Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin, Joseph Stalin, Enver Hoxha 5 Classics of Marxism Comintern (Stalinist-Hoxhaists) http://ciml.250x.com Georgian Section www.joseph-stalin.net SHMG Press Karl Marx Press of thè Georgian section of Comintern (SH) - Stalinist-Hoxhaists Movement of Georgia V. I. LENIN Opere complete gennaio - giugno 1907 1965 - Editori Riuniti - Roma Traduzione di Elena Robotti e Rossana Platone Proprietà letteraria riservata della S.p.A. Editori Riuniti Roma - Viale- Regina Mar^lnrira, .>*>0 NOTA DELL’EDITORE Il presente volume comprende gli scritti di Lenin del periodo gennaio-giugno /907. Una parte di questi scritti è dedicata alla tat- tica del Partito operaio socialdemocratico russo durante la campagna elettorale per la II Duma , alla realizzazione del blocco delle sini- stre e alla lotta contro la politica menscevica di collaborazione con i cadetti. Il volume comprende inoltre articoli e documenti redatti da Lenin durante la preparazione del V Congresso del partito , nonché il suo rapporto e i suoi discorsi al congresso . Il Rapporto alla Conferenza dell’organizzazione di Pietroburgo sulla campagna elettorale e sulla tattica alla Duma e l’articolo Gli or- ganizzatori della scissione e la prossima scissione. La riorganizza- zione a Pietroburgo e la fine della scissione riguardano la lotta di Lenin per la unità ideologica dell organizzazione di partito di Pie- troburgo sulla base dei principi bolscevichi . Particolare interesse presentano la Prefazione alla traduzione russa delle Lettere a Kugelmann di Marx e l’altra Prefazione all’edi- zione russa del Carteggio di }. Ph. Becker, J. Dietzgen, F. Engels, K. Marx e altri a F. A. Sorge e altri, in cui Lenin mette in rilievo limportanza teorica e politica di questi scritti di Marx ed Engels , apparsi per la prima volta in russo nel 1907. Alla questione agraria sono dedicati nel presente volume il Pro- getto di discorso alla seconda Duma sulla questione agraria e La que- stione agraria e le forze della rivoluzione. Sono compresi per la prima volta nella raccolta delle opere di Lenin i seguenti scritti : Il resoconto 6 LENIN del rione «Mosca» a Pietroburgo sulle elezioni alla II Duma, Osser- vazioni sulla risoluzione dei socialdemocratici estoni, e II primo passo importante, in cui Lenin critica razione dei deputati menscevichi alla II Duma . gennaio - giugno 1907 LA CAMPAGNA ELETTORALE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA A PIETROBURGO Pietroburgo, 18 gennaio 1907 A Pietroburgo la campagna elettorale è in pieno svolgimento» Si avvicina il momento decisivo: anzitutto, in questi giorni si dovrà precisare lo schieramento definitivo dei partiti nelle elezioni, si dovrà stabilire chi sono gli amici e chi gli avversari. Inoltre, sono ormai prossime le stesse elezioni. L’importanza delle elezioni nella capitale è eccezionale. Tutta la Russia sta guardando oggi a Pietroburgo, dove la vita politica è più intensa, dove il governo è più forte, dove si trovano i centri diri- genti di tutti i partiti, i migliori organi di stampa di tutte le correnti e tendenze, gli oratori più efficaci nelle assemblee elettorali. E, d’altro canto, si può affermare sin da ora, con la massima precisione ed energia, che Pietroburgo ha giustificato le aspettative. La campagna elettorale ha già fornito e continua a fornire ogni giorno un gran numero di dati politici istruttivi. Si tratta di studiarli a fon- do; si tratta di raccoglierli in modo sistematico, di chiarire con il massimo rilievo le basi di classe dei diversi partiti e di diffondere queste nozioni concrete, dirette, che interessano e appassionano tutti, nei più larghi strati della classe operaia e nei più sperduti centri rurali. Tentiamo quindi di raccogliere questo materiale, anche se, be- ninteso, in forma ancora sommaria. Sarà il lettore a guardare indie- tro, a riesaminare nel suo complesso l’andamento della campagna elettorale di Pietroburgo, per farsi un’idea coerente e precisa della funzione della socialdemocrazia, per non lasciarsi fuorviare dai pic- coli fatti contingenti e dal caleidoscopio della gazzarra politica. Prima fase. I socialdemocratici si preparano teoricamente alle elezioni. I principali esponenti dellala destra e dell’ala sinistra pren- IO LENIN dono posizione. I menscevichi hanno all’inizio molte esitazioni: i) Cerevanin è favorevole all’accordo con i cadetti. 2) La stampa cadetta esulta e diffonde la notizia in tutti gli angoli della Russia. 3) Martov protesta nel Tovaristc e si dichiara favorevole alla compilazione di liste di soli socialdemocratici, rimproverando ai bolscevichi (n. 1 del Proletari) di aver ammesso in generale la possibilità di un accordo con i trudovi}(i contro i cadetti. 4) I bolscevichi si pronunciano in favore delle liste di soli socialdemocratici, senza però escludere un accordo con la democrazia rivoluzionaria. 5) Plekhanov prende posi- zione sulla stampa borghese in favore del blocco con i cadetti. 6) Fra i menscevichi regna il piu completo smarrimento: Larin con- danna irosamente il blocco con i cadetti, come un’onta per la social- democrazia. Nik. I-ski ammette il blocco con i cadetti, preferendo tuttavia il blocco con i trudovikj contro i cadetti. 7) Martov e tutti Ì menscevichi fanno una conversione di 180° e passano tutti dalla parte di Plekhanov. Nella conferenza del POSDR 1 si delineano nettamente due ten- denze: i menscevichi e i bundisti sono favorevoli all’alleanza con i cadetti; i bolscevichi, i polacchi e i lettoni sono assolutamente con- trari, ma ammettono un accordo con la democrazia rivoluzionaria. Seconda fase. L’idea del blocco con i cadetti viene formulata sulla stampa. Plekhanov giunge addirittura a parlare della « Duma sovra- na ». In tal modo porta il menscevismo all’assurdo. Mentre aspira ad avvicinare i menscevichi ai cadetti (perché non comprende affatto la situazione politica) ottiene l’effetto opposto: allontana cioè Ì men- scevichi dai cadetti. Da un lato, il partito cadetto respinge ufficial- mente e solennemente la « Duma sovrana », in quanto illusione rivolu- zionaria, e deride Plekhanov. Appare chiaro che i cadetti vogliono ed esigono un blocco ideale , la subordinazione delle sinistre alla direzio- ne cadetta, alla tattica conciliatrice e antirivoluzionaria del partito cadetto. Dall’altro lato, l’eccessivo fervore di Plekhanov getta lo scompiglio nelle file dei menscevichi: i bundisti e i menscevichi del Caucaso condannano pubblicamente, sulla stampa, l’intervento di Plekhanov. Il Comitato centrale, composto in prevalenza di mensce- vichi, sgomento e perplesso, tace. Plekhanov è isolato e anche lui tace. Terza fase. Ha inizio il movimento delle masse. Assemblee elet- torali a Mosca e a Pietroburgo. La piazza immette nell’asfissiante atmosfera del politicantismo intellettualistico una ventata d’aria fresca. LA CAMPAGNA ELETTORALE SOCIALDEMOCRATICA II Si svela di colpo la natura mitica del pericolo centonero: la piazza convalida la tesi bolscevica secondo cui i cadetti menano per il naso gli opportunisti, parlando con gran strepito del pericolo centonero e evitando cosi in realtà il pericolo di sinistra. Nelle riunioni eletto- rali delle due capitali si combatte, in sostanza , tra i cadetti e i social- democratici, e soprattutto tra i cadetti e i socialdemocratici bolscevichi. I cadetti vogliono trascinare tutti a destra , la piazza, la folla, le masse; combattono le rivendicazioni rivoluzionarie; esaltano il compromesso con la reazione, presentandolo come « via pacifica, parlamentare ». I socialdemocratici bolscevichi incitano le masse a spostarsi a sinistra, denunciando Pipocrisia delle favole sulla via pacifica e il loro cupido carattere di classe. I menscevichi cercano di non farsi notare (l’ha ammesso la stessa stampa cadetta, che ha un debole per loro); criti- cano timidamente i cadetti, non come socialisti, ma come cadetti di sinistra, e altrettanto timidamente parlano della necessità di un ac- cordo con i cadetti. Quarta fase. Si riunisce la Conferenza delPorganizzazione social- democratica di Pietroburgo a - Eletta da tutti gli iscritti del partito socialdemocratico in base a una discussione, in base cioè al parere di tutti sugli accordi con i cadetti, la conferenza assicura la prevalenza indubbia dei bolscevichi, tanto se si calcolino quanto se non si cal- colino affatto i voti contestati dalPuna o dall’altra parte o si segua nel conteggio un criterio particolare. Il menscevichi abbandonano la conferenza e dànno inizio alla scissione. Formalmente si trincerano dietro ridicoli e meschini cavilli organizzativi (la convalida delle deleghe da parte dei bolscevichi sarebbe illegale: in effetti, i bolsce- vichi hanno la maggioranza, comunque si conteggino le deleghe; la conferenza si rifiuta di dividersi in cittadina e di governatorato: in effetti, il CC non può pretenderlo in base allo statuto e non l’ha pre- teso a Vilna, a Odessa e in altre città). In realtà, il motivo della scissione organizzata dai menscevichi è evidente per tutti : i socialdemocratici opportunisti passano dal prole- tariato alla borghesia liberale, dalle organizzazioni operaie socialde- mocratiche ai raggruppamenti elettorali apartitici. La conferenza non rivolge la minima attenzione all’uscita dei menscevichi e continua i suoi lavori. A Pietroburgo si polemizza anche tra i bolscevichi: i cosiddetti bolscevichi puri sono contrari a qualsiasi accordo con qualsiasi altro partito. I cosiddetti dissidenti sono 12 LENIN favorevoli all’accordo con la democrazia rivoluzionaria, i trudovikj , per demolire nella capitale della Russia l’egemonia dei cadetti sulle masse lavoratrici immature. Le polemiche tra i «puri» e i «dissi- denti » assumono in alcuni casi toni aspri, ma in sostanza tutti i bolscevichi capiscono perfettamente che la divergenza non riguarda i principi e può solo favorire un esame onnilaterale e concreto di tutte le possibilità di successo e di tutti gli aspetti delle elezioni. Il proletariato socialista non può negare alle masse piccolo- borghesi non socialiste il permesso di seguirlo , per emanciparle dal- l’influenza dei cadetti. La conferenza, dopo circostanziata discussione, decide di proporre un accordo ai socialisti-rivoluzionari e al comitato dei trudovì\t sulla seguente base: due seggi alla curia operaia, due ai socialdemocratici e due ai trudovi\t. È questa l’unica soluzione giusta e possibile per Pietroburgo: non si può infatti trascurare il compito di battere i cadetti: il pericolo centonero non esiste se si presentano due liste di sinistra; ma con un ulteriore frazionamento delle sinistre il pericolo potrebbe insor- gere, e allora sarebbe impossibile riunire le masse degli elettori. La proposta della conferenza garantisce la prevalenza assoluta alla so- cialdemocrazia; l’egemonia ideale e politica del partito socialdemo- cratico, nella piena purezza dei suoi princìpi, viene anzi consolidata. Circa il partito dei socialisti popolari 3 , la conferenza decide di escluderlo dall’accordo, in quanto partito semicadetto, che ha un at- teggiamento elusivo verso i problemi fondamentali della lotta fuori della Duma. È risaputo che, dopo lo scioglimento della Duma, questo partito si è allontanato dalla piccola borghesia rivoluzionaria e ha cominciato a predicare, sulla stampa legale, la prudenza e la mode- razione. È chiaro che la socialdemocrazia rivoluzionaria aveva il dovere di pretendere dai socialisti-rivoluzionari un atteggiamento preciso verso questo partito e di insistere sulla sua esclusione dall’accordo (il che era, del resto, pienamente possibile, se nel momento decisivo i menscevichi non fossero passati dai socialisti ai cadetti) o quanto meno di declinare ogni responsabilità nei confronti di siffatti « tru- dovi/{t ». Quinta fase. La scissione organizzata dai menscevichi rinnova le speranze di tutta la borghesia liberale. La stampa cadetta esulta : esulta per l’« isolamento » dei detestati bolscevichi, esulta per il « coraggioso » la campagna elettorale socialdemocratica l 3 passaggio dei menscevichi dalla rivoluzione al « blocco di opposizio- ne ». La Riec, che ha la paternità dell’ultima espressione, già definisce apertamente i menscevichi e i socialisti popolari « partiti socialisti moderati ». Si ha, in effetti, l’impressione che i cadetti riescano a trascinarsi dietro tutta la piccola borghesia (ossia tutti i trudovik} y compresi i socialisti-rivoluzionari) e il settore piccolo-borghese del partito operaio, cioè i menscevichi. I bolscevichi continuano a svolgere tranquillamente la loro azione autonoma. Noi, dicono, siamo felici di isolarci da uno sporco affare, dal tradimento e dalle esitazioni della piccola borghesia. Non voglia- mo subordinare la nostra tattica alla caccia ai seggi. E dichiariamo: a Pietroburgo vi saranno comunque tre liste: la centonera, la cadetta e la socialdemocratica. Sesta fase. Elezioni nella curia operaia e smascheramento della doppiezza dei trudovi\t. Nella curia operaia i socialdemocratici vincono, ma i socialisti- rivoluzionari ricevono assai piu voti di quanto avessimo previsto. Risulta che, nella curia operaia, i socialisti-rivoluzionari hanno scon- fitto soprattutto i menscevichi. Nel rione Vyborg, che è la cittadella del menscevismo, vengono eletti, a quanto si dice, più socialisti-rivolu- zionari che socialdemocratici! Viene pertanto confermato in Russia il fenomeno già da tempo riscontrato in altri paesi. L’opportunismo socialdemocratico respinge a tal punto da sé la massa degli operai da gettarla tra le braccia della borghesia rivoluzionaria. La politica assolutamente incoerente, piena di esitazioni, dei menscevichi indebolisce al massimo la socialdemo- crazia e fa il giuoco dei cadetti nella curia cittadina e dei socialisti- rivoluzionari nella curia operaia. Soltanto la socialdemocrazia rivoluzionaria può soddisfare le rivendicazioni delle masse proletarie e differenziarle stabilmente da tutti i partiti piccolo-borghesi. Ma, d’altra parte gli avvenimenti svelano la doppiezza dei trtt- dovikj . Nella curia operaia essi (i socialisti rivoluzionari) ci scon- figgono perché battono i menscevichi che cercano il blocco con i cadetti. Ma in pari tempo fanno un giuoco senza principi nella cam- pagna elettorale: non formulano dichiarazioni di partito, non pub- blicano deliberazioni organizzative, non discutono apertamente il problema dei blocchi con i cadetti. Come se lo facessero di proposito, LENIN spengono tutte le candele, come chi desideri restare al buio per fare i suoi oscuri traffici. Si dice che i socialisti-rivoluzionari hanno concluso un blocco con i socialisti popolari- Ma nessuno ne conosce le condizioni e il carattere. Si giuoca alla cieca. Si dice (cfr. Rodnaia Zemlia del 15 gennaio; al giornale collabora il signor Tan) che i socialisti-rivoluzio- nari sono favorevoli al blocco con i cadetti. Nessuno conosce la verità. Si giuoca alla cieca. Nelle assemblee elettorali la stessa dissonanza: un socialista-rivoluzionario, insieme con i socialisti popolari, invita al blocco con i cadetti, un altro presenta una risoluzione contro questo blocco e in favore di un blocco di tutte le sinistre contro i cadetti. La completa instabilità e doppiezza di tutta la piccola borghesia, persino di quella piu rivoluzionaria, si palesa chiaramente alle masse. Se nella socialdemocrazia non avessimo un settore piccolo-borghese, opportunistico, avremmo una magnifica occasione per spiegare a tutti gli operai perché soltanto la socialdemocrazia può difendere con onestà e coerenza i loro interessi. I bolscevichi sviluppano la loro agitazione su questo terreno. Essi portano avanti inflessibilmente la loro linea: a Pietroburgo ci sarà una lista cadetta e una lista socialdemocratica. La nostra deci- sione non dipende dai tentennamenti della piccola borghesia: se que- sta vorrà accogliere il nostro appello a seguire il proletariato contro i liberali, tanto meglio per essa. Se non vorrà, tanto peggio. Noi pro- cederemo comunque per la strada della socialdemocrazia. Settima fase. Lo sfacelo. I cadetti si invischiano in trattative con i centoneri; gli opportunisti piccolo-borghesi in trattative con i cadetti; i bolscevichi sviluppano con coerenza la loro linea politica. I giornali riferiscono: 1) che il signor Miliukov viene ricevuto dal signor Stolypin e 2) che, secondo notizie riportate dalla stampa estera, il governo è pronto a legalizzare il partito cadetto, a patto che non stipuli blocchi con le sinistre. Un raggio di luce irrompe nelle manovre svolte dietro le quinte dal partito dei traditori liberali. I cadetti hanno paura , non vogliono respingere la proposta dei centoneri, che minacciano di sciogliere la Duma. Ecco la vera ragione per cui i cadetti diventano improvvisamente, LA CAMPAGNA ELETTORALE SOCIALDEMOCRATICA 15 con gran spavento degli opportunisti della piccola borghesia, « infles- sibili » sulla questione degli accordi. I cadetti si impuntano. Per niente al mondo daremo più di due seggi a tutte le sinistre! La Riec cadetta, un numero dopo l’altro, chiarisce con la massima precisione e in tono edificante che accetta di trascinarsi dietro i socialisti moderati (due seggi su sei) per com- battere contro le « illusioni rivoluzionarie », per combattere contro la rivoluzione. Ma marciare insieme con la rivoluzione, mai! Gli opportunisti si disperano. Il tono degli articoli che il Tovaristc scrive contro la Riec è addirittura isterico. Il socialdemocratico rin- negato signor Boguciarski si barcamena e tergiversa, facendo appello alla coscienza della Riec ; insieme con gli altri collaboratori del Tova- ristc la invita a ricredersi, ecc. Alla recente comune esultanza della Riec e del Tovaristc per l’isolamento dei bolscevichi e la subordina- zione dei socialisti moderati ai liberali segue l’alterco e la polemica. Il 7 gennaio Pietroburgo viene informata della decisione della confe- renza pietroburghese della socialdemocrazia. Oggi è il 18 gennaio. E finora i cadetti e gli opportunisti non hanno deciso nulla! Il tono odierno della Riec è particolarmente ostile nei confronti del Tovaristc , e il tono di quest’ultimo è singolarmente aspro e perplesso nelle note polemiche contro la Riec . I bolscevichi continuano a sviluppare inflessibilmente la loro linea. A Pietroburgo avremo tre liste. Con chi si schierino i piccoli bor- ghesi è affar loro, ma il proletariato rivoluzionario adempirà comun- que il suo dovere. Non sappiamo come sarà lottava fase. In ultima analisi, ciò di- penderà dalle trattative e dai rapporti fra i cadetti e il governo cento- nero. Se « si accorderanno » sulla legalizzazione immediata del partito cadetto o su qualche altro punto, i piccoli borghesi resteranno isolati. Se per il momento i cadetti e i centoneri non riusciranno a mettersi d’accordo, è probabile che il partito cadetto offra anche tre seggi ai piccoli borghesi. La socialdemocrazia non fa dipendere la sua politica da questi fatti. L’andamento della campagna elettorale a Pietroburgo fornisce un quadro circoscritto ma eccellente dei rapporti tra i centoneri, i cadetti e il proletariato rivoluzionario. E gli avvenimenti convalidano appieno la vecchia, sperimentata e inflessibile tattica dei socialdemocratici rivoluzionari. i6 LENIN La migliore politica è la politica fatta alla luce del sole. La politica piu efficace è una politica di principio. Solo questa politica può real- mente e stabilmente conquistare alla socialdemocrazia le simpatie e la fiducia delle masse; solo facendo questa politica il partito operaio può declinare ogni responsabilità per le trattative fra Stolypin e Miliu- kov, fra Miliukov e Annenski, Dan o Cernov. Ma dora in avanti questa responsabilità ricadrà per sempre sui socialdemocratici opportunisti e sui «partiti del lavoro». Non per caso i menscevichi esitanti cercano di salvarsi ricor- rendo airipocrisia. Noi siamo per la lotta contro il pericolo centonero; altrimenti, saremmo favorevoli a liste di soli socialdemocratici, dichia- rano i socialdemocratici che hanno abbandonato la conferenza (alme- no a prestar fede ai giornali di oggi). Spassosa scappatoia, a cui po- trebbero dar credito solo degli ingenui! È dimostrato che il pericolo centonero non esiste a Pietroburgo se vi saranno due liste di sinistra. E se ve ne saranno tre? Forse, i menscevichi non vogliono fare questa esperienza?! No, la verità è piu semplice: essi si aggrappano a un filo di paglia, perché il corso degli avvenimenti li ha messi con le spalle al muro: o passano ai cadetti, cedendo loro la piena egemonia ideale e politica* oppure seguono i bolsceviche accettando le liste social- democratiche con ['inclusione dei trudovi^j. A Pietroburgo queste liste potrebbero avere senza dubbio la me- glio sui centoneri e sui cadetti. E la socialdemocrazia rivoluzionaria, applicando senza indugi una linea giusta, la seguirà inflessibilmente, senza temere le sconfitte temporanee nel caso del passaggio dei piccoli borghesi ai liberali e attingendo nuove energie e nuova fermezza dalle esitazioni e dai tentennamenti deiropportunismo. A Pietroburgo avremo tre liste: la centonera, la cadetta e la so- cialdemocratica. Cittadini, scegliete! Pronte Rieri, n. 2, 21 gennaio 1907. DI GRADINO IN GRADINO Le elezioni a Pietroburgo forniscono una documentazione assai istruttiva per studiare in concreto il carattere dei diversi partiti e delle varie tendenze di classe o il significato classista della loro politica. I fatti più interessanti, sotto questo aspetto, sono due: le tratta- tive dei cadetti con il capo del governo centonero Stolypin e le tratta- tive fra i partiti piccolo-borghesi e i grandi proprietari fondiari liberali, i cadetti. Riguardo alle trattative fra i cadetti e i centoneri ne sappiamo ancora molto poco: Miliukov è stato ricevuto da Stolypin, e si è delineato il tentativo di legalizzare il partito cadetto a prezzo del rifiuto di qualsiasi blocco con le sinistre. Queste trattative vengono condotte con la massima segretezza, e la loro denuncia è cosa che riguarda l’avvenire. Le altre trattative si svolgono invece, in una certa misura, sotto gli occhi di tutti. La funzione dei socialdemocratici opportunisti si manifesta in questo caso con particolare evidenza. Per quale motivo gli opportunisti si sono staccati dalla socialde- mocrazia pietroburghesep Per stipulare un compromesso con i cadetti. Ma i cadetti non fanno compromessi con i soli menscevichi. E quindi i menscevichi concludono un blocco con tutti i partiti piccolo-borghesi , cioè con i socialisti-rivoluzionari , con i « trudovik} » e con i socialisti popolari . Gli opportunisti che sì sono staccati dalla socialdemocrazia muo- vono verso la piccola borghesia! In che cosa consistono le condizioni del blocco? i8 LENIN Nel concludere, insieme , un accordo con i cadetti per assicurare al blocco di sinistra tre seggi su sei alla Duma. Sappiamo che raccordo tra i menscevichi e i partiti piccolo-bor- ghesi è stato stipulato per iscritto; vi è stata in ogni caso una risolu- zione comune. Ma i nuovi alleati, evidentemente, non vogliono o non hanno fretta di renderla di pubblica ragione. Sappiamo inoltre che alle trattative per la realizzazione del blocco ha partecipato il compagno Dan , che non era stato autorizzato né dal gruppo dei socialdemocratici pietroburghesi staccatisi dal partito (31 persone) né da alcun altra organizzazione del partito. Non potevamo sperare che lo sviluppo delle vicende politiche confermasse in modo piu persuasivo la nostra insistente affermazione che i menscevichi rappresentano l’ala opportunistica, piccolo borghese del partito operaio, la quale è caratterizzata dalla stessa incoerenza ed esitazione che contraddistingue tutta la piccola borghesia in ge- nerale. Si rifletta, infatti, sulla linea di condotta dei menscevichi! Non erano forse loro a strillare ai quattro venti di voler difendere la pu- rezza di classe della socialdemocrazia dai bolscevichi, pencolanti se- condo loro verso i socialisti-rivoluzionari piccolo-borghesi? Ed ecco che i fatti li smascherano. I bolscevichi propongono esplicitamente alla piccola borghesia di seguire il proletariato nella lotta contro i borghesi liberali. I menscevichi si rifiutano di farlo e in segreto (dal momento che nessuno conosce le condizioni del blocco e nessuno ha autorizzato il compagno Dan) partecipano al blocco con tutti i piccoli borghesi, anche con quelli di estrema destra (i socialisti popolari) per far pas- sare gli operai che essi influenzano sotto la direzione della borghesia liberale! Tutti i partiti piccolo-borghesi, compresi i menscevichi (non per caso la Riec li ha già inclusi nel «blocco di opposizione» che si è staccato dalla rivoluzione, e ha definito « partiti socialisti moderati > i socialisti popolari e i menscevichi), preferiscono mercanteggiare con i liberali invece di lottare insieme con il proletariato Riflettano bene tutti gli operai coscienti di Pietroburgo per capire dove i menscevichi stanno conducendo il partito operaio I Ma qual è infine, ci si domanda, il risultato delle trattative tra i piccoli borghesi e i liberali? DI GRADINO IN GRADINO 19 Dai giornali di oggi (19 gennaio) sappiamo soltanto per ora che ieri si è tenuta a Pietroburgo un’assemblea dei rappresentanti dei socialisti-rivoluzionari, del gruppo del lavoro, dei socialisti popolari e dei menscevichi (ossia di tutto il nuovo blocco piccolo-borghese) insieme con i cadetti. Questi ultimi, secondo quanto dicono i gior- nali, si sono energicamente rifiutati di concedere tre seggi al « blocco di sinistra ». A sua volta il blocco « di sinistra » si è rifiutato di ac- cettare due seggi. La Riec osserva in proposito: « Non erano presenti alla conferenza i rappresentanti dei socialdemocratici bolscevichi ». È vero, noi non vogliamo vendere il partito operaio ai liberali, unendoci ai piccoli borghesi! Si ignora che cos’altro sia accaduto. Con ogni probabilità, i me- canteggiamenti tra il blocco piccolo-borghese e i cadetti prosegui- ranno. Ma, secondo quanto si vocifera, nel partito socialista-rivoluzio- nario c’è un comitato operaio che si oppone recisamente ai blocchi con i cadetti. Non sappiamo quanto queste notizie rispondano a verità, perché i socialisti-rivoluzionari nascondono di proposito al pubblico tanto le condizioni del loro accordo con i socialisti popolari (nessuno sa nemmeno dove e da chi sia stato stipulato!) quanto le correnti delineatesi airinterno del loro partito riguardo ai blocchi con i cadetti. Oggi (19 gennaio) la Riec parla di una deliberazione del Comitato di Pietroburgo dei socialisti-rivoluzionari, la quale conferma le voci secondo cui la parte operaia del partito socialista-rivoluzionario con- danna il blocco con i cadetti. Riportiamo il comunicato della Riec : « Il Comitato di Pietroburgo del partito socialista-rivoluzionario, essendo giunto a un accordo [quale? dove? a quali condizioni?] con il gruppo del lavoro e con i socialisti popolari, ha deciso di proporre alle due frazioni del partito socialdemocratico — bolscevichi e men- scevichi — la stipulazione di un accordo tra tutti i gruppi socialisti [?] per condurre piu efficacemente la campagna pre[ ?]elettorale. Se non si giungerà a un’intesa con entrambe le frazioni, si cercherà Taccordo con la sola frazione bolscevica. Se vi sarà un accordo generale dei socialisti, i rappresentanti del partito socialista-rivoluzionario do- 20 LENIN vranno sostenere [?!?] l’inammissibilità di un accordo con i cadetti e Fazione autonoma dell’intesa socialista. «Se, tuttavia, la maggior parte dei gruppi [?] considererà piu opportuna non l’azione autonoma, ma un accordo tecnico [?!] con i cadetti, il Comitato di Pietroburgo del partito socialista-rivoluzio- nario si sottometterà [!] alla decisione della maggioranza [della maggioranza degli altri partiti!], ponendo come condizione sine qua non dell’accordo l’assicurazione di tutti i seggi spettanti ai gruppi socialisti per la sola curia operaia». Si può promettere un premio di un milione di rubli a chi riuscirà a decifrare questo gergo astruso! Sostenere V inammissibilità di un accordo con i cadetti dopo essere giunti a un accordo con i socialisti popolari, che sono interamente favorevoli ai cadetti! Esigere dai ca- detti tre seggi per la sola curia operaia e in pari tempo partecipare a una conferenza con i cadetti insieme con i socialisti popolari e i trudoviki, che non pongono simili condizioni! Menar vanto della propria autonomia come partito, a differenza dei « gruppi », e nello stesso tempo sottomettersi alla « maggioranza », ossia ai tre gruppi (trudoviki^ socialisti popolari, menscevichi)! Saggio Edipo, risolvi tu l’enigma! E i delegati operai socialisti- rivoluzionari (del rione Mosca) ap- provano un simile guazzabuglio piccolo-borghese, che cela il tradi- mento dei bro interessi a vantaggio dei liberali! Ma questi operai aggiungono : « Esprimere la nostra profonda indignazione alla fra- zione menscevica della socialdemocrazia per la sua condotta ostru- zionistica verso gli altri gruppi e partiti socialisti ». O ingenui proletari socialisti-rivoluzionari! Perche mai, se v’indignate contro i menscevichi, non vi indignate contro il Comitato di Pietroburgo del partito socialista-rivoluzionario ? Gli uni e gli altri cercano di portarvi sotto le ali protettrici dei liberali. Il sostrato di questa polemica interna del blocco piccolo-borghese è evidente. Si minaccia la rottura con i cadetti. / socialisti popolari e i menscevichi sono forse disposti a prendersi i due seggi offerti dai cadetti e a vendere la restante piccola borghesia, come i menscevichi hanno già fatto con il proletariato. Ecco dove sta il nodo della questione ! Di gradino in gradino. Si tradisce il partito operaio e si entra nel DI GRADINO IN GRADINO 21 blocco piccolo-borghese. Si tradisce il blocco democratico piccolo-bor- ghese e si passa ai cadetti! Buon viaggio! Miliukov intanto conversa con Siolypin che gli ha concesso una udienza: «Vi prego di prendere atto, eccellenza, che ho scisso la ri- voluzione e che ne ho staccato i moderati! Mi rimetto al vostro buon cuore...». Stolypin: «Bene, intercederò perché vi legalizzino. Sapete, Pavel Nikolaievic, dividete la marmaglia operaia con le carezze, e io lo farò col bastone. Allora noi, da due parti... Qua la mano, Pavel Ni- kolaievic! ». Scritto il 19 gennaio (1 febDiaió) 1907. Proletari , n. 12, 25 gennaio 1907. LA PROTESTA DEI 31 MENSCEVICHI Abbiamo appena ricevuto un foglio a stampa : Perché siamo stati costretti ad abbandonare la conferenza ( dichiarazione al CC di 31 delegati). I menscevichi non fanno il minimo accenno alla sostanza del problema! Il passaggio dal partito operaio al blocco piccolo-borghese (menscevichi, socialisti-rivoluzionari, trudoviltf, e socialisti popolari) e da quest’ultimo ai cadetti non presenta probabilmente alcun inte- resse per il proletariato. I protestatari si rifiutano di dare spiegazioni di fondo e restano solo sul terreno formale. Esaminiamo quindi le loro argomentazioni formali. Si tratta di tre tipi di argomentazioni: 1) La storia del Comitato di Pietroburgo e la sua struttura non democratica. 2) L’irregolare verifica dei poteri da parte della conferenza. 3) Il rifiuto della conferenza di dividersi in conferenza cittadina e conferenza di governatorato. Riguardo alla prima argomentazione, domandiamo: che c’entra qui il Comitato di Pietroburgo? Forse che alla conferenza non sono state effettuate elezioni speciali ? I menscevichi dicono in sostanza una palese menzogna a propo- sito della storia del Comitato di Pietroburgo e della sua presunta struttura non democratica. Vale la pena di sottolineare il fatto cu- rioso che, per esempio, il rione lettone (della cui inclusione i men- scevichi si lamentano oggi) sia stato incluso ancor prima del Con- gresso di unificazione, quando cioè i bolscevichi e i menscevichi avevano una rappresentanza paritetica nel Comitato di Pietroburgo. Gli stessi menscevichi ammettevano pertanto di buon grado, piu di un anno e mezzo fa, l’inclusione del rione lettone! O ancora: i men- scevichi lamentano che il Comitato di Pietroburgo abbia accettato di LA PROTESTA DEI 31 MENSCEVICHI 2 3 cooptare un certo numero di membri e dimenticano di aggiungere che sono stati proprio loro a volere Tammissibilità della cooptazione! In base a tali esempi si può formulare un giudizio sulla validità di questa critica tardiva al modo come si è formato il Comitato di Pietroburgo. Seconda argomentazione. La conferenza, guardate un po’, avreb- be proceduto in modo irregolare alla verifica dei poteri. I menscevi- chi si rifiutano di accettare i voti dei commessi e presentano la seguente ripartizione dei voti come l’unica per loro giusta: bolscevici 1.560 piu 180 favorevoli alla piattaforma del blocco rivoluzionario, ossia, complessivamente, 1.740; menscevichi 1.589. Oppure, se si calcolano le deleghe e i resti : bolscevici 35, menscevici 32 (cfr. p. 8 del fo- glio menscevico). Ci resta pertanto da sottolineare soltanto che, anche a giudizio dei nostri severi critici , i bolscevici avevano e dovevano avere la maggioranza nella conferenza di Pietroburgo! Voi tutti sapete, compagni, che i « dissidenti » (piattaforma del blocco rivoluzionario) sono anch’essi bolscevichi. E dal momento che ammettete che i bolscevichi avrebbero avuto 35 deleghe contro 32, anche nel caso in cui la verifica dei poteri fosse stata effettuata dai menscevichi, perché fare tanto chiasso? Voi stessi siete costretti a riconoscere che la socialdemocrazia di Pietroburgo è una socialdemocrazia bolscevica. Ma esaminiamo ancora il modo come i menscevichi criticano la verifica dei poteri da parte della conferenza. Essi si rifiutano di calcolare i voti dei commessi. Per quale motivo? «Col pretesto che è impossibile riunire in assemblea i com- messi — leggiamo nel foglio, — il loro gruppo dirigente, dopo aver tentato di indire un referendum tra i suoi iscritti, ottenendo com- plessivamente un centinaio di voti, ha avuto dal Comitato di Pietro- burgo il diritto di eleggere 5 rappresentanti, nella misura, non si sa perché, di uno su ogni 60 membri, essendo i commessi organizzati 313... » (p. 4). Tutti sanno quanto sia difficile riunire in assemblea i commessi. Perché dunque parlare di « pretesto > ? Con quale fondamento si po- trebbe non tener conto dei 313 commessi organizzati (ossia iscritti al partito)? Non parlate voi stessi di un tentativo di indire un referen- 24 LENIN dum, ossia delle misure prese dal gruppo dirigente per conoscere le opinioni di tutti gli iscritti? Ma* elevando la norma da 50 a 60 il Comitato di Pietroburgo ha con ciò stesso riconosciuto il carattere non pienamente democra- tico della rappresentanza. Rione Mosca. I menscevichi includono tra i voti contestati 185 voti bolsceviche Tuttavia, gli nessi autori del foglio, nel paragrafo intitolato Motivi della contestazione delle elezioni , scrivono letteral- mente quanto segue: « Sono contestati condizionatamente , nel caso che t bolse e vichi non convalidino analoghe elezioni svoltesi in un altro rione ». Stupendo, non vi pare? I menscevichi hanno contestato le dele- ghe bolsceviche condizionatamente , nel caso che!! Tirando le som- me, essi stessi dichiarano che « il numero dei voti realmente non passibili di convalida» è per i bolscevichi non di 300, ma di 115 : il che significa che gli stessi menscevichi considerano passibili di con- valida 185 voti! Si ha quindi una contestazione t condizionale » di voti realmente passibili di convalida: ecco i metodi dei menscevichi! E questi uomini si permettono di parlare di irregolarità della rappresentanza alla conferenza!... Per loro il numero dei voti non contestati è per i bolscevichi di 1.376 e per i menscevichi di 795. Voi stessi, dunque, cari compa- gni, pur ammettendo il metodo originalissimo della « contestazione condizionata », non siete riusciti a contestare la stragrande maggio- ranza dei voti bolscevichi! Su 789 voti menscevichi contestati dai bolscevichi (in base ai dati del foglio) 234 riguardano il rione di Vyborg. Nel paragrafo Motivi della contestazione leggiamo: «Le elezioni non sono avve- nute in base alle piattaforme, anche se ce stata discussione». I di- battiti non dimostrano affatto che i votanti si siano pronunciati in favore del blocco con i cadetti, e quindi la conferenza ha fatto bene a rifiutarsi di attribuire ai fautori del blocco con i cadetti quei voti che non erano suri espressi con chiarezza e senza equivoci in tal senso. La conferenza ha elevato la norma di rappresentanza per questi 234 voti. Inoltre, i bolscevichi hanno contestato 370 voti del sottorione franco-russo (rione Città). Nel paragrafo Motivi della contestazione la PROTESTA DEI 31 MENSCEVICHI 25 leggiamo: «Senza piattaforme ioo voti, e una parte di essi (270) con elezioni di secondo grado e discussione ». Come vedete, i voti dei commessi non valgono nulla, nonostan- te il «tentativo di indire un referendum». I voti dei menscevichi devono essere invece convalidati ad ogni costo, nonostante le eiezioni di secondo grado y che di fatto non si distinguono dal modo in cui i commessi hanno eletto i propri rappresentanti! No, compagni men- scevichi, è davvero pessima la vostra difesa delle deleghe mensce- viche! Riguardo alla divisione della conferenza i menscevichi afferma- no con assoluta concisione: «Nonostante la razionalità di questa proposta... », la conferenza l’ha respinta (p. 5). Nella pagina succes- siva viene svelato impudentemente il segreto di questa « razionali- tà » : « NeH’ambito della città la stragrande maggioranza [?!] spet- tava ai menscevichi » (se si calcolano i voti secondo il criterio dei menscevichi, se si escludono cioè tutti i commessi e si includono tut- ti gli iscritti del sottorione franco-russo e del rione Vyborg!). Ecco di che si tratta! Era razionale dividere la conferenza per ottenere una falsa maggioranza menscevica. Un tiro poco astuto. Perché mai, compagni, avete dimenticato di dire che sarebbe stato «razionale» separare, per esempio, il rione Ferroviario} E perché mai il CC non ha formulato la razionale proposta di dividere la conferenza di Vilna, quella di Odessa, e cosi via? Le proteste formali dei menscevichi sono in effetti un ripiego inutile e poco serio. Seria è invece la loro decisione di passare ai cadetti. Ma su questo punto i 31 protestatari mantengono il mas- simo riserbo. Proletari t n. 1 2, 25 gennaio 1907. LE ELEZIONI A PIETROBURGO E L’IPOCRISIA DEI 31 MENSCEVICHI Il giornale Tovaristc riporta oggi (20 gennaio) ampi estratti dell’appello dei 31 menscevichi staccatisi dall’organizzazione socia- lista alla vigilia delle elezioni a Pietroburgo. Ricorderemo dapprima brevemente la vera storia di quello che hanno fatto i menscevichi staccatisi dalla socialdemocrazia dopo aver abbandonato la conferenza: 1) Staccatisi dagli operai socialdemocratici, hanno fatto blocco con la piccola borghesia (socialisti-rivoluzionari, trudovikj e sociali- sti popolari) per mercanteggiare, insieme ad essa, coi cadetti sul numero dei seggi. Il testo dell’ accordo concernente l’entrata dei so- cialdemocratici scissionisti nel blocco piccolo-borghese e stato tentilo nascosto agli operai e al pubblico. Ma non perdiamo la speranza che venga tuttavia pubblicato e che ciò che è segreto divenga palese. 2) Come parte costitutiva del blocco piccolo-borghese (erronea- mente chiamato nei giornali «blocco di sinistra») i menscevichi scis- sionisti hanno mercanteggiato con i cadetti perché a questo blocco venissero concessi tre seggi su sei. I cadetti ne concedevano due. Non si sono messi d’accordo sul prezzo. La «conferenza» (Fespresaione non è nostra, ma presa dai giornali) piccolo-borghese coi cadetti s’è riunita il 18 gennaio. Ne hanno dato notizia la Riec e il Tovaristc. La Riec comunica oggi che l’accordo non è stato raggiunto (benché noi, naturalmente, dobbiamo attenderci che le trattative continuino dietro le quinte). I menscevichi fino a questo momento non hanno dato sulla stampa la notizia di questa loro « iniziativa » per vendere ai cadetti i voti degli operai. Ne renderanno probabilmente conto al blocco piccolo-borghese, LE ELEZIONI A PIETROBURGO E L’IPOCRISIA DEI 31 27 di cui sono stati una parte durante le trattative, e non al partito operaio! Non desiderano probabilmente raccontare perché alle trattative ha partecipato il compagno Dan, che non è stato delegato a farlo né dal gruppo dei 31 né da nessun altra organizzazione del partito. Questi sono i fatti concernenti i 31 menscevichi. Quali sono le loro parole ? Il loro primo ragionamento consiste nel sostenere che, avendo smentito l’esistenza del pericolo centonero a Pietroburgo, i bolsce- vichi non avevano il diritto di esprimersi a favore dell’accordo con i socialisti-rivoluzionari e con i trudovikj senza trasgredire le riso- luzioni della Conferenza di tutta la Russia, che avrebbero richiesto un’azione autonoma della socialdemocrazia in assenza del pericolo centonero. Tutto questo ragionamento è totalmente falso. I 31 menscevichi scissionisti ingannano il pubblico che legge. Neppure un’organizzazione di partito ha mai emesso il divieto for- male di accordarsi con i soci al isti -rivoluziona ri in assenza del peri- colo centonero. Un tale , accordo è in atto per esempio a Mosca, e il CC non l’ha sconfessato. Ce di piu. Fino a che punto i 31 menscevichi distorcano la ve- rità richiamandosi alla risoluzione della Conferenza socialdemocra- tica di tutta la Russia si vede da quanto segue. E* a tutti noto che le risoluzioni di questa conferenza (consultiva) sono state approvate dai menscevichi e dai bundisti contro i bolsceviche i polacchi, i letto- ni. Ed ecco, questi stessi bund isti y che hanno fatto approvare la deci- sione della conferenza socialdemocratica, hanno riconosciuto ufficial- mente l’ammissibilità dei blocchi con i socialisti-rivoluzionari e con la democrazia rivoluzionaria in generale in caso di assenza del pe- ricolo centonero, ma in presenza del pericolo cadetto . Ce stata a que- sto proposito una risoluzione del CC del Bund che non è stata con- testata da nessuno. Se ne è scritto anche nell’organo di stampa rus- so del Bund, Nascia Tribuna , e tutti i socialdemocratici russi non analfabeti io sanno. I 31 menscevichi ingannano gli operai e tutto il pubblico che legge - Abbiamo anche chiarito che la Conferenza socialdemocratica di tutta la Russia ha lasciato facoltà al CC di escludere dovunque i 28 LENIN non socialdemocratici dalla lista socialdemocratica, cioè di esigere una azione incondizionatamente autonoma della socialdemocrazia. Il CC non si è ancora avvalso di questo diritto in nessun posto , riconoscen- do di fatto l’autonomia del Bund e di tutte le altre organizzazioni del POSDR. Ancora. I 31 menscevichi sono scontenti del fatto che la confe- renza abbia escluso i socialisti popolari (o socialpopulisti) dal blocco dei tru dovici. Essi scrivono: «È noto a tutti che questi tre partiti» (socialisti-rivoluzionari, socialisti popolari e trudovihj\ questi ultimi non sono affatto un partito) « avevano già da tempo concluso a Pie- troburgo uno stretto blocco e agiscono uniti ». Di nuovo una menzogna. In primo luogo, mai e in nessun luo- go è stato ufficialmente dichiarato che questo blocco sia stato con- cluso e che le sue condizioni lo rendano effettivamente «stretto». Vi sono state solo vaghissime note di giornale, sulle quali è impossi- bile basarsi per questioni serie quando vi sono rapporti ufficiali fra i partiti. In secondo luogo, che il blocco dei tre partiti e gruppi del lavoro non fosse particolarmente « stretto » è dimostrato dal fatto che i socialisti-rivoluzionari e il comitato del gruppo del lavoro, ai quali la conferenza socialdemocratica s’è rivolta, hanno incominaato le trattative con essa senza i socialisti popolari . Non si può chiamare stretto un blocco che non impedisce a una parte dei suoi componen- ti di condurre trattative indipendentemente dall’altra parte. Finora i- socialisti-rivoluzionari non hanno ancora dato nessuna risposta ufficiale che ci imponga di ammettere l’accordo anche con i socialisti popolari. In terzo luogo, nella stessa pagina del Tovanstc dov*è ri- portato il comunicato dei 31 menscevichi, è pubblicata la « risoluzio- ne del 16 gennaio del Comitato del partito socialista-rivoluzionario di Pietroburgo». Una nota di questa risoluzione dice: « L’uscita dal blocco [precisamente quello dei socialisti-rivoluzionari, dei trudovthi e dei socialisti popolari] del gruppo dei socialisti popolari non rom- pe Vaccordo. L'uscita di un altro gruppo o partito socialista rompe l'accordo ». I fatti hanno dunque dimostrato che, chiamando « stretto » il blocco dei trudovihj, i 31 menscevichi hanno detto il falso. La conferenza della socialdemocrazia pietroburghese ha avuto ragione di considerare a parte i socialisti popolari. In primo luogo ha avuto ragione in linea di principio, perché non c’è dubbio che i so- LE ELEZIONI A PIETIOBUEGO E L’iFOCltlSlA DEI 31 29 dalisti popolari sono ii partito del laroro piu di destra, il più infido, il più vicino ai cadetti. E ha avuto ragione in secondo luogo sotto il profilo politico e pratico, poiché ha tracciato giustamente quella linea di demarcazione fra i partiti del lavoro che si è inevii abilmen- te rivelata nel corso della campagna politica. Oggi è già a tutti chia- ro che se i trudovik} c’imponessero tuttavia \ socialisti popolari (per ottenere la vittoria sui cadetti a Pietroburgo sarebbe ridicola certo, aver paura d’includere i socialisti popolari nel blocco del lavoro), la responsabilità per i trudovik i poco sicuri ricadrebbe interamente sui socialisti-rivoluzionari e non sui socialdemocratici. Il partito operaio se preoccupato di far conoscere a tutti gli operai e a tutti i cittadini la differenza che esiste fra i trudovik i più fidati e quelli meno si- curi, s’è preoccupato di far ricadere la responsabilità per i cattivi trudovil(i sui sodalisti-rivoluzionari e non sul partito del proletariato. Quale conclusione sgorga da queste peripezie con i socialisti popolari ? La conclusione che i menscevichi hanno agito senza tener fede ai principi , entrando in un blocco piccolo-borghese senza fare alcuna distinzione , senza essere cioè capaci di fare quello che i socialdemo- cratici sono tenuti a fare in una campagna elettorale, e precisamente: insegnare alle masse a distinguere in modo rigoroso e giusto i partiti. I menscevichi hanno avuto fretta di mettersi in un unico blocco pic- colo-borghese insieme con i socialisti popolari, cioè con un gruppo se mi cadetto! I bolscevichi hanno agito con fermezza ideologica- Hanno in- cominciato col render noto a tutti, con una risoluzione esplicita, pubblicata dappertutto a nome di un’istanza ufficiale socialdemocra- tica, Tinstabilità del partito dei socialisti popolari. E hanno ora otte- nuto che i trudovik} più rivoluzionari (e precisamente i socialisti- rivoluzionari) dichiarassero loro stessi che i socialisti popolari possono uscire dal blocco del lavoro senza provocarne la rottura! I bolscevichi hanno ottenuto che i trudovik} rivoluzionari si se- parassero dai trudoviki opportunisti. 1 menscevichi sono entrati fino al collo nel blocco opportunista piccolo-borghese. I bolscevichi hanno invitato apertamente e pubblicamente i trudovik i a seguirli nella lotta contro i cadetti e già ora hanno con- seguito indubbi risultati politici, senza ancora entrare in alcun blocco con nessuno. I menscevichi, alTinsaputa degli operai e calpestando 3 ° LENIN i principi, si sono infilati nel blocco piccolo-borghese per mercanteg- giare con i cadetti. Gli operai possono quindi giudicare dove li portino di fatto i menscevichi. Il terzo e ultimo ragionamento dei 31 menscevichi consiste nel- raffermare che raccordo dei socialdemocratici con Ì trudoviì^i a Pie- troburgo non diminuisce, ma aumenta il pericolo centonero. Questa affermazione è talmente assurda o ipocrita da indurci a citare inte- gralmente gli argomenti dei menscevichi: « La lista comune dei socialdemocratici con ì populisti sarà suffi- cientemente popolare per strappare molti voti ai cadetti, ma non basterà a riportare la vittoria in tutta Pietroburgo, non basterà soprattutto se la colpa del mancato accordo fra tutti i partiti rivoluzionari e d opposizione ricadrà, agli occhi della massa elettorale, sui socialdemocratici e sui loro alleati. E in tal caso i molti voti strappati ai cadetti andranno intera- mente a vantaggio dei centoneri uniti, che batteranno sia la lista cadetta sia quella di sinistra ». Tutto questo ragionamento non è altro che ipocrisia, che deve coprire il mercato dei menscevichi con i cadetti per i seggi. Pensate un po’ infatti a quello che dicono ì menscevichi: l’ac- cordo dei socialdemocratici con i trudoviì(i aumenta il pericolo cen- tonero perché strappa molti voti ai cadetti! Molto bene, carissimi compagni. Ma, secondo voi, quand e che ce piu pericolo d’una vit- toria centonera: quando tutti i voti non centoneri si dividono fra due liste o quando si dividono fra tre liste? Mettiamo che i neri ab- biano 1.000 voti, tutti gli altri 2.100. Quand e più pericolosa la vitto- ria dei neri: quando i 2.100 voti si dividono fra due liste o quando si dividono fra treì Per risolvere questo problema complicato i menscevichi posso- no ricorrere all’aiuto di un allievo della prima classe ginnasiale. Ma proseguiamo. Non solo i 31 menscevichi dicono una vera assurdità fingendo di non capire che con l’accordo dei socialdemo- cratici con i trudovify a Pietroburgo ci saranno in tutto due liste anticentonere, mentre senza l’accordo potrebbero essercene tre. Ma ce di più. I 31 menscevichi si distinguono, inoltre, per una tale ignoranza LE ELEZIONI A PIETROBURGO E L’ IPOCRISIA DEI 31 3 1 della storia delle prime elezioni da non conoscere neppure il rap- porto fra i voti neri e quelli cadetti a Pietroburgo alle elezioni della I Duma- Non per niente abbiamo portato questo esempio: 1.000 voti ai neri, 2.100 a tutti gli altri. Questo esempio è tipico per 9 cir- coscrizioni su 12 di Pietroburgo alle elezioni della I Duma! In 9 seggi, che danno complessivamente 114 grandi elettori su 160, il numero minimo di voti dati ai cadetti supera di oltre due volte il numero massimo dei voti dati ai neri o al cosiddetto blocco di destra. Che cosa significa ciò? Significa che se a Pietroburgo ci saranno due liste < di sinistra > (cioè non centonere) nessuna divisione concepibile dei voti tra le sinistre può dare la vittoria ai neri. Siccome i 31 menscevichi, a quanto pare, non sono forti nei primi elementi di aritmetica, lo spiegheremo loro: si provino a di- videre 2.100 in due parti tali che i 1.000 voti neri possano battere sia l’una che l'altra di queste parti. Si rompano pure il capo i menscevichi su questo problema, e lo facciano anche per scoprire se la presentazione di tre liste anziché di due aumenti o diminuisca il pericolo centonero. Non ce nessun motivo di pensare che i neri quest anno alle elezioni di Pietroburgo saranno piu forti deiranno scorso. Nessun politico di buon senso sarebbe disposto ad affermarlo. Tutti vedono che i neri si sono completamente coperti di vergogna dopo lo sma- scheramento dell’affare Lidval, l’assassinio di Herzenstein \ ecc. Tutti sanno che giungono ora da tutte le parti della Russia notizie sulla vittoria delle sinistre alle elezioni. In tali condizioni le grida sul pericolo centonero sono segno o di piena ignoranza o d'ipocrisia. E far l’ipocrita serve a chi cela i propri veri fini e agisce in segreto. I menscevichi gridano al pericolo centonero per distogliere l’attenzione degli operai dagli intrighi che essi compiono o che hanno compiuto ieri entrando nel blocco pic- colo-borghese e mercanteggiando con i cadetti. Con due liste di sinistra nessuna divisione dei voti può dare la vittoria ai neri a Pietroburgo se non aumenterà il numero dei voti dei neri in confronto alle elezioni scorse, ma tutti gli indizi indica- no una diminuzione e non un aumento di questi voti. [ menscevichi quindi sono entrati nel blocco piccolo-borghese e hanno mercan eggjato con i cadetti non per lottare contro il pericolo centonero: questa è una puerile invenzione mediante la quale si può ingannare solo una persona ignorante o completamente tonta. I menscevichi hanno mercanteggiato con i cadetti per far eleg- gere un laro uomo atia- Duma, a dispetto degli operai e con l aiuto dei cadetti : ecco qual è la semplice soluzione deirenigma di tutte queste peregrinazioni dai socialdemocratici ai blocco piccolo-borghe- se e da quest'ultimo ai cadetti. Solo gente del tutto ingenua può non vedere questo retroscena delle azioni mensceviche, mascherato dalle grida sul pericolo cen- tonero. Per questo appunto i menscevichi, stando nel blocco piccolo- borghese* insistevano per i tre seggi alla Duma, per avere con cer- tezza un posticino per sé. Se i cadetti avessero concesso solo due seggi, i menscevichi avrebbero potuto non ottenerne neppure uno. Uno di questi i cadetti lo hanno concesso senz’altro ai populisti (so- cialisti popolari), ma non si decidevano a togliere Taltro alla cuna operaia. In ques t’ultima non si sa ancora chi vincerà. Ecco perché i menscevichi hanno nascosto al pubblico sia chi aveva dato al compagno Dan il mandato di agire* sia quali erano le loro condizioni per partecipare al blocco piccolo-borghese, sia quali sono s‘ate precisamente le discussioni alla « conferenza » del blocco piccolo-borghese con i cadetti, ecc. ecc. Finora, dopo un tale com- portamento dei menscevichi, non abbiamo saputo e non riusciamo a sapere che cosa questi faranno dopo il rifiuto dei cadetti. Si uniran- no i menscevichi con i socialisti popolari per mendicare dai cadetti due posticini a scapito della curia operaia (della possibilità di una simile soluzione parlava un editoriale della Riec)ì O si decideranno a fare liste socialdemocratiche autonome, cioè a presentare tre liste di sinistra a Pietroburgo invece di due? Oppure, dopo la sfortunata giratina nel salotto dei piccolo-borghesi e nell’anticamera dei cadetti, ritorneranno al partito operaio soci aidemocratico e alla sua decisione? Se i menscevichi fossero veramente guidati dal timore del peri- colo centonero e non dall’ardente desiderio di ottenere un posticino dai cadetti, avrebbero forse potuto separarsi da costoro per il nume- ro dei seggi? Quando un socialista crede realmente nel pericolo centonero e LE ELEZIONI A PIETROBURGO E L’IPOCRISIA DEI 31 33 lotta sinceramente contro di esso, cede i suoi voti al liberale senza mercanteggiare e non rompe le trattative perché invece di tre seggi gliene vogliono cedere due. Durante il ballottaggio in Europa, per esempio, il pericolo centonero è evidente quando i liberali hanno ottenuto, diciamo, 8.000 voti, i centoneri o i reazionari 10.000 e i so- cialisti 3.000. Se il socialista crede che il pericolo centonero sia un pericolo reale per la classe operaia, egli vota per i liberali. Da noi in Russia non ce ballottaggio, ma un caso corrispondente si può avere al secondo stadio delle elezioni. Se su 174 grandi elettori, met- tiamo, 86 sono neri, 84 cadetti e 4 socialisti, i socialisti debbono fare convergere i propri voti sul candidato cadetto, e non una sola perso- na in tutto il Partito operaio socialdemocratico di Russia ha finora messo in discussione questo fatto. E i menscevichi asseriscono di temere il pericolo centonero a Pie- troburgo e nello stesso tempo rompono coi cadetti per la questione dei due o tre seggi! Questa è un'evidente ipocrisia che deve coprire il mercanteggia- mento della parte piccolo-borghese del partito operaio per un posti- cino alla Duma, chiesto in elemosina ai cadetti. Ed esattamente allo stesso modo sono oggi un’ipocrisia i ragiona- menti dei menscevichi sulla campagna autonoma dei socialdemocra- tici a Pietroburgo, senza i trudotn^t. Per esempio il signor Levitski, menscevico, il 19 gennaio, al teatro Nemetti, secondo il resoconto del Tovaristc , ha detto quanto segue: «1 socialdemocratici hanno rinun- ziato all’autonomia nella campagna elettorale solo per scongiurare il pericolo centonero. Visto che la cosa non è riuscita, essi debbono al- meno cercare di svolgere una larga agitazione, e perciò l’oratore s’è espresso per un’azione autonoma dei socialdemocratici ». Ci si domanda: è mai possibile che questo Levitski, se ha intel- letto sano e buona memoria, non finga? Visto che non si è riusciti a « scongiurare il pericolo centonero » con la formazione di una lista comune di tutte le sinistre, cadetti compresi, Levitski vuole tre liste di sinistra , quelle dei cadetti, dei socialdemocratici e dei trudovil(i\ Che cos’è questo se non il dimenarsi d’un opportunista che si sen- te mancare il terreno sotto i piedi e pensa di farci dimenticare che l’altro ieri i menscevichi partecipavano alle riunioni del blocco pic- colo-borghese e ieri mercanteggiavano con i cadetti?! I menscevichi hanno tradito gli operai, sono passati ai cadetti e 34 LENIN adesso, quando questa sporca manovra non riesce, vogliono purifi- carsi con una frase suirazione autonoma della socialdemocrazia! Questa è proprio una frase vuota che serve solo a gettar polvere negli occhi, è una frase, e null’altro, perché con tre liste di sinistra i neri potrebbero effettivamente vincere a Pietroburgo solo per la divisione delle sinistre, e i menscevichi stessi hanno rafforzato la posizione del blocco piccolo-borghese, allontanandosi dal partito proletario ed en~ trando in questo blocco per un mercato comune con i cadetti. I menscevichi hanno ora effettivamente di che « purificarsi », a tal punto si son coperti di vergogna con tutto il loro comportamento nella campagna elettorale a Pietroburgo. Effettivamente non restano loro altro che le frasi vuote e altisonanti, dato che essi stessi non credono seriamente alla possibilità di una lista di soli socialdemocra- tici a Pietroburgo. Quanto ai bolscevichi, noi li mettiamo in guardia con la massi- ma energia dal prestar fede a queste frasi sonore e ipocrite. I bolscevichi non hanno di che «purificarsi», non hanno di che pentirsi. La nostra linea politica, inizialmente derisa da tutta la stampa borghese della capitale, viene ora magnificamente e palese- mente convalidata da tutto il corso degli avvenimenti. Diviene chia- ra l’assurdità delle favole sul pericolo centonero. Diviene evidente il pericolo cadetto. Si leva il velo e appare chiara la politica dei ca- detti, al capo dei quali è concessa (o è stata concessa) ora un’udienza da Stolypin. I bolscevichi non sono entrati di nascosto, uscendo dal partito operaio, nel blocco piccolo-borghese. Non hanno rafforzato questo blocco sanzionando la partecipazione del partito dei socialisti popo- lari che, fra i trudoviìff , è il partito semicadetto. Non hanno fatto neppure un passo, non hanno detto neppure una parola che i partiti piccolo-borghesi potessero interpretare come una rinunzia dei so- cialdemocratici airazione autonoma. Mentre Miliukov stava fra i piedi a Stolypin, mentre i mensce- vichi e i trudovify di tutte le tinte stavano fra i piedi a Miliukov, i soli bolscevichi mantenevano una posizione del tutto ferma e non hanno interrotto neppure per un minuto ciò che il compagno Levitski e quelli che lo seguono hanno ricordato adesso, dopo aver litigato con i cadetti. E non dobbiamo quindi ora fare in nessun caso la sciocchezza LE ELEZIONI A PIETROBURGO E L IPOCRISIA DEI 31 35 della quale parlano a vanvera gli smarriti e ipocriti menscevichi, non dobbiamo rinunziare al blocco rivoluzionario, all’apj5oggio dato ai socialisti dalla piccola borghesia, contro i cadetti. Appunto perché i bolscevichi, senza tentennamenti, hanno subito seguito la lingua giusta, essi hanno ottenuto che l’effettiva instabilità dei trudovikì e la fermezza del partito operaio (eccettuata la sua appendice opportunista, s’intende), siano ora divenute a tutti chiare. Si è chiarito infatti che proprio il proletariato socialdemocratico segue in modo autonomo la propria strada, orientando tutti gli altri ele- menti contro i neri e contro i liberali, sottraendo tutti i partiti e le correnti piccolo-borghesi all’influenza deH’ideologia e della politica cadetta, determinando pubblicamente la misura in cui ci si può fidare dei gruppi rivoluzionari e opportunistici fra i trudoviì(i e in cui que- sti possono essere utili. E aver ora paura di trascinare dietro a sé tutti i trudovt^i che hanno provato l’amarezza della benevolenza dei cadetti e sono pronti a lottare contro i cadetti sarebbe un’imperdonabile puerilità e una manifestazione di mancanza di carattere in politica. I 31 menscevichi, invischiatisi nei mercanteggiamenti con i ca- detti, sono costretti contro la propria volontà a riconoscere ; « la lista comune dei socialdemocratici e dei tnuìovikt sarà sufficientemente popolare per strappare molti voti ai cadetti»!... Si, proprio cosi! E proprio per questo non possiamo trascurare il compito di scalzare l’egemonia dei cadetti nella capitale , verso la quale sono rivolti gli sguardi di tutta la Russia. In alcune circoscrizioni ci basta strappare ai cadetti la metà dei loro voti più uno , e vinceremo , perché ci avvarremo di tutti i vantaggi della divisione della borghesia in borghesia centonera e borghesia li- beral-conciliatrice (e non ce alcun pericolo, perché in nove circo- scrizioni i cadetti hanno oltre due volte piu voti dei neri). Diventa ogni giorno piu chiaro che i menscevichi hanno seguito una linea politica sbagliata, gridando al pericolo centonero; che ri- spetto all’anno scorso i delegati e i grandi elettori di sinistra sono più numerosi . Invece di un’assurda e vergognosa complicità con i grandi proprietari fondiari liberali (non giustificata dal pericolo cen- tonero che non esiste) ci attende una funzione utile e responsabile : l’ egemonia del proletariato sulla piccola borghesia democratica nella 3 ^ LENIN lotta contro la subordinazione delle masse arretrate alla direzione dei liberali , Le prime elezioni alla Duma hanno dato la vittoria ai cadetti, e questi borghesi liberali cercano con tutte le forze di consolidare e perpetuare la propria egemonia, fondata sulFistupidimento delle mas- se, sull’assenza di un loro pensiero autonomo, di una loro' politica autonoma. È nostro immediato dovere compiere ogni sforzo per raccogliere intorno a noi, proprio a Pietroburgo, tutti coloro che possono lottare contro i neri e i cadetti, raccoglierli in nome dei compiti della rivo- luzione popolare, in nome dell’autonomia di masse popolari di mi- lioni di uomini. E lo faremo, senza sacrificare minimamente la piena autonomia ideale della nostra agitazione socialdemocratica, senza recedere in nulla dai nostri fini socialisti e dalla loro piena .esposizione, senza rinunziare neppure per un istante alla denuncia di tutti i tentenna- menti e i tradimenti della piccola borghesia. Solo la socialdemocrazia rivoluzionaria è incrollabilmente deci- sa a portare avanti la lotta per la libertà e la lotta per il socialismo. Scritto il 20 gennaio (2 febbraio) 1907 Pubblicato nel 1907 in opuscolo. Firmato: N. Lenin. COME VOTARE A PIETROBURGO ? {Esiste il pericolo di una vittoria dei centoneri a Pietroburgo?) Le elezioni a Pietroburgo sono imminenti. Gli elettori, il cui nu- mero ammonta a circa 130.000, debbono eleggere in tutta la città 160 grandi elettori. Questi 160 grandi elettori, insieme con i 14 eletti dagli operai, eleggeranno 6 deputati alla Duma. Chi bisogna dunque eleggere alla Duma? Nelle elezioni a Pietroburgo lottano tre partiti principali: i cen- toneri (partiti di destra), i cadetti (partito della cosiddetta libertà del popolo) e i socialdemocratici. È possibile che i piccoli partiti e tendenze {trudovif{i y indipen- denti, socialisti popolari, radicali, ecc.) si uniscano in parte alla lista dei cadetti, in parte alla lista socialdemocratica. La cosa non è an- cora stata definitivamente decisa. Non c’è comunque dubbio che le liste di candidati a Pietro- burgo saranno tre : centonera, cadetta, socialdemocratica. Tutti gli elettori debbono perciò capire chiaramente chi sono coloro che possono far entrare nella Duma: — i centoneri , cioè i partiti di destra che sono per il governo delle corti marziali, per i pogrom e le violenze? — i cadetti , cioè i borghesi liberali che vanno alla Duma a le- giferare, cioè a mettersi d’accordo con i signori Gurko, i quali hanno sia i diritti legislativi, sia il diritto di sciogliere una Duma che non vada loro a genio? — i socialdemocratici , cioè il partito della classe operaia che lotta alla testa di tutto il popolo per la piena libertà e per il sociali- smo, per la liberazione di tutti i lavoratori dallo sfruttamento e dairoppressione ? Ogni elettore lo sappia: bisogna fare una scelta fra tre partiti. 38 LENIN Bisogna decidere a chi dare il proprio voto: al sostenitore dell’arbi- trio poliziesco e delle violenze, o al capitalista liberale, che attra- verso i signori Kutler mercanteggia con i signori Gurko, o al so- stenitore degli interessi della classe operaia e di tutti i lavoratori? Cittadini elettori! Vi si dice che è possibile un. accordo fra *i ca- detti e i socialdemocratici, la formazione di una loro lista comune. È falso . Sappiate tutti che a Pietroburgo ci saranno in ogni caso tre liste, la centonera, la cadetta e la socialdemocratica. Vi si dice che se i cadetti e i socialdemocratici avranno due liste distinte, essi potranno frazionare i voti e contribuire in tal modo loro stessi alla vittoria dei centoneri. È falso. Ora vi dimostreremo che anche nel peggior caso di frazionamento dei voti, cioè anche nel caso che in tutte le circo- scrizioni di Pietroburgo i voti si dividano in parti eguali fra i ca- detti e i socialdemocratici, la vittoria dei centoneri a Pietroburgo è impossibile. È a tutti noto che alle elezioni per la 1 Duma a Pietroburgo c’erano due liste principali dì candidati, la cadetta e la centonera (o il cosiddetto blocco, unione dei partiti di destra). I cadetti vin- sero in tutte le circoscrizioni della città. Adesso ci saranno tre liste: la centonera, la cadetta, la socialde- mocratica. I socialdemocratici contano quindi di strappare una parte dei voti ai cadetti e di far partecipare alle elezioni coloro che si erano astenuti nelle elezioni della 'I Duma. Vi si dice che questa divisione dei voti fra i cadetti e i social- democratici può dare la vittoria ai centoneri, perché i cadetti e i socialdemocratici sarebbero insieme più forti dei centoneri, mentre divisi possono risultare più deboli, cioè essere sconfitti. Per verificare se ciò è possibile prenderemo le cifre sulle vota- zioni in tutte le circoscrizioni di Pietroburgo alle elezioni della 1 Duma. Vedremo come erano ripartiti i voti tra i cadetti e i centoneri nelle varie circoscrizioni. Nel farlo prenderemo dappertutto i casi peggiori, cioè il minor numero di voti per il cadetto (poiché i vari candidati ricevettero un diverso numero di voti) e il maggior nu- mero di voti per il centonero. Divideremo poi a metà il minor numero di voti per il cadetto supponendo che il socialdemocratico strappi esattamente la metà dei voti (è il caso peggiore per noi, il migliore per i centoneri). COME VOTARE A PIETROBURGO? 39 Confrontiamo ora, circoscrizione per circoscrizione, questa me- tà del minor numero di voti dati al cadetto col maggior numero di voti dati al centonero. Otterremo queste cifre: Votazioni a Pietroburgo alle elezioni per la I DUma Circoscrizioni Numero Numero massimo minimo dei voti Numero , . ■ Meta di questo dei voti n ottenuti dei grandi j li numero ottenuti dalla dalla lista elettori lista cadetta dei partiti di destra Ammiragliato Alexandro-Nevski Kazan Narva Vyborg Pietroburgo Kolomna Mosca Spassici Liteini Rozdestvenski Isola Vasilievski I -395 6 97 2.929 1.464 2-135 I.067 3.486 1 -743 i8 53 926 4.788 2.394 2.141 T.070 4-937 2.468 4.873 2.436 668 5 1.214 16 985 9 I.486 18 652 6 1.729 16 969 9 2.174 20 2.320 15 3 - 4 I 4 1.707 2.097 15 3.241 1.620 2.066 14 3-540 1.770 2.250 i 7 Da queste cifre si vede chiaramente che anche se i voti cadetti venissero divisi in due parti nel modo peggiore , i centoneri vince- rebbero alle elezioni del 1906 solo in tre circoscrizioni su dodici e avrebbero solo 46 grandi elettori su 174 (160 per la città e 14 degli operai). Questo vuol dire che i centoneri non potrebbero vincere nelle prime elezioni neppure nel caso che in tutte le circoscrizioni i voti cadetti si dividessero in due parti eguali fra le liste cadetta e socialde- mocratica. Coloro che spaventano gli elettori ventilando la possibilità di una vittoria dei centoneri qualora si dividano i voti tra cadetti e socialde- mocratici ingannano quindi il popolo . 4 o LENIN La divisione dei voti fra i cadetti e i socialdemocratici non può far vincere i centoneri. I cadetti diffondono intenzionalmente false voci sul « pericolo centonero» per dissuadere lelettore dal votare per i socialisti . Cittadini elettori! non credete alle storielle secondo le quali i centoneri potrebbero vincere se i voti venissero divisi fra i cadetti e i socialdemocratici. Votate liberamente e decisamente secondo la vo- stra convinzione: per i centoneri, per i borghesi liberali o per i so- cialisti. Ma i cadetti che, attraverso la Riec , il Tovaristc , il Sevodnia , la Rodnaia Zemlia, la Rus , la Strana , ecc., diffondono false voci sul « pericolo centonero » proveranno, forse, a portare ancora altri argo- menti, a ricorrere ancora ad altre scappatoie. Consideriamo tu*ti gli argomenti possibili. I voti cadetti si frazioneranno forse non in due ma in tre liste. Forse che i centonen vinceranno allora in tutte le circoscrizioni e sa- ranno eletti alla Duma? No. 1 voti cadetti non possono frazionarsi in tre liste perché a Pietroburgo ci saranno in tutto tre liste. Oltre i centoneri, i cadetti e i socialdemocratici, neppure un partito di qualche importanza pre- senterà le proprie liste autonome. Tutti i partiti esistenti in Russia hanno a Pietroburgo i loro rap- presentanti. Tutti i partiti e tutte le tendenze si sono già espressi a proposito delle elezioni. Neppure un partito, tranne i tre principali da noi citati, neppure un gruppo pensa a un intervento autonomo alle elezioni. Tutti i piccoli partiti, tutte le tendenze, tranne le tre principali , oscillano solo fra queste tre liste. Tutti i partiti e gruppi progressivi, simpatizzanti per la libertà oscillano solo fra i cadetti e i socialdemocratici. Neppure uno dei parliti « del lavoro », né i socialisti-rivoluzio- nari, né il comitato del gruppo del lavoro, né i socialisti popolari hanno espresso il desiderio di presentare liste autonome. Al contrario, tutti questi partiti del lavoro conducono trattative per unirsi o alla lista cadetta o a quella socialdemocratica. Coloro che diranno che i voti cadetti possono dividersi in tre liste, ingannano quindi il popolo . A Pietroburgo ci saranno in tutto tre liste principali: la centonera, la cadetta e la socialdemocratica. COME VOTARE A PIETROBURGO? 41 Secondo argomento possibile. Si dice che i chiarimenti del Se- nato* abbiamo fatto diminuire il numero degli elettori soprattutto fra i poveri, e che perciò i cadetti possono non raccogliere il numero dei voti che ebbero nelle elezioni per la I Duma. È falso. Alle elezioni per la I Duma a Pietroburgo c’erano in tutto circa 150.000 elettori e adesso ce ne sono circa 130.000. Ma alle votazioni, l’anno scorso, parteciparono in tutto circa 60-70 mila elet- tori. Non ce quindi nessun motivo di temere mutamenti nello stato d’animo e nelle opinioni della massa degli elettori. Non può esserci alcun dubbio che la maggioranza dei 130.000 elettori di Pietroburgo appartiene agli strati poco abbienti della popolazione , che solo per un malinteso, solo per insufficienza di cognizioni, solo per pregiudi- zio potrebbero preferire il capitalista all’operaio. Se tutti i socialisti faranno il loro dovere e condurranno un’opera di agitazione c di edu- cazione fra le masse cittadine, potranno allora probabilmente con- tare, fra i 130.000 elettori, non su una decina, ma su alcune decine di migliaia di voti. Terzo argomento possibile. Si dice che i centoneri possono raf- forzarsi alle elezioni di quest’anno perché non si può giudicare ba- sandosi sulle cifre dello scorso anno. È falso. Da tutte le notizie dei giornali, da tutto l’andamento del- le riunioni, dai dati sulla posizione dei vari partiti si deduce che a Pietroburgo i centoneri non sono più forti, ma, probabilmente, molto piu deboli dell’anno scorso. Il popolo è diventato più cosciente, gli ottobristi* fanno fiasco in tutte le riunioni, mentre lo scioglimento della Duma e la politica delle violenze governative, la politica di Gurko-Lidval staccano definitivamente dal governo gli elettori. Alle prime elezioni i centoneri facevano ancora i gradassi, ma adesso si sono completamente calmati non appena le votazioni hanno comin- ciato ad approssimarsi. Quarto possibile argomento. Si dice che il governo non fornisce le schede ai partiti di sinistra, non permette loro né riunioni né gior- nali ecc. e perciò la cosa più sicura, priva di rischi, è di unirsi a tutte le sinistre in un’unica lista con i cadetti. È falso. Se il governo ricorre alla violenza e alla trasgressione della legge, viola la libertà nelle elezioni, lo spirito delle masse si 42 LENIN rafforza. Se sempre piu spesso la polizia scioglie le riunioni per i nostri discorsi, noi socialdemocratici non scadiamo agli occhi degli elettori, ma ci guadagniamo. E quanto alla lotta contro la trasgres- sione della legge da parte del governo, a che serve raccordo con i cadetti? Non serve, ma danneggia, perché i cadetti sono il partito di opposizione piu pavido e più incline al tradimento. È mai possi- bile che insieme col partito nel quale si trova l’ex compagno di Witte e di Durnovo, l’ex ministro Kutler, è mai possibile che con questo partito si possa veramente lottare contro la trasgressione della legge da parte dei ministri? Al contrario, proprio perché i signori Kutler sono molto più vicini ai signori Dumovo e Stolypin che alla massa degli operai e dei commessi, proprio per questo, nell’interesse della lotta per la libertà, dobbiamo mantenerci indipendenti dal partito dei signori Kutler, dal partito dei cadetti. Ammettiamo che il governo abbia deciso di arrestare^ di metter dentro i grandi elettori di sinistra. Servirà a qualcosa raccordo con i cadetti? O i socialisti debbono veramente fare assegnamento sulla intercessione del cadetto Kutler presso i suoi compagni di ieri, i mi- nistri Stolypin e Gurko, in favore dei rivoluzionari? Recentemente i giornali hanno comunicato che il signor Stolypin ha concesso un’udienza al signor Miliukov, capo dei cadetti, per trat- tare sulla legalizzazione del partito cadetto *. Non dovranno forse i socialisti fare assegnamento sulla legalizzazione del partito dei tru- dovikj, dei socialisti-rivoluzionari e dei socialdemocratici « ottenuta per intercessione» dei cadetti? Un socialista che abbia un po’ di pudore e di coscienza non en- trerà mai in una lista comune con i Kutler e i Miliukov. Possono i socialdemocratici vincere le elezioni a Pietroburgo? I giornali cadetti, avvalendosi del fatto che il governo non au- torizza i giornali socialdemocratici, affermano in tutti i toni ai lettori che non ce neppure da parlare di una vittoria dei socialdemocratici alle elezioni, senza i cadetti. * All’assemblea elettorale del 22 gennaio, nella scuola Teniscevski, il signor Vodovozov ha dichiarato che il signor Miliukov era stato, da Stolypin, aveva con- cluso con lui una transazione c che il partito della liberti del popolo doveva rispon- dere dei suoi capi. Il signor Gredeskul, senza negare questo fatto, ha dichiarato che se anche il signor Miliukov era stato da Stolypin, ciò era stato fatto neH’interesse del paese c del partito. COME VOTARE A PIETROBURGO? 43 È falso. La vittoria dei socialdemocratici a Pietroburgo, contro i centoneri e contro i cadetti, è pienamente possibile . I cadetti fingono di non vederlo, dimenticando di proposito che dalla divisione dei voti può guadagnare ogni partito, e non solo i centoneri. I centoneri, se i voti saranno divisi in parti eguali fra i ca- detti e i socialdemocratici, potranno vincere in tre circoscrizioni su dodici. Con la divisione dei voti fra cadetti e centoneri i socialdemocra- tici possono vincere in dodici circoscrizioni su dodici. Per convincersene basta esaminare le cifre sopra riportate. Es.se indicano che, ottenendo in ogni circoscrizione la metà piu uno dei voti dei cadetti (alle passate elezioni ), si può vincere in tutta Pietro- burgo . Per questo bisogna ottenere nelle nove circoscrizioni di Pietro- burgo * garantite » (escludendo le tre dove possono vincere i neri) non meno dì 14^4 voti . Ma è forse impossibile che i socialdemocratici raccolgano a Pie- troburgo da 75 a 20.000 voti ? I soli commessi e impiegati aventi diritto al voto sono a Pietro- burgo dai 30 ai 50.000. Il giornale professionale dei commessi, Golos Pril{azcil{a aveva tendenze socialdemocratiche. Se tutti i socialisti facessero un’agitazione concorde fra i commessi, senza rifiutare di in- serire nella propria lista anche i trudovi{t y anche questi soli impiegati dell’industria e del commercio potrebbero dare la vittoria alla lista comune dei socialdemocratici e dei trudovikj . E inoltre non ci sono forse ancora molti e molti inquilini poveri i quali possono capire che i socialisti difendono i loro interessi me- glio dei padroni di casa, grandi proprietari fondiari liberali, dei ricchi avvocati e funzionari, dei Petrunkevic, dei Rodicev, dei Vinaver, dei Kutler? Guardate le assemblee elettorali a Pietroburgo. Perfino i giornali cadetti, che distorcono terribilmente, a vantaggio dei cadetti, i reso- conti di queste assemblee, sono costretti a riconoscere che la seria lotta che si svolge è tra i cadetti e i socialisti e non fra le destre e le sinistre. Le assemblee elettorali di Pietroburgo dimostrano indiscutibil- mente che i socialdemocratici , specialmente se uniti ai trudovil{i y sono a Pietroburgo più forti dei cadetti . Quanti elettori parteciperanno alle assemblee che precedono le 44 LENIN elezioni? Non pili della decima parte del corpo elettorale, ritengono le persone caute. Prendiamo pure questa cifra minima. Otterremo 13.000 elettori. Poi, si può presumere con tutta probabilità che ogni elettore il quale ha frequentato i comizi porterà con se alle elezioni non meno di due elettori che non vi hanno presenziato. Di questi 39.000 elettori, giudicando da tutti i dati e le osservazioni, 20.000 saranno per i socialdemocratici, che uniranno a sé i trudovihj . Anche secondo questi dati risulta quindi che la vittoria dei so- cialdemocratici a Pietroburgo contro i cadetti e contro i. centoneri è pienamente possibile. Sappiano dunque tutti gli elettori di Pietroburgo che la vittoria dei cadetti o dei socialdemocratici dipende interamente da laro, 1 socialisti fanno la campagna elettorale a Pietroburgo innanzi tutto e principalmente per informare e unire le masse. I socialisti cercano di chiarire pienamente alle masse stesse i compiti che ora stanno dinanzi al popolo nella lotta per la libertà. I liberali invece si danno da fare solo per dei posticini nella Duma, senza occuparsi che gli elettori abbiano idee chiare e precise. I liberali, cioè i cadetti e la gente instabile e incerta che li segue, procedono talvolta a votazioni nelle assemblee elettorali e in alcune fanno approvare a maggioranza schiacciante la decisione della neces- sità di un accordo fra tutte le sinistre, affinché i cadetti ottengano due seggi su sei. Sia quelli che propongono questa soluzione sia quelli che votano per essa hanno un atteggiamento incosciente verso le elezioni a Pietroburgo. L’accordo di «tutte le sinistre» a Pietroburgo non ci sarà e non ci può essere. A Pietroburgo ci saranno tre liste : la cento- nera, la cadetta e la socialdemocratica. E poi è perfino ridicolo votare perché i cadetti ottengano due seggi su sei. Chi vuole effettivamente questo risultato deve capire che non lo si può ottenere con una transazione con i cadetti: lo si può ottenere solo votando per i socialdemocratici. Infatti, se la vittoria dei socialdemocratici a Pietroburgo sarà par- ziale, allora — e solo allora — si potrà ottenere il risultato desidera- bile per alcuni (sei posti alle sinistre, due dei quali ai cadetti). Am- mettiamo, per esempio, che i socialdemocratici vincano solo in quat- tro circoscrizioni, almeno in quelle di Spassici, Mosca, Pietroburgo e COME VOTARE A PIETROBURGO? 45 Vyborg. Avrebbero allora 60 grandi elettori, e con la curia operaia 74. I neri (ammettiamo il caso peggiore, che è molto poco probabile) avrebbero 46 grandi elettori (circoscrizioni Liteini, Rozdestvenski e Isola Vasilievski). I cadetti avrebbero i rimanenti 56 grandi elettori. Ecco in che modo si potrebbero effettivamente avere dei deputati di sinistra di Pietroburgo alla Duma, con prevalenza di quelli più a sinistra dei cadetti. Mercanteggiando con questi ultimi, come fa la gente poco intelligente ed esitante, ciò non si può ottenere. Ripetiamo in breve le nostre conclusioni. A Pietroburgo sono in lizza alle elezioni solo tre partiti fonda- mentali, e gli elettori si troveranno davanti tre liste di candidati : la centonera, la cadetta e la socialdemocratica. Il pericolo di una vittoria dei centoneri a Pietroburgo non è che un’invenzione assurda. Anche con la peggiore ripartizione dei voti cadetti fra i cadetti e i socialdemocratici la vittoria dei centoneri è impossibile. La storiella del « pericolo centonero » a Pietroburgo viene inten- zionalmente alimentata dai cadetti per allontanare da se il pericolo, che effettivamente li minaccia, di una vittoria dei socialisti. I trudovikj, i socialisti-rivoluzionari e alcuni piccoli gruppi non hanno ancora deciso se seguire i cadetti o i socialdemocratici. A Pietroburgo è pienamente possibile la completa vittoria dei socialdemocratici sia contro i centoneri, sia contro i cadetti. Gli elettori debbono dare il proprio voto per convinzione e sim- patia e non per un senso di paura di fronte a un immaginario peri- colo centonero. Per il governo, per i borghesi liberali, o per i socialdemocratici? Cittadini, scegliete! Zrcnic . n. i, 21 gennaio 1907. LE ELEZIONI A PIETROBURGO E LA CRISI DELL’OPPORTUNISMO Il 6 gennaio s'è riunita la Conferenza cittadina di Pietroburgo, a cui spettava di decidere se nella capitale dovesse o no esservi un accordo con i cadetti. Nonostante gli appelli di Plekhanov ai « compagni operai > pub- blicati nel Tovaristc , nonostante gPisterici articoli della signora E. Kuskova, nonostante le minacce di Plekhanov di includere gli operai neirelenco dei « nemici della libertà » se essi avessero voluto difendere una posizione socialdemocratica autonoma, nonostante le piu o meno allettanti promesse dei cadetti, il proletariato di Pietroburgo organiz- zato e cosciente è risultato tanto maturo politicamente da esprimersi in maggioranza, dopo le discussioni e le votazioni, contro qualsiasi accordo con i cadetti. Era chiaro che anche la conferenza, eletta dagli operai organizzati dopo le discussioni sulla piattaforma e le votazioni*, si sarebbe espressa secondo lo stesso spirito. Abbiamo troppo poco posto nel Proletari per soffermarci partico- lareggiatamente sui lavori della conferenza alla quale per giunta è già stato dedicato parecchio materiale. È però importante osservare che i nostri opportunisti erano giunti cosi lontano nella loro politica borghese conciliatrice che la decisione della conferenza è diventata per loro inaccettabile. Era chiaro fin dall’apertura della conferenza che i menscevichi di Pietroburgo, appoggiati dal CC, non si sarebbero sottomessi alla decisione della conferenza. Gli amici dei cadetti cer- cavano solo un pretesto per rompere con la socialdemocrazia rivolu- zionaria. Qualunque esso fosse, doveva essere trovato. Non potendo abbandonare la conferenza per causa delle deleghe, si sono allora # Hanno fatto eccezione il rione menscevico Vyborg e il sottorìone menscevico franco-russo dove le votazioni prò o contro la piattaforma non ebbero luogo. LE ELEZIONI E LA CRISI DELL OPPORTUNISMO 47 avvalsi della raccomandazione del CC di lasciare decidere i problemi della tattica elettorale alle circoscrizioni direttamente interessate, per allontanarsi prendendo a pretesto il problema della divisione della conferenza in due parti: propriamente cittadina e di governatorato. Alle suddivisioni di partito hanno sostituito quelle amministrativo poliziesche. Secondo le indicazioni dei mensevichi bisognava non solo separare dalla conferenza le zone extraurbane, ma addirittura dividere i rioni finora unitari , come i rioni Neva, Mosca, Narva, riorganizzare cioè il partito non come conveniva al partito, ma come conveniva airamministrazione. Era anche chiaro che in qualsiasi modo fosse stato risolto il pro- blema della divisione della conferenza, la maggioranza si sarebbe comunque pronunziata contro l’accordo con i cadetti. I menscevichi se ne sono andati, e con gioia di tutta la stampa borghese hanno deciso di condurre a Pietroburgo una campagna autonoma, di condurre la lotta contro i loro stessi compagni di partito, di scindere il proletariato di Pietroburgo per accordarsi col partito borghese e monarchico della « libertà del popolo ». Come poteva non esultare la stampa borghese! Il giornalucolo Sevodnia ha dichiarato solennemente, in un apposito articolo di fondo, che i menscevichi con lavoro decisione hanno salvato la Russia , e Ter- gano ufficiale dei cadetti, la Riec , ha promesso ai menscevichi, per ricompensarli, di dare un seggio della curia operaia a un « mensce- vico », ma in nessun caso a un « bolscevico >. Primo risultato dell’azione autonoma dei menscevichi: la bor- ghesia ha incominciato a dettare legge alla curia operaia. Intanto la conferenza, che ha continuato i suoi lavori dopo l’uscita dei menscevichi, considerata l’assenza del pericolo cento- nero a Pietroburgo e al fine di scalzare l’egemonia dei cadetti e di liberare dalla loro influenza la piccola borghesia democratica, ha deciso di accordarsi, a determinate condizioni, con i socialisti-rivo- luzionari e con i trudovik}\ i seggi dovevano essere cosi ripartiti: due alla curia operaia, due ai socialdemocratici, uno ai socialisti- rivoluzionari, uno ai triidovihj. La stampa borghese ha esultato : i trudovi{i e i socialisti-rivolu- zionari hanno concluso un blocco con i socialisti popolari, questo blocco si avvicina ai cadetti, i menscevichi si sono separati, i bolsce- vichi sono isolati. La tattica rivoluzionaria è condannata, trionfano 4 » LENIN i « metodi pacifici », evviva raccordo con la monarchia, abbasso la via della lotta popolare di massa! Divisi i socialdemocratici, indebolita l’idra rivoluzionaria del proletariato, i cadetti si sono accordati senza tante cerimonie con il... signor Stolypin. Secondo i comunicati dei giornali, il primo mini- stro ha fissato per i prossimi giorni un’udienza a Miliukov e pone come condizione della legalizzazione del partito cadetto: nessun blocco con le sinistre. I cadetti concedono a tutto il blocco « di sini- stra » — in realtà piccolo-borghese (socialisti popolari, socialisti- rivoluzionari, trudovibj e monscevichi) — complessivamente sol- tanto due seggi dei sei spettanti a Pietroburgo. Per venire incontro al «loggione» i cadetti sono pronti a gettare al seccante blocco pic- colo-borghese due seggi, ma, convinti che il blocco di sinistra non accetterà, trattano con il capo dei centoneri, Stolypin. Il quadro cambia. Comincia la campagna elettorale. Si organizza- no le assemblee elettorali. 1 menscevichi, che vi prendono molto, molto raramente la parola, balbettano in tono sommesso: accordo con i ca- detti. I bolscevichi vi intervengono sempre, invitano i proletari e i semiproletari ad aderire al partito operaio unito e tutti gli elettori rivoluzionari e democratici a partecipare a un unico blocco rivolu- zionario contro i centoneri e i cadetti. Non si permette ai cadetti di parlare; i bolscevichi vengono applauditi. La democrazia cittadina — operaia e piccolo-borghese — si sposta a sinistra, scuotendosi di dosso il giogo dei cadetti. Il quadro cambia: i «conciliatori» fanno fuoco e fiamme. Par- lano dei bolscevichi con la bava alla bocca. Abbasso i bolscevichi! Il Novoe Vremia e il Tovaristc, gli ottobristi e i cadetti, i Vodovozov e i Groman intraprendono, in commovente unione, una crociata con- tro lo spettro rosso del bolscevismo. Se mai il bolscevismo ha avuto bi- sogno di trovare una giustificazione della propria tattica rivoluzionaria e di classe, l’ha trovata nel furore col quale tutta la stampa borghese lo attacca. Se alla democrazia rivoluzionaria piccolo-borghese, sincera- mente tesa alla realizzazione delle proprie parole d’ordine, occorreva una lezione di cose, essa l’ha trovata nell’atteggiamento sprezzante tenuto nei suoi confronti dalla media e grande borghesia, nella politica di conciliazione (con il governo) che i cadetti conducono dietro le spalle del popolo. La socialdemocrazia rivoluzionaria dice a tutti i poveri della LE ELEZIONI E LA CRISI DELL OPPORTUNISMO 49 città e delle campagne: solo nell’alleanza con il proletariato, solo nella liberazione dalla tutela cadetta, solo in una lotta decisa e conseguente contro l’autocrazia troverete la vostra" salvezza. Se siete abbastanza maturi, seguirete il proletariato. Se non lo siete, re- sterete sotto la tutela dei cadetti, ma il proletariato, qualsiasi esito abbia la campagna elettorale, comunque si concludano tra voi i mercanteggiamenti per i seggi, va e andrà per la sua propria strada di classe, rivoluzionaria. 11 menscevismo sta attraversando una dura prova. La campagna elettorale è diventata la pietra angolare della sua tattica opportuni- stica. Una parte della socialdemocrazia è caduta sotto l’egemonia degli ideologi borghesi. Costoro trattano spietatamente i menscevichi da « socialisti moderati > (espressione della Riec), sui quali si può sem- pre contare. I loro amici di destra non li tengono in alcun conto e... contano solo sulla loro servizievole fedeltà ai cadetti. Una parte della socialdemocrazia è arrivata a una vergogna tale che il proletariato rivoluzionario preferisce votare per i socialisti-rivoluzionari (come è accaduto per l’elezione dei delegati nella cittadella del menscevismo: il rione Vyborg) piuttosto che per siffatti socialdemocratici. La crisi dell’opportunismo è prossima. L’accordo con i « conci- liatori » darà il colpo di grazia al menscevismo. I Vasiliev, i Mali- scevski e i Larin hanno aperto la strada verso il... cimitero. Nelle file dei menscevichi c’è smarrimento e autoesclusione. Martov caccia dal partito i Vasiliev e i Maliscevski. Caccino gli operai dal partito lo spirito del menscevismo! Proletari , n. li, 25 gennaio 1907. LE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA A PIETROBURGO Le elezioni dei delegati degli operai rappresentano un avveni- mento di straordinaria importanza, ancora non apprezzato quan- to merita, nella vita politica della Russia e nella storia del nostro movimento operaio. Per la prima volta tutti i partiti che hanno un qualsiasi punto d’appoggio nel proletariato hanno parlato davanti alle masse degli operai non presentando programmi o parole d’ordine generici, ma ponendo una precisa domanda di ordine pratico: ai candidati di quale partito la massa operaia affida la difesa dei suoi interessi? Cer- to, il sistema elettorale, come tutti sanno, è per la curia operaia mol- to, molto lontano da una giusta rappresentanza democratica; tutta- via la massa operaia interviene alle elezioni, e la lotta dei partiti , ap- punto come partiti politici definiti y si svolge in Russia per la prima volta davanti a larghe masse operaie. Le elezioni dei delegati degli operai sono già avvenute in molte località della Russia. Ma non si hanno dati piu o meno completi e precisi sulla lotta dei partiti in queste elezioni. I giornali forniscono solo le conclusioni piu generiche, e per di piu approssimative, fatte «a occhio e croce». Se i militanti del partito, e in particolare gli operai piu avanzati, non si accingeranno aH’opera, necessaria ed estremamente importante, di studio dell’andamento e dei risultati delle elezioni nella curia operaia, si può dire con certezza che perde- remo un materiale straordinariamente prezioso e indispensabile per Tulteriore sviluppo del lavoro e dell’agitazione di partito. L’impressione generale sulle elezioni nella curia operaia in Rus- sia è cosi unanimemente formulata da tutti i giornali: piena vittoria delle estreme sinistre, innanzi tutto della socialdemocrazia, poi dei socialisti-rivoluzionari. LE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA A PIETROBURGO 51 La tesi fondamentale della socialdemocrazia è brillantemente confermata dalle elezioni: il proletariato, come classe, è rivoluzio- nario. Le masse proletarie, per le loro aspirazioni e le loro simpatie, sono socialdemocratiche. Il proletariato è la più rivoluzionaria di tutte le classi della Russia. Le chiacchiere secondo cui la socialdemocrazia non sarebbe in Russia un partito operaio sono state di fatto smentite dalle elezioni. Solo i liberali, che dicono intenzionalmente il falso o gli opportunisti che gettano incautamente parole al vento, possono ora dubitare del carattere proletario di massa della socialdemocrazia in Russia. Se da questa conclusione generale si passa a conclusioni più particolari è necessario fare prima una riserva: non cè ancora ma- teriale più o meno completo. Riteniamo però non solo ammissibile, ma assolutamente necessario, proporre tutta una serie di ulteriori conclusioni, non già per pretendere di risolvere il problema, ma per porre in discussione fra tutti i compagni una questione di enorme importanza , suscitare lo scambio di idee, la raccolta di materiali, ecc. Salta agli occhi, dalle prime notizie dei giornali, la differenza fra la Russia vera e propria e la Polonia, assai più progredita indu- strialmente, culturalmente e politicamente. In Russia, per lo meno a Pietroburgo e a Mosca, non ci sono partiti apertamente borghesi che si appoggino almeno in parte al proletariato. I socialdemocratici hanno una nettissima prevalenza; di un’influenza notevolmente mi- nore gode la democrazia borghese di estrema sinistra che si ritiene socialista, cioè il partito socialista-rivoluzionario. Non ci sono ca- detti fra gli operai, o ce n’è un numero assolutamente insignificante. In Polonia esiste, e si è fatto notevolmente sentire alle elezioni, un partito apertamente borghese, più a destra dei cadetti, il partito dei narodowcy (democratici-nazionali, nazionaldemocratici) 7 . Ciò non può essere spiegato attribuendolo alla forza delle persecuzioni poli- ziesche e militari. La borghesia, facendo abilmente leva in Polonia sull’oppressione nazionale di tutti i polacchi, sull’oppressione religio- sa di tutti i cattolici, cerca e trova un certo appoggio tra le masse E non parliamo poi dei contadini. Va da sé che sarebbe assurdo trarre da questa differenza conclu- sioni sull’originale superiorità dell’arretratezza russa. No, la cosa si spiega più semplicemente, la spiegano le differenze storico-economi- che e non quelle nazionali. In Russia vi sono residui incomparabil- 52 LENIN mente più notevoli della servitù della gleba nei ceti più bassi, nelle campagne, nel regime agrario: ne deriva un maggiore spirito rivo- luzionario primitivo, spontaneo nei contadini e nella classe operaia strettamente legata ad essi. In questo spirito rivoluzionario c’è indub- biamente meno coscienza di classe proletaria, più protesta generica- mente democratica (il che vuol dire, quanto a contenuto, democra- tica borghese). Inoltre da noi la borghesia è meno sviluppata, meno cosciente, meno esperta nella lotta politica. Essa trascura il lavoro tra il proletariato non tanto perché non potrebbe staccarne da noi una parte, quanto perché, in generale, non ha bisogno di appoggiarsi al popolo (come in Europa e in Polonia); le basta per ora appoggiarsi al privilegio, alla corruzione, alla forza bruta. Verranno anche da noi i tempi in cui tutti i possibili rampolli della borghesia porte- ranno fra le masse operaie e il nazionalismo, e una democraticità cristiana, e rantisemitismo, ed ogni porcheria del genere! Passiamo alla Russia vera e propria. Prima di tutto la differenza fra Pietroburgo e Mosca è notevole. A Mosca, vittoria completa dei socialdemocratici sui socialisti-rivoluzionari. Secondo alcune notizie — ancora non del tutto controllate, è vero — vi si contano circa 200 delegati socialdemocratici contro una ventina di socialisti-rivoluzio- nari! A Pietroburgo è il contrario: tutti sono colpiti dalla percentuale inaspettatamente elevata dei delegati socialisti-rivoluzionari. I social- democratici prevalgono, naturalmente, ma non schiacciano incondi- zionatamente i socialisti-rivoluzionari. Si calcola un 33% e perfino (ma è improbabile che sia vero) un 40 % circa di socialisti-rivoluzio- nari. Sia che si prenda Tuna 0 Paltra cifra, finché non si saranno raccolti i dati particolareggiati, si capisce perché i socialdemocratici di base si sentano a Pietroburgo come « sconfitti » nella curia ope- raia. Anche se i delegati socialisti-rivoluzionari sono un terzo si tratta effettivamente già di una sconfitta della socialdemocrazia nel- la capitale, una sconfitta in confronto a ciò che abbiamo visto nel resto della Russia e in confronto a ciò che noi tutti, come socialde- mocratici, riteniamo normale e necessario. È un fatto di enorme importanza... A Pietroburgo, nella curia operaia, restrema sinistra della democrazia borghese ha fatto perde- re ai socialisti la preponderanza schiaccianteX È nostro dovere con- siderare con la massima attenzione questo fenomeno. Tutti i social- LE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA A PIETROBURGO 53 democratici debbono fare ogni sforzo per studiarlo bene e per spie- garlo giustamente. L’impressione generale dei socialdemocratici pietroburghesi, sba- lorditi dalle elezioni del 7 e del 14 gennaio, si riduce a quanto se- gue: 1) proprio nelle fabbriche più grandi , in questi centri di avan- guardia del proletariato piu cosciente, più rivoluzionario è piu sen- sibile la sconfitta inflitta ai socialdemocratici dai « socialisti-rivoluzio- nari»; 2) questi hanno sconfitto prevalentemente e soprattutto i so- cialdemocratici menscevichi. Nei casi in cui erano in lizza un can- didato socialista-rivoluzionario e un candidato socialdemocratico bol- scevico, la vittoria è stata riportata molto piu spesso, e perfino nella maggior parte dei casi , dalla socialdemocrazia. È facile vedere che il significato di entrambe queste conclusioni è al massimo grado importante. Dobbiamo . quindi assolutamente preoccuparci che queste siano effettivamente conclusioni dedotte da un materiale esatto, controllato, non suscettibile di due interpreta- zioni, e non semplici impressioni. È assai poco probabile, quasi im- possibile perfino, che la voce unanime dei militanti socialdemocratici dei più disparati rioni di Pietroburgo possa essere errata. Pretendere una statistica precisa e accurata dai rivoluzionari, oberati proprio adesso da un mucchio di lavoro per le elezioni, sarebbe certo ridicola pedanteria; tuttavia si possono e si debbono raccogliere il materiale fondamentale, le cifre e i dati principali, perché questo è indispensabile per tutto il nostro lavoro socialdemocratico a Pietroburgo, e per lun- go tempo. Più avanti ci soffermeremo più particolareggiatamente su que- sto problema (cfr. l’articolo La lotta fra socialdemocratici e socialisti- rivoluzionari nella curia operaia a Pietroburgo ). Ci limitiamo per ora alla valutazione del significato politico di questa relativa sconfitta della socialdemocrazia nella curia operaia a Pietroburgo. Innanzi tutto bisogna osservare che il numero dei delegati so- cialdemocratici prevale ove piu grande è il numero degli stabilimenti nei quali i socialdemocratici hanno cellule organizzate. Dati più par- ticolareggiati confermeranno probabilmente l'osservazione che è già stata fatta dai socialdemocratici nelle giornate di libertà dell'ottobre, e precisamente che i socialisti-rivoluzionari non svolgono alcun la- voro stabile, continuo, serio e organizzato fra il proletariato, ma agi- scono, se cosi si può dire, con incursioni, « strappando » risoluzioni 54 LENIN" nei comizi, quando il morale è alto, avvalendosi di ogni periodo di ripresa per « strappare » anche le deleghe per mezzo di frasi e di- scorsi « rivoluzionari » altisonanti e ad effetto. Questo elemento della vittoria dei socialisti-rivoluzionari, sarà con ogni probabilità constatato da chiunque conduca un’indagine coscienziosa anche nelle elezioni, appena effettuate, per la curia ope- raia a Pietroburgo. In ultima analisi la questione si riduce al fatto che il partito «rivoluzionario» piccolo-borghese non è capace di un duraturo e tenace lavoro proletario; al piu piccolo mutamento degli stati d’animo sparisce del tutto daH’orizzonte dei sobborghi operai. Solo in singoli momenti riesce a sfruttare l’ancor scarsa preparazione politica delle masse, «affascinandole» con l’impostazione del pro- blema apparentemente larga (in realtà vaga e intellettualisticamente inorpellata), valendosi dell’insufficiente sviluppo della coscienza di classe, utilizzando demagogicamente la tradizionale « aspirazione alla terra» nei casi in cui ancora esiste un legame con la campa- gna, ecc. ecc. Il carattere borghese della rivoluzione, naturalmente, fa si che, quando si sente nell’aria un nuovo slancio, un nuovo impeto rivolu- zionario, «piombino» di tanto in tanto nei quartieri operai nugoli di giovani borghesi veramente e radicalmente rivoluzionari, che sanno di non avere sotto di sé alcun appoggio di classe e vanno, gui- dati dall’istinto, verso il proletariato come verso l’unica massa che lotta realmente per la libertà. Gli oratori socialisti-rivoluzionari nei comizi operai sono a modo loro annunziatori della tempesta, indi- cano che il morale del proletariato si eleva, che questo ha già un po’ riposato, raccogliendo le forze dopo le passate sconfitte, che in esso ricomincia a fermentare, largamente e profondamente, qualcosa che porta a una nuova battaglia contro il vecchio ordine. Il raffronto del periodo dell’ottobre e « della Duma » con le ele- zioni attuali, e un semplice riassunto dei dati sulle cellule solide, organizzate, dei socialisti-rivoluzionari, confermeranno indubbiamen- te questa spiegazione, Ma si darebbe prova, certo, di grande leggerezza se ci si limi- tasse a questa spiegazione e si chiudessero gli occhi sul fatto che proprio nelle officine più grandi, dove gli operai sono più coscienti e provati nella lotta, i socialisti-rivoluzionari hanno sconfitto i social- democratici. Per fortuna, però, già ora sappiamo che di fatto l’estre- LE ELEZIONI NELLA. CURIA. OPERAIA. A. PIETROBURGO 55 ma sinistra della democrazia borghese ha sconfitto non la socialde- mocrazia, ma la banalizzazione opportunistica della socialdemocrazia. La democrazia borghese rivoluzionaria ha ceduto le armi da- vanti alla socialdemocrazia rivoluzionaria, sconfiggendo di fatto solo coloro che si trascinano a rimorchio dei borghesi non rivoluzionari, che sono per i blocchi coi cadetti . Lo attestano in modo assolutamen- te inequivocabile anche le testimonianze dei militanti socialdemocra- tici sul carattere delle attività dei socialisti-rivoluzionari e i dati sul momento della « vittoria » socialista-rivoluzionaria sui menscevichi. Le elezioni a Pietroburgo sono avvenute il 7 e il 14 gennaio. Proprio il 7 gennaio la Pietroburgo operaia ha appreso che i 31 men- scevichi si erano staccati dalla conferenza socialdemocratica per mer- canteggiare con i cadetti un posticino nella Duma. Poi, per tutta la settimana, tutta la stampa borghese di Pietroburgo ha esultato e schiamazzato, lodando i menscevichi, mettendoli al fianco dei cadetti, incoraggiando il loro distacco dalla rivoluzione e il passaggio al « blocco d'opposizione », ai « partiti socialisti moderati ». La sconfitta dei menscevichi nelle grandi officine è il primo av- vertimento che le masse proletarie hanno dato ai tentennanti oppor- tunisti intellettuali! I menscevichi si sono voltati verso i cadetti , e il proletariato di Pietroburgo ha voltato le spalle ai menscevichi. I socialisti-rivoluzionari si sono avvalsi del momento della scis- sione nella socialdemocrazia, si sono avvalsi dello sdegno dei lavoratori contro i menscevichi cadetteggianti, se ne sono avvalsi energicamente e senza cerimonie. Nei sobborghi hanno battuto i socialdemocratici a causa dei loro blocchi con i cadetti (guardandosi dal parlare dei bolscevichi e del Comitato di Pietroburgo del POSDR) e in città hanno loro stessi mercanteggiato coi cadetti ! Ora si capisce perché hanno nascosto e nascondono cosi tenacemente al pubblico sia le loro opinioni, sia le loro risoluzioni sui blocchi con i cadetti, sia i loro blocchi con i socialisti popolari, eccetera , eccetera , eccetera *. Essi compiono di nascosto tutti i peccati dei menscevichi, ma di fronte agli operai strappano applausi, strappano deleghe rampognando il menscevismo! • Essi hanno pubblicato la risoluzione del loro CC solo dopo le elezioni nella curia operaia. 5 6 LENIN L'organizzazione deH’Unione sottorionale di Semiannikov del POSDR, del cui resoconto sulle elezioni nella grandissima officina dì Semiannikov ci serviamo piu avanti, scrive: nonostante le pro- teste dei bolscevichi, i menscevichi hanno presentato la candidatura del compagno X. « Nel loffie in a, alla riunione elettorale, un intel- lettuale socialista-rivoluzionario ha criticato aspramente nel suo in- tervento gli argomenti nienscevichi del compagno X, in favore del- l’accordo coi cadetti, e questi, come hanno detto gli operai, ha fatto una figuraccia». La sconfitta dei menscevichi di fronte alle masse è stata completa. « Quando la massa è venuta a sapere — leggiamo in quello stesso resoconto — che i candidati socialdemocratici erano per Raccordo coi cadetti e che questi candidati erano menscevichi, nella stessa sede [nella fabbrica] si è detto apertamente che non si sarebbe votato per i menscevichi ». Si capisce quindi perfettamente perché i menscevichi durante le elezioni alla conferenza socialdemocratica erano contrari alla vota- zione sulla piattaforma, cioè contro la votazione diretta delle masse stesse sul problema dei blocchi con i cadetti! ...c Nel sottorione delle fabbriche, ove prevalgono i menscevichi, nella fabbrica di candele ” Nievski ”, l’operaio N.M., che era stato pro- posto come delegato, ha dichiarato apertamente: ” Dopo aver appreso che i socialdemocratici sono per l’accordo con i cadetti, io passo ai so- cialisti-rivoluzionari ”. Ci è passato ed è stato eletto delegato ! ». Ecco a quale situazione vergognosa hanno portato la socialde- mocrazia questi miserabili opportunisti, che hanno potuto staccarsi dal partito operaio alla vigilia delle elezioni per mercanteggiare po- sticini con i cadetti! Per ogni socialdemocratico che abbia caro l’onore e il buon nome del partito proletario la conclusione può essere una sola: guerra ine- sorabile al menscevismo a Pietroburgo. Dobbiamo aprire gli occhi agli operai perchè essi vedano che uomini sono coloro che con la loro politica cadetta allontanano gli operai dal socialismo e li spingono verso la borghesia rivoluzionaria. I socialisti-rivoluzionari hanno strappato ai menscevichi le offi- cine piu importanti. Dobbiamo strappargliele di nuovo. Dobbiamo inviare nuovi propagandisti e attivisti, nuove pubblicazioni social- democratiche rivoluzionarie proprio nelle grandi fabbriche per spie- LE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA A PIETROBURGO 57 gare agli operai che essi sono passati dalle mani dei filocadetti men- scevichi nelle mani dei filocadetti socialisti-rivoluzionari. Tutto l’andamento della campagna elettorale a Pietroburgo, tut- te le notizie sugli infiniti ondeggiamenti dei menscevichi, sui loro conati per entrare (dopo la scissione dal partito operaio) nel blocco cadetto controrivoluzionario, sui mercanteggiamenti che, insieme con i socialisti-rivoluzionari , essi hanno condotto con i cadetti per qualche posticino, tutto questo ci dà un ricchissimo materiale per la lotta, nelle grandi officine di Pietroburgo, sia contro i menscevichi , sia con- tro i socialisti-rivoluzionari. Le grandi fabbriche debbono diventare e diventeranno un saldo baluardo della socialdemocrazia rivoluzionaria, inaccessibile sia agli opportunisti, sia ai piccoli borghesi rivoluzionari. Prosne Ricci, n. 3, 30 gennaio 1907. LA LOTTA FRA I SOCIALDEMOCRATICI E 1 SOCIALISTI-RIVOLUZIONARI ALLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA DI PIETROBURGO Il grande successo che i socialisti-rivoluzionari hanno riportato alle elezioni nella curia operaia ha gettato nello sconforto molti so- cialdemocratici. Questo fatto intanto è molto significativo; esso in- dica che un grave errore è stato commesso dai socialdemocratici e per- ciò richiede una seria analisi. Non abbattersi, non amareggiarsi, ma studiare le passate elezioni per risalire alle cause del loro relativo insuccesso e garantire una giusta impostazione del successivo lavoro dei socialdemocratici nell’ambiente operaio. Un ottimo materiale per tale studio delle elezioni dei delegati degli operai è fornito dal «Resoconto dell’Unione del sottorione Semiannikov del rione Nievski * del Comitato del POSDR di Pie- troburgo per il periodo che va dal 15 novembre 1906 al 15 gennaio I 9°7- Senza citarlo integralmente riportiamo solo le cifre esatte sulla lotta dei socialdemocratici bolscevichi e menscevichi contro i sociali- sti-rivoluzionari alle elezioni dei delegati di 23 officine e fabbriche di uno dei piu grandi (e storicamente piu noti) sobborghi operai di Pietroburgo. Riportiamo queste cifre per ogni officina o fabbrica separata- mente, affinché ogni militante che conosce la questione possa con- trollare e correggere i nostri dati, e dividiamo le officine in quelle dove i candidati erano bolscevichi e in quelle dove i candidati erano menscevichi. Le officine veramente grandi, cioè quelle che avevano diritto a più di un delegato, sono in corsivo: LA LOTTA FRA SOCIALDEMOCRATICI E SOCIALISTI-RIVOLUZIONARI 59 Officine dove erano stati presentati candidati bolscevichi Numero dei delegati eletti soc. dem. soc. dcm. simpat soc.-riv. Meccanica russo-americana I Armature I — — Offenbacher I — — Upenek I — — Traversine I — — E Onufriev I — — Stropilni — 1 — Pai 2 — r Vienna I — — Atlas I — — Vagoni Alexandrovski I — — Fonderia ghisa — — 1 Totale su 12 officine ri 1 2 Officine dove erano stati presentati candidati menscevichi Semìanmkpv — — 5 Marxwell I — 1 Tornton I — — Gromov I — — Naumann 1 — — Grapp 1 — — Alekseiev 1 — — Candelificio Nievski — — 1 Vargunin — — 1 Obukjiovski — — 4 Fabbrica di carte da giuoco uno non identificato Totale su 11 officine 6 — 12 e uno non identificato Totale su 23 officine e fabbriche l 7 — e uno non identificato 1 6o LENIN Da queste cifre si vede prima di tutto che in generale i socialde- mocratici hanno battuto i socialisti-rivoluzionari. 1 socialdemocratici hanno fatto eleggere 18 delegati (unendo ai socialdemocratici un simpatizzante per la socialdemocrazia), mentre i socialisti-rivoluzio- nari ne hanno fatti eleggere solo 14. Da queste cifre si vede poi chiaramente che: 1) nelle officine piu grandi hanno in complesso vinto i socialisti-rivoluzionari; 2) i socia- listi-rivoluzionari hanno generalmente battuto i socialdemocratici menscevichi; 3) i socialdemocratici bolscevici hanno in genere bat- tuto i socialisti-rivoluzionari. Infatti, prendendo le quattro officine più grandi, che avevano, cioè, diritto a più di un delegato ciascuna, otteniamo questa somma: in tutto vi sono stati eletti 14 delegati (di 14.000 operai, quindi), dei quali // socialisti-rivoluzionari e 3 socialdemocratici . Nelle altre 18 officine più piccole sono stati eletti 15 socialdemocratici e 3 socialisti- rivoluzionari. Il numero complessivo degli operai di queste officine non ci è noto; può essere di oltre 18.000 poiché per meno di 2.000 operai si ha diritto a un delegato, ma può anche essere inferiore a 18 mila, poiché tutti gli stabilimenti con 50 e più operai hanno diritto a un delegato ciascuno. Bisogna pertanto mutare la conclusione generale sulla vittoria dei socialdemocratici sui socialisti-rivoluzionari nel rione Nievski: nelle officine più grandi i socialisti-rivoluzionari hanno sconfitto i socialdemocratici ! Le cifre sul numero dei delegati non sono ancora sufficienti per una giusta conclusione: sono necessarie le cifre per officina e, inoltre, occorrono i dati sul numer,o degli operai e sul nu- mero dei votanti in ogni officina. Dai dati riportati si vede inoltre chiaramente che la colpa per le vittorie dei socialisti-rivoluzionari è interamente dei menscevichi. Costoro si son lasciati prendere ben 12 posti dai socialisti-rivoluzio- nari, 12 su 18, e i bolscevichi 2 in tutto (su 14). Nelle officine bolsceviche (ritenendo tali non quelle dove i bol- scevichi in generale svolgono un’attività, ma quelle dove erano stati presentati candidati bolscevichi contro i socialisti-rivoluzionari) i so- cialisti-rivoluzionari sono stati incondizionatamente battuti, e battuti in particolare nella fabbrica più grande, la Pai, dove i bolscevichi hanno fatto eleggere due delegati su tre. Se si considera che non abbiamo dati sui casi in cui i socialisti-rivoluzionari in genere hanno LA LOTTA FRA SOCIALDEMOCRATICI E SOCIALISTI-RIVOLUZIONARI 61 presentato i propri candidati, e che, quindi, è molto probabile la scon- fitta dei socialisti-rivoluzionari e nell’officina meccanica Russo-ame- ricana, e in quella di vagoni Alexandrovski, e all’«Atlas», ecc., si ha la conclusione che, in complesso, i bolscevichi hanno battuto i socialisti -ri voluzionari. Nelle officine mensceviche, invece, la socialdemocrazia è risultata battuta: i socialisti-rivoluzionari hanno conquistato 12 posti, i social- democratici, solo 6. Indubbiamente, in complesso , i socialisti-rivolu- zionari hanno battuto i menscevichi di fronte alla massa del prole- tariato. Non sappiamo con precisione in che misura si possano esten- dere a tutta Pietroburgo le conclusioni tratte dai dati del rione Nievski. Ma, giudicando dal fatto che « tutta Pietroburgo socialde- mocratica » parla delle inattese vittorie dei socialisti-rivoluzionari nel- le grandi officine, e il numero complessivo dei delegati socialdemo- cratici, è, a quanto pare, notevolmente superiore a quello dei socia- listi-rivoluzionari, si può pensare che i dati del rione Nievski siano piu o meno tipici. Si ha notizia dall'isola Vasilievski che nell’officina Baltica, centro del menscevismo, i socialisti-rivoluzionari hanno bat- tuto i menscevichi con un immenso numero di voti, ottenendone non meno di 1.600 contro 100 dei menscevichi. Invece, sempre nella isola Vasilievski, nella grande officina di tubi e laminati i socia- listi-rivoluzionari hanno raccolto, si, circa 1.600 voti, ma i bolsce- vichi circa 1.500, e inoltre questi ultimi hanno contestato le elezioni, dichiarandole irregolari per la rottura di un’urna, e hanno chiesto il loro annullamento. O prendiamo un’altra notizia: all’officina fran- co-russa, dalla quale gl’intellettuali menscevichi, troppo disinvol- ti, « avevano portato » alla Conferenza socialdemocratica di Pietro- burgo 370 voti esclusivamente menscevichi, sono stati eletti delegati un bolscevico e un socialista-rivoluzionario. Nel rione Vyborg, citta- della del menscevismo, i socialisti-rivoluzionari hanno battuto i social- democratici menscevichi. Ecc. ecc. Per controllare tutte queste notizie, per ottenere dati precisi è indubbiamente indispensabile raccogliere senz'altro , mentre l’i Depres- sione delle elezioni non si è ancora cancellata, informazioni su tutte le fabbriche e le officine che hanno eletto delegati, Ai militanti so- cialdemocratici del luogo non costa niente raccogliere e trascrivere le cifre su ogni singola officina. Ma il riassunto di queste cifre c indi- 62 LENIN spensabile alla socialdemocrazia per poter esaminare in modo piena- mente consapevole le elezioni, per non sminuire vilmente i propri errori e difetti, ma sottoporli alla critica di partito e volgere tutti gli sforzi al superamento di questi difetti. Non sì può svolgere un coerente lavoro socialdemocratico a Pie- troburgo se non si segue con tutta attenzione l’andamento delle vo- tazioni delle masse operaie per i candidati di questo o quel partito. Per i partiti borghesi è importante solo ottenere una certa quantità di deleghe. Per noi è importante riuscire a spiegare alle masse stesse la dottrina e la tattica della socialdemocrazia , la quale si differenzia da tutti i partiti piccolo-borghesi, anche se questi si definiscono ri- voluzionari, socialisti. Dobbiamo perciò cercare di ottenere dati pre- cisi e completi sulle votazioni e le elezioni a Pietroburgo, nella curia operaia. Rivolgiamo perciò un’insistente richiesta a tutti i militanti social- democratici locali, rionali e sottorionali di Pietroburgo, la richiesta di procurarsi dati precisi, all’incirca secondo questo schema: i) rione; 2) nome della fabbrica; 3) numero degli operai; 4) numero dei vo- tanti; 5) tendenza dei candidati in lizza: socialista-rivoluzionario, bolscevico, menscevico, altri partiti; 6) numero dei voti dati a ogni candidato. Il compendio di questi dati sarà una solida base di appog- gio per valutare i diversi aspetti del lavoro socialdemocratico e ci servirà a dare un giudizio sui nostri successi o insuccessi nelle suc- cessive elezioni. Prosue Rieri, n. 3, 30 gennaio 1907. COME VOTARE A PIETROBURGO? (A chi giovano le favole sul pericolo centonero ?) I socialdemocratici di tendenza rivoluzionaria hanno già da tempo detto che le favole sul pericolo centonero vengono intenzio- nalmente inventate e diffuse dai cadetti che vogliono allontanare da sé il pericolo di sinistra . 1 socialdemocratici non sono stati ascoltati. La stampa liberale ha gridato e grida in coro al pericolo centonero. I radicali piccolo- borghesi, i populisti, hanno ingenuamente fatto eco ai liberali. An- che gli opportunisti socialdemocratici si sono messi a rimorchio dei liberali e talvolta (come per esempio a Pietroburgo) sono scesi fino a un autentico crumiraggio nei confronti del proletariato. Guardate che cosa dimostrano le elezioni. Tutti ora vedono che gli elettori si sono, per il loro orienta- mento, spostati a sinistra. La sconfitta dei centoneri alle elezioni è incomparabilmente piu grave di quella dell’anno scorso. I socialde- mocratici rivoluzionari avevano dunque ragione . Il pericolo che si votasse per i centoneri era una favola messa in giro dai cadetti, che dietro le spalle del popolo mercanteggiano con Stolypin. È noto che a Pietroburgo il signor Vodovozov, che l’anno scorso aveva votato per i cadetti, si è ora allontanato da loro, rivelando al pubblico che Miliukov si era recato da Stolypin! E Miliukov ha dovuto ricono- scere questo fatto. Egli continua solo a nascondere al popolo le con- dizioni propostegli da Stolypin per legalizzare i cadetti! Nei loro giornali i cadetti si fanno oggi in quattro per dimo- strare a Stolypin la loro moderazione, modestia, lealtà, la loro autono- mia dalle « sinistre », la loro disposizione a lottare contro di esse. Politica vantaggiosa e comoda, nevvero? Lusingare Stolypin e i suoi amici, cioè i centoneri, rinnegando le « sinistre », lottando 6 4 LENIN contro di esse sulla stampa, nelle riunioni, alle elezioni. E lusingare le sinistre — o meglio i sempliciotti e i crumiri delle sinistre — gri- dando al pericolo ccntonero: votate per i cadetti per non disperdere i voti! Proprio questa politica hanno fatto i cadetti a Mosca. Il signor Kokosckin, ex membro della Duma e uno dei cadetti piu noti, ha scritto il giorno delle elezioni sulle Russate Viedomosti: « È chiaro ad ognuno che il blocco di sinistra non può attirare a sé i voti di quei senza partito che tentennano tra gli 11 ottobristi 11 e i ” cadetti esso non può strappare neppure un voto all' ” Unione del 17 ottobre ”. Ma strappar voti al partito della libertà del popolo e contri- buire con ciò al trionfo della reazione , questo lo può fare e solo a questo risultato pratico si ridurrà la sua attività in caso di successo ». Cosi scriveva il signor Kokosckin la mattina del giorno delle elezioni. E le elezioni hanno dimostrato che il signor Kokosckin diceva una smaccata menzogna. Il risultato dell’attività del blocco di sinistra ha dimostrato che il trionfo delle destre era impossibile a Mosca, per quanti voti noi strappassimo ai cadetti. Le elezioni a Mosca hanno dimostrato che la favola sul pericolo centoncro è una menzogna cadetta che d’ora in poi possono ripe- tere solo gli intenzionati crumiri delle sinistre. Prendete le cifre dei voti per circoscrizione. Più avanti le ripor- tiamo integralmente nella nota: Dati preliminari sulle elezioni a Mosca . Queste cifre mostrano che in 14 circoscrizioni su 16 * il nu- mero dei voti ottenuti dagli ottobristi era inferiore alla metà di quelli ottenuti dai cadetti c dalle sinistre messi insieme. In 14 circo- scrizioni , quindi, le sinistre con la loro azione autonoma non pote- vano in nessun caso x contribuire al trionfo della reazione ». Il signor Kokosckin ha mentito , definendo il blocco di sinistra un complice della reazione! Il signor Kokosckin ha impaurito gli elettori inventando di * In tutto a Mosca ci sono 17 circoscrizioni elettorali. Ma sulla 17*, quella di « Piatnitski », non ci sono i dati completi. 1 cadetti vi hanno ottenuto non meno di 1.488 voti, gli ottobristi, sembra, circa 600; il blocco di sinistra, a quanto pare, circa 250. COME VOTARE A PIETROBURGO? 65 sana pianta il pericolo centonero per dissuadere gli elettori dal vo- tare per il blocco di sinistra. Il signor Kokosckin, come i cadetti di Pietroburgo, ha paura di porre persino all’elettore privilegiato il problema di fondo , quello della simpatia che in linea di principio Telettore nutre o per il par- tito di chi tratta con Stolypin o per i socialdemocratici e i trudovif^i. I signori Kokosckin, come i cadetti di Pietroburgo, speculano non sulla coscienza dell’elettore, ma sulla paura del filisteo , stordito dal chiasso fatto dalla stampa liberal-servile sul pericolo centonero. E le elezioni di Mosca sono state effettivamente elezioni di fili- stei impauriti. Eccone una conferma da una fonte che certo nessuno sospetterà di simpatia per i « bolscevichi ». Le Bìrgevie Viedomostì del 29 gennaio hanno pubblicato la let- tera di un loro inviato speciale su come Mosca elegge i grandi elet- tori. Ecco che cosa scrive questo corrispondente: « Usciti dalla fila, gli elettori si allontanano, si mettono da una parte e incominciano a scambiarsi le impressioni. — Beh, allora, avete votato per Gringmut, certo? — chiede un ap- paltatore al suo capomastro. — Ma certo, Serghci Petrovic, siamo per i cadetti — risponde il capomastro, bassetto e rotondetto come una botticella. — E perché non per il blocco di sinistra? — dice l’appaltatore che vuol sapere di piu. — È pericoloso, si disperdono i voti — risponde il capomastro ». Ecco perché l’uomo della strada ha votato in massa per i cadetti a Mosca! Ha votato contro le sinistre non per antipatia verso di esse, ma perché era « pericoloso, si disperdono i voti », perché ha creduto cioè ai mentitori cadetti , che si servono del monopolio dei quotidiani liberali per istupidirlo. Le elezioni del 28 gennaio a Mosca hanno mostrato che i voti, con quattro liste, non potevano dividersi in modo tale da suscitare il pericolo di una vittoria dei neri. A Mosca i cadetti hanno menato per il naso l’uomo della strada impaurito. Lo sappiano gli elettori di Pietroburgo, non abbocchino una seconda volta all’amo dei cadetti che mercanteggiano con Stolypin. Richiamiamo ancora l’attenzione dei lettori sul confronto dei dati 66 LENIN (per 9 circoscrizioni di Mosca; purtroppo non abbiamo sotto mano dati piu completi) del 1906 e del 1907. È noto che tutti i tirapiedi dei cadetti e i crumiri delle sinistre si lamentano dei chiarimenti sena- toriali i quali starebbero a dimostrare che non ci si può basare sui dati del 1906, che dalle elezioni del 1907 bisogna aspettarsi il peggio, che adesso ce il pericolo centonero. E che cosa ha dimostrato Mosca? Alle elezioni del 1906 in 9 cir- coscrizioni i cadetti hanno ottenuto 13.220 voti, le destre (ottebristi), 5.669 più 690 (monarchici), in tutto 6.359 ( c f° rsc anche un po di più , poiché dalle cifre da noi riportate si vede che in alcune di queste 9 circoscrizioni mancano del tutto i dati sui voti dei monarchici). Nel 1907 in quelle stesse circoscrizioni i voti contro i centoneri sono stati 14.133 (di cui 11.451 per i cadetti e 2.862 per le sinistre) e quelli per i neri 5.902 (di cui 4.412 per gli ottobristi e 1.490 per i monarchici). Nonostante i chiarimenti senatoriali, il numero dei votanti nel 1907 è quindi perfino un po' superiore a quello del 1906 (20.025 con " tro 19.579). M numero dei voti contro i neri è superiore a quello del 1906 (14.133 contro 13.220) e il numero dei voti per i neri è inferiore (5.902 contro 6.359). L’esperienza di Mosca dimostra di fatto che ci si può pienamente basare sui dati del 1906, perché i dati del 1907 indicano un passo verso il meglio. E che dicono le cifre di Pietroburgo per il 1906? Dicono che in 9 circoscrizioni che dovevano eleggere 114 grandi elettori il numero massimo dei voti per i neri era di oltre due volte inferiore al numero minimo di voti per i cadetti Dividendo quindi i voti contro i neri in voti cadetti e voti di sinistra, a Pietroburgo ì impossibile la vittoria delle destre. Perfino le elezioni dei grandi elettori da parte degli elettori di città per il distretto di Pietroburgo, svoltesi il 29 gennaio, dimostrano che il pericolo centonero non è che una favola cadetta. Perfino fra questi elettori, per i quali è particolarmente difficile procurarsi le liste e recarsi a votare, i neri hanno ottenuto cosi pochi voti che non avrebbero potuto vincere quale che fosse la divisione dei voti, I ca- • Queste cifre sono riportate integralmente in Zrenìe , n. i. Piu avanti li ri- portiamo ancora una volta affinché siano noti a tutti gli elettori di Pietroburgo. COME VOTARE A PIETROBURGO? 67 detti hanno ottenuto un minimo di 1.099 vot ^ 1 socialdemocratici, 6 o 3 ; gli ottobristi, 652, l’Unione del popolo russo, 20. Qualsiasi nu- mero di voti avessimo strappato ai cadetti, i destri non avrebbero potuto essere eletti I Noi dichiariamo ora pertanto, con piena decisione: coloro che a Pietroburgo invitano a votare in favore dei cadetti, in nome del peri- colo centonero, per non disperdere i voti, mentono scientemente e ingannano gli elettori. Coloro che, in nome del pericolo centonero, si ritirano dalle elezioni a Pietroburgo, sia pure in una sola circoscri- zione, mentono scientemente e ingannano Pelettore, coprendo il pro- prio crumiraggio nei confronti del blocco di sinistra . A Pietroburgo, come a Mosca, non esiste il pericolo centonero, ma esiste il pericolo cadetto. Esiste il pericolo che Puomo della strada, ignaro e impaurito, dia il suo voto ai cadetti non per antipatia verso il blocco di sinistra, verso i socialdemocratici e i trudoviki , ma per la paura ispiratagli dalla menzognera stampa cadetta di fronte alla di- spersione dei voti. Contro questo « pericolo » debbono lottare tutti coloro che voglio- no una votazione consapevole degli elettori a Pietroburgo. A Pietroburgo non esiste il pericolo centonero, esiste il pericolo cadetto. Perciò sarà un imperdonabile atto di crumiraggio nei con- fronti delle sinistre astenersi nelle tre circoscrizioni (isola Vasilievski, Rozdestvenski, e Liteini) dove eoo la divisione dei voti è possibile (giudicando dai dati del 1906) la vittoria dei neri. Queste tre circo- scrizioni hanno diritto a 46 grandi elettori, sul numero complessivo di 174 (160 per la città e 14 della curia operaia). Non possono quindi influire sull esito delle elezioni. Ma possono influire, e influire note- volmente , sulla vittoria delle sinistre o dei cadetti. Ammettiamo che i socialdemocratici e i trudovibi vincano in 4 circoscrizioni: Spasski, Mosca, Pietroburgo, Vyborg (li prendiamo a caso). Le sinistre avran- no allora 74 grandi elettori (60 della città e 14 degli operai). Se i ca- detti vinceranno in tutte le altre circoscrizioni avranno 100 grandi elettori e faranno eleggere tutti i loro deputati ! Se invece nelle tre circoscrizioni dianzi menzionate vinceranno i neri (in numero di 46), allora ci saranno solo 54 cadetti e questi saranno costretti a unirsi alle sinistre, ottenendo due seggi su sei. Chi si astiene nelle tre circoscrizioni « nere » di Pietroburgo, ser- 68 LENIN ve in segreto i cadetti , è pertanto un crumiro nei confronti del blocco di sinistra! Cittadini elettori! Non credete ai mistificatori che vi parlano del pericolo del frazionamento dei voti a Pietroburgo. Non credete alle ingannevoli storie sul pericolo centonero a Pietroburgo! A Pietroburgo non esiste pericolo centonero. A Pietroburgo le destre non possono vincere se i voti si dividono fra i cadetti e le sinistre. Votate non per paura di fronte al inventato dai men- titori cadetti (che dalla porta di servizio corrono da Stolypin), votate secondo la vostra coscienza e convinzione. Per i borghesi liberali che vogliono imporre ai contadini un ro- vinoso riscatto, che consegnano la causa contadina nelle mani dei grandi proprietari fondiari liberali, che mercanteggiano di nascosto con Stolypin, trattano ccn i centoneri? O per il partito socialdemocratico operaio, per il partito del pro- letariato, appoggiato da tutti i partiti del lavoro? Cittadini, votate per il blocco di sinistra! Zrenie , n. 2 t 4 febbraio ig 07 DATI PRELIMINARI SULLE ELEZIONI A MOSCA 1 giornali liberali o asserviti ai liberali continuano a gridare al pericolo centonero a Mosca e a Pietroburgo. Per mostrare fino a qual punto siano false queste grida e frasi, riportiamo in forma sistematica tutti i dati sulle elezioni a Mosca pubblicati finora nei giornali pietroburghesi. Per un confronto riportiamo anche dal giornale Nascia Gizn del 28 marzo 1906 i dati delle elezioni di quell’anno *. Sul significato di questi e di altri dati, che dimostrano ancora una volta la piena falsità della storiella del « pericolo centonero », parliamo in altro luogo. ‘Vedi pp. 70-71. 7 ° LENIN Numero dei voti ottenuti nelle elezioni del 1907 a Mosca: Circoscrizioni di Mosca Democratici costituzionali Ottobristi Monarchici Blocco sinistre Arbatski co 5 i 4 154 214 Basmanni 934 462 113 155 Città 643 2 66 107 61 Lefortovski 938 631 244 190 Miasnitski I- 33 I 55 i 191 191 Prccistcnski 1.183 538 161 175 Presncnski 1.196 550 OD 458 Rogozski 1.565 963 267 286 Serpukhovski 469 189 69 101 Srctcnski 1-239 403 106 303 Sustcevski 2.061 700 398 841 Khamovniceski I.OII 647 197 297 Iakimanski I - I 53 552 171 241 Tvcrskoi 1.730 680 l89 3 i 3 Iauzski 1.117 299 75 162 Mestcianski 1.839 838 262 689 Per 16 circoscrizioni 19-757 8.783 2.891 4.677 E nel 1906: Circoscrizioni di Mosca Democratici costituzionali Ottobristi Monarchici Blocco sinistre Arbatski 1.269 700 ? — Sustcevski 2.867 930 193 — Presnenski 1.662 646 150 — Precìstenski 1.810 734 ? — Tverskoi 1.810 850 174 — Città 57 i 362 50 — Sretenski 1.368 640 40 — Iauzski 600 300 ? — Basmanni 1.263 507 83 — Per 9 circoscrizioni 13.220 5.669 690 — Per le stesse 9 circoscri- zioni nel 1907 11.451 4.412 1.490 2.682 DATI PRELIMINARI SULLE ELEZIONI A MOSCA 7 1 Le elezioni a Mosca hanno dunque dimostrato che il pericolo centonero non è che una favola. Ricordiamo ancora una volta che i dati sulle elezioni a Pietroburgo nel 1906 dimostravano la stessa cosa : Risultati delle elezioni per la l Duma a Pietroburgo. Circoscrizioni numero min. voti ottenuti dalla lista cadetta metà di questo numero numero mass, voti ottenuti dalle liste di destra numero grandi elettori Ammiragliato 1.395 697 668 — 5 Alexandro-Nievski 2.929 1.464 1.214 — 16 Kazan 2.135 1.067 985 — 9 Narva 3.486 1.743 1.486 — 18 Vyborg 1.853 926 652 — 6 Pietroburgo 4.788 2.394 1.729 — 16 Kolomna 2.141 1.070 969 — 9 Mosca 4.937 2.468 2.174 — 20 Spasski 4.873 2.436 2.320 — 15 Liteini 3 . 4 M 1.707 2.097 4 - 15 Rozdestvenski 3 * 2 4 l 1.620 2.066 4 - «4 Isola Vasilievski 3-540 1.770 2.250 + 17 Zrenie , n. 2, 4 febbraio 1907. UN AFFARE LIDVAL SUL PIANO POLITICO Nella sala degli ingegneri civili, alla riunione del 24 gennaio, è avvenuto, secondo quanto comunica (26 gennaio) il Telegraf, il se- guente caso. « Appare sul palco V. V. Vodovozov e ricorda ai presenti l’inci- dente del teatro Nonetti: ” Io chiesi allora se fosse vero che Miliukov conduceva trattative con Stolypin alle spalle degli elettori. In risposta si udirono grida: ‘Menzogna! calunnia!’, e il professor Gredeskul ri- spose che Miliukov è un uomo onesto, nel quale il partito ha incondi- zionata fiducia. Io non dubito minimamente dell’onestà personale di Mi- liukov, ma le trattative ci sono state: nemmeno Miliukov lo nega. Oggi sulla Riec egli scrive di aver parlato con Stolypin della legalizzazione del partito della libertà del popolo e che in quell’occasione gli furono fatte proposte inaccettabili. Miliukov però nasconde quali siano queste proposte. Se sono ignobili bisogna renderle pubbliche , bisogna pubblica- mente mettere alla gogna...! — La riunione è sciolta! — proclama il commissario. Il pubblico si avvia all’uscita rumoreggiando e fischiando. Gli orga- nizzatori della riunione rivolgono a Vodovozov aspri rimproveri, e il com- missario manda sul palco un paio di guardie, per ogni evenienza ». Il signor Vodovozov meritava non aspri rimproveri, ma ricono- scenza per i suoi tentativi di denunciare le trattative di Miliukov con Stolypin. Solo dei filistei che non comprendono i doveri del citta- dino, o degli uomini che desiderano nascondere al popolo le male- fatte dei cadetti, possono rimproverare per tale motivo un uomo po- litico. Non sappiamo a quale di queste categorie appartengano gli UN AFFARE LIDVAL SUL PIANO POLITICO 73 organizzatori della riunione nella quale il relatore è stato il cadetto Nabokov. Le trattative di Miliukov con Stolypin hanno un’enorme impor- tanza. Hanno mille volte torto coloro che tendono a dar poco peso a questo fatto, a eluderlo, a dichiararlo uno scandaletto di nessuna im- portanza. Chi teme lo scandalo non ha coscienza del suo dovere civile di smascherare gli affari Lidval sul piano politico. E le trattative di Miliukov con Stolypin ne sono appunto un pez- zetto, dove, invece della cupidigia di danaro e della truffa punita pe- nalmente, si ha un mercanteggiamento politico delittuoso e senza scrupoli di un partito che abusa delle grandi parole: «libertà del po- polo Abbiamo già detto nel Trud che Miliukov nasconde al popolo in che sono consistite le « condizioni > di Stolypin. Nasconde anche se vi è stata una sola o parecchie udienze, e quando queste hanno avu- to luogo. Nasconde anche se Stolypin lo ha invitato o se è stato egli stesso a chiedere un’udienza. Nasconde, infine, se a questo proposito vi sono state decisioni del Comitato di Pietroburgo e del CC dei ca- detti, se il centro ne ha dato notizia alla provincia. Non è diffìcile vedere che da questi dati dipende il giudizio com- pleto delibazione «alla Zubatov» 8 dei cadetti. Si nascondono al po- polo solo le cose cattive . 11 signor Vodovosov ha ragione di dire che bisogna renderle pubbliche , ed egli ha V obbligo di continuare la sua opera di denuncia se vuole che i cittadini consapevoli dei pro- pri doveri politici guardino a lui come a un uomo politico onesto, coerente e tenace, e non come a un gazzettiere in cerca di fatti sen- sazionali. Quando si tratta di un infamia in questioni che interessano tutto il popolo, è dovere del cittadino costringere i dissimulatori a par- lare. Chi sa qualcosa di queste infamie e vuol compiere il suo dovere di cittadino è tenuto a costringere i Miliukov a denunciarlo per ca- lunnia e a smascherare in tribunale il capo cadetto che, dietro le spal- le del popolo, nel pieno della battaglia elettorale del popolo contro il vecchio regime, corre, dalla porta di servizio, dal capo di questo vecchio regime! Noi poniamo al signor Miliukov e al partito cadetto domande esplicite: 74 LENIN 1. Quando il signor Stolypin ha concesso un’udienza o quando precisamente ha concesso udienze a Miliukov (e ai suoi amici) ? 2 . È stato Stolypin a invitare Miliukov? E non conosceva que- sti allora qualcosa di quelle « ignobili > (secondo le parole del signor Vodovozov) condizioni delle quali Stolypin voleva parlare con Mi- liukov? 3. Quando precisamente ha avuto luogo la riunione del Comi- tato di Pietroburgo e del CC dei cadetti (o di tutti e due i comitati insieme) per discutere le proposte di Stolypin? Non si è deciso in quella sede di fare alcuni passi per venire incontro a queste propo- ste? In provincia non si è scritto qualcosa in proposito? 4. Quale nesso esiste, da una parte, fra l’udienza concessa da Stolypin a Miliukov e, in generale, i passi di questi due uomini per farsi reciprocamente delle concessioni e, dall’altra, il carattere del comportamento dei cadetti alla « conferenza » del 18 gennaio con il blocco piccolo-borghese? Torneremo ancora — e probabilmente non una sola volta — a denunciare W udienza » concessa dal centonero al cadetto. Dimo- streremo ancora, con i documenti — accessibili a chi non è addentro alla cosa — alla mano che proprio in quelle trattative dei cadetti con i centoneri sta la ragione dell in succe sso di quel blocco di tutte le « sinistre » con i cadetti, che molti volevano e contro il quale abbia- mo sempre lottato. E per ora diciamo: Sappiano il signor Miliukov e il partito cadetto che non solo Vodovozov, ma molti e molti altri uomini faranno ogni sforzo per denunciare questo affare Lidt/al sul piano politico ! Zrenie* n. 2, 4 febbraio 1907. BILANCIO DELLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA A PIETROBURGO Benché la raccolta di materiale preciso sbandamento delle elezioni nella curia operaia proceda lentamente (i bolscevichi hanno fatto stampare un questionario e lo hanno distribuito), il carattere generale delle elezioni si è tuttavia chiarito. È indubbio che i socialisti-rivoluzionari si sono rafforzati piu di quanto ci aspettassimo. Lo riconoscono perfino i menscevichi ( Nase Mir y n. i). Nella curia operaia del governatorato hanno conquistato 4 grandi elettori su io. In quella della città sono stati sconfitti dai socialdemocratici che hanno conquistato tutti i 14 grandi elettori, ma il numero dei voti per i candidati socialisti-rivoluzionari è stato no- tevole (1 10-135 P er 1 socialisti-rivoluzionari; 145-159 per i socialde- mocratici su 269 votanti). Ancora. Nessuno nega quindi il fatto che i socialisti-rivoluzio- nari ci abbiano sconfitti particolarmente nelle officine piu grandi. Quel che i menscevichi negano è il fatto piu importante per spie- gare le ragioni del nostro insuccesso: i sociali sti-nvoluzionari hanno battuto prevalentemente i menscevichi. Nel n. 1 del Nasc Mir, in un apposito articolo sulle elezioni nella curia operaia, essi passano sotto silenzio questo problema, ri- chiamandosi ipocritamente all’indebolimento della socialdemocra- zia per la lotta di frazione e nascondendo che proprio i menscevichi hanno portato questa lotta di frazioni fino alla scissione e sono giunti nella loro tattica a un «cadettismo* tale che ha respinto gli operai d’avanguardia. Ma perfino i dati che sono stati ora raccolti dimostrano sempre piu che la nostra conclusione iniziale era giusta (n. 12 del Proletari ), LENIN 76 e precisamente che i socialisti-rivoluzionari hanno battuto i men- scevichi. Per il rione Nievski questo è dimostrato dai dati sulle singole officine riportati nel n. 12 del Proletari . La dichiarazione contraria, gratuita, del Nasc Mir, n. 1, non è che una stranezza. Riguardo al rione Mosca, lo dimostra la corrispondenza pubbli- cata nel presente numero. Per il rione Vyborg, i menscevichi stessi ( Nasc Mir , n. 1) forni- scono queste cifre: per la città 17 socialdemocratici (menscevichi), 12 socialisti-rivoluzionari e 2 che non si sono dichiarati. Per la parte del rione che appartiene al governatorato, dove solo i bolscevichi svolgono un'attività, 7 socialdemocratici e neppure un socialista-ri- voluzionario. Queste cifre non forniscono ancora una dimostrazione defini- tiva. Ma in complesso confermano pienamente la nostra conclusione, che appunto i menscevichi sono stati battuti dai socialisti-rivoluzio- nari. Il tentativo del Nasc Mir di richiamarsi al fatto che nella parte del rione Vyborg che appartiene al governatorato 1 socialisti-rivolu- zionari sono stati assenti e « non vi era quindi nessuna concorren- za », è palesemente infondato. Innanzi tutto, si presenta la domanda: perché proprio in questo sobborgo di Pietroburgo i soci al isti- rivolu- zionari sono stati assenti e negli altri no? Ciò non è forse dovuto al fatto che la « concorrenza > dei socialisti-rivoluzionari era stata esclusa in partenza da tutto il lavoro precedente? In secondo luogo, i menscevichi non dicono in modo preciso chi fosse il candidato. Non forniscono neppure i dati per ogni officina. In terzo luogo, noi sap- piamo dai giornali che, proprio nel rione Vyborg, nelle riunioni i socialisti-rivoluzionari hanno battuto i menscevichi per il loro « ca- dettismo ». Cosi, la Riec del 24 gennaio dà notizia della riunione del 21 gennaio nella casa Nobel (Niustadtskaia, 11). Secondo il resoconto della Riec ha parlato il socialdemocratico Gurvic che ha accusato i partiti deirestrema sinistra di boicottare la Duma (la Riec sottolinea questo aiuto dato ai cadetti nella riunione delle sinistre con caratteri in corsivo!). Gurvic ha accusato i populisti di « meschini mercati » che hanno fatto fallire il blocco con i cadetti. Il populista Bikerman, rispondendo a Gurvic, ha definito € una calunnia la dichiarazione BILANCIO DELLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA 77 dell oratore precedente sui meschini mercati ». Smirnov, anch’egli populista, ha dimostrato che il menscevico Gurvic « non si differen- ziava in nulla dai cadetti », riferendosi al fatto che il cadetto Grede- skul aveva pubblicamente « elogiato » Gurvic. Tale è il resoconto della Riec, da cui si vede chiaramente che i socialisti-rivoluzionari hanno battuto i menscevichi di fronte ai la- voratori proprio per il loro atteggiamento verso i cadetti. Il successo dei socialisti-rivoluzionari nei rioni Nievski, Mosca e Vyborg saltava particolarmente agli occhi. E proprio in questi rioni si chiarisce ora la ragione di questo successo: gli opportunisti so- cialdemocratici compromettono il prestigio della socialdemocrazia di fronte al proletariato d’avanguardia. Ma se ci è toccato pagare per i socialdemocratici di destra con la perdita di 4 posti su io nella curia operaia del governatorato, in compenso abbiamo aggiustato le cose nella curia operaia della città. E le abbiamo aggiustate, come si vede da quanto segue, proprio perché abbiamo esposto ampiamente davanti a tutti i delegati la tat- tica della socialdemocrazia rivoluzionaria, e non opportunista. In tutto, per la città, c’erano 272 delegati operai. Fra questi vi erano T47 socialdemocratici e simpatizzanti per la socialdemocrazia, cioè più della metà. Gli altri erano solo in parte socialisti-rivoluzionari ben qualificati (54), in parte non dichiarati (55), senza partito (6), di destra (1) e 9 trudovikj « di sinistra » (due dei quali cadetti), tee. Il Comitato di Pietroburgo ha svolto la più energica azione tra i delegati. È stato messo in discussione il problema, che interessava tutti, delle elezioni a Pietroburgo, della tattica: con i cadetti o con- tro i cadetti. I rappresentanti del Comitato di Pietroburgo del POSDR hanno spiegato ai delegati le posizioni della socialdemocrazia rivo- luzionaria, i menscevichi sono intervenuti in difesa della propria tattica. Il 28 gennaio ha avuto luogo la riunione decisiva dei delegati di tutti i partiti. Erano presenti da 200 a 250 persone. A maggioranza, contro 10-12 voti, è stata adottata la risoluzione che approvava inte- ramente la tattica bolscevica , che chiedeva l’appoggio al blocco dì sinistra ed era rivolta direttamente contro i menscevichi , contro il «larvato» appoggio ai cadetti. Ecco il testo di questa risoluzione: 78 LENIN « Considerando: 1) che il successo delle liste di sinistra, già presentate dai socialdemo- cratici, dai socialisti-rivoluzionari, trudovik) e socialisti popolari, in opposizione alle liste ccntonera e cadetta, ha per la curia di città una straordinaria importanza politica; 2) che tale successo è possibile solo con il concorde appoggio delle liste di sinistra da parte di tutti i partiti di sinistra, la riunione dei delegati degli operai di varie fabbriche e officine propone a tutti i partiti di sinistra di appoggiare le liste comuni di si- nistra, di non presentare in nessun caso, neppure in un rione di Pietro- burgo, liste separate e di non appoggiare, nemmeno in forma larvata, i cadetti. La riunione dei delegati, basandosi sul parere delle masse, esprime Fauspicio che i compagni socialdemocratici menscevichi aderiscano all’ac- cordo delle sinistre e contribuiscano al successo della lista di sinistra nel- le elezioni a Pietroburgo ». Così a Pietroburgo città, che i menscevichi volevano dividere dal governatorato, i rappresentanti di tutto il proletariato hanno condannato la tattica dei menscevichi ! La prevalenza a Pietroburgo, di operai coscienti — che condi- videvano la tattica dei bolscevichi, — già manifestatasi chiaramente alla conferenza socialdemocratica, è stata definitivamente dimostrata da questa risoluzione dei delegati. Il 28 gennaio i rappresentanti delle masse operaie hanno invi- tato per l’ultima volta i menscevichi a rinunziare alla tattica dell’ap- poggio « larvato » ai cadetti, tattica del crumiraggio nei confronti del blocco di sinistra. Ma neppure adesso i menscevichi si sono sottomessi alla volontà del proletariato. Il i° febbraio sono stati pubblicati nella Riec brani del loro appello, nel quale essi mettono il bastone fra le ruote al bloc- co di sinistra. Il 29 gennaio , a tarda notte , i progressisti indipendenti del rione Kolomna hanno rotto il loro accordo scritto con i menscevichi dopo che tutti i rappresentanti del blocco di sinistra avevano chiarito ai progressisti l’inaccettabilità della condizione menscevica (« libertà di azione» per i grandi elettori, cioè libertà di passare ai cadetti I). BILANCIO DELLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA 79 Il 30 gennaio ha avuto luogo la riunione dei delegati degli ope- rai appartenenti al POSDR o simpatizzanti per questo partito. Era presente la maggioranza di questi delegati, 98 persone. Il rappresen- tante del Comitato di Pietroburgo del POSDR, compagno V., ha pro- posto di esaminare il problema della sottomissione dei futuri grandi elettori socialdemocratici alle direttive del Comitato di Pietroburgo durante le elezioni dei membri delia Duma. Egli ha rilevato che in condizioni normali questo problema non avrebbe potuto suscitare alcun dubbio o dissenso poiché le direttive del Comitato di Pietrobur- go sono naturalmente impegnative per tutti i membri dell’organizza- zione. Ma attualmente una sua parte notevole, la maggioranza dei menscevichi, si è staccata e ha dichiarato che i grandi elettori men- scevichi si riservano libertà di azione. Il rappresentante del Comitato di Pietroburgo ha osservato che la subordinazione dei grandi elettori degli operai a questa direttiva, giuridicamente irregolare, della parte scissionista dell organizzazione avrebbe significato che la scissione iniziata dai menscevichi sarebbe stata portata a compimento e sarebbe stata in contraddizione con la risoluzione, approvata dalla schiacciante maggioranza della riunione generale dei delegati, di aiutare, nella campagna elettorale, il blocco di sinistra. I menscevichi membri del Comitato di Pietroburgo, compagni M. e A., hanno replicato insisten- do sul fatto che i grandi elettori degli operai dovevano tener conto solo del parere dei delegati. A schiacciante maggioranza è stata approvata una risoluzione del seguente tenore, proposta a nome del Comitato di Pietroburgo: « La riunione riconosce impegnativa per i grandi elettori la sottomissione, durante le elezioni, alle direttive del Comitato di Pietroburgo ». I menscevichi si sono battuti con tutte le loro forze contro questa risoluzione. I loro rappresentanti piu noti e responsabili non si sono peritati di andare contro il Comitato di Pietroburgo neppure in un momento simile, alla vigilia delle elezioni. Essi hanno apportato un « emendamento » : dire, anziché Comitato di Pietroburgo, « organiz- zazione di Pietroburgo». Ma gli operai avevano già capito la tattica menscevica della scis- sione a vantaggio dei cadetti. Agli oratori menscevichi si è gridato: « Basta! ». L’emendamento, che inseriva di soppiatto la giustificazione della scissione, è stato respinto a schiacciante maggioranza. Si è poi passati alla nomina dei candidati grandi elettori del So lenin POSDR. Il Comitato di Pietroburgo ha presentato all’esame dell’as- semblea la lista dei 14 candidati da esso raccomandati, scelti fra i 21 proposti dalle riunioni rionali dei delegati. È stato proposto di prendere come base questa lista, che fu accettata a schiacciante mag- gioranza, nonostante l’obiezione dei menscevichi che vedevano in ciò una «pressione governativa » ; a questo punto il rappresentante del Comitato di Pietroburgo ha spiegato che non c’era nessuna pres- sione governativa, che il Comitato di Pietroburgo aveva autorità solo in quanto questa gli era stata data dalla fiducia del proletariato social- democratico organizzato di Pietroburgo e, presentando la lista racco- mandata, adempiva solo l’obbligo che gli spettava, come centro diri- gente dell’organizzazione. Tutte le candidature sono state discusse, e imo dei candidati, su proposta del rappresontante del Comitato di Pie- troburgo, è stato sostituito con un altro, poi si è proceduto alle vota- zioni, in seguito alle quali è risultato che tutta la lista del Comitato di Pietroburgo era stata approvata a notevole maggioranza di voti. Alla vigilia delle elezioni la lista del Comitato di Pietroburgo è apparsa in tutti i giornali. Le elezioni (del i° febbraio) hanno dato la vittoria ai socialde- mocratici unitisi. La lista del Comitato di Pietroburgo è stata eletta al completo ! Tutti e 14 i grandi elettori sono socialdemocratici! Di questi 14 otto sono bolsceviche quattro menscevichi (uno è, propriamente, un sindacalista e non un menscevico) e due sono social- democratici non appartenenti a frazioni e sono per il blocco di sinistra. Nella curia operaia di città i bolscevichi hanno controbilanciato la perdita subita dalla socialdemocrazia nella curia operaia del go- vernatorato. Adesso s’infuri pure quanto vuole la Riec (cfr. il numero del 3 febbraio), dicendo che i bolscevichi non hanno concesso ai socialisti- rivoluzionari neppure la minoranza proporzionale. Noi non avevamo mai promesso una rappresentanza proporzio- nale ai socialisti-rivoluzionari, che del resto non è ancora stata fissata da nessuno, poiché non ci sono dati sul numero dei voti. Solo noi, per primi, abbiamo incominciato a raccoglierli. Noi ci eravamo riservati la piena libertà di lotta nella curia ope- raia, contro tutti i partiti. E, grazie aH’azione della socialdemocrazia rivoluzionari a , fra BILANCIO DELLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA 8l tutti i grandi elettori degli operai di Pietroburgo e del suo governa- torato ci sono stati solo 4 socialisti-rivoluzionari e 20 socialdemocra- tici. Alle prossime elezioni conquisteremo tutti i posti alla socialde- mocrazia. Proletari, n. 13. 1 1 febbraio j 907. IL RESOCONTO DEL RIONE « MOSCA » DI PIETROBURGO SULLE ELEZIONI DELLA II DUMA Richiamiamo l’attenzione dei lettori sul fatto che i dati sull’ele- zione dei delegati da parte degli operai a Pietroburgo rivelano sem- pre più in che modo i menscevichi si erano accaparrati i voti alla conferenza socialdemocratica. Cosi, dal sotto rione franco-russo essi «avevano portato alla conferenza 570 voti menscevichi. I bolscevi- ci ritenevano che non vi fosse stato neppure un voto veramente di partito. E che cosa è risultato? L’officina franco-russa ha eletto dele- gato un bolscevico che adesso è stato anche eletto grande elettore! Ecco da che parte è venuto un inatteso smascheramento dei menscevichi. Ancora. Il settimanale menscevico Nasc Mir (n. 1, 28 gennaio) ha avuto... l'audacia di scrivere a proposito del rione Mosca: «nei rioni bolsccvichi Nievski e Mosca i delegati eletti sono tutti socialisti- rivoluzionari » (p. 14). Che questa sia una smaccata menzogna per quanto riguarda il rione Nievski, dove i socialisti-rivoluzionari han- no battuto proprio i menscevichi, è già stato dimostrato nel n. 12 del Proletari. Prendiamo il rione Mosca. I menscevichi lo ritengono bolscevico adesso , quando è necessario scaricarsi della responsabilità della scon- fitta! Ma fanno male a dimenticare che questa volta li si può con- trollare. Prendiamo la dichiarazione ufficiale dei 31 menscevichi al CC sui motivi del loro abbandono della conferenza (foglio stampa- to, da noi analizzato nel n. 12 del Proletari). Leggiamo una firma fra le 31 : « cinque del rione Mosca ». E la conferenza per il rione Mosca ha convalidato le deleghe a 4 bolscevichi e 4 menscevichi. Edificante, no? RESOCONTO DEL RIONE « MOSCA » SULLE ELEZIONI 83 Quando i menscevichi hanno bisogno di raccogliere voti men- scevichi alla conferenza contano cinque menscevichi contro 304 bolscevichi. Allora vogliono prevalere! Ma quando bisogna scaricarsi di una responsabilità politica, il rione Mosca viene dichiarato « bolscevico »... I bolscevichi ritenevano di avere 185 voti in quel rione, e i men- scevichi stessi, sempre in quel foglio, riconoscevano di aver contestato quei voti solo « condizionatamente », e che in realtà essi dovevano essere convalidati (p. 7 del loro foglio). I menscevichi ritenevano di avere, sempre nel rione Mosca, 48 voti, piu 98, più 97, in tutto 243. Di questi 195 furono contestati, ma i menscevichi dichiararono ostinatamente, allora (p. 7 del loro fo- glio), che tutti i 243 voti dovevano essere convalidati. I menscevichi ritenevano quindi di avere una forte prevalenza nel rione: 243 voti contro 185... Si, il Nasc Mir ha agito con molto poca cautela: dalle sue parole risulta che alla conferenza i mensce- vichi agirono in mala fede . Per concludere ricordiamo al compagno che ci ha mandato il resoconto sul rione Mosca l’estrema importanza di dati completi , per ogni officina separatamente, sull’elezione dei delegati e sul numero dei voti ottenuti dai vari candidati. ALCUNI DATI SULLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA NEL SUD DELLA RUSSIA Il nostro invito a tutti i socialdemocratici russi di organizzare la raccolta di dati precisi sulle elezioni nelle curie operaie non è ri- masto privo di risultati. Abbiamo già ricevuto, compilati, 93 que- stionari di quelli che erano stati da noi distribuiti ai compagni di Pietroburgo. Questi 93 foglietti vanno divisi per rioni come segue: Pietroburgo, 7; Isola Vasilievski, 22; Vyborg, 18; Città, 28. Preghiamo i compagni di sollecitare la consegna degli altri questionari, affinché i dati siano completi, soprattutto per le grandi officine. Allora ne stamperemo i risultati. Dalla provincia ci sono stati recapitati dati su sei officine del go- vernatorato di Iekaterinoslav. Li riportiamo in una tabella per mo- strare ai compagni quali sono quelli che interessano il partito e quali conclusioni dobbiamo trarre dairesperienza delle prime elezioni nel- Nome deiroffidoa Numero operai Numero delegati Chi è stato eletto delegato Officina Esau 350 1 soc. dcm. men. Locomotive 2.700 2 soc. dem. men. Deposito locomotive 700 1 soc. dem. Fabbrica chiodi 700 1 soc. dem. boi. Tubificio 850 1 soc. dem. men. Rotaie Brianski 4.350 4 soc.-rìv. Totale per 6 officine 9.650 IO 6 soc. dem. 4 soc.-riv. DATI SULLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA 85 la curia operaia cui il partito ha partecipato in quanto tale. Non sappiamo naturalmente in che misura questi dati siano tipici e le conclusioni tratte da essi possano essere estese a tutto il governatorato di Iekaterinoslav. Per trarre conclusioni definitive bi- sogna raccogliere dati completi. Per ora si possono solo rilevare due circostanze. La percentuale degli operai che hanno partecipato alle votazioni non è alta. Il lavoro dei socialdemocratici non è, a quanto pare, sufficientemente profondo, non tocca sufficientemente le masse. In generale, meno di un terzo del numero complessivo degli operai partecipa alle elezioni. Piu bassa di tutte è la percentuale dei votanti al tubificio: 200 su 850, cioè me- no di un quarto; piu alta di tutte all’officina Esau: 130 su 350, cioè piti di un terzo. La concorrenza dei socialisti-rivoluzionari è manifesta in due officine: Esau e Brianski. In quest’ultima i socialisti-rivoluzionari hanno battuto i menscevichi! L’officina piu grande ha eletto quattro delegati socialisti - ri voi u zio nari. I dati iniziali (molto parziali, veramente) del sud confermano dunque i dati del nord : i socialisti-rivoluzionari battono i menscevichi , quasi a edificazione degli opportunisti! quasi a insegnamento per gli uomini che con imperdonabile leggerezza buttano a mare la de- mocrazia borghese rivoluzionaria e si sentono attratti verso la demo- crazia borghese monarchica liberale! Numero operai votanti Numero voti ottenuto dai soc. dem. boi. soc. dem. men. riv. soc. part. senza destre 130 1 12 15 3 0 0 00 — 650 — — 230 230 250 250 — — — ■ — 200 — i95 — — 5 , I-IOO — 300 00 0 0 — Bl 2.710 250 1.257 815 — 8 230 1*737 86 LENIN In generale i socialisti-rivoluzionari costituiscono il 40% del numero complessivo dei delegati (io), cioè i due quinti. Ma il nume- ro complessivo dei voti ottenuti dai socialisti-rivoluzionari è meno di un terzo , 815 su 2.710. Vale la pena di osservare che, nonostante la vittoria nell’officina piu grande, i socialisti-rivoluzionari hanno ottenuto una percentuale di voti minore della percentuale di delegati. Ciò dimostra come fossero infondate e gratuite le pretese dei socialisti- rivoluzionari di Pietroburgo, i quali assicuravano che avrebbero do- vuto avere una percentuale di voti maggiore della percentuale di delegati. Non si possono fare affermazioni simili senza una statistica documentata per ogni fabbrica, con notizie sul numero dei voti. Speriamo che in tutta la Russia i compagni continuino la rac- colta di dati secondo i modelli indicati affinchè tutto il partito possa farsi una idea chiara e precisa dei risultati della sua campagna e im- parare a conoscere le ragioni dei suoi relativi insuccessi. Proletari . n. 13, 11 febbraio 1907. SIGNIFICATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO La campagna elettorale a Pietroburgo volge al termine. Mancano tre giorni dalle elezioni, e quando il lettore avrà davanti a sé queste righe ne saranno già noti i risultati. Sembrerebbe che non si possa neppure parlare del significato delle elezioni a Pietroburgo fino alla loro conclusione. Ma non è cosi, La campagna elettorale a Pietroburgo ha una cosi lunga storia, ha fornito una tale massa di materiale politico straordinariamente istrut- tivo che il suo significato è già pienamente definito. Quali che siano i risultati delle elezioni, la campagna elettorale a Pietroburgo de] 1906-1907 ha costituito, indubbiamente, una grande fase a sé nella storia della rivoluzione russa. Conquista imprescrittibile della rivoluzione in questa campagna è, prima di tutto, che i rapporti reciproci fra i partiti politici, l’orien- tamento (e quindi anche gli interessi e tutta la situazione politica) delle diverse classi sono divenuti chiari, e poi che si sono potute con- trollare, basandosi su un grande, aperto fatto di massa, queste o quel- le risposte ai problemi capitali della tattica socialdemocratica nella ri- voluzione borghese russa. Gli avvenimenti principali della campagna elettorale a Pietro- burgo si sono susseguiti con la velocità di un turbine. E in questo turbine, quando bisognava a tutti i costi e immediatamente agire , si sono delineati come non mai il vero carattere e la vera essenza dei diversi partiti e delle diverse tendenze. In questo turbine non ci sono stati legami formali né tradizioni di partito che abbiano potuto reg- gere : le organizzazioni si sono scisse, si è venuti meno alle promesse, si sono cambiate decisioni e posizioni, ogni giorno ha portato grandis- sime novità. Gli scontri fra i diversi partiti e le diverse tendenze sono 88 LENIN stati straordinariamente aspri, la polemica — tagliente anche in tempi normali — si è trasformata in rissa. E questo non perché Tuomo russo sia impulsivo, non perché egli sia rovinato dalla clandestinità, non perché noi siamo ineducati; solo dei filistei possono spiegare la cosa in tal modo. No, la causa degli aspri scontri e della furiosa lotta risiedeva nel profondo delle differenze di classe, neW antagonismo delle tendenze sociali e politiche che si manifestavano con inattesa rapidità sotto l’in- fluenza degli avvenimenti, esigevano da ognuno « passi » immediati, incalzavano tutti, costringevano a difendere con la lotta, ad aus\àm- pfen, il proprio vero posto, la propria vera linea. A Pietroburgo si trovano i centri di tutti i partiti. Essa è il fulcro della vita politica della Russia. La sua stampa non ha importanza lo- cale, ma nazionale. E doveva quindi inevitabilmente accadere che la lotta elettorale dei partiti fosse un sintomo di grandissima importan- za, il vessillo e il prototipo di molti ulteriori scontri — parlamentari e non parlamentari — e avvenimenti della rivoluzione russa. Dapprima era all’ordine del giorno una questione apparentemen- te minuta, secondaria, « tecnica » : l’accordo di tutti i partiti di oppo- sizione e rivoluzionari contro il pericolo centonero. Sotto la copertu- ra di questo « semplice » problema si nascondevano di fatto i fonda- mentali problemi politici: i) l’atteggiamento del governo verso i li- berali, i cadetti; 2) le vere tendenze dei cadetti; 3) l’egemonia dei ca- detti nel movimento di liberazione in Russia; 4) le tendenze dei tru - dovici, dei piccoli borghesi; 5) la comunanza di classe e la vicinanza politica dei socialisti popolari moderati e dei socialisti-rivoluzionari; 6) la parte piccolo-borghese o opportunista del partito socialdemocra- tico operaio; 7) l’egemonia del proletariato nel movimento di libera- zione; 8) l’importanza degli elementi visibili, aperti, e di quelli non visibili, coperti, e del «potenziale» della democrazia rivoluzionaria piccolo-borghese in Russia. E tutta questa meravigliosa ricchezza di problemi politici è stata posta e risolta dalla realtà stessa, dal corso stesso della campagna elet- torale. Questi problemi si sono imposti contro la volontà e al di fuori della coscienza di molti partiti, sono stati risolti « violentemente », fi- no alla rottura di ogni tradizione, e il risultato finale è stato il piu ina- spettato per Tenorme massa dei politici partecipanti alla campagna elettorale. SIGNIFICATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO 89 Ai bolscevichi è andata bene — dice l’uomo della strada scuoten- do il capo di fronte a tutti questi imprevisti. — La fortuna li ha assi- stiti! Questi discorsi mi richiamano alla mente un passo delle lettere di Engels a Sorge, uscite recentemente. Il 7 marzo 1884 Engels scri- veva a Sorge : « Due settimane fa è venuto da me un mio nipote di Barmen, con- servatore indipendente; io gli dico: "In Germania siamo ora arrivati a un punto tale che possiamo semplicemente incrociare le braccia e far lavorare per noi i nostri nemici. Che voi abroghiate le leggi ecce- zionali contro i socialisti, o le rendiate ancora piu feroci o le mitighia- te un po’, fa lo stesso. Qualunque cosa facciate, fate il nostro giuoco — Si — egli rispose — , tutte le circostanze giocano magnificamente a ■ vostro vantaggio. — "Beh, certo — risposi io, — ma non sarebbe cosi se già quarantanni fa non le avessimo determinate in modo giu- sto e non avessimo agito in base a questa giusta determinazione ”. Mio nipote non rispose nulla » 10 . I bolscevichi non possono certo richiamarsi a quarantanni fa — qui paragoniamo una cosa piccola a una molto grande — , ma a me- si e anni di tattica socialdemocratica, da loro già in precedenza de- terminata, nella rivoluzione borghese. I bolscevichi di fatto hanno in- crociato le braccia nel corso dei momenti più importanti e decisivi della campagna elettorale a Pietroburgo, e le circostanze hanno lavo- rato per noi. Tutti i nostri nemici, cominciando dal più serio e im- placabile, Stolypin, per finire con i « nemici » dalle spade di cartone, i revisionisti, hanno lavorato per noi . Tutta l’opposizione, tutte le sinistre erano contro i bolscevichi alPinizio della campagna elettorale a Pietroburgo. È stato fatto con- tro di noi tutto il possibile, tutto il pensabile. Ed è andata a modo nostro. Perché? Perché molto tempo prima avevamo definito assai più giustamente (già nelle Due tattiche 11 del 1905, a Ginevra) Patteggia- mento del governo verso i liberali e Patteggiamento della democrazia piccolo-borghese verso il proletariato. Per quale ragione il blocco, quasi formato, dei cadetti con tutte le sinistre, tranne i bolscevichi , è fallito? Per le trattative di Miliukov con Stolypin. Stolypin ha fatto un cenno e il cadetto ha voltato 9 o LENIN le spalle al popolo ed è strisciato, come un cucciolo, verso il padrone centonero. È un caso? No, una necessità , perché gl’interessi fondamentali della borghesia monarchica-liberale la spingono a passare, in ogni mo- mento decisivo, dalla lotta rivoluzionaria insieme con il popolo all’ac- cordo con la reazione. Che cosa ha suscitato la completa instabilità e mancanza di ca- rattere di tutti i partiti piccolo-borghesi (populisti e del lavoro) e del- la parte piccolo-borghese del partito operaio, i menscevichi? Perché essi tentennavano e esitavano, si gettavano a destra e a manca, arran- cavano dietro ai cadetti e li idolatravano? Non per le qualità personali di Tizio e Caio, ma perché il picco- lo borghese è inevitabilmente attratto a seguire le orme del liberale, e a trascinarsi al suo rimorchio, poiché non crede in se stesso, non può sopportare il temporaneo « isolamento », non sa affrontare con tran- quillità e fermezza il latrato dei cani borghesi, non crede nella lotta rivoluzionaria autonoma delle masse, del proletariato e dei contadini, rinunzia alla rivoluzione borghese, rinunzia alle sue parole d’ordine, si conforma ai Miliukov e si contraffà a loro immagine... E i Miliukov si contraffanno ad immagine di Stolypin! I bolscevichi hanno determinato in modo autonomo la propria linea e hanno levato dinanzi al popolo la loro bandiera, la bandiera del proletariato rivoluzionario. Abbasso le storielle ipocrite sul pericolo centonero, sulla « lotta » mediante visite fatte a Stolypin! Chi vuole di fatto la libertà del po- polo, chi vuole veramente la vittoria della rivoluzione venga con noi, sia contro la banda centonera, sia contro i mercanteggiatori cadetti. Comunque , noi stessi andremo a batterci. Non abbiamo paura di « isolarci » dai vostri piccoli e abietti, meschini e miserevoli imbro- gli e transazioni. Con il proletariato, per la rivoluzione o con i liberali, per le trat- tative con Stolypin: scegliete, elettori! scegliete, signori populisti! sce- gliete, compagni menscevichi! E noi, dopo aver determinato la nostra linea, abbiamo incrocia- to le braccia . Abbiamo aspettato l’esito della mischia iniziata. Il 6 gennaio la nostra conferenza ha issato la nostra bandiera. Fino al 18 gennaio Miliukov è stato fra i piedi di Stolypin; i menscevichi, i po- pulisti e i senza partito sono stati fra i piedi di Miliukov. SIGNIFICATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO 9 * Tutti si sono imbrogliati. Tutti hanno fatto della diplomazia e tutti si sono insultati e azzuffati in tal modo da non poter marciare insieme. Noi non abbiamo fatto della diplomazia, ma abbiamo rimprove- rato tutti in nome dei principi, chiaramente ed apertamente esposti, della lotta rivoluzionaria del proletariato. E tutti coloro che erano capaci di lottare ci hanno seguito. Il bloc- co di sinistra è diventato un fatto. Lo è diventato l’egemonia del pro- letariato rivoluzionario. Il proletariato ha trascinato dietro a sé tutti i trudovikj e la maggioranza dei menscevichi, e perfino degli intellettuali. La sua bandiera è stata inalberata nelle elezioni a Pietroburgo. E quali che siano i risultati di queste prime elezioni serie in Russia, con la partecipazione di tutti i partiti, la bandiera del proletariato au- tonomo, che porta avanti la propria linea, è già levata. Essa sventole- rà e sulla lotta della Duma e su tutte le altre forme di lotta che porte- ranno la rivoluzione alla vittoria. Attirare con la forza della propria autonomia, della propria coe- renza, della propria fermezza la massa dei contadini oppressi, umilia- ti, la massa della democrazia piccolo-borghese tentennante, incerta, in- stabile, strapparla alla borghesia liberale traditrice, controllare cosi questa borghesia e, alla testa di un movimento popolare di massa, schiacciare la maledetta autocrazia: tale è il compito del proletaria- to socialista nella rivoluzione borghese. Scritto il 4 (17) febbraio 1907, Proletari , n, 13, 11 febbraio 1907. PREFAZIONE ALLA TRADUZIONE RUSSA DELLE LETTERE DI K. MARX A L. KUGELMANN Pubblicando in opuscolo la raccolta completa delle lettere di Marx a Kugelmann, apparsa nel settimanale socialdemocratico tedesco Neue Zeit , ci siamo proposti il compito di far conoscere meglio al pubblico russo Marx e il marxismo. Nel carteggio di Marx, come era da preve- dere, moltissimo spazio è riservato agli affari personali. Tutto questo offre al biografo documenti molto preziosi. Ma per il largo pubblico in generale, e per la classe operaia della Russia in particolare, sono di gran lunga piu importanti quei brani delle lettere che contengono materiale teorico e politico. Nell’epoca rivoluzionaria che stiamo attraversando è particolarmente istruttivo, proprio per noi, studiare i testi in cui possiamo vedere come Marx reagisca immediatamente a tutte le questioni del movimento operaio e della politica mondiale. La redazione della Nette Zeit osserva a buon diritto che « noi ci esaltiamo al cospetto di uomini che hanno formato il loro pensiero e la loro volontà nei grandi rivolgimenti ». Per un socialista russo del 1907 questo studio è doppiamente necessario, perché gli fornisce in abbondanza indicazioni preziosissime sui compiti immediati dei so- cialisti in ogni rivoluzione. Proprio oggi la Russia vive un « grande rivolgimento». La politica di Marx nell’epoca relativamente tempe- stosa degli anni sessanta dovrebbe servire da modello concreto per la politica di un socialdemocratico nell’attuale rivoluzione russa. Ci permettiamo quindi di accennare solo brevemente ai passi che assumono nel carteggio particolare importanza teorica, per soffermar- ci invece con maggiore ampiezza sulla politica rivoluzionaria di Marx, quale rappresentante del proletariato. Di interesse preminente per tutti coloro che vogliono acquisire una conoscenza più completa e profonda del marxismo è la lettera PREFAZIONE ALLE LETTERE DI MARX A KUGELMANN 93 del Vii luglio 1868 (p. 42 e sgg.) “ In forma di osservazioni pole- miche contro gli economisti volgari, Marx espone qui con straordi- naria chiarezza il suo concetto della cosiddetta teoria del valore- « lavoro ». Proprio quelle obiezioni contro la teoria marxista del valore che piu della altre sorgono spontanee nel lettore piu sprovve- duto del Capitale , e vengono quindi riprese con la massima solerzia dai rappresentanti dozzinali della «scienza» «professorale» borghe- se, sono qui analizzate da Marx brevemente, semplicemente e in mo- do molto chiaro. Marx indica qui la via da lui seguita, quella che de- ve essere seguita, per giungere alla spiegazione della legge del valo- re. Portando ad esempio le obiezioni piu comuni, insegna a compren- dere il suo metodo. Egli spiega il nesso tra una questione (in appa- renza) cosi puramente teorica e astratta come la teoria del valore e l’« interesse delle classi dominanti» che hanno bisogno di «perpetua- re la confusione ». Sarebbe assai desiderabile che tutti coloro che in- cominciano a studiare Marx e a leggere il Capitale leggessero e rileg- gessero, accingendosi allo studio dei primi e piu difficili capitoli del libro, la lettera da noi menzionata. Altri brani delle lettere particolarmente interessanti dal punto di vista teorico si riferiscono alla valutazione che Marx dà dei diversi autori. Quando leggiamo questi giudizi di Marx, scritti in modo vi- vace, appassionato e attestanti un profondo interesse per tutte le cor- renti intellettuali importanti e per la loro analisi, abbiamo la sensa- zione di sentire la voce del pensatore geniale. Oltre alle osservazioni incidentali su Dietzgen, i giudizi sui proudhoniani (p. 17) u merita- no la particolare attenzione del lettore. La «brillante» gioventù in- tellettuale borghese, che in periodi di ripresa sociale si precipita « ver- so il proletariato», incapace però di far proprio il modo di vedere del- la classe operaia e di lavorare, con tenacia e serietà, «inquadrata» nelle organizzazioni proletarie, viene caratterizzata in pochi tratti con sorprendente acume. Ecco un giudizio su Dtihring (p. 35) ”, che anticipa per cosi dire il contenuto del celebre Antidii hring , redatto nove anni dopo da Engels (insieme con Marx). Ne esiste una traduzione russa di Zeder- baum che però, purtroppo, non solo contiene delle lacune, ma è ad- dirittura scadente e scorretta. Qui si trova anche il giudizio su Thùnen, che tocca anche la teoria della rendita di Ricardo. Già allo- ra, nel 1868, Marx respingeva decisamente gli « errori di Ricardo », che 94 LENIN confutò poi in modo definitivo nel III volume del Capitale , apparso nel 1894, e che vengono tuttora ripetuti dai revisionisti, a cominciare dal nostro ultraborghese e « centonero» signor Bulgakov per finire al « quasi ortodosso » Maslov. È altresì interessante il giudizio su Biichner, con la valutazione del materialismo volgare e delle « chiacchiere superficiali » copiate dal Lange (solita fonte della filosofia «professorale» borghese!) (p. 48) “ Passiamo ora alla politica rivoluzionaria di Marx. Da noi in Rus- sia è diffusa in modo sorprendente tra i socialdemocratici una conce- zione piccolo-borghese del marxismo, come se un periodo rivoluzio- nario, con le sue forme particolari di lotta e i compiti particolari del proletariato, fosse quasi un’anomalia, mentre « Costituzione » e « op- posizione estrema » sarebbero la regola. Nessun paese del mondo attra- versa oggi una crisi rivoluzionaria cosi profonda come quella russa, e in nessun paese esistono « marxisti » (che sviliscono e volgarizzano il marxismo) i quali si comportino in modo altrettanto scettico e fili- steo verso la rivoluzione. Dal fatto che il contenuto della rivoluzione è borghese, si trae in Russia la banale conclusione che la borghesia ne sia la forza motrice , che il proletariato non abbia invece da assolvere in questa rivoluzione se non compiti subordinati e non autonomi, e che una direzione proletaria della rivoluzione sia impossibile! In qual modo Marx smaschera nelle lettere a Kugelmann questa banale concezione del marxismo! Ecco la lettera del 6 aprile 1866. Marx aveva appena terminato la sua opera principale. Già quattordici anni prima di questa lettera aveva formulato compiutamente il suo giudizio sulla rivoluzione tedesca del 1848. Egli stesso confutò nel 1850 le sue illusioni socialiste su un’imminente rivoluzione socialista nel 1848. Senonché nel 1866 cominciò a notare il maturarsi di nuove crisi politiche, e scrisse: «Comprenderanno finalmente i nostri borghesumi [si tratta dèi borghesi liberali tedeschi] che senza una rivoluzione che elimini gli Asburgo e gli Hohenzollern... si dovrà in fin dei conti giungere a una nuova guerra dei trentanni...? » (pp. 13-14) 16 . Marx non si illudeva affatto che la prossima rivoluzione (che ebbe luogo dall’alto e non dal basso, come egli s’attendeva) avrebbe eliminato la borghesia e il capitalismo. Vi è la piu limpida e precisa constatazione che essa avrebbe eliminato soltanto la monarchia prus- siana e quella austriaca. Eppure, quanta fede in questa rivoluzione - PREFAZIONE ALLE LETTERE DI MARX A KUGELMANN 95 borghese! Quanta passione rivoluzionaria di combattente proletario, che comprende Tenorme importanza della rivoluzione borghese per il progresso del movimento socialista! Tre anni pili tardi Marx, che alla vigilia del crollo dell’impero napoleonico in Francia constata la presenza di un «interessantissimo» movimento della società, parla con entusiasmo del fatto che « i pari- gini studiano seriamente il loro più recente passato rivoluzionario per prepararsi all’imminente nuova lotta rivoluzionaria ». E, dopo aver descritto la lotta di classe emersa da questa valutazione del pas- sato, Marx conclude (p. 56): «E cosi bolle tutta quella infernale pentola della storia. Quando si sarà da noi [in Germania] a quel punto! » . Ecco che cosa dovrebbero imparare da Marx gli intellettuali marxisti russi, i quali, fiaccati dallo scetticismo, resi ottusi dalla pedan- teria, inclini a discorsi contriti e ben presto stanchi della rivoluzione, sognano, come di una festa, di seppellire la rivoluzione e di sostituirla con la prosa costituzionale. Essi dovrebbero imparare dal teorico e capo dei proletari ad aver fiducia nella rivoluzione, da lui dovrebbero imparare come si fa a chiamare la classe operaia alla difesa fino in fondo dei suoi immediati compiti rivoluzionari, da lui dovrebbero imparare la fermezza di carattere, che dopo un insuccesso temporaneo della rivoluzione non permette lamenti pusillanimi. I pedanti del marxismo pensano: non si tratta d’altro che di chiacchiere moralistiche, di romanticismo, di mancanza di realismo! No, signori, si tratta della fusione della teoria rivoluzionaria con la politica rivoluzionaria, fusione senza la quale il marxismo diventa brentanismo, struvismo, sombartismo. La dottrina di Marx ha amal- gamato la teoria e la prassi della lotta di classe in un tutto organico.^ E non è marxista colui il quale, per giustificare ciò che esiste, travisa quella teoria che constata sobriamente la situazione oggettiva e si ab- bassa sino a tendere ad adeguarsi al più presto a ogni declino tem- poraneo della rivoluzione, a sbarazzarsi al più presto da ogni « illu- sione rivoluzionaria» e ad accingersi alla raccolta «realistica» delle briciole. Marx sapeva intuire nei tempi apparentemente più pacifici, « idil- liaci » secondo la sua espressione — « nella palude desolata » (secondo le parole della redazione della Neue Zeit) — , l’approssimarsi della rivoluzione e sapeva elevare il proletariato alla coscienza dei suoi 96 LENIN compiti rivoluzionari di avanguardia. I nostri intellettuali russi in- vece, che da veri filistei semplificano Marx, insegnano al proletariato, nelle epoche piu rivoluzionarie, la politica della passività, del docile andare «con la corrente», del pavido appoggio ai più instabili ele- menti del partito liberale di moda! Il giudizio di Marx sulla Comune costituisce il coronamento delle lettere a Kugelmann. E questo giudizio diventa particolarmente frut- tuoso, quando gli si contrappongono i metodi delizia destra dei social- democratici russi. Plekhanov, che dopo il dicembre 1905 esclamò da pusillanime: «Non si dovevano impugnare le armi! », era cosi mode- sto da paragonarsi a Marx. Anche Marx, secondo lui, avrebbe nel 1870 frenato la rivoluzione. Certo, anche Marx l’ha frenata. Ma immaginate un po’ quale abisso si spalanca tra Plekhanov e Marx nel confronto voluto dallo stesso Plekhanov. Nel novembre 1905, un mese prima dell’apogeo della prima on- data rivoluzionaria in Russia, Plekhanov non solo non aveva messo decisamente in guardia il proletariato, ma, al contrario, aveva parlato addirittura della necessità di imparare fuso delle armi e di armarsi. Ma quando, un mese dopo, la lotta scoppiò, Plekhanov, senza mini- mamente analizzare il significato di questa lotta, la sua funzione nello svolgimento generale degli avvenimenti, il suo nesso con le forme anteriori di lotta, si affrettò ad atteggiarsi a intellettuale pentito: «Non si dovevano impugnare le armi ». Marx nel settembre i 8 yo, sei mesi prima della Comune, aveva messo addirittura in guardia gli operai francesi: l’insurrezione sarebbe una follia , egli disse nel noto Indirizzo deirinternazionale 18 . Egli denunciò in precedenza le illusioni nazionalistiche sulla possibilità di un movimento nello spirito del 1792. Seppe dire non dopo , ma parec- chi mesi prima: «Non si devono impugnare le armi». E come si comporta quando quest’impresa, che, secondo la sua dichiarazione del settembre, era senza prospettiva , nel marzo del 1871 diventa realtà? Forse che Marx se ne servi soltanto (come fece Ple- khanov dei fatti di dicembre) per « recar offesa » ai suoi nemici, i proudhoniani e i blanquisti che dirigevano la Comune? Cominciò for- se a rimbrottare come una governante: l’avevo pur detto, vi avevo pur messi in guardia, eccovi il vostro romanticismo, le vostre fantastiche- rie rivoluzionarie? Forse non congedò i comunardi, come fece Pie- PREFAZIONE ALLE LETTERE DI MARX A KUCELMANN 97 khanov con i combattenti del dicembre, con un ammonimento da fili- steo presuntuoso: «Non si dovevano impugnare le armi»? Tutt’altro. Il 12 aprile 1871 scrive a Kugelmann una lettera entu- siastica^ una lettera che vorremmo appendere nella stanza di ogni so- cialdemocratico russo, di ogni operaio russo che sappia leggere. Marx, che nel settembre 1870 aveva definito l’insurrezione una follia , si comporta di fronte ad essa, neH’aprile 1871, quando vede il movimento popolare, un movimento di massa, con la vivissima atten- zione di uno che partecipa ad avvenimenti eccezionali, che segnano un passo avanti nella storia mondiale del movimento rivoluzionario. Questo è un tentativo, egli dice, di spezzare la macchina buro- cratico-militare, anziché trasmetterla semplicemente in altre mani. E intona un vero osanna agli «e rotei» operai parigini, capeggiati da proudhoniani e da blanquisti. «Quale duttilità — egli scrive — quale iniziativa storica, quale capacità di sacrificio in questi parigini! » (p. 88). « La storia non ha nessun simile esempio di simile gran- dezza! » lfl . Marx pose l’iniziativa storica delle masse al disopra di tutto. Oh, se i nostri socialdemocratici russi volessero imparare da Marx ad ap- prezzare l’ iniziativa storica degli operai e dei contadini russi nell’ot- tobre e dicembre 1905! Il rispetto del profondissimo pensatore, che sei mesi prima preve- deva l’insuccesso, di fronte a \Y iniziativa storica delle masse e l’inerte, insensibile, pedantesco «Non si dovevano impugnare le armi! »: non sono forse due cose opposte come il cielo e la terra? Partecipe , dal suo esilio di Londra, alla lotta delle masse che egli visse con l’ardore e la passione a lui propri, Marx si accinse alla cri- tica dei passi immediati dei parigini « temerariamente audaci », « pronti a dare Y assalto al cielo ». Oh, quanto avrebbero deriso Marx a quei tempi i saggi « realisti » di tendenza marxista, che nella Russia del 1906-1907 condannano implacabilmente il romanticismo rivoluzionario! Quanto avrebbero schernito il materialista , X economi sta, il nemico delle utopie che si in- china, dinanzi al « tentativo » di dare l’assalto al delo\ Quante lacri- me, suscitate da un indulgente riso o dalla compassione, avrebbero ver- sato tutti gli uomini nell’astuccio 30 davanti a queste tendenze alla ribellione, all’utopismo, ecc. ecc., davanti a questa valutazione di un movimento titanico! 7 - 75 9 8 LENIN Marx non si rifugiò nella saggezza di quei saccenti che hanno paura di esaminare la tecnica delle forme estreme della lotta rivolu- zionaria. Egli tratta proprio le questioni tecniche dell’insurrezione. Di- fesa o attacco? — si chiede, come se si trattasse di operazioni militari alle porte di Londra. E decide: assolutamente l'attacco, « occorreva marciare subito su Versailles ... ». Ciò fu scritto neH'aprile 1871, poche settimane prima del maggio di sangue... «Occorreva marciare subito su Versailles» si diceva agli insorti che si erano accinti alla « folle » (settembre 1870) impresa di dare l'assalto al cielo. «Non si dovevano impugnare le armi» nel dicembre 1905 per difendersi con la violenza contro i primi tentativi di carpire le libertà conquistate... Davvero, non per caso Plekhanov si è paragonato a Marx! «Secondo errore — continua Marx nella sua critica tecnica — : Il Comitato centrale [la direzione militare , notate bene, si tratta del Comitato centrale della Guardia nazionale] ha deposto il suo potere troppo presto ... ». Marx seppe mettere in guardia i capi di un'insurrezione prema- tura. Di fronte al proletariato che dava l'assalto al cielo, si comportò però, da consigliere pratico, da partecipante alla lotta delle masse che, nonostante le false teorie e gli errori di Blanqui e di Proudhon, ele- vavano Yintiero movimento a un livello superiore . «Ad ogni modo, questa attuale insurrezione di Parigi — anche se sarà sopraffatta dai lupi, dai porci e dai volgari cani della vecchia società — è l’azione piu gloriosa del nostro partito dopo rinsurrezione di giugno»* E, senza nascondere al proletariato neppure un errore della Comune, Marx dedica a quest 'azione eroica un'opera che resta tut- tora il migliore ammaestramento per l'assalto al « cielo » e il piu ter- rificante spettro per i « porci » liberali e radicali. Plekhanov dedica al dicembre un'« opera » che è quasi diventata il vangelo dei cadetti. Davvero, non per caso Plekhanov si è paragonato a Marx! Evidentemente, Kugelmann rispose a Marx con qualche espres- sione di dubbio, accennando all'assoluta mancanza di prospettiva e al realismo, in antitesi con il romanticismo; per lo meno confrontò la PREFAZIONE ALLE LETTERE DI MARX A KUGELMANN 99 Comune — un' insurrezione — con la pacifica manifestazione del 13 giugno 1849 a Parigi. Subito (il 17 aprile) Marx riprendeva severamente Kugelmann: « Sarebbe del resto assai comodo — scrive — fare la storia uni- versale, se si accettasse battaglia soltanto a condizione di un esito infal- libilmente favorevole * ". Nel settembre 1870 Marx definì Tinsurrezione una follia. Quando però le masse si sollevano, Marx vuole marciare con loro, imparare insieme con loro nel corso della lotta, e non solo declamare istruzioni burocratiche. Egli comprende che il tentativo di determinare in anti- cipo le prospettive con assoluta precisione sarebbe ciarlataneria o scon- fortante pedanteria. Al di sopra di tutto egli pone il fatto che la classe operaia fa di propria iniziativa, eroicamente, con abnegazione, la storia universale. Marx considerava la storia dal punto di vista di coloro che la fanno, anche se in precedenza non possono calcolare, senza sbagliare , le prospettive, ma non la considerava dal punto di vista deH’intellettuale piccolo-borghese che sentenzia: «Era facile prevedere... non si dovevano impugnare... ». Marx si rendeva conto che vi sono momenti nella storia in cui una lotta disperata delle masse , sia pure per un’impresa senza prospet- tive, è necessaria per l’ulteriore educazione di queste masse c la loro preparazione alla prossima lotta. Ai nostri pseudomarxisti odierni, che amano tanto citare Marx a vanvera solo per adottare la sua valutazione del passato, ma non la capacità di plasmare il futuro, una tale impostazione del problema è del tutto incomprensibile, anzi perfino estranea in linea di principio. Plekhanov non vi ha nemmeno pensato quando, dopo il dicem- bre 1905, si è accinto al compito di «frenare»... Marx pone invece la questione proprio in questo modo, senza minimamente dimenticare che nel settembre 1870 egli stesso aveva definito Tinsurrezione una follia. « ... Le canaglie borghesi di Versailles — scrive — ... posero ai parigini Palternativa di accettare la battaglia o soccombere senza bat- taglia. La demoralizzazione della classe operaia in quest'ultimo caso sarebbe stata una sciagura molto piu grave della perdita di un qual- siasi numero di ”capi"»*\ Con ciò vogliamo chiudere la breve rassegna degli insegnamenti 100 LENIN che Marx impartisce nelle lettere a Kugelmann su una politica degna del proletariato. La classe operaia russa ha già una volta dimostrato, e lo dimo- strerà ancora altre volte, che è capace di «dare l’assalto al cielo», 5 febbraio 1907. Pubblicato in Marx, Lettere a Kugelmann , a cura c con prefazione di N. Lenin, edizioni Novaia Duma , Pietroburgo 1007. LA SECONDA DUMA E LA SECONDA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE Pietroburgo, 7 febbraio 1907 Gli avvenimenti si sviluppano con una rapidità che non si può fare a meno di chiamare addirittura rivoluzionaria. Quattro giorni fa abbiamo scritto, parlando della campagna elettorale a Pietroburgo, che lo schieramento politico si è già delineato: la sola socialdemo- crazia rivoluzionaria innalza, decisamente e fieramente, la bandiera della lotta implacabile contro le violenze della reazione e contro Tipo- crisia dei liberali. La democrazia piccolo-borghese (ivi compresa la parte piccolo-borghese del partito operaio) esita, volgendosi ora verso i liberali, ora verso i socialdemocratici rivoluzionari. Oggi hanno luogo le elezioni a Pietroburgo. I loro risultati non possono mutare il rapporto delle forze sociali indicato. E le elezioni avvenute ieri, che già hanno eletto 217 deputati su 524, cioè piu dei due quinti, tratteggiano chiaramente la composizione della seconda Duma, ci dànno un quadro della situazione politica che si va deli- neando sotto i nostri occhi. Secondo i dati della Riec , naturalmente propensa ad abbellire le cose in favore dei cadetti, 205 deputati della Duma si suddividono in questo modo: 37 elementi di destra, 24 nazionalisti autonomisti 48 cadetti, 16 progressisti e indipendenti, 40 indipendenti di sinistra, 20 populisti (13 trudoviltf, 6 socialisti-rivoluzionari e 1 socialista po- polare) e 20 socialdemocratici. Abbiamo dunque una Duma piu a sinistra di quella precedente. Se le elezioni che devono ancora aver luogo daranno gli stessi risul- tati, per i 500 membri della Duma avremo, in cifre arrotondate: 90 elementi di destra, 50 nazionalisti, 125 cadetti, 35 progressisti, 100 in- dipendenti di sinistra, 50 populisti e 50 socialdemocratici. È ovvio LENIN 102 che si tratta di un calcolo approssimativo, che facciamo unicamente per dare un’idea concreta, ma difficilmente può essere messo in dub- bio che le cifre conclusive arrotondate siano giuste. Un quinto di elementi di destra; due quinti di liberali mode- rati (borghesi monarchici liberali, compresi i nazionalisti, i cadetti e una parte dei progressisti, se non tutti); due quinti di elementi di sinistra (fra cui un quinto di indipendenti e un quinto di apparte- nenti a un partito, populisti e socialdemocratici in egual numero): ecco quale composizione della seconda Duma si delinea di fronte a noi in base ai dati preliminari. Che cosa significa ciò? Il più selvaggio, il più impudente arbitrio del governo centonero, il più reazionario di tutta l’Europa, una legge elettorale la più rea- zionaria di tutta l’Europa e una composizione della rappresentanza popolare la più rivoluzionaria nel paese più arretrato! Questa contraddizione che salta agli occhi esprime con piena evidenza la contraddizione fondamentale di tutta la vita attuale russa, esprime tutto il carattere rivoluzionario del momento che stiamo at- traversando. Dalla grande giornata del 9 gennaio 1905 sono trascorsi due anni di rivoluzione. Abbiamo attraversato lunghi e penosi periodi di furiosa reazione. Abbiamo attraversato brevi « intervalli radiosi » di libertà. Abbiamo attraversato due grandi esplosioni popolari di lotta a base di scioperi e di lotta armata. Ci sono state una Duma ed ele- zioni ripetute due volte, che hanno definitivamente dato una consi- stenza allo schieramento dei partiti e uno schieramento straordinaria- mente netto della popolazione, la quale recentemente non aveva nessuna idea di nessun partito politico. In due anni abbiamo superato la fiducia — negli uni ingenua, negli altri brutalmente interessata — nell’unità del movimento di li- berazione, abbiamo superato parecchie illusioni sulla via pacifica, co- stituzionale, abbiamo acquisito l’esperienza delle forme di lotta di massa, siamo giunti fino ai metodi di lotta i più accaniti ed estremi, ultimi concepibili, fino alla lotta armata di una parte della popola- zione contro l’altra. La borghesia e i grandi proprietari fondiari si sono inviperiti ed esasperati. L’uomo della strada si è stancato. L’in- tellettuale russo si è infiacchito, sfibrato. Ha alzato la testa il partito dei chiacchieroni liberali e dei traditori liberali, i cadetti, che specu- LA II DUMA £ LA SECONDA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE I0 3 lano sulla stanchezza suscitata dalla rivoluzione e vogliono far pas- sare per propria egemonia la loro famosa predisposizione a strisciare fino all’impossibile. E in basso, nel più profondo delle masse proletarie e delle masse contadine immiserite, affamate, la rivoluzione è andata avanti, scal- zando silenziosamente e furtivamente i puntelli, risvegliando i piu sonnolenti con il tuono della guerra civile, scuotendo i più inerti con il rapido alternarsi delle « libertà » e delle feroci violenze, del ristagno e della ripresa parlamentare, delle elezioni, dei comizi, della febbre del lavoro « associativo ». Risultato: una nuova Duma ancora più a sinistra e nel futuro una nuova crisi rivoluzionaria ancora più minacciosa e più certa. Anche i ciechi devono vedere oggi che ci attende una crisi vera- mente rivoluzionaria e non costituzionale. I dubbi sono impossibili. I giorni della Costituzione russa sono contati. Un nuovo scontro si avvicina implacabilmente: o la vittoria del popolo rivoluzionario, o la scomparsa altrettanto ingloriosa della seconda Duma, come lo fu della prima, e in seguito l’abrogazione della legge elettorale e il ri- torno all’autocrazia centonera sans phrases. Come sono divenute d’un tratto misere le nostre recenti discus- sioni « teoriche » ora che esse sono rischiarate dal raggio luminoso del sole della rivoluzione che si leva! Non sono forse ridicole le grida del meschino, impaurito, pusillanime intellettuale sul pericclo cen- tonero nelle elezioni? Non si è forse confermato brillantemente ciò che dicemmo nel novembre (Proletari y n. 8) : , la possibilità di « utilizzare la Duma come un tutto unico ». Hanno fatto tutto il possibile (e l’impossibile, compresa la scissione del par- tito, come a Pietroburgo) per creare una Duma tutta liberale. Non sono riusciti a nulla. La rivoluzione è più forte degli op- portunisti, uomini di poca fede. La rivoluzione può solo anda- re in cenere se l’egemonia appartiene ai cadetti, può vincere solo se l’egemonia appartiene alla socialdemocrazia bolscevica. i04 LENIN Si ha una Duma proprio come quella che avevamo descritto nel n. 8 del Proletari (novembre 1906), una Duma di netti estremi, una Duma con un centro moderato e per bene, eroso dal torrente rivo- luzionario, la Duma dei Krusccvan e del popolo rivoluzionario. La socialdemocrazia bolscevica leva in alto, in questa Duma, la sua ban- diera e dice alle masse dei democratici piccolo-borghesi, come ha detto loro nelle elezioni a Pietroburgo: scegliete fra il mercanteggia- mento cadetto con gli Stolypin e la lotta comune nelle file delle masse popolari! Noi, proletariato di tutta la Russia, andiamo a questa lotta. Ci seguano tutti coloro che vogliono la libertà per il popolo e la terra per i contadini! Il cadetto già sente che il vento soffia da un'altra direzione che il barometro politico scende rapidamente. Non per nulla i vari Mi- li ukov si sono innervositi a tal punto da mettere a nudo il loro ani- mo c gridare nelle piazze contro gli « stracci rossi » (nei gabinetti de- gli Stolypin questi individui hanno sempre insultato in segreto gli «stracci rossi»!). Non per nulla la Riec di oggi (7 febbraio) parla degli « sbalzi » del barometro politico, delle esitazioni del governo «fra le dimissioni del ministero o un pronunciamento, un pogrom militare-centonero, la cui data già è stata fissata per il 14 ». E l'anima svirilizzata del liberale russo piange, si rattrista: possibile, egli dice, ancora una volta la « politica dei riflessi spontanei »... Si, meschini eroi dei meschini tempi del ristagno! Di nuovo la rivoluzione. Noi salutiamo con entusiasmo l'approssimarsi dell’onda- ta della collera popolare spontanea, ma facciamo tutto quanto da noi dipende perché la nuova lotta sia per quanto è possibile meno spon- tanea, per quanto è possibile piu cosciente, coerente, impavida. Il governo ha già da tempo messo in moto tutte le ruote della sua macchina di violenze, di pogrom, di ferocia selvaggia, di inganno e di abbrutimento. Ed ora tutte Te ruote si sono allentate, tutto è stato provato, persino l’artiglieria nei villaggi e nelle città. Ma le forze po- polari non solo non si son esaurite, ma proprio ora si schierano in modo più largo, potente, aperto e audace. Autocrazia centonera e Duma di sinistra: la situazione è indubbiamente rivoluzionaria. La lotta, nella sua forma piu acuta, è assolutamente inevitabile. Ma, proprio perché è inevitabile, non vi è nessuna ragione di for- zarla, incalzarla, stimolarla. Se ne curino i Kruscevan e gli Stolypin. Noi ci preoccupiamo di svelare con la massima chiarezza, esplicita- LA II DUMA E LA SECONDA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE IO5 mente, apertamente e implacabilmente, la verità al proletariato e alle masse contadine, di aprire loro gli occhi perché vedano l’importanza della raffica che s’avvicina, di aiutarli ad accogliere il nemico in modo organizzato, con il sangue freddo di uomini che affrontano la morte, come accoglie il nemico il soldato che, sdraiato nella trincea, è pronto dopo i primi spari a passare a una furiosa offensiva. « Sparate per primi, signori borghesi », diceva Engels nel 1894 rivolto al capitale tedesco* «Sparate per primi, signori Kruscevan e signori Stolipyn, signori Orlov e signori Romanov », diciamo noi. Il nostro compito è di aiutare la classe operaia e le masse contadine a schiacciare l’autocrazia centonera quando essa stessa si lancerà con- tro di noi. Quindi, nessun appello a un’insurrezione prematura! Nessun ma- nifesto solenne rivolto al popolo. Nessun pronunciamento, nessuna « proclamazione ». La tempesta si avvicina essa stessa a noi. Non bi- sogna brandire le armi. Le armi , nel senso proprio e in quello figurato del termine, biso- gna prepararle . Bisogna preparare innanzi tutto e soprattutto l’eser- cito del proletariato, compatto e forte della sua coscienza, della sua decisione. Bisogna moltiplicare il nostro lavoro di agitazione e di or- ganizzazione fra i contadini, sia tra quelli che fanno la fame nelle campagne, sia tra quelli che nell’autunno scorso hanno mandato al servizio militare i loro figli, i quali hanno vissuto il grande anno della rivoluzione. Bisogna strappare qualsiasi mascheratura, qual- siasi velo ideologico alla rivoluzione, bisogna eliminare ogni dubbio e ogni esitazione. Bisogna dire quanto piu possibile ad alta voce e chiaramente, in modo semplice, calmo, nella forma meno complicata e piu accessibile al popolo: la lotta è inevitabile. Il proletariato accet- terà la battaglia e sacrificherà tutto, lancerà tutte le sue forze in que- sta battaglia per la libertà. Sappiamo le masse contadine rovinate, sappiano i soldati e marinai che stanno per decidersi le sorti della libertà russa. Proletari , n. 13, 11 febbraio 1907. IL RISULTATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO Pietroburgo, 9 febbraio 1907 Nelle elezioni a Pietroburgo hanno vinto i cadetti. In n circo- scrizioni sono stati eletti 151 loro grandi elettori. Il blocco di sinistra ha vinto solo in una circoscrizione, quella di Vyborg, dove sono stati eletti 9 suoi grandi elettori su 160. Fondamentali particolarità delle elezioni a Pietroburgo: aumento della percentuale dei votanti in quasi tutte le circoscrizioni e inde- bolimento delle destre. 1 cadetti sono al primo posto, avendo raccolto 28.798 voti (calcolando secondo il numero massimo di voti ottenuto dai loro candidati). Al secondo posto vi è il blocco di sinistra, che ha raccolto 16.703 voti; al terzo, gli ottobristi con 16.6x3 voti; al quarto, i monarchici con 5.270 voti. In confronto a Mosca vi è stato dunque un grande passo avanti: è stata conquistata una circoscrizione. Dal terzo posto neirelenco delle liste le sinistre sono avanzate al secondo. La percentuale dei voti ottenuti dal blocco di sinistra è stata del 13% a Mosca, e a Pietro- burgo quasi doppia, il 25%. Naturalmente hanno avuto una funzione sia l’agitazione un po’ piu larga, sia l’influenza politica esercitata dalle elezioni generali, che avevano dato un numero molto più grande di elementi di sinistra di quanto ci si attendesse. A Mosca nemmeno un quotidiano ha pub- blicato la lista dei grandi elettori del blocco di sinistra. A Pietroburgo qualche giornale l’ha data: si dice che il Tovaristc abbia persino au- mentato in misura notevole la sua tiratura dopo il suo « spostamento a sinistrai. A Mosca non c’era ufficio per le informazioni e per la compilazione delle liste di sinistra. A Pietroburgo ce n’erano. A Mosca la maggioranza degli uomini della strada piccolo-borghesi IL RISULTATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO 107 aveva creduto alla favola cadetta del pericolo centonero. A Pietro- burgo già si era manifestamente notato che questa credenza dei pic- coli borghesi e degli opportunisti era stata scalzata. Riportiamo i dati per circoscrizione, assumendo per ognuna di esse il numero massimo dei voti ottenuti dai candidati delle diverse liste (cifre della Riec ): Numero massimo dei voti Differenza Quanti voti avremmo Circoscrizione di Pietroburgo cadetti blocco di sinistra ottobristi monar- chici dei voti tra i cadetti e le sinistre dovuto strappare ai cadetti per vincere? Spasski 3-397 1.644 I-514 624 — 1-753 «77 Narva 2.377 1.643 1.326 307 — 734 368 Liteini 2.776 9*9 2.153 667 — I-857 929 Kolomna 1.318 1.122 1.068 236 — 196 99 Isola Vasilievsk; 2.313 1.949 2.120 418 — 364 183 Rozdestvenski 2.784 1.325 1.195 537 — 1-459 730 Kazan 1-749 589 998 201 — 1.160 581 Ammiragliato 955 246 725 196 — 709 355 Mosca 4.100 1.702 2.233 706 — 2.398 1.200 AI.-Nievski 2.735 1.421 799 588 — 1.314 658 Pietroburgo 3.282 2-754 1.851 54i — 528 265 Vyborg 1.012 1.389 649 249 + 377 — Totale 28.798 16.703 16.613 5.270 In 5 circoscr. passibili di es- sere conquista- te: 1.573 voti Questi dati permettono di trarre parecchie conclusioni interes- santi. Innanzi tutto, sul « pericolo centonero ». Le elezioni hanno dimo- strato che non esiste. Le nostre dichiarazioni, i nostri avvertimenti, ripetuti numerose volte da tutti i bolscevichi, anche nelle Termi Trudà e nello Zrenie, si sono giustificati in pieno. I neri non potevano riuscire a Pietroburgo, quale che fosse la ri- partizione dei voti fra i cadetti e le sinistre! Ma c’è di piu. Nemmeno se gli ottobristi e i monarchici avessero io8 LENIN marcia o uniti (cosa impossibile specialmente a Pietroburgo dove i tedeschi ottobristi nell’isola Vasilievski per poco non litigavano per- sino con TUnione del 17 ottobre), nemmeno in questo caso i neri avrebbero potuto vincere a Pietroburgo! Lo vede chiunque voglia darsi la pena di fare calcoli per nulla complicati con le cifre da noi riportate. La somma dei voti ottenuti dai cadetti e dalle sinistre (45.500) supera di più di due volte quella dei voti ottenuti dagli otto- bristi e dai monarchici (22.000). Qualsiasi ripartizione concepibile dei voti fra le quattro liste, qualsiasia « passo » delle destre non avrebbe potuto far si che i centoneri costituissero un pericolo. I piccoli borghesi — i populisti e i socialdemocratici opportunisti, che, facendo eco ai cadetti, gridavano al pericolo centonero — hanno ingannato il popolo. L’avevamo detto prima delle elezioni, e le ele- zioni hanno dimostrato che avevamo ragione. L’instabilità di Pietroburgo e la miopia politica, propria dell’in- tellettuale piccolo-borghese e del filisteo, si sono rivelate nei fatti. Le elezioni a Pietroburgo, benché non nella grande misura in cui ciò era avvenuto a Mosca, sono state elezioni di piccoli borghesi intimoriti e ingannati dai cadetti. Tutta la letteratura pubblicata a Pietroburgo prima delle elezioni, cominciando dalla Riec per finire con il Tova - ristc y che sosteneva malinconicamente il blocco di sinistra (che ten- tava di giustificarsi delle sue simpatie per le sinistre?), è colma di dati che attestano il modo in cui i cadetti e i loro tirapiedi spaventa- vano Tuomo della strada con lo spettro del pericolo di, una votazione centonera, da loro inventato. I cadetti stornavano da sé il pericolo di sinistra gridando che esi- steva il pericolo di una votazione centonera, e loro stessi andavano allora da Stolipyn e gli promettevano di metter giudizio, di divenire piu leali e di separarsi dalle sinistre. Lo stesso S^olipvn ha ricono- sciuto, secondo le parole del Tovaristc di oggi (9 febbraio), che egli sa qualche cosa di questa svolta dei cadetti a destra! Ancora. I risultati delle elezioni a Pietroburgo offrono la possi- bilità di rispondere alla domanda: che cosa ci hanno dato queste elezioni? siamo riusciti, con la nostra propaganda esplicita, antica- detta, a risvegliare nuovi strati di elettori, prima indifferenti, e a farli partecipare alla vita politica? in quale misura abbiamo staccato dai liberali i piccoli borghesi, che arrancavano dietro i liberali, e li ab- biamo attirati dalla parte del proletariato? IL RISULTATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO IO9 Per giudicarlo compariamo innanzi tutto i dati sui voti ottenuti dai cadetti e quelli ottenuti dalle sinistre (come prima, massimo) nel 1906 e nel 1907. Numero dei voti ottenuti ( massimo ) Circoscrizioni di Pietroburgo 1906 1907 Differenza tra l’ultima c la prima colonna cadetti cadetti sinistre insieme Spasski 5.009 3-397 1.644 Narva 3-578 2.377 1-643 Liteini 3.767 2.776 919 — 72 Kolomna 2.243 1.318 1.122 + 197 Isola Vasilievski 3-777 2.313 1.949 -h 485 Rozdestvenski 3*393 2.784 1.325 4.109 4- 716 Kazan 2.242 t -749 589 2.338 ■+■ 96 Ammiragliato 1*553 955 246 1.201 — 352 Mosca 5.124 4.100 1.702 5.082 + 678 Al.-Nievski 2.991 2*735 1.421 4.156 4- 1.165 Pietroburgo 4.946 3.282 2.754 6.036 4 - 1.099 Vyborg 1.988 1.012 1.389 2.041 4 - 413 in complesso 40.61 1 28.798 16.703 45.501 4- 4.890 Da questi dati appare in modo del tutto chiaro il rapporto fra i voti in favore deiropposizione e quelli in favore della rivoluzione ottenuti nel 1906 e nel 1907. Dei 17.000 voti (in cifre tonde) conqui- stati, 12.Ó00 li abbiamo strappati ai cadetti e 5.000 provengono dalle masse prima indifferenti (in parte boicottiste). Inoltre salta subito agli occhi la differenza tra le circoscrizioni « non passibili di essere conquistate », quelle cioè dove evidentemente non potevamo vincere nel 1907, per quanto avessimo teso le nostre forze, e quelle che lo erano. In capo alle prime, per esempio, stanno le circoscrizioni Ammiragliato e Liteini. I voti cadetti superavano di gran lunga i nostri. Come ciò si spiega? Il motivo è chiaro. Composizione della popolazione: al primo posto i funzionari, al secondo i grossi borghesi (cosa che le Termi Trudà avevano rilevato prima delle elezioni). Dove non esiste un 110 LENIN proletariato industriale e commerciale, dove prevalgono i funzionari, la socialdemocrazia, appoggiata dai trudotrify non poteva vincere. Ivi è persino diminuito il numero dei votanti: non v’era nessun inte- resse! Siamo solo riusciti a strappare, in favore del blocco di sinistra, circa un quarto dei voti. All’altro polo vi sono le circoscrizioni passibili di essere conqui- state, dove la socialdemocrazia, appoggiata dai trudoviltf , ha risve- gliato una massa di nuovi elementi, ha tratto dalla palude e dal letargo i poveri della città, interessandoli alla politica. Sono le circo- scrizioni Alexandro-Nievski e Pietroburgo. Per ognuna di esse l’au- mento del numero dei voti contro i neri, cioè quelli ottenuti dai ca- detti e dalle sinistre messe insieme, è piu di un migliaio, e la più gran parte dei voti di sinistra non è costituita da quelli strappati ai cadetti, ma da nuovi voti. La voce della lotta, la voce della socialde- mocrazia e dei trudovi\t ha risvegliato coloro che la voce dal suono mellifluo dei cadetti non poteva destare. Nella circoscrizione Pietroburgo ci sarebbe bastato strappare ai cadetti 265 voti in tutto, e avremmo vinto. 265 voti da aggiungere ai 2.754: è chiaro che la vittoria era del tutto possibile. Ed è altrettanto chiaro, che i poveri della città, di tipo ben lontano dal proletario — commessi, vetturini, inquilini di piccoli alloggi — si sono ivi levati in favore delle sinistre. È chiaro che l’appello della socialdemocrazia, appoggiata dai trudovikì, non è caduto nel vuoto, che ivi esistono in misura considerevole elementi della popolazione capaci di andare piu lontano dei cadetti, piti a sinistra dei cadetti. Nella circoscrizione Alexandro-Nievski la lotta era incomparar bilmente piti difficile. Per vincere bisognava strappare ai cadetti 658 voti, che, dovendo essere aggiunti a 1421 voti, sono una cifra abba- stanza alta, ma ne sono tuttavia meno della metà. Non abbiamo il diritto di considerare senza prospettive le circoscrizioni dove l’au- mento di una volta e mezzo dei voti da noi ottenuti ci avrebbe dato la vittoria. La circoscrizione Kolomna avrebbe potuto darci facilmente la vittoria : bisognava strappare ai cadetti 99 voti in tutto. In quella del* l’isola Vasilievski, dove le tre liste principali — i cadetti, gli ottobri- sti e le sinistre — andavano di pari passo, avremmo vinto se avessimo strappato 183 voti ai cadetti. Nella circoscrizione Narva per vincere avremmo dovuto loro strappare 368 voti. IL RISULTATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO III Conclusione. II blocco di sinistra a Pietroburgo ha indubbiamente attratto il commesso e il piccolo borghese urbano, ha fatto partecipare per la prima volta alla vita politica una loro parte, ne ha strappato una parte molto notevole ai cadetti. La concezione priva di prospettive, rinunciataria, secondo cui le idee socialdemocratiche non sono accessibili all’impiegato delFin- dustria e del commercio nello stadio intermedio di appoggio dei trudovikj ai socialisti, è irrevocabilmente smentito dalle elezioni a Pietroburgo. Noi possiamo , se lo vogliamo e ne siamo capaci, risve- gliare alla lotta politica centinaia e migliaia di poveri della città in ogni circoscrizione della capitale e possiamo in ogni circoscrizione strappare centinaia di commessi, di scrivani, al partito dei liberali bor- ghesi che mercanteggia con Stolypin. Lavoriamo senza mai stancarci in questa direzione, e Fegemonia del cadetto traditore sui poveri della città sarà demolita . I cadetti non saranno in grado di sopportare un’al- tra battaglia elettorale contro il blocco di sinistra a Pietroburgo! Con la legge elettorale vigente saranno battuti in pieno se affronteranno ancora una volta la battaglia dopo altri mesi di agitazione « stolypi- niana » e di mercanteggiamenti di Miliukov. È facile infatti vedere che anche in queste elezioni al blocco di sinistra è mancato ben poco per raggiungere la vittoria. Soltanto le circoscrizioni Ammiragliato, Liteini, Spassici, Rozdestvenski, Kazan e Mosca non lasciavano alcuna speranza. In queste sei circoscrizioni avremmo dovuto aumentare il numero dei nostri voti di piu di una volta e mezzo y cosa quasi inconcepibile, per quanto intense fossero state l’agitazione elettorale, la diffusione della letteratura, ecc. (o, me- glio, sarebbe stato concepibile, ma non con la libertà delle corti mar- ziali concessa da Stolypin nelle elezioni!). Le due prime circoscrizioni sono socialmente inaccessibili ai socialdemocratici e ai trudovi^t; le ultime quattro sono accessibili, ma il nostro lavoro fra gli impiegati delPindustria e del commercio era stato ivi ancora troppo, troppo debole. Per le altre circoscrizioni, in una abbiamo vinto fin dalla prima azione del blocco di sinistra; in quattro ci restavano da strappare ai cadetti, per la vittoria, dai 99 ai 368 voti; in una occorreva strappare 658 voti. In tutto, in queste cinque circoscrizioni sarebbe stato suffi- ciente strappare ai cadetti 7.57^ voti, e il blocco di sinistra avrebbe vinto, avrebbe conquistato tutta Pietroburgo! 1 1 2 LENIN Difficilmente qualcuno oserà dire che sarebbe stata una cosa su- periore alle forze dei socialdemocratici strappare 1.573 vot i m cinque circoscrizioni se essi avessero lavorato in modo concorde, se gli op- portunisti, che stavano mercanteggiando con i cadetti, non avessero differito per lungo tempo la conclusione del blocco di sinistra, se una parte dei menscevichi, che si erano scissi , non avessero compiuto la funzione di crumiri nei confronti del blocco di sinistra. Che cos’è un crumiro? Un uomo legato al proletariato in lotta, e che gli fa lo sgambetto nel momento della lotta comune. Ha queste caratteristiche il menscevico che si è staccato? Natu- ralmente si, poiché egli ha rotto l’unità deirorganizzazione socialde- mocratica a Pietroburgo, ha portato la discordia nelle file dei combat- tenti, è passato ai cadetti nel punto culminante della lotta e ci ha addirittura ostacolato persino dopo la conclusione del blocco di sini- stra. Basti ricordare che il blocco di sinistra era stato concluso il 25 gennaio, e il 28 i menscevichi che si erano scissi invitavano nel Tova - ritte ad astenersi in cinque circoscrizioni! Il i° febbraio gli stessi men- scevichi ( Riec ) pubblicavano un appello che impauriva il piccolo bor- ghese con lo spauracchio del pericolo centonero. Ma è ancora poco. Nella Riec di oggi leggiamo nella terza pagi- na, ove si descrivono le elezioni nel rione Pietroburgo, che su una scheda era scritto: « Mi astengo dal voto. Un menscevico ». Riflettano bene i lettori sul significato di questo esempio! Il 28 gennaio i menscevichi pubblicavano nel Tovaristc le risolu- zioni dell’organismo esecutivo della parte che si era scissa. Nel punto VI di queste risoluzioni la circoscrizione Pietroburgo non era affatto compresa fra le circoscrizioni dove esisteva il pericolo centonero. Nel punto VI si dichiarava esplicitamente che in questa circo- scrizione era opportuno un accordo con le sinistre. Nel punto III si diceva apertamente che se anche l’accordo con le sinistre non avesse avuto luogo, i menscevichi avrebbero invitato a votare per le sinistre dove non esisteva un « evidente » pericolo centonero. E tuttavia « un menscevico» si astiene nella circoscrizione Pietroburgo! Come si sono dunque comportati i menscevichi nelle altre circoscrizioni? Come si può dopo questo rifiutarsi di riconoscere il fatto che proprio l’azione di crumiraggio di una parte dei menscevichi ha im- pedito la vittoria elettorale del blocco di sinistra a Pietroburgo, men- tre non esisteva affatto il pericolo centonero? IL RISULTATO DELLE ELEZIONI A PIETROBURGO U 3 Impari dunque il proletariato dai tentennamenti e dai tradimenti della piccola borghesia. Noi inalzeremo sempre prima degli altri la nostra bandiera, in modo fermo e audace. Inviteremo sempre i pic- coli borghesi a sfuggire di sotto l’ala dei liberali per passare dalla parte del proletariato. E questa tattica — l’unica tattica rivoluzionaria e proletaria nella rivoluzione borghese — ci darà la vittoria ogniqual- volta la lotta politica di massa si ravviverà. Saratov, Nizni sono la prima vittoria 27 ; Mosca, Pietroburgo, il primo assalto. Basta, signori cadettil È giunta la fine dell’inganno dei poveri delle città da parte dei grandi proprietari fondiari liberali e degli avvocati borghesi. Insultino pure lo « straccio rosso » gli Sto- lypin e i Miliukov. La socialdemocrazia è sulla breccia, con la sua rossa bandiera, di fronte a tutti i lavoratori e gli sfruttati. Proletari, n. 13 , li febbraio I9°7- RAPPORTO ALLA CONFERENZA DELL’ORGANIZZAZIONE DI PIETROBURGO SULLA CAMPAGNA ELETTORALE E SULLA TATT ICA ALLA DUMA 38 Breve resoconto giornalistico Il relatore ha osservato che la tattica alla Duma è indubbiamente il problema politico centrale nell’attuale momento, e quindi il punto principale intorno al quale si aggirerà la campagna congressuale. Due problemi, indicati dal Comitato centrale nel suo progetto di ordine del giorno del congresso — pubblicato dai giornali — , vengono mes- si in primo piano, e precisamente: gli imminenti compiti politici e la Duma. Quanto al primo problema, esso è formulato in modo molto vago. Può darsi che i menscevichi, non volendolo dire esplicitamente, intendano indicare l’appoggio al ministero cadetto. Comunque è evi- dente la loro volontà di accantonare, come nel IV Congresso (di uni- ficazione) i fondamentali problemi di principio della tattica socialde- mocratica nella rivoluzione russa. Eppure facendolo, come già ora ha dimostrato anche Pesperienza, si giunge unicamente all’assenza di qualsiasi coerente tattica socialdemocratica di partito. Basti ricordare che la tattica del CC nella questione dell’appoggio a un ministero della Duma, cioè cadetto (giugno dell’anno scorso) non fu appoggia- ta, non dico dal partito in generale, ma nemmeno dal gruppo social- democratico alla Duma in particolare. Dopo lo scioglimento della Duma le famose « parziali manifestazioni di protesta con carattere di massa», proposte dal Comitato centrale, ebbero la stessa sorte. Adesso, durante le elezioni, nel partito l’atteggiamento verso i cadetti è stato cosi mutevole che tra gli stessi menscevichi influenti e re- sponsabili si sono staccati, prima della Conferenza del novembre (1906) del POSDR, Cerevanin, e, dopo di essa, Plekhanov (senza parlare poi di Vasiliev). Data simile situazione i socialdemocratici rivoluzionari hanno SULLA CAMPAGNA ELETTORALE E SULLA TATTICA ALLA DUMA ”5 l'assoluto dovere di avvalersi di una rappresentanza completa nel quinto congresso del partito, dove parteciperanno per la prima volta i polacchi, i lettoni e i bundisti, per sollevare le questioni di principio fondamentali della tattica socialdemocratica nella rivoluzione borghe- se russa. Non si può, con utilità per la causa, parlare degli « immi- nenti compiti politici » se non vengono spiegate le questioni con- cernenti i compiti del proletariato nella nostra rivoluzione in generale, la possibilità che esistano condizioni oggettive per un successivo svi- luppo della rivoluzione, l’odierno schieramento delle classi e dei par- titi e soprattutto il carattere di classe del partito cadetto. Se non si dà una spiegazione di questi problemi, spiegazione facilitata dalla ricca esperienza della I Duma e dalle elezioni della seconda, è inconcepi- bile una soluzione di principio, sensata, del problema del ministero cadetto, della tattica in caso di scioglimento della Duma, ecc. Il relatore si è perciò soffermato brevemente sulle questioni da lui delineate. La situazione economica di grandi masse della popo- lazione attesta indubbiamente che i problemi principali della rivolu- zione non sono stati risolti; esiste un terreno oggettivo per un mo- vimento immediato di massa. La ripercussione politica è l’inasprirsi dei contrasti fra l’autocrazia, che si avvicina all’organizzazione dei grandi proprietari fondiari centoneri, e le masse non soltanto del proletariato, ma anche dei poveri delle campagne (la curia contadina ha dato la più alta percentuale, naturalmente dopo la curia operaia, di grandi elettori di sinistra!) e delle città (l’egemonia dei cadetti sulla democrazia piccolo-borghese urbana è stata senza dubbio se- riamente scalzata nelle elezioni della seconda Duma). Ne consegue quindi che si sviluppa e si approssima una crisi non costituzionale ma rivoluzionaria, che la lotta alla Duma suscita — grazie alle con- dizioni oggettive — un passaggio alla lotta fuori della Duma, tanto piu vicino quanto piu l’attività della socialdemocrazia e della de- mocrazia borghese alla Duma si svilupperà con successo. I compiti del proletariato, quale capo della rivoluzione democratica, consistono nel- lo sviluppare la coscienza rivoluzionaria, la decisione e l’organizza- zione delle masse e nello strappare la piccola borghesia all’egemonia dei liberali. Non si può nemmeno parlare dell’appoggio a un ministero liberale, il quale dovrebbe rispondere davanti alla Duma, ma che, di fatto, dipenderebbe dalla cricca zarista centonera. La possibilità di uti- lizzare un siffatto ministero (se fosse una realtà e non una vuota prò- ir6 LENIN messa fatta allo scopo di ingannare i cadetti, come la promessa di Stolypin di legalizzare il loro partito, fatta nel gennaio per disto- gliergli dal blocco con le sinistre) dipende in tutto e per tutto dalla forza delle classi rivoluzionarie , dalla loro coscienza e compattezza. Quanto al contenuto di classe dei diversi partiti, occorre rico- noscere, quale fenomeno generale, che neirultimo anno le classi su- periori si sono spostate a destra e quelle inferiori a sinistra. Il centro si indebolisce: lo erode il torrente dello sviluppo rivoluzionario che avanza. I centoneri si sono rafforzati e organizzati, si sono avvicinati alla forza economica di classe piu potente della vecchia Russia, e precisamente ai grandi proprietari fondiari feudali. Gli ottobristi ri- mangono il partito della grande borghesia controrivoluzionaria. I ca- detti hanno fatto una netta svolta a destra. Diventa sempre piti chiaro che il loro puntello sociale è costituito dal proprietario fondiario (medio) liberale, dalla media borghesia e dagli intellettuali apparte- nenti alla grande borghesia. Essi trascinano dietro di sé i poveri delle città, che li seguono per tradizione e vengono ingannati dal suono delle parole «libertà del popolo». Le elezioni della II Duma hanno subito dimostrato che il primo attacco delle sinistre, nelle condizioni meno favorevoli, ha staccato in misura molto notevole gli « strati in- feriori » della democrazia urbana dai cadetti. I cadetti si sono spostati a destra, verso gli ottobristi. La piccola borghesia democratica, urbana e soprattutto rurale, si è piu di tutti rafforzata e spostata a sinistra. Il relatore ricorda che nella primavera scorsa non esisteva un’esperienza politica di massa riguardo a un’orga- nizzazione di partito legale di questa piccola borghesia. Ora esiste un’esperienza già molto importante, cominciando dai trudovi\i nella I Duma per finire con l’inatteso grande numero di « elementi di si- nistra » e di trudoviltf eletti nella II Duma. Le idee bolsceviche sulla rivoluzione russa, la quale può essere portata a termine non dal liberalismo, ma soltanto dal proletariato, se questo è in grado di attrarre a sé le masse contadine, sono mirabil- mente confermate dairesperienza del 1906-1907. Tutta la tattica della socialdemocrazia rivoluzionaria alla Duma scaturisce dalle premesse indicate. I socialdemocratici devono consi- derare la Duma come uno degli strumenti della rivoluzione, inal- zando decisamente, apertamente, alla luce del sole, la loro bandiera coerente, proletaria e rivoluzionaria di fronte alle masse, svolgendo SULLA CAMPAGNA ELETTORALE E SULLA TATTICA ALLA DUMA IF 7 un lavoro di agitazione, di propaganda e organizzativo per sviluppare la rivoluzione e spiegando alle masse l’ineluttabilità di una nuova grande lotta fuori delle mura della Duma. Le frasi dei cadetti i quali dicono che si vuole « far saltare » la Duma, sono una infame provo- cazione del liberale che conversa segretamente con Stolypin e soci. Non « far saltare » la Duma, non far sciogliere la Duma, significa non fare nulla di molto sgradevole a Stolypin e soci. I socialdemocratici devono spiegare il carattere provocatorio di questa parola d’ordine cadetto-poliziesca e dimostrare che già nella I Duma Patteggiamento del partito socialdemocratico (tanto dei menscevichi quanto dei bob scevichi) escludeva ogni « via », ogni « proclamazione », ecc. rivolu- zionarie artificiose. I cadetti lo sanno e, prettamente alla maniera del Novoie Vremia , fanno passare la tattica della rivoluzione di massa, popolare, per la tattica del «far saltare». I socialdemocratici alla Duma devono agire come noi abbiamo agito nelle elezioni a Pietroburgo: inalzare la loro bandiera rivoluzio- naria; costringere la piccola borghesia esitante a scegliere fra noi e i cadetti; nei momenti di azioni decisive non rifiutarsi di concludere, caso per caso, accordi parziali con quei democratici piccolo-borghesi che ci seguono sia contro i neri, sia contro i cadetti. Il relatore, spie- gando cosi il significato del « blocco di sinistra » alla Duma e le con- dizioni per la sua messa in atto, ha soprattutto messo in guardia dal pensare che l’accordo possa essere permanente, possa in qualche modo legar le mani alla socialdemocrazia o sia un patto piu o meno dura- turo concluso preventivamente. Se a Pietroburgo i socialdemocratici si fossero legate le mani con un accordo permanente o anche persino con un patto preliminare con i populisti, i quali, compresi i socialisti- « rivoluzionari », andavano con i menscevichi a vendere la democrazia ai cadetti, nelle elezioni a Pietroburgo non si sarebbe riusciti a for- mare il blocco di sinistra. Soltanto con una politica ferma e autono- ma — e non con la diplomazia, non con i meschini compromessi — la socialdemocrazia può garantirsi, nei momenti necessari, la colla- borazione di quegli elementi della democrazia borghese che sono veramente capaci di lottare. ii8 LENIN Discorso di chiusura Nel suo discorso di chiusura il relatore ha espresso il suo parere contrario*. Da una parte, persino nei momenti di lotta più aspra la socialdemocrazia deve rimanere un partito autonomo, indipendente, con una propria organizzazione persino airinterno dei Soviet « co- muni > dei deputati operai, contadini, ecc. Dairaltra, i socialdemo- cratici non devono cadere neirerrore dei menscevichi, i quali contrap- pongono all f « accordo di lotta » il c blocco politico >, poiché qualsiasi accordo è ammissibile soltanto nei limiti di una determinata linea politica . È comprensibile che i socialdemocratici, parlando alla Duma, su una determinata questione, contro i cadetti, non potranno rifiu- tarsi di concludere accordi con le sinistre se queste sono disposte a seguirli e se, per una vittoria parlamentare sui cadetti (per esempio, remendamento di una legge, la soppressione di un punto infame di un indirizzo, di una dichiarazione, di una risoluzione, ecc.), raccordo sarà necessario. Ma legarsi le mani con un accordo più o meno per- manente, con chiunque si voglia, e che impacci in qualche modo la socialdemocrazia sarebbe insensato e delittuoso. Proletari , n. 14, 4 marzo 1907. PROGETTI DI RISOLUZIONE PER IL QUINTO CONGRESSO DEL POSDR ” Scritti dal 15 al 18 febbraio (28 fcbbraio-3 marzo) 1907. Proletari, n. 14, 4 marzo 1907. 1 Il momento attuale e la rivoluzione democratica Considerando : 1) che la odierna crisi economica in Russia, non accenna affatto a una prossima fine, e, nel suo lungo decorso continua a provocare, in vastissime proporzioni, disoccupazione nelle città e carestia nelle campagne. 2) che in connessione con ciò si inasprisce la lotta di classe fra il proletariato e la borghesia, la lotta fra i grandi proprietari fondiari e i contadini, e anche fra la borghesia contadina, corrotta dal gover- no, e i contadini poveri; 3) che la storia politica della Russia dell’anno trascorso, comin- ciando dalla I Duma per finire con le nuove elezioni, ha dimostrato il rapido sviluppo della coscienza di tutte le classi, espressosi nel grandissimo rafforzamento dei partiti estremi, nel declino delle illu- sioni costituzionali, nell’indebolimento del «centro», cioè del partito borghese liberale dei cadetti, il quale mira a por fine alla rivoluzione mediante concessioni accettabili per i grandi proprietari fondiari cen- toneri e l’autocrazia; 4) che la politica del partito cadetto, volta a questo fine, porta alla minima liberazione delle forze produttive della società borghese, alla completa insoddisfazione dei bisogni fondamentali del proleta- riato e delle masse contadine e alla necessità del costante soffocamento violento di queste masse; considerando tutto ciò, la riunione constata: 1) che la crisi politica, la quale si svilupppa sotto i nostri occhi, non è una crisi costituzionale, ma una crisi rivoluzionaria che porta a una lotta immediata delle masse del proletariato e dei contadini contro l’autocrazia; 122 LENIN 2) che la prossima campagna alla Duma va quindi considerata e utilizzata unicamente come uno degli episodi della lotta rivoluzio- naria del popolo per il potere; 3) che la socialdemocrazia, quale partito della classe d’avanguar- dia, non può in nessun caso appoggiare in questo momento la poli- tica cadetta in generale, e in particolare il ministero cadetto. La so- cialdemocrazia deve fare ogni sforzo per svelare alle masse il carattere proditorio di questa politica, per spiegare loro i compiti rivoluzionari che ad esse si pongono, per dimostrare loro che soltanto se le masse sono altamente coscienti e fortemente organizzate sono possibili con- cessioni dell’autocrazia le quali possano trasformarsi da strumento di inganno e di corruzione in strumento di ulteriore sviluppo della rivoluzione. 2 S uli’ atteggiarne n to verso i partiti borghesi Considerando : 1) che in questo momento di fronte alla socialdemocrazia sorge con particolare insistenza il compito di definire il contenuto di classe dei differenti partiti non proletari, di tener conto del rapporto oggi esistente fra le classi e di determinare conformemente il suo atteg- giamento verso gli altri partiti; 2) che la socialdemocrazia ha sempre riconosciuto la necessità di appoggiare qualsiasi movimento d’opposizione e rivoluzionario diretto contro l’ordinamento sociale e politico esistente in Russia; 3) che essa ha il dovere di far di tutto perché il proletariato adempia la funzione di capo nella rivoluzione democratica borghese; considerando tutto ciò, la riunione constata : 1) che i partiti centoneri (Unione del popolo russo, monarchici, Consiglio della nobiltà unificata, ecc.) agiscono in modo sempre piu energico e determinato come organizzazione di classe dei grandi pro- prietari fondiari feudali, strappano con sempre maggiore impudenza dalle mani del popolo le conquiste della rivoluzione e suscitano cosi un inevitabile inasprimento della lotta rivoluzionaria; che la social- democrazia deve denunciare lo strettissimo legame di questi partiti con lo zarismo e con gli interessi della grande proprietà fondiaria PROGETTI PER IL V CONGRESSO DEL POSDR I2 3 feudale, spiegando la necessità della lotta per la completa distru- zione di queste sopravvivenze della barbarie; 2) che partiti quali l’Unione del 17 ottobre, il partito industriale- commerciale, e in parte quello del rinnovamento pacifico ecc., sono organizzazioni di classe di una parte dei grandi proprietari fon- diari e soprattutto della grande borghesia industriale e commerciale che non hanno ancora concluso una transazione definitiva per la divisione dd potere con la burocrazia autocratica in base a una Costi- tuzione di censo e la piu antidemocratica possibile, ma già si sono posti in pieno dalla parte della controrivoluzione e appoggiano mani- festamente il governo*; che la socialdemocrazia [utilizzando, allo scopo di sviluppare la rivoluzione, i conflitti di questi partiti con la autocrazia centonera] deve [nello stesso tempo] condurre contro di loro la lotta piu implacabile; 3) che i partiti della borghesia monarchica liberale, e il princi- pale fra di loro, il cadetto, già oggi hanno in modo indubbio voltato le spalle alla rivoluzione e perseguono lo scopo di porvi fine mediante un compromesso con la controrivoluzione; che la base economica di tali partiti è costituita da una parte dei proprietari fondiari medi e della media borghesia, e soprattutto dalla intellettualità borghese, mentre una parte della piccola borghesia democratica urbana e ru- rale segue ancora questi partiti unicamente per forza di tradizione, essendo addirittura ingannata dai liberali; che l’ideale di questi par- titi non sorpassa i limiti di una società borghese ordinata, che sia protetta dalla monarchia, dalla polizia, dal sistema bicamerale, dall’esercito permanente, ecc., contro gli attacchi del proletariato; che la socialdemocrazia deve utilizzare l’attività di questi par- titi per educare politicamente il popolo, contrapponendo alla loro fra- seologia ipocritamente democratica la coerente democraticità del pro- letariato, fugando le illusioni costituzionali da essi diffuse e lottando implacabilmente contro la loro egemonia sulla piccola borghesia democratica; 4) che i partiti populisti, o del lavoro (socialisti popolari, gruppo del lavoro, socialisti-rivoluzionari), esprimono in modo piu o meno • Variante proposta dai menscevichi: «...la borghesia, che già si è posta in pieno dalla parte della controrivoluzione, appoggia manifestamente il governo e si pone il compito di attuare una Costituzione di censo e la piu antidemocratica possibile ». 124 LENIN giusto gli interessi e il modo di vedere delle grandi masse contadine e della piccola borghesia urbana, esitando tra la sottomissione all’ege- monia dei liberali e la lotta decisa contro la grande proprietà fon- diaria e lo Stato feudale; che questi partiti rivestono i loro compiti, in sostanza democratici borghesi, di un’ideologia socialista più o meno nebulosa; che la socialdemocrazia deve inflessibilmente denun- ciare il loro carattere pseudosocialista e la loro tendenza a velare la opposizione di classe esistente fra il proletariato e il piccolo padrone, ma deve, d’altra parte, strapparli con tutte le forze alla influenza e alla direzione dei liberali, costringendoli a scegliere fra la politica cadetta e la politica del proletariato rivoluzionario e obbligandoli cosi a schierarsi dalla parte dei socialdemocratici, contro i centoneri e con- tro i cadetti; 5) le azioni comuni che ne conseguono devono escludere ogni possibilità di qualsiasi deroga al programma e alla tattica social- democratica, dovendo servire unicamente a esercitare una pressione comune e simultanea contro la reazione e contro il tradimento della borghesia liberale. Nota. Sono state poste fra parentesi quadre le parole che dovreb- bero essere soppresse secondo la minoranza, che ha proposto la va- riante sopraindicata. 3 Sui compiti di classe del proletariato nel momento attuale della rivoluzione democratica Considerando : 1) che in Russia la rivoluzione democratica si avvia verso una nuova ripresa e la classe dei grandi capitalisti e dei grandi proprie- tari fondiari si schiera dalla parte della controrivoluzione, mentre dalla parte della rivoluzione si schierano, seguendo il proletariato, nuovi strati di piccola borghesia e di contadini; 2) che gli interessi di classe del proletariato nella rivoluzione bor- ghese esigono che si creino le condizioni per una lotta il più possibile vittoriosa contro le classi abbienti e per il socialismo; 3) che l’unica possibilità per creare e garantire queste condizioni PROGETTI PER IL V CONGRESSO DEL POSDR I2 5 è quella di portare a termine la rivoluzione democratica, di conqui- stare cioè la repubblica democratica, la completa sovranità del popolo e il minimo delle conquiste economiche e sociali necessarie al prole- tariato (la giornata lavorativa di otto ore e altre rivendicazioni com- prese nel programma minimo della socialdemocrazia); 4) che soltanto il proletariato è in grado di portare a termine la rivoluzione democratica, alla condizione che esso, come unica classe coerentemente rivoluzionaria dellodierna società, trascini dietro a sé le masse contadine, dando alla loro lotta contro la grande proprietà fondiaria e lo Stato feudale una consapevolezza politica; 5) che la funzione dirigente nella rivoluzione democratica garan- tisce al proletariato la massima possibilità di elevare le sue condizioni economiche e sociali, di sviluppare in tutti i sensi la sua coscienza di classe e di svolgere la sua attività di classe non soltanto nel campo economico, ma anche in un largo campo politico, la riunione constata: 1) che il compito principale del proletariato neirattuale momento storico è quello di portare a termine la rivoluzione democratica in Russia; 2) che qualsiasi sottovalutazione di questo compito conduce ine- vitabilmente alla trasformazione della classe operaia da capo della rivoluzione popolare, che trascina dietro di sé le masse dei contadini democratici, in un partecipante passivo della rivoluzione, che arranca a rimorchio della borghesia monarchica liberale; 3) che tutte le organizzazioni del partito devono dirigere ratti- vita del proletariato volta ad adempiere questo compito, senza dimen- ticare nemmeno per un istante gli scopi propri, socialisti del prole- tariato. 4 Sulla tattica della socialdemocrazia alla Duma i) La tattica del boicottaggio della Duma, che ha aiutato le masse popolari a dare un giusto giudizio sullassenza di potere e sulla fun- zione non autonoma di questa istituzione, è stata pienamente giu- I2Ó LENIN stificata dalla commedia deirattività legislativa della I Duma e del suo scioglimento; 2) ma Patteggiamento controrivoluzionario della borghesia e la tattica conciliatrice del liberalismo russo ha ostacolato il successo immediato del boicottaggio e ha costretto il proletariato ad accettare la lotta contro la controrivoluzione dei grandi proprietari fondiari e della borghesia anche sul terreno della campagna parlamentare; 3) la socialdemocrazia ha dovuto condurre questa lotta fuori della Duma e nella stessa Duma per sviluppare la coscienza di classe del proletariato, per rafforzarne e ampliarne l’organizzazione, per continuare a mettere a nudo, davanti a tutto il popolo, le illusioni costituzionali e sviluppare la rivoluzione; 4) i compiti politici immediati della socialdemocrazia neH’immi- nente campagna parlamentare sono, innanzi tutto, quello di spiegare al popolo la completa inutilità della Duma quale mezzo per soddi- sfare le rivendicazioni del proletariato e della piccola borghesia rivo- luzionaria, e in particolare delle masse contadine; in secondo luogo, quello di spiegare al popolo l’impossibilità di ottenere la libertà poli- tica con metodi parlamentari finché il potere reale rimane nelle mani del governo zarista, di spiegare la necessità dell’insurrezione armata, del governo rivoluzionario provvisorio e dell’Assemblea costituente eletta a suffragio generale, diretto, uguale e segreto; 5) per adempiere i suoi fondamentali compiti socialisti, e anche quelli propriamente politici, la socialdemocrazia, quale partito di classe del proletariato, deve rimanere assolutamente autonoma, deve costituire alla Duma il suo gruppo di partito e non fondere in alcun caso né le sue parole d’ordine, né la sua tattica con nessun altro par- tito d’opposizione o rivoluzionario; 6) in particolare, circa l’attività della socialdemocrazia rivoluzio- naria alla Duma, è necessario spiegare i seguenti problemi, posti in questo momento da tutto il corso della vita politica: 1) deve essere messa in primo piano la funzione critica, propa- gandistica, di agitazione e organizzativa del gruppo socialdemocra- tico alla Duma, quale una delle nostre organizzazioni di partito. Proprio a questi scopi, e non a quelli direttamente « legislativi », de- vono servire anche i progetti di legge presentati dal nostro gruppo, e soprattutto quelli che concernono problemi quali il miglioramento delle condizioni di vita e la garanzia della libertà della lotta di classe PROC ETTI PER IL V CONGRESSO DEL POSDR 127 per il proletariato, l’abbattimento del giogo dei grandi proprietari fon- diari feudali nelle campagne, il soccorso ai contadini affamati, la lotta contro la disoccupazione, la liberazione dei marinai e dei soldati dal regime di galera vigente nelle caserme, ecc.; 2) poiché il governo zarista non cederà certamente le sue posi- zioni fino alla vittoria decisiva del popolo rivoluzionario, e poiché il conflitto fra la Duma e il governo è inevitabile, quale che sia la tat- tica della Duma, a meno che questa non sacrifichi gli interessi del proletariato ai centoneri, il gruppo socialdemocratico e il partito social- democratico, tenendo esclusivamente conto del corso della crisi rivo- luzionaria che, per condizioni oggettive, si sta sviluppando fuori della Duma, non devono suscitare conflitti intempestivi, né scongiurarli 0 rinviarli artificiosamente, svilendo le sue parole d'ordine, cosa che screditerebbe la socialdemocrazia agli occhi del popolo e la stacche- rebbe dalla lotta rivoluzionaria del proletariato; 3) la socialdemocrazia, denunciando l’essenza borghese di tutti 1 partiti non proletari e contrapponendo a tutti i loro progetti di leg- ge ecc. i suoi propri, deve anche lottare costantemente contro l’ege- monia cadetta nel movimento di liberazione, costringendo la demo- crazia piccolo-borghese a operare una scelta tra la democraticità ipocrita dei cadetti e quella conseguente del proletariato. 5 Sull* acutizzazione del disagio economico delle masse e sulla lotta economica Considerando: 1) che parecchi fatti attestano l’estremo riacutizzarsi dei bisogni economici del proletariato e della sua lotta economica (serrata in Polonia; movimento fra gli operai di Pietroburgo e di Ivanovo-Voz- nesensk per lottare contro il rincaro dei generi di prima necessità; largo movimento di scioperi nella zona industriale moscovita; appelli allarmati degli organismi sindacali che invitano a prepararsi ad una aspra lotta, ecc.); 2) che, secondo tutti i sintomi, queste disparate manifestazioni di lotta economica hanno una tale tendenza a concentrarsi da dar mo 128 LENIN tivo di attenderci un’azione economica di massa generale, a cui par- tecipino strati molto pili larghi di proletariato che non in quelle pre- cedenti; 3) che tutta la storia della rivoluzione russa dimostra che tutte le potenti riprese del movimento rivoluzionario sono sorte unica- mente sul terreno di simili movimenti economici di massa; considerando tutto ciò, la riunione constata che: 1) è necessario che tutte le organizzazioni del partito prestino la massima attenzione a questo fenomeno, raccolgano il materiale piu completo e pongano questo problema all’ordine del giorno del quinto congresso; 2) è necessario concentrare il maggior numero possibile di forze di partito nell’agitazione economica fra le masse; 3) è necessario tener conto precisamente di questo movimento economico, quale fonte principale e importantissima base della crisi rivoluzionaria che si sta sempre più sviluppando in Russia. 6 Le organizzazioni operaie apartitiche e la corrente anarco-sindacalista in seno al proletariato Considerando: 1) che nel POSDR si è delineata, in legame con l’agitazione del compagno Axelrod per il congresso operaio apartitico, una corrente (Larin, Stceglo, El, Ivanovski, Mirov, la pubblicazione di Odessa Emancipazione del lavoro) la quale tende a distruggere il partito operaio socialdemocratico e a sostituirlo con un’organizzazione poli- tica apartitica del proletariato; 2) che accanto a ciò, al di fuori del partito e addirittura contro il partito, si conduce fra il proletariato un’agitazione anarco-sindaca- lista, che lancia la stessa parola d’ordine del congresso operaio apar- titico e di organizzazioni apartitiche {La causa sindacale e il suo gruppo a Mosca, la stampa anarchica a Odessa, ecc.); 3) che, nonostante la risoluzione della Conferenza di novembre PROGETTI PER IL V CONGRESSO DEL POSDR I2 9 del POSDR, si notano nel nostro partito azioni disorganizzatrici il cui scopo è di creare organizzazioni apartitiche; 4) che, d’altra parte, il POSDR non si è mai rifiutato di utiliz- zare, nei momenti di maggiore o minore ripresa rivoluzionaria, deter- minate organizzazioni apartitiche, come i Soviet dei deputati operai, per rafforzare l’influenza della socialdemocrazia sulla classe operaia e intensificare il movimento operaio socialdemocratico (cfr. le riso- luzioni del Comitato di Pietroburgo e di quello di Mosca sul con- gresso operaio nei nn. 3 e 4 del Proletari n ); 5) che, sul terreno della ripresa che si sta iniziando, si offre la possibilità di organizzare o utilizzare, allo scopo di sviluppare la so- cialdemocrazia, istituzioni rappresentative apartitiche della classe ope- raia, come i Soviet dei deputati operai, i consigli dei delegati ope- rai, ecc., le organizzazioni del partito socialdemocratico devono al tempo stesso tener presente che se il lavoro socialdemocratico fra le masse del proletariato viene impostato in modo giusto, solido e largo, simili istituzioni possono in realtà risultare superflue; considerando tutto ciò, la riunione constata: 1) che è necessaria la lotta piu decisa e di principio contro il movimento anarco-sindacalista fra il proletariato e contro le idee di Axelrod e di Larin nella socialdemocrazia; 2) che è necessaria la lotta più decisa contro ogni tentativo disor- ganizzatole e demagogico in seno al POSDR di indebolire l’orga- nizzazione di partito e di avvalersene per sostituire alla socialdemo- crazia organizzazioni politiche apartitiche del proletariato; 3) che è ammissibile, in caso di necessità, la partecipazione delle organizzazioni del partito socialdemocratico ai consigli dei delegati operai, ai Soviet dei deputati operai e ai congressi dei loro rappre- sentanti, e anche all’organizzazione di queste istituzioni, purché que- sto lavoro sia impostato in modo rigidamente di partito, allo scopo di sviluppare e rafforzare il partito operaio socialdemocratico; 4) che per allargare e rafforzare l’influenza della socialdemocrazia su larghe masse di proletariato è necessario, da una parte, intensifi- care il lavoro per organizzare i sindacati e la propaganda e l’agita- zione nel loro seno, e, dall’altra, attrarre strati sempre più larghi della classe operaia nelle organizzazioni di partito di ogni tipo. 9 - 75 LA TATTICA DEL POSDR NELLA CAMPAGNA ELETTORALE Intervista concessa a un collaboratore delF * Humanité > ij febbraio (2 marzo) igoj L’ultimo congresso della socialdemocrazia russa, tenutosi a Stoc- colma nell’aprile dell’anno scorso, aveva deciso che i socialdemocra- tici non dovevano concludere nessun accordo elettorale con i partiti borghesi. Questo principio fu senz’altro applicato nelle elezioni della I Duma in Siberia e nel Caucaso. Era esso valido anche per la II Duma? I bolscevichi dicevano di si, i menscevichi di no. I primi esigevano che per decidere la questione venisse convocato un con- gresso straordinario. AH’inizio di novembre ebbe luogo soltanto una conferenza, dove erano rappresentate tutte le organizzazioni del par- tito. I menscevichi, insieme con il Bund, sostennero Taccordo con i cadetti nelle imminenti elezioni; i bolscevichi, insieme con i lettoni e i polacchi, lo condannarono. La proposta dei primi raccolse 18 voti; quella dei secondi, 14. La conferenza decise che le organizzazioni locali dovevano pronunciarsi esse stesse sul problema. « Si faccia a Pietroburgo come nelle altre località >, dichiararono di proposito i bolscevichi ai menscevichi. Bisogna sapere due cose: da una parte, che i menscevichi, nono- stante il loro nome, hanno la maggioranza nel Comitato centrale del partito o, in altre parole, sono loro a dirigere la sua politica generale, e, dairaltra parte, che i bolscevichi hanno la maggioranza nei comi- tati di governatorato di Pietroburgo e di Mosca. Avere contro di sé le due capitali era una situazione penosa e umiliante per il Comitato centrale. 11 tentativo quindi, da parte del CC, di applicare a qual- siasi prezzo la politica menscevica a Pietroburgo e a Mosca. Per le elezioni a Pietroburgo esso (il CC) rischiò di violare Tautonomia lo- cale, provocando la scissione appena se ne presentò il pretesto. L’organizzazione di Pietroburgo non aveva ancora tenuto la con- LA TATTICA DEL POSDR NELLA CAMPAGNA ELETTORALE Ii T ferenza di governatorato prevista dalla Conferenza di novembre di tutta la Russia. Già da lungo tempo i giornali liberali avevano di- scusso vivacemente sulla tattica elettorale, temendo che i socialisti agis- sero indipendentemente da loro, e organizzassero le masse, senza e contro di loro, intorno alla bandiera rivoluzionaria. Essi infierivano contro i bolscevichi, — che venivano naturalmente qualificati quali « settari, dogmatici, blanquisti, anarchici, ecc. » — , ma volevano con- durre la campagna insieme agli altri partiti rivoluzionari, stabilire con loro una lista comune. I piu grandi giornali di Pietroburgo sono nelle loro mani : era loro facile costringere a sentire la loro voce. I bolscevichi invece disponevano soltanto del loro giornale illegale, il Proletari , che si pubblica all’estero ed esce solo due volte al mese. In segreto e attraverso contatti clandestini, il Comitato centrale menscevico aveva informato i cadetti che la tattica dei socialdemo- cratici dipendeva dallo stesso CC e non dal comitato di governa- torato bolscevico. Ciò è venuto fuori alla conferenza di informa- zione, che ha riunito nei primi giorni di gennaio i rappresentanti dei cadetti, dei socialisti popolari, dei trudotri\t y dei social isti -rivoluzio- nari e dei socialdemocratici. Tutti erano per una lista comune. Tutti, meno il delegato del comitato di governatorato, che dopo la confe- renza dichiarò che il comitato avrebbe comunicato la decisione solo dopo qualche giorno. Allora intervenne il delegato del Comitato cen- trale: cLa miglior cosa sarà — egli dichiarò — che raccordo sia con- cluso non dalPorganizzazione nel suo complesso, ma singolarmente da ogni rione [che a Pietroburgo sono dodici]. — Ma io sento per la prima volta una simile proposta — rispose il delegato del comitato di governatorato. È questo un progetto del Comitato centrale? — No, è un’idea mia — rispose il delegato del CC». Un uomo pronto di mente capisce a mezza parola. I cadetti ca- pirono. La Riec (l’organo di stampa ufficiale del partito cadetto), il Tovanstc (giornale dei cadetti di sinistra, simili ai socialisti milleran- diani) e la Stranà (organo di stampa del partito delle riforme demo- cratiche) dichiararono che i menscevichi erano la parte sensata, la parte istruita, la parte decorosa della socialdemocrazia. I bolscevichi invece erano i rappresentanti della barbarie: essi impedivano al socia- lismo di diventare civile e parlamentare! Ma, in presenza del capo dei cadetti, Miliukov, fu loro reso noto che Ì bolscevichi avrebbero agito separatamente dai cadetti. 9 * i3 2 LENIN La conferenza di Pietroburgo che doveva decidere della tattica elettorale, si tenne il 6 gennaio. Era composta di 39 bolscevichi e 31 menscevichi. Questi ultimi daprincipio contestarono la ripartizione delle deleghe; non ebbero tuttavia il coraggio di pretendere di avere la maggioranza, ma ciò servi loro di pretesto per abbandonare la con- ferenza. Secondo pretesto: essi esigevano che, conformemente alla proposta del Comitato centrale del 4 gennaio, per decidere la que- stione della tattica elettorale, l’organizzazione si dividesse in due parti, che cioè venisse convocata una conferenza per la città e un’altra per la provincia. Per coloro che conoscono lorganizzazione socialde- mocratica di Pietroburgo, che si basa in parte sul principio del luogo di abitazione, in parte su quello nazionale (sezione lettone ed estone), oppure sul principio del mestiere (sezione militare, sezione dei ferro- vieri), ciò costituiva non soltanto una violazione dell’autonomia delle organizzazioni, ma, sotto un certo rapporto, era in generale privo di buon senso. La conferenza si pronunciò pertanto contro questa pro- posta, la quale inoltre fu presentata in forma di ultimatum e non corrispondeva affatto al principio a cui la conferenza stessa s’ispirava. I trentun delegati abbandonarono la conferenza, e il Comitato centrale dichiarò che la minoranza si svincolava dall’obbligo di sot- tomettersi alla decisione della maggioranza. Ciò era non solo un in- vito del Comitato centrale alla scissione, ma addirittura la dichia- razione della scissione. I trentuno organizzarono un loro comitato e presero parte alle trattative che i cadetti conducevano con il blocco di sinistra dei tru - dovici, dei socialisti popolari e dei socialisti-rivoluzionari, ma la com- parsa in scena di un nuovo personaggio fece crollare questo mer- cato. Il 4 gennaio il Novoie V remia pubblicò un articolo dell’ot- tobrista Stolypin, fratello del ministro. «Se i cadetti avessero il co- raggio di rompere definitivamente con i gruppi rivoluzionari e di mettersi sul terreno costituzionale — egli scriveva — , il loro partito verrebbe legalizzato». Dopo alcuni giorni (15 gennaio) Miliukov si recò dal ministro Stolypin, e due giorni dopo la sua visita tutti i giornali cadetti pubblicarono un comunicato in cui si dava notizia che i cadetti avevano rotto le trattative con le sinistre. Ma il giuoco non recò a costoro nessun vantaggio; si compromisero soltanto seria- mente, senza trarne nessun vantaggio. Quanto ai menscevichi, si compromisero anch’essi non meno se- la tattica del posdr nella campagna elettorale 1 33 riamente e altrettanto inutilmente. Dapprincipio, nonostante la visita di Miliukov a Stolypin, continuarono le trattative con i cadetti e i gruppi di sinistra. La conferenza nella quale avvenne la rottura e nella quale non si poterono mettere d'accordo sulla ripartizione dei seggi di deputato, avvenne solo il 18 gennaio. In queirintervallo di tempo, poi, la Riec aveva scritto che i cadetti cedevano ai mensce- vichi, per eliminare i bolscevichi, il seggio della curia operaia che avevano loro promesso, e i menscevichi, in. questo frangente, non ave- vano protestato contro questo eccezionale metodo di far mercato dei voti operai. E non è tutto! Il Comitato centrale continuò a mer- canteggiare con i cadetti, il che voleva dire che accettavano le loro condizioni. È appunto questo il fatto che suscitò indignazione fra gli operai! È questo il fatto che mi costrinse a scrivere lopuscolo L’ipo- crisia dei trentun menscevichi per il quale questi ultimi mi vogliono trascinare davanti al tribunale di partito. Dopo la conferenza del 6 gennaio, nella quale avvenne la scis- sione, i bolscevichi dissero: «Se le sinistre, compresi i menscevichi, concluderanno un’alleanza con i cadetti, lotteremo da soli. Se le loro trattative si concluderanno con un fallimento, noi proporremo loro, a nostra volta, le condizioni deiraccordo, e la loro accettazione sarà per i\oi l’accettazione del principio deH’egemonia del proletariato». Le trattative delle sinistre con i cadetti finirono con un falli- mento (conferenza del 18 gennaio); fu per noi la prima vittoria. Pro- ponemmo le condizioni per il blocco di sinistra, il quale non avrebbe concluso una transazione con i cadetti: le condizioni furono accet- tate da tutti, eccetto che dai menscevichi, il 25 gennaio. Questa fu la seconda vittoria. Dei sei seggi di Pietroburgo proponemmo: due posti alla curia operaia, due ai socialdemocratici, gli altri due agli altri par- titi. Ed era evidente che la curia operaia avrebbe eletto due socialde- mocratici. Rimanevano ancora quindici giorni dalle elezioni, e qui accadde ciò che i cadetti non attendevano: oltre alla lista dei neri, a quella degli ottobristi e dei cadetti, apparve la lista del blocco di sinistra, senza i cadetti e senza i menscevichi. Nelle loro precedenti conferenze con i partiti di sinistra i cadetti avevano proposto a questi partiti due posti, mentre essi ne esigevano tre. Quando i cadetti videro che si era formato, contro di loro, il nostro blocco di sinistra, si spaventarono e portarono nella loro lista solo tre candidati del loro partito. I rimanenti tre posti li proposero: *34 LENIN uno al professor Kovalievski (del partito delle riforme democra- tiche), un altro al sacerdote Petrov (democratico cristiano, demagogo molto popolare), il terzo a un operaio. Questa ultima concessione la fecero tra l’altro solo per scongiurare una tempesta di indignazione fra il popolo. I cadetti hanno avuto una vittoria nelle elezioni, ma occorre sot- tolineare che il blocco di sinistra ha raccolto il 25% di tutti i voti a Pietroburgo e ha riportato la vittoria nel rione di Vyborg. In molti rioni i cadetti hanno vinto solo con una lieve maggioranza. In cin- que di essi sarebbero bastati altri 1.600 voti per garantire la vittoria al blocco di sinistra; nel rione Kolomna mancavano solo 99 voti. La vittoria dei partiti di sinistra è quindi stata impedita dai menscer vichi; comunque, in generale, la sinistra rivoluzionaria è nella nuova Duma assai piu forte che in quella precedente. Abbiamo fatto un’esperienza estremamente istruttiva. Vediamo innanzi tutto che a Pietroburgo gli operai rimangono tenacemente bolscevichi e hanno deciso fermamente di difendere l’autonomia delle loro organizzazioni contro gli attentati del Comitato centrale. Sap- piamo inoltre ora che cosa si deve pensare del pericolo centonero, questo argomento che si era tirato fuori per giustificare l’accordo con i cadetti nella prima fase delle elezioni. Si trattava né più né meno che di un’invenzione per ingannare i partiti socialisti e preservare i cadetti dal pericolo di sinistra, poiché « il pericolo reale per i cadetti viene dalla sinistra », come fu costretta a riconoscere una volta la Riec . «Chi vota per le sinistre dà ai destri la possibilità di riuscire» — ci avevano ripetuto durante una settimana i cadetti. Questa parola d’ordine diede loro la possibilità di infondere dubbi negli indecisi. Con la loro sfrontata campagna fecero si che il blocco di sinistra a Mosca avesse meno voti (13%) che a Pietroburgo, poiché a Mosca non disponevamo di nessun giornale. Ma non poterono impedire che venisse svelata l’inconfutabile verità: il pericolo nero era una men- zogna e un pretesto. Anche a Mosca vi furono come a Pietroburgo quattro liste; né nell’una né nell’altra città l’alleanza dei neri e degli ottobristi portò la vittoria alle destre: abbiamo nelle nostre mani cifre alle quali, se sarà necessario, potremo richiamarci. I menscevichi sono dunque liberi di mettersi dalla parte dei car detti e di servirli. Noi non li seguiremo. Il popolo non li seguirà. La condotta dei cadetti è tale che le masse si spostano sempre più a si- LA TATTICA DEL POSDR NELLA CAMPAGNA ELETTpRALE 135 nistra. Se Miliukov si immagina che parlando della nostra « politica di avventure » e chiamando la nostra bandiera uno t straccio rosso » ci privi di seguaci, possiamo soltanto invitarlo a continuare a parlare di una simile assurdità che è per noi cosi utile. I menscevichi cadet- teggianti farebbero meglio a riflettere sul fatto che nelle officine di Pietroburgo dove gli operai erano prima bolscevici sono stati eletti dei bolscevici e in quelle ove gli operai erano prima menscevici e i menscevichi avevano soprattutto svolto la loro propaganda- mmo stati eletti dei socialisti-rivoluzionari , i quali devono essi stessi essere molto stupiti per il numero dei voti ottenuti. Come devono essere grati all’opportunismo dei menscevichi! Quanto a noi, simili risultati possono solo rafforzare in noi l’idea che oggi più che mai il nostro dovere e il pegno della vittoria stanno nel lavoro comune non con la borghesia liberale che vuole metter fine alla rivoluzione, ma con le masse contadine democratiche, contro la viltà e il tradi- mento della borghesia che di giorno in giorno diventa sempre più controrivoluzionaria. La migliore politica è, ancora una volta e sem- pre, l’aperta politica rivoluzionaria, la lotta accanita, assolutamente autonoma, sotto la bandiera proletaria, che a poco a poco raggruppa intorno a noi, insieme con gli operai, i proletari, le innumerevoli masse contadine democratiche. L'Humanité. n . jo 82, 4 aprile 1907. L’APERTURA DELLA II DUMA Pietroburgo, 20 febbraio 1907 Oggi si riunisce la II Duma. Le condizioni in cui è stata convo- cata, la situazione interna ed estera in cui si sono svolte le elezioni, le condizioni in cui si svolgeranno i suoi lavori, tutto ciò è cambiato in confronto alla 1 Duma. Attendersi una semplice ripetizione degli avve- nimenti sarebbe evidentemente un errore. Ma, d’altra parte, in tutti i cambiamenti avvenuti nell’anno politico trascorso, cosi ricco di mu- tevolezze della sorte, si osserva un tratto caratteristico fondamentale, il quale mostra che il movimento si è in generale elevato a una fase superiore, proseguendo per una via a zigzag ma che porta infallibil- mente avanti, sempre avanti. Questo tratto rondamentale può concisamente essere cosi espres- so: gli strati superiori si sono spostati a destra, gli estremi politici si sono acutizzati. E non solo politici, ma innanzi tutto quelli econo- mici e sociali. Gli ultimi avvenimenti prima della II Duma sono so- prattutto caratteristici per il fatto che sotto l’apparente immobilità politica della superficie, è avvenuto un lavorio invisibile, silenzioso ma profondo, che ha condotto allo sviluppo della coscienza delle masse, sia della classe operaia, sia di larghissimi strati di contadini. La Costituzione delle corti marziali si è mutata di poco nel- Panno trascorso, ma lo spostamento politico delle classi è grandis- simo. Prendete i centoneri. Alpini zio si trattava di un gruppetto di banditi agli ordini della polizia, seguito da una piccola parte di po- polino del tutto ignorante, ingannato, talvolta addirittura ubriacato. Oggi a capo dei partiti neri vi è il Consiglio della nobiltà unificata. I grandi proprietari fondiari di tipo feudale hanno stretto le loro file L APERTURA DELLA II DUMA *37 e hanno definitivamente preso «coscienza di sé» nella rivoluzione. I partiti neri diventano l’organizzazione di classe di coloro che devono difendere fino all’ultimo sangue i beni minacciati dall’attuale rivo- luzione: la piu grande proprietà fondiaria — questo residuo del- l’epoca della servitù della gleba — , i privilegi del ceto superiore, la possibilità di dirigere gli affari dello Stato attraverso legami perso- nali con la camarilla, ecc. Prendete i cadetti. Fra i partiti passamente, apertamente borghesi erano indubbiamente considerati il partito più «avanzato». E come se ne è andato a destra! Non esiste piu l’esitazione fra la reazione e la lotta popolare che si notava l’anno scorso: vi è un odio non celato verso questo lotta popolare, l’aspirazione, cinicamente annun- ciata, di por fine alla rivoluzione, di adagiarsi tranquillamente, di mettersi d’accordo con la reazione, di cominciare a tessere — per il grande proprietario fondiario di stampo capitalistico e per l’indu- striale — il « nido » della Costituzione monarchica, una Costituzione ristretta, cupidamente di classe, inesorabile nei riguardi di tutte le masse popolari. Oggi non è più possibile ripetere l’errore in cui cadevano molti dicendo che i cadetti si trovano alla sinistra del centro, che lo spar- tiacque che divide i partiti della libertà e i partiti della reazione passa alla loro destra. I cadetti sono il centro, e questo centro si avvia sem- pre più esplicitamente a concludere una transazione con la destra. Il nuovo schieramento politico delle classi si manifesta col fatto che il sostegno dei cadetti sono divenuti il grande proprietario fondiario che amministra in modo capitalistico la sua azienda e un largo strato della borghesia. E gli strati democratici, piccolo-borghesi si allonta- nano in modo manifesto dai cadetti, e soltanto per la forza delle tra- dizioni, dell’abitudine, talvolta addirittura perché ingannati, li se- guono. Nelle campagne la lotta principale nell’attuale rivoluzione si ma- nifesta in modo più netto, più evidente: lotta contro la servitù della gleba, contro la grande proprietà fondiaria. La non democraticità dei cadetti salta agli occhi in modo piu spiccato al contadino che non al piccolo borghese delle città. Il contadino ha voltato ancor più deci- samente le spalle al cadetto. I grandi elettori contadini diedero forse più di tutti gli altri lo sgambetto ai cadetti nelle assemblee elettorali dei governatorati. 138 LENIN Nelle città non spicca in primo piano l’antagonismo del conta- dino e del grande proprietario fondiario, questo antagonismo, il piu profondo e tipico per la rivoluzione borghese, fra la libertà del popolo e la servitù della gleba. Nelle città il proletario si è già reso conto di un altro contrasto di interessi, molto piu profondo, che ha generato il moviménto socialista. La curia operaia diede complessivamente in Russia, quasi ovunque, socialdemocratici, pochi socialisti-rivoluzio- nari e un numero insignificante di membri di altri partiti. Ma anche nella democrazia piccolo-borghese urbana la svolta degli strati infe- riori a sinistra, che li allontana dai cadetti, è indubbia. Secondo i dati di uno statistico cadetto, il signor Smirnov, riportati dalla Riec , in 22 città con 153.000 elettori, che dovevano scegliere fra quattro liste, i monarchici ottennero 17.000 voti; gli ottobristi, 34.000; il blocco di sinistra , 41.000; e i cadetti, 74.000. Nella prima battaglia elettorale, nonostante la grandissima forza della stampa quotidiana cadetta, la organizzazione legale cadetta, la menzogna cadetta sul pericolo che fossero eletti i neri, nonostante la vita clandestina degli elementi di sinistra, fu strappata ai cadetti una tale enorme massa di voti che la svolta del commesso, del piccolo impiegato, del funzionario di grado inferiore, del povero inquilino è evidente. I cadetti non potranno so- stenere un’altra battaglia come questa. La democrazia urbana li ha abbandonati per avvicinarsi ai trudovikj e ai socialdemocratici. Contro il Consiglio della nobiltà unificata centonero, contro la borghesia liberale definitivamente impaurita si è mobilitato tutto il proletariato, si mobilita l’immensa massa della piccola borghesia de- mocratica, e particolarmente quella contadina. Il nuovo schieramento politico delle classi è cosi profondo, cosi largo, cosi possente che nessun giogo delle Corti marziali, nessun chiarimento senatoriale, nessun artifizio della reazione, nessun pro- fluvio di menzogne cadette che inonda, in modo monopolistico, tutta la stampa quotidiana, hanno potuto impedire che nella Duma si ri- specchiasse questo nuovo schieramento. La II Duma dimostra che la lotta profonda, di massa, organizzativamente rafforzatasi, cosciente, delle differenti classi si è inasprita. Il compito del momento è di capire questo fatto fondamentale, di sapere connettere più strettamente le diverse parti della Duma con questo possente appoggio che viene dal basso. Non alle gerarchie supreme, non al governo bisogna guardare, ma agli strati inferiori, LAPERTURA DELLA II DUMA r 39 al popolo. Non alle minuzie della tecnica parlamentare bisogna rivol- gere l’attenzione. Non volgari considerazioni sul modo di non farsi notare, di tenere il fiato, di non offrire un pretesto per sciogliere la Duma e di non irritare Stolypin e soci; non queste volgari conside- razioni cadette deve fare il socialdemocratico. Egli deve rivolgere tutta la sua attenzione, tutta la forza del suo intelletto al rafforza- mento della cinghia di trasmissione tra la grande ruota che ha co- minciato a muoversi rapidamente in basso e la piccola ruota che sta in alto. La socialdemocrazia, quale partito della classe d’avanguardia, oggi piu che mai deve prendere su di sé l’iniziativa di ergersi in tutta la sua statura, di parlare in modo autonomo, decisamente e ar- ditamente. In nome dei compiti socialisti e prettamente di classe del proletariato deve mostrarsi quale avanguardia di tutta la democrazia. Dobbiamo distinguerci da tutti gli strati e sottostrati piccolo-borghesi, ma non per rinchiuderci in una orgogliosa solitudine (ciò significhe- rebbe di fatto aiutare i borghesi liberali, farsi rimorchiare da loro), ma per liberarci da ogni esitazione, da ogni indeterminatezza e per esser capaci di trascinarci dietro le masse contadine democratiche. Strappare all’egemonia dei liberali i resti della democrazia, farci seguire da questa e insegnarle ad appoggiarsi sul popolo, unirsi agli strati inferiori, spiegare più largamente la nostra bandiera davanti alla classe operaia, davanti a tutta la massa dei contadini immiseriti e affa- mati, ecco il primo compito che la socialdemocrazia si pone entrando nella II Duma. Novi Lue, n. i, 29 febbraio 1907. LA II DUMA E I COMPITI DEL PROLETARIATO Compagni operai! È giunto il giorno della convocazione della II Duma. Il proleta- riato cosciente non ha mai creduto che fosse possibile ottenere la li- bertà per il popolo e la terra per i contadini mediante Tinvio di po- stulanti allo zar, che dirige la cricca degli sgherri centoneri. Il prole- tariato cosciente aveva boicottato la Duma per mettere in guardia le masse contadine arretrate che avevano fiducia in essa. E l’espe- rienza della I Duma, lo scherno con cui il governo rispose alle sue proposte e il suo scioglimento dimostrarono che il proletariato aveva avuto ragione, dimostrarono che seguendo una via pacifica, rima- nendo sul terreno delle leggi promulgate dallo zar e salvaguardate dai centoneri, non si può ottenere la libertà. I socialdemocratici hanno consigliato al popolo di inviare alla Il Duma non dei postulanti, ma dei combattenti. Il popolo non crede piu nella via pacifica. Lo si vede dal fatto che il partito liberale il quale la predica (i cadetti) ha subito un crollo nelle elezioni. Questo partito di grandi proprietari fondiari liberali e di avvocati borghesi, che cerca di conciliare l’autocrazia centonera con la libertà del popolo, entra nella II Duma indebolito. Si sono rafforzati i centoneri che sono riusciti a far eleggere qualche decina di deputati. Ma ancor piu si sono rafforzate le sinistre, cioè coloro che in modo più o meno deciso e coerente sono non per la via pacifica, ma per la lotta rivo- zionaria. La II Duma è più a sinistra della prima. In essa vi sono molto piu socialdemocratici e democratici rivoluzionari (socialisti-rivoluzio- nari e una parte dei trudoviki ). La I Duma era la Duma delle spe- ranze in una via pacifica; la seconda è la Duma dell’aspra lotta fra LA. II DUMA E I COMPITI DEL PROLETARIATO I 4 I il governo zarista centonero e i rappresentanti delle masse, le masse di proletari che vogliono ottenere la libertà al fine di poter lottare per il socialismo e le masse contadine che si sollevano spontaneamente contro i grandi proprietari fondiari feudali. Le elezioni della nuova Duma hanno mostrato che, nonostante le persecuzioni e i divieti, nelle larghe masse popolari si sviluppa e si rafforza la coscienza rivoluzionaria. Si avvicina una nuova ondata rivoluzionaria, una nuova battaglia rivoluzionaria del popolo per la libertà. La battaglia non sarà data nella Duma; sarà decisa dall’insurre- zione del proletariato, dei contadini e dalla parte cosciente dell’eser- cito. Tutto il corso degli avvenimenti, tutto il corso dei conflitti del settore di sinistra della Duma contro il governo e i cadetti ravvicinano. Siate dunque prónti, operai, ad avvenimenti importanti. Non spendete inutilmente le vostre forze; non ci occorre affrettare l’epi- logo: attacchino per primi lo zar e i suoi servi centoneri. Essi saranno costretti ad attaccare il popolo, a sciogliere la Duma, ad abrogare la legge elettorale, a dare inizio a una serie di violenze per sbarazzarsi della nuova Duma. Incomincino gli sgherri. Il proletariato deve preparare sistema- ticamente, fermamente, coerentemente masse sempre piu larghe di popolo alla grande, accanita battaglia per la libertà. Compagni ope- rai! Abbiamo vissuto i primi grandi combattimenti della rivoluzione, il 9 gennaio 1905, lo sciopero deirottobre, l’insurrezione del dicembre. Raccoglieremo nuovamente nuove forze per una nuova, ancor più terribile azione decisiva quando, nell’incendio che abbraccerà tutta la Russia, divamperà il falò della Duma di sinistra. Bisogna racco- gliere e concentrare tutte le forze per la prossima battaglia decisiva. Ricordate, compagni, che la II Duma porta inevitabilmente alla lotta, all’insurrezione. Non sprecate le forze per inezie. Evviva l’insurrezione di tutto il popolo per la libertà! Evviva la rivoluzione! Evviva la socialdemocrazia rivoluzionaria internazionale! Scritto il 20 febbraio (5 marzo) 1907. Raboci, n. 2, 23 febbraio 1907. Firmato: N. Lenin. UN PRIMO PASSO IMPORTANTE Pietroburgo, 21 febbraio 1907 Ieri abbiamo espresso la speranza che i menscevichi, i quali nella Russ^aia Gizn dicono tante belle parole sull’autonomia della social- democrazia, facciano uria politica giusta. L’altro ieri, di sera, ha avuto luogo un’assemblea di cadetti che ha distrutto tutte le nostre speranze... Ecco come sono andate le cose. Il 19 febbraio, nel pomeriggio, ce stata la riunione del gruppo socialdemocratico alla Duma. È stato proposto di andare all’assem- blea non ufficiale organizzata dai cadetti. Una parte dei deputati si è opposta accanitamente, dicendo che era una vergogna per dei de- putati della classe operaia andare dai liberali borghesi i quali mer- canteggiano con Stolypin, che i socialdemocratici non devono fare una politica cadetta, ma proletaria, non devono trascinare dietro di sé il contadino per portarlo dal grande proprietario fondiario libe- rale e non devono contribuire alla creazione di un blocco « di sini- stra » cadetto. I menscevichi hanno fatto quel che avevano deciso. Il 19 febbraio, di sera, nell’appartamento di Dolgorukov ha avuto luogo un’assemblea di circa trecento deputati dell*« opposizione * : i cadetti, i narodowcy (nazionalisti borghesi centoneri polacchi), tutte le sinistre, i trudoviftf, i socialisti-rivoluzionari e... i socialdemocratici. Una parte di questi ultimi non si è recata dai cadetti. Che cosa è avvenuto in questa assemblea? All’assemblea tenuta dai cadetti tutte le sinistre, tutti i democra- tici, i piccoli borghesi (socialisti popolari, trudovify socialisti-rivolu- zionari) e tutti i socialdemocratici cadettoformi hanno sottoscritto le UN PRIMO PASSO IMPORTANTE M3 proposte cadette . Alla maniera del Tovanstc y i menscevichi hanno avanzato una riserva formale: le loro decisioni non erano definitive, bisognava ancora chiedere al gruppo. Secondo la Riec (organo di stampa centrale dei cadetti) non è stata avanzata da nessuno nessuna riserva. I socialdemocratici hanno dunque, come fedeli schiavi dei liberali, approvato tutti i loro progetti, hanno permesso che la maggioranza della presidenza (due posti su tre) fosse data ai cadetti, hanno accet- tato che il terzo posto fosse preso dai trudovi%i y legatisi in tal modo ai cadetti , hanno acconsentito a non spiegare al popolo quale impor- tanza politica ha reiezione della presidenza e perché è un dovere per ogni cittadino cosciente risolvere tale questione dal punto di vista dei rapporti di partito e non con transazioni private, condotte dietro le quinte. Si può forse giustificare tale condotta attribuendola al timore che venga eletta una presidenza centonera alla Duma? No. Già ieri, nell’articolo del compagno P. Orlovski, abbiamo osservato che i neri non potevano riportare la vittoria, quale che fosse il modo in cui si fossero ripartiti i voti fra i cadetti e le sinistre. Non il pericolo di una vittoria centonera, ma il desiderio di ingraziarsi i liberali: ecco ciò che in realtà determina la politica menscevica. Quale politica dunque devono fare i socialdemocratici? O astenersi, quali socialisti che se ne stanno lontano dai liberali, traditori della libertà e sfruttatori del popolo, oppure trascinare dietro di sé la piccola borghesia democratica capace di lottare sia contro i neri che contro i liberali. La prima politica è obbligatoria per i socialisti quando già sono scomparse le differenze di fondo fra tutti i partiti borghesi dal punto di vista della lotta per la democrazia. Cosi avviene in Europa. La rivoluzione non c'è. Tutti i partiti borghesi hanno perso la capacità di lottare per la democrazia e lottano soltanto per i meschini, egoistici interessi dei padroni o piccoli padroni. In queste condizioni, la social- democrazia è la sola a difendere gli interessi della democrazia, svi- luppando costantemente davanti alle masse le sue concezioni socia- liste. La seconda politica è obbligatoria quando ancora esistono condi- zioni per la rivoluzione democratica borghese, quando, oltre alla classe 144 LENIN operaia, ci sono determinati strati borghesi o piccolo-borghesi capaci di lottare per la democrazia, che è necessaria al proletariato. In Russia, in questo periodo è obbligatoria la seconda politica. La socialdemocrazia, senza dimenticare nemmeno per un istante la sua propaganda e agitazione socialiste, Porganizzazione dei proletari in classe, ha il dovere, caso per caso, marnando insieme con la pic- cola borghesia democratica, di battere sia i neri che i liberali. Poiché i liberali (cadetti, narodowcy [?], partito delle riforme democratiche, ecc. ecc.) hanno già decisamente voltato le spalle alla rivoluzione e hanno accettato di concludere una transazione con la autocrazia, contro la libertà del popolo della quale ipocritamente chiacchierano. Ora è persino venuto fuori che i cadetti avevano Panno scorso aiutato il governo a ottenere, per le Corti marziali e le repres- sioni, due miliardi dalla Francia, poiché Clemenceau aveva loro di- chiarato esplicitamente: non verrà concesso un prestito se i cadetti si pronunceranno ufficialmente contro di esso. Costoro si rifiutarono di parlare contro il prestito per paura di perdere la loro posizione di futuro partito di governo! In Russia sparavano non soltanto le mi- tragliatrici di Trepov, ma anche i milioni cadetto-francesi. Non è ammissibile per i socialdemocratici appoggiare Pegemonia dei cadetti. Ma è troppo poco pronunciarsi contro la partecipazione alPassemblea cadetta del 19 febbraio. Essi devono, in modo catego- rico e incondizionato, esigere che il nostro gruppo rompa con la poli- tica cadettoforme e agisca alla Duma, direttamente e apertamente, applicando la politica autonoma del proletariato. Per il problema della presidenza i socialdemocratici avrebbero dovuto dire: non vogliamo una nostra presidenza; appoggiamo tutta la lista delle sinistre o dei « trudovi\ t » contro i cadetti , cioè tutti i tre candidati alla presidenza contro i candidati cadetti, e ci asteniamo se i trudovi\t y nonostante i nostri avvertimenti, si lasceranno rimor- chiare dai cadetti. Era comunque un dovere presentare un candidato di sinistra, anche se non vi erano probabilità ch’egli venisse eletto; alla prima votazione i voti da lui ottenuti avrebbero mostrato su quali forze i socialdemocratici potevano contare in caso di una lotta contro i cadetti. E se fosse risultato che aveva avuto più voti dei ca- detti, anche se meno della maggioranza assoluta necessaria per essere eletti, la votazione avrebbe tuttavia mostrato palesamente al popolo che la Duma non è cadetta, che il cadetto non è tutto alla Duma. UN PRIMO PASSO IMPORTANTE 145 Le elezioni della presidenza non sono un'inezia. È il primo passo al quale seguono altri. Il dado è tratto. O una politica cadettoforme, e allora in realtà i socialdemocratici si trasformano in un'appendice dei liberali. O la politica della socialdemocrazia rivoluzionaria, e allora co- minciamo non con Tesprimere la nostra fedeltà ai cadetti, ma issando apertamente la nostra bandiera; allora non ci rechiamo dai cadetti; allora chiamiamo la democrazia piccolo-borghese, e particolarmente quella contadina, alla battaglia sia contro i neri che contro i liberali. Non Lue, n. 2, 21 febbraio 1907. TATTICA PICCOLO-BORGHESE Il Tovaristc del 21 febbraio ha pubblicato estratti delle risoluzioni approvate nell’ultimo congresso, congresso straordinario, del partito socialista-rivoluzionario. Le risoluzioni trattano della tattica alla Duma. Su di esse si può é si deve dire moltissimo. Non siamo in grado di soffermarci qui sul difetto fondamentale di queste — come del re- sto, in generale, di tutte — le risoluzioni socialistc-rivoluzionarie: as- senza di un’analisi di classe dei diversi partiti. Senza questa analisi non si può fissare una tattica che meriti il nome di tattica. Il con- fronto delle risoluzioni soci ali ste-rivoluzionarie con la piattaforma della socialdemocrazia rivoluzionaria (risoluzioni elaborate dalla con- ferenza di alcune organizzazioni bolsceviche del 15-18 febbraio* che saranno pubblicate fra pochi giorni) ci darà motivo di ritornare piu di una volta su questa idea. Non ci soffermeremo nemmeno sulla verità elementare, sottoli- neata in modo un po’ eccessivo dai socialisti-ri voi uzion a ri, che i rivo- luzionari non mirano affatto a «creare conflitti, esterni [?], poco importanti », ad « affrettare lo scioglimento della Duma », ecc. Si tratta di un particolare. Il fulcro della tattica socialista- rivoluzionari a, dal punto di vista dei compiti urgenti del momento, è la seguente risoluzione: « 4. Il congresso ritiene che un netto schieramento di partito all’inter- no della Duma, con azioni isolate di ogni singolo gruppo e un’aspra lot- • Nella Sovremennaia Riec di oggi (22 febbraio) a pagina 3 si indica in modo giusto la composizione della conferenza e viene pubblicata una piccola parte di una delle sei risoluzioni approvate. 1 lettori devono tener presente che persino in questa breve citazione vi sono degli errori. TATTICA PICCOLO-BORGHESE 147 ta tra i gruppi, potrebbe paralizzare completamente l’attività della mag- gioranza oppositrice e screditare cosi agli occhi delle classi lavoratrici l’idea stessa della rappresentanza popolare, II congresso ritiene quindi necessario che i deputati del partito facciano ogni sforzo per organizzare un’azione quanto piu possibile permanente e concorde di tutti i gruppi socialisti e di estrema sinistra; specificatamente, poi, nelle questioni della lotta contro la destra della Duma e il governo, per la libertà c i diritti po- litici del popolo, essi devono tendere a singole azioni, quanto piu pos- sibile concordi, del settore socialista-rivoluzionario della Duma con il set- tore che sta all’opposizione; inoltre queste azioni concordate, sia quelle di lunga durata quanto quelle parziali, devono muovere da principi che non contrastino in nulla con i principi fondamentali del programma e della tattica del partito ». Magnifica esposizione delle basi di principio di una tattica pic- colo borghese! Magnifica rivelazione della sua completa instabilità! «Azioni concordate di lunga durata [!] e parziali», «quanto piu possibile permanenti [!] e concordi,,.». Come sono vuote queste parole, poiché non vi è nemmeno un tentativo di spiegare quale, pre- cisamente, comunanza di interessi , di quali classi precisamente, sta alla base di tutta questa «concordanza»! Noi socialdemocratici rivo- luzionari ammettiamo azioni comuni del partito del proletariato e del partito della piccola borghesia contro i neri e contro i cadetti, qua- le partito del liberalismo traditore. I socialisti-rivoluzionari a tale punto non comprendono questa base di classe della rivoluzione rus- sa da parlare, da una parte, dell’accordo, in generale , dei gruppi socia- listi e di estrema sinistra, delPattenuazione, cioè, del contrasto tra il proletariato e il piccolo produttore, e dall’altra, dell’accordo contro i neri fra il settore socialista-rivoluzionario della Duma e quello d’op- posizione. No, signori, con voi non parleremo nemmeno né di accordi per- manenti, divisione della borghesia in piccola borghesia rivoluzionaria e borghesia liberale. Indubbiamente molti piccoli borghesi hanno votato per i cadetti, dice Porgano dei trudoviki , ripetendo il consueto argomento dei men- scevichi. Si, per i cadetti hanno votato molti piccoli borghesi : è la verità. Ma non si può stabilire il carattere di classe di un partito basandosi sul fatto che per esso, in un determinato momento , hanno votato tra Taltro questi o quegli altri elementi. È indubbio che molti piccoli borghesi votano per i socialdemocratici tedeschi, e molti operai per il « centro » tedesco. Ma le Novie Sily probabilmente comprendono che non se ne può dedurre che la « vieta » divisione delle classi la- voratrici in piccola borghesia e proletariato sia errata. Tutta la storia del partito cadetto e in particolare le ultime ele- zioni hanno mostrato in modo chiaro che la base di classe di questo partito è costituita dal grande proprietario fondiario che conduce la sua azienda capitalisticamente, dal medio borghese e daH’intellet- tuale borghese. Le masse del popolo, cioè i larghi strati della piccola borghesia urbana, e anche i contadini, sono estranei a questo partito, il quale teme ogni iniziativa delle masse, la combatte, sostiene il riscatto e lotta contro i comitati locali agrari eletti in base alle * quat- tro rivendicazioni > ecc. Soltanto per questo si è avuto un distacco y di una rapidità sorprendente, della piccola borghesia dai cadetti nelle ultime elezioni. I contadini, come noto, hanno dato pieno scacco ai cadetti ed hanno più di tutti contribuito alla loro sconfitta nelle assem- I BOLSCEVICH 1 E LA PICCOLA BORGHESIA *59 blee elettorali di governatorato. La piccola borghesia urbana, come già abbiamo osservato nel n. i del Novi Lue , ha subito portato 41 mila voti al blocco di sinistra nelle città, contro i 74.000 voti dei ca- detti, nonostante che le sinistre non avessero una stampa quoti- diana ecc. I cadetti sono il partito dei borghesi liberali. Le condizioni eco- nomiche di questa classe la costringono ad aver paura della vittoria dei contadini e della compattezza degli operai. Ne consegue la ten- denza inevitabile, e nient’affatto casuale, dei cadetti a voltarsi a de- stra, dalla parte di un compromesso con la reazione, tanto più rapi- damente quanto piu rapidamente le masse si spostano a sinistra. Non il caso, ma la necessità economica ha fatto si che dopo lo sciogli- mento della Duma il proletariato e i piccoli borghesi poveri della città si siano spostati terribilmente a sinistra, si siano rivoluzionariz- zati, mentre i cadetti si sono invece terribilmente spostati a destra. Rammaricarsene, cercare di mutare o di far cessare questo processo, è cosa che possono fare soltanto i piccoli borghesi e i filistei in politica. II nostro compito socialdemocratico è un altro: affrettare il pro- cesso di liberazione delle masse dall’egemonia dei cadetti. Manten- gono questa egemonia le tradizioni, i vecchi legami e influenze dei liberali, la loro egemonia economica sul piccolo borghese, la loro funzione, quale intellettualità borghese, o quale burocrazia liberale, ecc. Quanto più chiaramente le masse si renderanno conto dei loro interessi, tanto più rapidamente capiranno l’ostilità dei liberali verso il movimento di massa, tanto più rapidamente si separeranno po- liticamente dai liberali e si raggrupperanno in queste 0 quelle orga- nizzazioni, associazioni, partiti, ecc. In particolare, le masse conta- dine, che costituiscono in Russia gli otto o i nove decimi di tutta la piccola borghesia, lottano innanzitutto per la terra. Il grande pro- prietario fondiario liberale (e in Russia ce ne sono ancora: la curia dei proprietari fondiari ha dato nelle ultime elezioni il 24,4 % di cadetti e di elementi a sinistra dei cadetti) è in questa lotta contro il contadino, e il funzionario liberale, l’intellettuale borghese è molto vicino al grande proprietario fondiario liberale. Ecco perché le masse contadine si liberano molto piu decisamente e piu rapidamente dalla influenza dei cadetti che non la piccola borghesia urbana. La vittoria delle masse contadine nella lotta per la terra c l’effettiva base economica della rivoluzione borghese in Russia. I liberali (cadetti compresi) sono i6o LENIN contro la vittoria dei contadini; essi sostengono il riscatto, cioè la trasformazione dei contadini in parte in Grossbauer , in parte in Kneeth dei grandi proprietari fondiari di tipo prussiano. Ecco perché in Russia la vittoria della rivoluzione democratica borghe- se senza la liberazione delle masse contadine dairegemonia politica dei cadetti è impossibile. La vittoria dei contadini distrugge la grande proprietà fondiaria e dà campo libero allo sviluppo delle forze pro- duttive su una base prettamente capitalistica; la vittoria dei liberali conserva la grande proprietà fondiaria, epurandola solo leggermente dalle caratteristiche feudali c porta a uno sviluppo del capitalismo meno rapido, meno libero, a uno sviluppo per cosi dire prussiano, e non americano. Le Novie Sily non capiscono questa base economica, di classe della rivoluzione russa quando dicono: per le sue esigenze economi- che e sociali la piccola borghesia è piu vicina ai liberali, per quelle politiche è piu vicina al proletariato, e il « centro di gravità della rivoluzione» si sposta verso la «politica». Tutto questo ragionamen- to delle Novie Sily è un gran pasticcio. Il piccolo borghese, compreso il contadino, è certamente pili vicino al liberale che al proletario, piu vicino come padrone , come piccolo produttore. Sarebbe quindi in- concepibile politicamente, e addirittura reazionaria dal punto di vista del socialismo, la fusione in un solo partito dei piccoli borghesi e dei proletari (ciò che vorrebbero i socialisti-rivoluzionari). Ma nella ri- voluzione attuale, democratica borghese, in Russia si conduce una lotta non affatto a causa deirantagonismo fra i padroni e gli operai (cosi sarà nella rivoluzione socialista), ma a causa deirantagonismo tra il contadino e il grande proprietario fondiario: in questa lotta economica , e niente affatto « politica », sta il « centro di gravità della rivoluzione ». Ma se diciamo che la nostra rivoluzione è borghese per il suo contenuto economico (e ciò è indiscutibile), non se ne può tuttavia dedurre che la borghesia vi abbia una funzione dirigente, ne sia la forza motrice. Questa deduzione, abituale per Plekhanov e i men- scevichi, è una volgarizzazione del marxismo, una sua caricatura. Nella rivoluzione borghese, il dirigente può essere sia il grande pro- prietario fondiario liberale insieme con rindustriale, il commerciante, l’avvocato, ecc., sia il proletariato insieme con le masse contadine. In tutti e due i casi il carattere borghese della rivoluzione rimane, ma I BOLSCEVICI H I E LA PICCOLA BORGHESIA 161 i limiti di questa, le condizioni per cui può essere utile al proletariato, utile al socialismo (cioè innanzi tutto al ritmo di sviluppo delle forze produttive) differiscono assolutamente nel primo e nel secondo caso. Da ciò i bolscevichi deducono la tattica fondamentale del prole- tariato socialista nella rivoluzione borghese: trascinare dietro a sé la piccola borghesia democratica, e soprattutto i contadini, strapparla ai liberali, paralizzare Testabilità della borghesia liberale, sviluppare la lotta delle masse per la completa distruzione di tutte le tracce della servitù della gleba, compresa la grande proprietà fondiaria. La questione della presidenza della Duma era una questione particolare della tattica generale della socialdemocrazia nella rivolu- zione borghese. I socialdemocratici avrebbero dovuto strappare i tru- dovifff ai cadetti, o votando per un trudovi\, o astenendosi dimostra- tivamente, accompagnando il loro atto con una dichiarazione. Le Novie Sily hanno ora riconosciuto che fu un errore delle sinistre par- tecipare alla riunione con i cadetti. È una preziosa confessione. Ma esse sbagliano profondamente quando pensano che « fu un errore di calcolo pratico, e non un errore di principio ». Tale opinione, come abbiamo dimostrato, ha le sue radici nelTincomp Tensione delle basi, dei principi, della tattica del proletariato socialista nella rivoluzione borghese. Solo muovendo da questo punto di vista si può trovare una giusta risposta a quei problemi particolari che fanno venire il mal di testa alle Novie Sily. Come « garantire che i piccoli borghesi, riconosciuti anche dal Novi Lue come alleati, non volteranno le spalle alle sinistre e non passeranno nel campo dei cadetti » ? Proprio perché non si può garantirlo siamo contrari a ogni accordo permanente con i trudovilff. La nostra linea è «marciare separatamente e colpire insieme » sia i neri che i cadetti. Precisamente cosi abbiamo fatto nelle elezioni a Pietroburgo e cosi sempre faremo. Si possono far allontanare dai cadetti una parte dei piccoli bor- ghesi — obiettano le Novie Sily. Si può farlo, cosi come abbiamo staccato dal Tovaristc cadetto una sua parte nelle elezioni a Pietro- burgo. Per riuscirvi bisogna seguire fermamente la propria strada, la strada rivoluzionaria, senza preoccuparsi di ciò che dirà la Maria Alexevna cadetta. L’attività legislativa « dovrà inevitabilmente essere ceduta ai ca- li -75 IÓ2 LENIN detti ». Niente affatto. I cadetti, come capi del c centro » liberale, han- no alla Duma il sopravvento sui neri senza il nostro appoggio. Noi dobbiamo pertanto presentare i nostri progetti di legge, non liberali e non piccolo-borghesi, ma socialdemocratici, e scritti in un linguag- gio non burocratico, ma rivoluzionario, e metterli in votazione . Li boc- cino pure sia i neri che i cadetti. Passeremo allora a una critica im- placabile del progetto cadetto e a una sistematica presentazione di emendamenti. Finiti gli emendamenti, ci asterremo nella votazione del progetto cadetto nel suo insieme, lasceremo che i cadetti battano i neri senza prendere su di noi la responsabilità di fronte al popolo per la meschinità e la volgarità della pseudodemocraticità cadetta. Novi Lue, n. 6, 25 febbraio 1907. Firmato: N. Lenin. IL PROSSIMO SCIOGLIMENTO DELLA DUMA E LE QUESTIONI TATTICHE Pietroburgo, 27 febbraio 1907 I giornali sono pieni di notizie, voci, congetture sul prossimo scioglimento della Duma. È cosa probabile? Se si guarda alla situazione oggettiva si è co- stretti a trarre la conclusione che è piu che probabile. Il governo ha dovuto di necessità convocare la Duma. Bisognava tentare ancora una volta, accompagnando questa convocazione con le massime repres- sioni possibili, di convocare la rappresentanza popolare per giungere a un accordo con la borghesia. Il tentativo è manifestamente fallito. Le Corti marziali e tutte le altre delizie della Costituzione di Stolypin sono state di straordinario ausilio airagitazione rivoluzionaria fra masse fino allora non toccate, e dal profondo delle masse contadine è sorta una Duma di sinistra. I cadetti, questo partito di centro nella rivoluzione russa, sono piu deboli in confronto alla I Duma. Essi si sono indubbiamente spostati a destra, ma, con una simile Duma e in tale momento, il governo non è assolutamente in grado dì conclu- dere con loro una transazione. I cadetti potrebbero fondersi con gli ottobristi, e immancabilmente giungeranno a questa fusione: basti menzionare il signor Struve e il signor Golovin. Ma la particolarità dell’attuale situazione sta proprio nel fatto che nella Duma non esi- ste una maggioranza cadetto-ottobrista. Tutto il «centro» è irrime- diabilmente soffocato dalla lotta degli estremi: i monarchici a destra e il settore di sinistra della Duma. Quest’ultimo raggiunge i due quinti, la sua funzione alla Duma è grandissima e la sua influenza tra le masse popolari è molto rilevante. Il suo legame crescente con le masse non può essere spezzato da nessuna mezza misura. La ne- ll* 164 LENIN cessità detta al governo lo scioglimento della Duma: senza ricorrere alla violenza esso non è in grado di cavarsela nella situazione che si è creata. La « legalità » di questa situazione rende unicamente piu grave la crisi, poiché la sua vera forza nelle masse popolari non può non essere superiore alla sua espressione « legale », filtrata cioè attra- verso decine e centinaia di strumenti polizieschi. Lo scioglimento della Duma è piu che probabile: è inevitabile proprio perché in sostanza stiamo attraversando una crisi niente af- fatto costituzionale, ma rivoluzionaria. E proprio per questo si con- durrebbe la politica più dannosa, più ridicola e meschina se si na- scondesse la testa sotto l’ala, se si cercasse di non vedere le conseguen- ze inevitabili di questa situazione politica, se si attenuasse ciò che è aspro, se si oscurasse ciò che è evidente. I cadetti conducono una politica di questo tipo. Oggi il signor Izgoiev scrive nella Riec : «Non è quasi in nostro potere salvaguar- dare la Duma ». Quasi giusto. « Fra tre o quattro mesi, quando Pat- tività legislativa della Duma acquisterebbe un prestigio nel paese, la situazione potrebbe diventare diversa ». Non è solo giusto, ma evi- dente, e quel che è evidente lo vede anche il governo. Ma il signor Izgoiev teme la verità non truccata, e comincia ad agitarsi: «Ma avrà essa a sua disposizione questi tre o quattro mesi? È un giro vizioso, senza via d’uscita. La via d’uscita non sta nella piazza “organizzata” o “non organizzata”; ci sarebbe una via di uscita nel caso che al potere vi fossero uomini penetrati di vero pa- triottismo... ». Naturalmente! Si sono messi loro stessi in questo giro vizioso con una vacuità verbosa, si sono cacciati nel vicolo cieco delle frasi mel liflue, e ora piangono, si lamentano, sono tristi... Vero modello del filisteo smarrito, lacrimoso e impotente! Non pensi il lettore che simili discorsi di Izgoiev siano uscite ca- suali di un casuale scrittore cadetto. No, sono il riassunto di una politi- ca ufficialmente tracciata dal partito cadetto, il partito predominante , che ha fatto eleggere il suo presidente. Nella stessa Riec leggiamo: c II 25 febbraio, nella riunione serale del gruppo parlamentare della li- bertà del popolo, dopo prolungati dibattiti sul problema dell’atteg- giamento verso la dichiarazione del governo, è stato deciso: rispon- dere con il silenzio, non esprimendo né fiducia né sfiducia, e passare alPesame delle questioni correnti. Se i partiti di destra, poi, a scopo IL PROSSIMO SCIOGLIMENTO DELLA DUMA 165 provocatorio presentassero una formula che esprima fiducia al mini- stero si è deciso di votare contro di essa. Se per caso Testrema sinistra (i socialdemocratici) proponesse di esprimere sfiducia, il partito della libertà del popolo ha deciso di presentare la sua formula di passaggio agli affari correnti. C’è del resto la speranza che su questa questione venga raggiunto un accordo preliminare di tutta l’opposizione, al quale già sono propensi i socialisti-rivoluzionari, i socialisti popolari e i trudovily ». Aggiungiamo che il nostro gruppo socialdemocratico alla Duma ha deciso di « agire in modo del tutto autonomo », deci- sione per la quale ci felicitiamo vivamente. Ma la politica dei cadetti è invero qualcosa di impareggiabile. Dire: «non esprimo fiducia» è cosa che si può fare. Non si tratta forse di politici «chiusi in un astuccio?». Non si tratta forse di filistei che di fronte alla tempesta che avanza si tirano sugli occhi il berretto da notte e affermano: noi siamo cauti... noi salvaguar- diamo...? Voi salvaguardate il vostro filisteo berretto da notte, e nulla piu, stimatissimi paladini della «libertà del popolo»! E che cosa vi può essere di più spassoso di questo chiamare « pro- vocazione » la formula delle destre sulla fiducia al ministero? È un diritto più che legittimo di ogni membro della Duma, una risposta naturalissima di un rappresentante popolare alla domanda del mi- nistero: il mio programma è questo, vuole la Duma lavorare con me ispirandosi a questo programma? Solo il più completo smarrimento dei cadetti può spiegare perché essi hanno scritto questa assurdità. No, signori, il berretto da notte non è una difesa dalla controrivo- luzione. Il diritto di sciogliere la Duma è, in base a questa Costi- tuzione, che i meschini liberali hanno tanto scioccamente esaltato e hanno cercato, tanto proditoriamente, di far prendere sul serio dai popolo, è arci-« legittimo». Non ve ripiego che possa impedire al ministero di chiedere alla Duma se desidera o no adempiere un certo programma. E la risposta : « Non esprimo fiducia » sarà egualmente un ottimo motivo, del tutto sufficientemente costituzionale, per sciogliere la Duma: anche senza l’aiuto dei Kovalievski si possono trovare decine di « precedenti costi- tuzionali » di parlamenti sciolti per non aver concesso al governo cose molto meno importanti che non... che non... che non le Corti mar- ziali e le spedizioni punitive. Quale ne è la conclusione? La conclusione è che è sciocco giocare i66 LENIN alla Costituzione quando questa non esiste, è sciocco chiudere gli oc- chi per non vedere e tacere che persino per Fattuale « quasi Costi- tuzione» russa i giorni sono contati, che l’abrogazione della legge elettorale e il ritorno alla piena autocrazia sono inevitabili . Che fare, dunque? Aussprechen was ist : dire quel che c’è. Il go- verno sarà certamente costretto a sciogliere la Duma. Per esso sa- rebbe vantaggioso che si sciogliesse silenziosamente, recitando docil- mente la commedia costituzionale, senza aprire gli occhi al popolo denunciando V inevitabilità di un colpo di Stato. E i pavidi cadetti, con la loro impareggiabile, incomparabile formula « storica » : «ri- spondere con il silenzio », e dire, invece di « esprimo sfiducia », « non esprimo fiducia », non fanno che aiutare il governo a compiere in si- lenzio il colpo di Stato. I veri fautori della libertà, i veri rappresentanti del popolo, de- vono agire altrimenti; devono comprendere che la Duma può con- tinuare ad esistere non per la cortesia, la cautela, la cura, la diplo- mazia, il tatto, la silenziosità e altre virtù degne di Molcialin 5 "; de- vono dire al popolo, dalla tribuna della Duma , pubblicamente, in modo chiaro e esplicito, tutta la verità , e dire anche perché lo scio- glimento della Duma, il colpo di Stato e il ritorno all’autocrazia pura sono inevitabili. Su ciò il governo deve tacere. Il popolo deve sa- perlo. I rappresentanti popolari — finché ancora lo sono! — devono dirlo dalla tribuna della Duma. La situazione è del tutto chiara. Non ve altra scelta: o il silenzio inglorioso di chi pone docilmente la testa sotto la mannaia, o la ferma dichiarazione al popolo: si sta compiendo il primo atto del colpo di Stato dei centoneri. Soltanto la lotta del popolo potrà impedirlo. E il popolo deve sa- pere tutta la verità. Speriamo che i socialdemocratici alla Duma gliela diranno. Proletari, n. 14, 4 marzo 1907. CADETTI E « TRUDOVIK! Il compagno D. Koltsov ripete nel n. 49 della Russia Gizn il consueto ragionamento menscevico in difesa della politica di appoggio ai cadetti. Ma lo fa in modo cosi lineare e ingenuo che null’altro ci rimane che ringraziarlo per aver egli portato la sua errata teoria sino all’assurdo. « Con chi la socialdemocrazia ha piu punti di contatto — egli chiede nell’articolo / cadetti e la borghesia democratica , — con la de- mocrazia urbana o con quella rurale? Da chi la socialdemocrazia può piuttosto attendersi un appoggio nella sua lotta contro tutti i pregiu- dizi culturali, religiosi, nazionali, ecc.? Chi piuttosto appoggerà tutte le misure tendenti al libero sviluppo delle forze produttive? Basta porre queste domande, fondamentali per la politica socialdemocra- tica, e la risposta sarà di per sé chiara. Tutto ciò che è detto nel Ma- nifesto comunista sulla funzione rivoluzionaria della borghesia rimane altrettanto vero nel ventesimo secolo, come lo era nel decimonono, al- trettanto vero per la Russia come lo era per l’Inghilterra... ecc. Quanto alla democrazia rurale, nonostante le sue allures rivoluzionarie, essa difenderà in moltissimi casi vecchie forme di produzione e di col- lettivismo ormai superate... Quando i bolscevichi parlano dei cadetti, dimenticano che dietro a questi ultimi sta la democrazia urbana; e per loro, invece, tutte le masse contadine sono personificate dal gruppo parlamentare dei socialisti-rivoluzionari e dei trudovikj . Ciò significa non vedere la foresta dietro gli alberi, non vedere gli interessi sociali di larghe masse popolari dietro la rappresentanza parlamentare >. Ci felicitiamo di tutto cuore per questo passaggio dei mensce- vichi alla spiegazione delle basi di principio dei nostri dissensi sulla tattica. Era ora! i68 LENIN I cadetti, dunque, sono la borghesia urbana progressiva , i trudo- vihji Yarretrata borghesia rurale. A questo si riduce il vostro « mar- xismo ». Ma se è cosi, perché non lo dite apertamente, chiaramente a tutto il partito? Perché non dichiarate in modo del tutto preciso, nel pro- getto di risoluzione per il congresso del partito, che, in nome del Manifesto comunista , il POSDR ha il dovere di appoggiare i cadetti contro i trudovik}? Saremmo molto felici se faceste una simile dichiarazione. Vi ave- vamo invitati da molto tempo a farla, già prima del Congresso di unificazione, quando noi, nel nostro progetto di risoluzione sull'at- teggiamento verso i partiti borghesi, determinammo il contenuto di classe sia dei cadetti che dei socialisti-rivoluzionari, invitandovi a for- nire la vostra definizione. Come avevate risposto al nostro invito? L'avevate ignorato. Nel vostro progetto di risoluzione presentato al Congresso di unificazione non v'era il tentativo di esprimere l’idea che i cadetti sono la democrazia urbana progressiva, e i trudovikfi (Unione contadina, socialisti-rivoluzionari, ecc.) la democrazia ru- rale arretrata. In quella vostra risoluzione sull’atteggiamento verso i partiti borghesi v’era soltanto una ripetizione, strana per la sua per- plessità, della risoluzione di Amsterdam". Oggi abbiamo ripetuto il nostro invito; abbiamo di nuovo posto il problema: dare una definizione marxista delle basi di classe dei di- versi partiti borghesi in Russia. SuH’argomento abbiamo pubblicato una risoluzione. E siamo convinti che ancora una volta non accetterete V invito, siamo convinti che non oserete scrivere, in un progetto di risoluzione menscevica ufficiale, che i cadetti sono la borghesia urbana progres- siva, che essi, più dei « trudovity », cooperano alla politica di libero sviluppo delle forze produttive ecc. ecc. Le cose stanno cosi. Il principale problema economico nella odierna rivoluzione bor- ghese in Russia è quello della lotta dei contadini per la terra, lotta che è necessariamente suscitata dalla situazione disperata delle masse contadine, dalle numerosissime sopravvivenze della servitù della gleba nelle campagne russe, ecc. Questa lotta spinge le masse contadine sia a una decisa democratizzazione dei rapporti politici (poiché sen- CADETTI E «TRUDOVIKI» 169 za una struttura democratica delio Stato i contadini non possono aver la meglio sui grandi proprietari fondiari feudali), sia alPaboli- zione della grande proprietà fondiaria. Ecco perché i socialdemocratici includono nel loro programma la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari. Solo gli oppor- tunisti estremi fra i socialdemocratici non simpatizzano con tale programma, sostengono che bisogna sostituire la parola «confisca» con la parola « alienazione », ma non osano presentare apertamente un simile progetto. I cadetti sono il partito della borghesia liberale, dei grandi pro- prietari fondiari liberali, deirintellettualità borghese. Se D. Koltsov ha dei dubbi sulla tinta grande-proprietaria-fondiaria dei cadetti, gli indicheremo due fatti: 1) la composizione del gruppo cadetto nella I Duma. Leggete Borodin ”, compagno Koltsov, e vedrete quanti grandi proprietari fondiari appartengono a quel gruppo; 2) il pro- getto agrario dei cadetti è in sostanza il piano del grande proprietario fondiario capitalista . E il riscatto della terra, e la trasformazione del contadino in Knecht , e la composizione delle commissioni locali per la terra, formate da un egual numero di contadini e di grandi pro- prietari fondiari, con presidenti rappresentanti il governo, tutto ciò mostra in modo piu chiaro della luce del sole che la politica cadetta nella questione agraria è la politica della conservazione della grande proprietà fondiaria mediante la sua epurazione di alcuni tratti feu- dali, mediante la rovina del contadino con il riscatto e il suo asser- vimento da parte dei funzionari. E questo riduce il significato eco- nomico della politica agraria cadetta al rallentamento dello sviluppo delle forze produttive. La confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari e la com- pleta vittoria della democrazia contadina significano invece la mas- sima rapidità dello sviluppo delle forze produttive possibile in regime capitalistico. Nel progetto delle nostre risoluzioni per il quinto congresso questo giudizio sul significato economico della politica cadetta è espresso esplicitamente . Ancora una volta, per favore, compagno Kol- tsov, esprimete in modo altrettanto aperto la vostra teoria « marxista »! Se si confrontano i progetti agrari dei cadetti e quelli dei trudoviki e Patteggiamento di questi due gruppi parlamentari verso le que- stioni della democrazia politica (legge sulle riunioni nella I Duma, LENIN 170 atteggiamento verso i differenti tipi di struttura dei comitati agrari locali, programma del partito cadetto c programma del gruppo del lavoro alla I Duma, ecc. ecc.), si vede che i cadetti sono il partito dei liberali, che mira, cd è costretto a mirare, a por fine alla rivoluzione conciliando la libertà con il vecchio potere (a danno del contadino). I partiti del lavoro (socialisti popolari, trudoviì^t e socialisti-rivolu- zionari) rappresentano invece la democrazia piccolo-borghese urbana, e soprattutto quella rurale (cioè contadina), costretta ad aspirare allo sviluppo ulteriore della rivoluzione. La vittoria della rivoluzione in Russia è possibile unicamente se il proletariato trascinerà dietro a sé le masse contadine democrati- che sia contro il vecchio regime sia contro i liberali. Questa tesi, che definisce i principi su cui poggia tutta la tattica bolscevica, è corroborata in modo meraviglioso da tutta l’esperienza della I Duma e dal periodo che l’ha seguita. Solo ricollegando a que- sti principi i nostri dissidi, li trasformeremo da alterchi in soluzione dei problemi fondamentali della rivoluzione borghese in Russia. Ci felicitiamo quindi per la sincerità e la franchezza del compa- gno Koltsov ripetendo il nostro invito: tentino i menscevichi di dare una forma precisa, una espressione chiara ed inequivocabile a queste idee sui cadetti e i trudovil^t. Rii boriata Mohà, n. 1 . 1 marzo 1907. Firmalo: N. Lenin. LA DICHIARAZIONE DI STOLYPIN Progetto di appello w I deputati della Duma appartenenti al Partito operaio socialde- mocratico di Russia dichiarano al popolo e propongono alla Duma di dichiarare al popolo: II governo, per bocca del primo ministro, signor Stolypin, ha dichiarato ai rappresentanti popolari che ha intenzione di condurre la stessa politica condotta dopo lo scioglimento della I Duma. Esso non vuole tener conto della volontà dei rappresentanti popolari ed esige che questi si adattino alla sua politica e lo aiutino a svilupparla, a perfezionarla e ad applicarla in modo piu preciso e completo. Che cosa significa «politica del governo»? Significa difesa degli interessi di un pugno di grandissimi pro- prietari fondiari, di cortigiani e di dignitari, difesa del loro diritto di sfruttare e opprimere il popolo. Né terra, né libertà! — ecco che cosa dichiara il governo al popolo per bocca di Stolypin. I contadini non devono attendersi nulla dal governo se non la difesa dei grandi proprietari fondiari e una lotta implacabile e feroce contro la propria aspirazione alla luce, alla libertà, al miglioramento delle proprie condizioni, al passaggio della terra nelle loro mani, alla liberazione dal pesante asservimento, dalla vita da forzati, dalla lenta estinzione per fame. I contadini devono attendersi dal governo la con- tinuazione delle stesse violenze che hanno privato le masse contadine dì migliaia e decine di migliaia dei migliori uomini rinchiusi nelle carceri, deportati e uccìsi per la loro audace lotta contro Tarbitrio dei funzionari e Toppressione dei grandi proprietari fondiari. Corrom- pere con piccole elemosine una minoranza insignificante di paras- siti e di kulak, aiutarli a saccheggiare fino in fondo le campagne 172 LENIN immiserite in compenso del loro aiuto al governo autocratico, ecco quale politica vogliono condurre Stolypin e il suo ministero. Gli operai non devono attendere nulla da questo governo se non violenze e oppressione. Agli operai saranno come prima legate le mani nella lotta per il miglioramento delle loro condizioni; le asso- dazioni operaie saranno come prima soppresse e i giornali operai come prima perseguitati. I grandi industriali godranno come prima dell’aiuto e della collaborazione del governo in tutti i provvedimenti volti a vessare gli operai. Non un soccorso alla grave miseria che porta con sé la disoccupazione, ma un aggravamento, un’acutizza- zione di questa miseria devono attendersi gli operai dal governo. L’aiuto del governo alla classe operaia è costituito dalle leggi redatte nelle riunioni dei fabbricanti e dei funzionari di polizia. Gli operai della Russia hanno già da lungo tempo « apprezzato » questa politica governativa di «sollecitudine» verso gli operai. I soldati e i marinai, che versarono il loro sangue nella guerra contro il Giappone, scatenata dal governo per gli interessi rapaci di un pugno di cortigiani, che versarono il loro sangue in patria lottando per rendere meno penosa la loro vita, per liberarsi dal regime da erga- stolani che vige nelle caserme, per far si che anche il soldato potesse sentirsi un uomo e non una bestia, i soldati e i marinai non devono attendersi nulla dal governo se non le precedenti violenze e oppres- sione, se non un crudele trattamento e un pezzo di pan duro in com- penso della pacificazione e deirassoggettamento dei loro fratelli, gli operai e i contadini che vogliono ottenere la libertà, vogliono ottenere la terra per le masse contadine. La dichiarazione del governo ha dimostrato che questo non vuole la pace con il popolo, ma la guerra contro di esso. La dichiarazione non dice però una cosa, che dovranno dire al popolo i deputati dal popolo inviati alla Duma e fedeli agli interessi popolari: il governo non dice che la sua dichiarazione significa, immancabilmente e ine- vitabilmente, la decisione di sciogliere la II Duma senza darle nem- meno la possibilità di esprimere la volontà del popolo, di esprimere i bisogni dei contadini, degli operai, dei soldati, i bisogni di tutti i lavoratori, di esprimere tutto ciò che la popolazione, nei suoi man- dati, ha incaricato i deputati di esprimere, accompagnandoli col pen- siero alla Duma. Il partito operaio socialdemocratico ha sempre detto al popolo LA. DICHIARAZIONE DI STOLYPIN m che la Duma non aveva il potere di dargli la libertà e la terra. I deputati della Duma che difendono gli interessi della classe operaia e delle masse contadine sono pronti a porre tutte le proprie forze al servizio dei loro interessi, a dare tutte le proprie forze per aiutare il popolo mediante la proclamazione della verità alla Duma, spiegando a tutto il popolo, composto di milioni di uomini e disperso in tutti gli angoli della Russia, quale dannosa politica antipopolare conduce il governo, quali perfidi piani esso ordisce contro il popolo, quali leggi e quali provvedimenti rifiuta al popolo. Ma i deputati della Duma e tutta la Duma, anche se vogliono aiutare il popolo, senza il popolo non contano nulla. Se la Russia ha conquistato per breve tempo sia pure piccole libertà, se ha otte* nuto una rappresentanza popolare, sia pur per un breve periodo, tutto ciò è stato conquistato solo con la lotta del popolo, solo con la lotta piena di abnegazione della classe operaia, delle masse conta- dine, dei soldati e dei marinai per la libertà. 11 governo ha ancora una volta dichiarato guerra al popolo; si è messo sulla strada che porta allo scioglimento della 11 Duma, alla abrogazione della vigente legge elettorale, al ritorno ai vecchi ordi- namenti della vecchia autocrazia russa. I deputati della classe operaia Io annunciano a tutto il popolo. Scritto alla Hoc del febbraio 1907. Pubblicato per la prima volta nel 1931 nella Miscellanea di Lenin , XVI. LE ELEZIONI ALLA DUMA E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA RUSSA Il risultato delle elezioni della Duma caratterizza le diverse classi e la loro forza. Le elezioni in Russia non sono né dirette né eguali . I contadini eleggono prima i desiatidvomify ; questi ultimi eleggono, fra di loro, i delegati contadini; i delegati, i grandi elettori contadini, e, infine, questi eleggono, assieme ai grandi elettori degli altri ceti, i depu- tati della Duma. Un corrispondente regolamento esiste per la curia dei proprietari fondiari, quella cittadina e quella operaia; inoltre il numero dei grandi elettori che spetta a ognuna di queste curie è sta- bilito dalla legge nell’interesse e a vantaggio delle classi superiori, i grandi proprietari fondiari e la borghesia. Per di piu non solo i partiti rivoluzionari, ma anche quelli d’opposizione subiscono le repressioni politiche piu barbare, più illegittime; e ancora una completa man- canza di libertà di stampa e di riunione, gli arresti e le deportazioni arbitrarie, le corti marziali, che funzionano in più della metà della Russia, e lo stato di emergenza ad esse connesso. Come mai, tuttavia, in tali circostanze, è stato possibile che la nuova Duma sia risultata molto più rivoluzionaria della prima, con un opposizione molto più forte? Per rispondere a questa domanda ci occorre, innanzi tutto, esa- minare i dati riferentisi alla suddivisione dei grandi elettori secondo i singoli partiti, collegandoli alla composizione politica, di partito della II Duma, basandoci sulle notizie fornite dalPorgano di stampa cadetto, la Riec> le quali abbracciano approssimativamente i nove de- cimi dei grandi elettori della Russia europea (esclusi la Polonia, il Caucaso, la Siberia, ecc.). Considereremo i cinque gruppi politici prin- cipali, poiché non vi sono dati più particolareggiati sul colore poli- LE ELEZIONI E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 175 tico dei grandi elettori. Il primo gruppo è composto dai destri. Vi appartengono i cosiddetti « centoneri » (monarchici, Unione del popolo russo, ecc.), che sono per il ritorno alla piena autocrazia nella sua forma pura, esortano allo sfrenato terrore militare contro i rivoluzionari e allessassimo proditorio — come l’uccisione del mem- bro della Duma Herzenstein — , inscenano « pogrom », ecc. Vi appar- tengono poi i cosiddetti « ottobri sii » (cosi si chiama in Russia il partito dei grandi industriali), i quali, subito dopo il manifesto del 17 ottobre 1905, aderirono alla controrivoluzione ed oggi appoggiano in tutti i modi il governo. Nelle elezioni questo partito fa spesso blocco con i monarchici. Il secondo gruppo è costituito dagli indipendenti. Vedremo in seguito che molti grandi elettori e deputati, e particolarmente quelli contadini, si nascondevano sotto questa denominazione al fine di sfuggire alle repressioni per le loro convinzioni rivoluzionarie. Il terzo gruppo è formato dai liberali . A capo dei partiti liberali vi è il partito democratico costituzionale (chiamato «cadetto»), o partito della « libertà del popolo ». È il partito di centro nella rivo- luzione russa, che sta fra i grandi proprietari fondiari e i contadini. La borghesia cerca di conciliare le due classi. Il giudizio sul partito della borghesia liberale, i cadetti, è il punto principale dei dissensi fra le due tendenze airinterno della socialdemocrazia russa. Nella Duma si schierano dalla parte dei liberali russi, non per convinzioni politiche, ma per considerazioni opportunistiche, anche i « centoneri » polacchi, il partito dei « democratici popolari », che con tutti i mezzi, non esclusi le delazioni e gli assassinii, conducono la lotta contro il proletariato rivoluzionario. Il quarto gruppo è costituito dai progressisti. Non è Ja denomi- nazione di un partito, ma, come per gli « indipendenti », questo nome, che non dice nulla ed è un’indicazione convenzionale, ha soprattutto lo scopo di servire quale copertura contro le persecuzioni della polizia. Il quinto gruppo, infine, è formato dalle sinistre. Vi apparten- gono i partiti socialdemocratico e socialista-rivoluzionario, i socialisti popolari (che corrispondono approssimativamente ai radical-socialisti francesi) e i cosiddetti « trudovikt », un’organizzazione democratica 176 LENIN contadina, la cui struttura è del tutto indefinita I trudovi fa i socia- listi popolari e i socialisti-rivoluzionari sono, per il loro carattere di classe, dei democratici piccoli-borghesi e contadini. Talvolta i grandi elettori di singoli gruppi rivoluzionari si erano coperti durante la campagna elettorale sotto la definizione generale di c elementi di sinistra» per sfuggire con piu sicurezza alle persecuzioni poliziesche. Le cifre della Riec mostreranno ora che le nostre conclusioni sulla composizione sociale dei partiti sono giuste. [V. tab. a pp. 177 e 178]. Come si vede dalle tabelle riportate, le grandi città costituiscono un gruppo particolare, e precisamente: Pietroburgo elegge 6 depu- tati; Mosca, 4; Varsavia e Tasckent, 2 ciascuna; le altre città uno cia- scuna: in tutte le 17 città, 27 deputati. Gli altri membri della Duma vengono eletti nelle assemblee dei grandi elettori dei singoli governa- torati da tutte le quattro curie; ma, in più, in ogni governatorato, i grandi elettori dei contadini eleggono un deputato per la curia con- tadina. Si hanno cosi tre gruppi di deputati : quelli eletti dalle assem- blee elettorali dei governatorati, quelli eletti dalla curia contadina e quelli eletti nelle grandi città. Non più di una dozzina di grandi elettori del blocco progres- sivo o di sinistra ha potuto, in base al calcolo, essere ripartita fra i singoli gruppi di partito; in generale però queste cifre forniscono per ora il materiale più completo e sicuro per comprendere la struttura di classe dei diversi partiti russi. La curia operaia elegge, persino in provincia e, innanzi tutto, s’intende, nelle grandi città, quasi senza eccezione, deputati di sini- stra, e precisamente il 96,5 %. Dei 140 grandi elettori di sinistra della curia operaia, 84 sono socialdemocratici, 52 elementi di sinistra, senza una precisa indicazione (in maggioranza anch’essi socialdemocratici) e 4 socialisti-rivoluzionari. La socialdemocrazia russa è dunque, nono- stante le menzognere affermazioni dei liberali che vorrebbero farla apparire come il partito dell’intellettualità rivoluzionaria, un vero partito operaio . A Pietroburgo — città e governatorato — su 24 grandi elettori della curia operaia, sono stati eletti 20 socialdemocratici • Nella stampa tedesca questo partito viene spesso chiamato « gruppo operaio », denominazione che indicherebbe la sua affinità con la elassc operaia. In realtà, in Russia non esiste nemmeno questa affioità verbale. È quindi meglio lasciare il termine trudovi senza tradurlo, volendo indicare con questo termine la democrazia pie* colo-borghese, e precisamente quella contadina. I. Numero dei grandi elettori LE ELEZIONI E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 177 12-75 IL Numero dei deputati della Duma 178 LENIN c t C c Ili « d M in 0O rO ri 00 vd PO q d 0 :p depu- tati 97 22 V£> in PH 35 0 ao 0 Os 'a- •a | « q\ | q q « 2 •- .a §3 rC ri ■q- d in d 0 _§ S .a •O u ki 33 g 0 bo depu- tati ■ - VO l r>. B « 1 . PO in d 0 3 B 3 <3 à -a I Ok n in ao fì* n 1 M * PS Cu, in X> -O 1 £ O a, ;§ Q u LE ELEZIONI E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 179 e 4 socialisti-rivoluzionari; a Mosca — città e governatorato —, sol- tanto dei socialdemocratici, e precisamente 35, ecc. Nella curia contadina salta subito agli occhi una sorprendente sproporzione: fra i grandi elettori contadini il 33,8% appartiene alle destre, mentre fra i deputati della Duma , eletti da quegli stessi grandi elettori della curia contadina, soltanto il 7,5% sono elementi di destra. È chiaro che i grandi elettori dei contadini si sono definiti dei destri soltanto per sfuggire alle repressioni del governo. La stampa russa ha constatato questo fenomeno in piu di cento casi, e la statistica delle elezioni Tha definitivamente confermato. Non si può dare un giudizio sulla curia contadina basandosi su come i grandi elettori si sono definiti, ma esclusivamente sul partito cui i deputati da loro eletti appartengono. Vediamo che la curia con- tadina, subito dopo la curia operaia , costituisce il gruppo più a sini- stra . I contadini hanno eletto solo il 7,5% di elementi di destra e il 67,95% di elementi più a sinistra dei liberali . Il contadino in Russia ha per lo piu uno spirito rivoluzionario : questo Tinsegnamento delle elezioni della II Duma. È un fatto di grande importanza perché di- mostra che la rivoluzione in Russia è ancora ben lontana dall’aver raggiunto la sua fine. Finché non saranno soddisfatte le rivendicar zioni del contadino, finché, almeno, questi non si sarà calmato, la rivoluzione deve continuare. Ma lo spirito rivoluzionario del con- tadino non ha naturalmente nulla in comune con la socialdemo- crazia: il contadino è un rivoluzionario democratico borghese e niente affatto un socialista. Egli lotta non per il passaggio di tutti i mezzi di produzione nelle mani della società, ma per la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari da parte dei contadini. La coscienza democratica borghese rivoluzionaria delle masse contadine trova la sua tipica espressione politica, di partito, nei par- titi dei trudovi\ t, dei socialisti-rivoluzionari e dei socialisti popolari. Dei 53 deputati alla Duma della curia contadina 24 appartengono a questi democratici contadini (io di sinistra, io tradottici, 4 socialisti- rivoluzionari); ed è indubbio poi che fra i io progressisti e i 3 indi- pendenti eletti dai contadini la maggioranza appartiene ai trudoviki . Diciamo indubbiamente perché dopo la I Duma i trudoviki erano stati spietatamente perseguitati, e i contadini sono sufficientemente cauti per non definirsi trudoviki, benché di fatto alla Duma essi vo- 12* i8o LENIN tino con loro. Cosi, ad esempio, il progetto di legge presentato dai trudovikj alla I Duma fu quello agrario, noto con il nome di « pro- getto dei 104» (il cui contenuto essenziale consiste neU’immediata nazionalizzazione delle terre dei grandi proprietari fondiari e, nel futuro, dei nadiet contadini, e anche nel godimento egualitario della terra). Questo progetto è il prodotto piu eminente del pensiero delle masse contadina in uno dei piu importanti problemi della vita con- tadina. Il progetto fu firmato soltanto da 70 « trudovi\t » e da 25 con- tadini che si dicevano indipendenti o in generale non avevano affatto risposto alla domanda concernente l’appartenenza a un partito! Il gruppo « del lavoro > è quindi in Russia indubbiamente il par- tito della democrazia rurale contadina. Si tratta di partiti rivoluzio* nari, ma non nel senso socialista del termine, bensì nel suo significato democratico borghese. Per la curia cittadina bisogna fare una distinzione fra le grandi e piccole città. In queste ultime gli antagonismi politici fra le singole classi non sono cosi fortemente espressi, non esistono grandi masse di proletariato (che formano una curia a sé, la curia operaia) e le destre sono piu deboli. Nelle grandi città non vi sono assolutamente grandi elettori indipendenti, e il numero dei c progressisti », non me- glio determinati, è insignificante; le destre però sono piu forti e le sinistre piu deboli. La ragione è semplice: nelle grandi città il prole- tariato forma la curia operaia, che non è inclusa nella nostra tabella dei grandi elettori *. Ivi la piccola borghesia è molto meno nume- rosa che nelle piccole città. Prevale la grande industria che è rap- presentata in parte dalle destre e in parte dai liberali. I dati sui grandi elettori dimostrano in modo evidente che la base dei partiti liberali (e soprattutto, quindi, dei cadetti) è composta dalla borghesia urbana e, innanzi tutto, dalla grande borghesia indu- striale. La svolta a destra di questa borghesia, che prova un senso di paura di fronte all’autonomia e alla forza del proletariato, diventa • Non si avevano dati, e quindi le cifre concernenti i grandi elettori della curia operaia sono stati cancellati dalla tabella. Abbiamo dati precisi solo su 37 operai grandi elettori, che appartengono, senza eccezioni, alle sinistre. Il numero com- plessivo degli operai grandi elettori sono nella Russia europea, secondo la legge, 208. Di questi abbiamo dati più precìsi su 145, che, insieme ai 37 grandi elettori della curia operaia delle grandi città, testé menzionati, fanno 182. cioè i nove decimi del numero complessivo di grandi elettori operai. LE ELEZIONI E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 181 soprattutto chiara se si confrontano le grandi e le piccole città. In queste ultime la curia cittadina (cioè della borghesia) è molto piu impregnata di elementi di sinistra. I dissensi fondamentali tra i socialdemocratici russi sono stret- tamente connessi con questo problema. Un’ala del nostro partito (i cosiddetti «menscevichi») ritiene che i cadetti e i liberali siano la borghesia urbana progressiva, in contrapposto alla piccola borghesia rurale arretrata ( ’trudovify ). Ne consegue che la borghesia viene rico- nosciuta quale forza motrice della rivoluzione e si proclama la poli- tica di appoggio ai cadetti. L’altra ala (i cosiddetti « bolscevichi ») ritiene che i liberali siano i rappresentanti della grande industria, i quali, per la paura che incute loro il proletariato, mirano a por fine al piu presto possibile alla rivoluzione e vanno verso il compromesso con la reazione. Quest’ala ritiene che i trudoviki siano la democrazia piccolo-borghese rivoluzionaria e pensa che essi siano propensi a pren- dere una posizione radicale nella questione agraria pili importante per i contadini, la confisca della grande proprietà fondiaria. Di qui deriva la tattica dei bolscevichi. Questi respingono l’appoggio alla borghesia liberale traditrice, cioè ai cadetti, e cercano di sottrarre la piccola borghesia democratica all’influenza dei liberali; essi vogliono staccare il contadino e il piccolo borghese delle città dai liberali e por- tarli a seguire il proletariato, quale avanguardia, nella lotta rivolu- zionaria borghese. La rivoluzione russa è per il suo contenuto econo- mico-sociale una rivoluzione borghese, ma la sua forza motrice non è tuttavia costituita dalla borghesia liberale, bensì dal proletariato e dalle masse contadine democratiche. La vittoria della rivoluzione è possibile unicamente con la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Se vogliamo renderci conto della saldezza dell’alleanza tra i libe- rali e la piccola borghesia urbana, è per noi particolarmente interes- sante la statistica dei voti ottenuti nelle grandi città dai blocchi di partiti. Secondo i dati dello statistico Smirnov, nelle 22 grandi città i monarchici hanno ottenuto 17.000 voti; gli ottobristi, 34.000; i ca- detti, 74.000 e il blocco di sinistra, 41.000*. * Per « blocco di sinistra » intendiamo il blocco elettorale dei socialdemocratici con i partiti della piccola borghesia democratica (innanzi tutto con i trudoviki , dando a questo termine il piu largo significato c ritenendo i socialisti-rivoluzionari l'ala ito LENIN Durante le elezioni della II Duma si era accesa una lotta acca- nita fra le due ali della socialdemocrazia, i menscevichi e i bolsce- vichi, sulla questione: concludere un blocco con i cadetti o con i trudovikj contro i cadetti? A Mosca i sostenitori dei bolscevici erano piu forti, e colà si era formato il blocco di sinistra; i menscevichi vi avevano partecipato. Anche a Pietroburgo i bolscevichi erano più forti e anche qui durante le elezioni si era formato il blocco di si- nistra, ma i menscevichi non vi avevano aderito ed erano usciti dalla organizzazione. Era sorta la scissione, che dura tuttora. I menscevichi si richiamavano al pericolo che rappresentavano i centoneri; essi te- mevano cioè che i neri vincessero nelle elezioni per la divisione dei voti fra le sinistre e i liberali. 1 bolscevichi avevano dichiarato che quel pericolo era una invenzione dei liberali, il cui unico scopo era di attrarre la democrazia piccolo-borghese e il proletariato sotto V ala del liberalismo borghese. Le cifre dimostrano che la somma dei voti ottenuti dalle sinistre e dai cadetti supera di più di due volte i voti degli ottobristi e dei monarchici messi insieme*. La divisione dei voti deiropposizione non poteva pertanto contribuire alla vittoria delle destre. Queste cifre, che abbracciano piu di 200.000 elettori delle città, come i dati concernenti la composizione di tutta la Duma, dimo- strano che il vero significato politico dei blocchi dei socialdemocratici con i cadetti non era affatto quello di scongiurare il pericolo « nero » (quest’opinione, anche se fosse del tutto sincera, è in generale errata), ma di distruggere la politica autonoma della classe operaia e di sot- toporre quest’ultima aH*egemonia dei liberali. La sostanza del dissidio fra le due ali della socialdemocrazia russa sta nel problema: riconoscere regemonia dei liberali, o mirare alPegemonia del proletariato nella rivoluzione borghese? Il fatto che le sinistre, al primo accordo dei socialdemocratici e sinistra di questo gruppo). Il blocco era diretto sia contro le destre sìa contro i liberali. • Secondo i calcoli dello stesso signor Smirnov, in 16 città, in cui sì presen- tarono 72.000 elettori ed erano in lizza non 4 ma 2 (o 3) liste, l'opposizione ottenne il 58,7 % de* voti e le destre il 21 %. Anche qui la prima cifra supera di più di due volte la seconda. Anche qui il pencolo ccntoncro era uno spauracchio ingan- natore agitato dai liberali, che parlavano molto del pericolo che veniva dalla destra, benché in realtà temessero il t perìcolo di sinistra » (espressione da noi presa a pre- stito dall’organo di stampa dei cadetti, la Rite). LE ELEZIONI E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 183 dei trtidoviki contro i cadetti in 22 città, nonostante le indicibili dif- ficoltà incontrate nell’agitazione, conquistarono 41.000 voti, supera- rono cioè gli ottobristi, ed ebbero piu della metà dei voti dei liberali, è per i bolscevichi una dimostrazione che la piccola borghesia demo- cratica segue nelle città i cadetti piu per forza d’abitudine che non per l’ostilità di questi strati verso la rivoluzione. Passiamo ora airultima curia, quella dei proprietari fondiari, Qui troviamo, spiccatamente espressa, la prevalenza delle destre: il 79,9% dei grandi elettori sono elementi di destra. La ripugnanza del grande proprietario terriero per la rivoluzione e la sua svolta verso la reazione sono, sotto l’influenza della lotta del contadino per la terra, assolutamente inevitabili. Se confrontiamo ora la composizione dei gruppi di elettori nelle assemblee elettorali di governatorato con la composizione della Duma, sotto l’aspetto del colore politico dei deputati eletti in queste assem- blee, ci accorgeremo che per lo piu il termine « progressista » è solo una definizione dietro la quale si nascondono elementi di sinistra. Fra i grandi elettori il 20,5% sono di sinistra e il 18,9% progressisti. Dei deputati il 38 % appartiene alla sinistrai Le destre hanno solo il 25,7% di deputati, e tuttavia i loro grandi elettori erano il 40%; ma se da questi ultimi defalchiamo i grandi elettori dei contadini (abbia- mo già dimostrato che solo gli agenti del governo russo, che hanno falsificato le notizie sulle elezioni, potevano ritenerli dei destri) avre- mo 2.170 — 764 = 1.406 grandi elettori di destra, cioè il 25,8%. I due risultati coincidono dunque perfettamente. I grandi elettori libe- rali, evidentemente, in parte si nascondono sotto il nome di « indi- pendenti », in parte sotto il nome di « progressisti », e i contadini per- sino sotto il nome di « destri ». Il confronto con i territori non russi della Russia, la Polonia e il Caucaso, fornisce una nuova dimostrazione del fatto che la vera forza motrice della rivoluzione borghese russa non è la borghesia. In Po- lonia non esiste affatto un movimento contadino rivoluzionario, non esiste nessuna borghesia urbana d’opposizione, non vi sono quasi libe- rali. Contro il proletariato rivoluzionario vi è un blocco reazionario composto dalla grande e piccola borghesia. Qui perciò hanno riportato la vittoria i democratici popolari. Nel Caucaso il movimento conta- dino rivoluzionario è molto forte, la forza dei liberali è quasi la stessa LENIN che in Russia, ma gli elementi di sinistra costituiscono il partito piu forte; la percentuale delle sinistre alla Duma (53,6%) è approssima- tivamente eguale alla percentuale dei deputati eletti dalla curia con- tadina (49%)- Soltanto gli operai e le masse contadine democratiche rivoluzionarie possono condurre a termine la rivoluzione borghese. Nella Polonia avanzata, altamente sviluppata dal punto di vista capi- talistico, non esiste la questione agraria, nel significato russo, non esiste del tutto la lotta rivoluzionaria dei contadini per la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari. Qui pertanto la rivoluzione, non ha, all’infuori del proletariato, nessun saldo punto d’appoggio. Gli antagonismi di classe si avvicinano colà al tipo esistente nell’Eu- ropa occidentale. Nel Caucaso abbiamo un fenomeno opposto. Osserviamo ancora che, secondo i calcoli della Riec> i 180 depu- tati di sinistra vanno così divisi fra i singoli partiti: 68 elementi di sinistra, 9 socialisti popolari (ala destra dei trudovi\t\ 28 socialisti- rivoluzionari e 46 socialdemocratici... Di fatto questi ultimi contano già 65 deputati, ma i liberali cercano per quanto è possibile di smi- nuire il numero dei socialdemocratici. Per la loro struttura di classe questi gruppi possono essere ri- dotti a due ceti: la piccola borghesia democratica, urbana e soprat- tutto contadina, ha 134 deputati, il proletariato 46. In generale vediamo che in Russia la differenziazione di classe dei diversi partiti risalta con particolare chiarezza. I grandi proprie- tari fondiari appartengono ai centoneri, ai monarchici e agli otto- bristi. La grande industria è rappresentata dagli ottobristi e dai liberali. Per il metodo di conduzione, i grandi proprietari fon- diari si suddividono in quelli che amministrano l’azienda con metodi ancora semifeudali, eseguono i lavori con il bestiame e l’at- trezzatura dei contadini (qui il contadino è asservito al grande pro- prietario fondiario), e in quelli che già hanno introdotto le forme di conduzione capitalistiche moderne. Fra questi ultimi vi sono non pochi liberali. La piccola borghesia urbana è rappresentata dai libe- rali e dai trudovìkì. La piccola borghesia contadina dai trudovi\i e particolarmente dalla loro ala sinistra, i socialisti-rivoluzionari. Il pro- letariato ha come suo rappresentante la socialdemocrazia. Data la palese arretratezza dello sviluppo capitalistico in Russia, questo ben spiccato schieramento dei partiti, conforme alla struttura di clas- LE ELEZIONI E LA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA j 8 5 se della società, può unicamente essere spiegato dall’impetuoso spirito rivoluzionario di un’epoca in cui i partiti si formano molto piu ra- pidamente e la coscienza di classe si sviluppa e manifesta con una rapidità maggiore che nell’epoca del ristagno o del cosiddetto pro- gresso pacifico. Die Neue Zen, n . 26, 27 marzo 1907, I Band, 1906-1907. Firmato: A. Linitsch. LA PIATTAFORMA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA RIVOLUZIONARIA I Come noto, il congresso del partito sari convocato fra qualche set timana. Bisogna quindi dedicarsi con la massima energia alla pre- parazione del congresso, alPesame dei problemi tattici fondamentali che il partito dovrà risolvere in questa assise. Il Comitato centrale del nostro partito ha già indicato qual è l'ordine del giorno del congresso, che è stato pubblicato nei giornali. I punti centrali di quest ordine del giorno sono : i) « i compiti politici immediati » e 2) « la Duma >. Per quanto riguarda il secondo punto, la sua necessità è evidente e non può dar luogo a discussioni. Anche il primo punto è, a nostro avviso, necessario, ma in una formulazione alquanto diversa o, piu esattamente, con un contenuto alquanto mo- dificato. Per iniziare subito la discussione in tutto il partito sui compiti del congresso e sui problemi tattici sottoposti alla sua derisione, la confe- renza dei rappresentanti delle organizzazioni di partito delle due capi- tali e della redazione del Proletari ha elaborato, alla vigilia della con- vocazione della II Duma, i progetti di risoluzione pubblicati in altra parte dd giornale. Intendiamo qui spiegare a grandi linee come la conferenza abbia interpretato i suoi compiti, perché abbia messo in primo piano alcuni progetti di risoluzione e quali idee fondamentali abbia voluto sottolineare nelle risoluzioni stesse. Prima questione : « i compiti politici immediati >. A nostro parere, non è possibile impostare cosi la questione dinanzi la piattaforma della socialdemocrazia 187 al congresso del POSDR nel momento presente. La nostra è un’epoca rivoluzionaria. Tutti i socialdemocratici, senza distinzione di frazione, ne sono persuasi. E basta dare uno sguardo, nella risoluzione appro- vata dai menscevichi e dal Bund alla Conferenza del POSDR del no- vembre 1906, alla parte concernente i principi per convincersi che la nostra tesi è giusta. Ma in un’epoca rivoluzionaria è impossibile limitarsi a fissare i compiti politici immediati , e lo è per due motivi. Innanzi tutto, in tali epoche i compiti fondamentali del movimento socaldemocratico si pongono essi stessi in primo piano e richiedono un’analisi circostan- ziata, a differenza di quanto avviene in epoche di « pacifica » e minuta edificazione costituzionale. Inoltre, è impossibile, in tali epoche, de- terminare i compiti politici immediati perché la rivoluzione si distin- gue in effetti per le brusche rotture, le rapide svolte, le situazioni inat- tese, le esplosioni improvvise, possibili e inevitabili. Per rendersi conto di questo fatto basta riflettere sull’eventualità e probabilità dello scio- glimento della Duma'di sinistra e di un emendamento della legge elettorale nello spirito dei centoneri. Gli austriaci, per esempio, potevano identificare agevolmente il proprio compito «immediato», ossia la lotta per il suffragio univer- sale, quando tutti i sintomi indicavano che non era finita l’epoca dello sviluppo costituzionale, piu o meno pacifico, conseguente e senza so- luzioni di continuità. Ma da noi gli stessi menscevichi non parlano forse, nella risoluzione citata più sopra, deH’impossibilità di una via pacifìcay della necessità di eleggere alla Duma non dei postulanti, ma dei combattenti? Non riconoscono essi stessi la necessità di battersi per l’Assemblea costituente? Immaginate un paese europeo con un re- gime costituzionale, organizzato e consolidatosi per un determinato periodo, in cui si possa lanciare la parola d’ordine dell’« Assemblea costituente », in cui si possa contrapporre, nel parlamento, il « postu- lante » al « combattente », e capirete che nelle nostre condizioni è im- possibile definire i compiti « immediati », come si fa invece oggi in Occidente. Quanto più Fazione parlamentare della socialdemocrazia e della democrazia rivoluzionaria borghese conseguirà buoni risultati, tanto più sarà probabile l’esplosione della lotta fuori della Duma, che ci imporrà compiti immediati particolari. No, al congresso del partito non dovremo discutere tanto i com- LENIN più immediati quanto quelli fondamentali del proletariato nell’attuale fase della rivoluzione borghese. Altrimenti ci troveremo nella posi- zione di chi resta impotente e disorientato a ogni svolta degli avve- nimenti (come già accaduto piu d’una volta nel 1906). Noi non pos- siamo definire i nostri compiti « immediati », come nessuno può pre- vedere se la II Duma e la legge elettorale delTn dicembre 1905 avran- no ancora una settimana, un mese o sei mesi di vita. D’altra parte, il concetto dei compiti fondamentali del proletariato socialdemocratico nella nostra rivoluzione non è ancora stato elaborato da tutto il partito. E, senza questa elaborazione, non si può concepire nessuna politica coe- rente e fedele ai principi : nessuna caccia alla definizione dei compiti « immediati » può dare buoni risultati. Il Congresso di unificazione non aveva approvato una risoluzione sulla valutazione del momento e sui compiti del proletariato nella ri- voluzione, anche se i relativi progetti erano stati presentati dalle due correnti del partito socialdemocratico, anche se il problema della va- lutazione del momento era stato posto all’ordine del giorno e discusso dal congresso. Tutti riconoscevano quindi Timportanza di questi pro- blemi, ma la maggioranza del Congresso di Stoccolma non li ritenne allora sufficientemente chiari. È necessario riprenderne l’esame. Dob- biamo vedere, in primo luogo, come si configura, per le tendenze fon- damentali della sua evoluzione economica, sociale e politica, il mo- mento rivoluzionario che attraversiamo; in secondo luogo, qual è lo schieramento politico delle classi (e dei partiti) nella Russia odierna; in terzo luogo, quali sono, in un simile momento e in rapporto a questo schieramento politico delle forze sociali, i compiti fondamentali del partito operaio socialdemocratico. Naturalmente, non ci nascondiamo che alcuni menscevichi (e for- se anche il Comitato centrale) interpretano il problema dei compiti politici immediati semplicemente come il problema dell’appoggio alla rivendicazione di un ministero della Duma, cioè cadetto. Plekhanov, spingendo a destra i menscevichi con l’energia — naturalmente molto lodevole — che gli è propria, è già intervenuto in difesa di questa rivendicazione nella Russ^aia Gizn del 23 febbraio. Pensiamo che si tratti di una questione importante, ma subordinata e che i marxisti non possano impostarla isolatamente, senza valutare la piattaforma della socialdemocrazia 189 l’attuale fase della nostra rivoluzione, senza valutare il contenuto di classe del partito cadetto e di tutta la sua funzione politica odierna. Ri- durre questo problema a un puro politicismo, al «principio» della responsabilità del ministero davanti alla Camera in qualsiasi sistema costituzionale, equivarrebbe ad abbandonare completamente il punto di vista della lotta di classe e ad accettare quello dei liberali. Per questo motivo la nostra conferenza ha collegato il problema del ministero cadetto con la valutazione dell’attuale momento della rivoluzione. Nella risoluzione su questo problema noi cominciamo innanzi tutto, nei « considerando », da una questione che tutti i marxisti riten- gono fondamentale, cioè quella della crisi economica e della situazione economica delle masse. La conferenza ha approvato la seguente for- mulazione: la crisi «non rivela sintomi di pronta soluzione». Forse questa formulazione è anche troppo cauta. Ma per il partito social- democratico è naturalmente importante stabilire i fatti incontestabili, tracciare le linee fondamentali, lasciando che le pubblicazioni del par- tito elaborino scientificamente i problemi. Riguardo alla crisi, noi constatiamo (punto secondo dei « conside- rando ») che essa inasprisce la lotta di classe tra il proletariato e la bor- ghesia (il fatto è indubbio, e le manifestazioni deirinasprimento sono note a tutti) e acuisce inoltre la lotta sociale nelle campagne. Nelle campagne non vi sono fatti evidenti 0 che saltino subito agli occhi, come le serrate, ma i provvedimenti del governo, come le leggi agrarie del novembre 40 («corruzione della borghesia contadina»), attestano che la lotta si inasprisce, che i grandi proprietari fondiari sono co- stretti a volgere tutti i loro sforzi alla divisione dei contadini per inde- bolirne la pressione. Non sappiamo a che cosa condurranno, in fin dei conti, questi sforzi. Tutte le rivoluzioni borghesi «incompiute» (l’espressione è di Marx) « si sono concluse » con il passaggio dei contadini agiati dalla parte dell’ordine. La socialdemocrazia deve comunque far di tutto per sviluppare la coscienza dei più larghi strati contadini, per spiegar loro la lotta di classe che si svolge nelle campagne. Piu oltre, nel terzo punto, si constata un fatto fondamentale nella storia politica della Russia dell’ultimo anno: lo «spostamento a de- 190 LENIN stra > delle classi superiori e lo « spostamento a sinistra » delle classi inferiori. Noi pensiamo che, soprattutto nelle epoche rivoluzionarie, la socialdemocrazia deve fare il bilancio , nei suoi congressi, dei dL versi periodi dello sviluppo sociale, applicando loro i suoi metodi marxisti di indagine, insegnando alle altre classi a guardarsi indietro e a considerare i fatti politici da una posizione di principio , e non sotto l’aspetto dell’interesse contingente o del successo di pochi giorni, come fa invece la borghesia, che, a dire il vero, disprezza ogni teoria e teme ogni analisi classista della storia che si vive. Il rafforzamento delle estreme equivale a un indebolimento del centro. Il centro non è costituito dagli ottobristi, come credono a torto alcuni socialdemocratici (compreso Martov), ma dai cadetti. Quale è il compito storico oggettivo di questo partito? I marxisti, se vogliono restare fedeli alla loro dottrina, devono dare una risposta a questa domanda. La risoluzione risponde: « quello di por fine alla rivoluzione mediante concessioni accettabili (poiché i cadetti sono per un accordo volontario) per i grandi proprietari fondiari centoneri e per l’autocrazia ». Nel noto libro di Kautsky La rivoluzione sociale è stato spiegato chiaramente che la riforma si distingue dalla rivolu- zione proprio perché con la prima il potere rimane alla classe degli oppressori, che soffocano Tinsurrezione degli oppressi mediante con- cessioni accettabili per gli oppressori, senza la distruzione del loro potere. Il compito oggettivo della borghesia liberale nella rivoluzione de- mocratica borghese è appunto quello di salvaguardare a prezzo di « ragionevoli » concessioni, la monarchia e la classe dei grandi pro- prietari fondiari. Può questo compito essere assolto? Dipende dalle circostanze. Un marxista non può dare una risposta assolutamente negativa. Ma un tale esito della rivoluzione significa: 1) minima libertà di sviluppo per le forze produttive della società borghese (il progresso economico della Russia sarà incomparabilmente piò rapido con l’abolizione rivo- luzionaria della grande proprietà fondiaria che con la sua trasfor- mazione secondo il piano cadetto); 2) mancato soddisfacimento dei bisogni fondamentali delle masse popolari; 3) necessità di reprimere le masse del popolo con la violenza . Senza la repressione violenta delle LA PIATTAFORMA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA I 9 I masse, il «pacifico» sviluppo costituzionale cadetto è irrealizzabile. Questo dobbiamo ricordarlo bene e inculcarlo nella coscienza delle masse. La « pace sociale » cadetta è la pace per il grande proprietario fondiario e per il fabbricante, è la « pace » deirinsurrezione contadina e operaia repressa. La repressione delle corti marziali di Stolypin e le « riforme » cadette sono le due braccia di un unico oppressore. II Sono trascorsi otto giorni dalla pubblicazione del nostro primo articolo su questo tema, e la vita politica ci ha già fornito tutta una catena di grandi fatti che, convalidando quanto abbiamo detto, hanno diffuso la vivida luce del « fatto compiuto (o che si sta compiendo?)» sulle questioni nevralgiche che abbiamo toccato. La svolta a destra dei cadetti è stata ormai consacrata alla Duma. L’appoggio dei Rodicev a Stolypin, con la predicazione della mode- razione, della prudenza, della legalità, della calma, dell’astensione da ogni atto che possa agitare il popolo, e l’appoggio di Stolypin a Ro- dicev, il celebre appoggio «con ogni mezzo», sono ormai un fatto compiuto 41 . Questo fatto ha brillantemente confermato che la nostra analisi dell’attuale situazione politica (analisi compiuta prima dell’apertura della II Duma, nei progetti di risoluzione redatti dal 15 al 18 feb- braio) è esatta. Noi ci siamo rifiutati di accettare la proposta del Co- mitato centrale e di discutere i « compiti politici immediati »; abbiamo detto che in un’epoca rivoluzionaria una simile proposta è assoluta- mente immotivata; abbiamo sostituito al problema della politica del momento la questione dei principi fondamentali della politica socia- lista nella rivoluzione borghese. E una settimana di sviluppo della rivoluzione ha convalidato in- teramente la nostra previsione. La volta scorsa abbiamo analizzato i considerando del nostro pro- getto di risoluzione. Il loro punto centrale era la constatazione che il partito di «centro», cioè il partito borghese liberale dei cadetti, inde- 192 LENIN bolitosi, cercava di por fine alla rivoluzione mediante concessioni ac- cettabili per i grandi proprietari fondiari centoneri e per l’autocrazia. Ancora ieri, si può dire, Plekhanov e i suoi seguaci dell’ala destra del POSDR dichiaravano che quest’idea del bolscevismo, che noi abbiamo tenacemente difeso durante tutto il 1906 (e, anzi, ancor prima, sin dal 1905, quando usci l’opuscolo Due tattiche ), era una con- gettura semifantastica, sorta da un’opinione faziosa sulla funzione della borghesia o, quanto meno, da un’inopportuna prevenzione, ecc. Tutti vedono oggi che avevamo ragione. L’« aspirazione » dei ca- detti comincia a realizzarsi, e persino un giornale come il Tovaristc y che forse piu di ogni altro detesta il bolscevismo per la sua impla- cabile denuncia dei cadetti, in merito alle voci smentite dalla Riec * riguardo alle trattative fra i cadetti e il governo dei centoneri, dice: « Non ce fumo senza arrosto ». Non ci resta che salutare la riapertura della «settimana bolsce- vica» nel Tovaristc . Non ci resta che sottolineare che la stona ha confermato tutti i nostri avvertimenti e le nostre parole d'ordtne\ che la storia ha svelato la leggerezza (nel migliore dei casi) di quei « de- mocratici » e, purtroppo, persino di alcuni socialdemocratici i quali hanno respinto con noncuranza la nostra critica dei cadetti. Chi ha detto, al tempo della I Duma, che i cadetti mercanteg- giavano segretamente con il governo? I bolscevichi. E in seguito è risultato che un uomo come Trepov era favorevole a un ministero cadetto. Chi ha condotto piu energicamente di tutti, nel pieno della lotta (pseudolotta) elettorale del partito della pseudolìbertà del popolo con- tro il governo, una campagna di denunce in merito alla visita resa da Miliukov a Stolypin il 15 gennaio? I bolscevichi. • Queste righe erano già state scritte quando abbiamo ietto nell’articolo di fondo della Riec del 13 marzo: « Quando verranno pubblicate le notizie precise sulle famose trattative svoltesi tra i cadetti e il governo nel giugno dello scorso anno, il paese saprà che, se si può rimproverare qualcosa ai cadetti per queste tratta- tive condotte ” dietro le spalle del popolo ”, sarà forse proprio l’intransigenza di cui parla la Rossia » . Eh, si, appunto, «quando verranno pubblicate»! E intanto i cadetti, nonostante gli inviti, non pubblicano « notizie precise » né sulle tratta- tive del giugno 1906 né sulle trattative del gennaio 1907 (15 gennaio: visita di Miliukov a Stolypin) né sulle trattative del marzo 1907. E il fatto delle trattative condotte dietro le spalle del popolo resta un fatto. LA PIATTAFORMA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA J 93 Chi ha ricordato nelle assemblee elettorali di Pietroburgo e nei primi giorni della II Duma (cfr. il giornale Novi Lue) che il pre- stito di due miliardi di franchi concesso nel 1906 fu dato di fatto ai Dubasov e soci con l’aiuto indiretto dei cadetti, che declinarono la formale proposta di Clemenceau di insorgere apertamente, in nome del partito, contro questo prestito? I bolscevichi. Chi, alla vigilia della seconda Duma, pose a fondamento della propria politica democratica conseguente (cioè proletaria) la denuncia del « carattere proditorio della politica dei cadetti »? I bolscevichi. Un leggerissimo venticello ha fatto volar via come piume tutti i discorsi intorno all’appoggio della rivendicazione di un ministero del- la Duma o responsabile, o della rivendicazione di subordinare il potere esecutivo a quello legislativo, ecc. Il sogno di Plekhanov di tramutare questa parola d’ordine nel segnale della lotta decisiva 0 in uno strumento di educazione delle masse si è rivelato il sogno di un bonario filisteo. Forse nessuno avrà piu il coraggio di sostenere sul serio simili parole d’ordine. La vita ha mostrato o, meglio, ha comin- ciato a mostrare che in sostanza non si tratta affatto di un « princi- pio », di una piu integrale e coerente applicazione del « principio co- stituzionale », ma precisamente di un compromesso tra i cadetti e la reazione. La vita ha dimostrato che avevano ragione coloro che dietro l’apparenza liberale di un principio generale pseudoprogressivo scor- gevano e indicavano i gretti interessi di classe del liberale impaurito, che chiama con belle parole le cose più ripugnanti e luride. La validità delle conclusioni formulate nella nostra prima risolu- zione è stata confermata molto prima di quanto potessimo sperare, e molto meglio: non dalla logica, ma dalla storia, non dalle parole, ma dai fatti, non dalle risoluzioni dei socialdemocratici, ma dagli avveni- menti della rivoluzione. Prima conclusione: «La crisi politica che sta maturando sotto i nostri occhi non è una crisi costituzionale, ma una crisi rivoluzionaria che conduce alla lotta diretta delle masse proletarie e contadine con- tro Pautocrazia ». Seconda conclusione, che scaturisce direttamente dalla prima: « Si deve quindi considerare e utilizzare l’imminente campagna elettorale solo come uno degli episodi della lotta rivoluzionaria del popolo per il potere ». 13 - 75 194 LENIN Qual è, in sostanza, la differenza tra una crisi costituzionale e una crisi rivoluzionaria? La prima può essere risolta sul terreno di determinati ordinamenti e leggi fondamentali dello Stato, mentre la seconda impone la distruzione di queste leggi e degli ordinamenti feudali. Finora l’idea contenuta nelle nostre conclusioni era condi- visa da tutta la socialdemocrazia russa, senza distinzione di frazioni. Soltanto negli ultimi tempi si è rafforzata tra i menscevichi una corrente che propende per una concezione diametralmente opposta, che è cioè incline ad abbandonare l’obiettivo della lotta rivoluzio- naria, per rimanere nell’ambito di questa « Costituzione » e agire sul suo terreno. Ecco i paragrafi piu significativi del progetto di risolu- zione sull’atteggiamento verso la Duma, compilato dai sul partito proletario, una piccola parte di responsabilità per l’irre- soluta politica borghese riformista, per l’attività legislativa, in sostanza buffonesca — riconosciuta da voi stessi una buffonata — , della Duma. Per che cosa dunque dare questo arrischiato « appoggio»? Poiché questo rischia di indebolire la coscienza rivoluzionaria delle masse, alla quale voi stessi fate appello, mentre l’utilità pratica di tale ap- poggio è « illusoria »! COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 20 5 Voi scrivete una risoluzione non sull’attività riformatrice in ge- nerale (allora si sarebbe soltanto dovuto dire che la socialdemocrazia non la respinge), ma sulla II Duma. Avete già detto che in questa Duma vi è un numero considerevole di «fautori conseguenti della rivoluzione»: alludete dunque alla sua composizione di partito che già si è determinata. È un fatto. Voi sapete che in questa Duma vi sono non soltanto «fautori conseguenti * della rivoluzione», ma an- che « fautori inconseguenti delle riforme », non soltanto le sinistre e i trudovikj , ma anche i cadetti e che questi ultimi da soli sono più forti delle destre (i cadetti e i loro fiancheggiatori, i socialisti popolari compresi, sono circa 150 contro 100 destri). Data una simile situar zione nella Duma, non è necessario che voi, per attuare il « minor male », lo appoggiate, è sufficiente che vi asteniate nella lotta della reazione contro i «fautori inconseguenti delle riforme». Il risultato pratico (attuazione dei progetti di legge) sarà lo stesso, e nel senso politico e ideale ne trarranno indubbiamente vantaggio l’integrità, la purezza, la fermezza e la convincibilità della nostra posizione, quale partito del proletariato rivoluzionario. Può forse il socialdemocratico rivoluzionario trascurare questa circostanza? I menscevichi guardano agli strati superiori invece di guardare a quelli inferiori; guardano di piu alla realizzabilità 'del «minor male » mediante una transazione dei « fautori inconseguenti delle ri- forme » con la reazione (poiché è precisamente questo il significato dell’attuazione dei progetti di legge) che non allo sviluppo della co- scienza e della capacità combattiva dei « fautori conseguenti della ri- voluzione », i quali nella Duma, secondo le loro parole, sono in « nur mero considerevole ». I menscevichi guardano essi stessi e assuefanno il popolo a guardare all’accordo dei cadetti con l’autocrazia (attua- zione del « minor male », le riforme), e non aH’appello alle masse dei « fautori » piu o meno « conseguenti della rivoluzione ». Questa non è una politica proletaria, ma liberale. Ciò significa proclamare a pa- role il carattere illusorio dei diritti legislativi della Duma, e in realtà rafforzare nel popolo la fiducia nelle riforme legislative ottenute at- traverso la Duma e indebolire la fiducia nella lotta rivoluzionaria. • Prego il lettore di tener presente ta necessità della correzione di questo termine, da me fatta piu sopra. 2o6 LENIN Siate piu coerenti e onesti, compagni menscevichi! Se siete con- vinti che la rivoluzione è finita, se da questa vostra convinzione (ot- tenuta forse con un mezzo scientifico?) deriva l'assenza di fiducia nella rivoluzione, allora è inutile parlarne, allora bisogna ridurre i propri compiti immediati alla lotta per le riforme. Se non credete a ciò che dite, se effettivamente ritenete che un « numero considerevole » di deputati della II Duma sono dei « fautori conseguenti della rivoluzione », allora dovete porre in primo piano non l’appoggio alle riforme (che a nulla serve praticamente ed è idealmente dannoso), ma il compito di illuminare la coscienza di que- sti fautori, di rafforzare in essi, mediante la pressione del proletariato. Io spirito rivoluzionario organizzativo e la decisione. Altrimenti ne vien fuori qualcosa di arcillogico e confuso: in nome dello sviluppo della rivoluzione il partito operaio non definisce nem- meno con una parola i suoi compiti nei confronti dei « fautori » piu 0 meno « conseguenti della rivoluzione », dedicando in compenso una nota particolare al compito di appoggiare il «minor male», i fautori inconseguenti delle riforme] Bisognerebbe rifare la « nota » approssimativamente cosi : « Poi- ché nella Duma vi è un numero considerevole di fautori piu o meno conseguenti della rivoluzione, i socialdemocratici devono, nella stessa Duma, quando sono posti in discussione quei progetti di legge che 1 fautori inconseguenti delle riforme vogliono attuare, rivolgere so- prattutto l’attenzione alla critica dell’indeterminatezza e della pre- carietà di questi progetti, all’accordo che è in essi implicito, dei libe- rali con la reazione, alla spiegazione, rivolta ai fautori più o meno conseguenti della rivoluzione, della necessità di una lotta rivoluzio- naria decisa e implacabile. Quando si procede alla votazione di simili progetti di leggi, che rappresentano il minor male, i socialdemocratici si astengono, lasciando che i liberali ” vincano ” da soli, sulla carta, la reazione e rispondano di fronte al popolo per l’attuazione delle ri- forme ” liberali 11 in regime autocratico». « ... b) La socialdemocrazia approfitta della discussione sia dei diversi progetti di legge, sia del bilancio dello Stato per denunciare non solo i lati negativi deH’odierno regime, ma tutte le contraddizioni della società borghese... ». COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 207 Ottimo scopo. Per denunciare le contraddizioni di classe della società borghese occorre ricondurre i partiti alle classi; bisogna lot- tare contro ridea di un’« opposizione » parlamentare « apartitica », « unica » e denunciare la grettezza di classe di coloro che, come per esempio i cadetti, pretendono soprattutto di attenuare le « contraddi- zioni di classe» mediante una denominazione che si richiama fal- samente alla « libertà del popolo ». Auguriamo che i menscevichi non soltanto parlino della denuncia delle contraddizioni di classe nella società borghese (e « non soltanto » delle infamie dell’autocrazia), ma le denuncino veramente ... « ... c) Nella questione del bilancio la socialdemocrazia si ispira al principio: ” nemmeno un copeco al governo non responsabile ”... ». Magnifico principio, che sarebbe del tutto buono se invece di «non responsabile» ci fosse un'altra parola la quale indicasse non la responsabilità del governo davanti alla Duma (con la «Costituzione» che abbiamo questa è una finzione), ma la sua responsabilità davanti al potere supremo (questa non è una finzione, ma una realtà , poiché il potere effettivo non l’ha il popolo, e i menscevichi stessi dicono che sta maturando la « lotta per il potere »). Bisognava dire: « non un copeco al governo finché tutto il potere non sarà nelle mani del popolo ». « IL La socialdemocrazia si vale del diritto di presentare interpellan- ze per rivelare al popolo il vero carattere del governo attuale e il pieno contrasto delle sue azioni con gli interessi del popolo; per chiarire qual è la situazione della classe operaia nella città e nella campagna e le condi- zioni in cui essa lotta per il miglioramento della sua situazione politica ed economica; per spiegare quale funzione hanno nei confronti della classe operaia sia il governo e i suoi agenti, sia le classi abbienti e i partiti poli- tici che le rappresentano... ». Molto buono questo punto. Peccato però che finora (19 marzo) i nostri socialdemocratici abbiano approfittato ben poco alla Duma di questo diritto di presentare interpellanze. « ... III. La socialdemocrazia, mantenendo, sul terreno di questa atti- vità, il piu stretto contatto con le masse operaie e cercando nella sua atti- 208 LENIN vita legislativa di essere 1 espressione del loro movimento organizzato, coopera alla loro organizzazione, come in generale a quella delle masse popolari, per un appoggio alla Duma nella sua lotta contro il vecchio re- gime e la creazione di condizioni che le diano la possibilità di uscire, nel- la sua attività, dai limiti delle leggi fondamentali, che la incatenano... ». In primo luogo, non occorre parlare deirattività «legislativa» dei socialdemocratici. Bisognava dire «attività parlamentare». In secondo luogo, la parola d'ordine « appoggio alla Duma nella sua lotta contro il vecchio regime » non lega con le premesse della risoluzione ed è in sostanza sbagliata. Nei considerando della risoluzione si parla della lotta per il po- tere e della presenza nella Duma di un « numero considerevole di fautori conseguenti della rivoluzione ». Perché dunque la categoria rivoluzionaria « lotta per il potere », assolutamente chiara, viene qui sostituita con una vaga « lotta contro il vecchio regione», cioè con un’espressione che comprende esplicita- mente la lotta per le riforme ? Occorrerà forse riscrivere i conside- rando dicendo che invece della lotta « illusoria » per il potere si pone il «compito di lottare per le riforme»? Perché qui si parla dell’appoggio « alla Duma » delle masse e non del loro appoggio ai «fautori conseguenti della rivoluzione»? Non ne consegue forse che i menscevichi invitano le masse ad appog- giare i fautori inconseguenti delle riforme? Risulta una cosa non buona, compagni. Infine, le parole sull’appoggio «alla Duma» nella sua lotta con- tro il vecchio regime generano, in sostanza , idee addirittura sbagliate . Appoggiare la Duma vuol dire appoggiare la sua maggioranza , e la sua maggioranza è costituita dai cadetti piu i trudovikj . Implicite , cioè non dicendolo apertamente, avete dunque caratterizzato i cadetti: essi «lottano contro il vecchio regime». Una simile caratterizzazione è sbagliata e incompleta. Queste cose non si dicono mediante mezze allusioni; bisogna dirle aperta- mente e chiaramente. I cadetti non « lottano contro il vecchio regi- me », ma cercano di riformare , rinnovare questo stesso vecchio re- gime, perseguendo lo scopo, ora già in modo del tutto chiaro e aperto, di addivenire a un accordo con il vecchio potere. Non parlarne nella risoluzione, lasciare ciò nelPombra, significa COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 209 abbandonare il modo di vedere proletario per abbracciare quello liberale. « ... IV. La socialdemocrazia, concorrendo con questa sua attività al- lo sviluppo del movimento popolare, volto alla conquista dell’Assem- blea costituente, appoggerà, quale tappa in questa lotta popolare, tutti gli sforzi della Duma per subordinare a sè il potere esecutivo, sbarazzando in tal modo il terreno per il passaggio di tutto il potere dello Stato nelle mani del popolo... ». Questo è il punto piu importante della risoluzione, che contiene la famosa parola d’ordine del ministero « della Duma » o « respon- sabile ». Bisogna analizzarlo sia dal punto di vista della sua formu- lazione, sia, poi, per il suo significato di fondo. Esso è formulato in modo estremamente strano. I menscevichi non possono ignorare che la questione è una delle piu importan- ti; non possono ignorare che una simile parola d’ordine era già stata lanciata una volta dal Comitato centrale del nostro partito, e preci- samente al tempo della I Duma, e che allora il partito non l aveva approvata. E ciò è vero a tal punto che il nostro gruppo socialde- mocratico alla I Duma , composto, com’è noto, solo da menscevichi e che aveva come capo un menscevico eminente come il compagno Giordania, persino questo gruppo non aveva approvato la parola d’or- dine del « ministero responsabile » e non l’aveva lanciata nemmeno una volta in nessun discorso alla Duma! Sembrerebbe che ciò sia stato più che sufficiente per indurre a un atteggiamento particolarmente attento verso questo problema. E in- vece ci vediamo davanti questo punto della risoluzione, che in gene- rale non è sufficientemente ponderata, redatto nel modo più ne- gligente. Perche invece della chiara parola d’ordine del « ministero respon- sabile » (Plekhanov nella Russai a Gizrì) o del « ministero della mag- gioranza della Duma» (risoluzione del CC ai terripi della I Duma) è stata scelta una nuova formulazione, molto più nebulosa? Si tratta unicamente dello stesso « ministero responsabile » designato con altre parole o di qualcos’altro? Cerchiamo di orientarci in questi problemi. In che modo la Duma potrebbe subordinare a sé il potere esecu- tivo? O legalmente, sul terreno di questa (o leggermente mutata) Co- 14-75 210 LENIN stituzionc monarchica, oppure illegalmente, « uscendo dai limiti delle leggi fondamentali, che la incatenano », rovesciando il vecchio potere, trasformandosi in una Convenzione rivoluzionaria, in un governo provvisorio, ecc. La prima possibilità significa precisamente ciò che abitualmente viene espresso con le parole « ministero della Duma » o «responsabile»; la seconda, la partecipazione attiva «della Duma» (cioè della sua maggioranza) alla diretta lotta rivoluzionaria per il po- tere. Non possono esistere altre vie per «subordinare» alla Duma il potere esecutivo, e non occorre porre la questione parziale del modo come queste diverse vie potrebbero intrecciarsi : di fronte a noi non vi è il problema accademico, scientifico di sapere quali situazioni sono in generale possibili, ma il problema politico pratico di sapere che cosa precisamente la socialdemocrazia deve appoggiare e che cosa non deve appoggiare. La conclusione è quindi chiara. Parrebbe che la nuova formu- lazione sia stata appositamente ideata per nascondere la sostanza del problema in discussione, per nascondere la vera volontà del congresso, della quale la risoluzione deve diventare lespressione. La parola d or- dine del « ministero responsabile » ha suscitato e suscita aspri dissidi fra i socialdemocratici. L’appoggio dei provvedimenti rivoluzionari della Duma non solo non ha suscitato e non suscita aspri dissidi fra i socialdemocratici, ma nemmeno, credo, nessun dissidio. Che cosa dire, dopo di ciò, di uomini che hanno presentato una risoluzione che offusca i dissensi unendo quel che è discutibile e quel che è indiscu- tibile con una vaga formulazione generale? Che dire di uomini che hanno proposto di fissare la decisione del congresso con parole che non decidono nulla, dando agli uni la possibilità di intendere che con queste parole si vogliono indicare i provvedimenti rivoluzionari della Duma, « che escono dai limiti » ecc., e agli altri di intenderle come una transazione di Miliukov con Stolypin per l’entrata dei cadetti in un ministero? Di uomini che agiscono in tal modo il meno che si possa dire è e che essi retrocedono, gettando un velo sul programma — un tempo chiaro, un tempo apertamente espresso — di appoggio a un ministero cadetto. E nella seguente esposizione lasceremo quindi da parte questa formulazione confusa e che confonde disperatamente il problema. Parleremo soltanto della sostanza del problema, dell’appoggio alla ri- COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 211 vendicazione di un ministero « responsabile » (o, il che è lo stesso, cadetto). Come la risoluzione motiva la necessità dell’appoggio alla riven- dicazione di un ministero della Duma o responsabile? Dicendo che è una « tappa della lotta popolare per l’Assemblea costituente », è il «terreno per il passaggio di tutto il potere nelle mani del popolo». Ed è tutto . Risponderemo con un breve riassunto degli argomenti da noi addotti contro l’appoggio da parte della socialdemocrazia alla ri- vendicazione di un ministero della Duma. i) È assolutamente inammissibile per un marxista limitarsi a una contrapposizione giuridica astratta tra ministero « responsabile » e ministero «non responsabile», tra ministero «della Duma» e ministero dell’autocrazia, ecc., come fa Plekhanov nella Russkaia Gizn , e come sempre hanno fatto i menscevichi quando esaminavano la questione. È un ragionamento idealistico liberale e non materiali- stico proletario. Bisogna esaminare il significato di classe del provvedimento in discussione. Chi lo farà, ne comprenderà il contenuto: transazione o tentativo di transazione dell’autocrazia con la borghesia liberale per porre fine alla rivoluzione. Il significato economico oggettivo del mi- nistero della Duma è proprio questo. I bolscevici avevano dunque pienamente diritto e ragione di dire: il ministero della Duma o re- sponsabile è di fatto un ministero cadetto. I menscevichi si stizzivano e gridavano che si trattava di una sostituzione, di una falsificazione, ecc., ma si stizzivano perché non volevano capire l’argomento dei bolscevichi, che volevano ricondurre una finzione giuridica (il mini- stero della Duma sarà «responsabile» più di fronte al sovrano che non di fronte alla Duma, più davanti ai grandi proprietari fondiari liberali che non davanti al popolo!) su una base di classe. E per quan- to si stizzisse il compagno Martov, per quanto gridasse che persino la Duma non era più cadetta, non rendeva con questo meno valida que- sta conclusione inconfutabile: in sostanza si trattava precisamente di un ministero cadetto, poiché Yasse sta proprio in questo partito bor- ghese liberale. La possibilità di un ministero della Duma misto (i ca- detti, più gli ottobristi, più dei « senza partito », persino più un trudo - vif{ deboluccio o un elemento cosiddetto « di sinistra », ecc.) non mu- terebbe in nulla questa sostanza. Eluderla, come fanno i menscevichi e Plekhanov, vuol dire eludere il marxismo. 14 * 212 LENIN L’appoggio alla rivendicazione di un ministero della Duma o « re- sponsabile» equivale, in sostanza, all’appoggio alla politica cadetta in generale, e in particolare al ministero cadetto (come si dice nel primo progetto di risoluzione bolscevica per il V Congresso). Chi teme di riconoscerlo, ammette con ciò la debolezza della sua posizione, la debolezza degli argomenti in favore dell’appoggio da parte della socialdemocrazia ai cadetti in generale. Noi abbiamo sempre affermato e affermiamo che la socialdemo- crazia non può appoggiare una transazione dell’autocrazia con la borghesia liberale, transazione che vuole porre fine alla rivoluzione. 2) I menscevichi considerano sempre il ministero della Duma co- me un passo che porta a qualcosa di migliore, che facilita la lotta fu- tura per la rivoluzione, e la risoluzione esaminata esprime chiara- mente questa idea. Ma qui essi commettono un errore, cadendo nella unilateralità. Il marxista non può rendersi garante della completa vittoria di questa rivoluzione borghese in Russia: significherebbe ca- dere nell’idealismo e nell’utopismo democratici borghesi. È nostro compito far di tutto per ottenere la vittoria completa della rivoluzio- ne, ma non abbiamo il diritto di dimenticare che ci furono prima e ci possono essere oggi rivoluzioni borghesi monche, non condotte si- no in fondo. I menscevichi invece formulano la loro risoluzione in modo da far credere che il ministero della Duma sia una tappa obbligatoria nella lotta per l’Assemblea costituente, ecc. ecc. E questo è addirittura falso. Il marxista non ha il diritto di considerare il ministero della Duma solo da questo lato, ignorando la possibilità oggettiva di due tipi di sviluppo economico della Russia. La rivoluzione democratica borghese è in Russia inevitabile. Essa è però possibile con la conserva- zione dell’economia dei grandi proprietari fondiari e la sua graduale trasformazione in un’economia capitalistica-junker (riforma agraria stolipiniana e liberale), ma è anche possibile con la distruzione della economia dei grandi proprietari fondiari e il passaggio delle terre ai contadini (rivoluzione contadina, sostenuta dal programma agrario socialdemocratico). Il marxista ha il dovere di considerare il ministero cadetto non da un lato, ma da tutti e due: come possibile tappa della lotta per la Assemblea costituente e come possibile tappa della liquidazione della rivoluzione borghese . Nelle intenzioni dei cadetti e di Stolypin, il mi- COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 2I 3 nistero della Duma deve avere la seconda funzione; per la situazione oggettiva può avere la seconda e la prima funzione *. I menscevichi, dimenticando la possibilità (o il pericolo) che i li- berali limitino o vogliano por fine alla rivoluzione borghese, abban- donano il punto di vista della lotta di classe del proletariato per ab- bracciare quello dei liberali, che abbelliscono e la monarchia, e il ri- scatto, e il sis ema bicamerale, e la cessazione della rivoluzione, ecc. ecc. 3) Passando dal lato economico e di classe a quello statale e giuri- dico della questione, occorre dire che i menscevichi considerano il ministero della Duma come un passo verso il parlamentarismo, come una riforma che perfezionerebbe il regime costituzionale e facilite- rebbe al proletariato Putilizzazione del parlamento per la propria lot- ta di classe. Ma si tratta di nuovo di un modo unilaterale di vedere « fatti consolanti ». Nell’atto della nomina di ministri appartenenti alla maggioranza della Duma (proprio questa nomina i cadetti volevano alla I Duma) non vi è nessun tratto molto sostanziale di riforma, non vi è il riconoscimento legislativo di un determinato mutamento generale della Costituzione. È in una certa misura un atto singolo, addirittura personale, che poggia su transazioni, trattative, condizioni condotte e poste dietro le quinte. Non per nulla la Rtec ha ora (nel marzo 1907!) riconosciuto che nel giugno 1906 vi furono delle tratta- tive dei cadetti con il governo, che non possono ancora (!) essere rese pubbliche. Persino il tirapiedi dei cadetti, il Tovaristc, ha riconosciuto Tinammissibilità di questo giuoco a nascondino. E non vi è nulla di sorprendente nel fatto che Pobiedonostsev (secondo notizie dei giornali) avesse potuto proporre simile misura: nominare dei mini- stri liberali, cadetti, e poi sciogliere la Duma e cambiare il ministero! Non sarebbe stata Pabolizione della riforma, un mutamento della leg- ge, sarebbe stato un « atto * del sovrano del tutto legale, « costituzio- nale». I menscevichi, appoggiando le aspirazioni cadette a un mini- stero della Duma, appoggiavano di fatto , nonostante la loro volontà e • Facciamo l’ipotesi migliore per Plekhanov e i menscevichi, e precisamente che i cadetti avanzino la rivendicazione di un ministero della Duma. È piu pro- babile che ciò non avvenga. Allora Plekhanov (e i menscevichi) sarà ridicolo con il suo «appoggio» a una parola d’ordine non lanciata dai liberali, come lo fu con la sua «Duma sovrana». 214 LENIN coscienza, le trattative e le transazioni di corridoio condotte dietro le spalle del popolo. E facendolo non esigevano e non potevano esigere nessun «im- pegno» dai cadetti: regalavano loro il proprio appoggio, lo concede- vano a credito, portando la confusione e la corruzione nella coscienza della classe operaia. 4) Facciamo ancora una concessione ai menscevichi. Ammettia- mo il miglior caso possibile, e precisamente che l’atto della nomina di ministri della Duma non sia unicamente un atto personale, non soltanto un inganno del popolo e una pseudotransazione, ma il pri- mo passo verso una riforma veramente costituzionale, che renda vera- mente migliori le condizioni della lotta del proletariato. Nemmeno in questo caso si può giustificare la socialdemocrazia se essa avanza la parola d’ordine del sostegno alla rivendicazione di un ministero della Duma. È una tappa verso qualcosa di migliore, un terreno per la lotta futura, dite voi. Ammettiamolo. Ma non era forse indubbiamente una tappa verso qualcosa di migliore il suffragio generale, ma non di - retto ? Perché non dichiarare allora che la socialdemocrazia appog- gia la rivendicazione del suffragio universale, ma non diretto , come «tappa» della lotta per la «quadruplice formula», come un «terreno per il passaggio» a questa formula? Con noi non vi sarebbero stati soltanto i cadetti, ma anche i « pierredi » 45 e una parte degli otto- bristi! Una tappa «di tutta la nazione» verso la lotta popolare per la Assemblea costituente : ecco che cosa significa l’appoggio da parte del- la socialdemocrazia al suffragio universale, ma non diretto e non se- greto ! Non vi è decisamente nessuna differenza di principio tra l’ap- poggio alla rivendicazione del ministero della Duma e l’appoggio alla rivendicazione del suffragio universale, ma non diretto e non se- greto. Giustificare il lancio della parola d’ordine del « ministero respon- sabile » dicendo che si tratta di una tappa verso qualcosa di migliore, ecc., significa non capire quali sono i principi che stanno alla base deiratteggiamento della socialdemocrazia verso le riforme borghesi. Ogni riforma è una riforma (e non un provvedimento reaziona- rio o conservatore) soltanto nella misura in cui significa un certo pas- so, una «tappa» verso qualcosa di migliore. Ma ogni riforma ha nel- COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 215 la società capitalistica un duplice carattere. È una concessione che le classi dirigenti fanno per indebolire 0 smorzare la lotta rivoluziona- ria, per frazionare le forze e l’energia delle classi rivoluzionarie, per offuscare la loro coscienza, ecc. La socialdemocrazia rivoluzionaria quindi, senza rinunciare af- fatto a utilizzare le riforme allo scopo di sviluppare la lotta di classe rivoluzionaria (« noi accettiamo anche il pagamento a rate », wir nehmen auch Abschlagszahlung, diceva Friedrich Engels"), in nes- sun caso « fa proprie » * le indeterminate parole d’ordine riformiste borghesi. Agire in tal modo vuol dire agire completamente in modo ber- steiniano (Plekhanov dovrà riabilitare Bernstein per difendere la sua odierna politica! Non per nulla l’organo di quest’ultimo, i So - zialistische Monatshefte , non trova parole bastanti per lodarlo!), vuol dire trasformare la socialdemocrazia « in un partito socialista demo- cratico delle riforme » (nota frase di Bernstein contenuta nelle sue famose Premesse del socialismo). La socialdemocrazia considera le riforme e le utilizza come pro- dotto marginale della lotta di classe rivoluzionaria del proletariato. E qui siamo giunti al nostro ultimo argomento contro la parola d’ordine esaminata: 5) Come può la socialdemocrazia avvicinare di fatto il momento della realizzazione di ogni riforma in generale, delle riforme costitu- zionali in Russia in particolare e soprattutto del ministero della Du- ma e dei suoi risultati utili per il proletariato? «Facendo proprie» le parole d’ordine dei riformisti borghesi 0 rifiutandosi decisamente di farlo e continuando incessantemente a condurre la lotta di classe ri- voluzionaria del proletariato con parole d’ordine integre, non mon- che? Non è difficile rispondere a questa domanda. «Facendo proprie» le parole d’ordine, sempre indeterminate, monche, ipocrite, del riformismo borghese non aumenteremmo ma ri- durremmo la probabilità, la possibilità e la rapidità della realizza- zione delle riforme. Poiché la vera forza che genera le riforme è la forza del proletariato rivoluzionario, la sua coscienza, la sua compat- tezza e la sua irremovibile decisione nella lotta. • Plekhanov nella Russiate Gizn «* « ... i deputati socialdemocratici non pos- sono non fare propria , in nome degli interessi del popolo, degli interessi della rivo- luzione, la rivendicazione menzionata [il *’ ministero responsabile **] ». 2IÓ LENIN Lanciando alle masse parole d'ordine riformiste borghesi indebo- liremmo e paralizzeremmo queste qualità del movimento di massa . Il consueto sofisma borghese afferma che, cedendo in qualcosa nelle nostre rivendicazioni e parole d'ordine rivoluzionarie (ponendo, per esempio, « ministero responsabile » invece di « sovranità del popolo », e Assemblea costituente come « tappa », ecc.), aumenteremmo la pro- babilità della realizzazione di un provvedimento attenuato, perché, si dice, sarebbero ad esso favorevole sia il proletariato sia la borghesia in questa o quella sua parte. È un sofisma borghese, afferma la socialdemocrazia rivoluziona- ria internazionale. Diminuiremmo invece la probabilità della rea- lizzazione delle riforme, poiché correndo dietro alle simpatie della borghesia, che sempre fa concessioni soltanto contro voglia, indebo- liremmo la coscienza rivoluzionaria delle masse, la corromperemmo, la offuscheremmo, piaggeremmo di fronte alla borghesia, alla sua transazione con la monarchia, arrecando cosi un danno allo svilup- po della lotta rivoluzionaria delle masse. Con tale tattica si ha sem- pre come risultato che le riforme o non vengono fatte o sono un puro inganno. L’unico appoggio solido alle riforme, l’unica seria garanzia che non siano fittizie, che si possano utilizzare per il bene del popo- lo, è la lotta rivoluzionaria autonoma del proletariato, il quale non svilisca le sue parole d’ordine. I menscevichi, a partire dal giugno 1906, lanciano alle masse la parola d’ordine dell’appoggio a un ministero della Duma, indebolen- do e offuscando cosi la loro coscienza rivoluzionaria, attenuando lo slancio deH’agitazione, diminuendo la probabilità dell’attuazione di quella riforma e la possibilità di poterla utilizzare. Bisogna rafforzare l’agitazione rivoluzionaria tra le masse, lan- ciare piu largamente, sviluppare in modo piu chiaro le nostre parole d’ordine integre, non monche, avvicinando cosi , nel miglior caso, la vittoria completa della rivoluzione, e, nel caso peggiore, strappando qualche vaga concessione (come il ministero della Duma, il suffragio universale ma non diretto, ecc.) e garantendoci la possibilità di tra- sformarla in uno strumento della rivoluzione. Le riforme sono un prodotto marginale della lotta di classe del proletariato rivoluziona- rio. Trasformare in una «propria» causa l’ottenimento di un pro- dotto marginale significa cadere nel riformismo borghese liberale. COME NON B ] SOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI ZI? Ultimo punto della risoluzione: « V. Il gruppo socialdemocratico alla Duma, considerando la sua at- tività come una delle forme della lotta di classe, mantiene la sua piena autonomia, accordandosi in singoli casi, per azioni aggressive, con quei partiti e gruppi i cui obiettivi coincidono in quel momento con gli obiet- tivi del proletariato, e, per azioni difensive, volte a salvaguardare la stessa rappresentanza popolare e i suoi diritti, con i partiti che sono interessati alla lotta contro il vecchio regime per il trionfo della libertà politica ». Qui è tanto buona la prima parte (fino alla parola « accordan- dosi ») quanto è cattiva e addirittura assurda la seconda. Che cos’è questa ridicola differenza tra le azioni «aggressive» e quelle «difensive»? Non è forse per i nostri menscevichi una remi- nescenza del linguaggio delle Russate V ledomosti degli anni novan- ta, quando i liberali volevano dimostrare che il liberalismo in Russia «salvaguarda», mentre la reazione «è aggressiva»? Pensate un po': dei marxisti, invece delle « vecchie » divisioni delle azioni politiche in rivoluzionarie e riformiste, in parlamentari ed extraparlamentari, ci offrono una nuova classificazione: le azioni «difensive» «salvaguar- dano» quel che ce; le « aggressive » vanno piu lontano! Abbiate ti- mor di dio, compagni menscevichi! Fino a qual punto bisogna aver perduto qualsiasi intuito della lotta di classe rivoluzionaria per non accorgersi del volgare sapore di questa distinzione tra il «difensivo» e P« aggressivo » ! E quanto spassosamente in questa impotente formulazione si ri- flette, proprio come un oggetto in uno specchio convesso, la verità amara y per i menscevichi, che questi non vogliono riconoscere aperta- mente! I menscevichi sono abituati a parlare dei partiti in generale, avendo paura di nominarli in modo preciso e di delimitarli nettamen- te; sono abituati a gettare il velo di una denominazione comune sia sui cadetti sia sulle sinistre : « partiti democratici di opposizione ». Oggi sentono che sta per avvenire un mutamento, sentono che i libe- rali in sostanza sono oggi capaci solo di salvaguardare (genufletten- dosi, come facevano le Russate Viedùmosti per «salvaguardare» lo zemstvo negli anni ottanta!) la Duma attuale e la nostra attuale, scu- sate il termine, «Costituzione». I menscevichi sentono che i borghe- si liberali non vogliono e non possono andare più lontano (essere « ag- 2l8 LENIN gressivi»: ne esistono dei termini odiosi!). E questa confusa consa- pevolezza della verità si è riflessa nella loro formulazione ridicola e imbrogliata sino alPinverosimile, dalla quale, secondo il suo signifi- cato letterale, risulta che i socialdemocratici possono un giorno o l'altro accordarsi per azioni « i cui obiettivi » non coincidano con gli obiettivi del proletariato! Questo accordo finale della risoluzione menscevica, questo ridi- colo timore di dire direttamente c chiaramente la verità — e precisa- mente che i borghesi liberali, i cadetti, hanno cessato del tutto di aiu- tare la rivoluzione — esprime magnificamente lo spirito di tutta la risoluzione da noi analizzata. In luogo di poscritto Avevo già scritto le precedenti righe, quanto ho ricevuto la riso- luzione del febbraio (1907) della conferenza dell’« Unione della re- gione estone» del POSDR 47 . In essa hanno parlato (probabilmente come delegati del CC) i compagni menscevichi M. e A. Nella discussione sulla Duma, a quan- to pare, essi hanno presentato la stessa risoluzione da me analizzata pili sopra. Ed è molto istruttivo vedere quali emendamenti i compa- gni socialdemocratici estoni vi hanno apportato. Riportiamo in ex- tenso la risoluzione approvata dalla conferenza: L’atteggiamento verso la Duma « La Duma non ha nessuna forza e nessun potere per soddisfare i bisogni del popolo, poiché tutto il potere si trova, come prima, nelle mani dei nemici del popolo: lautocrazia zarista, la burocrazia e un pugno di grandi proprietari fondiari. La socialdemocrazia deve quindi distrug- gere implacabilmente le speranze illusorie nella forza legislativa dell’at- tuale Duma e spiegare al popolo che soltanto l’Assemblea costituente popolare, investita di pieni poteri ed eletta liberamente subito dopo l’abbat- timento da parte del popolo dell’autocrazia zarista, è in grado di soddi- sfare le rivendicazioni del popolo. Però, per sviluppare la coscienza di classe del proletariato, educare COME NON BISOGNA SCRIVERE LE RISOLUZIONI 2I 9 politicamente le masse popolari, sviluppare e organizzare le forze rivolu- zionarie» la socialdemocrazia deve utilizzare anche questa Duma, debole, impotente; deve quindi prendere parte alla sua attività, basandosi sui seguenti principi: I. La socialdemocrazia, muovendo dagli interessi del proletariato del- le città e delle campagne e dai principi di una democraticità conseguente, critica tutte le proposte e i progetti di legge del governo e dei partiti bor- ghesi, e il bilancio di Stato, c vi contrappone le sue rivendicazioni e i suoi progetti di legge, prendendo sempre lo spunto dalle rivendicazioni e dai bisogni delle larghe masse popolari, denunciando, con questa sua attività, le magagne del regime esistente e le contraddizioni di classe della società borghese. II. La socialdemocrazia approfitta del diritto di presentare interpel- lanze per mettere a nudo l’essenza e la natura dell’attuale governo e mo- strare al popolo che la sua attività è rivolta direttamente contro gli inte- ressi del popolo stesso, per spiegar la situazione della classe operaia, priva di diritti» e lumeggiare la funzione che nei confronti di questa hanno il governo e le classi dirigenti e i partiti che ad essi si appoggiano. Tra l’al- tro, la socialdemocrazia deve lottare contro il partito conciliatore e tra- ditore dei cadetti, smascherando la sua indeterminatezza e la sua ipocrita democraticità per liberare in tal modo dalla sua egemonia ed influenza la piccola borghesia rivoluzionaria, costringendola a seguire il proletariato. III. Come partito della classe proletaria, la socialdemocrazia deve sempre agire in modo autonomo. Non dovrà mai concludere alla Duma nessun accordo o patto permanente — che le impedisca la libertà d’azio- ne — con altri partiti rivoluzionari e d’opposizione. In casi singoli, quan- do gli obiettivi e i passi degli altri partiti coincidono con i compiti e i passi della socialdemocrazia, questa può e deve condurre con tali par- titi trattative concernenti questi passi. IV. Poiché non vi può essere nessun accordo tra il popolo e l’attuale governo feudale, e soltanto l’Assemblea costituente, investita di pieni po- teri, è in grado di soddisfare le rivendicazioni e i bisogni del popolo, la conferenza ritiene non sia compito del proletariato lottare per un ministe- ro responsabile di fronte a questa Duma impotente. Il proletariato deve lottare non sotto la bandiera del ministero responsabile, ma sotto quella dell’Assemblea costituente. V. Il gruppo socialdemocratico alla Duma, lottando in tal modo, deve collegarsi il piu strettamente possibile con le larghe masse proletarie 220 LENIN c popolari fuori della Duma, e, cooperando alla loro organizzazione, creare l'esercito rivoluzionario per l'abbattimento dell'autocrazia *. I commenti sono superflui. Nel mio articolo ho cercato di mo- strare come non si devono scrivere risoluzioni del tipo di quella esa- minata. Nella loro risoluzione i socialdemocratici estoni hanno mo- strato come devono essere emendate le risoluzioni inadatte. OSSERVAZIONI SULLA RISOLUZIONE DEI SOCIALDEMOCRATICI ESTONI Il nostro corrispondente ci ha anche inviato lo statuto dell’Unio- ne della regione estone del POSDR approvato dalla conferenza. Non Io pubblichiamo per mancanza di posto. Richiamiamo Tatténzione dei lettori sulla risoluzione che con- cerne la Duma. Da essa si vede chiaramente che è stata presa come base la risoluzione menscevica pubblicata nel n. 47 della Russl{aia Gizn\ in questo si è fatta sentire l’influenza dei menscevichi M. e A., e a questo si è limitata. Tutti i passi combattivi di questa risoluzione sono stati riscritti dai socialdemocratici in uno spiccato spirito bol- scevico (particolarmente quando si parla dei cadetti e del « ministero responsabile »). Buon modello di « emendamenti » a risoluzioni men- sceviche! Proletari, n. l5 25 marzo 1907/ LE BASI DELLA TRANSAZIONE Pietroburgo, 21 marzo 1907 La situazione si è sostanzialmente cambiata da quando, tre mesi or sono, era stato scritto Tarticolo di fondo del n. 14 del Proletari . Il governo e i cadetti (l’autocrazia e la borghesia monarchica libera- le) hanno fatto un passo l’uno verso gli altri e si preparano a con- giungere le loro mani per soffocare la rivoluzione con sforzi comu- ni e, invece della terra e della libertà, gettare al popolo una misera elemosina, che lo condanni a uno stato di semi affama mento e di semischiavitù. Osserviamo piu da vicino la situazione creatasi. Due problemi gravano, come due pesanti pietre, sul cuore della autocrazia centonera, il bilancio e la questione agraria. Se la Duma non ratificherà il bilancio, niente crediti. Se non si chiuderà in qual- che modo, anche solo temporaneamente, la piaga della questione della terra, piu che mai aperta, non vi è speranza anche solo di una breve calma. Il governo non osa sciogliere la Duma senza che essa approvi il bilancio e la legge agraria. Ha paura di scioglierla e al tempo stesso grida che lo farà, mettendo in moto tutto l’apparato centonero dell’Unione del popolo russo per intimorire i timidi e rendere propensi all’arrendevolezza gli esitanti; vuole tentare di strappare alla Duma una concessione tappandole la bocca con la minaccia del suo scioglimento. Vedrà poi che cosa fare dall’«alta» assise disonorata, sputacchiata, gettata nel fango. Le richieste quindi di ratificare il bilancio e l’assicurazione che il ministro delle finanze non pensa nemmeno di proporre alla Duma l’autorizzazione di contrarre un prestito, e le parole corrette del signor Vasilcikov, il quale afferma che il governo « difenderà l’intangibilità dei limiti al di qua dei quali » « vi sono gli interessi di singole persone, singoli gruppi e singoli ceti», ma nello stesso tempo riconosce che «è suo LE BASI DELLA TRANSAZIONE 22 3 dovere estendere questa linea di difesa nella misura in cui i limiti tracciati coincidono con gli interessi generali dello Stato. Là, dove questi limiti non coin aduno con questi interessi , essi devono essere spostati ». In queste parole, e particolarmente nel passo da noi sot- tolineato, vi è una strizzatina all’indirizzo dei cadetti, un lieve accen- no a una certa possibilità dell’* alienazione forzata ». Che cosa rispondono dunque i cadetti a tutti questi approcci difficilmente percettibili? Oh! essi cercano con tutte le loro forze di trasformare dò che è impercettibile in percettibile, ciò che è na- scosto in misteriosi accenni e reticenze in qualcosa di aperto e piena- mente convenuto. E a loro volta fanno quindi al governo approcci incomparabilmente più impegnativi, gli aprono il loro animo, benché, per la cautela che è loro propria, per ora tendano la mano solo a metà e timidamente per avere il dito indice che con condiscendenza il signor Stolypin loro tende. Nel numero del 18 marzo il portavoce dei ca- detti, la RieCy annuncia a tutto il mondo che il partito della libertà del popolo sta ultimando Telaborazione del nuovo progetto di legge agraria, che farà di questo partito il partito « meglio armato per la discussione pratica della questione della terra », inoltre, c nella nuova impostazione del problema viene molto di più rivolta Tattenzione a ciò che abitualmente viene chiamato rapporto reale delle forze ». Nel giorno seguente, alla seduta della Duma, il deputato Kutler pro- nuncia un discorso veramente «pratico» che solleva (benché non completamente) il velo che finora copriva pudicamente il « realismo » e il « carattere pratico » del nuovo prodotto della creazione legisla- tiva del partito cadetto. Per quanto si è potuto capire, il realismo pratico si riduce in questo caso, in primo luogo, a dare ai contadini in molti luoghi, invece della « norma di consumo », molto meno terra, « quanta ce ne sarà », come si è espresso in modo molto poco chiaro il signor Kutler. A quanto pare, ne consegue che molti mi- lioni di desiatine di terra appartenenti ai grandi proprietari fon- diari, anche con I*« alienazione forzata », possono rimanere comoda- mente non alienate. Ciò significa «spostare» solo di un tantino i « limiti », come si è espresso il signor Vasilcikov. Il secondo tratto, che caratterizza il « realismo » del nuovo progetto di legge, viene rappresentato dal signor Kutler con queste parole: «le terre che devono essere assegnate ai contadini » devono essere « concesse in possesso definitivo », in modo che « a nessuna condizione vengano 224 LENIN loro tolte nel futuro»; esse «saranno trasmesse ai contadini non in godimento temporaneo, ma permanente»; inoltre bisognerà «li- mitare soltanto il diritto di alienazione e di ipoteca». Tutto di nuovo si avvicina molto all’« intenzione » del governo, proclamata per boc- ca del signor Vasilcikov, di «estendere i vantaggi che derivano dai principi della proprietà anche al vastissimo territorio del possesso fon- diario dei contadini, che finora ne era stato privato». E, infine, il terzo indizio della «praticità» del nuovo progetto agrario cadetto merita una particolare attenzione: prima si presupponeva che il riscatto della terra ricadesse sull’erario, mentre oggi una « determinata parte delle spese che si dovranno fare per la riforma agraria dovrà essere risarcita, approssimativamente nella misura della metà, dagli stessi contadini ». In che cosa dunque ciò si distingue dalla quota che i contadini dovevano pagare per il riscatto, stabilita dal governo, nella misura della metà, per il 1906? L’accordo di prin- cipio del progetto agrario cadetto con le « intenzioni » del governo risalta in modo abbastanza chiaro. E tanto meno può essere messo in dubbio in quanto anche l’alienazione forzata cadetta della terra è fittizia: chi dunque nei comitati della terra cadetti «forzerà», quan- do questi saranno composti per metà di contadini, per metà di grandi proprietari fondiari e coloro che «concilieranno» i loro interessi sa* ranno dei funzionari? L’affare è fatto. Non per nulla l’osservatore della Riec alla Duma nel numero del 20 marzo osserva, a proposito del discorso del signor Vasilcikov: « cosi impostando la questione egli si mette su un terreno pratico ». E non è forse questo, sulla bocca dei cadetti, il piu grande elogio? Quanto al bilancio, la posizione conciliatrice dei cadetti nei confronti deH’autocrazia centonera sì delinea con sufficiente chiarez- za neireditoriale dello stesso numero della Riec del 20 marzo. Ivi vengono chiamate una « manifesta menzogna » le voci « secondo cui il partito della libertà del popolo proporrebbe di respingere il bilancio nel suo insieme », si esprime la certezza che i « rappresen- tanti popolari ratifichino, probabilmente con certe variazioni, il bi- lancio per il 1907», e, infine — udite, signori! — si afferma che « se la Duma avrà la prova che il signor ministro delle finanze è pronto a venirle incontro estendendo i suoi diritti [nei limiti delle «leggi fondamentali», naturalmente; cfr. più sopra questo stesso articolol, nei suoi ambienti potrà nascere una maggior fiducia verso LE BASI DELLA TRANSAZIONE 225 il governo ». E « se la Duma avesse motivo di aver fiducia nel signor ministro delle finanze, potrebbe acconsentire a una formula che si ridurrebbe all ’ autorizzazione di contrarre un prestito dell' entità oc- corrente » (il corsivo è nostro). È una perla, che racchiude degna- mente in sé tutta questa lunga catena di vergognose concessioni, tutta questa vendita al minuto della libertà del popolo, necessaria per ven- dere poi alla fin fine la libertà del popolo airingrosso. Chi ha la pazienza di seguire tutti i particolari del vergognoso mercato fra i centoneri e i liberali borghesi, per quanto questi parti- colari già si delineano nel momento attuale, non può avere il minimo dubbio: le forze controrivoluzionarie si organizzano per assestare un colpo definitivo, mortale al grande movimento di liberazione, per sconfiggere i combattenti forti e audaci e ingannare e allontanare gli ingenui, i timidi e gli indecisi. Le destre, il \olo polacco 4 \ i cadetti sì uniscono in un tutto unico per assestare questo colpo. Il governo impaurisce i cadetti e i trudoviì^t con le urla dei centoneri, da esso stesso aizzati, i quali esigono lo scioglimento della Duma e l’elimi- nazione delP« infame Costituzione». I cadetti impauriscono gli stessi trudovìkj richiamandosi a quelle stesse urla e alle apparenti intenzioni di Stolypin di sciogliere immediatamente la Duma. L’autocrazia centonera e la borghesia liberale hanno bisogno di tutte queste mi- nacce e intimidazioni per accordarsi meglio dietro le spalle del popolo, per rapinarlo, dopo aver convenuto amichevolmente la ripartizione. Tradottici di tutte le sfumature, non lasciatevi ingannarci Rimanete a guardia degli interessi del popolo! Impedite la sporca transazione dei cadetti con il governo! Compagni socialdemocratici, siamo certi che comprenderete la situazione, che vi metterete alla testa di tutti gli elementi rivoluzionari della Duma, che aprirete gli occhi ai trudovi\ i rivelando il vergognoso tradimento compiuto dalla bor- ghesia monarchica liberale. Siamo certi che dalla tribuna della Duma smaschererete ad alta voce e minacciosamente, davanti a tutto il popolo, questo tradimento. Proletari, n. 15, 25 marzo 1907. LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI È stata pubblicata in un foglio a sé la Piattaforma tattica per l imminente congresso^ elaborata da Martov, Dan, Staro ver, Marty- nov e altri, con la partecipazione di un gruppo di pratici menscevichi. Che relazione ha questa piattaforma con la risoluzione sulla Duma, elaborata dagli stessi capi del menscevismo e pubblicata nel n. 47 della Russ{aia Giznì Ancora non si sa. Nel foglio di cui par- liamo non vi è nemmeno una parola da cui si possa dedurre se si pensa o no dì elaborare più particolareggiatamente le opinioni tattiche ivi esposte in forma di progetti di risoluzioni, per quali questioni pre- cisamente, tee. Non si può non rammaricare questa mancanza di chiarezza, poiché di per sé la Piattaforma tattica pecca di estrema imprecisione e di indeterminatezza nelle formulazioni. Per dimo- strarlo citeremo il testo integrale delle sue tre ultime tesi, che espon- gono i « compiti immediati della socialdemocrazia nel prossimo periodo»; cominceremo inoltre dalla terza tesi: « ... 3) Sviluppo dcH'iniziativa politica e organizzativa delle masse operaie sul terreno della difesa dei loro interessi, quale classe di operai sa- lariati. Appoggio da parte dei gruppi di partito airedificazione organiz- zativa che si sviluppa fra larghi strati del proletariato per la soddisfazio- ne delle loro immediate esigenze professionali, politiche e culturali, per la lotta volta a mantenere ed estendere le concessioni da loro strappate al vecchio regime ». Ci si può immaginare qualcosa di piu vago, nebuloso e privo di contenuto? Si tratta di una «Piattaforma tattica» per il congresso LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 227 del 1907 0 di un estratto di un articolo popolare sui compiti della classe operaia in generale? AIFordine del giorno del congresso sono stati posti, come noto, e il problema dei sindacati, e quello del congresso operaio, e quello dei consigli di delegati; sono tutti problemi concreti di questo periodo, di questa fase di sviluppo del movimento operaio. E ci si offrono luoghi comuni e vuote frasi sull’« iniziativa », proprio come se si volesse appositamente nascondere le proprie idee su problemi posti dalla realtà e dal partito! Non è una piattaforma questa, compagni, ma una risposta puramente formale. Per questioni come, ad esempio, il congresso operaio, già esiste tutta una letteratura di partito, comin- ciando dagli articoli sull’organo ufficiale del partito, il Sotsial-Demo- \rat y per finire con una serie di opuscoli. Una piattaforma si scrive per dare una risposta di fondo e non per sbarazzarsi di un problema. « ...2) Una decisa lotta ideale contro tutti i tentativi di limitare l’au- tonomia di classe del proletariato, di infondere nella sua coscienza illusio- ni reazionarie piccolo-borghesi e contro tutte le tendenze che portano a sostituire alla lotta di classe organizzata il terrorismo anarchico e l’av- venturismo da cospiratori ». È detto con forza. Si vede che gli autori volevano « strappare il cuore». È un loro diritto, e noi non amiamo le lamentele per una polemica recisa. Polemizzate duramente quanto volete, però dite chia- ramente cosa volete. E il vostro secondo punto non dice assoluta- mente nulla di preciso. « Prende di mira », come si può indovinare, i bolscevichi, ma, per la sua formulazione troppo vaga, non coglie nel segno. Tutti i bolscevichi acconsentirebbero naturalmente a firmare con tutte e due le mani la condanna del terrorismo anarchico , dello « avventurismo da cospiratori », delle « illusioni reazionarie piccolo- borghesi » e dei «tentativi di limitare l’autonomia di classe». Diamo un benevolo consiglio ai compagni menscevichi. Se vo- lete, compagni, polemizzare piu recisamente con i bolscevichi e « punzecchiarli » piu profondamente, scrivete, per favore, risoluzioni che siano per noi inaccettabili. Bisogna aprire tutte le parentesi, e non gettare un nuovo velo sui problemi sollevati da lungo tempo! Prendete l’esempio da noi: il nostro progetto di risoluzione sulle or- ganizzazioni politiche apartitiche dice apertamente che avversiamo 1 5* 228 LENIN quelle determinate idee di Axelrod, quella determinata tendenza espressa in determinati scritti di membri di partito. Per quanto ci si rimproveri per questo progetto di risoluzione, nessuno certamente ci potrà rimproverare di aver mancato di chiarezza o di aver eluso il fondo del contrasto. « ... i) Risveglio deiriniziativa politica delle masse proletarie median- te ['organizzazione del loro intervento sistematico nella vita politica, in tutte le sue manifestazioni. Invitando inoltre il proletariato a sostenere tutte le classi progressi- ve nella loro lotta comune contro la reazione, la socialdemocrazia respin- ge ogni unione duratura con qualsiasi parte delle classi non proletarie, e, ove singole frazioni di queste classi dissentano fra di loro, appoggia in ogni caso singolo le azioni che corrispondono agli interessi dello svilup- po sociale. La socialdemocrazia rivolge in egual misura la sua critica rivoluzionaria contro gli intenti controrivoluzionari della borghesia libe- rale e contro i pregiudizi utopistici e reazionari del socialismo piccolo- borghese agrario ». Abbiamo a disegno messo airultimo posto questo punto, essendo l’unico che abbia, relativamente, un contenuto, perché ivi vengono toccate le basi di principio della diversa tattica dei menscevichi e dei bolscevichi. Ma ancora una volta sono solo « toccate » : ancora una vol- ta troppa acqua e poco materiale concreto! Le due prime proposizioni sono truismi, dei quali era naturale parlare sulla stampa negli anni 1894 e 1895, ma di cui è addirittura scomodo parlare nel 1907. Per di più essi sono formulati in modo del tutto trascurato: per esempio, la socialdemocrazia respinge in generale qualsiasi «unione» con le altre classi, e niente affatto solo quelle «durature». Soltanto la terza proposizione riguarda le basi della tattica. Sol- tanto qui viene sollevato il velo, almeno in modo da lasciar scorgere i lineamenti dei fenomeni concreti della nostra epoca. Sono qui contrapposti alla socialdemocrazia: 1) gli intenti con- trorivoluzionari della borghesia liberale; 2) i pregiudizi utopistici e reazionari del socialismo piccolo-borghese agrario. La direttiva pro- posta al partito consiste nel criticare in egual misura gli uni e gli altri. Esaminiamo le due parti di questa contrapposizione e il signifi- cato di questa direttiva. Che cosa intendono i compagni per « intenti controrivoluzionari LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 22 i) della borghesia liberale »? Non è del tutto chiaro. Della borghesia liberale, senza nessun’altra definizione, era opportuno parlare nel 1897, ma nel 1907 assolutamente no. Ritardano straordinariamente i compagni menscevichi! In Russia abbiamo oggi dei partiti politici che si sono fatti conoscere nella I e in parte già nella II Duma! Quale «piattaforma tattica» è dunque questa, se continua a non accorgersi dell’esistenza di questi determinati partiti nel nostro paese? È difficile ammettere che per borghesia liberale si intendano gli ottobristi. Evidentemente i compagni intendono i partiti del tipo cadetto (partito delle riforme democratiche, forse quello del rinno- vamento pacifico, come fenomeni dello stesso genere). Ce ne con- vince anche la parola «intenti», poiché negli ottobristi non notiamo intenti controrivoluzionari, ma tutta la loro politica è già divenuta controrivoluzionaria. Si tratta dunque degli « intenti » controrivoluzionari dei cadetti, si vuol dire cioè che i cadetti cominciano a condurre una politica pratica di spirito controrivoluzionario. Questo fatto è indubbiamente vero. Il suo riconoscimento aperto e preciso avvicinerebbe senza dubbio le tendenze oggi ostili della socialdemocrazia russa. La necessità di una « critica rivoluzionaria » di simili intenti è anch’essa assolutamente indiscutibile. Proseguiamo. Agli intenti reazionari dei liberali vengono con- trapposti i « pregiudizi del socialismo piccolo-borghese agrario». Siamo perplessi. Come si possono paragonare e contrapporre le classi (borghesia liberale) alle dottrine (socialismo)? La politica pra- tica (intenti) alle idee (pregiudizi)? È arcillogico. Per ovviare a que- sto difetto della piattaforma tattica bisognava contrapporre: 1) una classe all’altra, per esempio alla borghesia liberale le masse contadine democratiche (o reazionarie?); 2) una politica all’altra, per esempio quella controrivoluzionaria alla rivoluzionaria; 3) dottrine, idee e pregiudizi ad altre dottrine, idee e pregiudizi. È una cosa talmente evidente, talmente elementare che involontariamente sorge il dubbio: questa illogicità dei menscevichi è casuale? la mancanza di chiarezza nella logica non riflette forse la mancanza di chiarezza nel pensiero politico? È indiscutibile che il «socialismo» dei socialisti-rivoluzionari, dei trudoviì(i e dei socialisti popolari è pieno di pregiudizi utopistici e reazionari, e naturalmente bisogna dirlo quando si dà un giudizio ly> LENIN sui partiti summenzionati, come era stato detto dai bolscevici nei loro progetti di risoluzione presentati sia al IV che al V Congresso. I menscevichi, ripetendo questa idea indiscutibile in una simile com- binazione illogica, si sono, a quanto pare, afferrati alla prima consi- derazione venuta loro in mente per giustificare la loro politica di ap- poggio ai cadetti. Infatti nel testo della piattaforma esaminata non hanno più potuto fare a meno di indicare i motivi di una tale politica e di tentare di giustificarla. I menscevichi hanno ora toccato il pro- blema deiratteggiamento della borghesia liberale verso le masse contadine nella rivoluzione borghese russa. E, certo, questo è un grande progresso. Dopo l’esperienza della I e (in parte) della II Duma non ci si può più limitare semplicemente — per sostenere gii accordi elettorali con i cadetti, il voto dato a un presidente cadetto, l’appog- gio alle parole d’ordine cadette — a richiamarsi alla finzione dei fa- moso «pericolo centonero». Si è costretti a porre il problema gene- rale, già posto dai bolscevichi nell’opuscolo Due tattiche (luglio 1905), e precisamente quello deiratteggiamento della borghesia liberale e dei contadini verso la rivoluzione russa. Che cosa, in fondo, dicono oggi i menscevichi sulla questione? « In Russia la democrazia borghese urbana non ha subordinato a sé tutta l’economia nazionale e non può quindi avere im’iniziariva rivolu- zionaria autonoma, come era avvenuto nelle rivoluzioni borghesi dei secoli precedenti; nello stesso tempo, i contadini che formano la stragran- de maggioranza dei produttori, cominciano appena a uscire dalle condi- zioni economiche e sociali della produzione preborghese, e sono pertanto ancor meno adatti alla funzione di dirigente autonomo della rivoluzione ». È questo Vunico tentativo di motivare, con uri analisi economica, la politica menscevica nei confronti dei liberali e delle masse conta- dine! « I contadini sono ancor meno adatti della democrazia borghese urbana»... proprio in queste parole: «ancor meno» deve essere rac- chiusa la giustificazione dell’appoggio ai cadetti. Perché dunque « ancor meno » ? Perché i contadini « comincia- no appena a uscire dalle condizioni economiche e sociali della pro- duzione preborghese». Il motivo è manifestamente insoddi sfacente. Se i contadini « cominciano appena a uscire », è perché sono ostacolati dai « residui del regime della servitù della gleba, i quali pesano come LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 2 3 r un greve giogo direttamente sui contadini ». Cosi suona la prima frase del nostro programma agrario di partito. Dalla circostanza che il greve giogo dei residui del regime feudale pesa direttamente sui contadini deriva la necessità e Tinevitabilità di un movimento rivo- luzionario piu profondo , largo e forte contro il regime esistente fra i contadini che non fra la borghesia liberale. Che i liberali borghesi o i contadini siano atti alla funzione di dirigenti della rivoluzione, è cosa di cui non si può nemmeno parlare*; quanto poi alla maggiore o minore attitudine all« iniziativa rivoluzionaria autonoma», o, me- glio, alla partecipazione autonoma allo sviluppo ulteriore della rivo- luzione, dei liberali e dei contadini, i menscevichi hanno dato un giudizio addirittura sbagliato . Il modo di vedere dei menscevichi circa la funzione delle masse contadine contrasta appunto con le tesi fondamentali del nostro pro- gramma agrario, le quali sono condivise da tutto il partito, sia dai bol- scevichi che dai menscevichi. Innanzi tutto, come già abbiamo osservato, « il greve giogo dei residui del regime feudale pesa direttamente sui contadini ». Nella odierna rivoluzione democratica borghese in Russia i contadini non possono quindi non essere piu rivoluzionari della borghesia liberale, poiché la forza, la solidità, la vitalità, l’asprezza del movimento ri- voluzionario dipende dalla forza delle condizioni di oppressione dei vecchi tempi, che ancora sopravvivono. In secondo luogo, nel nostro programma agrario noi rivendichia- mo la «confisca delle terre di proprietà privata». Per i borghesi libe- rali non richiediamo nulla di simile, nulla che si avvicini nemmeno lontanamente a un provvedimento economico cosi radicale. Perché? • In generale, salutiamo caldamente il fatto che i menscevichi abbiano sol- levato nella loro piattaforma il problema della funzione del proletariato, quale dirigente della rivoluzione. È molto bene che al congresso si discuta il problema e si approvi una risoluzione. I menscevichi hanno motivato con un debole argo- mento l'inettitudine dei contadini alla funzione di dirigente. Non si tratta del fatto che i contadini « comincino appena a uscire » dal regime feudale, ma che le condizioni principali della piccola produzione ( nell’agricoltura e nell’industria) co- stringono il piccolo produttore a tentennare tra 1* * ordine » e la « proprietà », da una parte, e la lotta contro il vecchio regime, dall’altra. Precisamente allo stesso modo, anche per la borghesia liberale, i menscevichi hanno tralasciato di dire qual è la ragione principale della sua instabilità: la paura del proletariato, la necessità di appoggiarsi agli strumenti di potere del vecchio regime, che sono una difesa « contro gli attentati del proletariato », come è detto nella risoluzione bolscevica. linw 232 Perche non esistono le condizioni oggettive che possano suscitare fra la borghesia liberale la lotta per la confisca di una parte molto no- tevole della proprietà, e legittima » dal punto di vista dei vecchi tem- pi. Mentre riconosciamo tutti che fra le masse contadine esistono queste condizioni oggettive, poiché se i marxisti rivendicano la con- fisca non è per amore verso i provvedimenti ultrarivoluzionari, ma perché si rendono conto della situazione senza via d’uscita delle masse contadine. Di questa premessa del noffro programma agrario deriva ineluttabilmente che lo spirito rivoluzionario democratico borghese dei contadini è incomparabilmente piti profondo. In terzo luogo T questo programma parla delT« appoggio alle azioni rivoluzionarie delle masse contadine, compresa quella della con- fisca della grande proprietà fondiaria ». Qui è riconosciuta esplicita- mente la necessità di avere un atregi amento ben definito nei confronti della lotta direttamente rivoluzionaria dei contadini, delle « azioni » con un carattere di massa, che abbracciano un immenso territorio e una grandissima parte della popolazione del paese. Non solo tra la borghesia «liberale», doè la media e parte della grande borghesia, ma nemmeno tra h piccola borghesia democratica urbana non si nota nulla che assomigli a queste azioni rivoluzionarie. Il partirò social- democratico- operato non ha mai promesso, e non poteva promettere, alla borghesia urbana nessun «appoggio» a qualsiasi progetto «di confisca ». È già evidente quindi fino a che punt o sia sbagliato il con- sueto ragion a m ento dei menscevichi circa la borghesia « urbana pro- gressiva» e la borghesia «rurale arretrata», ragionamento al quale acc enna anche la piattaforma esaminata e la cui base è Pincompren- rione delle idee fondamentali di tutto il nostro programma sulla lotta contro i residui della servitù della gleba, lotta che costituisce il conte- nuto economico della rivoluzione borghese in Russia. In quarto luogov la storia politica del nostro paese nell’anno tra- scorso, e soprattuto la 1 Doma e le elezioni della seconda, hanno mo- strato chiaramente che le masse contadine, nonostante tutta la loro arretratezza, dispersione, ecc., hanno saputo porre le basi per la co- stituzione di partiti politici (gruppo «del lavoro», ecc.), che sono indu b b iam e n te pm democratici dei partiti borghesi liberali (compreso il cadetto). È sufficiente paragonare il progetto agrario dei cadetti e quello dei 104, o Patteggiamento dei cadetti e quello dei trudotriìtf. verso la libertà di riunione e la composizione dei comitati locali della LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 233 terra, o la stampa dei cadetti, che calma il popolo e smorza il movi- mento rivoluzionario con frasi costituzionali all’acqua di rose, e la stampa dei trudovil(i (Izvestia Krestianskjk^h Deputatovi ecc.), che rivoluzionarizza in senso democratico nuovi strati della piccola bor- ghesia urbana e rurale. In una parola, da qualsiasi lato si affronti la questione, si è co- stretti a riconoscere che il giudizio comparativo, da parte dei men- scevichi, dei liberali e dei trudovikj è radicalmente sbagliato . All’origine di questo errore vi è il fatto che non si capisce quale rivoluzione borghese sta avvenendo nell’agricoltura della Russia. Que- sta rivoluzione è possibile in due forme: o con il mantenimento della grande proprietà fondiaria, mediante una certa sua epurazione dai caratteri feudali e Tasservimento dei braccianti contadini; o con la distruzione della grande proprietà fondiaria mediante la sua confi- sca e il trasferimento della terra ai contadini (in forma di nazionaliz- zazione, ripartizione, «municipalizzazione», ecc. ecc.)*. La rivoluzione borghese neiragricoltura russa è assolutamente inevitabile. E questa rivoluzione rimane borghese (nonostante la dottrina dei populisti) anche nel secondo caso. Ma può avvenire nei- runa o nell’altra forma, a seconda che la rivoluzione democratica vinca o rimanga incompiuta, a seconda che il suo corso e il suo esito vengano determinati dalle masse contadine o dai grandi proprietari fondiari e dai fabbricanti liberali. Sia Stolypin che i liberali (partito cadetto) vogliono che la rivo- luzione borghese mantenga la grande proprietà fondiaria. Stolypin nelle forme più brutali e asiatiche, che possono far divampare la lotta nelle campagne e rafforzare la rivoluzione. È quel che temono i li- berali, i quali, non volendo arrischiare il tutto per tutto, sono per le concessioni, ma concessioni tali che tuttavia mantengano la grande proprietà fondiaria: basti ricordare il riscatto e — ciò che è più im- portante — la composizione dei comitati locali della terra, con i rap- presentanti dei grandi proprietari fondiari e dei contadini in epuat numero e presieduti da agenti del governo ! Tale composizione nul- # Richiamo soprattutto {'attenzione del lettore sul fatto che io non tratto di proposito i problemi del programma agrario socialdemocratico che sono oggetto di discussione (ripartizione, nazionalizzazione, municipalizzazione), considerando sol- tanto ciò che non solo è stato formalmente approvato dal congresso del portico, ma che, anche per la sua sostanza, non suscita contrasti o divisioni di frazione fra ì socialdemocratici. 234 LENIN l’altro è se non il mantenimento della prevalenza dei grandi proprie- tari fondiari. Il riscatto nullaltro è se non il rafforzamento della borghesia contadina e rasservimento del proletariato contadino. Ed è questa solidarietà fondamentale, economica , fra la riforma agraria di Stolypin e quella dei cadetti che i menscevichi non comprendono. Stolypin e i cadetti dissentono sull 'entità delle concessioni, sul metodo (brutale o piu sottile) di fare la riforma. Ma l’uno e gli altri sono per la riforma , cioè per il mantenimento della prevalenza dei grandi proprietari fondiari mediante concessioni al contadino. Il proletariato e i contadini sono per la rivoluzione , per la elimi- nazione non solo della prevalenza dei grandi proprietari fondiari, ma di tutta la grande proprietà fondiaria. Possiamo por fine alla rivoluzione con insignificanti concessioni da parte dei grandi proprietari fondiari, dice Stolypin, Possiamo porre fine alla rivoluzione soltanto con concessioni piu importanti da parte dei grandi proprietari fondiari, dicono i liberali (cadetti compresi). Vogliamo condurre la rivoluzione sino in fondo, dopo aver eli- minato la grande proprietà fondiaria, dicono i contadini e gli operai. Negare che tale sia il rapporto esistente tra i programmi agrari significa respingere il nostro stesso programma agrario, che parla della «confisca delle terre di proprietà privata», delP« appoggio alle azioni rivoluzionarie delle masse contadine, compresa quella per la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari ». Riconoscere che questo rapporto esiste significa riconoscere la linea tattica della socialdemocrazia: il proletariato deve trascinare al suo seguito le masse contadine democratiche, contro l’autocrazia e contro i liberali. Non per caso quindi i menscevichi esitano in tutta la loro tattica e sono condannati inevitabilmente ad esitare finché accettano il no- stro programma. Alcuni di essi propendono per la sostituzione della parola « confisca » con il termine « alienazione », esprimendo cosi, con piena coerenza , un successivo passo dell’opportunismo, sentendo la necessità di accordare la loro politica cadetta con la formulazione ca- detta del programma agrario. Ma ciò non è stato ancora fatto. Non si decidono nemmeno a proporlo fin d’ora in modo aperto, esplicito i capi influenti del men- scevismo. E inevitabilmente esitano nella loro politica. LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 2 35 Sono costretti a condurre una politica di appoggio ai cadetti e nello stesso tempo non si decidono a proclamarla apertamente. Sia Tappoggio alle rivendicazioni di un « ministero della Duma », sia i blocchi con i cadetti per il fittizio pericolo centonero, sia il voto per la nomina di un presidente della Duma cadetto, sono tutti unicamente manifestazioni parziali della politica di appoggio ai cadetti, politica di subordinazione del proletariato allegemonia dei liberali. Ma i menscevichi non si decidono a sostenere apertamente tale politica. E la posizione falsa da essi presa li spinge, nonostante la loro volontà e coscienza, ad « escogitare » argomenti fittizi, come quello del « pericolo nero » nelle elezioni, o come quello secondo cui il « mi- nistero della Duma» non sarebbe una pseudoriforma, una mezza misura, che coprirebbe il tentativo di un compromesso tra la cama- rilla centonera e i cadetti, o come quello secondo cui, se si fossero tolti i nostri 60 o 70 voti a Golovin (che ne aveva ottenuto 356 contro 102) avremmo « rischiato > di far bocciare il cadetto, ecc. ecc. Questa falsa posizione costringe a presentare i cadetti sotto una buona luce . Si rifugge dal caratterizzare apertamente questo partito secondo la sua composizione di classe e la sua base di classe. Si vuole evitare che il congresso dia un giudizio sui partiti borghesi russi. Invece di « borghesia liberale» si dice « democrazia borghese urbana ». E questa caratterizzazione dei cadetti *, addirittura sbagliata , viene difesa con un argomento a prima vista molto plausibile: la statistica delle elezioni dimostra che proprio le grandi città danno il piu gran numero di grandi elettori cadetti. È un argomento infon- dato: innanzi tutto, nelle elezioni della II Duma, in ventidue grandi città, dove vi era, secondo i dati della Riec , il blocco di sinistra, i ca- detti ebbero 74.000 voti e le sinistre 41.000. Nonostante la straordinaria debolezza delle sinistre nel lavoro di agitazione legale (completa as- senza di quotidiani, completa mancanza di uffici non clandestini, ecc.), i trudovikj e i socialdemocratici tolsero dunque subito ai cadetti piu di un terzo dei loro voti. Costoro rappresentano quindi gli strati * Nella piattaforma esaminata non c detto apertamente che i cadetti sono il partito della lwrghesia democratica urbana, ma è proprio questo il significato di tutto il testo c di tutte le conclusioni, proprio questi sono i « chiarimenti » della stampa menscevica. La reticenza della piattaforma sottolinea soltanto ancora c ancora una volta sino a qual punto sia necessario porre al congresso il problema del con- tenuto di classe dei diversi partiti borghesi c del nostro atteggiamento verso di essi. Altrimenti non è possibile una tattica coerente. 2 36 LENIN superiori della borghesia urbana, cioè proprio la borghesia liberale e non la « democrazia » urbana in generale. In secondo luogo, in tutti ì paesi la borghesia liberale ha per molto tempo trascinato dietro di se moltissimi elementi degli strati inferiori della piccola borghesia nelle città e nelle campagne, senza diventare affatto, per questo, un partito democratico , il partito delle masse , La lotta dei socialisti con- tro i liberali per Pegemonia democratica sulla massa degli elementi poveri della piccola borghesia urbana è una lotta lunga e difficile. Dichiarare subito che i cadetti sono la «democrazia urbana» vuol dire rinunciare a questa lotta, rinunciare alla causa proletaria e con- segnarla nelle mani dei liberali. In terzo luogo, negare che i grandi proprietari fondiari costituiscono ancora uno degli appoggi di classe del partito cadetto vuol dire far violenza a fatti politici ed economici universalmente noti: e la composizione del gruppo cadetto alla Duma, e, soprattutto, lo stretto legame degli intellettuali borghesi (avvocati, ecc.) con i grandi proprietari fondiari, la dipendenza dei primi dai secondi. La politica agraria cadetta è la politica del grande proprietario fondiario liberale. Quanto meno numerosi diverranno i liberali tra i grandi proprietari fondiari, tanto più rapidamente la politica agraria cadetta si trasformerà, nella impotente intellettualità borghese, nel pio desiderio della « pace sociale ». I cadetti non diver- ranno « democratici » perché continuano a sognare la conciliazione e un accordo amichevole tra il grande proprietario ottobrista e il contadino trudovi\ * L’errore fondamentale nel definire il rapporto tra la borghesia liberale e le masse contadine passa come un filo rosso attraverso tutta * Com’è noto, i cadetti di destra, compreso il signor Struve, avevano proposto di eleggere vicepresidenti della Duma l'ottobrista Kapustin e il trudovik, Berezin. Sono pronto a chiamare questo progetto una manifestazione « geniale » della... « ar- guzia » liberale. Infatti, oggettivamente le cose stanno proprio cosi: la missione 1 torte a del cadetto consiste nel conciliare il grande proprietario fondiario ottobrista c il contadino trudovil I cadetti di sinistra, per paura delle sinistre, non volevano dimostrarlo apertamente, ma questo c nondimeno un fatto inconfutabile. La situa- zione oggettiva fa si che il compito storico dei cadetti sia quello di por fine alb rivoluzione mediane la conciliazione dei grandi proprietari fondiari ottobristi e del contadino trudovi E, viceversa, la rivoluzione russa potrebbe rimanere incompiuta, non condotta sino in fondo, soltanto nel caso in cui fosse possibile « soddisfare » a] tempo stesso i principali interessi economici dei grandi proprietari fondiari ottobristi c dei contadini trudovi^i. LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 237 la « piattaforma tattica » dei menscevichi. Ecco ancora una loro for- mulazione di questa idea sbagliata: « Lasciato completamente a se stesso e appoggiato in modo insuffi- ciente [I!] dalla democrazia urbana, il proletariato era propenso (dopo il periodo deH’ottobre-dicembre) a sottovalutare la funzione progressiva, che, nella rivoluzione che stiamo attraversando, spetta in generale a que- sta democrazia, e aveva, quindi, preso una posizione unilateralmente osti- le verso di essa... Per la concezione sbagliata, fatta propria dal proletaria- to, della funzione storica della borghesia urbana, il proletariato incomin- cia a riporre, unilateralmente, tutte le sue speranze rivoluzionarie sul mo- vimento contadino, che avanza sulla scena della storia ». Sono brani magnifici, che dovrebbero entrare nella storia per caratterizzare l’« oblio di se stessa» di una parte della socialdemo- crazia nel 1907. Non è forse questo ne piu né meno che tutto un mea culpa dei socialdemocratici di fronte ai liberali? Pensate un po’, durante la II Duma, con un rafforzamento espresso in modo evidente delle estre- me politiche in questa istituzione, l’ala centonera e l’ala sinistra, con l’esistenza di una crisi rivoluzionaria di cui nessuno osa negare la maturazione, con una evidente svolta a destra del «centro» liberale (cadetti) indebolito, con il soppiantamento dei liberali nelle elezioni da parte delle masse contadine democratiche, ci sono ancora dei so- cialdemocratici che recitano pubblicamente il mea culpa davanti ai liberali per l’« ostilità unilaterale » verso di loro, per la sottovalutazione della loro funzione progressiva! Che cose ciò, infine? Una piattafor- ma tattica ben meditata e ponderata dai capi piu eminenti del partito operaio socialdemocratico prima del congresso o una geremiade di intellettuali piccolo-borghesi che immalinconiscono in un ambiente proletario che non si confà loro? « II proletariato ha preso una posizione unilateralmente ostile verso la democrazia urbana» ... In che cosa ciò si è manifestato? Ri- chiamiamo alla nostra memoria gli avvenimenti politici dell’anno trascorso. Nel boicottaggio? Ma questo avvenne, innanzi tutto, prima del Congresso di unificazione, e gli autori della piattaforma passano in rassegna ciò che è avvenuto dopo di esso. E, in secondo luogo, che c’entra qui la «democrazia urbana»? No, evidentemente non si LENIN 2 JÌ tratta del boicottaggio, ma con tutta probabilità dell’appoggio alla rivendicazione del ministero della Duma e dei blocchi con i cadetti. Qui veramente il proletariato ha avuto un atteggiamento ostile verso i cadetti , ma niente affatto verso la democrazia urbana. E chi allora ha espresso nel partito questo atteggiamento ostile del proletariato ? I bolscevichi... Gli autori della piattaforma hanno detto involontariamente una grande verità, e precisamente che i bolscevichi, con la loro lotta contro la rivendicazione di un ministero della Duma e contro i blocchi con i cadetti, hanno espresso la politica del proletariato. È giusto. Mentre soltanto la parte piccolo-borghese del partito operaio sogna un’atte- nuazione deiratteggiamento ostile verso i liberali. ...Il proletariato, « non sufficientemente appoggiato dalla demo- crazia urbana »... In primo luogo, qui risalta chiaramente quanto sia errato con- fondere i liberali (i cadetti) con la democrazia urbana. Secondo i dati della Riec , nelle elezioni il «blocco di sinistra» esisteva in ven- tidue città, comprese quelle in cui le organizzazioni erano menscevi- che. In queste città il proletariato era indubbiamente appoggiato dalla democrazia urbana , contro i cadetti (41.000 voti per il blocco di sini- stra, 74.000 per i cadetti). Si ha quindi una conclusione che non torna affatto a favore dei menscevichi: il proletariato può e deve attirare dalla sua parte la democrazia piccolo-borghese urbana (e rurale), con- tro la borghesia liberale. In secondo luogo, se i menscevichi parlano AeN in sufficiente ap- poggio dei liberali al proletariato, comprendono essi il prezzo di questo appoggio? La loro piattaforma è scritta nel 1907, e non al di fuori del tempo e dello spazio, per quanto cerchino di conferirle il carat- tere meno concreto e piu campato in aria. Fra il 1902 e il 1904, e persino nel 1905 prima dell’ottobre, anche il signor Struve, e in ge- nerale i liberali, avevano piu volte dichiarato che avrebbero appog- giato il proletariato e infatti lo appoggiarono per far pressione sul governo. E dopo l’ottobre del 1905? I menscevichi non possono non sa- pere che i liberali già nel dicembre e dopo il dicembre voltarono le spalle al proletariato e cessarono ogni appoggio alla sua lotta rivo^ luzionaria. LA PIATTAFORMA TATTICA DEI MENSCEVICHI 239 Ci si chiede: chi dunque, e nei confronti di chi, prese una po- sizione unilateralmente ostile? Il proletariato nei confronti dei liberali? O i liberali nei confronti del proletariato e nei confronti della rivoluzione? 0 i menscevichi nei confronti della tattica della lotta di classe del proletariato? Dopo l’ottobre 1905 i menscevichi, giunti al punto di parlare, in modo chiaro sino all’impossibile, deir« ostilità unilaterale», con- trapponevano due opinioni circa la rivoluzione. L’opinione liberale — quella dei sostenitori russi dei Treichke tedeschi che avevano dichia- rato il 1848 « anno folle » — consiste nell’affermazione che il prole- tariato ha preso una posizione unilateralmente ostile nei confronti del liberalismo, nei confronti della legalità costituzionale, nei con- fronti della Costituzione monarchica, nei confronti del riscatto, ecc. L’opinione del proletariato — simile alla opinione di tutti i socialisti europei sulle rivoluzioni borghesi in Europa — consiste nell’affermazione che la borghesia liberale ha preso una posizione unilateralmente ostile nei confronti della rivoluzione, nei confronti della libertà, nei confronti della democrazia, ecc, 1 menscevichi cercano di far abbandonare alla classe operaia la seconda opinione per farle abbracciare la prima. Il partito operaio accoglierà ogni tentativo simile dei menscevi- chi invitandoli ad uscire dal partito operaio per aderire ai liberali. Non vogliamo affatto dire che in generale i menscevichi mirino a trasformare il partito operaio in un’appendice dei liberali. Ciò che distingue gli opportunisti airinterno del partito operaio dai liberali, che non sono nelle sue file, è che i primi continuano sinceramente a servire il loro partito, ma hanno al tempo stesso una posizione tattica sbagliata, instabile, che porta alla subordinazione politica del prole- tariato al liberalismo. Questa posizione sbagliata ha un’« infelice » proprietà, la quale fa si che i menscevichi, volendo attaccare i bolscevichi, attacchino il proletariato e il suo atteggiamento nei confronti della rivoluzione. Cosi è ogni volta che questi attacchi sono veramente attacchi basati sui principi, concernono cioè il problema delle cause per cui esistono 240 LENIN due tattiche diverse. Gli attacchi non basati sui principi sono di un altro genere; vale la pena di parlarne soltanto brevemente per porre al lettore la domanda: abbiamo di fronte a noi una piattaforma o un articolo polemico liberale? Nella « piattaforma », per esempio, leggiamo che « le masse pro- letarie » (sic!) « sono propense a credere nella possibilità che avvenga il miracolo politico di un’insurrezione improvvisa [!!], che scoppierà indipendentemente [!!) dallo sviluppo del movimento in seno allo stesso proletariato e che, con un sol colpo [I!], porrà al posto della autocrazia il dominio politico delle classi lavoratrici». Finora tali cose in tale forma venivano attribuite alle « masse proletarie» soltanto dai giornali liberali. Non comprendiamo che cosa abbia indotto i menscevichi a parlare, in generale, deirinsurrczione. Ma questi discorsi suirinsurrezione in una piattaforma tattica — dove non vi è una parola suirinsurrezione, eccetto la frase citata — non possono non suscitare la domanda: non si dovrà dire dora in poi, invece di « piattaforma menscevica », « piattaforma liberale » ? Scritto nella seconda metà del marzo 1907. Pubblicato nel 1907 nella raccolta Pro/ irmi della tattica , 1 , Edizioni < Nuova Duma », Pietroburgo. Firmato: N. Lenin. PROGETTO DI DISCORSO ALLA II DUMA* SULLA QUESTIONE AGRARIA Signori, alla Duma sono già intervenuti parecchi oratori i quali hann o esposto le idee principali dei diversi partiti sulla questione della terra. È ora di trarre alcune conclusioni, è ora di dare a se stessi una risposta chiara e precisa alle domande: qual è il fondo del dis- senso? quale difficoltà presenta la questione della terra? quali sono le idee principali di tutù i partiti piu importanti, i cui rappresentanti si sono pronunciati alla Duma? in che cosa i diversi paniti dissentono fra loro, in modo reciso e irrevocabile, sulla questione della terra? Alla Duma sono state esposte, dai rappresentanti dei quattro partiti o tendenze di partito principali, quattro opinioni fondamenta- li sulla questione agraria. II deputato Sviatopolk-Mirski ha esposto le idee delle « destre », comprendendo con questo termine gli ottob ri- tti, i monarchici, ecc. U deputato Kutler ha esposto quelle dei cadetti, o del cosiddetto « partito della libertà del popolo >. D deputato Kara- vaìev ha esposto le idee dei trudovi1(i. Hanno completato il suo discorso i deputati Zimin, Kolokolnikov, Baskin, Tikhvinski, che in sostanza con lui concordano. Infine il mio compagno Tsereteli ha esposto le concezioni del Partito operaio socialdemocratico di Russia. Il rappresentante del governo, il ministro Vasildkov, ha esposto le idee del governo, che si riducono, come dimostrerò in seguito nel mio discorso, alla conciliazione fra le idee delle «destre» e quelle dei « cadetti ». Vediamo dunque in che cosa consistono queste idee principali di questi quattro indirizzi nella questione agraria. Comincerò nel Tonfine in cui hanno parlato i deputati alla Duma, cioè dalle t destre ». L’idea principale del depurato Sviatopolk-Mirski è l’idea di tutti 16 - 75 242 LENIN i partiti cosiddetti «monarchici» e di tutti gli ottobristi, l’idea della grandissima maggioranza dei grandi proprietari fondiari russi. Il deputato Sviatopolk-Mirski l’ha magnificamente espressa con le sue parole: «Signori, abbandonate dunque Videa che possa essere au- mentata la superficie del possesso fondiario contadino , se non nei casi eccezionali di effettiva scarsità di terra» (cito dal resoconto del TovaristCy che è il piu completo, poiché i resoconti stenografici non sono ancora usciti). È detto bene, in modo aperto, chiaro e semplice. Abbandonate Videa che possono essere aumentate le terre contadine: ecco la vera opinione di tutti i partiti di destra, dall’Unione del popolo russo agli ottobristi. E noi sappiamo benissimo che proprio questa è Fopinione della massa dei grandi proprietari fondiari russi e di quelli delle altre nazioni che popolano la Russia. • Perché i grandi proprietari fondiari consigliano ai contadini di abbandonare Videa dell’estensione del possesso fondiario contadino? Il deputato Sviatopolk-Mirski spiega: perché le aziende dei grandi proprietari fondiari sono meglio organizzate di quelle contadine, piu « civili > di quelle contadine. I contadini, egli dice, sono « inetti, in- capaci, ignoranti ». Non possono, vedete, fare a meno della guida dei grandi proprietari fondiari. «Tale il pope, tale la parrocchia», ha motteggiato il deputato Sviatopolk-Mirski. Si vede ch’egli crede fer- mamente che il grande proprietario fondiario sarà sempre il pope e i contadini saranno sempre le docili pecore le quali sempre si lasceran- no tosare. Sempre, signor Sviatopolk-Mirski? Sempre, signori grandi pro- prietari fondiari? Ahimè, non vi sbagliate forse? I contadini non sono forse rimasti finora «docili pecore » perché erano troppo « inetti e ignoranti »? Ma noi tutti vediamo oggi che essi diventano coscienti. 1 deputati contadini alla Duma non vanno verso le « destre », ma verso i trudovìkj e i socialdemocratici. I discorsi come quello di Sviatopolk-Mirski aiuteranno anche i contadini più ignoranti a capire dov’è la verità, a capire se si possono in realtà sostenere quei partiti che consigliano ai contadini di abbandonare Videa dell’estensione del possesso fondiario contadino. Ecco perché mi felicito di tutto cuore per il discorso del deputato Sviatopolk-Mirski e per i discorsi di tutti quelli del settore di destra che ancora parleranno su questo problema. Continuate nello stesso PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 243 spirito, signori! Voi ci aiutate magnificamente ad aprire gli occhi persino ai contadini piti ignoranti! Si dice: le aziende dei grandi proprietari fondiari sono più civili di quelle contadine... I contadini non possono fare a meno della guida dei grandi proprietari fondiari! Ma io vi dirò: in Russia tutta la storia della grande proprietà fondiaria e delle aziende impiantate su di essa, tutti i dati sull’attuale azienda del grande proprietario fondiario dimostrano che la « guida * di quest’ultimo ha significato e significa esercizio di un’infinita vio- lenza ai danni dei contadini, un infinito oltraggio alla persona dei contadini e delle contadine, significa lo sfruttamento (in russo ciò vuol dire: rapina) più impudente, vergognoso, mai visto in nessuna parte del mondo, del lavoro contadino. Non dico nell’Europa occi- dentale, ma nemmeno in Turchia si può trovare un’oppressione e umiliazione, una miseria come quella dei contadini russi. Il mio compagno Tsereteli ha detto come erano state distribuite ai cortigiani e ai favoriti delle «sfere» di Corte le terre popolate. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul problema della conduzione , toccato dal deputato Sviatopolk-Mirski, che ha parlato della famosa « civiltà » dei grandi proprietari fondiari. Lo sa questo deputato che cos’è ciò che i contadini chiamano otrabotki o pansteinaì che cos’è ciò che la scienza economica chiama conduzione basata sulle « otrabotki » ? È una diretta eredità, una diretta sopravvivenza della conduzione feudale , basata sulla corvée , dei grandi proprietari fondiari. In che cosa, in fondo, consisteva la conduzione feudale? I contadini riceve- vano dal grande proprietario fondiario un nadiel per mantenere la loro famiglia, e in compenso dovevano lavorare tre giorni (e talvolta anche più) le terre del grande proprietario fondiario. Invece di pa- gare l’operaio con denaro, come si fa dappertutto nelle città, si pagava con la terra. Con il nadiel ricevuto dal signore, il contadino poteva appena appena mantenersi. E per questo mantenimento il contadino stesso e tutta la sua famiglia dovevano coltivare le terre del signore con i loro cavalli, i loro attrezzi o « inventario ». Questa è la sostanza della conduzione feudale: un povero nadiel invece della paga per il lavoro; coltivazione delle terre del signore mediante il lavoro del contadino e il suo inventario; imposizione al contadino di lavorare sotto il bastone del signore. Con una tale conduzione il contadino stes- 244 LENIN so doveva diventare un servo della gleba, perché se ciò non gli fosse stato imposto con la forza , nemmeno un uomo con un pezzo di terra si sarebbe messo a lavorare per il grande proprietario fondiario. E come fosse questa servitù della gleba, lo sanno anche troppo, lo ricor- dano troppo bene i contadini. Si ritiene che la servitù della gleba sia stata abolita. Ma di fatto nelle mani dei grandi proprietari fondiari è rimasto tuttora un potere tale (grazie alle terre da loro rapinate) che permette loro ancora oggi di mantenere il contadino in una dipendenza servile mediante le « otrabotkj », che sono l’attuale servitù della gleba. Quando il mio compagno Tsereteli, nel suo discorso sulla dichiarazione del governo, ha parlato del carattere feudale della grande proprietà fondiaria e di tutto l’attuale potere statale in Russia, un giornale che striscia da- vanti al governo — il suo nome è Notane V remia — ha levato alte grida dicendo che ciò che aveva detto il deputato Tsereteli era falso. No, il deputato del partito operaio socialdemocratico ha detto la verità. Soltanto dei crassi ignoranti e dei pennivendoli possono negare che le otrabot\i sono una diretta sopravvivenza della servitù della gleba e che dai noi l’azienda del grande proprietario fondiario si regge su di esse. In che consistono, in fondo, le otrabotkjì Le terre del grande proprietario fondiario vengono coltivate non con Tinventario del pa- drone, non con operai salariati, ma con l’inventario del con'adino, asservito dal vicino grande proprietario fondiario. E il mugi\ deve lasciarsi asservire perché il grande proprietario fondiario ha stralciato per sé le terre migliori, gli ha assegnato « terre sabbiose », cacciandolo in un povero nadiel. Il grande proprietario fondiario ha preso per sé tanta terra che i contadini non solo non possono condurre l’azienda, ma non hanno nemmeno un « posto dove far razzolare una gallina ». Nel 1861 i comitati governatoriali dei grandi proprietari fondiari e gli stessi grandi proprietari fondiari mediatori di pace (cosi chiamati perché davano la pace ai signori) " 5 emanciparono i contadini in modo tale che una quinta parte delle loro terre fu stralciata dai si- gnori. Li emanciparono in modo tale che il nadiel loro rimasto dopo questa rapina dovette essere pagato tre volte più di quel che valeva\ Non è un segreto per nessuno che con il « riscatto » del 1861 il mugil { fu costretto a pagare la terra molto di più di quanto valeva. Non è un segreto per nessuno che si costrinse allora il contadino a riscattare PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 2 45 non solo la terra contadina, ma anche la sua libertà. Non è un segreto per nessuno che il « beneficio » del riscatto statale consistette per Terario nel sottrarre ai contadini più denaro per la terra (sotto forma di quote del riscatto) di quanto ne avesse versato ai grandi proprietari fondiari] Si trattò di una fraterna alleanza fra il grande proprietario fondiario e il funzionario «liberale» per spogliare il contadino. Se il signor Sviatopolk-Mirski ha dimenticato tutto questo, i contadini non Phanno certamente dimenticato. E se egli non lo sa, legga dunque ciò che scrisse già trentanni fa il professore lanson nel suo Tentativo di ricerca statistica sui « nadiel » contadini e sugli obblighi pecuniari e ciò che è stato fino ad oggi ripetuto mille volte in tutta la letteratura economico-statistica. Il contadino fu «emancipato» nel 1861 in modo tale che egli cadde immediatamente nel cappio teso dal grande proprietario fon- diario. Egli è talmente schiacciato tra le terre di cui si è impadronito il grande proprietario fondiario che non gli rimane che morire di fame o lasciarsi asservire. E il contadino russo «emancipato» è ancora costretto, nel vente- simo secolo, ad asservirsi al vicino grande proprietario fondiario, assolutamente come in quello undecimo gli « smerdy » (così la Russkaia Frauda chiama i contadini) 61 si asservivano e andavano a «registrarsi» dal signore! Le parole cambiavano, le leggi venivano emanate e sparivano, passavano i secoli, ma la sostanza rimaneva quella di prima. Le otra - bot\i sono precisamente lo stato di dipendenza che asservisce il con- tadino, il quale è costretto a lavorare con il suo inventario le terre del vicino grande proprietario fondiario. La conduzione fondata sulle otra- bothj è la stessa conduzione feudale , rinnovata, riverniciata, rivoltata. Per spiegare la mia idea citerò uno degli innumerevoli esempi di cui è piena la letteratura sulla conduzione contadina e su quella del grande proprietario fondiario. Esiste un’estesa pubblicazione del dipartimento aelPagricoltura che si riferisce all’inizio degli anni no- vanta e che si basa sui dati, forniti dagli agricoltori , circa il sistema di conduzione dei grandi proprietari fondiari in Russia (Dati agricoli e statistici ricavati dai materiali forniti dagli agricoltori , Edizioni del dipartimento dell’agricoltura, voi. *V, Pietroburgo, 1892). Questi dati furono elaborati dal signor S. A, Korolenko, da noi} confodere con V, G. Korolenko; non era uno scrittore progressivo, ma un burocrate 246 LENIN reazionario: ecco chi era questo signor S. A. Korolenko. Nel libro da lui curato si può leggere a p. 118. « A sud del distretto di Ielets (governatorato di Oriol), nelle grandi aziende signorili, accanto alle terre coltivate dagli operai agri- coli assunti per tutto Tanno, vi è una notevole parte di terreno colti- vato dai contadini per la terra concessa loro in affitto. Gli ex servi della gleba [udite, signor Sviatopolk-Mirski] continuano ad affittare la terra dai loro precedenti signori , e in compenso coltivano la terra di questi: Tali villaggi continuano [notatelo!] a portare il nome di "feudo” di questo o quel signore». Ciò fu scritto negli anni novanta, trentanni dopo la famosa «emancipazione» dei contadini. Trentanni dopo il 1861 esisteva an- cora la stessa « corvée », la stessa coltivazione delle terre dei prece- denti padroni eseguita con Tinventario dei contadini! Può darsi che mi si obietti che è un caso singolo. Ma chiunque conosca la conduzione dei grandi proprietari fondiari nella fascia cen- trale delle terre nere della Russia, chiunque abbia letto anche un pic- colo brano di letteratura economica russa, dovrà riconoscere che si tratta non di un’eccezione, ma della regola generale . Nei governato- rati propriamente russi , proprio dove prevalgono i grandi proprietari fondiari autentici russi (non per nulla essi sono cosi cari agli autentici russi che siedono nel settore di destra!) predomina tuttora la condu- zione fondata sulle « otrabotbj » . Mi riferisco, per esempio, al noto scritto scientifico, il libro L'in- fluenza dei raccolti e i prezzi dei cercali compilato da parecchi scien- ziati e uscito nel /S97. La prevalenza della conduzione fondata sulle , la quale, secondo lui, è ancor piu bassa della norma di consu- mo e ha detto che, c secondo un suo calcolo approssimativo » (la Du- ma non ha mai sentito parlare di questo calcolo e non ne sa assolu- tamente nulla!), persino per raggiungere questa norma mancano 30.000.000 di desiatine. Vi ricorderò, signori, che il deputato Kutler ha parlato dopo Ka- ravaiev, rappresentante del gruppo del lavoro e proprio a lui ha mosso le sue obiezioni. Ma il deputato Karavaiev ha detto in modo chiaro e preciso alla Duma, e l’ha confermato pubblicamente in un’apposita lettera al Tovaristc (21 marzo), che per aumentare la proprietà fon- diaria dei contadini sino alla norma di consumo occorrono non meno di JO.OQOJDOO di desiatine ; ha detto anche che la somma delle terre demaniali, dell’appannaggio, delle chiese e di proprietà privata cor- risponde precisamente a questa cifra. Egli non ha indicato le fonti dei suoi calcoli, non ha informato la Duma del modo in cui ha ottenuto questa cifra. Il mio calcolo, ba- sato sulla pubblicazione del comitato centrale di statistica, da me in- dicato in modo preciso, e che è inoltre una edizione ufficiale e la piu recente, ha fornito la cifra di più di jojooo.ooo di desiatine. Le sole terre di proprietà privata che si possono cedere ai contadini sono di 7 2.000 jooo di desiatine e per di più quelle dell’appannaggio, del de- manio, delle chiese, ecc. sono più di 10.000.000 e possono raggiungere i 20.000.000 di desiatine. Comunque il fatto rimane un fatto: il deputato Kutler, muo- vendo obiezioni al deputato Karavaiev, ha fatto di tutto per dimo- strare che per venire in aiuto ai contadini non si ha terra sufficiente , ma non ha potuto dimostrarlo , avendo dato cifre gratuite e, come ho mostrato, sbagliate. Devo in generale mettervi in guardia, signori, dall’abuso dei con- cetti : « norma di lavoro » e « norma di consumo ». Il nostro partito, il partito operaio socialdemocratico, agisce in modo molto più giusto evitando di prendere in considerazione tutte queste «norme». Que- ste inseriscono un qualcosa di burocratico, di cancelleresco in un pro- li' 2Ó0 LENIN blema vivo, vitale, disorientando le persone e offuscando la vera so- stanza del problema. Trasferire la discussione su queste « norme », e persino, in generale, parlarne oggi vuol dire, in verità, dividere la pelle deirorso prima di averlo ucciso, e per di più dividerla a parole, in un’assemblea di uomini che, certamente, in realtà non saranno loro a dividerla quando noi uccideremo l’orso. Non preoccupatevi, signori! I contadini la divideranno essi stessi la terra quando sarà nelle loro mani. La sapranno dividere senza dif- ficoltà, purché riescano ad averla; e non chiederanno a nessuno come devono dividerla; non permetteranno a nessuno di mettere il naso in questa ripartizione. Sono vacui discorsi quelli che trattano del modo in cui dividere la terra. Non siamo un ufficio di agrimensura, ma un organismo po- litico e dobbiamo aiutare il popolo a risolvere ufi problema economico e politico , aiutare i contadini nella lotta contro i grandi proprietari fondiari, quale classe che vive dello sfruttamento feudale. Questo pro- blema vitale, urgente, viene offuscato dalle chiacchiere sulle « norme ». Perché viene offuscato? Perché invece del vero problema, quello della necessità di prendere o no ai grandi proprietari fondiari 72 mi- lioni di desiatine per darle ai contadini, si discute il problema mar- ginale, e in fin dei conti nient’affatto importante, delle « norme ». È cosi più facile eludere la questione ed evitare di rispondere sul pro- blema di fondo. Le discussioni sulla norma di lavoro, di consumo e non so su quali altre, confondono il reale nocciolo della questione: bisogna prendere o non prendere i 72.000.000 di desiatine apparte- nenti ai grandi proprietari fondiari per darle ai contadini? Si cerca di dimostrare che la terra basta o non basta per questa o quella norma. A che servono queste dimostrazioni, signori? A che servono que- sti vacui discorsi, questo intorbidamento delle acque nelle quali a qualcuno sarà facile pescare? Non è forse ovvio che se non c’è nulla da prendere non si può prendere nulla, che i contadini vogliono non delle terre immaginarie, ma che conoscono bene, quelle dei vicini grandi proprietari fondiari ? E bisogna parlare non delle «norme», ma della grande proprietà fondiaria , non discutere se sono o no suffi- cienti tali o tali altre norme, ma sull'estensione delle terre dei grandi proprietari fondiari. Tutto il resto non serve che a trovare semplici PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 2ÓI scappatoie e pretesti, e persino a tentare di gettar polvere negli occhi ai contadini. Il deputato Kutler, per esempio, ha cosi eluso il vero fondo della questione. Il trudovif{ Karavaiev ha pur detto apertamente : 70.000.000 di desiatine. Che cosa ha risposto a questo il deputato Kutler? Non ha risposto. Ha imbrogliato la questione con le « norme », si è rifiu- tato addirittura di rispondere se egli è o no d'accordo, se è o no d'ac- cordo il suo partito di cedere tutte le terre dei grandi proprietari fon- diari ai contadini. Egli ha approfittato deirerrore commesso dal deputato Karavaiev, il quale non aveva posto in modo sufficientemente chiaro e netto il problema, e ha eluso l'essenza della questione. E il suo nocciolo è tutto qui, signori. Chi non è d'accordo di cedere effettivamente tutte le terre dei grandi proprietari fondiari ai contadini (ricorderò che ho convenuto di lasciare 50 desiatine a ogni grande proprietario fondia- rio, per non ridurre nessuno alla miseria!) non sta dalla parte dei contadini, non vuole aiutare effettivamente i contadini . Poiché se vi siete permessi di offuscare o rinviare il problema di tutta la grande proprietà fondiaria, allora tutta la cosa rimane in dubbio ; allora ci si chiede: chi dunque determinerà qual è la parte delle terre dei grandi proprietari fondiari che si dovrà cedere ai contadini? Chi determinerà? E i 9.000.000 di desiatine su 79.000.000 sono anch’essi una « parte », come lo sono i 70.000.000. Chi determinerà, se non lo determineremo noi, se non lo dirà chiaramente e decisa- mente la Duma? Non per nulla il deputato Kutler ha passato sotto silenzio questo problema. Egli ha fatto sfoggio del termine: «alienazione forzata». Non lasciatevi attrarre dalle parole, signori! Non lasciatevi se- durre da una bella frase! Guardate il fondo della questione! Quando mi si parla della « alienazione forzata » io mi chiedo : ma chi forzerà e chi verrà forzato ? Se milioni di contadini forze- ranno un pugno di grandi proprietari fondiari a sottomettersi agli in- teressi del popolo, ciò sarà molto bene; ma se un pugno di grandi pro- prietari fondiari forzeranno milioni di contadini a subordinare la loro vita alla cupidità di questo gruppetto, ciò sarà molto male. Ed ecco, il deputato Kutler ha saputo eludere del tutto questa piccola questione! Con il suo ragionamento sulla «irrealizzabilità» e sulle « condizioni politiche », egli ha persino, in sostanza , invitato il 2Ó2 LENIN popolo a rassegnarsi ad essere sottomesso a un pugno di grandi pro- prietari fondiari. Egli ha parlato subito dopo il mio compagno Tseretcli. Questi, nella dichiarazione del nostro gruppo socialdemocratico, ha fatto due affermazioni del tutto precise, che decidono appunto in modo chiaro questo problema capitale, principale. Prima affermazione: bisogna trasferire le terre a uno Stato democratico. Stato democratico significa uno Stato che esprime gli interessi delle masse popolari, e non quelle di un pugno di privilegiati. Noi dobbiamo dire, apertamente* chiara- mente al popolo che senza uno Stato democratico, senza la libertà po- litica, senza una rappresentanza popolare sovrana non è possibile nes- suna riforma agraria a vantaggio dei contadini. Seconda affermazione: è necessario discutere preventivamente il problema della terra in comitati locali altrettanto democratici. Come ha risposto il deputato Kutler? Con il silenzio. È una cat- tiva risposta, signor Kutler. Voi avete passato sotto silenzio proprio la questione: saranno i contadini a forzare i grandi proprietari fon- diari a cedere di fronte agli interessi del popolo, o saranno i grandi proprietari fondiari a forzare i contadini a mettersi al collo il nuovo capestro di un nuovo rovinoso riscatto? Non è permesso tacere su questo problema. Dei comitati locali, signori, hanno parlato alla Duma, oltre i so- cialdemocratici, sia i socialisti popolari (il deputato Baskin) sia i socialisti-rivoluzionari (il deputato Kolokolnikov). Dei comitati locali si è parlato già da lungo tempo nella stampa, se ne era parlato nella 1 Duma. Non dobbiamo dimenticarlo, signori. Abbiamo il dovere di chiarire bene a noi stessi e al popolo la ragione per cui si è parlato tanto di questo problema e qual è il suo vero significato. La I Duma aveva discusso la questione dei comitati locali della terra nella quindicesima seduta, il 26 maggio 1906. L’avevano solle- vata i membri del gruppo del lavoro, che avevano presentato una di- chiarazione firmata da trentacinque membri della Duma (fra i quali due socialdemocratici, I. Saveliov e 1 . Sciuvalov). La dichiarazione era stata letta alla quattordicesima seduta, il 24 maggio 1906 (cfr. p. 589 del Resoconto stenografico delle sedute della I Duma); essa fu poi pubblicata e venne discussa due giorni dopo. Ne cito per intero i passi principali : « ... Bisogna immediatamente creare sul posto dei comitati eletti in PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 263 base al suffragio generale, eguale, diretto e segreto, per la necessaria preparazione del lavoro, cioè: calcolare, a seconda delle condizioni locali, la norma di consumo e di lavoro per il godimento della terra; determinare qual è la superficie delle terre utilizzabili, quale parte di esse sono state date in affitto e quale viene coltivata con Pinventario proprio o di altri... ecc. Data la necessità di adattare nel modo piu completo possibile la legge agraria alle diverse condizioni locali è op- portuno che questi comitati partecipino nel modo più attivo alla di- scussione generale degli stessi principi della riforma agraria , esposti nei diversi progetti presentati alla Duma... ». I trudovil(i avevano quindi proposto di eleggere urgentemente una commissione e di ela- borare subito il progetto di legge corrispondente. Come accolsero questa proposta i diversi partiti? I trudovil(i e i socialdemocratici l’appoggiarono unanimemente nei loro organi di stampa. Il partito della cosiddetta « libertà del popolo », nel suo prin- cipale organo di stampa, la Ricc y si pronunciò categoricamente, il 25 maggio 1906 (cioè il giorno dopo che il progetto dei trudovikj era sta- to letto per la prima volta alla Duma) contro il progetto dei « trudo- viftf ». La Riec espresse addirittura il timore che questi comitati del- la terra potessero « spostare a sinistra la soluzione della questione agraria »*. Essa scriveva: « Noi cercheremo, per quanto da noi dipende, di conservare ai comitati locali della terra il loro carattere esecutivo e specificatamente pratico. Noi pensiamo, per la stessa ragione, che se questi comitati venissero costituiti mediante il suffragio universale, ciò significhe- rebbe prepararli non per una soluzione pacifica, sul posto, del pro- blema della terra, ma per qualcosa del tutto diverso. La facoltà di sta- bilire l’orient amento generale della riforma deve essere lasciata allo Stato: i rappresentanti del potere statale devono quindi avere il loro posto nelle commissioni locali, se non con lo scopo di decidere, al- meno con quello di controllare le decisioni delle istanze locali. Poi — sempre nei limiti delle basi generali della riforma — nelle com- missioni locali devono essere rappresentati, possibilmente in eguale misura, gli interessi contrastanti delle parti, che possono conciliarsi senza intaccare Pimportanza statale della riforma intrapresa e senza • Cfr. nel Vperiod , n. i, 26 maggio 1906, l’editoriale 1 cadetti tradiscono 1 contadini , firmato G. Al -sfa. 264 LENIN trasformare quesfuhima in un atto di violenza unilaterale, che po- trebbe finire con un completo insuccesso di tutta la cosa ». È del tutto chiaro e preciso. Il partito della « libertà del popolo » ha colto il fondo del prov- vedimento proposto, e si pronuncia contro. Non vuole comitati locali che siano eletti a suffragio universale, diretto, eguale e segreto, ma comitati nei quali dovrebbero essere rappresentati in eguale misura un pugno di grandi proprietari fondiari e migliaia, decine di migliaia di contadini. Per il « controllo », poi, dovrebbero parteciparvi i rap- presentanti del potere statale. Riflettano bene su ciò i deputati inviati dai contadini. Compren- dano dunque qual è qui la sostanza e la spieghino a tutte le masse contadine. Immaginatevi soltanto, signori, di che si tratta. Nei comitati lo- cali verranno rappresentati in egual misura i grandi proprietari e i contadini; vi saranno poi rappresentanti del governo per il controllo , per la «conciliazione». Ciò significa: un terzo dei voti ai grandi pro- prietari fondiari, un terzo ai contadini e un terzo ai rappresentanti dello Stato. Ma i più alti dignitari dello Stato, tutti coloro che ma- neggiano i suoi affari sono essi stessi i più ricchi proprietari fondiari ! Ne consegue che i grandi proprietari fondiari « controlleranno » e i contadini e i grandi proprietari fondiari! I grandi proprietari fondiari «concilieranno» i contadini con i grandi proprietari fondiari! Si, si tratterà indubbiamente deIF« alienazione forzata », e preci- samente dell’alienazione forzata da parte dei grandi proprietari fon- diari del denaro dei contadini, del loro lavoro, esattamente come nel 1861 i comitati di governatorato dei grandi proprietari fondiari stral- ciarono una quinta parte delle terre ai contadini e imposero loro un prezzo doppio per la terra! Una simile riforma agraria nulFaltro significa se non la vendita da parte dei grandi proprietari fondiari delle terre peggiori, e che loro non occorrono, ai contadini, a un prezzo tre volte superiore , per asser- vire ancor più i contadini. Una simile « alienazione forzata » è molto peggiore AtWaccordo volontario tra i contadini e i grandi proprietari fondiari, perché con raccordo volontario una metà dei voti va ai contadini e l’altra metà ai grandi proprietari fondiari. Con Taliena- zione forzata cadetta i contadini usufruirebbero di un terzo dei voti, e i grandi proprietari fondiari dei due terzi : un terzo perché sono dei PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 265 grandi proprietari fondiari, e Taltro terzo perché sono anche dei fun- zionari!! Sull’* emancipazione» contadina e sulla maledetta memoria del « riscatto » del 1861, il grande scrittore russo, uno dei primi socialisti della Russia torturato dai carnefici del governo, Nikolai Gavrilovic Cernyscevski, scrisse: una transazione volontaria tra i contadini e i grandi proprietari fondiari sarebbe stata migliore di una simile « emancipazione con il riscatto », fatta attraverso i comitati di gover- natorato dei grandi proprietari fondiari *. Con una transazione vo- lontaria per la compera della terra non si sarebbero potuti scorticare i contadini nella misura in cui lo furono mediante la «conciliazione» governativa tra i contadini e i grandi proprietari fondiari. E risultò che il grande socialista russo aveva detto la verità. Oggi, dopo quarantasei anni dalla famosa « emancipazione con il riscatto », conosciamo i risultati di quella operazione . Il prezzo di vendita della terra rimasta ai contadini era di 648.000.000 di rubli, e si costrinsero i contadini a pagarne £67.000.000, 2i8x>oo.ooo di più di quanto valeva. E per mezzo secolo i contadini hanno sofferto, si sono spossati, hanno fatto la fame, si sono estinti su questi nadiel , oppressi da questi ob- blighi pecuniari, oppressi dalla « conciliazione » promossa dal governo tra i contadini e i grandi proprietari fondiari, finché tutte le masse con- tadine non hanno raggiunto l’attuale intollerabile situazione. I liberali russi vogliono ripetere ancora una volta una simile «conciliazione ». State in guardia, contadini! Il partito operaio social- democratico vi avverte: decine di anni di nuovi tormenti, di fame, di asservimento, di umiliazioni e di oltraggi, ecco che cosa apporte- rete al popolo se acconsentirete a una simile « conciliazione ». II problema dei comitati locali e del riscatto costituisce il vero nocciolo della questione agraria. E bisogna rivolgere tutta la nostra attenzione a che qui non vi possano essere indeterminatezza, reti- cenza, infingimenti e pretesti. E quando, il 26 maggio 1906, venne discusso questo problema alla I Duma, i cadetti Ko\oscì{in e Kotliarevskiy che parlarono contro i trudoviì(i y si servirono unicamente, per cavarsela, di infingimenti e di pretesti. Essi fecero leva sul fatto che la Duma non poteva costituire • Sarebbe bene trovare il testo preciso della citazione: mi pare che il passo sìa nelle Lettere senza indirizzo, o non so dove ancora” 266 LENIN subito, con un decreto tali comitati, benché nessuno avesse proposto simili decreti! Dissero che la questione era connessa con una riforma della legge elettorale e deirautoamministrazionc locale, menarono cioè semplicemente per le lunghe una cosa urgente e importante, quale la costituzione di commissioni locali che avrebbero aiutato la Duma a risolvere la questione agraria. Dissero che P« andamento dellattività legislativa sarebbe stato alterato », che era pericoloso creare « nelle di- verse località 80 o 90 Dume », che « in sostanza non vi era nessuna necessità di creare organismi quali i comitati locali », ecc, ecc. Si trattava, signori, di semplici pretesti, di un modo di eludere del tutto un problema che la Duma doveva decidere in modo chiaro e preciso: la questione agraria doveva essere risolta da uno Stato de- mocratico o da quello attuale? i contadini, cioè la massa della popo- lazione, doveva prevalere nei comitati locali della terra, o dovevano prevalere i grandi proprietari fondiari? un pugno di grandi proprie- tari fondiari doveva sottomettersi a milioni di uomini del popolo, o milioni di lavoratori dovevano sottomettersi a un pugno di grandi proprietari fondiari? E non mi si parli delPimpotenza, della debolezza, della mancanza di diritti della Duma. Lo so bene, molto bene. Acconsento volentieri a ripeterlo e a sottolinearlo in qualsiasi risoluzione, affermazione, di- chiarazione della Duma. Ma per il problema in esame non si tratta dei diritti della Duma, poiché nessuno di noi non ha nemmeno pensato di fare la minima proposta che trasgredisse la legge sui diritti della Duma. Per la Duma si tratta di esprimere in modo chiaro, preciso e — ciò che è piu importante — giusto i veri interessi del popolo, di dire la verità sulla soluzione della questione agraria, di aprire gli occhi alle masse contadine per metterle in guardia dagli scogli nasco- sti che giacciono lungo la via che porta alla soluzione del problema della terra. Certo, la volontà della Duma non fa ancora legge; lo so benis- simo! Ma della limitazione della volontà della Duma, del suo imba- vagliamento, si occupi chiunque, non però la Duma stessa\ Certo, la decisione della Duma incontrerà ancora tutta la resistenza possibile, ma ciò non giustificherebbe però mai coloro che in anticipo si met- tessero a piegarsi e contorcersi, a inchinarsi e umiliarsi, a conformarsi a una volontà estranea, adattando le decisioni dei rappresentanti po- polari a qualsiasi altra 'volontà. PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 267 Certo, non sarà in fin dei conti la Duma a decidere la questione agraria, non nella Duma si svolgerà Tatto decisivo della lotta delle masse contadine per la terra. Ma possiamo e abbiamo il dovere di aiutare il popolo spiegando la questione, ponendola in modo chiaro , esponendo pienamente la verità, eliminando del tutto qualsiasi infin- gimento ed equivoco se vogliamo essere veramente i rappresentanti del popolo e non dei funzionari liberali, se vogliamo effettivamente servire gli interessi del popolo e gli interessi della libertà. Ma per aiutare effettivamente il popolo bisogna lumeggiare, nella risoluzione della Duma, con la piu completa chiarezza, i tre pro- blemi fondamentali che concernono la terra, che ho chiarito nel mio discorso e che il deputato Kutler ha eluso e imbrogliato. Primo problema: i 79.000.000 di desiatine dei grandi proprietari fondiari e la necessità di cederne ai contadini non meno di 70.000.000. Secondo problema: il riscatto. La riforma agraria apporterà un vantaggio piu o meno serio ai contadini soltanto se questi riceveranno la terra senza riscatto , il quale sarebbe un nuovo capestro messo al collo del contadino, sarebbe un tributo troppo gravoso che peserebbe su tutto il futuro sviluppo della Russia. Terzo problema: il regime democratico dello Stato, necessario per Pattuazione della riforma agraria, e soprattutto i comitati locali della terra eletti a suffragio universale , diretto , eguale e segreto. Senza di ciò la riforma agraria costringerà i contadini ad asservirsi ai grandi proprietari fondiari e non un pugno di grandi proprietari fondiari a soddisfare le rivendicazioni di tutto il popolo, ormai maturate. Ho detto al principio del mio discorso che il ministro delTagri- coltura, signor Vasilcikov, ha conciliato le « destre » con i « cadetti ». Adesso, dopo aver spiegato Timportanza della questione dei 70.000.000 di desiatine di terra appartenenti ai grandi proprietari fondiari, del ri- scatto e — ciò che è più importante — della composizione dei comitati locali della terra, jni basterà citare un passo del suo discorso: « ... Rimanendo su questo terreno — ha detto il signor ministro, alludendo all’ ” intangibilità dei limiti” della grande proprietà fon- diaria e al loro "spostamento” unicamente nell’ ” interesse dello Sta- to” — e ammettendo in determinati casi lo spostamento forzato dei limiti, riteniamo che non scuoteremo... le basi fondamentali della pro- prietà... ». 268 LENIN Avete riflcttutto bene, signori, su queste significative parole del signor ministro? Vale la pena di rifletterci... Bisogna pensarci... il signor Kutler ha convinto pienamente il signor ministro che nella pa- rola « forzata » non v’è nulla che non faccia comodo ai grandi pro- prietari fondiari... Perché?? Ma si, perché a forzare saranno gli stessi signori grandi proprietari fondiari. Spero, signori, di essere riuscito a chiarire qual è, circa la que- stione agraria, il nostro atteggiamento, l’atteggiamento socialdemo- cratico, e verso i partiti «di destra», e verso il centro liberale (i ca- detti). Dovrò ora soffermarmi su un’importante differenza fra il modo di vedere dei socialdemocratici e il modo di vedere dei trudovihj \ nel senso lato di questo termine, cioè di tutti i partiti che sono per il « principio del lavoro », sia i socialisti popolari, sia i trudovikj in senso ristretto, sia i socialisti-rivoluzionari. Da tutto quanto ho detto precedentemente è già evidente che il partito operaio socialdemocratico appoggia incondizionatamente le masse contadine nella loro lotta contro i grandi proprietari fondiari per la terra, per la liberazione dallo sfruttamento feudale. I contadini non hanno e non possono avere un alleato piu sicuro in questa lotta di quanto lo sia il proletariato, il quale piu di ogni altro si è sacrificato per la causa della conquista della libertà e della luce per la Russia. I contadini non hanno e non possono avere altro mezzo per ottenere la soddisfazione delle loro giuste rivendicazioni che l’unione con il proletariato cosciente, il quale lotta sotto la rossa bandiera della social- democrazia internazionale. Ovunque, in tutti i paesi dell’Europa, i partiti liberali hanno tradito i contadini e hanno sacrificato gli inte- ressi di questi ultimi a vantaggio dei grandi proprietari fondiari; an- che da noi, in Russia, come ho mostrato analizzando il programma liberale, cadetto, accade la stessa cosa. Ho già piu volte parlato, nelle parti precedenti del mio discorso, della differenza tra le opinioni dei trudovi\t e quelle dei socialdemo- cratici. Occorre adesso esaminare una delle principali idee del gruppo del lavoro. Per farlo mi permetto di soffermarmi sul discorso del reverendo Tikhvinski. Signori, i socialdemocratici non condividono le conce- zioni della religione cristiana. Noi pensiamo che il significato e il con- tenuto, veramente sociale, culturale e politico del cristianesimo sia PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 269 meglio espresso dalle idee e dalle aspirazioni di ecclesiastici quali l’epi- scopo Evloghi che non da quelle del reverendo Tikhvinski. Ecco per- ché, sia per la nostra concezione del mondo, scientifica, materialistica, estranea a ogni pregiudizio, sia per i nostri compiti generali di lotta per la libertà e la felicità di tutti i lavoratori, noi socialdemocratici abbiamo un atteggiamento negativo verso la dottrina cristiana. Ma, dichiarandolo, ritengo mio dovere dire subito, esplicitamente e aper- tamente, che la socialdemocrazia lotta per la completa libertà di co- scienza e ha un atteggiamento di pieno rispetto verso qualsiasi sincera fede religiosa, se questa fede e le sue pratiche non vengono im- poste con la violenza o l’inganno. Mi sento tanto più in dovere di sot- tolinearlo, in quanto intendo parlare dei miei dissensi con il reve- rendo Tikhvinski, deputato dei contadini, degno di tutto il rispetto per la sua sincera fedeltà agli interessi delle masse contadine, agli in- teressi del popolo, che egli difende in modo energico e coraggioso. Il deputato Tikhvinski appoggia il progetto agrario del gruppo del lavoro, fondato sui principi dell 'eguaglianza nel godimento della terra. Sostenendo questo progetto, egli ha detto: « Ecco che cosa i contadini, che cosa il popolo lavoratore pensa della terra: la terra è di Dio, e il contadino lavoratore ne ha diritto, come ognuno di noi ha diritto all’acqua e all’aria. Sarebbe strano se qualcuno si mettesse a vendere o a comprare l’acqua e l’aria oppure a farne commercio; cosi per noi suona altrettanto strano che qualcuno si metta a commerciare, vendere o comprare la terra. L’Unione conta- dina e il gruppo del lavoro vogliono applicare il principio: tutta la terra al popolo lavoratore. Quanto al riscatto della terra — come venga realiz- zato, mediante il riscatto, con la semplice alienazione senza riscatto — è un problema che non interessa i contadini lavoratori... ». Cosi ha parlato a nome deirUnionc contadina e del gruppo del lavoro il deputato Tikhvinski. L'errore, il profondo errore dei trudovik} consiste proprio nel non interessarsi del problema del riscatto e dei modi di attuare la riforma agraria, mentre in realtà è questo il problema che deciderà se i contadi- ni riusciranno 0 no a liberarsi dall’oppressione dei grandi proprietari fondiari. Non si interessano essi forse del problema della compraven- 270 LENIN dita della terra e dell'eguale diritto per tutti alla terra, mentre questo problema non ha nessuna seria importanza nella lotta per l'effettiva liberazione delle masse contadine dall'oppressione dei grandi pro- prietari fondiari? Il deputato Tikhvinski sostiene l’idea che la terra non si può né vendere né comprare e che tutti i lavoratori hanno eguale diritto alla terra. Comprendo benissimo che quest'idea è ispirata dai motivi piu nobili, dalla viva protesta contro il monopolio e i privilegi dei ricchi parassiti, contro lo sfruttamento dell’uomo da parte delPuomo, sca- turisce dall'aspirazione ad ottenere la liberazione di tutti i lavoratori da ogni oppressione e da ogni sfruttamento. Per questo ideale, per l’ideale del socialismo, lotta il partito ope- raio socialdemocratico. Ma questo ideale non si può raggiungere seguendo la via dell'eguaglianza del godimento della terra fra i pic- coli coltivatori, che il deputato Tikhvinski e i suoi compagni di idee sognano. Il deputato Tikhvinski è pronto a lottare onestamente, sincera- mente e decisamente — e, spero, a lottare sino in fondo — contro il potere dei grandi proprietari fondiari. Ma egli ha dimenticato un altro potere che grava ancor piu sul popolo lavoratore dei nostri giorni, che ancor piu lo opprime, il potere del capitale , il potere del denaro. Egli dice che al contadino pare strana la vendita della terra, del- l'acqua 0 dell'aria. Comprendo come in persone che trascorrono tutta 0 quasi tutta la vita in campagna abbia potuto formarsi una simile concezione. Ma gettate uno sguardo aH’odierna società capitalistica, alle grandi città, alle ferrovie, alle miniere e alle cave, alle fabbriche c alle officine, e vedrete come i ricchi si sono impadroniti e dell'aria e dell'acqua e della terra; vedrete come decine e migliaia di operai sono condannati a esser privi di aria fresca, a lavorare nel sottosuolo, ad abitare nelle cantine, a bere acqua inquinata dalla fabbrica vicina; vedrete come cresce vertiginosamente il prezzo del terreno nelle città e come gli operai vengono sfruttati non solo dai fabbricanti e dagli industriali, ma anche dai proprietari di case, i quali, com’è noto, si fanno più soldi affittando alloggi, bugigattoli, angoli di stanza e tuguri agli operai che non affittando appartamenti ai ricchi. Che PROGETTO DI DISCORSO SULLA QUESTIONE AGRARIA 2?I dire poi della compravendita dell’acqua, dell’aria e della terra, quando tutta la società attuale si regge unicamente sulla compravendita della forza-lavoro , cioè sulla servitù salariata di milioni di uomini? Pensate : si può forse parlare dell’eguaglianza nel godimento del- la terra, del divieto della compravendita della terra quando esiste questo potere del denaro e questo potere del capitale? Si potrà forse liberare il popolo russo dall’oppressione e dallo sfruttamento se a ogni cittadino verrà riconosciuto l’eguale diritto a un eguale appez- zamento di terra, e nello stesso tempo un pugno di uomini possiederà decine di migliaia o milioni di rubli e le masse rimarranno povere? No, signori, finché durerà il potere del capitale non sarà possibile nessuna eguaglianza tra i proprietari di terra, non saranno possibili, saranno ridicoli e assurdi tutti i divieti di vendere e comprare la terra. Tutto, e non soltanto la terra, ma anche il lavoro dell’uomo, anche la persona umana, anche la coscienza, anche l’amore, anche la scienza, tutto inevitabilmente diverrà oggetto di vendita finché durerà il potere del capitale. Dicendo ciò non voglio affatto indebolire la lotta contadina per la terra, diminuirne il significato, l’importanza, l’urgenza. Niente affatto. Ho già detto, e lo ripeto, che questa lotta è giusta e necessa- ria, che i contadini, e nel loro interesse, e nell’interesse del proleta- riato, e nell’interesse di tutto lo sviluppo sociale, devono liberarsi dal giogo della grande proprietà fondiaria feudale. Gli operai coscienti non vogliono indebolire, ma rafforzare la lotta contadina per la terra, I socialisti non cercano di farla cessare, ma vogliono portarla ancor più lontano e per farlo vogliono sbaraz- zarsi di ogni ingenua fiducia nella possibilità di livellare i piccoli coltivatori e di vietare la compravendita della terra mentre esiste lo scambio, il denaro e il potere del capitale. Gli operai, i socialdemocratici, appoggiano in pieno i contadini contro i grandi proprietari fondiari. Ma non la pìccola azienda, anche se livellata, può salvare l’umanità dalla miseria delle masse, dallo sfruttamento e dall’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo. Per salvarla occorre la lotta per la distruzione di tutta la società capita- listica e la sua sostituzione con la grande produzione socialista. Que- sta lotta è condotta oggi in tutti i paesi del mondo da milioni di operai socialdemocratici coscienti. E solo associandosi a questa lotta, 272 LENIN le masse contadine possono, dopo aver abbattuto il loro primo ne- mico, il grande proprietario fondiario feudale, condurre una lotta vit- toriosa contro il loro secondo nemico, pili terribile, il potere del capitale! Scritto fra il 21 e il 25 marzo (3 c 7 aprile) 1907. Pubblicato per la prima volta nel 1925, nella Miscellanea di Lenta. IV. UN LETTO MORBIDO, SU CUI SI DORME MALE I dibattiti sulla questione agraria alla Duma sono molto istrut- tivi. È necessario soffermarsi piu particolareggiatamente sui discorsi dei capi dei diversi partiti e penetrarne il contenuto. II punto principale della questione agraria è indubbiamente Pat- teggiamento verso la grande proprietà fondiaria. Le masse contadine lottano contro questa, volendo ottenere la terra per loro. Qual è Patteggiamento dei diversi partiti verso questa lotta? I socialdemocratici hanno avanzato direttamente, esplicitamente la rivendicazione dell' alienazione senza riscatto. Il rappresentante della socialdemocrazia, Tsereteli, ha dimostrato con forza, nel suo discorso, la falsità della difesa dei «diritti» della grande proprietà fondiaria, ha spiegato che questa trae le sue origini dalla rapacità, ha mostrato Pinfinita ipocrisia dei discorsi sulla imprescrittibilità della proprietà privata, ha confutato il presidente dei ministri, il quale intendeva per «interessi dello Stato» non gli interessi del popolo, ma quelli di un pugno di grandi proprietari fondiari con il quale il potere statale è intimamente legato. Aggiungete a ciò la proposta, fatta dal compagno Tsereteli alla fine del suo discorso, di far passare il problema all'esame dei comitati locali della terra (eletti, naturalmente, a suffragio generale, diretto, eguale e segreto), e avrete un quadro organico e preciso della posi- zione del proletariato circa la questione della terra. I diritti dei grandi proprietari sulla terra vengono negati. Il metodo per giungere alla riforma viene chiaramente definito: comitati locali, e ciò significa prevalenza degli interessi dei contadini su quelli dei grandi proprietari fondiari; alienazione senza riscatto, e ciò significa piena difesa degli 18-75 274 LENIN interessi dei contadini e lotta implacabile contro la cupidigia di classe dei grandi proprietari fondiari. Passiamo ai trudovify. Karavaiev non ha enunciato il principio « alienazione senza riscatto » in modo completamente chiaro e pre- ciso. Il rappresentante dei contadini ha presentato in modo meno energico le rivendicazioni del popolo verso i grandi proprietari fon- diari di quanto Tabbia fatto il rappresentante degli operai. Non è stata avanzata chiaramente la rivendicazione di demandare il proble- ma a comitati locali, non si è levata una protesta contro le intenzioni dei liberali (i cadetti), i quali volevano che la discussione di un pro- blema acuto fosse relegata in una commissione, lontano dal popolo, lontano dalla pubblicità, lontano dalla libera critica. Nonostante tutte queste lacune del discorso del trudovik, se lo si paragona a quello del socialdemocratico, dobbiamo tuttavia riconoscere che il primo ha difeso la causa dei contadini contro i proprietari fondiari; ha aperto gli occhi al popolo rivelando le condizioni miserevoli delle masse con- tadine; ha contestato le conclusioni di Iermolov e degli altri sosteni- tori della classe dei grandi proprietari fondiari che negavano la ne- cessità di estendere il possesso fondiario contadino; ha fissato il minimo del bisogno di terra dei contadini, 70.000.000 di desiatine, e ha spiegato che, fra le terre dei grandi proprietari fondiari, dell’ap- pannaggio e altre, esistono, per il soddisfacimento di questo bisogno, piu di 70.000.000 di desiatine. Il tono generale del suo discorso, ripe- tiamo — nonostante i difetti da noi sottolineati — , è stato quello di un appello al popolo, era ispirato dal desiderio di aprire gli occhi al popolo... Vediamo il discorso del cadetto Kutler. Abbiamo subito di fron- te a noi un quadro del tutto diverso. Si sente che dal campo dei di- fensori conseguenti (socialdemocratici), o un po’ esitanti ( trudotriki ), dei contadini contro i grandi proprietari fondiari siamo capitati nel campo di questi ultimi^ i quali comprendono Finevitabilità delle « con- cessioni », ma fanno tutti gli sforzi per cedere il meno possibile . Kutler ha detto di essere « d’accordo » con i trudoviki , ha parlato delle sue « simpatie > per loro soltanto per indorare la pillola, pro- ponendo limitazioni, tagli, riduzioni immediate che, secondo lui, era necessario apportare al progetto dei trudotriJ(t. Tutto il discorso di Kuder è pieno di tutti i possibili argomenti contro i socialdemo- cratici e i trudoviftf. UN LETTO MORBIDO SU CUI SI DORME MALE 275 Per non dare dei giudizi gratuiti analizzeremo passo a passo il suo discorso. Introduzione. Un inchino ai trudovikj . Il cadetto si associa al- l’idea principale, simpatizza caldamente... ma ... ma ... il progetto del gruppo del lavoro « non si limita al compito semplice e chiaro di aiutare i contadini con poca terra. Va piu lontano, mira a rinnovare dalle radici tutti i rapporti giuridici agrari esistenti» (tutte le cita- zioni sono prese dal resoconto del Tovarìstc). Dunque: a parole , «simpatia» per il contadino; di fatto, limi- tazione delle sue rivendicazioni. A parole, dalla parte del contadino; di fatto, dalla parte del grande proprietario fondiario. E Kutler asserisce ancora alla Duma che il trudovi\ non si limita a un compito semplice e chiaro ! Pensate un po’ lettore: il trudovikj parla esplicitamente dei jo.ooo.ooo di desiatine che bisogna trasferire dalle mani dei grandi proprietari fondiari nelle mani dei contadini. Ciò non è «chiaro», non è «semplice»! Per la « chiarezza » bisogna parlare della norma di lavoro, della norma di consumo, della superficie del nadiel stabilita nel 1861. E il signor Kutler parla, parla, parla. Con un profluvio di parole su tutti questi problemi insignificami imbottisce i crani degli ascoltatori per giungere a una conclusione: «secondo me... mancano 30.000.000 di desiatine » per portare i nadiel contadini alla norma del 1861, e questa norma è ancora inferiore alla norma di consumo. Ed è tutto. Null’altro circa l’entità del bisogno e il suo soddisfacimento. Ma è forse questa una risposta sui 70.000.000 di desiatine? Voi cercate semplicemente una scappatoia, stimati paladini della « libertà del popolo», menate il can per l’aia per non rispondere! Devono i 70.000.000 di desiatine passare nelle mani dei contadini? Si o no? E per mostrare ancora più chiaramente qual è il contenuto di queste scappatoie convalideremo i dati a cui si è richiamato il trudovi ^ con i risultati generali della piu recente statistica agraria. Secondo i’indagine del 1905 si trovano in mani di privati complessi- vamente 101. 700.000 desiatine. Di queste, 15.800.000 appartengono a società e cooperative, 3.200.000 a proprietari con non più di 20 de- siatine, 3.300.000 a quelli che posseggono da 20 a 50 desiatine e 79 milioni e 400.000 a proprietari con più di 50 desiatine. Il numero di questi ultimi è complessivamente di 133.898. Ognuno di loro ha quindi in media 594 desiatine. Ammettiamo di lasciare a ciascuno di V 6 LENIN questi signori 50 desiatine: in tutto saranno 6.900.000 di desiatine. Detraiamo questi 6.900.000 dai 79.400.000 e otterremo 72.500.000 de- siatine sottratte alla grande proprietà fondiaria e resi liberi , senza contare le terre dell appannaggio, del demanio , delle chiese, dei mo- nasteri, ecc. Vediamo quindi che il trudovi\ non ha ancora determinato in modo del tutto giusto l’estensione delle terre che possono e devono ottenere i contadini, benché la sua cifra complessiva (70.000.000 di desiatine) si avvicini alla realtà. Abbiate dunque la bontà di dare una risposta semplice e chiara, signori cadetti: bisogna o no trasferire jo.ooo.ooo di desiatine dai grandi proprietari fondiari ai contadini? Invece di una risposta esplicita, il nostro ex ministro e attuale ipocrita liberale si dimena come il diavolo alla messa ed esclama pa- teticamente : « Ma esiste forse il diritto [diritto alla terra, secondo il progetto del gruppo del lavoro] di entrare in un locale in cui tutti i posti sono già occupati? ». Buona, nevvero? 11 problema dei 70.000.000 di desiatine viene eluso. Il signore liberale risponde ai contadini: il locale è occupato . Eliminato lo spiacevole problema dei 70.000.000 di desiatine (che ignoranti questi contadini! che noia con i loro 70.000.000!), Kutler incomincia a muovere obiezioni ai trudoviki circa P« attuazione pra- tica » della nazionalizzazione della terra. Le sue non sono che perfide chiacchiere ingannatrici, poiché se i 70.000.000 di desiatine rimarranno ai grandi proprietari fondiari non ci sarà nulla da nazionalizzareì Ma il signor Kutler parla proprio per nascondere i suoi pensieri. In che cosa consiste questa obiezione contro la nazionalizzazio- ne della terra? « Mi sembra che ci si possano immaginare condizioni politiche in cui il progetto della nazionalizzazione della terra potrebbe acquisire for- za di legge, ma non posso immaginarmi nel prossimo futuro condizioni politiche tali da rendere questa legge effettivamente operante ». Solido e convincente. Un funzionario liberale che per tutta la vita « ha piegato in modo pittoresco la schiena » non può immaginarsi UN LETTO MORBIDO SU CUI SI DORME MALE 277 condizioni politiche in cui il potere legislativo appartenga al popolo. Di consueto accade — allude il nostro caro liberale — che il potere appartenga a un pugno di grandi proprietari fondiari che lo eserci- tano sul popolo. Si, così accade. Cosi stanno le cose in Russia. Ma è della lotta per la libertà del popolo che si tratta. Si sta discutendo proprio il problema del modo come cambiare le « condizioni politiche » ed economiche del dominio dei grandi proprietari fondiari. E voi muo- vete un’obiezione dicendo che oggi il potere appartiene ai grandi proprietari fondiari e che bisogna piegare ancor piu in basso la schiena: « Non v’è motivo e non è giusto rendere complicato il compito semplice e indiscutibilmente utile di aiutare la popolazione contadina... ». Le orecchie non crescono più su della fronte, non crescono! E il signor Kuder parla, parla senza fine per dire che invece della nazionalizzazione « irrealizzabile » occorre soltanto l’« esten- sione delle terre in godimento dei contadini ». Quando si parlava di estendere il possesso fondiario (e non il go- dimento della terra , stimatissimo!) dei contadini con i 70.000.000 di desiatine appartenenti ai grandi proprietari fondiari , il signor Kutler è passato al problema della « nazionalizzazione ». E dal problema della « nazionalizzazione » è tornato su quello dell 1 * estensione »... Forse, pensava, non si ricorderanno più dei 70.000.000 di desiatine ! Il signor Kutler difende esplicitamente la proprietà privata della terra. Egli dichiara che la sua abolizione sarebbe una «gran- dissima ingiustizia ». « Poiché nessuno propone di abolire la proprietà in generale, è ne- cessario riconoscere con tutte le forze resistenza della proprietà della terra ». Poiché non è possibile fare oggi stesso due passi avanti, « è ne- cessario» rinunciare anche a farne uno! Questa la logica dei liberali. Questa la logica della cupidigia dei grandi proprietari fondiari. L’unico punto nel discorso del signor Kutler che a prima vista si potrebbe ritenere una difesa degli interessi dei contadini e non dei 278 LENIN grandi proprietari fondiari è quello in cui ammette l’ alienazione for- zata delle terre di proprietà privata. Ma si sbaglierebbe profondamente chi prestasse fede al suono di queste parole. L’alienazione forzata della grande proprietà fon- diaria sarà vantaggiosa per i contadini quando, e solo quando, i gran- di proprietari fondiari verranno effettivamente forzati a cedere ai contadini molta terra, e a cederla a un prezzo basso. Ma se ì proprie- tari forzeranno ì contadini a pagare a un alto prezzo dei miseri faz- zoletti di terra? Le parole: «alienazione forzata» non dicono ancora assoluta- mente nulla dal momento che non vi sono effettive garanzie che i grandi proprietari fondiari non inganneranno i contadini. Il signor Kutler non solo non propone nessuna di queste garan- zie, ma, al contrario, con tutto il suo discorso, con tutta la sua po- sizione cadetta, le esclude. I cadetti non vogliono nessuna attività fuori della Duma e propagandano apertamente dei comitati locali con una composizione antidemocratica', rappresentanti dei contadini e rap- presentanti dei grandi proprietari fondiari in egual numero e il pre- sidente designato dal governo! Ciò nuH’altro significa se non che saranno i grandi proprietari fondiari a forzare i contadini. Aggiungete a questo che Pestimo della terra sarà fatto da quegli stessi comitati dei grandi proprietari fondiari , che i cadetti già ora vogliono imporre ai contadini (cfr. la fine del discorso di Kutler)' metà degli obblighi pecuniali per la terra (l’altra metà sarà pagata ancKessa dai contadini , sotto forma però di aumento delle imposte), e vi convincerete che i signori cadetti preparano un letto morbido su cui si dorme male . 1 socialdemocratici e i trudovtki hanno parlato alla Duma in favore dei contadini. Le destre c i cadetti, in favore dei grandi pro- prietari fondiari. È un fatto, e nessuna scappatoia e nessuna vuota frase riuscirà a nasconderlo. Hasce E\ho t n. i, 25 marzo 1907. LA DUMA E L’APPROVAZIONE DEL BILANCIO L’approvazione del bilancio da parte della Duma ha una gran- dissima importanza politica. Secondo la lettera della legge, i diritti della Duma sono insignificanti, e nelle sue azioni il governo non è per nulla impegnato dal consenso della Duma. Ma, di fatto, per l’approvazione del bilancio esiste una certa dipendenza del governo dalla Duma: lo riconoscono tutti, e lo sottolineano particolarmente i liberali borghesi, i cadetti, che sono propensi a sostituire con frasi pompose su questa dipendenza la definizione dei modesti limiti di questa modesta dipendenza. Il governo ha bisogno di denaro, un prestito è necessario. E senza il consenso diretto o indiretto della Du- ma o non si riuscirà a contrarre il prestito, oppure si riuscirà soltanto con grande difficoltà e a condizioni cosi gravose che peggioreranno fortemente la situazione. È del tutto evidente che, date queste condizioni, il dibattito alla Duma sul bilancio e la sua votazione rivestono una duplice impor- tanza politica. Innanzi tutto, la Duma dovrà aprire gli occhi al popolo facendogli conoscere tutti i metodi di quella spoliazione organizzata, di quella rapina sistematica, impudente del patrimonio del popolo da parte di un pugno di grandi proprietari fondiari, di funzionari e di ogni sorta di parassiti, che in Russia viene chiamato « amministra- zione dello Stato ». Spiegarlo al popolo dalla tribuna della Duma si- gnifica aiutare il popolo nella lotta per la « libertà del popolo », della quale tanto parlano i Balalaikin 54 del liberalismo russo. Quali che siano le sorti future della Duma, quali che siano i prossimi passi del governo e le sue « intenzioni », soltanto la coscienza e l’organizzazione delle masse deciderà comunque, in fin dei conti , l’esito della lotta LENIN 280 per la libertà. Chi non lo comprende si attribuisce invano l’appella- tivo di democratico. In secondo luogo, un’implacabile critica aperta del bilancio e un voto conseguentemente democratico hanno un’importanza per l’Euro- pa e per il capitale europeo, e persino per larghi strati della piccola e media borghesia che dà denaro in prestito al governo dei signori Stolypin e soci. E i banchieri e gli altri alti papaveri del capitale internazionale dànno denaro in prestito a costoro per trarne lo stesso profitto per il quale « rischia > qualsiasi altro usuraio. Se non fossero certi che il denaro dato in prestito è al sicuro e che da esso si riceve- ranno regolarmente gli interessi, nessuno amore per 1 *« ordine » (e la « Russia * è per la borghesia europea, intimorita dal proletariato, il modello desiderato dell’ordine che regna in un cimitero) costrin- gerebbe tutti questi Rothschild, Mendelson e altri ad allentare i cor- doni della loro borsa. Dalla Duma dipende in misura molto notevole il consolidamento o l’indebolimento della fiducia dei magnati del capitale finanziario nella solidità e nella solvibilità della ditta « Stoly- pin e soci ». E poi i banchieri non sarebbero in grado di concedere prestiti di miliardi se la larga massa borghese non avesse fiducia nel governo russo. E i giornali borghesi prezzolati di tutto il mondo, corrotti dai banchieri e dal governo russo, ingannano sistematicamen- te questa massa. La corruzione dei giornali europei piò diffusi per farli scrivere in favore dei prestiti alla Russia è un fenomeno « nor- male ». Persino a Jaurès sono stati offerti 200.000 franchi perché ri- nunciasse alla campagna contro il prestito russo, a tal punto il nostro governo apprezza l'« opinione pubblica* persino di quegli strati della piccola borghesia francese che possono simpatizzare per il so- cialismo. Tutta la grande massa della piccola borghesia dell’Europa ha una minima possibilità di controllare il vero stato delle finanze russe, Teffettiva solvibilità del governo russo, o, meglio, non possiede quasi nessun mezzo per scoprire la verità. La voce della Duma, i cui di- battiti e le cui decisioni verranno immediatamente conosciuti da tutto il pubblico europeo, ha a questo riguardo una grandissima importan- za. Nessuno potrebbe fare tanto per privare Stolypin e soci dell’ap- poggio finanziario europeo quanto la Duma. Ne consegue in modo ovvio il dovere della Duma « di opposi- zione». Questo dovere l’hanno adempiuto solo i socialdemocratici. LA DUMA E L APPROVAZIONE DEL BILANCIO 281 Secondo l’ammissione del giornale semicadetto Tovaristc , proprio i socialdemocratici, nel discorso sul bilancio del deputato Alexinski, hanno posto più di ogni altro il problema sul piano dei principi. E, nonostante il parere del Tovaristc , essi hanno agito giustamente pre- sentando una dichiarazione chiara, esplicita, precisa, suirinammissi- bilità per i socialdemocratici di approvare un bilancio come quello russo. Bisognava però aggiungere alla dichiarazione lesposizione del punto di vista socialista sul bilancio di uno Stato borghese di classe. Hanno seguito i socialdemocratici soltanto ì populisti di estre- ma sinistra, cioè i socialisti-rivoluzionari. La massa della demo- crazia contadina, i trudovti \i e i socialisti popolari, oscillano come sempre fra il partito liberale e il proletariato: il piccolo coltivatore segue la borghesia, benché l’intollerabile giogo della « pressione » fi- scale e feudale lo spinga con forza verso la classe operaia in lotta. I liberali, finché i trudovikj li seguono, continuano a dirigere la Duma. Quando i socialisti dicono che i cadetti nella questione del bilancio hanno una funzione proditoria, questi rispondono... con scherzi di cattivo gusto o con frasi del tipo di quelle usate dal Novoie Vremia , come l’esclamazione di Struve sul gesto ad effetto dei so- cialdemocratici ecc. Ma non riusciranno né con scherzi, né con scappatoie, né con vuote frasi a cavarsela: i due compiti democratici , da noi indicati più sopra, sono stati trascinati nel fango dal liberalismo borghese. II tradimento della rivoluzione da parte dei liberali consiste, come abbiamo più volte spiegato, non nelle transazioni individuali, non nel tradimento di singoli individui, ma nella politica di classe di egoistica conciliazione con la reazione, nell’appoggio diretto e indi- retto a questa dato. Ed è proprio questa la politica che fanno i ca- detti per il bilancio. Invece di spiegare al popolo la verità, ne addor- mentano l’attenzione, mettendo appositamente avanti dei burocratici, uomini rinchiusi in un astuccio, come Kutler. Invece di spiegare all’Europa la verità, rafforzano la posizione del governo, sperdendo la loro critica in minuzie, rifiutandosi così di confermare agli occhi dell’Europa la bancarotta della ditta Stolypin e soci. Anche prima i cadetti facevano segretamente questa politica vile, filistea. Durante la campagna elettorale per la II Duma a Pietro- burgo i socialdemocratici avevano spiegato nelle assemblee popolari che nella primavera del 1906 i cadetti aiutarono il governo a farsi impre- 282 LENIN stare due miliardi di franchi per le repressioni, le corti marziali e le spedizioni punitive. Clemenceau aveva dichiarato ai cadetti che avreb- be sollevato una campagna contro il prestito se il loro partito si fosse pronunciato formalmente per l’inammissibilità, per il popolo russo, di quel prestito. I cadetti si rifiutarono di farlo e contribuirono cosi a procurare il denaro per la controrivoluzione. Di questa bella im- presa essi non dicono nulla, ma oggi, alla Duma, ciò che era segreto diventa evidente. La stessa impresa indicibilmente infame la conv piono apertamente alla Duma. È ora di denunciarla dalla tribuna della Duma in tutti i suoi particolari e di dire tutta la verità al popolo. Nasce E\ho , n. 2, 27 marzo 1907. LA CORNACCHIA LODA IL CORVO... I cadetti lodano quelli del Novaie Vremia. Quelli del Novoie V remia lodano i cadetti. Il partito della « libertà del popolo » è Con- tento del discorso di chiusura sul bilancio del signor ministro. Il partito di coloro che sono sempre contenti di tutti i ministri è con- tento che i cadetti, capi del « centro » della Duma, acconsentano ad approvare il bilancio del ministero dello scioglimento della Duma. «Se occorresse dimostrare che il dibattito generale sul bilancio è stato condotto alla Duma non infruttuosamente — comincia so- lennemente l'editorialista della Riec (28 marzo) —, il discorso di chiusura del ministro delle finanze ne sarebbe una brillante dimo- strazione ». In che consiste dunque questa brillante dimostrazione? Nel fatto che nel signor ministro « non è rimasta nemmeno Tombra » del precedente « tono altezzoso e sermoneggiante », « irritato e ironico »... La risposta del signor ministro è stata corretta nella for- ma, e, nel suo contenuto, ha mostrato di « tributare rispetto verso la forza della critica della Duma». Il signor ministro ha confortato la Duma, affermando che gode di maggiori diritti di quanto sembri, ha fatto dei complimenti al partito della libertà del popolo, compli- menti « che, del resto, con la votazione seguente, ha meritato la stra- grande maggioranza della Duma » (consenso di passare la questione del bilancio a una commissione). Si, sono queste le brillanti dimostrazioni, fornite dai cadetti, della « non infruttuosità » dei lavori della Duma, i cui frutti consistono non in una sia pur minima seria intenzione di migliorare l’effettivo stato di cose; non nelTaver insegnato alle masse qualche cosa e di averle indotte a chiarire a se stesse alcuni obiettivi, nascosti dairor- 284 LENIN pello costituzionale. Affatto. I frutti consistono nel fatto che il mini- stro è divenuto piu corretto, piu gentile, gentile con coloro che ac- consentono, a nome della « rappresentanza popolare », ad accettare qualsiasi compromesso. I liberali acconsentono a prostituire la rappresentanza popolare per rafforzare le basi del dominio centonero. Il governo di Stolypin acconsente, a questa condizione, a non sciogliere {per ora..) la Duma. Le due parti sono piene di gioia e / di intenerimento l’una per l’altra. II Novoie V remia di quest’oggi, senza lasciarsi sfuggire l’occa- sione di rampognare i cadetti per la composizione «ebraica» di una commissione di fede ortodossa, pubblica al tempo stesso lunghi ra- gionamenti del suo cronista parlamentare sul perché non è vantag- gioso lo scioglimento della Duma. « Persino dal punto di vista degli elementi molto a destra, in questo momento lo scioglimento della Duma sarebbe molto indesiderabile e dannoso». Non si può modi- ficare la legge elettorale senza un colpo di Stato, e se si eleggesse la nuova Duma con l’attuale legge, ci si potrebbe «privare del centro che esiste ora nella II Duma». Questo centro, secondo le parole del collaboratore del Novoie Vremia, « comincia con gli ottobristi e giun- ge, attraverso i rinnovatori pacifici, gli indipendenti, i polacchi e i cadetti, sino ai trudovihj ». «11 centro odierno si attiene indubbia- mente a un punto di vista rigidamente monarchico costituzionale e finora ha mirato in tutti i modi a un lavoro organico. Ci priveremmo comunque [se la Duma venisse sciolta] di questo centro. Ci prive- remmo quindi dell’ approvazione del bilancio da parte della Duma, poiché io penso che sia assolutamente fuor di dubbio che il bilancio presentato dal ministero — con alcune insignificanti [udite!] modi- ficazioni — sarà approvato dalla II Duma ». Cosi scrive il Novoie Vremia. Il suo ragionamento è estrema- mente chiaro. 11 modo di vedere di coloro che sono molto a destra e desiderano nello stesso tempo di salvaguardare oggi la Duma è espo- sto magnificamente. Nelle alte sfere dirigenti sono in lotta due tendenze: sciogliere la Duma, o per ora salvaguardarla. Il Novoie Vremia ha già da molto tempo sviluppato, esposto, e sostenuto, caso per caso — o, meglio, caso mai! — , e continua a sostenere oggi la prima politica. Ma esiste an- che un’altra politica delle alte sfere dirigenti: avremo sempre il tempo di sciogliere la Duma, e se la Duma approva il bilancio sarà certo LA CORNACCHIA LODA IL CORVO... 285 piu facile ottenere il prestito. È dunque piu vantaggioso attendere. La minaccia dello scioglimento rimane, e con questa minaccia « noi » faremo costantemente pressione sui cadetti, costringendoli, in modo evidente per tutti, a spostarsi a destra. Questa seconda politica è indubbiamente piu sottile, e migliore dal punto di vista degli interessi dei grandi proprietari terrieri rea- zionari. La prima è più rozza, grossolana, affrettata, mentre la $e- seconda è più meditata, perché « tiene in riserva » lo scioglimento e, nello stesso tempo, permette al governo di utilizzare i liberali . L’ap- provazione del bilancio da parte della Duma equivale quasi al con- senso di firmare una cambiale, consenso che si dà a un bancarottiere. È più vantaggioso ricevere una cambiale con una nuova scadenza dilazionata , e sciogliere poi la Duma, invece di scioglierla subito senza cercare di dilazionare la scadenza della cambiale. E, oltre all’approvazione del bilancio, non vi possono essere for- se anche altre simili cambiali? Per esempio, dal punto di vista dei grandi proprietari fondiari, i cadetti hanno già migliorato il loro pro- getto agrario. Passi dunque questo progetto attraverso la Duma, per poi essere esaminato e ulteriormente migliorato dal Consiglio di Stato. Se « noi » scioglieremo la Duma in quel momento, avremo non una ma due cambiali dilazionate. « Noi » avremo la possibilità di ottenere dall’Europa non uno, ma due miliardi. Uno, in occasione dell’approvazione del bilancio da parte della Duma, in base cioè alla « gestione statale, passata attraverso il crogiolo di un controllo ri- gidamente costituzionale». L’altro, in occasione della «grandiosa riforma, passata attraverso il lavoro creativo, veramente costituzionale della rappresentanza popolare». Il Consiglio di Stato correggerà un pochino il progetto agrario cadetto, che già ora trabocca di frasi più che vaghe, che non precisano nulla. Di fatto tutto dipende dalla composizione dei comitati agrari locali. I cadetti sono contrari alla loro elezione a suffragio universale, diretto, eguale e segreto: vogliono una rappresentanza paritetica dei grandi proprietari fondiari e dei contadini, con un controllo da parte del governo. Il governo e i grandi proprietari fondiari, accettando questa idea fondamentale dell’ottimo progetto liberale, non rischiano nulla, poiché siffatti comitati, con la benevola collaborazione del Con- siglio di Stato, di Stolypin e soci, trasformeranno indubbiamente, as- solutamente P« alienazione» forzata della grande proprietà fondiaria 286 LENIN in asservimento forzato del contadino mediante un nuovo riscatto rovinoso da pagarsi per terreni sabbiosi, paludosi e appena disboscati che gli saranno assegnati. Questo il vero significato della politica del governo e della po- litica dei cadetti. I liberali aiutano con il loro tradimento i grandi proprietari fondiari a sbrigare abilmente un buon affare. Se i conta- dini — i « irudovikl » — continueranno a seguire i liberali, nonostante siano stati messi in guardia dalla socialdemocrazia, l’inganno dei contadini da parte del grande proprietario fondiario, con l’aiuto del- l'avvocato liberale, sarà inevitabile. Scritto il 28 (10 aprile) i < 507 . Nasce n 2Q marzo i 9c , 7 4 I BELLICOSI INTELLETTUALI CONTRO LA SUPREMAZIA DELL’INTELLETTUALITÀ’ Nel n. 13 della Narodnaìa Duma è pubblicato un progetto di risoluzione infinitamente lungo sulle organizzazioni operaie di mas- sa e sul congresso operaio, da presentare all’imminente congresso e steso da un gruppo di scrittori e di pratici menscevichi. A differenza delle altre risoluzioni dei menscevichi (sulla Duma e sulla « piatta- forma tattica »), i nomi degli scrittori non sono menzionati. Non si sa se questa lacuna è dovuta al caso o se essa significa che fra i men- scevichi si è costituito un altro schieramento per la questione in esame. Ricorderemo che un fervente menscevico e sostenitore del congesso operaio come E 1 aveva dichiarato: «Soltanto una parte dei menscevichi ha un atteggiamento piu o meno favorevole al congresso operaio » (p. 82 della raccolta II congresso operaio di tutta la Russia . Intorno al congresso ordinario del POSDR). Ma passiamo al contenuto della risoluzione, che è divisa in due parti: A e B. La prima offre, nei considerando, un’infinita quantità di luoghi comuni sul vantaggio dell’organizzazione e dell’unifica- zione delle masse operaie. « Per darsi tono », come diceva Bazarov , l’organizzazione viene trasformata in autoorganizzazione . È vero che questa parola, di fatto, non vuol dire nulla, non contiene nessuna idea precisa, ma è in compenso il termine prediletto dei sostenitori del congresso operaio! Non importa se questa « autoorganizzazione » sia soltanto un arzigogolo da intellettuali, che nasconde l’effettiva povertà di idee organizzative; all’operaio non sarebbe mai venuto in mente di escogitare 1 « autoorganizzazione »... Nei considerando si critica la socialdemocrazia per la «funzione preminente e determinante esercitata in essa dall’intellettualità, in confronto a quella esercitata dai suoi elementi proletari ». Critica in- 288 LENIN teressante. Per ora non ci soffermeremo ad analizzare il suo vero si- gnificato storico e sociale perchè ciò porterebbe a un'ampia digres- sione dal tema in esame. Chiederemo soltanto: compagni «scrittori e pratici menscevichi », perché non cominciate da voi stessi? Perché il medico non cura se stesso? In ogni frase della vostra risoluzione non trapela forse ciò che voi chiamate « funzione prevalente e de- terminante delTintellettualità >? Perché la vostra «intellettualità» non comincia essa stessa ad appartarsi, lasciando che gli « elementi proleta- ri » elaborino le risoluzioni? Quale garanzia ce che nelle «autoor- ganizzazioni », da voi, « scrittori e pratici menscevichi », progettate, non si ripeta lo stesso fenomeno? Larin, E1 e molti altri sostenitori del congresso operaio « rampo- gnano » la socialdemocrazia per il suo modo di far passare le risolu- zioni. E, in nome di questa critica, degli scrittori « fanno passare » nuovi periodi arcinoiosi e arciprolissi sull'« autoorganizzazione »... Che spettacolo! Rilevando nello stesso tempo l'« influenza ideale e politica » del partito socialdemocratico (cioè del POSDR? o qui è appositamente scelto un termine piu lato per includervi i signori Prokopovic, Ku- skova, Posse e altri?) sugli strati d'avanguardia del proletariato, la risoluzione dice che sarebbe desiderabile \\ unione delle forze » della socialdemocrazia russa « con gli elementi politicamente coscienti del proletariato > (A, punto 6). Provatevi anche solo una volta, compagni, a riflettere sulle parole di cui vi servite per intessere le vostre frasi! Può forse esistere un proletariato «politicamente cosciente» che non sia socialdemocratico ? Se non può esistere, allora le vostre frasi si riducono a una vuota tautologia, a una vacuità gonfia e pretenziosa; allora bisogna parlare di un allargamento del POSDR per includervi i veri socialdemo- cratici che finora non vi sono ancora entrati. Se esiste, allora voi dichiarate proletario cosciente il proletario socialista-rivoluzionario. Negargli una « coscienza politica » sarebbe ridicolo! E ne risulta che, coprendovi con frasi altisonanti sull'* au- toorganizzazione » e sull'« autonomia » del partito di classe , propa- gandate di fatto la disorganizzazione del proletariato attirando gli ideologi non proletari , confondendo l'effettiva autonomia (socialde- mocratici) con l'assenza di autonomia, con la dipendenza dagli ideo- logi borghesi e dalla politica borghese (socialisti-rivoluzionari). 1 BELLICOSI INTELLETTUALI 289 Avete sbagliato porta... Proprio come i vecchi intellettuali « economisti » degli anni 1895-1901, che volevano imporre al proletariato la loro grettezza, la loro incertezza, la loro pusillanimità, le loro velleità, presentandole sotto la bandiera dellV autoorganizzazione », del movimento « ope- raio puro », ccc.! Conclusione della parte A: «il congresso constata che il compito pid importante all’ordine del giorno è di lavorare spalla a spalla con gli elementi d’avanguardia delle masse operaie [dunque anche spalla a spalla con gli operai socialisti-rivoluzionari , e non contro di essi?] per raggruppare queste ultime in organizzazioni autonome, per quan- to modesto sia il carattere politico, a seconda delle circostanze di tem- po e di luogo, che talvolta queste organizzazioni assumono o dovran- no assumere ». Che vi è qui di preciso, di concreto, che esca dai limiti delle velleità da intellettuale? Di che si tratta? Non si sa. Prendiamo le cooperative di consumo, che sono indubbiamente un raggruppamento di operai. Il loro carattere è politicamente abba- stanza modesto. Sono forse organizzazioni « autonome »? Dipende dal modo di vedere. Per i socialdemocratici sono effettivamente au- tonome soltanto le associazioni operaie penetrate di spirito socialde- mocratico , e non solo penetrate da questo « spirito», ma anche legate con la tattica e la politica della socialdemocrazia, essendo entrate nel partito socialdemocratico 0 fiancheggiandolo . Per i sindacalisti, per i collaboratori del Biez Zaglavia y per i so- stenitori di Posse", per i socialisti-rivoluzionari, per gli «indipen- denti [borghesi] progressisti » sono invece autonome soltanto le as- sociazioni operaie che non entrano nel partito socialdemocratico e non lo fiancheggiano , non sono legate, per la loro effettiva politica e per la loro tattica, proprio con la socialdemocrazia e solo con la so- cialdemocrazia. Questa differenza di due modi di vedere non è stata da noi in- ventata. Chiunque dovrà riconoscere che effettivamente ci sono pro- prio questi due modi di vedere che si escludono l’un l’altro e lottano fra di loro dappertutto quando si costituiscono « raggruppamenti » di operai per questo o quel motivo. Sono due modi di vedere incon- ciliabili, poiché per la socialdemocrazia l’« apartiticità » (nella tattica e nella politica in generale) è soltanto una copertura, e quindi una 19 - 75 290 LENIN forma particolarmente dannosa di sottomissione degli operai alla ideologia borghese , alla politica borghese. Risultato: in sostanza la risoluzione nella sua conclusione non ha detto nulla. Nel migliore dei casi, è una frase vuota; nel peggiore, una frase nociva che disorienta il proletariato, offusca le verità ele- mentari della socialdemocrazia e spalanca le porte a tutti i borghesi declassati, che in tutti i paesi dell’Europa hanno per lungo tempo recato molto danno al movimento operaio socialdemocratico . Come bisogna correggere la risoluzione? Bisogna eliminare le frasi vuote. Occorre dire semplicemente: i socialdemocratici devono cooperare all’organizzazione di differenti associazioni operaie, come, per esempio, quelle di consumo, preoccu- pandosi costantemente che esse servano di focolaio alla propaganda, agitazione, organizzazione precisamente socialdemocratiche . Questa sarebbe di fatto una risoluzione « politicamente modesta >, ma pratica e socialdemocratica . Ma dalla vostra, signori bellicosi in- tellettuali che siete contro la «funzione prevalente e determinante delPintellettualità », non vien fuori una difesa della causa proletaria, ma una vuota fraseologia da intellettuali. Della seconda parte della risoluzione (B) parleremo la pros- sima volta. "Nasce Efyo, n. 5, 30 marzo 1907. IROSO SMARRIMENTO (Sul congresso operaio ) La seconda parte della risoluzione (B) è dedicata al congresso operaio. Sulla questione i menscevichi hanno già tanto scritto e parlato che non sarebbe male avere una risoluzione che facesse veramente un bilancio, eliminasse i malintesi e i dissensi nell'interpretazione dell'idea, una risoluzione che desse una chiara e precisa direttiva al partito. Basti dire che nel piu recente elenco della letteratura russa sul congresso operaio (opuscolo II congresso operaio di tutta la Russia menzionato piu sopra) vengono enumerati non meno di quin- dici titoli di opuscoli e giornali che trattano il problema secondo il modo di vedere menscevico. Vediamo dunque quali sono i frutti di questa «discussione». Primo punto dei considerando: « Le organizzazioni operaie di massa, che sorgono e si formano esclusivamente sul terreno dei bisogni e delle necessità professionali, lo- cali [?] e, in generale [?], di gruppo, hanno di per sè, se i partiti o le organizzazioni proletarie socialdemocratiche non esercitano su di esse un'influenza, la tendenza immediata a limitare lorizzonte intellettuale e politico delle masse operaie all’angusta sfera degli interessi profes- sionali (e, in generale, privati) e dei bisogni quotidiani di singoli strati o gruppi del proletariato ». Quali organizzazioni di massa possano formarsi sul terreno di interessi di gruppo , lo sa Allah. Per gruppo s'intende sempre qualcosa di minuto, diametralmente opposto alla massa. Gli autori Jella ri- soluzione infilano una parola dopo l'altra senza pensare al loro con- tenuto concreto, preciso. 19 * 292 LENIN E poi, che cosa significa organizzazioni di massa sul terreno dei bisogni locali ? Quale tipo di organizzazione si intende? Ancora una volta la cosa non è chiara. Se si tratta di organizzazioni come le as- sociazioni di consumo, le cooperative, ecc., il tratto che li distingue non consiste affatto nel loro carattere locale. L’amore dei menscevichi per i luoghi comuni, la loro rinuncia airesposizione concreta del pro- blema costituiscono una caratteristica prettamente da intellettuali, che è assolutamente estranea al proletariato e, secondo il suo modo di vedere, dannosa. Per il loro significato letterale, le parole «organizzazioni operaie di massa sul terreno dei bisogni e delle necessità locali » comprendono i soviet dei deputati operai. È questo un tipo di organizzazione ope- raia di massa molto noto in Russia nell’epoca rivoluzionaria. Si può dire con certezza che è raro l’articolo che tratti del congresso operaio e delle organizzazioni operaie di massa in generale il quale non men- zioni questo tipo di organizzazione. La risoluzione — quasi a deri- sione della richiesta di una esposizione precisa e concreta di determi- nate idee e parole d’ordine — non fa parola dei soviet dei deputati operai, dei consigli dei delegati operai, ecc. Risulta che ci si offre una certa critica reticente di certe orga- nizzazioni di massa locali senza avere assolutamente toccato il pro- blema del loro valore positivo , delle condizioni della loro attività, ecc. Ancora, per quanto si corregga nelle sue parti questo primo pun- to dei considerando, terribilmente infelice, in esso rimane una erroe- nità generale, capitale. « Senza l’influenza dei partiti proletari social- democratici », non soltanto le organizzazioni professionali, non sol- tanto quelle locali, non soltanto quelle di gruppo, ma anche le or- ganizzazioni politiche di massa non locali «hanno la tendenza a limitare l’orizzonte degli operai ». Il primo punto dei considerando doveva, secondo le intenzioni degli autori, spiegare il passaggio al « congresso operaio di tutta la Russia » : le organizzazioni locali, professionali, ecc., secondo loro, limitano l’orizzonte, ed ecco il congresso operaio di tutta la Russia ecc. Ma la logica tradisce definitivamente gli stimatissimi « scrittori e pratici », poiché l’influenza o la mancanza dell’influenza della so- cialdemocrazia è possibile in tutti e due i casi! Invece di una contrap- posizione è risultata una confusione... Secondo punto dei considerando: IROSO SMARRIMENTO 293 « L’idea della convocazione di un congresso operaio di tutta la Russia, allo scopo di dare inizio all’unificazione politica degli operai russi, che è stata accolta con simpatia dagli ambienti operai, inserirà il principio unitario neH’edificazione organizzativa delle masse operaie c metterà in primo piano, di fronte ad esse, gli interessi generali della classe operaia e i suoi compiti nell’attuale rivoluzione russa ». Innanzi tutto, è vero che la famosa «idea» è stata accolta con simpatia dagli ambienti operai? Il quinto punto dei considerando della stessa risoluzione dice: « Ispirazione degli stessi operai alla sua [del congresso operaio] convocazione non si è ancora manifestata in qualche serio passo pratico per prepararlo». Involontariamente qui si è detta la verità. Sul congresso operaio si hanno un mucchio di scritti di intellettuali e nessun serio passo pratico degli stessi operai. Il tentativo di attribuire agli operai una invenzione da intellettuali fallisce. Ancora. Che cos’è il congresso operaio? Il suo scopo c quello «di dare inizio all’unificazione politica degli operai russi». Dunque, il POSDR non ha ancora dato questo inizio, non l’haji- no dato né la dimostrazione di Rostov del 1902, né gli scioperi dei- restate 1903, né il 9 gennaio 1905, né lo sciopero dell’ottobre di quell’anno! Finora esisteva la storia, ma ora non c’è piu! L’« inizio» è stato dato solo perché Axelrod e soci hanno escogitato il congresso operaio... È impareggiabile. Che cosa significa unificazione « politica » degli operai? Se gli autori non hanno inventato appositamente una nuova terminologia per la risoluzione in esame, significa unione intorno a un programma e a una tattica politiche ben definiti . E quali precisamente? Possi- bile che i nostri intellettuali non sappiano che in tutto il mondo ci sono e ci sono state unioni politiche di operai sotto la bandiera della politica borghese ? O ciò non si può riferire alla santa Russia? Forse che nella santa Russia ogni unione politica degli operai è già di per sé un’unione socialdemocratica? I poveri autori della risoluzione sono caduti in una confusione cosi irrimediabile perché non hanno avuto il coraggio di esprimere apertamente l’idea che è effettivamente alla base del congresso ope- raio e che i suoi sostenitori piu sinceri o piu giovani e impulsivi hanno enunciato già da molto tempo. E quest'idea c che il congresso 294 LENIN operaio deve essere un congresso operaio apartitico. Infatti, sarebbe valsa la pena di parlare seriamente di un congresso operaio di partito ? ? Ma i nostri menscevichi avevano paura di dire esplicitamente, apertamente la verità: «unione politica apartitica degli operai »... Fine del punto: l’idea della convocazione del congresso « inserirà il principio unitario nell’edificazione organizzativa delle masse operaie e metterà in primo piano, di fronte ad esse, gli interessi generali della classe operaia e i suoi compiti..* ». Prima Edificazione organizr zativa e poi i compiti , cioè programma e tattica! Non è al contrario che bisogna ragionare, compagni « scrittori e pratici » ? Pensate un po’: si può forse unire l’edificazione organizzativa se non è unita la concezione degli interessi e dei compiti della classe? Pensateci, e vi convincerete che non si può. E i differenti partiti intendono in modo diverso gli interessi ge- nerali della classe operaia e i suoi compiti nell’attuale rivoluzione. Questi compiti, persino nel POSDR unico, vengono intesi in modo diverso dai menscevichi, dai sostenitori di’ Trotski e dai bolscevichi. Pensateci, compagni : è possibile che questi dissensi non si riflettano sul congresso operaio? non verranno in esso a gallai non verrà esso reso piu difficile dai dissensi con gli anarchici, i socialisti-rivoluzionari i trudovUtf, ecc. ecc.? Può forse «l’idea della convocazione del con- gresso operaio» o la sua convocazione eliminare questi dissensi? E risulta che la promessa degli autori della risoluzione : « l’idea della convocazione del congresso inserirà il principio unitario ecc*» o è un innocente sogno di un intellettuale giovanissimo e acceso d’entusiasmo per l’ultimo libriccino letto, oppure è demagogia, cioè un modo di attrarre le masse con una promessa irrealizzabile* No, compagni. È la vera lotta che unisce; sono lo sviluppo dei partiti, la loro prolungata lotta parlamentare ed extraparlamentare che uniscono; è lo sciopero generale che unisce, ecc. Ma con Esperi- mento della convocazione di un congresso apartitico non si arreca la vera unione, non si stabilisce l’unità nella concezione « degli in- teressi e dei compiti». Naturalmente si può dire che la lotta dei differenti partiti nel congresso operaio porterà su un più ampio campo di azione i so- cialdemocratici e li condurrà alla vittoria. Se voi considerate in questo modo il congresso operaio, bisogna dirlo francamente, senza promet- tere i fiumi di rosolio e le rive di pan di Spagna del « principio uni- IROSO SMARRIMENTO 2 95 tario ». Ma se non lo dite francamente correte il rischio che gli ope- rai, disorientati e abbagliati dalle promesse, vengano al congresso per r unificazione politica e vedranno che di fatto esistono grandissimi e inconciliabili dissensi in politica, vedranno che è impossibile un’im- mediata unificazione dei socialisti-rivoluzionari, dei socialdemocra- tici, ecc., e se ne andranno delusi , se ne andranno lanciando maledi- zioni agli intellettuali che li hanno ingannati, alla « politica > in generale, al socialismo in generale. Frutto inevitabile di questa de- lusione sarà il grido; Abbasso la politica! abbasso il socialismo! Essi dividono e non uniscono gli operai! Si rafforzeranno quindi forme primitive di un puro tradunionismo 0 di un ingenuo sindacalismo. Naturalmente la socialdemocrazia in fin dei conti vincerà tutti, supererà tutte le prove, renderà compatti tutti gli operai. Ma questo è forse un argomento in favore di una politica di avventure? Terzo punto dei considerando: « inserendo nei dispersi tentativi di organizzazione delle masse del proletariato socialmente attive [parole grosse, «per darsi tono»!] un simile scopo unificatore concreto, qual è la convocazione di un congresso generale operaio [non è già più di tutta la Russia, ma ge- nerale! cioè di tutti i partiti 0 apartitico? Non abbiate dunque timore, compagni!], la propaganda e l’agitazione per la sua convo- cazione, sarà, a sua volta, un forte stimolo all’aspirazione di questi strati aH'autoorganizzazione [cioè dunque senza Vinfiuenza della socialdemocrazia^ altrimenti ciò non sarà autoorganizzazione] e au- menterà la loro attività a ciò diretta». Questo si chiama mandare da Ponzio a Pilato. Secondo punto: il congresso operaio inserirà il principio unitario. Terzo punto: l’uni- ficazione, per lo scopo concreto del congresso operaio, sarà uno sti- molo all’autoorganizzazione. Per che cosa occorre l’autoorganizza- zione? Per il congresso operaio. Per che cosa occorre il congresso operaio? Per l’autoorganizzazione. Per che cosa occorrono le risolu- zioni di letterati contro la prevalenza deH’intellettualità? Per l’au- tosoddisfacimento degli intellettuali. Quarto punto: « Data la popolarità crescente di cui gode l’idea del congresso operaio negli ambienti operai, un atteggiamento passivo, e soprattut- to ostile, da parte dei partiti [?? è un refuso? partito socialdemo- cratico?] verso i tentativi di tradurlo in atto aprirebbe un ampio 296 LENIN campo agli avventurieri senza principi per spingere gli operai su una falsa strada, e li getterebbe fra le braccia dei vari demagoghi ». È un punto molto adirato. Il suo contenuto è: iroso smarrimen- to. Chi rimproverano? Non lo sanno essi stessi e quindi sparano sui loro. Prenderò Tultimo (V) fascicolo degli Otgolosfy. E. Ciarski con- tro Iu. Larin. Iu. Larin « scopre improvvisamente una panacea or- ganizzativa »... « improvviso ricettario »... « confusione »... « Iu. La- rin non s’accorge di proporre, con un atto ” cosciente ”, di rafforzare le tendenze spontanee della rivoluzione, che sono addirittura nemiche della causa della coesione delle masse operaie. E tutto ciò si fa nel- l’interesse del congresso operaio »... « Ci troviamo, comunque, di fronte a un terreno estremamente favorevole per ogni tipo di 11 demago- gia agraria 11 ... Conclusione del pensiero smarrito del compagno Larin ». Basta, non vi pare? Larin viene accusato dai menscevichi e di demagogia e di avventurismo, poiché il ricettario, la panacea e altri simili complimenti dicono che si tratta precisamente di avventurismo. Risulta che hanno sbagliato mira! In verità, non si riconoscono più fra di loro. Considerate inoltre che se per gli autori della riso- luzione Larin viene messo fra gli avventurieri e i demagoghi, E 1 e soci vanno più lontano di Larin . E 1 scrive addirittura (Il congresso operaio di tutta la Russia , Mosca, 1907) che esistono due tendenze sul congresso operaio, che essi, i menscevichi moscoviti, non sono d’ac- cordo né con i « pietroburghesi » (p. io) né con Larin. I « pietro- burghesi » vogliono soltanto il congresso dell’avanguardia operaia, e ciò è semplicemente una « variante del congresso del partito » (pp. io-ij). Larin « è ritenuto a Pietroburgo un eretico e un conniven- te» (p. io): egli vuole il «partito operaio di tutta la Russia»; i mo- scoviti vogliono Yunione operaia di tutta la Russia. Ci si chiede: se Larin è stato cosi «discriminato» negli Otgolo- slfi, con chi dunque mettere El, Akhmet Ts., Arkhanghelski, Solomin e soci? Ne consegue che sia Larin sia i moscoviti sono compresi fra coloro che l’adirato quarto punto vuole colpire! Ma se vi arrabbiate, cari compagni, e nella vostra risoluzione riprovate la * falsa via », avete il dovere di dire almeno qual è la vera via. Altrimenti il vostro iroso smarrimento diventa del tutto ridicolo. Infatti, respingendo sia l’« unione operaia di tutta la Rus- IROSO SMARRIMENTO 297 sia», sia il «partito operaio di tutta la Russia», non dite nemmeno una parola sul fine pratico che vi proponete con il congresso operaio. I demagoghi e gli avventurieri sono capaci di appigliarsi al congresso operaio per falsi scopi. Noi, socialdemocratici, dovremmo avere dunque un atteggiamento di simpatia verso di esso, senza at- tribuirgli nessuno scopo ... La risoluzione menscevica è davvero una collezione di tutti i tipi di incongruenze. Quinto punto: « d’altra parte, i compiti del congresso operaio, le vie e i metodi per la sua preparazione sono stati ancora cosi poco chiariti negli am- bienti socialdemocratici [si sono però talmente chiariti che sia Larin sia i moscoviti ne hanno indicato in modo evidente i compiti, le vie e i metodi! È inutile che nascondiate la testa sotto l’ala, compagni « pietroburghesi ». Gli anatroccoli covati da Axelrod non riusciranno egualmente a passare dal pantano alla terra ferma!] che l’aspirazione degli stessi operai alla sua convocazione non si è ancor manifestata con qualche serio passo pratico per prepararlo, e il congresso potrà essere una valida, e non fittizia, espressione della volontà collettiva degli strati coscienti del proletariato e potrà servire alla causa della unificazione di classe del proletariato stesso solo nel caso che la sua convocazione venga preparata dall’iniziativa organizzata di questi strati, con una intensa e sistematica collaborazione del partito». Questo si chiama incominciare in gloria e finire con un de pro- fundis. Larin e i giovani moscoviti incominciavano appena a mani- festare deH’« iniziativa », e già i pietroburghesi gridano loro: aspetta! non sei ancora l’espressione della volontà collettiva! hai ancora poco chiarito! la convocazione del congresso (apartitico) non è stata an- cora preparata dalla intensa collaborazione del partito\ Poveri compagni El, Akhmet Ts. e soci! Dapprima si erano slanciati con tanta allegria, con tanto piacevole entusiasmo giovanile, avevano pubblicato due intere raccolte di articoli sul congresso ope- raio, avevano esaminato il problema da tutte le parti, ne avevano spiegato sia l’importanza «politica generale», sia quella organizzati- va, sia l’atteggiamento verso la Duma, verso il partito, verso la « spon- taneità piccolo-borghese », e, ad un tratto, quale svolta, con l’aiuto di Axelrod! Temiamo che se finora il solo Larin si « è ribellato» (ricordate: «eretico e connivente») contro il menscevismo burocratico™ \ adesso 298 LENIN questa ribellione si trasformerà in insurrezione ... Axelrod aveva pro- messo la libertà di iniziativa e un congresso veramente operaio con- tro la supremazia dell’intellettualità, e oggi i letterati « pietrobur- ghesi » decidono e chiariscono che bisogna comprendere questa libertà di iniziativa... con il permesso dello stesso vituperato partito « di intellettuali »! Nulla di strano se si hanno da siffatta motivazione conclusioni curiose: « Muovendo da tutte queste considerazioni il congresso del POSDR propone ai compagni operai e intellettuali [possibile? quale benignità da parte di coloro che combattono contro la ” supremazia 11 deirintellettualità!] di occuparsi [ma non come Larin e Akhmet!] deiresame multilaterale delle questioni riguardanti il programma, i compiti del congresso operaio, il lavoro di propaganda, di agitazione e organizzativo per la sua preparazione e le vie e i metodi per la sua convocazione. « 11 congresso del partito ritiene nello stesso tempo che sia dovere delle istanze di partito fornire ogni appoggio ai tentativi di propagan- da, agitazione e organizzazione volti alla preparazione del congresso operaio; ritiene invece inammissibile un'agitazione ostile contro ten- tativi di tal genere, in quanto mirerebbe a mantenere e rafforzare il sorpassato regime di partito nella socialdemocrazia russa, divenuto ormai incompatibile sia con il grado di sviluppo e le richieste degli elementi proletari schieratisi alFinterno e intorno ad essa, sia con le esigenze della rivoluzione ». Come non chiamare dunque ciò iroso smarrimento? Come non ridere di una simile risoluzione? Il congresso del partito proibisce di difendere il sorpassato regime , regime che lo stesso congresso fissa! Il congresso del partito non propone nessuna riforma del regime sorpassato, e dilaziona persino il famoso « congresso operaio » (che si pone lo scopo di una inconcepibile unificazione politica), e nello stesso tempo impegna a sostenere... i « tentativi »\ Autentico brontolio impotente da intellettuali: non sono con- tento dell’attuale regime di partito sorpassato, non lo voglio mante- nere e rafforzare! — Benissimo! Non volete conservarlo: proponete mutamenti precisi, li discuteremo volentieri. Siate gentili, dite quale IROSO SMARRIMENTO 299 tipo di congresso operaio desiderate. — Ciò non si è ancora chiarito... Ispirazione non si è ancora manifestata... la convocazione non è an- cora preparata. Bisogna occuparsi della discussione, — Benissimo! Veramente non valeva la pena di scrivere una risoluzione, cari com- pagni, per dire di « occuparsi della discussione » poiché anche senza di ciò discutiamo da lungo tempo. Ma il partito operaio non è un circolo per «discussioni» da intellettuali, ma un’organizzazione pro- letaria combattiva. La discussione è discussione, ma bisogna vivere e agire. In quale organizzazione di partito è dunque permesso di vivere e di agire? nella precedente? — Non osate difendere la pre- cedente organizzazione sorpassata, non osate conservarla e raffor- zarla! — Benissimo ecc. È la storia del piccolo naviglio. L’intellettuale fa i capricci e si adira per la sua stessa indecisione, per il suo stesso smarrimento. Questa l’ultima parola del « menscevismo ufficiale ». Menando il can per l’aia, gli scrittori menscevichi hanno felice- mente eluso la questione già matura e posta sia dalla realtà che dalla letteratura: partito operaio socialdemocratico o sua sostituzione (va- riante: sua sottomissione) con un’organizzazione politica apartitica del proletariato? La nostra risoluzione bolscevica la decide in modo esplicito e preciso, la pone apertamente. È inutile rifiutarsi di deciderla, tanto se il rifiuto deriva dallo smarrimento quanto se deriva da un bene- volo « spirito conciliativo ». È inutile rifiutarsi poiché, la sostituzione è stata proposta e il lavoro per questa sostituzione procede. Le anatre intellettuali del menscevismo hanno covato gli anatroccoli. Gli ana- troccoli possono muoversi. Le anatre devono scegliere: sull’acqua o sulla terra? La risposta da loro data (che si può esprimere in modo abbastanza preciso con le parole: non sull’acqua e nemmeno sulla terra, ma nel fango) non è una risposta, ma un rinvio, una dilazione. Axelrod non ha potuto trattenere Larin, Larm non ha potuto trattenere El, Akhmet Ts. e soci e quest’ultima compagnia non può trattenere gli anarco-sindacalisti. Sull’acqua o sulla terra, signori? Noi vogliamo camminare sulla terra, e vi prediciamo che con quanto piu fervore, con quanta più decisione vi ficcate nel fango, tanto più rapidamente ritornerete sulla terra. 3 00 LENIN « Per allargare e rafforzare l’influenza socialdemocratica su larghe masse del proletariato », proponiamo non la sostituzione della socialdemocrazia con un « partito operaio » di tipo apartitico, non un’« unione operaia di tutta la Russia» che stia al di sopra del par- tito, non il congresso operaio convocato per scopi non conosciuti, ma qualcosa di semplice, modesto, estraneo a ogni progettomania : oc- corre, « da una parte, rafforzare il lavoro per organizzare i sindacati e la propaganda e agitazione socialdemocratica nel loro seno, e, dall’altra, far partecipare strati sempre piu larghi della classe operaia a ogni genere di organizzazioni di partito» (ultimo punto della risoluzione bolscevica). Agli intellettuali blasés ciò sembra «sorpassato», troppo noioso. Continuino pure a stendere progetti : noi andremo con gli operai anche nel « congresso operaio » (se sarà convocato), mostreremo, sulla base dei fatti , che le nostre predizioni erano giuste e... ritor- neremo, con gli operai delusi (o, meglio: delusi da alcuni capi in- tellettuali) al «vecchio» lavoro nei sindacati e nelle organizzazioni di partito di ogni genere. Come spiegare l’esistenza nel nostro partito della tendenza che vuole il congresso operaio? Possiamo qui indicare solo brevemente tre cause, secondo noi fondamentali: i) la stanchezza filistea-in- tellettuale della rivoluzione; 2) l’originalità delPopportunismo so- cialdemocratico russo, che si sviluppa storicamente orientandosi verso la sottomissione del movimento « puramente operaio » all’influenza della borghesia; 3) le tradizioni mal assimilate della rivoluzione del- l’ottobre in Russia. Ad 1) In una parte dei sostenitori del congresso operaio trapela manifestamente la stanchezza della rivoluzione e il desiderio di le- galizzare ad ogni costo il partito, di fargli respingere ogni repub- blica, ogni dittatura del proletariato, ecc. E il congresso operaio è un mezzo comodo per farlo. Di qui (e in parte anche per la seconda causa) le simpatie dei socialisti popolari, dei bernstainiani de] Biez Zaglatna (Tovaristc ecc.) e dei cadetti per un simile congresso. Ad 2) Prendete la prima forma storica dell’opportunismo social- democratico russo. L’inizio del movimento operaio di massa (prima metà degli anni novanta) generò questo opportunismo sotto for- ma di « economismo » e struvismo. Il legame dell’uno con l’altro era IROSO SMARRIMENTO 3 01 allora stato piu volte spiegato sia da Plekhanov, sia da Axelrod e da tutti i sostenitori della vecchia « Is\ra ». Il famoso « Credo » " (1899- 1900) di Prokopovic e della Kuskova esprimeva con rilievo questo legame: gli intellettuali e i liberali conducano la lotta politica, gli operai quella economica. Il partito operaio politico è un’invenzione dell’intellettuale rivoluzionario. In questo classico « Credo » è espresso in modo spiccato il signi- ficato storico, di classe del fervore intellettuale per il movimento «puramente operaio». Questo significato è: sottomissione della clas- se operaia (in nome dei compiti « puramente operai ») alla politica e all’ideologia borghese. Il « fervore » degli intellettuali esprimeva le tendenze capitalistiche di sottomettere gli operai ancora arretrati ai liberali. Oggi, al piu alto grado di sviluppo, vediamo la stessa cosa. I blocchi con i cadetti, e in generale la politica di appoggio ai cadetti, e il congresso operaio apartitico sono le due facce di una stessa me- daglia, legate fra loro allo stesso modo in cui lo erano il liberalismo e il movimento puramente operaio nel « Credo ». Di fatto il congresso operaio apartitico esprime la stessa tendenza capitalistica a indebolire l'autonomia di classe del proletariato e a sottomettere quest'ultimo alla borghesia. Questa tendenza appare in modo evidente nei pro- getti che prevedono la sostituzione della socialdemocrazia con una organizzazione operaia apartitica o la sottomissione della prima alla seconda. Quindi, le simpatie dei socialisti popolari, dei seguaci del Btez Zaglavia , dei socialisti-rivoluzionari e altri per l’idea del congresso operaio. Ad 3) La rivoluzione borghese russa ha creato originali organiz- zazioni di massa del proletariato, non somiglianti a quelle consuete dell’Europa (sindacati e partiti socialdemocratici). Sono i soviet dei deputati operai. È facile, sviluppando schematicamente simili organismi in siste- ma (come ha fatto Trotski) o, in generale, nutrendo simpatie per lo slancio rivoluzionario del proletariato e lasciandosi attrarre (come alcuni fautori moscoviti del congresso operaio) dalla frase « di moda » del « sindacalismo rivoluzionario », giungere, per una via non op- portunistica ma rivoluzionaria, all’idea del congresso operaio. 302 LENIN Ma si tratta di un atteggiamento acritico verso la grande e glo- riosa tradizione rivoluzionaria. Di fatto i soviet dei deputati operai e altri simili organismi erano organi dell’insurrezione. La loro forza e i loro successi dipendevano interamente dalla forza e dai successi deirinsurrezione. li loro sor- gere non fu una commedia ma una gloriosa impresa del proletariato solo quando l’insurrezione era in ascesa. Quando esiste una nuova ripresa della lotta, quando questa passa a tale fase , simili organismi sono, naturalmente, inevitabili e da augurare. Ma il loro sviluppo storico deve consistere non nella continuazione schematica dei soviet dei deputati operai locali per giungere al congresso operaio di tutta la Russia, ma nella trasformazione degli organi embrionali del potere rivoluzionario (e i soviet dei deputati operai erano appunto tali orga- ni) in organi centrali del potere rivoluzionario vittorioso, in un go- verno rivoluzionario provvisorio. I soviet dei deputati operai c la loro unificazione sono necessari per la vittoria dell’insurrezione. Questa, dopo aver vinto, creerà immancabilmente altri organismi. La socialdemocrazia russa non deve naturalmente giurare che non parteciperà al congresso operaio, poiché lo sviluppo della rivo- luzione procede per una via troppo a zigzag e può metterci di fronte a situazioni diverse e originali. Ma una cosa è studiare attentamente le differenti condizioni della rivoluzione, che talora è in ascesa, talora è in declino, e cercare di utilizzarle, e tutt’altra cosa è occu- parsi di progetti confusi o antisocialdemocratici. Scritto nell'aprile 1907. Pubblicato nel 1907 nella raccolta Problemi di tattica , 11, Edizioni « Nuova Duma *, Pietroburgo. Firmato: N. Lenin. LA QUESTIONE AGRARIA E LE FORZE DELLA RIVOLUZIONE Il Trudovoi Narod, organo dei trudovikì e dei membri dell’Unio- ne contadina, definisce il rapporto di forze della Duma sulla que- stione agraria una « questione di vita o di morte » per le masse contadine. « Sulla questione della terra possono agire affiatati, in nome degli interessi del popolo lavoratore, i trudovìhj (ioo), i socialisti popolari (14) e i socialisti-rivoluzionari (34); in tutto 148 deputati. Supponiamo che anche i socialdemocratici (64) siano con loro su molti punti della questione agraria: in tutto 212 deputati. Contro di essi saranno, sulla questione della terra, tutti i cadetti (91), i deputati del kplo polacco (46), gli indipendenti (52), gli otto- bristi e i moderati (32); in tutto 221 deputati . I contrari sono in numero superiore. Non abbiamo contato nè i mu- sulmani (30), nè i cosacchi (17); forse, nel migliore dei casi, una loro metà andrà con le sinistre, l’altra con le destre: i contrari sono egualmente in numero superiore a quelli favorevoli alla legge agraria dei trudoviì(i ». In questo calcolo non sono compresi i monarchici (22), ma ag- giungendoli si corroborerebbe soltanto la conclusione dei trudoviì(i. Conclusione che offre un interesse sotto due aspetti: in primo luogo, essa getta luce sul problema principale, il rapporto delle forze sociali nell’attuale rivoluzione russa; in secondo luogo, chiarisce il significato della Duma e della sua lotta nel movimento di liberazione. Tutti i socialdemocratici sono convinti che la nostra rivoluzione, per n contenuto del rivolgimento economico-sociale che sta avvenen- do, è borghese. Ciò vuol dire che essa ha luogo sul terreno di rap- porti di produzione capitalistici e che il suo risultato è, inevitabil- mente, lo sviluppo ulteriore proprio di questi rapporti di produzione. Per parlare più semplicemente: la sottomissione di tutta Peconomia sociale al potere del mercato, al potere del denaro rimane anche quando esista la più completa libertà e quando i contadini riportino la più completa vittoria nella lotta per la terra . La lotta per la terra, la lotta per la libertà sono una lotta per le condizioni d’esistenza della società borghese, poiché il dominio del capitale rimane anche nella re- pubblica più democratica, anche con qualsiasi passaggio di « tutta la terra al popolo». A chi non conosce la dottrina di Marx questa idea potrà sem- brare strana. Ma non è difficile convincersi che è giusta: basta ri- cordare la grande rivoluzione francese e i suoi risultati, la storia delle « terre libere » americane, ecc. I socialdemocratici, definendo borghese l’attuale rivoluzione, non vogliono sminuirne i compiti, sottovalutarne Pimportanza. Al con- trario. La lotta della classe operaia contro la classe dei capitalisti non può svolgersi abbastanza largamente ed essere coronata dalla vittoria finché non saranno abbattuti i nemici storici più antichi del prole- tariato. II compito principale del proletariato nell’attuale momento è quindi quello di conquistare la più piena libertà e di abolire nel modo più completo la grande proprietà fondiaria (feudale). Solo esplicando tale attività, per la completa demolizione democratica della vecchia società semifeudale il proletariato potrà rafforzarsi pienamente come classe autonoma, distinguere nettamente i suoi compiti particolari, cioè socialisti, dai compiti democratici generali, comuni « a tutto il popolo privo di diritti >, e garantirsi le migliori condizioni per una lotta la più libera, larga e intensa per il socialismo. Se il movimento di liberazione democratico borghese non sarà portato sino in fondo, sarà interrotto, il proletariato dovrà spendere molte più forze non per i compiti proletari, non per i compiti di classe, cioè socialisti, ma per i compiti democratici generali, cioè democratici borghesi. Ma può il proletariato socialista compiere in modo autonomo e quale forza dirigente la rivoluzione borghese? Il concetto di rivolu- zione borghese non significa forse che solo la borghesia può compierla? Su questa opinione spesso deviano i menscevichi. Ma questa opinione è una caricatura del marxismo. Borghese per il suo contenuto LA QUESTIONE AGRARIA E LE FORZE DELLA RIVOLUZIONE 3°5 economico-sociale, il movimento di liberazione non è tale per le sue forze motrici. Le sue forze motrici possono essere non la borghesia, ma il proletariato e i contadini. Perché ciò è possibile? Perche' il pro- letariato e i contadini soffrono ancor piu della borghesia per le so- pravvivenze della servitù della gleba, hanno ancor piu bisogno della libertà e della distruzione del giogo dei grandi proprietari fondiari. La borghesia, invece, si vede minacciata dalla completa libertà: il proletariato se ne servirà contro di essa, e se ne servirà tanto piu facilmente quanto piu sarà completa, quanto più pienamente sarà distrutto il potere dei grandi proprietari fondiari. Quindi l’aspirazione della borghesia a far cessare la rivoluzione borghese a mezza strada, con una mezza libertà, con una transazione con il vecchio potere e i grandi proprietari fondiari. Quest’aspirazione ha le sue radici negli interessi di classe della borghesia e si è mani- festata con tanta vivezza nella rivoluzione borghese tedesca che il comunista Marx concentrò allora tutto il mordente della politica pro- letaria nella lotta contro la borghesia liberale * conciliatrice > (espres- sione di Marx)". Da noi, in Russia, la borghesia è ancor più vile, e' il proletariato è invece molto più cosciente e meglio organizzato di quello tedesco nel 1848. Da noi la vittoria completa del movimento democratico borghese è possibile unicamente a dispetto della borghesia liberale « conciliatrice », soltanto nel caso che le masse contadine democra- tiche seguano il proletariato nella lotta per la completa libertà e per tutta la terra. La II Duma conferma questo giudizio ancor piu spiccatamente. Adesso anche i contadini hanno capito che i liberali borghesi, i ca- detti, vanno annoverati fra le destre, e i contadini e gli operai fra le sinistre. È vero che i *trudoviì(i> y i socialisti popolari e i socialisti- rivoluzionari tentennano costantemente tra la borghesia e il prole- tariato, trovandosi quasi sempre, dì fatto , politicamente a rimorchio dei liberali, (Il voto dato a Golovìn, la « tattica del silenzio », il con- senso a passare il bilancio a una commissione, ecc. ecc.)". Questi ten- tennamenti non sono casuali, ma derivano dalla natura di classe della piccola borghesia. Perché bisogna annoverare i cadetti fra le destre in una questione cosi scottante come quella della terra? Perché la politica agraria ca- detta è in sostanza la politica dei grandi proprietari fondiari. Con 20-/à 3°6 LENIN l’« alienazione forzata > cadetta, di fatto saranno i grandi proprietari fondiari a forzare i contadini a un riscatto rovinoso , poiché in realtà sia Tentiti del riscatto, sia Tentiti delle imposte verranno determinati dai grandi proprietari fondiari : nelle diverse località costoro, insieme coi funzionari, prevarranno nei comitati della terra (nella I Duma i cadetti erano stati contrari alla elezione di questi comitati a suffragio universale), e negli organi legislativi centrali di tutta la Russia pre- domineranno attraverso il Consiglio di Stato ecc. Il « liberalismo > cadetto è il liberalismo delTavvocato borghese che concilia il contadino con il grande proprietario fondiario e lo concilia a favore di que- st* ultimo *. Passiamo alla seconda questione. I cadetti e le destre formano la maggioranza della Duma. « Come uscirne? », domanda il Trudovoi Narod. La risposta è semplice : per « uscirne » bisogna mettersi al di sopra delle logomachie prettamente parlamentari. Sarebbe necessario farlo anche nel caso che le sinistre avessero la maggioranza alla Duma, poiché questa è impotente, e il Consiglio di Stato c migliorerà » nelTinteresse dei grandi proprietari fondiari qualsiasi progetto della Duma. Ciò è necessario anche oggi, necessa- rio non da un punto di vista di partito, soggettivo, ma da un punto di vista storico oggettivo: senza di ciò la questione della terra può venire risolta solo in favore dei grandi proprietari fondiari. • Aggiungiamo anche, a proposito della frase della Riec, secondo cui solo nei comizi si può dire che i cadetti sono un partito di grandi proprietari fondiari, che, se- condo il noto libro I membri della il Duma (Pietroburgo, 1907) abbiamo calcolato che fra i 79 cadetti dichiarati 20 sono dei grandi proprietari. Li elenchiamo: TucJ(ov, Bo- guslavskj, Byckpv t Bakunin, Rodicev, Bogdanov , Salazkin, Tamarinov , Staf^hovic, /^on- nikfiv , Savehov, Dolgorukov, Celnofav, Golovin , i due Perelescin , Volotskj, lordanski, Cernosvitov. Quelli in corsivo sono marescialli della nobiltà, zemskje nacialnikj e pre- sidenti delle amministrazioni degli zemstvo. Nasce E^Ao, n. 7, i° aprile 1907. DUMA ANEMICA O PICCOLA BORGHESIA ANEMICA Cresce poco a poco il numero dei quotidiani che sono piu a si- nistra dei cadetti. Si percepisce meglio la voce del settore di sinistra della Duma che sta fra i cadetti e i socialdemocratici. La stampa quotidiana dei « socialisti popolari » è una novità. Il loro giornale, P Obstcestvennoie Dielo (domenica, i° aprile) ha preso subito un tono, sommamente caratteristico e significativo, di rammari- co, di duolo, di pentimento. Di che cosa si rammaricano? Dell’* anemia > della Duma (cioè, per dirla in russo, della sua povertà di sangue e della sua macilenza). Di che cosa si dolgono? Del lungo dominio della parola d’ordi- ne «salvaguardate la Duma». Di che cosa si pentono? Della loro collaborazione alla tattica cadetta. È vero che il pentimento è ben lontano dall’essere completo, effettivo, sincero, dall’essere il pentimento che è, secondo il noto pro- verbio, metà riparazione. Il pentimento dei « socialisti popolari » è talmente insincero che nello stesso loro primo numero « penitenzia- le » ci rispondono con un’astiosa uscita, dicendo che noi socialdemo- cratici bolscevichi « decidiamo i dissensi definendo l’avversario un ignorante, un meschino», ecc. e che min modo in realtà inesatto » lo accusiamo di « avere imboccato la via del conciliatorismo ». Non ci saremmo messi naturalmente a intrattenere il lettore sulla sincerità del pentimento populista se la questione non fosse legata nel modo piu stretto e immediato con i problemi che hanno un’impor- tanza decisiva nella valutazione di tutta la II Duma, e ancor piu, nella valutazione di tutta la rivoluzione russa. I populisti hanno tre gruppi alla Duma, che sono solidali in tutta 20 * 308 LENIN una serie di problemi fondamentali e conducono una politica gene- rale piu o meno affiatata, la quale rispecchia in un modo o nell’altro gli interessi e il modo di vedere di grandissime masse del popolo russo. Fra questa categoria di deputati i contadini sono la maggioranza, ed è quasi impossibile contestare che le larghe masse contadine hanno espresso nella maniera piu precisa i loro bisogni (e i loro pregiudizi) appunto attraverso questa, e non una qualsiasi altra, categoria di de- putati. La politica dei populisti alla Duma è pertanto legata alla politica delle masse contadine, senza la partecipazione delle quali non si può nemmeno parlare della vittoria del movimento di liberazione. I socialisti popolari dicono una manifesta, patente menzogna af- fermando che i socialdemocratici risolvono i dissensi con le ingiurie 0 che essi tacciano i trudovikj (cioè i populisti) di conciliatorismo. Non è vero, signori, poiché fin dall'inizio dell’attività della II Duma, in modo del tutto indipendente dai populisti e dalla lotta contro di loro, 1 socialdemocratici già avevano espresso quel giudizio sulla famosa parola d'ordine « salvaguardate la Duma », giudizio al quale, arran- cando, state giungendo ora anche voi. «"Salvaguardare la Duma! " — aveva scritto il 21 febbraio il nostro collega N.P. — ecco il grido che continuamente prorompe dalle labbra degli elettori borghesi e che viene ripetuto non solo dalla stampa bor- ghese cadetta, ma anche da quella ” di sinistra", come il Tovaristc... Il segreto per salvaguardare la Duma è stato già da lungo tempo svelato dalla stampa ottobrista e ccntonera e dal governo. Sarà facile salvaguardarla se essa avrà " capacità di lavoro " e sarà " ligia alle leggi ", cioè se si prosternerà servilmente davanti al governo, senza decidersi a nulla piu che a timide richieste e avvilenti istanze. Sarà facile salvaguardare la Duma se essa tradirà la causa della liberazione di tutto il popolo e la sacrificherà alla cricca centonera. Si potrà salvaguardare la Duma solo nel caso che il potere rimanga nelle stesse mani. Ciò deve essere chiaro per tutti; non lo si può dimenticare. Ma si può salvaguardare la Duma a prezzo di un tradimento? A questa domanda la socialdemocrazia ri- sponde ad alta voce e chiaramente: mai! Il proletariato e le masse con- tadine non hanno bisogno di una Duma che tradisca. Non per nulla anche i contadini della provincia di Mosca avevano dichiarato nel man- dato al loro deputato: "Vi scaccino pure, ma non tradite la volontà del popolo". Se la Duma si preoccuperà soprattutto di non irritare il go- verno, si priverà della fiducia del popolo, non adempirà il compito che DUMA ANEMICA O PICCOLA BORGHESIA ANEMICA 3°9 le spetta: quello di cooperare nella misura del possibile all’organizza- zione delle masse popolari per la vittoria contro la reazione e il trionfo del movimento di liberazione... Si temono solo i forti. E si rispettano solo i forti. Le grida isteriche: M Salvaguardate la Duma ” non sono degne di un popolo libero e dei suoi eletti ». Questo era stato scritto il giorno dopo l’apertura della II Duma. E, mi pare, era stato scritto chiaramente! I populisti, che rappresentano sia nella loro letteratura, sia nella politica generale, sia nella Duma gli interessi dei differenti strati della piccola borghesia, dei piccoli proprietari (nelle città, ma soprattutto nelle campagne, cioè dei contadini) hanno cominciato ora a compren- dere che i socialdemocratici dicevano la verità. Gli avvenimenti hanno confermato la nostra politica. Ma per « non giungere troppo tardi », per non trasformarsi, in politica, in « quelli del senno di poi » non basta imparare dagli avve- nimenti. Bisogna comprenderne il corso, capire i rapporti fondamen- tali fra le classi che determinano la politica dei diversi partiti e di tutta la Duma. « Salvaguardate la Duma » è una parola d'ordine cadetta che rispecchia la politica cadetta. Qual, è il suo contenuto? L’accordo con la reazione contro le rivendicazioni del popolo. In che cosa si esprime questo accordo? Nella subordinazione a istituzioni e a limiti di attività fissati dalla reazione. Nella trasformazione delle rivendica- zioni della libertà e delle rivendicazioni del popolo nelle misere, po- vere, fittizie « riforme » che possono essere contenute in questi limiti. Perche i socialdemocratici definiscono questa politica dei liberali una politica di tradimento? Perché la sconfitta di tutte le rivoluzioni borghesi mancate fu possibile soltanto per raccordo dei liberali con la reazione, cioè per il passaggio effettivo dei liberali dalla libertà del popolo alla reazione. Nella rivoluzione il riformismo liberale è un tradimento della libertà del popolo, E questo riformismo non è ge- nerato dal caso, ma dagli interessi di classe della borghesia e di una parte dei grandi proprietari fondiari, che temono il popolo e parti- colarmente la classe operaia. « Salvaguardate la Duma », questa parola d’ordine ha un signifi- cato precisamente perché esprime in modo spiccato la linea generale di questa politica di tradimento. Le sue singole manifestazioni sono: 3io LENIN la tattica del silenzio in risposta alla dichiarazione del governo, lo svuotamento dei compiti delle commissioni di approvvigionamento e per la disoccupazione, la vacuità dei discorsi alla Duma, la disper- sione di questa nelle commissioni, la trasmissione del bilancio a una commissione, ecc. I populisti, rappresentanti della piccola borghesia, hanno appog- giato e appoggiano questa politica dei cadetti. Essi hanno votato per Golovin invece di astenersi; hanno partecipato alla meschina «tattica del silenzio », sia i socialisti .popolari, sia, anche , i socialisti-rivoluzio- nari , e soltanto sotto l’influenza reiterata dei socialdemocratici, hanno cominciato a staccarsi dai cadetti. Ma anche adesso sia i trudoviki, aia i socialisti popolari, sia i socialisti-rivoluzionari, non comprendendo quali sono i compiti che la lotta contro i cadetti e il loro smaschera- mento dalla tribuna della Duma impongono, esitano in tutta la loro politica. Queste esitazioni sono dovute all 'anemia del piccolo borghese „ La principale causa dell’* anemia della Duma» è F« anemia» della piccola borghesia, in parte stanca della rivoluzione, in parte indecisa, tentennante per la sua natura (sociale). E noi diciamo ai populisti: è inutile incolpare lo specchio... Non siate anemici nella vostra politica, rompete con i cadetti, seguite decisamente il proletariato, lasciate che i liberali salvaguardino la Duma, e voi stessi salvaguardate apertamente, con coraggio e fer- mezza, gli interessi e le tradizioni del movimento di liberazione: allora il vostro pentimento sarà effettivamente una «mezza ripa- razione > I Scritto il 2 (15) aprile 1907. Nasce E^ko. n. 8» 3 aprile 1907. LA VOLGARITÀ’ TRIONFANTE O I SOCIALISTI-RIVOLUZIONARI CADETTEGGIANTI Ieri abbiamo rilevato che i populisti sembra si siano ripresi dopo un mese di esistenza della Duma, e abbiano cominciato... non dirò a capire, ma almeno a sentire tutta la bassezza della famosa parola d’ordine cadetta: salvaguardate la Duma. Abbiamo mostrato, nell’ar- ticolo su questo argomento, che la parola d’ordine cadetta non è casuale, ma è l’espressione di una politica determinata da profondi interessi di classe della borghesia e dei grandi proprietari fondiari. Oggi il principale organo di stampa dei cadetti, la Riec (3 aprile), dedica l’editoriale a questo problema. «Le aspre proteste negli ultimi giorni dei giornali di sinistra contro la tattica della ” salvaguardia della Duma ” — scrive l’editoriale cadetto — è un sintomo abba- stanza allarmante». Già. Già. Siamo lieti che i cadetti si siano accorti del pentimento dei populisti per la tattica della « salvaguardia della Duma ». L’osser- vazione da noi fatta ieri non era dunque sbagliata. Esiste dunque effettivamente nella piccola borghesia una corrente che si allontana dai grandi proprietari fondiari liberali per andare verso la classe operaia. Alla buon’ora! La Riec cadetta loda la tattica della « salvaguardia della Duma » con espressioni che meriterebbero di essere eternate, quali perle di volgarità. Sentite dunque: «se la Duma vive, non è ciò forse ap- punto il cosciente frutto dei vostri [dell’opposizione] sforzi? Ciò è il primo risultato tangibile dell’intervento della vostra volontà negli avvenimenti. Questa assenza di fatti è precisamente, di per se, un fatto di grandissima importanza, è la realizzazione di un piano da voi meditato e attuato». Peccato che Stcedrin non abbia vissuto fino alla «grande» rivo- 3 « LENIN luzione russa. Avrebbe certamente aggiunto un nuovo capitolo ai Signori Golovliov , avrebbe descritto Iuduscka, che sta confortando il mugi\ fustigato, massacrato, affamato e asservito: tu aspetti un mi- glioramento? Sei deluso perché gli ordinamenti fondati sulla fame, sulle fucilate contro il popolo, sulle verghe e gli scudisci non cam- biano? Ti lamenti delT« assenza di' fatti»? Ingrato! Ma la mancanza di fatti non è forse un fatto di grandissima importanza? Non è forse un risultato tangibile delPintervento della tua volontà il fatto che Lidval continui a spadroneggiare, che i contadini sopportino tran- quillamente le vergate senza abbandonarsi al sogno malsano della « poesia della lotta ». È difficile odiare i centoneri : il sentimento qui è già morto, come muore, si dice, in guerra dopo una lunga serie di battaglie, dopo una prolungata esperienza di tiro all’uomo e di permanenza tra le gra- nate che scoppiano e le pallottole che fischiano. La guerra è la guer- ra, e contro i centoneri vi è ovunque una guerra aperta, consueta . Ma il Iuduscka Golovliov cadetto può ispirare il sentimento piu cocente di odio e di disprezzo. Infatti questo grande proprietario fondiario « liberale » e avvocato borghese è ascoltato, è. ascoltato per- sino dai contadini. Non è forse lui che getta effettivamente polvere negli occhi al popolo, effettivamente ottunde le menti?... Contro i Kruscevan non si può lottare con la parola, con la penna. Contro di loro bisogna lottare altrimenti. Lottare con la parola, con la penna contro la controrivoluzione significa innanzi tutto e soprattutto smascherare quegli ipocriti ripugnanti che in nome della «libertà del popolo», in nome della «democrazia» decantano il ristagno politico, il silenzio del popolo, lo stato di ottundimento del cittadino trasformato in filisteo, l’« assenza di fatti ». Bisogna lottare contro questi grandi proprietari fondiari liberali e avvocati bor- ghesi, i quali sono del tutto soddisfatti che il popolo taccia e di potere impunemente, senza paura, darsi arie di «uomini di Stato», spargendo il balsamo della pacificazione su coloro che, « con man- canza di tatto », si indignano per il dominio della controrivoluzione. Si può forse sentire senza scomporsi e lasciare senza una risposta sferzante questa parole? « Il giorno in cui i dibattiti al Palazzo della Tauride sembreranno lo stesso inevitabile attributo della giornata come il pranzo di giorno e LA VOLGARITÀ TRIONFANTE 3*3 il teatro di sera, in cui il programma della giornata interesserà non tutti insieme, ma gli uni o gli altri in particolare [!!], in cui i dibattiti sulla politica generale diverranno un’eccezione e le esercitazioni di eloquenza astratta diventeranno di fatto impossibili, perché mancheranno gli ascol- tatori, quel giorno si potrà salutare come il giorno del definitivo trionfo deiramministrazione rappresentativa in Russia ». Sei tu, Iuduscka! Il giorno in cui i fustigati, invece di «dibat- tere» taceranno, avendo perso la conoscenza; in cui il vecchio potere dei grandi proprietari fondiari ( rafforzato dalle « riforme » liberali) sarà garantito agli stessi grandi proprietari fondiari, come è garan- tito ai Iuduscka liberali il pranzo di giorno e il teatro alla sera, quel giorno sarà il giorno in cui la controrivoluzione trionferà definitiva- mente, il giorno del definitivo trionfo della Costituzione... Cosi fu... quando la borghesia tradì in tutti i paesi dell’Europa. Cosi sarà... sarà cosi, signori, in Russia? Gli Iuduscka cercano di giustificarsi affermando che anche tra i partiti di sinistra c’erano e ci sono dei sostenitori t della « salvaguar- dia ». Per fortuna, questa volta fra coloro a cui gli Iuduscka hanno confuso le idee figura non un socialdemocratico, ma un socialista- rivoluzionario. I cadetti citano un passo del discorso pronunciato a Tammerfors da un socialista-rivoluzionario che invita a « collabora- re » con i cadetti e contesta l’opportunità e la necessità della lotta contro di loro. Non conosciamo questo discorso, non sappiamo se la Riec lo cita in modo giusto. Ma conosciamo la risoluzione dell’ultimo congresso dei socialisti- rivoluzionari, e non un singolo discorso, e questa risoluzione esprime effettivamente l’ottusità del piccolo borghese stordito dalle chiacchiere del Iuduscka liberale. Nell’organo di stampa ufficiale del partito socialista-rivoluziona- rio (n. 6, 8 marzo 1907) è stata pubblicata, e risulta che i vecchi estratti riportati dai giornali nel febbraio sono esatti. Ivi è veramente scritto, nero su bianco: «il congresso [del partito socialista-rivoluzionario] ritiene che un netto schieramento di partito all’interno della Duma, con razione isolata di ogni singolo gruppo e un’aspra lotta tra i gruppi, potrebbe paralizzare del tutto l’attività della maggioranza oppositrice e screditare cosi, agli occhi delle classi lavoratrici Tidea LENIN 3M stessa della rappresentanza popolare». Già allora (22 febbraio) la Riec aveva lodato questa volgarità; e noi, già allora (23 febbraio) l’avevamo lumeggiata, avevamo indicato l’origine piccolo-borghese e il significato proditorio-liberale di una simile risoluzione del con- gresso. Sarà politicamente ucciso dal bacio di Iuduscka un capo socialista- rivoluzionario? La cosa non ci interessa. Ma la risoluzione cadetta del congresso socialista-rivoluzionario deve essere mille volte spiegata agli operai per mettere in guardia i socialdemocratici tentennanti, per rompere ogni legame del proletariato con i socialisti-pseudorivo- luzionari. Scrìtto il 3 (16) aprile 1907. Nasce EJ(ho t n. 9, 4 aprile 1907. IL GRUPPO SOCIALDEMOCRATICO E IL 3 APRILE ALLA DUMA Siamo costretti a ritornare sull’incidente avvenuto alla Duma e connesso con l’interpellanza sulle uccisioni e le torture che hanno avuto luogo nel carcere di Riga e sul deferimento di settantaquattro persone alla corte marziale. Siamo costretti a farlo, diciamo, tra l’altro perché la Narodnaia Duma , non si sa per quale motivo, ha ritenuto necessario offuscare il vero significato deirawenimento e approfondire cosi l’impressione estremamente sfavorevole suscitata dairatteggiamento del gruppo socialdemocratico alla Duma. È vero che anche la Narodnaia Duma , parlando del primo giorno delle interpellanze dice: «la prima frittella riesce male»; è vero che essa dice in proposito che « i gruppi della Duma non si sono ancora molto adattati al terreno parlamentare », ma l’essenziale non è questo. Noi pensiamo che il gruppo socialdemocratico abbia qui rivelato non inesperienza parlamentare , ma inesperienza prettamente politica. Poco male se il gruppo socialdemocratico cade talvolta in questa o quella € trappola formale » (parole della Narodnaia Duma); il male è che talora cede, assolutamente senza bisogno, le sue posizioni, non con- duce sino in fondo una lotta bene cominciata, non consolida una vit- toria quando ne ha la piena possibilità. Cosi è stato per la risposta alla dichiarazione del governo, quando il gruppo socialdemocratico ha ceduto senza ragione una buona metà della sua vittoria... al signor Stolypin, cosi è stato il 3 aprile per l’interpellanza sulle efferatezze compiute a Riga. I cadetti sono contrari alle interpellanze urgenti, ed è del tutto naturale: un’interpellanza urgente, e per di piu per una questione come quella della guerra, a base di corti marziali, del governo contro il popolo, contiene sempre elementi di « azione dimostrativa >, eie- 3 i6 LENIN menti di pressione sui ministri. Un’interpellanza urgente per una simile questione è indubbiamente uno di quei « fatti », una di quelle « azioni » della Duma che non si confanno al consueto « pranzo di giorno» o «teatro alla sera», sullo stesso piano dei quali la servile Riec tanto bramerebbe mettere la stessa Duma. Ma possibile che questo veleno della corruzione cadetta possa agire anche su l’ala sini- stra della Duma, compreso il gruppo socialdemocratico?! Non lo ammettiamo; eppure... — Non occorre un’interpellanza urgente, dichiarava con servi- lismo il signor Rodicev dalla tribuna. Essa può in questo caso ferire l’amor proprio dei ministri. Simili parole sulla boc,ca del Mirabeau cadetto, che adempie con tanta cura la sua funzione di rappresentante di un « tas de blagueurs », non ci stupiscono affatto. E il deputato Giaparidze (socialdemocratico) ha risposto molto bene a Rodicev: « Il nostro dovere, ha ricordato ai servili cadetti, è di dire la nostra parola quando il braccio del boia si leva sulla vittima ». Sale allora alla tribuna Kuzmin-Karavaiev e legge un telegramma ricevuto da Riga e inviato dal satrapo del luogo, Meller-Zakomelski, quello stesso Meller-Zakomelski, del cui nome, in Siberia, le madri sino ad ora si servono per far paura ai bambini. Il telegramma è di un’impudenza inaudita, pieno della più brutale derisione: «...a Riga non ce stato motivo di deferire al tribunale né settantaquattro, né settanta, né quattro persone; per ora non c’è nessuno da salvare». A questo telegramma il deputato Alexinski ha contrapposto quello ricevuto dai grandi elettori progressivi di Riga, il quale dice che si sta preparando il deferimento alla corte marziale. Subito dopo di lui, che giustamente ha insistito tuttavia sull’ur- genza delì’interpellanza, a questa richiesta si sono associati il gruppo del lavoro e quello socialista-rivoluzionario. Allora i cadetti hanno cominciato a cedere . Pergament non ha nemmeno portato argomenti, ha pregato l’ala sinistra della Duma di non insistere sull’urgenza, proponendo, in nome della commissione delle interpellanze , di far passare in ventiquattro ore l’interpellanza attraverso la commissione. Però, ha detto, rinunciate all’urgenza I Prende la parola il misticamente mellifluo Bulgakov e, in nome della stessa rinuncia all’urgenza, prega di non portare nella que- stione la passione di partito. Egli avrebbe dovuta spiegare innanzi I SOCIALDEMOCRATICI E IL 3 APRILE ALLA DUMA 317 tutto ai suoi colleghi di partito che in simile cose il servilismo è meno ammissibile che in qualsiasi altra, e che esso porterà natural- mente la passione di partito fino al parossismo , che nessuno desidera. Dopo Bulgakov, Kizevetter, e un nuovo passo verso le sinistre, una nuova piccola concessione. Questi propone di passare l’inter- pellanza alla commissione perché essa adempia il suo compito « fuori turno ». Delarov, socialista popolare, si pronuncia per l’urgenza. In altre parole, tutta la sinistra, con un’unanimità rara alla Duma, ha parlato contro i cadetti. È divenuto sempre più chiaro che si trat- tava di una questione politica, che la lotta iniziata contro il servilismo dei cadetti si poteva e doveva condurre sino in fondo. Leggete le Note di A Stolypin nel Novoie Vremia del 4 aprile. Come si profonde in elogi rivolti al partito cadetto! Come attacca i suoi alleati, i «destri», per persuaderli infine che non bisogna in casi simili parlare con tanta asprezza, non bisogna intimorire i cadetti e distoglierli dalla via con- ciliatrice sulla quale si sono messi ora! «Nei discorsi dei cadetti», vedete in po’, il signor Stolypin sente, in quel giorno, la « sincerità e la serietà »! Ed ecco, quando la vittoria era assicurata al gruppo socialdemo- cratico, Tsereteli si alza e dichiara che il gruppo ritira la sua pro- posta di interpellanza urgente. Perché? per quali motivi? Non vi era assolutamente nessuna ragione di pensare che l’interpellanza, se pas- sata alla commissione, avrebbe esercitato un’azione più forte dell’in- terpellanza urgente. Nessuno, certo, oserebbe affermarlo. Tsereteli non aveva nessun motivo di fare quella dichiarazione. Ciò significa, nel pieno significato della parola, darsi la zappa sui piedi. Il 3 aprile non si può mettere all’attivo del gruppo socialdemo- cratico. E non si tratta qui, ripetiamo, di inesperienza parlamentare. Si tratta della fiacchezza politica, dell’indecisione del gruppo social- democratico che si sono già più volte manifestate e che gli impedi- scono in cosi gran misura di occupare alla Duma il posto di vero capo di tutta la sinistra della Duma. Non bisogna chiudere gli occhi, bisogna cercare di sbarazzarsi di questi difetti! Scritto il 4 (17) aprile. Nasce Ef^ho, n. io, 5 aprile 1907. FORZA E DEBOLEZZA DELLA RIVOLUZIONE RUSSA I L’articolo della Narodnaia Duma di ieri che porta questo titolo è un modello di esposizione pacata, chiara c semplice dei dissensi veramente di principio fra i socialdemocratici. Su questo terreno è tanto piacevole e utile discutere quanto è spiacevole e impossibile rispondere agli attacchi del Priviet o degli Otgolos^i. Entriamo dunque in argomento. Suscita dissensi il giudizio sui cadetti e sui populisti. Circa i cadetti i dissensi si riducono, secondo l’opinione assolutamente giusta della Narodnaia Duma, al problema : chi essi rappresentano. «La piccola e media borghesia, e prevalente- mente quella delle città >, risponde la Narodnaia Duma. «La base economica di tali partiti — dice la risoluzione dei bolscevichi — è costituita da una parte dei proprietari fondiari medi e della media borghesia, e soprattutto dall’intellettualità borghese, mentre una parte della piccola borghesia democratica urbana e rurale segue ancora que- sti partiti unicamente per forza di tradizione, essendo addirittura ingannata dai liberali » È chiaro che i menscevichi dànno un giudizio sui cadetti più ottimista del nostro. Essi offuscano o negano il legame di costoro con i grandi proprietari fondiari, noi lo sottolineiamo. Essi sottolineano il legame dei cadetti con la piccola borghesia democratica, noi riteniamo che questo legame sia estremamente debole. Quanto ai grandi proprietari fondiari, la Narodnaia Duma dichiara ingenuo il nostro ragionamento nel n. 7 del Nasce E\ho , dove, secondo i nostri calcoli, non nel gruppo cadetto alla 7 Duma (è un errore della Narodnaia Duma), ma nell 'attuale gruppo, vi sono venti grandi proprietari fondiari. Persino fra i socialdemocratici vi sono dei milionari e dei generali in servizio effettivo, ironizza la Narodnaia Duma. FORZA E DEBOLÉZZA DELLA RIVOLUZIONE RUSSA 319 Facile ironia! Tutti capiscono che i Singer, gli Arons, i Nalivkin sono fenomeni di passaggio individuale dalla borghesia al proletariato. Davvero, signori, vorrete affermare seriamente che venti grandi pro- prietari (su settantanove membri del gruppo cadetto, cioè la quarta parte) seguono individualmente i sessanta intellettuali borghesi, e non il contrario?? Vorrete affermare che il grande proprietario fondiario fa la politica dell’intellettuale liberale, e non che gli intellettuali libe- rali fanno la politica del grande proprietario fondiario?? La vostra ce- lia su Singer e sul compagno Nalivkin è una graziosa celia per na- scondere una posizione che non ha avvenire, e nulla più. Naturalmente, la composizione del gruppo cadetto alla Duma non è la dimostrazione principale, ma solo un sintomo. La dimostrazione principale consiste, in primo luogo, nella storia del liberalismo dei grandi proprietari fondiari in Russia (l’ha riconosciuto anche la Na- rodnaia Duma); in secondo luogo — e ciò è l’essenziale — nell’ana- lisi dell'odierna politica dei cadetti. « La politica agraria cadetta è in sostanza [notatelo] la politica dei grandi proprietari fondiari. » ( Nasce E{ho, n. 7), «Il ” liberalismo cadetto” è il liberalismo dello avvocato borghese, che concilia il contadino con il grande proprieta- rio fondiario e lo concilia a favore di quest’ultimo» (ivi)". A questo argomento la Narodnaia Duma non risponde nulla. Ancora. Come si dimostra il legame di classe del partito cadetto con la piccola borghesia democratica urbana? Con la statistica delle elezioni. Le città votano soprattutto per i cadetti. È un fatto vero, ma non è una dimostrazione. In primo luogo, la nostra legge elettorale non favorisce gli strati democratici della borghesia urbana. È a tutti noto che le assemblee popolari esprimono in modo più giusto le opi- nioni e gli stati d’animo della « piccola borghesia democratica della città». In secondo luogo, nella curia cittadina delle grandi città i cadetti sono più forti e le sinistre più deboli che non nella curia cit- tadina delle piccole città: lo dimostra la statistica dei grandi elettori. Ne consegue quindi che i cadetti non sono la piccola borghesia demo- cratica, ma la media borghesia liberale. Quanto più grande è una città tanto più acuto è Tantagonismo tra il proletariato c la borghesia, tanto più forti sono nella curia cittadina (della borghesia) i cadetti contro le sinistre. In terzo luogo, nelle 22 grandi città dove esisteva il blocco di sinistra, le destre raccolsero 17.000 voti; gli ottobristi, 34.000; i ca- detti, 74.000 e le sinistre 41.000. Fu possibile togliere in una sola volta 320 LENIN un tal numero di voti ai cadetti perché essi non sono dei democratici. Gli avvocati liberali ovunque nel mondo hanno ingannato la piccola borghesia democratica, ma sono stati smascherati dai socialisti. « È vero — chiede la Narodnaia Duma — che la nostra piccola e media borghesia sono già interessate al soffocamento della rivoluzione, per poter spezzare la forza del proletariato che le minaccia diretta- mente?», e risponde: «È indubbiamente falso». Qui indubbiamente le nostre opinioni sono riferite in modo falso. Questa, cari compagni, è già una polemica non di principio... Voi stessi sapete benissimo che noi facciamo una distinzione fra lo spirito controrivoluzionario dei cadetti e quello degli ottobristi; che non esten- diamo affatto alla piccola borghesia l’accusa di spirito controrivoluzio- nario; che noi riteniamo che i grandi proprietari fondiari abbiano paura non solo degli operai, ma anche dei contadini. La vostra non è un’obiezione, ma un’alterazione. È un’obiezione il seguente argomento della Narodnaia Duma : i cadetti diventano più moderati e più reazionari non quando la rivo- luzione è in ascesa, ma quando è in declino, cioè non a causa del loro spirito controrivoluzionario, ma a causa della loro debolezza. La tattica dei cadetti — scrive la Narodnaia Duma in corsivo — « non è la tattica di una forza controrivoluzionaria , ma la tattica dell'impo- tenza rivoluzionaria ». Ne risulta che i cadetti sono anche loro dei rivoluzionari, però dei rivoluzionari impotenti. È una conclusione mostruosa. Per giun- gere ad affermare una così patente assurdità bisognava cominciare il ragionamento da un profondo errore. E questo errore è la negazione del carattere grande-proprietario-fondiario del partito cadetto (il gran- de proprietario fondiario c controrivoluzionario in Russia o alla maniera centonera e ottobrista, o alla maniera cadetta) e la negazione che tra i cadetti prevalga Y intellettualità borghese. Se correggiamo questi due errori abbiamo una conclusione giusta: la tattica cadetta è la tattica della controrivoluzione dei grandi proprietari fondiari e del- Yimpotenza degli intelettuali borghesi. I grandi proprietari fondiari sono una forza controrivoluzionaria. I grossi borghesi, anche. L’intel- lettuale borghese e il funzionario liberali sono i loro pavidi servi che coprono il loro servilismo verso la controrivoluzione con un’ipocrisia « democratica». Non è vero che i cadetti « si sono spostati a destra » solo con il FORZA E DEBOLEZZA DELLA RIVOLUZIONE RUSSA 321 declino e non con l'ascesa della rivoluzione. Ricordate il Nacialo , compagni della Narodnaia Duma, Ricordate gli articoli ispirati dalle considerazioni: « Witte è un agente della Borsa, Struve è un agente di Witte ». Erano buoni articoli quelli! Bei tempi... non avevamo allora dissensi con i menscevichi sul giudizio sui cadetti... Per lumeggiare giustamente Patteggiamento dei cadetti verso l’ascesa o le ascese della rivoluzione occorre dire: la rivoluzione si fa vedere nelle strade , il cadetto nell* anticamera del ministro. Struve va da Witte nel novembre 1905. Qualche cadetto va da qualcuno dei centoneri nel giugno 1906. Miliukov va da Stolypin il 15 gennaio 1907. Cosi fu, cosi sarà... Volendo dare una base economica alle sue opinioni sui cadetti, la Narodnaia Duma conclude: « Dato il debole sviluppo delle città in Russia e l’influenza pre- valente della grande produzione nell’industria delle città, la nostra piccola e media borghesia urbana hanno troppo poca influenza sulla vita economica generale del paese per sentirsi una forza politica auto- noma come si erano sentite ai loro tempi quelle inglesi o francesi... ». Benissimo, giustissimo. Però questo non si riferisce ai cadetti. E poi qui perde del tutto la sua validità la contropposizione pseudomarxista della borghesia « progressiva delle grandi città » e della « piccola bor- ghesia rurale arretrata », mediante la quale si è cercato piu di una volta di giustificare la tattica menscevica... « Essa non può fare del proletariato un proprio strumento, perché il proletariato già lotta sotto una sua bandiera, la bandiera socialdemocratica...». Giusto!... « Ecco qual è la fonte di tutti i suoi tentennamenti, di tutta la sua inde- cisione nella lotta contro il regime feudale autocratico...». Anche que- sto è vero, però non per i cadetti, ma per i partiti e gruppi del lavoro , che poggiano non solo sulla piccola borghesia rurale, ma anche su quella urbana! « ... Questa relativa debolezza della democrazia borghese urbana spie- ga anche perché non appena i nostri democratici borghesi cominciano a spostarsi a sinistra, nelle città perdono subito terreno e cominciano a im- pantanarsi nella palude populista-contadina ». 21 - 75 322 LENIN Giusto! Mille volte giusto! Non osavamo nemmeno sognare una cosi piena conferma della tattica bolscevica da parte della Narodnaia Duma. « Appena i nostri democratici borghesi cominciano a spo- starsi a sinistra essi diventano populisti ». Proprio cosi: i democra- tici borghesi di sinistra sono appunto i populisti. E i cadetti fingono solo di essere dei democratici, ma in realtà non lo sono affatto. Per- tanto, poiché il proletariato dovrà fare la rivoluzione borghese in- sieme con la democrazia borghese, esso è destinato a entrare in un «blocco» politico — nel senso lato del termine, comprendendovi non soltanto gli accordi elettorali e non soltanto quelli parlamentari, ma le azioni comuni senza nessun accordo — con la piccola borghesia di sinistra y cioè populista, contro i neri e contro i cadetti! Quod crat demonstrandum , proprio quel che si voleva dimo- strare. La prossima volta converseremo con la Narodnaia Duma spe- cificatamente sui populisti. II* Se si riconosce che « i populisti sono i vicini di sinistra dei ca- detti», che essi «tentennano costantemente tra i cadetti e i social- democratici », si deve inevitabilmente riconoscere che la politica bolscevica — costringere i populisti a mettersi dalla parte dei socialde- mocratici contro i centoneri e contro i cadetti — è giusta. I menscevichi cercano di attenuare o respingere questa conclu- sione, che sgorga dal loro riconoscimento, richiamandosi al fatto che le masse contadine, pur essendo « piu rivoluzionarie e più de - mocratichey dei liberali, sono al tempo stesso «penetrate da utopie sociali reazionarie » e mirano, « nel campo economico, a far girare airindietro la ruota della storia». Questo ragionamento, molto usato nella nostra letteratura social- democratica, contiene un grande errore sia logico che economico- storico. Si confrontano le arscine con i pud, il reazionarismo delle • La Narodnaia Dttma è stata soppressa dal governo: elimineremo quindi, per quanto è possibile, la polemica diretta con essa e ci soffermeremo sul giudizio di prin- cipio del populismo dato dal marxismo. FORZA E DEBOLEZZA DELLA RIVOLUZIONE RUSSA 323 idee dei contadini sulla rivoluzione socialista con il reazionarismo della politica liberale nella rivoluzione borghese. Se nei confronti degli obiettivi del socialismo i contadini sono indiscutibilmente per utopie reazionarie, i borghesi liberali nei con- fronti di questi obiettivi sono per le repressioni reazionarie, come quelle del giugno 1849 o del maggio 1871. Se dunque in questa rivoluzione, cioè nella rivoluzione borghese, le masse contadine e i loro ideologi, i populisti, conducono, in con- fronto ai liberali, una politica reazionaria, il marxismo non ammet- terà mai che i populisti siano più a sinistra, più rivoluzionari, più democratici dei liberali. È chiaro che qui c’è qualcosa che non va. Confrontate la politica agraria dei liberali con quella dei popu- listi. Vi sono in esse attualmente caratteri economici reazionari? L’aspirazione a limitare la mobilizzazione del possesso fondiario è reazionaria in tutti e due i partiti. Ma il carattere burocratico della politica agraria cadetta (comitati della terra composti da funzionari e grandi proprietari fondiari) rende il reazionarismo di quest’ultima molto più pericoloso praticamente , e subito. Per questo punto, dun- que, il confronto va a tutto svantaggio dei liberali. « Egualitarismo » nel godimento della terra... L’idea dell’egua- glianza dei piccoli produttori è reazionaria, quale tentativo di cer- care nel passato e non nel futuro la soluzione dei problemi della rivoluzione socialista. Il proletariato porta con sé non il socialismo dell’eguaglianza dei piccoli proprietari, ma quello della grande pro- duzione socializzata. Ma la stessa idea della eguaglianza è l’espres- sione più completa, cohseguente e decisa dei problemi democratici borghesi. Si può consigliare ai marxisti che l'hanno dimenticato di rivolgersi al I volume del Capitale di Marx e aìYAntiduhring di Engels. L’idea dell’eguaglianza esprime nel modo più organico la lotta contro tutte le sopravvivenze della servitù della gleba, la lotta per lo sviluppo più largo e puro della produzione mercantile. Da noi spesso lo si dimentica quando si parla del carattere rea- zionario dei progetti agrari populisti di « livellamento >. L’eguaglianza non esprime soltanto idealmente la realizzazione più completa delle condizioni per il libero capitalismo e per la libera produzione mercantile. Anche materialmente, nella sfera dei rap- porti economici neiragricoltura che si sviluppa dalla servitù della 324 LENIN gleba, l’eguaglianza dei piccoli produttori è la condizione per lo sviluppo piu largo, piu completo, più libero e più rapido dell’agri- coltura capitalista. Questo sviluppo avviene in Russia da lungo tempo. La rivolu- zione lo ha affrettato. Tutto sta nel sapere se avverrà secondo il tipo per cosi dire prussiano (conservazione dell’azienda del grande pro- prietario fondiario, con l’asservimento del f^necht, che pagherà « se- condo un giusto estimo» un appezzamento di fame) o secondo il tipo americano (abolizione dell’azienda del grande proprietario fon- diario, passaggio di tutta la terra ai contadini). Questo il problema fondamentale di tutta la nostra rivoluzione democratica borghese, il problema della sua sconfitta o della sua vittoria. I socialdemocratici rivendicano il passaggio, senza riscatto, di tutta la terra ai contadini, cioè lottano decisamente per il secondo tipo di sviluppo del capitalismo, vantaggioso per il popolo. Quando i contadini lottano contro i grandi proprietari fondiari feudali, l’idea dell’eguaglianza è il più forte impulso ideale nella lotta per la terra, e l’abolizione più completa di tutte le sopravvivenze della servitù della gleba è l’attuazione dell’eguaglianza tra i piccoli produttori. L’idea dell’eguaglianza è quindi l’idea più rivoluzionaria per il mo- vimento contadino, non soltanto perché è uno stimolo alla lotta politica, ma anche perché lo è per l’epurazione economica dell’agri- coltura dalle sopravvivenze feudali. In quanto i populisti sognano che l’eguaglianza possa reggersi sulla base della produzione mercantile, che questa eguaglianza possa essere un elemento di sviluppo verso il socialismo, pertanto le loro concezioni sono sbagliate, il loro socialismo è reazionario. Ogni marxista deve saperlo e ricordarlo. Ma egli tradirebbe la sua causa, che gli impone di esaminare storicamente i compiti particolari della rivoluzione democratica borghese, se dimenticasse che quella stessa idea dell’eguaglianza e tutti i possibili progetti di egualitarismo sono l’espressione più completa dei compiti della rivoluzione non socia- lista, ma borghese, i compiti della lotta non contro il capitalismo, ma contro il regime dei burocrati e dei grandi proprietari fondiari. O un’evoluzione di tipo prussiano: il grande proprietario fon- diario feudale diventa un junker; per un decennio il potere dei grandi proprietari fondiari si rafforza nello Stato; monarchia; «di- FORZA E DEBOLEZZA DELLA RIVOLUZIONE RUSSA 325 spotismo militare rivestito di forme parlamentari » invece della de- mocrazia; la piu marcata ineguaglianza tra la popolazione rurale e tra l’alti a popolazione. Oppure un’evoluzione di tipo americano: abolizione dell’azienda del grande proprietario fondiario; il conta- dino diventa un libero agricoltore; potere del popolo; regime demo- cratico borghese; la maggiore eguaglianza tra la popolazione rurale quale punto di partenza e condizione per il libero capitalismo. Questa è di fatto l’alternativa storica,, abbellita dall’ipocrisia dei cadetti (che vogliono portare il paese sulla prima via) e dall’utopia socialmente reazionaria dei populisti (che lo vogliono portare sulla seconda). È chiaro che il proletariato dovrà tendere tutte le sue forze per appoggiare la seconda via. Soltanto in questo caso le classi lavoratrici si libereranno delle ultime illusioni borghesi, poiché il socialismo dell’eguaglianza è l’ultima illusione borghese del piccolo proprietario. Soltanto in questo caso le masse popolari, imparando non dai libri ma dall’esperienza, sentiranno nel piu breve tempo l’impotenza di tutti i progetti egualitari, la loro impotenza contro il potere del capitale. Soltanto in questo caso il proletariato si scrollerà di dosso le tradizioni «populiste», cioè piccolo-borghesi, si sbarazzerà dei compiti demo- cratici borghesi, che oggi inevitabilmente ricadono su di esso, e si dedicherà completamente ai suoi compiti veramente di classe, cioè socialisti. Soltanto perché non comprendono la relazione fra i compiti democratici borghesi e i compiti socialisti alcuni socialdemocratici temono di condurre la politica che vuole portare fino in fondo la rivo- luzione borghese. Soltanto chi non comprende i compiti e il contenuto della rivolu- zione borghese è indotto a ragionamenti come questo: «Essa [la no- stra rivoluzione] è, in fin dei conti, generata non dagli interessi dei contadini, ma [??] da quelli della società borghese che sta sviluppan- dosi », oppure «questa rivoluzione è borghese, e quindi [!!??] non può compiersi sotto la bandiera e la guida delle masse contadine» (Narodnaia Duma , n. 24, 4 aprile). Ne risulta che in Russia l’azienda contadina poggia su un’altra base, che non è quella borghese!! Le masse contadine sono appunto interessate a uno « sviluppo della società borghese » il più completo, il piu rapido e largo, allo sviluppo «americano» e non «prussiano». Proprio per questo la rivoluzione 32 6 LENIN borghese può compiersi « sotto la guida contadina » (e, meglio, prole- taria, se i contadini, tentennando fra i cadetti e i socialdemocratici, seguiranno in generale i socialdemocratici). Una rivoluzione borghese compiuta sotto la guida della borghesia può essere unicamente una rivoluzione non condotta sino in fondo (cioè, per essere piu precisi, non una rivoluzione, ma una riforma). Può essere una vera rivolu- zione soltanto se guidata dal proletariato e dai contadini. Nasce Ef^ho t nn, io c 12, 5 e 7 aprile 1907, PREFAZIONE ALL’EDIZIONE RUSSA DEL t CARTEGGIO DI J. PH. BECKER, J. DIETZGEN, F. ENGELS, K. MARX E ALTRI CON F. A. SORGE E ALTRI » Scritta il 6 (19) aprile 1907. Pubblicata nel volume omonimo a Pietroburgo, 1907, per le edizioni P, G. Daugc. Firmata: N. Lenin. La raccolta delle lettere di. Marx, Engels, Dietzgen, Becker e altri dirigenti del movimento operaio internazionale del secolo scorso, che presentiamo al pubblico russo, è una necessaria integrazione della nostra letteratura marxista d’avanguardia. Non ci soffermeremo qui in particolare suH’importanza che queste lettere assumono per la storia del socialismo e per la comprensione di tutti gli aspetti dell’attività di Marx e di Engels. Questo lato della questione non ha bisogno di schiarimenti. Notiamo soltanto che per comprendere le lettere che pubblichiamo è necessario conoscere i testi fondamentali di storia deirinternazionale (cfr. Jaekh, L'Interna - zionale> traduzione russa per i tipi « Znanie »), di storia del movi- mento operaio tedesco e americano (cfr. F. Mehring, Storia della socialdemocrazia tedesca M e Morris Hillquit, Storia del socialismo in America ), ecc. Non abbiamo neanche l’intenzione di tentare di esporre qui a grandi linee il contenuto del carteggio e di formulare un giudizio sui diversi periodi storici ai quali si riferisce. Mehring lo ha già fatto magistralmente nel l’articolo Der Sorgesche Brieftcechsel (Nette Zeit 25' anno, nn. 1 e 2) che sarà probabilmente accluso dall’editore in ap- pendice alla presence traduzione o sarà pubblicato in edizione russa separata. Gli insegnamenti che il proletariato in lotta deve trarre dalla conoscenza degli aspetti meno vistosi dell’attività di Marx e di En- gels nel giro di circa trentanni (dal 1867 al 1895) presentano parti- colare interesse per i socialisti russi nell’attuale epoca rivoluzionaria. Non fa quindi meraviglia che anche nelle nostre pubblicazioni so- cialdemocratiche i primi tentativi di far conoscere ai lettori il carteg- 13 " LENIN gio tra Marx, Engels e Sorge siano staci compiuti in rapporto ai pro- blemi piu « urgenti » della tattica socialdemocratica nella rivoluzione russa (la Sovrcmennda Gizn di Plekhanov, gli Oti(lH(i menscevi- chi). Intendiamo richiamare qui P attenzione del lettore sull’analisi di quei brani del carteggio che rivestono particolare rilievo alla luce dei compiti attuali del partito operaio in Russia. Nelle loro lettere Marx e Engels hanno parlato soprattutto delle questioni scottanti del movimento operaio anglo-americano e tedesco. Ed è comprensibile, perché essi erano dei tedeschi che vivevano a quel tempo in Inghilterra ed erano in corrispondenza con un compa- gno americano. Nelle lettere inviate al socialdemocratico tedesco Kugelmann* Marx parlò molto piu spesso e minuziosamente del movimento operaio francese e, soprattutto, della Comune di Parigi. È singolarmente istruttivo il confronto tra i giudizi espressi da Marx e Engels sul movimento operaio anglo-americano e su quello tedesco. Se si considera che la Germania, da un lato, e l’Inghilterra e TAmerica, dall’altro, sono fasi diverse dell’evoluzione capitalistica, forme diverse di dominio della borghesia, in quanto classe, su tutta la vita politica di questi paesi, il confronto indicato acquista eccezio- nale importanza. Sotto l’aspetto scientifico, qui vediamo un modello di dialettica materialistica, la capacità di mettere in primo piano e di sottolineare i diversi punti, i diversi Iati della questione, in rap- porto alle caratteristiche concrete di queste o quelle condizioni poli- tiche ed economiche. Sotto il profilo della politica pratica e della tattica del partito operaio, abbiamo qui un esempio del modo in cui gli autori del Manifesto comunista definivano i compiti del proleta- riato in lotta in relazione alle diverse fasi di sviluppo del movimento operaio nazionale dei diversi paesi. Del socialismo anglo-americano Marx e Engels criticano nel modo piu aspro il distacco dal movimento operaio. Il filo rosso che percorre tutti i loro numerosi giudizi sulla « Federazione social- democratica » (Soàal-Demacratic Federation) in Inghilterra e sui socialisti americani è l’accusa che essi hanno trasformato il marxismo in un dogma, in « ortodossia pietrificata ( starre ) », vedendovi un < sim- bolo di fede e non una guida per f azione » ", non avendo la capacità * Cfr* 1/ lettere dt Merx e Kttgelmann , traduzione a cura c con prefazione di N. I-enin, Pietroburgo 1907. PREFAZIONE AL CARTEGGIO CON F. A. SORGE 33 * di adattarsi al movimento operaio teoricamente debole, ma vivo, pos- sente, di massa, che passa al loro fianco. « Dove saremmo andati a finire ora — esclama Engels in una lettera del 27 gennaio 1877 — se dal 1864 al 1873 avessimo persistito a collaborare soltanto con quelli che avevano accettato apertamente il nostro programma? »“ E in una lettera precedente (28 dicembre 1886), trattando dell’influenza delle idee di Henry George sulla classe operaia deirAmerica, scriveva: « Uno o due milioni di voti operai dati in novembre a un vero ( bona fide) partito operaio sono nel momento attuale infinitamente più impor- tanti di un centinaio di migliaia di voti dati a un programma impecca- bile sotto l’aspetto teorico ». Si tratta di brani molto interessanti. Da noi alcuni socialdemo- cratici si sono affrettati a usarli in difesa deH’idea del « congresso ope- raio » o di qualcosa del tipo del « vasto partito operaio * di Larin. E perché mai non in difesa del «blocco di sinistra»? — domandiamo a questi precipitosi « utilizzatori » di Engels. Le lettere da cui sono tolte le citazioni risalgono al tempo in cui gli operai d’America vota- vano in favore di Henry George. La signora Wischnewetzky, un’ame- ricana che aveva sposato un russo e tradotto le opere di Engels, aveva pregato quest’ultimo, come risulta dalla risposta dello stesso Engels, di criticare a fondo Henry George. Engels (il 28 dicembre 1886) scrive che non è ancora venuto il momento di farlo, perché è molto me- glio che il partito operaio cominci a formarsi, anche se con un pro- gramma non troppo duro. Più tardi saranno gli operai stessi a capire di che si tratta, a « imparare dai propri errori ». Ma tutto ciò che po- trebbe impedire, dice Engels, «sulla base di un qualsiasi programma, il consolidamento del partito operaio lo riterrei un grave errore»*. Beninteso, Engels aveva capito alla perfezione e segnalato più volte l’assurdità e la natura reazionaria delle idee di Henry George dal punto di vista del socialismo. Nel carteggio di Sorge ce un’interes- sante lettera di Marx, in data 20 giugno 1881, in cui egli esprime il suo giudizio su Henry George come ideologo della borghesia radicale. « Teoricamente, H. George è un uomo assolutamente arretrato » ( total arri ère) scriveva Marx. E tuttavia F. Engels non temeva di presentarsi alle elezioni insieme a questo vero socialista-reazionario , 332 LENIN purché vi fossero persone capaci di predire alle masse « le conse- guenze dei loro errori » (Engels, lettera del 29 novembre 1886) tó . A proposito dei « cavalieri del lavoro » ( Knights of labor\ orga- nizzazione degli operai americani di quel tempo, Engels scriveva nella stessa lettera: «Il lato più debole [letteralmente: il più fradicio, jattlste ] dei cavalieri del lavoro è stata la loro neutralità politica ... Uno dei primi passi essenziali di ogni paese che entri nel movimento deve essere l’organizzazione degli operai in un partito politico autonomo, comunque vi si giunga, purché questo partito sia effettivamente un partito operaio»*. È evidente che da questo non si può trarre nessun argomento che giustifichi il salto dalla socialdemocrazia al congresso operaio aparti- tico e cosi via. Ma la necessità di ammettere talvolta una campagna elettorale comune con i « socialreazionari » radicali dev’essere accet- tata da chiunque non voglia essere accusato da Engels di ridurre il marxismo al « dogma », all’« ortodossia », al « settarismo », ecc. Naturalmente, non è tanto interessante indugiare su questi paral- lelismi americano-russi (che siamo stati costretti a indicare per rispon- dere ai nostri avversari) quanto invece sui caratteri essenziali del movimento operaio anglo-americano. Questi caratteri sono: l’assenza di qualsiasi obiettivo democratico importante e nazionale per il pro- letariato; la totale subordinazione della classe operaia alla politica borghese; il distacco settario dei piccoli gruppi e circoli socialisti dal proletariato; neanche un minimo successo elettorale dei socialisti, ecc. Chi dimentica queste premesse fondamentali e si accinge a trarre vaste deduzioni dai « parallelismi americano-russi » si rivela oltremodo superficiale. Se Engels insiste tanto sulle organizzazioni economiche degli operai in queste condizioni, lo fa perché si tratta dei regimi demo- cratici più solidi, che pongono al proletariato compiti puramente socialisti. Se Engels insiste sulPimportanza di un partito operaio autonomo, anche se con un cattivo programma, lo fa perche si tratta di paesi dove non esisteva in precedenza traccia alcuna di indipendenza poli- tica degli operai, dove gli operai si trascinavano e si trascinano, sul piano politico, a rimorchio soprattutto della borghesia. Cercare di estendere le conclusioni derivanti da questi ragiona- menti a paesi o momenti storici in cui il proletariato ha creato il suo PREFAZIONE AL CARTEGGIO CON F. A. SORGE 333 partito prim’ancora dei liberali borghesi, in cui tra il proletariato non esiste affatto la tradizione di votare per i politicanti borghesi, e i com- piti immediati che si pongono all’ordine del giorno non sono ancora socialisti, ma solo democratici borghesi, cercare di far questo significa farsi beffe del metodo storico di Marx. Il nostro pensiero diventa ancor più chiaro per il lettore se raf- frontiamo i giudizi di Engels sul movimento anglo-americano con quelli sul movimento tedesco. Questi giudizi sono molto numerosi anche nel carteggio che qui presentiamo e sono molto interessanti. Il filo rosso che li percorre tutti è qualcosa di radicalmente diverso: è l’ammonimento contro l’« ala destra » del partito operaio, è la guerra implacabile (e a volte — come quella che Marx condusse negli anni dal 1877 al 1870 — furiosa) contro l’ opportunismo nella socialdemocrazia. Convalideremo prima quest’affermazione con citazioni tolte dal carteggio per passare poi a formulare un giudizio su tale fenomeno. Bisogna anzitutto accennare ai giudizi di K. Marx su Hòchberg e soci. F. Mehring, nella rticolo intitolato Der Sorgesche Brief - wechsel , tenta di mitigare gli attacchi di Marx e i successivi attacchi di Engels contro gli opportunisti; e lo fa, secondo noi, esagerando un poco. Cosi, per esempio nei riguardi di Hòchberg e soci, Mehring difende la sua opinione sull’inesatto giudizio espresso da Marx nei confronti di Lassalle e dei lassalliani. Ma, lo ripetiamo, quel che qui preme non è tanto la valutazione storica dell’esattezza o dell’esage- -razione degli attacchi di Marx contro questi o quegli altri socialisti, quanto invece l’apprezzamento di principio formulato da Marx nei confronti di determinate tendenze del socialismo in generale. Marx, disapprovando i compromessi dei socialdemocratici tedeschi con i lassalliani e con Duhrìng (lettera del 19 ottobre 1877), condanna anche il compromesso « con un’intiera masnada di studenti immaturi e di dottori sapientoni > (in tedesco « dottore » è un titolo accademico, che corrisponde al nostro « libero docente * o « laureato a pieni voti »). « che si sono proposti di dare al socialismo un orientamento 11 idea listico superiore”, cioè di sostituire alla sua base materialistica (che esige da chi si accinge a usarla uno studio oggettivo) una mitologia moderna con tutte le sue idee della giustizia e della libertà, dell’ugua- glianza e della fraternité. Uno dei rappresentanti di questa tendenza c il dottor Hòchberg, editore della rivista Zuì{unft y che si è ” comprato ” 334 LENIN l’arfttaissione al partito, concediamolo pure, con le ”piu nobili” in- tenzioni: ma io me ne infischio delle ” intenzioni ”! Raramente è apparso alla luce qualcosa di piu misero e di piu ” modeste pretese ” del programma del suo Zu\unft » (lettera n. jo) 70 . In un’altra lettera, scritta quasi due anni dopo (il 19 settem- bre 1879), Marx smentisce i pettegolezzi secondo cui lui e Engels starebbero dietro le spalle di J. Most e spiega minuziosamente a Sorge il suo atteggiamento verso gli opportunisti nel partito socialde- mocratico tedesco. La rivista Zukunft era diretta da Hòchberg, Schramm e Ed. Bernstein. Marx e Engels si rifiutarono di collaborare a una simile pubblicazione e, quando si parlò di fondare, con la par- tecipazione e con l’aiuto finanziario dello stesso Hòchberg, un nuovo organo di stampa del partito, richiesero dapprima che Hirsch, da loro designato, fosse nominato redattore capo allo scopo di controllare questo « miscuglio di dottori, di studenti e di socialisti della cattedra > e poi si rivolsero con una circolare a Bebel, a Liebknecht e ad altri dirigenti del partito socialdemocratico, avvertendoli che avrebbero combattuto apertamente contro un simile «involgarimento \Verlu- derung è una parola ancora piu forte in tedesco] della teoria e del partito » se l’orientamento di Hòchberg, Schramm e Bernstein non fosse cambiato. Si era appunto in quel periodo storico del partito socialdemocra- tico tedesco che Mehring rievoca nella sua Storia come un « anno di confusione » (« Ein Jahr der V erwirrung »). Dopo la « legge eccezio- nale », il partito non trovò subito la strada giusta, ma deviò dapprima verso l’anarchia di Most e verso l’opportunismo di Hòchberg e soci. «Questi signori — scrive Marx a proposito di quest’ultimo — -, che sotto il profilo teorico sono degli zeri e che praticamente non servono a niente, vogliono spezzare i denti al socialismo (che è da loro con- cepito secondo la ricetta universitaria) e soprattutto al partito social- democratico, ed illuminare gli operai o, come costoro dicono, incul- care in essi ” elementi d’istruzione”, mentre hanno essi stessi solo nozioni molto confuse. Inoltre, costoro si propongono anzitutto di elevare il significato del partito agli occhi della piccola borghesia. In- somma sono soltanto dei miseri chiacchieroni controrivoluzionari > n . Il «furioso» attacco di Marx fece retrocedere e... dileguare gli opportunisti. Nella lettera del 19 novembre 1879 Marx comunica che Hòchberg è stato allontanato dalla commissione redazionale e che le PREFAZIONE AL CARTEGGIO CON F. A. SORGE 335 sue idee sono state sconfessate da tutti i più autorevoli dirigenti del partito, Bebel, Liebknecht, Bracke, ecc.” L’organo del partito social- democratico, il Sozialdemokjat , venne pubblicato sotto la direzione di Vollmar, che aderiva a quel tempo all’ala rivoluzionaria del par- tito. Un anno dopo (il 5 novembre 1880), Marx racconta che aveva sempre lottato insieme con Engels contro la «miserabile* ( miserabel ) direzione di questo S oziai demo\rat e che aveva spesso lottato aspra- mente (« wobe'is oft scharf hergeht). Liebknecht fece visita a Marx nel 1880 e gli promise che vi sarebbe stato un « miglioramento » sotto tutti i rapporti 79 . La pace fu ristabilita e non si venne alla guerra aperta. Hòchberg si ritirò, e Bernstein diventò un socialdemocratico rivoluzionario... almeno fino alla morte di Engels, nel 1895. Il 20 giugno 1882 Engels scriveva a Sorge, narrandogli questa battaglia come un episodio del passato: « Insomma, le cose in Ger- mania vanno a meraviglia. È vero che i signori pubblicisti del partito hanno tentato di provocare una svolta reazionaria, ma hanno fatto un gran fiasco. Lo scherno di cui sono oggetto dappertutto gli operai so- cialdemocratici hanno reso questi operai ancor più rivoluzionari di quanto non lo fossero tre anni fa... Questi signori [i pubblicisti del partito] volevano mendicare a qualsiasi costo, con la docilità, con la sottomissione e il servilismo, l’abrogazione della legge contro i socia- listi, che li aveva privati di colpo dei loro guadagni. Appena abrogata la legge... la scissione si manifesterà senza dubbio, e i signori Viereck, Hòchberg, ecc. costituiranno un’ala destra a parte, con cui si potrà in questo o quel caso entrare in trattative, fino a che essi non cadranno definitivamente. Quest’opinione era stata da noi espressa subito dopo la promulgazione della legge contro i socialisti, quando Hòchberg e Schramm pubblicarono negli Annali un libello assolutamente infame sull’attività del partito e pretesero che il partito agisse in modo più decente, educato ed elegante* 74 ( (espressione di Marx nella lettera del 19 settembre 1879)", nelPopportunismo da intellet- tuali piccolo-borghesi. Non è forse caratteristico che le nostre comari socialdemocratiche abbiano fatto tanto strepito a proposito dei consigli della prima specie e si siali tappata la bocca, passando sotto silenzio i consigli della se- conda? Forse che una simile unilateralità nell’apprezzamento delle lettere di Marx e di Engels non è il miglior indice di una certa... « uni- laicralità» nostra, russa, socialdemocratica? Oggi che il movimento operaio internazionale manifesta sintomi di profonda effervescenza e oscillazione, che l’estremismo dell’oppor- tunismo, del «cretinismo parlamentare» e del riformismo filisteo ha suscitato l’estremismo opposto, quello del sindacalismo rivoluzionario, oggi la linea generale degli « emendamenti » apportati da Marx e Engels al socialismo anglo-americano e a quello tedesco acquista un’importanza eccezionale. Nei paesi dove non c’è un partito operaio socialdemocratico, dove non ci sono deputati socialdemocratici nei parlamenti, dove non ci nessuna politica socialdemocratica sistematica, coerente, né alle ele- zioni, né nella stampa, ecc., in questi paesi Marx e Engels hanno insegnato a romperla a qualsiasi costo col settarismo ristretto e a aderire al movimento operaio per scuotere politicamente il proleta- riato. E questo perché in Inghilterra e in America il proletariato ha provato, nel corso dell’ultimo trentennio del XIX secolo, di non avere quasi nessuna indipendenza politica. L’arena politica in questi paesi, data l’assenza quasi assoluta di compiti storici democratici borghesi, era completamente occupata dalla borghesia trionfante e soddisfatta di sé, la quale nell’arte di ingannare, di subornare e corrompere gli operai non ha pari al mondo. Credere che i consigli che Marx e Engels davano al movimento operaio anglo-americano possano essere semplicemente e direttamente applicati alle condizioni russe significa utilizzare il marxismo non per chiarirne il metodo , non per studiare gli storici lati specifici concreti del movimento operaio in determinati paesi, ma per meschini calcoli intellettuali e di gruppo. Al contrario, in un paese dove la rivoluzione democratica bor- PREFAZIONE .AL CARTEGGIO CON F. A. SORGE W ghese è rimasta incompiuta, dove ha imperato e impera il «dispo- tismo militare guernito di forme parlamentari» (espressione di Marx nella critica del programma di Gotha)* 9 , dove il proletariato è stato già da molto tempo trascinato nella politica e conduce una politica socialdemocratica, in un tale paese Marx e Engels temevano piu di tutto la banalità parlamentare, lo svilimento piccoloborghese dei com- piti e dello slancio del movimento operaio. Abbiamo ancora più il dovere di sottolineare questo lato del marxismo e di metterlo in evidenza nelPepoca della rivoluzione demo- cratica borghese in Russia, dato che da noi la grande, « brillante », ricca stampa liberale borghese strombazza con mille voci nelle orecchie del proletariato le sue frasi sulla lealtà «esemplare», sulla legalità parla- mentare, sulla modestia e sulla moderazione del vicino movimento operaio tedesco. La menzogna interessata dei -traditori borghesi della rivoluzione russa non è dovuta né al caso, né alla depravazione personale di qual- che ex o futuro ministro del campo cadetto: è provocata dai profondi interessi economici dei grandi proprietari fondiari liberali e dei bor- ghesi liberali della Russia. E nella lotta contro questa menzogna, contro quest’* abbrutimento delle masse» ( Massenvcrdummung : e- spressione di Engels nella lettera del 29 novembre 1886) **, le lettere di Marx e di Engels devono servire come arma insostituibile per tutti i socialisti russi. La menzogna interessata dei liberali borghesi mostra al popolo qual è la « modestia » esemplare dei socialdemocratici tedeschi. I capi di questi socialdemocratici, i fondatori della teoria del marxismo, ci dicono: « Sono il linguaggio e l’azione rivoluzionaria dei francesi che hanno fatto si che i piagnistei di Viereck e soci Jsocialdemocratici opportunisti del gruppo parlamentare socialdemocratico tedesco] sem- brassero ancora più fiacchi ». (Si tratta della formazione di un partito operaio alla Camera dei deputati francese e dello sciopero di Decaze- ville che ha staccato i radicali francesi dal proletariato francese)* 1 . « Negli ultimi dibattiti sulla legge contro i socialisti, intervennero sol- tanto Liebknecht e Bebcl, entrambi con discorsi molto felici. Con tali dibattiti, possiamo di nuovo mostrarci fra le persone per bene, il che, purtroppo, prima non sempre era possibile. È bene, in generale, che si contesti ai tedeschi la funzione di dirigenti del movimento sociale 34 2 LENIN intemazionale, soprattutto dopo ch’essi hanno mandato al Reichstag un cosi gran numero di filistei (cosa che del resto era inevitabile). Nei periodi di calma tutti in Germania diventano filistei , e in tali momenti il pungiglione della concorrenza francese è assolutamente necessario ... » (lettera del 29 aprile 1886)". Ecco quali lezioni deve far proprie con maggiore fermezza il Partito operaio socialdemocratico di Russia, che è dominato dall’in- fluenza ideologica della socialdemocrazia tedesca. Questi insegnamenti ci sono impartiti non da un singolo estratto del carteggio degli uomini piu eminenti del XIX secolo, ma da tutto Io spirito e da tutto il contenuto della critica deiresperienza intema- zionale del proletariato, critica fraterna, leale, estranea ai raggiri diplo- matici e ai calcoli meschini. Fino a qual punto tutte le lettere di Marx e di Engels sono effet- tivamente penetrate da questo spirito, può essere dimostrato dai passi seguenti, che hanno, è vero, un carattere piuttosto privato, ma sono estremamente caratteristici" Nel 1889 aveva inizio in Inghilterra un movimento giovane, fre- sco, pieno di nuovo spirito rivoluzionario fra i semplici operai non istruiti, non qualificati (operai dei gasometri, dei dock, ecc.). Engels ne è entusiasta. Esultante, egli sottolinea Fattività di Tussy, la figlia di Marx, che svolse l’agitazione fra di loro. € Quel che c’è qui di piu ripugnante — scrive da Londra il 7 dicembre 1889 — è la rispetta- bilità ” borghese penetrata nella carne e nel sangue degli operai. La suddivisione della società in innumerevoli gradi sociali riconosciuti in- discutibilmente da tutti, ciascuno dei quali ha il suo ” orgoglio ” parti- colare ed è penetrato da un senso innato del rispetto verso i ” migliori ” e i ” supcruomini ”, è tanto antica e tanto stabile che la borghesia non incontra nessuna difficoltà nell’adescare le masse. Io, per esempio, non sono per niente sicuro che John Burns sia nell’animo suo piu orgoglioso della popolarità di cui gode nella propria classe che non di quella di cui gode presso il cardinale Manning, il sindaco e, in gene- rale, presso la borghesia. E Champion, tenente in congedo, per molti anni ha trafficato con alcuni elementi borghesi e, soprattutto, conser- vatori, e al congresso della Chiesa anglicana ha predicato il socia- lismo ecc. Perfino Tom Mann, ch’io considero il migliore fra di loro, ama raccontare che andrà a colazione dal sindaco. Quando li si para- PREFAZIONE AL CARTEGGIO CON F. A. SORGE 343 gona coi francesi, ci si può convincere di quanto sia benefica l’influenza della rivoluzione » *\ I commenti sono superflui. Ancora un esempio. Nel 1891 si sentiva nell’aria il pericolo d’una guerra europea. Engels era in corrispondenza su questo tema con Bebel, ed entrambi erano d’accordo nel dire che, se la Russia avesse attaccato la Germania, i socialisti tedeschi avrebbero dovuto combat- tere accanitamente sia contro i russi che contro qualsiasi alleato dei russi, « Se la Germania viene soffocata, noi lo saremo insieme ad essa. Mentre nel caso di una svolta favorevole, la lotta acquisterà un carat- tere cosi violento che la Germania potrà reggersi soltanto con misure rivoluzionarie; per conseguenza è possibilissimo che noi saremmo costretti a metterci al timone del governo e a rappresentare il 1793* (lettera del 24 ottobre 1891)“. Ne prendano nota quegli opportunisti i quali gridavano a tutto il mondo che le prospettive « giacobine * per il partito operaio russo nel 1905 non erano socialdemocratiche! Engels faceva notare aperta- mente a Bebel l’eventualità di una partecipazione dei socialdemocra- tici al governo provvisorio. È del tutto naturale che, professando tali punti di vista sui com- piti dei partiti operai socialdemocratici, Marx e Engels fossero pieni della fede piti radiosa nella rivoluzione russa e nella sua grande im- portanza mondiale. Durante una ventina d’anni circa noi vediamo apparire in questo carteggio l’appassionata attesa della rivoluzione in Russia. Ecco una lettera di Marx del 27 settembre 1877. La crisi in Oriente 88 suscita l’entusiasmo in Marx. « La Russia... è già da molto tempo sulla soglia della rivoluzione, e tutti gli elementi sono già ma- turi. L’esplosione è stata accelerata di vari anni, grazie ai colpi asse- stati dai bravi turchi... col loro modo affatto speciale. Il rivolgimento comincerà secundum artem [secondo tutte le regole dell’arte] con civetterie costituzionali , e si farà un chiasso del diavolo [il y aura un beau tapage ]. Se madre natura ci favorirà, assisteremo ancora a questo trionfo » 87 (Marx aveva allora 59 anni). Madre natura non ha concesso, e del resto non poteva concedere, a Marx di vivere fino a questo « trionfo ». Ma le « civetterie costitu- zionali » le ha predette , e le sue parole sembrano essere state scritte ieri, a proposito della I e della II Duma russa. L’ammonimento dato 344 LENIN al popolo circa le « civetterie costituzionali » costituiva precisamente l’« anima viva » della tattica del boicottaggio tanto invisa ai liberali e agli opportunisti. Ecco una lettera di Marx del 5 novembre 1880. Egli esulta per il successo del Capitale in Russia e si schiera dalla parte della «Vo- lontà del popolo » contro il gruppo della « Ripartizione nera » sorto proprio allora. Gli elementi anarchici delle concezioni teoriche di quel gruppo sono giustamente afferrati da Marx, e senza conoscere e senz’avere la possibilità di conoscere allora l’evoluzione futura dei po- pulisti della « Ripartizione nera » in socialdemocratici, Marx attacca questi populisti con tutta la forza del suo sarcasmo: « Questi signori sono contrari ad ogni specie di azione politica rivo- luzionaria. La Russia, secondo il loro piano, deve fare direttamente un salto nel millennio a nar co-comunista-ateo. Intanto essi preparano questo salto attraverso un dottrinarismo noiosissimo. I cosiddetti principi delle loro dottrine sono presi dal fu Bakunin » w . Da ciò è possibile vedere come Marx avrebbe giudicato, per la Russia del 1905 e degli anni seguenti, l’importanza dell’« azione poli- tico-rivoluzionaria » della socialdemocrazia * Ecco una lettera di Engels del 6 aprile 1887. «Per contro la crisi in Russia sembra imminente. Gli ultimi attentati hanno dato fuoco alle polveri..»». La lettera del 9 aprile 1887 dice la stessa cosa: « L’eser- cito è pieno di ufficiali scontenti che cospirano » (Engels si trovava allora sotto l’impressione della lotta rivoluzionaria dei seguaci della « Volontà del popolo », riponeva le sue speranze negli ufficiali e non vedeva ancora nel soldato e nel marinaio russo lo spirito rivoluzio- nario che si manifestò cosi brillantemente diciott’anni piu tardi...). « ... Non penso che lo stato di cose attuali possa mantenersi ancora un anno. E quando la rivoluzione scoppierà in Russia \losgeht\ , al- lora, urrà 1 » m . Lettera del 23 aprile 1887. « In Germania hanno luogo persecu- * A proposito. Se la memoria non m’inganna, da Plekhanov e da V. I. Zasulic mi è stata segnalata nel 1900-1903 l’esistenza di una lettera inviata da Engels a Ple- khanov sui Nostri dissensi e sul carattere della rivoluzione imminente in Russia. Sa- rebbe interessante sapere con precisione se questa lettera sia esistita, se sta stata pubbli- cata c se non sarebbe tempo di pubblicarla 10Q . PREFAZIONE AL CARTEGGIO CON F. A. SORGE 345 zioni su persecuzioni [dei socialisti]. Sembra che Bismarck voglia pre- parare tutto, affinché nel momento in cui in Russia scoppierà la rivolu- zione, cosa che, si può dire, è questione di pochi mesi, la Germania possa immediatamente seguirne l’esempio» (losgeschlagen werden ) ltti . I mesi sono stati eccessivamente lunghi. Non c’è dubbio che si troveranno dei filistei i quali, con la fronte corrugata e il viso acciglia- to, criticheranno aspramente il « rivoluzionarismo » di Engels, oppure rideranno con aria di condiscendenza delle vecchie utopie del vecchio rivoluzionario emigrato. Si, Marx e Engels sbagliarono molto e spesso i loro pronostici circa 1’avvicinarsi della rivoluzione, la speranza nella vittoria della rivoluzione (cosi, ad esempio, nel 1848 in Germania), sbagliarono nel credere prossima la «repubblica tedesca» («morire per la repub- blica», scriveva Engels a proposito di quell’epoca, rammentando il suo stato d’animo di partecipante alla campagna militare per la Costi- tuzione dell’impero nel 1848-1849”*). Sbagliarono nel 1871, quando si occupavano di « sollevare il mezzogiorno della Francia, per la qual cosa essi (Becker scrive ” noi ” parlando di sé stesso e dei suoi amici piu intimi: lettera n. 14, del 21 luglio 1871) sacrificarono e arrischia- rono tutto quanto è umanamente possibile...». Nella stessa lettera: «Se in marzo e in aprile avessimo disposto di maggiori risorse, avremmo sollevato tutta la Francia meridionale e avremmo salvato la Comune di Parigi > (p. 29). Ma tali errori dei giganti del pensiero rivoluzionario, di coloro i quali elevano e hanno elevato il proleta- riato di tutto il mondo al di sopra del livello dei compiti minuti, quoti- diani, insignificanti, sono mille volte piu nobili, più imponenti e stori- camente più preziosi e più veri della banale saggezza del liberalismo ufficiale che canta, grida, implora e proclama la vanità delle vanità rivoluzionarie, l’inanità della lotta rivoluzionaria, la bellezza delle fandonie « costituzionali » controrivoluzionarie... La classe operaia russa conquisterà la propria libertà e darà im- pulso all’Europa con le sue azioni rivoluzionarie sia pur piene di errori; e lasciate che i filistei si vantino dell’infallibilità della loro inazione rivoluzionaria. 6 aprile 1907. LA DUMA E I LIBERALI RUSSI Pietroburgo, io aprile La cosiddetta « società » russa è in uno stato di depressione, di paura, di smarrimento. L’articolo del signor Malovier — che ha scelto con mano felice il suo pseudonimo w — nel Tovaristc di domenica (8 aprile) è un fenomeno edificante e caratteristico appunto perché rispecchia in modo giusto questo stato d’animo. L’articolo è intitolato La Duma e la società . Per società s’intende qui, secondo il vecchio uso linguistico russo, un pugno di funzionari liberali, di intellettuali borghesi, di nostalgici rentier* e altro simile pubblico altezzoso, soddisfatto di sé, ozioso, che pensa di essere il sale della terra, si autodefinisce orgogliosamente « intellettualità », crea l’« opinione pubblica », ecc. ecc. Il signor Malovier «pensa che sia estremamente arrischiata la campagna contro la Duma che si riscontra negli ultimi giorni sulle colonne della stampa di sinistra». Questa è l’idea principale dell’ar- ticolo. Il signor Malovier argomenta richiamandosi allo stato d’animo della società. La società egli dice, è stanca, « si allontana » dalla politica, non protesta contro le infamie, legge nelle biblioteche e compra nelle librerie letteratura « amena ». « L’ambiente è fiacco... » « perché la Du- ma si rianimi occorre che il paese si rianimi ». « La Duma potrebbe certo soccombere, in qualsiasi momento, di una morte eroica, ma, a giudicare dalle voci che circolano, ciò farebbe solo il giuoco di coloro che hanno dovuto accettarla controvoglia. E che cosa ne guadagnereb- be il popolo se non una nuova legge elettorale? ». Citiamo questi brani perché sono tipici della grandissima mag- gioranza dei liberali russi e di tutti i recessi intellettuali del liberalismo. Si badi bene; nell’ultima frase invece della parola «società» è LA DUMA E I LIBERALI RUSSI 347 venuta improvvisamente fuori la parola « popolo»! Il signor Malovier, giocando d’astuzia con se stesso (come fanno sempre gli intellettuali di poca fede), ha falsificato tutta la sua argomentazione, presentando le cose in modo come se fosse la famosa « società » a determinare veramente W appoggio dallesterno » o l’atteggiamento delle masse. Ma per quanto sottile sia questa contraffazione, il colpo è fallito: dalla « società » si è dovuto passare al « popolo ». E tutta la polvere, accumu- latasi nei soffocanti e ammuffiti uffici dei componenti della « società », accuratamente isolati e difesi dalla piazza, si eleva a nugoli non ap- pena si socchiude la porta verso la «piazza». 1 sofismi di questa aringa secca, che pensa di essere « intellettuale » e « colta », vengono alla luce. Tesi: la campagna delle sinistre contro la Duma è arrischiata. Dimostrazione: la società è stanca e si allontana dalla politica, preferendole la letteratura amena. Conclusione: da una morte eroica della Duma il popolo non avrebbe niente da guadagnare. Parola d’ordine politica: « oggi, a quanto pare, nessuno più dubita che nel prossimo avvenire la lotta politica possa venire condotta uni- camente per consolidare ed estendere i diritti della Duma, unico [!] strumento per la lotta contro il governo che, per ora, il popolo [!] ha nelle sue mani». Non è vero che questa logica di ipocriti controrivoluzionari, coperti del nobile manto dello scetticismo e dell’annoiata indifferenza, è impareggiabile? Tesi: noi, «società», affondiamo nel fango. Voi, sinistre, cercate di tirarci fuori? Non fatelo: il fango non ci dà fastidio. Dimostrazione: siamo stanchi dei tentativi (non fatti da noi) di spazzar via il fango. Siamo indecisi sull’utilità di farlo. Conclusione: è arrischiato toccare il fango. I ragionamenti del signor Malovier hanno una grande impor- tanza, poiché, ripetiamo, riflettono uno stato d’animo la cui fonte va ricercata, in ultima analisi, nella lotta di classe nella rivoluzione russa. La stanchezza della borghesia e il fatto che essa si senta attratta dalla letteratura «amena» non è un fenomeno fortuito, ma inelut- tabile. Lo schieramento della popolazione secondo i partiti — questa importantissima lezione e importantissima conquista politica della rivo- luzione durante le elezioni della II Duma — ha mostrato in modo LENIN 348 evidente, nei fatti, e su un piano nazionale, la svolta a destra di larghi strati di grandi proprietari fondiari e della borghesia. La « società > e l’« intellettualità » non sono che dei meschini, miseri, pavidi, vili tirapiedi di questi diecimila altolocati. La maggior parte degli intellettuali borghesi vive e si nutre accanto a coloro che vogliono allontanarsi dalla politica. Soltanto pochi intellettuali partecipano ai circoli di propagandisti del partito operaio e conoscono per esperienza la *fame da lupo* che le masse popolari sentono per l’opuscolo, il giornale politico e per le nozioni socialiste. Ma, naturalmente, tali intellettuali vanno, se non a una morte eroica, alla vita veramente da forzato del « gregario » di par- tito mal retribuito, semiaffamato, eternamente sovraccarico di lavoro e coi nervi a pezzi. La ricompensa di questi intellettuali è quella di essere sfuggiti al letamaio della « società » e di aver dimenticato la indifferenza del suo uditorio per i problemi politici e sociali. E P« in- tellettuale » che non sa trovarsi un uditorio che non sia indifferente a questi problemi, assomiglia a un « democratico > c a un intellettuale, nel senso positivo della parola, come una donna che si vende per denaro, sposandosi legalmente, assomiglia a una donna innamorata. L’uno e l’altro caso sono semplici varietà di una prostituzione uffi- cialmente decorosa e del tutto legale. I partiti di sinistra, invece, sono veramente di sinistra e meritano questo appellativo nella misura in cui esprimono gli interessi e ri- flettono la mentalità non della « società >, non di quella marmaglia intellettuale piagnucolosa, ma degli strati inferiori del popolo, del proletariato e di una determinata parte della massa rurale e cittadina della piccola borghesia. I partiti di sinistra sono quelli il cui uditorio non è mai indifferente ai problemi politici e sociali, come mai l’affa- mato è indifferente al problema di avere un pezzo di pane. L’« offen- siva contro la Duma» di questi partiti c solo il riflesso di una de- terminata tendenza nelle masse popolari, è l’eco di un certo fermento di massa contro... beh, perché non dirlo? contro i Narcisi boriosi, innamorati dei letamai che li circondano. Uno di questi Narcisi, il signor F. Malovier, scrive: «La menta- lità delle masse popolari nel periodo che stiamo attraversando è una grandezza assolutamente ignota, e nessuno può rendersi garante che queste masse reagiranno allo scioglimento della II Duma diversamen- te da come reagirono allo scioglimento della prima >. LA DUMA E I LIBERALI RUSSI 349 In che cosa ciò si distingue dalla mentalità della « donna onesta » della società borghese, la quale dice: nessuno può rendersi garante che io non mi sposi per amore con chi per me pagherà piu caro? E i vostri sentimenti, madame, non possono essere di nessuna garanzia a nessuno? E voi, signor Malovier, non vi sentite una par- ticella delle «masse popolari», non vi sentite partecipante (e non solo spettatore), non vi considerate un artefice dellopinione pubblica, uno dei propulsori del movimento in avanti? La borghesia non « garantisce » che il proletariato vada dalla sconfitta alla vittoria. Il proletariato garantisce che la borghesia si distingue per la stessa bassezza sia nelle sconfitte sia nelle vittorie del popolo nella lotta per la libertà. Traggano i socialdemocratici inclini ai tentennamenti e ai dul> bi, i dovuti insegnamenti dall’esempio dei signori Malovier, imparino a comprendere sino a che punto sono oggi reazionarie non soltanto le chiacchiere sulla posizione « unilateralmente ostile » assunta dalla socialdemocrazia nei confronti dei liberali, ma anche le chiacchiere sulla rivoluzione «nazionale» (capeggiata dai Malovier!?). Nasce Efyo, n , 16 aprile FRANZ MEHRING E LA II DUMA In uno degli ultimi numeri della rivista socialdemocratica tede- sca Die Neue Zeit* vi è un articolo di fondo con la consueta sigla del consueto «editorialista» del giornale, Franz Mehring. L’autore osserva che negli abituali dibattiti sul bilancio gli oratori socialde- mocratici, Singer e David, hanno approfittato delPoccasione per mo- strare come la socialdemocrazia, che, si dice, sarebbe stata sconfitta nelle ultime elezioni, difenda fermamente la sua posizione prole- taria. I liberali tedeschi, invece, che si sono schierati, nelle elezioni, con il governo contro il « centro » clericale e contro la socialdemocra- zia, si sono trovati nella più pietosa situazione di avviliti alleati della reazione. « La borghesia liberale — dice Mehring — ha la funzione di docile schiava [la parola tedesca « Dirne » significa propriamente «donna che si vende»] dei junker orientali, che si piega docilmente per una qualche misera loro elemosina». Citiamo letteralmente queste aspre parole per mostrare ai lettori in modo evidente come, per il suo tono e contenuto, l’impostazione socialdemocratica del problema dei liberali si distingua in Germania da quella in cui oggi ci si imbatte spesso nei giornali cadetti russi. Com’è noto, questi giornali a proposito del risultato delle elezioni in Germania hanno assunto un tutt’altro tono, hanno parlato degli er- rori della socialdemocrazia, che, secondo loro, avrebbe ignorato la democrazia borghese o avrebbe preso una «posizione unilateralmente ostile » nei suoi confronti, ecc. Ma ciò sia detto di sfuggita. Quel che qui ci interessa non è il giudizio dì Mehring sul liberalismo tedesco, ma quello sulla Duma N. 23 (anno 25, voi. I), 6 marzo 1907. FRANZ MEHRING E LA II DUMA 351 russa e sul liberalismo russo, di cui egli analizza in modo magnifica- mente giusto e chiaro le parole d’ordine (« salvaguardare la Duma », condurre un «lavoro positivo»). Citiamo la traduzione completa della seconda parte deirarticolo di Mehring. Il liberalismo tedesco e la Duma russa ...Per comprendere tutta l’infinita nullità di questi dibattiti * c utile dare uno sguardo al passato per vedere ciò che avvenne sessan- tanni or sono nel Landtag unito di Berlino, quando la borghesia si accingeva per la prima volta alla lotta parlamentare. In quei tempi vi era in essa ben poco di eroico. Ecco come Marx la caratterizza: « Sen- za fede in se stessa, senza fede nel popolo, brontolona contro chi sta in alto, tremante davanti a chi sta in basso, egoista nei confronti degli uni e degli altri e consapevole del suo egoismo, rivoluzionaria nei confronti dei conservatori, conservatrice nei confronti dei rivoluzio- nari; senza fiducia nelle sue stesse parole d’ordine, intimorita dalla tempesta mondiale, la utilizza a suo vantaggio; in nessuna direzione energica, in tutte le direzioni pronta al plagio, è volgare perché in essa non vi è nulla di originale; originale nella sua banalità, mercan- teggia con se stessa; senza iniziativa, senza vocazione storica mon- diale, come una vecchia maledetta condannata e corrompere per il suo interesse senile i primi slanci di gioventù d’un popolo robusto e sano, una vecchia senza occhi, senza orecchie, senza naso, un vero rudere » lta . E tuttavia, nonostante tutto ciò, la borghesia di allora sapeva non lasciarsi sfuggire il denaro dalle mani e tagliare i profitti al re e ai junker finché non si vedeva assicurato il proprio diritto; preferiva sopportare lo sfavore del re piuttosto di aiutarlo a sfuggire alla ban- carotta a prezzo del diritto di primogenitura che le spettava. In confronto agli attuali liberali, liberi pensatori, i liberali del Landtag unito erano allora, comunque, piu perspicaci. Questi si infischiavano delle chiacchiere e del « lavoro positivo » e preferivano piuttosto ritardare la costruzione della ferrovia orientale, cosi impor- tante per il benessere del paese, che rassegnarsi a rinunciare al loro diritto costituzionale. Si tratta dei dibattiti al Reichstag sul bilancio. LENIN Ì5 2 Tanto piu si affacciano alla mente quei tempi in quanto i dibattiti conclusivi sul bilancio al Reichstag hanno coinciso con rapatura della 11 Duma russa. È fuor di dubbio che la storia parlamentare della rivoluzione russa assomiglia di piu alla storia parlamentare del- la rivoluzione prussiana del 1848 di quella della rivoluzione francese del 1789; la storia della I Duma russa ricorda in modo soprendente, sotto alcuni aspetti, la storia della famosa « assemblea dei conciliatori » che sedeva una volta in un teatro di Berlino, la ricorda nei piu minuti particolari, persino per l’appello, caduto nel vuoto, al rifiuto di pagare i tributi lanciato dalla maggioranza democratica costituzionale dopo lo scioglimento. Anche in Prussia il secondo Landtag, convocato dal governo, aveva, come Fattuale Duma russa, un colore più spiccato di opposizione, e poi fu, dopo un mese, nuovamente sciolto con la forza armata. Echeggiano non poche voci che profetizzano la stessa sorte alla nuova Duma russa. E i saggissimi liberali danno ufi magnifico consiglio: salvaguardate la Duma e conquistate la fiducia del popolo con un « lavoro positivo ». Nel senso in cui lo intendono i liberali, è la cosa più stolta che si possa consigliare alla nuova Duma. La storia non ama ripetersi. La nuova Duma è un prodotto della rivoluzione che non assomiglia affatto a quel che era una volta il secondo parlamento prussiano. È stata eletta con una pressione cosi infame, abietta durante le elezioni, in confronto della quale tutto ciò che fece l’t unione imperiale della menzogna » appare un’inezia. Fra le sinistre dell’attuale Duma, poi, non domina più la democrazia costituzionale; l’attuale sinistra è temprata da un forte gruppo socia- lista. E non è poi cosi semplice sciogliere la Duma in quattro e quat- tr’otto. Lo zarismo non si sarebbe occupato di tutta quella procedura tanto faticosa quanto ripugnante qual è la pressione durante le ele- zioni se dipendesse dalla sua volontà lo sciogliere o meno la Duma. Per i creditori gli occorre una rappresentanza popolare che lo salvi dalla bancarotta, e non ha più la minima possibilità — anche se non fosse in cosi cattive acque — di escogitare un sistema elettorale ancor più meschino e di esercitare una pressione ancora più brutale durante le elezioni. Sotto questo aspetto, la reazione prussiana aveva ancora in mano nel 1849 una buonissima carta: dopo aver abolito il suffragio uni- versale e istaurato il sistema delle tre classi nelle elezioni, ottenne una sedicente rappresentanza popolare che non le oppose nessuna FRANZ MEHRING E LA II DUMA 353 seria resistenza, e si ebbe tuttavia per i creditori dello Stato una certa garanzia. Proprio le elezioni della nuova Duma hanno mostrato che la rivoluzione russa ha uno slancio molto piu potente di quello che ebbe una volta la rivoluzione tedesca. È fuor di dubbio anche che la nuova Duma non è stata eletta dalla rivoluzione in modo fortuito, che questa ha l’intenzione di utilizzarla. Ma la rivoluzione tradirebbe se stessa se desse ascolto ai saggi consigli dei liberali tedeschi e cercasse di guadagnarsi la fiducia del popolo con un’« attività positiva », nel senso che costoro danno a questo termine; agendo in tal modo im- boccherebbe la stessa meschina e vergognosa strada sulla quale pro- cede già da sessantanni il liberalismo tedesco. Ciò che questo sor- prendente campione intende per « attività positiva » avrebbe come unico risultato che la nuova Duma aiuterebbe lo zarismo a liberarsi dalle strettoie finanziarie e riceverebbe in compenso una misera ele- mosina sotto forma di « riforme », di quelle che sa ponzare soltanto il ministero di un qualche Stolypin. Spiegheremo il concetto di «attività positiva» con un esempio preso dalla storia. Quando l’Assemblea nazionale, in una notte del- l’estate del 1789, emancipò i contadini francesi, il venale e geniale avventuriero Mirabeau, il grandissimo campione della democrazia costituzionale, battezzò questo evento con un termine alato: «orgia ripugnante». Ma, secondo noi, questa fu un’« attività positiva». E, al contrario, l’emancipazione dei contadini tedeschi, prolungatasi, a passo di lumaca, per sessantanni, dal 1807 al 1865, e in cui, inoltre, furono sacrificate brutalmente, senza pietà, innumerevoli vite di contadini, fu, dal punto di vista dei nostri liberali, una « attività po- sitiva », da strombazzare. Secondo noi, fu un’« orgia ripugnante ». La nuova Duma, dunque, se vuole adempiere il suo compito storico déve assolutamente occuparsi di «attività positiva». Su questo esiste una consolante unanimità. Si tratta solo di sapere di quale tipo deve essere questa cattività positiva». Da parte nostra, speriamo e desideriamo che la Duma sia uno strumento della rivoluzione che l’ha fatta sorgere* L’articolo di Mehring induce involontariamente a riflettere sulle tendenze odierne nella socialdemocrazia russa. Innanzi tutto non si può non rilevare che l’autore, confrontando 354 LENIN la rivoluzione russa del 1905 e degli anni successivi con quella tedesca del 1848-1849, confronta la I Duma con la famosa « assemblea dei conciliatori ». Quest’ultima espressione appartiene a Marx. Cosi egli chiamava nella sua Nuova gazzetta renana 100 i liberali di quell’epoca. E questo nomignolo è passato alla storia, come patrimonio duraturo del pensiero proletario che dava il suo giudizio sulla rivoluzione borghese. Marx chiamava « conciliatori » i liberali tedeschi dell’epoca rivo- luzionaria, perché la tattica politica della borghesia liberale poggiava allora sulla « teoria della conciliazione », dell’accordo tra la corona e il popolo, tra il vecchio potere e le forze della rivoluzione. Questa tattica rispecchiava gli interessi di classe della borghesia tedesca nella rivoluzione borghese tedesca: la borghesia temeva che la rivoluzione venisse condotta fino in fondo; temeva l’autonomia del proletariato; temeva la completa vittoria delle .masse contadine sui loro sfruttatori medioevali, i grandi proprietari fondiari, la cui azienda conservava allora non pochi tratti propri della servitù della gleba. Gli interessi di classe della borghesia spingevano quest’ultima a un compromesso con la reazione (« accordo »), contro la rivoluzione, e gli intellettuali liberali, che avevano creato la « teoria della conciliazione », coprivano con questa teoria la loro rinuncia alla rivoluzione. L’eccellente citazione riportata da Mehring mostra chiaramente come Marx fustigasse in un’epoca rivoluzionaria questa borghesia conciliatrice. E chi conosce l’edizione delle opere di Marx e Engels degli anni quaranta, curata da Mehring, e particolarmente i loro articoli nella Nuova gazzetta renana , sa di certo che si potrebbe citare tutta una serie di simili brani. Vi riflettano coloro che, come Plekhanov, cercano di richiamarsi a Marx per giustificare la tattica dell’ala destra della socialdemocra- zia nella rivoluzione borghese russa! L’argomentazione di questi uomini poggia su una scelta infelice delle citazioni: essi prendono le tesi generali sull’appoggio alla grande borghesia contro la piccola borghesia reazionaria e in modo acritico le applicano ai cadetti russi, alla rivoluzione russa. Mehring impartisce una buona lezione a costoro. Chi vuole con- sigliarsi con Marx sui compiti del proletariato nella rivoluzione bor- ghese deve prendere i suoi giudizi che si riferiscono appunto all’epoca della rivoluzione borghese tedesca. E non per nulla i nostri mensce- FRANZ MEHRING E LA 1 1 DUMA 355 vichi evitano con tanto timore questi giudizi! In essi vediamo l'espres- sione piu completa, piu spiccata della lotta implacabile contro la borghesia conciliatrice che i « bolscevichi » russi conducono nella rivo- luzione borghese russa. Durante la rivoluzione borghese tedesca Marx riteneva che il compito fondamentale del proletariato fosse quello di condurre la rivoluzione fino in fondo, di conquistarsi una funzione dirigente, di denunciare il tradimento della borghesia «conciliatrice», di strappare le masse popolari, e particolarmente quelle contadine*, all’in- fluenza di questa borghesia. È un fatto storico, che possono tacere o eludere solo coloro che pronunciano il nome di Marx invano. E in Mehring vi è un legame inscindibile tra questo fatto e il giudizio suir« attività positiva» e sull’« orgia ripugnante». Questo suo parallelo colpisce talmente in pieno i liberali russi, i cadetti, i quali oggi, nella II Duma, approvano il bilancio dell’auto- crazia delle corti marziali, che aggiungere qualcosa alle sue parole equivarrebbe soltanto a diminuirne la forza. Noi contrapporremo Timpostazione del problema data da Mehring a quella data dall’ala destra dei socialdemocratici tedeschi. Il lettore sa, naturalmente, che Mehring, come tutta la redazione della Neue Zeit y condivide il punto di vista della socialdemocrazia rivoluzionaria, I bernsteiniani hanno una posizione opposta, opportunista. Il loro principale organo di stampa sono i Sozialistische Monatshefte. Nell’ul- timo fascicolo di quella rivista (aprile 1907) troviamo l’articolo di un certo signor Roman Streltsov, Il secondo parlamento russo. L’articolo trabocca di attacchi rabbiosi contro i bolscevichi, che l’autore, proba- bilmente, per maligno scopo, definisce « leninisti ». Con quale buona fede questo arciere ym informa il pubblico tedesco si vede anche solo dal fatto che, citando i passi piu aspri dell’opuscolo di Lenin, scritto durante le elezioni a Pietroburgo, egli non parla della sleale scissione organizzata dai menscevichi e che ha suscitato la lotta sul terreno della scissione! Ma ciò sia detto di sfuggita. Quel che a noi importa è Timposta- zione di principio data al problema da questo bernsteiniano. Egli loda i menscevichi, e particolarmente Ple\hanov, quale ala realistica della * La borghesia tedesca tradisce i suoi propri alleati , i contadini, diceva Marx nel iR.|R, valutando la funzione delle masse contadine nella rivoluzione borghese 1 sono appunto tutta l'attività politica della classe operaia. Larin è però piti sincero, più franco di Khrustaliov, e in realtà entrambi propongono e sostengono la « soppressione del partito ope- raio socialdemocratico e la sua sostituzione con un'organizzazione politica apartitica del proletariato», È proprio quel che dice, già nel 360 LENIN primo punto, la risoluzione bolscevica sulle organizzazioni operaie apartitiche che ha suscitato le ire del compagno Khrustaliov, il quale ci ha tacciati di rocuratori, ecc. Il compagno Khrustaliov è andato in bestia perché ha sentito la necessità di eludere il problema che era stato posto esplicitamente nella nostra risoluzione: chi deve dirigere la lotta del proletariato, il partito socialdemocratico o un’« organizzazione politica apartitica del proletariato»? Quale deve essere Tc organo che dirige e orienta» nelPazione verso le autoamministrazioni cittadine, nei contatti con la commissione della Duma (il compagno Khrustaliov non ha detto nulla sul gruppo socialdemocratico alla Duma\ È stato un caso for- tuito o un « provvidenziale scorso di lingua » di un uomo che sentiva confusamente che i « comitati del congresso operaio » apartitico si sarebbero messi indifferentemente in contatto sia con i socialdemo- cratici, sia con i socialisti-rivoluzionari e i trudovikiì\ nelPesame dei progetti di legge, nello svolgimento della campagna elettorale, ecc.? Al compagno Khrustaliov non rimane che stizzirsi quando gli si pone questa domanda, poiché non è comodo riconoscere che l’atti- vità politica del proletariato deve essere diretta da « comitati » apar- titici. « Quale socialdemocratico — chiede egli sdegnato — ha condotto e conduce un’agitazione per la convocazione di un congresso antipartito? Gli avversari non potranno indicare nemmeno un nome ». Non arrabbiatevi, compagno Khrustaliov; abbiamo indicato parecchi nomi nel primo punto della nostra risoluzione, e potremmo aggiun- gervi ora quello del compagno Khrustaliov . In effetti questi conduce, come Larin, un’agitazione in favore di un largo partito del lavoro *. Diciamo c del lavoro », e non operaio, poiché 1) né Larin né Khrusta- liov non escludono dalla composizione dell’organizzazione politica apartitica la democrazia dal lavoro, cioè piccolo-borghese (per esempio, i delegati al congresso operaio inviati dalle « associazioni di consumo », oppure la parola d’ordine « contro qualsiasi limitazione »), e 2) l’apar- titicità di un’organizzazione politica operaia significa inevitabilmente un miscuglio del modo di vedere socialdemocratico e del modo di vedere populista. Il compagno Khrustaliov scrive: «Le organizzazioni create da * Quest’espressione appartiene al compagno G. Lindov, il quale, nel suo artìcolo Il congresso operato , pubblicato nella raccolta Problemi della tattica, ha motivato e dimostrato molto bene che cosi è. LARIN E KHRUSTALIOV 361 Zubatov c Gapon si sbarazzarono ben presto della tinta poliziesca e fecero una politica puramente di classe ». Se ne sbarazzarono grazie alla consapevole partecipazione del partito socialdemocratico orga- nizzato, che mai si sarebbe rassegnato a passare la direzione della politica dei proletari a un’organizzazione apartitica. Il compagno Khrustaliov fa, forse, una distinzione tra la politica « puramente pro- letaria» e quella socialdemocratica? Lo pregheremmo caldamente di chiarire francamente il suo pensiero. ♦ Il congresso operaio ci sarà — intima il compagno Khrustaliov, — e i socialdemocratici vi prenderanno parte». Certo, se ci sarà vi prenderemo parte. Partecipammo al movimento operaio zubatovista e a quello di Gapon per la lotta in favore della socialdemocrazia; prenderemo parte anche al congresso operaio del lavoro per lottare contro i trudovify e le idee populiste de\Y apartiticità, e in favore della socialdemocrazia. Questo non è un argomento né a favore della vec- chia organizzazione di Gapon né a favore della nuova apartiticità. Il compagno Khrustaliov si rivolge agli « operai bolscevichi », e facendolo tenta di seminare la discordia fra questi e i bolscevichi che hanno condotto un’agitazione contro i soviet dei deputati operai. Non staremo a rispondere a questo attacco. Ci richiameremo a Trotski, quest’uomo al di fuori delle frazioni. Legga il compagno Khrusta- liov il suo libro In difesa del partito , lo apra al secondo paragrafo di un articolo, intitolato La malevola spassionatezza del signor Pro - kppovic, p. 82 . Quando l’avrà letto, si vergognerà di voler coprire gli attacchi frazionisti con l’idea del congresso operaio non frazionista. AH’operaio cosciente diremo in due sole parole che la funzione dirigente dei comitati apartitici nella politica del proletariato (campa- gna elettorale, ecc.) è una bizzarria prettamente da intellettuali, che porterebbe unicamente al moltiplicarsi degli alterchi e degli intrighi e, attraverso a questi alterchi e intrighi, a un « ritorno alla socialde- mocrazia ». Per concludere ringraziamo ancora una volta il compagno Khru- staliov per la chiarezza e la precisione della sua propaganda per il congresso operaio. Egli e Larin sono i migliori alleati dei bolscevichi contro Axelrod. Trud , n. i, 15 aprile 1907. LA RIORGANIZZAZIONE A PIETROBURGO E LA FINE DELLA SCISSIONE I lettori già sanno dalla stampa quotidiana locale che nell’orga- nizzazione di Pietroburgo del POSDR si è finalmente ultimata la riorganizzazione, da lungo tempo già progettata dalla maggioranza dei membri del partito. La conferenza, appositamente detta da tutti i membri dell’organizzazione locale, si è riunita il 25 marzo 109 , ha discusso il progetto di riorganizzazione presentato dal Comitato di Pietroburgo (pubblicato nel n. 15 del Proletari ), il controprogetto dei menscevichi (pubblicato nel n. 51 della Russ\aia Gizn ) e ha approvato, con insignificanti emendamenti, il primo progetto. La sostanza di questo statuto organizzativo consiste nell’attua- zione conseguente del principio del centralismo democratico. A capo di tutta l’organizzazione vi è la conferenza , eletta da tutti gli iscritti al partito con elezioni dirette (a due gradi soltanto quando le diffi- coltà sono insormontabili) e secondo una determinata norma (la prima conferenza era composta da delegati eletti secondo il criterio : uno ogni 50 membri del partito). La conferenza è un’istituzione per- manente, che si riunisce non meno di due volte al mese, è l’organo supremo dell’organizzazione, e viene rieletta ogni sei mesi. Essa elegge il comitato di Pietroburgo scegliendo fra tutti i mem - bri del partito , e non solo fra quelli che lavorano in questo o quel rione deH’organizzazione locale. Con questo tipo di organizzazione si elimina ogni irregolarità nella rappresentanza dei rioni e, ciò che è il piu importante, invece di un sistema ingombrante, a più stadi, non democratico, quello di costituire il comitato con i rappresentanti dei rioni, si crea una effettiva unità fra tutti i membri del partito, uniti direttamente da una con- ferenza unica che dirige. La sua composizione offre la possibilità e LA RIORGANIZZAZIONE A PIETROBURGO 3 6 3 rende inevitabile la partecipazione della maggioranza degli operai più preparati alla direzione di tutta Fattività di tutta l’organizzazione locale. La conferenza ha già introdotto nella pratica questo nuovo tipo di organizzazione, si è dichiarata istanza permanente, ha eletto il nuovo Comitato di Pietroburgo, composto di diciannove compagni, ha tenuto due sedute (o, meglio, si è riunita due volte) per decidere le questioni correnti. Per caratterizzare il progetto di riorganizzazione menscevico, respinto dalla conferenza, rileviamo una circostanza molto importan- te. Esso pone a capo dell’organizzazione la stessa conferenza (chia- mandola consiglio), ma il suo organo esecutivo, il Comitato di Pietroburgo, viene, secondo il progetto, del tutto eliminato! «Il con- siglio cittadino — dice il progetto dei menscevichi — per lo svolgi- mento del lavoro corrente, viene diviso in tutta una serie di commis- sioni (per la propaganda, l’agitazione, la stampa, i sindacati, le finanze, ecc.) ». E « la presidenza, composta di cinque persone ed eletta dal consiglio, viene incaricata di rappresentare l’organizzazione di fronte agli altri partiti e di tenere i contatti con le istanze centrali del nostro partito ». Ci si può immaginare quale sarebbe la capacità di lavoro di una organizzazione nella quale il lavoro corrente sarebbe sbrigato da commissioni slegate fra loro, non unite da un organo esecutivo della conferenza! Il centralismo democratico viene qui trasformato in una finzione: in sostanza, si tratta di un passo verso il famoso piano di Larin di ridurre il partito alla funzione di uri associazione propagan- distica fra la massa operaia, il più debolmente possibile unita in un’unica organizzazione. È inutile dire che questo progetto mensce- vico è stato immediatamente respinto. Non ci rimane che pre- gare i suoi autori di farci conoscere l’esperienza dell’attività dei comi- tati menscevichi o delle organizzazioni del POSDR basate su questi principi. Ancora. È estremamente importante rilevare che la nuova con- ferenza dell’organizzazione di Pietroburgo ha posto fine alla scissione a Pietroburgo . Come noto, i menscevichi l’avevano provocata du- rante le elezioni della li Duma abbandonando (per ragioni pseudo- formali) la conferenza del 6 gennaio, quella conferenza che aveva deciso il problema della campagna elettorale del POSDR a Pietro- 364 LENIN burgo. Le elezioni per la nuova conferenza, che si è riunita per la prima volta il 25 marzo, si erano effettuate sotto il diretto controllo di una commissione apposita , nominata dal Comitato centrale del POSDR specificamente per questo scopo e che comprendeva un membro del CC della socialdemocrazia lettone. La conferenza del 25 marzo (che continua tuttora a lavorare, poiché, come già abbiamo detto, si è dichiarata istanza permanente) è stata quindi la prima conferenza socialdemocratica di quest’ultimo anno a Pietroburgo che si sia costituita senza ì minimi dissensi sulla regolarità della rappre- sentanza, sulla legittimità e il numero delle deleghe, ecc. Per Pietroburgo, ove la lotta tra bolscevichi e menscevichi è stata delle pili accanite, è un fatto finora mai visto . E la conferenza sul boicottaggio (febbraio dell’anno scorso) 110 , e quella che discusse il problema dell’appoggio alla rivendicazione di un ministero « della Duma» (giugno) 111 , dettero la vittoria ai bolscevichi, ma ogni volta incominciavano obbligatoriamente le discussioni sulla regolarità della rappresentanza. È quindi estremamente istruttivo utilizzare questi dati indiscu- tibili , per la prima volta indiscutibili, sulla forza delle due frazioni della socialdemocrazia a Pietroburgo, per spiegare le vere ragioni e il significato del fatto che oggi alla vigilia delle elezioni a Pietro- burgo, la scissione è stata scongiurata. Com’è noto i menscevichi avevano giustificato la scissione attribuendola a motivi formali: 1) rappresentanza irregolare nella conferenza del 6 gennaio (i bolsce- vichi venivano accusati di aver gonfiato il numero dei voti, partico- larmente dei commessi, e di aver cassato illegittimamente le deleghe mensceviche); 2) rifiuto della conferenza di soddisfare la richiesta del CC di dividersi in conferenza cittadina e conferenza di gover- natorato. Che la seconda « giustificazione > non si riducesse in realtà che alla partecipazione del CC (cioè della sua parte menscevica) alPor- ganizzazionc della scissione a Pietroburgo, è già stato sufficientemente spiegato nei numeri precedenti del Proletari. Possono facilmente capirlo anche tutti i membri di partito che non abitano nella città e sanno benissimo che in nessun luogo il CC ha richiesto e poteva richiedere che le conferenze cittadine allargate si dividessero in conferenze di città e di governatorato. Il Comitato centrale aveva bisogno di dare un carattere di ultimatum a questa richiesta per poter LA RIORGANIZZAZIONE A PIETROBURGO 365 scindere l’organizzazione di Pietroburgo e aiutare poi i menscevichi che se ne erano staccati a cominciare (o proseguire) le trattative con i cadetti. La prima giustificazione della scissione rimane assolutamente poco chiara e discutibile per tutti i membri del nostro partito, eccetto che per quelli di Pietroburgo. I primi non sono in grado di dare un giudizio sulla regolarità della rappresentanza alla conferenza del 6 gennaio e sul rapporto effettivo tra le forze dei bolscevichi e quelle dei menscevichi a Pietroburgo. La stampa socialdemocratica non può assolutamente essere in grado di dimostrarlo con documenti, poiché soltanto una commissione apposita potrebbe raccoglierli e studiarli. Ma grazie alle cifre, controllate e non contestate, sulla rappresentanza nella conferenza del 25 marzo abbiamo la possibilità di mostrare a tutto il nostro partito quanta verità ci sia nella giustificazione men- scevica della scissione avvenuta a Pietroburgo prima delle elezioni. Basterà soltanto comparare i dati per rione sul numero dei voti ot- tenuti dai bolscevichi e dai menscevichi quando si è proceduto alle elezioni nella conferenza del 6 gennaio e in quella del 25 marzo. I dati sulle votazioni alla conferenza del 25 marzo non hanno suscitato discussioni: sono stati controllati da una commissione del CC e accettati sia dai bolscevichi che dai menscevichi. Per assumere dati che non suscitino discussioni sulle votazioni alla conferenza del 6 gennaio, prenderemo le cifre mensceviche. Abban- donando la conferenza del 6 gennaio i 31 menscevichi avevano pub- blicato un’apposita dichiarazione, di un foglio di stampa, intitolato: Perché siamo stati costretti ad abbandonare la conferenza? ( dichiara- zione al CC di 3/ delegati). Abbiamo analizzato sul Proletari questo documento. Consideriamo ora « i dati numerici sulla composizione dei votanti nella conferenza dell’organizzazione di Pietroburgo» (conferenza del 6 gennaio), che sono pubblicati nelle pagine 7 e 8 del foglio. Ivi sono citati per ognuno degli undici rioni il numero di coloro che avevano votato per i bolscevichi* e quello di coloro che avevano votato per i menscevichi; tutti i voti sono inoltre ancora • Queste cifre sono state ancora suddivise in voti bolscevichi e voti dissidenti («piattaforma del blocco rivoluzionario»). Gli uni e gli altri sono di bolscevichi che avevano discusso fra loro sul problema: blocco di sinistra o lista prettamente social- democratica? 36 6 LENIN divisi in non contestati e contestati, e questi ultimi in voti contestati dai bolscevichi e voti contestati dai menscevichi. Non ci occorre riprodurre qui tutte queste minuziose suddivi- sioni. Nella nota parleremo in modo particolare di tutte le rettifiche proposte dai menscevichi. Per fare un confronto considereremo la somma « del numero dei voti » dati ai bolscevichi e quella dei voti dati ai menscevichi, metteremo cioè insieme i voti contestati e non contestati, perché ogni membro del partito possa, confrontando questi dati con quelli dei voti espressi nelle elezioni della conferenza del 25 marzo, rendersi conto delle irregolarità avvenute durante le votazioni nella conferenza del 6 gennaio e sapere da che parte sono state com- messe. Nel foglio dei 31 non vi è una tabella che contenga i dati per il dodicesimo rione dellorganizzazione di Pietroburgo, quello dei commessi. Nel testo (p. 4) si dice che il Comitato di Pietroburgo aveva dato a 313 commessi organizzati il diritto di eleggere cinque rappresentanti, non uno ogni 50 iscritti (norma generale), ma 60, dato il carattere non democratico delle elezioni. I menscevichi, basandosi su questo fatto, non volevano affatto riconoscere i voti dei commessi. Poiché su 5 rappresentanti uno era menscevico e 4 bolscevichi con- teremo 63 voti per i menscevichi e 250 per i bolscevichi. Suddivideremo poi i 12 rioni delForganizzazione socialdemocra- tica di Pietroburgo in sei non contestati e sei contestati. In questi ultimi erano compresi quelli in cui o i menscevichi o i bolscevichi non ritenevano validi , alla conferenza del 6 gennaio, più della metà dei voti ottenuti dai bolscevichi 0 dai menscevichi. Questi rioni sono: Vyborg (dei 256 voti per i menscevichi, i bolscevichi ne contestarono 234, perché ottenuti non del tutto regolarmente), Città (dei 459 voti per i menscevichi, i bolscevichi ne contestarono 370), Mosca (dei 248 voti per i menscevichi, i bolscevichi ne contestarono 97, i menscevichi 107; i 185 voti per i bolscevichi furono tutti contestati* dai mensce- vichi), dei ferrovieri (dei 21 voti per i bolscevichi ne furono contestati 5; dei 154 voti per i menscevichi ne furono contestati 107); estone (tutti i 100 voti per i bolscevichi furono contestati dai menscevichi) e 4 Vengono detti contestati quei voti che l'altra parte considerava non del tutto regolari, non controllati, esagerati, ma non affatto fittizi. I bolscevichi decisero nella conferenza del 6 gennaio di elevare la norma di rappresentanza per tutti i voti con- testati, assegnando per essi un delegato ogni 75 voti invece di 50. LA RIORGANIZZAZIONE A PIETROBURGO 3^ dei commessi (tutti i 113 voti furono in blocco contestati dai mensce- vichi, che dichiararono questi voti, e solo questi voti, nulli: non hanno votato i membri deirorganizzazione, dissero, ma i dirigenti). I rioni i cui voti non erano stati contestati erano quelli dell’isola Vasilievski, Narva, Circonvallazione, lettone (per questi quattro rioni tutti i voti furono ritenuti validi), viene poi quello della Neva (dei 150 voti per i bolscevichi, i voti contestati furono 15; dei 40 per i menscevichi , 4) e di Pietroburgo (dei 120 voti per i menscevichi , i voti contestati furono 22). I dati sul numero dei votanti, diviso per rioni, assumono quindi il seguente aspetto: Conferenza Conferenza Organizzazione 6 gennaio 25 marzo di Pietroburgo numero dei voti per: numero dei voti per : Rioni bolse, mense, totale bolse, mense, totale Isola Vasilievski 329 339 668 798 435 1.233 Pietroburgo i6t 120 281 528 254 782 to Narva qj 2 4 6 3 ° 202 23' 433 c Neva 0 150 40 190 585 '73 758 ° Circonvallazione 45 ' 63 5'4 737 — 737 g Lettone "7 47 164 100 — 100 In tutto 1.232 615 00 2.950 1.093 4.043 Vyborg 97 256 353 '55 267 442 Città 220 459 679 701 558 1.259 Mosca 185 248 433 33 1 83 414 S Ferrovieri 21 '54 '75 29 105 '34 0 Estone tj 100 — 100 150 — 150 Commessi 250 63 3'3 300 5 ° 350 In tutto 873 I.l 80 2.053 1.666 I.O63 2.729 T otale 2.105 '•795 3.900 4.616 2.I56 6.772 Da questi dati scaturiscono le seguenti conclusioni: r) Gli operai socialdemocratici di Pietroburgo hanno manifestato un interesse incomparabilmente superiore per la riforma dell’orga- nizzazione di Pietroburgo (scopo della conferenza del 25 marzo) di quello manifestato per le elezioni (nella curia cittadina) della Duma (scopo della conferenza del 6 gennaio). Il numero dei membri dell’organizzazione non ha potuto mutare in modo molto considerevole in due mesi e mezzo. Le condizioni circa la sorveglianza della polizia, per le riunioni e il conteggio dei voti, in marzo non erano migliori, ma piuttosto peggiori (nell’uni- versità non si erano tenute assemblee e la persecuzione degli operai si era aggravata). Il numero dei membri dell’organizzazione partecipanti alle vota- zioni, è cresciuto di piu di una volta e mezza, anzi di più di due terzi (da 3.900 a 6772). 2) La prevalenza dei bolscevichi sui menscevichi, con un numero maggiore di votanti, è risultata incomparabilmente piu forte di quando i votanti erano in numero minore. Il 6 gennaio i menscevichi avevano 1795 voti su 3.900, cioè il 46 per cento, il 25 marzo ne hanno avuti 2^56 su 6.772, cioè il 32 per cento. 3) Nei rioni non contestati (i primi sei) è cresciuto sia il numero dei voti ottenuti dai bolscevichi sia quello dei voti ottenuti dai men- scevichi (il primo è cresciuto in modo molto piu notevole). Nei rioni contestati (gli ultimi set) è cresciuto U numero dei voti ottenuti dai bolscevichi ed è diminuito il numero di quelli ottenuti dai mensce- vichi. Il numero dei voti per i bolscevichi è passato da 873 a 1.666. Quello dei voci per i menscevichi è passato da 1.180 a 1063. La prevalenza dei menscevichi nei rioni contestati è ristdtata quindi inesistente . Questo fatto decide quindi il problema di sapere da che parte sta la colpa per la scissione. Le elezioni che dovevano essere controllate, e sono state control- late, da un’apposita commissione del Gomitato centrale, hanno mo- strato che il numero dei voti bolscevichi nei rioni contestati era inferiore alla realti, mentre quello dei voti menscevichi era superiore! ! I menscevichi hanno detto e pubblicato che i bolscevichi avevano gonfiato il numero dei voti nei rioni contestati. I bolscevichi impu- LA RIORGANIZZAZIONE A PIETROBURGO 369 tavano ai menscevichi la stessa cosa. Le elezioni di controllo hanno dato un aumento del numero dei voti bolscevichi e una diminuzione di quelli menscevichi. Ci si può forse immaginare una dimostrazione piu convincente e decisiva del fatto che i bolscevichi erano nel vero? Non si può, per smentire questa conclusione, né dire che i dati per rione possono essere stati casuali, né che per il 6 gennaio avevamo considerato insieme i voti contestati e non contestati. La prima obie- zione cade, poiché noi abbiamo appositamente considerato non solo rioni singoli, ma gruppi di rioni, abbiamo comparato sei rioni agli altri sei proprio per eliminare ogni richiamo alla casualità. I dati per singoli rioni (quello di Mosca, per esempio) erano per noi dieci volte piu favorevoli. La seconda obiezione cade, poiché ci siamo appositamente basati sulle cifre dei menscevichi , alle quali gli stessi menscevichi hanno apportato rettifiche insignificanti. « In realtà dovevano essere invali- dati », secondo Topinione dei 31, da loro espressa nel foglio da loro pubblicato (p. 7), soltanto i seguenti voti: 15 voti sui 150 bolscevichi nel rione della Ne va e tutti quelli degli estoni; 107 voti sui 248 men- scevichi nel rione di Mosca e 41 su 154 nel rione dei ferrovieri, cioè, in tutto e per tutto, 115 voti bolscevichi e 143 menscevichi. I voti dei commessi (tutti i 313) furono confutati dai menscevichi. Non è diffìcile vedere che tutte queste rettifiche non infirmano per nulla le conclusioni generali da noi fatte. La conferenza del 25 marzo, le cui elezioni sono state apposita- mente controllate da una commissione del CC e riconosciute da tutti incontestabili, ha dimostrato che nel contrasto che si era avuto per la rappresentanza nella conferenza del 6 gennaio la verità era com- pletamente dalla parte dei bolscevichi, la cui prevalenza è risultata molto considerevole; la prevalenza dei menscevichi è stata quindi definitivamente smentita. Naturalmente si potrebbe tentare ancora di obiettare, contro il nostro ragionamento, che la conferenza del 25 marzo si è riunita dopo la campagna elettorale e rifletteva quindi il passaggio, nella questione delle elezioni, degli operai socialdemocratici ai bolscevichi, passaggio avvenuto già dopo il 6 gennaio. Ma questa obiezione, naturalmente, non attenua, ma accentua piuttosto (benché sotto un aspetto alquanto diverso) la colpa precisamente dei mensce- vichi per la scissione dovuta alle elezioni. 370 LENIN La colpa per la scissione nelle elezioni a Pietroburgo è completa- mente dei menscevichi. L’abbiamo sempre affermato e ci siamo im- pegnati a dimostrarlo al partito. Ora Tabbiamo definitivamente dimostrato. Scrìtto nell’aprile 1907. Proletari, n. 16, 2 maggio 1907. INTORNO AL PROBLEMA DELLA RIVOLUZIONE NAZIONALE Soltanto una rivoluzione nazionale, nella nota accezione del termine, può essere vittoriosa. Ciò è giusto nel senso che per la vittoria della rivoluzione è necessaria l’unione, nella lotta per le ri- vendicazioni poste dalla rivoluzione, dell’immensa maggioranza della popolazione. Questa stragrande maggioranza deve essere composta di tutta una classe oppure di classi diverse che hanno alcuni uguali obiettivi. Per l’attuale rivoluzione russa, certo, è anche vero che essa può vincere solo in quanto rivoluzione nazionale, se si dà a tale parole questo significato : per la sua vittoria è necessaria la consape* vole partecipazione alla lotta dell’immensa maggioranza della popo- lazione. Ma quel che è condizionatamente giusto nell’espressione corren- te: rivoluzione * nazionale » si limita a ciò. Non $i può trarre da que- sto concetto nessun’altra illazione se non, in sostanza, il truismo già menzionato (soltanto un’enorme maggioranza può vincere una mi- noranza organizzata e dominante). La sua applicazione come for- mula generale, come modello, come criterio per la tattica è quindi radicalmente sbagliata e profondamente antimarxista. Il concetto di « rivoluzione nazionale » deve indicare al marxista la necessità del- l’analisi dei diversi interessi delle diverse classi che coincidono per certi determinati obiettivi generali limitati. Questo concetto non può in nessun caso servire a offuscare , ottenebrare lo studio della lotta di classe nel corso di questa o quella rivoluzione. Un simile impiego del concetto « rivoluzione nazionale » equivarrebbe a una completa rinun- cia al marxismo e a un ritorno alla frase volgare dei democratici piccolo-borghesi o dei socialisti piccolo-borghesi. T nostri socialdemocratici dell’ala destra dimenticano questa ve- rità. Ancor piu spesso dimenticano che con il progredire della rivo - 372 LENIN luzione cambiano i rapporti di classe nella rivoluzione stessa. Ogni suo vero progresso consiste nella partecipazione al movimento di masse più larghe; quindi, nella maggior consapevolezza degli inte- ressi di classe; quindi, in una maggior determinatezza degli schiera- menti politici, di partito e in una descrizione più precisa della fisio- nomia di classe dei diversi partiti; quindi, in una sostituzione sempre maggiore delle rivendicazioni politiche ed economiche generali, astratte, poco chiare e confuse nella loro astrattezza, con differenti rivendicazioni concrete, definite in modo preciso, delle diverse classi. La rivoluzione borghese russa, per esempio, come qualsiasi rivo- luzione borghese, comincia inevitabilmente con una parola d’ordine generale: «libertà politica», «interessi popolari»; inoltre il signifi- cato concreto di queste parole d’ordine diviene chiaro per le masse e per le classi soltanto nel corso della lotta, soltanto a misura che la possibilità di attuare questa « libertà », di colmare di un contenuto determinato anche solo la vuota parola «democrazia», diventa un fatto concreto. Di fronte alla rivoluzione borghese, al suo inizio tutti parlano in nome della democrazia: e il proletariato, e le masse conta- dine insieme con gli elementi piccolo-borghesi della città, e i libe- rali borghesi insieme con i grandi proprietari fondiari liberali. Sol- tanto nel corso della lotta di classe, soltanto nello sviluppo storico più o meno lungo della rivoluzione si rivela il modo diverso in cui le diverse classi concepiscono questa «democrazia». Ancor più: si rivela il profondo abisso esistente fra gli interessi delle diverse classi, che rivendicano provvedimenti economici e politici differenti in no- me sempre della stessa « democrazia ». Soltanto nel corso della lotta, soltanto nello sviluppo della rivo- luzione diviene chiaro che una classe « democratica » o uno strato « democratico » non vuole o non può andare lontano come l’altro, che sul terreno dell’attuazione degli obiettivi « comuni » (sedicenti comuni) si svolgono scontri accaniti per il modo di attuarli, ad esem- pio per attuare la libertà, la sovranità del popolo a questo o quel grado, ampiezza, coerenza, per trasferire in questa o quella forma la terra ai Contadini, ecc. Abbiamo dovuto ricordare tutte queste verità dimenticate per rendere chiara al lettore la discussione svoltasi recentemente fra due giornali. Ecco che cosa ha scritto uno di essi, la Narodnaia Gazieta , contro l’altro, il Nasce E{ho: INTORNO AL PROBLEMA DELLA RIVOLUZIONE NAZIONALE 373 « ” Lo schieramento della popolazione in partiti — scrive il Na- sce E\ho — , questo importantissimo insegnamento politico e impor- tantissima conquista che la rivoluzione ha acquisito durante le elezioni della II Duma, ha mostrato in modo evidente, con i fatti, questa svolta a destra, su scala nazionale, di larghi strati di grandi proprietari fon- diari e della borghesia Assolutamente giusto; ma lo stato d’animo e i mandati con i quali i deputati ” di sinistra ” — i socialisti-rivoluzio- nari, i trudoviì(i e i socialisti popolari — sono venuti dalle loro località ” hanno mostrato ” anch essi ” in modo evidente, su scala nazionale ”, che il ” popolo” nel momento attuale è penetrato non in pìccola misura delle ” illusioni costituzionali ” cadette, che il ” popolo ” ripone spe- ranze eccessive suirattività autonoma della Duma, ch’esso si preoccupa troppo di ” salvaguardare ” la Duma. Ecco, è proprio questo elefante che gli scrittori del Nasce E\ho non hanno visto. Essi hanno visto chi il popolo ha inviato alla Duma, ma non per che cosa l’hanno inviato. In questo caso non conviene forse il Nasce E\ho che invitando il proleta- riato a ignorare gli obiettivi ” nazionali ” lo invita a isolarsi non solo dalla ” società ” borghese, ma anche dal ” popolo ” piccolo borghese? ». Questa tirata, estremamente edificante e significativa, rivela tre grossi errori propri dell’opportunismo : innanzi tutto, si contrappon- gono ai risultati delle elezioni lo stato d’animo dei deputati; ciò si- gnifica sostituire lo stato d’animo del popolo con quello dei depu- tati, fare appello a ciò che è piu meschino, ristretto, secondario e non a ciò che è piu profondo, largo, fondamentale* In secondo luogo, il problema di una linea e di una tattica politica ferma e conseguente del proletariato viene sostituito dal problema della necessità di tener conto di questo o quello « stato d’animo ». In terzo luogo, e ciò è la cosa più importante , in nome di un feticcio democratico volgare, la « rivoluzione nazionale », si agita davanti al proletariato lo spaurac- chio delP« isolamento » dal « popolo piccolo-borghese ». Ci soffermeremo il piu brevemente possibile sui due primi er- rori. Le elezioni hanno impegnato le masse e hanno rivelato non solo • Quanto ai « mandati », noi ricusiamo senz’altro questo argomento. Chi può calcolare quanti mandati e direttive sono rivoluzionari e quanti sono opportunisti? Chi non sa che numerosi giornali sono stati soppressi per aver pubblicato mandati rivoluzionari? 574 LENIN il loro stato d’animo del momento, ma i bro profondi interessi. Il marxismo non ha affatto abbandonato gli interessi di classe (espressi nello schieramento di partito durante le elezioni) per appellarsi allo stato d’animo del momento. Lo stato d’animo dei deputati può essere depresso, e gli interessi economici delle masse possono suscitare una lotta di massa. Può quindi essere necessario tener conto dello c stato d’animo» per determinare il momento di questa o quell’azione, pas- so, appello, ecc., ma non assolutamente per determinare la tanica del proletariato. Ragionare diversamente significa sostituire a una tattica proletaria conseguente la tattica della dipendenza senza prin- cipi dagli « stati d’animo ». E si è sempre trattato precisamente della linea e niente affatto del « momento ». Attualmente il proletariato si è ripreso, o non si è ripreso (come pensa la Narodnaia Gazieta)? Ciò è importante per determinare il « momento » delle azioni , ma non per determinare la linea tattica delle azioni della classe operaia. Terzo errore, il pid profondo e importante: la paura di «isola- re» la socialdemocrazia o (il che è lo stesso) il proletariato dal po- polo piccolo-borghese. Si tratta di una paura già assolutamente in- degna. In quanto i socialisti-rivoluzionari, i trudoviftf e i socialisti popo- lari arrancano dietro i cadetti — e questo accade ed è accaduto molto spesso, cominciando dal voto per Golovin, continuando con la fa- mosa tattica del silenzio di tomba, ecc., — pertanto la socialdemocra- zia ha il dovere di isolarsi dal popolo piccolo-borghese. Poiché, una delle due: o i tentennamenti di quest’ultimo mostrano in generale la natura instabile del piccolo borghese, mostrano lo sviluppo pe- noso e difficile della rivoluzione, ma non ne significano la fine, Tesaurimento delle forze (e noi la pensiamo così), allora isolandosi da tutti i tentennamenti e tutte le esitazioni del popolo piccolo-borghese, il proletariato socialdemocratico educa questo popolo alla lotta, lo prepara alla lotta, sviluppa la sua coscienza, decisione, fermezza, ecc. Oppure i tentennamenti della massa piccolo-borghese significano la fine completa di questa rivoluzione borghese (noi pensiamo che que- sta opinione sia errata , e nessun socialdemocratico l’ha sostenuta in modo diretto ed esplicito, benché indubbiamente i socialdemocratici di estrema destra siano ad essa propensi), allora il proletariato so- cialdemocratico deve , anche in questo caso , isolarsi dai tentennamenti fo dal tradimento) della piccola borghesia, per elevare la coscienza intorno al problema della rivoluzione nazionale 375 di classe delle masse operaie e prepararle a una partecipazione piu sistematica, ferma e decisa alla rivoluzione successiva. Nei due casi, in tutti i casi, il proletariato socialdemocratico deve assolutamente isolarsi dal popolo piccolo-borghese penetrato dalle illusioni cadette y deve, in tutti i casi, fare la politica ferma, conse- guente della classe veramente rivoluzionaria, senza lasciarsi turbare dalle chiacchiere reazionarie o filistee, e sugli obiettivi nazionali in genere, e sulla rivoluzione nazionale. È possibile che, con questa o quella combinazione delle forze e un concorso di circostanze sfavorevoli, la schiacciante maggioranza degli strati borghesi e piccolo-borghesi vengano contagiati tempora- neamente dalla piaggeria, dal servilismo o dalla viltà. Si tratterebbe di una viltà «nazionale»; e il proletariato, in nome degli interessi di tutto il movimento operaio nel suo insieme, si isolerebbe da essa. Proletari , n. 1 g 2 maggio 1907.’ I VERBALI DELLA CONFERENZA DI NOVEMBRE DELLE ORGANIZZAZIONI MILITARI E DI COMBATTIMENTO DEL PARTITO OPERAIO SOCIALDEMOCRATICO DI RUSSIA 1 " Nel n. 20 della Narodnaia Duma (del 3 aprile c.a.) è scritto: « Il CC del POSDR ha inviato alle organizzazioni di partito la seguente lettera: "Pochi giorni fa è uscito un libro intitolato Verbali della prima conferenza delle organizzazioni militari e di combattimento *, Per eliminare tutti i possibili malintesi il CC ritiene necessario dare a questo proposito i seguenti chiarimenti: 1) La conferenza fu con- vocata da alcune organizzazioni militari e di combattimento non solo senza il consenso, ma persino nonostante l’energica protesta del CC, il quale ritiene non sia ammissibile nessuna forma di unione delle organizzazioni di combattimento. 2) Il gruppo tecnico presso il Comitato centrale non ebbe la autorizzazione dal CC di parteci- pare alla ” conferenza ", e al membro del gruppo che si permise di prendervi parte, all’insaputa del CC, è stato inflitto da questo un aspro biasimo. Riteniamo necessario aggiungere ancora che le orga- nizzazioni militari del territorio del Baltico hanno partecipato alla conferenza nonostante la decisione del CC socialdemocratico del ter- ritorio lettone " ». I lettori vedono che il nostro Comitato centrale si è stizzito, af- frettandosi a denigrare di fronte al partito una certa conferenza e offuscando la sostanza della cosa con un elenco di irregolarità formali. Consigliamo a tutti i membri del partito di leggere l verbali delle organizzazioni militari e di combattimento del POSDR , estremamen- te interessanti, per convincersi personalmente della risibilità dell’ira e dello sdegno del CC- Da parte nostra, riteniamo sia necessario sof- • Il vero titolo, abbreviato dal Comitato centrale, è: « (conferenza) delle orga- nizzazioni ... del Partito operaio socialdemocratico di Russia, tenutasi nel novembre 1906* (Pietroburgo, 1907, prezzo 60 cop., pp. IV -j- 168). I VERBALI DELLA CONFERENZA DI NOVEMBRE 377 fermarsi, sia pure brevemente, sulla valutazione di questo libro (e del « conflitto » con esso connesso). Due parole dapprima sul lato formale della cosa, del quale si parla nella stizzita dichiarazione del Comitato centrale. La confe- renza fu convocata nonostante la sua protesta, poiché il CC riteneva « che non fosse ammissibile nessuna forma di unione delle organiz- zazioni di combattimento ». È detto in tono molto arrabbiato, però è illogico sino all’incongruenza. Se le conferenze in generale sono com- prese nelle « forme di unione », allora il colpo non ha nemmeno sfio- rato il bersaglio. Se, anche come « forma di unione », la riunione (« conferenza ») delle squadre di combattimento è inammissibile, allo- ra ci domandiamo interdetti: come si può proibire ai rappresentanti di organizzazioni di partito di riunirsi , finché sono organizzazioni di partito, finché non sono state sciolte né da un congresso, né dal Co- mitato centrale? Il CC, a quanto pare, ha paura di esprimere aper- tamente il suo vero pensiero (il desiderio di sciogliere del tutto ogni organizzazione di combattimento), e perciò si stizzisce in modo spas- soso. In realtà, non sarebbe stato più naturale attendersi un'obiezione di fondo contro determinati provvedimenti o decisioni della confe- renza invece di questo grido: «Non ammetto riunioni»? Involonta- riamente si affaccia alla mente l'idea : non si vuole forse con questo grido impedire che si imposti concretamente il problema? Passiamo alla storia della convocazione della conferenza delle or- ganizzazioni militari e di combattimento del POSDR. NelPautunno delPanno passato sorse su questo terreno un con- flitto tra l’organizzazione militare di Pietroburgo e il Comitato cen- trale. La prima aveva convocato una conferenza delle organizzazioni militari e di combattimento richiamandosi al « diritto che lo statuto del partito dà alle organizzazioni locali di convocare una conferen- za » Il CC era contrario all’iniziativa dell’organizzazione militare di Pietroburgo e all’ammissione di organizzazioni di combattimento. Avvenne cosi che ebbero luogo due conferenze: i) quella di ottobre con le sole organizzazioni militari, con la partecipazione di rappre- sentanti del Comitato centrale; 2) quella di novembre , a cui presero parte sia le organizzazioni militari che quelle di combattimento , • Cfr. Breve estratto dei verbali della prima conferenza delle organizzazioni che conducono il lavoro nell'esercito , pubblicato dal CC, foglio di 13 pagincttc edito dalla tipografia del Comitato centrale. 378 LENIN senza la partecipazione di un rappresentante del CC (benché questo avesse designato uno dei suoi membri a partecipare a quella con- ferenza). Alla conferenza dell'ottobre parteciparono otto organizza- zioni militari. A quella del novembre undici militari e otto di com- battimento. In tutte e due le conferenze erano presenti, con voto consultivo, i rappresentanti del Comitato di Pietroburgo del POSDR e altri militanti di partito. Le risoluzioni della conferenza dell'ottobre furono pubblicate dal Comitato centrale nel foglio sopra menzionato ( Breve estratto ); le risoluzioni della conferenza di novembre , nel n. 9 del Proletari e in seguito sono state incluse in un libro a sé, I verbali. La protesta del CC, con la quale abbiamo cominciato questo articolo, si riferisce alla conferenza del novembre . È ovvio che non si può non condannare il fatto che ci fossero state due conferenze: è indubbiamente un fatto deplorabile in un partito unico. Trascurando il lato formale, porremo il problema della sostanza del conflitto, che fece convocare due conferenze: fu utile o dannosa la partecipazione alla conferenza delle organizzazioni di combattimento? Nella risoluzione della conferenza dell’ottobre leg- giamo : « ..i di vitale necessità per il partito la convocazione della conferenza, dedicata appositamente alle organizzazioni militari, per discutere sulla preparazione deiresercito alla partecipazione alla lotta armata del popolo, conferenza al cui successo dei lavori non può por- tare alcuna utilità la partecipazione dei rappresentanti delle squadre di combattimento » (p. 4 del foglio del CC). E basta. I motivi sono tutti qui. La loro erroneità salta agli occhi. Ammettiamo tutto ciò che può esservi di peggiore contro i membri delle squadre di combatti- mento, ma è un fatto che essi parteciparono ai passati tentativi di insurrezione. E, anche solo per questo, consigliarsi con loro è utile e necessario. È utile rivelare al partito le loro tendenze dannose , dopo aver condannato questo 0 quel carattere della loro attività in una con- ferenza in cui essi partecipano. Sia il CC che ogni membro della conferenza poteva farlo e ne aveva il dovere. Le decisioni della con- ferenza, assolutamente non impegnative né per il CC né per i co- mitati locali, non potevano in alcun modo legare le mani a nessuno. Date queste condizioni, la paura di una conferenza comune è sem- plicemente ridicola. I VERBALI DELLA CONFERENZA DI NOVEMBRE 379 E se il Comitato centrale condanna oggi esplicitamente la con- ferenza tenuta con la partecipazione dei membri delle squadre di combattimento non condannando altrettanto esplicitamente nessuna delle sue risoluzioni, ciò vuol dire che la conferenza stessa ha smen- tito le supposizioni del CCI Per passare subito alle sue decisioni consideriamo, per esempio, la sua risoluzione sui compiti delle organizzazioni dì combattimento . Vi leggiamo: «La conferenza delle organizzazioni militari e di com- battimento riconosce che i compiti principali delle organizzazioni di combattimento consistono i) nel diffondere una giusta concezione dell’insurrezione armata e spiegare quali sono le condizioni concrete in cui tale insurrezione può scoppiare, svolgersi e compiersi vittorio- samente, poiché persino fra i militanti del partito esiste una rappre- sentazione la più confusa c erronea dell’insurrezione armata; 2) nel preparare tutti i dati tecnici necessari per attuarla con successo; 3) nell’organizzare i quadri operai coscienti, raggruppati intorno al POSDR, per un’azione attiva; 4) nell’aiutare l’organizzazione, a scopi combattivi, degli strati della popolazione democratici rivoluzionari e consolidare in essi la guida militare della socialdemocrazia >. Le organizzazioni di combattimento hanno dunque dichiarato che il loro compito principale consiste innanzi tutto nel diffondere una giusta concezione dell’insurrezione armata. Questa idea è ripe- tuta ancor più nettamente nella risoluzione sulla funzione delle orga- nizzazioni militari e di combattimento nell’insurrezione armata: «la funzione delle organizzazioni di combattimento è quella di svilup- pare nelle masse popolari una giusta concezione dell’insurrezione armata... ». Ebbene, il nostro CC menscevico ritiene « inammissibile * una riunione su questo tema}} O si è affrettato a nascondersi dietro lo schermo burocratico-ufficiale « non è ammessa nessuna azione, e per- sino nessuna riunione, nessun raduno», per sbarazzarsi dello sgra- devole dovere di esporre al partito, in modo ben determinato , quali compiti, precisamente , delle organizzazioni di combattimento ritiene fossero stati posti in modo giusto e quali in modo sbagliato? Il fatto è che fra i menscevichi è diffuso un atteggiamento ve- ramente filisteo verso le organizzazioni di combattimento: essi non sono contrari ad avvalersi di questi o quei « risultati » dell’attivi- tà delle organizzazioni di combattimento apartitiche , ma diffondono 38° LENIN sulle organizzazioni di combattimento del partito pettegolezzi da comari, che permettono loro di eludere del tutto il problema dei me- todi per diffondere tra le masse una giusta concezione dell’insurre- zione armata, ecc. L’affermazione corrente secondo cui i membri delle squadre di combattimento (seguendo i bolscevichi) sopravvalutano la tecnica dell’insurrezione è uno di questi pettegolezzi. Benissimo, signori! Ci accusate di sopravvalutare la «tecnica»? Per mettere in chiaro la verità su questo problema, non vi spiace- rebbe leggere due risoluzioni : quella menscevica (dell’ottobre) e quella bolscevica (del novembre)? Il lavoro tra gli ufficiali. Risoluzione menscevica della confe- renza (dell’ottobre) : «La conferenza riconosce che la propaganda rivoluzionaria tra gli ufficiali è un compito importante sia perché il lavoro deH’organizzazione socialdemocratica militare-rivoluzionaria tra gli ufficiali può in molti casi facilitare il nostro lavoro nell’esercizio in tempo di pace, sia perchè durante l’insurrezione armata gli ufficiali rivoluzionari possono servire a dirigere tecnicamente l’insurrezione. La conferenza raccomanda quindi all’organizzazione militare-rivoluzionaria di prestare una seria atten- zione al lavoro tra gli ufficiali, cercando di trasformarli per quanto è possibile in coscienti fautori del partito socialdemocratico » (p. 13 del foglio del CC). Risoluzione della conferenza bolscevica (del novembre): « Considerando 1) che l’ufficialità, sia per la sua composizione so- ciale di classe, sia per i suoi interessi, come casta di militari di pro- fessione, # è costretta a volere il mantenimento dell’esercito permanente e della mancanza di diritti del popolo; 2) che, quindi, nella rivoluzione democratica borghese che stiamo attraversando gli ufficiali hanno, nel loro complesso, una funzione reazionaria; 3) che gli esistenti gruppi di ufficiali orientati verso l’opposizione non hanno una funzione attiva; 4) che al tempo stesso è possibile il passaggio al nostro partito di sin- goli ufficiali, i quali, con le loro cognizioni specifiche e la loro pre- parazione militare, possono renderci un notevole servizio nel momento deirinsurrezionc dell'esercito e del suo passaggio dalla parte del po- polo, c anche nella preparazione tecnica dell’insurrezione, la conferenza I VERBALI DELLA CONFERENZA DI NOVEMBRE 381 delle organizzazioni militari e di combattimento riconosce: 1) che le organizzazioni militari non possono costituire tra gli ufficiali organiz- zazioni socialdemocratiche autonome; 2) che è necessario utilizzare gli esistenti gruppi di ufficiali orientati verso l’opposizione per ottenere in- formazioni e attrarre singoli membri nelle nostre organizzazioni mili- tari e di combattimento di partito, quali istruttori e dirigenti pratici > (Verbali p. 132). I menscevichi non fanno parola né della composizione di classe dell’ufficialità, né della sua funzione in tutta la rivoluzione borghese. I bolscevichi hanno posto in primo piano la valutazione dell’una e dell’altra. E uno. I menscevichi tengono conto della nuda tecnica , poiché tutte le dimostrazioni sull’« importanza » del ‘lavoro tra gli ufficiali sono ridotte esclusivamente al fatto che il lavoro tra gli uf- ficiali «può facilitare» il nostro lavoro nell’esercito (fornire alloggi? costituire una copertura legale?) e fornirci poi di dirigenti tecnici* I bolscevichi riservano alla tecnica un posto subordinato , quale ser- vizio che possono renderci « singoli ufficiali », e pone in primo piano la dimostrazione del fatto che il partito operaio non può costituire tra gli ufficiali un’« organizzazione socialdemocratica autonoma ». E due. Alla filistea attività del pensiero dei menscevichi, la quale teme di indicare il legame di classe degli ufficiali con la borghesia, si aggiunge la timidezza della conclusione: «trasformarli, per quanto è possibile , in coscienti fautori del partito socialdemocratico ». Il giudizio dei bolscevichi su uno strato reazionario nel suo complesso , schietto giudizio proletario, ha portato a una conclusione decisa: uti- lizzare gli ufficiali « per ottenere informazioni », e attrarre « singoli membri » nelle nostre organizzazioni militari e di combattimento di partito. E tre. Ci si chiede: come non chiamare dopo di ciò pettegolezzi da co- mari le chiacchiere mensceviche sulla sopravvalutazione della « tec- nica » da parte dei bolscevichi in generale, e dei membri bolscevichi delle squadre di combattimento in particolare? In realtà queste chiac- chiere sono servite, come vediamo, a nascondere, da una parte, la ri- strettezza tecnica dell’opinione menscevica sugli ufficiali e, dall’altra, a nascondere il timore opportunista , puramente da intellettuali, di valutare la composizione borghese di classe dell’ufficialità e di por- tare nel lavoro fra le truppe l’idea dell’antagonismo di classe fra' la 382 LENIN massa della « bassa forza » m , proveniente dai contadini e dagli operai, e un pugno di nobili rampolli o di borghesi, insinuatisi, attraverso il servizio militare, nell’aristocrazia. Non soltanto i membri menscevichi della piccola conferenza del- l'ottobre hanno manifestato quest'opinione « tecnica * e opportunista- filistea sugli ufficiali; vediamo che il nostro CC menscevico ha la stessa opinione: basti ricordare la sua famosa quarta lettera alle orga- nizzazioni (periodo dello scioglimento della Duma), in cui la parola d’ordine « per la Duma » quale organo del potere che convocherà l’Assemblea costituente veniva giustificata dal desiderio di confor- marsi agli interessi e al grado di coscienza della « media borghesia e degli ufficiali*. Nella stessa lettera il CC era giunto a dire che la vittoria dei soviet dei deputati operai nella lotta per il potere avrebbe unicamente portato alla dittatura delPesercito, passato dalla parte del popolo! Senza gli ufficiali «liberali», vedete un po', i soldati non avrebbero saputo, sia pure insieme ai soviet dei deputati operai, garan- tire null'altro se non una dittatura militare! Anche in Plekhanov, capo ideologico dei menscevichi, vediamo la stessa opinione sugli ufficiali. Durante tutto il 1906 assistiamo ai suoi sforzi per accusare i bolscevichi di sopravvalutare i compiti tec- nici della rivoluzione. Di quale aspetto dunque dell’insurrezione scri- veva lo stesso egregio compagno Plekhanov in quel periodo? Delle radici dell’insurrezione, che affondano nelle masse, della funzione che hanno in essa gli elementi contadini e proletari? Niente affatto. In tutto quel periodo il compagno Plekhanov scrisse soltanto , nel n. 7 del Dnievnit { (agosto 1906), di una lettera di un ufficiale liberale , che egli, cortesemente, arcicortesemente, « corresse » per le sue idee borghesi circa la «bassa forza», il carattere «tranquillo» del periodo del ministero Witte, ecc. « Io penso persino — scrisse Plekhanov — che soltanto [notate questo «soltanto»!] la partecipazione degli ufficiali alle organizzazioni militari porrà fine a queste rivolte [dei soldati e dei marinai], che rappresentano un caotico e inutile spreco di forze, necessarie per la rivoluzione». Vedete come è detto con energia: soltanto la partecipazione degli ufficiali porrà fine alle rivolte!! Senza la partecipazione degli ufficiali non avrà fine questo dispendio « caotico » delle stolte forze contadine. E quando i bolsce- vichi membri delle squadre di combattimento si riuniscono in una conferenza e desiderano dare al partito socialdemocratico un modesto I VERBALI DELLA CONFERENZA DI NOVEMBRE 383 consiglio: fare dell’insegnamento alle masse delle cognizioni mili- tari, della comprensione del corso dell’insurrezione, della compren- sione delle condizioni per la sua attuazione sistematica il compito principale delle organizzazioni di combattimento, i farisei del men- scevismo ufficiale gridano: quale concezione grettamente tecnica della «sistematicità»! Quale «inammissibile» conferenza dei mem- bri delle squadre di combattimento, contro la volontà del CC! Ma basta con questi farisei! Ritorniamo ai verbali. In un punto abbiamo trovato non « modesti » consigli al partito socialdemocrati- co, ma una progettomania pretenziosa e assurda. Questo nel rapporto del compagno Izarov sulla funzione del partito neirinsurrezione ar- mata. Egli è effettivamente giunto a dire cose assurde, come la pro- posta di dividere tutte le organizzazioni del partito in tre tipi prin- cipali : militari, di combattimento e proletarie!! Ed è giunto persino a parlare di «piani» per costituire dei «consigli militari-combattivi» composti da delegati rappresentanti in egual numero questi tre tipi di organizzazioni (p. 95), ecc. Naturalmente da tale * combattenti- smo» noi bolscevichi ci delimiteremo sempre nel modo più energico . L’indubbia prevalenza e il voto deliberativo appartenente all’orga- nizzazione proletaria, la completa subordinazione ad essa di tutte le organizzazioni militari e di combattimento, la necessità di basare le stesse organizzazioni di combattimento completamente sui quadri degli operai socialdemocratici membri del partito (o, forse, persino sostituire alle organizzazioni di combattimento una milìzia di par- tito ), tutto ciò in noi non suscita alcun dubbio. E se, a scopo frazionistico, vorranno portarci ad esempio le as surde infatuazioni del compagno Izarov, pregheremo siffatti « cri- tici » di non dimenticare che la conferenza bolscevica delle organiz- zazioni militari e di combattimento non ha accettato gli estremismi di Izarov\ La migliore smentita alle calunnie contro i nostri mem- bri delle squadre di combattimento è che essi stessi , nella loro con- ferenza, hanno semplicemente scartato i progetti di Izarov. Perché il loro parere sulla funzione del partito socialdemocratico nell’insur- rezione armata non potesse essere preso per un’imposizione preten- ziosa o per un ordine, ecc., trasformarono essi stessi la loro conferenza sulla questione in riunione privata (cfr. Proletari , n. 9 e Verbali , p. 1 16). E soltanto in questa riunione venne approvata all’unanimità una risoluzione in cui non vi è nessun progetto à la Izarov, ma si 3 8 4 LENIN parla soltanto delire assicurazione del piu stretto legame e della più stretta cooperazione tra le organizzazioni proletarie in generale e quelle militari e di combattimento ». Inoltre nella risoluzione sui compiti delle organizzazioni mili- tari si sottolinea particolarmente la « subordinazione di tutto il la- voro » alla « direzione politica delle organizzazioni proletarie » (Pro- letari, n. 9 e Verbali , p. 137). Se persino i soli membri delle squadre di combattimento bolscevichi hanno saputo correggere Izarov, ci si può immaginare quale fondamento ha la paura del CC di fronte alla riu- nione comune delle organizzazioni militari e di combattimento di tutto il partito. La mancanza di spazio non ci permette di soffermarci altret- tanto particolareggiatamente sugli altri aspetti dei lavori della con- ferenza. Osserveremo che quasi la metà del voluminoso libro è dedi- cata alle relazioni sul lavoro nell’esercito (pp. 10-49) e Passati tentativi di insurrezione armata (pp. 53-59 e 64-79). Si tratta di un ma- teriale estremamente prezioso, e tutti gli operai coscienti socialdemo- cratici saranno grati alla conferenza delle organizzazioni militari e di combattimento per aver essa preso l’iniziativa di raccoglierlo ed elaborarlo. Richiameremo l’attenzione sulla relazione del compagno Varin «sui passati tentativi di insurrezione armata»; in essa è po- sta in primo piano la storia dell’insurrezione armata come forma particolare del movimento di massa , della lotta di classe del proleta- riato. Viene sottolineato, quale condizione per l’insurrezione, un mo mento storico di estrema acutizzazione della lotta di classi ben determinate. Viene esaminata la funzione delle singole classi e vi si dice che il movimento nell’esercito dipende dal rapporto delle forze sociali, che nell’insurrezione non si può dividere l’aspetto politico da quello militare e si parla della importanza di « larghe organizzazioni democratiche delle masse popolari » quali premesse del governo prov- visorio rivoluzionario, ecc. Certo, studiare questi problemi è un' po’ più difficile che non scrivere « piattaforme tattiche » con frasi ca- dette sulla « fede delle masse proletarie nel miracolo di un’improv- visa insurrezione » (cfr. la Piattaforma tattica di Martov e soci). Richiameremo infine l’attenzione sui dibattiti sul momento at- tuale, durante i quali il compagno Ilian, che nel novembre igo 6 , nel- la conferenza delle organizzazioni militari e di combattimento , seppe esprimere un’opinione sulla seconda Duma brillantemente con- I VERBALI DELLA CONFERENZA DI NOVEMBRE 385 fermata dagli avvenimenti, pronunciò un bellissimo discorso. «Mi permetterò di parlare della Duma — egli disse — . Avremo nella Duma una composizione del tutto diversa di quella che abbiamo avuto nella precedente. Avremo la rivoluzione mobilitata e la rea- zione mobilitata. Le masse contadine, soprattutto perché le loro aspet- tative non si sono avverate, invieranno elementi piu rivoluzionari che nella precedente. È indubbio che lo stesso avverrà per il proleta- riato... La nostra disgrazia è che una parte della socialdemocrazia mira a riempire la Duma di uno strato intermedio, quello dei libe- rali » (Ver bali, p. 84). Nella conferenza delle organizzazioni di combattimento si seppe valutare la politica meglio di Plekhanov e del CC menscevico nel novembre 1906! Non è naturalmente possibile esaurire in un articolo di giornale il contenuto dei Verbali , e finiremo consigliando vivamente di stu- diarli, rivolgendoci a quei socialdemocratici che possono parlare del problema deirinsurrezione senza atteggiare le labbra a un sogghi- gno liberale. Scritto nciraprilc 1907. Proletari, n. 16, 2 maggio 1907. RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR A PROPOSITO DELLA SCISSIONE DI PIETROBURGO E DELLA ISTITUZIONE DI UN TRIBUNALE DI PARTITO 114 II Comitato centrale del POSDR ha istituito, come hanno rife- rito i giornali borghesi ( Tot/aristc , ecc.), un tribunale del partito per sottoporre al suo esame il mio modo d’agire, ossia il mio opuscolo Le elezioni a Pietroburgo e V ipocrisia dei 31 menscevichi , uscito al tempo della scissione dell’organizzazione socialdemocratica pietroburghese durante le elezioni della seconda Duma. Del tribunale facevano parte tre rappresentanti della mia parte, tre esponenti dei 31 menscevichi e tre membri della presidenza, de- signati dai Comitati centrali della socialdemocrazia lettone, di quella polacca e del Bund. Dinanzi a questo tribunale ho accusato i 31 menscevichi e il compagno Dan (membro della redazione delegano centrale e, in quanto tale, membro del CC) di condotta inammis- sibile. La mia controaccusa era sostenuta, da una parte, da un’assem- blea di 234 bolscevichi di Pietroburgo, membri del partito (la loro risoluzione, insieme con il rapporto che fornisce un riassunto di tutta la questione, è apparsa nel n. 13 del Proletari “*), e, dall’altra parte, dalla conferenza socialdemocratica di Pietroburgo (esclusi i mensce- vichi scissionisti). La risoluzione della conferenza è stata pubblicata nel n. 14 del Proletari. Il tribunale, essendo un istituto creato dal Comitato centrale, ha creduto di non avere il diritto di procedere di sua iniziativa contro i 31 menscevichi e il compagno Dan, e ha chiesto allo stesso Comitato centrale che venisse definita la sua competenza in merito alla mia controaccusa. Il CC ha riesaminato tutta la questione in una appo- sita seduta e ha confermato che il tribunale era stato convocato solo per esaminare Taffare Lenin e che un nuovo deferimento di altri compagni al tribunale sarebbe dipeso esclusivamente dal Comitato RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 387 centrale, il quale, beninteso, si considerava obbligato a denunciare chiunque venisse accusato di condotta inammissibile dal tribunale stesso. La composizione del nuovo tribunale era di esclusiva compe- tenza del CC- È cosi venuto fuori un groviglio di assurdità e di contraddizioni. Il Comitato centrale menscevico è l’istituto che deferisce al tribunale, ne determina la composizione e la competenza. Una controaccusa viene presentata contro un capo dell’ala menscevica del CC. E cosi le stesse persone designano il tribunale, fanno i procuratori e decidono se trasmettere le controaccuse ai loro danniì È evidente che un simile sistema non può aumentare il rispetto verso il partito. Solo il congresso potrà sciogliere questo groviglio di contraddizioni. E io rivolgo quindi al congresso la richiesta di con- cedere al tribunale tutti i poteri di giudizio, di dichiarare il tribunale indipendente dal CC, che (nella sua ala menscevica) è palesemente parte in causa, di assicurare al tribunale il diritto di esaminare la ver- tenza da tutti i lati, senza alcuna restrizione, e di mettere sotto accu- sa tutti i membri e tutte le istanze del partito, non esclusa l’ala men- scevica del CC, ecc. Per chiarire la questione ai congressisti del POSDR accludo: 1) il testo completo del discorso di difesa (o di accusa contro la parte men- scevica del CC) che ho letto in tribunale durante la prima seduta (il tribunale ha tenuto in tutto due sedute e ha escusso solo tre testi- moni su alcune decine. I suoi lavori sono stati interrotti dal congres- so); 2) un breve compendio della vera storia della scissione di Pie- troburgo. 1. Discorso di difesa (o di accusa contro la parte menscevica del Co- mitato centrale) di Lenin dinanzi al tribunale del partito Compagni giudici, il Comitato centrale mi ha mosso l’accusa di aver espresso (sulla stampa) giudizi inammissibili per un membro del partito . Cosi è detto nella risoluzione del CC yjll’istituzione di un tribunale del partito. Comincerò entrando subito in argomento: leggerò integralmente la « dichiarazione > che il Comitato centrale « sottopone all’esame del tribunale >. 25 ' 3 88 LENIN « ... Il CC rileva che l’opuscolo Le elezioni a Pietroburgo e l'ipo- crisia di 3/ menscevichi , firmato dal compagno Lenin, accusa aperta- mente 31 membri dell’organizzazione di Pietroburgo di essere entrati in trattative con il partito cadetto ” per vendere ai cadetti i voti degli operai e ” i menscevichi di aver mercanteggiato con i cadetti per far eleggere il loro uomo alla Duma, a dispetto degli operai e con l’aiuto dei cadetti " Il Comitato centrale rileva che l’apparizione sulla stampa di una simile accusa, soprattutto alla vigilia delle elezioni, deve di necessità portare la discordia nelle file del proletariato, gettando un’ombra di sospetto sull’onestà politica dei membri del partito, ed essere utilizzata dai nemici dei proletariato per la lotta contro la socialdemocrazia. Considerando che questi atti sono inammissibili per un membro del partito, il CC sottopone il modo di agire del compagno Lenin all f esame del tribunale del partito». Questo è il testo integrale deH’accusa. Osserverò anzitutto che esso contiene una grave inesattezza di fatto, che chiederò al tribunale di correggere in base al testo dell’opuscolo incriminato. Nell’opu- scolo si dice infatti in modo chiaro e preciso che io accuso non sol- tanto Ì 31 menscevichi, ma anche il compagno Dan , cioè un mem- bro del Comitato centrale. Il Comitato centrale, compilando la sua deliberazione, non po- teva ignorare né che il compagno Dan è membro del CC (non è improbabile che egli abbia dato il suo contributo alla discussione del caso 0 alla decisione di deferirmi al tribunale per l’accusa mossa a lui stesso) né che io accuso non solo i 31 ma anche Dan. Il CC ha quindi escluso di proposito un suo membro dall’elenco delle persone che ho accusato. Qui, oltre a un’inesattezza di fatto, ce qualcosa di peggio, qualcosa di inammissibile, e mi soffermerò in seguito minu- ziosamente sulla valutazione di questo aspetto del problema cer- cando di chiarirlo mediante tutti i documenti dell’istruttoria. Vengo alla sostanza dell’accusa. Il Comitato centrale riporta due citazioni del mio opuscolo, e devo quindi analizzarle nel modo piu circostanziato. Naturalmente, mi rendo conto che qui non sono in causa soltanto due citazioni, ma tutto l’opuscolo menzionato; tuttavia, sulle orme del Comitato centrale, anch’io considero i due brani come la cosa essenziale e più importante. RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 3$9 La prima citazione è tolta dall'inizio dell’opuscolo. Mi per- metterò di leggere tutta la pagina per inserire la citazione nel suo contesto : «Il giornale Tovaristc riporta oggi (20 gennaio)» — vi ram- mento che la cosa è avvenuta quindi cinque giorni prima della crea- zione del blocco di sinistra a Pietroburgo e sedici giorni prima delle elezioni alla Duma nella città di Pietroburgo — « ampi estratti del- l’appello dei 31 menscevichi staccatisi dall’organizzazione socialista alla vigilia delle elezioni a Pietroburgo ». Sottolineo che già la prima frase dell’opuscolo mette in risalto il fatto fondamentale della scissione di Pietroburgo alla vigilia delle elezioni. Sottolineo questa circostanza, perche in seguito dovrò ricor- darne più volte l’importanza. Continuo la citazione: « ...Ricorderemo dapprima brevemente la vera storia di quello che hanno fatto i menscevichi staccatisi dalla socialdemocrazia dopo aver abbandonato la conferenza». Su questo abbandono e sul suo significato avevo pubblicato qualche giorno prima deiropuscolo in esame un opuscolo intitolato La socialdemocrazia e le elezioni a Pietroburgo e inoltre: «Sentirai il giudizio dello stolto » (Dalle note di un pubblicista socialdemocratico ) 118 . 11 secondo opuscolo è stato quasi interamente sequestrato dalla polizia. Se ne sono salvate solo poche copie, e io mi richiamo a esso solo perché il tribunale possa esaminare quelle vicende nel loro insieme e non frammentariamente. «... 1) Staccatisi dagli operai socialdemocratici, hanno fatto blocco con la piccola borghesia (socialisti-rivoluzionari, trudovi\t e socialisti popolari) per mercanteggiare, insieme ad essa, coi cadetti sul numero dei seggi. II testo dell’accordo concernente l’entrata dei socialdemocratici scissionisti nel blocco della piccola borghesia è stato tenuto nascosto agli operai e al pubblico. Ma non perdiamo la speranza che venga tuttavia pubblicato e che ciò che è segreto divenga palese ». Richiamo l’attenzione del tribunale sul fatto che nell’opuscolo di denuncia contro Dan e 31 menscevichi, per aver essi occultato agli operai l’accordo, questo momento viene sottolineato fin dall’ini- zio. Proseguiamo. 390 LENIN « 2) Come parte costitutiva del blocco piccolo-borghese (erronea- mente chiamato nei giornali « blocco di sinistra »), i menscevichi scis- sionisti hanno mercanteggiato con i cadetti perché a questo blocco ve- nissero concessi tre seggi su sei. I cadetti ne concedevano due. Non si sono messi d’accordo sul prezzo. La ” conferenza ” (l’espressione non nostra, ma presa dai giornali) piccolo-borghese con i cadetti s’è riunita il 18 gennaio. Ne hanno dato notizia la Rice e il Tovaristc . La Riec comunica oggi che l’accordo non è stato raggiunto (benché noi, natu- ralmente, dobbiamo attenderci che le trattative continuino dietro le quinte). I menscevichi fino a questo momento non hanno dato sulla stam- pa la notizia di questa loro *’ iniziativa ” per vendere ai cadetti i voti degli operai ». Ecco il contesto della prima citazione. Io ho scritto le mie parole contro i menscevichi nello stesso giorno in cui, per la prima volta , apprendevo dai giornali che il blocco dei menscevichi e dei trudovi\i con i cadetti contro la maggioranza deirorganizzazione socialdemo- cratica di Pietroburgo non si era costituito; inoltre, ho precisato subito che non potevo ritenere definitivo il mancato raggiungi- mento di un’intesa e che bisognava prepararsi al peggio , cioè alla continuazione delle trattative « dietro le quinte ». Perché ritenevo allora (e considero giusta anche adesso questa mia opinione) che bisognava prepararsi al peggio? Perché l’aver occultato al pubblico il testo scritto delFaccordo tra i menscevichi e il blocco piccolo-bor- ghese costituiva un’azione scorretta, indegna di un socialista e tale da destare i più gravi sospetti. Di quale «vendita» di voti operai ai cadetti si parla qui? Al- cuni burloni mi hanno detto che essi avevano capito che si trattasse di una vendita per denaro. È uno scherzo non certo privo di arguzia. Ma chi sappia leggere e scrivere e abbia letto sul serio tutto l’opu- scolo e non solo qualche brano staccato vedrà naturalmente subito, dal contesto, da tutte le frasi che precedono e seguono, che si tratta di una vendita non per denaro ma per qualche seggio alla Duma. Per «mercato» e «compravendita» si intende lo scambio di equivalenti politici e non economici, di seggi contro voti e non di denaro con- tro voti. Ci si domanda se valesse la pena di soffermarsi su un fatto tanto chiaro ed evidente. RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 391 Sono profondamente convinto che ne valesse la pena, perché a questo punto dobbiamo affrontare in pieno il problema che il Co- mitato centrale ha posto: è o non è ammissibile esprimere giudizi sulla stampa? Se nel brano deiropuscolo in questione si dicesse che i 31 ven- devano per denaro i voti degli operai ai cadetti, allora si sarebbe attribuito airavversario un modo d’agire ignominioso e delittuoso. Chi avesse fatto una simile affermazione sarebbe stato passibile di giudizio e, naturalmente, non già per aver < portato la discordia nelle file del proletariato », ma per calunnia. Questo è perfettamente chiaro. Al contrario, se nel brano deiropuscolo in questione si fosse detto che i 31 avevano agito in quel modo per aggiungere i voti degli operai ai voti dei cadetti, a patto che i socialdemocratici ottenessero un seggio alla Duma, si sarebbe avuto un esempio di polemica leale, corretta, ammissibile per un membro del partito. In che cosa si differenzia la seconda formulazione da quella che ho scelto io? Se ne differenzia per il tono, ed è il tono che fa la musica. Cioè questa formulazione sembra destinata a suscitare nel lettore odio, ripugnanza e disprezzo verso chi commette simili azio- ni. Questa formulazione non è diretta a persuadere, ma a scompi- gliare le file, non a correggere Tavversario caduto in errore, ma ad annientarlo, a cancellare dalla faccia della terra la sua organizza- zione. Questa seconda formulazione ha realmente un carattere tale da provocare i più gravi pensieri e sospetti nei confronti dell’avver- sario e, di fatto, a differenza da quella che persuade e corregge, «porta la discordia nelle file del proletariato». Secondo voi, questa formulazione è dunque inammissibile? — mi si domanda. — Si, proprio cosi, — rispondo io, — ma con una piccola aggiunta : è inammissibile per i membri di un unico partito. In questa aggiunta sta il perno della questione. Tutta l’ingiustizia, dirò di piu, tutta la malafede deiraccusa mossami dal Comitato cen- trale consiste nel fatto che il CC non dice che allora, quando è stato scritto l’opuscolo, non esisteva un partito unico nell’organizzazione che l’aveva (non nella forma, ma nella sostanza) ispirato e i cui fini esso serviva. Non è onesto accusare qualcuno di « aver espresso sulla stampa giudizi inammissibili per un membro del partito» nel mo- mento in cui era in atto una scissione nel partito. 392 LENIN La scissione è la rottura di ogni legame organizzativo, che sposta la lotta delle idee dal terreno dell’influenza esercitata airinterno del- l’organizzazione sul terreno dell’influenza esercitata dalPesterno, dal terreno della correzione e persuasione dei compagni sul terreno del- l’incitamento delle masse operaie (e popolari in genere) contro l’or- ganizzazione scissionistica. Quel che è inammissibile tra i membri di un partito unico è invece ammissibile e necessario fra i tronconi di un partito che si è scisso. Non si può scrivere a proposito dei compagni di partito con un linguaggio che semina sistematicamente tra le masse operaie odio, ripugnanza, disprezzo, ecc. verso chi non condivide le nostre idee. Ma si può e si deve scrivere con questo linguaggio a proposito di un’organizzazione scissionistica. Per quale motivo? Per il solo motivo che la scissione costringe a strappare le masse alla direzione degli scissionisti. Mi si dice: avete portato la discordia nelle file del proletariato. Rispondo: di proposito e deliberatamente ho portato la discordia nelle file di quella parte del proletariato di Pietroburgo che seguiva i menscevichi, i quali, alla vigilia delle elezioni, si erano staccati dal partito. E agirò sempre in questo modo in caso di scissione. Con i miei aspri e ingiuriosi attacchi contro i menscevichi alla vigilia delle elezioni a Pietroburgo ho fatto realmente vacillare le file del proletariato che credeva in loro e li seguiva. Era questo il mio intento. Era questo il mio dovere di membro dell’organizza- zione socialdemocratica di Pietroburgo che conduceva la campagna elettorale in favore del blocco di sinistra. Infatti, dopo la scissione , per condurre questa campagna bisognava scompigliare le file dei menscevichi che mettevano il proletariato a rimorchio dei cadetti, bisognava seminare lo sbandamento nelle loro file, bisognava susci- tare nelle masse odio, ripugnanza e disprezzo verso questi uomini che avevano cessato di essere membri del partito, che erano diven- tati degli avversari politici e facevano lo sgambetto alla nostra orga- nizzazione socialdemocratica durante la campagna elettorale. Nei confronti di questi nemici politici ho combattuto allora e combatterò sempre a fondo , nel caso che si ripeta o si estenda la scissione. Se dopo la scissione organizzata dai menscevichi a Pietroburgo non avessimo portato la discordia nelle file del proletariato diretto dai menscevichi , non avremmo potuto svolgere la nostra campagna RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 393 elettorale in favore del blocco di sinistra. E mi rincresce soltanto di non aver contribuito abbastanza — dato che mi trovavo fuori di Pietroburgo — a strappare le masse all’influenza dei menscevichi scissionisti, perché a Pietroburgo, sé questo compito fosse stato as- solto con maggiore zelo e con migliori risultati, il blocco di sinistra sarebbe uscito vittorioso dalle elezioni. Lo dimostrano i dati nume- rici relativi ai risultati delle elezioni. Il fondamentale errore logico (e, s’intende, non solo logico) del- l’accusa consiste nello sforzo di eludere astutamente il problema della scissione, di passare sotto silenzio la scissione stessa, di presentare rivendicazioni che sono legittime quando il partito è unito in una situazione in cui non cè unità, in cui non ce un partito unico, e, oltre tutto — come dimostrerò in seguito — non c’è per colpa dello stesso Comitato centrale accusatore, che ha organizzato e protetto la scissione! Se qualcuno volesse applicare il criterio della lotta ammissibile all’interno del partito alla lotta combattuta nel quadro della scis- sione, alla lotta condotta dalPesterno contro il partito o (nel caso di una scissione locale) contro una data organizzazione del partito, bisognerebbe considerarlo o un uomo puerilmente ingenuo o un ipocrita. Sotto l’aspetto organizzativo la scissione implica la rottura di ogni legame organico, cioè il passaggio dalla lotta per persuadere i compagni nell’ambito di un’organizzazione alla lotta a fondo contro ['organizzazione nemica, per distruggere la sua influenza sulle masse del proletariato. Sotto l’aspetto psicologico, è perfettamente chiaro che la rottura di ogni legame organizzativo tra i compagni implica già un grado estremo di irritazione reciproca e di ostilità tramuta- tasi in odio. Ma nella scissione di Pietroburgo vi sono state due circostanze particolari che hanno decuplicato l’asprezza e l’implacabilità della lotta. Prima circostanza: la funzione del Comitato centrale del partito. «Secondo lo statuto», esso doveva unire, doveva ricondurre ogni scissione locale non alla lotta combattuta sul terreno della scissione, ma ad un reclamo allo stesso CC o, in senso più ampio, doveva in- durre a rivolgersi al CC perché con la sua azione agevolasse la restau- razione dell’unità. Di fatto y il Comitato centrale è stato a Pietro- burgo, alla vigilia delle elezioni, il promotore e l’artefice della scis- 394 LENIN sione. Proprio questa circostanza, sviluppata in modo minuzioso e documentato nella motivazione della decisione della conferenza di presentare una controaccusa, ci costringe a definire disonesta la scis- sione di Pietroburgo. Su questo mi soffermerò particolarmente piu avanti e insisterò perché il tribunale sollevi i problemi connessi alla natura giuridica di quest’accusa, presentata dall’accusato contro l’ac- cusatore. Seconda circostanza: la campagna elettorale a Pietroburgo du- rante la scissione. Una scissione, quando non è in atto un’azione po- litica aperta e di massa o, piu ìn generale, un’azione politica del partito, può talvolta non implicare di necessità una guerra imme- diata i, implacabile, demolitrice. Ma quando è in corso un’azione di massa, sul tipo delle elezioni per esempio, quando è necessario par- tecipare immediatamente e a qualsiasi costo alle elezioni e condurle in questo o quel modo, allora la scissione implica senza dubbio una guerra immediata demolitrice, una guerra per decidere chi con- durrà la campagna elettorale: l’organizzazione socialdemocratica lo- cale o il gruppo che se ne è staccato. Di fronte a una simile scissione il compito di strappare le masse all’influenza degli scissionisti, di frantumare la loro organizzazione, di annientarli sul piano politico non può essere differito neanche di un minuto. E solo in virtù del- l’intransigenza dell’attacco bolscevico contro i menscevichi, dopo la loro scissione del 6 gennaio, si è avuta nella capitale una campagna elettorale relativamente affiatata, più o meno di partito, quanto meno somigliante a una campagna elettorale socialdemocratica. Si dice: combattete, ma non con armi avvelenate! Un’espressione molto bella e d’effetto, non c’è dubbio. Ma essa o è una frase bella e vuota o esprime in forma vaga e confusa quella stessa idea della lotta che semina tra le masse odio, ripugnanza e disprezzo verso gli avversari e che, se è inammissibile in un partito unico, è inevitabile e necessaria in caso di scissione, per la natura stessa della scissione. Quest’idea l’ho già sviluppata all’inizio del mio discorso. E, comun- que rigiriate questa frase o questa metafora, non ne spremerete una sola stilla di contenuto reale, tranne quella differenza tra la lotta leale e corretta combattuta mediante la persuasione nell’ambito del- l’organizzazione e i metodi di lotta della scissione, che consistono nella distruzione dell’organizzazione nemica, nell’incitamento all’odio, alla ripugnanza e al disprezzo verso di essa. Le armi avvelenate sono RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 395 le scissioni disoneste, e non già la guerra demolitrice che scaturisce da una scissione già avvenuta. Esistono dei limiti alla lotta combattuta sul terreno della scis- sione? Non esistono e non possono esistere dei limiti indicati dal partito, perché con la scissione il partito cessa di esistere. È ridicola persino l’idea che si possa combattere con i metodi di partito, con una decisione di partito, ecc. contro i metodi di lotta connessi alla scissione. I limiti della lotta sostenuta sul terreno della scissione non sono limiti di partito, ma di carattere politico generale, anzi piu esattamente di carattere civico, limiti posti dalla legge penale, e nulla piu. Se vi siete divisi da me, da me non potete pretendere piu che da un cadetto, da un socialista-rivoluzionario, da un uomo della strada, ecc. Chiarirò meglio il mio pensiero con un esempio molto indica- tivo. Nel prossimo numero del Proletari uscirà una corrispondenza sulle elezioni nella città di Kovno. L’autore delParticolo, che è uno del posto, è insoddisfatto del blocco tra il Bund e i dostigentsy 111 contro i socialdemocratici lituani e critica aspramente il Bund. Che tipo di critica è ammissibile per i membri di uno stesso partito? L’in- soddisfazione potrebbe essere espressa, per esempio, in questi termini: i bundisti hanno fatto male a entrare in un blocco con la borghesia ebraica contro i socialisti di un’altra nazione; in questo loro com- portamento si rispecchia l’influenza delle idee del nazionalismo piccolo-borghese, e cosi via di seguito. Fino a che siamo in uno stesso partito con il Bund, sarebbe assolutamente inammissibile un opuscolo contro i bundisti, fatto circolare tra le masse alla vigilia delle elezioni e che li tacciasse di tradimento nei confronti del pro- letariato. Ma, se si ripetesse la storia del 1903 — in generale la storia non si ripete, e io faccio un esempio immaginario — e il Bund si staccasse dal partito, potrebbe qualcuno sollevare sul serio il problema dell’inammissibilità di opuscoli diretti a inculcare nelle masse operaie bundiste odio, ripugnanza e disprezzo verso Ì loro capi, in quanto borghesi travestiti, vendutisi alla borghesia ebraica per far eleggere con il suo aiuto i propri uomini alla Duma, ecc.? Chiunque solle- vasse un tale problema si farebbe solo ridere in faccia! Non organiz- zate scissioni, non mettete in azione F« arma avvelenata » della scissione, oppure non lamentatevi poi se coloro che hanno ferito con la spada avvelenata periscono di questa stessa spada! LENIN 396 Dopo quanto si è detto sin qui, non ce bisogno di soffermarsi sulla seconda citazione. Essa dice: «I menscevichi hanno mercanteg- giato con i cadetti per far eleggere il loro uomo alla Duma, a dispetto degli operai e con l’aiuto dei cadetti: ecco qual è la semplice soluzione dell’enigma di tutte queste peregrinazioni dai socialdemocratici al bloc- co piccolo-borghese e da quest’ultimo ai cadetti ». Provatevi ad esami- nare questo brano da un punto di vista formale, esteriore, presuppo- nendo 1’esistenza di un unico partito e sarete costretti a dire: invece di «hanno mercanteggiato », poiché si tratta di membri del partito, conviene dire «hanno condotto trattative»; invece di «far eleggere », «portare»; invece di «il loro uomo», «un deputato socialdemocra- tico», ecc., ecc. Ma potrebbe una tale «analisi» del brano o un tale « giudizio » sul modo di esprimersi suscitare altro che un sorriso? Non è forse chiaro che queste espressioni più ingiuriose, più sprezzanti, che fanno interpretare tutto nel senso peggiore anziché in quello migliore, sono una forma di lotta sul terreno della scissione, per distruggere un’organizzazione che cerca di far fallire la campagna politica locale del proletariato socialdemocratico? Le lamentele per il carattere offensivo, ingiurioso e diffidente di queste espressioni so- migliano alle lagnanze che potrebbe fare un crumiro per l’atteggia- mento ostile assunto nei suoi confronti. Mettersi su questo piano per esaminare le lamentele 0 le accuse sarebbe lo stesso che con- dannare come inammissibile la parola « crumiro », senza considerare nella sostanza se qualcuno si sia comportato realmente da crumiro. C’è scissione e scissione. Ho già usato più volte l’espressione : « scissione disonesta». Tratterò ora questo lato del problema. Il Comi- tato centrale scrive nella sua accusa che io sospetto dell’onestà politica di alcuni membri del partito. Ma questo è detto in maniera troppo fiacca ed è applicato inesattamente ai soli brani citati. Io non solo « sospetto dell’onestà politica» dei 31 e di Dan, ma tutto il contenuto dei miei « opuscoli elettorali » li accusa di disonestà politica o di scissione disonesta nei confronti del partito. E confermo quest’accusa. Ogni tentativo di spostare il centro di gravità dell’accusa dalla que- stione generale, fondamentale e radicale (chi ha organizzato la scissione?) a una qualsiasi questione minuta, particolare e privata è perfettamente inutile. Ogni scissione è un delitto gravissimo contro il partito, perché distrugge il partito e spezza il legame organizzativo. Ma c’è scissione RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 397 e scissione. L’espressione « scissione disonesta », che ho usato piu d’una volta, non può essere applicata a tutte le scissioni. Lo spiegherò con un esempio. Poniamo che nel partito vi siano due correnti le quali da lungo tempo lottano tra loro per l’appoggio alla politica dei cadetti, per esempio, o contro questo appoggio. Avviene un grande fatto politico che rende più nette le tendenze dei cadetti e avvicina il compromesso tra i cadetti e la reazione. I fautori dell’appoggio ai cadetti rompono con coloro che avversano quest’appoggio. Una tale scissione susciterà inevitabilmente, come ogni scissione, una lotta molto aspra e violenta, che seminerà odio, ecc., ma è impossibile considerarla una scissione disonesta, perché alla sua base ce solo un inasprimento dei dissensi di principio. Immaginate ora un’altra scissione. Poniamo che le due correnti del partito si siano accordate nel permettere nelle diverse località una tattica diversa. Se romperanno l’accordo in una di queste località, se lo romperanno di nascosto, subdolamente, agendo in maniera pro- ditoria verso i compagni, in tal caso forse tutti converranno nel dichiarare disonesta questa scissione. A Pietroburgo, alla vigilia delle elezioni, i menscevichi hanno organizzato appunto una scissione disonesta. In primo luogo, alla conferenza di tutta la Russia, le due correnti del partito avevano solennemente promesso di accettare nelle elezioni la tattica locale delle organizzazioni locali. I menscevichi di Pietroburgo, soli in tutta la Russia, non hanno tenuto fede a questa promessa. Ciò è disonesto. È un tradimento verso il partito. In secondo luogo, il Comitato centrale, invece di fare una politica* di unificazione del partito, ha attuato una politica frazionistica al punto di favorire apertamente la scissione menscevica, e un membro del CC, Dan, vi ha preso parte molto attivamente. Ciò è disonesto. Questo significa servirsi del potere concesso dal partito contro il partito stesso. Significa colpire di nascosto, subdolamente, con un pugnale avvelenato, mentre a parole ci si presenta come i tutori del- l’unità del partito. Ecco i due fatti fondamentali che mi hanno costretto a conside- rare sia i 31 che Dan uomini politici disonesti. Tutto il mio opuscolo è improntato infatti alla pessima opinione che ho di loro. Ho sostenuto quest’accusa dinanzi al tribunale. Tutti i miei sforzi 398 LENIN sono stati diretti a far si che l’istruttoria rivelasse ai giudici tutte le circostanze della scissione di Pietroburgo, dando loro la possibilità di decidere con pieno convincimento se si trattava di una scissione onesta o no, se le « armi avvelenate > erano state usate dai promotori della scissione, o invece da chi aveva condotto contro di loro la più implacabile guerra demolitrice. La chiarificazione definitiva (fino in fondo e fino alle sue cause piu profonde) del problema, la sua chiarificazione da parte dei delegati dei partiti socialdemocratici delle altre nazionalità, che per la prima volta entrano di fatto nel POSDR, può assumere eccezionale im- portanza al fine di istituire nel nostro partito, invece di una mal dissimulata scissione, rapporti che siano realmente di partito. La sostanza del presente giudizio non consiste in una questione formale e strettamente giuridica. Il perno della questione non è infatti dì stabilire se convenga, in un partito unico, scrivere « mer- canteggiare » o « condurre trattative », « portare » o « far eleggere », « vendere i voti per qualche seggio » « o aggiungere i voti a patto di avere un seggio », ecc. Una tale impostazione del problema potrebbe essere considerata soltanto con ironia. 11 perno della questione è questo: teniamo noi realmente in conto l’unità del nostro partito o ci riconciliamo con gli scissionisti, dando risposte evasive sul loro conto, liberandoci di questa piaga con una scappatoia formale? Dalla sentenza del vostro tribunale, com- pagni giudici, dipende, e forse in non lieve misura, se la scissione di Pietroburgo sarà l’ultima, effettivamente l’ultima eco dell’epoca ormai tramontata della scissione generale del partito o... o se invece sarà l’inizio di una nuova scissione e cioè di una nuova lotta generale con armi avvelenate Dalla vostra sentenza dipende se sarà indebolita o consolidata la vacillante unità del Partito operaio socialdemocratico di Russia. II. Breve compendio della vera storia della scissione di Pietroburgo Nella Conferenza del POSDR del novembre 1906 si decide al- l’unanimità che per ciò che riguarda le elezioni tutti sono tenuti ad accettare le deliberazioni delle organizzazioni socialdemocratiche locali. RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 399 Alla stessa conferenza Lenin dichiara: «Nemmeno il rione di Vyborg (relazione dell’ala menscevica delForganizzazione socialde- mocratica di Pietroburgo) deve violare le deliberazioni del comitato di Pietroburgol », quasi ad ammonire che gli impegni sono reciproci. Nel n. 8 del Proletari (novembre 1906) un apposito articolo incita i bolscevichi a criticare aspramente i blocchi con i cadetti, ma anche a sottomettersi alle organizzazioni locali. Nello stesso novembre 1906 il compagno Dan, membro del CC, partecipa *in forma assolutamente privata » (come ha dichiarato egli stesso in tribunale) alla riunione indetta dalFingegner Fiodorovic e alla quale sono presenti Miliukov e Nabokov (leaders del Comitato centrale e del comitato pietroburghese dei cadetti), un dirigente dei socialisti-rivoluzionari Pescekhonov (leader dei socialisti popolari). Si discute delle elezioni in genere, non di quelle di Pietroburgo (se- condo le parole di Dan). Il compagno Dan non ritiene necessario in- formare della riunione né il CC né il Comitato di Pietroburgo. Nel dicembre 1906 il compagno Dan partecipa ad una riunione informativa sulle elezioni, in cui sono presenti i rappresentanti del Comitato pietroburghese del POSDR, dei cadetti, dei socialisti po- polari e dei socialisti-rivoluzionari. Dan si dichiara rappresentante del CC, ma espone la « sua opinione personale * auspicando, a Pietroburgo, accordi rione per rione . Il 4 gennaio 1907 il CC decide di richiedere sotto forma di ul- timatum alla conferenza delForganizzazione socialdemocratica pie- troburghese la sua divisione in conferenza cittadina e governatoriale. I membri bolscevichi del CC (Maximov, Zimin, Stroiev) protestano contro tale iniziativa, che di fatto divide in due parte Forganizzazione di Pietroburgo. Il 6 gennaio si tiene la conferenza delForganizzazione socialde- mocratica pietroburghese, la quale deve decidere sul problema delle elezioni. Sono presenti 39 bolscevichi e 31 menscevichi. Questi ultimi abbandonano la conferenza in base a due considerazioni di carattere formale: 1) perché ritengono non giusta la distribuzione delle deleghe, 2) perché la conferenza ha respinto la proposta del Comitato centrale di dividersi in conferenza cittadina e governatoriale. Per consentire una valutazione di questi motivi di scissione riportiamo tre fatti: 1) la conferenza del 6 gennaio convalida 42 4oo LENIN deleghe del bolscevichi e 28 dei menscevichi. Gli stessi menscevichi dichiarano in un foglio da loro pubblicato che le deleghe dei bolsce- vichi sono 35 e quelle dei menscevichi 32, riconoscendo cioè la pre- valenza bolscevica. 2) A causa della scissione la successiva conferenza dell’organizzazione socialdemocratica di Pietroburgo viene eletta sotto il controllo di una commissione appositamente designata dal Comitato centrale. Le elezioni inviano alla conferenza del 25 marzo 92 bolsce- vichi e 41 menscevichi. Le nuove elezioni confermano dunque la decisa prevalenza dei bolscevichi. 3) In nessuna città della Russia, né a Vilna né a Odessa né a Baku, il CC ha preteso una divisione delle conferenze in cittadine e governatoriali. Questo ultimatum è dunque illegale ed è stato dettato da considerazioni di ordine fra- zionistico solo nei confronti di Pietroburgo. Abbandonando la conferenza, i menscevichi eleggono un loro organo esecutivo, cominciano a pubblicare manifestini (con la par- tecipazione dei membri menscevichi del CC e dello stesso compagno Dan) e conducono per loro conto la campagna elettorale. Senza nemmeno informare i bolscevichi, si accordano con i partiti populisti (socialisti popolari, socialisti-rivoluzionari, trudovìki) per stipulare un accordo comune con i cadetti. La stampa borghese di Pietroburgo (la Riec, la Stranà , il Tova- ristCy ecc.) si congratula calorosamente con i menscevichi per la scissione, definendoli un «partito socialista moderato», incita a com- battere con audacia contro i bolscevichi, esultando per l’isolamento di questi « blanquisti » ecc. I bolscevichi, dopo aver proposto il 6 gennaio ai populisti un blocco contro i cadetti, si astengono da qualsiasi trattativa. Il 14 gennaio la Rìcc promette ai menscevichi, nell’editoriale, un posto della curia operaia in caso di vittoria del blocco contro i bolscevichi. Nella riunione del 17 gennaio i menscevichi decidono di mettere a disposizione della curia operaia tutti i posti che riusciranno ad avere. II 19 gennaio il Tovaristc dà notizia di questa decisione. Il 15 gennaio Stolypin concede un’udienza a Miliukov, dopo di che i cadetti si spostano manifestamente a destra. Il t 8 gennaio si tiene una conferenza dei menscevichi, dei popu- listi e dei cadetti. I cadetti sono disposti a concedere due seggi, gli altri ne pretendono tre. Rottura con i cadetti. RELAZIONE AL V CONGRESSO DEL POSDR 40 r Il 20 gennaio il Tovaristc pubblica alcuni brani di un foglio men- scevico in cui si attaccano i bolscevichi e si cerca di far fallire la loro campagna elettorale. Lo stesso giorno scrivo l’opuscolo. Le elezioni a Pietroburgo e V ipocrisia dei 31 menscevichi, che viene pubblicato tre giorni più tardi. Il 25 gennaio si crea il blocco delle sinistre a Pietroburgo. Il 28 ha luogo una riunione dei delegati eletti dalle fabbriche e dalle officine (7 e 14 gennaio) per la curia operaia della città di Pietroburgo. Partecipano 200-250 persone su 271. La risoluzione in favore del blocco delle sinistre viene approvata dalla maggioranza e riceve solo 10-12 voti contrari. La risoluzione invita particolarmente i menscevichi a « non appoggiare i cadetti nemmeno in forma segreta ». I menscevichi, che il 17 gennaio hanno promesso di dare alla curia operaia tutti i « loro » seggi, non solo non tengono conto del- l’opinione dell’assemblea di tutti i delegati, ma la dichiarano addi- rittura « una tregenda socialista-rivoluzionaria-bolscevica ». II 30 gennaio si tiene una riunione dei delegati socialdemocratici. Come grandi elettori vengono designati i candidati del Contitato di Pietroburgo. Il 29 gennaio il blocco delle sinistre incita gli elettori progressivi senza partito della circoscrizione Kolomna a strappare l’accordo sti- pulato per iscritto con i menscevichi, poiché in quest’accordo (come, del resto, nel foglio a stampa dei menscevichi) è contenuta la seguente clausola: «/ grandi elettori menscevichi non ritengono impegnative le condizioni del blocco populista-bolscevico riguardanti la distribu- zione dei seggi » (par. II, capov. 3). Questa clausola è un evidente tentativo di garantirsi la possibilità di votare, nelle elezioni di secondo grado, insieme con i cadetti contro il blocco di sinistra. Il 7 febbraio si tengono le elezioni a Pietroburgo. Il pericolo centonero è definitivamente smentito. I cadetti ottengono 29.798 voti, il blocco delle sinistre 16.703, gli ottobristi 16.613 e i monarchici 5.270. Al blocco delle sinistre basterebbe strappare 7.573 vot i a » cadetti in cinque circoscrizioni per vincere in tutta Pietroburgo. Nella circoscri- zione Kolomna il blocco delle sinistre ottiene solo 199 voti meno dei cadetti. Questo l’elenco sommario dei fatti, dai quali balza evidente che in sostanza la campagna elettorale di Pietroburgo è fallita a causa ^ 26-75 402 LENIN dei menscevichi. Il complotto per la scissione è di fatto cominciato sin dal novembre e ad opera di un membro del CC, Dan . In sostanza proprio Dan più i membri menscevichi del CC hanno attuato a Pie- troburgo la scissione contro la maggioranza delForganizzazione lo- cale... Pubblicato in opuscolo nell’aprile 1907. Firmato: N. Lenin. V CONGRESSO DEL POSDR 30 aprile- ig maggio (13 maggìo-i° giugno ) igoj 118 Pubblicati per la prima volta nel igog nel libro: Il Congresso di Londra del POSDR ( tenutosi nel 1907). Atti, Parigi. 1 DISCORSO PRONUNCIATO DURANTE IL DIBATTITO SULL’ORDINE DEL GIORNO DEL CONGRESSO 2 ( 15) maggio Le discussioni che si sono svolte su questo problema hanno reso del tutto evidente che le diverse tendenze esistenti fra i socialdemo- cratici sono divise da importanti dissensi sulla tattica. Date queste condizioni, chi avrebbe potuto pensare che ci avrebbero proposto di togliere dall’ordine del giorno del congresso tutte le questioni gene- rali di principio? E con quali argomenti sofìstici si è sostenuto qui — in nome di uno pseudopraticismo e di una pseudoconcretezza — che si dovevano scartare tutte le questioni di principio! Vi ricorderò che il problema dei compiti del proletariato nella rivoluzione democratica borghese si è posto già da lungo tempo alla socialdemocrazia russa. Fin dall’inizio del 1905, prima della rivo- luzione, era stato discusso nel III Congresso del POSDR, cioè dalla sua parte bolscevica, e nella Conferenza menscevica di Ginevra, tenutasi contemporaneamente. Allora gli stessi menscevichi avevano posto all’ordine del giorno del loro congresso problemi generali di principio. Allora essi stessi avevano discusso i principi tattici del proletariato nella rivoluzione borghese e su questo argomento avevano preso decisioni motivate. Se oggi propongono di scartare simili problemi, lo fanno perché il loro spirito è depresso, e non bisogna lasciarsi prendere da questo stato d’animo, ma lottare contro di esso. Si parla dell’esperienza dei partiti socialdemocratici deirEuropa occidentale, con i loro congressi « di lavoro >, ma vi dirò che i tede- schi hanno discusso più di una volta nei loro congressi questioni più astratte, più teoriche di quelle che concernano la valutazione della rivoluzione che è da noi in corso e i compiti che il proletariato ha in essa. Dall’esperienza degli altri partiti dobbiamo prendere non 406 LENIN ciò che ci abbassa al livello di questo o quel periodo di giorni grigi e monotoni, ma ciò che ci eleva alle questioni generali, ai compiti di tutta la lotta rivoluzionaria del proletariato nel suo insieme. Dobbia- mo imparare dagli esempi migliori c non dai peggiori. Si dice: «Non si possono decidere questioni tattiche importanti con una maggioranza di qualche decina di voti ». Ma non è questo un sofisma? Non è forse un’inutile scappatoia per sfuggire alla fedeltà ai principi e cadere nella mancanza di principi? La soluzione di un problema non si ottiene mai con una vota- zione. Già da qualche anno cerchiamo di dare un giudizio marxista sulla nostra rivoluzione; già da qualche anno stiamo verificando le nostre opinioni teoriche e le nostre decisioni tattiche generali alla luce delPesperienza della nostra rivoluzione. Ed oggi ci si viene a raccontare che non è ancora giunto il momento di fare un bilancio di questo lavoro di partito! Non occorrerebbe, vedete un po’, definire i principi della nostra tattica, ma seguire arrancando il corso degli avvenimenti, decidendo caso per caso... Ricordate il Congresso di Stoccolma. I menscevichi, che vi eb- bero la meglio, ritirarono le loro stesse risoluzioni sulla valutazione del momento e su Gatteggi amento verso i partiti borghesi. Che cosa ne consegui? Il CC si trovò senza nessuna base di principio per risolvere i problemi che sorgevano di fronte ad esso, e si dibatte per tutto un anno non avendo nessuna politica. Oggi era per TAssemblea costituente, domani si lanciava a propagandare un ministero della Duma, dopodomani vedeva «la Duma come organo del potere che convocherà TAssemblea costituente », poi voleva una Duma sovrana e in seguito il blocco con i cadetti... È forse questa la politica che voi chiamate politica proletaria conseguente? ( Applausi al centro e dai banchi dei bolscevici ). Si dice : « In nome della pace nel partito... in nome del lavoro pratico evitiamo le questioni generali». È un sofisma. Non si possono eludere tali questioni. Evitandole non si ha la pace, ma soltanto una lotta di partito piu cieca e quindi piu aspra e meno fruttuosa. Simili questioni non si possono eludere. Erompono in tutto. Ri- cordate il discorso di Plekhanov all’apertura del congresso: poiché da noi la rivoluzione è borghese bisogna particolarmente affrettarsi a cercare alleati fra la borghesia. Cosi egli ragionava. Affermo che questo ragionamento poggia su basi errate, affermo che, se non V CONGRESSO DEL POSDR 407 demolite queste basi, condannate il partito a un mucchio di errori pratici che si potrebbero evitare. Nello stesso discorso Plekhanov ha detto che nella socialdemo- crazia russa Topportunismo è debole. È possibile, se si considerano deboli gli stessi scritti di Plekhanov! (Applausi dai banchi dei boi - scevichi ). Ma io penso che da noi Topportunismo si manifesta preci- samente quando, nei dibattiti del primo congresso veramente di tutto il partito, si vogliono evitare le questioni generali di principio della nostra tattica nella rivoluzione borghese. Non dobbiamo togliere dairordine del giorno le questioni teoriche, ma elevare tutta la nostra prassi di partito all’altezza della chiarificazione teorica dei compiti del partito operaio. (Applausi dei bolscevichx). 2 DISCORSO SUL RAPPORTO DI ATTIVITÀ’ DEL COMITATO CENTRALE 4 (17) m m io Avrei voluto parlare esclusivamente dell’aspetto politico della questione, ma l’ultimo discorso del compagno Abramovic mi costringe a soffermarmi brevemente sulle sue osservazioni. Quand’egli ha parlato del CC menscevico «assediato», mi sono detto: «Poveri menscevichi! Di nuovo lo stato d’assedio. Sono "assediati” non sol- tanto quando sono in minoranza, ma anche quando sono in maggio- ranza! ». Ma non vi sono forse ragioni intrinseche, aventi le loro radici nello stesso carattere della politica menscevica, che li costringono a lamentarsi perennemente di essere «assediati» dal partito proletario? Quali fatti ha citato il compagno Abramovic per provare che il CC menscevico è sottoposto a un assedio? Tre fatti: l’agitazione per il congresso straordinario, la conferenza delle organizzazioni militari e di combattimento, e, infine, « altre questioni organizzative », come egli si è espresso. Esaminiamo questi tre fatti. L’agitazione per il congresso straordinario si sviluppò largamente quando era divenuto chiaro che la politica del CC seguiva evidente- mente una linea contraria alla volontà della maggioranza del partito. Ricorderò che ciò avvenne dopo che il Comitato centrale aveve avan- zato la parola d’ordine del sostegno a un ministero responsabile. In quel periodo il Bund non era ancora entrato nel partito, ma i polacchi e i lettoni vi avevano già aderito. E gli uni e gli altri respinsero decisamente la politica del CC. È dunque un fatto assolutamente indiscutibile che allora il Comitato centrale dissentiva dalla schiac- ciante maggioranza del partito. Chi dunque assediava? La maggio- ranza del partito assediava il Comitato centrale esigendo che rendesse V CONGRESSO DEL POSDR 409 conto della sua attività al congresso, o il CC, mettendosi contro il partito, assediava il partito stesso? Ricorderete fino a qual punto giunse allora Plekhanov. La sua lettera contraria a un congresso fu pubblicata dal Sotsial-Demo\rat , edito ufficialmente dal Comitato centrale. In quella lettera egli rispondeva all’invito di convocare il congresso avanzando il sospetto che lo si facesse a scopo d’agitazione e facendo tirate sui soldini degli operai! Pensateci: non aveva forse torto Plekhanov permettendosi simili cose contro la volontà della maggioranza del partito che esigeva il congresso? Dirò una cosa sola: dopo la decisione della Conferenza di no- vembre del POSDR l’agitazione per il congresso straordinario era cessata. Secondo fatto: la conferenza delle organizzazioni militari e di combattimento. Se ne tennero due. È deplorevole, certo, ma è strano che si scorga in ciò I’« assedio » al Comitato centrale. Non sarebbe meglio spiegare in che cosa difettavano le decisioni della conferenza, tenutasi senza il consenso del CC, invece di cavarsela lamentandosi dell’assedio? Ricorderò che nelle due conferenze erano presenti rap- presentanti sia del Comitato di Mosca sia del Comitato di Pietroburgo e che quindi nessuna delle frazioni del partito si era legata, quale frazione, a nessuna delle due conferenze. E le risoluzioni della con- ferenza bolscevica delle organizzazioni militari e di combattimento, pubblicate nel novembre dell’anno scorso, non sono state sinora se- riamente criticate. Terzo fatto: « altre questioni organizzative ». Ma di che si tratta? Qual è il contenuto concreto di queste parole? È forse la scissione a Pietroburgo provocata dai menscevichi con l’aiuto del CC durante le elezioni? Ma sarebbe addirittura ridicolo parlare a questo proposito di assedio al Comitato centrale. Passo all’aspetto politico della questione. Il nostro compito prin- cipale consiste nell’esaminare come il CC ha diretto la lotta di classe del proletariato, come ha applicato, in pratica, la tattica approvata nel Congresso di unificazione. La prima parola d’ordine offerta al partito dal Comitato centrale era stata quella dell’appoggio alla rivendicazione di un ministero « della Duma » 0 « responsabile ». Il compagno Martov ha detto qui, di fronte a noi, che questa parola d’ordine era stata lanciata per estendere e approfondire il conflitto fra la Duma e il governo. 27 - 75 4io LENIN È proprio cosi? In che cosa doveva consistere l’estensione e l’ap- profondimento proletario del conflitto? Naturalmente nell’indicare qual era la vera arena della lotta e degli scontri che suscitavano il conflitto, l’arena della lotta di classe in generale, e, in questo caso, della lotta del popolo contro il vecchio potere. Per estendere e appro- fondire il conflitto alla Duma si sarebbe dovuto comprendere noi stessi e spiegare alle masse che questo conflitto era soltanto una ri- percussione non completa e distorta del conflitto fra il popolo e il vecchio potere, che la lotta alla Duma era soltanto una debole eco della lotta rivoluzionaria fuori della Duma. Per estendere e appro- fondire bisognava elevare la coscienza politica e le rivendicazioni politiche, passando dalle parole d’ordine concernenti la Duma alle parole d’ordine della lotta generale rivoluzionaria. Il CC fece il con- trario. Smussò e restrinse le parole d’ordine della lotta rivoluzionaria riducendole alla parola d’ordine di un ministero della Duma. Invitò il popolo non alla lotta per il potere, benché questa lotta sgorgasse da tutta la situazione oggettiva, ma alla lotta per una transazione dei liberali con il potere. L’avesse voluto o no, il CC invitò il partito ad accettare le parole d’ordine della via parlamentare « pacifica », mentre in realtà le condizioni oggettive richiedevano una lotta rivoluzionaria fuori del parlamento. In realtà non ci fu e non ci poteva essere nessun movimento popolare piu o meno serio in favore di un « ministero responsabile». Nemmeno il gruppo socialdemocratico menscevico (alla I Duma) accettò questa parola d’ordine del CC (< Martov: «Non è vero! »). No, è cosi, compagno Martov, e un semplice sguardo alla risoluzione del CC e ai resoconti stenografici della I Duma dimostrerà che è cosi. La parola d ordine del Comitato centrale era in realtà, indipen- dentemente dai desideri e dai motivi che avevano spinto il CC, un adattamento alla politica liberale. E da questo adattamento non si poteva ottenere nessun risultato, poiché la politica liberale esprimeva non il vero movimento popolare di quel periodo, ma il sogno che la rivoluzione cessasse, benché non fosse ancora affatto finita. Il corso degli avvenimenti ha dimostrato che tutta questa storia del « mini- stero responsabile» fu un tentativo con metodi inadeguati. La seconda parola d’ordine del CC è del periodo dello sciopero di luglio. Non si può rimproverare il CC per l’insuccesso di quel- l’azione. Non un rimprovero, ma piuttosto un elogio merita un CC, V CONGRESSO DEL POSDR 4 II qual è il CC menscevico, per avere allora favorito la rivoluzione. Non era colpa sua se, standosene a Pietroburgo, non conosceva lo stato d’animo del proletariato di tutta la Russia. Non si può dichiarare che fossimo caduti in errore avendo allora creduto nell 'insurrezione e avendola attesa. L’insurrezione ebbe veramente luogo, e le parole d’ordine che noi avevamo prima lanciato, la nostra politica prima del- rinsurrezione furono uno degli elementi di successo o di insuccesso di questa insurrezione. A mio avviso il CC commise un errore quando volle circoscri- vere la lotta rivoluzionaria, giunta airinsurrezione, nei limiti di parole d’ordine non rivoluzionarie o di parole d’ordine rivoluzionarie muti- late. Questa volontà si espresse nella parola d’ordine del CC: «Azioni di massa parziali », e ancor più nella parola d’ordine: « Per la Duma, quale organo del potere che convocherà l’Assemblea costituente». Lanciare simili parole d’ordine, che non corrispondevano alla vita reale, significava adattare la politica proletaria a quella della borghesia liberale. E ancora una volta gli avvenimenti dimostrarono tutta la ina- nità e l’impotenza dei tentativi di un simile adattamento. Da noi spesso ci si lamenta e si piagnucola per l’impotenza del partito ope- raio. Vi dirò: se siete impotenti è perché smussate le vostre parole d’ordine! ( Applausi dai banchi dei bolscevicht). Proseguiamo. Esaminiamo il problema del blocco con i cadetti nelle elezioni della II Duma. Martov, nella relazione del CC da lui letta, se le cavata con un formalismo di una faciloneria sorprendente: il Comitato centrale aveva deciso che i blocchi erano ammissibili, egli ha detto, e, in base alle sue precise direttive, i blocchi furono am- messi! {Ilarità), Non avrebbe fatto male il Comitato centrale se nella sua relazione politica si fosse richiamato non alla legittimità for- male delle sue decisioni, ma alla realtà che ha verificato se quella determinata politica era giusta. Noi bolscevichi abbiamo sempre affer- mato che il famoso pericolo centonero si riduceva di fatto alla difesa dei liberali dal pericolo di sinistra, che lasciandoci guidare nella nostra politica dalla paura di fronte al pericolo centonero avremmo effetti- vamente abboccato all’amo dei liberali. Il risultato delle elezioni ha dimostrato che avevamo ragione. In parecchie città la statistica delle elezioni ha confutato le chiacchiere dei liberali e dei menscevichi. {Esclamazioni : E Kiev, e la Polonia, e Vilna! »). Non ho il tempo di soffermarmi su singole località; parlerò dei risultati politici gene- 27* 412 LENIN rali. Secondo i calcoli dello statistico Smirnov, per 22 città il numero dei voti per il blocco di sinistra è stato di 41.000, per i cadeti di 74.000, per gli ottobristi di 34.500 e per i monarchici di 17.000. Per altre 16 città, su 72.000 voti, il 58,7% è stato ottenuto dall’opposizione e il 21 % dalla reazione. Le elezioni hanno rivelato che il pericolo cento- nero era una finzione, e la politica dell’« ammissione », « in via ecce- zionale », dei blocchi con i cadetti si è dimostrata una politica di dipen- denza del proletariato dalla borghesia liberale. E vi dirò: non disdegnate le discussioni teoriche, non trascurate con disprezzo i dissensi ritenendoli invenzioni frazionistiche. Le nostre vecchie discussioni, i nostri dissensi teorici, e soprattutto tattici, si trasformano costantemente, nel corso della rivoluzione, in dissensi pratici dei piu immediati. Non si può fare nemmeno un passo nella politica pratica senza trovarsi di fronte ai problemi fondamentali della valutazione della rivoluzione, del rapporto tra i cadetti e i trudovil^i^ ecc. La vita pratica non cancella i dissensi, ma li inasprisce e li rav- viva. E non a caso eminenti menscevichi come Plekhanov spinsero sino all’assurdo la politica dei blocchi con i cadetti. Plekhanov con la sua famósa « Duma sovrana », propagandò una parola d’ordine co- mune al proletariato e alla borghesia liberale. Egli ha espresso, però, in modo più plastico e forte degli altri la sostanza intrinseca, la ten- denza fondamentale della politica menscevica: sostituire alla linea autonoma della classe operaia l’adattamento alla borghesia liberale. Il fallimento del nostro CC è stato innanzi tutto e soprattutto il falli- mento di questa politica opportunistica. ( Applausi di una parte del centro e dei bohcevichi). 3 DISCORSO SUL RAPPORTO DI ATTIVITÀ’ DEL GRUPPO PARLAMENTARE 8 (21) maggio Vorrei che la discussione ritornasse di nuovo al giudizio di prin- cipio sulla politica del nostro gruppo alla Duma. II compagno Tsere- teli ha detto: « abbiamo commesso degli errori, ma non abbiamo avuto tentennamenti». Penso che sarebbe del tutto sbagliato condannare il nostro giovane gruppo alla Duma, che è all’inizio della sua attività, per i suoi errori. Ma il fatto è che vi sono stati indubbiamente dei tentennamenti appunto nella sua stessa politica. E non per condan- nare singole persone, ma per educare il partito proletario nel suo complesso, dobbiamo riconoscere che questi tentennamenti ci sono stati e proporci il compito di evitarli. Il compagno Tsereteli, richiamandosi alla storia dell’Europa de) 1848, ha detto che essa ci ha insegnato non soltanto che le condizioni per il socialismo non sono ancora maturate, ma anche che non si può lottare per la libertà senza questa o quell’alleanza con la democrazia borghese. La sua illazione è revisionismo della piu bell’acqua. Sia la rivoluzione del 1848, sia l’esperienza storica successiva hanno invece insegnato alla socialdemocrazia internazionale proprio il contrario, e precisamente che la democrazia borghese diviene sempre piu ostile al proletariato, e che la lotta per la libertà viene condotta con coerenza solo dove è il proletariato a dirigerla. Non le alleanze con la demo- crazia borghese ci insegna il 1848, ma la necessità di sottrarre gli strati delle masse popolari ultimi per il loro grado di sviluppo all’influenza della democrazia borghese, incapace di lottare nemmeno per la demo- crazia. Il compagno Tsereteli si è richiamato, ispirandosi al bernstei- nismo, all’esperienza del 1848, rivelando cosi quel revisionismo che Plekhanov ha dichiarato, senza alcun fondamento, essere debole nel nostro partito. È anche caratteristica, per dimostrare tutta Tinstabilità della sua 414 LENIN posizione di principio, la dichiarazione di Tsereteli sulla commissione di soccorso ai colpiti dalla carestia: non abbiamo sufficientemente sot- tolineato la legalità della nostra proposta di esaminare le cose sul posto, egli ha detto; ci siamo lasciati andare a ragionamenti generali, lasciandoci sfuggire l’occasione di convincere gli altri con argomenti sulla legalità del nostro progetto. Un’altra volta correggeremo que- st’errore. In quest’impostazione del problema si riflette in modo chiaris- simo tutta l’instabilità della posizione del nostro gruppo. Pensate dun- que: ci si rammarica di non aver fornito sufficientemente motivi in favore della legalità! Possibile che non ci si accorga che qui non si tratta affatto di addurre motivi, né di richiamarsi alla legalità, né di * convincere* i cadetti o qualcun altro? Possibile non sia chiaro che il governo non poteva, in sostanza , permettere e non avrebbe permesso un’inchiesta nelle diverse località, scorgendo in ciò (e giustamente) un appello alle masse? Di qualsiasi richiamo alla legalità ci si fosse serviti, la sostanza della cosa non sarebbe mutata. E invece di guardare in basso, di con- vincere le masse popolari, di far loro vedere la verità, Tsereteli guarda in alto, vuole convincere i liberali, chiamare in causa la legalità... Autentico parlamentarismo borghese! E l’infruttuosità di un simile minuto, misero, meschino politicantismo salta agli occhi, poiché è chiaro che nessun sotterfugio parlamentare né dei menscevichi né dei cadetti avrebbe potuto indurre Stolypin a rinunciare alla sua politica. L’allontanamento delle masse è un fatto, i vantaggi che si sarebbero avuti convincendo Stolypin e i cadetti sono sogni oziosi di un ozioso intellettuale. Secondo me, sono stati sforzi inutili dell’opportunismo anche le trattative con i narodowey ; il richiamo a Bebel per difenderle è un argomento molto labile. Bebel, si dice, disse: se occorre per la causa, ci metteremo in contatto anche con il diavolo. Egli aveva ragione, compagni; se occorre per la causa , naturalmente ci si può mettere in contatto anche con il diavolo. Ma per quale causa erano necessari i nostri contatti con i narodowey? Per nessuna. I vantaggi: zero. Ne consegue che Bebel aveva parlato bene, e voi lo capite male. E gli approcci con i narodowey , e il voto in favore di Golovin, e il tentativo di buttare a mare la confisca sono tutte parti singole di una linea errata. Tutto ciò è una manifestazione non di inesperienza, V CONGRESSO DEL POSDR 415 ma appunto di tentennamento politico . E non è nemmeno una pic- colezza, da questo punto di vista, Tinvito al signor Prokopovic. Ci è stato detto qui: il signor Prokopovic non è presente, non si può discu- tere in sua assenza il suo operato. Sembra proprio che ci* si voglia mandare da Ponzio a Pilato. A Pietroburgo, alla conferenza, ci ave- vano detto: rinviamo fino al congresso; senza il congresso non pos- siamo esaminare la cosa. Ora al congresso ci si dice: non si può in assenza di Prokopovic, rinviamo, e incarichiamo l’organizzazione di Pietroburgo. È un sofisma. Prokopovic è un letterato, e i suoi scritti sono a tutti noti. Egli è il tipo deirintellettuale borghese penetrato nel nostro partito con scopi opportunisti ben determinati. La sua iscrizione al rione dei fer- rovieri è un’evidente presa in giro, è una copertura per poter lavorare nell ambiente delia Duma , ed è colpa del nostro CC se ha potuto ser- virsene. La colpa del nostro gruppo è di aver favorito l’accesso al nostro partito, dalla scaletta della Duma, proprio di scrittori liberali, collaboratori del Tovaristc , che non svolgono attività nel partito e gli sono ostili in linea di principio. Cerevanin ha sostenuto qui la politica del nostro gruppo alla Duma dicendo: ammettiamo che i cadetti siano oggi rimasti indietro, che siano oggi dei reazionari, ma non è per sempre; non bisogna con- siderarlo un punto fisso. I cadetti sono inetti neirepoca del declino, ma possono servire nell’epoca della ripresa, quando sì spostano rapi- damente a sinistra. Si tratta del consueto ragionamento menscevico, espresso però in modo particolarmente esplicito e netto. La sua erroneità diventa quindi ancor piu evidente. Prendete due importanti pietre miliari della rivoluzione: ottobre 1905, il periodo della piu grande ascesa, e la primavera del 1907, il periodo del maggior declino. Fecero qualcosa i cadetti per la democrazia nel 1905? No. Lo riconobbero gli stessi menscevichi nel Nacialo . Witte è un agente della Borsa; Struve, un agente di Witte — cosi scrissero allora i menscevichi, e a ragione. Al- lora essi convenivano con noi che non si dovevano appoggiare i ca- detti, ma smascherarli, far perdere loro il prestigio di cui godevano fra la democrazia. Oggi, nella primavera del 1907, anche voi cominciate a convenire con noi che i cadetti sono dei democratici che non valgono nulla. Ne consegue che sia nell’epoca dell’ascesa, sia nell’epoca del declino i 4(6 LENIN cadetti non servono. E ogni storico chiamerà lo spazio di tempo fra queste due epoche appunto il periodo dei tentennamenti, in cui anche una parte dei socialdemocratici oscillava dal lato della politica piccolo- borghese, in cui questa parte cercava vanamente di «appoggiare» i cadetti, apportava cosi solo un danno al partito operaio e alla fin fine si accorse del suo errore. Alcune parole su Trotski. Egli ha parlato dal «centro» e ha espresso le opinioni del Bund. Egli ci ha attaccato con violenza di- cendo che avevamo presentato una risoluzione « inaccettabile », e ci ha minacciato addirittura di scissione, di abbandono del congresso da parte del nostro gruppo alla Duma, che sarebbe stato offeso nella nostra risoluzione. Sottolineo queste parole e vi invito a rileggere attentamente la nostra risoluzione. Scorgere un’offesa nel calmo riconoscimento degli errori, senza nessun riproverò in forma aspra, parlare a questo proposito cfi scis- sione, non è forse tutto ciò mostruoso?? Non è forse una prova che il nostro partito è malato, malato della paura di riconoscere gli errori? della paura della critica rivolta al nostro gruppo alla Duma? Solo il fatto che sia possibile impostare in tal modo la questione mostra che nel nostro partito vi è qualcosa non di partito, che è costi- tuito dai rapporti del nostro gruppo alla Duma con il partito. Il gruppo deve essere un gruppo maggiormente di partito, legato più strettamente con il partito, più subordinato a tutta l’attività ope- raia. Allora cesseranno le grida per l’offesa, cesseranno le minacce di scissione. Quando Trotski ha detto: la vostra risoluzione inaccettabile im- pedisce di tradurre in atto le vostre idee giuste, gli ho gridato: «Da- teci dunque la vostra risoluzione!». Trotski ha risposto: no, prima ritirate la vostra. È buona la posizione del «centro», vero? Per il nostro (secondo Trotski) errore (« mancanza di tatto »), egli punisce tutto il partito privandolo dell’esposizione, da lui « fatta con tatto », degli stessi prin- cìpi! Perché non è stata approvata la vostra risoluzione? — ci chie- deranno le organizzazioni locali. Perché aveva offeso il centro, il quale si era offeso perché si erano esposti i suoi stessi principi!! (Ap- plausi dei bolscevici e di ima parte del centro). Questa non è una posizione di principio, ma assenza di principi da parte del centro. Siamo venuti al congresso con due linee tattiche da tempo note V CONGRESSO DEL POSDR 4^7 al partito. Sarebbe poco intelligente e indegno di un partito operaio nascondere i dissensi, dissimularli. Confrontiamo in modo chiaro i due punti di vista. Esprimiamoli, applichiamoli a tutti i problemi della nostra politica. Facciamo un chiaro bilancio deiresperienza del partito. Solo cosi adempiremo il nostro dovere e porremo fine ai ten- tennamenti nella politica del proletariato. (Applausi dei bolscevichi e di una parte del centro). 4 DICHIARAZIONE FORMALE io (23) maggio Il compagno Martov, citando daWHumanité una intervista da me concessa (firmata « Etienne Avenard > u *), ne ha illustrato alcuni punti in modo sbagliato. NelFintervista si dice che il CC (cioè, naturalmente, la sua parte menscevica) informava segretamente e clandestinamente i cadetti. I dibattiti al congresso hanno confermato ora questa mia dichiarazione. Qui è venuto in chiaro che fin dal novembre scorso Dan si trovò in privato , « per bere una tazza di tè », con Miliukov, Nabokov e alcuni capi dei socialisti-rivoluzionari e dei socialisti popolari. Egli non ri- tenne occorresse riferirlo né al CC né al Comitato di Pietroburgo. Questo incontro con i cadetti, di cui non venne data comunica- zione né al CC né al Comitato di Pietroburgo, fu precisamente un’in formazione segreta e clandestina data ai cadetti. Piu avanti neirintervista è detto che i menscevichi non smenti- rono la vergognosa proposta dei cadetti di conceder loro i posti degli operai in cambio dell’aiuto che avrebbero dato ai cadetti stessi. Il com- pagno Martov vuole dimostrare che i menscevichi la smentirono a parole . Dichiaro formalmente che i fatti contrastano con la loro smen- tita verbale : 1) a parole essi promisero di dare tutti i posti alla curia operaia. Di fatto, quando tutti i delegati operai, riunitisi, invitarono i menscevichi (con una maggioranza di 220-230 voti contro 10-20) ad abbandonare l’« appoggio mascherato » ai cadetti, i menscevichi rifiu- tarono di sottomettersi ; 2) dopo il 25 gennaio, dopo la conclusione del blocco di sinistra, essi posero sulla stampa la l'oro condizione per appoggiarlo; libertà d’azione per i grandi elettori menscevichi nella seconda fase. Questa condizione poteva oggettivamente significare una cosa sola: che i menscevichi erano pronti ad appoggiare i cadetti nella seconda fase. N . Lenin 5 DICHIARAZIONE /; (24) maggio "° L’Ufficio ha avuto ragione ( voce : «Certo! ») quando ha spiegato che l’annullamento della decisione di ieri è inammissibile. Per annul- larla occorre un’apposita risoluzione del congresso che dichiari ammis- sibile la messa in votazione della proposta. In questo caso nessuno ha avanzato la proposta di annullare la decisione presa ieri. Essa rimane valida. È ammissibile un rinvio? Abramovic si è lasciato sfuggire l’elemento principale, e precisamente che una nuova circostanza (il motivo addotto dai lettoni), sorta dopo la votazione di ieri sulle diret- tive, faceva sorgere il problema del rinvio. Questo è il nuovo motivo di cui il compagno Abramovic non ha tenuto conto. La proposta di Verner è quindi formalmente giusta. 6 RELAZIONE SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI il (25) maggio 11 problema dell’atteggiamento verso i partiti borghesi è al centro dei dissensi di principio che già da lungo tempo dividono la social- democrazia della Russia in due campi. Fin dai primi grandi successi della rivoluzione 0 persino prima della rivoluzione, se cosi si può dire parlando della prima metà del 1905, già si erano pienamente delineati due modi di vedere su questo problema. Le discussioni ver- tevano sulla valutazione della rivoluzione borghese in Russia. Le due tendenze fra i socialdemocratici erano d’accordo nel riconoscere che questa rivoluzione è una rivoluzione borghese. Ma dissentivano nel modo di concepire questa categoria e nella valutazione delle illazioni politiche e pratiche che ne conseguivano. Un’ala della socialdemo- crazia — i menscevichi — cosi interpretava questo concetto: nella rivoluzione borghese la principale forza motrice è la borghesia; 11 pro- letariato invece può avere soltanto la posizione di 5 (28) maggio Dal discorso precedente abbiamo potuto constatare come le parole del compagno Popov circa l’infruttuosità degli attuali dibattiti siano giuste. Vi siete convinti voi stessi che il discorso di Liber era asso- lutamente privo di principi. Ricorderò soltanto che nella nostra in- felice commissione sono stati favorevoli a prendere come base il progetto polacco , e hanno votato contro di noi e i lettoni, 4 mensce- vichi, 1 bandista e 2 polacchi. Il progetto polacco è dunque stato preso come base, nella com- missione, da uomini che in linea di principio erano i più lontani dai polacchi. E lo hanno fatto per inserire nel progetto emendamenti di ispirazione menscevica, per trasformare la risoluzione in una risolu- zione inaccettabile per i loro autori! Lo stesso Liber ha votato con i menscevichi sia in questo caso (Liber: «Non è verol ») sia quando si è votato per l’ammissibilità dei blocchi con i cadetti. Dopo di ciò, i suoi patetici discorsi sui principi sono addirittura ridicoli. Comprendo pienamente i polacchi quando hanno cercato di ottenere che il loro progetto venisse preso come base: i particolari della nostra risoluzione sono parsi loro inutili. Essi volevano limi- tarsi a due principi fondamentali che' effettivamente ci uniscono a loro: 1) la delimitazione di classe, in tutto ciò che concerne il so- cialismo, da tutti i partiti borghesi; 2) l’unione, in azioni comuni, dei socialdemocratici e della democrazia piccolo-borghese, contro il tra- dimento dei liberali. Queste due idee passano come un filo rosso an- che attraverso il progetto bolscevico. Ma la stringatezza del progetto polacco lasciava troppo il campo libero alle scappatoie dei menscevichi. Con i loro emendamenti questi hanno costretto gli stessi autori a votare contro il loro progetto neirinsieme. E nello stesso tempo né 43 » LENIN i menscevichi né i bundisti hanno avuto essi stessi il coraggio di sostenere il progetto polacco da essi « emendato » in siffatto modo. Si è avuto cosi il completo fallimento dei lavori di tutta la commis- sione. Ora a noi tutti in generale, e ai compagni polacchi in particolare, non rimane che cercare di prendere come base il progetto bolscevico. Se vi saranno apportati emendamenti inaccettabili saremo costretti a riconoscere che il congresso è incapace di lavorare. Ma è possibile che, sulla base di questo progetto, il quale analizza con precisione tutti i tipi fondamentali di partiti, si riesca ad ottenere una decisione sufficientemente precisa e ispirata alla socialdemocrazia rivoluzionaria. Si obietta che il nostro progetto descrive troppo minuziosamente i partiti. Questi, si dice, possono scindersi, si possono avere altri schieramenti, e allora tutta la risoluzione non sarà piu valida. L’obiezione è assolutamente priva di fondamento. Noi abbiamo descritto precisamente non i piccoli gruppi e nemmeno i singoli partiti, ma i grandi gruppi di partiti. E questi gruppi sono cosi grandi che è meno possibile un rapido cambiamento dei rapporti fra di essi che non la sostituzione completa del declino rivoluzionario con una ri- presa, o viceversa. Prendete questi gruppi ed esaminateli attentamente. Borghesia reazionaria e borghesia piu o meno progressiva: sono que- sti i tipi immutabili in tutti i paesi capitalistici. A questi due tipi da noi ne vanno aggiunti solo altri due: gli ottobristi (qualcosa di mezzo tra i centoneri e i liberali) e i gruppi del lavoro. Possono cambiare rapidamente questi gruppi? Non lo possono se la nostra rivoluzione non compirà una svolta cosi radicale da costringerci egualmente e comunque a rivedere radicalmente non soltanto le risoluzioni appro- vate nei congressi ma persino il nostro programma. Riflettete sulla rivendicazione della confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari, contenuta nel nostro programma. In nes- sun altro paese i socialdemocratici non avrebbero mai potuto sostenere le aspirazioni delle piccola borghesia alla confisca. In un comune paese capitalistico sarebbe ciarlataneria. Da noi, nell’epoca della ri- voluzione democratica borghese, è una necessità. E si può essere certi che saremo costretti a riesaminare i problemi fondamentali che riguardano il nostro giudizio sui partiti del lavoro non prima della rivendicazione della confisca contenuta del nostro programma. Dirò ancora, a scanso di qualsiasi malintento e di interpretazioni V CONGRESSO DEL POSDR 439 errate del blocco delle sinistre, che noi definiamo con precisione il contenuto della lotta dei partiti del lavoro. Di fatto, questi non lottano contro lo sfruttamento in generale (come loro sembra) e niente affatto, poi, contro lo sfruttamento capitalistico (come i loro ideologi pensano), ma soltanto contro lo Stato feudale e la grande proprietà fondiaria. E questa precisa indicazione di questo reale contenuto della lotta mette subito fine alle idee sbagliate sulla possibilità di azioni comuni del partito operaio e delle masse contadine nella lotta per il socialismo, nella lotta contro il capitalismo. Inoltre, nella nostra risoluzione parliamo chiaramente del « ca- rattere pseudosocialista» dei partiti del lavoro e invitiamo a una decisa lotta contro la dissimulazione dei contrasti di classe fra il piccolo padrone e il proletario, invitiamo a denunciare la nebulosa" ideologia socialista dei piccoli borghesi. È ciò che bisogna assoluta mente dire quando si parla dei partiti piccolo-borghesi, ma è tutto ciò che bisogna dire. E sbagliano profondamente i menscevichi quando aggiungono che bisogna lottare contro il rivoluzionarismo e le utopie delle masse contadine neirattuale rivoluzione. Proprio cosi risulta dalla loro risoluzione. E una simile idea si riduce obiettiva- mente a invitare alla lotta contro la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari. E cosi è perché le tendenze politico-ideali piu influenti e diffuse del liberalismo dichiarano essere rivoluzionarismo, utopia, ecc. proprio la confisca. Non per caso, ma necessariamente i menscevichi sono usciti Tanno trascorso fuori strada, essendo partiti da siffatti principi per giungere a rinunciare in pratica a sostenere la confisca. Non dovete giungere a ciò, compagni! Dan ha osservato in uno dei suoi discorsi, volendo fare dello spirito: valgono poco i nostri critici se ci criticano soprattutto per quel che non abbiamo fatto. Noi volevamo soltanto rinunciare alla confisca, ma non vi abbiamo ri- nunciato! E io rispondo: se vi aveste rinunciato, non avremmo più un partito unico. Non dobbiamo giungere a tali rinunce. Se ammettessi- mo anche solo Tombra dell’idea di lina simile politica scuoteremmo tutte le basi rivoluzionarie della lotta di classe autonoma del proleta- riato nella rivoluzione democratica borghese. ( Applausi dei bolscevi - chi, dei polacchi e dei lettoni ). 9 OBIEZIONI ALL’EMENDAMENTO PROPOSTO DA TROTSKI ALLA RISOLUZIONE BOLSCEVICA SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI APPROVATA DAL CONGRESSO 75-/6 f^-29) maggio 10 I Due punti, che non si possono sopprimere, sono qui importanti. Primo: rilevare che esistono strati della borghesia economicamente più progressivi. Questo è essenziale, ma più ancora lo è l’osservazione sugli intellettuali borghesi. Nei partiti borghesi cresce il numero di questi intellettuali, i quali cercano di riconciliare i grandi proprietari fondiari fautori della servitù della gleba con i contadini lavoratori e sono per il mantenimento di tutte le sopravvivenze, le vestigia del- l’autocrazia. II Non si può non convenire che l’emendamento di Trotski non è menscevico, che esso esprime « la stessa » idea bolscevica, ma è dubbio che questa idea sia da lui espressa’ in modo migliore. Quando diciamo: c contemporaneamente * esponiamo il carattere generale della politica odierna, ed esso è indubbiamente tale da far si che le circostanze ci costringano a marciare contemporaneamente sia contro Stolypin sia contro i cadetti. Lo stesso per la politica proditoria dei cadetti. L’aggiunta di Trotski è superflua, poiché nella risoluzione non cogliamo i singoli casi, ma determiniamo la linea fondamentale della socialdemocrazia nella rivoluzione borghese russa. 10 OBIEZIONI ALL’EMENDAMENTO DI MARTOV AL TERZO PUNTO DELLA RISOLUZIONE BOLSCEVICA SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 16 (29) maggio I Tutti comprendono che l’emendamento di Martov è molto im- portante. «Accordi tecnici» è un concetto molto elastico. È accaduto che nella «tecnica» fosse compresa anche la «Duma sovrana». Se Martov pensa che per accordi con i trudovikj non intendiamo gli accordi tecnici, egli si sbaglia. La nostra risoluzione non dice che gli accordi tecnici con la borghesia liberale sono inammissibili. In una risoluzione non v’è posto per i permessi e i divieti; in essa deve essere indicata la linea politica e ideale. Se l’assenza dei divieti non vi sod- disfa e inserite la vostra osservazione sui « permessi », distruggerete tutto lo spirito, tutto il senso della nostra risoluzione; e se un simile emendamento venisse approvato, non ci resterebbe che ritirarla. II Quando Martov giunge a dire che ci rifiutiamo di inserire nella nostra risoluzione ogni menzione del nostro antagonismo con i popu- listi rivoluzionari, egli, con questa chiara, lampante menzogna, si dà la zappa sui piedi, dimostrando che il suo emendamento ha un ca- rattere fittizio. No, non ci siamo rifiutati di lottare contro lo pseudo- socialismo dei populisti, ma voi, compagni menscevichi, vi siete rifiutati di sostenere la democrazia rivoluzionaria e avete preferito i liberali (cadetti). La maggioranza dei gruppi parlamentari populisti (i socialisti popolari e i trudovi\ t) non soltanto non si sono associati in modo particolare al terrorismo dei socialisti-rivoluzionari, ma hanno » 29 - 75 LENIN 442 anzi peccato di arrendevolezza verso i liberali. Il vero rivoluzio- narismo di tutti i populisti è la loro aspirazione alla distruzione della grande proprietà fondiaria. Solo in questo i liberali vedono c l’avven- turismo e l’utopia ». Di fatto Martov aiuta i liberali. 11 OBIEZIONI ALL’EMENDAMENTO DI MARTYNOV ALLA RISOLUZIONE SULL’ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 16 (29) maggio I L’emendamento di Martynov cerca di fare accettare l’idea men- scevica secondo cui nell’attuale rivoluzione i contadini sono piu rea- zionari (o lo possono essere) dei cadetti, poiché dello spirito reazio- nario di questi ultimi i menscevichi non fan parola. L’argomentazione di Martynov confonde le cose: i contadini rivelano una duplice natura non perché tentennano tra la rivoluzione e la reazione, ma perché tentennano tra i cadetti e i socialdemocratici. Inevitabilmente, inelut- tabilmente, i menscevichi parleranno di tendenze anarchiche, men- zionate da Martynov, per far accettare la loro idea prediletta sul ca- rattere reazionario della confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari e sul carattere progressivo del riscatto. « Tendenze anar- chiche » dei contadini: è questa la frase dei grandi proprietari terrieri liberali. Ed è ridicolo parlare della subordinazione del movimento proletariato al movimento contadino dopo che abbiamo dichiarato il contrario decine di volte, e l’abbiamo espresso nelle risoluzioni. II E indubbiamente ci faremmo ludibrio della socialdemocrazia se approvassimo l’emendamento di Martynov. Nella nostra risoluzione si parla fin dall’inizio di una lotta decisa contro lo Stato feudale. Da questa tesi bisogna ora trarre una conclusione economico-sociale. È nostro compito strappare quella parte della borghesia che è spinta alla 444 LENIN lotta dalle sue condizioni economiche (cioè i contadini) all’influenza dei borghesi che sono incapaci di condurre questa lotta decisa (i grandi proprietari fondiari liberali, i cadetti). Martinoy propone di ripetere alla fine ciò che è stato detto all’inizio per evitare di trarre una chiara conclusione politica. 12 RAPPORTO DELLA COMMISSIONE DI REDAZIONE DELLA RISOLUZIONE SULLA DUMA 18 (ji) maggio La nostra commissione non è addivenuta a un accordo. Sei com- pagni si sono pronunciati per il progetto dei bolscevichi, cinque con- tro. Per quello dei menscevichi si sono avuti cinque voti contro cinque e un’astensione. Dovrò difendere succintamente di fronte a voi il nostro progetto bolscevico, sul quale si sono dichiarati d’accordo i socialdemocratici polacchi e i lettoni. Noi ci siamo ispirati alla considerazione che tutto ciò che era già stato detto nella risoluzione sui partiti borghesi dovesse essere elimi- nato in quella sulla Duma, poiché la lotta aH’interno della Duma è solo una parte, e non la principale, della nostra lotta contro i partiti borghesi e l’autocrazia. In questa risoluzione diciamo soltanto quale deve essere la nostra politica alla Duma. Quanto a giudicare il modo in cui siamo capitati nella Duma, questa parte della risoluzione — il punto sul boicottaggio — l’abbiamo eliminata per le seguenti ragioni. A me personalmente come a tutti i bolscevichi, è parso che, data la posizione assunta da tutta la stampa liberale, si sarebbe dovuto dare un giudizio sul modo come siamo capitati alla Duma. Il partito operaio ha il dovere di dichiarare, contro tutta la borghesia liberale, che, se dobbiamo per un certo tempo tener conto di una simile istituzione contraffatta, la colpa è proprio dei tradimenti della borghesia. Ma i compagni lettoni erano contrari a questo punto, e, per non impedire una rapida chiu- sura dei lavori (dobbiamo affrettarci per chiudere il congresso domani, come era stato deciso), l’abbiamo tolto. La volontà del congresso è tuttavia chiara, e la mancanza di tempo non ci permette di condurre dibattiti basati sui princìpi. Mi soffermerò sulle idee principali della nostra risoluzione. In LENIN 446 sostanza non si tratta che di una ripetizione di ciò che era stato detto nel nostro progetto di risoluzione per il Congresso di Stoccolma. Nel primo punto viene sottolineato che la Duma, come tale, non serve a nulla. È necessario esprimere questa idea, poiché larghi strati dei contadini, e in generale della piccola borghesia, ripongono tuttora le più ingenue speranze nella Duma. Denunciare queste ingenue spe- ranze, alimentate dai liberali per egoistici scopi di classe, è un nostro dovere immediato. La seconda parte del primo punto dice che la via parlamentare è in generale inadatta e spiega l’inevitabilità di una lotta aperta delle masse. Qui vengono chiarite le nostre vedute positive sui mezzi per uscire dalla situazione odierna. Dobbiamo assolutamente ripetere le nostre parole d’ordine rivoluzionarie, poiché i tentennamenti e le in- decisioni su questo problema, persino tra i socialdemocratici, non sono rare. Sappiano tutti che la socialdemocrazia rimane sulla vecchia via rivoluzionaria. 11 secondo punto chiarisce il rapporto tra l’attività « legislativa » immediata nella Duma, da un lato, e l’agitazione, la critica, la propa- ganda e l’organizzazione, dall’altro. Il partito operaio considera la connessione tra l’attività nella Duma e quella fuori della Duma in maniera del tutto diversa della borghesia liberale. Questa differenza fondamentale di opinioni va sottolineata. Da una parte abbiamo i politicanti borghesi, inebriati dal giuoco parlamentare dietro le spalle del popolo; dall’altra, uno dei reparti del proletariato organizzato, inviato nel campo nemico, che conduce un lavoro concorde in legame con tutta la lotta del proletariato stesso. Per noi vi è un solo movi- mento operaio, unico e indivisibile, la lotta di classe del proletariato, a cui dobbiamo subordinare completamente tutte le singole forme par- ziali, compresa quella parlamentare. La lotta del proletariato fuori della Duma è per noi determinante. Non sarebbe bastato dire che teniamo conto degli interessi e dei bisogni economici delle masse ecc. Sotto simili frasi (nello spirito della vecchia risoluzione menscevica) può apporre la sua firma qualsiasi liberale: qualsiasi liberale è pronto a parlare dei bisogni economici del popolo in generale. Ma nemmeno un liberale vorrà subordinare l’attività della Duma alla lotta di classe , ed è proprio questa l’idea che noi socialdemocratici dobbiamo espri- mere con pieno rilievo. Unicamente per questo principio noi appunto ci distinguiamo di fatto da tutta la democrazia borghese. V CONGRESSO DEL POSDR 447 Si dice talvolta (ed è quel che fanno soprattutto i bundisti, pseudo- conciliatori) che occorre anche rilevare il contrario: il legame della lotta socialdemocratica fuori della Duma con l’attività del nostro gruppo alla Duma. Affermo che ciò è sbagliato e potrebbe seminare soltanto le piu nocive illusioni parlamentari. La parte deve confor- marsi al tutto, e non viceversa. La Duma può essere temporaneamen- te uno dei terreni della lotta di classe nel suo insieme, ma soltanto nel caso che questo insieme venga tenuto presente e i compiti rivoluzio- nari della lotta di classe non vengano elusi. Il punto seguente della nostra risoluzione è dedicato alla politica liberale alla Duma. La parola d’ordine di questa politica: « salva- guardare la Duma » nasconde soltanto l’unione dei liberali con i cen- toneri. Dobbiamo dirlo chiaramente e spiegarlo al popolo. La parola d’ordine liberale corrompe sistematicamente la coscienza politica e di classe delle masse. È nostro dovere lottare implacabilmente contro questa nebulosità liberale. Strappare la maschera al liberalismo, mo- strare che dietro a una frase sulla democrazia si nasconde il voto in pieno accordo con i centoneri significa strappare i resti della demo- crazia dalle mani dei traditori borghesi della libertà. A che cosa dobbiamo ispirarci nel definire la nostra politica alla Duma? La nostra risoluzione, ricusando ogni idea di suscitare con- flitti soltanto perché esistano conflitti, fornisce una definizione positiva dell’* opportunità », nel significato socialdemocratico del termine: bisogna tener conto della crisi rivoluzionaria che, per le condizioni oggettive, si sta sviluppando fuori della Duma. L’ultimo punto è dedicato al famoso « ministero responsabile ». Non per caso la borghesia liberale ha lanciato questa parola d’ordine; doveva inevitabilmente farlo per utilizzare ai suoi fini i momenti di calma onde indebolire la coscienza rivoluzionaria delle masse. I men- scevichi appoggiarono questa parola d’ordine sia nella I che nella Il Duma, e Plekhanov scrisse addirittura in un giornale menscevico, al tempo della II Duma, che i socialdemocratici dovevano « far pro- pria » tale rivendicazione. Questa parola d’ordine ha cosi avuto una funzione ben determinata nella storia della nostra rivoluzione. Il par- tito operaio deve definire il suo atteggiamento verso di essa. Non bisogna lasciarsi ingannare dal fatto che oggi i liberali non l’avanzano : l’hanno ritirata temporaneamente per considerazioni opportuniste, ma in sostanza essi tendono ancor piu fortemente a una transazione 448 LENIN con lo zarismo. E la parola (bordine del « ministero della Duma » esprime col maggior rilievo le tendenze immanenti del liberalismo verso la transazione. Non neghiamo, e non possiamo negare, né che un ministero della Duma possa costituire una fase della rivoluzione, né che le circostanze possano costringerci a utilizzare questo ministero. Non è di questo che si tratta. La socialdemocrazia utilizza le riforme quale prodotto marginale della lotta di classe del proletariato, ma non spetta a noi invitare il popolo a rivendicare riforme non ben determinate, non at- tuabili senza una lotta rivoluzionaria. La socialdemocrazia deve denun- ciare tutta l’incoerenza, persino da un punto di vista puramente democratico, di simili parole d’ordine; deve spiegare al proletariato quali sono le condizioni per conseguire la vittoria , e non far dipendere la sua politica dalla possibilità di una vittoria incompleta, dalla possi- bilità di una sconfitta parziale, e proprio queste sono le condizioni per un’attuazione problematica di un «ministero della Duma». Siano i liberali a barattare la democrazia per pochi spiccioli e a buttare via il tutto per sogni banali, impotenti e meschini di un’elemo- sina meschina. La socialdemocrazia deve ravvivare nel popolo la con- sapevolezza degli obiettivi democratici integrali e portare il proleta- riato ad avere chiara coscienza dei fini rivoluzionari. Noi dobbiamo illuminare la coscienza delle masse operaie e sviluppare la loro pre- parazione alla lotta, e non offuscare questa coscienza smussando le contraddizioni, attenuando gli obiettivi della lotta. (Applausi). 13 OSSERVAZIONI NEL DIBATTITO SUL BALLOTTAGGIO DEGLI ELETTI AL COMITATO CENTRALE 19 maggio ( i° giugno) “ I Si deve procedere al ballottaggio. Liber ha torto: tutte le sue argomentazioni sono un ridicolo sofisma. Chi deciderà il sorteggio? Sempre noi! Ci siamo riuniti per Tultima seduta del congresso. Non si potrà addivenire a un accordo, poiché questo è un congresso e non la riunione di una frazione. Voi dite che siamo stati autorizzati a decidere soltanto questioni tecniche e formali, ma abbiamo testé ap- provato una risoluzione politica sul prestito. II SÌ è voluto farvi paura con terrìbili parole sulla presa del potere. Ma non siamo forse stati autorizzati a eleggere in questa riunione i candidati al CC? (Rumori). Calma, compagni, con le vostre grida non mi costringerete tuttavia a tacere! Ci si rimprovera di voler ap- profittare di un solo voto. Penso che si possa e debba farlo. Noi deci- diamo qui una questione politica, di principio. Lasciarne la decisione al sorteggio — al cieco caso — significa fare un giuoco d’azzardo. Non si può condannare il partito a un anno di giuoco d’azzardo. Vi avverto che se, qualora i voti fossero eguali, il nostro partito deciderà la questione con il sorteggio, la responsabilità ricadrà su di voi. La nostra riunione deve dunque procedere al ballottaggio. L’ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI Il problema dell’atteggiamento verso i partiti borghesi appar- tiene ai cosiddetti problemi «generali » o «teorici », ai problemi, cioè, che non sono direttamente connessi con qualche compito pratico pre- ciso, il quale si ponga in quel determinato momento al partito. Nel Congresso di Londra del POSDR i menscevichi e i bundisti hanno condotto una lotta accanita contro reclusione di questi problemi nellordine del giorno, sostenuti in questo, purtroppo, dal non fra- zionista Trotski. L’ala opportunista del nostro partito ha difeso, come negli altri partiti socialdemocratici, un ordine del giorno « di lavoro », « pratico », volendo evitare gli « ampi » problemi « generali », dimen- ticando che, in ultima analisi, l’ampia politica di principio è l’unica veramente pratica e che chi affronta i problemi parziali senza aver risolto prima i problemi generali, inevitabilmente si « urterà » a ogni passo, senza averne coscienza, a questi problemi generali. E urtarvisi ciecamente in ogni singolo caso significa votare la propria politica alle peggiori esitazioni e alla peggiore assenza di principi. I bolscevichi, che avevano insistito per far includere nell’ordine del giorno del congresso tutta una serie di « questioni generali », sono riusciti in fin dei conti, con l’aiuto dei polacchi e dei lettoni, a far discutere un solo problema, quello dell’atteggiamento verso i partiti borghesi, che è stato posto alla base non soltanto di tutti i problemi di principio, ma anche di tutti i lavori in generale. Cosi è avvenuto e cosi doveva avvenire proprio perché la vera origine di quasi tutti i dissensi, e di assolutamente tutti i dissensi fondamentali, di tutte le divergenze sulla politica pratica del proletariato nella rivoluzione russa era la differente valutazione del nostro atteggiamento verso i partiti non proletari. Sin dall’inizio della nostra rivoluzione si erano LATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 451 delineate fra i socialdemocratici due opinioni principali sul suo ca- rattere e sulla funzione che il proletariato vi deve avere. Chi analiz- zerà i dissensi tattici nel POSDR senza trattare delle differenze di queste due opinioni principali, si troverà disperatamente impigliato in meschinità e piccoli particolari* I Le due tendenze della socialdemocrazia russa nel valutare la nostra rivoluzione e i compiti che il proletariato vi deve adempiere si erano già pienamente delineate fin dall’inizio del 1905, ed ebbero la loro espressione completa, precisa e formalmente riconosciuta da certe organizzazioni, nella primavera di quell’anno al III Congresso bol- scevico di Londra e alla conferenza menscevica tenutasi contempo- raneamente a Ginevra. Sia i bolscevichi che i menscevichi posero allora in discussione e votarono risoluzioni che oggi sono troppo propensi a ignorare certi compagni, i quali dimenticano la storia del proprio partito e persino della propria frazione, o vogliono sottrarsi a una spiegazione delle vere origini dei dissensi di principio. Secondo i bolscevichi al proletariato spetta il compito attivo di portare a ter- mine la rivoluzione democratica borghese, di esserne il capo. E ciò è possibile soltanto alla condizione che esso riesca a trascinare dietro di sé le masse della piccola borghesia democratica, e soprattutto i con- tadini, nella lotta contro l’autocrazia e contro la borghesia liberale traditrice. I bolscevichi già allora, prima delazione aperta del princi- pale partito liberale, i cadetti, rilevavano l’inevitabilità del suo tradi- mento, dovuto agli interessi di classe della borghesia, che ha paura del movimento proletario*. I menscevichi erano propensi a pensare che nella rivoluzione borghese la forza motrice, chi ne determina l’ampiezza deve essere la borghesia. Il proletariato non può dirigere la rivoluzione borghese; deve avere unicamente il ruolo di estrema opposizione, senza tendere alla presa del potere. I menscevichi respingevano nel modo piu deciso * La vittoria completa della rivoluzione, dicevano i bolscevichi, è possibile sol- tanto nella forma di dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. 45 * LENIN Tidea della dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Allora, ne! maggio 1905 (ossia esattamente due anni fa), i dissensi avevano assunto la forma di dissensi puramente teorici, astratti, poiché al nostro partito non si poneva nessun compito pratico immediato. È quindi particolarmente interessante vedere — a edificazione di co- loro che amano cancellare dall’ordine del giorno dei congressi i pro- blemi astratti per sostituirli con quelli « di lavoro », pratici — come precisamente si sono poi manifestati nella pratica questi dissensi. I bolscevichi affermavano che di fatto le idee mensceviche porta- vano allo svilimento delle parole d’ordine del proletariato rivoluzio- nario, riducendole alle parole d’ordine e alla tattica della borghesia monarchica liberale. I menscevichi nel 1905 cercavano con passione di dimostrare che essi soli sostenevano un’autentica politica proletaria, e che i bolscevichi dissolvevano il movimento operaio nella democrazia borghese. Che i menscevichi nutrissero i più sinceri desideri circa la politica autonoma del proletariato si vede dalla seguente tirata, estre- mamente significativa, contenuta in una delle loro risoluzioni appro- vata allora nella conferenza menscevica del maggio 1905. « Il Sotstal - Demolirai — è detto in questa risoluzione — continuerà a pronun- ciarsi contro i falsi amici del popolo, contro tutti i partiti politici che, facendo sfoggio della bandiera liberale e democratica, si rifiutano di sostenere realmente la lotta rivoluzionaria del proletariato ». Nono- stante tutti questi pii desideri, le teorie tattiche sbagliate dei mensce- vichi hanno fatto si che l’autonomia di classe venisse sacrificata al liberalismo della borghesia monarchica. Ricorderemo per quali problemi politici pratici i bolscevichi e i menscevichi si sono divisi in questi due anni di rivoluzione. Duma di Bulyghin, autunno del 1905: i bolscevichi sono per il boicottaggio, i menscevichi per la partecipazione. Duma di Witter idem. Politica nella 1 Duma (estate del 1905): i menscevichi sono per la parola d'ordine del ministero responsabile, i bolscevichi contro; essi sono per la formazione di un comitato esecutivo delle sinistre, cioè dei socialdemocratici e dei trudovify. Scioglimento della Duma (luglio del 1906): i menscevichi lanciano la parola d’ordine «per la Duma come organo del potere che convocherà l’Assemblea costituente»; i bolscevichi respingono questa deformazione liberale della parola d’or- dine rivoluzionaria. Elezioni della II Duma (fine del 1906 e inizio LATTEGCIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 453 del 1907): i menscevichi sono per i «blocchi tecnici» con i cadetti (mentre Plekhanov è per il blocco politico con la piattaforma: « Duma sovrana »); i bolscevichi sono contro ai blocchi con i cadetti e per una campagna autonoma, ammettendo però il blocco delle sinistre. Con- frontate questi fatti piu salienti della storia della tattica socialdemo- cratica di due anni con i principali dissensi di principio esposti piu sopra, e vedrete subito che Tanalisi teorica generale dei bolscevichi è stata convalidata dai due anni di rivoluzione. La socialdemocrazia è stata costretta a denunciare il tradimento del liberalismo, ha dovuto « colpire insieme » con i trudovìki e i populisti : la maggior parte delle votazioni alla II Duma hanno dimostrato che ciò è accaduto in prevalenza. Le buone intenzioni dei menscevichi di smascherare, quali falsi nemici del popolo, tutti coloro che si rifiutavano di appog- giare la lotta rivoluzionaria del proletariato non sono servite che a lastricare l’inferno dei blocchi politici con i liberali, compresa l’ac- cettazione delle loro parole d’ordine. 1 bolscevichi avevano predetto nel 1905, sulla base di un’analisi teorica, che il perno della tattica socialdemocratica nella rivoluzione borghese è il problema del tradimento del liberalismo e delle capacità democratiche delle masse contadine. Tutti i successivi dissensi pratici sulla politica del partito operaio si sono appunto aggirati intorno a questo perno. Dai principi sbagliati della tattica menscevica si è effettivamente sviluppata storicamente la politica di dipendenza dai liberali. Prima del Congresso di unificazione di Stoccolma del 1906 i bol- scevichi e i menscevichi presentarono due risoluzioni essenzialmente diverse sui partiti borghesi. Nella loro risoluzione i bolscevichi espres- sero pienamente la loro idea principale sul tradimento del liberalismo e sulla dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei con- tadini, illustrandola però con fatti e avvenimenti nuovi che avevano avuto luogo dopo il periodo dell’ottobre (scissione degli ottobristi e dei cadetti; costituzione dell’Unione contadina e di associazioni di intellettuali radicali, ecc.). Analizzando il contenuto di classe dei tipi fondamentali di partiti borghesi, i bolscevichi registrarono, per cosi dire, i dati concreti nella cornice del loro vecchio schema astratto. 1 menscevichi si rifiutarono, nella risoluzione del Congresso di Stoc- colma, di fornire un’analisi del contenuto di classe dei diversi partiti richiamandosi al loro carattere insufficientemente « stabile ». In sostan- 454 LENIN za si trattava del rifiuto di dare una risposta di fondo. E questo rifiuto si espresse con piena evidenza nel fatto che i menscevichi, i quali ave- vano vinto al Congresso di Stoccolma, ritirarono essi stessi la loro riso- luzione sull’atteggiamento verso i partiti borghesi in Russia. Nella pri- mavera del 1905 i menscevichi propongono in una risoluzione di sma- scherare, quali falsi amici del popolo, tutti i liberali e i democratici che si rifiutano di appoggiare la lotta rivoluzionaria del proletariato. NeH’aprile del 1906 non i menscevichi, ma i bolscevichi parlano nella loro risoluzione dell 'ipocrisia di un partito liberale ben determinato, e precisamente i cadetti; i menscevichi invece preferiscono lasciare la questione aperta. Nella primavera del 1907, al Congresso di Londra, i menscevichi si sono smascherati ancor piu: la vecchia esigenza del- l’appoggio dei liberali e dei democratici alla lotta rivoluzionaria del proletariato viene gettata a mare. La risoluzione menscevica (cfr. il suo progetto nella Narodnaia Duma , 1907, n. 12: documento estre- mamente importante) propaganda, in modo aperto, esplicito, la « com- binazione », cioè, per dirla in russo, raccordo delle azioni del prole- tariato con quelle della democrazia borghese in generale!! Di gradino in gradino. Buone intenzioni del socialista e cattiva teoria nel 1905; nessuna teoria e nessuna intenzione nel 1906; nessuna teoria, e politica apertamente opportunista nel 1907. « Accordo > della politica socialdemocratica con quella liberale borghese: è questa l’ul- tima parola del menscevismo. E non poteva essere altrimenti dopo i blocchi con i cadetti, il voto in favore di Golovin, le riunioni private con i cadetti, il tentativo di eliminare la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari dalle nostre rivendicazioni impegnative e le altre perle della politica menscevica. Al Congresso di Londra il fallimento della politica menscevica verso il liberalismo è stato il piu completo. I menscevichi non si sono decisi nemmeno a porre in votazione la loro prima risoluzione, pub- blicata nella Narodnaia Duma (n. 12); l’hanno ritirata, senza porla in discussione nemmeno nella commissione, dove erano presenti quin- dici rappresentanti di tutte le cinque frazioni del congresso (4 bolsce- vichi, 4 menscevichi, 2 polacchi, 2 lettoni, 3 bundisti). Probabilmente la parola d’ordine della «combinazione», dell’accordo fra la politica socialista e quella liberale suscitava l’avversione non solo dei bundisti, ma anche di molti menscevichi. Nella discussione i menscevichi si sono presentati « dopo essersi purificati » : avevano redatto una LATTEGCIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 455 nuova risoluzione dove la « combinazione » era del tutto eliminata. Invece della « combinazione » avevano inserito l’utilizzazione da parte del proletariato, per i propri scopi, degli altri partiti, il ricono- scimento del compito politico del proletariato: l’instaurazione della repubblica, ecc. Ma a nulla è valso. Era troppo chiaro per tutti che l’elegante uniforme era stata tinta appositamente in modo variopinto per nascondere la stessa politica della «combinazione». La conclu- sione pratica della risoluzione era sempre quella: «concludere in casi singoli, ben determinati, un accordo con questi partiti (sia con i libe- rali sia con i populisti) ». Dei 15 membri della commissione solo 4, cioè un solo menscevico, furono d’accordo con una simile risoluzione! Non si sarebbe potuto avere una sconfitta più completa della politica menscevica. La risoluzione dei bolscevichi è stata presa come base al congresso e poi, dopo emendamenti insignificanti, è stata approvata nel suo complesso con 158-163 voti favorevoli, un po’ più di 100 (106 in un caso) contrari; gli astenuti sono stati da io a 20. Ma, prima di passare all’esame delle idee principali di questa risoluzione e del significato degli emendamenti presentati dai menscevichi, ci soffer- meremo ancora su un episodio, non privo di interesse, avvenuto quando è stata discussa la risoluzione nella commissione. In questa erano stati presentati non due, ma tre progetti: il bol- scevico, il menscevico e il polacco. I polacchi concordavano con i bolscevichi sulle idee fondamentali, ma respingevano il nostro tipo di risoluzione, contenente l’analisi di ogni distinto gruppo di partiti. Pareva loro che si trattasse di uno sfoggio letterario; ritenevano pe- sante la nostra risoluzione. Essi avevano costruito il loro progetto su una breve formulazione dei due principi generali della politica prole- taria nei confronti dei partiti borghesi : 1) delimitazione di classe del proletariato da tutti gli altri partiti in nome dei suoi obiettivi socialisti, per quanto rivoluzionari e persino decisamente repubblicani fossero questi partiti; 2) unione con i partiti del lavoro contro l’autocrazia e contro il tradimento del liberalismo. È indubbio che queste due idee fondamentali della risoluzione polacca colgono benissimo il centro della questione. È anche indubbio che attrae il progetto di dare una breve e precisa direttiva al prole- tariato di tutte le nazionalità della Russia, senza un’argomentazione « sociologica » sul tipo dei diversi partiti. Ciò nondimeno l’esperienza ha dimostrato che, restando sul terreno della risoluzione polacca, il 456 LENIN congresso non sarebbe riuscito a giungere in modo completo, chiaro c preciso alla soluzione del problema. Per confutare il menscevismo bisognava determinare con ricchezza di particolari le idee positive della socialdemocrazia sui diversi partiti, poiché altrimenti si sarebbe lasciato campo libero all’indeterminatezza. I menscevichi e i bundisti si erano subito afferrati, nella commis- sione, alla risoluzione polacca per approfittare di questa possibilità. La commissione ha preso come base il progetto polacco con 7 voti (4 menscevichi, 2 polacchi, 1 bundista) contro 7 (4 bolscevichi, 2 let- toni, 1 bundista; il quindicesimo membro della commissione si è a- stenuto o non era presente). In seguito la commissione si è messa ad « aggiustare > il progetto polacco con tali « emendamenti » che lo al- teravano in modo da renderlo irriconoscibile. È stato approvato persi- no l’emendamento suirammissibilità di accordi « tecnici » con i libe- rali. È naturale che i polacchi abbiano allora ritirato la loro risoluzio- ne distorta dai menscevichi. E, oltre a loro, hanno rifiutato di presen- tare al congresso un siffatto progetto tanto i bundisti quanto i mensce- vichi. Tutto il lavoro della commissione è risultato inutile e il con- gresso ha dovuto votare senz’altro di prendere come base il progetto bolscevico. Ci si domanda ora: quale importanza di principio ha il fatto che il congresso abbia preso come base questo progetto? Quali sono i punti principali della tattica proletaria che lo hanno indotto a schie- rarsi compatto in favore di questo progetto e a respingere quello menscevico? Se si leggono attentamente i due progetti non è difficile cogliere questi due punti principali. Innanzi tutto, la risoluzione bolscevica sottopone in realtà a una critica socialista i partiti non proletari. In secondo luogo, essa definisce in modo preciso la tattica del proleta- riato in questa rivoluzione, inserendo un contenuto concreto, piena- mente chiaro, nel concetto di « capo » della rivoluzione, indicando con chi si può e si deve « colpire insieme », chi si deve colpire e in quali condizioni precisamente. Il difetto principale della risoluzione menscevica consiste proprio nel fatto che essa non fa né una cosa né Tahra, spalancando con questa lacuna le porte all’opportunismo, cioè, in fin dei conti, alla sostitu- zione della politica socialdemocratica con quella liberale. Osservate infatti la critica rivolta ai partiti non proletari dai menscevichi. Essa L ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 457 si riduce a questa tesi: «le condizioni economico-sociali e la situazio- ne storica in cui si sta compiendo questa [cioè la nostra] rivolu- zione, frena lo sviluppo del movimento democratico borghese, gene- rando a un polo Tindecisione nella lotta e le illusioni di una liquida- zione costituzionale pacifica del vecchio regime, e airaltro polo le illusioni del rivoluziona ri sm o piccolo-borghese e le utopie agrarie ». In primo luogo, ci troviamo di fronte a una risoluzione sui partiti in cui non si parla dei partiti e in cui, in secondo luogo, non si for- nisce un’analisi del contenuto di classe dei differenti « poli » della democrazia borghese. In questa risoluzione, inoltre, non v’è il minimo cenno per definire quale deve essere Patteggiamento delle diverse classi nei confronti della « nostra rivoluzione ». Mettendo insieme tutti questi difetti si può dire che nella risoluzione è scomparsa la dottrina marxista sulla lotta di classe. Non gli interessi essenziali delle diverse classi della società capi- talistica generano i diversi tipi di partiti borghesi; non gli interessi di classe generano le illusioni pacifiste o le « tendenze conciliatrici » negli uni e il « rivoluzionarismo » negli altri. No. Misteriose condi- zioni economico-sociali e la situazione storica frenano lo sviluppo del movimento democratico borghese in generale. Ne risulta che il conci- liatorismo del capitale e il rivoluzionarismo del contadino derivano non dalla situazione della borghesia e dei contadini nella società capi- talistica liberata dalla servitù della gleba, ma da certe condizioni e dalla situazione in cui si svolge tutta la « nostra rivoluzione » in gene- rale. Il punto seguente dice persino che «queste tendenze negative, le quali frenano lo sviluppo della rivoluzione », « si sprigionano » con forza particolare « in questo momento di temporaneo ristagno ». Si tratta di una teoria non marxista, ma liberale, la quale cerca la radice delle differenti tendenze sociali al di fuori degli interessi delle differenti classi. Questa risoluzione non è socialista, ma cadetta di sinistra; vengono biasimati gli eccessi dei due poli: si biasima Topportunismo dei cadetti e il rivoluzionarismo dei populisti e si elogia cosi, di fatto, qualcosa di medio fra gli uni e gli altri. Sorge involontariamente l’idea: non ci si trova forse di fronte a socialisti popolari i quali cercano una via di mezzo fra i cadetti e i socialisti- rivoluzionari? Se i nostri menscevichi non si fossero allontanati dalla teoria marxista della lotta di classe, avrebbero compreso che la differente 458 LENIN situazione di classe della borghesia e dei contadini nella lotta contro il « vecchio regime » spiega i differenti tipi di partiti : i liberali da una parte, e i populisti dall’altra. Che tutti questi partiti, organizzazioni e gruppi politici diversi e i più disparati, che con abbondanza non comune sono sorti durante la rivoluzione russa, abbiano sempre e costantemente gravitato (fatta eccezione per i partiti reazionari e il partito del proletariato) precisamente verso questi due tipi, è cosa che non suscita alcun dubbio e non richiede una dimostrazione. Limitando- ci a indicare i « due poli » del movimento democratico borghese unico, non offriamo assolutamente nulla, se non un luogo comune. In tutto e sempre si possono osservare due « estremi », due poli. In qual- siasi movimento sociale piu o meno largo si hanno immancabilmente sia tali «poli», sia qualcosa di più o meno «medio». Caratterizzare in questo modo la democrazia borghese vuol dire ridurre la tesi marxista a una frase che non vuole dire nulla, invece di applicarla all’analisi delle radici di classe dei tipi di partito in Russia . 1 mensce- vichi non forniscono una critica socialista dei partiti borghesi, poiché chiamare democratici borghesi tutti Ì partiti non proletari di opposi- zione non significa affatto fornirla. Se non avete mostrato quali inte- ressi di quali classi e quali interessi prevalenti nel momento attuale determinano appunto l’essenza dei diversi partiti e della loro politica, di fatto non avete applicato il marxismo, di fatto avete gettato a mare la teoria della lotta di classe. Il termine «democratico borghese» è sulla vostra bocca nulla più che un’espressione platonica di rispetto verso il marxismo, poiché lo impiegate senza dire a quali egoistici interessi di determinati strati della borghesia corrisponde un deter- minato tipo di liberalismo o democraticità. Non sorprende quindi che i nostri liberali, a cominciare dal partito delle riforme democratiche e dai cadetti per finire con i senza partito del Biez Zaglavia , collabo- ratori del Tovaristc , vedendo in quale modo i menscevichi applicano il marxismo, afferrano con entusiasmo T« idea » della dannosità degli estremi, l’opportunismo e il rivoluzionarismo, nella democrazia... ...poiché non si tratta di un’idea ma di un banale luogo comune. Infatti non è il termine « democrazia borghese » che fa paura ai libe- rali! Quel che li terrorizza è che si riveli al popolo a quali interessi materiali, e cioè agli interessi di quali classi abbienti, si ispirino i loro programmi e le loro frasi liberali. Qui sta la sostanza, e non nel ter- mine «democrazia borghese». Applica la dottrina della lotta di classe LATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 459 non colui che si fa scudo, quasi fosse una bandiera crociata, del ter- mine « democrazia borghese », ma colui che dimostra con i fatti in che cosa precisamente si manifesta il carattere borghese di un partito. Se il concetto di « democrazia » suscita soltanto Tidea di condan- nare gli estremi sia deiropportunismo che del rivoluzionarismo, allora esso svilisce la dottrina marxista riducendola a una volgare frase libe- rale. Tale impiego di questo concetto non fa paura al liberale, poi- ché, ripetiamo, non sono le parole che gli fanno paura, ma i fatti. Egli può acconsentire ad accettare un termine che per lui non è gradevole, che «sa di marxismo», ma né il liberale né l’« intellet- tuale» bernsteineggiante del Tovaristc acconsentirà ad accettare Tidea che egli, cadetto, esprime gli interessi del borghese, il quale vende la rivoluzione mercanteggiandola a questo o a quel prezzo. Ap- punto perché, con la loro applicazione del marxismo, i menscevichi lo sviliscono riducendolo a una nuda frase, che nulla vuol dire e non impegna a nulla, proprio per questo i seguaci del Biez Zaglavia , i Prokopovic, le Kuskova, i cadetti e altri si afferrano con tutt’e due le mani all’appoggio che offre loro il menscevismo. Il marxismo mensce- vico è un marxismo tagliato su misura per il liberalismo borghese. Il primo difetto principale della posizione menscevica nella que- stione in esame è quindi che di fatto il menscevismo non fornisce una critica socialista dei partiti non proletari. Di fatto esso abbandona il terreno della dottrina marxista della lotta di classe. Il Congresso di Londra ha posto fine a questa distorsione della politica e della teoria socialdemocratica. Il secondo difetto principale è che il menscevismo di fatto non accetta la politica autonoma del proletariato in questa rivoluzione, non gli indica una tattica ben definita. Evita gli estremi deH’opportunismo e del rivoluzionarismo: ecco il precetto del men- scevismo che sgorga dalle sue risoluzioni. Caso per caso concludi accordi con i liberali e i democratici : ecco un altro precetto. Combina (accorda) la tua politica con quella liberale e democratica: questo è il terzo precetto enunciato nella Narodnata Duma e dall’attuale riso- luzione menscevica. Sopprimete a vostro piacimento da questi pre- cetti la menzione del terzo precetto, aggiungete gli auspici e le riven- dicazioni: «la politica proletaria deve essere autonoma», aggiungete ancora la rivendicazione della repubblica (come hanno fatto i men- scevichi al Congresso di Londra), ma con questo non eliminerete affatto il secondo difetto fondamentale del menscevismo. L’autonomia 460 LENIN della politica proletaria non è determinata dal fatto che la parola « autonomo * venga scritta al posto adatto, e nemmeno dal fatto che venga inclusa una menzione alla repubblica; è determinata unica- mente Az\Y indicazione precisa della via veramente autonoma. E il menscevismo questa indicazione non la dà. In realtà, di fronte a noi, per il rapporto oggettivo fra le classi e le forze sociali, si svolge la lotta fra due tendenze: il liberalismo aspira a far cessare la rivoluzione, il proletariato a condurla a termine. Se il proletariato non si rende conto di questa tendenza del libera- lismo, non si rende conto del compito di combatterlo direttamente, non lotta per sottrarre le masse contadine democratiche all’influenza del liberalismo, di fatto la politica del proletariato non è autonoma . È appunto questa la politica, in realtà non autonoma, che i mensce- vichi vogliono legittimare; proprio questo significato ha Pammissione di accordi caso per caso senza definire la linea di questi accordi, senza definire la principale linea di demarcazione che divide le due tattiche nella nostra rivoluzione. « Accordi caso per caso » : questa formula copre di fatto e il blocco con i cadetti, e la « Duma sovrana », e il ministero responsabile, cioè tutta la politica di effettiva dipen- denza del partito operaio dal liberalismo. Nella situazione politica attuale non si può parlare della politica autonoma del partito operaio se questo non si pone il compito immediato di lottare per condurre la rivoluzione fino in fondo non solo contro l’autocrazia, ma anche contro il liberalismo, di lottare contro il liberalismo per privarlo del- l’influenza che esso ha sulle masse contadine democratiche. La si- tuazione storica della rivoluzione borghese in Europa all’inizio del XX secolo è tale che qualsiasi altra politica socialdemocratica si ridur- rebbe di fatto alla subordinazione alla politica liberale. L’approvazione della risoluzione bolscevica sui partiti non pro- letari al Congresso di Londra significa: il partito operaio respinge decisamente qualsiasi allontanamento dalla lotta di classe, approva di fatto la critica socialista dei partiti non proletari e i compiti rivolu- zionari autonomi del proletariato nella rivoluzione attuale. Il congresso ha respinto gli emendamenti menscevichi, e ciò sotto- linea ancor piu questo significato. II Quando il congresso ha preso come base il progetto di risolu- L'ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 461 zione bolscevico sui partiti borghesi, i menscevichi e i bundisti hanno fatto cadere una vera pioggia di emendamenti. Il loro numero com- plessivo è stato, comprese alcune dichiarazioni di protesta fatte per- venire all’ufficio del congresso, di settanta e piu. Non mi accingerò qui a descrivere le peripezie della lotta per porre fine a questo ostru- zionismo, che ha sorpassato di gran lunga i famosi ventidue emen- damenti di Akimov al II Congresso, non starò ad elencare il mucchio di emendamenti assolutamente vuoti e meschini. Ne rammenterò sol- tanto cinque, che hanno una importanza di principio veramente molto grande. Ecco questi emendamenti nell’ordine in cui sono stati discussi al congresso. Il terzo punto dei considerando della nostra risoluzione parla apertamente del compito del proletariato di « adempiere la funzione di capo nella rivoluzione democratica borghese ». I menscevichi hanno proposto degli emendamenti: sostituire la parola «capo» con i ter- mini « avanguardia », « reparto avanzato » o « principale forza mo- trice». Tutti questi emendamenti sono stati respinti. I bolscevichi non hanno nulla in contrario a che si ripeta quante volte sì vuole che occorre conservare la completa autonomia di classe del proletariato. Ma attenuare le parole sulla funzione di capo nella rivoluzione signi- ficherebbe aprire le porte airopportunismo. Il proletariato può anche essere la « principale forza motrice » in una rivoluzione borghese mu- tilata dai grandi proprietari fondiari: si può anche essere la forza motrice che porta alla vittoria di un’altra classe, se non si sanno difen- dere gli interessi della propria classe. La socialdemocrazia rivoluzio- naria non ha il diritto, se non tradisce se stessa, di limitarsi a questo. Essa deve aiutare il proletariato a elevarsi dalla funzione passiva di principale forza motrice a quella di capo attivo, dalla posizione di dipendenza di colui che combatte per una libertà mutilata alla posi- zione piu autonoma di colui che combatte per la completa libertà, vantaggiosa per la classe operaia. Ciò che costituisce, si può dire, il punto cruciale della differenza tra la tattica opportunistica e quella rivoluzionaria della socialdemocrazia nella rivoluzione borghese è che la prima si accontenta della funzione del proletariato quale principale forza motrice, mentre la seconda mira a fargli assumere la funzione di capo, e non affatto di semplice « forza motrice ». L’espressione « reparto avanzato » attenuerebbe anch’essa il rico- noscimento che è compito del proletariato dirigere le altre classi demo- 462 LENIN erratiche, 0, per lo meno, potrebbe essere interpretata come una tale attenuazione. Secondo emendamento: espungere dal terzo punto della risolu- zione vera e propria (caratterizzazione dei partiti liberali) la menzione àtW'inganno da parte dei liberali della piccola borghesia democratica. È necessario, dicevano i menscevichi, sopprimere o cambiare questa frase in nome del marxismo, poiché c indegno per dei materialisti richiamarsi agli « inganni » per spiegare la composizione sociale dei partiti. Il ragionamento aveva il carattere di un sofisma troppo evi- dente perché il congresso potesse abboccare all’amo. Negare, in nome del marxismo, la funzione che ha l’inganno nella politica della bor- ghesia è come negare, in nome del 4 fattore economico », qualsiasi violenza. Cosi interpretano il marxismo soltanto i David, e Vollmar e altri pilastri dcH’opportunismo. In particolare, negare o cercare di attenuare il fatto che nella politica attuale dei cadetti nei confronti delle masse contadine e della piccola borghesia vi è Telemento in- ganno, significa abbellire il liberalismo alterando i fatti in suo favore. Poiché è un fatto del tutto inconfutabile che i cadetti hanno vera- mente ingannato i loro elettori contadini e piccolo-borghesi. È inop- portuno dire che un partito ha ingannato i suoi elettori allorquando gli interessi di classe generano certe illusioni teoriche, cioè rappresen- tazioni ingannevoli (quando, per esempio, gli interessi delle masse contadine generano fallaci aspettative di tutti i beni dall’espropria- zione delle terre dei grandi proprietari fondiari). Bisogna assoluta- mente parlare apertamente e ad alta voce dell 7 inganno perpetrato da rappresentanti parlamentari contro determinati strati del popolo, quando questi rappresentanti sacrificano gli interessi immediati di questi strati ai loro sfruttatori (i contadini vengono traditi a vantaggio dei grandi proprietari fondiari, ecc.). La borghesia tedesca ha tradito i contadini, scriveva Marx nel 1848. Se noi, nella Russia del 1907, non ci decideremo a dirlo per la nostra borghesia e per i nostri cadetti, se non sapremo dimostrarlo alle masse del popolo, getteremo nel fango il grande appellativo di socialdemocratici. Terzo emendamento: aggiungere al terzo punto che gli c accordi tecnici » con i cadetti sono ammissibili. Questo emendamento è stato respinto dal congresso per appello nominale. Noi avevamo dichiarato che se il congresso l’avesse accettato saremmo stati costretti a ritirare tutta la risoluzione: era un nostro diritto se gli emendamenti altera- L ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 463 vano l’idea fondamentale della risoluzione. Non parliamo affatto di un apposito divieto di qualsiasi accordo con i cadetti, avevamo dichia- rato. Non si tratta del divieto o del permesso in certi casi, ma della linea politica generale. Chi vorrà applicare in buona fede questa riso- luzione del congresso non acconsentirà a concludere accordi eletto- rali con i cadetti o a lanciare parole d’ordine comuni, benché non sia esclusa la possibilità di « casi » in cui si debba votare alla Duma in- sieme con loro. A coloro che non vogliono applicare onestamente la risoluzione del congresso sarebbe in generale inutile cercare di « affer- rarsi » a questa o a quella formulazione. Tutto il nostro partito è ve- nuto a sapere troppo bene, in pratica, che cosa significano per i nostri menscevichi gli « accordi tecnici » con i liberali. Il quarto emendamento — aggiungere al quarto punto Tindica- zione che è necessaria la lotta contro le utopie agrarie e il rivoluzio- narismo dei populisti — è stato proposto dai menscevichi parecchie volte, con continui cambiamenti di singoli termini del suo testo o del posto in cui doveva essere incluso nella risoluzione. Tutti questi emendamenti sono stati respinti dal congresso. I dibattiti da essi suscitati hanno avuto indubbiamente un carattere di principio. I menscevichi hanno anche qui tentato di far passare sotto l’insegna del marxismo qualcosa di profondamente ostile allo stesso marxismo. È fuor di dubbio che il marxismo respinge sia le utopie agrarie dei populisti, sia i metodi del rivoluzionarismo piccolo-borghese. Se cosi è — ragionavano i menscevichi — ditelo dunque nella vostra risolu- zione. — Scusate, cari compagni — abbiamo risposto, — tutto ciò è già stato detto proprio come doveva essere detto. E la vostra aggiunta, indipendentemente dalla vostra volontà e coscienza, assume il signifi- cato di un attacco contro la confisca della grande proprietà fondiaria. Credete forse che abbiamo dimenticato che proprio la confisca viene dichiarata « utopia » e « rivoluzionarismo *> non soltanto da tutti i liberali, ma anche da molti socialdemocratici senza partito à la signori Prokopovic, Kuskova e da alcuni (pochi, per fortuna) socialdemo- cratici iscritti al partito, che avevano proposto sia al nostro gruppo alla Duma che al CC del partito di non insistere in modo perentorio sulla confisca? Una risoluzione deve essere redatta in modo che non si possa non capirla. Essa deve tener conto di tutte le tendenze politiche esistenti nella vera politica, e non delle buone intenzioni di questa o 464 LENIN quella parte della socialdemocrazia (ammettendo sempre le migliori intenzioni). Nella nostra risoluzione abbiamo riconosciuto in modo esplicito e preciso che il socialismo dei populisti è uno « pseudosocìaW- smo», e abbiamo addirittura chiamato « nebulosità» la loro ideolo- gia < socialista ». La lotta contro la dissimulazione da parte loro del contrasto di classe fra il proletariato e i piccoli proprietari è compresa incondizionatamente tra i doveri della socialdemocrazia. Con questo è detto tutto, è già condannato il vero elemento utopistico del popu- lismo, è condannato anche il rivoluzionarismo piccolo-borghese « al di fuori delle classi ». Ancor più. La nostra risoluzione non solo con- danna, non solo nega, ma indica anche il contenuto positivo di quei partiti. « Lotta contro la grande proprietà fondiaria e lo Stato feu- dale»: ecco come è definito da noi questo contenuto. E non sarebbe un marxista colui che lo dimenticasse per lottare contro la « nebu- losità » del socialismo piccolo-borghese. Questo contenuto reale ha nella rivoluzione odierna un’importanza incommensurabilmente più grande dei sogni nebulosi dei populisti sul domani. A causa dì questa lotta reale oggi dissentono in modo radicale la politica liberale e la politica proletaria. Quella liberale ritiene utopia e vacuo rivoluziona - rismo la distruzione della grande proprietà fondiaria e dello Stato feudale : alla borghesia tale distruzione non è vantaggiosa , è pericolosa. Nella politica reale dei nostri giorni, proprio questo cupido interesse di classe della borghesia, e nessun altro, viene espresso negli attacchi contro l’utopia e il rivoluzionarismo dei populisti. La politica pro- letaria invece separa l’utopismo, il rivoluzionarismo, e in generale la nebulosità dei sogni « egualitari » del socialismo non classista, dalla realtà della lotta decisa contro i grandi proprietari fondiari e i fautori della servitù della gleba. Ciò che per i liberali è utopia dannosa è per noi l’interesse più vitale, nel momento attuale, del proletariato: distruzione completa della grande proprietà fondiaria e dello Stato feudale. E su questo terreno dobbiamo oggi condurre un’immediata lotta pratica la più accanita contro il liberalismo, una lotta per sottrar- re le masse contadine democratiche alla sua influenza. Gli emendamenti dei menscevichi ora esaminati rispecchiano uno dei difetti più diffusi del menscevismo: mettere sullo stesso piano il carattere reazionario della borghesia in questa rivoluzione (cioè il carattere reazionario che essa rivela quando si svolge la lotta contro i grandi proprietari fondiari e contro l’autocrazia) c il carattere rea- l'atteggiamento VERSO I PARTITI BORGHESI 465 zionario dei contadini (mentre questo carattere non si rivela nella lotta contro i grandi proprietari fondiari e contro l’autocrazia, ma nella lotta contro il capitale, cioè nei compiti che non spettano a questa rivoluzione, che è borghese, ma alla futura rivoluzione socialista). Il congresso ha confutato questo errore radicale dei menscevichi. E l’importanza pratica di questo errore è grande, poiché cela una poli- tica che ammette le azioni comuni del proletariato sia con i liberali sia con i contadini democratici. L’ultimo emendamento dei menscevichi, di interesse generale, si riferiva anch’esso al quarto punto, e precisamente alla sua ultima parte. Essi proponevano di non menzionare la lotta contro i cadetti (« ...schierarsi dalla parte della socialdemocrazia contro i centoneri e i cadetti »). Per trasformare questo emendamento assolutamente inaccettabile per quel congresso, in un emendamento almeno in ap- parenza piu o meno accettabile, i menscevichi hanno proposto di sostituire le parole per essi sgradevoli con altre che indicassero la necessità della lotta per condurre fino in fondo la rivoluzione de- mocratica. È stato un tentativo sui generis di « indorare la pillola >, di far accettare una politica inammissibile per i bolscevichi (non lot- tare direttamente contro i cadetti) mascherandola con una parola d'ordine per loro particolarmente ammissibile. La bandiera sia pure la tua, ma il carico nostro: ecco, in sostanza, che cosa dicevano i menscevichi, quali autentici politicanti opportunisti, con la loro pro- posta. L’ingenua astuzia di guerra dei menscevichi è stata naturalmente subito smascherata, mentre dai banchi bolscevichi (nella chiesa di Londra noi sedevamo effettivamente su banchi, sicché qui non si tratta di un’espressione figurata) si udivano scoppi di ilarità. Da que- gli stessi banchi sono echeggiate risate addirittura omeriche e il fra- gore di applausi ironici, che non si sono spenti per molto tempo, quando, dopo la bocciatura dell’emendamento menscevico, un polacco ha proposto un altro emendamento: lasciare le parole sulla lotta contro i cadetti e, allo stesso tempo, menzionare la lotta per condurre sino in fondo la rivoluzione. Naturalmente questo emendamento è stato approvato dal congresso. 1 menscevichi che hanno votato in suo favore ( znoblesse oblige>\) hanno particolarmente meritato applausi ironici, dopo che L. Martov aveva lanciato tuoni e fulmini negli 4 66 LENIN Otgoloski (n. 5) contro ridea, che secondo lui era un’idea repubbli- cana borghese, di condurre la rivoluzione sino in fondo. L’infelice astuzia dei menscevichi è risultata un servizio molto felice a noi reso, poiché grazie a questo emendamento il congresso ha approvato un’altra idea estremamente importante, non proposta al congresso dalla nostra risoluzione, e precisamente la risoluzione sui compiti di classe del proletariato. Ili Non bisogna fissare sulla carta il nostro attuale atteggiamento verso i cadetti, ha detto un noto menscevico al congresso (Martynov, mi pare), volendo che invece della fuga, per cosi dire, del menscevi- smo, si ottenesse una ritirata in perfetto ordine. Oggi i cadetti non servono a nulla; e sia, ma non fissatelo sulla carta perché essi po- trebbero ancora servire. In queste parole è stata formulata in modo infelice un’idea molto importante del menscevismo, sulla quale vale la pena di soffermarsi a conclusione delibarne del problema deH’atteggiamento verso i par- titi borghesi. Questa formulazione non è felice perché la possibilità di utilizzare tutto ciò che può «servire» non è per nulla esclusa dalla risoluzione che determina quali sono le radici di classe della presente, attuale politica controrivoluzionaria. Qui è importante l’idea che se oggi i cadetti non hanno giustificato la fiducia dei menscevichi, ci fu un tempo in cui essi la giustificarono. Quest’idea è sbagliata. I cadetti non hanno mai giustificato la fiducia che i menscevichi riponevano in loro. Per convincersene basta considerare la piu poderosa ascesa della nostra rivoluzione, l’ottobre- dicembre 1905, e confrontare con essa l’attuale periodo, il periodo che si può dire del massimo declino. Né durante la massima ascesa, né durante il massimo declino i cadetti hanno giustificato la fiducia dei menscevichi; non hanno avvalorato la loro tattica, ma l’hanno de- molita con il loro comportamento. Nel periodo dell’ascesa gli stessi menscevichi condussero una lotta attiva contro i liberali (ricordate il Nacialo), e nel momento attuale tutto l’insieme delle votazioni nella li Duma parla nel modo piu chiaro in favore della politica del «bloc- co delle sinistre» e contro la politica di appoggio ai cadetti. L ATTEGGIAMENTO VERSO I PARTITI BORGHESI 467 Il futuro storico della socialdemocrazia russa dovrà chiamare il periodo tra questa massima ascesa e questo massimo declino della rivoluzione Tepoca dei tentennamenti. La socialdemocrazia, nella persona dei menscevichi, ha oscillato in questo periodo dalla parte del liberalismo. Un anno di discussioni (fine del 1904-fine del 1905) ha fornito la preparazione storica dei problemi controversi e della lo- ro valutazione generale. Un anno e mezzo di rivoluzione (fine del 1905-metà del 1907) ha fornito la sperimentazione di questi problemi controversi nel campo della politica pratica. Questo esperimento ha mostrato con i fatti il fiasco completo della politica di appoggio al li- beralismo e ha indotto a riconoscere la validità deirunica politica ri- voluzionaria del proletariato nella rivoluzione borghese: lottare per condurre sino in fondo la rivoluzione unendo a sè le masse contadine democratiche, contro il tradimento del liberalismo. Sarebbe arrischiato dire che il Congresso di Londra abbia posto fine a questo periodo di tentennamenti di socialdemocratici verso il liberalismo, ma comunque vi è stato un serio inizio di liquidazione di questi tentennamenti. P.S. La stampa borghese sfrutta con raddoppiato zelo il silenzio forzato della socialdemocrazia e la « semilegalità » del Congresso di Londra per calunniare i bolscevichi come se fossero morti. Certo, senza un quotidiano non si può nemmeno pensare di poter tener testa airapartitico Tovaristc , dove gli ex socialdemocratici A. Bram, e poi il signor Iuri Pereiaslavski e tutti quanti ia danzano un vero cancan: non ci sono verbali, e si può mentire impunemente. Negli articoli di questi A. Bram, Pereiaslavski e soci non vi è nulla, se non il consueto astio degli intellettuali borghesi senza partito, sicché di questi articoli è sufficiente dire che sono stati accolti con meritato disprezzo. Un’altra cosa è l’intervista concessa dal signor Struve, pubblicata nella Birgiovfa e finora, pare, non smentita. Oltre al disprezzo essa merita, quale... campione, un’attenzione scientifica. Il signor Struve gravita verso gli ottobristi, odia le sinistre, e ciò è una espressione veramente classica delle tendenze immanenti del libera- lismo. Egli riconosce che le voci che un tempo correvano, secondo cui egli aveva fatto eleggere nell’ufficio (della Duma) un ottobrista e aveva, in generale, condotto trattative e partecipato a riunioni con gli ottobristi sono vere. Egli è per l’unione con gli ottobristi! Vi rin- 4 68 LENIN grazio, signor Struve, voi confermate magnificamente ciò che fin dall’autunno scorso scriveva il Proletari (n. 5, Tentativo di classifi- cazione dei partiti politici russi) sugli ottobristi e sui cadetti ia7 . Il signor Struve sente l’impotenza degli intellettuali borghesi e vuole spostare il centro di gravità del liberalismo avvicinandolo alle classi abbienti. I liberali del tipo dei cadetti non riescono a concludere un accordo con la Corona: abbasso i cadetti! Siano dunque almeno i « liberali » del tipo ottobrata a riuscire a concluderlo. Ciò è coerente, ed è per noi vantaggioso poiché rende la situazione chiara e determi- nata. Una nuova Duma dei grandi proprietari fondiari. Una nuova legge elettorale che ben divida, con tutta la precisione desiderata, i fidati grandi proprietari fondiari e pezzi grossi della borghesia dagli infidi contadini e operai e dalla infida piccola borghesia urbana. Nuo- va tendenza nel liberalismo : la guerra del signor Struve contro la « po- litica avventuristica delle sinistre », che « sfruttano gli oscuri istinti sociali!! [« istinti sociali », è scorretto, ma nella sua scorrettezza è tanto piu plastico. Gli scritti del signor Struve, a quanto pare, saranno tanto più scorretti e chiari quanto più questo signore si avvicinerà all’Unio- ne del popolo russo, che già non gli è lontana] delle arretrate masse contadine ». Si, ciò non accade per caso. Il liberalismo borghese è impotente come partito degli intellettuali; è impotente al di fuori della lotta contro le masse contadine rivoluzionarie («oscuri istinti sociali»); è impotente quando non è strettamente legato con i portafogli ben forniti, con la massa dei grandi proprietari fondiari, con i fabbricanti... con gli ottobristi . Quel che è vero, è vero. Molto tempo fa avevamo detto ai cadetti: «quel che fai, fallo presto». Chi è per un accordo con la Corona vada dagli ottobristi, da Stolypin, dall’Unione del popolo russo. Chi è per il popolo segua la socialdemocrazia, che unica ha con- dotto e conduce una lotta implacabile contro l’influenza dei liberali sui trudovil{i. Taluni pensavano che proprio la politica menscevica poteva scin- dere i cadetti. Ingenua illusione! Ha scisso e scinde i cadetti soltanto la politica del blocco delle sinistre della socialdemocrazia rivoluzionaria. Soltanto questa politica affretta l’ineluttabile delimita- zione: i liberali borghesi con gli ottobristi; i democratici borghesi con l'atteggiamento verso 1 PARTITI BORGHESI 469 i trudovik}. La socialdemocrazia continuerà come prima, come finora, a costringere questi ultimi a scegliere tra la democraticità proletaria conseguente e il liberalismo. Coraggio, avanti, politici à la Struve! Pubblicalo nel 1907 nella raccolta Bilancio del Congresso di Londra del POSDR, Pietroburgo. Firmato: N. Lenin. NOTE 1 Si tratta della seconda conferenza del POSDR ( prima di tutta la Russia) che ebbe luogo a Tammerfors dal 3 al 7 (16-20) novembre 1906. Il CC menscevico, avendo ammesso alla conferenza rappresentanti di organizzazioni fittizie, assicurò ai menscevichi la maggioranza: insieme ai bundisti essi avevano 18 delegati su 32 e ne approfittarono per far approvare una risoluzione che ammetteva i blocchi con i cadetti nelle elezioni della Duma. Sulla posizione di Lenin alla conferenza, cfr., nella presente edizione, voi. n, pp. 278-279. 2 La conferenza cittadina e di governatorato dell’organizzazione di Pietroburgo del POSDR si era riunita il 6 (19) gennaio 1907 per decidere quali accordi elettorali erano ammessi nelle elezioni della TI Duma. Ad essa parteciparono 70 delegati (39 bolscevichi e 31 menscevichi). 3 Socialisti popolari : partito legale piccolo-borghese che si era costituito nel 1906 staccandosi dall'ala destra del partito socialista-ri voi uzionr io. 4 LìdvaU incaricato del rifornimento di viveri ai governatorati colpiti dalla ca- restia nel 1906, era stato denunciato, insieme con il sottosegretario agli interni Gurko, per malversazione c speculazione. I colpevoli non vennero tuttavia con- dannati. Il cadetto M. Hcrzcnstcin, deputato della I Duma, venne assassinato dai cento- neri in Finlandia il 18 (31) luglio 1906. 5 I < chiarimenti del Senato » erano stati dati a proposito degli articoli della legge elettorale per le elezioni della II Duma. «Chiarendo* questi articoli, il Senato privava del diritto di voto sìngoli elettori o intere categorie della popolazione. 8 Ottobristi («Unione del 17 ottobre »): partito controrivoluzionario della grande borghesia industriale e commerciale e dei grandi proprietari fondiari che ammi- nistravano la loro azienda in modo capitalistico; venne fondato nel novembre 1905. Pur accettando a parole il manifesto del 17 ottobre, in cui lo zar, spa- ventato dalla rivoluzione, prometteva al popolo le « liberà civili * e la Costitu- zione, gli ottobristi appoggiavano senza riserve la politica interna ed estera del governo zarista. Capi degli ottobristi erano A. Guckov, grande industriale, e M. Rodzìanko, proprietario di immense tenute. 7 Narodowcy\ partito nazionalista controrivoluzionario della borghesia polacca che si costituì nel 1897. Nel periodo della rivoluzione del 1905-1907 i narodowc y divennero il principale partito della controrivoluzione, il partito dei centoneri polacchi. 8 Le cifre precedute da un « piu» indicano il numero dei voti di grandi elettori .11 - 75 474 NOTE che sarebbero potuti andare ai centoneri se nelle elezioni i voti si fossero divisi fra i cadetti e il blocco di sinistra. 9 Zubatov : capo della sezione di Mosca della polizia segreta zarista, ispiratore del cosiddetto socialismo poliziesco. Egli fondò delle organizzazioni sedicenti ope- raie sotto la tutela dei gendarmi e della polizia, allo scopo di distogliere gli operai dal movimento rivoluzionario. 10 Cfr. Brieje und Auszuge aus Briefen von ]oh. Phil. Becker , ]o$. Dietzgen, Frie- drich Engels, Karl Marx und A. an F. A. Sorge und Andcre, Stuttgart, 1921. P- i 94 * 11 Cfr., nella presente edizione, voi, g, pp. 9-126. 12 Cfr. Karl Marx, Lettere a Kugelmann , Roma, Edizioni Rinascita, 1950, pp, 77 e s fi£- 13 Ivi, p. 37. 14 Ivi, p. 67. 18 Ivi, p. 85. 16 Ivi, pp- 33-34- 17 Ivi, pp. 94*95- 18 Cfr. Karl Marx-Fricdrich Engels, // Partito e l’Internazionale, Roma, Edizioni Rinascita, 1948, pp. 155. 19 Cfr. Lettere a Kugelmann, cit., pp. 139-140. 20 L'uomo nell'astuccio è il titolo di un racconto di Cekhov che ha per protagonista un borghcsuccio vile ed esageratamente cauto. 21 Cfr. Lettere a Kugelmann cit., p. 140. Il corsivo è di Lenin. 22 Ivi. p. 141. Il corsivo è di Lenin. 23 Ivi, pp. 141-142. 24 Lenin chiama nazionalisti autonomisti i deputati della Polonia nella II Duma. 28 Cfr., nella presente edizione, voi. 11, p, 292, nota. 2 ® Cfr. lo scritto di Engels, Socialismo in Germania , scritto nel 1891. La stessa idea è espressa da Engels nel 1894, nella sua introduzione alle Lotte di classe in Francia (Cfr. K. Marx-F. Engels, Il 1848 in Germania e in Francia, Roma, Edizioni Rinascita, 1948, p. 136). 27 A Saratov c a Nizni Novgorod nelle elezioni della II Duma i candidati del blocco di sinistra riportarono la vittoria, A Saratov su 80 grandi elettori eletti 65 erano di sinistra e 15 cadetti; a Nizni, quelli di sinistra erano 39, i cadetti 38 e gli ottobristi 3. 28 La conferenza dell’ organizzazione socialdemocratica di Pietroburgo (cittì e prò* vincia) ebbe luogo nel febbraio 1907. Erano presenti 27 delegati con voto deli- berativo e 14 con voto consultivo (fra i quali alcuni grandi elettori della curia operaia). La conferenza approvò la relazione di Lenin e condannò l’attività fra- zionistica dei menscevichi. Vennero inoltre eletti i delegati alla conferenza delle organizzazioni bolsceviche che doveva elaborare la piattaforma per il quinto con- gresso del POSDR. 29 Nella discussione sul rapporto di Lenin era stato sollevato il problema: non occorre forse limitare gli accordi del partito socialdemocratico con la democrazia NOTE 475 rivoluzionaria solunto ai momenti della lotta (insurrezione, scioperi), e non occorre in questi casi un’unica e comune organizzazione rivoluzionaria? 30 I progetti di risoluzione dei bolsce vichi per il quinto congresso del POSDR fu- rono approvati all’assemblea dei rappresentanti dei comiuti provinciali di Pietroburgo e di Mosca, deH’Ufficio regionale della zona centrale industriale e della redazione del Proletari. Vennero inviati come materiale alle varie organizza- zioni di partito per la discussione e la preparazione del congresso. 31 L’assemblea degli operai di Pietroburgo, convocata dal Comitato del POSDR della città il 4 (17) settembre 1906, condannò con 74 voti contro 1 1 la parola d’ordine menscevica del « congresso operaio». Nel settembre dello stesso anno ebbe anche luogo la seconda conferenza delle organizzazioni socialdemocratiche della zona centrale, composu dai rappresentanti di Mosca, Ivanovo-Voznesensk, Briansk, Nizni Novgorod, Sormovo, Oriol, Smolensk e di altre città, c della redazione del Proletari. Vi venne approvata una risoluzione in cui l'agitazione per il « congresso operaio » era definita dannosa demagogia. 32 Cfr., nella presente edizione, voi. 11, p. 396. 33 Cfr. nota 26. 34 Prima raccolta è il titolo di una raccolta bolscevica di articoli dedicati al bilancio della I Duma e all’analisi delle prospettive della II Duma. Vi erano compresi parecchi articoli di Lenin già apparsi su giornali bolscevichi. 35 « Quattro rivendicazioni »: si tratta del sistema elettorale democratico che com- prende le quattro rivendicazioni: suffragio universale, eguale, diretto e segreto. 36 Molcialin: personaggio servile, adulatore e carrierista della commedia di Gri- boiedov. L’ingegno, che guato ! 37 La risoluzione di Amsterdam - « Norme internazionali della tattica socialista » - fu approvata al Congresso della II Internazionale tenutosi ad Amsterdam dal 14 al 20 agosto 1904. La risoluzione vietava ai socialisti di partecipare ai governi borghesi e respingeva la collaborazione fra i partiti socialisti e i partiti borghesi. 33 11 deputato della I Duma, N. Borodin, in un ?uo libro intitolato La Duma in cifre , (Pietroburgo 1906), aveva calcolato che dei 153 cadetti della I Duma 92 erano nobili. Di questi, 3 possedevano da 5.000 a 10.000 desiatine; 8, da 2.000 a 5.000; 8, da mille a duemila; 30, da 500 a mille. Quindi un terzo dei deputati cadetti era costituito da grandi proprietari fondiari. 39 II documento La dichiarazione di Stolypin è un progetto di appello che il gruppo parlamentare della 11 Duma doveva lanciare in risposta alla dichiarazione del governo fatta da Stolypin il 6 (19) marzo 1907. Il progetto venne discusso nella riunione del gruppo socialdemocratico (Lenin l’aveva scritto prima della dichia- razione) il 28 febbraio. Nel gruppo prevalevano i menscevichi, e venne perciò approvato il loro progetto, che venne letto alla Duma dal deputato Tseretcli. 40 II ministro Stolypin il 9 (22) novembre 1906 aveva emanato un decreto che con- cedeva ai contadini il diritto di uscire dall 'obstetna e assegnava loro in proprietà il nadiel che avevano in godimento, e il 15 (28) novembre un altro decreto che autorizzava le Banche agrarie a concedere mutui ai contadini contro ipoteca sui nadiel. Sulla riforma agraria di Stolypin cfr. // programma agrario della social- democrazia nella prima rivoluzione del / 905-/ 907, nel voi. 13 della presente edizione. 41 Nella seduta del 7 (20) marzo 1907 della II Duma il gruppo 'socialdemocratico aveva proposto di creare una commissione per Tesarne delle attività del governo 47* NOTE per il soccorso dei contadini colpiti dalla carestia negli anni 1905-1907. Si pro- poneva di controllare il rendiconto del ministero sull’utilizzazione dei mezzi finanziari e di condurre un’indagine sulla situazione nei governatori affamati. Contro la proposta intervenne il cadetto Rodicev, appoggiato da Stolypin in nome del governo. 42 Cfr. K. Marx-F. Engels, Ausgewàhlte Briefe, Berlin, 1953, p. 570. 43 In russo i termini « vozdvtgat» (erigere) c evydvigat » (porre, avanzare) sono facilmente confondibili per la loro assonanza, distinguendosi l’uno dall’altro soltanto per il prefisso. 44 Cfr., nel presente volume, pp. 123-124. 4 ® Pi-erre-dì: si vuole designare con queste iniziali il partito delle riforme demo- cratiche, uno degli schieramenti politici della borghesia monarchica liberale. Questo partito venne fondato all’inizio del 1906 durante le elezioni della I Duma; aveva una posizione piu a destra dei cadetti. 49 Cfr. nota 42. 47 La conferenza dell ’« Unione della regione estone » ebbe luogo nella seconda metà del febbraio 1907. Vi presero parte 18 delegati con voto deliberativo delle organizzazioni di Rcval, Narva c delle organizzazioni dell’Estlandia (cosi ve- niva allora chiamata la parte settentrionale dell’Estonia). Erano presenti anche 3 delegati di Pietroburgo e Riga con voto deliberativo sulle questioni concernenti la propaganda e l’agitazione in lingua estone. 48 11 kolo polacco era costituito dai deputati polacchi della Duma. Nella I e nella Il Duma i narodowey ne erano il nucleo principale. In tutti i problemi fonda- mentali della tattica parlamentare appoggiava gli ottobristi c le destre. 49 11 progetto era stata redatto da Lenin per il discorso che il deputato socialdemo- cratico Alexinski doveva pronunciare durante il dibattito sulla questione agraria alla Duma. Nel suo discorso, pronunciato il 5 (18) aprile 1907, Alexinski lo utilizzò solo in parte. 00 Quando i contadini vennero emandpati fu creato ristituto dei mediatori di pace, ì quali venivano designati dal governatore, che li sceglieva fra i vecchi aristocratici locali e dovevano essere confermati in carica dal Senato. 01 Smerdy\ cosi venivano chiamati nell’antica Russia i contadini. In seguito, i nobili grandi proprietari fondiari e i rappresentanti del potere cosi chiamavano, in segno di dispregio, i contadini servi della gleba. Russata Pravda: primo compendio scritto conosciuto degli usi giuridici e dei decreti dei principi della Rus di Kiev dcll’XI e del XII secolo, scoperto nel 1738 nell’elenco del primo Annale di Novgorod, 52 Si tratta dello scrìtto di Karyscev, Le affittanze contadine fuori delle obsteina ». 53 N. Cernyscevski esprime queste idee nel romanzo Prologo al prologo (cfr., nella presente edizione, voi. i, pag. 284, dove Lenin cita passi di questo romanzo), 94 Ba laidi {in: personaggio di Un idillio contemporaneo di Saltykov-Stccdrin, tipo di liberale avventuriero, fatuo chiaccherone e mentitore che poneva i suoi egoi- stici interessi al di sopra di ogni cosa. 56 Bazarov: personaggio principale del romanzo di Turgheniev Padri e figli . Posse, V. A.: giornalista borghese e uomo politico ehe nel 1906 e nel 1907 sosteneva la necessità di creare in Russia delle organizzazioni cooperative ope- raie indipendenti dal partito socialdemocratico. NOTE 477 s7 Cfr., nella presente edizione, voi. n, p. 336. ss «.Credo»: nome dato al manifesto pubblicato da un gruppo di «economisti» (Prokopovic, Kuskova e altri, divenuti in seguito cadetti). Lenin denunciò la posizione del gruppo nel suo scritto Protesta dei socialdemocratici russi (cfr., nella presente edizione, voi. 4, pp. 167-181). 59 Cfr. Marx-Engels, Die Revolution von 1848. A usua hi aus der « Neuen Rhci- nisehen Zeitung », Dictz Verlag, Berlin, 1949, pp. 185-189. 60 I trudovif^i, i socialisti popolari c i socialisti-rivoluzionari votarono alla II Duma per il candidato cadetto alla presidenza della Duma stessa; i trudovikf* in ri- sposta al gruppo parlamentare socialdemocratico che aveva proposto di criticare la dichiarazione del governo fatta da Stolypin alla Duma il 6 (19) marzo 1907, dissero che avevano deciso di accogliere la dichiarazione con un « silenzio di tomba » e che già erano addivenuti a un accordo con la maggioranza dei gruppi di opposizione, e in particolare con i cadetti. Quando alla Duma venne discusso il bilancio i trudovikj, insieme con i cadetti, votarono per il suo passaggio alla commissione del bilancio della Duma. 61 Cfr,, nel presente volume, p. 123. 62 Ivi, p, 306. 03 Cfr. Franz Mehring, Storia della socialdemocrazia tedesca , Editori Riuniti, 1961. 64 Cfr. K. Marx-F, Engels, Aitsgcwàhltc Briefe , Berlin, 1953, p. 469. 65 Ivi, p. 478. 66 Ivi, p. 474, 67 Ivi , p. 412. 08 Ivi, p. 471. 69 Ivi pag. 470. L’ordine dei « Cavalieri del lavoro » {Knigts of Lahor) fu fondato in America nel 1869 dal sarto Uriah Stevens. Raccoglieva soprattutto operai non qualificati, rifiutava la lotta politica e predicava la collaborazione di classe. Scomparve poco dopo il 1890. 70 Cfr. K. Marx-F. Engels, Ausgetvàhlte Briefe , Berlin, 1953, p. 364. 71 Ivi, p. 391. 72 Cfr. Briefe und Auszùge aus Briefen von ]oh. Phil . Becker, Jos. Dietzgen, Frie- drich Engels, Karl Marx u. A. an F. A. Sorge und A ridere, Stuttgart, 1921, p. 167. 73 Ivi, p. 169. 74 Ivi, pp. 183-184. 75 Alla fine del 1884 il cancelliere della Germania, Bismarck, richiese al Rcichstag, nell’interesse della politica aggressiva coloniale tedesca, di decretare sussidi ad armatori privati perché stabilissero linee di navigazione per l'Africa orientale, l’Australia e l’Asia. La questione suscitò aspri dissensi nel gruppo parlamentare socialdemocratico, la cui ala destra, che aveva la maggioranza nei gruppo, era favorevole alla concessione di sussidi alle compagnie di navigazione. Nel 1895, durante la discussione al Rcichstag, avendo posto, come condizione del voto favorevole, che le nuove navi venissero costruite nei cantieri tedeschi e avendo il Reichstag respinto la proposta, tutto il gruppo votò contro i sussidi. Engels nella lettera a Sorge del 31 dicembre 1884 condanna la posizione opportunista dell’ala destra del gruppo parlamentare socialdemocratico. (Cfr. Briefe und Auszùge cit., p. 199). 47 8 NOTE 78 Cfr. Bricfc und Ausziigc cit., pp. 203*204. 77 Ivi , p. 256. 78 Possibilisti: frazione riformista del partito operaio francese staccatasi nel 1882 e riassorbita dal PSF nel 1905. 78 Cfr. Bricfc und Ausziigc cit., p. 307. 80 Ivi , pp. 311-312. 81 Cfr. K. Marx-F. Engels, Ausgtwàhltc Bricfc, cit., pp. 491-492. 82 Cfr. Bricfc und Ausziigc cit., pp. 316-318. 83 Ivi, p. 319. 84 Cfr. Ncuc Zcit, 1906-1907, voi. I, n. 1, p. 13. 86 Cfr., Ausgcwàhltc Bricfc cit., p. 546. 88 Ivi , p. 575. 87 Cfr. Bricfc und Ausziigc cit., p. 418. 88 Cfr. Ausgcwàhltc Bricfc cit., p. 392. 89 Cfr. Il partito c l'Internazionale p. 241. 90 Cfr. Ausgcwàhltc Bricfc, cit., p. 471. 91 Lo sciopero dei minatori francesi di Decazeville nel 1886 fu represso san- guinosamente dalle truppe. In seguito alla difesa del governo assunta dal partito radicale, i deputati operai eletti nelle liste radicali si separarono e formarono un gruppo parlamentare autonomo. 92 Cfr. Bricfc und Ausziigc cit., p. 220. 93 La parte della prefazione di Lenin che incomincia dalle parole: «Nel 1889 a- veva inizio in Inghilterra un movimento giovane » era stata pubblicata nel gior- nale bolscevico Nasce E\ho, n. i 3 , dell’ 8 aprile 1907, con la seguente introdu- zione: «Uscirà presto, nelle edizioni di P. Dauge, il carteggio di Marx e Engels con il loro amico e compagno di lotta Sorge, che vive in America. « Dato l’interesse che presenta questa pubblicazione ci permettiamo di ripor- tare la parte della prefazione alla traduzione russa del libro dedicata all’atteg- giamento di Marx e Engels verso l'attesa rivoluzione russa. Cominciamo con due caratteristici giudizi di Engels sull’importanza della rivoluzione francese e sulla possibilità della rivoluzione in Germania ». 94 Cfr. Ausgcwàhaltc Bricfc cit., p. 495. 05 Cfr. Bricfc und Ausziigc cit., p. 371. 06 Con crisi in Oriente si intende la guerra russo-turca del 1877-78. 97 Cfr. Ausgcwàhltc Briefc cit., p. 363. 98 « Ripartizione nera»: organizzazione rivoluzionaria populista sorta nell’autunno 1879 dalla scissione di «Terra c libertà». Essa costituì circoli a Pietroburgo, Mosca, Kiev, Odessa, Kharkov, Kursk, Perm, Kazan, Rostov. Vi avevano fatto parte Plekhanov e la Zasulic. 99 Cfr. Ausgcwàhltc Bricfc cit., p. 399. 100 Sui Nostri dissensi e sul carattere deirimminente rivoluzione in Russia Eng ls scrisse in una lettera alla Zasulic del 23 aprile 1885. La lettera venne pubbl cata per la prima volta nel 1925, nella raccolta 11 gruppo dell'* Emancipazione vel la- voro», n. 3. Cfr. K. Marx-F. Angels, Ausgcwàhltc Bncfe cit., pp. 457-460. NOTE 479 101 Cfr. Briefe und Ausziige cit., pp. 259-260 102 Ivi, p. 262. 103 Cfr. Marx, Engels, Lenin, Stalin, Zur deutsche Geschichte, Berlin, 1954, p. 525. 104 Malovier (pseudonino del cadetto V. Portugalov) vuol dire uomo di poca fede. 105 Cfr. K. Marx - F. Engels, Ausgcwàhlte Schrifte in zwei Bande, Bd. I, Berlin, 1 959» P- 58. 106 Marx chiamò « assemblea dei conciliatori » il parlamento di Francoforte, convo- cato in Germania nel maggio del 1848 (cfr. sulla Nuova gazzetta renana : Il partito e l’Internazionale cit., pp. 77*86). 107 Cfr. Zur deutsche Geschichte cit. Bd. II, 1. Halbband, Berlin, pp. 254-314. 108 In russo strclcts vuol dire arciere, e cosi viene anche chiamata la costellazione del sagittario. 109 Alla conferenza cittadina dell organizzazione di Pietroburgo erano presenti 133 delegati (92 bolscevichi e 41 menscevichi); fra questi, piu di 100 erano operai. In essa, oltre che sul problema della riorganizzazione, si discusse sull’inammissi- bilità della collaborazione alla stampa borghese, sul i° maggio e sulla tattica del- la socialdemocrazìa. Lenin fu eletto rappresentante delPorganizzazione di Pietro- burgo presso il gruppo socialdemocratico alla Duma. 110 Alla conferenza dell’organizzazione di tutta la città di Pietroburgo, che si era tenuta l’u (24 febbraio) 1906 per discutere sulla tattica elettorale nelle elezioni della I Duma, erano presenti 36 delegati bolscevichi e 29 menscevichi. Per ottenere la maggioranza i menscevichi contestarono la validità delle elezioni dei delegati del distretto, che si erano pronunciati in favore della tattica bolscevica del boi- cottaggio attivo.' Quando la conferenza riconobbe la validità di quelle elezioni, essi richiesero che la conferenza stessa si dividesse in cittadina e distrettuale. La loro proposta fu respinta. 111 Alla conferenza interrionale delPorganizzazione di Pietroburgo erano presenti più di 40 bolscevichi e circa 30 menscevichi. Furono approvate le risoluzioni proposte dai bolscevichi. 112 Le organizzazioni militari e di combattimento cominciarono a costituirsi nel 1905, particolarmente dopo il III Congresso del partito. La conferenza delle or- ganizzazioni militari e di combattimento tenutasi a Mosca nel marzo 1906 venne scoperta dalla polizia e i suoi partecipanti vennero arrestati. Nel novembre del- lo stesso anno se ne tenne un’altra a Tammerfors, convocata dai bolscevichi, in Cui erano presenti 19 delegati con voto deliberativo e 9 con voto consultivo, i quali rappresentavano 11 organizzazioni militari e 8 organizzazioni di comhat- timento. La conferenza discusse i resoconti dei delegati, un rapporto sul mo- mento attuale, un rapporto sull’insurrezione di dicembre a Mosca e su quella del novembre a Sebastopoli e a Sveaborg, sulla funzione del partito nell’insur- rezione armata, sul lavoro tra gli ufficiali e altre questioni. 313 In russo nizni cin (basso grado): nell’esercito zarista venivano cosi chiamati i soldati semplici e i caporali. 134 La relazione al V Congresso del POSDR a proposito della scissione a Pietroburgo e della istituzione di un tribunale di partito ad essa connessa fu pubblicato in opuscolo con la menzione < Soltanto per i partecipanti al congresso del partito del POSDR». La prima e l’ultima parte furono scritte neiraprile 1907; il discorso 480 NOTE di Lenin al tribunale di partito fu scritto nel febbraio dello stesso anno e pro- nunciato alla prima seduta del tribunale alla fine del marzo. 115 Cfr., nel presente volume, pp. 26-36. 116 Cfr. nella presente edizione, voi. il, pp. 429-446. 117 I dostigentsi (dostigenie = raggiungimento) erano i membri dell’« Unione per il raggiungimento dei pieni diritti del popolo ebraico in Russia ». Essi rivendicava- no (e libertà borghesi e l’abolizione delle leggi limitative per gli ebrei. La loro attività pratica si riduceva a petizioni e istanze rivolte ai rappresentanti del potere. 118 II V Congresso del POSDR si tenne a Londra dal 30 aprile al 19 maggio (13 maggio-! 0 giugno) 1907. Erano presenti 336 delegati con voto deliberativo e consultivo, cosi suddivisi: 105 bolsceviche 97 menscevichi, 57 bundisti, 44 so- cialdemocratici polacchi, 29 socialdemocratici lettoni e 4 ai di fuori delle fra- zioni. Per tutte le principali questioni il congresso approvò le risoluzioni bolsce- viche. Il Comitato centrale eletto dal congresso era composto da io bolscevichi, 7 menscevichi, 3 socialdemocratici polacchi e 2 socialdemocratici lettoni. 11S > Cfr., nel presente volume, pp. 130- 135 130 La dichiarazione venne fatta quando si doveva approvare la risoluzione sul rap- porto del gruppo socialdemocratico alla Duma. Alla commissione incaricata di redigerla erano giunti quattro progetti: quelli dei bolscevichi, dei menscevichi, dei polacchi e dei bundisti. La commissione non ne approvò nessuno e concen- trò la sua attenzione sui seguenti problemi: 1) doveva o no la risoluzione contenere direttive tattiche per il gruppo, 2) elencare tutti gli errori commessi dal gruppo, e 3) la fiducia nel gruppo. La risoluzione redatta non ebbe la maggioranza nella commissione, e il congresso nella sua seduta del io (23) maggio discusse le stesse questioni. La proposta dei bolscevichi di includere nella risoluzione delle di- rettive fu respinta poiché i lettoni votarono contro. Il giorno seguente il rappre- sentante della frazione lettone propose di votare una seconda volta, dopo la di- scussione sui problemi dei partiti borghesi e della Duma. Lenin appoggiò i let- toni, e alla seconda votazione venne approvata la proposta dei bolscevichi. 121 La risoluzione dei menscevichi caucasici era stata esaminata particolareggiata- mente da Lenin nel paragrafo 12 della sua opera Due tattiche della socialdemo- crazia nella rivoluzione democratica (cfr., nella presente edizione, voi. 9, pp. 83-91) 122 Cfr. R. Marx - F. Engels, Werf^e. Bd. 4, Berlin, Dietz, 1958 p. io. 123 Alla ventisettesima seduta del congresso, durante la discussione della risoluzione bolscevica, Trotski propose di togliere dalla risoluzione la caratterizzazione delle basi sociali dei partiti monarchici liberali e del principale fra di essi, il partito cadetto. Dopo il discorso di Lenin la proposta fu respinta. 124 L'emendamento dei menscevichi Martov e Martynov alla risoluzione sull'atteg- giamento verso i partiti borghesi fu respinta dal congresso. 125 Nel congresso era stato deciso di eleggere un Comitato centrale composto di 15 persone; 12 dovevano essere elette nel congresso stesso e 3 dovevano essere designate dalle organizzazioni nazionali dopo il congresso. Durante le elezioni 9 candidati ottennero la maggioranza dei voti e 5 ottennero un cgual numero di voti. Bisognava eleggere 3 di questi ultimi. I bolscevichi proposero il ballot- taggio, i menscevichi il sorteggio fra i candidati. Fu approvata la proposta dei bolscevichi. 126 In italiano nel testo. 127 Cfr., nella presente edizione, voi. 11, pp. 206-212. CRONACA BIOGRAFICA (gennaio-giugno 1907) I 9°7 gennaio-aprile Lenin vive a Kuokkala (Finlandia) fine gennaio Il Comitato cenralc (in maggioranza menscevico) deferisce Lenin al tribunale di partito per il suo opuscolo Le elezioni a Pierobnrgo e l'ipocrisia dei 31 menscevichi . 5 (iS) febbraio Lenin scrive la prefazione all’edizione delle russa Lettere a Kugelmann di K. Marx, da lui curata. tra V8 e il /j ( 21 e 28) febbraio Alla terza sessione della conferenza dell’organizzazione social- democratica di Pietroburgo (cittadina e provinciale) Lenin tiene un rapporto sulla campagna elettorale e sulla tattica dei socialdemocratici. 15-18 febbraio (28 febbraio- 3 marzo) Scrive i progetti di risoluzione per il quinto congresso del POSDR. Dirige la riunione dei rappresentanti dei comitati provinciali di Pietroburgo e di Mosca, dell’Ufficio regionale della zona in- dustriale centrale e della redazione del Proletari, nella quale si discutono e si approvano i progetti di risoluzione redatti da Lenin. 28 febbraio (13 marzo ) In una riunione del gruppo socialdemocratico della Duma vie- ne discusso il progetto di appello La dichiarazione dì Stolypin scritto da Lenin. 25 marzo Lenin presiede la prima sessione della conferenza cittadina di Pietroburgo tenutasi a Terioki (Finlandia) e interviene nella discussione sul piano di riorganizzazione del Comitato di Pie- troburgo e sul lavoro organizzativo del comitato stesso. Viene eletto delegato dalla conferenza a tenere contatti con il gruppo socialdemocratico della II Duma. marzo Tiene un rapporto sulla situazione del momento e i compiti del partito in una riunione convocata per impartire direttive ai bolsccvichi che si recano nelle varie località del paese per le elezioni dei delegati al quinto congresso. 8 (21) aprile Interviene nella discussione sul rapporto di attività del grup- po socialdemocratico alla II Duma tenuto alla seconda ses- 4 8 4 CRONACA BIOGRAFICA aprite fine aprile jo aprile- 1 g maggio ( i j maggio - i 9 giugno) seconda metà di maggio 1 9 maggio (V giugno) 21-25 maggio (j'7 giugno) inizio di giugno sione della conferenza delPorganizzazione socialdemocratica di Pietroburgo. Viene eletto delegato al quinto congresso del POSDR dall’orga- nizzazione di Verkhnie-Kamskaia (Urali). Partecipa alla riunione dei bolscevichi c dei menscevichi te- nutasi a Terioki, nella quale vengono discusse le questioni del prossimo quinto congresso. Si reca a Copenaghen, dove doveva tenersi l’apertura del quin- to congresso c parla ai delegati bolscevichi ivi convenuti sulla questione dei gruppi di combattimento. Giunge a Londra, do- ve si terrà il congresso. V Congresso (di Londra) del POSDR. Lenin prende parte at- tiva e dirigente ai lavori del congresso. Viene eletto alla prima seduta membro della presidenza. Alla fine dei lavori del V Congresso del POSDR, nella riunio- ne dei bolscevichi viene eletto il centro bolscevico capeggiato da Lcuin. Lenin viene eletto, al congresso, membro del Comitato centrale deL POSDR. Assiste al II Congresso della socialdemocrazia lettone che si tiene a Londra, Tiene un breve rapporto sui compiti del proletariato nella fase attuale della rivoluzione borghese e presenta un progetto di ri- soluzione sul problema. Ritorna a Kuokkala. Pronuncia a Terioki un discorso sul V Congresso in una riu- nione di operai venuti da Pietroburgo. Le persecuzioni della polizia lo costringono a trasferirsi a Stirsudden (Finlandia). IUDICI INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE Bicz Zaglavia (Senza titolo): rivista che si pubblicò a Pietroburgo dal 6 febbraio al 27 maggio 1906. Era stata fondata da Prokopovic, Kuskova e altri fautori del- l’ala revisionista della socialdemocrazia dell'Europa occidentale che si battevano contro l’idea di una politica di classe autonoma del proletariato. Birgevie Viedomosti (Notizie della Borsa): quotidiano borghese pubblicato a Pietro- burgo dal 1880. Il giornale fu soppresso nell’ottobre 1917. Dnicvnili Sotsial -De molata (Il diario del socialdemocratico): rivista edita da Ple- khanov, che si pubblicò saltuariamente, con grandi intervalli, dal marzo 1905 al- l’aprile 1912 a Ginevra. Ne uscirono 16 numeri. Nel 1916 ne usci un numero a Pietroburgo. Golos Prikazcikp (La voce del commesso): giornale del sindacato dei commessi. Si pubblicò a Pietroburgo daU'aprile all’ottobre 1906. Humanité (L')t quotidiano fondato da Jaurès nel 1904, quale organo di stampa del Partito socialista francese. Dopo la scissione del PSF, avvenuta nel congresso del dicembre 1920, e la costituzione del Partito comunista francese, il giornale divenne l’organo del PCF. ìskra (La scintilla): primo giornale illegale marxista russo, fondato da Lenin nel 1900. Si pubblicò a Lipsia, poi a Monaco e in seguito (dall’aprile 1902) a Londra e a Ginevra (dal 1903). Nel novembre di quell’anno passò nelle mani dei menscevichi. Cessò la pubblicazione nel 1905. ìzvestia Krcstianskif^h Dcputatov (Notizie dei deputati contadini): quotidiano, organo di stampa del gruppo del lavoro {trudoviftf) alla I Duma. Si pubblicò a Pietro- burgo nel maggio 1906. Jahrbuch jiir Sozialunssenschajt und Soziai politi i( (Annuario delle scienze sociali e della politica sociale): rivista di un gruppo opportunista della socialdemocrazia tedesca che si pubblicò a Zurigo dal 1879 al 1881. Nacialo (L’inizio): quotidiano legale menscevico che si pubblicò a Pietroburgo nel novembre e dicembre 1905. Narodnaia Duma (La Duma del popolo): quotidiano menscevico che si pubblicò a Pietroburgo nel marzo e nell’aprile 1907. Nasce E{ho (Il nostro eco): quotidiano legale bolscevico che si pubblicò a Pietroburgo INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE dal 25 marzo (7 aprile) al io (23) aprile 1907. Ne uscirono 14 numeri. La pub- blicazione del giornale venne vietata dal governatore di Pietroburgo. Nascia Gizn (La nostra vita): quoidiano vicino all’ala sinistra dei cadetti. St pubblicò con intervalli dal 1904 al 1906 a Pietroburgo. Nascia Tribuna (La nostra tribuna): settimanale legale del Bund che si pubblicò a Vilna nel 1906 e 1907. Nasc Mir (Il nostro mondo): rivista settimanale menscevica che si pubblicò a Pietro- burgo nel gennaio e febbraio 1907. Neue Rheinische Zeìtung (Nuova gazzetta renana): giornale che si pubblicò a Colonia dal i° luglio 1848 al 19 maggio 1849. Il redattore capo era Marx. Al suo 301° numero, il giornale dovette cessare le pubblicazioni sotto i colpi della reazione. Neue Zcit (Die) (Tempi nuovi): rivista della socialdemocrazia tedesca che si pubblicò a Stoccarda dal 1883 al 1923. No vìe Sily (Nuove forze): quotidiano dei trudovìf{i che si pubblicò a Pietroburgo nel febbraio 1907. Novi Lue (Nuovo raggio): giornale bolscevico legale che si pubblicò a Pietroburgo nel febbraio 1907. Novoie Vremìa (Tempi nuovi): quotidiano che si pubblicò a Pietroburgo dal 1869 al- l’ottobre 1917. Dapprima liberale moderato, si trasformò negli anni settanta in un organo di stampa dei circoli reazionari della nobiltà e della burocrazia. Il gior- nale combatteva non soltanto contro il movimento rivoluzionario, ma anche contro quello borghése liberale. Dal 1905 giornale centonero. Qbstcestvennoie Dielo (La causa sociale): organo di stampa del partito piccolo-borghese dei socialisti popolari che si pubblicò a Pietroburgo nell’aprile 1907. Otgoloski (Gli echi): raccolte mensceviche che si pubblicarono a Pietroburgo nel 1907. Otkliki (Echi): raccolte mensceviche che si pubblicarono a Pietroburgo nel 1906 e 1907. Ne uscirono tre. Partiinie Izvestia (Notizie del partito): organo di stampa ufficiale del partito socia- lista-rivoluzionario che si pubblicò a Pietroburgo dall’ottobre 1906 al maggio 1907. Privici (Saluto): settimanale menscevico che si pubblicò nel marzo 1907 a Pietroburgo. Ne uscirono due numeri. Proletari (11 proletario): giornale illegale fondato dai bolscevichi dopo il IV Con- gresso (di unificazione) del POSDR che si pubblicò dal 21 agosto (3 settembre) 1906 al 28 novembre (11 dicembre) 1909. Era redatto da Lenin, ed era di fatto l’organo centrale dei bolscevichi. Nc uscirono 50 numeri, i primi 20 in Finlandia, gli altri a Ginevra e a Parigi. Raboct (L'operaio): giornale illegale bolscevico di due sottorioni del rione Vyborg e dal n. 3 anche di due sottorioni del rione Pietroburgo. Cominciò le pubblicazioni il 13 (26) febbraio 1907, quale organo popolare di massa. All’inizio del giu- gno dello stesso anno la sua tipografia fu devastata dalla polizia e il giornale dovette cessare le pubblicazioni. Rabociaia Molvà (La voce operaia): giornale bolscevico legale. Il primo numero, uscito il i° (14) marzo 1907, fu subito confiscato e la pubblicazione del giornale venne vietata. Riec (Il discorso): quotidiano, organo centrale del partito cadetto, che si pubblicò a Pietroburgo dal febbraio 1906 al 26 ottobre (8 novembre) 1917. Rodnaia Zemha (La terra patria): settimanale il cui orientamento era vicino a quello dei trudov ity. Si pubblicò a Pietroburgo dal gennaio all’aprile 1907, INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE 489 Rossia (Russia): quotidiano poliziesco-centonero che si pubblicò a Pietroburgo dal 1905 al 1914. Organo di stampa del ministero degli interni. Rus (Russia): quotidiano borghese liberale che si pubblicò a Pietroburgo dal 1903 al 1908 con intervalli e diverse testate: Rus, Molvà (La voce), XX Vie/^ (Il se- colo XX). Russkfiìa Gizn (La vita russa): quotidiano legale di orientamento cadetto di sinistra che si pubblicò a Pietroburgo dal gennaio al marzo 1907. Dal trentottesimo nu- mero passò nelle mani dei menscevichi. Ne uscirono 52 numeri. Russie Vicdomosti (Notizie russe): quotidiano edito a Mosca dal 1863 da professori liberali del l'Università di Mosca e da fautori dello zemstvo. Era il portavoce de- gli interessi dei grandi proprietari fondiari e della borghesia liberale. Dal 1905 organo dei cadetti di destra. Fu soppresso nel 1917. Sevodnia (Oggi): quotidiano della sera borghese liberale che si pubblicò a Pietroburgo dal 1906 al 1908. Sotsial-Demokxat (Il socialdemocratico): giornale illegale, organo di stampa del Co- mitato centrale del POSDR che si pubblicò a Pietroburgo dal settembre al no- vembre 1906. Era di fatto l’organo dei menscevichi poiché allora il CC era nelle loro mani. Ne uscirono 7 numeri. Sovremennaia Gizn (La vita contemporanea): rivista menscevica che si pubblicò a Mosca nel 1906 e 1907. Sovremennaia Riec (Il discorso conemporaneo): quotidiano di orientamento borghese liberale che appoggiava i cadetti. Si pubblicò a Pietroburgo dal gennaio al mag- gio 1907. Sozìaldemokrat ( Der ) (Il socialdemocratico): giornale illegale, organo centrale del Partito socialdemocratico della Germania, che si pubblicò prima a Zurigo e poi a Londra dal 1879 al 1890. Sozialistische Monatshefle. Internationale Revue des Sozialismus (Quaderni mensili socialisti. Rivista internazionale del socialismo): principale organo di stampa de- gli opportunisti tedeschi e uno degli organi di stampa del revisionismo internazio- nale che si pubblicò a Berlino dal 1897 al 1933. Stranà (Il paese): quotidiano borghese liberale che si pubblicò a Pietroburgo nel 1906 c 1907. Telegraf i quotidiano di orientamento borghese liberale che si pubblicò a Pietroburgo nel gennaio e febbraio 1907. Ternii Trudà (Le spine del lavoro: settimanale legale bolscevico che si pubblicò a Pietroburgo nel dicembre 1906 e nel gennaio 1907. Ne uscirono 3 numeri tutti confiscati dalla polizia. Tovaristc (Il compagno): quotidiano borghese che si pubblicò a Pietroburgo dal marzo 1906 al gennaio 1907. Formalmente era un giornale indipendente, ma di fatto era un organo di stampa dei cadetti di sinistra; vi coliaborarono i menscevichi. Trud (Il lavoro): settimanale bolscevico che si pubblicò a Pietroburgo. Sinora non si è potuto rintracciare nessun numero del giornale. Trudovot Narod (Il popolo lavoratore): organo di stampa dei irti dovici e delPUnione contadina che si pubblicò a Pietroburgo nel marzo e nell’aprile 1907. Vora'àrts (Avanti): quotidiano, organo centrale della socialdemocrazia tedesca che si pubblicò a Berlino dal 1876 al 1933. Vperiod (Avanti): quotidiano bolscevico legale che si pubblicò a Pietroburgo dal 26 maggio (8 giugno) 1906 per sostituire la Volnà (L’onda), soppressa dal governo. 490 INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE Il giornale fu più volte confiscato e al suo diciassettesimo numero, del 14 (27) giugno, fu soppresso. Venne sostituito con YEkho (L’Eco). Zrenie: giornale legale bolscevico che si pubblicò a Pietroburgo nel gennaio e febbraio I9°7- Zuf^unjt (L’avvenire): rivista edita da uno dei piu noti rappresentanti dell’ala destra opportunista della socialdemocrazia tedesca Hòchberg. Si pubblicò a Berlino nel 1877 e 1878. INDICE DEI NOMI A. Pseud. di L. I. Goldman, 79, 218, 221. Abramovic R. A., 408, 419. Akhmet Ts. pseud. di A. T. Tsalikov, 296-299. Akimov V. P., 461. Alexinski G. A. (Al-ski G.), 263 n., 281, 316. , Annenski N. F., 16. Arkhanghelski A. pseud. di A. N. Ma- slennikov, 296. Arons L., 319. Auer I., 337. Axelrod P. B., 128, 129, 228, 293, 297- 2 99» 301. 357» 361. Bakunin A. I., 306 n. Bakunin M. A., 344. Bai al ai k in , 279. Barmen, 89. Baskin G. I-, 241, 262. Bazarov V. pseud. di V. A. Rudnev, 287. Bebel A., 334-337, 341, 343, 414. Becker J. Ph., 329, 345. Berezin M. E., 236 n. Bcrnstein E., 215, 334, 335, 337, 338. Bikcrman I. M., 76. Bismarck O. von, 345. Bianqui L. A., 98. Bogdanov N. N., 306 n. Koguciarski pseud. di V. la. lakovlcv. 15, Boguslavski P. R., 306 n. Borodin N. A., 169. Bracke W., 335. Bram A. pseud. di N. V. Krylenko. 467. Hrousse P., 337. Uiichner L., 94. Bulgakov S. N., 94, 316, 317. Bulyghin A. G., 157. 425, 426, , 52 . Burns J., 342. Byckov, 306 n. Celnokov M. V., 306 n. Cerevanin pseud. di F. A. Lipkin, io, 114» 415- Ccrnosvitov K. K., 306 n. Cernov V. M., 16. Cernyscevski N. G., 265. Champion, 342. Ciarski E.. 296. Clemenceau G., 144, 193, 282. Dan F. I. pseud. di F. I. Gurvic, 16, 18. 27» 76, 77. *94» 2 oo, 226, 386, 388. 380, 396. 397, 399, 400. 402, 418. 430. David E.. 350, 462. Delarov D. I. f 317. Dietzgen J„ 93, 329. Dolgorukov Pav. Dm., 142, 306 n. Dubasov F. V., 193. Duhring E., 93, 333. Durnovo P. 42. Edipo , 20. E 1 pseud. di I. I. Lysin, 128, 288, 296, 297, 299. Engels F.. 89, 93. 105, 153, 195. 215. 323. 3^9-345, 354- Evloghi, 269. Fiodorovic, 399. 32 * 492 indice dei nomi Gapon G. A., 361. George H., 331. Giaparidze P. A., 316. Giordania N. N., 209. Golovin F. A., 156, 163, 235, 305, 306 n. ( 310, 374, 414, 427, 435, 454 . Golovltov lud. t 312, 314. Gredeskul N, A., 42, 72, 76. Gringmut V. A., 65. Groman V. G., 48. Gurko V. I., 37, 38, 41, 42. Gurvic F. I. vedi I. F. Dan. Herzenstein M. la., 31, 175. Hillquit M. p 329. Hirsch M., 334. Hòchberg K., 333-336, Hyndman H. M., 337. lanson lu. E., 245. Iermolov A. S., 274. [konnikov A. V., 306 n. Ilian pseud. di E. M. Iaroslavski, 384. lordanski N, I, (Nik. l-ski, Niegorev) io, 194, 200. lordanski N. M., 306 n. Ivanovski (Scneerson l.), 128. Izarov pseud. di l. Ch. Lalaiants, 382- 384. Izgoicv A. S,, 164. Jaeckh, 329. Jaurès J„ 280. Karyscev N. A., 247. Kapusiin M. la., 236 n. Karavaiev A. L., 241, 259, 261, 274. Kauisky K., 190. 433. Khrustaliov G. S. (Pereiaslavski lu.), 357'36 i , 467- Kizevetter A. A., 317. Kokosckin F. F., 64, 65, 265. Kolokolnikov K. A., 24 1, 262. Koltsov D., 167. 169. 170, 194, 200, 202. Korolenko V. G., 245. Koroìenko S. A.. 245, 246. Kotìiarevski S. A., 265. Kovalievski M. M., 134, 165. Kruscevan P. A., 104. 105, 153, 312. Kugelmann L., 92, 94, 96-100, 330. Kuskova E. D., 46, 288, 301, 459, 463. Kutler N. N., 38, 42, 43, 223, 241, 254- 259, 261, 262, 267, 268, 274-278, 281. Kuzmin-Karavaiev V. D., 316. Lafarguc P., 339. Lange F.-A., 94. Larin lu. pseud. di M. A. Lune, io, 49, 128, 129, 288, 296-299, 331, 357, 359- 361, 363. Lassalle F., 333. Lenin V. I., 330 n., 355, 386, 388, 399, 418. Lcvitski V., 33, 34. Liber M. I., 433, 434, 437, 449. Lidval E., 31, 41, 72-74, 312. Liebknecht W., 334-337, 341, Lindov G. D., 360 n. Luxemburg R., 433. M., 79, 218, 221. Maliscevski N- G., 49. Malovier F. pseud. di V. Portugalov, 346- 349 * Mann T., 342. Manning G. E., 342. Martov L. pseud. di lu. O. Zedcrbaum. io, 49, 93, 190, 194, 200, 21 1, 226, 384, 409-411, 418, 441, 442, 465. Martyrtov A., 194, 199, 226, 436, 443, 444 » 466. Marx K., 92-100, 189, 304, 305, 323, 329-331, 333 - 335 » 337 - 345 » 35L 354» 355 » 430 , 434 » 462. Marx Aveling E., 342, Maslov P. P., 56, 94. Maximov N. pseud. di A. A. Bogdanov, 399 - Mehring F., 329, 333, 334, 336-338, 350, 35 1 » 353 ' 356 . Meller-Zakomelski A. N., 316. Mendelson, 280. Miliukov P. N., 14. 16, 17, 2I> 34 , A2t 48, 63. 72-74, 89, 90, 104, ni, 113, 1 3 1 “ J 33 » 135 » 1 4 ®i 19 2 » 210, 321, 399, 400, 418. Mirabeau G., 316, 353. Mirov V. pseud. di V. K. lkov, 12S. Moina Un, 166. Mommsen T., 156. INDICE DEI NOMI 493 Most J., 33 4. N. M., 65. N. P., 309. Nabokov V. D., 73, 399, 418. Nalivkin V. P., 319. Nicgorcv vedi N. I. Iordanski. Nik. I-ski vedi N. I. Iordanski. Orlov, 105. Orlovski P., 143. Parvus pseud. di A. L. Helphand, 157. Pcrciaslavski lu. vedi G. S. Khrustaliov. Perelescin A. V. e D. A., 306 n. Pergament O. la., 316. Pcscekhonov A. V., 399. Petrov G. S. t 134. Petrunkevic I. I., 42. Plekhanov G. V., io, 46, 96-99, 114. 14R, 1 53-1 57, 160, 188, 192, 193, 209, 211, 213 n., 215, 301. 33°* 344 n„ 354- 355* 3 82 . 3 8 5» 406, 407, 409, 412. 413* 433'435. 447* 453- Pobicdonostscv K. P., 213. Popov pscud. di V. N. Rozanov, 437. Posse V. A., 289. Prokopovic S. N., 249, 252, 288, 301, 4i5* 459* 463- Proudhon P. J., 98. Ricardo D., 93. Rodicev F. I., 42, 191, 306 n.. 316. Romanov, 105. Rothschild, 280. Salazkin A. S., 306 n. Saltykov-Stcedrin M. Ic., 31 1. Savcliov A. A., 306 n. Saveliov I. F., 262. Schippel M., 337. Schramm K. A., 334, 335. Sciuvalov I. E., 262. Singer P., 319, 350. Smimov A. V., 77, 181, 182 n., 412. Solomin L, pseud. di L, S. Tseitlin, 296. Sorge F. A., 79, 330, 334 336. Stakhovic A. A., 306 n, Starover pseud. di A. N. Potresov, 226. Stceglo V. A„ 128. Stolypin P. A., 14, 1 6, 17, 21, 34, 42, 48, 63, 65, 68, 72-74. 89, 90, 104, 105, 108, ni, 113, 116, 1 1 7» i3 2 > 133. *39. M 2 » 148, 153* 263, 1 7 1 » 172, 191, 192, 194, 201, 210, 212, 223, 225, 233. 234, 280, 281, 284, 285. 315, 317. 321. 353* 400. 4M* 440, 468. Streltsov R. E., 355, 356. Stroiev pseud. di V. A. Desnitski, 399. Struve P. B., 163, 236 n., 238, 281» 321, 415, 426, 467-469- Sviatopolk-Mirski D. N., 241, 243, 245» 246, 249. 250. 253, 254. Tan pseud. di V. G. Bogoraz, 14. Tatarinov F. V., 306 n. Thiinen I. G., 93. Tikhvinski F. V., 241, 252, 268-270. Treitschke G., 239. Trepov D. F„ 144, 192. Trotski L. D,, 157. 301, 361, 416, 433» 441, 450. Tseretel» I. G., 241. 243, 244, 251, 254, 255, 258, 262, 273, 3 x 7» 4 J 3. 424. Tuckov N. N., 306 n. V. (Voitinski V. S.), 79- Varin pseud. di V. Iu. Fridolin, 3S4. Vasilcikov B. A., 222-224, 241, 251, 253* 267. . Vasiliev N. V., 49, 114* 248. Verner pseud. di T. P- ^alnin, 4 1 9- Viereck L. ( 335, 336, 34 1 ■ Vinaver M. M., 43. Vinogradov P. G.. 426. Vodovozov V. V., 42 n., 48, 63. 72-74* Vollmar G., 335, 339* 462. Volotski N. M.. 306 n. Wischncwetzki F, K., 33 >• Witte S. Iu., 42, 321, 3 82 * 4*5* 452- X. vedi P. P. Maslov. Zasulic V. I„ 344 n. Zederbaum Iu, O.- vedi L. Martov. Zimin D. L., 241, 349- Zubatov S. V., 73. 361. GLOSSARIO Arscin: Desiatidvornik^: Desia t ina: N aditi: O ira botici: Pan s teina: Pud : Trudovikh Zetntkje naeiainH(i: Zemstvo: m. 0,711, die sia t = dieci; dvor — famiglia o fuoco. Nelle elezioni di primo grado, l'eletto da dicci famiglie contadine. ha 1,092. lotto di terra che la famiglia contadina aveva ricevuto in godi' memo all’epoca feudale, per il proprio sostentamento, per poter eseguire gratuitamente il lavoro sulle terre della tenuta signorile. La riforma del 1861 assegno questo lotto alla famiglia stessa, dopo averne stralciato una parte cospicua in favore dei grandi proprietari fondiari. lavoro obbligatorio per il grande proprietario fondiario dopo l’abolizione della servitù della gleba; poteva essere convertito nel versamento di una quota parte dei prodotti del lotto asse- gnato al contadino o assumere la forma di vere e proprie presta- zioni gratuite per la cessione delle terre stralciate nel 1861, per l’uso dei pascoli, delle strade, dei boschi, dell' abbeveratoio, ecc. del grande proprietario fondiario. lo stesso di barsteina , lavoro obbligatorio gratuito eseguito sulle terre signorili al tempo della servitù della gleba {corvée). Kg. 16,38. o « gruppo del lavoro », raggruppamento di tendenza demo- cratica borghese costituito neU’aprile del 1906 dai deputati con- tadini alla I Duma. funzionari locali, con. ampi poteri amministrativi e giudiziari. Venivano designati su proposta del governatore dopo l’approva- zione del ministro degli interni. sistema delle istituzioni di autoamministrazione locale cui po- tevano accedere i soli elementi provenienti dalla nobiltà e dalla borghesia. INDICE DEL VOLUME Nota dell'editore 5 La campagna elettorale DELLA SOCIALDEMOCRAZIA a PIETROBURGO 9 Di GRADINO IN GRADINO 17 La PROTESTA DEI 31 MENSCEVICHI 22 Le elezioni a Pietroburgo e l'ipocrisia dei 31 menscevichi 26 Come votare a Pietroburgo? (Esiste il pericolo di una vittoria dei centoneri a Pietroburgo?) 37 Le elezioni a Pietroburgo e la crisi dell'opportunismo 46 Le ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA a PIETROBURGO 50 La LOTTA FRA I SOCIALDEMOCRATICI E I SOCIALI STI -RIVOLUZIONARI ALLE ELEZIONI NELLA CURIA OPERAIA DI PIETROBURGO 58 Come votare a Pietroburgo? (A chi giovano le favole sul peri- colo centonero?) 63 Dati preliminari sulle elezioni a mosca 69 Un affare lidval sul piano politico 72 Bilancio delle elezioni nella curia operaia a Pietroburgo 75 Il resoconto del rione « mosca > di Pietroburgo sulle elezioni DELLA II DUMA 82 Alcuni dati sulle elezioni nella curia operaia nel sud DELLA RUSSIA 84 Significato delle elezioni a Pietroburgo 87 Prefazione alla traduzione russa delle lettere di k. marx a L. KUGELMANN 92 La seconda DUMA e la seconda ondata DELLA rivoluzione ioi Il risultato delle elezioni a Pietroburgo 106 498 INDICE DEL VOLUME Rapporto alla conferenza dell’organizzazione di Pietroburgo SULLA CAMPAGNA ELETTORALE E SULLA TATTICA ALLA DUMA Breve resoconto giornalistico, p. 1 14 - Discorso di chiusu- ra, p. 1 18. Progetti di risoluzione per il quinto congresso del posdr i. II momento attuale e la rivoluzione democratica, p. 121 - 2. SuH’atteggiamento verso i partiti borghesi, p. 122 - 3. Sui com- piti di classe del proletariato nel momento attuale della rivolu- zione democratica, p. 124 - 4. Sulla tattica della socialdemocra- zia alla Duma, p. 125 - 5. Sull’acutizzazione del disagio eco- nomico delle masse e sulla lotta economica, p. 127 - 6. Le organizzazioni operaie apartitiche e la corrente anarco-sinda- calista in seno al proletariato, p. 128. La TATTICA DEL POSDR NELLA CAMPAGNA ELETTORALE L’apertura della ii duma La II DUMA E I COMPITI DEL PROLETARIATO Un primo passo importante Tattica piccolo-borghese Gli organizzatori della scissione e la prossima scissione La tattica dell’opportunismo I BOLSCEVICHI E LA PICCOLA BORGHESIA IL PROSSIMO SCIOGLIMENTO DELLA DUMA E LE QUESTIONI TATTICHE Cadetti e «trudovik!» La DICHIARAZIONE DI STOLYPIN Le elezioni alla DUMA e la tattica della socialdemocrazia RUSSA la piattaforma dilla socialdemocrazia rivoluzionaria I II Come non bisogna scrivere le risoluzioni In luogo di poscritto, p. 218. Osservazioni sulla risoluzione dei socialdemocratici estoni Le basi della transazione La piattaforma tattica dei menscevichi Progetto di discorso alla ii duma sulla questione agraria 114 lJ 9 130 1:36 140 142 146 150 i53 158 163 167 171 m 186 186 191 197 221 222 226 241 INDICE DEL VOLUME 499 Un letto morbido, su cui si dorme male 273 La duma e l’approvazione del bilancio 279 La cornacchia loda il corvo ... 283 I BELLICOSI INTELLETTUALI CONTRO LA SUPREMAZIA DELL’ INTEL- LETTUALITÀ 287 Iroso smarrimento 291 La questione acraria e le forze della rivoluzione 303 Duma anemica o piccola borghesia anemica 307 La volgarità trionfante o i socialisti- rivoluzionari cadet- TECGIANTI 31 1 II gruppo socialdemocratico e il 3 APRILE alla DUMA 315 Forza e debolezza della rivoluzione russa 318 I 318 II 322 Prefazione all’edizione russa del « carteggio di j, ph. becker, J. DIETZGEN, F. ENGELS, K. MARX E ALTRI CON F. A. SORGE E ALTRI » 327 Giudizio classico sulPopportunismo degli intellettuali della socialdemocrazia, p. 338. La DUMA E I LIBERALI RUSSI 346 Franz mehring e la ii duma 350 Il liberalismo tedesco e la Duma russa, p. 351. Larin e khrustaliov 357 La riorganizzazione a Pietroburgo e la fine della scissione 362 Intorno al problema della rivoluzione nazionale 371 I VERBALI DELLA CONFERENZA Di NOVEMBRE DELLE ORGANIZZAZIONI MILITARI E DI COMBATTIMENTO DEL PARTITO OPERAIO SOCIALDEMO- CRATICO DI RUSSIA 376 Relazione al v congresso del posdr a proposito della scissione DI PIETROBURGO E DELLA ISTITUZIONE DI UN TRIBUNALE DI PARTITO 386 I. Discorso di difesa (o di accusa contro la parte menscevica del Comitato centrale) di Lenin dinanzi al tribunale del parti- to, p. 387 - II. Breve compendio della vera storia della scissio- ne di Pietroburgo, p. 398. 5oo INDICE DEL VOLUME V CONGRESSO DEL POSDR i. Discorso pronunciato durante il dibattito sull’ordine del giorno del congresso, p. 405 - 2. Discorso sul rapporto di atti- vità del Comitato centrale, p. 408 - 3. Discorso sul rapporto di attività del gruppo parlamentare, p. 413 - 4. Dichiarazione formale, p. 418 - 5. EHchia razione, p. 419 - 6. Relazione sul- rattegginmento verso i partiti borghesi, p. 420 - 7. Discorso di chiusura del dibattito sulTatteggiamento verso i partiti bor- ghesi, p. 432 - 8. Discorso su Gatteggiamento verso il pro- getto di risoluzione polacco sui partiti borghesi, p. 437 - 9. Obiezioni airemendamento proposto da Trotski alla risolu- zione bolscevica suirattegginmento verso i partiti borghesi approvata dal congresso, p. 440 - io. Obiezioni all’emenda- mento di Martov al terzo punto della risoluzione bolscevica suiratteggiamento verso i partiti borghesi, p. 441 - n. Obie- zioni all’emendamento di Martvnov alla risoluzione sull’atteg- giamento verso i partiti borghesi, p. 443 - 12. Rapporto della commissione di redazione della risoluzione sulla Duma, p. 445 - 13. Osservazioni nel dibattito sul ballottaggio degli eletti al Comitato centrale, p. 449. L’atteggiamento verso i partiti borghesi 450 I 451 II 460 III 466 Note 471 Cronaca biografica 481 Indice dei giornali e delle riviste 487 Indice dei nomi 49> Glossario 494 Finito di stampare nell’aprile 1970 per conto degli Editori Riuniti S. p. A. Roma - Viale Regina Margherita, 290 dalla Tipo-litografìa L. Chiovini - Roma B. H. JIEHMH CoMHHeHHa, t. 12 Ha HTaJibsmcKOM SHbiKe 3aKd3HOe uiòdHUe _ iuiuì w\n _ c * 014(01) — 75 XyaottecTBeHHbiH pe^aKTop B. Koazqhob TexHHHecKMH pe^aKTop T. ÌOpoea IloiinHcaHO k ncMaiH 25 / X — 1974. opMaT 60 X86/16. ByM. ji. 15,75. neM. n. 30,48. Ym.-kih. ji. 29J. Mia. Ni 20332. 3aica3 75. Ucwa lp. 22 k. T Hpanc 5100. MmaTejibCTBO «llporpccc» rocynapciBeHHoro KOMMTera CoBcra Mhhhctpob CCCP no aejiaM maaTejibCTB, nojìurpa3nonnrpa(tmpoMa» npn TocyAapcT- bchkom KOMHTeTe CoeeTa Mhhhctpob CCCP no nenaM mnaTenbcTa, no/inrpa- lJ)HH H KHHWHOH TOprOBJlH. 150014, KpocnaBnb, yn. 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