Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin, Joseph Stalin, Enver Hoxha 5 Classics of Marxism Comintern (Stalinist-Hoxhaists) http://ciml.250x.com Georgian Section www.joseph-stalin.net SHMG Press Karl Marx Press of thè Georgian section of Comintern (SH) - Stalinist-Hoxhaists Movement of Georgia V. I. LENIN Opere complete x novembre 1905 - giugno 1906 1961 - Editori Riuniti - Roma Traduzione di Ignazio Ambrogio II edizione luglio 1969 Proprietà letteraria riservata della S. p. A. Editori Riuniti Viale Regina Margherita, 290 * 00198 Roma NOTA DELL’EDITORE La traduzione del presente Volume, che contiene le opere scritte da Lenin tra il novembre del 1905 e il giugno del 1906 a Pietro- burgo, dopo il rientro dall emigrazione , e stata condotta sul decimo volume della quarta edizione delle Opere di Lenin, pubblicato a Mosca dalVlstituto Marx-Engels-Lenin nel 194J. In vari testi come, ad esempio, Sulla riorganizzazione del par- tito, L’esercito e la rivoluzione, Il proletariato e i contadini, L’auto- crazia morente e i nuovi organi del potere popolare ecc. ( pubblicati nel giornale legale bolscevico Novaia GiznJ l’autore delinea i pro- blemi e gli obiettivi del partito durante la prima rivoluzione russa . L’opuscolo intitolato La vittoria dei cadetti e i compiti del par- tito operaio e gli articoli scritti dopo la sconfitta dell’insurrezione armata del 1905 fanno un primo bilancio della grande rivoluzione russa e ne generalizzano gli insegnamenti . Nella Revisione del programma agrario del partito operaio viene esposto e motivato il programma bolscevico di confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari e di nazionalizzazione di tutta la terra. Largo spazio è dedicato nel volume ai lavori del IV Con- gresso (di unificazione ) del POSDR (aprile-maggio 1906); si se- gnalano in particolare : la Piattaforma tattica per il congresso di unificazione del POSDR, i vari discorsi e interventi congressuali , la Relazione sul congresso di unificazione del POSDR. Il volume contiene , infine , alcuni testi compresi per la prima volta nell’edizione delle Opere di Lenin : I nostri compiti e il soviet dd deputati operai (in cui viene indicata e precisata la funzione dei so- viet operai come organi embrionali del nuovo potere rivoluzionario ), Risoluzione e rivoluzione, E non vogliono mercanteggiare!, nume- rosi interventi e dichiarazioni presentati al IV Congresso e alla con - ferenza pitroburghese del partito (febbraio-marzo 1906). novembre 1905 - giugno 1906 I NOSTRI COMPITI E IL SOVIET DEI DEPUTATI OPERAI Lettera alla redazione 1 Scritta il ;>'4 (15-17) novembre 1905. Pubblicata per la prima volta nella Pravda , 1940, n. 308, Compagni, la questione dell’importanza e della funzione del soviet dei deputati operai si pone oggi all’ordine del giorno della socialdemocrazia pietroburghese e di tutto il proletariato della capi- tale. Vi scrivo per esporre alcune idee su questa scottante questione, ma, prima di farlo, mi sembra assolutamente indispensabile formu- lare una riserva di fondo. Io sono un assente , che è tuttora costretto a scrivere da questa maledetta lontananza, dall\< estero », dalla dete- stabile emigrazione. Ed è quasi impossibile farsi un’idea esatta su questo problema concreto, senza essere vissuti a Pietroburgo, senza aver visto neppure una volta il soviet dei deputati operai, senza aver scambiato le proprie opinioni con i compagni di lavoro. Rimetto quindi alla redazione la responsabilità di pubblicare o di non dare alle stampe la presente lettera, scritta da un uomo non informato. Mi riservo altresì il diritto di mutare opinione, quando infine riu- scirò a conoscere il problema non dalle « carte » soltanto. Veniamo ora ai fatti. Mi sembra che il compagno Radin abbia torto a domandarsi nel n. 5 della N ovaia Gizn (ho visto solo cinque numeri dell'organo centrale effettivo del POSDR): soviet dei depu- tati operai o partito? Mi sembra che non sia possibile impostare cosi il problema, che la soluzione debba assolutamente essere: e il soviet dei deputati operai e il partito. La questione — pur molto impor- tante — consiste soltanto nel distinguere e nel collegare i compiti del soviet e quelli del Partito operaio socialdemocratico di Russia. 10 penso che sarebbe sbagliato che il soviet si legasse interamente a un solo partito, quale che sia. Quest’opinione potrà forse stupire i lettori, e io, rammentando ancora una volta con particolare insi- stenza che si tratta dell'opinione di un assente, passo subito a chia- rire il mio pensiero. 11 soviet dei deputati operai è nato da uno sciopero generale, in 12 LENIN occasione di uno sciopero e per i suoi obiettivi. Chi ha diretto, chi ha condotto alla vittoria questo sciopero? Tutto il proletariato, nelle cui file vi sono, in minoranza per fortuna, anche operai non social- democratici. Quali obiettivi si prefiggeva lo sciopero? Obiettivi eco- nomici e politici a un tempo. Quelli economici riguardavano tutto il proletariato, tutti gli operai, in parte persino tutti i lavoratori, e non solo gli operai salariati. Gli obiettivi politici riguardavano tutto il popolo o, meglio, tutti i popoli della Russia. Essi consistevano nel- remancipazione di tutti i popoli della Russia dal giogo dell’auto- crazia, dalla servitù feudale, dalla mancanza di diritti, dall’arbitrio poliziesco. Procediamo. Doveva il proletariato continuare la sua lotta eco- nomica? Senza dubbio, su questo non vi sono, e non possono es- servi, due opinioni tra i socialdemocratici. Bisognava combattere questa battaglia con i soli socialdemocratici o sotto la sola bandiera socialdemocratica? Non lo credo, e continuo ad attenermi all’opi- nione da me espressa (a dire il vero, in circostanze radicalmente diverse, ormai superate) nel Che fare?; penso cioè che sia sbagliato limitare l’adesione ai sindacati e la partecipazione alla lotta riven- dicativa, economica, ai soli iscritti al partito socialdemocratico 2 . Mi sembra che il soviet dei deputati operai, in quanto organizzazione sindacale, debba tendere a includere nelle proprie file i deputati eletti da tutti gli operai, gli impiegati, i domestici, i braccianti, ecc., da tutti coloro che vogliono e possono combattere insieme per mi- gliorare l’esistenza del popolo lavoratore, da tutti coloro che posseg- gono la piu elementare lealtà politica, da tutti tranne che dai cen- toneri. Noi socialdemocratici, dal nostro canto, ci sforzeremo anzi- tutto di far entrare tutti (nei limiti del possibile) i membri di tutte le nostre organizzazioni di partito in tutti i sindacati; e, inoltre, cercheremo di utilizzare la lotta, combattuta in comune con i com- pagni proletari senza distinzione di opinioni, per diffondere con te- nacia e fermezza V unica concezione del mondo conseguente e real- mente proletaria : il marxismo. Per poter svolgere quest’opera di pro- paganda e di agitazione cercheremo assolutamente di conservare, consolidare e sviluppare il nostro partito di classe, autonomo e coe- rente con i suoi principi, il partito del proletariato cosciente, il Par- tito operaio socialdemocratico di Russia. Ogni progresso della lotta proletaria, fuso inscindibilmente con la nostra azione socialdemo- I NOSTRI COMPITI E IL SOVIET 13 cratica, sistematica e organizzata, farà accostare sempre più le masse della classe operaia russa alla socialdemocrazia. Ma questo lato della questione, riguardante la lotta economica, è relativamente semplice e, forse, non suscita nemmeno particolari dissensi. Non si può dire lo stesso deiraltro lato del problema, cioè di quello che concerne la direzione e la lotta politica. A costo di sbalordire i lettori, devo tuttavia affermare subito che mi sembra sbagliato pretendere dal soviet dei deputati operai l’accettazione del programma socialdemocratico e l’adesione al Partito operaio social- democratico di Russia. Io credo che nella direzione della lotta poli- tica siano allo stesso titolo assolutamente indispensabili oggi sia il soviet (trasformato nel senso che preciserò subito) che il partito. Sbaglierò, forse, ma credo (dai dati incompleti e puramente « libreschi » di cui dispongo) che sul piano politico il soviet dei de- putati operai debba essere considerato come un governo rivoluzio- nario provvisorio in embrione. Credo che il soviet debba procla- marsi al più presto governo rivoluzionario provvisorio di tutta la Russia o creare (che è lo stesso, anche se in forma diversa) un go- verno rivoluzionario provvisorio. La lotta politica è pervenuta ormai a un tal grado di sviluppo che le forze rivoluzionarie e quelle della controrivoluzione si bilan- ciano, o quasi, che il governo zarista è già impotente a schiacciare la rivoluzione, e la rivoluzione non è ancora tanto forte da spazzar via il governo dei centoneri. La decomposizione del governo zarista è totale. Ma, imputridendo da vivo, esso contagia la Russia con il suo tossico cadaverico. Alla putrescenza delle forze zariste, contro- rivoluzionarie, è assolutamente indispensabile opporre subito, im- mediatamente, senza il minimo indugio, V organizzazione delle forze rivoluzionarie. Quest’organizzazione si è sviluppata, soprat- tutto negli ultimi tempi, con eccezionale rapidità. Ne fanno fede la costituzione di distaccamenti dell’esercito rivoluzionario (le squadre di combattimento, ecc.), il rapido sviluppo delle organizzazioni so- cialdemocratiche di massa del proletariato, la creazione di comitati contadini da parte dei contadini rivoluzionari, le prime libere assem- blee dei nostri fratelli proletari in divisa da marinai e da soldati, che si sono aperti un varco sulla strada difficile e dura, ma giusta e lu- minosa, della libertà e del socialismo. Manca solo ormai l’unificazione di tutte le forze effettivamente i4 LENIN rivoluzionarie, di tutte le forze che già operano sul terreno della ri- voluzione. Manca un centro politico panrusso, vitale, attivo, che abbia profonde radici nel popolo, goda dell’assoluta fiducia delle masse, sia dotato di un’impetuosa energia rivoluzionaria, abbia soli- di legami con i partiti rivoluzionari e socialisti organizzati. Questo centro può essere creato soltanto dal proletariato rivoluzionario, che ha condotto nel modo più brillante lo sciopero politico e sta oggi organizzando l’insurrezione armata di tutto il popolo, che ha già in parte conquistato alla Russia la libertà e le sta oggi conquistando la completa libertà. Ci si domanda perché il. soviet dei deputati operai non possa esse- re l’embrione di questo centro. Forse perché non ne fanno parte soltanto i socialdemocratici? Ma questa è un vantaggio. Abbiamo sempre sostenuto che è necessaria un’alleanza di lotta tra i socialde- mocratici e i democratici rivoluzionari borghesi. Noi ne abbiamo parlato, e gli operai l’hanno realizzata. E hanno fatto bene. Quando ho letto, nella Nouaia Gizn, la lettera di alcuni compagni operai, aderenti al partito socialista-rivoluzionario, che protestavano contro la subordinazione del soviet a un solo partito, non ho potuto fare a meno di pensare che questi compagni operai avevano praticamente ragione su moltissimi punti. Naturalmente, noi dissentiamo da loro nel modo di vedere; naturalmente, non si può parlare di fusione tra i socialdemocratici e i socialisti^ ivoluzionari; ma non di questo si tratta. Secondo il nostro profondo convincimento, gli operai che con- dividono le opinioni dei socialisti-rivoluzionari e lottano nelle file del proletariato sono incoerenti, perché, mentre si battono per la vera causa proletaria, professano concezioni non proletarie. Contro que- sta incoerenza siamo tenuti a combattere, sul piano ideale, con la massima energia, ma in modo che non abbia a soffrirne Timmi- nente, urgente, concreta causa rivoluzionaria, a cui tutti aderiscono e che unisce tutti gli uomini onesti. Noi continuiamo a ritenere non socialiste, ma democratiche rivoluzionarie, le concezioni dei sociali- sti-rivoluzionari. Ma, ai fini della lotta, siamo tenuti a marciare con loro, pur senza infirmare la piena autonomia del partito. Il soviet è un’organizzazione di lotta e tale deve essere. Sarebbe assurdo e pazzesco respingere i democratici rivoluzionari devoti e onesti nel momento stesso in cui si realizza la rivoluzione democratica. Della loro incoerenza verremo a capo agevolmente, perché dietro le nostre I NOSTRI COMPITI E IL SOVIET 15 concezioni c’è la storia, c’è, ad ogni passo, la realtà. E l’educazione alle concezioni socialdemocratiche, se non sarà fatta dalla nostra letteratura, sarà comunque compiuta dalla rivoluzione. Beninteso incoerenti sono anche gli operai che continuano a dirsi cristiani e a credere in dio, anche gli intellettuali che si fanno assertori (puah! puah!) del misticismo: e tuttavia non li espelleremo per questo, non solo dal soviet, ma neppure dal partito, poiché siamo profonda- mente convinti che la lotta reale, rumile lavoro quotidiano persua- derà della verità del marxismo tutti gli elementi vitali, respingendo quanto vi è di morto. Noi non dubitiamo per un solo istante della nostra forza, della forza preponderante dei marxisti nel Partito ope- raio socialdemocratico di Russia. A mio giudizio, il soviet dei deputati operai, in quanto centro di direzione politica della rivoluzione, è un’organizzazione non trop- po ampia; anzi, è troppo ristretta. Il soviet deve proclamarsi governo rivoluzionario provvisorio, o costituire un tale governo, mobilitan- do necessariamente nuovi deputati, elètti non solo dagli operai, ma anzitutto dai marinai e dai soldati, che si sono battuti dappertutto per la libertà, e poi dai contadini rivoluzionari, infine dagli in- tellettuali borghesi rivoluzionari. Il soviet deve eleggere il solido nucleo del governo rivoluzionario provvisorio e integrarlo poi con i rappresentanti di tutti i partiti rivoluzionari e di tutti i democra- tici rivoluzionari (ovviamente, solo rivoluzionari, non anche libe- rali). Noi non solo non temiamo una composizione cosi ampia ed eterogenea, ma anzi l’auspichiamo, perché, senza l’alleanza tra il proletariato e i contadini, senza l’intesa combattiva tra i socialde- mocratici e i democratici rivoluzionari, il pieno successo della gran- de rivoluzione russa è impossibile. Si tratterà di un’alleanza tempo- ranea, legata a compiti pratici, immediati e chiaramente definiti, mentre a guardia dei più importanti e radicali interessi del proleta- riato socialista, a guardia dei suoi scopi ultimi, vi sarà sempre il Partito operaio socialdemocratico di Russia, autonomo e coerente con i suoi principi. Mi si obietterà: con una composizione cosi ampia ed eterogenea sarà mai possibile creare un centro di direzione pratica sufficiente- mente coeso e unito? Risponderò con una domanda: che cosa ci in- segna la rivoluzione di ottobre 3 ? Forse che il comitato di sciopero non si è di fatto rivelato un centro da tutti riconosciuto, un vero e i6 LBNIN proprio governo? Forse che questo comitato non avrebbe incluso volentieri nelle sue file i rappresentanti di quell’ala delle « unioni » e dell\< Unione delle unioni » 4 che sono effettivamente rivoluzionari c che sostengono realmente il proletariato nella sua implacabile lotta per la libertà? Basterebbe un forte nucleo puramente proletario nel governo rivoluzionario provvisorio perché a centinaia — poniamo — di operai, marinai, soldati e contadini si uniscano decine di deputati delle unioni degli intellettuali rivoluzionari. Ed io penso che i pro- letari riusciranno presto a trovare in concreto un giusto equilibrio. Si obietterà: ma sarà possibile formulare un programma di go- verno tanto completo da assicurare la vittoria alla rivoluzione e tanto ampio da creare le condizioni per un’alleanza di lotta, che escluda ogni reticenza, ambiguità, lacuna e ipocrisia? Risponderò che questo programma è già stato formulato in pieno dalla realtà. Questo pro- gramma è stato già accettato, in linea di principio, da tutti gli ele- menti coscienti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazio- ne, compreso il clero ortodosso. Primo punto di questo programma deve essere la piena attuazione pratica della libertà politica, così ipocritamente promessa dallo zar. L'abrogazione di tutte le leggi che restringono la libertà di parola, di coscienza, di riunione, di stampa, di associazione e di sciopero, la soppressione di tutti gli istituti che conculcano queste libertà devono essere immediate, effettive, ga- rantite e realizzate praticamente. Il programma deve prevedere la convocazione di un'Assemblea costituente che rappresenti realmente tutta la popolazione, che poggi sul popolo libero e armato, che abbia il potere e la forza di istituire un ordine nuovo in Russia. Il pro- gramma deve prevedere l’armamento del popolo* La necessità di armare il popolo c ormai presente nella coscienza di tutti. Resta solo da condurre a termine e coordinare l’azione che è stata già intrapresa e che è in atto dappertutto. Nel programma del governo rivoluzio- nario provvisorio dev’essere inserita inoltre l’immediata concessione dell’effettiva e completa libertà alle nazionalità oppresse dal mostro zarista. La libera Russia è già nata. Il proletariato è già al suo posto di combattimento. Esso non permetterà che l’eroica Polonia sia an- cora una volta schiacciata. Si getterà nella battaglia e, non solo con uno sciopero pacifico, ma con le armi in pugno, insorgerà per la libertà della Russia c della Polonia. Il programma deve sancire la giornata lavorativa di otto ore, già « strappata » dagli operai, e altri I ROSTRI COMPITI E IL SOVIET 17 provvedimenti improrogabili che si prefiggano di limitare lo sfrut- tamento capitalistico. Nel programma devono infine essere inclusi il passaggio di tutta la terra ai contadini, l’appoggio a tutti i provve- dimenti rivoluzionari dei contadini riguardo alla confisca di tutta la terra (ma, ovviamente, nessun appoggio va dato alle illusioni « u- gualitarie » del piccolo agricoltore), l’istituzione dei comitati conta- dini rivoluzionari, che hanno già cominciato a formarsi sponta- neamente. Chi, se non i centoneri e il loro governo, si rifiuta oggi di am- méttere che questo programma è improrogabile e praticamente ur- gente? Persino i liberali borghesi sono disposti ad accettarlo a pa- role! Ma noi dobbiamo tradurlo in atto con le forze del popolo rivoluzionario, dobbiamo unificare al più presto queste forze me- diante la proclamazione del governo rivoluzionario provvisorio da parte del proletariato. Naturalmente, questo governo potrà avere un sostegno reale soltanto nell’insurrezione armata. E, del rèsto, il go- verno progettato non sarà altro che l 'organo deH’insurrezione che già matura e si sviluppa. Quando Tinsurrezioné non aveva ancora assun- to proporzioni evidenti per tutti, proporzioni tangibili — diciamo cosi - — , era impossibile mettersi a creare in pratica un governo rivoluzionario. Ma oggi è indispensabile unificare politicamente l’in- surrezione, organizzarla, darle un programma chiaro, trasformare i già folti distaccamenti déH’esercito rivoluzionario, che aumentano rapidamente di numero, in un sostegno e in uno strumento del nuovo governo effettivamente libero e popolare. La lotta è immi- nente, l’insurrezione inevitabile, lo scontro decisivo ormai molto vicino. È tempo di incitare apertamente il popolo a opporre allo za- rismò in decomposizione il potere organizzato del proletariato, è tempo di indirizzare a tutto il popolo un manifesto in nome del governo rivoluzionario provvisorio, istituito dagli operai d’avan- guardia. Già oggi vediamo con chiarezza che dal seno del popolo rivolu- zionario usciranno uomini capaci di compiere questa grande impre- sa, uomini dediti senza riserve alla rivoluzione e, principalmente, uomini dotati d’una fervida e illimitata energia. Già oggi vediamo con chiarezza che esistono i combattenti dell’esercito rivoluzionario che sosterrà questa causa; vediamo che quanto vi è di onesto, di vi- vo e di cosciente in tutte le classi della popolaziope^i^aUoiu^a defi- i8 LENIN nìtivamente dallo zarismo, mentre il nuovo governo dichiara guer- ra, una guerra implacabile, alla morente Russia feudale e poliziesca. Cittadini, — bisognerebbe dire nella dichiarazione di guerra, nel manifesto del governo rivoluzionario, — cittadini, scegliete! Da una parte, tutta la vecchia Russia, tutte le forze oscure dello sfruttamento, dell’oppressione e delldltraggio nei confronti dell’uomo. Dall’al- tra, una unione di cittadini liberi e muniti degli stessi diritti in tutte le questioni politiche. Da una parte, l’unione degli sfruttatori, dei ricchi, dei poliziotti. Dall’altra, l’unione di tutti i lavoratori, di tutte le forze vive del popolo, di tutti gli intellettuali onesti. Da una parte, i centoneri; dall’altra, gli operai organizzati, che com- battono per la libertà, per la cultura, per il socialismo. Cittadini, scegliete! Ecco il programma che abbiamo già da tem- po presentato a tutto il popolo. Ecco gli scopi in nome dei quali di- chiariamo guerra al governo dei centoneri. Non vogliamo imporre al popolo nessuna innovazione escogitata da noi, ma ci limitiamo a prendere l’iniziativa di realizzare in pratica quei cambiamenti senza di cui non si può più vivere in Russia, per comune e unanime rico- noscimento. Noi non ci isoleremo dal popolo rivoluzionario, sotto- porremo al suo giudizio ogni nostro atto, ogni nostra decisione, pog- geremo interamente ed esclusivamente sulla Ubera iniziativa che scaturisce dalle stesse masse lavoratrici. Noi uniremo tutti i partiti rivoluzionari, chiameremo nelle nostre file i deputati eletti da tutti i gruppi della popolazione, disposti a combattere per la libertà e per il nostro programma, che garantirà i più elementari diritti e soddi- sferà le esigenze del popolo. In particolare, tenderemo la mano ai compagni operai che indossano l’uniforme militare ed ai nostri fra- telli contadini per lottare insieme, sino in fondo, contro il giogo dei grandi proprietari terrieri e degli alti funzionari, per la terra e la libertà. Cittadini, preparatevi alla lotta decisiva! Non permetteremo al governo dei centoneri di oltraggiare la Russia. Non ci lasceremo in- gannare dalla sostituzione di alcuni funzionari, dalla destituzione di alcuni poliziotti, fino a che tutta la polizia dei centoneri avrà il po- tere di assassinare, depredare e angariare il popolo. Si umilino, in cerca di intercessioni, i liberali borghesi dinanzi al governo dei cento- neri! I centoneri se la ridono della minaccia di essere denunciati a quel tribunale zarista che è composto dagli stessi funzionari zaristi. I NOSTRI COMPITI E IL SOVIET 19 Noi daremo ordine ai distaccamenti del nostro esercito di arrestare gli « eroi » centoneri che ubriacano e corrompono il popolino igno- rante, porteremo tutti questi mostri, come il capo della polizia di Kronstadt, davanti al tribunale rivoluzionario di tutto il popolo. Cittadini, tutti, tranne i cèntoneri, hanno voltato le spalle al go- verno zarista. Unitevi attorno al governo rivoluzionario, sospendete il pagamento di tutti i tributi e delle imposte, concentrate tutti gli sforzi per organizzare e armare la libera milizia popolare. L’effettiva libertà sarà assicurata alla Russia solo se il popolo rivoluzionario ri- sulterà vittorioso sulle forze del governo centonero. Nella guerra ci- vile non si è né si può essere neutrali. Il partito dei bianchi è solo un’infame ipocrisia. Chi si estranea dalla lotta favorisce lo spadro- neggiare dei centoneri. Chi non è per la rivoluzione è contro la rivo- luzione. Chi non è un rivoluzionario è un centonero. Noi ci assumiamo il compito di unire e preparare le forze dell’in- surrezione popolare. Che nell’anniversario del grande 9 gennaio non resti traccia in Russia delle istituzioni del potere zarista! Che la festa di primavèra del proletariato internazionale trovi una Russia già libera, con un’Assemblea costituente di tutto il popolo, liberamente convocata ! Ecco come mi raffiguro la trasformazione del soviet dei deputati operai in governo rivoluzionario provvisorio. Ecco quali compiti affiderei per primi a tutte le organizzazioni del nostro partito, a tutti gli operai coscienti, allo stesso soviet, al congresso operaio che si tiene a Mosca e al congresso dell’Unione contadina e . SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL PARTITO 6 Le condizioni in cui il nostro partito deve svolgere la sua attività sono radicalmente cambiate. È stata conquistata la libertà di riunio- ne, di associazione e di stampa. Beninteso, questi diritti sono asso- lutamente precari, e fare affidamento sulle odierne libertà sarebbe, se non un delitto, pura follia. La lotta decisiva deve ancora venire, e la preparazione a questa lotta deve essere posta in primo piano. L’apparato clandestino del partito deve restare intatto. Ma, al tempo stesso, è assolutamente necessario trarre profitto nel modo piu largo dall’attuale libertà d’azione, relativamente piu ampia. È assoluta- mente necessario creare, accanto all’apparato clandestino, nuove or- ganizzazioni del partito (o che lo fiancheggiano), legali e semilegali. Senza questo lavoro, sarebbe assurdo pensare di adeguare la nostra azione alle nuove condizioni, pensare di assolvere i nuovi compiti... Per dare aU’organizzazione un’impostazione nuova, bisogna con- vocare un nuovo congresso del partito. Secondo lo statuto, il con- gresso viene indetto una voùa l’anno; e quindi dovrebbe tenersi nel maggio del 1906, ma oggi è indispensabile affrettarne la convoca- zione. Se non approfitteremo di questo momento, perderemo l’occa- sione, nel senso che il bisogno di organizzarsi, sentito assai acuta- mente dagli operai, si concreterà in forme degeneri e pericolose, rafforzerà gli « indipendenti » % ecc. Bisogna affrettarsi a organizzarsi in modo nuovo, bisogna sottoporre alla discussione generale i nuovi metodi, bisogna definire con audacia ed energia il «nuovo corso». L’indirizzo al partito, pubblicato nel presente numero 8 e sotto- scritto dal Comitato centrate del nostro partito, definisce nel modo più preciso, secondo la mia profonda convinzione, questo nuovo corso. Noi, rappresentanti della socialdemocrazia rivoluzionaria, fau- SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL PARTITO 21 tori della a. maggioranza », abbiamo detto piu volte che nelle con- dizioni del lavoro clandestino era impossibile democratizzare fino in fondo il partita, che in quelle condizioni il « principio elettivo » era una frase vuota. E la realtà ha convalidato le nostre parole. Gli ex fautori della minoranza hanno spesso rilevato per iscritto (ctr. l’opuscolo di cc Un operaio », con prefazione di Axelrod, la lettera di cc Un operaio, uno dei tanti » nell 7/^ ni c nell'opuscolo Gli operai c la scissione del partito) che in effetti non si era riusciti a democra- tizzare sul serio il partito e ad introdurre l’effettiva eletti vita. Ma noi balscevichi abbiamo sempre riconosciuto la necessità di applicare, nelle nuove condizioni del passaggio alla libertà politica, il principio elettivo: ‘e, se ce ne chiedono le prove, gli atti del III Congresso del POSDR lo attestano in modo particolarmente persuasivo. Il compito è quindi chiaro: lasciare per ora intatto l’apparato clandestino e sviluppare il nuovo apparato legale. In relazione al congresso, questo compito (il cui concreto adempimento esige, natu- ralmente, una certa abilità pratica e la conoscenza di tutte le circo- stanze di tempo e di luogo) suona come segue: convocare il IV Congresso in base allo statuto e, in pari tempo, applicare subito, im- mediatamente, il principio elettivo. Il Comitato centrale ha risolto questo problema : i membri dei comitati, che rappresentano formal- mente le organizzazioni convalidate, che rappresentano realmente la continuità del partito, parteciperanno al congresso am voto deli- berativo, come spetta loro di diritto. I delegati eletti da tutti gli iscritti, c quindi anche dalla massa degli operai aderenti al partito, sono invitati dal Comitato centrale, in base al suo diritto, con voto con- sultivo. U Comitato centrale ha dichiarato inoltre che proporrà subito al congresso di trasformare questo voto consultivo in voto deliberati- vo. Concordano con questa proposta i delegati effettivi dei comitati? Il Comitato centrale dichiara che, a suo giudizio, i delegati sa- ranno d’accordo. Io, dal canto mio, ne sono profondamente convin- to. È impossibile non convenire su questo punto. Non si può pensare che la maggioranza dei dirigenti del proletariato socialdemocratico non ne convenga. Siamo persuasi che i voti dei militanti del partito, registrati con la massima cura dal giornale Novaia Gtzn , dimostre- ranno molto presto che la nostra opinione è esatta : e, anche se do- vremo batterci per questo (per trasformare il voto consultivo in deli- berativo), l’esito è indubbio. 22 LENIN Considerate la questione da un altro lato, non sotto il profilo della forma, ma della sostanza. La socialdemocrazia viene forse minaccia- ta da un pericolo, a causa dell’attuazione della nostra proposta? Potremmo ravvisare un pericolo nella repentina adesione al par- tito di masse di non socialdemocatici. Il partito si dissolverà allora nella massa; il partito cesserà di essere l’avanguardia cosciente della classe; il partito si ridurrà al rango di retroguadia. 11 nostro sarebbe, senza dubbio, un ben triste periodo. E il pericolo potrebbe , senza dubbio, assumere gravissima importanza, se vi fosse da noi la ten- denza alla demagogia, se tutto ciò su cui il partito poggia (program- ma, norme tattiche, esperienza organizzativa) non esistesse affatto o fosse debole e vacillante. Ma proprio questo «se» non esiste: la questione è tutta qui. Non solo fra noi bolscevichi non c’è mai stata alcuna tendenza alla demagogia, ma, viceversa, noi ci siamo sempre battuti con energia, franchezza e sincerità contro i piu modesti co- nati di demagogia, abbiamo preteso che chi entrava nel partito fosse cosciente, abbiamo sottolineato Teccezionale importanza della con- tinuità nello sviluppo del partito, abbiamo instancabilmente ripetuto che tutti gli iscritti dovevano educarsi e assimilare la disciplina in una delle organizzazioni del partito. Noi abbiamo un programma rigoroso, che è accettato ufficialmente da tutti i socialdemocratici e che, nelle sue tesi fondamentali, non può essere oggetto di critica sostanziale (la critica di singoli punti e formulazioni è cosa piena- mente legittima e indispensabile in ogni partito vitale). Abbiamo le risoluzioni tattiche, che sono state elaborate con coerenza e in modo sistematico dal II e dal III Congresso e che sono il frutto del plu- riennale lavoro della stampa socialdemocratica. Abbiamo inoltre una certa esperienza organizzativa e un’organizzazione effettiva, che ha svolto una funzione educativa e dato senza dubbio risultati che non si avvertono al primo sguardo, ma che solo i ciechi o gli accecati potrebbero negare. No, compagni, non dobbiamo esagerare questo pericolo. La so- cialdemocrazia si è fatta un nome, ha creato un orientamento, ha educato quadri di operai socialdemocratici. Nei momento attuale, poi, mentre l’eroico proletariato dimostra coi fatti di essere pronto alla lotta e di saper combattere unito, con coerenza, per fini di cui ha chiara consapevolezza, di saper combattere con spirito netta- mente socialdemocratico, sarebbe persino ridicolo dubitare che gli SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL PARTITO 23 operai, i quali entrano nel nostro partito, e vi entreranno domani per invito del Comitato centrale, non saranno socialdemocratici in novantanove casi su cento. La classe operaia è istintivamente, spon- taneamente socialdemocratica, e il lavoro piu che decennale della socialdemocrazia ha già fatto moltissimo per trasformare in consa- pevolezza questa spontaneità. Compagni, non createvi spauracchi! Non dimenticate che in ogni partito vitale e in sviluppo esisteranno sempre elementi di instabilità, esitazione, tentennamento. Ma questi elementi cedono e cederanno aH’azione del nucleo deciso e compatto dei socialdemocratici. Il nostro partito è vissuto per troppo tempo neirillegalità. E negli ultimi anni vi stava soffocando, secondo l’esatta espressione di un delegato del III Congresso. La clandestinità è in rovina. Avanti, dunque, con maggiore audacia, impugnate nuove armi, distribuitele ad altri uomini, estendete i vostri capisaldi, chiamate a voi tutti gli operai socialdemocratici, fateli entrare a centinaia e a migliaia nelle file delle organizzazioni del partito! I loro delegati diano nuova vita ai militanti dei nostri centri, dilaghi per loro mezzo lo spirito nuovo della giovane Russia rivoluzionaria! Finora la rivoluzione ha sempre dimostrato che tutte le fondamentali posizioni teoriche del marxismo, tutte le parole d’ordine essenziali della socialdemo- crazia erano giuste. Essa ha dimostrato inoltre che il nostro lavoro socialdemocratico era impostato bene, che la nostra speranza e la nostra fiducia nel genuino spirito rivoluzionario del proletariato erano fondate. Tralasciamo dunque ogni meschinità nell’attuare la neces- saria riforma del partito: avviamoci subito per una strada nuova. Non verrà meno per questo il nostro vecchio apparato clandestino (il suo riconoscimento e la sua approvazione da parte degli operai socialdemocratici sono indubbi: la vita stessa e gli sviluppi del- la rivoluzione l’hanno dimostrato in maniera cento volte piu per- suasiva di quanto avrebbero potuto farlo le risoluzioni e le deli- berazioni). Ci saranno inoltre assicurate forze giovani e nuove, usci- te dal seno dell’unica classe effettivamente e coerentemente rivolu- zionaria, della classe che ha già in parte conquistato alla Russia la libertà, che le conquisterà la libertà completa e che, attraverso la libertà, la condurrà al socialismo! 24 LENIN II La risoluzione del Comitato centrale del nostro partito sulla con- vocazione del IV Congresso del POSDR, pubblicata nel n. 9 della Novaia Gizn , segna un passo decisivo verso l’integrale applicazione del principio democratico nell’organizzazione del partito. Le elezio- ni dei delegati al congresso (che avranno dapprima il voto consultivo, ma otterranno poi senza dubbio il voto deliberativo) devono essere effettuate in un mese. Tutte Je organizzazioni del partito devono pertanto accingersi a discutere al più presto il problema della desi- gnazione dei candidati e dei compiti del congresso. Bisogna assolu- tamente tener conto che l’autocrazia morente può tentare ancora una volta di sopprimere le libertà promesse, di attaccare gli operai rivoluzionari e soprattutto i loro dirigenti. È quindi tutt’altro che opportuno (a esclusione forse di alcuni casi particolari), render noti i cognomi effettivi dei delegati. Fino a che i centoneri sono al potere, non si può rinunciare agli pseudonimi, cui ci ha abituato l’epoca della schiavitù politica. Non sarebbe maje eleggere, come in passato, i delegati supplenti «in caso di cadute». Ma non ci- soffermeremo su tutte queste cautele cospirative, perché i compagni che conoscono le condizioni del luogo in cui svolgono il loro lavoro supereranno agevolmente tutte le difficoltà che potranno insorgere al riguardo. I compagni ricchi dell’esperienza del lavoro rivoluzionario in re- gime autocratico dovranno aiutare con i loro consigli chi intraprende la sua azione socialdemocratica nelle nuove, « libere » (libere ancora tra virgolette) condizioni. Va da sé che si esige ancora da parte dei membri dei nostri comitati molto tatto: le vecchie prerogative for- mali perdono adesso inevitabilmente il loro significato, ed è quasi sempre necessario cominciare dall’« inizio », mostrare ai larghi strati di nuovi compagni la grande portata del programma socialdemocra- tico coerente, della tattica e dell’organizzazione. Non si deve di- menticare che finora abbiamo avuto troppo spesso a che fare con rivoluzionari provenienti da uno strato sociale determinato, mentre adesso avremo a che fare con i rappresentanti tipici delle masse: ^questo cambiamento impone che si mutino non solo i metodi della propaganda e deH’agitazione (necessità di una maggiore popolarità, abilità neH’affrontare le questioni, capacità di spiegare nel modo più semplice, chiaro e realmente persuasivo le verità SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL PARTITO 25 fondamentali del socialismo), ma anche quelli dell’organizzazione. Nella presente nota vorrei soffermarmi su un aspetto dei nuovi compiti organizzativi. La deliberazione dei Comitato centrale invita al congresso i delegati di tutte le organizzazioni del partito e chiama tutti gli operai socialdemocratici a entrare in queste organizzazioni. Affinché questo giusto desiderio si realizzi non basta un semplice « invito » agli operai, non basta il semplice aumento del numero delle organizzazioni di vecchio tipo. No, per far questo, è indispen- sabile 1 elaborazione originale, creativa di nuove forme organizza- tive da parte di tutti i compagni. E non si può indicare alcuna norma prefissata, perché si tratta di un’opera nuova: qui devono manife- starsi la conoscenza delle condizioni locali e soprattutto Hniziativa di tutti gli iscritti. La nuova forma di organizzazione, o più esatta- mente la nuova forma della cellula organizzativa fondamentale del partito operaio, deve essere senza dubbio più ampia rispetto ai vec- chi circoli. È inoltre probabile che la nuova cellula debba essere un organizzazione meno rigida, più « libera», «/are». Se esistesse- ro Ja completa libertà di associazione e la piena garanzia dei diritti civili della popolazione, noi dovremmo senza dubbio fondare dap- pertutto associazioni socialdemocratiche (non solo sindacali, ma an- che poli òche, di partito). Nelle condizioni attuali bisogna cercare di perseguire questo fine attraverso tutte le strade e con tutti i mezzi che si trovano comunque a nostra disposizione. Bisogna risvegliare subito l’iniziativa di tutti i militanti del par- tito e di tutti gli operai che simpatizzano per la socialdemocrazìa. Bisogna organizzare subito, dappertutto, in ogni luogo, incontri, conversazioni, comizi, riunioni, dando notizia del IV Congresso del POSDR, esponendone i propositi nella forma più popolare e com- prensibile, spiegando la nuova forma di organizzazione del con- gresso, facendo appello a tutti i socialdemocratici perché contribui- scano a costruire secondo i nuovi principi un partito socialdemocra- tico effettivamente proletario. Questo lavoro ci fornirà una gran mole di insegnamenti desunti dall’esperienza; in due o tre settima- ne (se il lavoro sarà svolto con energia) farà emergere dall’ambiente operaio nuove forze socialdemocratiche, ravviverà in strati molto più vasti l’interesse per il partito socialdemocratico, che noi, insieme con tutti i compagni operai, abbiamo deciso oggi di organizzare in forma nuova. In tutte le assemblee sarà posto immediatamente ij problema 26 LENIN di costituire associazioni, organismi e gruppi di partito. Ogni asso* dazione, ogni organismo, ogni gruppo eleggerà senza indugi una segreteria o una direzione o una commissione esecutiva, insomma un organismo centrale e permanente, che svolga il lavoro di direzione, tenga i rapporti con gli organismi locali del partito, riceva e diffon- da la stampa, raccolga le quote per Fattività del partito, orga- nizzi riunioni, conferenze, incontri e prepari, infine, l’elezione del delegato al congresso. Naturalmente, i comitati del partito avran- no cura di aiutare ognuna di queste organizzazioni, di fornire il materiale atto a far conoscere il POSDR, la sua storia e i suoi attua- li, grandi compiti. Inoltre, è tempo di preoccuparsi di istituire per le organizzazioni socialdemocratiche alcuni punti d’appoggio locali, aventi per cosi dire carattere economico, come mense, sale da tè, birrerie, bibliote- che, sale di lettura, « tiri » *, ecc. ecc. gestiti da iscritti al partito* Non si deve dimenticare che, oltre che dalla polizia « autocratica », gli operai socialdemocratici saranno perseguitati anche dai padroni « autocratici », che licenzieranno gli agitatori, e pertanto l’organiz- zazione di un centro il piu possibile indipendente dall’arbitrio dei fabbricanti è cosa di estrema importanza. In generale, noi socialdemocratici dobbiamo giovarci in ogni mo- do dell’attuale estensione della libertà dazione, e, quanto più que- sta libertà sarà assicurata, tanto più energicamente noi lanceremo la parola d’ordine: « Andare fra il popolo! ». D’ora in poi, l’inizia- tiva stessa degli operai assumerà proporzioni tali che noi, ex cospi- ratori e « soci di circoli », non osavamo nemmeno sognare. D’ora in poi, l’influenza delle idee del socialismo penetra e penetrerà nelle masse del proletariato per vie che spesso non saremo affatto capaci di controllare. In queste condizioni, dovremo aver cura che gli in tei- • Non conosco la corrispondente parola russa e chiamo « tiro » un locale per il tiro a segno, nel quale c’è una scorta di armi di ogni specie e dove chiunque lo desideri può a poco prezzo sparare al bersaglio con pistole e fucili. In Russia è stata proclamata la liberti di riunione e di associazione. I cittadini hanno diritto di riunirsi anche per imparare a sparare; non vi può essere quindi alcun pericolo per nessuno. In ogni grande città europea trovate a tiri » aperti a tutti, negli scantinati, talvolta fuori porta, ecc. E per gli operai non è affatto superfluo imparare a sparare, imparare a maneggiare le armi. Beninteso, potremo accingerci in modo serio e ampio a questo lavoro solo quando sarà stata garantita la libertà di associazione e si potranno trascinare in tribunale i poliziotti furfanti che osino chiudere le sale da tiro. sulla riorganizzazione del partito *7 lettuali socialdemocratici siano meglio distribuiti *, che non si con- centrino inutilmente dove il movimento già si regge sulle gambe e se la cava, se cosi si può dire, con le proprie forze, ma vadano tra gli « strati inferiori », dove il lavoro è più duro, le condizioni più dif- ficili, dove più grande è il bisogno di uomini esperti e preparati, dove minori sono le fonti di luce, dove la vita politica pulsa più fiaccamente. D’ora in poi, dobbiamo « andare fra il popolo » sia in caso di elezioni cui partecipi tutta la popolazione, anche delle pro- vince più sperdute, sia (e questo è ancora più importante) in caso di lotta aperta, per paralizzare lo spirito reazionario della Vandea provinciale, per assicurare in tutto il paese, fra tutte le masse del proletariato, la diffusione delle parole d’ordine che saranno lanciate dai grandi centri. Naturalmente, ogni estremismo è nocivo; per impostare in modo solido e, per quanto possibile, « esemplare » il lavoro, ancor oggi do- vremo spesso concentrare le forze migliori in questo o in quel cen- tro importante. L’esperienza mostrerà le dimensioni a cui attenersi al riguardo. Oggi, il nostro compito non consiste tanto neirescogi- tare norme organizzative ispirate a principi nuovi quanto nello svol- gere l’attività più audace e ampia, nel riassumere e interpretare al IV Congresso i dati che l’esperienza ha fornito al partito. Ili Nei primi due articoli ci siamo soffermati sul significato gene- rale del principio elettivo nel partito e sulla necessità di creare nuove forme e cellule organizzative. Esamineremo adesso un’al- tra questione molto urgente, il problema cioè dell’un ificazion e del partito. Non è un mistero per nessuno che la stragrande maggioranza de- gli operai socialdemocratici è molto insoddisfatta della scissione del partito ed esige l’unificazione. Non è un mistero per nessuno che la scissione ha provocato un certo intiepidimento degli operai social- # Al III Congresso del partito auspicai che nei comitati venissero eletti all’ incirca otto operai ogni due intellettuali. Com’è invecchiato quest’auspiciol Oggi si deve auspicare che nelle nuove organizzazioni del partito per ogni intcl- lettualc socialdemocratico vi siano alcune centinaia di operai socialdemocratici. 28 LENIN democratici (o di quelli pronti a diventare socialdemocratici) nei confronti del POSDR. Gli operai hanno quasi perduto la speranza che i «vertici» del partito si unifichino da sé. La necessità dell’unificazione è stata uf- ficialmente riconosciuta anche dal III Congresso del POSDR e dalla conferenza dei menscevichi nel maggio di quest’anno. Da allora sono trascorsi sei mesi, ma l’unificazione non ha quasi compiuto alcun passo in avanti. Non può meravigliare che «Un operaio, uno dei tanti», il quale ha scritto dell’unificazione neWlsfya e in un opu- scolo edito dalla « maggioranza » (Gli operai e la scissione del par - tito, Edizioni del Comitato centrale, Ginevra, 1905), abbia alla fine minacciato agli intellettuali socialdemocratici un «pugno dal basso». A certi socialdemocratici (ai menscevichi) questa minaccia non è piaciuta, gli altri (i bolscevichi) l’hanno trovata legittima e fonda- mentalmente giusta. Mi pare che sia ormai venuto il momento in cui gli operai social- democratici coscienti possono e devono realizzare il loro proposito (non dico « minaccia », perché questo termine, sa di denuncia e di demagogia, mentre noi dobbiamo evitare con tutte le forze sia l’una che l’altra). In realtà, è già venuto, 0 sta comunque per venire, il momento in cui è possibile applicare il principio elettivo nell’orga- nizzazione del partito, non a parole, ma nei fatti, non come una frase bella ma vuota, bensì come un principio realmente nuovo, che effettivamente rinnova, estende e rafforza i collegamenti del partito. La «maggioranza », tramite il Comitato centrale, ha invitato aperta- mente ad applicare subito il principio elettivo. La minoranza procede per la stessa strada. E gli operai socialdemocratici sono l’enorme, schiacciante maggioranza in tutte le organizzazioni, in tutti gli or- ganismi, in tutte le assemblee, in tutti i comizi socialdemocratici. Ciò vuol dire che già adesso esiste la possibilità non solo di con- vincere a unificarsi, non solo di ottenere la promessa . di unificarsi, ma di unificare concretamente, con una semplice deliberazione della maggioranza degli operai organizzati nell’una o nell’altra frazione. Non vi sarà alcuna « sopraffazione », poiché, m linea di principio, la necessità dell’un ificazione è riconosciuta da tutti, e agli operai non resta che risolvere praticamente una questione già risolta in linea di principio. Infatti, il rapporto tra la funzione degli intellettuali e quella dei SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL PARTITO 2 9 proletari (operai) nel movimento operaio socialdemocratico può forse esprimersi con sufficiente precisione nella seguente formula gene- rale: gli intellettuali risolvono bene «in linea di principio», abboz- zano bene uno schema, discutono bene sulla necessità di fare... e gli operai fanno, tramutano la grigia teoria in vita concreta. Non cadrò affatto nella demagogia, non menomerò affatto la grande funzione della coscienza nel movimento operaio, non atte- nuerò affatto Timmensa portata della teoria marxista, dei principi marxisti, se dirò adesso che noi abbiamo elaborato al congresso e alla conferenza la « grigia teoria » dell’unificazione del partito; com- pagni operai, aiutateci a tramutare questa grigia teoria in vita con- creta! Entrate in grandissimo numero nelle organizzazioni del par- tito! Fate del nostro IV Congresso e della II Conferenza mensce- vica un imponente e grandioso congresso degli operai socialdemo- cratici. Occupatevi praticamente, insieme con noi, del problema della fusione. In questo problema, a titolo di eccezione (è questa un’eccezione che conferma la regola!), vi siano un decimo di teoria e nove decimi di pratica. In verità, questo desiderio è legittimo, sto- ricamente necessario, psicologicamente comprensibile. Abbiamo «teor rizzato» per tanto tempo (e qualche volta, non ce motivo di na- sconderlo, a vuoto) nell’atmosfera dell’emigrazione, che adesso, ve l’assicuro, davvero non guasta « curvare » un po’, appena appena, « l’arco dall’altra parte » e dare un po’ la precedenza alla pratica. Nel problema dell’unificazione, in cui, essendo esso legato con le cause della scissione, abbiamo consumato fiumi d’inchiostro e mon- tagne di carta, questo metodo è senza dubbio opportuno. Soprat- tutto noi che viviamo nell’emigrazione abbiamo nostalgia dell’atti- vità pratica. E inoltre abbiamo già scritto un programma assai buono e completo di tutta la rivoluzione democratica. Unifichiamoci dun- que anche per farla questa rivoluzione! Pubblicato il io, 15 e 16 novembre del 1905 in Novaia Gizn , nn. 9, 13 e 14. Firmato: N. Lenin. IL PROLETARIATO E I CONTADINI Il congresso dell’Unione contadina, che si sta svolgendo in questi giorni a Mosca, pone di nuovo all’ordine del giorno l’essenziale que- stione dell’atteggiamento che la socialdemocrazia deve assumere verso il movimento contadino. Per i marxisti russi questa questione è sempre stata fondamentale nella formulazione del loro programma e della loro tattica. Già nel primo progetto di programma dei social- democratici russi, redatto nel 1884 all’estero dal gruppo « Emancipa- zione del lavoro », grandissima attenzione veniva riservata alla que- stione contadina. Da allora non si può citare una sola opera marxista importante, dedicata a questioni di ordine generale, un solo organo di stampa so- cialdemocratico che non abbia ripetuto, sviluppato e applicato ai casi concreti le concezioni e le parole d’ordine dei marxisti. Oggi la questione del movimento contadino è divenuta urgente non soltanto sul piano teorico, ma anche sul piano pratico imme- diato. Oggi dobbiamo trasformare le nostre parole d’ordine generali in appelli aperti del proletariato rivoluzionario ai contadini rivolu- zionari. È ormai venuto il momento in cui i contadini operano come artefici consapevoli di un nuovo ordinamento della vita russa, Dal- l’evoluzione della coscienza dei contadini dipende ormai, in larga misura, l’andamento e l’esito della grande rivoluzione russa. Che cosa vogliono i contadini dalla rivoluzione? Che cosa può dare la rivoluzione ai contadini? Ecco due quesiti, la cui soluzione è obbligatoria per ogni uomo politico, e in particolare per ogni ope- raio cosciente, che è uomo politico nel senso migliore della parola, non corrotto dal politicantismo borghese. I contadini vogliono la terra e la libertà. Su questo non possono IL PROLETARIATO E I CONTADINI 31 esservi due opinioni. Tutti gli operai coscienti appoggiano con tutte le forze i contadini rivoluzionari. Tutti gli operai coscienti vogliono che i contadini ricevano tutta la terra e la completa libertà e si bat- tono per questo scopo. Tutta la terra non significa accontentarsi di concessioni parziali e di elemosine, non significa fare affidamento su un accordo tra i contadini e i grandi proprietari terrieri, ma sul- l’abolizione della grande proprietà terriera. Il partito del proletariato cosciente, la socialdemocrazia, si c pronunciato in questo senso con la massima energia : nel suo III Congresso, che si è tenuto nel mag- gio scorso, il Partito operaio socialdemocratico di Russia ha appro- vato una risoluzione nella quale si dice francamente che si appog- giano le rivendicazioni rivoluzionarie dei contadini fino alla con- fisca di tutte le terre di proprietà privata. Questa risoluzione dimostra con chiarezza che il partito degli operai coscienti sostiene la riven- dicazione dei contadini su tutta la terra. E, in questo senso, la riso- luzione approvata dalla conferenza dell’altra metà del nostro partito coincide appieno con la risoluzione del III Congresso del POSDR. « Completa libertà )> significa elettività di tutti i funzionari e delle alte personalità che amministrano gli affari statali e sociali. « Completa libertà » significa completa distruzione di un potere sta- tale che non emani per intero ed esclusivamente dal popolo, che non sia eletto dal popolo, che non sia responsabile di fronte al popolo, che non sia revocabile dal popolo. « Completa libertà » significa che non il popolo deve essere subordinato ai funzionari, ma invece i fun- zionari al popolo. Beninteso, non tutti i contadini che combattono per la terra e la libertà hanno un atteggiamento pienamente consapevole nei con- fronti di questa lotta; né giungono a rivendicare la repubblica. Ma Porientamento democratico delle rivendicazioni contadine è incon- testabile. E pertanto ai contadini è garantito l’appoggio del proleta- riato. I contadini devono sapere che la bandiera rossa, innalzata nelle città, è una bandiera di lotta per le rivendicazioni immediate e fondamentali non solo degli operai industriali e agricoli, ma an- che di milioni e decine di milioni di piccoli agricoltori. I residui della servitù della gleba, in ogni possibile forma e aspetto, schiacciano ancora tutta la massa dei contadini sotto un giogo spietato, a cui i proletari, innalzando la bandiera rossa, hanno dichiarato guerra. 32 LENIN Ma la bandiera rossa non sta a significare soltanto l’appoggio del proletariato alle rivendicazioni contadine. Significa anche rivendi- cazioni autonome del proletariato. Significa non solo lotta per la terra e la libertà, ma anche lotta contro ogni sfruttamento dell’uomo da parte deH’uomo, lotta contro la miseria delle masse popolari, lotta contro il dominio del capitale. E a questo punto sorge davanti a noi il secondo quesito: che cosa può dare la rivoluzione ai conta- dini? Molti amici sinceri dei contadini (fra i quali, per esempio, i socialisti-rivoluzionari) non tengono conto di questo problema, non ne afferrano l’importanza. Credono che basti impostare è risolvere il primo problema: che cosa desiderano i contadini? Credono che basti ricevere la risposta: terra è libertà. È un grave errore. La com- pleta libertà, la completa elettività di tutti i funzionari, compreso il capo dello Stato, non soppianta il dominio del capitale, non sop- prime la ricchezza di pochi e la miseria delle masse. Nemmeno la completa abolizione della grande proprietà terriera sopprime il do- minio del capitale e la miseria delle masse. Anche se la terra appar- tiene a tutto il popolo, solo chi possiede capitali, solo chi ha at- trezzi, bestiame, macchine, scorte di sementi, denaro liquido in ge- nere, ecc. può gestire un’azienda in maniera indipendente. Ma chi nulla possiede, all’infuori delle sue braccia, rimane senza dubbio schiavo del capitale, anche in una repubblica democratica, anche se la terra appartiene a tutto il popolo. L’idea di « socializzare » la terra senza socializzare il capitale, l’idea che sia possibile, fi- no a che esistono il capitale e l’economia mercantile, il godimento ugualitario della terra, è un’idea sbagliata. In quasi tutti i paesi d’Europa, il socialismo ha ormai superato il periodo in cui questa o altre analoghe idee sbagliate erano condivise dalla maggioranza. In ogni paese l’esperienza di lotta della classe operaia ha mostrato nella pratica i pericoli impliciti in un simile errore, e oggi i prole- tari socialisti d’Europa e d’America se ne sono liberati del tutto. La bandiera rossa degli operai coscienti significa quindi prima di tutto che noi sosteniamo con tutte le forze la lotta dei contadini per la libertà completa e per tutta la terra; e, inoltre, che non ci fermiamo a questo, ma andiamo avanti. Oltre alla lotta per la li- bertà e per la terra, combattiamo anche la lotta per il socialismo. La lotta per il socialismo è lotta contro il dominio del capitale. Com- battono questa lotta anzitutto gli operai salariati, che dipendono di- IL PROLETARIATO E I CONTADINI 33 rettamente e per intero dal capitale. Quanto ai piccoli proprietari, hanno anch’essi, in una cèrta misura, un capitale, e anch’essi non di rado sfruttano degli operai. Perciò nelle file dei combattenti per il socialismo non si trovano unti i piccoli contadini, ma solo quelli che passano in maniera energica e cosciente dalla parte degli operai contro il capitale, dalla parte della proprietà comune contro la pro- prietà privata. Ecco perché i socialdemocratici dicono che essi lottano insieme con tutti i contadini contro i grandi proprietari terrieri e la buro crazia; ma inoltre essi, i proletari della città, si battono contro il ca- pitale insieme con i proletari della campagna. La lotta per la terra e per la libertà è una lotta democratica. La lotta per distruggere il dominio del capitale è una lotta socialista. Inviamo dunque un caloroso saluto alPUnione contadina, che ha preso la decisione di lottare con compattezza ed energia, senza ri- serve o esitazioni, per la completa libertà e per tutta la terra. Questi contadini sono democratici autentici. Dobbiamo chiarire con pa- zienza, con tenacia, come si fa con alleati ai quali ci unisce una grande lotta comune, gli errori che essi commettono nell’intendere i compiti della democrazia e del socialismo. Questi contadini sono autentici democratici rivoluzionari, insieme con i quali dobbiamo combattere, e combatteremo, per la completa vittoria dell’attuale rivoluzione. Al piano di uno sciopero generale, alla decisione di far insorgere uniti e compatti, alla prossima occasione, gli operai delle città e tutti i contadini poveri, a questo piano e a questa decisione noi guardiamo con la piu grande e piena simpatia. Tutti gli operai coscienti faranno ogni sforzo per contribuire a realizzare questo piano. Ma nessuna alleanza, neppure con i democratici rivoluzio- nari piu onesti e coerenti, potrà far dimenticare ai proletari la loro meta piu alta e importante, la lotta per il socialismo, per la totale distruzione del dominio del capitale, per la liberazione di tutti i lavoratori da ogni forma di sfruttamento. Avanti, operai e conta- dini, nella lotta comune per la terra e per la libertà! Avanti, prole- tari, uniti dalla socialdemocrazia internazionale, nella lotta per il socialismo! Pubblicato il 12 novembre del 1905 in Novaia Gizn t n. li.. Firmato: N. Lenin. ORGANIZZAZIONE DI PARTITO E LETTERATURA DI PARTITO Le nuove condizioni create in Russia dopo la rivoluzione d’ot- tobre all’attività socialdemocartica pongono all’ordine del giorno la questione della letteratura di partito. La differenza tra la stampa le- gale e la stampa illegale, triste retaggio dell’epoca della Russia feu- dale e autocratica, incomincia a scomparire. Non è ancora scom- parsa, ed è anzi ben lungi dallo scomparire. L’ipocrita governo del nostro primo ministro si comporta ancora in modo cosi scandaloso che le Izvestta sovieta rabociì{h deputatov vengono pubblicate 18 novembre 1905. Firmato: N. Lenin. IMPARATE DAI NEMICI I democratici borghesi della Nascìa Gizn hanno sferrato Pattacco contro il «miscuglio di marxismo e barbarie». Consigliamo viva- mente a tutti gli operai coscienti di esaminare con attenzione il ragio- namento dei democratici radicali. Niente aiuta meglio a chiarire l’essenza politica di un fenomeno della valutazione che ne danno gli avversari (beninteso, se questi av- versari non sono inguaribilmente idioti). La N ascia Gizn non trova di suo gradimento la « lotta di una par- te del POSDR contro il soviet dei deputati operai di Pietroburgo » o, piu esattamente, la lotta dei socialdemocratici contro le organizza- zioni « apartitiche » di classe, come dice lo stesso giornale. I proletari devono unirsi, asseriscono i nostri radicali, E dunque... hanno ragione quei membri del soviet che ; que- st’assemblea cianciò di libertà, decretò la libertà, ma non approvò al- cun provvedimento effettivo per sopprimere le istituzioni che concul- cavano la libertà. È del tutto naturale che questa miserevole assise di miserevoli ciarlatani della borghesia liberale sia ingloriosamente uscita di scena. Oggi, in Russia, la questione della convocazione dell’Assemblea costituente occupa il primo posto tra i problemi politici del momento. E oggi appunto assume un’importanza determinante l’aspetto reale della questione. Essenziale non è tanto se l’Assemblea costituente sarà convocata (su questo concorderà forse, domani, persino il mi- nistro-sensale, conte Witte), quanto se essa sarà effettivamente popo- lare e costituente. In realtà, l’esperienza stèssa della nostra rivoluzione, sebbene essa sìa soltanto ai suoi inizi, ha dimostrato con grande evidenza quali truffe si possano imbastire con le parole e con le promesse in genere, con la parola d’ordine dell’Assemblea costituente in specie. Rammen- tate il recente congresso tenuto a Mosca dai rappresentanti «cadet- ti » degli zemstvo e delle città. Rammentate la loro celebre formu- la : Duma di Stato con funzioni costituenti, che elabori la Costituzio- ne con l’approvazione del sovrano... Persino la stampa democratica borghese ha sottolineato Tintinna contraddittorietà e l’assurdità di que- sta formula. «Istituire» un nuovo ordinamento statale « con Tap- provazione» del capo del vecchio potere significa legittimare due poteri, due autorità supreme uguali (sulla carta) : il potere del popolo insorto e il potere della vecchia autocrazia. È chiaro che la parità fra i due poteri è solo apparente; è chiaro che l’« intesa » fra di essi è de- 54 LEM IN terminata di tatto dalla preponderanza delle forze dell’uno o dell’al- tro. I borghesi liberali hanno coerentemente legittimato, nel loro cc i- deale» piano di transizione dalla vecchia alla nuova Russia, la coesir stenza di due. forze uguali, ostili, che lottano fra di loro, hanno legittimato cioè una lotta eterna e senza sbocco. Questa contraddizione è inspiegabile con la semplice logica for- male. Ma la spiega appieno la logica degli interessi di classe della borghesia. La borghesia teme la completa libertà, la democrazia inte- grale, perché sa bene che il proletariato cosciente, ossia socialista, si vale della libertà per combattere contro il dominio del capitale. E quindi, in sostanza, la borghesia non vuole la completa libertà, Tinte- graie autogoverno del popolo, ma il compromesso con la reazione, il compromesso con Tautocrazia. La borghesia vuole il parlamentarismo per assicurare il dominio del capitale, e non della burocrazia, ma in pari tempo vuole la monarchia, l’esèrcito permanente, la difesa di determinati privilegi della burocrazia, per non permettere alla rivo- luzione di arrivare alle sue estreme conseguenze, per non armare il proletariato; e armare significa qui sia munire di armi che fornire la completa lihertà. La contraddittoria posizione di classe della bor- ghesia fra Tautocrazia e il proletariato genera immancabilmente, an- che a prescindere dalla volontà e dalla coscienza dei singoli, assurde e stolte formule di «intesa)). La parola d’ordine dell’Assemblea co- stituente viene cosi ridotta, a una pura frase, la grande rivendicazione del proletariato insorto per la libertà è tramutata in una farsa; cosi la borghesia contamina tutto e tutti, sostituendo alla lotta i mercan- teggiamenti. I borghesi radicali della Nascia Gizn non riescono a cogliere l’im- postazione necessariamente falsa e ipocrita dei liberali, quando rie- spongono con grande serietà il « progetto » di convocazione dell’As- semblea costituente elaborato dai signori Falbòrk e Ciarnoluski, non- ché dall’ufficio centrale dell’Unione delle unioni. È ridicolo redigere simili « progetti », signori! Voi vi mettete sulla strada dei « cadetti », che hanno tradito la rivoluzione. Voi dimenticate che i progetti elaborati sulla carta corrompono, come qualsiasi illusione costituzio- nale, la coscienza rivoluzionaria del popolo e indeboliscono la sua capacità, di lotta, perché l’essenza della questione viene occultata e tutta l’impostazione del problema viene deformata. Voi non state dif- fondendo la conoscenza dell’abbiccì politico, voi state impostando una IL BUROCRATISMO RIVOLUZIONARIO 55 questione praticamente : lo dice il carattere stesso della discussione che avete intavolato sul progetto dei « rappresentanti dei partiti estre- mistici e moderati ». E cadete nel manilovismo, egregi democratici .della borghesia, quando, da un lato, considerate auspicabile che E As- semblea costituente abbia i « pieni » poteri, e, dall'altro, cercate di mettere insieme i partiti di estrema sinistra con quelli « moderati », chi vuole cioè i pieni poteri con chi non li vuole. Abbasso i falsi paludamenti! Basta infine con le menzognere frasi liberali! È tempo ormai di prendere una posizione netta. A destra, ci sono Tautocrazia e la borghesia liberale, unite di fatto dalla volontà di non dare all’Assemblea costituente tutto il potere, unico, integrale, indivisibile. A sinistra, ci sono il proletariato socialista e i contadini rivoluzionari o, in senso piu ampio, tutta la democrazia rivoluziona- ria borghese. Essi vogliono tutto il potere per l’Assemblea costituente. Essi possono e devono realizzare, a tal fine, un'alleanza di lotta, sen- za tuttavia fondersi tra di loro. Essi non hanno bisogno di progetti scritti sulla carta, ma di misure di lotta; non hanno bisogno di orga- nizzare il lavoro burocratico, ma devono invece organizzare la lotta vittoriosa per la libertà. N ovata Gizn, n. 18, 20 novembre 1905. Firmato: N. Lenin, L’AUTOCRAZIA MORENTE E I NUOVI ORGANI DEL POTERE POPOLARE L’insurrezione dilaga. Si accentua l’impotenza, lo smarrimento, la disgregazione del governo autocratico di Witte. Si estende e si ap- profondisce l’organizzazione delle classi, degli strati e dei gruppi piu disparati del popolo, Porganizzazione delle forze rivoluzionarie e di quelle controrivoluzionarie. È questa la situazione odierna. La si può anche esprimere con le parole: organizzazione e mobilitazione delle forze rivoluzionarie. Al- la battaglia navale di Sebastopoli seguono, senza soluzione di conti- nuità, le battaglie terrestri di Voronesc e Kiev. L’insurrezione armata compie, evidentemente, a Kiev un nuovo passo avanti, sulla strada della fusione dell’esercito rivoluzionario con il proletariato e gli stu- denti rivoluzionari. Ne fa fede, quanto meno, il comunicato del Rus sul comizio all’istituto politecnico di Kiev, a cui hanno partecipato sedidmila persone, sotto la protezione dell’insorto battaglione zap- patori. È del tutto naturale che in queste condizioni persino la borghesia liberale, la quale pur brama con tutte le forze dell’anima un compro- messo con l’autocrazia, cominci a perdere la pazienza, a smarrire la fiducia nel «grande)) acrobata Witte, è si volga a sinistra in cerca d’una forza capace di operare un rivolgimento che è divenuto ormai un’assoluta necessità. Assai istruttiva, al riguardo, è la posizione del Rus . Questo gior- nale vede con chiarezza che « gli avvenimenti cominciano a diventare una valanga, come alla vigilia del 17 ottobre ». E quindi, da un lato, si rivolge a quegli stessi zcmtsy che hanno mostrato non minore in- capacità, disperazione è impotenza del governo autocratico. Il Rus l'autocrazia morente 57 incita gli zemtsy a cc non tardare », a prendere « parte alle vicende in corso», al line di «conferire all’esito di queste vicende forme pili civili, meno svantaggiose, più favorevoli al paese ». Dall’altro lato, 10 stesso Rus polemizza con lo Slovo e dichiara : « Nessuno créde che Fattuale governo possa, nelle presenti condizioni, convocare la Duma di Stato )>. « Oggi — asserisce il Rus — bisogna pensare alla costi- tuzione di un governo che possa convocare la Duma. » Cosi, la borghesia liberale, sotto la pressione del proletariato rivo- luzionario, fa ancora un altro passo a sinistra. Ieri, manifestava ri- tenzione di mercanteggiare con Witte e gli votava (al congresso degli zemstvo) fiducia incondizionata. Oggi, la fiducia in Witte scema, e 11 capitale pretende un nuovo governo. Il Rus propone a tutti i partiti del movimento di liberazione di convocare imo speciale soviet di de- putati di tutto il popolo, che potrà diventare « un poderoso mezzo di pressione sul governo, se il governo sarà ancora [!!!] capace di lavo- rare, e un organo del potere popolare pronto ad assolvere provviso- riamente le mansioni del governo, nel caso della totale incapacità è del completo fallimento di quest’ultimo ». Un organo del potere popolare, che esplichi provvisoriamente le mansioni del governo, il quale ultimo è in pieno fallimento, si chiama nella chiara e semplice lingua russa; governo rivoluzionario provvi- sorio. Un tale governo deve essere provvisorio, perché i suoi poteri decadono con la convocazione deirÀssemblea costituente di tutto il popolo. Un tale governo deve essere rivoluzionario, perché sostituisce un governo che è fallito in pieno, perché lo sostituisce poggiando sul- la rivoluzione. La sostituzione stessa non può operarsi altrimenti che per via rivoluzionaria. Questo governo deve diventare «organo del potere popolare », realizzando dappertutto le rivendicazioni avanzate dal popolo e sostituendo subito, senza indugi, in tutto il paese i vecchi «organi del potere» dell’autocrazia e dei centoneri con gli organi del potere popolare, cioè o con quelli designati dal governo rivoluzionario provvisorio o con quelli eletti, in tutti i casi in cui siano possibili elezioni effettuate, naturalmente, in base al suffragio universale, uguale, diretto e segreto. Ci rallegra molto che la ‘borghesia monarchica liberale sia perve- nuta all’idea del governo rivoluzionario provvisorio. E non tanto per- ché riteniamo che i liberali si siano schierati con la rivoluzione, per- ché crediamo 13 novembre 1905. Firmate: N. Lenin. SOCIALISMO E ANARCHIA Il comitato esecutivo del soviet dei deputati operai ha deciso ieri, 23 novembre, di respingere la richiesta degli anarchici circa Tammissione di loro rappresentanti nel comitato esecutivo e nel soviet dei deputati operai. Lo stesso comitato esecutivo ha cosi espo- sto le ragioni di questa decisione: « 1) In tutta la prassi internazio- nale, i congressi e le conferenze socialisti non hanno fra i loro membri rappresentanti degli anarchici, in quanto essi non ricono- scono nella lotta politica il mezzo per raggiungere i loro ideali; 2) una rappresentanza viene da un partito, e gli anarchici non sono un partito ». Riteniamo che la decisione del comitato esecutivo sia un passo assolutamente giusto, che ha un’enorme portata sia di principio che pratica e politica. Certo, se si considera il soviet dei deputati operai come un parlamento di operai o come un organo di autogoverno del proletariato, il rifiuto di ammettere gli anarchici è sbagliato. Per quanto sia insignificante (per fortuna) l’influenza degli anar- chici sul nostro ambiente operaio, tuttavia un certo numero di ope- rai è, senza dubbio, dalla loro parte. Che gli anarchici costituiscano un partito, o un’organizzazione, o un gruppo, o una libera unione di persone che la pensano allo stesso modo, è una questione forma- le, che non ha un effettivo valore di principio. Infine, se gli anar- chici, che negano la lotta politica, vogliono essi stessi aderire all’or- ganismo che conduce questa lotta, una simile stridente incocrenza mostra, ovviamente, ancora una volta l’instabilità della concezione del mondo e della tattica degli anarchici. Ma è evidente che non si può escluderli, a causa dell’instabilità, dal « parlamento » o dal- l’« organo deirautogoverno ». Ó2 LENIN La decisione del comitato esecutivo ci sembra pienamente giu- sta e nient’affatto contrastante con le funzioni di quest’organismo, con il suo carattere, con la sua composizione. Il soviet dei deputati operai non è un parlamento operaio né un organo di autogoverno proletario; in generale non è un organo di autogoverno, ma un’or- ganizzazione di lotta per il raggiungimento di determinati fini. Di questa organizzazione di lotta fanno parte — secondo i prin- cipi di un patto di unità provvisorio e non formale — i rappresen- tanti del POSDR (partito del socialismo proletario), del partito dei « socialisti-rivoluzionari » (rappresentanti del socialismo piccolo-bor- ghese o estrema sinistra della democrazia borghese), infine molti operai « senza partito ». Questi ultimi tuttavia non sono dei senza partito in genere, ma dei rivoluzionari senza partito, poiché tutte le loro simpatie vanno alla rivoluzione, per la vittoria della quale si battono con illimitato entusiasmo, energia e abnegazione, È quindi perfettamente naturale che nel comitato esecutivo vengano inclusi anche i rappresentanti dei contadini rivoluzionari. In sostanza, il soviet dei deputati operai è un’alleanza combatti- va, vasta, non formale, di socialisti e di democratici rivoluzionari; inoltre, naturalmente, il « rivoluzionari smo senza partito» nasconde tutta una serie di gradini intermedi fra gli uni e gli altri. La neces- sità di quest’alleanza per condurre gli scioperi politici e altre forme più attive di lotta per le rivendicazioni democratiche urgenti, rico- nosciute e approvate dalla stragrande maggioranza della popolazione, è evidente. Gli anarchici non saranno in questa alleanza un vantag- gio ma un peso, vi porteranno solo disorganizzazione, e indeboli- ranno la forza dell’assalto generale. Essi inoltre « potranno mettere in in discussione» l’urgenza e l’importanza delle trasformazioni po- litiche. L’esclusione degli anarchici dall’alleanza di lotta, che rea- lizza, per cosi dire, la nostra rivoluzione democratica, è assolutamente necessaria ai fini di questa rivoluzione. In quest’alleanza c’è posto unicamente per chi lotti per lo scopo che essa si propone. E se, per esempio, i « cadetti » o il « partito dell’ordine giuridico » 14 ra- cimolassero anche qualche centinaio di operai nelle loro organizza- zioni di Pietroburgo, il comitato esecutivo del soviet dei deputati operai difficilmente aprirebbe le sue porte ai rappresentanti di tali organizzazioni. SOCIALISMO E ANARCHIA 6 3 Nella motivazione della sua decisione il comitato esecutivo si richiama alla prassi dei congressi socialisti internazionali. Salutiamo con entusiasmo questa dichiarazione, il riconoscimento della dire- zione ideale della socialdemocrazia internazionale fatto dalPorgano del soviet dei deputati operai di Pietroburgo. La rivoluzione russa ha già assunto una portata internazionale. In Russia, gli avversari della rivoluzione entrano già in trattative, ai danni della libera Russia, con Guglielmo II, con gli oscurantisti, i prepotenti, i bra- vacci e gli sfruttatori di tutta Europa. Noi non dimenticheremo che la vittoria completa della nostra rivoluzione esige l’unione del proletariato rivoluzionario di Russia con gli operai socialisti di tutti i paesi. Non per caso i congressi internazionali socialisti hanno preso * la decisione di non ammettere gli anarchici. Fra il socialismo e Panarchia c’è un abisso, di cui tentano invano di dimostrare l’ine- sistenza gli agenti provocatori della polizia investigativa e i penni- vendoli dei governi reazionari. La concezione del mondo degli anarchici è la concezione borghese capovolta. Le loro teorie indivi- dualistiche, il loro ideale individualistico sono diametralmente op- posti al socialismo. Le loro opinioni non esprimono il futuro del regime borghese, che marcia con irresistibile forza verso la socia- lizzazione del lavoro, ma il presente e perfino il passato di questo regime, il dominio del caso cieco sul piccolo produttore, rovinato, isolato. La loro tattica, che si riduce alla negazione della lotta po- litica, divide i proletari e in realtà li trasforma in compartecipi pas- sivi di questa o quella politica borghese, poiché un’effettiva asten- sione dalla politica è per gli operai impossibile e irrealizzabile. Nell’attuale rivoluzione russa il compito di unire le forze del proletariato, di organizzarle, di istruire e di educare politicamente la classe operaia, si pone con particolare urgenza. Quanto piu in- fierisce il governo dei centoneri, con quanto maggior zelo i suoi agenti provocatori lavorano per rinfocolare le basse passioni della massa ignorante, quanto pili disperatamente i difensori dell’auto- crazia, che si va decomponendo mentre è ancora in vita, si aggrap- pano ai tentativi di screditare la rivoluzione con i saccheggi, i pogrom, gli assassini a tradimento, da loro stessi organizzati, ubria- cando gli straccioni, tanto più importante è il lavoro, di organiz- 6 4 LENIN zazione che ricade soprattutto sul partito del proletariato socialista. E noi ci varremo quindi di tutti i mezzi della lotta ideale perché Tinfluenza degli anarchici sugli operai russi resti tanto insignifi- cante quanto lo è stata finora. Scrìtto il 24 novembre (7 dicembre) 1905. Pubblicato il 25 novembre 1905 in No vaia Gizn t n. 2t. Firmato: N. Lenin. IL PARTITO SOCIALISTA E IL RIVOLUZIONARISMO SENZA PARTITO I Il movimento rivoluzionario in Russia, estendendosi rapida- mente a sempre nuovi strati della popolazione, crea tutta una serie di organizzazioni indipendenti dai partiti. L’esigenza dell’unità erompe qui tanto piu vigorosa, quanto piti è stata repressa e con- culcata. Di continuo sorgono organizzazioni di questo o di quel tipo, spesso completamente amorfe, e il loro carattere è molto ori- ginale. Mancano ad esse quei contorni netti che sono propri delle organizzazioni europee. I sindacati assumono un carattere politico. La lotta politica si fonde con quella economica — nella forma dello sciopero, per esempio, — dando vita a forme miste di organizza- zioni provvisorie, o piu o meno permanenti. Qual è il significato di questo fenomeno? Quale atteggiamento devono assumere, nei suoi confronti, i socialdemocratici? Il rigoroso spirito di partito, è il compagno di viaggio e il frutto di una lotta di classe molto evoluta. E, d’altro canto, nell’interesse di una lotta di classe aperta e ampia, è indispensabile sviluppare un rigoroso spirito di partito. Pertanto, il partito del proletariato cosciente, la socialdemocrazia, combatte con assoluta legittimità con- tro l’assenza d’ogni spirito di partito, lavora instancabilmente per co- struire un partito operaio socialista, fedele ai principi e saldamente coeso. Questo lavoro avrà successo tra le masse solo nella misura in cui. lo sviluppo del capitalismo dividerà sempre più profondamente il popolo in classi, inasprendo le contraddizioni tra di esse. È perfettamente comprensibile che l’attuale rivoluzione abbia 66 LENIN generato e generi in Russia tante organizzazioni apartitiche. La no- stra è infatti una rivoluzione democratica, cioè borghese per il suo contenuto economico e sociale. Questa rivoluzione abbatte il regime autocratico-feudale, facendone scaturire il regime borghese, realiz- zando quindi le istanze di tutte le classi della società borghese: in tal senso essa è una rivoluzione di tutto il popolo. Ciò non significa, beninteso, che la nostra rivoluzione non sia classista : no di certo. Essa è diretta però contro le classi e le caste che hanno fatto e stanno facendo il proprio tempo per la stessa società borghese, che sono estranee a questa società e ne intralciano l’evoluzione. E, poiché tutta la vita economica del paese è già divenuta borghese in tutti i suoi tratti fondamentali, poiché la stragrande maggioranza della popo- lazione già vive di fatto in condizioni borghesi di esistenza, gli ele- menti antirivoluzionari sono naturalmente pochi, quasi inesistenti, sono davvero un piccolo «pugno» di fronte al «popolo». Il carat- tere di classe della società borghese si rivela quindi inevitabilmente nel carattere, al primo sguardo, « popolare », non classista della lot- ta di tutte le classi della società borghese contro l’autocrazia e la servitù feudale. L’epoca della rivoluzione borghese è contrassegnata in Russia, come in altri paesi, dalla relativa immaturità delle contraddizioni di classe della società capitalistica. In verità, il capitalismo è sviluppato, oggi in Russia molto di piu che nella Germania del 1848, per tacere della Francia del 1789, ma non c’è dubbio che le contraddizioni pu- ramente capitalistiche sono in Russia occultate in misura molto ampia dalle contraddizioni fra la « civiltà » e l’asiatismo, fra l’eu- ropeismo e il tartarismo, fra il capitalismo e il feudalesimo; non c’è dubbio cioè che da noi emergono in primo piano rivendicazioni il cui appagamento farà espandere il capitalismo, lo depurerà dalle scorie del feudalesimo, migliorerà le condizioni di vita e di lotta sia per il proletariato che per la borghesia. Se si dà infatti uno sguardo alle rivendicazioni, ai mandati, alle doléancesy che vengono oggi in grande copia presentati in Russia in ogni fabbrica, ufficio, reggimento, comando di polizia, diocesi, scuo* la, ecc., ccc., si può vedére agevolmente che si tratta, nella stra- grande maggioranza dei casi, di rivendicazioni puramente « civili », se cosi ci si può esprimere. Voglio dire che non sono propriamente rivendicazioni specifiche di classe, ma rivendicazioni dei diritti piu IL PARTITO SOCIALISTA 67 elementari, istanze che non distruggono il capitalismo, ma che lo inseriscono invece nell’ambito dell’europeismo, lo liberano dalla bar- barie, dallo stato selvaggio, dalla concussione e da altre sopravvi- venze « russe » del diritto feudale. In sostanza, le rivendicazioni pro- letarie sono circoscritte, nella maggior parte dei casi, a riforme che possono attuarsi appieno entro il quadro del capitalismo. Il prole- tariato russo rivendica oggi e subito non ciò che può minare il capi- talismo, ma ciò che lo purifica e ne accelera, ne intensifica lo sviluppo. S’intende, la particolare condizione del proletariato nella società capitalistica fa si che Ispirazione degli operai al socialismo, la loro adesione al partito socialista erompa con forza spontanea sin dai primi passi del movimento. Ma le rivendicazioni propriamente so- cialiste sono ancora di là da venire; all’ordine del giorno vi sono invece le rivendicazioni democratiche degli operai sul piano politico, le rivendicazioni che rientrano nell’ambito del capitalismo sul piano economico. Persino il proletariato fa, per cosi dire, la rivoluzione nei limiti d’una programma minimo, e non certo d’un programma mas- simo. Dei contadini, di questa massa della popolazione gigantesca e preponderante per numero, non è neppure il caso di parlare. Il loro « programma massimo », i loro scopi ultimi non trascendono i confini del capitalismo, che si svilupperebbe in modo ancor piu am- pio e rigoglioso col passaggio di tutta la terra a tutti i contadini e a tutto il popolo. La rivoluzione contadina è nel nostro tempo una rivoluzione borghese, benché queste parole possano « ferire » il sen- timentale orecchio dei sentimentali cavalieri del nostro socialismo pic- colo-borghese. Il carattere, qui abbozzato, dell’attuale rivoluzione dà quindi vita con assoluta naturalezza alle organizzazioni apartitiche. L’im- pronta e la parvenza deiresteriore assenza d’ogni spirito di partito viene cosi inevitabilmente acquisita da tutto il movimento, ma solo come parvenza, beninteso. Il bisogno di un’esistenza « umana » e ci- vile, l’esigenza di unirsi, di difendere la propria dignità, i propri di- ritti di uomo e di cittadino si estendono a tutto e a tutti, unificano tutte le classi, trascendono di molto ogni spirito di partito, scuotono individui che sono ancora quasi del tutto incapaci di elevarsi allo spirito di partito. L’urgenza dei diritti e delle riforme piu immediati ed elementari differisce, per cosi dire, i progetti e le ipotesi sul lon- tano avvenire, Il vivo interesse per la lotta in corso, interesse neces- 68 LENIN sario e legittimo, senza il quale è impossibile un felice esito- della lotta, costringe a idealizzare questi obiettivi piu immediati ed ele- mentari, li tinge d’un colore roseo, talora li adorna di un mantello fantastico; il semplice democratismo, il volgare democratismo bor- ghese, viene cosi scambiato per socialismo ed elencato « sotto la voce» di socialismo. Tutto e tutti sembrano « senza partito»; tutto e tutti sembrano confluire in un unico movimento di « emancipa- zione» (che, di fatto, emancipa tutta la società borghese); tutto e tutti si ricoprono di una lieve e delicata patina di «socialismo», in virtù soprattutto della funzione d’avanguardia del proletariato so- cialista nella lotta democratica. L’idea dell’apartiticità non può non riportare, in queste condi- zioni, alcune vittorie momentanee. L’apartiticità non può non di- ventare la parola d’ordine di moda, poiché la moda si trascina im- potente a rimorchio della vita, e la più « comune » manifestazione di superficialità politica è appunto l’organizzazione apartìtica: de- mocrazia senza partito, movimento apartitico degli scioperi, rivolu- zionarismo senza partito. Ci si domanda adesso come debbano comportarsi di fronte al fatto e all’idea dell’ apartiticità i sostenitori e i rappresentanti delle diverse classi. Come debbano comportarsi non in senso soggettivo, ma oggettivo, non nel senso cioè del modo di comportarsi, ma nel •senso dell’atteggiamento che inevitabilmente scaturisce* dinanzi a questo fatto, dagli interessi e dai modi di vedere delle diverse classi. II Come abbiamo già -mostrato, l’aparticità è il prodotto — o, se volete, l’espressione — del carattere borghese della nostra rivoluzione. La borghesia non può non gravitare verso di essa, poiché l’assenza di partiti tra coloro che combattono per la libertà della società bor- ghese significa assenza di una nuova lotta contro questa stessa so- cietà. Chi conduce una lotta « apartìtica » per la libertà ò non ha coscienza del carattere borghese della libertà o consacra questo re- gime borghese o invece organizza contro di esso una lotta, il cui « coronamento » è rimandato alle calénde greche. E, viceversa, chi si schiera, in modo consapevole o inconsapevole, per l’ordinamento IL partito socialista 69 borghese non può non sentirsi attratto dall’idea dell’apartiticità. In una società, fondata sulla divisione in classi, la lotta tra le classi ostili si tramuta ineluttabilmente, in ulta certa fase di sviluppo, in lotta politica. L’espressione piu coerente, integrale e compiuta del- la lotta politica fra le classi è la lotta tra i partiti. L’indipendenza dai partiti è indifferenza per la lotta tra i partiti. Ma quest’indiffe- renza non equivale alla neutralità, all’astensione dalla lotta, perché nella lotta di classe non si può essere neutrali, perché nella società capitalistica non ci si può « astenere » dal prender parte allo scam- bio dei prodotti o della forza-lavoro. E lo scambio, genera inevita- bilmente la lotta economica e,. dopo di essa, anche la lotta politica. L’indifferenza per la lotta non è quindi affatto estraneazione dalla lotta, astensione da essa o neutralità. L’indifferenza è tacito ap- poggio a chi è forte, a chi comanda. Chi in Russia fu indifferente all’autocrazia, prima della sua caduta, al tempo della rivoluzione d’ottobre, sostenne tacitamente l’autocrazia. Chi nell’Europa con- temporanea è indifferente al dominio della borghesia sostiene tacita- mente la borghesia. Chi è indifferente verso l’idea del carattere bor- ghese della lotta per la libertà sostiene tacitamente il dominio della borghesia in questa lotta, il dominio della borghesia nella nascente libera Russia. L’apatia politica è sazietà polidca. Solo chi è sazio è « apatico », « indifferente » verso un tozzo di pane; l’affamato sarà sempre uomo « di parte» nella questione del pane. L\< apatia e l’in- differenza» verso il tozzo di pane non significa soltanto che un uomo non ha bisogno di pane, vuol dire anche che quest’uomo ha il pane assicurato, che costui non ha mai bisogno di pane, che costui appartiene stabilmente al «partito» dei sazi. L’indipendenza dai partiti nella società borghese è soltanto l’espressione ipocrita, trave- stita, passiva dell’appartenenza al partito dei sazi, al partito di chi comanda, al partito degli sfruttatori. L’indipendenza dai partiti è un’idea borghese. Lo spirito di par- tito è un’idea socialista. Questa tesi vale nel suo complesso per tutta la società borghese. Ovviamente, bisogna saper applicare questa for- mula generale alle singole questioni e ai casi concreti. Ma dimenti- care questa verità nel momento in cui l’intera società borghese in- sorge contro il feudalesimo e l’autocrazia significa rinunciare di fatto a qualsiasi critica socialista della società borghese. La rivoluzione russa, benché si trovi ancora nella fase iniziale del 70 LENIN suo sviluppo, già offre non pochi documenti che suffragano le con- siderazioni generali sopra esposte. Soltanto la socialdemocrazia, par- tito del proletariato cosciente, ha sempre difeso e difende il rigoroso spirito di partito. I nostri liberali, che rappresentano le concezioni della borghesia, non possono tollerare lo spirito di partito e non vo- gliono sentir parlare di lotta di classe: si rammentino, per esempio, i recenti discorsi del signor Rodicev, il quale ha ripetuto centinaia di volte ciò che hanno detto e ridetto sia YOsvobozdenie , stampato airestero, sia i numerosi organi di stampa, vassalli del liberalismo russo. Infine, l’ideologia della classe intermedia, della piccola bor- ghesia, ha trovato chiara espressione nelle concezioni dei « radicali » russi dogni sfumatura, dalla Nascia Gizn e dagli r.d. (« radicali-de- mocratici » ls ) fino ai « socialisti-rivoluzionari ». Questi ultimi han- no introdotto, nel modo piu palese, il loro miscuglio di socialismo e democrazia nella questione agraria e, precisamente, nella parola d’ordine della « socializzazione » (della terra, senza socializzazione del capitale). È noto altresì che essi, mentre tollerano il radicalismo borghese, sono invece intolleranti verso l’idea della partiticità social- democratica. Non rientra nel nostro assunto l’analisi del modo come gli inte- ressi delle diverse classi si rispecchino nel programma e nella tattica dei liberali e dei radicali russi di ogni tipo. Abbiamo qui sfiorato solo di sfuggita quest’interessantc questione e dobbiamo passare adesso alle conclusioni politiche, pratiche, circa Tatteggiamento del nostro partito verso le organizzazioni apartitiche. È ammissibile l’adesione dei socialisti a queste organizzazioni? E, in caso affermativo, a quali condizioni è ammissibile? Quale tattica occorre seguire in queste organizzazioni? Al primo interrogativo non si può rispondere con un « no » cate- gorico, di principio. Sarebbe sbagliato dire che l’adesione dei socia- listi alle organizzazioni indipendenti dai partiti (cioè piu o meno consapevolmente o inconsapevolmente borghesi) non sia ammissi- bile in nessun caso e a nessuna condizione. Nell’epoca della rivolu- zione democratica il rifiuto di partecipare all’attività delle organiz- zazioni apartitiche equivarrebbe, in certi casi, al rifiuto a partecipare alla rivoluzione democratica. Ma non ce dubbio che i socialisti de- vono circoscrivere chiaramente questi «casi»; non c’è dubbio che essi possono ammettere una siffatta partecipazione solo a certe con- IL PARTITO SOCIALISTA 71 dizioni, ben definite e delimitate. Perché, se le organizzazioni apar- titiche sono generate, come abbiamo già detto, dalla relativa imma- turità della lotta di classe, d’altro canto, il rigoroso spirito di par- tito è una delle condizioni che rendono cosciente, chiara, determi- nata e coerente la lotta di classe. La difesa dell’autonomia ideale e politica del partito proletario è un dovere costante, immutabile e assoluto dei socialisti. Chi non assolve questo dovere smette di fatto di essere un socialista, per sin- ceri che siano i suoi convincimenti « socialisti » (socialisti a parole). La partecipazione all’attività delle organizzazioni apartitiche è dun- que lecita per un socialista solo come eccezione. Gli scopi stessi di questa partecipazione, il suo carattere, le sue condizioni, ecc. devono essere interamente subordinati al compito fondamentale, che è quel- lo di organizzare e preparare il proletariato socialista a dirigere con- sapevolmente la rivoluzione socialista. Le circostanze possono costringerci a partecipare alPattività delle organizzazioni apartitiche, soprattutto nell’epoca della rivoluzione democratica, e, in particolare, di una rivoluzione democratica nella quale il proletariato svolge una funzione preminente. Questa parte- cipazione può risultare indispensabile, per esempio, ai fini della pro- paganda del socialismo dinanzi a un pubblico genericamente demo- cratico o ai fini della lotta comune dei socialisti e dei democratici rivoluzionari contro le forze della controrivoluzione. Nel primo caso, questa partecipazione sarà un mezzo per diffondere le proprie idee; nel secondo, un’intesa nella lotta per raggiungere determinati obiet- tivi rivoluzionari. Nei due Casi, la partecipazione potrà essere tem- poranea. Nei due casi, sarà ammissibile solo a patto di assicurare la piena autonomia del partito operaio, di garantire il controllo obbli- gatorio e la direzione di tutto il partito, nel suo complesso, sugli iscritti e sui gruppi di partito « delegati » presso le unioni o i soviet apartitici. Quando Pattività del nostro partito si svolgeva in segreto, l’eser- cizio di questo controllo e di questa direzione sollevava difficoltà enormi, talora quasi insormontabili. Ma, oggi che Pattività del par- tito diventa sempre piu aperta, possiamo e dobbiamo esplicare questo controllo e questa direzione nel modo piu ampio, non solo nei con- fronti dei «vertici» ma anche degli strati «inferiori» del partito, di tutti gli operai organizzati che sono entrati nel partito. I rapporti 72 LENIN sull’attività dei socialdemocratici nelle unioni o nei soviet apartitici, i resoconti sulle condizioni e sugli obiettivi di quest’attività, le riso- luzioni delle organizzazioni di partito di ogni tipo su quest’azione devono entrare senza meno nella prassi del partito operaio. Solo questa partecipazione reale del partito nel suo complesso, che è un contributo alla direzione di tutte le attività di questo genere, potrà contrapporre di fatto il lavoro effettivamente socialista- al lavoro ge- nericamente democratico. Quale tattica dovremo seguire nelle unioni indipendenti dai par- titi? Dovremo valerci, anzitutto, di ogni possibilità di istituire le- gami autonomi e di divulgare tutto il nostro programma socialista. Inoltre, dovremo definire i piu urgenti compiti politici del momento, sotto il profilo della piu completa e radicale attuazione del rivolgi- mento democratico, lanciare parole d’ordine politiche per la rivolu- zione democratica, presentare il «programma» di riforme che là democrazia rivoluzionaria combattente, a differenza della democra- zia liberale mércanteggiante, dovrà realizzare. Solo una simile impostazione può rendere lecita* e fruttuosa la partecipazione degli aderenti del nos.tro partito all’attività delle or- ganizzazioni rivoluzionarie indipendenti dai partiti, create oggi da- gli operai, domani dai contadini, dopodomani dai soldati, ecc. Solo una simile impostazione ci métterà in condizione di assolvere il du- plice compito del partito operaio nella rivoluzione borghese: con- durre alle sue ultime conseguenze la rivoluzione democratica; esten- dere e consolidare i quadri del proletariato socialista, che ha bisogno della libertà nella sua lotta implacabile per rovesciare il dominio del capitale. Novaìa Gizn , n. 22 e 27, 26 novembre e a dicembre 1905. Firmato ; N. Lenin. SOCIALISMO E RELIGIONE La società moderna è interamente fondata sullo sfruttamento delle grandi masse della classe operaia da parte di un’infima mino- ranza della popolazione appartenente alle classi dei proprietari fon- diari e dei capitalisti. Questa società è una società schiavistica, dato che i a liberi » operai, che lavorano tutta la vita per il capitale, cc han- no diritto » soltanto a quei mezzi di sussistenza che sono indispen- sabili per mantenere gli schiavi che producono i profitti, per assi- curare e perpetuare la schiavitù capitalistica. L’oppressione economica degli operai provoca e genera inevita- bilmente le piu varie forme di oppressione politica, di avvilimento sociale, di abbrutimento e di oscurantismo della vita spirituale e mo- rale delle masse. Gli operai possono ottenere una maggiore o minore libertà politica per lottare per la propria emancipazione economica, ma nessuna libertà li strapperà alla miseria, alla disoccupazione e al- l’oppressione, fino a che il potere del capitale non sarà stato abbat- tuto. La religione è una delle forme dell’oppressione spirituale che grava dappertutto sulle masse popolari, schiacciate dal continuo la- voro per gli altri, dal bisogno e dall’isolamento. La debolezza delle classi sfruttate nella lotta contro gli sfruttatori genera inevitabilmente la credenza in una vita migliore nell’oltretomba, allo stesso modo che la debolezza del selvaggio nella lotta contro la natura genera la credenza negli dei, nei diavoli, nei miracoli, ecc. La religione pre- dica l’umiltà e la rassegnazione nella vita terrena a coloro che tra- scorrono tutta l’esistenza nel lavoro e nella miseria, consolandoli con la speranza di una ricompensa celeste. Invece, a coloro che vi- vono del lavoro altrui la religione insegna la carità in questo mondo, offrendo cosi una facile giustificazione alla loro esistenza di sfrutta- 74 LENIN tori e vendendo loro a buon mercato i biglietti d’ingresso nel regno della beatitudine celeste. La religione è l’oppio del popolo. La reli- gione è una specie di acquavite spirituale, nella quale gli schiavi del capitale annegano la loro personalità umana e le loro rivendicazioni di una vita in qualche misura degna di uomini. Ma lo schiavo che ha acquistato coscienza della propria schia- vitù, e si è levato alla lotta per la propria liberazione, per metà non è più uno schiavo. L’operaio cosciente moderno, educato dalla gran- de industria di fabbrica, istruito dalla vita cittadina, respinge con disprezzo i pregiudizi religiosi, lascia il cielo a disposizione dei preti e dei bigotti borghesi, conquistandosi una vita migliore sulla terra. Il proletariato moderno si schiera dalla parte del socialismo, che chiama la scienza a lottare contro le tenebre della religione e che libera l’operaio dalla credenza in una vita ultraterrena, organizzan- dolo in modo da combattere una lotta effettiva per realizzare una migliore vita terrena. La religione dev’essere dichiarata un affare privato: con queste parole si definisce per solito l’atteggiamento dei socialisti verso la religione. Ma bisogna chiarire esattamente il significato di queste parole per evitare ogni malinteso. Noi esigiamo che la religione sia un affare privato nei confronti dello Stato, ma non possiamo in al- cun modo considerarla un affare privato nei confronti del nostro partito. Lo Stato non deve avere a che fare con la religione, le asso- ciazioni religiose non devono essere legate al potere statale. Ognu- no dev’essere assolutamente libero di professare qualsivoglia religione o di non riconoscerne alcuna, cioè di essere ateo, come è, in genere, ogni socialista. Non si può tollerare una sola differenza nei diritti dei cittadini che sia motivata da credenze religiose. Qualsiasi men- zione della confessione religiosa dei cittadini negli atti ufficiali de- v’essere assolutamente soppressa. Nessuna sovvenzione statale de- v’essere elargita alla Chiesa nazionale e alle associazioni confessionali e religiose, che devono diventare associazioni di cittadini-correligio- nari, completamente libere e indipendenti dal potere statale. Soltanto l’attuazione integrale di queste istanze può mettere fine a quel ver- gognoso e maledetto passato, in cui la Chiesa era asservita allo Sta- to, e i cittadini russi erano asserviti a loro volta alla Chiesa di Stato, in cui vigevano le leggi medievali, inquisitorie (ancora in vigore nelle nostre disposizioni e leggi penali), che perseguitavano le per- SOCIALISMO E RELIGIONE 75 sone per una fede religiosa o per la mancanza di fede, che viola- vano la coscienza dell’uomo, che facevano dipendere i posticini e le prebende statali dalla distribuzione di questa o quell’acquavite sta- tale-ecclesiastica. Separazione completa della Chiesa dallo Stato: ecco la rivendicazione del proletariato socialista nei confronti dello Stato e della Chiesa moderni. La rivoluzione russa deve attuare questa rivendicazione come parte integrante e indispensabile della libertà politica. Sotto questo profilo la rivoluzione russa si trova in condizioni particolarmente fa- vorevoli, poiché il detestato regime burocratico dell’autocrazia poli- ziesca feudale ha provocato il malcontento, il fermento e l’indigna- zione persino nelle file del clero. Per quanto sottomesso e ignorante, il clero ortodosso russo si è ridestato anch’esso al frastuono della ca- duta del vecchio regime medievale in Russia. Persino il clero si as- socia alla rivendicazione della libertà, protesta contro l’autocrazia statale, l’arbitrio dei funzionari e Io spionaggio poliziesco imposto ai « ministri di dio». Noi socialisti dobbiamo appoggiare questo mo- vimento, sviluppando sino in fondo le rivendicazioni dei rappre- sentanti onesti e sinceri del clero, prendendoli in parola quando par- lano di libertà, esigendo che spezzino recisamente ogni legame tra la religione e la polizia. O siete sinceri, e dovete allora esigere la separazione completa della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa, dovete esigere che la religione sia dichiarata un affare asso- lutamente e esclusivamente privato. O non accettate queste coerenti istanze di libertà, e allora vuol dire che siete tuttora prigionieri delle tradizioni dell’Inquisizione, che mirate tuttora ai posticini e alle prebende statali, che non credete nell’efficacia spirituale delle vostre armi, che continuate a prender la mancia dal potere statale; ma al- lora gli operai coscienti di tutta la Russia vi dichiarano una guerra implacabile. Nei confronti del partito del proletariato socialista la religione non è un affare privato. Il nostro partito è una unione di militanti co- scienti, d’avanguardia, che lottano per l’emancipazione della classe operaia. Una tale unione non può e non deve restare indifferente all’incoscienza, all’ignoranza e all oscurantismo sotto forma di cre- denze religiose. Rivendichiamo la separazione completa della Chiesa dallo Stato, per combattere le tenebre religiose con armi puramente ed esclusivamente ideali, con la nostra stampa, con la nostra parola. j6 LENIN Ma noi abbiamo fondato fra l’altro la nostra unione, il POSDR, proprio per lottare contro ogni abbrutimento religioso degli operai. Per noi la lotta ideale non è un affare privato, ma riguarda tutto il partito, tutto il proletariato. Se cosi c, perché mai non ci proclamiamo atei nel nostro pro- gramma? Perché non vietiamo ai cristiani e ai credenti in dio di entrare nel nostro partito? La risposta a questa domanda deve chiarire l’importantissima dif- ferenza che corre fra la democrazia borghese e la socialdemocrazia nell’impostare la questione della religione. Il nostro programma è interamente fondato sulla concezione scientifica, e più precisamente materialistica, del mondo. La spiega- zione del nostro programma comprende quindi di necessità anche la spiegazione delle reali origini storiche ed economiche dell’oscu- rantismo religioso. La nostra propaganda comprende necessaria- mente anche la propaganda dell’ateismo; la pubblicazione della let- teratura scientifica sull’argomento, finora severamente proibita e per- seguitata dallo Stato autocratico e feudale, deve ora diventare un set- tore di lavoro del nostro partito. Dovremo, probabilmente, seguire oggi il consiglio che Engels diede un giorno ai socialisti tedeschi, ossia tradurre e diffondere fra le masse la letteratura illuministica e atea francese del secolo XVIII 38 . Ma non dobbiamo in nessun caso scivolare verso un’impostazione astratta, idealistica della questione religiosa, parlando di cc ragione », prescindendo dalla lotta di classe, come fanno spesso i democratici radicali borghesi. Sarebbe assurdo credere che, in una società fon- data sull’oppressione e suirabbrutimento illimitati delle masse ope- raie, i pregiudizi religiosi possano essere dissipati per mezzo della pura predicazione. Dimenticare che l’oppressione religiosa del ge- nere umano non è che il prodotto e il riflesso dell’oppressione econo- mica in seno alla società sarebbe dar prova di angustia mentale bor- ghese. Nessun libro, nessuna predicazione potrà mai educare il pro- letariato, se esso non verrà educato dalla propria lotta contro le forze tenebrose del capitalismo. L’unità di questa lotta effettivamente ri- voluzionaria della classe oppressa, per creare il paradiso in terra, è per noi piu importante dell’unità di idee dei proletari sul paradiso in cielo. Ecco perché non dichiariamo e non dobbiamo dichiarare il nostro SOCIALISMO E RELIGIONE 77 ateismo nel nostro programma, ecco perché non impediamo e non dobbiamo impedire ai proletari, che conservano certi residui di vec- chi pregiudizi, di avvicinarsi al nostro partito. Diffondere la con- cezione scientifica del mondo è cosa che faremo sempre, combattere l’incoerenza di certi «cristiani » è per noi necessario; ma ciò non significa affatto che bisogna portare k questione religiosa in primo piano, in un posto che non le compete, nc che dobbiamo ammettere una divisione delle forze economiche e polidche effettivamente rivo- luzionarie per opinioni e fantasticherie di terz’ordine, che perdono rapidamente ogni importanza politica e sono ben presto gettate fra le anticaglie dal corso stesso dello sviluppo economico. Dappertutto, la borghesia reazionaria ha avuto cura di attizzare gli odi confessionali — e comincia a farlo anche da noi — per di- stogliere l’attenzione delle masse dai problemi economici e politici realmente importanti e fondamentali, che il proletariato di tutta la Russia risolve ora praticamente, organizzandosi nella sua lotta rivo- luzionaria. La politica reazionaria di divisione delle forze proletarie, che oggi si manifesta soprattutto nei pogrom dei centoneri, escogi- terà forse domani forme piu raffinate. Comunque, noi le opporremo la propaganda serena, tenace, paziente, immune da ogni tendenza a creare dissensi secondari, la propaganda della solidarietà proletaria e della concezione scientifica del mondo. Il proletariato rivoluzionario finirà per imporre che la religione divenga effettivamente un affare privato nei confronti dello Stato. E in questo sistema politico, ripulito dalla muffa medievale, il pro- letariato combatterà una lotta ampia e aperta per distruggere la schia- vitù economica, causa reale deirabbrutimento religioso dell’umanità. Novaia Gizrt, n. 28, 3 dicembre 1905. Firmato: N. Lenin. RISOLUZIONE DELLA CONFERENZA DELLA « MAGGIORANZA » DI TAMMERFORS SULLA QUESTIONE AGRARIA 17 12-ij dicembre /905 1. La conferenza riconosce che lo sviluppo del movimento conta- dino ha pienamente convalidato le fondamentali tesi teoriche del marxismo rivoluzionario per ciò che concerne sia il carattere rivo- luzionario sia la reale essenza sociale ed economica di questo movi- mento, che ha distrutto le vestigia del diritto feudale e creato liberi rapporti borghesi nelle campagne; la conferenza ritiene che sia auspi- cabile emendare il programma agrario del nostro partito come se- gue: sopprimere il paragrafo sugli otrez\i\ dichiarare invece che il partito appoggia tutte le iniziative rivoluzionarie dei contadini, compresa la confisca di tutte le terre demaniali, della Chiesa, dei monasteri, dell’appannaggio, della corona e di proprietà privata, pro- ponendosi come suo compito principale e permanente di dare un’or* ganizzazione autonoma al proletariato agricolo, di spiegargli che i suoi interessi sono diametralmente opposti a quelli della borghesia rurale, di additargli la meta finale del socialismo, quale unico siste- ma capace di distruggere la divisione della società in classi e di sop- primere ogni sfruttamento deiruomo da parte dell’uomo. 2. La conferenza esprime il desiderio che sia cancellata dal pro- gramma agrario la rivendicazione della restituzione delle quote del riscatto e della creazione, con le somme così ricavate, di un fondo speciale. La rivendicazione della confisca delle terre demaniali, dei monasteri, ecc. deve essere spostata in un altro paragrafo. Foglio poligrafato, edito nel dicembre del 1905. FASI, ORIENTAMENTO E PROSPETTIVE DELLA RIVOLUZIONE 1) Il movimento operaio risveglia di colpo il proletariato, sotto la guida del Partito operaio socialdemocratico di Russia, e ridesta la borghesia liberale: dal 1895 al 1901-1902. 2) Il movimento operaio passa alla lotta politica aperta e allea a sé gli strati della borghesia liberale e radicale e della piccola bor- ghesia, ridestatisi alla vita politica: dal 1901-1902 al 1905. 3) Il movimento operaio divampa sino a divenire una vera e pro- pria rivoluzione . La borghesia liberale si è raggruppata in un par- tito democratico-costituzionale e pensa di arrestare la rivoluzione mediante un accordo con lo zarismo, ma gli elementi radicali della borghesia e della piccola borghesia sono propensi ad allearsi con il proletariato per continuare la rivoluzione: 1905 (in particolare, ver- so la fine). 4) Il movimento operaio trionfa nella rivoluzione democratica, mentre i liberali attendono passivamente, e i contadini lo sostengono attivamente. Vi si aggiungono gli intellettuali radicali, repubblicani, e i corrispondenti strati della piccola borghesia urbana. L'insurre- zione dei contadini trionfa, il potere dei proprietari fondiari è spez- zato. (« Dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini ».) 5) La borghesia liberale, in posizione di attesa nel terzo periodo, passiva nel quarto, diventa nettamente controrivoluzionaria e si or- ganizza per strappare al proletariato le conquiste della rivoluzione. Anche tutta la parte agiata della massa contadina e una buona parte dei contadini medi « si ravvedono », si placano, si orientano verso So LENIN la controrivoluzione per strappare il potere dalle mani del proleta- riato e dei contadini che simpatizzano con il proletariato. 6) Sul terreno dei rapporti stabilitisi nel quinto periodo sorgono e si accendono una nuova crisi e una nuova lotta, mentre il proleta- riato si batte ormai per difendere le conquiste democratiche, in quanto strumento della rivoluzione socialista. Questa lotta sarebbe quasi disperata, se il proletariato russo fosse solo; e la sua sconfitta sarebbe inevitabile, come quella del partito rivoluzionario tedesco nel 1849-1850 o quella del proletariato francese nel 1871, se non gli venisse in aiuto il proletariato socialista europeo. In queste condizioni il proletariato russo può riportare una se- conda vittoria. La sua causa non è già piu disperata. La seconda vittoria sarà la rivoluzione socialista in Europa . Gli operai europei ci mostreranno « come si fa », e allora insieme con essi faremo la rivoluzione socialista. Scritto alla fine dei 1905 o all'inizio del 1906. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea ài Lenin , 1926, V. IL PARTITO OPERAIO E I SUOI COMPITI NELLA SITUAZIONE ATTUALE II compiti generali degli studenti nel movimento russo di libe- razione sono già stati illustrati piu di una volta nella stampa social- democratica, e nel presente articolo non ci soffermeremo su di essi. Non c’è bisogno di dimostrare agli studenti socialdemocratici né la funzione preminente del movimento operaio, né renorme impor- tanza del movimento contadino, né Pimportanza della collabora- zione che quegli intellettuali, i quali hanno meditato sulla conce- zione marxista del mondo, si sono schierati dalla parte del proleta- riato e sono pronti a fare di sé stessi dei veri membri del partito ope- raio, devono fornire ai due movimenti. Vorremmo soffermarci, sia pur brevemente, su un’altra questione, che assume oggi la massima importanza pratica. Dove sta la peculiarità dell’attuale fase della grande rivoluzione russa? Nel fatto che gli avvenimenti hanno messo a nudo l’illusorietà del manifesto del 1 7 ottobre. Le illusioni costituzionali sono svanite. Reazione su tutta la linea. L’autocrazia è completamente restaurata e persino « rafforzata » dai diritti dittatoriali concessi ai satrapi lo- cali, cominciando da Dubasov per finire con la bassa forza di polizia. La guerra civile divampa. Lo sciopero politico, come tale, co- mincia a esaurirsi, a scomparire nel passato, come una forma supe- rata del movimento. A Pietroburgo, per esempio, gli operai, stanchi e indeboliti, non sono stati capaci di fare lo sciopero di dicembre. D’altra parte, il movimento nel suo complesso, schiacciato dalla rea- zione in un determinato momento, è salito senza dubbio a un gra- dino superiore. 82 LENIN L'eroico proletariato di Mosca ha mostrato che la lotta attiva è possibile e vi ha trascinato numerosi strati della popolazione urbana che finora venivano ritenuti politicamente indifferenti, se non rea- zionari. Egli avvenimenti di Mosca 18 sono stati una delle manifesta- zioni salienti della «corrente» che irrompe in tutti gli angoli della Russia. La nuova forma di azione si è trovata davanti a problemi cosi giganteschi che, naturalmente, non potevano essere risolti di colpo. Ma questi problemi sono ora posti in modo chiaro e netto dinanzi a tutto il ppolo: il movimento è avanzato, si è consoli- dato, si è temprato. Nessuna forza al mondo può strappare alla ri- voluzione questa conquista. I cannoni di Dubasov hanno infuso, come non mai, lo spirito rivoluzionario in nuove masse di popolo* La rinnovata Duma in caricatura è già in anticipo accolta nelle file dei combattenti d’avan- guardia con assai maggiore ostilità e nelle file della borghesia con scetticismo incomparabilmente piu grande che non la vecchia Duma di Bulyghin. Che faremo adesso? Guarderemo dritto in faccia la realtà. Adesso dobbiamo svolgere un nuovo lavoro per assimilare ed elaborare gli insegnamenti delle ultime forme di lotta, per preparare e organizzare le forze nei prin- cipali centri del movimento. Sarebbe molto vantaggioso per il governo schiacciare, come in passato, le iniziative isolate dei proletari. Il governo vorrebbe far scendere subito gli operai in battaglia, e proprio a Pietroburgo, nel- le condizioni per loro piu sfavorevoli. Ma gli operai non accette- ranno questa provocazione, sapranno procedere per la propria stra- da, preparando in modo autonomo la loro futura azione in tutto il paese. Le forze necessarie a quest’azione esistono: e crescono piu rapi- damente di quanto sia mai avvenuto. Solo una piccola parte di esse è stata trascinata nel torrente dei fatti di dicembre. Il movimento non si è ancora sviluppato in tutta la sua ampiezza e profondità. Guardate anche solo alla stampa borghese moderata e a quella dei centoncri. Nessuno, nemmeno il Novoie Vremia y crede alle mil- lanterie del governo, che si vanta di poter immediatamente soffocare in germe qualsiasi nuova offensiva. Nessuno dubita che la massa di materiale infiammabile, costituita dai contadini, prenderà veramente IL PARTITO OPERAIO E I SUOI COMPITI 83 fuoco soltanto in primavera. Nessuno crede che il governo voglia sinceramente convocare la Duma e possa convocarla, vigendo il vec- chio sistema di repressione, di temporeggiamenti, di burocratismo, di assenza di diritti, di ignoranza. Non già l’entusiasmo dei rivoluzionari, cento volte pericoloso in una questione come quella deirassalto decisivo, ma fatti evidenti, ri- sconosciuti perfino dagli avversari della rivoluzione, testimoniano che il governo ha riportato a Mosca una « vittoria » che ha reso la sua posizione ancor piu disperata di quanto non fosse prima di ot- tobre. L’insurrezione contadina si sviluppa. Il crollo finanziario si avvi- cina. La valuta aurea cade. Il deficit di mezzo miliardo di rubli non può essere colmato neppure con tutta la buona volontà della borghe- sia reazionaria d’Europa di aiutare l’autocrazia. Le unità militari adatte alla lotta contro la rivoluzione sono già state impiegate tutte, ma la « pacificazione » del Caucaso e della Siberia è ancora lontana. Il fermento nell’esercito e nella flotta, chiaramente manifestatosi do- po il 17 ottobre, non si placa, a causa dell’uso della violenza contro i combattenti della libertà in tutta la Russia. Il ritorno dei prigionieri e dell’esercito della Manciuria inasprisce questo fermento. La mo- bilitazione di nuove unità dell’esercito contro il nemico interno ge- nera nuovi pericoli per l’autocrazia. La crisi non solo non è ri- solta ma, al contrario, si è estesa e aggravata con la «vittoria» di Mosca. Si indichino dunque chiaramente al partito operaio i suoi com- piti! Abbasso le illusioni costituzionali! Bisogna raccogliere nuove forze che aderiscano al proletariato. Bisogna « accumulare l’espe- rienza» di due grandi mesi di rivoluzione (novembre e dicembre). Bisogna adattarsi di nuovo all’autocrazia restaurata, e, dovunque sia necessario, saper rientrare ncll’illegalità. Bisogna impostare in modo più concreto, pratico, i grandiosi compiti della nuova offensiva, pre- parandosi ad essa in modo piu coerente, sistematico, tenace, facendo tutto il possibile per risparmiare le forze del proletariato esaurite dal- la lotta degli scioperi. A un’ondata ne segue un’altra. Alla capitale la provincia. Alle regioni periferiche il cuore stesso della Russia. Al proletariato la piccola borghesia urbana. Alla città la campagna. Il fallimento del governo reazionario nell’adempimento dei suoi vastissimi compiti è 8 4 1ENIN inevitabile. L’esito della prima fase della grande rivoluzione russa dipende molto dal modo come saremo preparati nella primavera del 1906. Scritto alla fine di dicembre 1906, Pubblicato 11 4 gennaio 1906 in A iolodaia Rosria, n. 1. Firmato: N. Lenin. BISOGNA BOICOTTARE LA DUMA DI STATO? I Piattaforma della « maggioranza » Il partito della classe operaia, il POSDR, si unifica.. Le sue due ali si fondono e preparano il già annunziato congresso di unificazio- ne del partito. Ma fra i due tronconi del partito resta tuttora un dissenso circa la Duma. Tutti gli iscritti devono avere un’idea chiara su questa questione per eleggere consapevolmente i delegati al congresso gene- rale, perché la discussione si concluda secondo la volontà di tutti gli iscritti e non soltanto delle istanze centrali e locali. I bolscevichi e i menscevichi sono concordi nel ritenere che l’at- tuale Duma è una pietosa contraffazione della rappresentanza popo- lare, che si deve combattere contro quest’inganno, prepararsi all’in- surrezione armata per. ottenere la convocazione di un’Assemblea costituente, liberamente eletta da tutto il popolo. La discussione verte soltanto sulla nostra tattica nei confronti della Duma. I menscevichi dicono: il nostro partito deve partecipare alle elezioni dei delegati e dei grandi elettori. E i bolscevichi di- cono: boicottaggio attivo della Duma. Esporremo su questo volan- tino il modo di vedere dei bolscevichi, che hanno approvato, nella recente conferenza dei rappresentanti di ventisei organizzazioni del POSDR, una risoluzione contro la partecipazione alle elezioni Che significa boicottaggio attivo della Duma? Boicottaggio vuol dire rifiuto di partecipare alle elezioni. Noi non vogliamo eleggere né i deputati della Duma né i grandi elettori né i delegati elettorali. Boicottare attivamente non significa soltanto astenersi dalle elezioni, ma giovarsi ampiamente delle riunioni elettorali ai fini dell’agitazio- ne c dell’organizzazione socialdemocratica. Utilizzare le riunioni 86 LENIN significa penetrarvi legalmente (iscrivendosi nelle liste elettorali) e illegalmente, esporvi tutto il programma e tutte le opinioni dei socia- listi, dimostrare che si tratta di una Duma falsa e contraffatta, inci- tare alla lotta per l’Assemblea costituente. Perché ci rifiutiamo di partecipare alle elezioni? Perché partecipando alle elezioni alimentiamo nel popolo la fidu- cia nella Duma, e indeboliamo quindi la nostra lotta contro questa contraffazione della rappresentanza popolare. La Duma non è un parlamento, ma uno stratagemma dell’autocrazia. Dobbiamo sventare questo stratagemma, rifiutando qualsiasi nostra partecipazione alle elezioni. Se riconoscessimo infatti che la partecipazione alle elezioni è am- missibile, dovremmo andare fino in fondo, dovremmo eleggere i nostri deputati alla Duma. I democratici borghesi, per esempio Khodski nel Narodnoie Khoziaistvo , ci consigliano appunto, a que- sto scopo, transazioni elettorali coi cadetti. Ma oggi tutti i socialde- mocratici, sia bolscevichi che menscevichi, respingono queste tran- sazioni, comprendendo che la Duma non è un parlamento, ma un nuovo inganno poliziesco. Oggi infatti non possiamo ricavare dalle elezioni alcun vantaggio per il partito. Non c’è libertà di agitazione. Il partito della classe operaia è messo in difficoltà. I suoi rappresentanti vengono gettati in carcere senza processo, i suoi giornali soppressi, le sue riunioni proi- bite. Il partito non può spiegare legalmente la sua bandiera nelle elezioni, non può presentare pubblicamente i suoi candidati senza consegnarli alla polizia. Cosi stando le cose, ai fini della nostra agi- tazione e organizzazione, è ben più efficace l’utilizzazione rivoluzio- naria delle riunioni senza elezioni che la partecipazione alle riunioni per elezioni legali. I menscevichi respingono le elezioni dei deputati alla Duma, ma vogliono eleggere i delegati elettorali e i grandi elettori. A quale scopo? Per creare attraverso di essi una Duma popolare o una libera rappresentanza illegale, qualcosa del genere del soviet dei deputati operai (e in più dei contadini) di tutta la Russia? A dò noi obiettiamo: se sono necessari dei liberi rappresentanti, a quale scopo tener conto, per eleggerli, della Duma? A quale scopo consegnare alla polizia gli elenchi dei nostri delegati elettorali? E poi a che scopo creare con un nuovo sistema nuovi soviet dei depu- BISOGNA BOICOTTARE LA DUMA DI STATO? 87 tati operai, quando ci sono ancora (per esempio a Pietroburgo) i vec- chi soviet? Questo è inutile e addirittura dannoso, perché farà sor- gere l’assurda illusione che sia possibile ridar vita ai soviet, che sono in declino e si disgregano, con nuove elezioni e non invece con una nuova preparazione, con un allargamento dell’insurrezione. Del re- sto, è ridicolo indire con scopi insurrezionali elezioni legali per una data fissata ufficialmente! I menscevichi si richiamano alla partecipazione dei socialdemo- cratici di tutti i paesi ai parlamenti, anche ai cattivi parlamenti. Questo richiamo è impreciso. Anche noi parteciperemo fino in fon- do al parlamento. Ma i menscevichi vedono da sé che la Duma non è un parlamento e si rifiutano di entrarvi. Essi dicono che la massa operaia è stanca e vuole un attimo di respiro, cioè elezioni legali. Ma il partito non può e non deve basare la sua tattica sulla temporanea stanchezza di alcuni centri. Questo significherebbe portare il partito alla rovina, perché gli operai, stanchi, eleggerebbero elementi non di partito, capaci soltanto di comprometterlo. Bisogna lavorare con te- nacia e pazienza, risparmiando le forze del proletariato, ma senza cessare di credere che si tratta di una depressione temporanea, che gli operai si solleveranno con forza e con audacia ancora maggiori che a Mosca, che spazzeranno via la Duma dello zar. Vadano pure alla Duma individui arretrati e ignoranti; il partito non legherà ad essi la sua sorte. Il partito dirà loro: la vostra esperienza di ogni giorno confermerà le nostre previsioni politiche. Imparerete a vostre spese quale inganno sia questa Duma e tornerete allora al partito, dopo esservi resi conto che i suoi consigli erano giusti. La tattica dei menscevichi è contraddittoria e incoerente (parteci- pare alle elezioni, ma non eleggere i deputati alla Duma). Questa tattica non si addice a un partito di massa, perché invece di una soluzione semplice e chiara ne dà una confusa ed equivoca. Non è pratica poiché, se le liste dei delegati elettorali cadranno nelle mani della polizia, il partito subirà un grave danno. Infine, questa tattica è praticamente irrealizzabile perché l’esposizione del nostro pro- gramma, che i menscevichi faranno nelle riunioni, porterà inevita- bilmente alla conseguenza di avere, in luogo di elezioni legali, un’u- tilizzazione illegale delle riunioni, senza seguito di elezioni. La partecipazione dei menscevichi alle riunioni diverrà, a causa delle disposizioni della polizia, non già una partecipazione alle eie- 88 LENIN zioni come la vogliono, i menscevichi stessi, ma un’utilizzazione ri- voluzionaria delle riunioni, come la vogliono i bolscevìchi. Abbasso la Duma! Abbasso il nuovo inganno poliziesco! Cittadi- ni, onorate la memoria dei nostri eroi caduti a Mosca, preparandovi di nuovo all’insurrezione armata! Evviva l’Assemblea costituente li- beramente eletta da tutto il popolo! È questa la nostra parola d’ordine. Ad essa corrisponde sòltanto la tattica del boicottaggio attivo. Pubblicata in volantino, in gennaio del 1906 , LA DUMA E LA TATTICA SOCIALDEMOCRATICA Scruto In gennaio del 1906. Pubblicato nel febbraio del 7906 in opuscolo. Firmato: N. Lenin. La legge deH’.u dicembre 20 ha messo di nuovo abbordine del giorno il problema della nostra tattica nei confronti della Duma. Bisogna partecipare alle elezioni della Duma o astenersene? Su que- sto discute animatamente e sputa sentenze la nostra stampa demo- cratica borghese. Su questo si è di recente pronunciata la conferenza delle organizzazioni della « maggioranza » del POSDR. Questa conferenza, alla quale hanno preso parte i rappresentanti di 26 orga- nizzazioni, fra cui 14 operai, eletti da oltre quattromila membri orga- nizzati del partito, ha sostituito il nostro quarto congresso, già fissato e convocato dal Comitato centrale. Il congresso non ha potuto riu- nirsi a causa dello sciopero ferroviario, deirinsurrezione di Mosca e dei vari eventi prodottisi nelle zone piu disparate della Russia. Ma i delegati convenuti hanno organizzato una conferenza della « mag- gioranza », che ha discusso fra l’altro anche la questione delle ele- zioni alla Duma, risolvendola negativamente, nel senso cioè dell’a- sten sione. Ecco il brano della risoluzione approvata dalla conferenza che si riferisce a questo problema : Nel periodo seguito al 17 ottobre il governo autocratico ha distrutto tutte le fondamentali libertà civili conquistate dal proletariato. Il go- verno ha inondato il paese di sangue, uccidendo con i cannoni e con le mitragliatrici gli operai, i contadini, i soldati e i marinai che si batte- vano per la libertà! Il governo si prende giuoco della richiesta avanzata da tutto il popolo di un’Assemblea costituente e, con la legge dell'n di- cembre, tenta ancora una volta di ingannare il proletariato e i contadini, di dilazionare la propria definitiva caduta. La legge delPn dicembre esclude di fatto dalle elezioni alla Duma di Stato il proletariato e la maggior parte dei contadini e tende ad assi- curare in anticipo, mediante ogni sorta di astuzie e restrizioni poliziesche, il predominio alla Duma degli elementi piu reazionari delle classi sfrut- tatrici. 92 LENIN La conferenza esprime la persuasione che tutto il proletariato co- sciente della Russia risponderà alla nuova legge zarista con una lotta energica contro questa e contro ogni altra contraffazione della rappre- sentanza popolare. La conferenza ritiene che la socialdemocrazia deve tendere a far fallire la Duma poliziesca, rifiutandosi di parteciparvi in qualsiasi forma. Piu avanti la risoluzione invita tutte le organizzazioni del parti- to a giovarsi ampiamente delle riunioni elettorali, non per tenervi ad ogni costo le elezioni, accettando in questo modo le restrizioni poliziesche, ma per estendere l’organizzazione rivoluzionaria del proletariato e condurre tra tutti gli strati del popolo l’agitazione per la lotta decisiva contro l’autocrazia, perché soltanto dopo la vittoria completa sull’autocrazia sarà possibile convocare dei rappresentanti dèi popolo eletti in modo- effettivamente libero. È giusta questa soluzione del problema? Per dare una risposta dobbiamo prima esaminare le eventuali obiezioni- Favorevole alla partecipazione alla Duma può considerarsi oggi la circostanza che gli operai hanno ottenuto certi diritti nelle elezioni della Duma, nonché il fatto che la libertà di' agitazione è adesso un po’ piu am- pia di quanto fosse al tempo della «prima» Duma di Bulyghin, promessa dalla legge del 6 agosto. Queste considerazioni, in rapporto .. alla repressione deH’insurrezione di Mosca e di altre località (che ha imposto un certo periodo di ristagno per raccogliere e preparare nuove energie), hanno indotto e inducono naturalmente la 4 LENIN piu netta, e l’inanità del tentativo di far partecipare il partito alle elezioni si fa sempre piu indubbia. Saremmo miopi, saremmo schiavi della situazione presente, se ac- cantonassimo in queste condizioni il problema deirinsurrezione. Con- siderate in quale contraddizione cada Plekhanov, allorché raccomanda vivamente di attuare le risoluzioni suiragitazione fra i contadini in favore della confisca della terra e, in pari tempo, pone il compito di non respingere i partiti d’opposizione con sortite prive di tatto e sogna che la questione agraria possa essere impostata « con chiarez- za » durante l’agitazione elettorale nelle campagne. Si può affermare senza ombra di dubbio che i grandi proprietari terrieri liberali vi perdoneranno milioni di « atti indelicati », ma non vi perdoneranno mai gli appelli alla confisca della terra. Non per caso anche i ca- detti si dichiarano favorevoli a schiacciare le insurrezioni contadine con la forza dell’esercito, purché siano essi a disporre dei soldati, e non la burocrazia (si veda l’articolo del principe Dolgorukov nel Pravo). Si può affermare senza ombra di dubbio che proprio nel corso dell’agitazione elettorale non viene mai posto « con chiarezza » il problema della terra, com’è invece accaduto, come accade e acca- drà fuori della Duma e delle elezioni effettuate con il contributo del- la polizia. Noi ci siamo schierati senza riserve per la parola d’ordine della confisca della terra. Ma questa resterà una vuota frase, se non signi- ficherà il trionfo deH’insurrezione armata, poiché contro i contadini non sono schierati oggi soltanto i reparti dell’esercito, ma anche i distaccamenti di volontari reclutati dai grandi proprietari terrieri. Nel sostenere la confisca della terra, noi chiamiamo i contadini al- l’insurrezione. Ma avremmo forse ragione di farlo, senza cadere nella vacua fraseologia rivoluzionaria, se non contassimo sull’insur- rezione degli operai nelle città, sull’appoggio degli operai ai con- tadini? Sarebbe un’amara beffa, se gli operai proponessero ai con- tadini, che si sollevano in una grande ondata e cominciano a occu- pare le terre, di cooperare con le associazioni sindacali protette dalla polizia, per mancanza di organizzazioni di lotta. No, non abbiamo alcun motivo di accantonare il problema del- l’insurrezione. Non dobbiamo rivedere ex novo la tattica del partito, in rapporto alle condizioni della presente fase di reazione. Non pos- siamo c non dobbiamo disperare della possibilità di fondere, infine, LA SITUAZIONE ATTUALE DELLA RUSSIA I0 5 i tre torrenti isolati dell’insurrezione — gli operai, i contadini, i sol- dati — in un’unica insurrezione vittoriosa. Dobbiamo prepararci a quest’opera, senza rifiutarci, beninteso, di impiegare tutti i possibili strumenti « legali » per estendere la propaganda, l’agitazione e l’or- ganizzazione, ma senza neppure farci illusioni sulla solidità di que- sti strumenti e sulla loro importanza. Dobbiamo accumulare le esperienze delle insurrezioni di Mosca, del Doniets, di Rostov, ecc., divulgarne la conoscenza, addestrare con tenacia e pazienza nuove forze, educarle e temprarle mediante una serie di azioni armate partigiane. La nuova esplosione non si avrà forse in primavera, ma verrà e, con ogni probabilità, non troppo tardi. Dobbiamo muoverle incontro armati, organizzati militarmente, capaci di condurre azioni offensive risolutive. Ci sia qui consentita una breve digressione sulle azioni partigiane delle squadre di combattimento. Noi pensiamo che sia sbagliato porre queste azioni sullo stesso piano del terrorismo di vecchio tipo. Il terrorismo consisteva nella vendetta dei singoli. Era una congiura di gruppi intellettuali. Non era affatto legato allo spirito delle masse. IJ terrorismo non temprò alcun dirigente militare di massa. Fu il risultato — ma anche il sintomo e l’attributo — della sfiducia nell’insurrezione, dell’assenza di premesse per l’insurrezione. Le azioni partigiane non sono una vendetta, ma azioni di guerra. Ricordano ben poco l’avventura, cosi come le incursioni dei reparti di volontari nelle retrovie dell’esercito nemico, durante il ristagnare dei combattimenti sul campo di battaglia, non somigliano affatto all’uccisione in duello o in un complotto. Le azioni partigiane delle squadre di combattimento, costituite di recente dai socialdemocra- tici delle due frazioni in tutti i centri principali del movimento e composte soprattutto di operai, sono indubbiamente legate allo spi- rito delle masse nel modo piu evidente c diretto. Le azioni parti- giane delle squadre di combattimento preparano direttamente i diri- genti militari delle masse. Le azioni partigiane delle squadre di combattimento non solo non sono oggi il risultato della sfiducia nel- l’insurrezione o delTimpossibilità di un’insurrezione, ma sono vice- versa parte integrante dell’insurrezione in atto. Naturalmente, in ogni cosa sono sempre possibili errori; sono possibili gli inopportuni tentativi di agire fuori tempo; sono possibili gli entusiasmi eccessivi e gli estremismi, che sono sempre assolutamente dannosi e possono io6 LENIN nuocere alla tattica piu giusta. Ma è un fatto che tuttora, nella maggior parte dei centri puramente russi, soffriamo d’un altro estre- mismo, dell’insufficiente iniziativa delle nostre squadre di combat- timento, della loro mancanza di esperienza militare, della scarsa energia delle loro azioni. Sotto questo riguardo, siamo stati sorpas- sati dal Caucaso, dalla Polonia, dal territorio del Baltico, ossia da quei centri appunto nei quali il movimento si è liberato del vecchio terrorismo, Tinsurrezione è stata preparata meglio, il carattere di massa della lotta proletaria si è rivelato con la massima energia e chiarezza. Dobbiamo raggiungere questi centri. Non dobbiamo frenare, ma incoraggiare le azioni partigiane delle squadre di combattimento, se vogliamo preparare l’insurrezione, e non a parole soltanto, se consi- deriamo il proletariato già seriamente preparato airinsurrezione. La rivoluzione russa ha avuto inizio quando si è chiesto allo zar di donare la libertà. Le fucilazioni, la reazione, il regime di Trepov non hanno schiacciato, ma rinfocolato il movimento. La rivoluzione ha compiuto un secondo passo. Con la forza ha strappato allo zar il riconoscimento della libertà. E, con le armi in pugno, ha difeso questa libertà. Non ha ceduto di colpo. Le fucilazioni, la reazione, il regime di Dubasov non schiacciano, ma rinfocolano il movimento. Si delinea ora, davanti a noi, il terzo passo, che deciderà deiresito della rivoluzione: la lotta del popolo rivoluzionario per un potere capace di realizzare effettivamente la libertà. In questa lotta dobbia- mo fare assegnamento sull’appoggio non dei partiti d’opposizione, ma dei partiti democratici rivoluzionari. Insieme con il proletariato socialista marceranno i contadini democratici rivoluzionari. È una lotta grande e difficile, la lotta per portare a compimento la rivolu- zione democratica, per conseguire la sua completa vittoria. Ma tutti i sintomi fanno oggi concludere che questa lotta sarà sospinta avanti dal corso degli eventi. Facciamo in modo che la nuova ondata colga il proletariato nuovamente pronto alla lotta. Pubblicato il 7 febbraio del 1906 in Partinye Izvcstia , n. r. Firmato: Bolscevik, CONFERENZA CITTADINA PIETROBURGHESE DEL POSDR 24 ìi (24) febbraio 1906 Pubblicato per la prima volta in Proletari \aia Revoliutsia t 1930, n. 12. INTERVENTI SULLA VALIDITÀ DELLA RAPPRESENTANZA DELLE ORGANIZZAZIONI DELLA CIRCONVALLAZIONE E DI VYBORG ALLA CONFERENZA 1 Con la decisione presa nei confronti dell’organizzazione della Circonvallazione as è stata formalmente annullata la prima decisione della conferenza sulla verifica generale dei poteri. In questa organiz- zazione si sono avuti 56 voti dubbi, e solo di essi si poteva discu- tere. Il comitato e la conferenza di rione hanno effettuato il control- lo delle elezioni; se non si dà credito alla decisione del comitato di Pietroburgo in merito all’organizzazione della Circonvallazione, bi- sogna essere coerenti e giungere a controllare tutti i rioni. 2 La questione sollevata dal compagno Martov riguarda soltanto l’aspetto formale; se avete deciso di controllare qui un rione sulla base delle proteste formulate, dovete prendere una decisione analoga per gli altri rioni, sui quali venga avanzata una protesta. Il compa- gno Akim ha scoperto irregolarità nel rione di Vyborg, e la confe- renza, che ha approvato la decisione relativa alla Circonvallazione, deve estendere la propria decisione anche al rione di Vyborg. 3 Mozione d’ordine. Se il comitato di Pietroburgo ha riconosciuto tutti i diritti all’organizzazione della Circonvallazione, mi meravi- no LENIN glio della proposta del compagno Martov di escluderla dalla con- ferenza. 4 La proposta del compagno Martov non può essere messa ai voti; solo il comitato di Pietroburgo può risolvere la questione da lui sol- levata. 5 Riflettete, compagni, sulla mostruosità che vi si propone. Si sta discutendo una questione importante, alla cui soluzione deve prender parte tutta lorganizzazione di Pietroburgo, e, d’un tratto, vi pro- pongono di escludere una parte considerevole, il rione della Circon- vallazione. Riflettete su questo. Io ritengo sostanzialmente inammis- sibile tale votazione. Vi invito invece a votare su questo: vuole l’as- semblea mettere ai voti la proposta del compagno Martov? 6 Bisogna esaminare il problema a sangue freddo. Si tratta di sa- pere se possiamo privare l’organizzazione della Circonvallazione del diritto di votare alla conferenza; se la sua rappresentanza è legale, non farle prender parte alla presente votazione è assolutamente ille- gale; la sua rappresentanza è stata da voi riconosciuta legale, ed essa non ha votato quando si esaminava la questione della legalità della sua rappresentanza; ma deve votare su tutte le questioni successive. RISOLUZIONE CONTRO LA PROPOSTA DI MARTOV DI NON ASCOLTARE IL RAPPORTO DEL COMITATO DI PIETROBURGO L’assemblea ritiene che la questione sollevata dal compagno Mar- tov non debba esser posta né in discussione né ai voti. Motivazione della risoluzione Il compagno Martov ha torto; egli dice che le osservazioni del genere : « si pone di nuovo » non sono ammesse. È falso. Nelle as- semblee vengono sempre ammesse osservazioni d’ogni tipo. Quanto al rapporto, è necessario ascoltarne la lettura. Il rapporto prenderà in tutto quindici o venti minuti; altrimenti ci si potrà dire che alla con- ferenza, oltre alle scorrettezze morali, vi sono state anche scorret- tezze formali (oltre alle lacune morali, vi sono state lacune formali). Bisogna ascoltare obbligatoriamente il rapporto. Se riterrete neces- sario approvarlo, Io farete; altrimenti, lo respingerete. PROPOSTA SUL RAPPORTO DEL COMITATO DI PIETROBURGO Intendo fare una proposta. La questione sollevata dal compagno Akim circa l’approvazione del rapporto può essere tolta dall’ordine del giorno; propongo la seguente decisione: «L’assemblea, ascoltato il rapporto del comitato di Pietroburgo, riconosce legale la rappre- sentanza stabilita dalla conferenza e ritiene impegnative per l’orga- nizzazione socialdemocratica di Pietroburgo la conferenza e le sue decisioni ». INTERVENTO IN DIFESA DELLA PROPOSTA Concordo circa la necessità di votare sul contenuto ma considero la mia proposta come la piu radicale; le altre sono conciliative. Se respingerete la proposta piu radicale, potrete mettere ai voti quelle conciliative* OSSERVAZIONE A PROPOSITO DELLA RISOLUZIONE SULLA TATTICA DEL BOICOTTAGGIO Mi rincresce che l’assemblea si sia affaticata per la lunghezza del- la risoluzione, ma, se vogliamo discutere sulla sostanza, dobbiamo esporre con chiarezza ciò che critichiamo. Nella mia risoluzione è riassunto tutto quel che si è detto durante le discussioni e quel che non si è avuto tempo di dire qui; non si può protrarre oltre la riu- nione. Se non si ha tempo di discutere la risoluzione, si può eleggere un’apposita commissione. CONFERENZA CITTADINA PIETROBURGHESE DEL POSDR (II) fine dì febbraio (primi di marzo) del 1906 Pubblicati per la prima volta in Proletarsfota Ret/oliutsia , 1 93 1 » n - 1 INTERVENTI IN DIFESA DELLA RISOLUZIONE SULLA TATTICA DEL BOICOTTAGGIO r La risoluzione è lunga (un « tedeum », come dice il compagno Dan), è vero; ma questo difetto è compensato dai pregi: nella riso- luzione vengono esaminate tutte le argomentazioni, senza di che il chiarimento della tattica sarebbe poco meditato, sbagliato. Per le masse è indispensabile la concisione, ma questa risoluzione non si rivolge alle masse, è diretta all organizzazione. Non vi è stata discus- sione su tutti i punti, ma questi sono stati sfiorati tutti. Deve essere svolto tutto il complesso delle opinioni che vengono enunciate nel- l’agitazione politica. Non si può parlare affatto di sopraffazione della minoranza da parte della maggioranza, anche se, in verità, la posi- zione della parte sconfitta non è delle piu brillanti. Come solu- zione si può proporre una divisione del lavoro: voi criticherete la Duma, e noi svilupperemo la tattica. Nessuno vuole imporre al compagno Dan la difesa dei punti sui quali egli dissente. L’accusa di frazionismo e di animosità polemica è gratuita. 2 Anche nella risoluzione breve (di Martov) c’è la polemica, e voi, proponendoci di approvarla, volete prenderci in giro. Nel pro- getto della risoluzione lunga esisterebbero argomentazioni non di- scusse dal proletariato. Ma il pupazzo dei meccanici ha dileggiato ridea stessa della rappresentanza 26 , e senza dubbio essi pensavano anche ai contadini. OBIEZIONE AGLI EMENDAMENTI DEI PUNTI 3 E 6 DEL PROGETTO DI RISOLUZIONE 1 Voi attenuate la risoluzione; il governo non solo impedirà di eleggere, ma insedierà come eletti gli zemskje nacialnikj. 2 L’emendamento del compagno Dan è inesatto. L’« Unione del 17 ottobre» 27 è all’opposizione, ma tuttavia non viene perseguitata. Noi dobbiamo batterci per i cadetti, nel caso che li perseguitino, an- che se lo facciano senza ragione. 3 Lo « zubatovismo » non è solo una forma poliziesca per far cadere in trappola i tipi sospetti, ma fa affidamento sul movimento operaio, è un’organizzazione della classe operaia. Lo « zubatovi- sino » è un’invenzione puramente russa. E viene realizzato anche oggi. La Duma è una trappola poliziesca, e non c’è in essa neppure l’ombra della Costituzione. Il termine di « zubatovismo » è qui usato solo sotto forma di paragone, ed è quindi incompleto come definizio- ne. Diciamo, infine, che si tratta di una forma « nuova » di « zubato- vismo » nazionale , statale. La nostra tattica è quella da noi sempre applicata nei confronti dello «zubatovismo». Siamo sempre andati alle riunioni degli zubatovisti, ma non abbiamo mai aderito al movimento. INTERVENTI NELLA DISCUSSIONE SUI PUNTI 7 E 8 DEL PROGETTO DI RISOLUZIONE 1 La dichiarazione del compagno Dan a proposito della slealtà nei fatti è per me una novità assoluta. Finora non si era mai dichia- rato ufficialmente che è ammissibile « partecipare alla Duma » 28 . Né Parvus né Plekhanov l’hanno mai sostenuto sino ad oggi. Inoltre, sarebbe per noi sbagliato non tener conto che la parte cosciente del proletariato considera la questione in questo e non in altro modo. Noi ne teniamo conto, si tratta di un fatto non casuale. Sono pronto a presentare un emendamento: cc la stragrande maggioranza» an- ziché C< tutti ». 2 La dichiarazione ufficiale del compagno Dan è per me partico- larmente preziosa; è in generale la prima volta che ascolto una si- mile dichiarazione. Resta solo da auspicare che compaia sulla stampa, perché niente del genere è finora apparso per iscritto. Anzi, i men- scevichi hanno sempre protestato, quando abbiamo attribuito loro tale opinione. Il foglio del Comitato centrale unificato conferma che le due ali del partito concordano suH’impossibilità di partecipare alla Duma. Si tratta di un documento, che la nostra risoluzione non smen- tisce su questo punto. Quanto a Plekhanov l’osservazione di Dan è sbagliata. Egli ha detto semplicemente : non fa il minimo accenno alla questione delle modifiche del nostro programma agra- rio. Criticando Maslov, egli si limita a difendere una « tattica ela- stica » in generale, respinge la « nazionalizzazione » (richiamandosi alla vecchie tesi della Zarià) e propende, a quanto pare, per la spar- tizione delle terre dei grandi proprietari tra i contadini. Infine, K. Kautsky, nel suo eccellente scritto La questione agra- ria in Russia , espone i principi generali della concezione socialde- mocratica, esprimendo il suo pieno consenso per la spartizione delle terre dei grandi proprietari fondiari, ammettendo, a quanto sem- bra, a certe condizioni anche la nazionalizzazione, ma senza nep- pure sfiorare, in linea di massima, il vecchio programma agrario del POSDR o i progetti emendati. Riepilogando le diverse posizioni sulla questione del programma agrario del POSDR, delincatesi nel nostro partito, abbiamo i se- guenti quattro tipi fondamentali : 1) il programma agrario del POSDR non deve rivendicare né la nazionalizzazione né la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari (sono qui compresi i sostenitori del programma attuale o dei piccoli emendamenti come quelli proposti dal compagno N. Rozkov); 2) il programma agrario del POSDR deve rivendicare la confi- i68 LENIN sca delle terre dei grandi proprietari fondiari, senza esigere sotto nessuna forma la nazionalizzazione della terra (sono qui inclusi, evidentemente, il compagno Finn e forse il compagno Plekhanov, benché la sua opinione non sia chiara); 3) alienazione delle terre dei grandi proprietari, accanto a una nazionalizzazione di tipo particolare e circoscritta (« trasferimento agli zemstvo » e « provincializzazione » di X, Maslov, Groman e altri); 4) confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari e, in deter- minate condizioni politiche , nazionalizzazione della terra (program- ma proposto dalla maggioranza della commissione designata dal Comitato centrale unificato del nostro partito; questo programma, sostenuto da chi scrive, viene pubblicato più- oltre, alla fine dell’opu- scolo). Esaminiamo tutte queste posizioni. I sostenitori del programma attuale o di quello proposto dal com- pagno Rozkov prendono l’avvio dall’opinione che la confisca delle grandi tenute, conducendo alla loro spartizione in piccole proprietà, non può essere in generale difesa da un punto di vista socialdemo- cratico, oppure dall’opinione che nel programma non deve parlarsi di confisca, che di essa si deve trattare soltanto in una risoluzione tattica. Cominciamo dalla prima opinione. Si dice che le grandi tenute sono una forma capitalistica avanzata. La loro confisca, la loro spar- tizione è una riforma reazionaria, un passo indietro verso la piccola azienda. I socialdemocratici non possono appoggiare una simile riforma. Quest’opinione ci sembra sbagliata. Noi dobbiamo tener conto del risultato generale è finale del- Todiemo movimento contadino, e non sommergerlo in casi e circo- stanze particolari. In complesso, Todiema economia fondiaria in Russia è un sistema economico più feudale-servile che non capita- listico. Chi nega questo fatto non può spiegare il vasto e profondo movimento rivoluzionario dei contadini nella Russia di oggi. Il no- stro errore nel rivendicare la restituzione degli otrezfy consisteva nell’inadeguata valutazione dell’ampiezza e profondità del movi- mento democratico, e appunto democratico borghese, tra i conta- dini. È assurdo insistere in quest'errore oggi, dopo che la rivoluzione REVISIONE DEL PROGRAMMA AGRARIO l6g ci ha fornito tanti insegnamenti. Ai fini dello sviluppo del capita- lismo la confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari offre assai più di quel che si ricaverebbe dalla spartizione della grande azienda capitalistica. La spartizione non distrugge il capitalismo e non lo fa retrocedere, ma in grande misura depura, generalizza, estende e rafforza il terreno per un nuovo sviluppo del capitalismo. Abbiamo sempre detto che non è compito dei socialdemocratici cir- coscrivere l’ampiezza del movimento contadino, ma oggi rinunciare a rivendicare la confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fon- diari equivarrebbe a limitare palesemente l’ampiezza del movimento sociale in atto. E quindi quei compagni che lottano oggi contro la rivendica- zione della confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari sbagliano allo stesso modo in cui sbagliano i minatori inglesi che, avendo ottenuto una giornata lavorativa inferiore alle otto ore, si bat- tono contro la legge per l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore in tutto il paese. Altri compagni fanno una concessione allo « spirito del tempo». Nel programma si deve parlare di otrezkj o di alienazione delle terre che favoriscono l’asservimento. Nella risoluzione tattica, in- vece, bisogna parlare di confisca. Non dobbiamo confondere, si dice* il programma con la tattica. Replichiamo che il tentativo di introdurre una netta linea di de- marcazione tra il programma e la tattica può condurre soltanto allo scolasticismo e alla pedanteria. Il programma definisce i rapporti generali, fondamentali tra la classe operaia e le altre classi. La tat- tica i rapporti particolari e provvisori. Questo, naturalmente, è vero. Ma non si può dimenticare che tutta la nostra lotta contro i residui della servitù della gleba nelle campagne è un compito particolare e provvisorio rispetto ai compiti socialisti generali del proletariato. Se il « regime costituzionale » di tipo scipoviano si manterrà in Russia per dieci o quindici anni, questi residui scompariranno; e, pur cau- sando innumerevoli sofferenze alla popolazione, tuttavia scompari- ranno, morranno da sé. Un movimento contadino democratico di una certa forza diventerà allora impossibile; non si potrà difendere alcun programma agrario per « distruggere le vestigia deH’ordine servile ». E quindi la differenza tra il programma e la tattica è solo relativa. Ma il danno per un partito di massa, che si batte proprio 170 LENIN oggi in modo piu aperto di prima, è troppo grande, quando il pro- gramma contiene una rivendicazione particolare, circoscritta e an- gusta, mentre la risoluzione tattica ne contiene una generale, ampia, onnicomprensiva. Molto presto sarà comunque necessario rivedere ex novo il programma agrario del nostro partito, sia che si consolidi la « Costituzione » dubasoviana-scipoviana, sia che abbia la meglio l’insurrezione contadina e operaia. E quindi non giova affannarsi a costruire una casa per l’eternità. Veniamo al secondo tipo di concezioni. Confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari e loro spartizione: bene! Ma niente na- zionalizzazione, ci dicono. In difesa della spartizione si richiamano a Kautsky e ripetono le vecchie tesi di tutti i socialdemocratici (cfr. Zariày n. 4) contro la nazionalizzazione. Ammettiamo in pieno e ili assoluto che la spartizione delle terre dei grandi proprietari fon- diari sarebbe oggi, in complesso, un provvedimento nettamente pro- gressivo tanto in senso economico quanto in senso politico. Ammet- tiamo inoltre che nella società borghese la classe dei piccoli proprie- tari è, in certe condizioni , « un baluardo della democrazia molto piu saldo della classe degli affittuari, che dipendono dallo Stato poli- ziesco-classista, anche se costituzionale» (Lenin, Risposta a X 48 , P- *Ì)- Ma noi pensiamo altresì che limitarsi a queste considerazioni nell’attuale fase della rivoluzione democratica in Russia, limitarsi a sostenere la vecchia posizione del 1902, significherebbe non tenere alcun conto della congiuntura sociale, classista e politica sostanzial- mente, mutata. La Zarià ha indicato nell’agosto del 1902 (n. 4, art. di Plekhanov, p. 36) che da noi le Mos\ovskje Viedomosti difen- dono la nazionalizzazione e ha formulato l’idea assolutamente giusta che la richiesta della nazionalizzazione della terra non è sempre e dappertutto rivoluzionaria. Quest’ultima affermazione è, beninteso, giusta, ma nello stesso articolo di Plekhanov (p. 37) si dichiara che a in un'epoca rivoluzionaria » (il corsivo è di Plekhanov) l’espropria- zione dei grandi proprietari terrieri può essere una necessità e che in determinate condizioni la questione dovrà essere necessariamente sollevata. È incontestabile che la situazione odierna è radicalmente mutata rispetto al 1902. La rivoluzione si è sviluppata nel 1905 e sta adesso approntando le forze per una ripresa. Di una difesa (in qualche REVISIONE DEL PROGRAMMA AGRARIO 171 modo seria) della nazionalizzazione della terra da parte delle Mo~ s\ovs\ie Viedomosti non è certo il caso di parlare. Viceversa, la difesa deirin tangibilità della proprietà privata della terra è divenuta il mo- tivo fondamentale dei discorsi di Nicola II e dei lamenti di Gring- mut e soci. L’insurrezione contadina ha sconvolto la Russia feudale, e tutte le speranze dell’autocrazia morente riposano oggi esclusiva- mente nel compromesso con la classe dei grandi proprietari terrieri, spaventata a morte dal movimento contadino. Non solo le Mos\ov- sfye Viedomosti , ma anche lo Slovo y organo degli scipoviani, attac- cano Witte e il progetto « socialista » di Kutler, che non propone la nazionalizzazione, ma solo il riscatto obbligatorio di una parte del- le terre. Le feroci repressioni governative contro l’« Unione conta- dina » e le feroci « dragonadcs » contro i contadini in agitazione dimostrano con sempre maggiore chiarezza che il carattere democra- tico rivoluzionario del movimento contadino si è ormai delineato appieno. Questo movimento, come ogni profondo movimento popolare, ha suscitato e continua a suscitare un grande entusiasmo e una gran- de energia rivoluzionaria tra i contadini. Nella loro lotta contro la grande proprietà fondiaria, contro la grande proprietà feudale, i con- tadini giungono c sono già giunti di necessità, a rivendicare, attraverso i loro rappresentanti d’avanguardia, l’abolizione di tutta la pro- prietà privata della terra in generale*. Che l’idea della proprietà della terra da parte di tutto il popolo serpeggi oggi in modo larghissimo tra i contadini non può essere messo in dubbio. Ed è altresì incontestabile che, nonostante Toscu- rantismo dei contadini, nonostante gli aspetti reazionari e utopi- stici delle loro aspirazioni, quest’idea assume nel suo complesso un carattere democratico rivoluzionario**. * Cfr, Deliberazioni dei congressi delVUnione contadina del i° agosto e del 6 novembre Pietroburgo, 1905, p. 6 c Atti del congresso costitutivo dell'Unione contadina di tutta la Russia (Pietroburgo, 1905), passim. ** Nel n. 5 del Dnievni\ il compagno Plckhanov ammonisce la Russia a non ri* petere Esperimento di Wang An-shih (riformatore cinese dell’XI secolo, che attuò senza successo la nazionalizzazione della terra) e si sforza di dimostrare che l'idea contadina della nazionalizzazione della terra c per la sua origine reazionaria. L'arti- ficio dell’argomentazione è evidente. È proprio vero che qui prouve trop ne prouve rien . Se fosse possibile paragonare la Russia del XX secolo alla Cina del secolo XI, senza dubbio né noi né Plekhanov parleremmo del carattere democratico rivoluziona- rio del movimento contadino o del capitalismo in Russia. Quanto poi airorigine (o I 7 2 LENIN I socialdemocratici devono ripulire quest’idea dalle deformazioni reazionarie e socialiste-filistee: non c’è dubbio. Ma i socialdemo- cratici commetterebbero un grave errore, se gettassero a mare tutta questa rivendicazione, senza riuscire a cogliere il suo aspetto democratico rivoluzionario. Noi dobbiamo dire al contadino con la massima sincerità ed energia che la nazionalizzazione della terra è una riforma borghese, che essa è utile soltanto in determinate con- dizioni politiche, ma noi socialisti condurremmo una politica miope nei confronti delle masse contadine, se ci limitassimo alla pura e semplice negazione di questa riforma in generale. Del resto, non si tratterebbe soltanto di una politica miope, ma anche di un travisa- mento teorico del marxismo, il quale ha stabilito con la massima esattezza che la nazionalizzazione della terra è possibile e concepi- bile anche nella società borghese, che essa non rallenta ma affretta lo sviluppo del capitalismo, che essa rappresenta il maximum delle ri- forme democratiche borghesi nel campo dei rapporti agrari. E può forse qualcuno negare che oggi dobbiamo presentarci ai contadini con il maximum delle trasformazioni democratiche borghe- si? Si può forse non cogliere oggi il nesso tra il radicalismo delle ri- vendicazioni agrarie dei contadini (abolizione della proprietà priva- ta della terra) e il radicalismo delle loro rivendicazioni politiche (re- pubblica, ecc.)? No, la posizione dei socialdemocratici nella questione agraria, può essere sintetizzata oggi, quando è in causa la coerente attuazione del rivolgimento democratico, solo come segue: contro la grande pro- prietà fondiaria e in favore della proprietà contadina, quando per- manga la proprietà privata della terra in generale. Contro la proprie- tà privata e per la nazionalizzazione della terra, quando esistano determinate condizioni politiche . Veniamo cosi al terzo tipo di concezioni, al « trasferimento agli zemstvo » o alla « provincializzazione » di X, Maslov e altri. Contro natura) reazionaria dell’idea contadina della nazionalizzazione della terra, anche nell’idea della ripartizione nera vi sono indubbi elementi non solo della sua origine reazionaria, ma anche del suo carattere reazionario nel nostro tempo. Elementi rea- zionari esistono in ogni movimento contadino e in ogni ideologia contadina, ma eiò non smentisce minimamente il generale carattere democratico rivoluzionario di questo movimento nel suo complesso. E quindi Plekhanov non solo non ha dimostrato affatto la sua tesi (circa l’impossibiliti dei socialdemocratici di formulare la rivendicazione del- la nazionalizzazione della terra in determinate condizioni politiche), ma l’ha persino infiacchita «on la sua speciosa e logora argomentazione. REVISIONE DEL PROGRAMMA AGRARIO 173 Maslov bisogna qui ripetere in parte quel che ho detto nel 1903 con- tro X: egli fornisce «una formulazione peggiorata e contraddittoria della rivendicazione della nazionalizzazione della terra» (Lenin, Ri- sposta a X , p. 42). « Il passaggio della terra — scrivevo allora — è de- siderabile, se essa passa nelle mani di uno Stato democratico e non nel- le mani di piccole organizzazioni sociali (come l’odierno o futuro zemstvo ). » Che cosa propone Maslov? Un miscuglio di nazionalizzazione piu il trasferimento agli zemstvo piu la proprietà privata della terra, senza indicare affatto le diverse condizioni politiche nelle quali sarà (relativamente) utile al proletariato questo o quel sistema di struttura fondiaria. In -realtà, nel terzo paragrafo del suo progetto Maslov ri- vendica la « confisca » delle terre ecclesiastiche, ecc. e il loro « trasfe- rimento in possesso dello Stato democratico ». È questa la forma pu- ra della nazionalizzazione. Ci si domanda perché non siano preci- sate le condizioni politiche che rendono inoffensiva la nazionalizza- zione nella società borghesi. Perché mai in questo paragrafo, in luo- go della nazionalizzazione, non viene proposto il trasferimento agli zemstvo? Perché mai si è scelta una formulazione che esclude la ven- dita delle terre confiscate? * Maslov non dà alcuna risposta a questi interrogativi. Nel proporre la nazionalizzazione delle terre delle chiese, dei mo- nasteri e dell’appannaggio e nel polemizzare in pari tempo contro la nazionalizzazione in genere, Maslov si tira la zappa sui piedi. Le sue tesi contro la nazionalizzazione sono in parte lacunose e imprecise, in parte assolutamente fiacche* Prima tesi: la nazionalizzazione at- tenta all’autodecisione delle nazionalità. Non si può disporre a Pie- troburgo delle terre della Transcaucasia. Questa non è una tesi, ma un semplice malinteso. Anzitutto, il diritto delle nazionalità all’au- todecisione è riconosciuto dal nostro programma, e quindi la Trans- caucasia ha « diritto » di autodecidersi, essendo autonoma da Pietro- burgo. Ma il compagno Maslov non vorrà obiettare contro il suffra- gio universale solo perché la « Transcaucasia » può non essere d’ac- cordo ! Inoltre, V ampio autogoverno locale e provinciale è ricono * Cfr. Lenin, Risposta a X , p. 27: « Sarebbe sbagliato dire che la socialdemo- crazia sarà in tutte le condizioni e sempre contraria alla vendita » 49 . È illogico e ir- razionale supporre non abolita la proprietà privata della terra e rinunciare all’alie- nazione. 174 LENIN sciuto in generale dal nostro programma, ed è quindi semplicemente ridicolo dire che « la burocrazia pietroburghese finirebbe per dispor- re della terra dei montanari» (Maslov, p. 22)! Infine, la legge sul « trasferimento àgli zemtsvo » delle terre transcaucasiche dovrà es- sere emanata dall’Assemblea costituente di Pietroburgo, perché Ma- slov non vorrà certo concedere a ogni provincia la libertà di conser- vare la grande proprietà fondiaria! E quindi tutta la tesi di Maslov cade. Seconda tesi: «La nazionalizzazione presuppone il trasferimento di tutte le terre nelle mani dello Stato. Ma i contadini, e in particolare quelli non appartenenti a Wobstcina, consentiranno di trasferire le lo- ro terre a chicchessia? » (Maslov, p. 20). Anzitutto, qui Maslov giuoca con le parole o confonde concetti di- versi. Nazionalizzazione significa trasferimento del diritto di pro- prietà sulla terra, del diritto di ottenere una rendita, e non della terra stessa. La nazionalizzazione non implica affatto il trasferimento ob- bligatorio a chicchessia delle terre di tutti i contadini. Per maggiore chiarezza facciamo un esempio. Rivoluzione socialista significa tra- sferimento non solo della proprietà della terra, ma della terra stessa, come oggetto deH’economia, nelle mani di tutta la società. Si vuole intendere con questo che i socialisti si propongono di strappare le ter- re ai piccoli contadini contro la loro volontà? No di certo, nessun so- cialista ragionevole ha mai proposto una simile stoltezza. E può qualcuno ritenere necessaria questa precisazione nel pro- gramma socialista, dove si parla di sostituire la proprietà privata della terra con la proprietà sociale? No di certo. Nessun partito socialdemo- cratico ha mai formulato una simile riserva. E da noi vi sono minori motivi di escogitare falsi spauracchi riguardo alla nazionalizzazione. La nazionalizzazione è il trasferimento della rendita allo Stato. I contadini nella maggior parte dei casi non ricavano alcuna rendita dalla terra. E quindi con la nazionalizzazione essi non dovranno pa- gare niente; anzi lo Stato democratico contadino (tacitamente pro- posto da Maslov col suo trasferimento agli zemstvo e non definito e- sattamente) introduce un’imposta progressiva e riduce le tasse dei piccoli proprietari. La nazionalizzazione agevola la mobilità delle ter- re, ma non implica alcuna sottrazione di terra ai piccoli contadini contro la loro volontà. Inoltre, se si argomenta contro la nazionalizzazione dalle posizio- REVISIONE DEL PROGRAMMA AGRARIO m ni del sono tutta la massa del proletariato, che in ottobre ha dato prova della sua capacità di condurre un’offensiva unanime in tutta la Rus- sia, che in dicembre ha dato prova della sua capacità di impegnarsi in una battaglia accanita. Gli « essi » sono oggi anche le masse con- tadine, che hanno già dimostrato di saper partecipare alla lotta rivo- luzionaria, pur se in forma ancora frammentaria, inconsapevole, non unanime; ma anche tra queste masse è in aumento il numero degli elementi consapevoli che, in condizioni favorevoli, non appena spiri il vento della libertà (oggi è cosi difficile guardarsi dalle correnti!), sono capaci di trascinare con sé milioni di uomini. Gli « essi » posso- no anche non uccidere i ministri. Gli « essi » possono spazzar via la monarchia, ogni forma di Camera alta, tutta la grande proprietà fondiaria e persino Teserei to permanente. E non solo possono farlo, ma lo faranno senza meno, solo che diminuisca la pressione della dittatura militare, ultimo rifugio del vecchio regime, ultimo non in base a un calcolo teorico, ma in base alPesperienza pratica già acqui- sita. Sono questi i termini del problema. È impossibile .prevedere con assoluta percisione come sarà risolto. Ma non vi sono dubbi sul mo- 218 LENIN do come vogliamo risolverlo noi socialdemocratici, sul modo come lo risolveranno tutti gli operai e contadini coscienti: noi aspiriamo alla vittoria completa dell’insurrezione contadina e alla conquista di una repubblica realmente democratica. Quale sarà la tattica dei ca- detti nel presente stato di cose, quale dovrà essere questa tattica, in- dipendentemente dalla volontà e dalla coscienza dei singoli, per effet- to delle condizioni oggettive in cui la piccola borghesia esiste nella società capitalistica, che lotta per la propria emancipazione? La tattica dei cadetti si riduce in maniera immancabile e inevita- bile a una serie di manovre tra l’autocrazia e la . vittoria del popolo rivoluzionario, in modo da non concedere a nessuno degli avversari la possibilità di schiacciare l’altro con decisione e definitivamente. Se l’autocrazia schiaccerà con fermezza e per sempre la rivoluzione, i cadetti risulteranno impotenti, perché la loro forza scaturisce dalla rivoluzione. Se il popolo rivoluzionario, cioè il proletariato e i con- tadini insorti contro la grande proprietà fondiaria, schiacceranno con decisione e per sempre l’autocrazia, e quindi spazzeranno via la monarchia e tutte le sue appendici, i cadetti saranno lo stesso impo- tenti, perché tutta la loro capacità vitale passerà subito dalla parte della rivoluzione o della controrivoluzione, e nel partito rimarrà solo un paio di Kizevetter, che sospirando sulla « dittatura » se ne andrà a ricercare nei. vocabolari latini il significato del termine corrispondente. In breve, la tattica dei cadetti può essere definita co- me segue : garantire V appoggio del popolo rivoluzionario al partito cadetto. Il termine « appoggio » implica appunto quelle azioni del popolo rivoluzionario che devono essere, anzitutto, interamente su- bordinate agli interessi del partito cadetto, alle sue direttive, ecc., e che non siano, inoltre, troppo recise, offensive e soprattutto troppo energiche. Il popolo rivoluzionario non deve essere autonomo, questo in primo luogo; e, in secondo luogo, non deve vincere definitiva- mente, sgominare il nemico. Questa tattica sarà inevitabilmente ap- plicata, in tutto e per tutto, dal partito cadetto e , che seppero trasformare, non già la Duma, ma persino l’Assemblea costi- tuente nazionale, cioè uno strumento di espansione rivoluzionaria, in un mezzo per attutire e soffocare (moralmente) la rivoluzione? L’ap- poggio al partito cadetto sarebbe un errore per la socialdemocrazia, e il nostro partito ha fatto bene a boicottare le elezioni. L’appoggio al partito cadetto non può essere oggi un compito del- la socialdemocrazia. Noi non possiamo sostenere la Duma cadetta. In tempo di guerra, i conciliatori e i disertori sono persino più pericolosi del nemico. Scipov, almeno, non si proclama « democratico » e non è seguito dal « mugik » che brama la et libertà del popolo ». Ma, se il partito della « libertà del popolo », dopo aver concluso questo o quel patto di aiuto reciproco con i socialdemocratici, venisse in seguito a un compromesso con l’autocrazia per sostituire l’Assemblea costituen- te con un governo dello stesso Scipov, o riducesse la sua « atdvità » a discorsi altisonanti e ad enfatiche risoluzioni, noi verremmo a tro- varci nella posizione più assurda. Proporre al partito operaio di sostenere oggi i cadetti è come dire che il vapore non serve a far funzionare il motore del battello, ma solo a dargli modo di emettere fischi. Se ci sarà vapore nella caldaia, anche la sirena fischierà. Se la rivoluzione sarà vigorosa, fischieranno anche i cadetti. Il fischio si può contraffare, e più volte nella storia LA VITTORIA DEI CADETTI 225 della lotta per il parlamentarismo i traditori della libertà del popolo hanno contraffatto i fischi e preso in giro gli uomini semplici, che credevano alle «prime assemblee rappresentative». Non è nostro compito appoggiare la Duma cadetta; noi dovremo invece approfittare dei conflitti interni della Duma e di quelli legati alla sua attività allo scopo di scegliere il momento migliore per attac- care il nemico e insorgere contro 1’autocrazia, Dovremo adeguarci al modo come maturerà la crisi politica nella Duma e intorno ad essa. Tutta questa campagna della Duma dovrà avere per noi grande im- portanza, ci aiuterà a prendere coscienza dello stato d'animo della società e a determinare piu esattamente e giustamente il « punto di ebollizione », ma essa varrà piu come un sintomo che non come un reale campo di battaglia. Noi non appoggeremo la Duma cadetta, non dovremo fare i conti con il partito dei cadetti, ma con quegli ele- menti della piccola borghesia urbana e soprattutto dei contadini che, avendo votato per i cadetti, finiranno per perdere ogni illusione e si porranno senza dubbio sul piede di guerra: e questo avverrà tanto prima quanto piu nettamente i cadetti avranno vinto alla Duma. Allo scopo di organizzare gli operai, di smascherare le illusioni costituzio- nali, di preparare l’offensiva militare, noi dobbiamo approfittare della dilazione che ci viene offerta dalla Duma di opposizione (questa dila- zione è per noi vantaggiosa, perché il proletariato deve radunare con tenacia le sue forze). Il nostro compito è di trovarci al nostro posto nel momento in cui la farsa della Duma esploderà in una nuova e grave crisi politica; in quél caso non ci proporremo di sostenere i ca- detti (nella migliore ipotesi i cadetti saranno soltanto un debole soste- gno del popolo rivoluzionario), ma di abbattere il governo autocratico e far passare il potere nelle mani del popolo rivoluzionario. Se il pro- letariato e i contadini usciranno vittoriosi dall’insurrezione, la Duma cadetta firmerà ad occhi chiusi un documento di adesione al manifesto rivoluzionario che convocherà l’Assemblea costituente di tutto il po- polo. Se l’insurrezione sarà schiacciata, il vincitore estenuato dalla lotta sarà forse costretto a spartire una buona metà del potere con la Duma cadetta, che si assiderà al banchetto e approverà una risolu- zione di biasimo contro la « follia » di un’insurrezione armata scate- nata nel momento in cui un’effettiva struttura costituzionale era ormai realizzabile e vicina... Se ci sono i cadaveri, i vermi non pos- sono mancare. 226 LENIN V UN MODELLO DI BORIA CADETTA Ai fini di una valutazione delle vittorie cadette e dei compiti del partito operaio nel momento presente grande rilievo assume Lanalisi del precedente periodo della rivoluzione russa nei suoi rapporti con Fattuale. Gli schemi di risoluzioni tattiche della maggioranza e della minoranza, già pubblicati, rivelano due linee, due orientamenti di pensiero, connessi con due diversi metodi di giudizio. Rimandando il lettore a queste risoluzioni, vogliamo qui soffermarci su un articolo apparso nel giornale cadetto A lascia Gizn. L’articolo, che parla della prima risoluzione menscevica, fornisce abbondante materiale per con- trollare, integrare e chiarire quanto abbiamo detto più sopra a propo- sito della Duma cadetta. Lo riportiamo quindi per esteso (R. Blank, All'ordine del giorno della socialdemocrazia russa , Nascia Gizn , 1906, n. 401, 23 marzo): La risoluzione tattica della frazione «. menscevica » del Partito ope- raio socialdemocratico di Russia, pubblicata in questi giorni, è un do- cumento molto prezioso. Essa attesta che le dure lezioni del primo pe- riodo della rivoluzione russa non sono state infruttuose per quella parte della socialdemocrazia che è piti sensibile alle istanze della realtà e che più si ispira ai principi del socialismo scientifico. La nuova tattica , for- mulata in questa risoluzione, tende a condurre il movimento socialde- mocratico russo per quella strada lungo la quale procede tutta la so- cialdemocrazia internazionale r sotto la guida del grande partito social- democratico della Germania. Ho detto « nuova tattica » : l’espressione non è del tutto esatta, perché questa tattica rappresenta sotto molti ri- guardi un ritorno ai vecchi principi, elaborati al tempo della creazione della socialdemocrazia russa dai suoi fondatori, più volte sviluppati in seguito dai suoi teorici e pubblicisti, accettati da quasi tutti i socialde- mocratici alla vigilia della rivoluzione russa. Questi principi sono stati però dimenticati. La bufera rivoluzionaria ha sollevato, come fosse una piuma, tutta la nostra socialdemocrazia e se l'è portata dietro con vor- ticosa rapidità; in un baleno sono svaniti tutti quei principi socialde- mocratici e marxisti che erano stati elaborati con zelo e dedizione in un quarto di secolo, come fossero un sottile strato di polvere adagiatosi sulla superficie; i pilastri stessi della concezione socialdemocratica del mondo sono stati scossi e, a quanto pare, sradicati. LA VITTORIA DEI CADETTI 227 Ma la bufera, dopo aver turbinato, si è placata, e la socialdemocrazia è ritornata al punto d’avvio. Della violenza di questa bufera si può avere un’idea, quando si pensa che persino Parvus, lo ammette lui stesso, ne è stato travolto; chi conosce Parvus, chi sa quanto sia difficile scuoterlo, comprenderà che cosa ciò significhi... « Il torrente rivoluzionario ci spin- geva irresistibilmente avanti », dice Parvus nel suo noto opuscolo. « Sia- mo stati solo le corde di un'arpa suonata dall’uragano della rivoluzione », egli osserva in un altro brano dello stesso opuscolo. Questo è assoluta- mente vero e spiega altresì perché la musica socialdemocratica di quel tempo abbia rievocato tanto poco le sinfonie di Beethoven, di Bach o... di Marx. Tutte le teorie e tutti i principi, il pensiero stesso e la semplice ragione, sono respinti in secondo piano, quasi scompaiono dietro le quinte, quando sulla scena avanza la spontaneità con l’onnipotenza delle sue forze elementari. Ma adesso è venuto di nuovo il turno del pensiero e della ragione, ed è possibile ritornare a un’attività consapevole, pianificata, sistematica. La prima iniziativa deve, evidentemente, consistere nel prendere alcune precauzioni contro il ripetersi di quel che è accaduto nel primo periodo della rivoluzione russa, nel suo Sturm und Drang-Zeit y cioè contro l’azione devastatrice dei torrenti e degli uragani rivoluzionari. L’unico mezzo efficace in tal senso può consistere soltanto nell’estendere e nel rafforzare l’organizzazione; è quindi pienamente naturale che la fra- zione dei « menscevichi » ponga questo compito in primo piano e ne dia una formulazione ampia, inserendo nel proprio programma anche le organizzazioni economiche e riconoscendo la necessità di sfruttare tutte le possibilità legali. Nella risoluzione non c’è ombra di disprezzo romantico per la « legalità » c di noncuranza aristocratica per J’« eco- nomia ». Con altrettanto realismo la risoluzione affronta il problema dei rap- porti fra la democrazia operaia e la democrazia borghese, riconoscendo appieno la necessità di un aiuto reciproco e considerando i pericoli im- pliciti in un’azione isolata del proletariato nella lotta decisiva contro la reazione armata. Particolare attenzione merita l’atteggiamento che la risoluzione assume verso il problema dell’insurrezione armata; essa ri- tiene necessario che « si evitino le iniziative che possono trascinare il proletariato a scontri armati con il governo, in una situazione in cui gli operai sono destinati a rimanere isolati ». Solo cosi può evitarsi che si ripetano in Russia le giornate parigine di giugno del 1848; solo cosi la democrazia operaia e la democrazia bor- ghese (se non riusciranno a coalizzarsi) potranno combattere una lotta coordinata, senza la quale la vittoria del movimento è impossibile. La democrazia borghese, che secondo la testimonianza di Karl Marx assume 228 LENIN a in ogni rivoluzione progressiva la massima importanza j>, non ne avrà meno nella rivoluzione russa. Se il partito socialdemocratico di Russia non può, o non vuole, fare della borghesia un suo aperto alleato, non deve comunque respingerla nel campo opposto della reazione e della controrivoluzione. La socialdemocrazia rivoluzionaria non deve far que- sto, non ha il diritto di farlo, è tenuta a evitarlo con ogni mezzo, per la causa deircmancipazione c per la sua stessa causa. Se la democrazia bor* ghese è attualmente contraria all’insurrezione armata, non si può e non si deve parlare di insurrezione. Bisogna tener conto di questo fatto, anche se la borghesia si dovesse piegare, a causa soltanto della fiacchezza, debo- lezza e viltà che le sono proprie. Del resto, il capo della socialdemocrazia rivoluzionaria tedesca non ha forse detto: « in der G e watt sind si e uns stets uberi n (Per la forza bruta essi — ossia i reazionari — ci battono sempre!)? Forse quel « sempre » non è vero, ma riguardo al « tempo presente » si può essere comunque dell'avviso di Liebknecht c della socialdemo- crazia tedesca, che la pensa tutta come lui, senza essere pusillanimi e nemmeno soltanto « fiacchi »... La risoluzione dei « menscevichi » si attiene, evidentemente, a questa posizione o, quanto meno, le è vicina; analogamente, essa è imbevuta sotto altri aspetti di quello spirito di realismo politico che costituisce il tratto distintivo della socialdemo- crazia tedesca e a cui quest’ultima deve le sue ineguagliabili vittorie. Aderirà tutto il partito socialdemocratico di Russia alla risoluzione dei «menscevichi»? Da ciò dipendono molte cose nel nostro movimento rivoluzionario, e soprattutto nel nostro movimento socialdemocratico; da ciò dipende forse il destino stesso di questo movimento per molti anni. Anche in Russia, com’è già avvenuto in altri paesi, la socialde- mocrazia potrà radicarsi e rafforzarsi solo quando sarà penetrata a fondo nel seno delle masse democratiche. Se essa resterà circoscritta airinterno del solo strato superiore della democrazia (che pur è il più fecondo), il nostro uragano potrà agevolmente sradicarla dal suolo russo, coinè avve- nuto per la socialdemocrazia francese nel 1848 o per il movimento socialdemocratico inglese degli anni quaranta, conosciuto sotto il nome di « movimento cartista ». Sin qui l’articolo del signor Blank. I giudizi più tipici per un « ca- detto » e familiari, in tutte le loro premesse, a chi abbia letto attenta- mente YOsvobozdenie del signor Struvc e la posteriore stampa legale cadetta sono qui articolati in modo che la valutazione della tattica politica attuale si basa sulla valutazione del precedente periodo della rivoluzione russa. Vogliamo quindi soffermarci, in primo luogo, su questa valutazione del passato , sulla sua validità o erroneità. LA VITTORIA DEI CADETTI 229 Il signor Blank mette a confronto due fasi della rivoluzione russa. La prima abbraccia, all’incirca, i mesi da ottobre a dicembre del 1905. È il periodo della bufera rivoluzionaria. La seconda fase è quella attuale, che noi abbiamo, ovviamente, diritto di chiamare: periodo delle vittorie cadette alle elezioni per la Duma o forse, se ci si arri- schia ad anticipare, periodo della Duma cadetta. A proposito di questo periodo il signor Blank dice che oggi è ve- nuto di nuovo il turno del pensiero e della ragione e che si può fare ritorno a un’attività consapevole, pianificata, sistematica. Il signor Blank caratterizza la prima fase come un periodo di dissidio tra la teoria e la pratica. Sono svaniti tutti i principi socialdemocratici; la tattica predicata ininterrottamente dai fondatori della socialdemocra- zia russa è caduta in oblio; sono stati sradicati i pilastri stessi della concezione socialdemocratica del mondo. Questa fondamentale affermazione del signor Blank è di ordine puramente empirico. Tutta la teoria del marxismo sarebbe stata in contrasto con la « prassi » del periodo della bufera rivoluzionaria. Ma è poi vero? Qual è dunque il primo ed essenziale «pilastro » della teoria marxista? Che l’unica classe coerentemente rivoluzionaria della società moderna, e quindi l’unica classe d’avanguardia in ogni rivoluzione, è il proletariato. C'è da chiedersi se la bufera rivoluzio- naria abbia sradicato questo « pilastro » della concezione socialdemo- cratica del mondo. Secondo noi, la bufera l’ha ribadito nel modo più brillante. Il proletariato è stato infatti il principale, e all’inizio quasi Tunico, combattente di questo periodo. Non è forse accaduto che in Russia, per la prima volta nella storia mondiale, la rivoluzione bor- ghese sia stata caratterizzata dallapplicazione larghissima, sconosciu- ta persino ai paesi capitalistici piu evoluti, di uno strumento di lotta puramente proletario: lo sciopero politico di massa? Il proletariato s’è impegnato nella lotta rivoluzionaria diretta, mentre i signori Struve e Blank lo incitavano a recarsi alla Duma di Bulyghin, mentre i pro- fessori cadetti esortavano gli studenti a studiare. Con la sua arma proletaria di lotta la classe operaia ha conquistato alla Russia tutta la « Costituzione » (se è lecito chiamarla cosi), che da allora in poi è stata soltanto snaturata, mutilata e tosata. Il proletariato ha applicato in ottobre del 1905 quel metodo tattico di cui avrebbe parlato, sei mesi dopo , la risoluzione del III Congresso bolscevico del POSDR, richiamando l’attenzione sulla necessità di fondere lo sciopero politi- 2 3 ° LENIN codi massa con Tinsurrezione; da questa fusione è caratterizzato ap- punto tutto il periodo della « bufera rivoluzionaria », tutto Tultimo trimestre del 1905, E quindi il nostro ideologo della piccola borghe- sia ha alterato la realtà nel modo piu sfrontato e stridente. Senza aver indicato un solo fatto che documenti il divario tra la teoria marxista e l’esperienza pratica della « bufera rivoluzionaria », egli tenta di offuscare il tratto fondamentale di questa bufera, che ha confermato nel modo piu brillante « tutti i principi socialdemocra- tici » e ribadito « tutti i pilastri della concezione socialdemocratica del mondo». DIGRESSIONE Conversazione popolare con i pubblicisti e i dotti professori cadetti Qual è tuttavia la causa reale che ha indotto il signor Blank a formulare la tesi assurda e sbagliata che nel periodo della « bufera)) sono svaniti tutti i principi marxisti? L’analisi di questa circostanza presenta grande interesse: essa ci rivela infatti, ancora una volta, l’effettiva natura del filisteismo in politica. In che cosa consiste la differenza principale tra il periodo della « bufera rivoluzionaria » e l’attuale fase « cadetta », sotto il profilo dei diversi metodi di azione politica? sotto il profilo dei diversi tipi di iniziativa storica del popolo? Anzitutto e principalmente nel fatto che durante la « bufera » sono stati applicati alcuni metodi parti- colari di azione, che sono estranei ad altri momenti della vita politi- ca. I metodi piu importanti sono: 1) la « conquista » della libertà po - litica da parte del popolo , la sua realizzazione senza alcun diritto o legge, senza alcuna restrizione (libertà di riunione, anche se solo nelle università, libertà di stampa, di associazione, ecc.); 2) l’istitu- zióne di nuovi organi del potere rivoluzionario : i soviet dei deputati di operai, soldati, ferrovieri, contadini, i nuovi organi rurali e urba- ni, ecc., ecc. Questi organi sono stati creati esclusivamente dagli strati rivoluzionari della popolazione, sono stati creati al di fuori di ogni legge e norma, in modo integralmente rivoluzionario, come frut- to dell’elaborazione originale del popolo, come risultato dell’iniziativa autonoma del popolo, che si era liberato o si stava liberando delle vec- chie pastoie poliziesche. Sono stati infine veri e propri organi di la vittoria dei CADETTI 231 potere , nonostante il loro carattere embrionale, spontaneo, amorfo, nonostante la loro indeterminatezza nella composizione e nel fun- zionamento. Hanno operato come organi del potere, requisendo, per esempio, le tipografie (Pietroburgo), arrestando i funzionari di poli- zia che impedivano al popolo rivoluzionario di esercitare i suoi di- ritti (se ne sono avuti esempi anche a Pietroburgo, dove il corri- spondente organo del nuovo potere era piu debole, e il vecchio po- tere piu forte). Hanno operato come organi del potere, esortando tutto il popolo a non dar soldi al vecchio potere. Hanno confiscato i fondi del vecchio governo (comitati di sciopero dei ferrovieri nel Sud) e li hanno impiegati per le necessità del nuovo governo popo- lare. Si, sono stati senza dubbio Pembrione del nuovo governo popo- lare o, se si vuole, rivoluzionario. Per il loro carattere sociale e poli- tico sono stati, in embrione, una dittatura degli elementi rivoluzio- nari del popolo. Ve ne stupite, signor Blank e signor Kizevetter? Non ritrovate forse quella « difesa raddoppiata » che per il borghese equivale alla dittatura? Vi abbiamo già detto che non riuscite a concepire la nozione scientifica di dittatura. Vi chiariremo tra poco questo concetto, perché prima vogliamo indicare il terzo « metodo » d’azione dell’epoca della « bufera rivoluzionaria » : Vini piego della violenza da parte del popolo nei confronti di chi aveva usato la vio- lenza contro il popolo. Gli organi del potere da noi descritti sono stati, in embrione,, una dittatura, perché questo potere non riconosceva alcun altro potere, alcuna legge, alcuna norma, emanata da qualsiasi fonte. E un potere illimitato, cxtralegale, fondato sulla forza, nel senso piu immediato del termine, è appunto la dittatura. Ma la forza sulla quale poggiava e tendeva a poggiare il nuovo potere non era la forza delle baionette impugnate da un gruppo di militari, non era la forza del «com- missariato di polizia », la forza del denaro, la forza di una qual- siasi vecchia istituzione. Niente di tutto questo. Né armi né de- naro né vecchie istituzioni avevano in pugno i nuovi organi del nuovo potere. La loro forza — riuscite a immaginarlo, signor Blank e signor Kizevetter? — non aveva niente da spartire con i vecchi arnesi, con la « difesa raddoppiata », se non si considera la difesa raddoppiata del popolo dall’oppressione della polizia e degli altri or- gani del vecchio potere. Su che cosa dunque poggiava questa forza? Sulle masse popolari. LENIN 232 Ecco la differenza fondamentale tra gli organi del nuovo potere e tutti gli organi del vecchio potere. Questi erano gli organi di potere della minoranza sul popolo, sulla massa degli operai e dei contadini. Quelli erano invece gli organi di potere del popolo, degli operai e dei contadini, sulla minoranza, su un pugno di sbirri e di aggressori, su un pugno di nobili e di funzionari privilegiati. È questa la diffe- renza tra la dittatura sul popolo e la dittatura del popolo rivoluziona- rio, rammentatelo bene, signor Blank e signor Kizevetter! Il vecchio potere, in quanto dittatura della minoranza, poteva reggersi soltanto con l’ausilio dei sotterfugi polizieschi, solo attraverso il distacco, la separazione delle masse popolari dal potere, dal controllo sul potere. Il vecchio potere non credeva sistematicamente nelle masse, temeva la cultura, si reggeva sull’inganno. Il nuovo potere, in quanto ditta- tura della stragrande maggioranza, ha potuto reggersi e si è retto solo con l’ausilio della fiducia nelle grandi masse, solo perché ha fatto par- tecipare nel modo più ampio, più libero e vigoroso le masse al po- tere. Niente misteri, niente segreti, né regolamenti né formalità. Sei un operaio? Vuoi batterti per liberare la Russia da un pugno di sbirri e di aggressori? Bene, sei un compagno. Eleggi il tuo deputato. Eleg- gilo subito, immediatamente, come ritieni più opportuno, e noi lo ac- coglieremo volentieri, con gioia, tra i membri del nostro soviet dei deputati operai, del comitato contadino, del soviet dei soldati, ecc., ecc. Questo potere era aperto a tutti, agiva sempre in presenza delle masse, era accessibile alle masse e promanava direttamente da loro, era l’organo diretto delle masse popolari e della loro volontà. Di que- sto tipo è stato il nuovo potere o, per meglio dire, il suo embrione, perché la vittoria del vecchio regime ha calpestato molto presto i ger- mogli della giovane pianta. Forse, signor Blank e signor Kizevetter, mi chiederete a che serva la «dittatura)), a che serva la «violenza ». Una massa ingente può mai aver bisogno della violenza contro un piccolo pugno di persone? Decine e centinaia di milioni di uomini possono forse essere dittatori di mille o diecimila individui? Questa domanda la rivolge di solito chi sente usare per la prima volta il termine di dittatura in un’accezione per lui inedita. La gente è abituata a conoscere soltanto il potere e la dittatura della polizia. Le sembra strano che possa esistere un potere senza alcuna polizia, che possa esistere una dittatura non poliziesca. Voi dite che milioni la VITTORIA dei cadetti *33 di uomini non hanno bisogno di usare la violenza contro migliaia di individui. Vi sbagliate, e vi sbagliate perché non considerate il fe- nomeno nel suo sviluppo. Dimenticate che il nuovo potere non cade dal cielo, ma nasce e cresce accanto al vecchio potere, lottando contro il vecchio potere. Senza violenza contro chi usa Ja violenza e detiene le armi e gli organi del potere, il popolo non può emanciparsi dai suoi oppressori. Eccqvì un esempio molto semplice, signor Blank e signor Kize- vetter, perché possiate far vostra questa saggezza che è inaccessi- bile airintelletto cadetto e «dà le vertigini)) alla mente dei cadetti. Immaginate che Avramov torturi e sevizi la Spiridonova. Poniamo che la Spiridonova abbia dalla sua parte decine e centinaia di inermi. Dalla parte di Avramov c’è un pugno di cosacchi. Che cosa farebbe il popolo, se le sevizie contro la Spiridonova non fossero fatte nella camera di tortura? Userebbe la violenza nei confronti di Avramov e dei suoi sbirri. Forse immolerebbe alcuni dei suoi combattenti, che sarebbero uccisi dagli Avramov, ma tuttavia disarmerebbe con la forza Avramov e i cosacchi e inoltre, con ogni probabilità, uccide- rebbe sul posto alcuni di questi uomini (se è lecito chiamarli cosi), rinchiuderebbe gli altri in carcere per impedir loro di continuare a commettere infamie e per consegnarli al tribunale del popolo. Lo vedete, signor Blank e signor Kizevetter! Quando Avramov e i cosacchi seviziano la Spiridonova, si ha la dittatura militare-poli- ziesca sul popolo. Quando il popolo rivoluzionario (pronto a battersi contro gli aggressori, e non solo a esortare, ammonire, lamentarsi, con- dannare, frignare e pigolare, rivoluzionario appunto e non filisteo) usa la violenza nei confronti di Avramov e dei suoi, si ha la ditta- tura del popolo rivoluzionario. Una dittatura , perché si tratta del potere del popolo sugli Avramov, di un potere non limitato da al- cuna legge (il piccolo borghese sarebbe forse contrario a liberare con la forza la Spiridonova da Avramov e direbbe ma non è « illegale » ? Abbiamo forse una «legge» per uccidere Avramov? E alcuni ideo- logi del filisteismo non hanno forse ideato la teoria della non resi- stenza al male? # ). Il concetto scientifico di dittatura non implica * Signor Berdiaiev, signori redattori deila Poliarnaia Zviezdà o di Svoboda i Kul - tura , eccovi un nuovo tema per lunghe lamentazioni... cioè per lunghi articoli contro il « teppismo » dei rivoluzionari. Ecco, per costoro, Tolstoi è un filisteo! Quelle hor - reur , come diceva la signora amabile da tutti i punti di vista 53 . 234 LENIN altro che un potere illimitato, non circoscritto da alcuna legge, da alcuna norma, direttamente fondato sulla violenza. Nient* altro che questo significa il concetto di « dittatura », ricordatelo bene, signori cadetti! Inoltre, nel nostro esempio, troviamo la dittatura del popolo , perché è il popolo, la massa amorfa della popolazione, raccolta « ca- sualmente » in una data località, che entra direttamente in scena, emanando ed eseguendo sentenze, esercitando il potere, creando un nuovo diritto rivoluzionario. Infine, è una dittatura del popolo rivo- luzionario* Perché solo del popolo rivoluzionario, e non di tutto il popolo? Perché in seno a tutto il popolo, che soffre senza tregua e nel modo piu crudele a causa delle gesta degli Avramov, ce gente fisicamente abbrutita, spaventata, moralmente avvilita, per esempio, dalla teoria della non resistenza al male, o semplicemente avvilita non dalla teoria, ma dal pregiudizio, dalla consuetudine, dalla rou- tine, gente apatica, i cosiddetti uomini della strada, i filistei, che pre- feriscono sottrarsi a una lotta aspra, tenersi in disparte o addirittura nascondersi (come se la battaglia non fosse affar loro!). Ecco perché la dittatura non viene esercitata da tutto il popolo, ma soltanto dal popolo rivoluzionario, che però non teme affatto le masse del po- polo e anzi chiarisce loro le ragioni dei suoi atti e tutti i particolari, le fa partecipare volentieri non solo aH’, erano quasi svaniti « il pensiero e la ra- gione » (a quest’opinione si attiene la maggior parte dei bernesteiniani e dei cadetti)? In realtà, la contraddizione non esiste: nel periodo della lotta rivoluzionaria Marx dileggiò con il massimo vigore le il- lusioni costituzionali e i conciliatori. Quando tutte le energie della « bufera >? rivoluzionaria furono esaurite, quando si accertò senza possibilità di dubbi che i cadetti tedeschi avevano tradito la rivolu- zione, quando le insurrezioni furono assolutamente schiacciate, e la prosperità economica le rese per il momento impossibili, allora c soltanto allora (Marx e Engels non furono, certo, né avviliti né sfi- duciati neH’insurrezione dopo la prima disfatta!), essi riconobbero nella lotta parlamentare la forma principale di lotta. E, una volta entrati in parlamento, non solo si può, ma si deve, a certe condi- zioni, appoggiare il transfuga Izgoiev contro Scipov, Scipov contro Durnovo. Nella lotta per il vero parlamentarismo non c’è niente di piu pericoloso dei « conciliatori » cadetti. Se volete richiamarvi a Marx, signori, tentate almeno di dimo- strare che la nostra Duma è già un organo di dominio della bor- ghesia nella libera Russia, e non la foglia di fico dell’autocrazia, Voi dite che la seconda può trasformarsi nel primo con una serie di pic- coli emendamenti, voi dite che le elezioni cadette sono appunto que- sta grande, e non piccola, « trasformazione ». LA VITTORIA Dfel CADETTI 249 Bene. Ma con questo vi limitate a procrastinare la questione, non la risolvete. La Duma attuale si è forse trasformata al punto da diven- tare un organo di potere? Chi di voi la pensa a questo modo, e si sforza di costringere il popolo a pensarla come lui, chi di voi dif- fonde apertamente le dannosissime illusioni costituzionali, è un con- trorivoluzionario dichiarato. E chi ammette l’eventualità che « Dur- novo resti per sciogliere la Duma »*, o crede che, senza un assalto extra «parlamentare)), rivoluzionario niente è ancora assicurato **, con ciò stesso rivela soltanto la labilità della sua posizione. Questa gente mostra chiaramente, con le sue ammissioni, che la politica dei cadetti è la politica dell* attimo presente , e non la politica dell’effet- tiva difesa degli interessi permanenti e fondamentali della rivolu- zione. Queste ammissioni dimostrano che durante l’epilogo della nuova crisi rivoluzionaria , attualmente in maturazione, si andrà staccando dai cadetti un gran numero di rivoluzionari democra- tici borghesi, che le irrisioni dei signori Durnovo ai danni della Duma sospingeranno alle barricate. Tutta la differenza è quindi che voi volete circoscrivere , contenere, ridurre questa inevitabile nuova battaglia al compito di appoggiare la Duma cadetta, mentre noi vo- gliamo indirizzare tutti gli sforzi, tutti gli intenti, tutta la nostra attività di agitazione, propaganda e organizzazione a estendere l’am- piezza di questa battaglia oltre i confini dei programmi cadetti, a estenderla sino al completo rovesciamento dell’autocrazia, sino alla vittoria completa dell’insurrezione contadina, sino alla convocazione rivoluzionaria di un’Assemblea costituente di tutto il popolo. Voi credete che non esista in Russia alcuna democrazia borghese rivoluzionaria, che i cadetti siano l’unica forza, o quanto meno la principale;, della democrazia borghese in Russia. Ma voi credete quésto solo perché siete miopi, solo perché vi contentate di osser- vare superficialmente i fenomeni politici, solo perché non vedete e non capite l’« essenza della Costituzione ». Essendo uomini politici che vivono alla giornata, vi rivelate come opportunisti tipici, poiché dietro gli interessi effimeri della democrazia non scorgete i suoi in- teressi più profondi e radicali, per i compiti momentanei dimenti- cate quelli futuri e più seri, dietro l’etichetta non scorgete il conte- • Ras e Uolva. M p. Miliukov, Gli elementi del conflitto in Riec , n. 30 (24 marzo) L'articolo è l’interessantissimo « credo » di un conciliatore. 2 5 0 LENIN nuto. La democrazia borghese rivoluzionaria in Russia esiste, non può non esistere, fino a che vi sono dei contadini rivoluzionari, le- gati da miliardi di fili ai poveri delle città. Questa democrazia si è nascosta solo per effetto dell’attività dei Riman e dei Lugenovski. Ma domani le illusioni cadette cadranno. O il regime di repressione continuerà a essere quello di sempre, i Riman e i Lugenovski « com- piranno la loro opera », la Duma cadetta chiacchiererà a vuoto, e allora la miseria di questa Duma e la miseria del partito di maggio- ranza si faranno d’un tratto chiare per le grandi masse della popo- lazione. Si avrà allora un’esplosione violenta a cui, naturalmente, prenderanno parte non i cadetti, in quanto partito, ma proprio que- gli elementi della popolazione che costituiscono la democrazia rivo- luzionaria. O invece il regime di repressione si indebolirà, il governo farà alcune concessioni, la Duma cadetta naturalmente comincerà a intenerirsi per le prime concessioni e ad accordarsi, se non su Sci- pov, forse su qualcosa di peggio. La natura controrivoluzionaria dei cadetti (manifestatasi con particolare evidenza nei giorni della « bu- fera » e riflessasi costantemente nella loro stampa) apparirà in tutta la sua ampiezza. Ma, al primo spirare del vento della libertà, al pri- mo colpo vibrato alle repressioni si ricomincerà immancabilmente a dar vita a centinaia e a migliaia di organizzazioni, di unioni, di gruppi, di circoli, di associazioni a carattere democratico rivoluzio- nario. E questo fenomeno condurrà senza dubbio a una nuova « bu- fera », al rinnovarsi della lotta di ottobre-dicembre, ma su una scala incomparabilmente più vasta. I cadetti, che oggi brillano, torneranno nell’ombra. Perché? Perché i vermi brulicano sui cadaveri, e non sugli uomini vivi. In altri termini, come direbbe Durnovo, i cadetti possono « in- golosire » il popolo con la « libertà popolare », ma non possono in nessun caso condurre una vera lotta per la vera libertà del popolo senza virgolette e senza il consenso dell’autocrazia. Però questa lotta dovrà essere e sarà combattuta comunque da altri partiti, da altri elementi sociali, non dai cadetti. È quindi chiaro che la socialdemo- crazia rivoluzionaria non invidia affatto le vittorie dei cadetti e con- tinua a concentrare tutta la sua attenzione su questa lotta imminente ed effettiva, non su una lotta farsesca. Il signor Blank riferisce le parole di Marx a proposito della grande importanza della democrazia borghese. Per esporre la vera LA VITTORIA DEI CADETTI 251 opinione di Marx, bisognerebbe aggiungere: V importanza altamente traditrice. Marx ha parlato migliaia di volte di questo in vari passi delle sue opere. Il compagno Plekhanov, che è propenso al brenta- nismo nella politica attuale, ha dimenticato queste indicazioni di Marx. Il compagno Plekhanov non intuisce neppure che cosa la de- mocrazia liberale possa tradire. La risposta è assai semplice, com- pagno Plekhanov: il partito della «libertà del popolo» ha tradito e tradirà la libertà del popolo. Il signor Blank ci insegna che non bisogna spingere la democrazia borghese « verso la reazione, verso la controrivoluzione ». Noi do- mandiamo a questo saggio cadetto: volete forse riferirvi al mondo delle idee, delle teorie, dei programmi e delle linee tattiche? oppure al mondo degli interessi materiali di classe? Consideriamo l’uno e l’altro. Chi ha spinto in braccio alla controrivoluzione il vostro amico signor Struve? e quando? Il signor Struve è diventato controrivolu- zionario nel 1894, quando ha formulato riserve brentaniane nei con- fronti del marxismo, nelle sue Osservazioni critiche. E, nonostante gli sforzi di alcuni di noi per « spingerlo » dal brentanismo verso il marxismo, il signor Struve è pervenuto infine al brentanismo. I toni controrivoluzionari non sono scomparsi mai dalle pagine deWOsvo- bozdenie , dt\Y illegale Osvobozdenie. Si tratta forse di un caso? È un caso che l’epoca della «bufera», l’epoca dell’iniziativa rivoluzio- naria del popolo abbia indotto il signor Struve a creare un organo esemplare di brontolio reazionario, la Poliarnaia Zviezdàì Chi in generale, nell’economia di mercato, respinge il piccolo produttore dalla parte della reazione e della controrivoluzione? La sua stessa posizione fra la borghesia e il proletariato nella società capitalistica. Il piccolo borghese oscilla inevitabilmente tra rivolu- zione e controrivoluzione in tutti i paesi e in tutte le situazioni poli- tiche. Egli vuole emanciparsi dal giogo del capitale e rinsaldare la propria condizione di piccolo proprietario. Ma un simile compito non può essere in fondo assolto, e le esitazioni del piccolo borghese riguardo alla sostanza della struttura stessa della società moderna sono assolutamente inevitabili. Solo gli ideolologi della piccola bor- ghesia possono quindi ritenere che l’iniziativa rivoluzionaria degli operai o dei contadini insorti contro la grande proprietà fondiaria non assuma forme tali da non spingere una certa parte della demo- 252 LENIN crazia borghese verso la reazione. E solo i cavalieri del filisteismo possono dolersene. Credono forse i signori Blank e Izgoiev (o il compagno Ple- khanov) che siano possibili, per esempio, una vittoria completa del- l’insurrezione contadina e un’integrale « requisizione della terrai (parola d’ordine plekhanoviana) dei grandi proprietari fondiari, sen- za indennizzo, che non spingano nelle braccia della controrivoluzione i tre quinti della «democrazia borghese» cadetta? Dovremmo per questo mercanteggiare con i cadetti su un programma contadino « ragionevole », come pensate voi, compagno Plekhanov, come sup- ponete voi, signori Blank e Izgoiev? Ed eccoci al momento conclusivo del ragionamento politico del nostro cadetto: se la democrazia borghese e nel momento presente contraria all insurrezione armata , di insurrezione non si può né si deve parlare . In queste parole è racchiusa tutta l’essenza, tutta la sostanza della politica cadetta: subordinare il proletariato ai cadetti, metterlo a rimorchio nella fondamentale questione della sua linea e della sua lotta politica. Su questo non si possono chiudere gli occhi. Il signor Blank riesce a distogliere lo sguardo con una certa abilità: non parla di cadetti, ma di democrazia borghese in genere. Parla di « momento presente », e non di insurrezione in genere. Ma solo un bambino potrebbe non credere che appunto cosi si getta pol- vere negli occhi e che il significato reale della conclusione blan- kiana c appunto quello da noi indicato. Con numerosi esempi ab- biamo infatti dimostrato che il signor Blaok (come tutti i cadetti) ignora sistematicamente la democrazia borghese che sta piu a si- nistra di quella cadetta, e, in conformità con tutta la sua posizione di difensore delle illusioni costituzionali, identifica i cadetti con la democrazia borghese, ignorando la democrazia borghese rivolu- zionaria. Ci resta soltanto da dimostrare che i cadetti sono contrari airinsurrezione armata in generale, e non solo alla scelta infelice del « momento » insurrezionale (le due cose vengono confuse troppo spesso, e questa confusione fa il gioco dei cadetti, per i quali è molto utile travestire il proprio rifiuto dell’insurrezione con ragionamenti sul momento insurrezionale). Ma si tratta di un compito molto fa- cile: basta richiamarsi zWillegale Ozvobozdenie , dove il signor Struve, nella primavera e nell’estate del 1905, dopo il 9 gennaio e LA VITTORIA PEI CADETTI ^53 sino al 9 ottobre, ha sbraitato con l’insurrezione armata, dichiarando che la propaganda insurrezionale era « assurda e delittuosa ». I fatti hanno smentito a sufficienza questo controrivoluzionario. I fatti hanno dimostrato che solo la fusione dello sciopero generale con l'insurrezione armata , prevista dai marxisti e da loro formulata come parola d’ordine, ha conquistato alla Russia il riconoscimento della libertà e un embrione di costituzionalismo. Solo alcuni socialdemo- cratici, assolutamente isolati e privi di sostenitori in Russia (come Plekhanov), hanno parlato con tono pusillanime deirinsurrezione di dicembre; «Non bisognava impugnare le armi)?. Viceversa, la stra- grande maggioranza dei socialdemocratici concorda che l’insurre- zione è stata il sostegno necessario per conquistare le libertà, che essa ha condotto tutto il movimento a un gradino superiore e ha do- cumentato la possibilità di battersi contro l’esercito. Quest’ultima circostanza è stata ammessa anche da un testimonio imparziale, obiettivo e prudente come Kautsky. Considerate adesso a che cosa si riduca la morale dei signori Blank: il proletariato non deve nemmeno pensare all’insurrezione, se il partito cadetto (che non è mai stato rivoluzionario) non faccetta (benché esso, in questo momento e in tutti gli altri , sia sempre con- trario all’insurrezione). No, signor Blank I II proletariato terrà sen- z’altro conto della democrazia borghese sia per l’insurrezione in generale che per il momento dell’insurrezione in particolare, ma terrà conto della democrazia borghese rivoluzionaria, e non già di quella cadetta, delle correnti e dei partiti rivoluzionari repubbli- cani, e non già di quelli liberali monarchici, delle masse conta dine (sono anch’esse democrazia borghese), che assumono verso l’in- surrezione un atteggiamento diverso da quello dei cadetti, e non già dei ciarlatani che si contentano di un parlamento per burla. « I cadetti sono contrari all’insurrezione. » Si, non sono mai s.tati e non possono essere favorevoli all’insurrezione. La temono. Cre- dono ingenuamente che la soluzione di questo problema dipenda dai loro desideri, dai desideri degli elementi intermedi, che restano estranei alla lotta più aspra e diretta. Grave errore! L’autocrazia si prepara alla guerra civile in modo assolutamente sistematico. In rap- porto alla Duma sta maturando una nuova crisi politica, ben piu ampia e profonda. Sia le masse contadine che il proletariato con- tano ancora nelle loro file un gran numero di elementi combattivi, *54 LEK IN che rivendicano con energia la libertà del popolo, e non un com- promesso che mutili tale libertà. Dipende forse dalla volontà di que- sto o quel partito se in queste condizioni ci sarà o non ci sarà l’in- surrezionc? E come il filisteo europeo occidentale sogna alla vigilia della ri- voluzione socialista Tattutirsi delle contraddizioni di classe tra la borghesia e il proletariato, esorta il proletariato a non spingere verso la reazione i rappresentanti della borghesia, si pronuncia per la pace sociale e con un sentimento di profonda indignazione morale re- spinge l’idea non scientifica, limitata, cospirativa, anarchica, ecc. del- la catastrofe, cosi il filisteo russo, quando già si trova a metà strada nella nostra rivoluzione democratica borghese, sogna l’attutirsi delle contraddizioni tra l’autocrazia e la libertà del popolo, esorta i rivo- luzionari, cioè tutti i fautori risoluti e coerenti di questa libertà, a non spingere verso la reazione la borghesia liberale, si pronuncia per la via costituzionale e con un sentimento di autentica indignazione, rinvigorita dall’idealismo filosofico, respinge l’idea non scientifica, limitata, cospirativa, anarchica, ecc. dell’insurrezione. Al filisteo del- l’Europa occidentale l’operaio cosciente risponde: la catastrofe non dipenderà dagli elementi intermedi, ma dall’acuirsi degli opposti. A] filisteo russo (e il cadetto è il filisteo teorico in politica) l’operaio cosciente risponde: l’insurrezione non dipende dalla volontà dei li- berali, ma dalle azioni dell’autocrazia e dallo sviluppo della coscienza e dell’indignazione nelle file dei contadini rivoluzionari e del prole- tariato. I filistei dell’Europa occidentale dicono al proletario: non allontanare da te il piccolo contadino, e in generale la piccola bor- ghesia, istruita, social-liberale, riformistica; non isolarti, solo la rea- zione vuole isolarti. Il proletario risponde: nell’interesse di tutta l’u- manità lavoratrice, devo isolarmi da chi concilia la borghesia e il pro- letariato, perché questi conciliatori mi consigliano di disarmare, perché essi esercitano l’influenza piu dannosa, immediatamente e praticamente dannosa, sulla coscienza della classe oppressa, con la loro propaganda della conciliazione, dell’attutimento, ecc. Ma dal- rimmensa massa dei piccoli borghesi, dalla massa lavoratrice che riesce ad assimilare le opinioni del proletariato, che riesce a non so- gnare compromessi, a non farsi sedurre dal rafforzamento della picco- la economia nella società capitalistica, a non rinunciare alla lotta con- tro lo stessa sistema capitalistico, da questa massa io non mi isolo. LA vittoria dei cadetti 255 In un’altra situazione, in un altro momento storico, alla vigilia (e persino nel pieno) della rivoluzione democratica borghese, e non di quella socialista, qualcosa di analogo avviene in Russia. Il piccolo borghese dice al proletario: la reazione vuole isolarti, non allonta- nare da te il cadetto, il cadetto illuminato, liberale in politica, desi- deroso di riforme. Il proletario risponde: neirinteresse della vera lotta per la vera libertà, devo isolarmi da chi concilia l’autocrazia con la rappresentanza popolare, perché questi conciliatori ci consiglia- no di disarmare e offuscano la coscienza civile del popolo con la propaganda della « pace politica » e delle illusioni costituzionali. Ma questi conciliatori, tutti questi cadetti, non sono affatto il popolo, non sono affatto le masse, non sono affatto una forza, come invece crede chi, soggiacendo a impressioni e stati d’animo effimeri, grida oggi che il proletariato corre il rischio di isolarsi. Le vere masse sono i contadini rivoluzionari, sono i poveri delle città. Da queste masse non mi isolo, e anzi le incito a emanciparsi dalle illusioni costitu- zionali, le esorto alla lotta concreta, le chiamo aH’insurrezione. De- gli umori e del grado di coscienza di queste masse (e non già dei conciliatori cadetti) terrò conto con la massima serietà nel determi- nare il momento dell’insurrezione; ma, per un successo temporaneo, per l’apparente fulgore del parlamentarismo cadetto (o sarà forse meglio dire dubasoviano), non dimenticherò un solo istante la lotta rivoluzionaria contro l’autocrazìa che sta maturando con grande ra- pidità e che forse esploderà in un avvenire non lontano. Ancora di recente in Europa il social-liberale, il piccolo borghese conciliatore rifulgeva, faceva scalpore, imponeva le sue alleanze e intese al proletariato. L’ala intellettuale del partito socialdemocratico abboccò all’amo, si fece sedurre dalla politica dell’attimo, creò il fa- migerato bernsteinismo, ecc. Trascorse qualche anno, la nebbia della significa essere in ritardo di almeno venticinque anni e cancellare tutta un’epoca dalla storia della Russia. Plekhanov ha detto: non bisogna temere la rivoluzione agra- ria. Ma temere che i contadini rivoluzionari conquistino il potere significa temere la rivoluzione agraria. Questa rivoluzione è una frase vuota, se il suo trionfo non presuppone la conquista del potere da parte del popolo rivoluzionario. Senza questa condizione, non avremo una rivoluzione agraria, ma soltanto una sommossa conta- dina o una riforma agraria cadetta. Per concludere Tesarne di questo punto, mi limito a ricordare che persino la risoluzione dei compagni della minoranza, pubblicata nel n. 2 delle Partinye Izvcstia , afferma che, attualmente, abbiamo il compito di strappare il potere dalle ma- ni del governo. Le parole « creazione popolare », che, a quanto sembra, non si trovano nelle nostre risoluzioni, ma che io, se si dà credito alla me- moria del compagno Plekhanov, ho usato nel mio discorso, ricorda- no le vecchie conoscenze della « Volontà del popolo » e del socialismo rivoluzionario. Questo ricordo del compagno Plekhanov mi sembra tuttavia in ritardo di venticinque anni. Rammentate che cosa è acca- duto in Russia nelTultimo trimestre del 1905: scioperi, soviet dei de- rjo LENIN putati operai, insurrezioni, comitati contadini, comitati di ferrovieri, ec c.: tutti questi fenomeni dimostrano che il movimento popolare è passato alla forma deirinsurrezione; tutti questi fenomeni rivelano senza dubbio i germi di. un nuovo potere rivoluzionario; e le mie parole sulla creazione popolare avevano comunque un contenuto assolutamente determinato e concreto; si riferivano appunto a quelle storiche giornate della rivoluzione russa; caratterizzavano appunto quél metodo di lotta non soltanto contro il vecchio potere, ma an- che per mezzo del potere rivoluzionario, come un metodo usa- to per la prima volta dalle grandi masse degli operai e dei conta- dini russi nelle gloriose giornate di ottobre e di dicembre. Se la no- stra rivoluzione è sepolta, sono sepolte con essa anche queste forme embrionali di potere rivoluzionario dei contadini e degli operai; se le vostre dichiarazioni sulla rivoluzione contadina non sono frasi vuote, se noi avremo realmente una rivoluzione agraria, nel signi- ficato autentico del termine, assisteremo senza dubbio al ripetersi dei fatti di ottobre e di dicembre in proporzioni incomparabilmente più ampie. Il potere rivoluzionario degli operai e dei contadini, e non degli intellettuali o di un gruppo di congiurati, si è già instaurato in Russia, si è già realizzato di fatto nel corso della nostra rivoluzione. La rivoluzione è stata schiacciata perché la vittoria è toccata alla reazione, ma, se abbiamo fondati motivi di credere in una ripresa della rivoluzione, dobbiamo aspettarci seti za meno la ripresa, lo svi- luppo e il trionfo dei nuovi organi del potere rivoluzionario, di orga- ni ancor più risoluti, ancor più collegati con i contadini e col prole- tariato. E quindi Plekhanov, col logoro e ridicolo spauracchio .della «Volontà del popolo», ha soltanto eluso l’analisi delle forme as- sunte dal movimento tra ottobre e dicembre. Esaminiamo, infine, la questione delPelasticità e della solidità del mio programma. Io ritengo che, da questo lato, il mio programma agrario sia più soddisfacènte rispetto a tutti gli altri. Che fare, se la causa della rivoluzione volgerà al peggio? Che fare nel caso in cui, senza aver attuato tutti i « se » contenuti nel mio progetto, non si potrà parlare di realizzazione completa della, nostra rivoluzione de- mocratica? In quel caso dovremo senza dubbio fare i conti con le condizioni attuali delPeconomia e della proprietà terriera contadina. In tal senso mi riferisco a un fenomeno di eccezionale importanza come l’affitto. Se infatti si asserisce, che la causa della rivoluzione CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR 271 può volgere al peggio, che la rivoluzione può non essere portata a compimento, allora bisogna senza dubbio fare i conti con un feno- meno ineliminabile come l’affitto, e per questa ipotesi peggiore, per il caso che non si realizzino tutti « se » ritenuti utopistici, le ini- ziative politiche previste nel mio programma sono piu complete, preci- se e molto piu realistiche di quelle indicate nel progetto del compagno Maslov. Il mio programma fornisce pertanto parole d’ordine pratiche sia per le attuali condizioni deireconomia e della proprietà terriera contadina che per le migliori prospettive deirulteriore sviluppo del capitalismo. Il compagno John ha tentato di fare dello spirito, no- tando che nel mio progetto ci sono tròppi programmi, ci sono la confisca e Paffitto, che si escludono a vicenda; ma la battuta vale poco, perché la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari non esclude Paifitto, che viene praticato anche nelle terre contadine. Il compagno Plekhanov aveva quindi torto assoluto quando formu- lava la sua obiezione ad effetto contro di me. Non è difficile redi- gere un programma, egli diceva, per il caso in cui tutto vada per il meglio. Chiunque può scriverlo, ma provati a redigerne uno per il caso in cui non esistano le migliori condizioni. In risposta a quest’o- biezione affermo che, proprio nell’ipotesi del peggiore andamento ed esito della nostra rivoluzione, il mio programma, che parla di con- fisca delle terre dei grandi proprietari fondiari e affronta problemi come Paffitto, è molto realistico e assai ben ferrato; mentre, per ciò che concerne il compagno John, il suo progetto, senza parlare del- l’ipotesi peggiore, ossia dell’assenza di una democrazia politica effet- tiva, ci offre soltanto la municipalizzazione. Ma, questa, senza l’elet- tività dei funzionari da parte del popolo, senza la soppressione del- l’esercito permanente, ecc. costituisce un pericolo altrettanto (e forse anche piu) grave quanto la nazionalizzazione. Ecco perché insisto sull’inserimento dei « se», che Plekhanov ha condannato cosi ingiu- stamente. I contadini non accettano la municipalizzazione. Il compagno Kartvclov ha detto che nel Caucaso i contadini concordano in tutto con i socialisti-rivoluzionari, ma domandano tuttavia: avremo noi diritto di vendere la terra che ci sarà assegnata con la spartizione o con la socializzazione? È vero, compagno Kartvelov! La vostra osser- vazione corrisponde pienamente agli interessi dei contadini in gene- rale e a ciò che i contadini considerano come loro interesse; ma 272 LENIN proprio perché i contadini valutano qualsiasi riforma agraria, tenendo conto sé potranno vendere la terra loro assegnata, proprio per questo saranno assolutamente contrari alla municipalizzazione, cioè al tra- sferimento delle terre agli zemstvo. I contadini identificano tuttora lo zemstvo con lo zems\i nacialni { e, nel far questo, hanno motivi molto piu profondi di quanto suppongano gli esimi professori di diritto di tendenza cadetta, che dileggiano l’ignoranza contadina. E quindi, prima di parlare di municipalizzazione, è necessario, as- solutamente necessario, parlare di elettività dei funzionari da parte del popolo. Per il momento, fino a che tale istanza democratica non sarà stata realizzata, sarà opportuno parlare soltanto di confisca in ge- nerale o di spartizione. Pertanto, al fine di semplificare una questione cosi importante per il congrèsso, mi atterrò alla seguente linea : poiché il programma del compagno Borisov contiene una serie di elementi comuni col mio progetto ed è fondato appunto sulla spartizione, e non sulla nazionalizzazione, ritiro il mio programma e propongo al con- gresso di rispondere a questa domanda : spartizione o municipalizza- zione? Se respingerete la prima — o forse sarebbe più esatto dire « quando » avrete respinto la prima — , allora sarò comunque costretto a ritirare definitivamente il mio progetto, perché sarà un progetto sen- za speranze; se invece accetterete la spartizione, proporrò tutto il mio programma, come emendamento al progetto del compagno Borisov. In risposta airaccusa secondo la quale io imporrei ai contadini la na- zionalizzazione, ricordo che il mio progetto contiene una « variante A », in cui si afferma specificamente che si accantona ogni idea di imporre ai contadini una qualsiasi soluzione, contro la loro volontà. E quindi la sostituzione del mio progetto con quello di Borisov, per la prima votazione, non muterà affatto la sostanza delle cose e potrà solo aiutare il congresso a esprimere la sua effettiva volontà. A mio giudizio, la municipalizzazione è sbagliata e dannosa; la spartizione invece è sbagliata, ma non è dannosa. Mi soffermerò brevemente su questa differenza : gli « spartizioni- sti » interpretano giustamente i fatti, ma dimenticano l’aforisma di Marx sul vecchio materialismo: «I filosofi [materialisti] hanno so- lo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo ». Il contadino dice: « Terra di dio, terra di popolo, terra di nessuno ». Gli « spartizionisti » chiariscono che il contadino non parla in questo modo consapevolmente, anzi dice una cosa e ne pensa un’altra. CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR m Le reali aspirazioni dei contadini, essi affermano, consistono tutte e soltanto néll’aumentare la proprietà contadina, nell’estendere la pic- cola azienda, e basta. Tutto questo è assolutamente vero. E, tuttavia, il nostro dissenso dagli « spartizioni sti » non finisce ma comincia a questo punto. Le affermazioni dei contadini, nonostante l’inconsisten- za o la miseria economica dei contadini stessi, devono essere per noi ottimi spunti propagandistici. Tu dici che tutti devono godere della terra? Vuoi dare la terra al popolo? Benissimo, ma che significa dare la terra al popolo? Chi dispone del patrimonio popolare, dei beni del popolo? I funzionari, i Trepov. Vuoi forse dare la terra ai Trepov e ai funzionari? No di certo. Ogni contadino risponderà che non vuole dare la terra a costoro. Vuoi dunque dare la terra ai Petrunkevic e ai Rodicev, che forse siederanno al consiglio munici- pale? No di certo. Senza dubbio, il contadino non vorrà dare la terra a questi signori. E quindi — spiegheremo noi — perché la terra pos- sa essere data a tutto il popolo, con vantaggio per i contadini, è necessario che venga assicurata Pelettività di tutti i funzionari, senza eccezioni, da parte del popolo. E quindi il mio progetto di nazio- nalizzazione, in rapporto airintegrale realizzazione della repubblica democratica, fornisce Punica linea di condotta giusta ai nostri pro- pagandisti e agitatori, mostrando loro in modo chiaro e preciso che ranalisi delle rivendicazioni dei contadini deve costituire la base per la propaganda politica e, in particolare, per quella in favorè della repubblica. Il contadino Miscin, per esempio, che è stato eletto depu- tato alla Duma dai contadini di Stavropol, ha presentato un mandato dei suoi grandi elettori, che è stato riprodotto integralmente nel Ru$s\oic Gosudarstvo. Nel mandato si esige l’abolizione dei funzio- nari dello zemstvo , la costruzione di elevatori e la consegna di tut- te le terre al demanio. L’ultima rivendicazione è un pregiudizio in- dubbiamente reazionario, poiché il demanio della Russia costitu- zionale di oggi e* di domani è il demanio del dispotismo poliziesco e militare; ma noi non dobbiamo semplicemente respingere questa rivendicazione solo perché si tratta di un pregiudizio dannoso; noi dobbiamo « appigliarci » ad essa per spiegare a Miscin e ai suoi compagni come stiano realmente le cose. Dobbiamo dire a Miscin e ai suoi compagni che la richiesta di trasferire le terre al demanio esprime, anche se malamente, un’idea molto importante e utile per i contadini. La consegna della terra al demanio può riuscire, e riu- 274 LENIN* scirà, molto utile ai contadini solo quando lo Stato sarà divenuto una repubblica pienamente democratica, quando sarà stata garantita senza riserve l’elettività dei fuzionari, quando sarà stato abolito l’e- sercito permanente, ecc. Per tutte queste ragioni anch’io penso che, se respingerete la nazionalizzazione, commetterete inevitabilmente gli stessi errori dei nostri pratici, dei propagandisti e degli agitatori, gli errori in cui siamo caduti nel nostro erroneo programma sugli otrez\i nel 1903. Come allora i nostri otrez\i vennero interpre- tati con criterio piu ristrettivo di quello usato dagli autori di que- sto punto, cosi oggi il ripudio della nazionalizzazione della terra e la sua sostituzione con la spartizione, per tacere poi dell’in garbugliata municipalizzazione, indurranno inevitabilmente i nostri pratici, pro- pagandisti e agitatori a una tal serie di errori che dovremo pentirci molto presto del nostro programma di « spartizione » o di munici- palizzazione. Concludo ripetendo, ancora una volta, le mie due tesi fondamen- tali. Prima tesi : i contadini non vogliono affatto la municipalizza- zione; seconda tesi: la municipalizzazione, senza repubblica demo- cratica, senza elettività dei funzionari da parte del popolo, è dannosa. 2 DISCORSO DI CHIUSURA SUL MOMENTO PRESENTE E SUI COMPITI DI CLASSE DEL PROLETARIATO Cercherò di mettere in risalto lessenziale. Il compagno Ptitsyn mi ha ricordato il detto: chi cerca trova. Egli ha domandato che cosa induca i bolscevichi a credere che la forma principale di lotta sia oggi la distruzione delle leggi, ecc. Toglietevi i vostri occhiali cadetti, compagno Ptitsyn. Voi credete che la forma principale di lotta sia il parlamentarismo. Ma considerate il movimento dei di- soccupati, il movimento nell’esercito, il movimento contadino! La forma principale del movimento non è oggi dentro la Duma, che può svolgere soltanto una funzione indiretta. Il compagno Plekhanov ha Schiarato che Hegel si sarebbe rivoltato nella tomba, se avesse potuto udire le mie citazioni. Ma il compagno Plekhanov ha parlato prima del compagno Ptitsyn, e le sue parole finiscono per rivolgersi contro quest’ultimo. Il compagno Ptitsyn si genuflette dinanzi all’at- timo che passa, osserva solo i fenomeni che affiorano alla superficie e non si accorge di quel che accade in profondità. Non studia i feno- meni nel loro sviluppo. Secondo il compagno Ptitsyn, i discorsi sul- la testa e sulla coda, sulla funzione di avanguardia o di retroguardia del proletariato, sono pura ciarlataneria, L’errore fondamentale dei menscevichi si rivela qui con singolare evidenza. Essi non vedono che la borghesia è controrivoluzionaria e nutre la consapevole aspi- razione al compromesso. Si richiamano ai giacobini, dicendo che an- che loro erano dei monarchici ingenui, diventati in seguito repub- blicani. E tuttavia i cadetti non sono monarchici ingenui, ma con- sapevoli. I menscevichi se ne dimenticano. 276 LENIN Il severo compagno Leonov ha detto; guardate, i « bolscevichi » parlano di popolo rivoluzionario. Ma la stessa cosa la dicono i « menscevichi » nella loro risoluzione. Il compagno Leonov ha chia- mato in causa Marx, il quale nelle Lotte di classe in Francia asseri- sce che la repubblica è la forma piu alta di dominio politico della borghesia. Il compagno Leonov avrebbe dovuto leggere più avanti. Allora avrebbe visto che la repubblica venne imposta alla borghesia da una situazione provvisoria e che la borghesia, divisasi nelle due frazioni dei legittimisti e degli orleuaisti, subì la repubblica, a di- spetto della sua volontà. Dan ha detto : i « bolscevichi » ignorano l’importanza dell’orga- nizzazione politica. È falso. Ma sarebbe comunque un truismo par- lare in generale dell’importanza dell’organizzazione. Si tratta invece di sapere quali forme concrete di organizzazione politica siano oggi necessarie. Bisogna pecisare su quale terreno stiamo costruendo l’or- ganizzazione politica. I « menscevichi » muovono dalla premessa di utia ripresa rivoluzionaria e suggeriscono in pari tempo metodi d’a- zione che corrispondono al riflusso della rivoluzione, non alla sua ascesa. In tal modo fanno il giuoco dei cadetti, che denigrano con ogni mezzo il periodo di ottobre-dicembre. I « menscevichi » parlano di esplosone. Inseriscano questo termine nella risoluzione! Allora la forma attuale del movimento — le elezioni della Duma, ecc. — sembrerà una forma puramente transitoria. Il compagno Dan ha detto : le parole d’ordine della « minoranza » sono state confermate, e ha fatto riferimento all’autogoverno rivo- luzionario, ai soviet dei deputati operai. Ma prendete il n. 5 del Dnievni ^ di Plekhanov. Egli dichiara in questo numero che l’auto- governo rivoluzionario fa « deviare-» dal retto cammino. Ma quando e chi mai è stato portato fuori strada da questa parola d’ordine? Noi non l’abbiamo mai rinnegata. L’abbiamo solo ritenuta insufficiente. È la parola d’ordine delle mezze misure, non è la parola d’ordine della rivoluzione vittoriosa. Il richiamo ai soviet dei deputati operai è sbagliato. Ad essi non abbiamo ancora fatto cenno. L’errore di Plekhanov consiste nella totale assenza di analisi delle forme di movimento manifestatesi in ottobre. Egli ha detto che i soviet dei deputati operai sono auspicabili e necessari. Ma non s’è dato la briga di esaminare che cosa rappresentino i soviet dei depu- tati operai. Che cosa sono? Organi dell’autogoverno rivoluzionario CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR 277 o invece organi embrionali del potere? Io affermo, e questa tesi non può essere confutata, che si tratta di una lotta combattuta per mezzo del potere rivoluzionario. Questa, e solo questa, è la differenza spe- cifica tra la lotta di ottobre-dicembre e quella attuale; e noi non pos- siamo imporre puna o l’altra forma di lotta. Plekhanov ha detto: si è elogiato Bemstein per la teoria, perché ha ripudiato il marxismo teorico; io sono stato elogiato per la tattica. E non è la stessa cosa, ha soggiunto il compagno Plekhanov. A que- st’affermazione il compagno Varsciavski ha giustamente replicato che Bernstein è stato esaltato per la tattica. Per la tendenza ad atte- nuare le contraddizioni, come fanno i cadetti. Bernstein ha attenuato le contraddizioni sociali alla vigilia della rivoluzione socialista. Ple- khanov attenua le contraddizioni politiche nel fuoco della rivoluzione democratica borghese. Per questo i cadetti esaltano Plekhanov e i menscevichi. II compagno Plekhanov ha detto: noi non rinneghiamo la con- quista del potere, ma siamo favorevoli a una presa del potere effettuata come al tempo della Convenzione e non per mezzo di una congiura. Scrivete queste parole nella vostra risoluzione, compagni « mensce- vichi»! Ripudiate il leninismo, bollate i socialisti-rivoluzionari con- giurati, ecc. ecc.j non è questo che mi spaventa; ma inserite un putito sulla presa del potere secondo il tipo della Convenzione, e noi sotto- scriveremo a due mani la risoluzione. Rammentate però, compagno Plekhanov, che non appena avrete inserito questo punto, i cadetti smetteranno di esaltarvi. 3 PROGETTO DI RISOLUZIONE SULLA DUMA DI STATO PRESENTATO AL CONGRESSO DI UNIFICAZIONE Considerando: 1) che la legge elettorale delPn dicembre e le condizioni concrete delle elezioni hanno privato il proletariato e la socialdemocrazia della possibilità di prendervi parte, presentando e sostenendo in modo autonomo i candidati del partito; 2) che, a causa di ciò, l’effettiva portata della partecipazione degli operai alle elezioni doveva ridursi, e s’è di fatto ridotta, come ha di- mostrato Pesperienza, a un offuscamento della posizione rigorosa- mente classista del proletariato, per effetto delle intese con i cadetti o con altri gruppi borghesi; 3) che solo un totale e coerente boicottaggio ha permesso alla so- cialdemocrazia di sostenére la parola d’ordine della convocazione dell* Assemblea costituente, di far ricadere tutta la responsabilità della Duma di Stato sul partito dei cadetti e di preservare il proletariato e la democrazia contadina o rivoluzionaria dalle illusioni costitu- zionali; 4) che la Duma di Stato, nella composizione (prevalentemente) cadetta già oggi delincatasi, non può in nessun caso assolvere una funzione di autentica rappresentanza popolare, servendo solo indi- rettamente alla maturazione d’una nuova, più ampia e profonda crisi rivoluzionaria; riconosciamo e proponiamo al congresso di riconoscere: CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR 279 1) che le organizzazioni del partito, boicottando la Duma di Sta- to e le elezioni, hanno seguito una linea giusta; 2 ) che il tentativo di costituire un gruppo parlamentare socialde- mocratico, nelle attuali condizioni politiche e in mancanza di ele- menti effettivamente socialdemocratici e capaci di rappresentare alla Duma il partito, non ha alcuna seria possibilità di successo; che anzi questo tentativo minaccia di screditare il POSDR e di far ricadere su di essó la responsabilità di un tipo particolarmente nocivo di par- lamentare, che sta a metà fra i cadetti e i socialdemocratici; 3) che, in virtù di quanto sopra esposto, non vi sono le condi- zioni per avviare il nostro partito sulla strada dell’azione parla- mentare; 4) che la socialdemocrazia deve utilizzare la Duma di Stato, i suoi conflitti con il governo e le sue lacerazioni interne, lottando contro i suoi elementi reazionari, denunciando implacabilmente Tincoerenza e Testabilità dei cadetti, seguendo con particolare atten- zione gli esponenti della democrazia rivoluzionaria contadina, unen- doli, opponendoli ai cadetti, sostenendo quelle loro iniziative che risponderanno agli interessi del proletariato, preparandosi a chia- mare il proletariato all’assalto decisivo contro l’autocrazia nel mo- mento in cui, forse in rapporto alla crisi della Duma, si farà ancora piu acuta la crisi rivoluzionaria generale. 5) Poiché il governo può sciogliere la Duma di Stato e convocarne una nuova, il congresso stabilisce che, nel corso della nuova campa- gna elettorale, sono inammissibili i blocchi e le intese di qualsiasi genere col partito dei cadetti e con altri elementi non rivoluzionari; la questione stessa dell’eventuale partecipazione del nostro partito a una nuova campagna elettorale sarà risolta dalla socialdemocrazia russa in connessione con le circostanze concrete del momento. Vo/nù, n. li, 5 maggio 1906. 4 CO-RELAZIONE SUL PROBLEMA DELL’ATTEGGIAMENTO VERSO LA DUMA DI STATO Compagni, non vi leggerò la risoluzione dei bolscevichi, perché, con ogni probabilità, vi è già nota. (Ma, su richiesta dei delegati. Vo- ratore legge il testo della risoluzione bolscevica .) Il confronto tra questa risoluzione e quella dei menscevichi ci mostra i seguenti quat- tro punti fondamentali di divergenza o quattro lacune fondamentali della risoluzione menscevica. 1) Nella risoluzione menscevica manca un giudizio sulle elezioni, manca un'analisi dei risultati oggettivi della nostra esperienza poli- tica in questo campo. 2) Nel testo menscevico c’è un atteggiamento, per dirla eufemi- sticamente, incauto o ottimistico verso la Duma di Stato. 3) Nella risoluzione non c’è una chiara delimitazione delle diverse correnti o partiti all’interno della democrazia borghese, dal punto di vista della tattica che dobbiamo usare nei loro confronti. 4) La vostra risoluzione decide la costituzione di un gruppo par- lamentare in un momento e in condizioni in cui è comunque impossi- bile dimostrare l’utilità di una simile iniziativa per il partito pro- letario. Sono questi i dissensi reali che ci dividono, se si considerano le divergenze con serietà, senza cavillare sulle parole o sulle inezie. Esaminiamo i quattro punti. L’analisi dell’esperienza elettorale assume grande importanza, se vogliamo fondare le nostre tesi non su frasi generiche in merito al parlamentarismo, ecc., ma sull’effettivo rapporto delle forze, politi- CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR 28l che. In realtà, noi abbiamo formulato e formuliamo la tesi assoluta- mente concreta che partecipare alle elezioni significa di fatto soste- nere i cadetti, che è impossibile partecipare alle elezioni senza far blocco con i cadetti. Ma voi esaminate forse nella sostanza questa tesi? Analizzate forse la realtà sotto l’aspetto dei dati concreti di cui si dispone? No di certo. Axelrod ha eluso in pieno il primo gruppo di questioni e ha fornito due risposte contraddittorie sul secondo. In un primo tempo ha usato per i blocchi con i cadetti il linguaggio più sprèzzante. In seguito ha asserito di non aver niente contro tali blocchi, ma, beninteso, non nella forma del vecchio e meschino « parlottare » e degli accordi al buio, bensì nella forma delle inizia- tive aperte e dirette, evidenti per tutto il proletariato. Quest’ultima « tesi » di Axelrod è un esempio vistoso di fantasticheria « cadetta », il risultato dei « desideri innocenti » generati dalle illusioni costitu- zionali. Da noi, non c’è un’effettiva Costituzione, non c’è il terreno per un’azione aperta, ma solo il « costituzionalismo » dubasoviano. I sogni di Axelrod restano vacui sogni, e i cadetti traggono una reale utilità dagli accordi, taciti o aperti, ufficiali o ufficiosi. Quando si parla di una nostra « autoestraneazione » dalle ele- zioni, si dimentica che le condizioni politiche, e non certo la nostra volontà, hanno eliminato di fatto il nostro partito dai giornali, dalle assemblee, dalla designazione di membri autorevoli del partito nelle liste dei candidati. E, senza queste condizioni, il parlamentarismo è assai piu un giuoco vacuo e miserevole che non un mezzo di edu- cazione del proletariato: è ingenuo considerare il parlamentarismo « in forma pura », come « idea », e non nella sua sostanza -reale. Quando si parla di elezioni, si dimentica che di fatto, sul terreno del costituzionalismo dubasoviano, si sono battuti tra loro due « partiti » forti : i cadetti e i centoneri. I cadetti avevano ragione, quando dicevano agli elettori che qualsiasi dispersione di voti, qual- siasi designazione di candidati d’un « terzo » partito avrebbe potuto condurre soltanto alla vittoria dei centoneri. Prendete l’esempio di Mosca: Guckov ha ottenuto 900 voti, i cadetti 1.300. Sarebbe ba- stato che i socialdemocratici raccogliessero 401 voti per decretare la vittoria del centonero. L’interpretazione cadetta della partecipazione socialdemocratica alle elezioni corrispondeva alla realtà (i cadetti han- no concesso agli operai di Mosca un seggio alla Duma di Stato in cambio della partecipazione degli operai alle elezioni), ma la vostra 2$2 LEK IX interpretazione menscevica non cor risponde alla realtà, è un sogno vacuo e ozioso. O non si accetta il parlamentarismo e non si ripe- tono su di esso dei luoghi comuni, o lo si prende sul serio. Ne de- riva comunque una posizione che non serve a niente. Secondo punto. Nel suo discorso Axelrod ha messo ancor piu in evidenza i difetti della risoluzione che ho piu sopra indicato. Nella risoluzione si dice che si vuole trasformare La Duma in uno stru- mento della rivoluzione. Voi considerate la Duma esclusivamente sotto l’aspetto della pressione governativa su di noi, del giogo go- vernativo sulla rivoluzione. Noi consideriamo la Duma di Stato come la rappresentanza d’una classe determinata, come un’istitu- zione che ha una determinata composizione di partito. 11 vostro ra- gionamento è assolutamente sbagliato, monco, non marxista. Voi non tenete conto, per il regime interno della Duma, della composizione di classe del partito cadetto. Dite che il governo soffoca la rivoluzione, ma dimenticate di aggiungere che anche i cadetti hanno manifestato la piena e coerente aspirazione a soffocare la rivoluzione. La Duma cadetta non può non rivelare le stesse caratteristiche del pardto cadetto. L’esempio del parlamento di Francoforte, l’istituzione rap- presentativa che rivelò chiaramente in un’epoca rivoluzionaria raspi- none a soffocare la rivoluzione (a causa dell’ottusità e viltà piccolo- borghese dei ciarlatani di Francoforte), è un esempio che perdete completamente di vista. Del tutto improprio, in una risoluzione socialdemocratica, è il riferimento al « potere, riconosciuto dallo zar e sancito dalla legge ». La Duma non è un potere di fatto. Il richiamo alla legge non raf- forza, ma indebolisce tutta la vostra argomentazione e tutte le parole d’ordine che derivano dalla risoluzione. Alla « legge » e alla « vo- lontà dello zar» farà più volentieri appello Witte, ostacolando il mi- nimo tentativo della Duma di varcare i confini della sua compe- tenza, già ridotta entro limiti ridicoli. Non i socialdemocratici, ma il Russkoic Gosudarstvo trae profitto da tesi come il richiamo allo zar e alla legge. Passo al terzo punto. L’assenza di un giudizio chiaro sui cadetti, la rinuncia a denunciare tutta la loro tattica, la mancata distinzione fra i cadetti e la democrazia contadina e rivoluzionaria sono l’errore di fondo della risoluzione, un errore strettamente connesso con tutto ciò che precede. Eppure, sono proprio i cadetti i padroni della situa- CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR 283 zione nella Duma attuale. Questi cadetti hanno piu d’una volta tra- dito la «libertà del popolo». Quando il buon ciarlatano Vodovozov, neirintento di essere piu a sinistra dei cadetti, ha rammentato loro, dopo le elezioni, le promesse fatte circa l’Assemblea costituente, ecc., il Riec , assumendo un tono « da grande potenza », gli ha ri- sposto in modo grossolano e triviale che non aveva bisogno di con- sigli non richiesti. Altrettanto sbagliata è la vostra risoluzione per ciò che riguarda la tendenza a indebolire la rivoluzione. Come ho già detto, quest’a- spirazione non è tipica soltanto del govèrno, ma anche di quei con- ciliatori piccolo-borghesi che fanno oggi un gran baccano alla super- ficie della nostra vita politica. La vostra risoluzione dice che la Duma tende a poggiare sul popolo. Ciò è vero solo a metà, ed è quindi falso. Che cos’è la Duma di Stato? È forse lecito limitarsi a un richiamo generico a questa istituzione anziché fare un’analisi di quelle classi e di quei partiti che ne determinano il reale contenuto e significato? Quale Duma aspira a poggiare sul popolo? Non la Duma ottobrista, poiché agli ottobristi è assolutamente estranea una simile aspirazione. Né la Duma contadina, perché i deputati contadini sono parte inscindibile del popolo e non possono «tendere a poggiare sul popolo». La tendenza a poggiare sul popolo è caratteristica appunto della Duma cadetta. Ma per i cadetti è altrettanto precipua la .tendenza a pog- giare sul popolo quanto il panico per l’iniziativa rivoluzionaria del popolo, Indicando un solo aspetto della questione e trascurando as- solutamente l’altro, la vostra risoluzione semina idee non solo sba- gliate ma addirittura nocive. Non parlare dell’altro lato della questio- ne — sottolineato invece nella nostra risoluzione sull’atteggiamento da assumere verso gli altri partiti — significa mentire, se si consi- dera il significato oggettivo di questo silenzio. No, è assolutamente illecito definire la nostra tattica verso la democrazia borghese, senza parlare dei cadetti, rinunciando a cri- ticarli aspramente. Noi possiamo e dobbiamo chiedere l’appoggio della democrazia contadina e rivoluzionaria, ma non di chi attenua le contraddizioni politiche del momento presente. Consideriamo, infine, la proposta di costituire un gruppo parla- mentare. Che la nuova arma del «parlamentarismo» debba essere usata dalla socialdemocrazia con singolare prudenza non si decidono 2&4 LENIN a negarlo neanche i menscevichi. Essi sono disposti ad ammettere questa necessità «in linea di principio». Ma la questione non sta affatto oggi in un riconoscimento di principio, bensì nell’analisi rigo- rosa delle condizioni concrete. A niente vale un riconoscimento « di principio » della prudenza, se le condizioni reali, trasformano questo riconoscimento in un sogno innocente e vano. Parlano bene, per esempio, i compagni del Caucaso dì elezioni autonome, di candidati effettivamente di partito, di negazione dei blocchi con i cadetti. Ma a che servono queste belle parole, se in pari tempo un compagno del Caucaso mi ha comunicato, in un colloquio privato, che a Tiflis, centro del Caucaso menscevico, passerà, probabilmente, il cadetto di sinistra Argutinski, e, probabilmente, non senza l’appoggio dei so- cialdemocratici? A che servono i nostri auspici circa le dichiarazioni ampie e aperte davanti alle masse, se avremo, come oggi abbiamo, le sole Partinye Izvestia del Comitato centrale contro un subissa di gior- nali cadetti? Si noti, inoltre, che persino i socialdemocratici piu ottimisti spe- rano di far passare i propri candidati solo nelle curie contadine. Essi vogliono quindi « introdurre il parlamentarismo » nella prassi del partito operaio, non attraverso le curie operaie, ma attraverso le curie piccolo-borghesi, semisociaHste-rivoluzionarie. Riflettete : quale politica operaia ha maggiori possibilità di emergere da questa situa- zione, quella socialdemocratica o quella non socialdemocratica? 5 DISCORSO SUL PROBLEMA DELL’INSURREZIONE ARMATA Un compagno ha osservato di recente che stiamo raccogliendo ma- teriale di agitazione contro le decisioni del congresso. Ho già risposto che definire cosi le dichiarazioni di voto è piu che strano. Chiunque sia insoddisfatto delle decisioni congressuali polemizzerà sempre con- tro di esse. Il compagno Vorobiov ha detto che i «menscevichi» non possono lavorare con noi « bolscevichi » in uno stesso partito. Non dubito che le sue parole serviranno come « materiale di agita- zione ». E, ciò che piu conta, come materiale di agitazione su que- stioni di principio. Noi non potremmo concepire niente di piu effi- cace contro l’attuale congresso della vostra risoluzione contro l’in- surrezione armata. Plekhanov ha sostenuto la necessità di discutere a sangue freddo una questione tanto importante. Il suo invito è mille volte giusto. Tuttavia, un dibattito non c pacato solo perché non si discute affatto prima del congresso o nel suo corso, ma perché le risoluzioni messe in discussione hanno un carattere concreto e pratico. Sotto questo aspetto assume particolare interesse il confronto fra le due risoluzioni. Non è la polemica che ci dispiace nella risoluzione dei « mensce- vichi » — Plekhanov ha del tutto frainteso le parole del compagno Vinter al riguardo — > non è la polemica che ci dispiace, ma la pole- mica meschina e marginale che impregna di sé la risoluzione dei « menscevichi ». Prendete il problema della valutazione delPesperien- za del passato o il problema della critica del movimento proletario da parte di chi esprime consapevolmente questo movimenta, da parte LENIN 28 6 della socialdemocrazia. La critica e la « polemica » sono in questo caso obbligatorie, ma solo una critica franca e aperta, chiara e pale- se, e non il cavillo, la puntura di spillo, il frizzo intellettuale. Cosi, la nostra risoluzione, tracciando scientificamente un bilancio dell’ul- timo anno, muove una critica aperta: lo sciopero pacifico si è rive- lato come un mezzo di lotta « esaurito », che ha ormai fatto il suo tempo. L’insurrezione diventa la forma principale di lotta, lo scio- pero una forma sussidiaria. Prendete la risoluzione dei « menscevi- chi ». Al posto di una discussione serena, al posto di un’analisi del- l’esperienza, al posto deH’analisi dei rapporti fra lo sciopero e l’in- surrezione, trovate il ripudio sottinteso, meschinamente sottinteso, deH’insurrezione di dicembre. La tesi di Plekhanov : « Non bisogna- va impugnare le armi» percorre da cima a fondo tutta la vostra risoluzione (benché la maggioranza dei « menscevichi » russi abbia manifestato il suo dissenso da Plekhanov). Il compagno Cerevanin si è tradito inimitabilmente col suo discorso, quando, per difendere la risoluzione dei « menscevichi », ha dovuto presentare l’insurrezione di dicembre come un’esplosione di «disperazione», come un’insur- rezione che non aveva alcuna possibilità di diventare vera lotta armata. Kautsky, come ben sapete, si è pronunciato in tutt’altro senso. Egli ha riconosciuto che l’insurrezione di dicembre in Russia co- stringe a « rivedere » la tesi di Engels sull’impossibilità delle barri- cate e segna l’inizio di una nuova tattica. Va da sé che la tesi di Kautsky può anche essere sbagliata, che i « menscevichi » possono avere ragione. Ma, se apprezziamo il dibattito « pacato » e una cri- tica seria, non meschina, dobbiamo esporre chiaramente e con fran- chezza nella risoluzione il nostro parere: « Non bisognava impugnare le armi». È invece illecito enunciare quest’opinione di soppiatto, senza formularla francamente. Si ha cosi una meschina e velata deni- grazione dell’insurrezione di dicembre, che non è fondata sulla mi- nima critica dell’esperienza fatta e che è il difetto fondamentale e più grave della vostra risoluzione. Tale difetto fornisce un abbon- dante materiale di agitazione contro la vostra risoluzione, che pro- pende in sostanza per la tesi del compagno Akimov, smussandone altresì le punte acute. Il primo paragrafo della vostra risoluzione pecca dello stesso di-* fetto. Comincia con una frase generica, perché l\c ottusa caparbietà » CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR 287 è proprietà specifica di tutti i governi reazionari, ma da ciò non con- segue affatto la necessità e inevitabilità dell’insurrezione. « Strappa- re il potere » è lo stesso che « conquistare il potere », ed è curioso che chi ha polemizzato contro la seconda espressione abbia accettato la prima. Costoro hanno rivelato in tal- modo l’inconsistenza delle loro invettive contro lo spirito della « Volontà del popolo », ecc. La proposta di Plekhanov di sostituire « strappare il potere » con « strap- pare i propri diritti » è particolarmente inopportuna, perché ci offre una formulazione puramente cadetta. Lo ripeto, l’essenziale è nel fatto che la vostra risoluzione affronta il problema della « conquista del potere» e dell’insurrezione armata non sulla base dello studio e dell’analisi dell’esperienza del passato e dei dati reali sullo sviluppo del movimento, ma sulla base di luoghi comuni in nessun modo di- mostrati e dimostrabili. 6 INTERVENTO IN DIFESA DELL’EMENDAMENTO MURATOV (MOROZOV) SUL GRUPPO PARLAMENTARE SOCIALDEMOCRATICO Il compagno Muratov ha lasciato a me il discorso di chiusura. È assolutamente falso che il compagno Muratov sfondi porte aperte. Al contrario, è proprio lui ad aprirle. L’emendamento del compagno Muratov pone la questione con franchezza. Il congresso ha appro- vato una tattica diversa da quella sostenuta dagli operai in numerose località; nel costituire un gruppo di partito alla Duma, perché non sorgano conflitti seri, è necessario domandare agli operai se desiderino avere alla Duma come rappresentante un deputato che essi non hanno eletto. 7 DICHIARAZIONE PARTICOLARE SUL PROBLEMA DELLA COMPOSIZIONE DEL GRUPPO PARLAMENTARE DEL POSDR I Considerando il rigetto dell’emendamento Stodolin come una {deroga ai principi del parlamentarismo, intendo presentare una mia dichiarazione su questo problema. n Sulla base della dichiarazione già fatta, presento una mia dichia- razione particolare sul problema deiremendamento Stodolin. Il compagno Stodolin ha proposto, col suo emendamento, di de- signare nel gruppo parlamentare ufficiale del POSDR esclusivamen- te quei compagni che non solo lavorano in generale in un’organiz- zazione di partito, si sottomettono al partito nel suo complesso e alle rispettive organizzazioni di partito in particolare, ma sono stati inoltre presentati da queste ultime come candidati. II compagno Stodolin vuole quindi che i primi passi della social- democrazia, sulla strada del parlamentarismo, vengano compiuti esclu- sivamente per incarico delle rispettive organizzazioni e in loro nome. Non basta che i membri del gruppo parlamentare siano membri di un’organizzazione del partito. Nella situazione russa ciò non esclude ancora la possibilità di spiacevoli avventure, perché le nostre orga- nizzazioni di partito non possono esercitare un controllo aperto e 10-1614 290 LENIN pubblico sui loro iscritti. È pertanto molto importante che i nostri primi passi sulla strada del parlamentarismo siano compiuti con tutte le cautele che ci vengono suggerite dall’esperienza dei partiti socia- listi d’Europa. I partiti europèi occidentali, e in particolare le loro frazioni di sinistra, insistono sul fatto che i candidati al parlamento vengano designati dalle organizzazioni locali del partito d’accordo con il CC. La socialdemocrazia rivoluzionaria d’Europa ha fondati motivi di esigere questo trìplice controllo sui parlamentari: primo, il controllo generale del partito su tutti i suoi iscritti; secondo, il con- trollo particolare delle organizzazioni locali, che devono presentare in loro nome i candidati al parlamento; terzo, il controllo speciale del CC del partito, che, essendo al disopra delle influenze e partico- larità locali, deve preoccuparsi di presentare in parlamento solo quei candidati che rispondano alle esigenze politiche generali e di partito. Respingendo remendamento del compagno Stodolin, respingen- do la richiesta che del gruppo parlamentare possano far parte solo i compagni designati specificamente come candidati al parlamento dalle organizzazioni del partito, il congresso ha dato prova di scarsa cautela nella tattica parlamentare rispetto ai socialdemocratici rivolu- zionari dell’Europa occidentale. E tuttavia non c’è dubbio che nelle attuali condizioni russe, particolarmente difficili per un’azione aper- ta della socialdemocrazia, è assolutamente indispensabile una cautela molto maggiore di quella suggerita daH’esperienza della socialdemo- crazia rivoluzionaria dclPEuropa occidentale. 8 RISOLUZIONE SULLA COMMISSIONE PER LA VERIFICA DEI POTERI II congresso impegna la commissione per la verifica dei poteri a presentare resoconti, dai quali risultino evidenti i motivi che hanno guidato ciascuna organizzazione nelle elezioni per il congresso e il criterio seguito nel determinare l’appartenenza al partito. 9 DICHIARAZIONE SUGLI ATTI DEL CONGRESSO È necessaria l’approvazione di tutti gli atti da parte del congres- so. Atti ufficiali del congresso saranno quindi i documenti compilati dai segretari. Gli stenografi trascrivono solo alcuni discorsi. IO DICHIARAZIONE SCRITTA SULLA i7 a SEDUTA DEL CONGRESSO Non ho detto che i compagni di Tiflis hanno deciso di appog- giare Argutinski. Ho detto che essi ritengono probabile la vittoria di Argutinski, e, per giunta, non senza L aiuto dei socialdemocratici. II DICHIARAZIONE SCRITTA SULLA ai» SEDUTA DEL CONGRESSO Dichiariamo che chiamare « materiale di agitazione contro l’au- torevolezza delle deliberazioni del congresso » le dichiarazioni di voto sulle questioni piu importanti significa non intendere la fun- zione del congresso o dar prova di meschino spirito frazionistico. 12 DICHIARAZIONI SCRITTE SULLA 2 6* SEDUTA DEL CONGRESSO I È falso che « ho appoggiato» il compagno Vorobiov, il quale ha detto che i bolscevichi e i menscevichi non possono lavorare insieme in uno stesso partito. Non i delegati non erano 120, ma più di 140. Per il loro « orientamento » nei confronti della piattaforma tatti- ca o, se si vuole, per la loro posizione di frazione, i delegati con voto deliberativo erano cosi distribuiti: 62 menscevichi e 46 bolscevichi. Quanto meno, sono queste le cifre che più mi sono rimaste impresse nelle numerose votazioni di « frazione » del congresso. Una parte dei delegati era, naturalmente, indecisa c tentennava su alcune que- RELAZIONE SUL CONGRESSO 307 stioni : è ciò che nel linguaggio parlamentare si chiama « centro » o « palude ». Al congresso questo « centro » era, particolarmente fiacco, perché alcuni compagni, da me compresi in base alle votazioni tra i menscevichi, pretendevano airappellativo di « conciliatori » o di « cen- tristi ». Tra le votazioni piu serie del congresso ne rammento solo una (la votazione sul problema deirunificazione del Bund col par- tito), nella quale i « menscevichi-conciliatori » votarono contro la loro frazione. Di questa votazione, in cui i menscevichi fedeli alla fra- zione furono sconfitti con una maggioranza, se ben ricordo, di 59 voti, dirò piu a lungo in seguito. 62 e 46 dunque. Il congresso era menscevico. I menscevichi han- no avuto un predominio stabile e garantito, che ha consentito loro di concertare e approvare in anticipo le deliberazioni del congresso. Le trattative private in sede di frazione sono del tutto naturali, in fondo, quando esiste una maggioranza determinata e compatta; e, quando alcuni delegati, Jn particolare del cosiddetto centro, se ne sono lamentati, in vari colloqui con i delegati ho definito quest’atteg- giamento come « una lagnanza del centro per la sua stessa impo- tenza ». Essi hanno tentato di sollevare al congresso il problema delle riunioni di frazione, ma non se n’è discusso, perché è risultato di fatto che le frazioni erano comunque molto compatte, che a quelle riunioni erano ammessi anche gli estranei, che le riunioni si tenevano « a por- te aperte ». Verso la fine del congresso, per esempio, la questione della composizione del Comitato centrale, come risulterà piu oltre, è stata in fondo risolta non con le votazioni in aula, ma con un semplice « accordo » tra le frazioni. Non formulerò un mio giudi- zio su questo fatto. A mio avviso, è inutile lagnarsene, perché sarà un fatto assolutamente inevitabile fino a che non saranno scomparse le vecchie divisioni. Riguardo ai dissensi interni di frazione sottolineo che essi si sono manifestati apertamente solo sulla questione agraria (una parte dei menscevichi era contraria alla municipalizzazione, i bolscevichi erano divisi in « rozkovisti » 5fl , in sostenitori della spartizione e sostenitori della confisca con la nazionalizzazione in regime repubblicano) e sul problema dell’unificazione col Bund. Ha inoltre colpito la totale assenza, nelle file mensceviche, di quella corrente che si era chia- ramente delineata nel Nacialo e che nel partito si era soliti legare ai nomi dei compagni Parvus e Trotski. È probabile che tra i men- 308 LENIN scevichi vi fossero dei « parvusisti » e dei « trotskisti » — mi hanno assicurato, per esèmpio, che ce n’erano 8 — , ma, dopo che la que- stione del governo rivoluzionario provvisorio è stata tolta dairordine del giorno, essi non hanno avuto modo di farsi sentire. È tuttavia possibile che, data la generale svolta dèi menscevichi in direzione di Plekhanov, col cui Dnicvnì\ non erano d'accordo prima del con- gresso, anche i « parvusisti » abbiano fatto un passo a destra. Ram- mento un solo episodio in cui forse i « parvusisti » hanno costretto tutti i menscevichi a far macchina indietro. È l’incidente relativo al problema delPinsurrezionè armata. Plekhanov, presidente della com- missione, aveva corretto la vecchia risoluzione menscevica, scrivendo invece di « strappare il potere » (in questo brano della risoluzione si parlava dei compiti del movimento) « strappare i diritti con la for- za » (o «conquistare i diritti », non ricordo esattamente). L’opportu- nismo di quest’emendamento è stato cosi chiaro che al congresso sono echeggiate le proteste piu vivaci. Noi abbiamo attaccato l’emen- damento con grande energia, Le file mensceviche sono state percorse da un fremito, Non so con esattezza se vi siano state riunioni di fra- zione e che cosa vi sia accaduto; non so se sia vera l’informazione riferitami, secondo cui una decina di menscevichi, inclini al « par- vusismo», ha manifestato il suo nètto dissenso dall emendamento. Fatto si è che Plekhanov, dopo i dibattiti in aula, ha ritirato lui stesso remendamento, senza farlo mettere in votazione, l’ha ritirato col pretesto (diplomatico, forse, e abile, ma accolto con sorrisi) che non valeva la pena di discutere di « stilistica ». Infine, per concludere sulla questione della composizione del congresso, parlerà ancora della commissione per la verifica dei poteri* Ve ne sono state due, perché la prima, eletta dal congresso, si è dimessa. Questo fatto straordinario non ha precedenti nei nostri con- gressi, ma attesta comunque il carattere oltremodo anormale del la- voro per la verifica dei poteri. Ricordo che il presidente della prima commissione era un conciliatore che sulle prime aveva ispirato fiducia anche alla nostra frazione. Ma se non è riuscito a fondere organica- mente la sua commissione, se è stato costretto a dimettersi con tutta la commissione, vuol dire che il conciliatore era incapace di conci- liare* I particolari della lotta congressuale sulle relazioni della com- missione per la verifica dei poteri sono sfuggiti piu degli altri alla mia attenzione. La lotta c stata spesso molto accesa, i mandati dei RELAZIONE SUL CONGRESSO 3O9 bolscevichi sono stati annullati, le passioni sono divampate, si è giunti airesplosione con le dimissioni della prima commissione, ma proprio in quel momento io non ero nella sala. Ricordo ancora un episodio, evidentemente abbastanza grave, legato alla definizione della composizione del congresso. Si tratta della protesta degli operai di Tiflis (circa 200, sembra) contro i poteri della delegazione di Tiflis, che era quasi interamente menscevica e numericamente « ec- cedente», in quanto comprendeva, sembra, n compagni. La prote- sta è stata letta al congresso e dovrà quindi essere inclusa negli atti. I lavori delle commissioni per la verifica dei poteri dovranno an- ch’essi essere esposti negli atti, se queste commissioni hanno svolto la loro attività con una certa attenzione e se hanno redatto un reso- conto preciso sulla verifica dei poteri e su tutte le elezioni precongres- suali. Ma ignoro se ciò sarà fatto e se il resoconto sarà incluso negli atti. Comunque, se questo non avverrà, sarà allora fuori di dubbio che le commissioni non hanno affrontato il loro compito con la do- vuta attenzione e scrupolosità. Se invece avverrà, io dovrò allora mo- dificare probabilmente molte delle cose dette sopra, perché in questa questione, che non è affatto teorica, ma puramente concreta e pratica, è molto facile sbagliare rifacendosi alle impressioni generali ed è par- ticolarmente importante lo studio accurato dei documenti. A questo proposito, per esaurire tutte le questioni formali c pas- sare subito a quelle di principio, che sono più interessanti, dirò qual- cosa sugli atti. Temo che sotto tale riguardo il nostro congresso risulti peggiore del II e del III. Nei due congressi precedenti gli atti sono stati interamente approvati dal congresso. Al congresso di unifica- zione si è rivelata per la prima volta una tale inefficienza della segreteria, una tal fretta di chiudere il congresso (benché fossero sta- ti tolti dairordine del giorno numerosi problemi di grande impor- tanza) che non sono stati approvati tutti gli atti. La commissione per gli atti (2 menscevichi e 2 bolscevichi) esce da questo congresso con poteri incredibilmente ampi e vaghi, con la facoltà di approvare degli atti incompleti. In caso di dissenso la commissione deve appel- larsi ai delegati che si trovano a Piter. La cosa è molto triste. Temo che non potremo avere documenti accurati come quelli del II e III Congresso. A dire il vero, disponevamo di due stenografi, e alcuni discorsi sono riportati per esteso, e non sotto forma di riassunti, come in passato; ma non si può parlare di resoconto stenografico del- 3io LENIN le discussioni congressuali, perche due soli stenografi, combssi hanno ripetutamente dichiarato al congresso, non erano assolutamente in condizione di svolgere un simile lavoro. Io, in qualità di presidente, ho particolarmente insistito perché i segretari compilassero comun- que dei riassunti precisi, anche se molto sommari : sf, d'accordo, gli stenogrammi dei discorsi possono integrare- abbondantemente i do- cumenti del congresso, ma bisogna fare in modo che siano registrati tutti i dibattiti senza eccezione, e non i soli discorsi, anche se in for- ma di riassunti. IL LE ELEZIONI DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA. L'ORDINE DEL GIORNO DEL CONGRESSO Vengo, .adesso alla descrizione dei lavori del congresso, seduta per seduta, La votazione per l'elezione dell'ufficio di presidenza è stata la prima votazione che ha determinato, in sostanza (benché possa sembrare strano a chi non è addentro alla questione), tutte le prin- cipali votazioni del congresso. Circa 60 delegati (forse 58, se la memoria non mi tradisce) hanno votato per Plekhanov e Dan, la- sciando spesso in bianco i\ terzo candidato. Io ho ottenuto poco piti o poco meno di 40 voti. Inoltre, il « centro » si è fatto vivo, conce- dendo dieci o forse quindici voti a questo o a quel candidato. Ri- sultato: Plekhanov 69 (o 71?) voti, Dan 67 e io 60. Riguardo al problema dell'ordine del giorno del congresso, il dibattito ha assunto per due volte particolare interesse, gettando luce sulla composizione e sul carattere del congresso. Ricordo, anzitutto, la discussione sull’opportunità di iscrivere al primo punto il pro- blema dell’unificazione con i partiti socialdemocratici nazionali. I partiti nazionali, ovviamente, erano per questa tesi. Anche noi era- vamo favorevoli. I menscevichi hanno respinto la proposta, dicendo: no, no, il POSDR deve prima autodeterminarsi e solo in seguito può fondersi con gli altri; « noi » dobbiamo prima autodefinirci, stabilire chi siamo, e poi potremo fonderci con «loro». Contro questa tesi (del tutto comprensibile sul piano psicologico e giusta dal punto di vista della frazione menscevica) abbiamo obiettato : non è forse stra- no rifiutare ai partiti nazionali il diritto di autodeterminarsi insieme con noi? Se « essi » si fondono con « noi », tutti « noi » insieme, loro compresi, dovremo stabilire chi siamo. È da rilevare che ancor prima RELAZIONE SUL CONGRESSO 3 n del congresso il Comitato centrale unificato aveva concluso con la socialdemocrazia polacca un accordo sulla completa fusione. Non di meno la richiesta di porre questo problema al primo punto è stata bocciata. Il compagno Varsciavski, membro della delegazione po- lacca, si è dichiarato contrario con tanta sincerità che, suscitando l’i- larità generale, ha esclamato all’indirizzo dei menscevichi: voi volete prima «ingoiare)) o « sgozzare)) i bolsceviche e poi unirvi con noi! Era, beninteso, una battuta, e io meno di tutti sono incline a cavillare sulle <( parole forti », come quelli ingoiare », ma la battuta espri- meva con particolare rilievo un giudizio molto preciso su una situa- zione politica originale. La seconda discussione interessante ha riguardato l’opportunità di includere neirordine del giorno il problema della presente fase della nostra rivoluzione e dei compiti di classe del proletariato. Noi bolscevichi eravamo naturalmente favorevoli all’inclusione, se- condo la dichiarazione pubblicata nel n. 2 delle Partinye hvestia. Da un punto di vista di principio, non era nemmeno da discutere la possibilità di eludere un problema fondamentale come l’even- tuale ripresa della rivoluzione, le forme di lotta rivoluzionaria che, in virtù delle condizioni oggettive del momento, divengono oggi principali, i compiti che questa situazione pone al proletariato. Po- lemizzando contro riscrizione di questo problema all’ordine del giorno del congresso, i menscevichi hanno finito per trovarsi in una situazione che non si può certo invidiare. La loro affermazione che il problema è puramente teorico, che è impossibile legare le mani al partito con risoluzioni in questo campo, ecc. non poteva non colpire per la sua evidente artificiosità. Cosi il congresso è scoppiato in una risata quando, in risposta al discorso, forse di Dan, che bla- terava contro rinserimento della questione nell’ordine del giorno, uno degli oratori ha estratto il n. 2 delle Partinye Izvestia e ha letto tranquillamente le « fatidiche parole » della piattaforma tattica men- scevica: «noi» — proprio noi menscevichi — «riconosciamo e pro- poniamo al congresso di riconoscere ». Che succede, compagni? — si è domandato l’oratore. Ieri « noi proponevamo al congresso di rico- noscere », e oggi « noi proponiamo al congresso » di non discutere il problema? La questione è stata cosi iscritta alPordine del giorno, ma i menscevichi hanno anche in seguito insistito sulla loro posi- zione, come vedremo più avanti. LENTO 3 » m. LA QUESTIONE AGRARIA La questione agraria o, meglio, la questione del programma agra- rio è stata messa dal congresso al primo punto. Vi sono state grandi discussioni. Si sono impostati molti problemi teorici di particolare interesse. 1 relatori sono stati cinque: io ho difeso il progetto della commissione agraria (pubblicato nell’opuscolo Revisione del program- ma agrario del partito operaio 0O ) e ho attaccato la municipalizzazione di Maslov. Il compagno John ha sostenuto questa seconda posizione. 11 terzo relatore, Plekhanov, ha difeso Maslov e ha tentato di far credere al congresso che la nazionalizzazione di Lenin è una for- ma di socialismo-rivoluzionario e di populismo. Il quarto relatore, Schmidt, ha difeso il progetto della commissione agraria con emen- damenti dei tipo «variante A» (si veda questa variante nell’opu- scolo citato). Il quinto relatore, Borisov, ha sostenuto la spartizio- ne. 11 suo programma era originale nella struttura, ma in sostanza molto simile al nostro, solo che sostituiva la nazionalizzazione, con- dizionata all’instaurazione della repubblica, con la spartizione delle terre tra i contadini. Naturalmente, non posso esporre in modo minuzioso in questo resoconto le ampie discussioni che si sono svolte al congresso. Mi sfor- zerò quindi di delineare solo l’essenziale, cioè la sostanza della « mu- nicipalizzazione » e le tesi formulate contro la nazionalizzazione con- dizionata all’instaurazione della repubblica, ecc. Sottolineo, d’altra parte, che il dibattito si è incentrato sull’impostazione plekhanoviana del problema, in virtù della sua asprezza polemica, che è sempre utile e auspicabile ai fini di una precisa demarcazione delle tendenze fondamentali di questa o quella corrente di pensiero. Dove sta l’essenza della « municipalizzazione » ? Nel trasferimen- to delle terre dei grandi proprietari fondiari (o, più esattamente, di tutte le terre della grande proprietà privata) nelle mani degli zemstvo o in generale degli organi dell’autogoverno. I nadiel dei contadini e quelle dei piccoli proprietari devono restare di loro proprietà. Le grandi tenute vengono invece « alienate » e passano in proprietà degli organi democratici dell’autogoverno locale. In parole piu semplici si può dire che le terre dei contadini resteranno di loro proprietà, e quelle dei grandi proprietari terrieri saranno date in affitto ai conta- dini dagli zemstvo , ma dagli zemstvo democratici* RELAZIONE SUL CONGRESSO 3*3 Come primo relatore, io mi sono pronunciato con energia contro questo progetto. È un progetto non rivoluzionario. Non mobilita i contadini. Ed è persino dannoso, nel caso in cui non esista una strut- tura statale coerentemente democratica, che comprenda anche la re- pubblica, l’elettività dei funzionari da parte del popolo, l’abolizione dell’esercito permanente, eco* Sono state queste le mie tre argo- mentazioni principali. Ritengo che questo progetto sia non rivoluzionario, anzitutto perché, invece di confisca (alienazione senza riscatto), parla soltan- to di alienazione in genere; inoltre — ed è la cosa principale — perché non contiene alcun accenno airattuazione rivoluzionaria del rivolgimento agrario. Le frasi sulla democrazia non dicono proprio niente nel momento in cui gli ipocriti conciliatori dell’autocrazia col popolo, i cadetti, si definiscono democratici. Tutti i metodi del ri- volgimento agrario si riducono alla riforma liberale-burocratica, alla riforma cadetta, e non già alla rivoluzione contadina, se non si lancia come parola d’ordine Timmediata occupazione delle terre da parte dei contadini, subito, sul posto, cioè da parte dei comitati contadini rivoluzionari, affinché gli stessi contadini dispongano di queste terre occupate * sino alla convocazione dell’Assemblea costituente di tutto il popolo. Senza questa parola d’ordine, avremo un programma ccc. Per quest’ipotesi migliore non è difficile compilare un pro- gramma. No, provati a compilarlo per l’ipotesi peggiore! Fa’ in modo che il tuo programma abbia « tutti e quattro gli zoccoli ferrati ». In questa tesi c’è, senza dubbio, una considerazione che ogni marxista è obbligato a tenere nel massimo conto. In effetti, a poco servirebbe un programma che facesse assegnamento solo sull’ipotesi migliore. Ma proprio da questo lato — ho risposto a Plekhanov al congresso — il mio programma è palesemente migliore di quello di Maslov. Per convincersene basta ricordare l’esistenza dell' affitto. In che cosa si distingue il modo capitalistico (e semicapitalistico) di pro- duzione n eli’ agrieoi tura ? Sempre e dappertutto nello sviluppo del- raffitto. Ma può questo valere anche per la Russia? Senza dubbio, 326 LENIN e in grande misura. Sbaglia il compagno John quando mi obietta che nel mio programma c’è un’assurdità: il permanere dell'affitto dopo la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari. Su que- sto punto il compagno John ha torto tre volte: anzitutto, tutta la prima parte del mio programma tratta dei primi atti , della rivolu- zione contadina (occupazione delle terre sino alla convocazione dell’ Assemblea costituente di tutto il popolo); e quindi Taffitto « non permane » nel mio programma « dopo » la confisca, ma viene con- siderato un fatto, poiché è un fatto. Inoltre, la confisca è il trasferi- mento della proprietà terriera in altre mani, ma di per sé essa non intacca l’affitto. Infine, come tutti sanno, l’affitto è in uso sia per le terre contadine che per quelle dei nadiel. Si veda adesso come stiano le cose riguardo ai « quattro zoccoli » e riguardo all’esame delle condizioni non solo migliori ma anche peggiori. Maslov cancella, con* gesto grandioso, l’affitto. Concepisce direttamente e senza riserve una rivoluzione che elimini l’affitto. Questa supposizione, come ho dimostrato, è assolutamente illusoria sia nei confronti della «cattiva realtà» che nei confronti' della ne- cessità di fare i conti con essa. Viceversa, tutta la prima parte del mio programma è costruita per intera sulla base della « cattiva real- tà », contro la quale insorgono i contadini rivoluzionari. E quindi per me l’affitto non svanisce nel regno delle ombre (leUminazione dell’affitto nella società capitalistica è una riforma non meno, se non pili, « fantastica », dal punto di vista del « buon senso» plekha- noviano, dell’abolizione dell’esercito permanente, ecc.). Ne conse- gue che io faccio i conti con la « cattiva realtà » assai più seriamente di Maslov, e che predico la buona realtà ai contadini non sotto l’aspetto del compromesso cadetto (le. repubbliche locali contro la monarchia centrale), ma sotto quello della vittoria completa della rivoluzione e della conquista di una repubblica realmente demo- cratica. Ho specificamente sottolineato al congresso questo elemento di propaganda politica nel programma agrario e, con ogni probabilità, mi capiterà ancora più d’una volta dL esaminare questo problema sulla stampa. Al congresso d hanno obiettato: dato che esiste un programma politico, della repubblica bisogna parlare in quella sede. L’obiezione rivela quanto poco si sia riflettuto sul problema. Noi abbiamo infatti un programma teorico generale, (prima sezione RELAZIONE SUL CONGRESSO P7 del programma del partito) e alcuni programmi specifici: politico, operaio, contadino. Nella sezione operaia del programma (giornata lavorativa di otto ore, ecc.) nessuno pensa di indicare specifica- mente le condizioni politiche di questa o quella riforma. Perché? Perché la giornata lavorativa di otto ore e le altre riforme del genere diventeranno inevitabilmente , in ogni condizione politica, uno stru- mento di progresso. Nel programma contadino è invece necessario specificare le condizioni politiche, perché persino la migliore ridistri- buzione della terra può diventare uno strumento di regresso, sotto il dominio dei Trepov e dei Dubasov. Si consideri il programma di Maslov : in esso si parla di trasferimento delle terre allo Stato demo- cratico e agli organi democratici dell’autogoverno locale; come dire che, nonostante l’esistenza di un programma politico del partito, nel progetto masloviano si specificano le condizioni politiche delle tra- sformazioni agrarie. E pertanto non può esser posta in discussione la necessità di legare le rivendicazioni agrarie a determinate con- dizioni politiche. Si tratta allora di decidere se, dal punto di vista scientifico e da quello della democrazia proletaria conseguente, sia legittimo collegare la rivoluzione agraria, non già con l’elezione dei funzionari da parte del popolo, non già con la repubblica, ma con la « democrazia » in genere, cioè con quella democrazia cadetta, che og- gi, a prescindere dalla nostra volontà, è la forma di pseudodemocrazia principale t piu diffusa, piu influente nella stampa e nell’« opinione pubblica ». Io ritengo che tale collegamento non sia legittimo. E prevedo che l’errore del nostro programma agrario dovrà essere e sarà corretto dalla pratica, prevedo cioè che la situazione politica costringerà i nostri propagandisti e agitatori a sottolineare nella lotta contro i cadetti non già la democrazia cadetta, ma l’elettività dei funzionari da parte del popolo e la repubblica. Quanto al programma di spartizione della terra, ho espresso al congresso la mia posizione, dicendo: la municipalizzazione è sba- gliata e dannosa; la spartizione, sul piano programmatico, è sba- gliata, ma non è dannosa. E quindi io sono, naturalmente, piu fa- vorevole alla spartizione e disposto a votare per Borisov contro Maslov. La spartizione non può essere dannosa, anzitutto perché i contadini laccetteranno; e, inoltre, perché non è necessario condizio- narla a una coerente trasformazione dello Stato. Perché è sbagliata? Perché considera unilateralmente il movimento contadino solo sotto LENIN 32 # l’aspetto del passato e del presente, senza rivolgere alcuna atten- zione aH’avvenire. Gli « spartizionisti », polemizzando contro la na- zionalizzazione, mi dicono: il contadino non vuole quel che dice, quando lo sentite parlare di nazionalizzazione. Non badate alle pa- role, ma alla sostanza della questione. Il contadino vuole la pro- prietà privata, e le frasi sulla « terra di dio », ecc. sono solo il tra- vestimento ideologico del desiderio di strappare la terra al grande proprietario fondiario. Ho replicato agli « spartizionisti » : tutto questo è vero, ma il nostro dissenso incomincia là dove voi ritenete chiusa la questione. Voi ripetete l’errore del vecchio materialismo, di cui Marx ha detto: i vecchi materialisti sapevano interpretare il mondo, ma noi dob- biamo trasformarlo. Allo stesso modo i fautori della spartizione in- tendono rettamente le frasi dei contadini sulla nazionalizzazione, le interpretano rettamente , ma • — e sta qui tutta la sostanza — non sanno tramutare questa giusta interpretazione in una leva per tra- sformare il mondo , in uno strumento di ulteriore progresso. Non si tratta di imporre ai contadini la nazionalizzazione invece della spar- tizione (la variante A del mio programma toglie ogni fondamento a queste assurdità, se mai nascono in qualcuno). La verità è che il socialista, denunciando spietatamente le illusioni piccolo-borghesi del contadino sulla « terra di dio », deve sapergli additare la strada del futuro. L’ho già detto al congresso a Plekhanov e lo ripeterò migliaia di volte : i pratici volgarizzeranno l’attuale programma, come hanno già fatto per gli otrezfy : e un piccolo errore diventerà un errore grave. Essi mostreranno alla folla contadina, la quale strepita che la terra è di nessuno, è di dio, del demanio, i vantaggi della sparti- zione, e in tal modo degraderanno e volgarizzeranno il marxismo. Noi non dobbiamo dir questo ai contadini. Dobbiamo invece dire: nei discorsi sulla terra di nessuno, di dio, del demanio c’è una grande verità, ma bisogna saperla cogliere. Se la terra è demaniale, ma al demanio ce Trepov, la terra sarà di Trepov. Volete dunque questo? Volete che la terra finisca nelle mani dei Rodicev e dei Petrunkevic, se, secondo il loro desiderio, riusciranno a impadronirsi del potere, e quindi anche del demanio? E i contadini, naturalmente, risponde- ranno: no, non è questo che vogliamo. Non daremo né ai Trepov né ai Rodicev le terre strappate ai grandi proprietari. Se cosi stanno le cose, è necessaria reiezione dei funzionari da parte del popolo, RELAZIONE SUL CONGRESSO 3^9 Labolizione dell’esercito permanente, la repubblica; solo allora il trasferimento della terra al « demanio », il trasferimento della terra al « popolo » sarà un atto non dannoso, ma utile. Anche sotto il profilo scientifico, sotto il profilo delle condizioni di sviluppo del capitalismo in generale, dobbiamo assolutamente dichiarare, se non vogliamo dissentire dal III libro del Capitale , che la nazionalizza- zione della terra è possibile nella società borghese, che favorisce il progresso economico, facilita la concorrenza e l’afflusso di capitali nell’agricoltura, riduce il prezzo del grano, ecc. E quindi nell’attuale rivoluzione contadina, quando il capitalismo ha già raggiunto un grado di sviluppo relativamente alto, non possiamo in nessun caso assumere un atteggiamento di vuota e generica negazione nei con- fronti della nazionalizzazione. Sarebbe un atteggiamento ristretto, unilaterale, grossolano e miope. Noi dobbiamo soltanto chiarire al contadino le premesse politiche indispensabili della nazionalizza- zione, in quanto riforma utile, e quindi mostrarne il carattere bor- ghese (come si fa nella terza sezione del mio programma, ora ac- colta nella risoluzione del congresso di unificazione). Per concludere il resoconto dei dibattiti congressuali sulla que- stione agraria, ricorderò gli emendamenti apportati al progetto di programma di Maslov. Quando si è posto ai voti il problema del progetto di programma da accettare, in favore di Maslov si sono avuti dapprima 52 voti, ossia meno della metà. In favore della sparti- zione si sono avuti circa 40 voti (io mi sono unito agli « spartizioni- sti », per non disperdere i voti contrari alla municipalizzazione). Solo con il ballottaggio il progetto di Maslov ha raccolto 60 voti, dato che tutti gli esitanti hanno votato in favore, per evitare che il partito restasse senza un programma agrario. Tra i vari emendamenti i menscevichi ne hanno bocciato uno relativo a una piu esatta definizione del concetto di Stato democra- tico. Noi abbiamo proposto la formula: «repubblica democratica, che assicuri tutto il potere al popolo ». L’emendamento era ispi- rato all’idea — enunciata piu sopra — che la municipalizzazione, senza un potere statale centrale integralmente democratico, è pale- semente nociva e può persino degenerare in riforma agraria cadetta. L’emendamento ha provocato una tempesta. In quel momento io non ero in sala. Ricordo che, mentre ritornavo, passando per una sala attigua, sono stato colpito dall’insolito clamore che animava i 33 ° LENIN « corridoi » e dalle esclamazioni scherzose : « Il compagno John ha proclamato la repubblica! », «non ha trovato garanzie contro la re- staurazione », « il compagno Plekhanov ha restaurato la monarchia », Da quanto mi hanno riferito, le cose sono andate cosi. I mensce- vichi, a causa della suscettibilità propria della loro natura mensce- vica, si sono risentiti per Temendamento, vedendovi il desiderio di denunciare il loro opportunismo: eccoli, i menscevichi sono contrari alla repubblica! Sono echeggiati discorsi e grida d’indignazione. Come capita, anche i bolscevici hanno preso fuoco. Si è chiesta la votazione. Le passioni sono allora divampate. Il compagno John si è turbato e, non volendo seminar zizzania, dato che, beninteso, non aveva assolutamente niente contro la repubblica, si è alzato e ha di- chiarato che ritirava la sua formulazione e si associava all’emenda- mento. I bolscevichi hanno applaudito la « proclamazione della re- pubblica ». Ma il compagno Plekhanov o qualche altro menscevico -s’è intromesso, sono cominciate le polemiche, si è chiesta una nuova votazione, e « la monarchia è stata restaurata » — secondo le voci riferitemi — con 38 voti contro 34 (molti, evidentemente, si sono assentati dalla sala o si sono astenuti). Tra gli emendamenti approvati bisogna sottolineare la sostitu- zione della parola «alienazione» con la parola «confisca». Inoltre, i « municipalisti » hanno dovuto fare una concessione agli « spar- tizionisti», e il compagno Kostrov ha proposto un emendamento che ammette subordinatamente anche la spartizione. Il primitivo progetto masloviano, come si è detto scherzosamente al congresso, è cosi diventato un programma « castrato». In esso sono in sostanza mescolate la nazionalizzazione (determinate terre diventano pro- prietà di tutto il popolo ), la municipalizzazione (una parte delle terre è messa a disposizione dei grandi organi delPautogoverno lo- cale) e, infine, la spartizione. Per giunta, sia il programma che la risoluzione tattica non precisano con esattezza quando si è favore- voli alla municipalizzazione e quando invece alla spartizione. In fin dei conti, non si è avuto un programma « con tutti e quattro gli zoccoli », ma un programma che zoppica da tutte e quattro le zampe V . - • * La critica piti aspra del programma « castrato » di Maslov è stata fatta al con- gresso da un compagno menscevico (Strumilin), sostenitore della spartizione par- ziale. Egli ha letto una dichiarazione scritta, in cui con notevole precisione e in- RELAZIONE SUL CONGRESSO 33f IV. VALUTAZIONE DELLA SITUAZIONE RIVOLUZIONA- RIA E DEI COMPITI DI CLASSE DEL PROLETARIATO II problema indicato nel sottotitolo e stato posto in discussione per secondo al congresso. Relatori; Martynov e io. Il compagno Martynov non ha difeso, nella sua relazione, il progetto di risolu- zione menscevico, pubblicato nel n. 2 delle Partinye Izvcstia . Ha preferito dare un « sommario abbozzo » delle sue idee e un pano- rama critico generale di quello che i menscevichi chiamano conce- zioni bolsceviche. Egli ha parlato della Duma, come di un centro politico, del ca- rattere nocivo dell’idea della conquista del potere, dell* importanza dell’attività costituzionale in un’epoca rivoluzionaria. Ha criticato Tinsurrezione di dicembre, ci ha invitato a riconoscere apertamente la nostra sconfitta, mettendo sotto accusa la nostra risoluzione per l’impostazione « tecnica » del problema dello sciopero e dell’insur- rezione. Ha affermato che « i cadetti, nonostante la loro natura anti- rivoluzionaria, costruiscono le impalcature per l’ulteriore sviluppo della rivoluzione» (perché mai non lo dite nelle vostre risoluzioni? — abbiamo domandato); ha detto: « Noi siamo alla vigilia di una esplosione rivoluzionaria » * (perché non lo dite nella vostra risolu- zione? — abbiamo domandato di nuovo). Fra l’altro, ha osservato: « I cadetti svolgono obiettivamente una funzione piu importante dei social isd-rivoluzion ari ». L’idea fondamentale del rapporto del com- pagno Martynov e la seguente: egli ha paragonato la conquista del potere alle idee di Tkacjov e ha posto in primo piano la Duma, come inizio deH\< attività costituzionale », come pietra angolare nel- l’edificazione degli « istituti rappresentativi ». Come tutti i mensce- vichi, Martynov ha adattato passivamente la nostra tattica a tutte le tortuosità della situazione, l’ha subordinata agli interessi del mo- mento, alle necessità (o pretese tali) dell’attimo e ha finito involon- tariamente per sminuire i compiti essenziali e fondamentali del pro- letariato, come combattente d’avanguardia nella rivoluzione demo- cratica borghese. transigenza ha indicato — e forse sarebbe meglio dire ha sferzato — l'intima con- traddittorietà del programma in questione. Purtroppo non ho preso nota del suo discorso. • Metto tra virgolette le parole che ho trovato annotate nei miei appunti. 33 2 LENIN Io ho costruito la mia relazione sul rigoroso confronto tra le due risoluzioni proposte al congresso. Nei due testi, ho detto, si rico- nosce che la rivoluzione si sta avviando verso una ripresa, che è nostro compito portare la rivoluzione a compimento e, infine, che questo compito può essere assolto soltanto dal proletariato insieme con i contadini rivoluzionari. Queste tre tesi, a quanto sembra, do- vrebbero condurre a una completa unità nella linea tattica. Ma si consideri quale delle due risoluzioni si attenga piu coerentemente alla posizione fondamentale, la motivi piu giustamente e ne tragga piu correttamente le conclusioni. Ho quindi dimostrato che la motivazione della risoluzione men- scevica è inutile, è un insieme di frasi vuote, e non una motivazione. («La lotta non ha lasciato al governo altra scelta»: ecco un mo- dello di vuota ciarlataneria! Questo è il punto da dimostrare, e co- munque non in questa forma! Ma i menscevichi prendono invece Tavvio da una tesi indimostrata e indimostrabile.) Chi ritiene real- mente, ho osservato, che la ripresa della rivoluzione è inevitabile deve trarre le necessarie conclusioni riguardo alla forma principale del movimento. È questo il problema scientifico e politico sostan- ziale che noi dobbiamo risolvere e che i menscevichi eludono: se vi sa'rà la Duma, essi dicono, accetteremo la Duma, se vi saranno gli scioperi e l’insurrezione, accetteremo gli scioperi e 1* insurrezione; ma i menscevichi non vogliono o non possono tener conto dell’ine- vitabilità di questa o quella forma di lotta. E non si decidono a dire al proletariato e a tutto il popolo quale sia la forma principale . Se questo è vero, le frasi sulla ripresa rivoluzionaria e sul coerente com- pimento della rivoluzione (i menscevichi hanno parlato assai infeli- cemente di compimento logico) sono frasi vuote. Ciò non significa innalzare il proletariato al rango di combattente d’avanguardia che sa valutare la rivoluzione in modo profondo e ampio ed elaborare la sua tattica in rapporto agli interessi generali e fondamentali della democrazia, ma ridurre il proletariato al rango di passivo spettatore e umile « manovale » della rivoluzione democratica borghese. I menscevichi, ho detto io, prendono solo la prima parte della celebre proposizione di Hegel: «Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale ». La Duma è reale* E quindi la Duma è razionale, dicono i menscevichi, limitandosi a questo. La lotta che si svolge fuori della Duma è « razionale », replichiamo noi. RELAZIONE SUL CONGRESSO 333 Essa scaturisce come un fatto oggettivamente, inevitabile da tutta la situazione odierna. E quindi è «reale)), benché sia repressa nel mo- mento attuale. Non dobbiamo metterci servilmente a rimorchio della situazione: questo è opportunismo. Dobbiamo analizzare le cause più profonde degli avvenimenti e le conseguenze più lontane della nostra tattica. • I menscevichi riconoscono nel loro testo che la rivoluzione si avvia verso una ripresa e che il proletariato deve condurla a com- pimento insieme con i contadini rivoluzionari. Ma chi la pensa dav- vero a questo modo deve saper trarre anche le conseguenze. Se par- late dei contadini, vuol dire che considerate infida la borghesia monarchico-liberale (i cadetti, ecc.). Perché non lo dite apertamente, come facciamo noi nella nostra risoluzione? Perché non accennate minimamente alla necessità di lottare contro le illusioni costituzio- nali, ossia contro la fiducia nelle promesse e nelle leggi del vecchio governo autocratico? I cadetti sonò soliti dimenticare questa lotta; sono loro stessi a seminare le illusioni costituzionali. Ma il socialde- mocratico che, in una situazione rivoluzionaria, dimentica di bat- tersi contro le illusioni costituzionali equivale in politica al cadetto, A che servono tutte le frasi sulla « ripresa della rivoluzione », sul suo « coerente compimento )>, sulla « nuova esplosione rivoluziona- ria », quando di fatto il socialdemocratico non denuncia davanti al popolo le illusioni costituzionali? II problema delle illusioni costituzionali è quello che consente di distinguere oggi più facilménte e in modo più sicuro l’opportu- nista dal fautore dell’ulteriore sviluppo della rivoluzione. L’opportu- nista evita di denunciare queste illusioni. Il fautore della rivoluzione ne svela implacabilmente il carattere ingannevole. Eppure, i social- democratici menscevichi passano sotto silenzio questo problema! I menscevichi, non decidendosi a dichiarare francamente che le forme di lotta applicate nel periodo di ottobre-dicembre sono inadatte e indesiderabili, lo dicono nella forma peggiore, di nascosto, indir rettamente, in maniera elusiva... E questo non s’addice affatto ad un socialdemocratico. Ecco le tesi fondamentali della mia relazione. Riguardo alle discussioni sui due rapporti, bisogna ricordare al- cuni episodi caratteristici. Il compagno, che al congresso si chiamava Boris Nikolaievic, mi ha costretto a esclamare nel discorso di chiù- 334 LENIN aura: chi cerca trova. Era difficile condensare in modo piu plastico, di quello da lui usato, tutta la « sostanza » del menscevismo. È « cu- rioso », egli ha detto, che i bolscevichi considerino come « forma principale del movimento» non già quella legale e costituzionale, ma i movimenti rivoluzionari delle grandi masse popolari. È « ri- dicolo », perché questi movimenti non esistono, mentre esiste la Duma. Le frasi sulla funzione del proletariato, in quanto « testa » o « capo », sulla possibilità di trovarsi alla « coda », ecc. sono « me- tafisica » e « ciarlataneria ». Toglietevi gli occhiali cadetti! — ho risposto a questo mensce- vico coerente. E allora vedrete il movimento contadino in Russia, i fermenti nelEesercito, il movimento dei disoccupati, vedrete quelle forme di lotta che oggi sono « nascoste » ma che neppure i borghe- si moderati si decidono a negare. Essi parlano sinceramente del ca- rattere esiziale o dell’inutilità di queste forme di lotta. E invece i so- cialdemocratici menscevichi le deridono. Sta qui la differenza tra la borghesia e i socialdemocratici menscevichi. La stessa cosa avvenne a Bernstein, menscevico tedesco, socialdemocratico tedesco di destra. La borghesia considerava e dichiarava apertamente dannose le for- me rivoluzionarie di lotta nella Germania della fine dell’ottocento; Bernstein le derideva. Il richiamo a Bernstein, fatto al congrèsso, ha condotto sponta- neamente a chiarire perché la borghesia esalti Plekhanov* U fatto che la stragrande maggioranza dei giornali e periodici liberali bor- ghesi in Russia, compreso persino Tottobrista Slovo y abbia esaltato col massimo fervore Plekhanov, non poteva passare inosservato al congresso. Plekhanov ha lanciato il guanto. La borghesia non ha esaltato Bernstein per le stesse ragioni per cui elogia me, ha detto Plekhanov. Bernstein è stato incensato per aver consegnato alla borghesia la no- stra arma teorica, il marxismo. Io sono elogiato per la tattica. E non è la stessa cosa. La risposta a Plekhanov è stata data dal rappresentante del Par^ tito socialdemocratico polacco e da me. Abbiamo osservato chè Plekhanov aveva torto. La borghesia non ha esaltato Bernstein sol- tanto per la teoria, e anzi non l’ha elogiato affatto per questo. La borghesia se ne infischia di tutte le teorie. Essa ha esaltato i social- democratici tedeschi di destra perché hanno elaborato una tattica RELAZIONE SUL CONGRESSO 335 diversa. Ha esaltato la loro tattica. La loro tattica di riformisti, di- versa dalla tattica rivoluzionaria. La loro ammissione della lotta le- gale, parlamentare, riformistica come forma principale o quasi esclu- siva di lotta. La loro aspirazione a trasformare la socialdemocrazia nel partito delle riforme sociali democratiche. Per questo hanno esal-, tato Bernstein! I borghesi l’hanno incensato solo perché ha attenuato le contraddizioni tra il lavoro e il capitale alla vigilia della rivolu- zione socialista. La borghesia esalta Plekhanov perché attenua le contraddizioni tra il popolo rivoluzionario e l’autocrazia nell’epoca della rivoluzione democratica borghese. Esalta Plekhanov perché con- sidera come forma principale di lotta la lotta « parlamentare », per- ché condanna la lotta del periodo di ottobre-dicembre e in particolare l’insurrezione armata. Esalta Plekhanov perché nelle questioni della tattica odierna è divenuto il capo dell’ala destra della socialde- mocrazia. Ho dimenticato di aggiungere come i menscevichi si sono com- portati nel dibattito sul problema delle illusioni costituzionali. In realtà, essi non hanno assunto una posizione precisa: alcuni hanno detto che la lotta contro le illusioni costituzionali è un compito per- manente della socialdemocrazia, e quindi non è un compito speci- fico del momento presente. Altri (Plekhanov) hanno dichiarato anar- chica la lotta contro le illusioni costituzionali. In queste due posi- zioni estreme e opposte dei menscevichi sul problema delle illusioni costituzionali si è manifestata con singolare rilievo la radicale im- potenza della loro politica. Quando il regime costituzionale si è con- solidato, quando la lotta costituzionale diviene per un certo periodo la forma principale della lotta di classe e della lotta politica in ge- nerale, la denuncia delle illusioni costituzionali non è piu un com- pito specifico della socialdemocrazia, non è pini un compito attuale. Per quale motivo? Per il semplice motivo che in questi periodi le cose si sviluppano negli Stati costituzionali nel modo in cui ven- gono decise nei parlamenti. Ma le illusioni costituzionali sono una forma di fiducia illusoria nella Costituzione. Le illusioni costituzio- nali assurgono in primo piano quando sembra che una Costituzione vi sia, mentre di fatto non ce; in altri termini, quando Je cose non si sviluppano nello Stato nel modo in cui vengono decise nei par- lamenti. Quando la vita politica reale diverge dal suo riflesso nella lotta parlamentare, allora c solo allora la lotta contro le illu- 33 * LENIN sioni costituzionali diventa un compito urgente della classe rivolu- zionaria d’avanguardia, del proletariato. I borghesi liberali, che te- mono la lotta extraparlamentare, seminano le illusioni costituzionali proprio quando i parlamenti sono impotenti. Gli anarchici negano la partecipazione ai parlamenti in assoluto, in qualsiasi circostanza. I socialdemocratici sono invece favorevoli a utilizzare la lotta parlamen- tare, a prendervi parte, ma essi denunciano implacabilmente il « creti- nismo parlamentare », ossia la fiducia nella lotta parlamentare come unica forma, o come forma in ogni condizione principale , di lotta politica. Diverge la realtà politica in Russia dalle decisioni e dai discorsi della Duma? Si sviluppano le cose del nostro Stato nel modo come vengono decise nella Duma? Riflettono i partiti «della Duma», con una certa fedeltà, le forze politiche reali della presente fase della rivoluzione? Basta formulare questi interrogativi per cogliere l’im- potente smarrimento dei menscevichi nella questione delle illusioni costituzionali. Questo smarrirfiento si è manifestato al congresso con eccezio- nale rilievo nel fatto che i menscevichi, pur essendo in maggio- ranza, non hanno neppure messo in votazione la loro risoluzione sulla valutazione del momento attuale. L’hanno ritirata! I bolsce- vici hanno riso a lungo di questo. I vincitori ritirano la risoluzione vittoriosa! Cosi hanno detto del comportamento dei mescevichi, un comportamento insolito e che non ha precedenti nella storia dei congressi. Hanno persino chiesto e ottenuto una votazione su tale problema, benché i menscevichi si siano stranamente adirati e ab- biano presentato alla presidenza dichiarazioni scritte* in cui si di- ceva : « Lenin raccoglie materiale di agitazione contro le decisioni del congresso». Quasi che la raccolta del materiale non fosse un di- ritto e un dovere di ogni opposizione! Quasi che i nostri vincitori non avessero sottolineato con la loro stizza l’assurda situazione in cui erano venuti a trovarsi, rinunciando alla propria risoluzione! I vinti insistono affinché i vincitori approvino la loro risoluzione vitto- riosa. Non potevamo augurarci una vittoria morale piu chiara. I menscevichi, naturalmente, hanno detto che non volevano im- porci idee su cui non eravamo d’accordo* non volevano far vio- lenza, ecc. È evidente che queste riserve sono state accolte con ila- rità c con rinnovate richieste di votazione. Sulle questioni su cui i RELAZIONE SUL CONGRESSO 337 menscevichi credevano di essere nel giusto non avevano esitato a « imporci » la loro opinione, non avevano esitato a far « violenza » (ma perché questa terribile parola r), ecc. La risoluzione sulla valuta- zione del momento attuale non impegnava il partito a nessuna azio- ne. E tuttavia, senza di essa, il partito non poteva comprendere i principi teorici e le ragioni di tutta la tattica del congresso. Il ritiro della risoluzione è stato in tal senso la manifestazione piu alta deH’opportunismo pratico. È nostro compito essere alla Duma, quando ce la Duma, ma non abbiamo la piu pallida idea dei ragionamenti generali, dei giudizi complessivi e delle tattiche me- ditate a fondo. Ecco che cosa i menscevichi hanno detto al proleta- riato, ritirando la loro risoluzione. Senza dubbio, i menscevichi si sono persuasi dell’inopportunità e dellerroneità della loro risoluzione. Non è, certo, il caso di dire che essi, pur convinti della validità delle proprie idee, si sono rifiu- tati di enunciarle in modo esplicito e preciso. Ma il punto è che i menscevichi non sono riusciti ad apportare alcun emendamento alla risoluzione. E quindi non sono riusciti a trovare un accordo tra loro nemmeno sul problema fondamentale della valutazione del momento presente e dei compiti di classe del proletariato in generale. Si sono accordati soltanto sulla decisione negativa di ritirare la risoluzione. I menscevichi hanno intuito confusamente che, approvando la loro risoluzione sui principi, avrebbero invalidato le loro risoluzioni tat- tiche . Ma Ja loro trovata non è molto efficace. Tutto il partito, tutte le organizzazioni del partito devono discutere e confrontare le riso- luzioni dei menscevichi e dei bolscevichi sulla valutazione del mo- mento attuale. Il problema è rimasto insoluto, e bisogna risolverlo. Il raffronto tra le due risoluzioni e l’esperienza della vita politica, e gli insegnaménti della stessa Duma cadetta, fornirà un’eccellente conferma della validità delle opinioni bolsceviche sulla presente fase della rivoluzione russa e sui compiti di classe del proletariato. V. L’ATTEGGIAMENTO VERSO LA DUMA DI STATO Relatore sul problema della Duma, per la frazione che ha domi- nato al congresso, è stato il compagno Axelrod. Nel suo lungo di- scorso egli non ha dato un giudizio comparativo sulle due risolu- 33 * LENIN zioni (la commissione ha presentato due risoluzioni, perché non si era giunti a un accordo tra menscevichi e bolscevichi), e nemmeno un’esposizione esatta di tutte le opinioni della minoranza sul pro- blema in esame, ma ha tracciato soltanto un « quadro sommario » dell’importanza del parlamentarismo. Il relatore ha spaziato libera- mente, ha abbracciato un ampio tema storico e ha descritto a grandi linee che cos’è il parlamentarismo, qual è il suo significato e quale la sua funzione nello sviluppo dell’organizzazione del proletariato, nell’opera di agitazione e di illuminazione della coscienza proleta- ria, ecc, Scagliandosi di continuo contro le concezioni « anarchiche e complottistiche », il relatore s’è librato dal principio alla fine nel cielo dell’astrazione, nello spazio stratosferico dei luoghi comuni e delle brillanti considerazioni storiche, valide per tutti i tempi, per tutte le nazioni, per tutte le età storiche in generale, ma incapaci di cogliere, a causa della loro astrattezza, gli elementi concreti della questione concreta che stiamo esaminando. Mi è rimasto impresso uno stupendo esempio dell’impostazione incredibilmente astratta e generica data da Axelrod al problema. Egli ha sfiorato per due volte (e gliel’ho fatto notare), nel suo discorso, il problema degli ac- cordi o compromessi tra i socialdemocratici e i* cadetti. La prima volta ha toccato la questione di sfuggita, pronunciandosi con non- curanza e in due parole contro ogni intesa. La seconda volta vi ha indugiato piu a lungo e ha sostenuto che in generale sono ammis- sibili anche gli accordi. L’essenziale è che non consistano nel par- lottio di qualche comitato, ma nfeU’intesa franca, evidente e chiara per le masse operaie, in un’intesa che deve essere un grande fatto o atto politico. Quest’accordo accrescerebbe il prestigio del proleta- riato in quanto forza politica e gli farebbe scoprire in modo piu netto e chiaro il meccanismo politico, la diversa posizione, i diversi interessi delle varie classi. Assicurerebbe al proletariato determinate relazioni politiche, lo educherebbe a individuare i nemici e gli av- versari, e cosi via. Il lunghissimo « rapporto » del compagno Axelrod abbonda di argomenti di questo genere, che è impossibile riesporre e che possiamo, soltanto tratteggiare con questo o queiresempio concreto. Nella mia replica ho dichiarato anzitutto che Axelrod ha dipinto un quadretto molto grazioso, incantevole se si vuole. L’ha dipinto con amore e con arte, con ónte viraci c con un tratto raffinato. Ma, RELAZIONE SUL CONGRESSO 339 purtroppo, non è un quadro da] vero. Una bella tela, non c’è che dire, ma il soggetto è fantastico. Un eccellente ((Studio» sull’impor- tanza del parlamentarismo, una magnifica conferenza popolare sulla funzione degli istituti rappresentativi. Ma che, purtroppo, niente dice e, in tal senso, niente spiega delle condizioni storiche concrete del «parlamento» (scusate l’espressione) russo. Axelrod si tradisce mirabilmente, ho detto io, quando ragiona sulle intese con i cadetti. Egli riconosce che l’importanza di queste intese, talvolta inevitabili in un sistema realmente parlamentare, dipende dalPazione aperta davanti alle masse, dalla possibilità di sradicare Pantico a parlottio » e di sostituirgli Pagjtazione tra le masse, l’iniziativa autonoma delle masse, Pazionè di massa. Cose meravigliose, non c’è che dire! Ma sono forse possibili nel sistema « parlamentare » russo? O, meglio, nella forma in cui si svolgono in Russia, per le condizioni oggettive della nostra realtà concreta (e non di quella desunta dal quadretto), le azioni real- mente di massa? Non ne risulta forse, compagno Axelrod, che le auspicate a.zioni socialdemocratiche tra le masse si riducono a qual- che manifestino illegale, mentre i cadetti dispongono di milioni di copie di giornali? Non sarebbe meglio, in luogo dell’impotente de- scrizione delle bellezze del parlamentarismo (che nessuno nega), precisare quale sia nella realtà concreta la situazione dei giornali, delle assemblee, delle associazioni e dei cìrcoli socialdemocratici? Non sarò io a dimostrare a voi, che siete un europeo, che i vostri ragionamenti generali sul parlamentarismo presuppongono tacita- mente i giornali, le assemblee, le associazioni e i circoli e che tutto questo fa parte del sistema parlamentare. Perché mai Axelrod si è limitato nel suo rapporto ai luoghi co- muni e alle considerazioni astratte? Perché doveva lasciare in ombra la realtà politica concreta della Russia nel periodo di febbraio-aprile del 1906. Questa realtà presenta contraddizioni troppo acute tra L'autocrazia e il proletariato e i contadini oppressi ma ribelli. Per at- trarre gli ascoltatori col quadro del parlamentarismo in generale, bi- sognava descrivere come meno acute queste contraddizioni, biso* gnavà attenuarle , delineare il piano « ideale » di un accordo ideale e aperto con i cadetti, e, soprattutto, bisognava astrarre da queste acute contraddizioni, dimenticarle, passarle sotto silenzio. Per fare i conti con i dissensi reali e non librarmi nel cielo, nej 34 a LENIN mio rapporto ho confrontato le due risoluzioni e ne ho fatto un’ana- lisi minuziosa. Quattro differenze fondamentali sono cosi risultate tra la risoluzione dei menscevichi e quella dei bolscevichi sulla Duma. Anzitutto, i menscevichi non esprimono alcun giudizio sulle ele- zioni. Durante il congresso le elezioni erano già ultimate nei nove decimi della Russia. Queste elezioni hanno fornito, senza dubbio, un considerevole materiale politico, che ci dà una quadro concreto della realtà e non un parto della nostra fantasia. Noi abbiamo tenuto conto di questo materiale in modo chiaro e preciso, dicendo che esso dimostra come nella stragrande maggioranza dei casi la partecipa- zione alle elezioni abbia significato un appoggio ai cadetti e come di fatto non sia stata una politica socialdemocratica. Ma i mensce- vichi non ne fanno parola . Temono che il problema venga impostato su un piano concreto. Temono di guardare in faccia la realtà e di trarre le necessarie conseguenze dalla loro posizione intermedia tra i cadetti c i centoneri. Non esprimono un giudizio sulle elezioni reali , non ne fanno un bilancio complessivo , perché questo giudizio parla contro di loro . In seconda istanza, in tutta la loro risoluzione, i menscevichi trattano o considerano la Duma solo come un istituto giuridico, e non già come Porgano che esprime la volontà (o la non volontà) di determinati elementi della borghesia, non come l’organo che serve gli interessi di determinati partiti borghesi. Nella loro risoluzione i menscevichi parlano della Duma in generale, della Duma in quanto «istituto», della Duma in quanto «pura» rappresentanza popo- lare. Si tratta di un modo di ragionare non marxista, ma meramente cadetto, non materialistico, ma idealistico nel senso deteriore del termine, non proletario-classista, ma indeterminato e piccolo-borghese. Prendete anche solo la seguente, caratteristica espressione della risoluzione menscevica, J10 detto al congresso: «...4) che questi conflitti [con la reazione] costringono la Duma di Stato a ricer- care un appoggio tra le grandi masse... » (cito dal progetto presen- tato dai menscevichi al congresso). È vero che la Duma potrà cer- care e cercherà un appoggio tra le grandi masse? Quale Duma? La Duma degli ottobristi? No di certo. La Duma dei deputati operai e contadini? Ma essa non ha bisogno di appoggio, perché lo ha, l’ha avuto e lo avrà. La Duma dei cadetti? SI, questo è vero nei suoi confronti e solo nei suoi confronti. La Duma cadetta ha davvero ne- ■RELAZIONE SUL CONGRESSO 341 cessiti di cercare un appoggio tra le grandi masse. Ma, se nella for- mulazione astratta, idealistica è generica dei menscevichi inserite un contenuto concreto di classe, scoprite di colpo l’incompletezza e quindi l’erroneità della loro formulazione. I cadetti aspirano a pog- giare sul popolo. È vero. Lo dice, parola per parola, la nostra (bol- scevica) risoluzione sull’atteggiamento da assumere verso i partiti borghesi. Ma la nostra risoluzione soggiunge: i cadetti tentennano tra l’aspirazione a poggiare sul popolo e la paura per la sua inizia- tiva rivoluzionaria _ Nessun socialista può negare che le parole da noi sottolineate sono giuste. Perché dunque i menscevichi nella riso- luzione sulla Duma, quando già si sapeva che la Duma sarebbe stata cadetta, hanno detto solo una parte della verità? Perché mai hanno messo in rilievo solo il lato luminoso dei cadetti, tacendo del rove- scio della medaglia? La nòstra Duma non è l’incarnazione dell’« idea pura » di rap- presentanza popolare. Cosi possono pensarla soltanto i più triviali professori cadetti. La nostra Duma è ciò che ne fanno gli espo- nenti delle classi e dei partiti concreti che in essa siedono. La nostra Duma è una Duma cadetta. Se noi diciamo che aspira a poggiare sul popolo, e non aggiungiamo che teme l’iniziativa rivoluzionaria del popolo, diciamo . una palese menzogna, traiamo in errore il pro- letariato e tutto il popolo, diamo prova della più imperdonabile ar- rendevolezza dinanzi agli umori del momento, del nostro entusia- smo per le vittorie del partito che tentenna fra la libertà e la mo- narchia e della nostra incapacità di valutare la reale essenza di que- sto partito. I cadetti, ovviamente, vi esalteranno per questo silenzio, ma vi esalteranno anche gli operai coscienti? Altro esempio. « Il governo zarista tende a indebolire la ripresa rivoluzionaria », scrivono i menscevichi nella loro risoluzione. È vero. Ma questa tendenza è esclusiva del solo governo zarista? Non hanno già dimostrato i cadetti migliaia di volte che anch’essi ten- dono sia a poggiare sul popolo che ad infiacchire la sua ripresa rivo- luzionaria? È lecito a dei socialdemocratici imbellettare i cadetti? Io ho esposto la seguente conclusione. La nostra risoluzione dice che la Duma favorisce indirettamente lo sviluppo della rivoluzione. Solo questa formulazione è giusta, perché i cadetti tentenneranno tra la rivoluzione e la reazione. La nostra risoluzione dice in modo chiaro e franco a proposito della Duma che bisogna denunciare i LENIN 34 * tentennamenti dei cadetti. Non parlare di ciò nella risoluzione sulla Duma significa cadere nell’idealizzazione borghese della « pura rap- presentanza popolare ». Anche l’esperienza concrèta ha già cominciato a smentire queste illusioni dei menscevichi. Nella Nietrsfyia Gazieta già trovate indi- cato (ma, purtroppo, non in modo sistematico) che i cadetti hanno agito alla Duma in maniera non rivoluzionaria, che il proletariato non accetta i « compromessi dei signori Miliukov con il vecchio regime' ». Nel dir questo i menscevichi confermano la validità della mia critica congressuale alla loro risoluzione. Nel dir questo si muo- vono sull’onda della ripresa rivoluzionaria, che, nonostante la sua relativa debolezza, ha già cominciato a svelare l’effettiva natura dei cadetti, ha già cominciato a confermare la validità dell’impostazione bolscevica del problema. In terza istanza, ho detto io, la risoluzione menscevica non traccia una chiara linea di demarcazione della democrazia borghese, dal punto di vista della tattica proletaria. Fino ad un certo punto il pro- letariato e la democrazia borghese devono marciare insieme, o « mar- ciare separati e colpire uniti)). Ma con quale parte della democrazia borghese deve il proletariato «colpire unito» oggi, nell’epoca del- la Duma? Voi stessi, compagni menscevichi, capite che la Duma pone in primo piano questo problema, eppure lo eludete. Noi invece diciamo in modo chiaro e franco : il proletariato deve avanzare in- sieme con la democrazia contadina o rivoluzionaria^ neutralizzando con questa alleanza i tentennamenti e l'incoerenza dei cadetti. I menscevichi (e soprattutto Plekhanov, che, lo ripeto, è stato la vera guida ideale dei menscevichi al congresso) hanno tentato, nella loro replica a questa critica, di « approfondire » la propria posizione. Voi volete smascherare i cadetti, hanno esclamato. Noi smasche- riamo tutti i partiti borghesi; esaminate la chiusa della nostra riso- luzione: «Svelare davanti alle masse l’incoerenza di tutti i par- titi borghesi », ecc. E Plekhanov ha soggiunto con fierezza: solo i radicali borghesi attaccano esclusivamente i cadetti, noi socialisti denunciamo tutti i partiti borghesi. II sofisma che si annida in questo apparente « approfondimento » della questione ha avuto tanto corso al congresso e ne ha tanto ancor oggi che vale la pena di spenderci sopra qualche parola. Di che cosa si tratta nella risoluzione menscevica? Della denuncia RELAZIONE SUL CONGRESSO 34 3 socialista di tutti i partiti borghesi o invece dell'indicazione di quello strato di democrazia borghese che può oggi aiutare il proletariato a sviluppare la rivoluzione borghese? Evidentemente, si tratta della seconda cosa. Ma, se questo è evidente, a che giova sostituire la seconda cosa con la prima? La risoluzione bolscevica sul Patteggi amento verso i partiti borghesi parla chiaramente di denuncia socialista di ogni de- mocrazia borghese, compresa quella rivoluzionaria e contadina; se- nonché nel problema della tattica odierna del proletariato il discorso non verte sulla critica socialista, ma invece sulle alleanze politiche. Quanto più progredirà la rivoluzione borghese, tanto p;u a sini- stra il proletariato cercherà i propri alleati in seno alla democrazia borghese, tanto più profondamente esso passerà dai vertici alla base. Vi fu un tempo in cui un appoggio si poteva trovare persino nei ma- rescialli della nobiltà e nel signor Struve, che lanciò (1901) la parola d’ordine scipoviana: «Diritti e pieni poteri allo zemstvo». La rivo- luzione ha fatto molta strada da allora. I vertici della democrazia borghese hanno cominciato ad allontanarsi dalla rivoluzione. La base ha cominciato a ridestarsi. Il proletariato ha cominciato a ricer- care i suoi alleati (per la rivoluzione borghese) nella base della demo- crazia borghese. E attualmente l’unica formulazione giusta della tat- tica del proletariato in questa direzione sarà: insieme con i conta- dini (sono anch essi democrazia borghese, non dimenticatelo, com- pagni menscevichi!) e con la democrazia rivoluzionaria, paralizzando le esitazioni dei cadetti. E ancora. Quale linea hanno convalidato i primi atti della Duma cadetta? La vita ha gii superato le nostre discussioni. La vita ha costretto anche la Nìevsfoia Gazieta a distinguere il gruppo con- tadino (dei trudovìì{x ), a preferirlo ai cadetti, ad accostarsi ad esso e a denunciare i cadetti. La vita ci ha suggerito la linea da seguire ; fino alla vittoria della rivoluzione borghese il proletariato avrà il suo alleato nella democrazia contadina c rivoluzionaria. In quarta istanza, ho criticato l’ultimo punto della risoluzione menscevica, concernente il gruppo parlamentare socialdemocratico. Ho precisato che alle elezioni non ha partecipato tutta la massa del proletariato cosciente. È opportuno, in queste condizioni, imporre alla classe operaia i rappresentanti ufficiali del partito? Può il par- tito garantire che i candidati sono stati scelti realmente dal partito? 344 LENIN Non creerà un certo rìschio e una situazione anormale il fatto che i primi candidati socialdemocratici alla Duma siano stati proposti dalle curie contadine e piccolo-borghesi delia città? I primi candi- dati del partito operaio socialdemocratico alla Duma non sono elettti dalle organizzazioni operaie e non sono subordinati al loro con- trollo!... L'emendamento del compagno Nazar, il quale chiedeva che i candidati socialdemocratici alla Duma fossero proposti dalle organizzazioni operaie periferiche, è stato respinto dai menscevichi. Abbiamo preteso la votazione nominale e messo a verbale la nostra dichiarazione di voto. Abbiamo votato in favore deH’emendamento dei caucasiani (par- tecipare alle elezioni, dove non si sono ancora tenute, ma non presen- tarsi in blocco con altri partiti), perché il divieto dei blocchi e degli accordi con gli altri partiti assume un significato politico senza dub- bio rilevante per la socialdemocrazia. Sottolineo inoltre che il congresso ha respinto Temendamento del compagno Iermanski (un menscevico, che si considerava un- conci- liatore), il quale chiedeva che la partecipazione alle elezioni fosse consentita solo nei casi in cui si potesse svolgere un lavoro di agi- tazione c di organizzazione delle masse. I rappresentanti dei partiti socialdemocratici nazionali, i polacchi, i bandisti e, se ben ricordo, anche i lettoni, hanno preso la parola su questo problema e si sono dichiarati assolutamente favorevoli al boicottaggio, mettendo in rilievo le condizioni locali concrete e pro- testando contro una soluzione elaborata in base a considerazioni astratte. Sulla questione del gruppo parlamentare socialdemocratico il con- gresso ha approvato una raccomandazione per il CC. Questo docu- mento, che purtroppo non è compreso tra le deliberazioni del con- gresso edite dal CC, dà mandato al CC di comunicare a tutte - le organizzazioni del partito: i) chi, 2) quando e 3) a quali condi- zioni esso ha designato come rappresentanti del partito nel gruppo parlamentare, e di trasmettere inoltre resoconti periodici suH T attiviti di questi rappresentanti del partito. La risoluzione affida alle orga- nizzazioni operaie periferiche, che annoverano tra i loro iscritti i deputati socialdemocratici alla Duma, Tincarica di controllare i loro « delegati » alla Duma. Osservo tra parentesi che questa importante risoluzione, la quale attesta che i socialdemocratici non- considerano RELAZIONE SUL CONGRESSO 345 il parlamentarismo alla stessa stregua dei politicanti borghesi, ha provocato un’ondata di unanime indignazione o derisione sia nel Duma , giornale del signor Struve, che nel Novoic Vremia. Infine, per concludere il resoconto dei dibattiti sul problema della Duma di Stato, ricorderò due episodi. Il primo è l’intervento del compagno Akimov, che è stato invitato al congresso con voto con- sultivo. Per informare i compagni che ignorano la storia del nostro partito, dirò che dalla fine degli anni novanta il compagno Akimov è il nostro opportunista piu coerente o, almeno, uno dei piu coerenti. Persino la nuova ls\ra ha dovuto ammetterlo. Nel 1899 Akimov era un « economista » e tale è rimasto anche negli anni successivi. Piu d’una volta, ntWOsvobozdenie, il signor Struve l’ha esaltato per il suo « realismo » e per la scientificità del suo marxismo. In fondo, il compagno Akimov non si differenzia dai bernsteiniani del Bies Za- glavia (signor Prokopovic e altri). È chiaro che la presenza di questo compagno non poteva non essere preziosa al congresso, nella lotta tra la destra e la sinistra della socialdemocrazia. Il compagno Akimov ha parlato per primo, subito dopo i relatori, sulla questione della Duma di Stato. Egli ha dichiarato che dissen- tiva in molte cose dai menscevichi, ma che era pienamente d’accordo con il compagno Axelrod. Non solo era favorevole alla partecipa- zione alla Duma, ma propugnava anche l’appoggio ai cadetti. Il compagno Akimov è stato l’unico menscevico coerente, nel senso che ha preso apertamente le difese dei cadetti (e non in forma na- scosta, come si fa quando si dice che essi sono più importanti dei so- cialisti-rivoluzionari). Egli ha polemizzato apertamente contro il giu- dizio che io ho formulato sui cadetti neiropuscolo La vittoria dei ca- detti e i compiti del partito operaio , I cadetti sono realmente, a suo dire, il « partito della libertà del popolo, ma sono anche il partito più moderato ». I cadetti sono « democratici orfani », ha dichiarato il no- stro socialdemocratico orfano. « I menscevichi devono frapporre ad arte qualche ostacolo per non diventare i favoreggiatori dei cadetti. » Come il lettore vede, il discorso del compagno Akimov ha mo- strato ancora una volta con grande evidenza verso quale direzione gra- vitino i nostri compagni menscevichi. Il secondo episodio ne ha fornito un’altra prova, ma sotto un diverso profilo. Le cose sono andate cosi. Nel primitivo progetto della risoluzione menscevica sulla Duma di Stato, presentato dalla 34 ^ LENIN commissione, il punto 5 (sull’esercito) conteneva il seguente periodo: « ... costatando per la prima volta sul suolo russo un potere nuovo, creato dallo stesso zar e sancito dalla legge , un potere scaturito dalle viscere della nazione », ecc. Nel criticare la risoluzione dei mensce- vichi per il suo atteggiamento, a dir poco, incauto e ottimistico verso la Duma di Stato, ho criticato fra Taltro le parole in corsivo e ho detto scherzosamente perché non aggiungere: «ed elargito dal si- gnore iddio»? Il compagno Plekhanov, che faceva parte della com- missione, s’è offeso mortalmente per la mia battuta. Come! ha esclamato nel suo discorso. Dovrei dunque udire simili « sospetti di opportunismo » (è la sua espressione testuale, l’ho annotata io stesso)? So bene, per mia esperienza diretta, come i soldati considerino il potere, quale significato assuma ai loro occhi il riconoscimento del potere da parte dello zar, ecc., ecc. Il risentimento del compagno Plekhanov ha tradito il suo lato debole e ha mostrato piu chiaramente che Plekhanov ci «aveva messo troppo zelo». Nel mio discorso di chiusura ho replicato che non si trattava affatto di « sospetti » e che era ridicolo usare termini cosi' meschini. Nessuno accusava Ple- khanov di fiducia nello zar. Tuttavia, la risoluzione non era scritta per Plekhanov, ma per il popolo. Ed era inopportuno diffondere in mezzo al popolo tesi ambigue, degne solo del signor Witte e soci. Queste tesi si ritorcono contro di noi, perché, se si sottolinea, che la Duma è un «potere» (?? già questo termine svela l'illiinitato otti- mismo dei nostri menscevichi), e un potere creato dallo zar, da questo bisognerà dedurre che si tratta di un potere legale, che deve operare legalmente, obbedendo a chi P« ha creato». Anche i menscevichi hanno capito che Plekhanov era stato troppo zelante. Su loro proposta, le parole in corsivo sono state cancellate dalla risoluzione. VI. L’INSURREZIONE ARMATA Le due questioni principali, quella agraria e quella della Duma di Stato, insieme con i dibattiti sulla valutazione della situazione politica, sono state al centro dei lavori congressuali. Non ricordo quanti giorni abbiamo perduto su queste questioni, ma è un fatto che un senso di stanchezza ha cominciato a manifestarsi in molti dei RELAZIONE SUL CONGRESSO 347 presenti e, a parte la stanchezza, ce stata forse anche la tendenza a non discutere alcuni problemi. Si è approvata la proposta di acce- lerare i lavori del congresso, e ai relatori sul problema dell’insurre- zione armata si sono concessi soltanto 15 minuti (piu d’una volta i relatori sulle altre questioni hanno continuato a parlare oltre la mezz’ora fissata). Si è cosi cominciato a soffocare il dibattito. Il compagno Cerevanin, che ha tenuto la relazione sul problema dell’insurrezione armata in nome della « minoranza », che aveva il sopravvento al congresso, come c’era da aspettarsi e come avevano piu volte previsto i bolscevichi, « è slittato verso Plekhanov », ha accettato cioè in sostanza la posizione dei Dnievnikj , da cui molti menscevichi avevano espresso il proprio dissenso prima del con- gresso. Nei miei appunti ho trascritto alcune espressioni, come: « l’insurrezione di dicembre è stata solo il frutto della disperazione », oppure: « la disfatta dell’insurrezione di dicembre era prevedibile sin dai primi giorni». Il plekhanoviano «non bisognava impugnare le armi » ha percorso come un filo rosso tutta l’esposizionè, infarcita, come al solito, di attacchi polemici contro i « complottisti » e contro 1’“ esaltazione della tecnica ». Il nostro relatore, compagno Vinter, ha cercato nel suo breve di- scorso di indurre il congresso a esprimere un giudizio sul testo esatto delle due risoluzioni. È stato persino costretto a rifiutarsi di prose- guire il rapporto. Questo è avvenuto a metà del suo discorso, quando Vinter ha letto il primo punto della risoluzione menscevica: «La lotta pone il compito immediato di strappare il potere dalle mani del governo autocratico». È risultato che il nostro relatore, membro del- la commissione per la redazione della risoluzione sull’insurrezione armata, ignorava che questa commissione all* ultimo momento aveva presentato al congresso una nuova stesura del progetto poligrafato di risoluzione* E precisamente i menscevichi della commissione, ca- peggiati da Plekhanov, avevano proposto di sostituire le parole « strappare il potere » con « strappare ì diritti con la forza ». L’emendamento del testo della risoluzione presentata al congres- so, apportato a insaputa del relatore, membro della commissione, costituiva una violazione cosi grossolana di tutte le consuetudini e norme del lavoro congressuale che il nostro relatore, indignato, si è rifiutato di proseguire il suo rapporto. Solo dopo lunghe «chiari- 348 LENIN ficazioni » dei menscevichi ha acconsentito a dire qualche parola per concludere. L’emendamento era davvero sbalorditivo! In una risoluzione sul- rinsurrezione non si parlava di lotta per il potere, ma di lotta per i diritti! Pensate che incredibile confusione avrebbe provocato nella coscienza delle masse questa formulazione opportunistica e quanto sarebbe stato assurdo l’evidentissimo squilibrio tra l’ampiezza del mezzo (l’insurrezione) e la modestia del fine (strappare i diritti, cioè strappare i diritti del vecchio potere, ottenere concessioni dal vecchio potere, e non già rovesciarlo)! Va da se che i bolscèvichi hanno attaccato P emendamento con la massima energia. Le file dei menscevichi hanno vacillato. Evi- dentemente, si sono convinti che Plekhanov era stato ancora una volta troppo zelante e che in pratica avrebbero avuto la peggio con una valutazione cosi timida e moderata dei compiti dell’insurrezione. Quindi, hanno costretto Plekhanov a far macchina indietro. Egli ha ritirato il suo emendamento, dicendo che non attribuiva alcuna im- portanza a una differenza puramente « stilistica ». Beninteso, si trat- tava dell’indoratura della pillola. Tutti hanno capito che non era affatto in causa la stilistica. L’emendamento di Plekhanov ha svelato chiaramente la tendenza fondamentale dei menscevichi nella questione dell’insurrezione : esco- gitare riserve contro Pinsurrezione, ripudiare l’insurrezione di di- cembre, sconsigliare una seconda insurrezione, ridurre a zero i suoi fini o definire questi fini in modo che per conseguirli non si possa parlare di insurrezione. Tuttavia, i menscevichi non si sono risolti a dire queste cose in maniera franca e risoluta, sincera e chiara. La loro posizione è stata la più ipocrita: hanno finito per esprimere in forma nascosta e con mezze allusioni i loro piu reconditi pensieri. I rappresentanti del proletariato possono e devono criticare con sin- cerità gli errori della classe operaia, ma è assolutamente indegno del- la socialdemocrazia farlo in forma nascosta, ambigua, confusa. La stessa risoluzione dei menscevichi ha riecheggiato senza volerlo que- sta posizione ambigua: accanto alle riserve contro Pinsurrezione c’è il riconoscimento del suo carattere « popolare ». I discorsi sulla tecnica e sulle congiure sono stati un modo sin troppo evidente per distogliere l’attenzione, uno smussamente sin troppo grossolano dei dissensi nella valutazione politica dell’ in surre- RELAZIONE SUL CONGRESSO 349 zione. Per eludere questo giudizio, per non dire sinceramente se l’insurrezione di dicembre è stata un passo in avanti e un progresso del movimento, è indispensabile spostare il discorso, dalla politica alla tecnica, dalla valutazione concreta del dicembre 1905 alle frasi generiche sulle congiure. Ma questi discorsi sulle congiure, a propo- sito di un movimento popolare come la lotta di dicembre a Mosca, saranno sempre una macchia per la socialdemocrazia! Voi volete polemizzare, abbiamo detto ai compagni menscevichi, volete « punzecchiare » i bolscevichi, la vostra risoluzione abbonda di frecciate all’indirizzo di chi la pensa diversamente. Polemizzate quanto vi pare. È un vostro diritto e un vostro dovere. Ma non de- gradate la grande questione del giudizio su un avvenimento storico al rango d’una piccola e meschina polemica! Non umiliate il partito, facendo credere che sul problema deirinsurrezione di dicembre de- gli operai, dei contadini e della piccola borghesia urbana esso non sappia fare altro che lanciare frizzi e punzecchiature contro l’altra frazione! Ponetevi su un piano un po’ piu alto, scrivete, se vi piace, uqa risoluzione polemica contro i bolscevichi, ma date al proletariato e a tutto il popolo una risposta sincera e chiara, non ambigua, sul problema deirinsurrezione! Voi strepitate suiresaltazione della tecnica e sulle congiure. Ma esaminate i due progetti di ‘risoluzione. Nella nostra troverete un materiale storico e politico, non un materiale tecnico; troverete una motivazione, che non è desunta da vuoti e indimostrati luoghi co- muni («il compito della lotta è di strappare il potere»), ma dalla storia del movimento , dall’esperienza politica deirultimo trimestre del 1905. Voi rigettate la colpa sugli altri, perché la vostra risolu- zione è povera fino all’inverosimile di materiale storico-politico. Par- la deirinsurrezione, ma non accenna ai rapporti tra lo sciopero e l’insurrezione, non dice che dopo l’ottobre del 1905 la lotta ha reso necessaria e inevitabile l’insurrezione, non dice una sola parola chiara e sincera su dicembre. Nella nostra risoluzione, invece, l’insurre- zione non è affatto un appello alle congiure, una questione di tecnica, ma il risultato politico di una realtà storica concreta, creata dallo sciopero di ottobre, dalla promessa delle libertà, dal tentativo di to- gliere queste libertà e dalla lotta per difenderle. I discorsi sulla tecnica e sulle congiure sono solo un travestimento della vostra ritirata sul problema deirinsurrezione. 350 LENIN La risoluzione dei menscevichi sull’insurrezione è stata quindi definita al congresso: ((Risoluzione contro l’insurrezione armata». E a fatica potrà contestare la verità di quest’affermazione chi leggerà con una qualche attenzione i testi delle due risoluzioni presentate al congresso * Le nostre argomentazioni hanno avuto un’influenza parziale sui menscevichi. Chi raffronti il loro progetto di risoluzione con il testo definitivo, potrà vedere che i menscevichi hanno espunto molte bat- tute meschine e opinioni banali. Ma, beninteso, lo spirito generale è rimasto intatto. È un fatto storico che il congresso menscevico, dopo la prima insurrezione armata in Russia, ha dato prova di smar- rimento, ha eluso una risposta sincera, non si è deciso a dire franca- mente al proletariato se quest’insurrezione è stata un errore o un passo avanti, se una seconda insurrezione è necessaria e come si colleghi storicamente con la prima. L’ambiguità dei menscevichi, che volevano togliere dall’ordine del giorno il problema dell’insurrezione, che propendevano per que- sta soluzione, ma non si risolvevano ad ammetterlo francamente, ha fatto si che la questione restasse, in sostanza, aperta. Il giudizio sul- l’insurrezione di dicembre dev’essere ancora elaborato dal partito , c a questo problema devono dedicare la massima attenzione tutte le nostre organizzazioni. Anche la questione pratica dell’insurrezione è tuttora aperta. In nome del congresso si è - riconosciuto che il fine immediato (si badi!) del movimento è di « strappare il potere ». È una formulazione, se si vuole, ultrabolscevica, che riduce la questione a una frase, del che ci hanno accusato. Ma dal momento che il congresso l’ha pro- nunciata, noi dobbiamo usarla come una guida e, sulla sua base, dobbiamo criticare con la massima energia le istanze e organizza- zioni locali e centrali del partito che mostrino di aver dimenticato questo fine immediato. Noi, fondandoci sulle decisioni congressuali, possiamo c dobbiamo porre questo fine immediato in primo piano , quando lo richieda la situazione politica concreta. Nessuno ha di- * Per facilitare al lettore un atteggiamento critico consapevole nei confronti dei dibattiti congressuali, pubblico in appendice i testi dei primitivi progetti di riso- luzione della maggioranza e della minoranza e i testi delle risoluzioni approvate dal congresso. Solo l’attento studio e il raffronto dei testi consente di orientarsi in piena autonomia nelle questioni della tattiea socialdemocratica. RELAZIONE SUL CONGRESSO 351 ritto di intralciare questo lavoro, che rientra in pieno nell’ambito delle direttive del congresso, dal momento thè abbiamo cancellato le parole « strappare i diritti » e costretto i delegati ad amméttere che c a fine immediato del movimento strappare il potere ». Consigliamo alle organizzazioni del partito di non dimenti- carsene, soprattutto nel momento in cui la nostra famigerata Duma riceverà un ceffone dal governo autocratico. Il compagno Voinov ha rilevato molto precisamente, durante il dibattito sull’insurrezione armata, che i menscevichi sono stati messi alle strette. La formula « strappare i diritti » è opportunistica fino airinverosimile. Dire invece « strappare il potere » significa farsi sfug- gire ogni arma contro i bolscevichi. D’ora in poi sappiamo, ha osser- vato scherzosamente Voinov, che cos’è il marxismo ortodosso e che cosa l’eresia complottista. «Strappare il potere» è ortodossia, «con- quistare il potere» è complottiamo... Lo stesso oratore ha delineato, in tal senso, il menscevico tipico. I menscevichi, egli ha detto, vivono di impressioni, sono gli uomini dello stato d’animo, deira, ttimo che passa. L’ondata si solleva, avan- za Tottobre-dicembre del 1905, e il Nudalo parte a briglia sciolta, è piu bolscevico dei bolscevichi. Fa un balzo dalla dittatura demo- cratica alla dittatura socialista. Sopravviene il riflusso, il morale si deprime, emergono i cadetti, e i menscevichi s’affrettano ad ade- guarsi al nuovo stato d’animo, corrono saltelloni dietro i cadetti, con noncuranza dànno un colpo di spugna alle forme di lotta del periodo di ottobre-dicembre. Una conferma molto interessante di questa definizione è stata fornita al congrèsso dalla dichiarazione scritta del menscevico Larin. II documento è stato consegnato airuffìcio' di presidenza e sarà quindi incluso per esteso negli atti. Larin ha detto che i menscevichi ave- vano sbagliato nel periodo di ottobre-dicembre a comportarsi da bol- scevichi. Ricordo che alcuni menscevichi hanno protestato a voce e in privato contro questa « preziosa ammissione », ma non garantisco che tali proteste siano state espresse in interventi o dichiarazioni. Molto istruttivo è stato l’intervento di Plekhanov. Egli ha par- lato (se non sbaglio) di presa del potere. Ma si è scoperto in modo assai originale. Io sono contrario alla prèsa del potere per mezzo di complotti, ha esclamato-, ma sono pienamente favorevole alla con- 35 * LENIN quista del potere sul tipo, ad esempio, della Convenzione durante la grande rivoluzione francese. Qui Plekhanov è stato preso in parola. Benissimo, compagno Plekhanov, gli ho risposto. Scrivete nella risoluzione quello che ave- te detto! Condannate pure nel modo più aspro i complotti; tuttavia, noi bolscevichi voteremo airunanimità in favore di una risoluzione, nella quale sarà ammessa e raccomandata al proletariato una presa del potere sul tipo della Convenzione. Condannate pure i complotti; ma riconoscete nella risoluzione una dittatura sul tipo della Con- venzione, e noi saremo interamente e assolutamente d’accordo con voi. Ma non basta. Vi garantisco che, nel momento stesso in cui redigerete una simile risoluzione, i cadetti smetteranno di esaltarvi ! Anche il compagno Voinov ha rilevato la stridente contraddi- zione in cui è caduto il compagno Plekhanov, che « si è scoperto » senza possibilità di salvezza nei confronti della Convenzione. La Convenzione è stata la dittatura degli strati inferiori dei poveri della città e della campagna. Nella rivoluzione borghese la Convenzione è stata appunto quelFistituto, munito dei pieni poteri, in cui non ha dominato pienamente e incontrastata la grande o media borghesia, ma il popolo semplice, i poveri, ossia quel che noi chiamiamo : « il proletariato e i contadini)). Riconoscere la Convenzione e lottare contro la presa del potere significa giocare con le parole. Riconoscere la Convenzione e farsi in quattro contro la « dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini » significa darsi la vanga sui piedi. E i bolscevichi hanno sempre e in ogni momento parlato di conquista del potere da parte del popolo, ossia del prole- tariato e dei contadini, non già di questa o quella « minoranza co- sciente ». I discorsi sui complotti e sul blanquismo sono una semplice e innocua declamazione, che svanisce al solo ricordo della Con- venzione. VII. LA CHIUSURA DEL CONGRESSO La questione dell’insurrezione armata è statò l’ultimo problema dibattuto al congresso con qualche fondatezza e su un piano di prin- cipio. Le altre questioni sono state accantonate del tutto o risolte senza discussione. RELAZIONI! SUL CONGRESSO 353 La risoluzione sulle azioni di guerra partigiana è passata come un’appejidice alla risoluzione sull’insurrezione armata. Non ero in quel momento in sala, ma non ho sentito parlare dai compagni di nessun dibattito interessante sulla questione. Ovviamente, questo pro- blema non concerneva i principi. Le risoluzioni sui sindacati e sulla posizione da assumere verso il movimento contadino sono state approvate all’unanimità. Nelle commissioni per la stesura di queste risoluzioni i bolscevichi e i menscevichi erano già addivenuti a un accordo. Nella risoluzione sul movimento contadino sottolineo l’esatta valutazione del partito ca* detto e il riconoscimento dell’insurrezione quale « unico mezzo » per conquistare la libertà. Queste due tesi dovranno esser tenute pre- senti nel nostro lavoro quotidiano di agitazione. L’unificazione con i partiti socialdemocratici nazionali ha preso un po’ piu di tempo. La fusione con i polacchi è passata all’unanimità. Lo stesso c avvenuto per la fusione con i lettoni, se ben ricordo; co- munque non vi sono state grandi discussioni. Una grossa battaglia s’è accesa sul problema della fusione con il Bund. La fusione è stata approvata, se mal non rammento, con 54 voti o press’a poco. In fa- vore hanno votato i bolscevichi (quasi tutti), il centro e i menscevi- chi meno legati allo spirito di frazione. Si è accettata l’unità dei co- mitati direttivi locali del POSDR e reiezione dei delegati al con- gresso su basi comuni. Si è approvata una risoluzione che riconosce la necessità di battersi per il centralismo nell’organizzazione (noi avevamo proposto una risoluzione diversa nella stesura, ma identica per il contenuto, nella quale si sottolineava la portata pratica delle concessioni fatte al Bund e si riconosceva la necessità di una lotta inflessibile per una più stretta e nuova coesione delle forze del proletariato). Alcuni menscevichi hanno preso fuoco sul problema dell’unifi- cazione col Bund e ci hanno accusato di violare i principi del II Con- gresso. La migliore risposta a queste accuse è la citazione del n. 2 delle Partinye Iz ve stia. I bolscevichi vi hanno pubblicato, assai prima del congresso , un progetto di risoluzione, che propone tutta una serie di ulteriori concessioni a tutti i partiti socialdemocratici nazio- nali, compresa la rappresentanza proporzionale nelle istanze peri- feriche, regionali e centrali del partito». I menscevichi hanno re- plicato nel n. 2 delle Partinye Izvestia con le loro controrisoluzioni l 354 LENIN ma non hanno fatto il minimo accenno al loro dissenso dal nostro piano, che prevede ulteriori concessioni al Bund e agli altri partiti socialdemocratici nazionali. Credo che questo fatto sia la migliore risposta che si possa dare al seguente interrogativo: i bolsccvichi hanno votato in favore del Bund pèr spirito di frazione, o sono stati invece i menscevichi a vo- tare contro per spirito di frazione? Lo statuto d4 partito è stato approvato molto rapidamente. Ho fatto parte della commissione per la stesura del progetto. I mensce- vichi volevano portare a due terzi degli iscritti il numero richiesto per la convocazione di un congresso straordinario. Io, insieme con i colleghi bolsceviche ho dichiarato categoricamente che il più pic- colo tentativo di restringere quel minimo di autonomia e di diritto d’opposizione che era stato riconosciuto dal III Congresso avrebbe condotto senza meno alla scissione. Dipende da voi, compagni men- scevichi: se vorrete essere leali, rispettare tutti i diritti della mino- ranza e tutti i diritti dell’opposizione *, noi ci subordineremo alla maggioranza, designeremo i nostri compagni al CC e condanneremo la scissione. Se invece non vorrete farlo, la scissione sarà inevitabile. I menscevichi hanno accettato di scendere da due terzi alla metà. Lo statuto è stato approvato all’unanimità: sono stati accettati il § i e il principio del centralismo democratico. Solo due punti hanno provocato dissensi. Anzitutto, abbiamo proposto un’aggiunta al § X, nel senso che gli iscritti i quali cambino residenza hanno diritto di far parte delle organizzazioni locali del partito. Quest’aggiunta aveva lo scopo di rendere impossibili i meschini litigi e gli intrighi, l’espulsione dei dissenzienti, il rifiuto dei men- scevichi di accettare i bolscevichi e viceversa. Il partito cresce. Si sviluppa. Bisogna farla finita con la lotta per le cariche. Tutte le istanze del partito sono elettive. L’accesso alle istanze direttive di base deve essere pienamente libero per tutti gli iscritti. Solo al- lora la lotta ideale non sarà insudiciata dagli intrighi organizzativi- I menscevichi, nonostante le nostre insistenze, hanno respinto • Ricordo che nel mio opuscolo La Duma e la socialdemocrazia (insieme con l'articolo di Dan) ho indicato, già prima del congresso, la necessità di assicurare alla corrente che fosse rimasta in minoranza la libertà di criticare le decisioni del congresso c di svolgere V agitazione per un nuovo congresso (p. 8). RELAZIONE SUL CONGRESSO 355 quest’aggiunta. Ma, a convalida delle loro leali intenzioni, hanno accettato di approvare la seguente risoluzione: «Il congresso re- spinge quest’aggiunta solo perché la ritiene superflua e chiara di per sé» (cito a memoria, perché non ho rintracciato negli appunti il testo della risoluzione). È molto importante tener conto di questa risoluzione in tutte le possibili polemiche e controversie organizzative. Il secondo punto di dissenso ha riguardato i rapporti tra il Co- mitato centrale e l’organo centrale. I menscevichi hanno ottenuto reiezione dell’organo centrale al congresso e la sua integrazione nel Comitato centrale per le questioni politiche (punto poco chiaro, che susciterà, probabilmente, malintesi). I bolscevichi, richiamandosi alla triste esperienza dei conflitti tra redattori svoltisi nel partito russo e in quello tedesco*, si sono invece dichiarati favorevoli alla designazione dell’organo centrale da parte del Comitato centrale e al riconoscimento del diritto di quest’ultimo di cambiare la reda- zione. La decisione dei menscevichi ha indubbiamente mostrato, a mio giudizio, che nell’ala destra del nostro partito esiste una certa anormalità anche nei rapporti tra i pubblicisti, da una parte, e i diri- genti politici, dall’altra. A titolo di curiosità, bisogna rilevare che i menscevichi hanno ap- provato la risoluzione del congresso internazionale socialista di Am- sterdam sull’atteggiamento verso i partiti borghesi. Nella storia dei nostri congressi socialdemocratici questa deliberazione rappresenta ap- punto una curiosità. E infatti le deliberazioni dei congressi interna- zionali socialisti non sono tutte impegnative per i partiti socialdemo- cratici di tutti i paesi ? Che senso ha sottolineare e convalidare una di queste deliberazioni ? Dove e quando s’è mai visto che i partiti social- democratici nazionali, invece di risolvere il problema dei rapporti ver- so questo o quel partito borghese del proprio paese, si richiamino a un atteggiamento verso i partiti borghesi in genere che è comune a tutti i paesi? Prima del congresso sia i bolscevichi che i menscevichi hanno elaborato progetti di risoluzione sull’atteggiamento da assu- mere verso i partiti borghesi in Russia, ncH’estate dell’anno 1906 dopo la nascita di Cristo. Se al congresso non restava tempo per discutere questo problema, bisognava rimandarlo. Scegliere Ja via # È recente la a storia » dei sei redattori del Vorwdrts, che hanno provocato uno scandalo per essere stati destituiti dalla direzione centrale del partito socialdemocra- tico tedesco. 35 6 LENIN « di mezzo », non esaminare cioè la questione dei partiti russi e con- validare la soluzione internazionale di un problema generale, si- gnifica soltanto rivelare a tutti il proprio sbandamento. Non sap- piamo, si dice, come cavarcela col nostro cervello con i partiti russi, c quindi approviamo uria deliberazione internazionale! È stato que- sto il modo peggiore — che può suscitare soltanto ilarità — di la- sciare aperto un problema. E il problema è molto importante. Il lettore troverà in appendice i progetti di risoluzione della maggioranza e della minoranza. In- vitiamo tutti i compagni interessati a questa questione (e quale pra- tico, agitatore o propagandista può non interessarsene?) a confron- tare di tanto in tanto questi progetti con gli « insegnamenti della rivoluzione », ossia con quei fatti politici della vita del partito che la realtà russa offre oggi in abbondanza. Chi vorrà fare questo raf- fronto vedrà che la rivoluzione convalida sempre piu il nostro giu- dizio sulle due correnti principali della democrazia borghese: la corrente liberale-monarchica (soprattutto, i cadetti) e la corrente de- mocratica rivoluzionaria. La risoluzione menscevica reca invece palesi tracce di quelPim- pòteriza e di quello smarrimento che hanno indotto il congresso alla strana soluzione di convalidare una deliberazione internazionale. La risoluzione menscevica consta solo di frasi generiche, senza il mi- nimo tentativo di risolvere (o accennare una soluzione) le questioni concrete della realtà politica russa. Bisogna criticare tutti 1 partiti, dice 'questa impotente risoluzione, bisogna denunciarli, bisogna di- chiarare che non esistono partiti democratici pienamente coerenti. Ma la risoluzione ignora come appunto bisogni « criticate e denun- ciare » i t/ari partiti borghesi in Russia o i vari tipi di partiti borghesi. Èssa dice che bisogna « criticare », ma non sa criticare, perché la critica marxista dei partiti borghesi consiste appunto nellanalisi con- creta di questo o quel fondamento di classe dei vari partiti borghesi. Là risoluzione dice impotente : non esistono partiti democratici pie- namente coerenti, e non sa determinare nella coerenza dei partiti democratici borghesi russi le differenze che già si sono manifestate t tuttora si manifestano nel corso della nostra rivoluzione. Dietro le frasi vuote, dietro i luoghi comuni della risoluzione menscevica sono svanite le linee di demarcazione dei tre tipi fondamentali di partito borghese in Russia : il tipo degli ottobri sti, il tipo dei cadetti, RELAZIONE sul congresso 357 il tipo dei democratici rivoluzionari. E tuttavia i nostri socialde- mocratici di destra, impotenti sino al ridicolo nel tener conto dei fondamenti di classe e delle tendenze dei vari partiti della Russia borghese, accusano noi, socialdemocratici « di sinistra », di « vero socialismo », ci accusano cioè di ignorare la funzione storica con* creta della democrazia borghese! Ancora una volta, si tenta di riget- tare le proprie colpe sugli altri! Mi sono alquanto allontanato dal tema della mia esposizione. Ma ho avvertito, sin dairinizio, che avevo intenzione di integrare la mia relazione con alcune considerazioni sul congresso. Ritengo che per formulare un giudizio meditato sul congresso gli iscritti debbano riflettere non solo su quello che esso ha fatto, ma anche sulle cose che non ha fatto, pur avendo il dovere di farle. La neces- sità di un’analisi marxista dei vari partiti democratici borghesi russi si rende, del resto, ogni giorno piu evidente per ogni socialdemo- cratico che sia abituato a riflettere. Le elezioni si sono svolte al congresso in pochi minuti. Tutto era, in sostanza, già stabilito prima. Nel quintetto dell’organo cen- trale i menscevichi hanno designato i soli menscevichi; per il CC abbiamo convenuto di designare tre bolscevichi su sette mensce- vichi. Quale sarà la loro posizione, come controllori sui generis e tutori dei diritti dell’opposizione, lo mostrerà l’avvenire. Vili. BILANCIO DEL CONGRESSO Dopo aver dato una rapida occhiata ai lavori del congresso e alla situazione creatasi nel nostro partito per effetto del congresso, pas- siamo ad alcune conclusioni principali. Un grande atto pratico del congresso è la prevista (c in parte già realizzata) fusione con i partiti socialdemocratici nazionali. Que- sta fusione rafforza il Partito operaio socialdemocratico di Russia. Consente di cancellare le ultime tracce dello spirito di gruppo. Im- mette una corrente fresca nel lavoro di partito. Accresce di molto la potenza del proletariato di tutti i popoli della Russia. Un grande atto pratico è inoltre la fusione delle frazioni della minoranza e della maggioranza. La scissione è finita. Il proletariato socialdemocratico e il suo partito devono essere uniti. I dissensi or* 35 » LENIN ganìzzativi sono stati superati quasi del tutto. Rimane un compito importante, serio e di grande responsabilità; applicare di fatto ji principi del centralismo democratico nell’organizzazione del partito, svolgere un lavoro costante affinché la cellula organizzativa fonda- mentale del partito sia costituita di fatto, e non a parole, dalle orga- nizzazioni di base, affinché tutte le istanze superiori siano effettiva- mente elettive, responsabili e revocabili. Con un lavoro tenace bi- sogna costituire un’organizzazione che comprenda tutti gli operai socialdemocratici coscienti e viva una sua vita politica autonoma. L’autonomia di ciascuna organizzazione del partito, riconosciuta si- nora per lo piu sulla carta, deve essere e sarà realizzata praticamente. Bisogna eliminare e sarà eliminata la lotta per le cariche, la paura dell’altra «frazione». Dovremo avere di fatto delle organizzazioni uniche, in cui si sviluppi la lotta ideale delle diverse correnti del pensiero socialdemocratico. Non sarà facile ottenerlo, non l’avre- mo di colpo. Ma il cammino è tracciato, i principi sono proclamati, e noi dobbiamo assicurare l’integrale e coerente realizzazione di questo ideale organizzativo. Consideriamo una grande conquista ideale del congresso la piu chiara e netta demarcazione tra l’ala destra e l’ala sinistra della so- cialdemocrazia. L’una e l’altra ala esistono in tutti i partiti social- democratici d’Europa e già da un pezzo si sono delineate anche da noi. Una loro più netta demarcazione, una più chiara definizione dell’oggetto della controversia sono indispensabili ai fini del sano sviluppo del partito, ai fini dell’educazione politica del proletariato, ai fini dell’eliminazione di tutte le deviazioni eccessive dalla retta via nel partito socialdemocratico. Il congresso di unificazione ha fornito alle masse una documen- tazione concreta per definire, in modo preciso e incontestabile, ciò in cui consentiamo e le cose su cui dissentiamo, nella misura in cui quésto avviene. Bisogna studiare tale documentazione, bisogna cono- scere i fatti , che rivelano esattamente il contenuto e le dimensioni dei dissensi, bisogna emendarsi dalla vecchia abitudine di gruppo che consiste nel preferire i. cavilli, le parole grosse, le accuse minac- ciose all’analisi concreta di questi o quei dissensi manifestatisi su queste o quelle questioni. E noi riteniamo necessario dare in appen- dice al presente opuscolo la documentazione piu completa possibile sul congresso di unificazione, affinché gli iscritti possano studiare in RELAZIONE SUL CONGRESSO 359 piena autonomia i dissènsi, e non ripetere viete e logore parole ac- colte per fede. Questa documentazione è, beninteso, arida. E non tutti hanno la passione e la pazienza di leggere i progetti di riso- luzione, di confrontarli con le risoluzioni approvate, di meditare sul significato delle diverse formulazioni di ciascun punto, di ciascun periodo. Ma senza questo serio lavoro è impossibile assumere un atteggiamento consapevole verso le decisioni del congresso. Cosi, riassumendo quanto ho detto piu sopra a proposito della discussione congressuale, riepilogando le diverse linee dei progetti di risoluzione non esaminati (o respinti), giungo alla conclusione che il congresso ha dato un grande contributo ad una piu precisa demar- cazione tra l’ala destra e l’ala sinistra della socialdemocrazia* La nostra ala destra non ha fiducia nella vittoria completa della rivoluzione democratica borghese oggi in atto in Russia, teme questa vittoria, non presenta al popolo con energia e precisione la parola d’ordine di questa vittoria. Essa propende sempre per l’idea radi- calmente sbagliata e marxista volgare che la rivoluzione borghese può essere «compiuta» autonomamente solo dalla borghesia, o che solo alla borghesia spetta di compiere la rivoluzione borghese. La funzione del proletariato, come combattente d’avanguardia per l’in- tegrale e definitiva vittoria della rivoluzione borghese, non è chiara all’ala destra della socialdemocrazia. Essa formula, ad esempio (quanto meno negli interventi di al- cuni suoi oratori al congresso), la parola d ordine della rivoluzione contadina , ma non attua con coerenza questa parola d’ordine. Non indica chiaramente nel programma una strada rivoluzionaria di pro- paganda e di agitazione in seno al popolo {occupazione della terra da parte dei comitati rivoluzionari contadini sino alla convocazione dell’Assemblea costituente di tutto il popolo). Ha paura di espri- mere nel programma della rivoluzione contadina l’idea della presa del potere per opera dei contadini rivoluzionari. Nonostante la sua promessa, non porta alla sua « logica » conclusione il rivolgimento democratico borghese nell’agricoltura, poiché questa conclusione « lo- gica » (ed economica ) non può non essere in regime di capitalismo la nazionalizzazione della terra, in quanto distruzione della ren- dita assoluta. La destra escogita una linea intermedia incredibil- mente artificiosa, con una nazionalizzazione della terra spezzettata nei vari distretti, con gli zemstvo democratici e il potere centrale 3òo LENIN non democratico. Spaventa il proletariato con lo spettro della re- staurazione, senza accorgersi che in tal modo si serve di un’arma politica usata dalla borghesia contro il proletariato, e porta acqua al mulino della borghesia monarchica. In tutta la loro linea tattica i nostri socialdemocratici dell’ala de- stra sopravvalutano la portata e la funzione delimitante e tenten- nante borghesia liberale monarchica (i cadetti, ecc.) e sottovalutano la portata della democrazia borghese rivoluzionaria («Unione con- tadina)), «Gruppo del lavoro» alla Duma, socialisti-rivoluzionari, numerose organizzazioni semipolitìche, semisindacali, ecc.). La so- pravvalutazione dei cadetti e la sottovalutazione degli «strati infe- riori » della democrazia rivoluzionaria sono intimamente connesse con Ferrata concezione della rivoluzione borghese sopra esposta. I nostri socialdemocratici dell’ala destra sono accecati dall’apparente successo dei cadetti, dalle loro altisonanti vittorie « parlamentari », dai loro sensazionali atti « costituzionali ». Sedotti dalla politica del- l’attimo, essi dimenticano gli interessi più radicali e sostanziali del- la democrazia, dimenticano le forze che fanno meno « scalpore » alla superficie del « costituzionalismo » consentito dai TrepOv e dai Dubasov, ma che svolgono un’attività piu profonda, anche se meno evidente, tra gli strati inferiori della democrazia rivoluzionaria, pre- parando conflitti che non sono affatto di tipo parlamentare. Di qui Tatteggiamento scettico (a dir poco) dei nostri socialde- mocratici di destra nei confronti dell’insurrezione; di qui la ten- denza a dimenticare l’esperienza di ottobre e di dicembre e le forme di lotta elaborate in quel periodo. Di qui la loro indecisione e pas- sività nella battaglia contro le illusioni costituzionali, battaglia che ogni situazione realmente rivoluzionaria pone in primo piano. Di qui la loro incomprensione della funzione storica deji boicottaggio della Duma, la tendenza ad astenersi, ricorrendo a una parolina sferzante come «anarchia», dall’esame delle condizioni concrete del movimento in ogni fase concreta*; di qui la loro fretta smisurata • Ho appena ricevuto un nuovo opuscolo di Karl Kautsky. La Duma di Stato. La sua impostazione del problema del boicottaggio è lontana, come il cielo dalla terra, dairìmposta2lone dei menscevichi. I nostri pscudosodaldemocratid, come Ne- goriev della Kievs^aia Gczieta', le sparano grosse: il boicottaggio è anarchia! Kautsky invece esamina le condizioni concreto e .scrìve r « In queste condizioni non stupisce che la maggior pane dei nostri compagni russi consideri la Duma, con- vocata in tal modo, solo come un’infame contraHazionc della rappresentanza po- RELAZIONE SUL CONGRESSO 361 di entrare in un’Istituzione pseudocostituzionale; di qui la loro so pravvalutazione della funzione positiva di questa istituzione. Contro tali tendenze dell’ala destra della nostra socialdemocrazia dobbiamo combattere la lotta ideale piu energica, aperta e intransi- gente. Bisogna far discutere nel modo più ampio le decisioni del congresso, bisogna pretendere da tutti gli iscritti un atteggiamento pienamente consapevole e critico verso queste decisioni. Bisogna ado- perarsi perché tutte le organizzazioni operaie esprimano con piena cognizione di causa la loro approvazione o disapprovazione delle varie decisioni. Dovremo suscitare questa discussione sulla stampa, nelle assemblee, nei circoli e nei gruppi, se abbiamo deciso in tutta serietà di applicare il centralismo democratico nel nostro partito, se abbiamo deciso di impegnare le masse operaie alla soluzione co- sciente dei problemi del partito. Ma in un partito unico questa lotta ideale non deve scindere le organizzazioni, non deve violare l’unità d’azione del proletariato. È questo un principio nuovo nella prassi del nostro partito, ed è quindi indispensabile lavorare a fondo per la sua coerente ap- plicazione. Libertà di discussione, unità d’azione; ecco che cosa dobbiamo ottenere. E le decisioni del congresso di unificazione lasciano un margine sufficiente a tutti i socialdemocratici in quest’ambito. Si è ancora molto lontani dall’azione pratica nello spirito della « muni- cipalizzazione », ma tutti i socialdemocratici concordano di appog- giare le azioni rivoluzionarie dei contadini, di criticare le utopie pie- polare e abbia deciso di boicottarla... ». « Non meraviglia che la maggior parte dei nostri compagni russi, invece di intervenire nella campagna elettorale per poi fi- nire alla Duma, abbia ritenuto piu opportuno battersi per sabotare la Duma e ot- tenere invece l'Assemblea costituente. » Come vorremmo che le frasi generiche di Axelrod sull 'utilità del parlamenta, rismo e sui danni dell'anarchia fossero all’altezza di questo giudizio storico con- creto di Kautskyt A proposito, ecco che Cosa dice Kautsky riguardo alla vittoria della rivoluzione nello stesso opuscolo! « I contadini e il proletariato spingeranno a sinistra i mem- bri della Duma con sempre maggiore energia e senza troppe cerimonie » (ossia di alienazio- ne senza riscatto). Anche per ciò che concerne il potere che dovrà effettuare V asse- gnazione delle terre, gli interessi dei contadini e quelli dei grandi proprietari fondiari sóno diametralmente opposti. Gli operai sociali- sti devono quindi spiegare con particolare ostinazione ai contadini che l’essenziale è che della questione agraria non si occupi il vecchio potere. I contadini devono sapere che non potranno ricavare alcun vantaggio dalla riforma agraria, se essa sarà effettuata dal vecchio potere. Per fortuna, anche su questo problema il congresso di unifi- cazione del POSDR è giunto a una conclusione sostanzialmente una- nime, in quanto la sua risoluzione riconosce l’assoluta necessità di appoggiare le azioni rivoluzionarie dei contadini. A dire la verità, il congresso è caduto, a nostro avviso, in errore, quando non ha preci- sato con chiarezza che la riforma agraria può essere affidata soltanto a un potere statale pienamente democratico, soltanto a funzionari re- sponsabili dinanzi al popolo, da esso eletti e revocabili. Ma su que- sto tema ritorneremo piu a lungo in altra occasione. Alla Duma saranno presentati due programmi agrari fondamen- tali. I cadetti, che dominano alla Duma, vogliono che i grandi pro- prietari fondiari siano sazi e i contadini sani c salvi. Sono favorevoli LA QUESTIONE DELLA TERRA ALLA DUMA 397 all’alienazione obbligatoria di una gran parte delle terre dei grandi proprietari, ma, in primo luogo, prevedono il riscatto e, in secondo luogo, alla soluzione rivoluzionaria-contadina preferiscono la solu- zione burocratico-liberale del problema dei mezzi e dei modi di attuazione della riforma agraria. Come sempre, anche nel program- ma agrario, i cadetti guizzano come anguille tra i grandi proprietari fondiari e i contadini, tra il vecchio potere e la libertà del popolo. Il gruppo contadino o del lavoro nori ha ancora definito esatta- mente il suo programma agrario. Tutta la terra deve appartenere al popolo lavoratore, ma il problema del riscatto e quello del vecchio potere vengono per ora elusi. Di questo programma parleremo più d’una volta, quando sarà stato precisato meglio. Naturalmente, il governo dei funzionari non vuole nemmeno sen- tir parlare della riforma agraria cadetta. Questo governo, che è capeg- giato dai proprietari terrieri e dai funzionari più ricchi, ognuno dei quali possiede decine di migliaia di desiatine di terra, n. 21. 19 maggio 1906. Firmato: B. L’APPELLO DEI DEPUTATI OPERAI DELLA DUMA Salutiamo con entusiasmo l’appello 70 del gruppo operaio della Duma, che è il piu vicino a noi per i suoi convincimenti : è il primo appello diretto dei deputati non al governo, ma al popolo. L’esem- pio dei deputati operai dovrebbe essere seguito, a nostro giudizio, anche dal gruppo contadino o del lavoro. Molte cose giuste sono affermate nell’appello dei deputati operai, ma vi sono anche, a nostro parere, alcune lacune. I compagni operai vogliono « adoperarsi affinché la Duma pre- pari la convocazione delFAssemblea costituente ». Possono per que- sto fare affidamento su tutta la Duma o anche solo sulla sua mag- gioranza? I liberali, che dominano Ja Duma, hanno più volte pro- messo al popolo che avrebbero convocato l’Assemblea costituente: tuttavia, non solo non hanno mantenuto questa promessa, ma non hanno neppure affermato con vigore e ad alta voce questa esigenza alla Duma. I deputati operai possono dunque fare assegnamento, con maggiore o minore sicurezza, soltanto sul gruppo del lavoro, sui rappresentanti contadini. E pertanto la classe operaia non può proporsi di appoggiare tutta la Duma (troppo infidi sono i liberali russi!), e gli operai faranno meglio a concentrare i loro sforzi per sostenere i deputati contadini e indurli ad agire in piena autonomia, ad agire come autentici rappresentanti dei contadini rivoluzionari. II proletariato ha già dato prova della sua capacità di lotta. At- tualmente raccoglie le sue energie per intraprendere una nuova e decisiva battaglia, ma non può intraprenderla se non si allea con i contadini. Sono perciò nel giusto i deputati operai, quando invitano il proletariato a non accettare le provocazioni da qualsiasi parte ven- gano e a non provocare senza necessità scontri isolati con i nemici. 414 LENIN Troppo prezioso è il sangue proletario perché debba esser versato senza necessità e senza speranza di vittoria. Solo le masse contadine, consapevoli dell’impotenza e dell’ina- deguatezza dell’attuale Duma, possono costituire per gli operai un valido sostegno che garantirà la vittoria. Benché siano molto utili le decisioni e le deliberazioni delle assemblee operaie ai fini delPor- ganizzazione della classe operaia, non in esse tuttavia può trovarsi un sostegno efficace contro un nemico che si accinge a replicare con la più brutale violenza alle rivendicazioni del popolo. La classe operaia deve invece spiegare alle masse contadine che si commette un errore quando si ripone in piena semplicità ogni speranza nelle suppliche, nelle deliberazioni, nelle petizioni e nelle querele. Oggi, la tendenza di sviluppo in Russia non porta a risolvere con le parole e con le votazioni la grande questione del destino del popolo: la terra e la libertà. Voltò, n. ai, 19 maggio 1906. LA QUESTIONE DELLA TERRA E LA LOTTA PER LA LIBERTÀ Alla Duma si sta discutendo la questione della terra. Si delineano due soluzioni principali del problema: quella dei cadetti e quella dei «trudovi\i », ossia dei deputati contadini. Riguardo a queste soluzioni, il congresso di unificazione del POSDR, nella risoluzione sui rapporti col movimento contadino, ha detto molto giustamente « I partiti borghesi aspirano a sfruttare e subordinare il movimento contadino: alcuni (i socialisti-rivoluzio- nari) ai fini del socialismo utopistico piccolo-borghese, altri (i ca- detti) per conservare in una certa misura la grande proprietà terriera e, in pari .tempo, per indebolire il movimento rivoluzionano, fa- cendo concessioni alFistinto di proprietà del contadino». Esaminiamo il significato di questa risoluzione del congresso so- cialdemocratico. I cadetti sono un partito composto per metà di pro- prietari fondiari. Ne fanno parte molti grandi proprietari terrieri li- berali. Ed esso si sforza di tutelare i loro interessi facendo ai conta- dini solo le concessioni inevitabili. I cadetti cercano di proteggere, nei limiti del possibile, ìa grande proprietà privata della terra, non accettando la completa alienazione delle terre dei grandi proprietari a vantaggio dei contadini. Sostenendo il riscatto, cioè l’acquisto del- le terre signorili da parte dei contadini attraverso la mediazione dello Stato, i cadetti tendono a trasformare gli strati superiori della classe contadina nel « partito dell’ordine ». In realtà, comunque si strutturi il riscatto, benché si cerchi di fissare dei prezzi « equi », esso agevola solo il contadino benestante e grava pesantemente sul contadino povero. Benché si redigano norme d’ogni tipo sul riscatto da parte dell 'obsteina, ecc., in realtà la terra rimane inevitabilmente 416 LENIK nelle mani di chi può riscattarla. Ecco perché il riscatto finisce per rafforzare i contadini ricchi a danno di quelli opveri, dividendo la classe dei contadini e indebolendo con questa divisione la lotta per la piena libertà e per tutta la terra. Il riscatto finisce per agevolare il pas- saggio dei contadini piu ricchi dalla parte del vecchio potere , Riscat- tare la terra significa estraniarsi dalla lotta per la libertà; il riscatto finisce per far passare per denaro una parte dei combattenti della libertà nelle file dei nemici della libertà. Il contadino benestante» che riscatta la sua terra, diventa un piccolo proprietario fondiario* e il suo passaggio dalla parte del vecchio potere burocratico-feudale è molto facile e stabile. Il congrèsso socialdemocratico ha quindi pienamente ragione quando afferma che il partito cadetto (composto per metà di proprie- tari fondiari) propugna provvedimenti che indeboliscono il movi- mento rivoluzionario, cioè la lotta per la libertà. Vediamo adesso come risolvano la questione della terra i « tru - dovici », ossia i deputati contadini alla Duma. Essi non hanno an- cora formulato con chiarezza le loro idee. Sono ancora a metà strada fra i cadetti e i socialrivoluzionari (partito dei socialisti-populisti), fra il riscatto di una parte della terra (cadetti) e la confisca di tutte le terre (socialisti-rivoluzionari), ma stanno tuttavia allontanandosi dai cadetti e avvicinandosi sempre piu ai socialrivoluzionari. È esatto il giudizio che il congresso socialdemocratico ha formu- lato nei confronti dei socialrivoluzionari, dicendo che si tratta di un partito borghese i cui fini sono identici a quelli del socialismo uto- pistico piccolo-borghese? Prendiamo Tultimo progetto di riforma agraria, elaborato dai socialrivoluzionari e pubblicato ieri nel loro giornale, il Narodny Viestni\ (n. 9): Si tratta della legge sull* abolizione di qualsiasi pro- prietà privata della terra e sul « godimento ugualitario universale della terra stessa». Per quale motivo i socialrivoluzionari vogliono introdurre il godimento ugualitario della terra? Per il semplice mo- tivo che essi vogliono distruggere ogni differènza tra ricchi e poveri. Si tratta di un’aspirazione socialista, comune a tutti i socialisti. Ma ci sono varie specie di socialismo, c’è addirittura il socialismo pretesco, c’è il socialismo piccolo borghese, c’è il socialismo proletario. Il socialismo piccolo-borghese è il sogno del piccolo proprietario di distruggere ogni differenza tra ricchi e poveri. Il socialismo pie- LA QUESTIONE DELLA TERRA 417 colo-borghese ritiene che sia possibile trasformare tutti gli uomini in proprietari « ugualitari », né poveri né ricchi. Il socialismo pic- colo-borghese redige disegni di legge sul godimento ugualitario uni- versale della terra. Ma in realtà è impossibile distruggere la miseria e la povertà nel modo auspicato dal piccolo proprietario. E al mondo non ci può essere il godimento ugualitario della terra fino a che per- mane il potere del denaro, il potere del capitale. Nessuna legge avrà mai la forza di eliminare la disuguaglianza e lo sfruttamento fino a che permarrà l’economia di mercato, fino a che perdurerà il po- tere del denaro e Ja forza del capitale. Solo la creazione di una grande economia socializzata e pianificata e il .trasferimento della proprietà di tutta la terra, delle fabbriche e degli strumenti di pro- duzione agli operai potranno porre fine a ogni sfruttamento. Il so- cialismo proletario (marxismo) denuncia pertanto ogni speranza in- fondata del socialismo piccolo-borghése nejr« ugualitarismo » della piccola economia e nella possibilità stessa di perpetuare la piccola economia in regime capitalistico. Il proletariato cosciente appoggia con tutte le forze la lotta con* tadina per la conquista di tutta la terra e della completa libertà, ma mette in guardia i contadini contro le speranze illusorie. I conta- dini possono abbattere, con l’aiuto del proletariato, il potere dei grandi proprietari fondiari e possono porre fine per sempre alla grande proprietà fondiaria c allo Stato burocratico feudale. I con- tadini possono anche abolire la proprietà privata della terra in ge- nerale. Tutte queste riforme recheranno un eccezionale vantaggio ai contadini, alla classe operaia e a tutto il popolo. Gli interessi della classe operaia impongono che si dia il piu fraterno appoggio alla lotta contadina. Ma anche la piu completa distruzione del potere dei grandi proprietari fondiari e dei funzionari non indebolisce affatto il potere del capitale. E solo in una società in cui non esisterà piu il potere dei grandi proprietari fondiari e dei funzionari si deciderà l’ultima grande lotta tra il proletariato e la borghesia, la lotta per il regime socialista. Ecco perché i socialdemocratici si oppongono energicamente al programma di tradimento dei cadetti e mettono in guardia i con- tadini contro le illusorie speranze nell’« ugualitarismo ». Per ottenere la mèglio nella lotta per la terra e la libertà, i contadini devono agi- re in piena autonomia dai cadetti. Essi devono disinteressarsi del- LENTIX 4 lS Pesame dei vari progetti di riforma fondiaria. Fino a che permarrà al potere il vecchio governo autocratico, dei grandi proprietari fon- diari e dei funzionari, questi progetti sulle «■ norme di lavoro », sul- IV ugualitarismo », ecc. sono vuoti e oziosi. La lotta contadina per la terra può essere solo indebolita dal cumulo di paragrafi e norme contenuti in progetti, che il vecchio potere si limiterà a respingere o trasformerà in un nuovo strumento dj inganno ai danni dei con- tadini. I « progetti di riforma fondiaria » non facilitano ai contadini la comprensione del modo di ottenere la terra, e anzi finiscono per complicare la giusta comprensione del problema. Questi progetti sovraccaricano la questione del vecchio potere burocratico di me- schine c insignificanti trovate burocratiche. Questi progetti infarci- scono la testa della gente di sogni sulla benevolenza delle autorità, mentre in effetti permane con la sua illimitata violenza il vecchio e selvaggio potere. Smettetela di giocare con i « progetti di riforma fondiaria », signori — i contadini sapranno cavarsela facilménte con la struttura fondiaria, quando non vi sarà piu Tintralcio del vecchio potere — , e cercate piuttosto di concentrare l’attenzione sulla lotta dei contadini per la completa distruzione di ogni intralcio di questo generei Volnà, n. 22, 20 maggio 1906. I « GOREMYCNIKI », GLI OTTOBRISTI E I CADETTI Ieri ce stata una nuova e ingloriosa vittoria dei cadetti sui tru- doviì^i alla Duma di Stato. I cadetti hanno costretto i trudovi\t a ritirare la loro proposta di rivolgersi al popolo e di discutere il di- segno di legge sull’abolizione della pena di morte, senza subordi- narsi a quelle procedure formali che riducono la Duma al rango di un’impotente e. miserevole appendice della burocrazia. Oggi i goremycnify del Novote Vremia e gli ottobristi dello Slot/o confermano appieno questa valutazione della vittoria dei ca- detti sui tru dovici . « Il gruppo del lavoro — scrive il Novote V re- mìa — ha proposto qualcosa che... contrasta con la legge costitutiva della Duma. Esso ha chiesto infatti che la Duma giudichi la so- stanza di un disegno di legge e poi passi subito al ballottaggio, senza far trascorrere il mese richiesto e senza lasciare quindi al ministro della giustizia la facoltà di esprimere il suo parere. La minima ten- denza a far le cose alla buona, a cui i russi sono subito propensi a danno della legalità, può condurre la Duma a compiere atti indub- biamente illegali, con tutte le conseguenze implicite nella via tra- versa e inclinata del ” fatto compiuto ”. » Gli oratori cadetti, prosegue il Novoie Vrenjia } « hanno polemiz- zato vivacemente con la procedura illegale proposta dai trudovikj » e « hanno riportato una brillante vittoria ». Riguardo al ritiro della proposta da parte dei trudovi\l , il Novoie Vremia osserva ; « Tutto è finito per il meglio e con il trionfo del diritto». Che i goremy • cni{i esultino per il trionfo di questo diritto è naturale, perché da loro non ci si può aspettare altro. Ma, purtroppo, dai cadetti molti si aspettano tante cose. « Ogni deputato che cerchi di imitare Tesem- 14 * 420 LENIN pio del signor Aladin — conclude il "Novene Vremia, — merita senza dubbio di essere rimproverato di imperdonabile superficialità, » Nell’ottobrista Slovo Ippolit Hofstetter biasima i cadetti e fa loro paternamente una ramanzina: «L’aria comincia a impregnarsi di vera rivoluzione». Ma i cadetti non la vogliono e quindi devono essere ragionévoli : « Fino a che la legge vigente offre qualche pos- sibilità di ottenere nuove conquiste politiche e sociali, pienamente legali, c sacrosanto dovere dei membri piti coscienti della Duma di Stato di opporsi con energia sul terreno della legge e di non pro- vocare conflitti a qualsiasi costo». La posizione dei goremycnihl e degli ottobristi è molto chiara. È tempo di valutare in modo piti chiaro e sensato l’analoga posi- zione dei cadetti. Pubblicato il 20 maggio 1906 nd n, 21 della Volnà. Firmato: N.L* LIBERTÀ DI CRITICA E UNITÀ D’AZIONE È giunto in redazione il seguente volantino, firmato dal CC del POSDR ; Poiché alcune organizzazioni del partito hanno sollevato la questione dei limiti nella liberta di critica delle decisioni dei congressi di partito , il Comitato centrale, considerato che gli interessi del proletariato russo hanno sempre imposto la massima unità tattica del POSDR e che questa unità d'azione politica delle singole parti del nostro partito è oggi più che mai indispensabile, propone: 1) che sulla stampa e nelle istanze del partito venga assicurata a tutti la piena libertà di manifestare la propria opinione personale e di difen- dere le proprie idee; 2) che nelle larghe assemblee politiche i membri del partito non svol- gano un'agitazione che sia in contrasto con le deliberazioni del congresso; 3) che nessun iscritto inviti in queste assemblee ad azioni che contra- stino con le decisioni del congresso 0 presenti risoluzioni non conformi a tali decisioni. (Il corsivo c sempre nostro.) Se si analizza Ja sostanza di questa risoluzione, si coglie tutta una serie di stranezze. La risoluzione afferma che « nelle istanze del partito » viene assicurata « piena libertà » di idee e di critica (§ i), mentre «nelle larghe assemblee» (§ 2) «nessun iscritto deve invi- tare ad azioni che contrastino con le decisioni del congresso». Pen- sate che cosa ne consegue: nelle istanze di partito gli iscritti hanno diritto di invitare ad azioni che sono in contrasto con le decisioni del congresso; ma nelle larghe assemblee non «viene assicurata» la piena libertà di «manifestare la propria opinione personale»! Gli estensori della risoluzione hanno inteso in modo radicalmente 422 LENIN sbagliato il nesso tra la libertà di critica all’interno del partito e Vanità d'azione del partito stesso. La critica, nell’ambito dei prìn- cipi del programma di partito, deve essere pienamente libera (ricor- cordiamo, per esempio, il discorso di Plekhanov al II Congresso del POSDR) e non solo nelle assemblee di partito, ma anche nelle riu- nioni piti larghe. È impossibile proibire questa critica o questa « agi- tazione » (dato che la critica non può essere separata dalP agita- zione). L’azione politica del partito deve essere unitaria. Qualsia- si «invito» che violi la concreta unità d’azione è inammissibile sia nelle larghe riunioni sia nelle istanze del partito sia sulla stampa. Evidentemente, il Comitato centrale ha definito la libertà di critica in modo impreciso e troppo ristretto, e l’unità d’azione in modo impreciso e troppo ampio. Facciamo un esempio. Il congresso ha deliberato di partecipare alle elezioni per la Duma. Le elezioni sono un atto molto concreto. Durante le elezioni (a Baku, per esempio) ogni invito ad astenersi è assolutamente inammissibile, in qualsiasi sede, per i membri del partito. In questo periodo è inammissibile altresì la « critica » delle decisioni relative alle elezioni, perché in pratica danneggerebbe il buon esito della campagna elettorale. Viceversa, la crìtica della de- cisione di prender parte alle elezioni nel periodo in cui le elezioni non sono state ancora fissate è ammissibile in ogni sede per i mem- bri del partito. Beninteso, l’applicazione pratica di questo principio suscita talvolta controversie e malintesi, ma soltanto sulla base di questo principio tutte le controversie e i malintesi possono essere ri- solti con onore per il partito. La risoluzione del CC crea invece una situazione impossibile. La risoluzione del CC è sbagliata nella sostanza e contrasta con lo statuto del partito . Il principio del centralismo democratico e dell’au- tonomia delle istanze periferiche significa appunto piena libertà di critica in ogni sede, purché non violi l’unità negazione concreta, e inammissibilità di qualsiasi critica che danneggi o intralci Vanità in un’azione decisa dal partito. Riteniamo che il CC abbia commesso un grave errore nel pub- blicare una risoluzione su questo importante problema, senza averlo fatto dibattere preliminarmente dalla stampa e dalle organizzazioni LIBERTÀ DI CRITICA E UNITÀ DAZIONE 423 del partito; una simile discussione avrebbe aiutato il CC a evitare gli errori da noi denunciati. Invitiamo tutte le organizzazioni del partito a discutere adesso la risoluzione del CC e ad esprimere con esattezza il proprio parere. Volnàf n. 22, 2 q maggio 1906. CATTIVI CONSIGLI Il compagno Plekhanov è intervenuto sul Kurier con una lettera agli operai, in cui dà consigli sulla linea da seguire. Ecco il suo ra- gionamento. Il governo non impedisce nemmeno la critica piu aspra nei confronti della Duma, e si comporta in questo modo solo per infiacchire l’appoggio che il popolo dà a quésta istituzione. Il go- verno vuole provocare gli operai, costringendoli al combattimento quando sono ancora impreparati. Gli operai devono sventare i piani del governo. Non devono preoccuparsi del fatto che alla Duma pre- dominino i partiti borghesi. La borghesia, che ha la maggioranza alla Duma, rivendica la libertà per tutti e la terra per i contadini. E quindi tutto il popolo deve sostenere la Duma. In questo ragionamento le considerazioni esatte coesistono con alcuni errori. Esaminiamo con serenità e minuziosamente le idee e i consigli del compagno Plekhanov. Prima idea del compagno Plekhanov. Il governo non impedisce nemmeno la critica più aspra nei confronti della Duma per infiac- chire Pappoggio che il popolo dà a questa istituzione. È vero? Ma in quale sede è stata formulata, negli ultimi tempi, la critica più aspra nei confronti della Duma? Nelle pagine di gior- nali come la ’Nievshaia Gazi et a, il Dielo N aroda , la Volnà, nonché nelle assemblee popolari. La borghesia liberale e i cadetti, che hanno la maggioranza alla Duma, hanno perduto le staffe per questa cri- tica e in particolare per le assemblee popolari di Pietroburgo. I ca- detti sono arrivati a stupirsi del fatto che i commissariati non pre- stino la dovuta attenzione ai comizi socialisti. Come si è comportato il governo? Ha soppresso i giornali Dielo Naroda e Nicvs\aia Gazieta e ha promosso ben tre azioni giudi- CATTIVI CONSIGLI 4*5 Ziarie contro la Volnà. Ha vietato i comizi c ha minacciato di ricor- rere all’autorità giudiziaria per il comizio del 9 maggio in casa della Panina. Risulta quindi evidente che il compagno Plekhanov ha torto , Egli ha commesso un grossolano errore. Analizziamo adesso la seconda idea del compagno Plekhanov. Il governo vuole provocare gli operai, costringendoli al combattimento quando sono ancora impreparati. È irragionevole accettare la sfida, è irragionévole fare appello adesso alle armi* È un’idea giusta. Ma il compagno Plekhanov la espone in modo cosi incompleto da suscitare i piu nocivi malintesi. Egli infatti di- mentica di aggiungere, anzitutto, che tutta la politica del governo e la sua posizione nei confronti della Duma rendono inevitabile una nuova lotta fuori della Duma. E non dice, inoltre, che gli operai dovranno affrontare questa lotta insieme con i contadini, a dispetto delimitante c traditrice borghesia liberale. Enunciando in modo incompleto un’idea giusta, il compagno Plekhanov non capisce che porta acqua al mulino della borghesia liberale, la quale è già riuscita a far vietare i comizi socialisti. La borghesia si sforza di presentare le cose in modo che ogni riferi- mento dei socialisti all’impotenza dei cadetti e alla necessità di lot- tare fuori della Duma diventa un appello — dannoso per gli operai — al combattimento immediato . La borghesia mente consapevolmente nei confronti dei socialisti, e Plekhanov, dando una valutazione sba- gliata della situazione politica, favorisce questa menzogna. Si prenda, per esempio, la Volnà , che piu d’ogni altro giornale è stata insultata e denigrata dalla borghesia. Ha forse la Volnà fatto appello al combattimento immediato? No di certo. La borghesia ha mentito nei suoi riguardi. La Volnà , ancora ìue settimane fa (n. io), scriveva: «Non dobbiamo forzare [ossia affrettare ad arte, incal- zare, sferzare] gli avvenimenti. Non è oggi nostro interesse accele- rare implosione. Su questo punto non vi è alcun dubbio ». Chiaro, no? Perché dunque la borghesia ha mentito e calunniato i socialisti? Solo perché dicevano la verità riguardo alFinevitabile lotta fuori della Duma e al fatto che la lotta sarebbe stata combattuta dal pro- letariato e dai contadini, nonostante il tradimento della borghesia liberale. Si prenda la risoluzione approvata in casa della Panina (il suo 42 6 LENIN testo e stato pubblicato nel n. 4 della Volnà e* in vari altri giornali)* Esorta forse questa risoluzione al combattimento immediato ? No di certo. Perché dunque si sono accesi d 5 ira selvaggia contro questo documento la borghesia liberale e tutti i cadetti? Solo perché esso dice la verità, quando denuncia anzitutto il governo (che « si pren- de giuoco della rappresentanza popolare », « si prepara a rispondere con la violenza») e poi i liberali (che «esprimono tìmidamente e in maniera incompleta le rivendicazioni popolari », « oscillano tra la libertà e il vecchio potere»); solo perche questa risoluzione invita i trtidovi\l \ i deputati contadini, a operare con energia e in piena au- tonomia dai cadetti ; solo perché, infine, la risoluzione parla àtWine- citabile lotta decisiva fuori della Duma. La borghesia ha travisato il senso di questo documento per presentare i socialisti come individui che fanno irragionevolmente appello al combattimento immediato e per far distogliere lo sguardo dalle accuse che vengono effettivamen- te mosse alla borghesia. La borghesia ha agito cosi perché si è resa perfettamente conto dei suoi interessi. Ma il compagno Plekhanov sbaglia, quando fa eco alla borghesia, perché valuta erroneamente la reale posizione del proletariato nei confronti del governo e della bor- ghesia. Si consideri la terza idea del compagno Plekhanov. « La bor- ghesia alla Duma rivendica la libertà per tutti e la terra per i conta- dini». È vero? No, si tratta solo di una mezza verità, o meglio di un quarto di verità. La borghesia non rivendica, si limita a suppli- care il vecchio potere. La borghesia impedisce che si parli alla Duma di « rivendicazioni ». La borghesia (i cadetti) vuole, ad esempio, una libertà di stampa tale che si possano rinchiudere in casa di correzione c inviare ai lavori forzati i socialisti*. La borghesia non vuole la terra per i contadini, ma la vendita di una parte della terra ai con- tadini (poiché il riscatto è una forma di compravendita). Riteniamo che il compagno Plekhanov non si comporti giustamente quando omette questa incompletezza e timidezza dei progetti borghesi, que- sta esitazione dei cadetti. Quale significato assume Terrore del com- pagno Plekhanov? Si tratta di un errore molto pericoloso per il pro- letariato e per resito della lotta per, la libertà. Tutti i socialisti con- cordano nel dire che questa lotta si deciderà fuori della Duma e * Si veda la Volnb t n. 22,1 art. Una nuova legge-capestro. CATTIVI CONSIGLI 427 potrà divampare, anche a nostra insaputa, in un futuro non troppo lontano. In questa lotta il proletariato può e deve marciare insieme con i contadini, senza prestar fede alTesitante, proditoria e volubile borghesia liberale. Niente è piu pericoloso nella lotta della fiducia concessa ai voltagabbana. E quando non si denuncia la timidezza, l’esitazione e il tradimento della borghesia liberale, alla vigilia della svolta verso una nuova lotta, si reca danno al proletariato e alla causa della libertà. Veniamo ora all’ultima idea, o consiglio, del compagno Plekha- nov: «Tutto il popolo deve sostenere all’unanimità la Duma ». Gli operai non devono preoccuparsi del fatto che alla Duma predomi- nino i partiti borghesi. È vero che gli operai non devono « preoccuparsi » di questo fatto. E in realtà non se ne preoccupano. Sono sempre pronti a so- stenere Ja borghesia quando lotta contro il governo. Ma si tratta di sapere quale borghesia sostenere, come, in quale lotta. Di solito i cadetti non affrontano questi problemi che possono solo svelare la loro instabilità. Ma il socialdemocratico Plekhanov deve affrontarli. Sostenere la « Duma » in generale significa sostenere la Duma cadetta , dato che i cadetti sono il partito di maggioranza. Un marxi- sta non deve considerare la Duma semplicemente come una rap- presentanza «popolare». Egli è tenuto a precisare quali classi par- lino in nome di questa Duma. Si può appoggiare la Duma cadetta in generale? No di certo, perche il proletariato deve denunciare e condannare ogni passo mal- certo ed esitante della Duma. I compagni del Kurier , nella stessa pagina in cui è pubblicato l’articolo del compagno Plekhanov, di- chiarano: «La sinistra della Duma [ossia il gruppo del lavoro e il gruppo operaio] tollera pazientemente l’umiliante e reazionaria tu- tela dei signori Muromtsev e Dolgorukov » (presidenti della Duma, entrambi cadetti). Ecco la verità. Ecco un genuino discorso sociali- sta. Può il «popolo» o il proletariato appoggiare allunanimità que- sta « Duma », che è lo strumento della tutela reazionaria dei libe- rali sui trudoviì(xì Non può farlo e non lo fa. Alla Duma sono rappresentati i due principali partiti borghesi: i cadetti e i trudoviJtf. I primi sono la borghesia che concilia, che tradisce, che prepara consapevolmente il compromesso con l’auto- crazia ed è consapevolmente incapace di battersi con decisione. I 428 LENIN secondi sono la piccola borghesia lavoratrice, implacabilmente op- pressa, che sogna la spartizione ugualitaria della terra, che sa com- battere una lotta risoluta e generosa ed è sospinta verso questa lotta da tutto il corso degli avvenimenti e dalla politica del governo. Qude borghesia deve oggi appoggiare il proletariato? La seconda. Esso deve mettere in guardia il « popolo » contro il carattere infido della prima. Il proletariato deve sostenere e sosterrà i tradovik}, con- tro i cadetti, denunciando la « tutela reazionaria » dei cadetti sui trudovi\i , esortando i secondi a emanciparsi da questa tutela. E, infine, l’ultima questione: come sostenere la borghesia e in quale lotta? Airinterno della Duma, sostenere qualcuno significa votare in suo favore. Com’è risaputo, il gruppo operaio si è rifiutato di votare in favore della risposta cadetta (e «della Duma» in ge- nere) all’indirizzo. I deputati operai si sono rifiutati di « sostenere » all * unanimità la « Duma ». E dunque, anche in questo caso, gli ope- rai hanno commesso un errore? Se il compagno Plekhanov la pensa a questo modo, lo dica francamente: queste cose bisogna dirle senza riserve mentali. L’appoggio effettivo, l’appoggio reale sarà dato fuori della Duma. E non dipenderà da noi, ma da tutto il corso degli avvenimenti, dalla sostanza stessa della lotta, poiché non si tratterà della lotta della Duma contro il governo, ma della lotta del popolo contro il vecchio potere. È curioso e sbagliato parlare in questo caso di sem- plice «appoggio». Si tratterà infatti della lotta decisiva fuori della Duma, che il proletariato dovrà intraprendere insieme con i con- tadini, che il proletariato e i contadini condurranno alla vittoria,, no- nostante l’instabilità, le oscillazioni, i tradimenti e J compromessi con la reazione della borghesia liberale cadetta, della borghesia « del- la Duma » . Si può capire adesso quanto siano cattivi i consigli che il com- pagno Plekhanov vuole dare alla classe operaia. Il congresso di uni- ficazione della socialdemocrazia ha commesso un errore spostando a destra il partito e sottovalutando i pericoli che l’appoggio ai ca- detti comporta con sé. Il compagno Plekhanov commette un errore piu grave, perché si sposta molto piu a destra ed esorta in assoluto e senza riserve il proletariato a sostenere i cadetti e la Duma cadetta. Volnà, n. a x maggio 1906. VOCI E PETTEGOLEZZI SULLO SCIOGLIMENTO DELLA DUMA DI STATO I giornali hanno già richiamato l’attenzione sul breve comuni- cato del ‘Pravìtiélstvienny Viestni\ In merito alla proposta di scio- gliere la Duma di Stato il 15 giugno, per le vacanze estive! Adesso i telegrammi di agenzia smentiscono il comunicato, ma lo smenti- scono, come giustamente afferma il Riee f in modo ambiguo, senza persuadere nessuno. La possibilità che tra qualche settimana la Duma venga sciolta « per Pestate » permane. Suscita pertanto grande interesse la que- stione sollevata dal Kurier in merito allo scioglimento della Duma. Il Kurier riporta le parole pronunciate dal signor Rodicev alla Duma di Stato : « Non ci separeremo fino a che non avremo compiuto ciò per cui siamo stati qui convocati », e le parole di un altro cadetto, il signor Gredeskul : « La Duma continua ad avere in questa lotta [contro il governo] una grande risorsa: il suo potere legislativo. Solo dopo averne fatto uso, la Duma avrà diritto di sciogliersi e di dichiarare al popolo la sua impotenza ». II Kurier spera che il signor Rodicev proporrà « sul sèrio » alla Duma di Stato di non sciogliersi, se il governo decidesse di man- darla in vacanza. Il Kurier appoggia quindi con decisione Rodicev contro Gredeskul. Il Kurier con tono di disprezzo, pienamente le- gittimo, parla inoltre della prospettiva : « Accatastare un mucchio di leggi » (in parte capestro, aggiungiamo noi, in parte timide e irre- solute), « solo per documentare a tutto il popolo la propria impotenza e trarsi in disparte». Ci rallegra molto che i compagni del Kurier riconoscano la ri- dicola e infame funzione della Duma, nel caso che essa « accatasti » 43° LENIN soltanto « un mucchio di leggi » e « documenti la propria impoten- za ». Ci rallegra molto, d’altra parte, che i compagni del Kurier ri- tengano possibile parlare della Duma come di un «centro di coe- sione delle forze popolari, di un nucleo attorno al quale si consolida l’organizzazione di queste forze e si unifica il movimento» soltanto in legame alla prospettiva del rifiuto della Duma di sciogliersi. Siamo disposti ad ammettere che la Duma, rifiutandosi di essere soltanto un organo prelegislativo, possa servire al movimento più di quanto non faccia attualmente. Ma sino ad ora, nella Duma cadetta, abbia- mo assistito soltanto alla lotta contro i timidi tentativi dei trudovi\i di porsi su questa strada. E abbiamo poche « speranze » che il si- gnor Rodicev abbia parlato « sul serio ». Inoltre, pensiamo che, se i signori Rodicev sono capaci di staccarsi anche di poco dal terreno prelegislativo e compiere un passo come il rifiuto di sciogliersi, la scelta di questo momento non debba esser lasciata al governo . Il ri- fiuto di sciogliersi è la scelta del momento per uno scontro deci- sivo, che dipende dal governo, giacché esso emanerà un decreto di scioglimento della Duma. Nel frattempo chi vuole scegliere il mo- mento migliore per lo scontro (ossia i trudoviftf, perché nei cadetti non abbiamo motivo di sperare) dovrà comportarsi in modo da sce- gliere lui stesso questo momento, e non lasciarne la facoltà al go- verno. È probabile che il governo non impedirà ai cadetti di « acca- tastare un mucchio di leggi », secondo la precisa e sarcastica espres- sione del Kurier . VoInà t n. a 3, 31 maggio 1906. KAUTSKY E LA DUMA DI STATO È uscito un nuovo opuscoletto di K. Kautsky: La Duma di Stato (edizioni « Amiran », Pietroburgo, 1906, prezzo: 3 copeche). È molto interessante sottolineare qui alcune idee enunciate dall'au- tore sulle questioni controverse della socialdemocrazia russa. Anzi- tutto sul boicottaggio della Duma. I lettori sanno, naturalmente, con quali mezzucci abbiano eluso ed eludano questo problema i nostri socialdemocratici di destra. Essi ragionano con semplicità. La par- tecipazione alla lotta parlamentare è socialdemocratismo, l’asten- sione anarchia. Il boicottaggio è stato quindi un errore, e i bolsce- vichi sono degli anarchici. Cosi ragionava, per esempio, lo pseudo- socialdemocratico compagno Negoriev, cosi ragiona la massa dei suoi compagni di idee. Kautsky è un marxista. E quindi ragiona diversamente. Egli ri- tiene necessario esaminare le condizioni storiche concrete della Rus- sia, e non ripetere parole fritte e rifritte per un europeo. « In queste condizioni, — scrive Kautsky, dopo aver succinta- mente delineato il regime dubasoviano, — non stupisce che la mag- gior parte dei nostri compagni russi consideri la Duma, convocata in tal modo, solo come un’infame contraffazione della rappresen- tanza popolare e abbia deciso di boicottarla e di non partecipare alla campagna elettorale. » Kautsky non trova niente di stupefacente nella tattica del « blan- quismo» e dell’ « anarchia ». Non sarebbe forse istruttivo per il compagno Plekhanov e per tutti i menscevichi meditare su questo fatto? « Non meraviglia — scrive piu oltre Kautsky — che la maggior parte dei nostri compagni russi, invece di intervenire nella campagna 432 LENIN elettorale per poi attaccare la Duma, abbia ritenuto piti opportuno battersi per sabotare la Duma e ottenere invece l’Assemblea costi- tuente. » La conclusione che ne deriva è chiara. I marxisti devono risol- vere i problemi storici concreti attraverso ranalisi attenta di tutte le condizioni politiche del momento, e non sulla base di alcune frasi vuote sul blanquismo-anarchismo, ecc. Mentre in Russia è ormai di moda tra i socialdemocratici ripe- tere, sulle orme dei cadetti, che il boicottaggio è stato un errore, Kautsky, esaminando le questioni nella maniera piu spassionata, non pensa nemmeno di giungere a una simile conclusione. Non si affanna a piegarsi servilmente dinanzi al fatto della convocazione della Duma, benché scriva in un momento in cui il fallimento del tentativo di « sabotare la Duma » è ormai un fatto. Ma Kautsky non è di quelli che, dopo ogni insuccesso (sià pure, ad esempio, Tinsue- cesso di dicembre), si affrettano a pentirsi c a riconoscere 1\< errore ». Kautsky sa bene che nella lotta del proletariato gli insuccessi non sono sempre « errori » del proletariato. Un altro passo importante dell’opuscolo di Kautsky riguarda la questione delle classi o dei 'gruppi sociali che possono vincere nel- T odierna rivoluzione russa. «I contadini e il proletariato — egli scrive — spingeranno a sinistra con sempre maggiore energia e senza troppe cerimonie [rammentatelo, compagni della Nicvs\aia Ga~ zxetfr, che approvate la « saggezza» cadetta 1] i membri della Duma, rinsalderanno sempre più la sua ala sinistra , indeboliranno e para- lizzeranno i loro avversari, fino a che non li sconfiggeranno defini - vamcnte » (p. 8). Kautsky ritiene quindi che, nella rivoluzione russa attuale, la vit- toria spetterà ai contadini e al proletariato „ Vogliono allora spiegarci i compagni menscevichi dove sta la differenza tra la dittatura demo- cratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini e la loro vit- toria? O vogliono accusare Kautsky di blanquismo e di simpatia per la « Volontà del popolo » per aver egli enunciato l’idea che nella rivoluzione borghese la vittoria può non toccare alla borghesia, ma al proletariato e ai contadini? Chi voglia riflettere su questa questione deve cercare di spie- garsi Terrore fondamentale dei menscevichi, che sono sempre pro- pensi a dire che nella rivoluzione borghese si può parlare soltanto KAUTSKY E LA DUMA DI STATO 433 di egemonia della borghesia e paventano quindi l’idea della con- quista del potere (ma la vittoria nella rivoluzione è anche la con- quista del potere) da parte dei contadini e del proletariato. La terza idea importante e preziosa di K. Kautsky riguarda il significato della Duma, come un nuovo centro, come un grande passo in avanti neirorganizzazione del movimento. « In qualunque direzione proceda Ja Duma, — egli dice, — le spinte dirette e in- dirette, intenzionali o non volute, che essa oggi imprime alla rivo- luzione, daranno il loro effetto contemporaneamente in tutta la Rus- sia e provocheranno dappertutto una reazione. » Questo è assolutamente vero. Chi oggi attribuisce ai bolscevichi l’idea di «non tener conto» della Duma o persino di liquidarla e ignorarla, dice il falso. Già al congresso di unificazione i bolscevi- chi hanno presentato una risoluzione, in cui è detto; «La socialdemocrazia deve utilizzare la Duma di Stato, i suoi conflitti con il governo e le sue lacerazioni interne, lottando contro i suoi elementi reazionari, denunciando implacabilmente Pincoe- renza e l’instabilità del cadetti, seguendo con particolare attenzione gli esponenti della democrazia rivoluzionaria contadina, unendoli, opponendoli ai cadetti, sostenendo quelle loro iniziative che rispon- deranno agli interessi del proletariato », ecc, Chi vuole giudicare i bolscevichi dalle loro risoluzioni, e non dalle chiacchiere dei Negoriev, vedrà che tra Kautsky e i bolsce- vichi non esìste alcun dissenso sulla questione della Diana di Stato , Nell’opuscolo segnalato Kautsky non parla affatto di un gruppo parlamentare socialdemocratico alla Duma. Vìatnì\ Gìznty n. 6 , 23 maggio 1906. Firmato; N. Lenin, I CADETTI, I TRUDOVIKI* E IL PARTITO OPERAIO Benché contraffatta, a causa della legge elettorale e dell’anda- mento delle elezioni, la rappresentanza del popolo alla Duma offre tuttavia non poco materiale per studiare la politica delle varie classi in Russia. E contribuisce a correggere opinioni sbagliate e ristrette in proposito. Appare sempre piu chiaramente che la distinzione dei partiti borghesi in tre tipi principali, sostenuta dai bolscevichi nel progetto di risoluzione presentato al congresso di unificazione, è esatta. Gli ottobristi, i cadetti e i democratici rivoluzionari o contadini sono appunto i tre tipi principali. Va da sé che non ci si può aspettare una completa e definitiva coesione dei partiti di ciascun tipo : troppo recente è ancora l’intervento aperto delle varie classi della società russa in un’arena politica in qualche misura libera. Gli ottobristi sono apertamente l’organizzazione di classe dei grandi proprietari terrieri e dei grandi capitalisti. Il carattere contro- rivoluzionario (antirivoluzionario) di questo settore della borghesia è assolutamente chiaro. Esso è dalla parte del governo, benché con- tinui a polemizzare sulla spartizione del potere. Gli Heiden e soci si uniscono a volte con i cadetti per opporsi al vecchio potere, ma persino gli elementi piu disposti ad accettare qualsiasi « opposizione » non scordano mai questa genuina essenza del partito ottobri sta. I cadetti sono il principale partito del secondo tipo. Questo par- tito non è legato esclusivamente con una classe della società bor- ghese, e tuttavia è borghese dalla testa ai piedi. Il suo ideale è una società borghese ordinata, in cui sia eliminata la servitù della gleba e in cui ci si difenda dagli attentati del proletariato con mezzi come., la Camera alta, l’esercito permanente, la burocrazia non elettiva, le I CADETTI, I TRUDOVIKl’ E IL POSDR 435 leggi-capestro sulla stampa, ecc. I cadetti sono un partito composto per metà di proprietari fondiari. Esso sogna di riscattarsi dalla rivolu- zione. Brama il compromesso col vecchio potere. Teme l’iniziativa rivoluzionaria del popolo. L’esitazione e l’instabilità di questo par- tito diventa sempre piu evidente via via che si sviluppa la sua azione politica aperta, soprattutto alla Duma di Stato. E le voci dei miopi, accecati dal successo del momento, che esigono l’appoggio al partito cadetto non troveranno mai larga risonanza nelle file della classe operaia. Il terzo tipo di partito borghese è costituito dai trudovi\i> ossia dai deputati contadini della Duma di Stato, che stanno ancora for- mulando il loro programma. Già da tempo i socialdemocratici rivo- luzionari avevano previsto la nascita di questo tipo di partito poli- tico in Russia. L’Unione contadina è stata una delle cellule di que- sto partito; le unioni radicali degli intellettuali non abbienti hanno gravitato in una certa misura verso di esso; i socialisti-rivoluzionari si sono sviluppati nella stessa direzione, spezzando il loro angusto involucro di gruppo intellettuale. La varietà di forme e di sfuma- ture di questa corrente corrisponde in pieno alla varietà di forme c all’entità numerica della piccola borghesia « lavoratrice » in Russia. I contadini sono il principale sostegno di questa corrente, di questi partiti. Le condizioni oggettive costringono i contadini a una lotta risoluta contro la grande proprietà fondiaria, contro il potere dei grandi proprietari terrieri e contro tutto il vecchio potere statale, a esso strettamente collegato. Questa democrazia borghese è costretta a diventare rivoluzionaria, mentre invece i liberali, i cadetti, ecc. rappresentano la borghesia costretta dalle condizioni della propria esistenza a ricercare il compromesso col vecchio regime. È inoltre evidente che i contadini dànno ai loro ideali la forma dell’utopia, ossia di un desiderio inappagabile, come il godimento ugualitario della terra in regime capitalistico. La coscienza della specificità dei propri interessi di classe, ri- spetto agli interessi della democrazia rivoluzionaria, costringe il pro- letariato a organizzarsi in partito classista autonomo. Ma il prole- tariato socialista, oltre a criticare tutti i sogni oziosi, non dimentica mai di dover svolgere una funzione positiva: di sostenere cioè con tutte le forze la democrazia rivoluzionaria nella lotta contro il vec- chio potere e il vecchio regime, mettendo in guardia il popolo contro LENIN l'instabilità della borghesia liberale^ riducendo i danni derivanti da questa instabilità mediante un’alleanza combattiva con i contadini rivoluzionari. Dev’essere questo il fondamento di tutta la tattica e di tutta la linea politica del proletariato socialdemocratico nel momento pre- sente. Per operare insieme con i contadini esso deve cercare di il- luminarli, di incitarli e di impegnarli nella lotta, criticando infles- sibilmente la loro fiducia nelle ((intercessioni)), nelle « deliberazio- ni)) e nella Duma di Stato, che è l’organo panrusso dell’interces- sione. ((Dare alle grandi masse la coscienza della totale inadegua- tezza della Duma)) (risoluzione del congresso di unificazione): ecco il compito dèi proletariato. E, per condurre azioni comuni con i contadini, esso deve astenersi nel modo piu rigoroso da esplosioni isolate e intempestive. Tuttavia per affrettare l’inevitabile lotta im- minente è necessario smascherare nel modo piu implacabile le esi- tazioni dei cadetti, impostare nel modo piu chiaro il problema della « totale inadeguatezza » della Duma, battersi con la massima ener- gia contro i tentativi di offuscare le differenze tra i cadetti e i tra-, dovici. Il proletariato socialista deve valutare da questo punto di vista il rapporto tra i cadetti e i trudovìki . Si consideri la questione della riforma fondiaria. I cadetti vogliono il riscatto . I trudoviki vogliono dare invece solo un indennizzo per la terra, forse sotto forma di pen- sione o di un posto gratuito all’ospizio dei poveri. La Volnà ha già spiegato l’enorme differenza che passa tra il riscatto e il posto gra- tuito all’ospizio. Il partito operaio rivendica la confisca , ossia l’alie- nazione senza riscatto e senza indennizzo, benché non rinunci, ov- viamente, al ricovero in ospizio dei proprietari terrieri non abbienti. È evidente che il partito operaio deve appoggiare i trudovi\i contro i cadetti. In Russia il riscatto della terra ha già assolto in passato una funzione deleteria, portando alla rovina i contadini, arricchendo i grandi proprietari fondiari, rafforzando il vecchio potere statale. E, oggi, in Russia può sostenere il riscatto solo chi per metà è an- che un sostenitore del governo. Si consideri il programma politico. I cadetti vogliono la Camera alta e un potere popolare incompleto. I trudovìki affermano con energia che al di sopra del parlamento, eletto con suffragio univer- sale, non deve erigersi «alcuna sovrastruttura o barriera come il I CADETTI, I TRUDOVIKT E IL POSDR 437 Consiglio di Stato, la Camera dei signori, la seconda Camera, ecc, ». Il gruppo dèi trudovi\i accetta quasi integralmente il programma minimo operaio con la giornata lavorativa di otto ore, ecc. È evi- dente che anche in questo caso il partito operaio deve appoggiare i trudovi\i contro i cadetti. Si consideri la questione della terra. I cadetti vogliono che una parte della terra resti in proprietà dei contadini e dei grandi proprie- tari e che una parte sia trasferita ajlo Stato. I trudovi\i vogliono in- vece che tutta la terra sia trasferita, anche se non di colpo, allo Stato, e rivendicano inoltre il godimento ugualitario della terra. È evi- dente che i trudovi\i vanno piu avanti nella lotta contro la grande proprietà fondiaria e contro la proprietà privata della terra in ge- nerale. Il partito operaio cadrebbe in un errore grossolano, se anche in questa questione non appoggiasse i trtidovi\i contro i cadetti. Gli errori degli uni e degli altri non sono affatto un buon motivo per- ché il partito operaio non appoggi la democrazia borghese real- mente rivoluzionaria. Tanto i cadetti quanto i trudovìki sbagliano quando ritengono di poter dare anche solo una parte della terra a uno Stato che è tutt’altro che democratico. Meglio la spartizione che il trasferimento della terra a un simile Stato. Ma quest’errore è stato commesso, purtroppo, anche dal congresso del POSDR, che ha pre- visto il trasferimento di una parte delle terre allo Stato « democra- tico», senza Y esatta definizione del grado di democraticità di que- sto Stato. Il raffronto tra il programma dei cadetti e quello- dei tra- dovici mostra con particolare evidenza Terrore del congresso so- cialdemocratico. Inoltre, i trudovikj sbagliano quando ritengono concepibile il go- dimento « ugualitario » della terra in regime di economia mercan- tile. Il partito operaio deve denunciare e confutare con la massima energia quest’utopia piccolo-borghese. Ma, a causa della lotta contro le vacue fantasticherie del piccolo proprietario, sarebbe irragionevole dimenticare la funzione real- mente rivoluzionaria di questa classe nella rivoluzione odierna. Un marxista non può ragionare in questo modo. Un simile errore viene commesso, per esempio, dal Kurier, quando dice (n. 5): «Il pro- getto di legge del gruppo del lavoro è, nei suoi tratti essenziali, tut- t’altro che soddisfacente » (giusto!) «e non merita Tappoggio della classe operaia » (sbagliato!). 438 LENIN Il partito operaio, senza rinunciare alla sua completa autonomia, deve appoggiare anche in questo caso i irudovi\i contro i cadetti. Nel criticare gli errori degli uni e degli altri non si può dimenticare che i trudovi\i vanno più avanti dei cadetti, che i loro errori assume- ranno una portata pratica solo ad un più alto grado di sviluppo della rivoluzione. Attraverso i cadetti il popolo supera le sue illusioni sulla possibilità di conciliare la libertà popolare con il vecchio potere. At- traverso i trudovxki il popolo supererà le sue illusioni sulla possibi- lità di conciliare P« ugualitarismo » con il capitalismo. Attraverso i cadetti il popolo supera le prime illusioni borghesi \ attraverso i tru- iovì\l supererà le sue ultime illusioni borghesi. Le illusioni dei ca- detti sono un ostacolo alla vittoria della rivoluzione borghese. Gli errori dei trudovì\ i saranno un ostacolo alla vittoria immediata del socialismo (vittoria immediata che gli operai non sognano a vuoto). Di qui la palese e profonda differenza tra i cadetti e i trudovi\i\ il partito operaio deve tener conto in modo rigoroso di questa dif- ferenza. Se non lo facessimo, trasformeremmo il proletariato socialista da avanguardia della rivoluzione, da consigliere più cosciente dei con- tadini, in un inconsapevole valletto della borghesia liberale. Valnà, n. 25, 24 maggio 1906. COME RAGIONA IL COMPAGNO PLEKHANOV SULLA TATTICA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA? Nei due ultimi numeri del Kuricr è stata pubblicata la prima let- tera del compagno Plekhanov « sulla tattica e sulla mancanza di tatto ». La stampa liberale borghese ha già rilevato molto giusta- mente che il compagno Plekhanov va molto piu a destra del Kurier. Tutta questa stampa si effonde in elogi all’indirizzo di Plekhanov e lo contrappone a tutta la restante socialdemocrazia. Analizziamo nel modo piu pacato i ragionamenti di Plekhanov. Il compagno Plekhanov polemizza col giornale socialdemocratico di Poltava Kolo\ol. Ne riporta il seguente brano: L’accettazione del solo programma socialdemocratico — scriveva il Kolo\ol — non rende ancora socialdemocratico né un singolo né un intero gruppo. A tal fine è necessario accettare integralmente anche i principi della tattica socialdemocratica. Il carattere peculiare della socialdemocrazia, carattere che la diffe- renzia da ogni altro partito, è, oltre al suo programma, la sua intransi- gente posizione classista rispetto a tutti gli altri partiti borghesi. Il compagno Plekhanov è vivamente indignato per i passi ci- tati. Anzitutto, in luogo di «posizione» pretende si scriva «op- posizione». Noi riteniamo che questa correzione non migliori af- fatto, ma anzi peggiori il testo. Inoltre, il compagno Plekhanov si assume l’incombenza di rivedere le bozze. Nel testo originale, dopo la parola « altri » non c’è la virgola 71 . I correttori senza pretese di solito correggono in silenzio. I correttori con qualche pretesa riem- piono invece una mezza colonna di giornale! Veniamo alla sostanza, Che cosa obietta in fondo il compagno 440 LENIN Plekhanov ? Egli dice: «L’autore considera tutti gli altri * •• partiti borghesi come una massa reazionaria compatta ». È falso. Nelle parole citate non c’è nemmeno l’ombra di una si- mile concezione. Anzi, nel brano successivo, riportato dallo stesso Plekhanov, si distinguono nettamente due ordini di partiti borghesi: i) i partiti cadetti di opposizione e 2) i partiti «di destra». Il ten- tativo del compagno Plekhanov di attribuire all’autore l’idea di una «massa reazionaria compatta» non è soltanto ingiusto, ma addirit- tura indegno di un socialista che voglia discutere sulla sostanza delle cose. «I diversi partiti borghesi si colorano di tinte diverse», sostiene il compagno Plekhanov. Abbiamo già mostrato che questa giusta opinione non è affatto estranea all’autore dell’articolo del Kolo\ol , che distingue la « tinta » cadetta d’opposizione e da quella della de- stra. L’autore non ha quindi peccato contro i « principi » della tat- tica socialdemocratica, nonostante l’opinione del cavilloso e malde- stro critico. Pure, per definire la tattica della socialdemocrazia russa durante la rivoluzione non basta distinguere due « tinte » nei par- titi borghesi. Qui c’è una vera e propria lacuna nei pensiero o nel- l’esposizione del Kolokpl, ma il compagno Plekhanov non se n’è reso conto. Egli colma le lacune marginali e non s’avvede di quelle sostanziali* Se il compagno Plekhanov volesse discutere con i bolscevichi m sulla sostanza, e non per consolare e rallegrare i giornali cadetti, non potrebbe tacere che proprio i bolscevichi insistono da un pezzo sulla necessità di differenziare i partiti borghesi in almeno tre « tinte » principali. Qui appunto s’annida una delle differenze radicali tra le due tattiche , cd è vana la speranza del compagno Plekhanov di vela- re questa diversità di tattica politica con i sospiri filistei sulla « man- canza. di tatto». Un anno fa è apparso all’estero l’opuscolo bolscevico Le due tot- • Anche Plekhanov dimentica qui di mettere una. virgola o di omettere sempli- cemente < gli altri », ripete cioè il refuso per cui ha fatto una solenne ramanzina a un compagno 1 •• Non conosciamo né 1* autore dell’ artìcolo del Koiokpi né la redazione o 1* orien- tamento di questo giornale socialdemocratico* Qui intendiamo riferirci al contenuto generale della « critica » plckhanoviana e non specificamente alla polemica con il Kelo%ol~ COME RAGIONA PLEKHÀNOV 441 tiche y in seguito ristampato in Russia. In esso si dimostrava che Ter- rore fondamentale di tutto il menscevismo consiste nella sua inca- pacità di intendere quali elementi della borghesia possano, insieme con il proletariato, portare a compimento in Russia la rivoluzione democratica borghese. I menscevichi si smarriscono di continuo e dicono, sino ad oggi, che la rivoluzione borghese deve essere com- piuta dalla « borghesia » (dalla borghesia in gènere, senza differenza di «tinte»!), con l’aiuto del proletariato. E quindi i menscevichi (compreso Plekhanov) non hanno mai potuto determinare con un criterio in qualche modo marxista che cosa sarà, dal punto di vista dello schieramento politico delle classi, la « vittoria definitiva della rivoluzione attuale », benché non siano stati alieni dal parlarne anche nelle risoluzioni. La tesi bolscevica che la vittoria definitiva potrà spettare soltanto alla dittatura del proletariato e dei contadini non c piaciuta ai menscevichi, che tuttavia non hanno potuto né smentirla né correggerla o modificarla. I bolsceviche hanno sostenuto e sostengono che nell’epoca della rivoluzione democratica borghese (e fino al trionfo di questa rivolu- zione) il proletariato può avere il suo alleato permanente e reale sol- tanto nei contadini. Anche i contadini sono « democrazia borghese », ma di una « tinta » radicalmente diversa da quella dei cadetti o degli ottobristi. La storia ha affidato a questa democrazia borghese, indi- pendentemente dalla sua volontà, compiti realmente rivoluzionari ri- spetto al « vecchio regime » dominante in Russia. Questa democrazia borghese è costretta a battersi contro le fondamenta stesse del potere dei grandi proprietari terrieri e del vecchio potere statale, che è legato al primo. Le condizioni oggettive non «costringono» questa demo- crazia borghese a tentare con tutte le forze di perpetuare il vecchio potere, di compiere la rivoluzione mediante il compromesso col vec- chio potere. E quindi per lé sue tendenze, condizionate da ciò che essa è costretta a fare, questa democrazia borghese è una democrazia rivoluzionaria . I bolsceviche hanno precisato la tattica del proletariato socialista durante la rivoluzione democratica borghese nel seguente modo : il proletariato deve guidare i contadini, senza tuttavia fondersi con loro, deve condurli contro il vecchio potere e il vecchio regime, paralizzando l’instabilità è le esitazioni della borghesia liberale, che oscilla tra la libertà del popolo e il vecchio potere. Di questi principi tattici del proletariato socialdemocratico russo 442 LENIN 1 nell’epoca presente non si sono -resi conto i menscevichi. Non se ne reso conto neppure il compagno Plekhanov. Ma proprio questo problema concreto della nostra tattica egli si sforza di accantonare, velare, nascondere con i suoi ragionamenti sui refusi e sugli errori di stampa, con le sue citazioni scelte a sproposito, ecc. Giudicate voi stèssi. Nel n. 5 del Ktirier Plekhanov giunge ad at- tribuire ai bolscevichi la seguente idea : « Il proletariato non può marciare con la borghesia... questo è opportunismo». Non siamo ancora morti, compagno Plekhanov 1 Propalare fan- donie su di noi, come fossimo morti, significa solo coprirsi di ridì- colo. Chiunque conosca, anche un poco, il Vperiod , il Proletari , Le due tattiche , La vittoria dei cadetti e altri opuscoli bolscevichi vede subito che Plekhanov sta mentendo. Già da un anno e mezzo i bolscevichi ribadiscono che Terrore dei menscevichi consiste nel fatto di non saper distinguere la democrazia borghese rivoluzionaria da tutta la restante democrazia borghese, che sta oggi perdendo rapidamente il suo carattere rivoluzionario. Già da un anno e mezzo i bolscevichi ribadiscono che i menscevichi, vinti dal ridicolo timore di « avvicinarsi » ai socialisti-rivoluzionari, si avvicinano oltremisura ai cadetti, sottovalutando la democrazia borghese rivoluzionaria , I bolscevichi sostengono che T opportunismo dei menscevichi consiste nel dimenticare, in nome dei temporanei successi dèi liberalismo, gli interessi fondamentali della democrazia, e quindi anche del socialismo, poiché le vittorie reali del socialismo nell’epoca della rivoluzione borghese sono inconcepibili senza le vit- torie della democrazia; consiste nel venerare ciecamente i falsi trionfi degli zemtsy o dei cadetti. Ecco dove sta il vostro opportunismo , compagno Plekhanov! Marx ci ha educato a domandarci, esclama Plekhanov, « non ciò che i borghesi vogliono , ma ciò che essi sono costretti a fare»! Proprio cosi, compagno Plekhanov. Voi dimenticate proprio que- sta tesi di Marx, anche se vi richiamate a Marx, come faceva Bern- stein quando minava le basi del marxismo. Voi dimenticate che i cadetti « sono costretti » a fare un compromesso col vècchio potere, mentre la democrazia contadina 0 rivoluzionaria «è costretta» a scatenare la lotta decisiva contro il vecchio potere, o, quanto meno, che i cadetti sono solo capaci di un compromesso, mentre i contadi- ni sono capaci di combattere una battaglia seria. Con frasi generiche COME RAGIONA PLEKHANOV 443 su ciò che sono costretti a fare i « borghesi » in genere , il compagno Plekhanov dissimula la questioni concreta di ciò che sono costretti a fare i « borghesi » di tinta cadetta e i borghesi di tinta democratica rivoluzionaria. Giudicate adesso chi di fatto si riveli incapace di distinguere le diverse tinte della borghesia russa nel nostro tempo. Chi delizia gli operai con Jo scolasticismo, la pedanteria e la « verità mummificata » invece di indicare le differenze interne sostanziali della democrazia borghese nel momento attuale? I lettori seriamente interessati al problema devono risolverlo non già in base a poche casuali impressioni, ma attraverso lo studio ap- profondito della letteratura socialdemocratica e delle decisioni dei congressi. Si prenda la risoluzione del congresso di unifica.zione sul- la Duma di Stato e la si confronti con il progetto di risoluzione dei bolscevichi, Si vedrà che proprio la risoluzione (menscevica) del con- gresso non sa istituire una chiara distinzione tra la democrazia con- tadina e quella cadetta, Viceversa, proprio su questa distinzione si articola il progetto dei bolscevichi. La risoluzione del congresso si .contenta di consigliare la denuncia dell’incoerenza di tutti i partiti borghesi, mentre la nostra risoluzione parla delle esitazioni dei ca- detti e della necessità di unificare e contrapporre loro la democrazia contadina. La risoluzione del congresso è inutilizzabile in questo senso, perché la denuncia di tutti i partiti borghesi spetta ai socialisti di tutti i paesi in ogni momento; chi si limita a questo non fa che ripetere scolasticamente alcune formule marxiste mandate a memo- ria, senza riuscire ad assimilarle e ad applicarle alla Russia. Dire nell'epoca della rivoluzione borghese: «Smascherate tutti i partiti borghesi » significa non dir niente, o anzi dire il falso, perché una denuncia seria c concreta si può fornire solo via via che i diversi par- titi borghesi avanzano sulla scena della storia. Il nostro progetto di risoluzione distingue infatti quelle « tinte » che svolgono oggi una funzione politica, E quindi i primi atti della Duma di Stato conva- lidano la nostra risoluzione, svelando a tutti le esitazioni dei cadetti e l’essenza piu rivoluzionaria dei « trudovi\i ». Altro esempio. La questione dei rapporti con i partiti borghesi. Come la risolvevano i menscevichi prima del congresso? Con frasi generiche: si veda il loro progetto di risoluzione. E i bolscevichi? Con la definizione di tre forme di opposizione borghese : gli ottobri- 444 tENIN sti, i cadetti e i democratici rivoluzionari (si veda il progètto di riso- luzione dei bolscevichi ”). Come ha risolto questa questione il con- gresso? I menscevichi non si sono decisi a presentare la propria riso- luzione e hanno approvato la risoluzione di Amsterdam ! I socialde- mocratici russi nell’epoca della rivoluzione borghese non hanno nien- te da dire sulle varie sfumature della borghesia russa, se non ripetere quel che dicono gli europei di tutti i paesi a cento anni di distanza dalla rivoluzione borghese! Non è forse evidente che l’illustre Plekhanov cerca di scaricare la colpa sugli altri? Si prendano in esame i ragionamenti del compagno Plekhanov sul «vero socialismo» nella Germania degli anni quaranta. Dove sta la sostanza di questo «vero socialismo»? Da un Iato, nell’incom- prensione della lotta di classe e del valore della libertà politica. Dal- l’altro, nell’incapacità di afferrare il significato di questo o quello strato della borghesia nella lotta politica di quel tempo. Non è forse ridicolo che il compagno Plekhanov tenti di accusare noi di questo, quando proprio lui, alla testa dei menscevichi, annulla la differenza fondamentale (date le condizioni del momento) tra la borghesia ca- detta d’opposizione e la borghesia democratica rivoluzionaria? In generale, l’accusa di affinità con i « veri socialisti » rivolta ai bolscevichi non può che suscitare ilarità. Si rifletta : siamo stati sem- pre accusati, in coro, da tutti, di eccessiva intransigenza, di durezza e rigidità; ma in pari tempo i nostri oppositori ci chiamano « blan- quisti», «anarchici» e «veri socialisti». I -blanquisti sono dei co- spiratori (non sono mai stati favorevoli allo sciopero generale), che sopravvalutano l’importanza del potere rivoluzionario. Gli anarchici negano del tutto il potere rivoluzionario e d’ogni altro tipo, oppo- nendo al rigido spirito organizzativo del blanquismo la totale indisci- plina e disorganizzazione. I « veri socialisti » sono una sorta di paci- fici lavroviani, per metà \tdturnlhj, non rivoluzionari, eroi dei saggi ragionamenti e della predicazione astratta. I menscevichi non avreb- bero potuto darsi meglio la zappa sui piedi che escogitando contro i bolscevichi queste accuse che si escludono a vicenda . Ci basta accen- nare a questo guazzabuglio menscevico per rispondere a tali accuse. Noi invece abbiamo sempre affermato e affermiamo che i men- scevichi sono l’ala destra della socialdemocrazia, tendente all’oppor- tunismo, a dimenticare cioè gli interessi fondamentali, permanenti, COME RAGIONA PLEKHANOV 445 essenziali del proletariato per gli interessi del momento, per l’appa- rente possibilità di « adeguarsi » agli umori, ai rapporti e alle condi- zioni del momento. A che cosa si riduce tutta la tattica odierna del compagno Plekha- nov? Ad adulare i cadetti per i loro successi, a dimenticare le gravi deficienze della loro linea politica attuale, a nascondere il carattere reazionario del partito cadétto rispetto agli elementi rivoluzionari del- la democrazia borghese, a offuscare la coscienza degli operai e dei contadini, inducendoli a credere nelle «intercessioni?? e in un par- lamento da burla. Con tutte le loro forze i cadetti cercano di presentarsi come de- mocrazia borghese in genere, di mascherare il loro dissenso dal gruppo del lavoro, di attenuare le discordie con la democrazia con- tadina, di assicurare il proprio appoggio all’infida ala destra della democrazia borghese. II. compagno Plekhanov, se si prescinde da ciò che si propone di conseguire, raggiunge un solo obiettivo: appog- gia di fatto le aspirazioni reazionarie dei cadétti. Per questo i cadetti si effondono in elogi al suo indirizzo. Il compagno Plekhanov dice: già nel 1903 (al II Congresso del POSDR) polemizzai con la destra de} partito di quel tempo (Aki- mov, Martynov t altri) per difendere la necessità di sostenere ogni movimento di opposizione contro l’autocrazia. La stessa cosa fece Marx nel 1847. È Plekhanov vuol far credere ai lettori che i bolsce- vichi hanno dimenticato questa verità. Ma il compagno Plekhanov è in errore. La tesi generale dell’ap- poggio da dare all’opposizione non è rinnegata da chi risolve il pro- blema concreto di sostenere in un certo momento questa o quella parte della borghesia rivoluzionaria e d’opposizione. L’errore di Plekhanov consiste nel sostituire un problema storico concreto con una considerazione astratta . Questo, in prima istanza. In seconda istanza, l’errore del compagno Plekhanov sta nella sua visione assolu- tamente non storicistica della democrazia borghese in Russia. Ple- khanov dimentica che la posizione dei vari strati della democrazia borghese muta con il progredire della rivoluzione. Quanto più la rivoluzione avanza, tanto più rapidamente se ne distaccano gli strati meno rivoluzionari della borghesia. Chi non se ne rende conto non riesce a spiegarsi in alcun modo l’andamento della rivoluzione bor- ghese in generale. LENIN* 446 Due esempi per chiarire la nostra affermazione. Nel 1847 Marx appoggiò la piu timida opposizione della borghe- sia tedesca contro il governo. Nel 1848 condannò implacabilmente e dileggiò con infamia i cadetti tedeschi piu radicali (che erano assai piu di sinistra dei nostri cadetti), che avevano svolto « un lavoro or- ganico » al parlamento di Francoforte, assicurando tutti che questo lavoro avrebbe avuto un carattere prevalentemente agitatorio e non riuscendo a capire che la lotta per il potere reale sarebbe stata inevi- tabile. Fu Marx incoerente con sé stesso? Cambiò radicalmente po- sizione? Cadde nel blanquismo (come ritengono i bernsteiniani e i professori liberali tedeschi)? Nient’affatto. La rivoluzione era pro- gredita. E si era lasciati alle spalle non solo gli « scipoviani » tedeschi del 1847, ma anche i «cadetti» tedeschi del 1848. In quanto fedele difensore degli interessi della classe d’avanguardia, Marx sferzò quindi implacabilmente, per la loro posizione retrograda, proprio gli elementi piu influenti. Plekhanov si richiama a Marx, ma lo travisa. Secondo esempio. Nel 1903, e anche prima, nel 1901 e 1902, la vecchia Is\ra ha so- stenuto gli « scipoviani », ossia i timidi zemtsy liberali dell’epoca, che insieme con il signor Struve avevano lanciato la parola d’ordine : « Diritti e poteri agli zemstvo ». Ma la rivoluzione è progredita, e i socialdemocratici sono passati, per cosl dire, dagli strati superiori dell’ opposizione borghese ai suoi strati inferiori, rivoluzionari. E quindi « hanno dato la caccia » agli scipoviani perché rivendicavano in modo confuso la Costituzione, ai costituzionalisti perché trascu- ravano il suffragio universale, a coloro che accettavano il suffragio universale perché accantonavano la rivoluzione, e cosi di seguito, via via che tutto il movimento democratico si è sviluppato, esteso e ap- profondito. Sono forse incoerenti con se stessi i socialdemocratici ri- voluzionari perché, dopo aver sostenuto l’opposizione « scipoviana » nel 1901-1902, appoggiano adesso, nel 1905-1906, i contadini rivolu- zionari? No di certo. Essi sono coerenti. Incoerente è, invece, il compagno Plekhanov che, davanti al momentaneo successo dei cadetti, perde di vista i piu elevati compiti democratici, ormai imposti dalla vita. Procediamo. Ecco un esempio lampante dell’ atteggiamento asso- COME RAGIONA PLEKHANOV 447 Ultamente acritico assunto da Plekhanov nei confronti della Duma cadetta. 11 compagno Plekhanov riporta la seguente citazione dal Koìo\ol\ Nel propurre queste tesi generali al gruppo parlamentare operaio, possiamo precisare che esso in tanto esprimerà le aspirazioni reali della parte piu combattiva e cosciente del proletariato russo, in altri termini, in tanto sarà detto socialdemocratico, in quanto riuscirà ad applicare nella sua azione alla Duma i fondamentali principi tattici della social- democrazia. Non sprofondare nel pantano deiropposizione cadetta, non mettersi a rimorchio della maggioranza cadetta, ma opporsi a questa maggio- ranza, denunciare i limiti delle sue aspirazioni, la sua tendenza all’ac- cordo con i partiti di destra e con il governo: ecco Tunica tattica degna dei rappresentanti del proletariato e realmente socialdemocratica che dob- biamo con insistenza suggerire ai rappresentanti degli operai alla Duma di Stato. Ogni altra tattica, offuscando la coscienza di classe del proleta- riato, che i membri di questo gruppo sentono di rappresentare alla Duma, li tramuterà in accoliti dei partiti borghesi e in uno strumento ostile ai compiti autonomi del proletariato nel corso generale della rivoluzione russa. Plekhanov scrive in proposito: Se il nostro compagno di Poltava dovesse applicare le sue tesi generali al partito socialista francese, non avrebbe necessità di apportare correzioni sostanziali alle righe conclusive del suo articolo. Potrebbe limitarsi a sostituire « cadetti, cadetto )> con « radicali, radicale », « Duma » con « Ca- mera dei deputati », e, infine, « rivoluzione russa » con « movimento sto- rico-sociale a. Molto comodo. Invitiamo i lettori a rileggere il brano del Koìo\ol e l’osserva- zione di Plekhanov. Quest’ultima ci rivela con singolare chiarezza una delle fonti della svolta di Plekhanov verso Bern stein. Pensate, il Koìofol potrebbe limitarsi , nelle righe conclusive del- l’articolo, a sostituire « cadetti » con « radicali » e « Duma » con « Camera dei deputati ». Con questa considerazione il compagno Plekhanov si mette defi- nitivamente fuori combattimento. Egli dimostra, infatti, chiaramente come gli sia estranea ogni comprensione del significato delle illusioni LENIN costituzionali, c quindi ogni comprensione dell’attuale momento della rivoluzione borghese russa. Tra i cadetti e la Duma russa, da un lato, e i radicali e la Camera francese, dall’altro, esiste una differenza essenziale che Plekhanov ha perduto di vista. A Plekhanov è sfuggita una piccola frase nell’arti- colo del Kolo\ol , piccola, ma molto caratteristica e significativa. La frase è: « Accorda con il governo ». Meditate, compagno Plekhanov, si può forse parlare in Francia di «accordo» della Camera dei deputati con il governo? No di cer- to. E perché? Perché in Francia il governo è subordinato alla Ca- mera in tutte le questioni essenziali. La maggioranza della Camera è il governo reale, dato che designa come ministri gli uomini che preferisce. Ottenuta la maggioranza alla Camera, i radicali diventano per ciò stesso governo. I rapporti parlamentari corrispondono più o meno, per un certo periodo di tempo, ai rapporti reali di forza in seno al popolo e al rapporto tra il potere statale e il popolo. La Co- stituzione scritta non diverge sostanzialmente, per un dato periodo di -tempo, dalla Costituzione reale, effettiva, dai rapporti di forza. In Russia invece si può e si deve parlare di accordo tra la mag- gioranza della Duma e il governo. Perché? Perché da noi il potere reale, secondo la legge e in base allo stato effettivo delle cose, non spetta affatto alla Duma , ma al vecchio governo autocratico. La Du- ma non è, come la Camera, Porgano del potere statale, ma solo Por- gano delle intercessioni, suppliche e richieste del popolo nei confronti del vecchio potere. La maggioranza della Duma può quindi « stipu- lare un accordo» con il governo: cosa che per la Francia è assurda. I rapporti parlamentari non corrispondono affatto ai rapporti reali di forza in seno al popolo né al rapporto tra il potere statale e il popolo. In Francia l’effettiva lotta di classe si combatte appunto tra le forze che sono rappresentate alla Camera, e persino la rappresentan- za di queste forze corrisponde più o meno, per un dato periodo di tempo, alla loro relativa «capacità combattiva)). In Russia la lotta effettiva non si combatte fra le forze che sono rappresentate alla Duma, e la rappresentanza di queste forze diverge oggi in modo particolarmente netto e radicale dalla loro relativa «capacità combattiva». Il governo reale della Russia non è quasi rappresentato alla Duma, ma possiede altre «istituzioni)); anche il COME RAGIONA PLEKHANOV 449 proletariato non è quasi rappresentato; e i contadini dispongono di una rappresentanza che in proporzione è molto debole. Il tentativo di paragonare la Russia alla Francia dimostra che il compagno Plekhanov è tutto immerso nelle illusioni costituzionali. Egli scambia la parola (parlamento. Camera) per la sostanza, l’inse- gna per il contenuto. E quindi gli sfuggono completamente tutte le caratteristiche principali di ima situazione in cui sta maturando la lotta tra il « popolo », che è meno rappresentato alla Duma, e il vec- chio potere, in cui la funzione dei « conciliatori » e dei transfughi diviene particolarmente importante e pericolosa. Come nel 1899 Bemstein recò grave danno al proletariato tedesco, scambiando i « conciliatori » intellettuali piccolo-borghési (i social- liberali che conciliavano il proletariato con la borghesia) per la bor- ghesia stessa, che aveva il potere reale in pugno, cosi nel 1906 Ple- khanov reca grave danno al proletariato russo, scambiando i « conci' liatori » borghesi semireazionari (i cadetti che conciliano la libertà del popolo con il vecchio potere) per una forza politica autonoma nello Stato, per un potere che si può e che vale la pena di sostenere. Bernstein, incitando a essere « pieni di tatto» nei confronti dei social-liberali, ad appoggiarli, a non spingerli nelle braccia della reazione, esortava a sostenere una finzione . Era attratto dalla chi- mera della pace sociale e dimenticava i compiti fondamentali della lotta per il potere. Plekhanov, incitando a essere « pieni di tatto » nei confronti dei cadetti, ad appoggiarli, a non spingerli nelle braccia della reazione, esorta a sostenere una finzione . È attratto dalla chimera del parla- mentarismo (nell’epoca della rivoluzione borghese, non già di quella socialista) e dimentica i compiti fondamentali della lotta per il potere . La borghesia social-liberale e cadetta porta in palmo di mano sia Bernstein che Plekhanov, li porta alle stelle, fa loro pubblicità e li ristampa per i servigi che le rendono nella lotta contro il proleta- riato. Operai, non fatevi ingannare su queste cose! Tutte le parole sul « tatto » della socialdemocrazia e sul T« appoggio » ai cadetti as- sumono nella politica concreta un proprio significato, che non è determinato dalle pie intenzioni di Plekhanov, ma dal reale rapporto di forza f Plekhanov può anche pensare e far credere agli altri che non è suo intento indebolire o smussare Tantagonismo politico e 45 ° LENIN sociale tra le classi, tra il popolo e il vecchio potere. Ma i discorsi di Plekhanov, nella presente situazione politica, assumono proprio que- sto significato , indipendentemente dalla sua volontà. Bernstein non voleva la pace sociale (o, quanto meno, dava a vedere di non volerla), ma la borghesia comprese perfettamente che era questo il significato reale dei suoi discorsi. Si dia un’occhiata, in Russia, alla stampa dei cadetti. Essa esalta Plekhanov e, senza tener conto di lui, desume le proprie conclusioni dai suoi discorsi. Ieri, nella Duma (n. 22), il signor Kodiarevski ha dimostrato che ogni « lotta di classe e odio di classe » intralcia la causa della liberazione nazionale. Kotliarevski fa un aperto confronto tra la lotta della Volmà e quella dei guesdisti contro i jauresisti, di Ferri contro Turati, di Kautsky contro Bernstein; e teme che «la predicazione dell’odio di classe, echeggiante oggi in Russia, scalzi la solidarietà dei diversi gruppi sociali che è tanto necessaria per un’azione politica comune, mini alle radici [udite!] il campo d’azione di ogni giusta rappre- sentanza- popolare ». « Non mina esso [l’odio di classe] lo spirito stesso del costituzionalismo? » Oggi in Svoboda i Kultura (n. 7) il signor Struve lamenta che i socialdemocratici « lascino straziare la libertà dalle furie della lotta di classe », che « si facciano trasportare in modo unilaterale e mor- boso, sino all’istupidimento, dalle idee della lotta di classe » (p. 458), che la « pace politica » (si ricordi la « pace sociale » in bocca ai borghesi europei!) «ci pone esigenze radicalmente nuove» (p. 514), La borghesia capisce alla perfezione che le idee plekhanoviane semi- nano la falsa tesi della « pace politica » e annullano in concreto ogni differenza di classe, ogni lotta di classe. Il compagno Plekhanov è rimasto impigliato con la zampetta, e cosi, riguardo alla politica odierna, 1 *« uccellino » è finito nella gabbia del signor Struve. « Le parole forti non sono critica », scrive il compagno Plekha- nov. « La critica sviluppa realmente la coscienza, mentre le parole forti l’offuscano. Si prenda, ad esempio, la parola ” tradimento ”* Noi parliamo tanto spesso di tradimento della borghesia che quan- d’essa di fatto ” tradirà”, si accorderà cioè con la burocrazia, e quando sul serio dovremo urlare a squarciagola, i nostri urli non produrranno l’effetto sperato, e si ripeterà la storia del ragazzo che gridava ”al lupo! al lupol ”, quando il lupo non c’era. » COME RAGIONA PLEKHANOV 451 Che stupèndo modello di bernsteinismo russo questo piccolo frammento del pensiero di Plekhanov! Notate anzitutto con quanta chiarezza si senta che al compagno Plekhanov viene a mancare il terreno sotto i piedi. In novembre del 1905, nel n. 2 del Dnievni\ , egli scriveva: « ...Da noi molti hanno strepitato negli ultimi tempi su un certo [!] tradimento della bor- ghesia. Ma che cosa in realtà la borghesia poteva tradire? La rivo- luzione, no di certo, perché essa non è mai stata al servizio dell’idea rivoluzionaria ». Vedete, nel novembre del 1905, il compagno Plekhanov non ca- piva, in generale, che cosa la borghesia potesse tradire. Oggi lo capi- sce. Non solo congettura che la borghesia può tradire qualcosa, ma scopre che essa tradirà di fatto . A sei mesi di distanza il compagno Plekhanov cambia posizione: in principio diceva che la borghesia non ha in generale niente da tradire. Adesso dice che essa tradirà di fatto, si accorderà cioè con la burocrazia. Questo progrèsso del compagno Plekhanov ci rallegrerebbe molto, se in altri campi le sue idee non fossero rimaste tuttora indeterminate. Tradimento è una parola forte, dice Plekhanov. E’ un’idea non nuova. Cosi la pensano tutti i borghesi liberali. Con migliaia di arti- coli la stampa cadetta cerca di inculcare nel pubblico russo l’idea che i discorsi sui « tradimenti » della borghesia sono semplicemente le parole forti di cui si servono i « fanatici » bolsce vichi. Oggi la bor- ghesia ha trovato un nuovo alleato. Anche il compagno Plekhanov si è persuaso che « tradimento » è una « parola forte ». Ma, come nei confronti di Bern stein fu un tempo necessario ripetere e rinfrescare Pabbicd del marxismo, lo stesso si deve fare oggi con Plekhanov, che commette un grave errore. «Tradimento» non è una « parola forte », ma Punica definizione scientificamente e politicamente corretta delle azioni e delle aspirazioni reali della bor- ghesia. La parola « tradimento » esprime lo stesso concetto del ter- mine «compromesso». Neppure Plekhanov può rifiutarsi di am- metterlo, dal momento che identifica il tradimento e l’accordo con la burocrazia. Sentite adesso che cosa ha detto la « fanatica » Volnà a proposito del concetto di « compromesso » : «Ma dove la sostanza dei compromessi cadetti? », leggiamo nel n. 13 della Volnà, « Non certo nel tradimento personale . Una con- cezione cosi rozza è estranea al marxismo , L’essenza dei compro- 452 LENIN messi sta solo nel fatto che i cadetti non rinunciano e non vogliono rinunciare a conservare il potere per il vecchio regime, non respin- gono gli ordini che quest'ultimo impartisce». Cosi, l'essenza del tradimento o del compromesso non sta affatto nel tradimento personale. L’essenza del tradimento o del com- promesso sto solo nel fatto che il partito della libertà «del po- polo» (leggi: della borghesia) aspira a conservare il potere per la vecchia autocrazia, aspira a dividere il potere tra l’autocrazia e la borghesia. Il partito della « libertà del popolo » tradisce questa libertà pro- prio perché cede una parte cospicua dei diritti e del potere popolare ai rappresentanti del vecchio potere . Il rifiuto del compagno Plekhanov di comprendere questa semplice verità è mostruoso. Egli raffigura le cose nel senso che la borghesia non ha ancora tradito e potrà solo tradire in avvenire. Ma questo significa non capire affatto l’essenza del tradimento e dei compromessi. La borghesia e i cadetti hanno già tradito mille volte la libertà e si sono accordati con la burocrazia. Che cos’è il programma del partito cadetto? Non è forse un atto politico concreto della borghe- sia? Senza dubbio. Ma proprio questo programma è il programma del tradimento e dei compromessi! E ogni passo polìtico dei cadetti in questa o quella direzione attua e realizza proprio questo program- ma. Il discorso di Trubetskoi nell’estate del 1905, i tentennamenti sulla questione del suffragio universale, la legge-capestro sulla libertà di stampa sono tutti atti della borghesia liberale che realizzano an- cora una volta il suo programma di tradimento. Dalle parole del compagno Plekhanov risulta che, se la borghesia non compirà un atto particolare , non vi sarà alcun tradimento da parte sua. È falso. Se la borghesia e i cadetti continueranno a fare quel che hanno fatto sinora, la somma di tutte le loro azioni fornirà il quadro piu completo del tradimento , L’incomprensione di questo fatto costituisce l’essenza dell’attuale opportunismo socialdemocratico. Se si avvererà il sogno filisteo dei cadetti, se la « pacifica pres- sione » della Duma e della « pubblica opinione » costringerà il governo a piccole concessioni, se il Consiglio di Stato verrà loro in- contro (secondo la ricetta di un membro di questo Consiglio, il signor Khomiakov, i cui piani sono stati esposti ieri dalla Duma cadetta), COME RAGIONA PLEKHANOV 453 se il vecchio potere rinnoverà il governo, concedendo alcuni portafogli ai cadetti di destra, ecc., avremo in fin dei conti proprio l’« accordo » dei cadetti con la burocrazia. Tutto Terrore di Plekhanov consiste nel considerare la via del «tradimento» come una strada «nuova» per la nostra borghesia, mentre di fatto la semplice continuazione della vecchia linea fornirà i capi d’accusa per il reato di tradimento, come si direbbe nel linguaggio giuridico. Quando la borghesia tradirà « di fatto », dice Plekhanov, nessuno presterà fede ai nostri urli, perché ci si sarà troppo abituati al termine di « tradimento ». O illimitata ingenuità politica! Tutta la politica della socialde- mocrazia consiste nell ’ illuminare il cammino che la massa del popolo deve percorrere. Noi teniamo alta la nostra fiaccola marxista e, ad ogni atto delle singole classi, in ogni avvenimento politico ed eco- nomico, troviamo una conferma della nostra dottrina da parte della vita. Quanto più si sviluppa il capitalismo e si acuisce la lotta politica, tanto piu vasti sono gli strati del popolo che si persuadono delle nostre parole e della loro conferma da parte della realtà (o della sto- ria). Oggi, per esempio, centinaia di migliaia di cittadini in Russia sono convinti che il nostro giudizio sui cadetti è giusto. Se vi sarà un rapido sviluppo della rivoluzione o invece una brusca svolta verso un vistoso compromesso tra i cadetti e Tautocrazia, della validità del nostro giudizio si convinceranno milioni e anche decine di mi- lioni di cittadini. Dire quindi che non si presterà fede ai nostri urli nelTavvenire, perché troppo spesso li ripetiamo nel presente, significa dire un’as- surdità. Il compagno Plekhanov cerca attentamente di velare que- st’assurdità con ragionamenti che ricordano quelli fatti di solito alle studentesse di liceo dalle vecchie zitelle, dalle istitutrici, ecc. « La critica deve essere motivata », dichiara Plekhanov con tono pro- fessorale. Idea nuova c acuta! Anche la vostra critica, compagno Plekhanov, deve essere motivata. Considerate: voi non avete citato un solo esem- pio concreto e in qualche modo importante di critica immotivata dei cadetti da parte nostra, ma con i vostri ragionamenti avete seminato un cumulo di idee immotivate nelle menti dei lettori! Basti dire che avete ridotto il concetto di «tradimento» a una parola forte! Basterebbe una frase come : « Nelle nostre file la coscienza di 454 LENIN questa opposizione [l’opposizione di interessi tra la borghesia e il proletariato] ha già assunto, si può dire, la solidità di un pregiudi- zio». In quali «nostre file)), compagno Plekhanov? In quelle dei filistei russi di Ginevra? In quelle degli iscritti al partito in genere? Ma non bisogna ricordare anche le larghe file del popolo? La verità l’ha detta nel Prizyv un operaio quando ha scritto che Plekhanov giudica « da lontano ». Le masse dei proletari e dei scmiproletari non hanno ancora un’idea di questa opposizione di interessi in generale né del carattere borghese dei cadetti. Ma proprio oggi la stampa cadetta sorpassa senza dubbio di dieci volte la nostra stampa socialdemocratica. La corruzione del popolo per opera dei cadetti viene accentuata sia attraverso la Duma cadetta sia per mezzo delle altre istituzioni liberali. Bisogna aver smarrito ogni senso del- la realtà per immaginare che noi precorriamo gli avvenimenti e le rivendicazioni delle masse, quando denunciamo le esitazioni e il tradimento dei cadetti. Al contrario, in questo senso, noi siamo su- perati dagli avvenimenti e dalle rivendicazioni delle masse! Compa- gno Plekhanov, perché non scrivete una critica popolare e « moti- vata » dei cadetti ? Sarà molto più utile. Veniamo adesso alle conclusioni di Plekhanov a proposito della Duma. « Il nostro governo ha già commesso molti errori imperdonabili », egli scrive. « Questi errori l’hanno condotto suU'ario dell’ abisso, ma non ve l’hanno ancora spinto dentro. Il governo cadrà nell* abisso quando scioglieranno la Duma ... La Duma ridesta anche i più asso- piti; fa progredire anche i più arretrati; fa naufragare tra le masse anche le ultime illusioni politiche, lasciate in eredità dalla storia... Il lavoro organico della Duma avrà un carattere prevalentemente agitatorio. » Cercate di decifrare questi ragionamenti. II governo cadrà, quan- do scioglieranno la Duma. Ammettiamolo. Ma per quale motivo dovrebbero scioglierla, se essa si limiterà a svolgere il suo lavoro or- ganico? Che cos’è il lavoro organico? È il lavoro di preparazione delle leggi. La Duma presenta disegni di legge al Conàglio di Stato e fa interrogazioni ai ministri. Il Conàglio di Stato e i ministri dila- zionano i problemi e, nei limiti del possibile, attenuano ogni conflit- to insorgente. Il Russinole Gosudarstvo , organo di stampa del governo russo, ha scritto da un pezzo: la Duma stia pure all’opposizione, COME RAGION’ A PLEKHANOV 455 purché non diventi rivoluzionaria. In altri termini: fate il lavoro organico, ma non un passo in piu. Con quale pretesto si può sciogliere la Duma per il suo lavoro organico? Nessuno mai la scioglierà , se essa non compirà un atto rivoluzionario, assolutamente non-organico, o se, fuori della Duma, non divamperà quel movimento che tramuterà anche la Duma cadetta in un intralcio per il governo. Quest’ipotesi ci sembra assai piu pro- babile del gratuito « scioglimento della Duma ». Il governo non cadrà soltanto se scioglieranno la Duma. Cadrà anche in altri casi, perché la Duma non è affatto il fattore principale e nemmeno l’indice più sicuro del movimento. Il governo cadrà da sé, ma con l’attivo intervento di un... terzo (né il governo né la Du- ma). È compito dei socialdemocratici chiarire l’inevitabilità di questo intervento, le sue forme eventuali, il carattere e la composizione di classe dei protagonisti delP« intervento », le condizioni del suo suc- cesso, e cosi via. Per tale motivo i cadetti urlano con tanta violenza contro questo lavoro della socialdemocrazia. Per questo motivo una delle premesse di .tale lavoro e la garanzia di conquistarsi il consenso delle masse sta proprio nello screditare i cadetti. Chi parla di «caduta » del governo nell’abisso e in pari tempo di inopportunità della critica e delle accuse di tradimento rivolte ai cadetti non, sa essere coerente quando ragiona. La caduta ((nell’a- bisso » è solo una figura rettorica, è solo una frase rivoluzionaria, potrei dire, se volessi imitare lo stile di Plekhanov. In quali mani passerà il potere? Gli operai c i contadini potranno tollerare che il potere passi a quei cadetti che oggi se lo spartiscono con la vecchia autocrazia? Non è forse necessario, proprio in questo senso, mettere in guardia il popolo contro i cadetti? Noi pensiamo che questa necessità esista. Noi pensiamo che l'in- dispensabile lavoro di chiarificazione delle masse nei confronti dei cadetti sia intralciato e pregiudicato dall’opportunismo di Plekhanov, il quale strepita senza il minimo fondamento contro la tattica che smaschera la reale essenza del partito cadetto. Dicendo che il lavoro organico della Duma ha un significato pre- valentemente agitatorio, Plekhanov mostra di avere una visione molto unilaterale delle cose. Come abbiamo già indicato nella Volnà , Plekhanov viene corretto in questo caso dagli stessi menscevichi, che giustamente deridono la prospettiva « parlamentare » di « accatasta- 456 LENIN re un mucchio di leggi ». La Russia è tuttora il paese in cui esiste sulla carta il maggior numero di leggi poliziesche. Se la Duma con- tinuerà a svolgere senza soste il suo lavoro «organico», la Russia finirà per avere sulla carta il maggior numero di leggi radicali. È pura pedanteria credere che il carattere agitatorio di queste leggi o di questi disegni di legge sia direttamente proporzionale alla loro lunghezza e al loro numero. Per pensarla a questo modo, bisogna aver dimenticato l’esempio del parlamento di Francoforte, che ha svolto nel modo piu preciso il suo lavoro « organico » e, come Ple- khanov, ha creduto nella funzione prevalentemente agitatoria di questo lavoro. Per pensarla a questo modo, bisogna non rendersi conto di quanto avviene in Russia, bisogna non scorgere i segni di stanchezza del pubblico a causa del torrente di discorsi cadetti che dilagano alla Duma, bisogna non avvertire l’impressione prodotta -dalle leggio capestro » dei cadetti e dal miserevole balbettio che le giustifica, bisogna non rendersi conto del panico assolutamente di- sgustoso e filisteo dei cadetti dinanzi alla nuova ondata, dinanzi alla nuova e inevitabile lotta, dinanzi a ciò che Plekhanov chiama «caduta nell’abisso)). Denunciare i cadetti, compagno Plekhanov, significa educare la coscienza delle grandi masse popolari a questa caduta, a dare un contributo attivo, a escludere i cadetti « dal festi- no », a prepararsi con coraggio ed energia. La Duma ridesta, la Duma smaschera le ultime illusioni, d dicono. È vero. Ma la « Duma » lo fa solo nella misura in cui noi denunciamo la timidezza e le esitazioni della Duma cadetta , solo nella misura in cui noi chiariamo i fenomeni connessi con la Duma che mostrano la caduta delle illusioni. I cadetti non lo fanno. I ca- detti si oppongono. I cadetti seminano illusioni costituzionali. Anche il movimento di Zubatov ridestava gli operai, smascherava le illu- sioni, ma anch’esso lo faceva solo nella misura in cui noi ci batter vamo contro la corruzione del popolo da parte di quel movimento. E non si tenti di smentire questa tesi dicendo che la Duma non è lo zubatovismo. Paragonare non significa identificare. Si cerchi di tro- vare un solo giornale o una grande azione politica dei cadetti in cui (nel giornale o nell’azione) non siano presenti elementi di corruzione della coscienza politica del popolo. , . ' • Ecco che cosa dimentica il compagno Plekhanov, quando con tono solenne e grave dichiara: «Ecco il senso di tutta la filosofia: COME RAGIONA PLEKHANOV 457 è bene tutto ciò che coopera alFeducazione politica del popolo, è male tutto ciò che l’ostacola ». Il resto è pregiudizio, scolasticismo. D’accordo, ma quale parte della socialdemocrazia cade, in con- creto, in una forma di irrimediabile scolasticismo? La destra o la sinistra? Si può forse concepire qualcosa di più pedantesco, inerte e realmente scolastico della riduzione della tattica del proletariato, nel- l’epoca dèlia rivoluzione, alla semplice educazione politica del po- polo? Qual è dunque il confine tra la lotta di classe socialdemocra- tica e la lotta del dozzinale \ulturni\ borghese? La rivoluzione divampa, le varie classi entrano in lotta, le masse si accingono a un’opera storica, le diverse sfumature dei partiti borghési si preci- sano, la complessa crisi politica si acuisce, anzi, sul terreno fecondato dalle vicende e dalla ricchissima esperienza del 1905, sta maturando una nuova fase di lotta : e tutto questo viene ridotto alleducazione politica del popolo! Scoperta davvero geniale della nostra istitutrice! « Grimaldello » davvero ottimo per tutte le questioni concrete della politica e, per giunta, usato e afferrato a due mani da ogni cadetto, dal partito delle riforme democratiche e persino da Heiden. Si, si, proprio di questo criterio « ampio » abbiamo bisogno, di questo cri- terio che unisce e rende solidali le classi, e non semina odio e di- scordie. Giusto, bravo Plekhanov! — dice tutta questa gente per bene. Una simile « soluzione » complica di necessità o dilaziona il problema di quella nuova «ondata di follia», di quella nuova «bu- fera » che tanto atterrisce le anime borghesi. Niente bufere, niente catastrofi e, compagno Plekhanov siate coerente, niente abissi! L’e- ducazione politica del popolo: ecco la nostra bandiera, ecco il senso di tutta la filosofia. Il compagno Plekhanov si è adattato in pieno, per intero, al me- dio cadetto tedesco del parlamento di Francoforte. Oh, quanti impa- reggiabili discorsi hanno pronunciato quei ciarlatani sulla coscienza politica del popolo! Quante stupende leggi « organiche » hanno ela- borato a tale scopo! E con quanta nobiltà hanno protestato, quando sono stati scacciati, dopo aver definitivamente stancato il popolo e perduto qualsiasi funzione rivoluzionaria! Ci dicono: la rivoluzione russa è più profonda, continuerà a salire, non sarà bloccata dalla diga della Duma cadetta, delle frasi, delle esitazioni e delle leggi-capestro cadette. Proprio vero, signori: la rivoluzione russa è più ampia, potente, profonda. Continuerà a 45 » LENIN satire. Si lascerà alle spalle i cadetti. E noi, socialdemocratici rivolti* zionari, che siamo espressione di questo movimento piu profondo, cercheremo di spiegare questo compito essenziale agli operai e ai contadini, aiutandoli nei limiti delle nostre forze a valicare la diga cadetta. Vpmod, n, r, 26 maggio 1906. Firmata; N.L. RISOLUZIONE (II) DEL COMITATO PIETROBURGHESE DEL POSDR SULLA DUMA DI STATO Il governo autocratico deride e dileggia nel modo piu brutale i rappresentanti inviati alla Duma di Stato dalla popolazione della Russia. Il governo respinge tutte le dichiarazioni della Duma nelle quali sono in qualche modo espresse le esigenze, e le rivendicazioni del popolo e prosegue inflessibilmente la sua politica di delitti e di violenze*. La Duma è impotente. È impotente non solo perché non ha a sua disposizione i bastoni e le mitragliatrici di cui dispone il governo, ma anche perché nel suo complesso è non-rivoluzionaria ed è inca- pace di battersi con decisione. I partiti liberali della Duma sostengo- no solo in parte e con esitazione le aspirazioni del popolo, e si preoc- cupano piu di attenuare e infiacchire la lotta rivoluzionaria in atto che non di abbattere il nemico del popolo. Oltre ai deputati operai, solo il gruppo del lavoro si dichiara disposto a sostenere in modo franco e coraggioso le rivendicazioni del popolo, ma esso è tuttora in- tralciato dall'influenza dei* partiti liberali e dalla mancanza di auto- nomia nei loro confronti. Noi esortiamo il gruppo del lavoro a una politica piu energica e coerente. Gli proponiamo di esigere dalla Duma un appello diretto e aperto al popolo, e, se la maggioranza della Duma si rifiuterà di presentare un tale appello, il gruppo del lavoro dovrà dire a tutti come stanno le cose : la Duma è impotente; è impossibile aspettarsi da essa la terra fe la libertà; dovrà essere il popolo a prendere nelle sue mani questa causa; bisognerà impegnarsi in una lotta molto ri- soluta fuori della Duma. 460 LENIN Il gruppo del lavoro deve dichiarare che il vecchio potere può essere rovesciato solo con azioni di lotta comuni degli operai e dei contadini, che bisognerà prepararsi a queste azioni e organizzarsi fino a che non verrà il momento decisivo dell’attacco rivoluzionario. Per quel momento bisogna accumulare e difendere le energie del popolo, non sperperandole in una lotta sterile, non accettando le provocazioni del governo. Se il gruppo del lavoro seguirà questa linea, adempirà il suo do- vere dinanzi al popolo, e solo allora insieme con l’organizzazione rivoluzionaria del proletariato si potrà mettere alla testa del grande movimento popolare che spezzerà le vecchie catene che ancora in- tralciano lo sviluppo della società. Pubblicato nel maggio del i$o6 come manifestino del CC del POSDR. SULLA PAROLA D’ORDINE DEL MINISTERO DELLA DUMA I documenti pubblicati sopra ci dànno conto dell’importante di- scussione che si sta sviluppando nel comitato di partito di Pie- troburgo, Questa discussione è importante sotto due aspetti. In primo luogo, sotto l’aspetto formale, è assolutamente inconte- stabile il diritto di ogni organizzazione autonoma del partito di ap- provare una propria risoluzione e di non limitarsi a sottoscrivere le risoluzioni del CC. È chiaro che la risoluzione del comitato pietroburghese non con- traddice ad alcuna deliberazione del congresso di unificazione. E, nell’ambito delle decisioni del congresso, le organizzazioni locali so- no tenute a elaborare in modo autonomo le proprie posizioni. In secondo luogo, riguardo alla sostanza, la risoluzione del CC è palesemente in soddisfacente e contrasta con la decisione del con- gresso. Essa non denuncia in alcun modo l’« inadeguatezza della Duma », non estende e non approfondisce i conflitti nel suo seno. Inoltre, lancia una parola d’ordine (« sostituzione dell’attuale mini- stero con un ministèro designato dalla Duma »), che non può essere desunta in nessun caso dalla risoluzione congressuale . Questa parola d’ordine è equivoca e offusca la coscienza del proletariato, poiché i cadetti, dietro la rivendicazione di un ministero della Duma, na- scondono il desiderio di giungere a un compromesso con il governo autocratico, di indebolire la rivoluzione e di intralciare la convoca- zione ddl’Assemblea costituente. 462 LENIN Nel rimandare al prossimo numero un esame piu minuzioso del- la risoluzione, invitiamo tutti gli iscritti a seguire con la massima attenzione Timportante dibattito che si sta svolgendo nel comitato pietroburghese del POSDR. V perioda n. a» 27 maggio 1906. L’ATTUALE SITUAZIONE POLITICA La siuazione politica si schiarisce con una rapidità che ci rallegra sinceramente. È bello vivere in un’epoca in cui le masse popolari cominciano a entrare nella vita politica. Tutti i principali gruppi sociali della Russia contemporanea si sono già avviati, in un modo o nell’altro, per la strada dell’azione politica aperta è di massa. I ra- dicali contrasti di interessi si svelano implacabilmente per effetto di questa lotta politica aperta. I partiti si presentano con la loro vera fisionomia. I fatti discriminano con ferreo vigore i sostenitori delle varie classi e costringono a riconoscere gli amici e i nemici. Alla Duma di Stato i radicali cortrasti degli interessi di classe, che determinano una netta delimitazione politica, si manifestano in modo assai piu scialbo e sordo che nella realtà profonda della vita popolare. Alla Duma c’è un apposito partito cadetto che con ogni genere di verità e bugie cerca di cancellare le linee troppo nette, di smussare le contraddizioni acute, di soffocare le esplosioni che scop- piano qua e là. Ma tra le masse i fermenti si accrescono. Il proleta- rio, il contadino, il soldato e il ferroviere sono di nuovo in movi- mento con tutta la loro forza. L’ondata degli scioperi è in ascesa, si creano nuove forme di sciopero (lo « sciopero a turno » di un settore dopo l’altro; ritorneremo su questo tipo di sciopero), si intensifica la lotta diretta dei contadini per la terra, si moltiplicano le notizie sulle agitazioni dei soldati e dei marinai oppressi, i ferrovieri comin- ciano a «riprendersi ». Qualche cosa di nuovo e di fresco si muove, fa chiasso, fermenta e ondeggia dappertutto. Nuovi germogli si apro- no irresistibilmente un varco tra le macerie. E, benché i cadetti si sforzino di chiudere ermeticamente le im- poste di palazzo Tauride, la vita si prènde la rivincita, c un vento 464 LENIN fresco irrompe anche in quelle sale. Il processo di differenziazione delle classi e di chiarificazione politica continua. I cadetti hanno ancora la meglio sui trudovi\i. Festeggiano ancor oggi la vittoria ottenuta ieri, quando hanno sabotato la proposta dei trudovikj di ap- provare subito la legge sulla pena di morte, quando hanno costretto i trudovik} a ritirare la proposta di istituire subito i comitati fondia- ri, comitati locali eletti liberamente per risolvere la questione della terra. Ma il fatto stesso che i cadetti debbano battersi sempre più spesso per tenere in pugno il timone della Duma mostra chiaramente quanto sia profonda la differenza tra loro e i trudovi\t . Quanto più frequenti e aspri saranno questi scontri, tanto più lampante sarà per tutto il popolo la differenza tra il grande proprietario fondiario, il fabbricante, l’avvocato, il professore liberale, da ima parte, e il con- tadino, dall’altra. Il contadino aspira con tutta Tanima ^lla libertà del popolo, e appunto per questo non se l’intende con il partito della «libertà del popolo». Il contadino si sforza di conquistare la terra e la libertà, e già per questi soli sforzi va alla malora il fami- gerato amore per il popolo del famigerato partito della «libertà del popolo». I cadetti continuano ad avere la meglio sui trudovi\i y ma le loro vittorie o sono fonte di scandalo per il loro partito o svelano la loro vera « natura » con una chiarezza davvero consolante per il pro- letariato. II primo caso si è avuto con la legge-capestro sulla libertà di stam- pa. I cadetti si giustificano, tentano di cavarsi d’impaccio. Ma le loro meschine scappatoie non fanno che intralciarli di più. Ricono- scendosi « colpevoli » per aver stampato la « minuta » del disegno di legge, non possono a tutt’oggi correggere gli errori, presentare la bella copia. Secondo caso: i comitati fondiari locali. La lotta politica aperta ha momentaneamente unito tutte le « sinistre », ossia i trudoviki e il proletariato socialdemocratico, contro i cadetti. I menscevichi si sono trovati d’accordo con i bolscevichi nel valutare le reali inten- zioni dei cadetti : tradire la rivoluzione, soffocarla per mezzo di pro- getti « burocratici », mediante Y unione dei funzionari e dei liberali contro i contadini . La questione s’è posta con chiarezza: devono i funzionari e i proprietari fondiari liberali subordinarsi a decine di Fattuale situazione politica 465 milioni di contadini? O invecfc queste decine di milioni devono pie- garsi a un pugno di funzionari e di liberali ? Tutta la classe operaia, tutti i rappresentanti socialdemocratici del proletariato sono insorti, come un sol uomo/ in favore dei contadini, contro i funzionari e i liberali. E i cadetti si sono coperti d’infamia. Li abbiamo costretti ad ammettere pubblicamente che non vogliono dare la completa li- bertà e tutta la terra ai contadini , che contro i contadini ricorrono all'aiuto dei funzionari . Nei comitati fondiari locali devono predo- minare i contadini, dicono gli uni: i contadini sono decine di mi- lioni, i funzionari e i grandi proprietari terrieri centinaia di migliaia. Gli altri rispondono: i grandi proprietari terrieri e i contadini de- vono avere una rappresentanza paritetica, i funzionari devono essere presenti e « controllare ». Il proletariato e i contadini coscienti sono schierati da una parte, i funzionari e i cadetti dairaltra. È questo il raggruppamento che la vita impone nella lotta attuale. Lode a voi, uomini politici cadetti! Lode a voi, giornalisti del Riec e della Duma , che aiutate stupendamente i socialdemocratici rivo- luzionari a chiarire al popolo l’effettiva realtà politica! Voi ci aiu- tate con le vostre teorie e con le vostre azioni. Nelle vostre teorie dovete andare sempre piu lontano. Voi impo- state oggi la questione a meraviglia: tutto si riduce a « una diffe- renza di principio» (Riec, n. 84). «Secondo una concezione, la Du- ma è soltanto una delle "fasi della rivoluzione ” *, mentre per l'altra concezione essa è la strada per consolidare Tordinamènto costituzio- nale su un’ampia base democratica. » Eccellente, meraviglioso, signori giornalisti del Ricci Proprio cosi: due sono le concezioni teoriche fondamentali, che ci stanno di fronte. O la Duma è una fase della rivoluzione, o invece la Duma è lo strumento dell’accordo tra il funzionario e il cadetto ai danni del proletariato e dei contadini rivoluzionari. Siete insoddisfatti di quest’interpretazione? Protestate? Ma' che burloni siete 1 Non vi siete forse smascherati completamente nella questione dei comitati fondiari locali? Quale imbecille non capisce oggi che dietro « l’am- pia base democratica » si trincera la rappresentanza quanto piu possi - # La risoluzione de! congresso di unificazione del POSDR parla di « strumento della rivoluzione ». 466 LENIN bile paritetica dei contadini e dei liberali con la partecipazione e il diritto di controllo dei signori Goremykin o di altri funzionari? Del resto, se qualcuno resterà sordo a tutte le parole, ai discorsi, alle dichiarazioni e alle teorie dei cadetti, sarà illuminato domani stes- so, e non tra un secolo, dalle loro azioni . Per questo motivo al partito della «libertà del popolo» diciamo: quello che fai fallo in fretta! E che cosa esso faccia esattamente resta ancora da vedere. I giornali discutono con fervore intorno a una svolta politica del nostro governo. I banchieri francesi non pagano, si rifiutano di ver- sare altre rate. Il piu influente giornale dei capitalisti francesi, Le Temps , consiglia con la massima insistenza al governo russo di fare concessioni ai cadetti. Witte e Durnovo si sono recati all’estero per convincere i banchieri francesi. Ma non ci sono riusciti. Non gli hanno creduto. Trepov discute con grande impegno il problema del- la composizione del nuovo ministero. Come primo ministro viene designato Kokovtsov o un altro funzionario. Come ministri i ca- detti di destra. Ci diranno, forse, che sono tutti pettegolezzi di giornale. È pro- babile. Ma è altresì probabile che ci sia un briciolo di verità. Non c’è fumo senza fuoco. Il giornale Novoie Vremia è da un pezzo una celebre banderuola. La sua capacità di stare col naso al vento e dare ascolto alle autorità è stata dimostrata in decenni di vita. E proprio questo giornale ha sensibilmente mutato rotta negli ultimi giorni. In luogo delle ingiurie all’indirizzo dei cadetti vi leggiamo i più calorosi inviti perché il governo faccia concessioni ai cadetti e perché si costituisca un ministero cadetto . E, d'altro canto, i ca- detti si sono forse indignati per la menzogna del Novoie V remia} Nient’aflfatto. Il Rtec ha già citato per due volte (n. 82 e n. 84) il No- voie Vremia a questo proposito, senza un parola di protesta, con pa- lese consenso, lamentando solo qualche eco del passato nello stesso Novoie Vremia . Con ogni probabilità siamo quindi alla vigilia di un ministero cadetto capeggiato da un qualche Kokovtsov. Anzi i giornali della sera hanno ieri comunicato che il ministero Goremykin ha già rasse- gnato le dimissioni. E noi ripetiamo al partito della « libertà del .po- polo»: quello che fai fallo in fretta! Niente potrebbe recare cosi piena e completa chiarezza nell’attuale situazione politica come la designazione di un ministero cadetto da parte del potere supremo. l'attuale situazione politica 467 Allora infatti cadranno le ultime illusorie speranze nei cadetti, tutte le « sinistre » si uniranno definitivamente in un’azione politica reale, finiranno le discussioni sull’appoggio alla Duma e al ministero della Duma, lo schieramento politico, che si è oggi delineato, diventerà un fatto reale e il fondamento di una nuova «fase». Questa « fase » verrà, del resto, anche senza il ministero cadetto. Abbiamo « le zampe ben ferrate », signori cadetti 1 Scritto il 27 maggio (9 giugno) del 190Ó. Pubblicato il 28 maggio del 1906 nel n. 3 del V peri od. LA TATTICA DEL PROLETARIATO E I COMPITI DEL MOMENTO La notizia della caduta del ministero Goremykin, comunicataci l’altro ieri, è stata ufficialmente smentita. Ma i giornali che hanno modo di appurare qualche cosa da fonti « bene informate » non cre- dono a questa smentita. La campagna del Novoie Vremia in favore di un ministero cadetto si è fatta piu cauta, ma non è stata sospesa. Il Novoie Vremia ha rintracciato un diplomatico giapponese, il quale pensa che «il partito del cadetti persegue fini governativi»; anzi, per bocca del signor Rozanov, il giornale assicura che « i cadetti non sacrificheranno la cultura alla rivoluzione », e che « per il momento non si può ottenere di più ». Il Riec opina, a sua volta, che « la li- quidazione del gabinetto Goremykin può ritenersi un fatto com- piuto e che si tratta soltanto di sapere chi sarà il successore ». La questione del ministero cadetto continua, insomma, a restare al- l’ordine del giorno. I cadetti si rendono conto di questo fatto, e forse non solo di questo. Stanno di « punta». Abbrancano a due mani ogni ombra di sostegno che, venendo da sinistra, possa aiutarli ad attuare i loro piani. Non per caso, l’organo principale del partito cadetto, il Riec, ha dedicato il suo ultimo editoriale al problema deU’atteggiamento dei socialdemocratici verso un ministero cadetto. Riproduciamo più avanti l’articolo, come un istruttivo segno del tempo. L’idea principale dell’editoriale è espressa dagli autori con le se- guenti parole : creare « un terreno comune, sul quale il movimento di emancipazione possa restare con piena unanimità, senza diffe- renza di sfumature ». È questo, di fatto, l.o scopo essenziale di tutta la politica cadetta. Di piu, è questo lo scopo essenziale di tutta la po- LA TATTICA DEL PROLETARIATO 469 litica liberale borghese nella rivoluzione russa in generale. Eliminare le « diverse sfumature » nel movimento di emancipazione significa eliminare la differenza tra le rivendicazioni democratiche della bor- ghesia, dei contadini e del proletariato. Significa riconoscere, «con piena unanimità», nella borghesia liberale Pinterprete e la portavoce delle aspirazioni di tutto il movimento di emancipazione. Significa trasformare il proletariato in uno strumento cieco della borghesia libe- rale. Ma, poiché tutti sanno che il supremo ideale politico della bor- ghesia liberale — e il suo piti profondo interesse di classe — è il compromesso con il vecchio potere, possiamo anche formulare in al- tri termini Pultima proposizione. Possiamo dire cioè che il borghese Riec vuol trasformare il proletariato in un cieco sostegno del com- promesso liberale con il vecchio potere. Ma questo compromesso è diretto, principalmente, contro il proletariato, e inoltre, ovviamente, contro i contadini rivoluzionari. È questo il reale significato del ministero cadetto. Il recente scon- tro alla Duma di Stato sul problema dei comitati fondiari locali ha gettato la luce piu vivida sulla politica cadetta. I comitati devono es- sere il potere locale, il governo deve diventare il potere centrale, ma Pessenza della politica cadetta resta sempre e dappertutto la stessa. I cadetti sono contrari alle elezioni generali dei comitati locali, essi vogliono una « rappresentanza paritetica dei grandi proprietari ter- rieri e dei contadini, sotto il controllo del vecchio potere». I cadetti hanno dovuto riconoscerlo, contro la loro stessa volontà, perché per lungo tempo hanno nascosto la verità sotto cortine di nebbia, dando a credere che « in generale » difendevano a spada tratta i comitati fondiari locali è il suffragio universale. In modo assolutamente iden- tico i cadetti sono contrari alP Assemblea costituente e vogliono un ministero cadetto, designato dal potere supremo. Un simile mini- stero, in quanto organo del potere centrale, sarà pienamente omoge- neo con i comitati locali, costituiti in base alla famigerata rappre- sentanza paritetica, ecc. È chiaro quale tattica debba seguire il proletariato di fronte a questa politica dei cadetti. Il proletariato deve denunciare implaca- bilmente Pessenza di questa politica, senza tollerare alcuna ambi- guità, senza offuscare la coscienza politica degli operai e dei con- tadini. Il proletariato deve sfruttare attentamente tutte le esitazioni politiche di « chi detiene il potere » e di « chi divide il potere » per e- 470 LENIN stendere e rafforzare la propria organizzazione di classe, per rinsalda- re i propri legami con i contadini rivoluzionari, come unica classe ca- pace di condurre il movimento di emancipazione oltre la « diga » cadetta, oltre il compromesso cadetto col vecchio potere. Non deve quindi il proletariato appoggiare la rivendicazione del- la borghesia liberale, cioè la creazione di un ministero cadetto da parte del potere supremo? Non è il proletariato costretto a farlo per trarre profitto da quella facilitazione della lotta per la libertà e per il socialismo che potrà assicurargli un ministero cadetto? No, un simile passo sarebbe un gravissimo errore e un tradi- mento degli interessi del proletariato. Significherebbe infatti sacrifi- care, in cerca d’un effimero successo, gli interessi fondamentali del proletariato nella rivoluzione. Significherebbe correre dietro alle chi- mere e consigliare al proletariato di « disarmare », mentre mancano le piu elementari garanzie reali di un ’ effettiva facilitazione della sua lotta. Sarebbe questa la peggiore forma di opportunismo. La designazione d’un ministero cadetto da parte del potere su- premo non scuote le fondamenta del vecchio potere. Il reale rap- porto di forze non muta necessariamente in favore delle classi effet- tivamente rivoluzionarie. La lotta del popolo contro il vecchio po- tere non è esclusa affatto da una simile «riforma». La storia della rivoluzione conosce casi in cui un ministero liberale, designato dal Vecchio potere (ad esempio, in Germania, nel 1848), servi solo di schermo all’autocrazia e l’aiutò, meglio di qualsiasi governo buro- cratico, a soffocare la rivoluzione. Il proletariato russo non ha motivo di temere un ministero ca- detto, che comunque aiuterà il popolo a conoscere la vera natura dei cadetti, ma esso non deve in nessun caso appoggiare quest’iniziativa, perché si tratta in sostanza di un’iniziativa equivoca e proditoria. Per il proletariato è stato un bene — dal momento che no fi è riu- scito a spazzar via la Duma — che i cadetti abbiano ottenuto la mag- gioranza alle elezioni. In tal modo essi « si logoreranno » piu pre- sto che se fossero rimasti in minoranza. Ma il proletariato si è rifiu- tato di appoggiare comunque i cadetti alle elezioni, e il congresso di unificazione del POSDR ha convalidato questa decisione, respin- gendo i blocchi (intese, alleanze) con altri partiti. Per il proletariato l’eventuale ministero cadetto è utile nel senso che i cadetti in una simile combinazione « si logoreranno » piu presto, « smetteranno di LA TATTICA DEL PROLETARIATO 471 spadroneggiare », avvizziranno e mostreranno il loro vero volto. Ma il proletariato non appoggerà mai il compromesso della borghesia con Trepov sulla spartizione della libertà popolare. L’effettivo «appoggio» al movimento di emancipazione, l'ef- fettivo suo sviluppo è assicurato soltanto dallo sviluppo delle orga- nizzazioni politiche ed economiche del proletariato, dal rafforza- mento dei suoi legami con i contadini rivoluzionari. Solo cosi si in- debolirà di fatto il vecchio potere e se ne preparerà la caduta. Il compromesso con i cadetti è invece un giuoco equivoco; appoggiarlo è inutile dal punto di vista delle conquiste realmente permanenti della rivoluzione e dannoso dal punto di vista dello sviluppo della coscienza, della coesione e dell’organizzazione delle classi rivolu- zionarie. Vperiod , n. 4, 30 maggio 1906 , LA SOCIALDEMOCRAZIA TEDESCA A PROPOSITO DEI CADETTI La stampa liberale borghese di tutta la Russia cerca con tutte le forze di far credere ai suoi lettori che i socialdemocratici russi « boi- scevichi » non hanno niente da spartire con la socialdemocrazia in- temazionale. Costoro sono, guardate un po’, anarchici, ribelli, fa- vorevoli ai complotti; dovrebbero quindi andare a scuola dai social- democratici tedeschi; dovrebbero riconoscere che la via maestra è quella «parlamentare», come hanno già fatto i socialdemocratici tedeschi. Questi e analoghi discorsi vengono svolti sulle pagine di decine di giornali cadetti. Per il pubblico russo la lotta politica in campo aperto è ancora recente. Il pubblico russo ignora quindi il metodo piu consueto per la borghesia di tutti i paesi : far credere sempre che i socialisti di un dato paese sono mascalzoni, ribelli, ecc., mentre i socialisti dei paesi limitrofi sono gente « ragionevole ». La borghesia francese ingiuria Jaurès ed esalta Bebel. Quella tedesca ingiuria Rebel ed esalta Jaurès. Quella russa ingiuria i socialdemocratici russi ed esalta i socialdemo- cratici tedeschi. Un metodo molto vecchio? Ecco invece i fatti. Neirorgano centrale del partito socialdemo- cratico tedesco, il Worwdrts (riceviamo questo giornale assai di rado, grazie agli « sforzi » della censura poliziesca russa), sono apparsi or non è molto due articoli sul tema : La Duma c i cadetti. La reda- zione non solo ha pubblicato queste ! Non basta la leggerezza, ci vuole anche l’abiezione, ci vuole anche la degenerazione politica per dire simili cose davanti a episodi come l’incendio della casa del popolo a Vologda (inizio della sessione della Duma di Stato) o il pogrom di Bielostok (dopo un mese di sessione della Duma). Milioni di incitamenti non producono sul popolo la centesima parte dell’effetto che produce un solo avveni- mento di questo genere. Parlare di « leggerezza )> degli appelli è pedanteria oscurantista, la stessa necrosi civile che caratterizza' la con* danna del furioso grido di vendetta che si leva dal campo di batta- glia di Vologda e di Bielostok. La Duma di Stato ha fatto bene a porre subito in discussione 488 LENIN {'interrogazione sul pogrom di Bielostok e ad inviare in quella città alcuni suoi membri per un’inchiesta sul posto. Ma, quando leggete quest’interrogazione e la confrontate con i discorsi dei deputati della Duma di Stato e con gli episodi dei pogrom a tutti noti, siete presi da un profondo senso di insoddisfazione, da un senso di sdegno per l’esitante linguaggio dell’interrogazione. Giudicate voi stessi. Gli autori dell’interrogazione dicono : « La popolazione teme che le autorità locali e una propaganda calunniosa abbiano tentato di presentare come colpevoli le vittime di questa sventura»... «In tal senso vengono diffuse notizie false. » Sì, si, la popolazione ebraica perseguitata e bastonata a sangue teme e ha tutti i motivi di temere. È la verità. Ma forse non è tutta la verità , signori membri della Duma e autori dell’interrogazione! Voi, depu- tati del popolo non ancora bastonati né feriti, sapete bene che non è tutta la verità. Voi sapete che una popolazione oppressa non osa de- nunciare i veri colpevoli. Dovete denunciarli voi . Per questo siete deputati del popolo. Per questo godete, persino secondo le leggi russe, della completa libertà di parola alla Duma di Stato. Non restate tra la reazione e il popolo, nel momento in cui la reazione armata soffo- ca, stermina, ferisce il popolo inerme! Passate in modo aperto e defini- tivo dalla parte del popolo! Non limitatevi a esprimere i timori del- Tuomo della strada che gli infami istigatori di pogrom denuncino come colpevoli le vittime. Accusate apertamente questi criminali : è un vostro preciso dovere dinanzi al popolo. Non domandate al go- verno se si prendano provvedimenti per difendere gli ebrei e preve- nire i pogrom, domandategli se vorrà nascondere ancora per molto i veri colpevoli che fanno parte del governo. Domandategli se ritiene che il popolo continuerà a sbagliare ancora per molto nell’iden tificare i veri colpevoli. Accusate il governo in modo aperto e ad alta voce, chiamate il popolo a organizzare la milizia popolare, che è Yunico mezzo di difesa dai pogrom. Ciò non è conforme alla «prassi parlamentare», direte voi. Ma non vi vergognate di formulare proprio adesso simili osservazioni? Non capite che il popolo vi condannerà, se in questo momento non smetterete di giocare al parlamento, se non oserete dire in modo franco, aperto, e ad alta voce quello che sapete e pensate realmente? E che voi sapete la verità sui pogrom risulta dai discorsi dei depu- tati alla Duma. Il cadetto Nabokov dice : « Sappiamo che in molti LA REAZIONE SCATENA LA LOTTA ARMATA 489 casi Tamministrazione non è riuscita ad allontanare da sé il sospetto che la simultaneità neirinizio dei pogrom sia il risultato o delle or- ganizzazioni centonere, che operano col consenso delle autorità locali , o } nel migliori dei casi, approfittano della loro sistematica inerzia ». Se sapevate questo, signori cadetti, dovevate dirlo nelFinterroga- zionè. Cosi bisogna scrivere : noi sappiamo e domandiamo. E se co- noscete episodi « migliori », non è degno dei deputati del popolo ta- cere di quelli peggiori : cioè l’evidente organizzazione dei pogrom da parte della polizia per ordine di Pietroburgo. « Bielostok non è un episodio isolato », ha detto giustamente Levin. «È una conseguenza del sistema contro cui volete combat- tere. » Vero, cittadino Levin! Ma se noi possiamo parlare del « si- stema » solo nel giornale, voi dovete dirlo con tono franco e deciso alla Duma. <( 1 pogrom sono tutto un sistema. Nelle giornate di ottobre... il governo... non ha trovato altro mezzo per battersi contro il movimen- to di liberazione... Voi sapete come si è chiuso questo capitolo della storia. Oggi si ripete la stessa cosa... Questo sistema è stato concepito e preparato in modo perfido e in modo altrettanto perfido viene attuato. In molti casi sappiamo bene chi prepara questo pogrom; sappiamo bene che i proclami sono diffusi dalle gendarmerie . » Ancora una volta: bene, cittadino Levin! Nell’interrogazione bi- sognava scrivere: crede il governo che la Duma ignori il fatto a tutti noto della diffusione dei proclami da parte dei gendarmi e dei poliziotti P Il deputato Ryzkov ha apertamente definito menzognera la spie- gazione dei pogrom con l’odio razziale e ha aggiunto che è una ma- ligna congettura spiegarli con l’impotenza del governo. Il deputato Ryzkov ha citato una serie di episodi di « collaborazione » tra la polizia, gli autori dei pogrom e i cosacchi. « Vivo in un grande quartiere industriale — egli ha detto — e so che il pogrom di Lu- gansk, per esempio, non ha assunto proporzioni spaventose solo perché [ascoltate attentamente, signori : solo perché] gli operai iner- mi hanno messo in fuga a pugni i teppisti nonostante la minaccia di essere uccisi dai poliziotti. » « L’accusa al governo » intitola il Riec la rubrica dei dibattiti della Duma. Bel titolo. Ma un simile titolo è fuori posto sia nel giornale che nel testo delV interrogazione della Duma. O si scrivono 490 LENIN queste interrogazioni in modo che siano un*accusa infuocata contro il governo dinanzi al popolo, oppure si suscita solo amarezza e ila- rità per lo stridente squilibrio tra la mostruosità dei fatti e le burocra- tiche omissioni di interrogazioni burocraticamente moderate. Solo se seguirà la prima strada, la Duma educherà i reazionari a non pren- dersi giuoco dei suoi atti; cosa che i reazionari fanno in modo fran- co e aperto. Leggete il Not/oie Vremia di oggi. Questi servi degli istigatori di pogrom sghignazzano : « Non si può non sottolineare con particolare soddisfazione [!!] la fretta con cui la Duma ha in- terrogato il ministro sul pogrom antiebraico di Bielostok ». Lo ve- dete, gli istigatori di pogrom provano particolare soddisfazione! Il servo spiffera la verità. La reazione è soddisfatta del pogrom di Bie- lostok e delle possibilità di insultare oggi la Duma come una Duma «ebraica». La reazione sghignazza: «Se bisogna essere indulgenti per i pogrom contro la proprietà commessi dai contadini nelle pro- vince russe, — come si è detto oggi alla Duma di Stato, — bisogna esserlo anche per i pogrom contro le proprietà degli ebrei nella zona occidentale ». Lo vedete, signori della Duma, i reazionari sono piu franchi di voi. I discorsi dei reazionari sono più forti dei vostri discorsi alla Duma. I reazionari non temono la guerra. I reazionari non hanno paura di collegare la Duma con la lotta dei contadini per la libertà. Non abbiate paura di collegare il potere dei reazionari con gli isti- gatori di pogrom l Scritto il 3 (15) giugno del' 1906, Pubblicato il 4 giugno 190$ nel Vpcriod , n» 9, RISOLUZIONE (III) DEL COMITATO PIETROBURGHESE DEL POSDR SUL MINISTERO DELLA DUMA Considerando : 1) che la richiesta di costituire nel momento presente un ministero responsabile, formato dalla maggioranza della Duma di Stato, è sba- gliata ed ambigua, poiché: a) la creazione di un simile ministero non potrebbe segnare l’ef- fettivo trapasso del potere dall’autocrazia alla rappresentanza po- polare; b) in sostanza si tratterebbe di un compromesso della borghesia liberale con l’autocrazia, a danno del popolo e alle sue spalle; c) il proletariato non ha alcuna garanzia che questo compromesso, permanendo l’attuale rapporto di forze politiche reali, gli consenta di combattere la sua lotta di classe (comunque non una lotta di classe seria, che potrebbe giustificare il grave danno arrecato allo sviluppo della coscienza di classe proletaria dall’attivo appoggio dato al com- promesso borghese in un’epoca di ripresa rivoluzionaria); 2 ) e che la richièsta di costituire un ministero responsabile della Duma, a causa di quanto sopra esposto, serve soltanto a consolidare le illusioni costituzionali e a corrompere la coscienza rivoluzionaria del popolo, facendo sperare in un pacifico trapasso del potere al popolo e oscurando gli obiettivi fondamentali della battaglia per la libertà; considerando tutto questo, l’assemblea stabilisce che: 492 LENIN 1) il proletariato non può nel momento presente appoggiare la richiesta di costituire un ministero della Duma, 2) il proletariato sostiene l’idea di creare un comitato esecutivo, composto dagli eleménti rivoluzionari della Duma, al fine di coordi- nare Tazione delle libere organizzazioni locali del popolo. Vperiod t n. IO, 6 pugno 150&. 1 Questa lettera, in cui Lenin formulava per la prima volta il suo giudizio sui soviet come organi embrionali del nuovo potere rivoluzionario, fu scritta a Stoccolma e doveva essere pubblicata nella N ovaia Gizn. Ma non fu mai stampata. Il mano- scritto è stato rintracciato solo nelFautunno del 1940. 2 Cfr., nella presente edizione, v. 5, pp. 417-431. 8 Ossia lo sciopero politico generale proclamato in Russia nell'ottobre del 1905. 4 Organizzazione politica degli intellettuali borghesi liberali. Fu costituita in mag- gio del 1905, al primo congresso dei rappresentanti di 14 unioni professionali (avvocati, scrittori, medici, ingegneri, maestri, ecc.). L’« Unione delle unioni * si dichiarò favorevole alla convocazione delFAssemblea costituente e al boicottaggio della Duma di Bulyghin, ma in seguito decise di partecipare alle elezioni. Si sciolse verso la fine del 1906. 6 L’Unione contadina fu un’organizzazione democratica rivoluzionaria creata nel 1905. Sul piano politico rivendicò la libertà e l'Assemblea costituente, pronuncian- dosi in favore del boicottaggio alla Duma; riguardo alla questione agraria, chiese l’abolizione della proprietà privata della terra e il trasferimento delle terre della Chiesa, dei monasteri, dell'appannaggio e demaniali ai contadini. Ma la sua linea politica fu attuata con notevoli incertezze ed esitazioni, Si sciolse verso la fine del 1906. 8 Fu questo il primo articolo che Lenin scrisse al suo rientro in Russia e pubblicò nella Novaia Gizn . Sulle sue tesi si basò la risoluzione sullo stesso tema approvata in dicembre del 1905 dalla conferenza di Tammcrfors. 7 Ossia il «partito operaio sociale indipendente», un partito di tipo zubatovista, fondato a Pietroburgo nell'autunno del 1905 per distogliere gli operai dalla lotta rivoluzionaria. Cessò di esistere all’inizio del 1908. 8 Si tratta dell’appello A tutte le organizzazioni del partito e a tutti gli operai social - democratici , pubblicato nel n. 9 della No vaia Gizn del 1905. 8 Questa deliberazione fu proposta da Lenin all’assemblea plenaria del soviet dei deputati operai di Pietroburgo del 13 (26) novembre del 1905 e approvata l'indo- mani dal comitato esecutivo del soviet. Lo stesso Lenin formula un giudizio sulla deliberazione nell’articolo intitolato Una provocazione fallita (nel presente volume). w II congresso ebbe luogo dal 6 al 13 (19-26) novembre del 1905, si pronunciò contro la convocazione dell’Assemblea costituente e dichiarò che la Duma di Stato avrebbe potuto risolvere la questione della terra. u L'insurrezione di Sebastopoli scoppiò Pii (24) novembre del 1905 c si protrasse per cinque giorni. Vi presero parte i marinai, i soldati e gli operai, che rivendica- rono l’Assemblea costituente, la repubblica, le principali libertà democratiche c la giornata lavorativa di otto ore. Il movimento fu capeggiato dal tenente P. P. Schmidt. A causa dell’incertezza dei menscevichi, che avevano la maggioranza nel comitato socialdemocratico della città ed erano contrari all'insurrezione annata NOTE 496 c a causa della tattica puramente difensiva seguita dalla maggior parte delle navi, il governo zarista riuscì ad avere la meglio. Schmidt e tre marinai furono condan- nati a morte, centinaia di insorti a vari anni di carcere o di confino. 13 Nel 1849 Io zar Nicola I inviò i soldati russi a soffocare la rivoluzione ungherese. 13 Lo sciopero si potrasse dal 15 (28) novembre al 15 (28) dicembre del 1905 e fu originato dal licenziamento di alcuni impiegati che avevano dato vita airUnione postelegrafonica, proibita dalle autorità zariste. Lo sciopero si estese a tutta la Russia. 14 Partito controrivoluzionario della borghesia commerciale e industriale, dei grandi proprietari terrieri e delle alte sfere burocratiche. Fu costituito nell’autunno del 1905 e si sciolse nel 1907. ^ Organizzazione piccolo-borghese che ebbe breve vita, tra la fine del 1905 e Tinizio del 1906. Assunse una posizione intermedia tra 1 cadetti e i menscevichi. Dopo lo scioglimento del gruppo, i suoi membri collaborarono ai giornali semicadetti (al Bics Zaglavìa e al Tovarìstc). 19 Cfr. l’articolo di Engels La letteratura dell* emigrazione. 17 La conferenza di Tammerfors (che si tenne dal 12 al 17 [25-30] dicembre del 1905) sostituì il congresso ordinario del partito, che venne rimandato per lo scio- pero dei ferrovieri e rinsurrezione annata di Mosca. Alla conferenza parteciparono i rappesentanti di 26 organizzazioni bolsceviche. * Ossia rinsurrezione annata del dicembre 1905. * Cfr., nel presente volume, pp. 91-92. 30 Si tratta della legge elettorale emanata dal potere zarista, che a differenza della vecchia Duma ” consultiva ” prevedeva la creazione di una Duma ” legislativa Gli elettori venivano suddivisi in base a questa legge in quattro curie: dei pro- prietari terrieri, curia urbana, contadina c operaia. Il voto di un grande proprie- tario fondiario era pari a 3 voti della borghesia urbana, a 15 voti contadini e a 45 voti operai: 21 Lenin si riferisce al cosiddetto ” manifesto finanziario ”, sottoscritto dal soviet dei deputati operai di Pietroburgo, dal CC del POSDR, dall’Unione contadina e da altre organizzazioni. Il manifesto incitava i cittadini a rifiutarsi di pagare le tasse e le imposte d’ogni tipo al govèrno zarista. 23 Cfr., nel presente volume, pp. 81-84. M Si veda, in russo, Marx-Engels, Opere , 2* ed., v. 17, pp, 274-282. 34 La conferenza fu convocata dal comitato pietroburghesc del POSDR per discutere il problema dell’atteggiamento verso la Duma. Alla riunione presero parte 65 de- legati con voto deliberativo. Dopo un lungo dibattito tra i menscevichi e i bol- scevichi la conferenza approvò a maggioranza la tattica del boicottaggio attivo della Duma. Per un’ulteriore discussione venne convocata una nuova conferenza (la se- conda) alla fine di febbraio. Ai suoi lavori parteciparono 62 delegati. I mescevichi sì rifiutarono di far parte della commissione per la stesura di una risoluzione sul boicottaggio e abbandonarono la conferenza, che approvò la risoluzione proposta da Lenin. 30 I menscevichi cercarono di invalidare la rappresentanza di questo rione, perché i bolscevichi avevano in esso la maggioranza. Ma la conferenza respinse la loro richiesta. a * Gli operai di una fabbrica meccanica di Pietroburgo, a quanto riferisce la stampa dell’epoca, avevano fatto un pupazzo e, messagli sopra la scritta " deputato della Duma di Stato”, l’avevano portato in giro per la fabbrica. Fu aperta un’inchiesta, ma, 2 quanto pare, senza alcun risultato. 17 Partito controrivoluzionaio della grande borghesia industriale e dei grandi agrari, costituito in novembre del 1905. Si richiamava a parole al manifesto con cui lo zar NOTE 497 il 17 ottobre (da cui il nome di ” ottobristi ”) aveva promesso le libertà democratiche, ma di fatto appoggiava la politica assolutistica del governo zarista. Tra i suoi di- rigenti ebbe A. Guckov, uno dei maggiori industriali russi, e M. Rodzianko, ricco proprietario terriero. 28 Alla II conferenza pietroburghese del POSDR il leader menscevico Dan dichiarò esplicitamente per la prima volta che era lecito ” partecipare alla Duma ", 29 Si tratta dell'assemblea consultiva convocata da Federico Guglielmo IV nell’aprite del 1847. 80 Questa risoluzione fu approvata dalla II conferenza pietroburghese del POSDR. Si veda la n. 24. 31 La legge del 20 febbraio 1906 trasformava il Consiglio di Stato in un organo le- gislativo e annullava di fatto le promesse contenute nel manifesto del 17 ottobre, in quanto il Consiglio di Stato aveva facoltà di approvare o respingere ogni deci- sione della Duma. “ Cfr. Marx-Engels, // partito e V Internazionale , Roma, Edizioni Rinascita, 1948, pp. 87-98. 33 Ivi, p. 28. 84 Si veda in proposito la nota a p. 12 1 di Marx-Engels, Il 1848 in Germania e in Francia , Roma, Edizioni Rinascita, 1948. “ I testi della Piattaforma tattica furono scritti nella seconda metà di febbraio del 1906. Dopo un’ampia discussione in varie istanze di partito, furono pubblicati nelle Partinye ìz ve stia. Il progetto intitolato I compiti di classe del proletariato nell’ at- tuale fase della rivoluzione democratica , citato piu oltre, non e compreso nel presente volume, perché non fu redatto da Lenin. 30 II CC unificato del POSDR inviò a tutte le organizzazioni nel febbraio del 1906 un ordine del giorno del IV Congresso. 37 Cfr„ nel presente volume, pp. 159-185. 88 La commissione si riunì e presentò al congresso un progetto come schema della maggioranza della commissione agraria. 38 Con quest’opuscolo Lenin motivò il progetto di programma agrario, di cui alla nota precedente. 40 Cfr., nella presente edizione, v. 2, pp. 315-337. 41 Cfr., nella presente edizione, v. 4, pp. 457-466. 43 Gruppo opportunistico che si considerava aderente al POSDR; fu sciolto con una decisione del II Congresso del partito (1903). 43 Cfr., nella presente edizione, v. 6, pp. 405-419. “ Ivi, pp. 333-400. 4:1 Ivi, p. 125. 40 Cfr., nella presente edizione, v, 8, p. 213. 47 Questa raccolta usci a Mosca, all’inizio del 1906, e rifletteva le posizioni dei bolsceviche ma fu confiscata dalle autorità governative. 48 Cfr., nella presente edizione, v. 6, p. 406. ° Ivi. w Ivi, p. no. C1 Ivi, p. 407. ® Si tratta di un articolo pubblicato dal reazionario M. N. Katkov nelle Moshpvsfye Viedomosti del 1881, n. 65. “ Personaggio delle Anime morte di Gogol. 84 Cfr. Le lotte di classe in Francia nel volume 11 1848 in Germania e in Francia , cit., pp. 119-248. 88 Per un panorama complessivo del IV Congresso del POSDR si veda, nel presento volume, la Relazione sul congresso di unificazione del POSDR. NOTE 498 ” Negli Atti del congresso non vennero inclusi il rapporto di Lenin sulla questione agraria, il rapporto sulla situazione politica e il discorso di chiusura sul problema della Duma. Questi documenti non sono stati ancora rintracciati. * 7 Nell’articolo Borghesia e controrivoluzione del dicembre 1848. M Questo testo di Lenin fu stampato e confiscato a Pietroburgo dalla polizia, ma poi venne pubblicato a Mosca dalle edizioni ” Vperiod 11 testo originale dell’opuscolo conteneva in appendice i progetti di risoluzione presentati dai bolscevichi e dai menscevichi, le risoluzioni approvate dal IV Congresso e altri materiali a cui l’autore fa piu volte riferimento nel corso deH’esposizione, M Cfr., nel presente volume, p. 167. 90 Cfr., nel presente volume, p. 185. 91 Titolo di una favola di Krylov. L’espressione si usa per indicare un cibo offerto con insistenza a. chi ne è già sazio. 92 Cfr., nel presente volume, pp. 96-97. u Titolo di una rubrica fissa dei giornali Volnà , Vperiod e E\ho, a cui Lenin colla- boro attivamente. L’autore polemizza qui con L. Martov. 01 Ossia il progetto bolscevico da noi riportato a pp. 278-279 del presente volume. 65 Si tratta del testo di cui alla nota precedente. 03 II ” gruppo del conte Heiden ”, ala ” sinistra ” del partito ottobrista, nella votazione sulla risposta al discorso della Corona si rifiutò di votare considerando questo atto troppo radicale e lasciò l’aula. 97 Perifrasi degli ultimi versi di Meditazione, poesia di Lermontov. w Le prime notizie telegrafiche erano imprecise. In realtà, furono eletti 3 deputati, tutti menscevichi. 09 II comitato (menscevico) di Armavir, violando la deliberazione del IV Congresso del POSDR, compilò un appello in cui invitava gli elettori a votare per i social- democratici 0 per dei candidati che « non fossero piu a destra dei cadetti ». ™ La presente nota fu pubblicata come poscritto redazionale all’appello dei deputati operai della Duma. n Non è possibile rendere nella traduzione italiana il senso del « refuso ». In russo la virgola dà al testo il seguente significato: «Rispetto a tutti gli altri partiti, che sono partiti borghesi ». 7a Cfr., nel presente volume, pp. 153- 154. CRONACA BIOGRAFICA novembre 1905 - giugno 1906 1905 fine di ottobre - primi dì novembre 2-4 ( 15 - * 7 ) novembre j (18) novembre 7 o 8 (20 o 21) novembre 8 o 9 (21 o 22) novembre 9 (22) novembre io (23) novembre 12 (23) novembre 13 (26) novembre 1 5 (28) novembre 16 (29) novembre Lenin è a Stoccolma, in attesa che gli consegnino i documenti per rientrare in Russia. A Stoccolma scrive l’articolo I nostri compiti e il soviet dei deputati operai. Da Stoccolma si trasferisce a Helsingfors. Ritorna a Pietroburgo. Partecipa a una riunione dei redattori bolscevichi della No- vaia Gizn , nel corso della quale si definisce il programma di lavoro del giornale. Prende parte alla riunione del Comitato centrale che approva l'appello A tutte le organizzazioni del partito e a tutti gli operai socialdemocratici sulla convocazione del IV Congresso del POSDR. Nel n. 9 della Novaia Gizn appare la prima parte dell'articolo intitolato Sulla riorganizzazione del partito. Pubblicando nel n. n della Novaia Gizn Peditoriale II prole- tariato e i contadini , Lenin invia il suo saluto al congresso dell'Unione contadina. Il n. 12 della Novaia Gizn pubblica Organizzazione di partito e letteratura di partito . Lenin interviene alla seduta del soviet pietroburghese dei deputati operai in cui si discute il problema dèlia serrata proclamata dai capitalisti in risposta alla riven- dicazione operaia della giornata lavorativa di otto ore. L’as- semblea approva lina risoluzione proposta da Lenin. Il n. 13 della Novaia Gizn pubblica come editoriale Una pro- vocazione fallita e la continuazione deli’articolo intitolato Sulla riorganizzazione del partito. La Novaia Gizn, n. 14, pubblica V esercito, e la rivoluzione , e la fine dell'articolo Sulla riorganizzazione del partito. Lenin 502 i8 (i dicembre) novembre 20 novembre (3 dicembre) 23 novembre (6 dicembre) 24 novembre (7 dicembre) 26 novembre e 2 dicembre (9 e 1$ dicembre) 27 novembre (io dicembre) novembre 3 (16) dicembre 12.17 (25-3°) dicembre 22 dicembre (4 gennaio iqo6) fine del 1903 o inizio del 1906 fino alla metà di marzo CRONACA BIOGRAFICA presenta al funzionari di partito di Pietroburgo un rapporto sul tema: Critica del programma agrario del partito dei socialisti- rivoluzionari. Nel n. 1 6 della Novaia Gizn escono 7 piatti della bilancia si equilibrano e Imparate dai nemici. Il n. 18 della Novaia Gizn pubblica 11 burocratismo rivoluzio- nario e la causa rivoluzionaria sul problema de 11' Assemblea co* stituente. Nel n. 19 della NoVaia Gizn esce, come editoriale, L'autocrazia morente e i nuovi organi del potere popolare. Lenin scrive Socialismo e anarchia , che uscirà il 25 novembre (8 dicembre) nel n. 21 della Novaia Gizn. Nei numeri 22 e 27 della Novata Gizn esce 7 / partito socialista e il rivoluzionarismo senza partito, Lenin partecipa alla riunione del Comitato centrale in cui si discutono i problemi deirinsurrezione armata, I mutamenti nella redazione della Novaia Gizn e la pubblicazione del giornale bolscevico Borba (La lotta) a Mosca. Lenin partecipa alla seduta allargata del comitato pietrobur* ghese del POSDR che esamina l'atteggiamento da assumere nei confronti del soviet dei deputati operai. Lenin e la Krupskaia vivono legalmente a Pietroburgo, ma la stretta sorveglianza della polizia costringe Vladimir Ilic a passare nell'il legalità per qualche giorno. Nel n. 28 della Novaia Gizn appare Socialismo e religione. Lenin prende parte alla seduta comune del CC del POSDR, del comitato pietroburghese del partito e del soviet dei deputati operai di Pietroburgo, in cui si discute sulla soppressione della Novaia Gizn e sull'insurrezione armata. Presiede la prima conferenza dei bolscevichi a Tammerfors, tenendo un rapporto sulla situazione politica e uno sulla que- stione agraria. La conferenza approva le risoluzioni di Lenin sulla questione agraria e sulla convocazione del congresso di unificazione. Partecipa a una riunione dei membri del CC e dei delegati di Tammerfors, presentando un rapporto sulla piattaforma tat- tica dei bolscevichi nei confronti della Duma. Scrive lo schema deirarticolo: Fasi, orientamento e prospettive della rivoluzione. 1906 Lenin partecipa ai lavori della commissione agraria designata dal CC unificato del POSDR per la stesura del programma agrario da presentare al IV Congresso del partito. 4 (17) gennaio gennaio entro il 4 (i?) febbraio y (20) febbraio entro Vii (24) febbraio il (24) febbraio dopo Vn (24) febbraio fine di febbraio (primi di marzo) prima me tà di marzo metà (fine) di marzo 20 marzo (2 aprile) seconda metà di marzo 26 marzo (S aprile) marzo fine di marzo (primi di aprile) CRONACA. BIOGRAFICA 5°3 Nel n. 1 della Molodaia Rossia appare l’editoriale di Lenin il partito operaio e i suoi compiti nella situazione attuale . Lenin scrive l’articolo Bisogna boicottare la Duma di Stato?, in cui difende la tattica bolscevica del boicottaggio attivo della I Duma. Scrive La Duma e la tattica socialdemocratica , che esce in febbraio nell’opuscolo La Duma e la socialdemocrazia. Partecipa a un convegno delle organizzazioni socialdemocra- tiche di Pietroburgo, presentando un rapporto dal titolo Sulle elezioni alla Duma di Stato . L’articolo La situazione attuale della Russia e la tattica del partito operaio esce nel n. 1 delle Partìnye Izvestia. Presenta a un convegno di funzionari bolsccvichi di Pietro- burgo una relazione sulla tattica del boicottaggio attivo. Dirige i lavori della conferenza pietroburghesc del partito, fa- cendo un rapporto sul problema della Duma e presentando uno schema di risoluzione sulla tattica del boicottaggio, che viene ap- provato a maggioranza. Scrive l’appello A tutti gli operai e operaie della città di Pie- troburgo e della provincia. Dirige i lavori della seconda conferenza pietroburghese del par- tito, difendendo la sua risoluzione sulla tattica del boicottaggio, che viene approvata dai delegati. Si trasferisce a Kuokkala dove elabora la piattaforma tattica dei bolscevichi (i progetti di risoluzione per il congresso di uni- ficazione). Si reca a Mosca e discute coni dirigenti moscoviti i progetti di risoluzione per il congresso di unificazione. Inoltre, prende parte alla discussione della risoluzione sui soviet dei deputati operai. Dirige le riunioni dei bolscevichi di Pietroburgo in cui si di- scute la piattaforma tattica del partito. Nel n. 2 delle Portìnye Izvestia escono: Teditorìale intitolato La rivoluzione russa e i compiti del proletariato e Piattaforma tattica per il congresso di unificazione. Lenin scrive l’opuscolo Revisione del programma agrario del partito operaio , che sarà pubblicato ai primi di aprile, a Pietro- burgo. Viene eletto delegato al IV Congresso dall’organizzazione di Pietroburgo. Scrive la prefazione all’edizione russa dell’opuscolo di Kautsky, La distruzione della socialdemocrazia , Presiede una riunione di delegati bolsccvichi al IV Congresso, 5^4 entro il io (23) aprile 10-25 aprile (23 aprile • 8 maggio) 25-26 aprile (8-9 maggio) fine dì aprile (primi di maggio ) 5 ( r8) maggio 6 (19) maggio 9 (22) maggio io (23) maggio CRONACA BIOGRAFICA Si reca a Stoccolma per partecipare al IV Congresso; prende la parola in una riunione di bolscevichi contro la proposta di sa- botare il congresso, a causa dell’evidente predominio mensce- vico nella sua composizione. Il IV Congresso del POSDR si apre a Stoccolma. Lenin viene eletto alla presidenza e fa parte della commissione per l'elabo- razione dello statuto del POSDR. Nella prima seduta presenta una risoluzione, approvata dal congresso, sul regolamento della commissione per la verifica dei poteri. Presiede la terza seduta e propone di integrare l’ordine del giorno con due altri punti: la valutazione del momento presente e le organizzazioni na- zionali del POSDR. La proposta viene accettata. Lenin presiede la quarta seduta e nella quinta tiene il rapporto sulla questione agraria. Presiede la settima seduta e viene eletto nella commis- sione per la Duma di Stato. Presiede l’ottava, la nona, la de- cima e l’undicesima seduta. Nella nona pronuncia il discorso di chiusura sulla questione agraria. Nella tredicesima seduta presenta una relazione Sul momento attuale e sui compiti di classe del proletariato. Presiede la quindicesima seduta e nella sedicesima pronuncia il discorso di chiusura sul rapporto relativo ai compiti di classe del proletariato. Nella diciassettesima seduta presenta una co-relazione sulla Duma e dà lettura di un pro- getto di risoluzione sullo stesso tema. Presiede la diciottesima seduta e nella diciannovesima pronuncia il discorso di chiu- sura sul problema della Duma. Nella ventiduesima prende la parola sull’insurrezione armata; presiede la vehtunesima, la ventiduesima, la ventiquattresima e la ventiseesima seduta. Nella ventisettesima viene approvato Io statuto. Il primo pa- ragrafo fc accettato nella stesura redatta da Lenin. Lenin scrive l ’ Indirizzo al partito dei delegati del congresso di unificazione , che viene approvato dai rappresentanti di 26 organizzazioni bolsceviche. Rientra a Pietroburgo. L’articolo Lotta per la libertà e lotta per il potere appare come editoriale nel n. 9 della Vólnà. Nel n. io della Volnà esce come editoriale Una nuova ascesa. Lenin presenta un rapporto sui risultati del IV Congresso (di unificazione) del POSDR a un'assemblea di partito a Pietro- burgo. Nel n. 12 della Volnà escono: La Duma e il popolo (edito- riale), Fra giornali e riviste , A proposito della risoluzione bol- scevica sulla Duma, Con lo pseudonimo di Karpov, Lenin in- terviene a un comizio in casa della Panìna, parlando della tat- tica del POSDR verso la Duma. L’assemblea approva la riso- luzione proposta da Lenin. Lenin tiene un rapporto sul IV Congresso ai socialdemocratici del rione Frankorusski di Pietroburgo, CRONACA BIOGRAFICA 5°5 // (24) maggio 12 (25) maggio 13 (26) maggio 14 (27) maggio 18 (31) maggio 19 maggio (1 giugno) 21 maggio ( ? giugno ) 23 maggio (S giugno) 24 maggio (6 giugno) 26 maggio (8 giugno) 27 maggio (9 giugno) 30 maggio (12 giugno) Nel n. 13 della Volnh escono: Il gruppo operaio alla Dttma (editoriale) e A proposito del problema dell’organizzazione. Lenin tiene un rapporto ai socialdemocratici del rione Moskovski di Pietroburgo sul IV Congresso e propone un emendamento alla risoluzione discussa dall'assemblea. L’emendamento viene accolto. Il n. 14 della Volnà pubblica: // gruppo contadino 0 “ del lavoro ” e il POSDR (editoriale). La questione della terra alla Duma esce come editoriale nel n. 15 della Volnà. Nei n. 16 della Volnà appare Risoluzione e rivoluzione . La Volnà, n. 17, pubblica Nè terra nè libertà (editoriale) e La vittoria elettorale della socialdemocrazia a Ti flit. Nel n. 20 della Volnà appare, come editoriale, Il governo , la Duma e il popolo. Lenin scrive I cadetti impediscono alla Duma di rivolgersi al popolo che apparirà nel n. 21 della Volnà (19 maggio [1 giugno]), insieme con E non vogliono mercanteggiare I e Vappcllo dei deputati operai della Duma. Lenin scrive La questione della terra e la lotta per la libertà e I goremyeniki , gli ottobri sti e i cadetti che escono nel n. 22 della Volnà, insieme con Libertà di critica e unità d'azione. Nel n. 23 della Volnà appaiono: Cattivi consigli (editoriale) e Voci e pettegolezzi stillo scioglimento della Duma. Lenin tiene un rapporto sul IV Congresso ai socialdemocratici del rione Narva di Pietroburgo. L’articolo intitolato Kauts\y e la Dunta di Stato esce nel n. 6 del settimanale Viestnì\ Gizni. Lenin tiene una conferenza sulla questione agraria agli operai del rione SamGalski di Pietroburgo. Gli ascoltatori rinvitano a parlare anche della posizione dei bolscevichi nei confronti della Duma. 7 cadetti , 1 trudovi^t e il partito operaio esce come editoriale nel n. 25 della Volnà. Nel n. 1 del Vperiod appare; Come ragiona il compagno Pie- kjianov sulla tattica delia socialdemocrazia ? 11 n. 2 del Vperiod pubblica la Risoluzione (II) del comi- tato pietroburghese del POSDR sull’atteggiamento verso la Duma di Stato e Sulla parola diordine del ministero della Duma. Lenin scrive L'attuale situazione politica , che esce come edito- riale nel n. 3 del Vperiod (28 maggio [io giugno]). La tattica del proletariato c i compiti del momento viene pub- blicato nel n. 4 del Vperiod. 50 6 CRONACA, BIOGRAFICA maggio i (14) giugno 3 (16) gi“g»° 6 (19) giugno Nel n. 5 del Vperiod escono: La socialdemocrazìa tedesca sui cadetti e Fra giornali - e riviste. Lenin scrive l'opuscolo Relazione sul congresso di uni fica' zione del POSDR , che viene stampato nel mese di giugno. Nel n. 6 del Vperiod esce Decidano gli operai . Lenin scrive Non bisogna guardare in alto, ma in basso , che uscirà come editoriale nel n. 7 del Vperiod . Lenin scrive La reazione scatena la lotta armata , che appare come editoriale nel n. 9 del Vperiod. Nel n, io del Vperiod esce Risoluzione ( 111 ) del comitato pietroburghese del POSDR sul problema del ministero della Duma. INDICI INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE Bies Zaglavìa (Senza titolo): settimanale edito a Pietroburgo dal 6 febbraio al 27 maggio 1906, sotto la direzione di S.N. Prokopovic e con la collaborazione di un gruppo di intellettuali borghesi di tendenza semìmenscevica. Lenin definì i seguaci di questo gruppo « menscevichi cadetteggìanti » 0 « cadetti menscevi- cheggìanti ». Btrgevye Viedomosti (Notizie della Borsa): giornale borghese fondato a Pietroburgo nel 1880. Da novembre del 1902 ebbe due edizioni al giorno (una del mattino c una della sera). Fu soppresso in novembre del 1917. Dielo Naroda (La causa del popolo): quotidiano legale dei socialisti-rivoluzionari. Uscì a Pietroburgo (9 numeri) in maggio del 19 od. Dnicvttì\ Sot$ìaldemo\rata (Diario del socialdemocratico): organo non periodico, edito a Ginevra da Plekhanov, da marzo del 1905 ad aprile del 1912, Ne usci- rono in tutto 16 numeri. L'edizione fu ripresa a Pìetrogrado nel 1916, ma ne apparve un solo fascicolo. Duma (La Duma): quotidiano della sera, organo delibala destra dei cadetti, Fu diretto da Piotr Struve e uscì dal io maggio al 26 giugno del 190(1. hhra (La scintilla): primo giornale marxista illegale, fondato da Lenin nel 1900. Si pubblicò a Lipsia, poi a Monaco c in seguito (dall’aprile 1902) a Londra e (dal novembre 1903) a Ginevra. In novembre del 3903 passò nelle mani dei men- scevichi. ìzvestia sovieta rabocìbji deputatov (Notizie del soviet dei deputati operai): organo ufficiale del soviet operaio di Pietroburgo, uscì dal 30 ottobre al 27 dicembre del 1905. Nc apparvero in tutto io numeri. L’undicesimo fu sequestrato dalla polizia mentre era ia corso di stampa. Kolo\ol (La campana): quotidiano legale socialdemocratico, che uscì a Poltava dal 31 gennaio al 21 giugno 1906. A esso collaborarono soprattutto i menscevichi. Ktirier (Il corriere); quotidiano legale dei menscevichi, edito a Pietroburgo tra maggio e giugno del 1906 al posto della Nievs\aia Gazìcta (cfr,). Ne uscirono 25 numeri. Mir Bogi (Il mondo di Dio): mensile letterario c scientifico di tendenza liberale. Uscì a Pietroburgo dal 1892 al 1906. In ottobre del 1906 assunse una nuova testata: Sovremenny Mir (Il mondo contemporaneo). Molodaia Rossta (La giovane Russia): settimanale politico e letterario, edito a Pietro- burgo dagli studenti socialdemocratici. Il primo numero uscì il 4 gennaio del 1906 e fu confiscato. Il giornale fu soppresso in novembre del 1906. 51 ° INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE Udiva (La voce): cfr. Rus. Uos\ovs\te Vicdomostì (Notizie di Mosca): quotidiano pubblicato a Mosca dal 1756 al 1917. Organo della parte piu reazionaria del clero e dei grandi proprietari fondiari, Dopo il 1905 divenne uno dei principali strumenti dei centoneri e fu diretto da V. Gringmut. Kacialo (L’inizio): quotidiano menscevico legale, pubblicato a Pietroburgo dal 26 no- vembre al 15 dicembre del 1905, Ne uscirono 16 numeri, sotto la direzione di D. Gertsensctein e S. Saltykov. Narodnaia Svoboda (La libertà del popolo): giornale politico e letterario, organo del partito democratico-costituzionale (cadetto). Usci a Pietroburgo in dicembre del 1905. Narodnoie Khoziaistvo (L’economia nazionale): quotidiano liberale; si pubblicò dal dicembre 1905 al febbraio 1906 al posto di N 'ascia Gizn (cfr,). Narodny Viestni\ (Il messaggero del popolo); quotidiano dei socialisti-rivoluzionari Usci a Pietroburgo (13 numeri) tra maggio e giugno del 1906, come continua- zione della rivista con la stessa testata. "N ascia Gizn (La nostra vita): quotidiano influenzato dall’ala sinistra dei cadetti. Usci con interruzioni dal 19 novembre 1904 al 24 luglio 1906 a Pietroburgo. Nievs\aia Gazicta (La gazzetta della Neva): organo legale dei menscevichi. Usci a Pietroburgo in maggio del 1906, con la collaborazione di Axelrod, Dan, Martov, Plekhanov. Ne apparvero in tutto io numeri. A ''ovaia Gizn (Vita nuova): primo giornale legale bolscevico, pubblicato a Pietroburgo dal 9 novembre al 16 dicembre del 1905. Fu diretto da Lenin, al suo rientro dall’emigrazione, e divenne di fatto Porgano centrale del POSDR. Tra i suoi col- laboratori ebbe Gorki, Lunaciarski, Vorovski e Olminski. Ben 15 numeri del gior- nale (su 27) furono sequestrati dalla polizia. Il ventottesimo usci clandestinamente. Novoie Vremia (Tempi nuovi): quotidiano, usci a Pietroburgo dal 1868 al 1917. Dapprima liberalmoderato, divenne poi, a cominciare dal 1876, l’organo di stampa dei circoli reazionari della nobiltà e dell’alta burocrazia. Nel 1905 si schierò con ì centoneri. Osvobozdenie (L’emancipazione): rivista quindicinale della borghesia monarchica liberale; si pubblicò all’estero dal 1902 al 1905, sotto la direzione di Pìotr Struve, Nel gennaio del 1904 diventò organo del gruppo «Unione per la liberazione», nucleo del futuro partito cadetto, Partinye Izvestìa (Notizie del partito): organo del Comitato centrale unificato del POSDR, pubblicato clandestinamente a Pietroburgo, alla vigìlia del IV Congresso del partito. Ne uscirono in tutto due numeri (in febbraio e, marzo del 1906). Poliarnaia Zviezdà (La stella polare): settimanale edito a Pietroburgo nel 1905-1906, sotto la direzione di Pìotr Struve, dallala destra del partito cadetto. In aprilc- maggio del 1906 fu sostituito da Svoboda ì ^tritura (cfr.). Pravda (La verità): rivista mensile socialdemocratica di arte, letteratura e vita sociale; usci a Mosca tra il 1904 e il 1906, sotto la direzione di V. A. Kogevnikov e con la collaborazione dei menscevichi (Dan, Martov, Maslov, ecc.). Pravìticlstvìcnny Viestnik (Il messaggero del governo): quotidiano, organo ufficiale del governo zarista. Usci a Pietroburgo dal 1869 al 1917. Pravo (Il diritto): settimanale giuridico di tendenza liberale, edito a Pietroburgo dal 1898 al 3917» sotto la direzione di V. M. Hessen e N. I. Lazarievski. Nel 1904 diventò uno degli organi dell’* Unione per la liberazione», nucleo del futuro partito cadetto. INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE 5 11 PrizyV (L’appello): quotidiano popolare. Usci a Pietroburgo da gennaio a giugno del 1906, quando fu soppresso dal governo. Ai primi di aprile I bolscevichi comin- ciarono a collaborare al giornale. Proletari (Il proletario): settimanale illegale bolscevico, organo centrale del POSDR. Si pubblicò a Ginevra dal 27 maggio al 25 novembre 1905. Ne uscirono 2 6 numeri. Lenin fu il redattore responsabile del periodico, che, dopo il suo rientro in Russia, sospese le pubblicazioni. Put (La via): quotidiano cadetto uscito a Mosca nel 1906, soppresso dopo lo sciogli- mento della Duma. Riec (Il discorso): quotidiano, organo centrale del partito cadetto. Usci dal 1906 al 1917, sotto la direzione di P. N. Miliukov e I. V. Hessen. Rus (La Rus): quotidiano liberale pubblicato a Pietroburgo dal dicembre 1903 al giugno 1908 con varie interruzioni e con testate diverse*. Molva (La voce), XX vie\ (XX secolo), Qhjo (L’occhio), Novaia Rus (La nuova Rus). Russate Viedomostì (Notizie russe): quotidiano, organo della borghesia e dei grandi proprietari fondiari liberali. Usci a Mosca dal 1863 al 1918. Dopo il 1905 fu organo di stampa dei cadetti di destra. Russkoie Gosudarstvo (Lo Stato russo): quotidiano governativo fondato da Witte e pubblicato a Pietroburgo dal 14 febbraio al 28 maggio del 1906. Sevterny Golos (La voce del nord): quotidiano legale, organo del POSDR. Usci a Pietroburgo dal 19 al 21 dicembre 1905, a cura di una redazione unificata di bolscevichi e menscevichi. Un quarto numero con la testata Nasc Golos (La nostra voce) usci il 31 dicembre 1905. Slovo (La parola): quotidiano edito a Pietroburgo dal 19O4 al 1909. Dapprima fu organo di stampa degli zemtsy di destra; dal novembre 1905 al luglio 1906 fu organo degli ottobristi e in seguito del partito monarchico-costituzionale. Sotsialdemokrat (Il socialdemocratico): raccolta non periodica, politica e letteraria, edita dal gruppo 4t Emancipazione del lavoro ». Ne usci un solo numero, a Gine- vra, nel 1888. Stranà (Il paese): quotidiano, organo del partito delle riforme democratiche. Uscf a Pietroburgo dal 4 marzo 1906 al 1907. Svoboda i Ku l tura (Libertà e cultura); settimanale edito dall'ala destra dei cadetti. Ne uscirono 8 numeri al posto della Poliamola Zviezdà (cfr.). Tetnps (Le): quotidiano francese conservatore. Fu pubblicato a Parigi dal 1861 al 1942 e fu, di fatto, organo del ministero degli esteri. Riprese le sue pubblicazioni nel dopoguerra. Tovarìstc (Il compagno); quotidiano. Si pubblicò a Pietroburgo da marzo del 1906 a gennaio del 1908. Formalmente non aderiva a nessun partito, ma in effetti era il giornale dei cadetti di sinistra. Volnà (L’ondata): quotidiano bolscevico; usci legalmente a Pietroburgo in maggio del 1906 e di fatto fu diretto da Lenin dopo il n. 9. Ne uscirono 25 numeri. Quando il giornale fu soppresso dalla polizia, al suo posto cominciò a uscire il giornale Vperiod (cfr.). Vorwàrts (Avanti): quotidiano, organo centrale della socialdemocrazia tedesca. Uscì a Berlino dal 1891 al 1933. Dopo la morte di Engels, diventò uno dei principali strumenti dell'opportunismo nel movimento operaio. Vperiod (Avanti): settimanale illegale bolscevico; si pubblicò a Ginevra dal 4 gen- naio al 18 maggio 1905. Ne uscirono 18 numeri, sotto la direzione di Lenin. 5 » INDICE DEI GIORNALI E DELLE RIVISTE Vperiod (Avanti): quotidiano legale bolscevico; usci a Pietroburgo in giugno del 1906, dopo la soppressione della Volnà (cfr.). Fu a sua volta sostituito dall'Eco. Lenin, Olminski, Lunaciarski c Vorovski diedero un importante contributo al giornale. Zarià (L'aurora): rivista teorica marxista, pubblicata a Sroccarda nel periodo 1901- 1902, sotto la direzione di Lenin e Plekhanov. Ne uscirono 4 numeri. INDICE DEI NOMI Akim, pscud. di Goldman L. I. - 109, 112. Akimov, pscud. di Makhnovets V. P. - 286, 306, 325, 335, 345. Aladin, A. F. - 409, 420. Alessandro III - 178, 243, 314. Argutinski-Dolgòrukov, A. M, - 284, 293 • Avramov, P. F. - 233-235, 245. Axelrod, P. B. - 21, 281, 282, 306, 325, 337 - 339 . 345 . 3 6 '- Bach, J. S. - 227. Bebel, A. - 472. Beethoven, L. von - 227. Berdiaicv, N. A. - 218, 233. Bernstcin, E. - 191, 247, 267, 277, 334» 335 .^ 42 , 447 . 449 . 45 °. 45 1 - Bcrscniev, cfr. Dan F. I. Bismarck, O. E. L. - 407, 408. Blank, R. M. - 226, 228-233, 236-244, 246-248, 250-253, 256, 258, 261, 325. Boris Nikolaicvic, cfr. Soloveicik, B. I. Borisov, pscud. di Suvorov S. A. - 272, t 312, 313, 327. Brentano, L. - 247. Biilow, B. - 241. Bulyghin, A. G. - 82., 92, 147, 229, 473. Biirgcr G r , 186. Cerevanin, N. - 286, 347. Ciarnoluski, V. I. - 54. Dnn, F. I. - 117-121, 195, 199, 276, 310, 311, 354, 389. Demian, pscud. di Teodorovic I. A. 3 i 5 ' 3 i 7 . 323 . Dolgorukov, P. D. - 104, 410, 427. Dubasov, F. V. - 81, 82, 93, 106, 205, 2 35 . 237. 239-24'. 244, 258, 260, 314, 321, 324, 360. Duhring, E. - 238. Durnovo, P. N. - 93, 201, 212, 214, 215, 223, 235, 241, 248-250, 258, 260, 398, 466, 474. Engels F., 50, 76, 133, 137, 248, 286. Falbork, G. A. - 54. Ferri, E. - 450. Filonov, F. V. - 245. Finn-Enotaevski, A. Iu. - 166-168. Gilkin, I. V. - 483, 484. Giordania, N. N. - 320, 330, 403. Goremykin, I. L. - 391, 407, 408, 412, 466, 468, 483. Grcdcskul, N. A. - 429. Gringmut, V. A. - 17:. Groman, V. G. - 168. Guckov, A. I. - 35, 210, 220, 281. Guglielmo II - 63. Hegel, G. W. F. - 275, 332. Heiden, P. A. - 384, 434, 457. Hessen, I. V. - 212, 322. Hofstetter, I. A. - 420. Iefìmenko, A. la. - 315. lermanski, O. A. - 344. Izgoiev, A. S. - 205, 223, 247, 248, 252. 5^4 INDICE DEI NOMI Jaurès J. L. - 472. John, cfr. Maslov P. P. Karpov, pseud. di Lenin - 388, 389. Kartvelov, pseud. di Cicinadze N. G. - 271. Katkov, M. N. - 217. Kaufman, A. A. - 206, 220, 257, 323. Kautsky, Karl - 134-138, 1 66, 167, 170, 175, 176, 178, 186, 253, 268, 286, 360, 361, 43»-433. 45°- Khìzniakov, V. V. - 483, 484. Khodski, L. V. - 86. Khomiakov, N. A. - 452. Kizevetter, A. A. - 205, 218, 221, 223, 231-234. Kliuccvski, V. O. - 315. Kokovtsov, V. N. - 466. Kostrov, cfr. Giordania N.N. Kotliarevski, S. A. - 450. Kovalevski, M. M. - 406-408. Kuropatkin, A. N. - 136, 369. Kuskova, E. D. - 236. Kutler, N. N. - 171, 323. Larin, Iu. - 351. Lenin, V. I. - 29, 33, 39, 43, 47, 49, 5 r , 55 - 6 °. 6 4 . 7 2 . 77 . 8 4 . ® 9 > i“>. 170, 173, 183, 312, 316, 323-325, 336. Leonov, pseud. di Levitski V. - 276. Lcvin, Se. Kh. - 489. Liebknecht W. - 228. L. M. cfr. Martov L. Lugenovski, G. N. - 245, 250. Lunaciarski, A. V. - 120, 323, 324, 35 i > 35 2 - Luxemburg, Rosa - 175. Martov, L. - 109-111, 117, 195, 381, 481, 482. Martynov, A. - 331, 393, 445. Marx, Karl - 50, ioi, 132-134, 137, 140, 227, 243, 247, 248, 250, 251, 261 267, 272, 276, 328, 442, 445, 446. Maslov, P. P. - 163, 166-168, 172-179, 181-183, 265, 271, 312, 319, 320, 325- 327. 3 2 9 , 33 o. 374 - Miakotin, V. A. - 389. Mikhailicenko, M. P. - 384. Miliukov, P. N. - 212, 216, 223, 249, 322, 342, 370, 385, 407, 477, 483. Min, G. A. - 235. Miscin, Z. S. - 273. Mùlberger, A. - 238. Muratov, pseud. di Morozov, M. V. - 288. Muriavov, N. V. - 257. Muromtsev, S. A. - 427. Nabokov, V. D. - 201, 410, 488. Nakoriakov, N. N. - 289, 290, 344. Nazar, cfr. Nakoriakov, N. N. Negoriev, pseud. di Iordanski, N. I. - 360, 431, 433. Nicola II - 171. Oyama, Iwao - 369. Parvus, pseud. di Helfand, A. L. - 119, 227, 307. Petrunkevic, I. I. - 273, 323, 328. Plekhanov, G. V. - 101-104, 119, 135, 162, 166-168, 170, 172, i9i*i95> 197» 198, 219, 22i, 236, 251-253, 256, 265-271, 275-27 7, 285-287, 306, 308, 310, 312, 314-325, 328, 330, 334, 335, 342, 346-348, 35r, 352, 393, 422, 424- 428, 431, 439-457. Poiarkov, A. V. - 409, 410. Potresov, A. N. - 256. Prokopovic, S. N. - 236, 345. Protopopov, D. D. - 368, 400. Ptitsyn, cfr. Soloveicik, B. I. Radin, pseud. di Knuniants, B. M. - ir. Rianscev, V. - 481. Riman, N, K. - 245, 250. Rodieev, F. I. - 70, 273, 323, 328, 429, 430. Rozanov, V. V. - 468. Rozkov, N. A. * 166-168. Ryzkov, S. M. - 489. Schmidt, pseud. di Rumiantsev, P. p. - 312. Schmidt, P. P. - 44. Scidlovski, N. V. - 195. Scipov, D. N. - 2io f 214-217, 219, 220, 224, 248, 250. Skitaliets, pseud. di Petrov, S. G. - 208. Skvortsov-Stepanov, I. I. - 191. Soloveicik, -B. I. - 273, 333. INDICE DEI NOMI 5*5 Sombart, W. - 247. Spiridonova, M. A. - 2 33 ' 2 35 * Stepanov, cfr. Skvortsov-Stepanov, I. I. Stiscinski, A. S. - 412. Stodolin, cfr. Nakoriakov, N. N. Strumilin, S. G. - 330. Struve, P. B. - 192, 193, 205, 208, 223, 228, 229, 240, 244, 251, 252, 343, 345 » 3 86 » 39 8 » 4 11 » 44 6 » 45 °* Tkaciov, P. N. - 331. Tolstoi, Lev - 233. Trepov, D. F. - 106, 273, 314, 327, 328, 360, 386, 412, 466, 471. Trotski, L. D. - 307. Trubetskoi, S. N. - 452. Tsirin, 487. Turati, Filippo - 450. Varsciavski* A. S. - 277, 311. Vinavier, M. M. - 206. Vinogradov, P. G. - 322. Vintcr, pseud. di Krasin, L. B. * 285, 347 - Vlasov, pseud. di Rykov, A. I. * 481. Vodovozov, V. V. * 283. Voinov, cfr. Lunaciarski, A. V. Vorobiov, pseud. di Lomtatidze, V. B. - 285, 295. Wang An-shih. - 171. Witte, S. Iu. - 53, 56-60, 17X, 214, 215, 241, 257, 282, 346, 398, 466, 473, 474 - X, cfr. Maslov P. P. Zdanov - 245. Zubatov, S. V. - 456, GLOSSARIO Barstcina: Ùesiatidvornye : Gorcmycnikj ; Kulturnikj: Nadiel : Ob steina; Osvobozdentsy: 0 tra botici : Otrezhj: Trudovihj: Votosi: lavoro obbligatorio gratuito che il contadino eseguiva sulle terre signorili al tempo della servitù della gleba {corvée). da desiai (dieci) c dvor (fuoco o famiglia contadina). esponenti dei circoli governativi zaristi, capeggiati dal presi- dente del consiglio I. L. Goremykin. fautori del \ulturnicestvo , ossia dello sviluppo di un’azione culturale separata dalla lotta politica. lotto di terra, che la famiglia contadina aveva ricevuto in go- dimento all’epoca feudale, per il proprio sostentamento, in modo da eseguire gratuitamente il lavoro sulle terre dell’a- zienda signorile. La riforma del 1861 assegnò questo lotto alla famiglia stessa, dopo averne stralciato una parte cospicua in favore dei grandi proprietari terrieri {otrez\i). (letteralmente comunità) organizzazione contadina di villaggio a carattere amministrativo e di ceto, per i cui membri vigeva, riguardo al fìsco, il principio della responsabilità collettiva; i membri del Vobstcina possedevano inoltre la terra in comune, senza alcun diritto di proprietà sugli appczzamenti collcttivi. seguaci della rivista Osvobozdenie. Cfr. « Indice dei giornali c delle riviste ». lavoro obbligatorio per il grande proprietario fondiario dopo l’abolizione della servitù della gleba; poteva essere convertito nel versamento di una parte dei prodotti della terra o assu- mere la forma di una vera e propria prestazione gratuita. cfr. Nadiel. o « gruppo del lavoro », raggruppamento di tendenza demo- cratica borghese, costituito nell’aprile del 1906 dai deputati contadini alla prima Duma. circoscrizione territoriale rurale, che costituiva la più piccola unità amministrativa della Russia zarista. 5*8 GLOSSARIO Zcmskjc Zemstvo: Zemtsy: naàalni^i: funzionari locali, con ampi poteri amministrativi c giudiziari, istituito nel 1889 per restaurare il potere dei grandi proprie- tari fondiari nelle campagne. Veniva designato su proposta del governatore e con l’approvazione del ministero degli interni. istituto di autoamministrazione locale, a cui potevano accedere i soli elementi provenienti dalla borghesia e dalla nobiltà. clementi dello zemstvo o fautori di questo sistema. INDICE DEL VOLUME Nota dell’editore 5 I NOSTRI COMPITI E IL SOVIET DEI DEPUTATI OPERAI SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL PARTITO 9 I. 20 II. 24 III. 27 IL PROLETARIATO E I CONTADINI 30 ORGANIZZAZIONE DI PARTITO E LETTERATURA DI PARTITO 34 DELIBERAZIONE DEL COMITATO ESECUTIVO DEL SOVIET DEI DEPU- TATI OPERAI DI PIETROBURGO SULLA LOTTA CONTRO LA SERRATA 40 UNA. PROVOCAZIONE FALLITA 42 l’esercito e la rivoluzione 44 I PIATTI DELLA BILANCIA SI EQUILIBRANO 48 IMPARATE DAI NEMICI 50 IL BUROCRATISMO RIVOLUZIONARIO E LA CAUSA RIVOLUZIONARIA 52 L’AUTOCRAZIA MORENTE E I NUOVI ORGANI DEL POTERE POPOLARE 56 SOCIALISMO E ANARCHIA 6 l IL PARTITO SOCIALISTA E IL RIVOLUZIONARISMO SENZA PARTITO I. 65 68 SOCIALISMO E RELIGIONE 73 RISOLUZIONE DELLA CONFERENZA DELLA <( MAGGIORANZA » DI TAM- MERFORS SULLA QUESTIONE AGRARIA 78 FASI, ORIENTAMENTO E PROSPETTIVE DELLA RIVOLUZIONE 79 IL PARTITO OPERAIO E I SUOI COMPITI NELLA SITUAZIONE ATTUALE 8l BISOGNA BOICOTTARE LA DUMA DI STATO? 85 LA DUMA E LA TATTICA SOCIALDEMOCRATICA 89 5 22 INDICE DEL VOLUME LA SITUAZIONE ATTUALE DELLA RUSSIA E LA TATTICA DEL PARTITO OPERAIO CONFERENZA CITTADINA PIETROBURGHESE DEL POSDR Interventi sulla validità della rappresentanza delle organizza- zioni della Circonvallazione e di Vyborg alla conferenza, p. 109 — Risoluzione contro la proposta di Martov di non ascoltare il rapporto del comitato di Pietroburgo, p. ni — Proposta sul rapporto del Comitato di Pietroburgo, p. 112 — Intervento in difesa della proposta, p. 113 — Osservazione a proposito della risoluzione sulla tattica del boicottaggio, p. 114. CONFERENZA CITTADINA PIETROBURGHESE DEL POSDR (il) Interventi in difesa della risoluzione sulla tattica del boi- cottaggio, p. 117 — Obiezione agli emendamenti dei pun- ti 3 e 6 del progetto di risoluzione, p. 118 — Interventi nella discussione sui punti 7 e 8 del progetto di risoluzione, p. 1 19 — Dichiarazione scritta all’ufficio di presidenza del- la conferenza, p. 121 — Risoluzione sulla .motivazione della tattica del boicottaggio p. 122, A TUTTI GLI OPERAI E OPERAIE DELLA CITTA DI PIETROBURGO E DELLA PROVINCIA RISOLUZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE PIETROBURGHESE DEL POSDR SULLA TATTICA DEL BOICOTTAGGIO LA RIVOLUZIONE RUSSA E I COMPITI DEL PROLETARIATO II. III. PIATTAFORMA TATTICA PER IL CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR L’attuale fase della rivoluzione democratica, p. 146 — L’in- surrezione armata, p. 147 — Le azioni di guerra parti- giana, p, 149 ■ — Il governo rivoluzionario provvisorio e gli organi locali del potere rivoluzionario, 150 — I soviet dei deputati operai, p. 152 — L’atteggiamento verso i partiti borghesi, p. 153 — L’atteggiamento verso i partiti socialde- mocratici delle nazionalità, p. 154 — I sindacati, p. 155 — L’atteggiamento verso la Duma di Stato, p. 156 — Principi organizzativi del partito, p, 158 100 107 n 5 123 127 I 3 I *34 138 *43 INDICE DEL VOLUME 523 REVISIONE DEL PROGRAMMA AGRARIO DEL PARTITO OPERAIO 159 I. Rassegna sommaria dello sviluppo storico delle concezioni della socialdemocrazia russa sulla questione agraria, p. 161 — IL Quattro correnti della socialdemocrazia sulla que- stione del programma agrario, p. 1 66 — III. L’errore prin- cipale del compagno Maslov, p. 175 — IV. Gli obiettivi del nostro programma agrario, p. 180 — V. Progetto di programma agrario, p. 185. PREFAZIONE ALL’EDIZIONE RUSSA DELL’OPUSCOLO DI KAUTSKY «LA DISTRUZIONE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA)) 1 36 LA VITTORIA DEI CADETTI E I COMPITI DEL PARTITO OPERAIO 189 I. Quale significato oggettivo ha avuto la nostra partecipa- zione alle elezioni per la Duma? p. 191 — IL II signifi- cato sociale e politico delle prime elezioni, p. 199 — III. Che cosa rappresenta il partito della libertà del popolo?, p. 203 — IV. Funzione e significato della Duma cadetta, p. 210 — V. Un modello di boria cadetta, p. 226 — Di- gressione, p. 230 — VI. Conclusione, p. 256. CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR IO (23) aprile - 25 aprile (8 maggio ) 1906 263 1. Discorso di chiusura sulla questione agraria, p. 265 — 2. Discorso di chiusura sul momento presente e sui com- piti di classe del proletariato, p. 275 — 3. Progetto di riso- luzione sulla Duma di Stato presentato al congresso di uni- ficazione, p. 278 — 4. Co-relazione sul problema dell’at- teggiamento verso la Duma di Stato, p. 280 — 5. Discorso sul problema dell’insurrezione armata, p. 285 — 6. In- tervento in difesa dellemendamento Muratov (Morozov) sul gruppo parlamentare socialdemocratico, p. 288 — 7. Dichiarazione particolare sul problema della composizione del gruppo parlamentare del POSDR, p. 289 — 8. Ri- soluzione sulla commissione per la verifica dei poteri, p. 291 — 9. Dichiarazione sugli atti del congresso, p. 292 — io. Dichiarazione scritta sulla 17* seduta del congresso, p. 293 — 11. Dichiarazione scritta sulla 21" seduta del con- gresso, p. 294 — 12, Dichiarazione scritta sulla 26* se- duta del congresso, p. 295, INDICE DEL VOLUME 5 2 4 indirizzo al partito dei delegati al congresso di unifica- zione GIÀ APPARTENENTI ALL’EX FRAZIONE DEI « BOLSCEVICA» » 296 RELAZIONE SUL CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR - Lettera agli operai di 'Pietroburgo 303 I. Composizione del congresso, p, 306 — 11 . Le elezioni dell’ufficio di presidenza. L’ordine del giorno del con- gresso, p. 310 — III. La questione agraria, p. 312 — IV. Valutazione della situazione rivoluzionaria e dei compiti di classe del proletariato, p. 331 — V. L’atteggiamento verso la Duma di Stato, p. 337 — VI. L’insurrezione ar- mata, p. 346 — VII. La chiusura del congresso, p. 352 — Vili. Bilancio del congresso, p. 357 — Appendice : Docu- menti per valutare i lavori del congresso di unificazione del POSDR, p. 363. LOTTA PER LA LIBERTA E LOTTA PER IL POTERE 364 UNA NUOVA ASCESA 367 PER UN CONSUNTIVO DEL CONGRESSO 373 LA DUMA E IL POPOLO 377 FRA GIORNALI E RIVISTE 38 I A PROPOSITO DELLA RISOLUZIONE BOLSCEVICA SULLA DUMA 382 IL GRUPPO OPERAIO ALLA DUMA 383 A PROPOSITO DEL PROBLEMA DELL’ORGANIZZAZIONE 387 DISCORSO AL COMIZIO IN CASA DELLA PANINA 388 RISOLUZIONE APPROVATA NEL COMIZIO IN CASA DELLA PANINA 39O IL GRUPPO CONTADINO O DEL LAVORO E IL POSDR 39 I LA QUESTIONE DELLA TERRA ALLA DUMA 395 RISOLUZIONE E RIVOLUZIONE 398 NE TERRA NE LIBERTA 4OI LA VITTORIA ELETTORALE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA A TIFLIS 403 IL GOVERNO, LA DUMA E IL POPOLO 406 I CADETTI IMPEDISCONO ALLA DUMA DI RIVOLGERSI AL POPOLO 409 E NON VOGLIONO MERCANTEGGIARE! 4 I I L’APPELLO DEI DEPUTATI OPERAI DELLA DUMA 4I3 LA QUESTIONE DELLA TERRA E LA LOTTA PER LA LIBERTA 4 I 5 I « GOREMYCNIKI )), GLI OTTOBRISTI E I CADETTI 419 LIBERTÀ DI CRITICA E UNITA DAZIONE 42 1 CATTIVI CONSIGLI 424 VOCI E PETTEGOLEZZI SULLO SCIOGLIMENTO DELLA DUMA DI STATO 429 INDICE DEL VOLUME 525 KAUTSKY E LA DUMA DI STATO 43 I I CADETTI, I TRUDOVIKI E IL PARTITO OPERAIO 434 COME RAGIONA IL COMPAGNO PLEKHANOV SULLA TATTICA DELLA SO- CIALDEMOCRAZIA ? 439 RISOLUZIONE (il) DEL COMITATO PIETROBURGHESE DEL POSDR SULLA DUMA DI STATO 459 SULLA PAROLA D’ORDINE DEL MINISTERO DELLA DUMA 46 1 L'ATTUALE SITUAZIONE POLITICA 463 LA TATTICA DEL PROLETARIATO E I COMPITI DEL MOMENTO 468 LA SOCIALDEMOCRAZIA TEDESCA A PROPOSITO DEI CADETTI 472 FRA GIORNALI E RIVISTE 477 DECIDANO GLI OPERAI ! 478 « NON BISOGNA GUARDARE IN ALTO, MA IN BASSO)) 483 LA REAZIONE SCATENA LA LOTTA ARMATA 486 RISOLUZIONE (ili) DEL COMITATO PIETROBURGHESE DEL POSDR SUL MINISTERO DELLA DUMA 49 1 Note 493 Cronaca biografica 499 Indice dei giornali e delle riviste 509 Indice dei nomi 5 1 3 Glossario 5 1 7 Finito di stampare nel luglio 1969 nella Tipo-litografia L. Chiovini in Roma Via' Francesco Arese, 13 - Tel 52.62.707 XyflojKCCTBCJJUbifi pcnaifTOp B . Kojizan oh TexHMHeCKMit peAaitTop T. lupoea noflimcaHo k nenaTM 25/VII— 1974 ffiopiwaT 60X86/16 11 yM. ji. 16,5 non. ji. 31,35 ji. 31,3 Hafl. JM« 20060 3ana3 Hi 14. Hena 1 p, 29 k. Tupaiic 5100 03AaT(;jihCTiio «Ilporpocc» rocyAapCTHCHHoro komhtcta CobOTa Miihmctpoh GCCP no ue.iiaM MaAaTejibCTH, uojmrpail)HH h uHHitìnofi Tojironjiii Mocuna, T-21, 3y0oncifiift Oy.iibiiap, 21 OpaeHa TpyAOBoro Kpacnoro 3iinMCHH riepuaH OOpaapoDaH TmiorpatJjH h hmchm A. A. IKAaHoua CuK>3nojinrpanpoMa npw rocyaapcTBeHHuM komhtuic* CoBeTa MmhhctPod GCCP no flcjiaM H3AaTBAbCTB, no'iMrpaiJjtni H KHtnnHoft ToprOBjin. Mockbu, 'M-54, BaAOBan, 28 B. H. JleHUH CoqHHeHHH, tom 10 (Ha HTajIhHHCKOM A3.)