e quasi quasi come un socialista, ma in realtà nella sua politica questo ministro segue il suo capo Asquith, che non la cede in nulla ai conservatori. 552 LENIN Se l’articolo del Golos Moskyy raffigura il signor Miliukov come rappresentante dei cadetti di sinistra, ciò suscita solo un sorriso. Co- stui è di fatto il rappresentante della diplomazia cadetta ufficiale, che concilia il contenuto non democratico del partito con la frase demo- cratica. Il Golos Mosf^vy scrive: t Questa posizione ” postelettorale ” del signor Miliukov è ben lon- tana dall’essere stata approvata dalla conferenza alTunanimìtà. Una note- vole parte dei suoi membri ha insistito sulla tattica dell’accordo con il centro della Duma, allo scopo di far passare singoli progetti e riforme culturali. I fautori di questo modo di vedere hanno dimostrato che, quando erano in discussione differenti progetti di legge, il gruppo doveva giungere a compromessi, cercando di farli approvare in uno spirito libe- rale e senza affatto trasformarli in progetti inaccettabili ». Segue una sortita contro la «famosa disciplina cadetta » e la «sottomissione incondi- zionata » dei cadetti alla « volontà assoluta > del signor Miliukov. Il giuoco è chiaro, cucito con filo bianco. Gli ottobristi « punzec- chiano» i cadetti di destra, cercando di presentarli come degli scon- fitti e li incitano a una lotta piu decisa contro i cadetti di sinistra. Ma questo giuoco degli ottobristi (che sarebbe impossibile se i ca- detti e gli ottobristi non fossero membri di una stessa famigliola) non cancella il fatto inconfutabile della differenza di sfumature fra i cadetti di sinistra e quelli di destra, fra i Lloyd George e gli Asquith del nostro liberalismo. Date un sguardo alla Russata Moluà . Questo organo di stampa dei progressisti, il giornale della predicazione di un compromesso fra gli ottobristi e i cadetti, raccoglie intorno a sé un numero sempre maggiore di membri ufficiali del partito cadetto. Non insieme, ma a uno a uno, dopo il capo « viekhista » Struve, vi si sono trovati Man- syrev, Maklakov, Obolenski, Gredeskul, Alexandrov. Che costoro desiderassero accostarsi molto agli ottobristi è cosa indubbia. E non potrebbe essere altrimenti. Ma è altrettanto certo che Miliukov li concilia con i « cadetti di sinistra > su una piattaforma che ha un'in- segna democratica e un contenuto ottobrista. CRESCENTE DISCORDANZA 553 X Le formule di passaggio all’ordine del giorno presentate alla Duma dai vari partiti dopo i chiarimenti di Kasso presentano un grande interesse. Esse ci forniscono un materiale preciso, ufficial- mente sanzionato dai deputati dei diversi partiti, per Tanalisi politica. Ma proprio e soprattutto in questo materiale non vi è di consueto nessuna analisi. Esso si perde nelle note della stampa quotidiana o nella massa dei resoconti stenografici della Duma. E merita vera- mente la pena di soffermarvisi per spiegare la vera natura dei diversi partiti. L’editoriale della Riec, pubblicato il giorno successivo all’appro- vazione della formula di sfiducia, dichiara: «La società russa ha dunque ottenuto dalla Duma ciò su cui aveva il diritto di contare* (n. 37, 7 febbraio). Risulta quindi che alla « società » occorreva sol- tanto sapere se la Duma aveva o no fiducia nel signor Kasso, e nulla piu I Non è vero. Il popolo e la democrazia avevano bisogno di cono- scere i motivi della sfiducia per capire le ragioni di un fatto ritenuto anormale in politica e per saper trovare una via d'uscita verso la normalità. L’unione dei cadetti, degli ottobristi e dei socialdemocra- tici su un solo termine, « non abbiamo fiducia », offre troppo poco su questo importante problema. Ecco la formula ottobrista di passaggio all'ordine del giorno: « La Duma... ritiene: i) che ogni partecipazione degli studenti delle scuole medie alla lotta politica è esiziale per lo sviluppo spirituale delle giovani forze della Russia e dannosa per il corso normale della vita pub- blica; 2) che è necessario, nei casi in cui le autorità vengono tempestiva- mente informate di fenomeni spiacevoli nelle scuole medie, prendere mi- sure preventive, senza attendere che tali fenomeni assumano un carattere anormale •; 3) che è suo dovere pronunciarsi decisamente contro le mi- sure di polizia esercitate, invece della naturale azione pedagogica, nei confronti degli studenti il io dicembre 1912. all’insaputa delle autorità scolastiche; 4) che è antieducativa la lentezza con cui si decide la sorte # Questo testo è stato presentato nella seduta del 25 gennaio. In quella del i* feb- braio il secondo paragrafo h stato cosi cambiato: « Rilevando, a proposito di questo singolo caso, l’atteggiamento formale e indifferente verso gli studenti che domina nella scuola media, l’isolamento del personale insegnante dalla famiglia, è necessario 554 LENIN degli studenti allontanati dalle scuole, e, attendendo Timmediata liqui- dazione, in forma benevola per gli studenti, di questo caso, passa allu- dine del giorno ». Quali sono le idee politiche di questo voto? La politica nella scuola è dannosa. Gli studenti sono colpevoli. Ma devono punirli i professori, e non i poliziotti. Siamo scontenti del governo per la sua insufficiente «benevolenza» e per la sua len- tezza. Si tratta di idee antidemocratiche, di un’opposizione liberale: rimanga pure il vecchio potere, ma bisogna esercitarlo in modo piu attenuato: picchia, ma con misura e senza che si sappia. Osservate la formula dei progressisti: «...La Duma ritiene: i) che il ministero dell 1 istruzione pubblica, informato di ciò che avveniva nelle scuole medie di Pietroburgo negli ultimi tempi, ha manifestato un atteggiamento noncurante verso i suoi doveri e non ha protetto la scuola media dall’incursione della polizia; 2) che i metodi permessi dai graduati della polizia, metodi impiegati senza nessuna protesta da parte del ministero deiristruzione pubblica e consi- stenti in perquisizioni delle scuole, nel « fermare » e tenere in stato d’arre- sto i ragazzi al commissariato, in inammissibili sistemi istruttori, non possono essere in alcun modo giustificati, tanto più che si trattava nel caso in questione non della salvaguardia della sicurezza delio Stato, ma del ristabilimento dell’ordine nella scuola media; 3) che tutto il si- stema di misure del ministero dell’istruzione pubblica per estraniare la scuola dalla famiglia, l’insensibile formalismo, il quale soffoca lo sviluppo morale e intellettuale della giovane generazione, creano condizioni favo- revoli per il sorgere di fenomeni anormali nella vita scolastica. La Duma, considerando insoddisfacenti le spiegazioni del ministro dell’istruzione pubblica, passa all’ordine del giorno ». Questa formula è stata proposta il 30 gennaio, e i progressisti hanno subito dichiarato che avrebbero votato per gli ottobristi se essi avessero aggiunto la sfiducia. I risultati di questo mercato li abbiamo visti piu sopra. Su quale terreno poteva avvenire il mercato? Sul terreno di un accordo di fondo. Anche i progressisti ritengono che la politica nella scuola sia CRESCENTE DISCORDANZA 555 cosa anormale, anch’essi esigono il « ristabilimento debordine » (feu- dale). La loro è anch essa un opposizione al genitivo, un’opposizione non al sistema del vecchio potere, ma airimpiego « indifferente, in- sensibile », ecc. di questo potere, Pirogov nel 1860 conveniva che si dovesse frustare, ma esigeva che non si frustasse con indifferenza, con insensibilità. I progressisti non sono contrari a che gli attuali cle- menti sociali « ristabiliscano l’ordine », ma consigliano loro di farlo con piu « sensibilità ». Quale progresso da noi in mezzo secolo! Formula di passaggio airordine del giorno dei cadetti: « Ascoltate le spiegazioni del ministro dell’istruzione pubblica e con- statando: 1) che in esse vi è un completo miscuglio dal punto di vista educativo con quello poliziesco; 2) che queste spiegazioni negano in pieno le basi normali sulle quali possono essere stabiliti amichevoli rapporti di collaborazione tra la scuola e la famiglia; 3) che la politica del ministero, suscitando un profondo malcontento neH’ambiente studentesco c una le- gittima irritazione nella società, contribuisce essa stessa a creare un’atmo- sfera che spinge precocemente la gioventù studentesca ad occuparsi di politica, e crea cosi condizioni di cui dovrebbe prevenire il sorgere; 4) che trattando gli studenti^ come criminali politici si rovina la vita dei giovani più dotati dfilla nuova generazione, si strappano dalle sue file numerose vittime e si costituisce una minaccia per l’avvenire della Russia, la Duma riconosce che le spiegazioni del ministro non sono sod- disfacenti e passa all’ordine del giorno »♦ In una forma molto più attenuata e rivestita di vuote frasi anche qui si condanna la « precoce» attrazione verso la politica, È un modo di vedere antidemocratico. Sia gli ottobristi che i cadetti condannano le misure poliziesche soltanto perché esigono che si prendano invece misure preventive. Il sistema non deve sciogliere le assemblee, ma prevenirle. È chiaro che con simili riforme lo stesso sistema si tinge leggermente ma non cambia. Siamo scontenti della politica del mi- nistero, — dicono i cadetti, — e risulta, proprio alla maniera otto- brina, che è possibile auspicare mutamenti di questa politica senza qualcosa di molto piu profondo. I cadetti si esprimono contro il governo molto piu aspramente di quanto facciano gli ottobristi, e gli elementi politici poco svi- luppati non scorgono attraverso questa asprezza di parole la piena identità tra cadetti e ottobristi nt\Y impostazione liberale e antide- mocratica, del problema. 55 6 LENIN La Duma deve insegnare seriamente la politica al popolo. Chi la studia imparando dai cadetti corrompe e non sviluppa la sua coscienza. Che gli ottobristi, i progressisti e i cadetti abbiano mercanteg- giato e si siano messi d’accordo su una formula comune, non è un caso, ma il risultato della loro solidarietà politica e ideale su ciò che è fondamentale. Non vi è nulla di piu meschino della politica cadetta: per ottenere che si riconoscano insoddisfacenti le spiegazioni, con- sentono a condannare esplicitamente la politica nelle scuole. Ma i cadetti acconsentono perche essi stessi condannano l’attrazione « precoce ». Formula del gruppo del lavoro: «Considerando: i) che la violenza bruta esercitata il 9 dicembre 1912 contro la gioventù studentesca della scuola media, violenza che ha col- pito la società per la vergognosa partecipazione della sezione della poli- zia politica alla sorveglianza pedagogica degli studenti, ha avuto, nelle spiegazioni del ministro dell’istruzione pubblica Kasso, soltanto una completa approvazione accompagnata da una caustica ironia verso lopi- nione pubblica; 2) che il sistema di spionaggio e di misure di polizia, essendo il risultato di tutta la politica del governo nel suo insieme c in particolare del ministro dell’istruzione pubblica Kasso, porta a un completo sbaraglio e minaccia nel futuro gravi scosse per la nuova generazione, la Duma esige l’immediata riammissione di tutti gli studenti espulsi il 9 dicembre, e, riconoscendo insoddisfacenti le spiegazioni del ministro dell’istruzione pubblica Kasso, la sua immediata rimozione, e passa all’ordine del giorno ». Questa formula, a rigor di termini, è una formula nettamente liberale, e ciò che avrebbe dovuto dire il democratico, a differenza del liberale, manca. Anche il liberale può ritenere vergognosa la par- tecipazione della polizia politica alla vigilanza pedagogica, ma il democratico deve dire (e insegnare al popolo) che nessuna « vigi- lanza » ha il diritto di attentare alla libertà di organizzare circoli e conversazioni sulla politica. Anche il liberale può condannare « tutta la politica del governo nel suo insieme», ma il democratico deve, in Russia, spiegare che esistono alcune condizioni generali per le quali qualsiasi altro governo sarebbe stato costretto a condurre, in fondo, la stessa politica. CRESCENTE DISCORDANZA 557 La democraticità della formula dei trudoviftf si rivela soltanto nel suo tono, nello spirito degli autori. Lo spirito è un sintomo poli- tico, non ce che dire. Ma non è un male esigere dalla formula di passaggio all*ordine del giorno un’idea meditata, e non solo parole «che sollevano lo spirito». Formula di passaggio all’ordine del giorno dei socialdemocratici: « Dopo aver ascoltato le spiegazioni del ministro deiristruzione pub- blica e scorgendo in esse: i) la decisione di lottare contro l’aspirazione naturale e confortante della gioventù studentesca ad allargare il suo o- rizzonte intellettuale mediante uno studio indipendente c a stabilire contatti fraterni; 2) la giustificazione di un sistema burocraticamente formale > di spionaggio e sorveglianza poliziesca, in vigore nelle scuo- le superiori, medie e inferiori, che rovinano intellettualmente e mo- ralmente la gioventù, soffocano implacabilmente qualsiasi bagliore di idee originali e l’indipendenza di carattere, e generano un’epidemia di suicidi fra gli studenti, la Duma ritiene queste spiegazioni insoddisfa- centi. Ritenendo anche che 1) il dominio della concezione poliziesca nella pubblica istruzione è indissolubilmente legato con il dominio della po- lizia politica su tutta la vita russa, con il soffocamento di tutte le forme di iniziativa organizzata dei cittadini e con la loro mancanza di diritti, e che 2) solo una trasformazione radicale del regime e del sistema di am- ministrazione statale può liberare i cittadini dalle pastoie poliziesche e liberarne anche la scuola, la Duma passa all’ordine del giorno >. Difficilmente si può considerare impeccabile questa formula. Non si può non desiderare un’esposizione più popolare e più circostan- ziata, non si può non rammaricare che non vi si parli della legitti- mità di occuparsi di politica, ecc. ecc. Tuttavia, la nostra critica di tutte le formule non è diretta ai par- ticolari della stesura, ma esclusivamente alle idee politiche fondamen- tali degli autori. Il democratico avrebbe dovuto dire la cosa essen- ziale: i circoli e le conversazioni sono naturali e confortanti . Questo il fondo della questione. Ogni condanna della partecipazione, sia pure «precoce», alla politica è ipocrisia e oscurantismo. Il democra- tico avrebbe dovuto porre il problema a un livello più alto, facendolo 55 8 LENIN passare dal e governo nel suo insieme > al regime statale. Avrebbe do- vuto rilevarne il « legame indissolubile », in primo luogo, con il « do- minio della polizia politica », e, in secondo luogo, con il dominio economico della classe dei grandi proprietari fondiari di tipo feudale. Scritto fra il 6 c il 9 (19-33) febbraio 1913- ProsvrjtcrnU, nn. 364, marzo e aprile 1913. Firmato; V. Ilio. ALCUNI RISULTATI DEL «RIORDINO FONDIARIO > Quali sono i risultati della nuova politica agraria? Questo pro- blema interessa — ed è pienamente legittimo che cosi sia — tutti gli operai. La statistica governativa viene condotta cosi male ed è così parziale che non si può aver fiducia in essa. È indubbio che la nuova politica agraria è una politica borghese , però è diretta in tutto e per tutto dai signori Purisckevic, dai signori Markov e soci, cioè da grandi proprietari fondiari di vecchio tipo. Da tale « direzione > è diffìcile attendersi qualcosa che non sia un fallimento. Vediamo le conclusioni del signor Obolenski neH’ultimo fasci- colo della Russkaia Mysl (1913, n. 2), rivista cadetta-centonera. L’au- tore dell’articolo è anch’egli un controrivoluzionario, un testimone quindi che parteggia piuttosto per i grandi proprietari fondiari. Costui ha trovato nel governatorato di Samara un distretto (Novouzensk) in cui il « riordino fondiario » ha avuto « grandissimi * successi: a piu della metà dei capifamiglia la terra è stata assegnata in un solo posto. E nondimeno la conclusione a cui ha dovuto giungere l’autore è questa: « .. Quanto ai risultati immediati della nuova riforma agraria... è dif- ficile dire che essi siano in una qualche misura confortanti... Una conside- revole quantità di terre del nudici è stata ceduta a un vile prezzo dai conta- dini semiproletari a contadini agiati e a incettatori speculatori... Sono cre- sciuti i canoni di affìtto... La differenza del rendimento delle colture fra la proprietà di appezzamenti unici e quella dei lotti dispersi è assolutamente insignificante... La nuova legge... ha contribuito a inasprire le contraddi- zioni fra le condizioni della vita economica e il suo contenuto intrinseco. Forse la mente del contadino lavora piu energicamente di quanto lo facesse nel punto culminante della passata rivoluzione >. 560 LENIN Al liberale della Russata Mysl è inutile chiedere in che dire- zione lavora la mente dei contadini. Non per nulla egli ha assoluta- mente lasciato nellombra il problema della conduzione feudale sulle terre dei grandi proprietari fondiari. Ma vale la pena di riflettere sulle conclusioni di un grande pro- prietario fondiario liberale. Tutte le contraddizioni si sono inasprite, è cresciuto lo sfruttamento, sono aumentati i canoni di affitto, il pro- gresso deireconomia è insignificante. Non « forse », ma sicuramente la mente del contadino lavora. frauda , n. 45. 13 febbraio 1913. Firmato: VI I DESTINI STORICI DELLA DOTTRINA DI KARL MARX Il punto essenziale della dottrina di Karl Marx è l’interpreta- zione della funzione storica mondiale del proletariato come creatore della società socialista. Ha il corso degli avvenimenti nel mondo in- tiero confermato questa dottrina, dopo che essa venne enunciata da Marx? Egli la formulò la prima volta nel 1844. Il Manifesto comunista di Marx ed Engels, pubblicato nel 1848, ne dà già un’esposizione completa e sistematica, rimasta, fino ad oggi, la migliore. Da allora la storia universale si divide manifestamente in tre periodi principali: 1) dalla rivoluzione del 1848 alla Comune di Parigi (1871); 2) dalla Comune di Parigi alla rivoluzione russa (1905); 3) dalla rivoluzione russa ai nostri giorni. Diamo uno sguardo ai destini della dottrina di Marx in ciascuno di questi tre periodi. I AlTinizio del primo periodo la dottrina di Marx non predomina affatto. Essa non rappresenta che una delle frazioni o correnti straor- dinariamente numerose del socialismo. Predominano invece quelle forme del socialismo che, in sostanza, sono apparentate al nostro po- pulismo: incomprensione della base materialistica del movimento storico, incapacità di discernere la funzione e Timportanza di cia- scuna delle classi della società capitalistica, dissimulazione della na- tura borghese delle riforme democratiche con frasi pseudosocialiste sul «popolo», la «giustizia», il «diritto», ecc. La rivoluzione del 1848 assesta un colpo mortale a tutte queste 36-250 5 òz LENIN forme rumorose, variopinte, chiassose del socialismo premarxista. In tutti i paesi la rivoluzione ci mostra le diverse classi della società dl'opera. Il massacro degli operai parigini consumato dalla borghesia repubblicana, nelle giornate del giugno 1848, attesta in modo defini- tivo la natura socialista del solo proletariato. La borghesia teme Tau- tonomia di questa classe cento volte piu di qualsiasi reazione. Il libe- ralismo vile striscia dinanzi alla reazione. I contadini si accontentano deirabolizione delle vestigia feudali e si schierano a fianco debor- dine, di rado esitando fra la democrazia operaia e il liberalismo bor- ghese . Tutte le dottrine che parlano di un socialismo non classista, di una politica non classista, dimostrano di essere frottole vane. La Comune di Parigi (1871) porta a compimento questo sviluppo delle trasformazioni borghesi; la repubblica, cioè la forma di orga- nizzazione statale nella quale i rapporti di classe si manifestano nel modo meno velato, deve il suo consolidamento soltanto aberoismo del proletariato. In tutti gli altri paesi d’Europa, uno sviluppo più confuso e meno completo conduce alla stessa società borghese. Alla fine del primo periodo (1848-1871), periodo di burrasche e di rivoluzioni, il socia- lismo premarxista muore . Nascono i partiti proletari autonomi : la I Internazionale (1864-1872) e la socialdemocrazia tedesca. II Il secondo periodo (1872-1904) si distingue dal primo per il suo carattere «pacifico», per l’assenza di rivoluzioni. L’Occidente ha ter- minato le rivoluzioni borghesi. L’Oriente non è ancora maturo per esse. L’Occidente entra nella fase della preparazione «pacifica» del- l’epoca delle trasformazioni future. Dappertutto si formano dei par- titi socialisti, proletari per la loro base, che imparano a servirsi del parlamentarismo borghese, a creare la loro stampa quotidiana, le loro istituzioni educative, i loro sindacati, le loro cooperative. La dottrina di Marx riporta una completa vittoria e si diffonde in estensione. Lentamente, ma inflessibilmente, continua il processo di selezione e di schieramento delle forze del proletariato, di preparazione alle bat- taglie future. La dialettica della storia è tale che la vittoria del marxismo teo- DESTINI STORICI DELLA DOTTRINA DI KARL MARX 563 rico costringe i suoi nemici a travestirsi da marxisti. Il liberalismo, interiormente putrefatto, tenta di rivivere nella veste At\Y opportu- nismo socialista. Esso interpreta il periodo della preparazione delle forze per le grandi battaglie come una rinuncia a queste battaglie. Esso intende il miglioramento delle condizioni della lotta degli schiavi contro la schiavitù del salario nel senso della vendita per qualche quattrino, da parte degli schiavi, dei loro diritti alla libertà. Esso predica vilmente la «pace sociale» (ossia la pace con lo schia- vismo), la rinuncia alla lotta di classe, ecc. L’opportunismo trova mol- tissimi fautori fra i deputati socialisti al parlamento, i vari funzio- nari del movimento operaio e gli intellettuali «simpatizzanti». Ili Gli opportunisti non erano ancora riusciti a glorificare la « pace sociale » e l’assenza di necessità di burrasche nella « democrazia » che una nuova fonte delle più grandi tempeste mondiali si apriva in Asia. La rivoluzione russa era seguita dalle rivoluzioni turca, per- siana e cinese. Oggi noi attraversiamo precisamente Tepoca di queste tempeste e della loro « ripercussione » in Europa. Qualunque sia la sorte della grande repubblica cinese, contro la quale oggi aguzzano i denti le diverse iene «civili», nessuna forza al mondo riuscirà a ristabilire il vecchio servaggio in Asia, né spazzerà dalla faccia della terra la democraticità eroica delle masse popolari dei paesi asiatici e semiasiatici. Taluni, che non tenevano nel dovuto conto le condizioni di pre- parazione e di sviluppo della lotta delle masse, sono caduti nella disperazione e neiranarchismo, vedendo lungamente differita la lotta decisiva contro il capitalismo in Europa. Noi vediamo oggi come questa disperazione anarchica sia miope e pusillanime. Non disperazione, ma coraggio bisogna attingere dal fatto che 800 milioni di asiatici sono trascinati nella lotta dagli stessi ideali europei. Le rivoluzioni dell’Asia ci hanno mostrato la stessa mancanza di carattere e la stessa viltà del liberalismo, la stessa straordinaria im- portanza delTautonomia delle masse democratiche, la stessa demar- cazione netta tra il proletariato e qualsiasi borghesia. Dopo Tesperienza dell’Europa e dell’Asia chi parla di una polìtica non classista e di un socialismo non classista merita semplicemente di essere esposto in una gabbia insieme con un canguro australiano. Dopo l’Asia si è messa in movimento l’Europa, ma non alla ma- niera asiatica. Il periodo «pacifico» del 1872-1904 appartiene a un passato scomparso per sempre. Il carovita e il giogo dei trust provo- cano un inasprimento inaudito della lotta economica, che scuote financo gli operai inglesi, i piu corrotti dal liberalismo. Una crisi politica matura sotto i nostri occhi nella stessa Germania, la « citta- della » della borghesia e dei grandi proprietari fondiari. Gli arma- menti folli e la politica deirimperialismo danno all’Europa moderna una « pace sociale » che assomiglia piuttosto a un barile di dinamite. E la decomposizione di tutti i partiti borghesi e la maturazione del proletariato proseguono intanto ininterrottamente. Ciascuno dei tre grandi periodi della storia universale posteriori all’apparizione del marxismo ha portato al marxismo nuove conferme e nuovi trionfi. Ma il prossimo periodo storico apporterà al marxi- smo, dottrina del proletariato, un trionfo ancora piu grande. Pravda, n. 50, i° marzo 1913. Firmato: V.I. LA GRANDE PROPRIETÀ FONDIARIA E LA PICCOLA PROPRIETÀ CONTADINA IN RUSSIA In occasione del recente anniversario del 19 febbraio 1861 non sarà superfluo ricordare la ripartizione attuale della terra nella Russia europea. L’ultima statistica ufficiale di questa ripartizione, pubblicata dal ministero degli affari interni, risale al 1905. Dai dati di questa statistica risulta che in quel periodo vi erano circa 30.000 (in cifre tonde) grandi proprietari fondiari che possede- vano ognuno piu di 500 desiatine; la terra da loro posseduta ammon- tava a 70.000.000 di desiatine. ■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■ ■■■■■■■■■■■■■■■■■■■a ■BBBBBBiBiaaaBBBBaaa Quasi 10.000.000 di famiglie di contadini poveri possedè vano t in- sieme, un'eguale quantità di terra. 5 66 lenin Dunque, in media, per ogni grande proprietario fondiario si hanno 330 famiglie di contadini poveri e ogni famiglia contadina pos- siede circa 7 (sette) desiatine, mentre ogni grande proprietario fon- diario ne possiede quasi 2.300 (duemilatrecento). È per illustrare questa situazione che il disegno stampato più sopra è stato tracciato. 11 grande rettangolo bianco nel mezzo rappresenta la tenuta di un grande proprietario fondiario. 1 quadretti che lo circondano sono i piccoli appezzamenti dei contadini. In tutto vi sono 324 quadratini, e la superficie del rettangolo bianco equivale alla somma di 320 di essi. Fravda t n. 51, 1 marzo 1913 NOTE FALSE Il discorso del signor Miliukov alla Duma sul suffragio univer- sale presenta un grandissimo interesse perché l’oratore ha dovuto trattare tutta una serie di temi che hanno per la democrazia un’im- portanza di prim ordine. Nella nostra stampa in generale — la liberale compresa — sempre più si radica la consuetudine detestabile e priva di principi di cavar- sela con note elogiative (il signor Litovtsev nella Riec) o ingiuriose sui discorsi alla Duma, senza analizzarne il contenuto ideale. Gli operai non hanno fiducia nel politicantismo borghese: essi vogliono imparare la politica. Per soddisfare questo desiderio faremo il tentativo di analizzare il discorso del signor Miliukov. « ... Voi — egli dice rivolgendosi sempre agli ottobristi — non solo non siete legati con il potere da determinati impegni, ma non lo siete nemmeno dalla gratitudine »* poiché le elezioni sono state falsificate contro di voi. Il signor Miliukov, uno dei cadetti colti, un professore, un redat- tore, ecc., ha sviluppato nel modo più serio questo argomento, e ha financo aggiunto : « ... è evidente che in Russia non esiste Io strato sociale che appog- gerebbe Fattuale politica governativa... » (Rossia, n. 2236). La falsità di questo ragionamento è più che manifesta. Lo stesso signor Miliukov ha citato più avanti il francese Chasles, il quale giustamente dice che « il nodo del problema » « c la questione agraria ». 568 LENIN «Per avere una III Duma conservatrice — dice Chasles — si sarebbe dovuta trasferire la maggioranza dai contadini ai grandi proprietari fon- diari... La proprietà fondaria e l’aristocrazia del denaro possono costi- tuire un blocco di cinque ottavi dei voti [se le elezioni dei membri della Duma avviene secondo la nostra legge elettorale], e la minoranza viene letteralmente schiacciata: i contadini, la classe media e la democrazia urbana, vengono invitate dal legislatore non a fare le elezioni, ma a contemplarle, non a parteciparvi, ma ad assistervi ». Ragiona in modo intelligente e giusto il reazionario Chasles. Ringraziamo il signor Miliukov per rinteressante citazione... che demolisce le sue vuote frasi. È evidente che in Russia * esiste* uno «Strato» sociale (la classe dei grandi proprietari fondiari: i feudali o fautori della servitù della gleba) che appoggia la politica del go- verno ed è legata « con il governo » dai vincoli degli interessi di classe. Il legame dovuto a < impegni » e « gratitudine » è in generale una schiocchezza, ricordate velo, dotto signor cadetto! In un prossimo articolo mostreremo come questo dotto cadetto — proprio come il gatto intorno al cibo caldo — giri e rigiri intorno al « nodo del problema » (cioè la questione agraria) che il reazionario Chasles ha giustamente indicato. Frauda, n. 55 » 7 marzo 1913* Firmato: V.I. IL « NODO DEL PROBLEMA » Abbiamo visto che il « nodo del problema » che si pone alla Russia è giustamente ritenuto dal reazionario francese Chasles, citato dal signor Miliukov, la questione agraria. Questi ha citato le intelligenti parole deirintelligente reazionario, ma non ha capito assolutamente nulla! « ... Il contadino, che voi [cioè gli ottobristi e il governo: il signor Miliukov conversa con loro! avete condotto qui con le vostre mani, lo si può rendere dipendente? Ma egli parla della terra da questa cattedra e dice le stesse cose dette dal contadino indipendente nella I e nella II Duma. No, signori, non vi è elemento nella vita russa più indipendente e più risoluto del contadino russo» (Applausi da sinistra e voci: «Giu- sto »). Evidentemente hanno applaudito soltanto i cadetti ipocriti, poi- ché tutti sanno, innanzi tutto, che nella III e nella IV Duma i con- tadini non dicono del tutto le «stesse cose» dette nella I e nella II Duma, ma ne parlano in modo più attenuato, e, in secondo luogo, che nella vita russa vi è un elemento più indipendente e più risoluto. Lo stesso signor Miliukov ha dovuto riconoscere nel suo discorso che per la libertà politica in Russia « più di tutti » hanno fatto gli operai. O P« indipendenza» si può misurare con un altro metro? Ma l’essenziale non c questo. L’essenziale èr sono conciliabili oggi gli interessi dei 30.000 grandi proprietari fondiari e quelli delle masse contadine? Il signor Miliukov ha «chiacchierato intorno» alla questione per cavarsela senza rispondere. E il signor S. Liiovtsev, assunto dalla Riec per tessere le lodi di P. Miliukov, ha scritto che il suo discorso 570 LENIN « ha disperso la nebbia intorno a questa spinosa e dibattuta questio- ne. Il suffragio universale è Tuttora per molti qualcosa come uno spau- racchio, il culmine del rivoluzionarismo ». Ecco ancora e sempre un esempio di vuoto fraseggiare! Imparate dal reazionario Chasles, signori liberali parolai! Il nodo del problema è la questione agraria. Sono oggi conciliabili, su tale questione, gli interessi di 30.000 famiglie di grandi proprietari fon- diari e quelli di 10.000.000 di famiglie contadine. Si o no? Ecco dov’è il tnodo> del problema del suffragio universale, si- gnor Miliukov, e voi corrompete la coscienza politica del popolo dis- simulando con vuote frasi il fondo del problema, evidente per qual- siasi uomo intelligente. Se alla domanda risponderete : st, vi confuterò con la vostra stessa ammissione che nella III e nella IV Duma i contadini dicono (anche se in forma più attenuata) le € stesse cose> dette nella I e nella IL Se risponderete: no, allora cadono tutte le vostre chiacchiere sul carattere conciliativo, non « unilaterale » del suffragio universale nella Russia odierna. E i dotti richiami a Bismarck non sono che puerilità, poiché Bismarck c concedette» il suffragio universale quando gli interessi dei grandi proprietari fondiari e di tutti i contadini agiati, e persino di una parte dei medi, già si erano conciliati con lo sviluppo borghese della Germania. Forse il lettore perspicace chiederà: non ne consegue quindi che in Russia il suffragio universale è impossibile? No, risponderemo al lettore perspicace, ne consegue soltanto che è impossibile una conce- zione riformista. frauda, n. 56, 8 marzo 1913 Firmato: VI. 1MBELLETT AMENTO LIBERALE DELLA SERVITÙ DELLA GLEBA Lo storico liberale signor Miliukov, capo del partito cadetto, ha scritto recentemente in un editoriale della Ricc\ « L’ineguaglianza sociale in Russia (servitù della gleba) è risultata più fragile e casuale che in qualsiasi altro luogo del mondo civile. Essa ha ceduto senza resistenza [11!] al primo tratto di penna. Miliutin e Soloviov hanno attuato senza difficoltà ciò che il conte Strega nov preve- deva possibile già sotto Alessandro I ». Siamo assuefatti a sentire tutti gli storici liberali e una parte di quelli populisti abbellire la servitù della gleba e il potere statale feu- dale in Russia. Ma non tutti sono giunti a vergognose «perle» come quella da noi citata. Non fragile e non casuale era la servitù della gleba e la casta dei grandi proprietari fondiari feudali in Russia, ma molto più « forte », ferma, possente, onnipotente « che in qualsiasi altro luogo del mondo civile». Non «senza resistenza», ma con una grandissima resistenza questa casta cedette una piccola parte dei suoi privilegi. O forse il signor liberale ci indicherà nel « mondo civile » esempi simili alla sorte di Cernyscevski ? Gli sfessi Miliutin e Soloviov difesero i privilegi dei proprietari di servi e restremamente gravoso « riscatto » per questi privilegi. Non parlandone, il signor Miliukov travisa la storia, che attesta la « vitalità » di più di mezzo secolo dei privilegi, delTonnipotenza, del- Tarbitrio feudali dopo Miliutin e soci, dopo la « loro » riforma feudale. Perché gli storici liberali abbelliscono la servitù della gleba e le riforme feudali? Perché in tutti i promotori di simili riforme essi 572 LENIN vedono il servilismo, a loro gradito, davanti ai grandi proprietari fondiari feudali, la paura, per loro confortante, della democrazia, Taspi razione, vicina al loro cuore, a un blocco con la reazione, l’ab- bellimento, a loro familiare, della lotta di classe. Si tratta del lontano passato. E, nello stesso tempo, Patteggia- mento passato e quello presente dei liberali (« burocrati d’aspetto e d’animo > 13T ) verso la lotta di classe sono fenomeni dello stesso ordine. Il signor Miliukov, imbellettando la servitù della gleba ha rap- presentato magnificamente se stesso, il suo patito e tutto il liberali- smo borghese russo, che dicono di far parte della democrazia per ingannare i semplicioni. Pravda y n. 57. 9 marzo 1913. Firmato: I. SISTEMA « SCIENTIFICO » PER SPREMERE IL SUDORE Il capitalismo americano è il piu avanzato di tutti. Il piu grande sviluppo della tecnica, la piu grande rapidità del progresso: tutto ciò costringe la vecchia Europa a cercare di raggiungere i yanì^ees. Ma non gli istituti democratici la borghesia europea assimila dall’Ame- rica, non la libertà politica, non il regime repubblicano dello Stato, ma i nuovissimi metodi di sfruttamento deiroperaio. Soprattutto si parla oggi in Europa, e in parte anche in Russia, del «sistema» deiringegnere americano Frederick Taylor. Non molto tempo fa, nell’aula magna deiristituto degli ingegneri delle comu- nicazioni a Pietroburgo, il signor Semionov ha tenuto una relazione su questo sistema. Lo stesso Taylor lo ha descritto chiamandolo «scientifico», e il suo libro viene diligentemente tradotto e propa- gandato in Europa. In che consiste questo «sistema scientifico»? Nello spremere dall'operaio tre volte piu lavoro in un’eguale giornata lavorativa. Si costringe a lavorare l’operaio più robusto e più abile; si annota con orologi speciali — in secondi e frazioni di secondo — la quantità di tempo impiegato per ogni operazione, per ogni movimento; si ela- borano i metodi di lavoro più economici e più produttivi; si fissa il lavoro del migliore operaio su pellicole cinematografiche, ecc. E si ha come risultato che nelle stesse 9 o io ore di lavoro si spreme dall’operaio tre volte più lavoro, si esauriscono spietatamente tutte le sue forze, si succhia con una rapidità tripla ogni goccia di energia nervosa e muscolare dello schiavo salariato. Morirà prima? Molti altri aspettano dietro i cancelli. II progresso della tecnica e della scienza significano nella società borghese il progresso nell’arte di spremere il sudore. 574 LENIN Ecco un esempio preso dal libro di Taylor. Per il lavoro di carico su carrelli della ghisa che va airulte- riore lavorazione, si confrontano il vecchio sistema e quello nuovo, € scientifico » : sistema sistema vecchio nuovo Numero degli operai occupati nel carico Un operaio carica, in media, tonnellate Paga media di un operaio Spesa media del fabbricante per il carico di una tonnellata 500 16 2 rub. 30 cop. 14,4 cop. 140 59 3 rub. 75 cop. 6,4 cop. Il capitale diminuisce le sue spese della metà e più. Il profitto cresce. La borghesia è entusiasta e non finisce di lodare i Taylor! L'operaio dapprincipio ha un aumento, ma centinaia di operai vengono licenziati. Chi rimane lavora quattro volte più intensamente, schiantandosi sul lavoro. Si spremono tutte le forze deiroperaio e lo si caccia via. Si assumono soltanto gli operai giovani e robusti. Si spreme il sudore secondo tutte le regole della scienza... Pravda , n. 60, 13 marzo 1913. Firmato: W. I NOSTRI « SUCCESSI » Il ministro delle finanze, nella sua nota esplicativa al bilancio, e tutti i partiti governativi vogliono convincere se stessi e gli altri che il nostro bilancio è solido. E facendolo si riferiscono fra Taltro ai « successi » dell’industria, che indubbiamente negli ultimi anni ha attraversato un periodo di ripresa. La nostra industria, come del resto tutta ^economia nazionale della Russia, si è sviluppata e si sviluppa in modo capitalistico. La cosa è indiscutibile e non occorre dimostrarla. Ma limitarsi ai dati sullo « sviluppo » e dire con aria di millantatori soddisfatti di sé che «le percentuali sono aumentate di un tanto», significa chiudere gli occhi per non vedere V inconcepibile arretratezza e povertà della Rus- sia che questi dati rivelano. Il valore della produzione di tutta la nostra industria di fabbrica e di officina era di 4 miliardi e 307 milioni di rubli nel 1908, e nel 1911 è stata di circa 4 miliardi e 895 milioni di rubli, dice in tono euforico il ministro delle finanze. Osservate dunque quale significato hanno queste cifre. In Ame- rica si fa un censimento ogni dieci anni. Per trovare una cifra simile alla nostra bisogna risalire al 1860, quando in America ancora esi- steva la schiavitù per i negri. Nel 1860 il valore dei prodotti lavorati dairindustria era in Ame- rica di 3 miliardi e 771 milioni di rubli, e nel 1870 già era di 8 mi- liardi e 464 milioni di rubli. Nel 1910 raggiunge la cifra di 41 miliardi e 344 milioni di rubli, cioè una cifra nove volte superiore a quella della Russia. La popolazione della Russia è di 160 milioni di abitanti, quella dell’America di 92 milioni nel 1910 e di 31 milioni nel 1860! 576 LENIN Il salario medio di un operaio russo di fabbrica o di officina era nel 1911 di 251 rubli all’anno, dell’8,2 per cento superiore (sommando tutti i salari) a quello del 1910, dice in tono euforico il ministro delle finanze. In America il salario medio di un operaio dell’industria era nel 1910 di ij 0]6 rubli , cioè di quattro volte superiore a quello russo. Nel 1860 questo salario era di 576 t/iWi, cioè il doppio di quello dell’ope- raiò russo di oggi. La Russia del XX secolo, la Russia della « Costituzione > del 3 giugno è a un livello più basso dell America schiavista . La produzione annuale di un operaio di fabbrica o officina era in Russia nel 1908 di 1.810 rubli, e in America nel 1860 di 2.860 ru- bli, e nel 1910 di 6.264 ru bli. Sono sufficienti anche solo queste poche cifre per chiarire breve- mente che cose il capitalismo moderno e che cos’è il giogo medio- evale della servitù della gleba che comprime questo capitalismo e che determina le dure condizioni di vita delle larghe masse contadine. E la situazione dei contadini riduce ineluttabilmente il mercato interno a misere proporzioni c trascina in basso l’operaio, che nel 1911 guadagna la metà di quel che guadagnava l’operaio americano nell'epoca dello schiavismo. Ma, oltre a tutto il resto, le condizioni del increato mondiale pongono la Russia di fronte all’altemativa : o essere schiacciata dai concorrenti, nei cui paesi il capitalismo avanza con un altro ritmo e su basi veramente larghe, o liberarsi di tutte le vestigia della servitù della gleba. Frauda, n. 61 . 14 marzo iqij. Firmato: V. ACCORDO O SCISSIONE ? (Intorno ai dissensi nel gruppo socialdemocratico della Duma) Lopinione pubblica della socialdemocrazia è allarmata per la minaccia della scissione che traspare dalla lettera di sette deputati. La questione ha acquisito giustamente un cocente interesse fra gli operai. È necessario spiegarsi in modo chiaro e preciso la situazione. Da una parte vi sono tutti i sei deputati della curia operaia, cioè, come tutti capiscono, i rappresentanti della grandissima maggioranza della classe operaia della Russia. Dall’altra, i sette altri deputati che hanno una maggioranza casuale di un voto airinterno del gruppo. Esteriormente il contrasto è scoppiato perché i sette deputati vo- gliono costringere gli altri sei a divenire collaboratori del Lue e si pronunciano per la fusione della Pravda con il Lue. Questa esigenza dei sette deputati ci sembra — lo diciamo in modo esplicito — sem- plicemente poco seria. Si può forse costringere qualcuno, « a mag- gioranza di voti », a lavorare in un giornale di cui non condivide rorientamento? (Non parliamo poi del fatto che ogni redazione che si rispetti avrebbe essa stessa rinunciato a «collaboratori» portati con la forza, nonostante la loro volontà). Si può forse parlare sul serio della fusione della Pravda con il Lue ? Naturalmente, no! E dichiariamo che riterremmo addirittura un tradimento della causa del proletariato la rinuncia da parte della Pravda alla lotta contro il liquidatorismo, e quindi anche la fusione della Pravda con il « Lue » finché questo non avrà rinunciato alla predicazione li qui datori sta contro la « clandestinità », contro gli' scio- peri politici , ecc. Difficilmente i militanti socialdemocratici seri cre- derebbero che la Pravda e i sei deputati operai abbiano deciso di sui- cidarsi solo perché Io vuole il Lue . Non se ne può nemmeno par- lare, e i sette deputati faranno bene se non ritorneranno più sul loro * progetto », assolutamente inaccettabile e inattuabile. 37 — 578 LENIN Tuttavia nel gruppo non solo su questo problema esistono dis- sensi. Ognuno sente che dietro l’esteriorità del contrasto sulla col- laborazione forzata al Lue si nasconde anche un altro contrasto, più serio e importante^ contrasto che si riduce a questo: qual è V atteg- giamento di ognuna delle parti del gruppo verso il liquid atavismo} E ci pare che gli operai abbiano innanzi tutto il diritto di esigere dai sette deputati che essi dicano in modo esplicito , preciso , chiaro e ben definito qual è il loro atteggiamento verso il liquidatorismo. I sette deputati hanno il dovere di farlo in modo cosi aperto come Thanno fatto i sei deputati operai. Nel gruppo della III Duma la schiacciante maggioranza dei deputati erano menscevichi . Ma avevano un atteggiamento nettamente negativo verso il liquidato- rismo. Qual è dunque ratteggiamento attuale dei sette deputa- ti? Essi stessi hanno sollevato la questione del Lue, cioè del li- quidatorismo. Hanno quindi doppiamente il dovere di dire in modo esplicito e preciso come giudicano la predicazione del Lue contro la clandestinità (cfr. il Lue , n. ioi e altri), contro gli scioperi politici, contro Tegemonia della classe operaia nel movimento di liberazione, ecc. Senza di ciò non è possibile fare un passo per uscire dalla situa- zione che si è creata. Noi diciamo apertamente: se nel gruppo socialdemocratico ci fosse anche un solo deputato che si mettesse a pronunciare dalla tri- buna della Duma un discorso simile allerticelo pubblicato nel n. ioi del Lue (laumento delle simpatie per la « clandestinità » è un fatto «deplorevole», ecc.), la rottura con questo deputato sarebbe inevi- tabile . E il deputato socialdemocratico che non si alzasse per dire che quell’oratore non esprime le opinioni della socialdemocrazia tra- direbbe il suo dovere verso la classe operaia. Questa nostra opinione è giusta o no? Noi lasciamo tranquilla- mente che gli operai giudichino la questione... Data resistenza di gravi dissensi fra le due metà del gruppo, l’unità può essere mantenuta soltanto nel caso che le due parti vo- gliano entrambe raggiungere raccordo. La « soluzione » di questioni programmatiche da parte di una maggioranza casuale di un solo voto è un invito alla scissione. Ognuno lo comprende. Uomini che vo- gliano sul serio l’unità non propugneranno mai una simile « solu- zione » dei problemi. È possibile questo accordo aH’interno del gruppo, data la sua ACCORDO O SCISSIONE? 579 attuale composizione? Finora è stato possibile. Un esempio: la di- chiarazione del gruppo, letta all’inizio dei lavori della IV Duma. Il gruppo ha respinto le pretese li qui dato ri ste, e ciò ha reso possibile Taccordo fra le due parti. Se vi è buona volontà, se i sette deputati non preparano la scissione, ciò sarà possibile anche in avvenire su tutte le questioni politiche importanti. La dichiarazione è un esempio di quel che si deve fare per evi- tare la scissione, mentre l’« autonomia nazionale culturale » è un esempio di quel che non si deve fare se si vuole evitare la scissione. Enunciare questa rivendicazione, come ha fatto il compagno Ckhen- keli, significa annullare il programma socialdemocratico. Se finora i liquidatori hanno affermato che questa rivendicazione « non è in contrasto » con il programma, sono stati ora smascherati persino dai bundisti stessi, i quali (cfr. Zait> n. 9) si felicitano con Ckhenkeli proprio perché egli 4 si è allontanato dal punto di vista inveterato sul quale è rimasta la teoria ufficiale nella questione nazionale». An- nullare il programma con sette voti contro sei vuol dire preparare la scissione. Ogni operaio cosciente lo comprende. Dunque: accordo o scissionel Cosi si presenta il problema. Che cosa proponiamo noi? — L f accordo. È possibile questo accordo? — Si. È desiderabile? — Si. Che cosa occorre per attuarlo? — Non annullare il programma, non denigrare la 4 clandestinità », rimanere fedeli alla vecchia ban- diera! Le nostre esigenze, come il lettore vede, sono modeste. Per 1 ’accordo dei sette con i sei, contro la scissione! Ecco che cosa devono esigere tutti gli operai coscienti. Pravda , n. 62 , 15 marzo 1913. Firmato: B.B. « DISPONIBILITÀ FINANZIARIE» I giornali governativi, e in testa Padulatore Novoie Vremia, elo- giano il nostro governo per i magnifici risultati delPeconomia sta- tale. Pensate un po’: 450 milioni di rubli «disponibili»! Non fuori di casa, ma in casa, ecco come « noi », vedete, amministriamo. E il Novoie V remia, giornale dei grandi proprietari fondiari cen- toneri e dei commercianti ottobristi, giunge alla conclusione che combattere con una riserva di 450 milioni di rubli non è affatto terribile. Vediamo tuttavia la nota esplicativa del ministro delle finanze al bilancio per il 1913: non è possibile trovare in essa, oltre alle van- terie (di questa roba non ce penuria nella nota!), dati precisi sul- Porigine di queste famose «disponibilità»? Sfogliamo la nota esplicativa del signor ministro e leggiamo (p. 15 della prima parte) che nel quinquennio 1908-1912 i prestiti hanno dato all’erario 339 milioni 500 mila rubli. Nello stesso periodo ne sono stati estinti per un ammontare di 252 milioni 100 mila rubli. Sono dunque aumentati in generale di Sy milioni 400 mila rubli. Eccovi la prima «fonte» della «disponibilità». Una fonte facile, come vedete. Ma proseguiamo. È noto che dal /* ottobre rgo8 il prezzo della vodka di Stato è aumentato al massimo, e precisamente da 8 rubli a 8 rubli e 40 copeche al vedrò (quella comune, mentre quella da tavola è aumentata da ti a 12 rubli). Come risultato di questa « misura finanziaria » il prezzo medio della vodka di Stato era nel quinquennio 1908-1912 di 8 rubli e 48 copeche al vedrd y cioè di 42 copeche piu cara che nel quadriennio precedente (1904-1907, 8 rubli e 6 copeche al vedrò). In cinque anni (1908-1912) lo Stato ha venduto in tutto 440 mi- « DISPONIBILITÀ FINANZIARIE » 5 8l lioni e mezzo di vedrò di vodka non raffinata di quaranta gradi. L’aumento del guadagno di 42 copeche al vedrò ha fornito /Ì5 mi- lioni di rubli. Eccovi la seconda fonte delle «disponibilità»! La terza fonte, le ferrovie dello Stato, ha dato in quattro anni (1908-1911) un « utile netto» di milioni di rubli, se non si contano il pagamento degli interessi e Tammortamento del capitale di 2 mi- liardi e 250 milioni spesi dall’erario! ! Assumiamo per il 1912 l’« utile» del 1 91 1 , cioè 105 milioni di rubli, e avremo per tutto il quinquennio un «utile» di 158 milioni di rubli. È comprensibile che un’« ammi- nistrazione » statale, che « noii tiene conto» degli interessi e del- l’estinzione di spese di miliardi, assomiglia piuttosto a un trucco sta- tale. Osserviamo che non un qualche «giornalista di sinistra» (dio ce ne guardi!), ma lo stesso controllo di Stato ha determinato che la somma degli interessi e delPammortamento dei capitali spesi dal- rerario per le ferrovie è di J97 milioni 600 mila rubli per quattro anni (1908-1911). Per il quinquennio 1908-1912 è dunque di 500 milioni di rubli ! È un esempio di amministrazione di rapina. Tiriamo le somme delle tre* fonti della «disponibilità»: 1) prestiti 87.400.000 rubli 2) aumento del prezzo della vodka di Stato non raffinata 185.000.000 di » 3) Ferrovie dello Stato (senza contare i 500 milioni di rubli per gli interessi e Y ammortamento dei capitali spesi) 1 58.000.000 » In complesso 430.400.000 rubli Mi pare che basti. Non è necessario indicare le «fonti» piu piccole. Non è forse chiaro che i nostri grandi proprietari fondiari feu- dali sono dei grandissimi geni finanziari? Prendere denaro in pre- stito, aumentare il prezzo della vodka non raffinata, « non tener con- to» degli interessi e dellammortamento dei miliardi spesi (per la «amministrazione»), non è questo forse un indice di genialità? Non è forse una prova della «solidità» del nostro bilancio? Pravda , n. 62, 15 marzo 1913. Firmato: V. NOTE Otzovismo (dal verbo russo otozvat : richiamare): corrente « di sinistra » dei bol- sccvichi che si manifestò apertamente nel marzo 1908 nel l’organizzazione di Mo- sca quando vi si discusse il bilancio delKattività del gruppo socialdemocratico alla IH Duma. Gli otzovisti criticavano il gruppo per il suo distacco dalle masse ope- raie e dalle organizzazioni del partito ed esigevano che si richiamassero 1 deputati Essi rifiutavano anche recisamente di lavorare nei s ndacati operai e nelle altre organizzazioni legali e semilegali. Uquidatorismo : corrente menscevica di estrema destra sorta dopo la sconfitta del- la rivoluzione del 1905- 1907. 1 liquidatori, avendo perduto ogni fiducia nelia possibilità di una nuova ripresa della rivoluzione, miravano a liquidare il par- tito illegale rivoluzionario del proletariato. Trudovi^i o «gruppo del lavoro»: raggruppamento di tendenza democratica bor- ghese, costituito nell'aprile 1906 dai deputati contadini della 1 Duma. Partito socialista-rivoluziotiario : partito piccolo- borghese sorto tra la fine del 1901 c l’inizio del 1902 dall’unione di diversi gruppi e circoli populisti. Da centoneri. bande armate al servizio dello zarismo, create durante la rivoluzio- ne del 1905 dalla polizia e da organizzazioni monarchiche (Unione del popolo russo [cfr. nota 23], Unione 'dell’arcangelo San Michele). Il termine equivaleva a « ultrareazionari ». Progressisti, schieramento politico della borghesia monarchica liberale russa che nelle elezioni cercava di riunire sotto la bandiera dell’« apartiticità » elementi di diversi partiti borghesi c latifondisti. Nella 111 Duma costituirono il loro gruppo e nel novembre 1912 un partito autonomo. Cadetti, «partito democratico costituzionale», principale partito borghese in Rus- sia attorno al quale si raccoglieva la borghesia liberale monarchica e che si costi- tuì nell’ottobre del 1905. Autodefinendosi partito della « libertà del popolo», i cadetti cercavano di attrarre dalla loro parte le masse contadine. L'articolo tìg del Codice penale dell’ impero russo stabiliva pene severe, compresi i lavori forzati, per discorsi pronunciati in pubblico e la diffusione di scritti con- trari al governo zarista. I * gruppi di iniziativa dei militanti socialdemocratici del movimento operaio le- gale » vennero creati dai menscevichi liquidatori dalla fine del 19x0, in contrap- 5 86 NOTE posto alle organizzazioni di partito illegali, ed erano considerati dagli stessi liqui- datori come nuclei di un nuovo e largo partito legale che si adattasse al regime stolypiniano. * Bulgann, F V. giornalista reazionario e editore della prima metà del XIX secolo, noto per le sue delazioni e calunnie contro ì giornali progressivi e gli scritti di avanguardia di quei tempi; sono conosciute le sue delazioni contro Pusckin. Burcnìn, VP.: collaboratore del reazionario Notate V remia che condusse astiose campagne contro i rappresentanti di tutte le tendenze sociali e politiche progressive. 14 Cfr., nella presente edizione, voi. 17, articolo: L’anonimo del « Vorwàrts » e la situazione nei POSDR. 11 II comitato d’organizzazione venne costituito nel gennaio 1912 in una riunione dei liquidatori in cui erano presenti i rappresentanti del Bund, del Comitato regio- naie del Caucaso e della Socialdemocrazia della regione lettone. Il Bund (Unione generale degli operai ebrei della Lettonia, Polonia e Russia) ven- ne organizzato nel 1897 nel congresso costitutivo dei gruppi socialdemocratici ebrai- ci, che si tenne a Vilna. Airinterno del POSDR i bundisti sostenevano sempre L'ala opportunista del partito ed erano fautori del nazionalismo e del separati- smo nel movimento operaio della Russia. u I menscevichi partitisi , pur rimanendo in generale sulle posizioni del menscevi- smo, appoggiavano i bolscevichi nella lotta per la ricostituzione e il rafforzamen- to del partito illegale, distinguendosi cosi dai menscevichi liquidatori. u Biron, E.I . (1690-1772): favorito del l’imperatrice Anna loannoyna, durante il regno della quale (1730-1740) fu a capo del regime corrotto e sanguinario regnan- te in Russia. Apparteneva a una famiglia nobile tedesca del Baltico. Ara\ceiev t A.A. (1769-1834): cortigiano onnipotente degli zar Paolo I e Alessan- dro I. Al suo nome c legato tutto un periodo di dispotismo poliziesco e di illimi- tato arbitrio della cricca militare. Manilov : personaggio delle Anime morte di Gogol, passato a indicare la perso- na che si abbandona a vuote fantasticherie e a un atteggiamento di bonaria passi- vità nei confronti della realtà che la circonda. 16 Citazione dell’opera dì Hffzen Le fini e gli inizi, “ Quarta e seconda lettera. 17 Unione contadina di tutta la Russia : organizzazione democratica rivoluzionaria sorta nel 1905, che rivendicava la libertà politica e l’immediata convocazione dcl- l’ Assemblea costituente; appoggiò la tattica del boicottaggio della I Duma. Il suo programma agrario conteneva rabolizione della proprietà privata della terra e la cessione ai contadini, senza riscatto, delle terre dei monasteri, dell'appannaggio e dello Stato. Pur rivendicando l'abolizione della grande proprietà fondaria, accon- sentiva a concedere un parziale indennizzo ai grandi proprietari. Fin dall’inizio della sua attività fu sottoposta a repressioni e verso la fine del 1906 si sciolse. 11 < Volontà del popolo * : associazione segreta populista che venne organizzata nel 1879 per la lotta rivoluzionara contro l’autocrazia zarista. Subito dopo l'uccisione, da parte di suoi aderenti, dello zar Alessandro II (avvenuta il 1® [13] marzo NOTE 587 1881) i suoi dirigenti principali vennero arrestati ed essa cessò di esistere come gruppo rivoluzionario. 1# Cfr., nella presente edizione, voi. 17. ■ Ottobrini, membri del partito «Unione del 17 ottohre » che si costituì in Russia dopo la pubblicazione del manifesto del 17 ottobre 1905. Era un partito contro- rivoluzionario che rappresentava e difendeva gli interessi della grande borghesia e dei grandi proprietari fondiari che amministravano capitalisticamente le loro terre. Ne erano capi il noto industriale e proprietario di case moscovita Guckov e il grande proprietario fondiario Rodzianko. Gli ottobristi appoggiavano incondi- zionatamente la politica interna ed estera del governo zarista, 31 La conferenza de 1 « tru dovici » si tenne a Pietroburgo nel marzo 1912 per discu- tere soprattutto i problemi della campagna elettorale per la quarta Duma. Un giu- dizio sulle decisioni della conferenza viene dato da Lenin nel suo articolo Libera- lismo e democrazia. 13 Vienili: (Pietre miliari): raccolta pubblicata a Mosca nel 1909 e contenente articoli di Struve e di altri rappresentanti della borghesia liberale controrivoluzio- naria. In questi articoli i « viekhisti » gettavano fango sul movimento rivoluzio- nario del 1905 ed esprimevano la loro gratitudine allo zar per aver egli «con le sue baionette e le sue prigioni » salvato la borghesia dalla « furia del popolo ». Lenin chiamò la raccolta un'c enciclopedia dell'abiura liberale» un «fiume di pattume reazionario riversato sulla democrazia » (cfr., nella presente edizione, voi. 16, pp. 11 2- 120), “ Unione del popolo russo : organizzazione monarchica ultrareazionaria, centonera che si costituì nell'ottobre 1905 per lottare contro il movimento rivoluzionario. Era composta da grandi proprietari fondiari, grandi proprietari di case, commercianti, graduati della polizia, prelati, kulak, elementi declassati e delinquenti. Il metodo di lotta dell organizzazione era costituito dai pogrom e dagli assassinio ** Riferimento al colpo di Stato del j giugno 1907, giorno in cui con un manifesto dello zar venne sciolta la II Duma ed emanata una nuova legge elettorale. La nuova legge aumentava di molto la rappresentanza dei grandi proprietari fondiari e della borghesia industriale e commerciale e diminuiva di parecchie volte il nu- mero dei rappresentanti degli operai e dei contadini. Nella curia dei proprietari fondiari si eleggeva un grande elettore ogni 230 elettori, nella curia cittadina di prima categoria uno ogni 1.000, in quella di seconda categoria, uno ogni 15000, nella :uria contadina, uno ogni 60 000 e in quella operaia uno su ogni 125.000. I grandi proprietari e la borghesia eleggevano il 65 % dei grandi elettori, i conta- dini il 22 % c gli operai il 2 %. Venivano poi privati del diritto di voto tutti coloro che non sapevano il russo. La HI Duma eletta in base a questa legge e riunitasi il i # (14) novembre 1907 fu una Duma ottobrista-ccntonera. Il colpo di Stato del 3 giugno segnò Tinizio del periodo della reazione stolypiniana. * Consiglio della nobiltà unificata, organizzazione controrivoluzionaria dei grandi proprietari fondiari fautori della servitù della gleba costituitasi nel maggio 1906. II suo scopo fondamentale era la difesa del regime autocratico e dei privilegi della gTande proprietà fondiaria e deiraristocrazia. Il consiglio della nobiltà unificata era un organo semigovernativo che dettava al governo provvedimenti legislativi in favore dei grandi proprietari fondiari feudali. Una parte notevole del consiglio 588 NOTE faceva parte del Consiglio di Stato e dei centri direttivi delle organizzazioni ccntonere. * Opposizione di Sua Maestà od opposizione al genitivo: allusione alla frase pronun- ciata dal capo dei cadetti, Miliukov, durante il pranzo offerto dal sindaco di Lon- dra il 1 luglio 1909: c Finché in Russia esiste un organo legislativo che controlla il bilancio, l'opposizione russa rimane l’opposizione di Sua Maestà e non a Sua Maestà ». 37 L’articolo 87 delle leggi fondamentali dello Stato concedeva al Consiglio dei ministri il diritto di presentare, durante gli intervalli dei lavori della Duma, i progetti di legge direttamente allo Zar per farli sanzionare. M Kit Kitic. personaggio della commedia di Ostrovski, Per colpa di altri. * Burmtstr (dal tedesco Bauermeistcr ): nella Russia feudale amministratore nomi- nato dal feudatario per il controllo dell’ adempimento degli obblighi da parte dei servi della gleba; dopo la riforma del 1861 cosi venivano chiamati talvolta i de- cani delle volost piu importanti. 30 Cfr., nel presente volume, pp. 134- 139. J * Cfr. nota 26. ” Da Partito del rinnovamento pacifico ; partito che esprimeva gli interessi della grande borghesia industriale e commerciale e dei grandi proprietari fondiari. Venne fondato nel giugno 1906. Era formato da ex ottobristi di sinistra e ex cadetti di destra. Il suo programma era molto vicino a quello iniziale degli ottobristi. Nella III Duma i « rinnovatori pacifici » entrarono nel gruppo dei progressisti (cfr. nota 5). n 11 decreto del 9 novembre , emanato da Stolypin, permetteva ai contadini di uscire àilYobs teina e assegnava loro il nadiel in proprietà. 14 Contadini vincolati temporaneamente : veniva cosi chiamata una parte dei conta- dini già servi della gleba, i quali, anche dopo l'abolizione della servitù, erano tenuti a adempiere determinati obblighi (obrol( 0 barsuina}, che cessavano sol- tanto quando veniva fissata l’entità del riscatto per il loro nadiel. “ I documenti regolamentari erano stati compilati dai signori al tempo dell’eman- cipazione dei contadini in base alla riforma del 1861. In tali documenti era indicata, per ciascun contadino, l’estensione della terra di cui usufruiva prima della riforma e venivano designate le terre che gli restavano. Vi si enumeravano anche gli obblighi cui erano precedentemente tenuti i servi della gleba a vantag- gio del loro signore. In ogni singolo documento veniva inoltre fissato l'ammontare delle quote del riscatto che il contadino doveva pagare. ** Cfr. nota 24. 91 Cosi fu, cosi sarà : parole pronunciate dal ministro <Ìcg 1 i interni Makarov nella seduta della Duma deU'ii (24) aprile 1912 in risposta all’ interrogazione del gruppo socialdemocratico sull’eccidio della Lena. “ 11 comitato di organizzazione dei liquidatori aveva invitato la « lewica » (sini- stra) del Partilo socialista polacco alla conferenza di agosto. NOTE 589 Partito socialista polacco : partito piccolo borghese nazionalista fondato nel 1893, il cui programma si fondava sulla lotta per l‘indipendenza della Polonia e che conduceva una propaganda separatista, nazionalista fra gli operai polacchi mi- rando a distoglierli dalla lotta comune con gli operai russi contro l'autocrazia e il capitalismo. Influenzato dalla prima rivoluzione russa, nel 1906 si scisse in due frazioni : lewica e prawica (destra). La prima negli anni della prima guerra mondiale prese una posizione internazionalista e si avvicinò al Partito socialde- mocratico polacco, con il quale si fuse nel dicembre 1918 per formare il Partito operaio comunista della Polonia. * Nel febbraio 1912 il menscevico liquidatore Bielousov, deputato del governatorato di lrkutsk, usci dal gruppo socialdemocratico alla III Duma (cfr., nella presente edizione, voi. 17, articolo: A proposito dell uscita del deputato Bielousov dal gruppo socialdemocratico alla III Duma. “ Khleslakpv . personaggio della commedia di Gogol, L'ispettore generale, tipo di spaccone c mentitore irrefrenabile. “ Cfr., nella presente edizjpne, voi. 17, articolo: La campagna elettorale per la IV Duma . 41 « Economisti *: tendenza opportunista nella socialdemocrazia russa della fine del XIX secolo e dell’inizio del XX. Gli € economisti » limitavano il compito della classe operaia alla lotta per l'aumento del salario e il miglioramento delle condi- zioni di lavoro, affermando che la lotta politica spettava alla borghesia liberale; negavano la funzione dirigente del partito del proletariato e la necessità di creare un partito della classe operaia centralizzato. Lenin demolì idealmente l’t economi- smo » nel suo libro Che fare ? (cfr., nella presente edizione, voi. 6, pp. 319-490). — Vengono qui chiamati politici alle prime armi i boi se e vichi conciliatori che ave* vano i loro gruppi in Russia e all’estero, ed esperti diplomatici il gruppetto liqui- datore della Frauda viennese di Trotski e i capi del Bund. 44 La legge elettorale dell 1 / (24) dicembre /905 divideva gli elettori in quattro curie: quella dei proprietari fondiari (latifondisti), quella cittadina (borghesia), quella contadina e quella operaia. Avevano diritto al voto i maschi che avevano compiuto 25 anni. Per la curia dei proprietari fondiari e quella cittadina era sta- bilito un censo; dei contadini avevano diritto al voto solo i capifamiglia; degli operai solo quelli che lavoravano in una impresa da non meno di sei mesi. Il voto di un grande proprietario fondiario equivaleva a 3 voti dei capitalisti, a 15 dei contadini e a 45 degli operai. Non potevano prendere parte alle elezioni le donne, gli operai agricoli, i manovali, gli artigiani, gli studenti e i militari. Avevano il diritto di votare nella curia operaia gli operai che lavoravano in fabbriche dove il loro numero era superiore a 50. m Cfr., nella presente edizione, voi. 17, articolo: La VI Conferenza (di Praga ) del POSDR. 44 Cfr. K. Marx, Theorien iiber den Mehrwert, Teil 2, Berlin 1959- P- 230-231. Queste tesi di Marx sono esposte e spiegate nello scritto La questione agraria in Russia alla fine del XIX secolo (cfr., nella presente edizione, voi. 15). 4T Cfr., nel presente volume, pp. 235-240. - Cfr., nella presente edizione, voi., 16 pp. 210-216. 590 NOTE 4 * Nel gennaio 1912 i liquidatori tennero in Russia la riunione in cui venne costi- tuito il comitato d'organizzazione per la convocazione della conferenza d'agosto. La nota era stata scritta per la Pravda e la redazione la ricevette l’n (24) luglio 1912. fl Cfr. Karl Marx, Miseria deità filosofia, Roma, Edizioni Rinascita, 1949, pp. 124-133 e Theorien iiber den Mehrwert , Teil 2, ed. cit., pp. 139-152. ** Il congresso si tenne dal 7 al 10 luglio 1912. Con una maggioranza di 12.556 voti esso espulse dal partito quattro capi riformisti (Bissolati, Bonomi, Cabrini e Po- drecca). Gli espulsi, ai quali si aggiunsero nove deputati, un membro del comi- tato direttivo della Confederazione del lavoro e alcune organizzazioni locali del partito, costituirono il Partito socialista riformista. — Questo termine per indicare il Novoie Uremia era stato impiegato da Saltykov- Steedrin per esprimere la mentalità di chi si conforma alle circostanze e si volge dalla parte dove il vento spira. M La risoluzione della direzione del sindacato dei fornai di Pietroburgo faceva pre- sente l’esigenza di un quotidiano operaio antiliquidatorista. La direzione si felici- tava per l'ìm mittente uscita della Pravda e invitava tutti i membri dei sindacati a organizzare sottoscrizioni in favore del giornale. * Nell'estate 1912 i monarchici portoghesi tentarono di organizzare una sedizione per ristabilire la monarchia; la sedizione fu soffocata. 14 L'opuscolo La situazione attuale del POSDR venne inviata dalla redazione del Soffiai -De morrai ai centri regionali e distrettuali del Partito socialdemocratico della Germania, ai delegati del Congresso di Chemnitz, che si tenne nel settembre .1012, e alle redazioni dei principali giornali socialdemocratici tedeschi. La let- tera, che costituisce la parte principale dell’opuscolo, è la risposta alla direzione del Partito socialdemocratico della Germania che si era rivolta ai « centri » e ai « gruppi * all’estero del POSDR per convocarli a una riunione in cui si doveva stabilire come dividere il denaro che la direzione del Partito socialdemocratico della Germania aveva destinato alla campagna elettorale per la quarta Duma. 11 CC del POSDR rifiutò di prendervi pane e la riunione non ebbe luogo. Una parte del denaro venne versata al comitato d'organizzazione dei liquidatori, al Comitato regionale del Caucaso, al Bund e al CC del Partito socialdemocratica lettone, prestando in tal modo un appoggio ai liquidatori contro i bolscevichi. BT Cfr., nella presente edizione, voi. 17. u « Spilla » (< Unione »): organizzazione socialdemocratica ucraina sona alla fine del 1904. Faceva parte del POSDR coi diritti di organizzazione regionale auto- noma e aderiva al menscevismo. Nel periodo della reazione si disgregò. Nel 1912 suoi piecoli gruppi dispersi si trasformarono in gruppi nazionalistici borghesi. La Pravda di Trotski usci solo due volte nel 1908 quale organo di stampa della t Spilla » (i primi due numeri). * Cfr.; nella presente edizione, voi, 17, articolo: Lanonimo del aVarwarts > e la situazione nel POSDR. m II congresso ordinario deirintcmazionalc socialista avrebbe dovuto aver luogo a Vienna nell'autunno 1913. ma essendosi iniziata nel 1912 la guerra nei Balcani venne convocato un congresso straordinario a Basilea nel novembre 1912. NOTE 591 “ La conferenza d’agosto dei liquidatori si tenne a Vienna nel 1912 e ivi venne formato il blocco d’agosto antipartito, di cui l’organi zza tore fu Trotski. Alla con- ferenza parteciparono i rappresentanti del Bund, del Comitato regionale del Caucaso, della socialdemocrazia lettone e di gruppetti di liquidatori che erano all’estero. Dalla Russia inviarono delegati i « gruppi di iniziativa » liquidatoristi di Mosca e Pietroburgo e le redazioni delle pubblicazioni liquidatore te 'Sascia Zarià e S ievs/^i Golos; erano presenti anche i rappresentanti dei comitato estero della € Spilla». I delegati erano in stragrande maggioranza elementi che vivevano aH’estero e si erano staccati dalla classe operaia russa. La conferenza approvò risoluzioni antipartito su tutti i problemi della tattica socialdemocratica c si pronunciò contro l’esistenza del partito illegale. Creato da elementi disparati, il blocco incominciò a disgregarsi nella stessa conferenza, che non riuscì ad eleggere il CC e si limitò a rafforzare il comitato d’organizzazione. ® Esprimendosi in modo attenuato. ® Cfr., nel presente volume, pp. 95-102 u La piattaforma elettorale del POSDR fu redatta da Lenin a Parigi, quasi subito dopo la Conferenza di Praga, e pubblicata in Russia sotto forma di volantino a nome del Comitato centrale del partito. Venne diffusa in diciotto località, fra le quali i più grandi centri proletari. Fu anche pubblicata come supplemento al n. 26 del Sotsial Demokrat e da molte organizzazioni bolsceviche locali. * Si allude qui ai « chiarimenti * dati dal Senato a proposito degli articoli della legge elettorale per le elezioni della II Duma. « Chiarendo » questi articoli, il Senato privava del diritto di voto singoli elettori o intere categorie della popolazione. * L’uomo chiuso in un astuccio è il titolo di un racconto di Cekhov che ha per protagonista un borghesuccio vile ed esageratamente cauto. m Lenin scrisse questa Lettera agli operai svizzeri perchè l’Ufficio menscevico liqui* datorista dell’organizzazione unificata del POSDR a Zurigo aveva inviato nel luglio 1912 una lettera alla Direzione dell’organizzazione socialdemocratica «In- tesa* e all’Unione operaia svizzera in cui si dichiarava unico rappresentante dei gruppi del POSDR a Zurigo. Il 27 luglio ebbe luogo in quella città una riunione della sezione svizzera delle organizzazioni del POSDR aH'cstero a cui parteciparono i rappresentanti dei gruppi bolscevichi di Zurìgo, Davos, Berna, Losanna e Ginevra. La riunione discusse e approvò le risoluzioni; 1) sulla situazione nel partito; 2) sulla situazione all'estero e 3) una nota di protesta per la lettera dell’Ufficio liquidatorista. ** Cfr., nel presente volume, pp. 190-207. Ivi., p. 139. 19 Cfr., nella presente edizione, voi. 15, articolo: Sulla giusta strada. n L’inchiesta sulle fabbriche c officine della Russia venne fatta dalla sezione dclFin- dustria del ministero delle finanze nel 1908. n I dati numerici sono presi dalla Raccolta delle relazioni degli ispettori di fabbrica , 1910. 79 Cfr., nella presente edizione, voi. io, pp. 395*397- 592 NOTE T * Oblomov. protagonista del romanzo omonimo di Gonciarov, personificazione del- la pigrizia, dell inerzia, dell’amore per il quieto vivere. 78 Brano del poema di Nekrasov Chi in Russia può vivere bene. 1# Le parole « conformemente alla viltà » sono state prese dal racconto satirico di Saltykov-Stcedrin, // liberale . n Zubatov. capo della sezione di Mosca della polizia segreta zarista, ispiratore del cosiddetto socialismo poliziesco. Egli fondò associazioni sedicenti operaie sotto la tutela dei gendarmi e della polizia allo scopo di distogliere gli operai dal movi- mento rivoluzionario. Gapon. monaco agente della polizia segreta zarista. Condusse in un rione operaio di Pietroburgo un lavoro per costituire organizzazioni operaie sotto la tutela della polizia. Contribuì all'eccidio degli operai il 9 gennaio 1905, che aveva lo scopo di soffocare nel sangue il movimento operaio. TB Cfr., nella presente edizione, voi. 15, articolo: Sulla valutazione del momento attuale. n Nel novembre e nel dicembre 1912 ebbero luogo a Mosca riunioni di grandi industriali con uomini politici cadetti per discutere le « questioni correnti ». 90 Karl Marx. Friedrich Engels, Wer^e, Bd. 5, Berlin 1959 » P- 65 e 288. 11 Cfr. Critica del programma di Gotha , in Karl Marx-Friedrich Engels, // partito e l Intemazionale, Edizioni Rinascita, Roma, 1948, p. 24 1. " Il presidente della III Duma aveva proposto dì sospendere per cinque sedute il deputato socialdemocratico Voiloscnikov per il discorso sul regolamento del servizio militare da lui pronunciato il 2 (15) dicembre 1911. Dopo un secondo inter- vento di Voiloscnikov nella stessa seduta il periodo di sospensione proposto fu aumentato a quindici sedute. I cadetti votarono per la prima proposta del presidente. “ Parole pronunciate dalla cameriera Lisa nella commedia di Griboicdov, V ingegno, che guaio ! ** L'incontro di Miliukov con il ministro deglli esteri Sazonov, nel periodo in cui si stava discutendo la politica del governo zarista nei Balcani, ebbe luogo nel settembre 1912. m Cfr. Karl Marx, Lettere a Kugelmann , Edizioni Rinascita, Roma, 1950, p. 140. " Cfr. Prefazione di Engels all’edizione tedesca, in Karl Marx, Miseria della filo * sofia . cit., p. 13. 91 Cfr., nella presente edizione, voi. 11, pp. 178- 187. M Cfr., nella presente edizione, voi. 17, articolo: La VI Conferenza (di Praga) del POSDR. ** Per federazione « austriaca » s’intende qui la struttura organizzativa del Partito socialdemocratico austriaco. Nel Congresso di Vienna del 1897 il partito unico fu liquidato c in sua vece fu creata un’unione federativa di sci «gruppi socialde- mocratici* nazionali: tedesco, ceco, polacco, russo, italiano c degli slavi del sud. Questi gruppi tenevano unici congressi e avevano una sola Direzione centrale. NOTE 593 che nel Congresso di Briinn, tenutosi nel 1899, fu trasformato in un organo federativo costituito dai comitati esecutivi dei partiti socialdemocratici nazionali. 90 Le tesi contenute in Intorno ad alcuni interventi dei deputati operai servirono di base alla dichiarazione del gruppo socialdemocratico alla IV Duma. Il manoscritto reperito non è completo. I deputati bolsccvichi dovettero lottare accanitamente contro i sette deputati menscevichi per far includere nella dichiarazione le principali rivendicazioni della piattaforma bolscevica. La dichiarazione venne letta, a nome del gruppo socialdemocratico, nella seduta del 7 (20) dicembre dal deputato Mali- novski (un provocatore, come si scopri in seguito), che tralasciò parecchi punti e, fra gli altri, il punto del suffragio universale. Per aver pubblicato lo stenogramma con il testo della dichiarazione la redazione della Pravda fu denunciata al tribu- nale e il giornale venne confiscato. Bl II Congresso straordinario dello II Internazionale si tenne a Basilea il 24 e il 25 novembre 1912. Nel giorno della sua apertura ebbero luogo una imponente ma- nifestazione c un comizio di protesta contro la guerra. Nella seduta del congresso del 25 venne approvato all'unanimità un manifesto che invitava gli operai a utilizzare l organtzzazione e la potenza del proletariato per la lotta rivoluziona- ria contro il pericolo dì guerra. (Cfr. Lenin, Sul movimento operaio ttaliono , Roma, Edizioni Rinascita, 1949, Appendice). M Le agitazioni dei detenuti politici nelle carceri di Kutomara e Algaci ebbero luogo in seguito alla disposizione del governatore militare della Transbalcalia di applicare nelle prigioni di Nercinsk il regolamento militare per i detenuti politici. Questi reagirono con uno sciopero della fame di quindici giorni e con suicidi. Venutine a conoscenza, gli operai di Pietroburgo, Mosca, Varsavia e Riga organizzarono scioperi di protesta. A nome del gruppo parlamentare socialdemo- cratico e del gruppo del lavoro venne fatta alla IV Duma un’interpellanza, il cui esame, a maggioranza di voti, venne rinviato e non più ripreso in seguito. M II progetto agrario dei deputati contadini (senza partito e di destra) venne pro- posto alla III Duma il io (23) maggio 1908. Il progetto prevedeva l'alienazione forzata, a prèzzo di mercato, delle terre dei grandi proprietari fondiari. Per ap- plicare la riforma agraria si proponeva di costituire delle commissioni locali per la terra, eletti a suffragio universale. Per il giudizio su questo progetto cfr. l'ar- ticolo 7 dibattiti agrari allo III Duma , nel voi, 15 della presente edizione. * Il documento, inviato ai deputati bolscevichi da Cracovia il 26 novembre 1912, fu intercettato dalla polizia zarista e venne trovato nel 1932 negli archivi del dipartimento di polizia. 98 La dimostrazione era stata organizzata, per iniziativa dei bolscevichi, dai rap- presentanti di singoli rioni e stabilimenti di Pietroburgo. Qualche giorno prima della apertura della IV Duma i bolscevichi avevano diffuso nelle fabbriche un manife- stino che invitava gli operai a indire il 15 (28) novembre uno sciopero politico di ventiquattro ore e una dimostrazione davanti al Palazzo della Tauride (sede della Duma). Il 13 (26) novembre il gruppo parlamentare socialdemocratico ave- va convocato una riunione a cui parteciparono i rappresentanti del Comitato di Pietroburgo, della redazione della Pravda , del centro dirigente dei liquidatori (il comitato d’organizzazione) e del Lue . I bolscevichi appoggiarono la propo- sta degli operai, i liquidatori si dichiararono categoricamente contrari. Dopo la riunione il gruppo parlamentare fece una dichiarazione politicamente er- 594 NOTE rata sulla stampa affermando che il manifestino che invitava gli operai allo sciopero e alla dimostrazione non prnveniva da nessun gruppo socialdemo- cratico che godesse di una qualche aulorii.'i. Nnnnstante l’azione enntraria dei li- quidatori, scioperarono decine di migliaia di operai e in molte fabbriche vennero organizzati comizi volanti nei quali gli operai decisero di boicottare il Lue. Dopo la dimostrazione i deputati bnlsccvichi pnrlaronn in assemblee npcraie ricono- scendn il loro errore. M Nel suo discorso, dopo essere stato eletto presidente della IV Duma, Rodzianko dichiarò la sua « fedeltà incrnllahile » nello zar e disse di essere un fautore del regime costituzionale rappresentai. vo. n La lettera venne inviata da Cracovia a Pietroburgo il 28 novembre 1912. Era stata trascritta dalla Krupskaia con inchiestro simpatico. Venne intercettata dalla polizìa che la decifrò. Una copia dattiloscritta venne rinvenuta neH’nrchivin del dipartimento di polizia (dove si trovava anche la seconda lettera). Mancavano alcune parole che non si era riusciti a decifrare. 99 Con il termine collegin, Lenin intende i sei deputati bnlscevichi del gruppo so- cialdemocratico della IV Duma. H II manifestino per il 9 gennaio 1913 venne redatto secondo le indicazioni contenute nella lettera e recava la firma: comitato di Pietrnburgo del POSDR, Ufficio cen tralc dei sindacati e comitato del rione Mosca. 10,1 Allusione al menscevico di destra I.N. Mankov, deputato alla IV Duma, 1. ,75 ’ ^ 7o - 416. Blaok R. M. (R. »•)• ,0 ’ 7 *' 7 4> ai8, Bogdanov A., pseud. di A. A. Malinov- ski, 465. Borninski A. A., 273 » Brentano L., 61. Briand A., 470. Bulgakov S. N., 4* 6 * 4*7» 536. Bulgarin F. V., 14. Bulyghin A. G., 273, 3 OI « 4$5» 473. Burenin V. P., 14, 495* Burns f., 470. Burtsev V. L., io 6. Cerevanin N., pseud. di F. A. Lipkin, 142, 484, 489, 491, 492, 494. Ccrnov V. M., 170. Cernyscevski N. G., 20, 21, 23, 261, 300, 502, 571. Chasles P., 567, 570. Ciatski I., pseud. di P. A. Bromtein, 166. Ckheidze N. S., 86, 88, 89. Ckhenkeli A. I., 440, 57^ Conway M., 346. Dan F. I. (F. D.). pseud. di F. I. Debs E., 387. Dobroliubov N. A., 12, 20. Donohoe M. H,, 358. Dubrovin A. I., 37, 38, Edoardo VII, 470. Efremov I. N., io, 72-74, 4$,, Ellworthy, 123. 39 — 250 6io INDICE DEI NOMI Engelhardt A. N., 212. Engels F., 342, 343, 561. Erismann M., 294, 295, Etienne E., 470. Jagiello E. I., 4*0, 413, 440. 44 e laurès J., 370. Jonnarl Ch., 470. Jowett F. V., 346-350. F. D., vedi Dan F, I. F. L ko, vedi Lenin V. i. Falbork G. A., 338, 356. Feuerbach L., 18. Frank L., 370. Gaidarov I. I., 93. Calie L., 309. Gapon G. A., 106, 301, 409. George H., 156. Ginsberg, 292, 293. Giolitti G., 416. Glasier J, B., 526. Gogol N. V., 299. Golovin F. A., 71, 123, 305, 306. Gorcnfykin I. L., 273. Greaves J. E., 122, 123. Gredeskul N. A., 233, 241, 242, 281, 285, 306-308, 310, 364, 376, 401, 4B1, 552- Guckov A. I., 9, 64, u6, 125, 305, 327. 364. 422, 476. Guriev A. N., 361, Gurko V. I. p 273. Gurvic, io, 11, 74, 130, 142, 172, 457, 458, 4B2, 485, 509, 516. Guscka A. O., vedi Iermanski O. A. Haase H., 198, 449, 450. Hanecki I., 263, 264, 463. Hardie ]. K., 349, 350. Hegel G. W. F., 18. Herzen A. I., 11, 17, 19-23, I53 , 502, Herzenstein M. la., 41. Huysmans C., 463. legiov V. (Avgustovski), pscud. di S. O. Zederbaum, 79-82, ,09, IIOf l66 ‘ 376, 454, 463, 509. Iermanski O. A. (Guscka A. O.), 48-64. lgoricv. pseud. di B. I. Goldman, 114. llin V., vedi Lenin V. I. lollos G. B., 41. lud uscita, 302. Iigoicv A. S-, 44. 180. JOo> J01| 34#. 416. 4>7- Kamenev L. B., 170, 465. Karaulov V. A., 43 , 233> 2 g 4( ^ Karavaiev A. L., 41. Kareiev N. I.> 356. Karpiscin A- K., 220. Kasso L. A-, 549, 55 3 , 556. Katkov M. N., 261, 262, 303. Kavelin K. D., 21, 30 o. Khlestak.ov, 113, 277. Khvostov A. N., 370, 425, 484. Kit Kitic, 62. K loti E., 294 Kobylinski P. P., 529, 530 , 542. Kokovtsov V. N., 70, 7 3 , 423 Kolb W., 370. Korobka N. I., 279, 284. Kostcenets, 221. Kovalievski M. M., 280, 356, 425. Kozlovski, 524. Kozminykh'Lamn I. M„ 247-249, 252, *54> 255. Krasovski, 221. Krestovnikov G. A., 56, 73. Kriukov F. D„ 534 , 536, 53 g. Krivoscein A. V., 90. Krupenski P. N., 481. Kulomzin A. N., 84. Kuskova le. D., 279, 284. Kutler N. N., 130, 269, 273, 274. Kuzminski A. M., 86, 88, 89. Kuznetsov G. S., 206. L. M., vedi Martov L. Labriola Arturo, 160. Lansbury G., 349. Larin 1 ., pseud. di M. A. Lurie, 62-64. in. 183, 376, 458. Lenin V. |. (I| in V „ p. L . ko)> 20?> *2?’ l6 <’ 450. 463. 465. 4«5. 4 M>, 494, 495* Lcvitski V. (Klenov), pseud . di v . O. Zederbaum, I». ,03, I0< III( II3 , ■4J. i66, 171. 376, 3 g 0> 381. 386, 4“9< 49o. 494. INDICE DEI NOMI 611 Liber M. I., pscud. di M. I. Goldman, 105, 107, no, 113, 114, 463. Litovtsev S., pscud. di S. L. Poliakov. 567, 569. Lloyd George D., 257, 550-552. Lunaciarski A. V., 142, 465. Luxcmburg R., 140, 392, 462. Lvov G. I., io, 92, 479, 481, 492. M. (Maievski I.), 412, 494 n. Mae Donald R., 370. Makarov A. A., 102, 329, 370, 416, 476 Malecki A., 263, 264, 463. Malinovski R. V., 423. Maklakov V. A., 29, 110, 123, 306, 422, 423. 425, 475, 476, 478, 480, 481 545. 552. Manilov, 17, 538 Mansyrev S. P„ , 6o , „ 2 . Manukhin, 101, Markov N. I. ( Markov ^ , g USL'Ì (f «V »*• M >- 1,1 6< *- 74. 113, -a'’ 3 ’ * 42 ' , 7° l ’7*> *74. 448, f 4 Z’ «0. 463. 484. 485. 486, 4gi, 494 496, - nn Martynov A.. , , 5 9 g Marx K .9, 6 5 * 5!; 3, Ì. 3 * 8 * 34.. 348. 354. 4 7 o, Maslov P. P„ McLachlan J. w 5 * Mehlhose E , M " 34«- 349- Mcnscikov M r\ 12 ’ l2 3‘ Meyendorf A. 3 °“’ «°‘ Mikhail, ag6, 2 Miliukov P. M , ________ IO, 64. 72, 130. 131 1 173. 26 , 2 7 ^ 280, 2 g 3 284, 29J. 300 n., 3og 3J0 33 , 3j6 455 470, 479. 48, 8l> 4g9 , 528, 549, 55*. 55*. 567,472 Miliutin N. A., Millerand A.-.J: Morgan J. P., *’ R I °' Miiller H., 206 9 Muratov, 484^ Muromtscv S. a c Murray R., 3^ '' 9 ' Mymrctsov, 4 $ 4 * Napoleone HI, ,g 404 , 474. Narysckin A. A. ( 273. Nckrasov N. A., 299, 30o Nicola I, 63. Nicola II, io, 102, 107. Nievedomski M., pscud. dì p lasccvski, 12. Nieznamov, pscud. di V. v, Protopo- pov, 417. Nikolai-on, pseud. di N. F . Daniele, 501. Nikolaicv N. N., 360. Nikolin N., pseud. di N. N. Andreiev, 3I3-3I5. 317. 3*8- Oblomov, 280, 299. Obolcnski V. A., 518. 552, Orlovski P., pscud. di V. V Vorovski, 465. Oskarov, pscud. di I. A. huv, 494. P. (N. G. Polctaicv), 4,2, 49 . n Pams J., 466. Pantcleicv L. F., 356. Pescckhonov A. V. (A.V.P.), 368, 377 , 502-505, 534-536. Pctrov A., 22. Pfliigcr P., 294, Pietro il grande, 541. Pirogov N. I., 555. Plekhanov G. V., 15, II3f 1I4> , 42 _ 144, 192-194, 209, 228, 278, 372-375, 379. 396. 465. 493- Poincaré R., 466, 467. Pokhvisniev, 221. Pokrovski I. P., 360, 398, 488, 489. Polianski N. S., 311. Potresov A. N. r ilo, 142, 509^ Predkaln A. I., 360, 488, 489. Prokopovic S. N., n 5 , n 6, 118-121, 126, 131, 218, 280. Protopopov D. D., 425, Purisckevic V. M., 9-1 1, 30, 40, 41, 43-45, ii6, 120, 125, 162, 163, 238- 240, 266, 283, 292, 319, 327, 340, 341, 361, 362, 370, 4 24 , 425. 474» 476, 489, 494, 500, 501» 503, 514, 516, 522, 538, 559. R. B., vedi Blank R. M. R-kov N. (N. A. Rozkov), il, 380. Rasputin G. E., 1 1. Reitcrn, 22. 6l2 INDICE DEI NOMI Riabuscinski P. P., io, 64, 70-74, 306, 3 2 7* Rockefcller J. D., 389. Rodbertus-Jagetzow J. K., 136, 157. Rodicev F. 1., 130. Rodzianko M. V., 407, 455, 456, 476, 479, 481, 482, 546. Romanov (famiglia), 11, 22, 229, 41 1, 4i3. 43 2 - Roosevelt Th., 320, 387*389. Ropscin, pscud. di B. V. Savinkov, 476, 5°4- Rozanov V. V., 44, 299, 304. Rubanovic 1. A., 106. S. V. (S. A. Volski), 226. Sablcr V. K., 329. Saltykov-Stccdrin M. E., 300. Savin, pseud. di A. B. Scimanovski, 228. Sazonov S. D., 336. Sciagov N. R., 531. Scingarev A. I., 72. Scipov D. N., 425. Sciubinski N. P., 70. Semionov I. A., 573. Scrno-Soloviovic A. A., 20. Severianin A, A., 7B, 79, 99, 109, 309. Siliakov T. T., 220. Skobelev M. I., 413. Smillie R., 257. Smirnov E., pseud. di E. L. Gurcvie, 12. Snowden Ph„ 350, Soloviov I, A., 571. Sombart W., 61. Stalin I. V. (Vasiliev), 410, 412, 413. Stcepetev A., 298, 300, 302-310. Steklov I. M., 412. Stiscinski A. S., 468. Stolypin p. A., 45, 66, 69, 85, 90, 134, >35. 139, 235. 2 37-24 0 . 273, 274- 283, 302, 476, Stroganov, conte, 571 Struve P. B., 44, no, 241, 298, 300 3°2. 304-306, 309, 425, 552. Sudakov P. |. t 412. Sukhanov N., 504, 535. Sun Yat-sen, 152-158, 283, 284, 386. Suvorin A. S., 261, 262,^305. Taft W. H., 320, 387. Taghiev Ch. S. A., 306. Tan, pseud. di V. G. Bogoraz, 500. Taylor F., 573, 574. Thorn W., 526. Tisenhausen E. E., 42, 56. Tolmaciov I. N., 484. Tolstoi L. N., 96. Trestcenkov N. V., n ( Trotski L. D., 14-16, 96, 105. 107, n 0 . 114, 143, 145, 146 n., 169, 170, I72-I74, 194-197. 201, 206, 207, 22é! 229, 365, 368, 370, 379-381, 458, 463 , 531 , 532 . Trubetskoi I. N., 214, 215. Tsereteli, principe, 88. Tugan Baranovski M. I., 352, 353. Turati F., 160. Turgheniev I. S,, 21. Tyszka L., 141, 143-146, 390-394, 396, 459-463. Usciakov A. A., 101. V. A. (V. M. Abrosimov), 457, 458. V. V. (V. f\ Vorontsov), 502. Vaillant M.-E., 467. Vasiliev, vedi Stalin I. V. Vodovozov V. V., io, u, 28-34, 24 1 » 491. Vogclsanger J., 294. Voiloscnikov A. A., 85, 90, 91, 93, 331. Warski A., 392. Weisman S„ 51 1. Wilson W., 320, 387. Witte S. I., 273, 274, 302, 361, 465. 473- Yuan Sci-kai, 154, 157. Zelenin I. V., 220. Zinoviev G. le., 465. Zubatov S. V., 301. GLOSSARIO Ariel: Bar stana : Nudici: Obro^: Obstcina: Otraboiki : i) organizzazione economica volontaria, di tipo corporativo- cooperativistico, della Russia zarista, costituita anche allo sco- po di migliorare le condizioni di assunzione degli associati come salariati; aveva breve durata (anche una sola stagione) ed era priva di personalità giuridica; a) cooperativa artigiana di produzione. lavoro obbligatorio gratuito che il contadino eseguiva sulle terre signorili al tempo della servitù della gleba (corvcc). lotto di terra che la famiglia contadina aveva ricevuto in go- dimento all’epoca del feudalesimo e destinato a fornirle la sus- sistenza necessaria in modo che essa potesse eseguire gratui- tamente il lavoro sull azienda signorile. La riforma del ififri assegnò questo lotto alla famiglia stessa, ma senza il diritto di alienarlo e dopo averne stralciato la parte migliore a fa- vore dei grandi proprietari fondiari (le cosiddette terre stral- ciate). una delle forme fondamentali di sfruttamento dei contadini da parte dei signori feudali al tempo della servitù della gle- ba, per cui il signore percepiva dal contadino un tributo in natura o in denaro. (letteralmente, comunità) organizzazione contadina a carat- tere amministrativo e di ceto, per i cui membri vigeva, per ciò che concerneva il fisco, il principio della responsabilità col- lettiva; i membri dcWobs teìna, inoltre, possedevano la terra in comune, senza alcun diritto di proprietà sui lotti coltivati. lavoro obbligatorio per il grande proprietario fondiario dopo l’abolizione della servitù della gleba; poteva essere convertito nel versamento di una quota parte dei prodotti della terra, o assumere la forma di vere c proprie prestazioni gratuite per la terra ecduta ai contadini, per l'uso dei pascoli, delle strade, dei boschi, degli abbeveratoi, ecc. GLOSSARIO 614 Otrub : Pud: Raznocintsy: Vedrò : Volost: Zemskjte nacialnik.il Zemstvo: Zemtsy: appczzamento stralciato dalle terre comuni del villaggio, che dal 1906 al 1917 veniva assegnato in proprietà a singoli con* ladini, allo scopo di creare uno strato di borghesia rurale, quale sostegno deirautocrazia nelle campagne. misura di peso equivalente a 16,38 kg. dementi intellettuali della borghesia democratica e liberale del- la Russia del XIX secolo non appartenenti al ceto nobiliare e provenienti dagli strati borghesi e piccolo-borghesi della so- cietà (clero, mercanti, contadini, ecc.). misura di capacità equivalente a circa 12 litri. circoscrizione territoriale rurale, la più piccola unità ammini- strativa della Russia zarista; più volost gravitanti intorno a una città costituivano un uiezd (distretto). funzionari locali con ampi poteri amministrativi e giudiziari; venivano designati su proposta del governatore dopo Tappro- vazione del ministero degli interni. sistema di istituzioni di autoamministrazione locale cui pote- vano accedere i soli elementi provenienti dalla borghesia e dal- la nobiltà. elementi dello zemstvo o fautori di tale sistema. INDICE DEL VOLUME Nota dell'editore aprile 1912-marzo 1913 LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LA QUARTA DUMA E I COMPITI DEL LA SOCIALDEMOCRAZIA RIVOLUZIONARIA I LIQUIDATORI CONTRO IL PARTITO ALLA MEMORIA DI HERZEN IL POSSESSO FONDIARIO NELLA RUSSIA EUROPEA I « TRUDOVIKI > E LA DEMOCRAZIA OPERAIA I. IL III. I PARTITI POLITICI IN RUSSIA INCHIESTA SULLE ORGANIZZAZIONI DEL GRANDE CAPITALE I. IL III. IV. V. ‘ VI. la SOSTANZA DELLA «QUESTIONE AGRARIA IN RUSSIA» ALCUNE CONCLUSIONI SULLA MOBILITAZIONE PREELETTORALE SCIOPERO ECONOMICO E SCIOPERO POLITICO IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI INTERNE LA RIPRESA RIVOLUZIONARIA LE PAROLE DORDINE DELLA CONFERENZA DEL POSDR DEL GENNAIO 1912 E IL MOVIMENTO DEL MAGGIO 6i8 INDICE DEL VOLUME I LIQUIDATORI CONTRO GLI SCIOPERI RIVOLUZIONARI DI MASSA IO9 «UNIFICATORI» III CARATTERE E SIGNIFICATO DELLA NOSTRA POLEMICA CON I LIBERALI 115 CAPITALISMO E « PARLAMENTO » 122 LE ELEZIONI E L OPPOSIZIONE I25 L’IMPORTANZA DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO I2Q CONFRONTO TRA IL PROGRAMMA AGRARIO DI STOLYPIN E QUELLO DEI POPULISTI I34 LA SITUAZIONE NEL POSDR E I COMPITI IMMEDIATI DEL PARTITO 1 40 I. I40 H 143 ih. 146 RISPOSTA AI LIQUIDATORI 1 48 IN SVIZZERA 149 DEMOCRAZIA E POPULISMO IN CINA I52 IL CONGRESSO DEI SOCIALISTI ITALIANI 1 59 LA «LIBERTÀ DI PAROLA» IN RUSSIA 162 COME AXELROD SMASCHERA I LIQUIDATORI 164 I RISULTATI DI SEI MESI DI LAVORO I76 I. I7 6 II. ISO III. 183 IV. 187 LA SITUAZIONE ATTUALE NEL POSDR I9O Alla direzione del partito socia ldemocratico tedesco, p. 191 - Poscritto all’opuscolo « La situazione attuale nel POSDR », p. 206. PRIMA STESURA DEL POSCRITTO ALL’OPUSCOLO « LA SITUAZIONE ATTUALE NEL « POSDR » 208 CAPITALISMO E CONSUMO POPOLARE 21 I LIBERALI F. CLERICALI 214 I CADETTI E LA DEMOCRAZIA 2l6 LA CAMPAGNA DEI LIBERALI 2 t 8 LE RIVOLTE NELL’ ESERCITO E NELLA MARINA 220 ALLA VICILIA DELLE ELEZIONI DELLA IV DUMA 224 PUÒ OGGI IL MOVIMENTO OPERAIO PRENDERE COME BASE LA PAROLA D ORDINE DELLA «LIBERTA DI COALIZIONE»? 229 INDICE DEL VOLUME 619 LETTERA AGLI OPERAI SVIZZERI 232 QUESTIONI DI PRINCIPIO 233 l’ultima valvola 235 PICCOLA INFORMAZIONE 24 I IL SALARIO DEGLI OPERAI E I PROFITTI DEI CAPITALISTI IN RUSSIA 243 GLI SCIOPERI E IL SALARIO 245 LA GIORNATA LAVORATIVA NELLE FABBRICHE DEL GOVERNATORATO DI MOSCA 247 GIORNATA LAVORATIVA E ANNO LAVORATIVO NEL COVERNATORATO DI MOSCA 249 IN INGHILTERRA 257 La CONCENTRAZIONE DELLA PRODUZIONE IN RUSSIA 259 UNA CARRIERA 2 6l AL SEGRETARIATO DELL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA 263 I CADETTI E LA QUESTIONE AGRARIA 265 UNA PESSIMA DIFESA ?75 I LIQUIDATORI E l’« UNITA * 277 CONVERSAZIONE SULLA « CADETTOFAGIA » 279 GLI OPERAI E LA « PRAVDA » 286 ALLORA E OGGI 289 IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI MAGISTRATI 2QI NELLA SVIZZERA 294 IL CLERO E LA POLITICA 296 ANCORA UNA CAMPAGNA CONTRO LA DEMOCRAZIA 298 I. 298 II. 3 00 III. 3°2 IV. 3°5 V. 3°7 l’unione DEI CADETTI E DEL « NOVOIE VREMIA * 3°9 LA LETTERA DI N. S. POLIANSKI 3 11 la linea politica 3*3 I SUCCESSI DEGLI OPERAI AMERICANI 3 2 ° la fine della guerra dell’italia contro la Turchia 3 22 giuoco d’azzardo 3 2 4 IL clero nelle elezioni e le elezioni con il clero 3 2 ^ LA «POSIZIONE* DEL SIGNOR MILIUKOV 33° IL DEPUTATO DEGLI OPERAI DI PIETROBURGO 33 2 Ó20 INDICE DEL VOLUME I POPOLI DEI BALCANI E LA DIPLOMAZIA EUROPEA 334 LA VOLPE E IL POLLAIO 336 UNA RISOLUZIONE VERGOGNOSA 338 DUE UTOPIE 340 DISCUSSIONI IN INGHILTERRA SULLA POLITICA OPERAIA LIBERALE 345 UN PROFESSORE CADETTO 352 UN NUOVO CAPITOLO DELLA STORIA MONDIALE 354 I CADETTI E I NAZIONALISTI 35^ GLI ORRORI DELLA GUERRA 35^ I CADETTI E LA GRANDE BORGHESIA 359 MORALE AUTENTICAMENTE RUSSA 3^ x LA PIATTAFORMA DEI RIFORMISTI E LA PIATTAFORMA DEI SOCIALDE- MOCRATICI RIVOLUZIONARI 3^3 PARTITO ILLEGALE E LAVORO ILLEGALE 372 I. 373 IL 375 III. 37^ IV. 379 IL SIGNIFICATO SOCIALE DELLE VITTORIE SERBO-BULGARE 3 ^ 2 LA CINA RINNOVATA 385 RISULTATI E SIGNIFICATO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN AME- RICA 387 «QUESTIONI NEVRALGICHE» DEL NOSTRO PARTITO 39° I. 39° II. 39 2 III. 394 IV. 396 INTORNO AD ALCUNI INTERVENTI DEI DEPUTATI OPERAI 39§ SULLA QUESTIONE DEI DEPUTATI OPERAI ALLA DUMA E SULLA LORO DICHIARAZIONE 4° 3 INTORNO ALLA DIMOSTRAZIONE DEL 15 NOVEMBRE 4°7 LETTERA A I- V. STALIN 4 T0 LETTERA A 1. V. STALIN 4*3 LA MALATTIA DEL RIFORMISMO 4^5 LA PAUPERIZZAZIONE NELLA SOCIETÀ CAPITALISTICA 418 LA CLASSE OPERAIA E LA SUA RAPPRESENTANZA « PARLAMENTARE » 42O «CONCILIAZIONE» DEI NAZIONALISTI CON I CADETTI 422 1 NAZIONAL-LIBERALI 424 INDICE DEL VOLUME fai l'atteggiamento verso il liquidatorismo e l'unita 426 COMUNICATO E RISOLUZIONI DELLA RIUNIONE DEL COMITATO CEN- TRALE DEL POSDR CON FUNZIONARI DEL PARTITO 429 Comunicato 431 Risoluzioni 436 IL MOVIMENTO OPERAIO INGLESE NEL 19 H 447 MEGLIO TARDI CHE MAI 449 SVILUPPO DELLO SCIOPERO RIVOLUZIONARIO E DELLE DIMOSTRA- ZIONI DI STRADA 451 PRIMA STESURA DEL POSCRITTO DELL 'ARTICOLO « SVILUPPO DELLO SCIOPERO RIVOLUZIONARIO E DELLE DIMOSTRAZIONI DI STRADA » 458 LA SCISSIONE NELLA SOCIALDEMOCRAZIA POLACCA 459 IL BOLSCEVISMO 464 IL SIGNIFICATO DELL’ELEZIONE DI POINCARÉ 466 SINCERITÀ 468 IL MINISTERO BRIAND 470 I RISULTATI DELLE ELEZIONI 472 I. La «contraffazione» delle elezioni, p. 472 - IL La nuova Duma, p. 474 - III. Mutamenti all'interno del sistema del 3 giugno, p. 476 - IV. Per che cosa si è svolta la lotta nelle elezioni?, p, 480 - V. Le parole d'ordine elettorali al vaglio della realtà, p. 483 - VI. « Fine » delle illusioni sul partito cadetto, p. 488 - VII. Un « grandissimo pericolo per la gran- de proprietà fondiaria nobiliare», p. 491 - Vili. Maschera- tura della sconfitta, p. 492. LA VITA INSEGNA 4 Q 7 UNA NUOVA DEMOCRAZIA 500 IL POPULISMO 502 I. 502 IL 5°3 AI SOCIALDEMOCRATICI 507 NEL MONDO DEGLI AZEF 511 BORGHESIA E RIFORMISMO 513 IL PARTITO LEGALE 515 LA MOBILITAZIONE DELLE TERRE CONTADINE 518 DUE PAROLE SUGLI SCIOPERI 520 I RUSSI E I NEGRI S 22 UNA SCOPERTA 5 2 4 622 INDICE DEL VOLUME IL CONGRESSO DEL PARTITO OPERAIO INGLESE 526 IL CROLLO DELLE ILLUSIONI COSTITUZIONALI 528 RINGRAZIAMO PER LA FRANCHEZZA 529 IL PROBLEMA DELL’UNITA 53I CHE COSA ACCADE NEL POPULISMO E CHE COSA ACCADE NELLE CAM- PAGNE , , , 533 CRESCENTE DISCORDANZA Note ' di Ufi pubblicista 540 I. 540 II. 541 III. 542 IV. 544 V. 545 VI. 546 VII. 547 Vili. 548 IX. 551 X. 553 ALCUNI RISULTATI DEJL «RIORDINO FONDIARIO» 559 I DESTINI STORICI DELLA DOTTRINA DI KARL MARX 561 I. 561 Il 5 6 2 III. 563 LA GRANDE PROPRIETÀ FONDIARIA E LA PICCOLA PROPRIETÀ CONTA- DINA IN RUSSIA 5 **> NOTE FALSE 5^7 IL « NODO DEL PROBLEMA » 569 IMBELLETTAMENTO LIBERALE DELLA SERVITÙ DELLA GLEBA 57 * SISTEMA «SCIENTIFICO» PER SPREMERE IL SUDORE 573 I NOSTRI « SUCCESSI » 575 ACCORDO O SCISSIONE? 577 « DISPONIBILITÀ FINANZIARIE » 580 Note 5 8 3 Cronaca biografica 597 ìndice dei giornali e delle riviste 605 Indice dei nomi 609 Glossario 613 Finito di stampare nell 1 aprile 1970 per conto degli Editori Riuniti S. p. A. Roma - Viale Regina Margherita. 290 dalla Tipo-litografìa L. ,Chiovini - Roma Jlciimi B H COMHUCHH* T. 18 ila h t a ji ii n hc k o vi mt>iKc Bmcanioc vn ah n ne uno: -438 J1 - 6ei ofn.flB.n 014(013— 75 rioiinHcaiio k nesaTH 17/11— 1975 r. Oopmlit 60x8u/ ,ti - Ry m. a. 19 *A. Ilei. n. 36.27. y