Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin, Joseph Stalin, Enver Hoxha 5 Classics of Marxism Comintern (Stalinist-Hoxhaists) http://ciml.250x.com Georgian Section www.joseph-stalin.net SHMG Press Karl Marx Press of thè Georgian section of Comintern (SH) - Stalinist-Hoxhaists Movement of Georgia V. I. LENIN Opere complete IX giugno - novembre 1905 1960 - Editori Riuniti - Roma Traduzione di Emilio Frisia II edizione luglio 1969 Proprietà letteraria riservata della S. p. A. Editori Riuniti Viale Regina Margherita, 290 - 00198 Roma NOTA DELL'EDITORE La traduzione del presente volume , che contiene le opere scritte da Lenin fra il giugno e il novembre /905, è stata condotta sul nono volume della quarta edizione delle Opere di Lenin, pubblicata a Mosca dalVIstituto Marx-Engels-Lenin tra il 1941 e il /950. È compresa nel volume la storica opera Due tattiche della social- democrazia nella rivoluzione democratica che dà una critica classica della tattica dei menscevichi \ argomenta in modo geniale la tattica bolscevica e arricchisce il marxismo di una nuova teoria della rivolu- zione . Il secondo capitolo della postilla viene tradotto per la prima volta in base al manoscritto, una parte del quale fu rinvenuta nel 1940 . Gli articoli II proletariato lotta, la borghesia si insinua al potere. Il boicottaggio della Duma di Bulyghin e Pinsurrezione, A rimorchio della borghesia monarchica o alla testa del proletariato rivoluzionario e dei contadini?. Si giuoca al parlamentarismo. Dalla difesa alPattacco e altri sostengono la tattica rivoluzionaria della classe operaia, forni- scono direttive per la preparazione dell insurrezione armata, smasche- rano il falso « democratismo » della borghesia liberale e la tattica con- ciliatrice dei menscevichi . Alla spiegazione del piano strategico dei bólscevichi per la lotta volta a trasformare la rivoluzione democratica borghese in rivoluzione socialista sono consacrati gli articoli L’atteggiamento della socialdemo- crazia verso il movimento contadino, Il socialismo e i contadini c Socialismo piccolo-borghese e socialismo proletario; allo sciopero ge- nerale politico dell ottobre Sono dedicati gli scritti Sciopero politico e lotta di strada a Mosca, Gli insegnamenti dei fatti di Mosca, Sciopero politico generale in Russia e Prima vittoria della rivoluzione. La Prefazione alPopuscolo «Gli operai e la scissione del partito, L’unificazione del partito e altri testi sono diretti contro razione scis- sionistica dei menscevichi . Nel presente volume vengono inclusi per la prima volta i se- guenti testi : Ultima parte dell’articolo «La Comune di Parigi e gli obiettivi della dittatura democratica », Prima variante della prefazione alPopuscolo «Gli operai e la scissione del partito»; Nota alla risolu- zione della conferenza delle organizzazioni estere del POSDR; Postil- la della redazione all’articolo « Il III Congresso davanti al tribunale dei menscevichi del Caucaso»; Nota all’apuscolo di P. Nikolaiev «La ri- voluzione in Russia »; Il momento; La cosiddetta organizzazione ope- raia socialdemocratica armena; La « Borbà Proletariata »; La gioventù emigrata e la rivoluzione russa; Note all’articolo « Il movimento ope- raio britannico e il congresso delle trade-unions »; Interpolazione al- l’articolo di V. Kalinin « Il congresso dei contadini » e Varticolo Tra due battaglie, nel quale si fa un esame conclusivo dello sciopero gene- rale politico delVottobre 1905 e si invita il proletariato russo a raggrup - pare le sue forze per abbattere V autocrazia zarista mediante V insurre- zione popolare armata. giugno - novembre 1905 DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA NELLA RIVOLUZIONE DEMOCRATICA 1 Scritto nel giugno-luglio 1905. Pubblicato per la prima volta in opuscolo a Ginevra nel luglio 1905. PREFAZIONE Nel momento in cui la rivoluzione è in atto è molto difficile se- guire gli avvenimenti, i quali forniscono una quantità estremamente grande di materiali nuovi che permettono di dare un giudizio sulle parole d’ordine tattiche dei partiti rivoluzionari. Il presente opuscolo è stato scritto prima degli avvenimenti di Odessa *. Abbiamo già os- servato nel Proletari (n. 9, La rivoluzione istruisce ) 5 che questi avve- nimenti hanno obbligato persino quei socialdemocratici che avevano creato la teoria dell’insurrezione-processo, e respingevano la propa- ganda della parola d’ordine del governo rivoluzionario provvisorio, a passare, o a cominciare a passare, di fatto dalla parte dei loro opposi- tori. La rivoluzione senza dubbio istruisce con una rapidità e profon- dità che sarebbero inverosimili in epoche pacifiche di sviluppo poli- tico. E, ciò che è particolarmente importante, istruisce non solo i dirigenti, ma anche le masse. Non v’è alcun dubbio che la rivoluzione insegnerà alle masse operaie russe il socialdemocratismo. La rivoluzione confermerà nella pratica il programma e la tattica della socialdemocrazia, rivelando la vera natura delle differenti classi sociali, il carattere borghese della nostra democrazia e le vere aspirazioni delle masse contadine che sono rivoluzionarie in senso democratico borghese, ma portano in sé, non l’idea della « socializzazione », bensì una nuova lotta di classe fra la borghesia contadina e il proletariato rurale. Le vecchie illusioni del vecchio populismo, che trapelano cosi manifestamente, per esempio, nel progetto di programma del « partito dei socialistbrivoluzionari », sia nella questione dello sviluppo del capitalismo in Russia, sia nelle * Si allude all’insurrezione della corazzata Principe Potiom kilt [Nota delittore spedizione del 1907]. 12 LENIN questioni del democratismo della nostra nella socialdemocrazia, che mette oggi in primo plano i sindacati e le asso- ciazioni legali. Appunto per questo il signor Struve saluta ( Osvo - bozdenie , n. 72) le tendenze di principio dell'akimovismo nel neo iskrismo. Per questo si leva contro l’odiata ristrettezza rivoluzionaria delle decisioni del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo. Le giuste parole d’ordine tattiche della socialdemocrazia hanno ora, per la direzione delle masse, un’importanza particolarmente grande. Nulla è piu pericoloso, in tempi rivoluzionari, che lo sminuì- re Timportanza delle parole d’ordine tattiche strettamente conformi ai principi. L 'Is\ra, per esempio, nel suo n. 104 passa di fatto dalla parte dei suoi oppositori alFinterno della socialdemocrazia, ma nello stesso tempo parla con disprezzo delle parole d’ordine e delle decisioni tatti- che che vanno oltre la realtà esistente, che indicano il cammino su. cui procede il movimento, con i suoi rovesci, i suoi errori, ecc. Al contra- rio, l’elaborazione di decisioni tattiche giuste ha una grandissima im- portanza per un partito che voglia dirigere il proletariato in uno spiri- to rigorosamente conforme ai principi del marxismo, e non semplice- mente trascinarsi a rimorchio degli avvenimenti. Nelle risoluzioni del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo e della con- ferenza degli elementi staccatisi dal partito * troviamo le espressioni * Al III Congresso del Partito socialdemocratico operaio russo (Londra, maggio 1905) parteciparono solo i bolscevichi. Alla «conferenza» di Ginevra (tenuta nello stesso periodo), solo i menscevichi, che spesso vengono chiamati in questo opuscolo « neoiskristi », perchè, continuando a pubblicare Ylskra, essi avevano dichiarato, per bocca di Trotski, il quale era allora un loro fautore, che tra la vecchia e la nuova Iskja vi era un abisso [Nota dell’autore all’edizione del 1907]. *4 LENIN piu esatte, piu meditate, piu complete dei punti di vista tattici, che non furono enunciati casualmente da qualche pubblicista, ma appro- vati da rappresentanti responsabili del proletariato socialdemocratico. Il nostro partito sopravanza tutti gli altri perché ha un programma preciso e accettato da tutti i suoi membri. Esso deve dare agli altri partiti anche l’esempio di un’osservanza rigorosa delle proprie riso- luzioni tattiche, in contrapposto all’opportunismo della borghesia democratica dell 'Qsvobozdenìe e alla vuota frase rivoluzionaria dei socialisti-rivoluzionari, i quali soltanto durante la rivoluzione si sono ricordati di presentare un « progetto » di programma e di chiedersi per la prima volta se quella che avveniva sotto i loro occhi era proprio una rivoluzione borghese. Ecco perché riteniamo che il compito piu urgente della social- democrazia rivoluzionaria è quello di studiare con cura le risoluzioni tattiche del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo e della conferenza, di determinare quali deviazioni dai principi del marxismo vi si sono verificate e di rendersi ben conto dei compiti concreti del proletariato socialdemocratico nella rivoluzione demo- cratica. Ed è questo l’oggetto a cui è dedicato il presente opuscolo. Il controllo della nostra tattica dal punto di vista dei principi del marxi- smo e degli insegnamenti della rivoluzione è anche necessario per chiunque voglia effettivamente preparare l’unità della tattica, come base della futura unificazione totale di tutto il Partito operaio social- democratico russo, e non limitarsi a esortazioni verbali. Luglio 1905. N. Lenin r. LA QUESTIONE POLITICA ESSENZIALE Nel momento rivoluzionario in cui viviamo è allordine del gior- no la questione della convocazione di un’Assemblea costituente popo- lare. Come risolverla? Le opinioni sono contrastanti. Si delineano tre tendenze politiche. Il governo zarista ammette che si devono con- vocare i rappresentanti del popolo, ma non vuole in nessun caso am- mettere che la loro assemblea sia popolare e costituente. Secondo le informazioni della stampa sui lavori della Commissione di Bulyghin a , pare che il governo consenta a convocare un’assemblea consultiva, eletta senza libertà di agitazione e con un sistema elettorale rigorosa- mente censitario o strettamente di casta. Il proletariato rivoluzionario, in quanto è diretto dalla socialdemocrazia, esige che il potere passi completamente all’Assemblea costituente; e a tal fine cerca di otte- nere non soltanto il suffragio universale e la piena libertà di agita- zione, ma anche l’abbattimento immediato del governo zarista e la sua sostituzione con un governo rivoluzionario provvisorio. Ultima, la borghesia liberale, esprimendo i ^uoi desideri per bocca dei capi del cosiddetto « partito democratico costituzionale » 4 , non esige l’abbatti- mento del governo zarista, non avanza la parola d’ordine del governo provvisorio e non insiste perché siano date garanzie reali di elezioni completamente libere e regolari e perché l’assemblea dei rappresen- tanti possa diventare veramente popolare e veramente costituente. In sostanza, la borghesia liberale, che è Punico appoggio sociale serio della tendenza degli « osvobozdentsy », cerca di addivenire a una transazione, la piu pacifica possibile, fra lo zar e il popolo rivoluzio- nario, transazione, inoltre, che dovrebbe dare la maggior parte del potere alla borghesia e la più piccola al popolo rivoluzionario, al pro- letariato e ai contadini. i6 LENIN Questa è, nel momento attuale, la situazione politica. Queste sono le tre tendenze politiche principali corrispondenti alle tre prin- cipali forze sociali della Russia odierna. Abbiamo già parlato più di una volta nel Proletari (nn. 3, 4, 5) 5 del modo come gli « osvoboz- dentsy » coprono con frasi pseudodemocratiche la loro politica equi- voca, o piuttosto, in termini più semplici e più espliciti, la loro poli- tica proditoria, di tradimento verso la rivoluzione. Vediamo ora come i socialdemocratici tengono conto dei compiti del momento. Le due risoluzioni approvate recentemente dal III Congresso del POSDR e dalla « conferenza » degli elementi staccatisi dal partito sono un’ec- cellente documentazione in proposito. È estremamente importante stabilire quale di queste risoluzioni tenga meglio conto della situa- zione politica attuale e determini più giustamente la tattica del pro- letariato rivoluzionario, e ogni socialdemocratico che voglia adem- piere con coscienza i suoi doveri di propagandista, di agitatore e di organizzatore, deve esaminare questo problema con tutta l’attenzione dovutagli, lasciando assolutamente da parte le considerazioni che a questo problema sono estranee. Per tattica di un partito s’intende il suo atteggiamento politico o il carattere, l’orientamento e i metodi della sua attività politica. Il congresso del partito approva delle risoluzioni tattiche per determi- nare esattamente quale deve essere Patteggiamento politico del par- tito, nel suo insieme, nei confronti dei nuovi problemi o di fronte a una nuova situazione politica. Una situazione nuova è stata creata dalla rivoluzione iniziatasi in Russia, cioè dal contrasto totale, de- ciso ed aperto, tra l’immensa maggioranza del popolo e il governo zarista. Il nuovo problema consiste nello stabilire quali debbono es- sere i metodi pratici per convocare un’assemblea veramente popolare e veramente costituente (dal punto di vista teorico, la questione è stata risolta ufficialmente, da lungo tempo e prima di tutti gli altri partiti, dalla socialdemocrazia nel suo programma). Se il popolo è in disaccordo con il governo, e se le masse sono conscie della necessità di instaurare un ordine nuovo, il partito che si è posto il compito di rovesciare il governo deve necessariamente porsi la domanda: con quale governo si dovrà sostituire il vecchio che deve essere rovesciato ? Un nuovo problema sorge: quello del governo rivoluzionario provvi- sorio. Per dargli una risposta esauriente, il partito del proletariato co- sciente deve spiegare: 1) Y importanza del governo rivoluzionario DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 17 provvisorio nella rivoluzione in corso e in tutta la lotta del proleta- riato in generale; 2) il suo atteggiamento verso il governo rivoluzio- nario provvisorio; 3) le condizioni precise per una partecipazione della socialdemocrazia a questo governo; 4) le condizioni in cui si dovrà esercitare una pressione dal basso su questo governo, cioè nel caso in cui la socialdemocrazia non vi sia rappresentata. Sotto questo rapporto, Patteggiamento politico del partito potrà essere conforme ai principi, netto e fermo soltanto dopo che si saranno chiariti tutti questi problemi. Esaminiamo dunque come la risoluzione del III Congresso del POSDR risolve questi problemi. Ecco il testo completo della riso- luzione: « Risoluzione sul governo rivoluzionario provvisorio : « Considerando: « x) che sia gli interessi immediati del proletariato che gli interessi della sua lotta per gli scopi finali del socialismo richiedono una li- bertà politica quanto piu possibile completa e, per conseguenza, la sostituzione della forma autocratica di governo con la repubblica democratica; « 2) che in Russia la repubblica democratica può essere unicamente il risultato di un’insurrezione vittoriosa del popolo, il cui organo sarà costituito dal governo rivoluzionario provvisorio, il solo capace di assicurare una completa libertà di agitazione elettorale e di convo- care un’Assemblea costituente, eletta sulla base del suffragio univer- sale, uguale, diretto e a scrutinio segreto, che esprima veramente la volontà del popolo; « 3) che questa rivoluzione democratica in Russia, dato il regime sociale ed economico vigente, non solo non indebolirà, ma, anzi, raf- forzerà il dominio della borghesia, che inevitabilmente tenterà, a un determinato momento, senza arrestarsi di fronte a nulla, di togliere al proletariato russo la maggior parte possibile delle conquiste del periodo rivoluzionario, « il III Congresso del POSDR decide: « a) è indispensabile diffondere nella classe operaia nozioni con- crete sul corso più probabile della rivoluzione e sulla necessità di formare, a un momento dato, un governo rivoluzionario provvisorio lS 1ENIX dal quale il proletariato esigerà il soddisfacimento di tutte le rivendi- cazioni immediate, politiche ed economiche, del nostro programma (programma minimo); « b) a seconda del rapporto di forze e di altri fattori, che è impos- sibile determinare anticipatamente con precisione, è ammissibile la partecipazione dei rappresentanti del nostro partito al governo rivo- luzionario provvisorio per una lotta implacabile contro tutti i tenta- tivi controrivoluzionari c la difesa degli interessi specifici della classe operaia; «c) le condizioni necessarie per questa partecipazione sono: un severo controllo del partito sui suoi rappresentanti e la salvaguardia continua dclKindipendenza della socialdemocrazia, che aspira a una completa rivoluzione socialista c perciò appunto è irriducibilmente ostile a tutti i partiti borghesi; « d) indipendentemente dalla possibilità o meno di una partecipa- zione della socialdemocrazia a un governo rivoluzionario provvisorio, occorre propagandare tra gli strati piu vasti del proletariato l’idea della necessità di una pressione costante da parte del proletariato ar- mato, e diretto dalla socialdemocrazia, sul governo provvisorio, per salvaguardare, consolidare ed estendere le conquiste della rivolu- zione ». 2. QUALI INDICAZIONI CI DA’ LA RISOLUZIONE DEL III CONGRESSO DEL POSDR SUL GOVERNO RIVOLUZIONARIO PROVVISORIO? La risoluzione del III Congresso del POSDR, come ci dice il suo titolo, è interamente ed esclusivamente dedicata alla questione d e l governo rivoluzionario provvisorio. Ciò significa che la partecipa- zione dei socialdemocratici al governo rivoluzionario provvisorio è qui inclusa come una parte del problema. D’altro canto, nella risolu- zione si parla esclusivamente del governo rivoluzionario provvisorio, e di nient’altro; non si parla affatto, cioè, per esempio, della « con- quista del potere > in generale, ecc. Ha avuto ragione il congresso di scartare quest’ultima questione e altre simili? Non vi può essere al- cun dubbio, poiché la situazione politica della Russia non pone affatto all’ordine del giorno simili questioni, mentre il popolo intiero ha posto DL~E TATTICHE DELIA SCKTLAUJEMDCRAZIÀ 19 alPordine del giorno rabbatti mento delTatitocrazii e la convocazione dell’Assemblea costituente. I congressi del partito devono risolvere non i problemi sollevati* a torto o a ragione* da questo o quel pubbli- cista* ma quelli che, date le condizioni del momento e il corso ogget- tivo dello sviluppo sociale* hanno una seria importanza politica. Quale importanza ha il governo rivoluzionario provvisorio per la rivoluzione attuale c per la lotta generale del proletariato? La moliniane del congresso Io spiega* indicando* fin dal principio* la necessiti di una «libertà politica quanto piu possibile completa », sia dal punto di vista dirgli intera ss i immediati del proletariato* sia dai punto di vista degli «scopi finali del socialismo». Ma una completa libertà politica presuppone la sostituzione della repubblica democra- tica all’autocrazia zarista* come già si è riconosciuto nel programma del nostro partito. La logica e i nostri principi d impongono dì sotto- lineare* nella risoluzione del congresso* la parola d’ordine della re- pubblica democratica, poiché il proletariato* come combattente di avanguardia per la democrazia* rivendica appunto la libertà com- pleta; inoltre è tanto più opportuno sottolinearla in quanto* appunto nel momento attuale* i monarchici* e precisamente il partito cosid- detto « d em o cr atico > costituzionale o «della liberazione », ri presenta- no sotto la bandiera della « democrazia»» Per istituire una repubblica è assoluta mente necessaria un’assemblea di rappresentanti del popolo* necessariamente eletta* inoltre* da tutto il popolo (sulla base del suffragio universale uguale, diretto e a scrutinio segreto) e necessa- riamente costituente. È appunto ciò che più avanti riconosce la riso- luzione del congresso. Ma essa non si limita a ciò. Per istituire un nuovo regime « che esprima veramente la volontà del popolo » non è sufficiente chiamare costituente un’assemblea rappresentativa. Oc- corre che questa assemblea abbia il potere e la forza di « costituire ». Conscia di questo fatto* la risoluzione del congresso non si limita alla parola d’ordine formale dell 1 * Assemblea costituente », ma vi aggiun- ge le condizioni concrete senza le quali a questa assemblea sarà im- possibile attuare il proprio compito. È assolutamente indispensabile indicare le condizioni necessarie perché un’Assemblea costituente a pa- role possa diventare costituente di fatto; la borghesia liberale* rappre- sentata dal partito monarchico costituzionale* travisa infatti sciente- mente, come abbiamo più volte osservato* la parola d’ordine del- l’Àssemblea costituente popolare* riducendola a una vuota frase. 20 LENIN La risoluzione del congresso dice che soltanto un governo rivolu- zionario provvisorio, il quale inoltre sia Porgano dell’insurrezione popolare vittoriosa, può assicurare la libertà completa di agitazione elettorale e convocare un’assemblea che esprima realmente la volontà del popolo. È giusta questa tesi? Chi pensasse di contestarla dovrebbe affermare che il governo zarista può non tendere la mano alla rea- zione, può rimanere neutrale nelle elezioni e adoperarsi affinché la volontà del popolo venga veramente espressa. Simili affermazioni sono talmente assurde che nessuno oserebbe sostenerle apertamente, ma appunto i nostri osvobozdentsy le fanno passare di frodo sotto l’insegna liberale. L’Assemblea costituente deve essere convocata da qualcuno, qualcuno deve assicurare la libertà e la procedura rego- lare delle elezioni, qualcuno deve investire pienamente quest’assem- blea della forza e del potere, e solo un governo rivoluzionario, organo delPinsurrezione, può con piena sincerità desiderarlo e avere la forza di fare tutto il necessario per attuarlo. Il governo zarista vi si opporrà inevitabilmente. Un governo liberale che abbia concluso un mercato con lo zar e non si appoggi interamente sull’insurrezione popolare non può volerlo sinceramente né attuarlo, anche se ne ha il piu sincero desiderio. Quindi la risoluzione del congresso ci fornisce l’uni- ca parola d’ordine democratica giusta e pienamente conseguente. Ma il giudizio sull’importanza del governo rivoluzionario prov- visorio sarebbe incompleto e falso se si perdesse di vista il carattere di classe della rivoluzione democratica. La risoluzione aggiunge quin- di che la rivoluzione rafforzerà il dominio della borghesia. Ciò è inevitabile nel regime economico e sociale attuale, cioè capitalistico. Ma il rafforzamento del dominio della borghesia su un proletariato piu o meno libero politicamente avrà necessariamente come risultato una strenua lotta fra di essi per il potere; la borghesia farà tentativi disperati per «togliere al proletariato le conquiste dei periodo rivolu- zionario». Perciò, lottando per la democrazia, primo fra tutti e alla testa di tutti, il proletariato non deve dimenticare nemmeno per un istante le nuove contraddizioni che la democrazia borghese cela in sé, né la nuova lotta. Nella parte della risoluzione da noi esaminata l’importanza del governo rivoluzionario provvisorio è stata quindi giudicata secoli- do il suo giusto valore sia circa l'atteggiamento di questo governo verso la lotta per la libertà e la repubblica, sia circa il suo atteggia- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 21 mento verso l’Assemblea costituente, sia circa il suo atteggiamento verso la rivoluzione democratica, che sgombra il terreno per una nuova lotta di classe. Ci si domanda quindi; quale deve essere in generale la posizione del proletariato nei confronti del governo rivoluzionario provvisorio? A ciò la risoluzione del congresso risponde innanzi tutto raccoman- dando apertamente al partito di diffondere nella classe operaia la convinzione che il governo rivoluzionario provvisorio è necessario. La classe operaia deve essere conscia di questa necessità. Mentre la borghesia « democratica » lascia nell’ombra la questione deirabbatti- mento del governo zarista, noi dobbiamo metterla in primo piano e insistere sulla necessità di un governo rivoluzionario provvisorio. E non basta; dobbiamo esporre il programma dazione di questo go- verno, programma conforme alle condizioni oggettive del periodo storico in cui viviamo e ai compiti della democrazia proletaria. Que- sto programma è precisamente tatto il programma minimo del no- stro partito, il programma delle trasformazioni politiche ed econo- miche immediate, che sono, da un lato, perfettamente realizzabili sulla base dei rapporti sociali ed economici attuali, e, dairaltro lato, necessarie per fare un nuovo passo avanti, per realizzare il socia- lismo. La risoluzione spiega cosi con piena chiarezza il carattere del go- verno rivoluzionario provvisorio e lo scopo che esso si propone. Per le sue origini e il suo carattere essenziale, questo governo deve essere l’organo dell’insurrezione popolare. Formalmente, è destinato ad es- sere lo strumento della convocazione di una Assemblea costituente popolare. Per il contenuto della sua attività deve realizzare il pro- gramma minimo della democrazia proletaria, la sola capace di salva- guardare gli interessi del popolo insorto contro l’autocrazia. Ci si potrebbe obiettare che il governo provvisorio, in quanto provvisorio, non può attuare un programma positivo non ancora approvato da tutto il popolo. Simile obiezione sarebbe unicamente un sofisma da reazionari e da « autocrazionisti ». Non attuare nessun programma positivo significherebbe tollerare l’esistenza di ordina- menti feudali di un’autocrazia putrefatta. Soltanto un governo di tra- ditori della causa della rivoluzione e non un governo che sia l’organo dell’insurrezione popolare potrebbe tollerare simili ordinamenti. Sa- rebbe una derisione proporre di rinunziare all’attuazione effettiva 22 LEXIN - della libertà di riunione sino a quando questa libertà non venga rico- nosciuta dall’Assemblea costituente, sotto il pretesto che quest’ultima potrebbe anche non riconoscere tale libertà! Eguale derisione sarebbe pronunziarsi contro l’attuazione immediata del programma minimo da parte del governo rivoluzionario provvisorio. Notiamo infine che, assegnando al governo rivoluzionario provvi- sorio il compito di attuare il programma minimo, la risoluzione eli- mina con ciò stesso le idee assurde e semianarchiche sulTattuazione immediata del programma massimo, sulla conquista del potere per la rivoluzione socialista. II grado di sviluppo economico della Russia (condizione oggettiva) e il grado di coscienza e di organizzazione delle grandi masse del proletariato (condizione soggettiva, legata in- dissolubilmente a quella oggettiva) rendono impossibile Temancipa- zione immediata e completa della classe operaia. Solo degli uomini ignorantissimi possono ignorare il carattere borghese della rivolu- zione democratica in corso; solo gli ottimisti piu ingenui possono dimenticare che le masse degli operai conoscono ancora ben poco degli scopi del socialismo e dei mezzi per realizzarlo. Ma noi siamo tutti convinti che l’emancipazione degli operai non può essere che opera degli operai stessi; quando le masse non sono coscienti e orga- nizzate, preparate e educate da una lotta di classe aperta contro tutta la borghesia non si può nemmeno parlare della rivoluzione socialista. E alle obiezioni anarchiche, secondo cui noi dilazioneremmo la rivo- luzione socialista, risponderemo: no, non la dilazioniamo, ma faccia- mo il primo passo verso di essa col solo mezzo possibile e attraverso il solo cammino sicuro, e precisamente attraverso il cammino della repubblica democratica* Chi vuol marciare verso il socialismo per un cammino che non sia la democrazia politica, arriverà inevitabil- mente a conclusioni assurde e reazionarie, sia dal punto di vista eco- nomico che politico. Se degli operai, venuto il momento, ci doman- deranno: perché non dovremmo applicare il programma massimo? risponderemo loro ricordando che le masse del popolo, animate da uno spirito democratico, sono ancora estranee al socialismo, che le contraddizioni di classe sono ancora poco sviluppate e che i proletari sono ancora disorganizzati. Organizzate dunque centinaia di mi- gliaia di operai in tutta la Russia, fate sì che milioni di uomini nu- trano simpatia per il nostro programma! Provatevici, non limitan- dovi a frasi anarchiche, sonore ma vuote, e vedrete subito che que- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 2 3 st’opera di organizzazione e la diffusione di questa educazione socia- lista non sono possibili se non si attuano nel modo piu completo le trasformazioni democratiche. Proseguiamo. Dopo aver spiegato Importanza del governo rivo- luzionario provvisorio e l’atteggiamento del proletariato verso di esso, si affacciano le seguenti domande: la nostra partecipazione a questo governo (azione dallalto) è ammissibile e in quali condizioni? Quale dev’essere la nostra azione dal basso? La risoluzione dà rispo- ste precise a queste due domande. Essa dichiara categoricamente che, in linea di principio, la partecipazione della socialdemocrazia a un governo rivoluzionario provvisorio (in un periodo di rivoluzione de- mocratica, in un periodo di lotta per la repubblica) è ammissibile . Con tale dichiarazione noi ci separiamo definitivamente dagli anar- chici, che in linea di principio rispondono a questa domanda in senso negativo, e dai codini della socialdemocrazia (del genere di Martvnov e dei neoiskristi), che volevano spaventarci con la prospettiva di una situazione che renderebbe tale partecipazione inevitabile. Con questa dichiarazione il III Congresso del POSDR ha definitivamente re- spinto l’idea della nuova ls\ra secondo cui la partecipazione dei so- cialdemocratici a un governo rivoluzionario provvisorio sarebbe una variante di millerandismo, sarebbe, in linea di principio, inammissi- bile, poiché vorrebbe dire consacrare il regime borghese, ecc. Ma l’ammissibilità in lìnea di principio, naturalmente non risolve ancora il problema dell’utilità pratica. In quali condizioni questa nuova forma di lotta, la lotta « dall’alto », riconosciuta dal congresso del partito, è utile? È ovvio che è impossibile parlare oggi delle con- dizioni concrete, come per esempio dei rapporti di forza, ecc., e la risoluzione rinuncia quindi a determinare in anticipo queste condi- zioni. Nessuna persona ragionevole si sobbarcherà al compito di pre- dire qualcosa sul problema che ci interessa nel momento attuale, Si possono e si devono definire il carattere e gli scopi della nostra parte- cipazione. Ed è ciò che fa la risoluzione, indicando due scopi di tale partecipazione: i) lotta implacabile contro tutti i tentativi controrivo- luzionari e 2) difesa degli interessi specifici della classe operaia. Nel momento in cui i liberali borghesi cominciano a parlare insistente- mente della psicologia della reazione (cfr. la edificantissima Lettera aperta del signor Struve nel 11. 72 dclV Osvodozdenie), cercando di inti- morire il popolo rivoluzionario e di indurlo a far delle concessioni LENIN all’autocrazia, è particolarmente opportuno che il partito del proleta- riato ricordi qual è l’obiettivo della guerra impegnata oggi contro la controrivoluzione. I grandi problemi della libertà politica e della lotta di classe vengono risolti in definitiva soltanto con la forza, e dobbiamo adoprarci per preparare, organizzare questa forza e im- piegarla attivamente non soltanto per la difensiva, ma anche per l’of- fensiva* Il lungo periodo di reazione politica quasi ininterrotta, che regna in Europa dai tempi della Comune di Parigi, ci ha troppo assuefatti all’idea di un’azione solo « dal basso », ci ha troppo abituati ad avere a che fare con una lotta unicamente difensiva. Noi siamo indubbiamente entrati oggi in una nuova epoca, si è iniziato un pe- riodo di sconvolgimenti politici e di rivoluzioni. In un periodo come quello che attraversa la Russia non ci è permesso di limitarci ai vec- chi stampi. Bisogna propagandare l’idea dell azione dall’alto, bisogna prepararci alle piu energiche azioni offensive, bisogna studiare le condizioni per queste azioni e le loro forme. La risoluzione del con- gresso pone in primo piano due di queste condizioni : una concerne l’aspetto formale della partecipazione della socialdemocrazia a un go- verno rivoluzionario provvisorio (controllo rigoroso del partito sui suoi rappresentanti), l’altra il carattere stesso di questa partecipazione (non perdere di vista un solo istante gli scopi della rivoluzione socia- lista integrale). Dopo aver cosi spiegato da tutti i punti di vista la politica del partito nell’azione < dall’alto » — questo, nuovo mezzo di lotta sinora quasi sconosciuto — la riduzione prevede anche il caso in cui non ci sia dato agire dall’alto: noi abbiamo in tutti i casi il dovere di agire dal basso sul governo rivoluzionario provvisorio. Per esercitare questa pressione dal basso il proletariato deve essere armato — giacché in un periodo rivoluzionario le cose giungono molto presto alla guer- ra civile aperta — e diretto dalla socialdemocrazia. L’obiettivo della sua pressione armata è: «salvaguardia, consolidamento ed estensione delle conquiste della rivoluzione », delle conquiste cioè» che, dal punto di vista degli interessi del proletariato, devono consistere nell’attua- zione di tutto il nostro programma minimo* Con ciò terminiamo il breve esame della risoluzione del III Con- gresso sul governo rivoluzionario provvisorio. Come il lettore vede, questa risoluzione spiega e l’importanza di questo nuovo problema e ratteggiamento del partito del proletariato nei suoi confronti e la DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 25 politica del partito sia nell’interno che al di fuori del governo rivolu- zionario provvisorio. Esaminiamo ora la risoluzione corrispondente della « conferenza » 3. CHE COS’E* LA «VITTORIA DECISIVA DELLA RIVOLUZIONE SULLO ZARISMO > ? La risoluzione della « conferenza » è dedicata alla questione « della conquista del potere e della partecipazione al governo provviso- rio y * In questo modo di porre la questione già si cela, come abbia- mo rilevato, della confusione. Da un lato, essa è posta in modo ristret- to : si parla soltanto della nostra partecipazione al governo provvisorio e non dei compiti del partito in generale circa il governo rivoluzio- nario provvisorio. Dall’altro lato, si confondono due questioni del tutto diverse: quella della nostra partecipazione a una delle fasi della rivoluzione democratica e quella della rivoluzione socialista . Infatti la «conquista del potere» da parte della socialdemocrazia è precisa- mente la rivoluzione socialista, e non può essere nullaltro se si usano queste parole nel loro senso proprio e abituale. Ma se si interpretano nel senso della conquista del potere non per la rivoluzione socialista, ma per la rivoluzione democratica, non avrebbe nessun senso par- lare non dico della partecipazione al governo rivoluzionario prov- visorio, ma nemmeno della « conquista del potere » in generale . Si vede che i nostri « conferenti » non sapevano troppo bene essi stessi di che cosa dovevano parlare: della rivoluzione democratica o della rivoluzione socialista. Coloro che hanno seguito le pubblicazioni sul- l’argomento sanno che fu il compagno Martynov a inaugurare questa confusione di idee nelle sue famose Due dittature. I neoiskristi non si ricordano molto volentieri del modo in cui la questione fu posta (ancora prima del 9 gennaio) in quello scritto, che è un modello di codismo; però l’influenza ideologica da esso esercitata sulla confe- renza non può essere messa in dubbio. Ma lasciamo da parte il titolo della risoluzione. Il suo contenuto * Il lettore potrà ristabilire il testo completo di questa risoluzione servendosi delle citazioni date nelle pagine 400, 403, 407, 431, e 433 di questo opuscolo 9 [Nota dell'autore all'edizione del 1907]. 2 6 LENIN* ci rivela errori incomparabilmente piu profondi e gravi. Ecco la pri- ma parte della risoluzione : «La vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo può essere contrassegnata o dalla costituzione di un governo provvisorio, risultato delPinsurrezione popolare vittoriosa, o dall’iniziativa rivoluzionaria di questo o quell’organismo rappresentativo, il quale deciderebbe, sotto la diretta pressione rivoluzionaria del popolo, di organizzare un’Assem- blea costituente popolare ». Ci si dice dunque che la vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo può essere, sia 1’insurrezione vittoriosa, sia... la decisione pre- sa da un organismo rappresentativo di organizzare l’Assemblea costi- tuente! Che cosa è questo? Come ciò può avvenire? La vittoria deci- siva può essere segnata dalla « decisione » di organizzare l’Assemblea costituente? E una simile «vittoria» la si mette a fianco della costi- tuzione di un governo provvisorio, « risultato dell’insurrezione popo- lare vittoriosa >!! La conferenza non si è accorta che rinsurrezione popolare vittoriosa e la costituzione di un governo provvisorio signifi- cano la vittoria effettiva della rivoluzione, mentre la « decisione » di organizzare l’Assemblea costituente significa la vittoria della rivolu- zione unicamente a parole . La conferenza dei menscevichi-neoiskristi cade nello stesso errore in cui cadono sempre i liberali, gli osvobozdentsy . Costoro chiacchie- rano a vuoto dell’Assemblea «costituente» e chiudono pudicamente gli occhi sul fatto che la forza e il potere restano nelle mani dello zar; essi dimenticano che per « costituire » bisogna averne la forza . La conferenza ha egualmente dimenticato che da una « decisione » di rappresentanti, chiunque essi siano, all’applicazione di questa deci- sione il cammino è lungo. La conferenza ha egualmente dimenticato che, fino a quando il potere rimane nelle mani dello zar, tutte le de- cisioni di rappresentanti, chiunque essi siano, resteranno chiacchiere misere, vuote, quali furono le «decisioni» del parlamento di Franco- forte, ben noto nella storia della rivoluzione tedesca del 1848. Rappre- sentante del proletariato rivoluzionario, Marx, nella sua Nuova gaz- zetta renana , sferzava con acerbi sarcasmi gli « osvobozdentsy » libe- rali di Francoforte appunto perché pronunciavano belle parole, ap- provavano ogni sorta di « risoluzioni » democratiche, « istituivano » ■ogni sorta di libertà, ma di fatto lasciavano il potere nelle mani del re, non organizzavano la lotta armata contro le forze militari di cui DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA V quest'ultimo disponeva. E mentre gli osvobozdentsy di Francoforte chiacchieravano, il re attendeva il momento proprizio, consolidava le sue forze militari, e la controrivoluzione, che si appoggiava su una forza reale, sconfisse definitivamente i democratici insieme con tutte le loro belle « decisioni ». La conferenza ha identificato con la vittoria decisiva ciò a cui precisamente manca la condizione decisiva per la vittoria. Come mai dei socialdemocratici, i quali accettano il programma repubblicano del nostro partito, sono potuti cadere in un simile errore? Per com- prendere questo fatto strano è necessario richiamarsi alle decisioni del III Congresso sulla parte che si era staccata dal partito*. Questa risoluzione costata la sopravvivenza, nel nostro partito, di diverse tendenze «apparentate con leconomismo ». I nostri «conferenti» (non per nulla infatti sono ideologicamente diretti da Martynov) dis- sertano sulla rivoluzione con la stessa mentalità con cui gli economi- sti dissertavano sulla lotta politica o sulla giornata lavorativa di otto ore. Gli economisti facevano immediatamente funzionare la « teoria degli stadi » : i) lotta per i diritti, 2) agitazione politica, 3) lotta poli- tica; oppure 1) giornata lavorativa di dieci ore, 2) di nove ore, 3) di * Citiamo il testo completo di questa risoluzione: «Il congresso costata che nel POSDR, dal tempo della sua lotta contro l’economismo, si sono conservate delle sfumature apparentate, in diversa misura e sotto diversi aspetti, con l’economismo e caratterizzate da una tendenza comune a sminuire la funzione dell'elemento cosciente nella lotta proletaria e a subordinarlo aH’clcmento spontaneo. Per ciò che con- cerne l’organizzazione, i rappresentanti di queste sfumature formulano teoricamente il principio dell’organizzazione-processo, che non corrisponde a un’azione metodica del partito; in pratica essi applicano, in una molteplicità di casi, il sistema dell’in- frazione alla disciplina di partito; in altri casi, rivolti agli elementi meno coscienti del partito, fanno propaganda per una larga applicazione del principio elettivo, senza tener conto delle condizioni oggettive della realtà russa, e si sforzano di scal- zare le uniche basi di collegamento di partito attualmente possibili. Nelle que- stioni tattiche manifestano il desiderio di ridurre l’ampiezza dell’attività del partito, si pronunziano contro una tattica rigorosamente indipendente nei riguardi dei par- titi liberali, borghesi, contro la possibilità e l’utilità per il nostro partito di assu- mere la funzione di organizzatore nell’insurrezione popolare, contro la partecipa- zione del partito al governo rivoluzionario democratico provvisorio, quali che siano le condizioni. «Il congresso invita tutti i membri del partito a continuare ovunque un’ener- gica lotta ideologica contro queste deviazioni parziali dai principi della socialde- mocrazia rivoluzionaria; ma nello stesso tempo considera ammissibile che persone le quali condividono in misura più o meno grande queste opinioni facciano parte di organizzazioni del partito, a condizione che riconoscano i congressi e lo statuto del partito c si sottomettano senza alcuna riserva alla disciplina del partito » [Nota dell’autore all’edizione del 1907]. 28 LENIN otto ore. I risultati di questa « tattica-processo » sono a tutti sufficien- temente noti. Ora ci si propone di dividere per benino in anticipo anche la rivoluzione in stadi: r) lo zar convoca un organismo rappre- sentativo; 2) questo organismo rappresentativo, sotto la pressione del «popolo», «decide» di organizzare l’Assemblea costituente; 3) ...sul terzo stadio i menscevichi non si sono ancora messi d’accordo; hanno dimenticato che la pressione rivoluzionaria del popolo urta contro la pressione controrivoluzionaria dello zarismo e che perciò o la « de- cisione» resta inattuata oppure, ancora una volta, è la vittoria o la disfatta dell’insurrezione popolare che decide le cose. La risoluzione della conferenza assomiglia, come si rassomigliano due gocce d’ac- qua, al seguente ragionamento degli economisti: la vittoria decisiva degli operai può essere segnata sia dalla realizzazione rivoluzionaria della giornata lavorativa di otto ore, sia dal dono della giornata lavo- rativa di dieci ore e dalla « decisione » di passare alla giornata lavora- tiva di nove ore... È esattamente la stessa cosa. Forse ci si farà osservare che gli autori della risoluzione non in- tendevano identificare la vittoria deirinsurrezione e la « decisione » di un organismo rappresentativo convocato dallo zar; che essi vole- vano unicamente preconizzare la tattica del partito in questo o in quel caso. Risponderemo: 1) il testo della risoluzione chiama, espli- citamente e in modo inequivoco, la decisione di un organismo rappre- sentativo «vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo». Forse ciò è dovuto a una redazione trascurata, forse si può correggerla ba- sandosi sui verbali, ma sino a quando non è corretta il senso di questa redazione può essere uno solo, e questo senso è per intiero nello spi- rito degli osvobozdentsy . 2) Il corso, delle idee, eguale a quello degli « osvobozdentsy », in cui sono caduti gli autori della risoluzione, ap- pare con ancor maggiore rilievo negli altri scritti dei neoiskristi. Cosi l’organo del comitato di Tiflis, Il socialdemocratico (pubblicato in georgiano; è stato incensato nel n. 100 dell in un articolo inti- tolato Lo « zems\y sobor » eia nostra tattica, , giunge sino a dire che la « tattica » che « fa dello zems\i sobor [sulla convocazione del quale, aggiungiamo noi, non sappiamo ancora nulla di preciso!] il centro del- la nostra azione, ci è molto piu vantaggiosa » della « tattica » deirinsur- rezione armata e della costituzione di un governo rivoluzionario prov- visorio. Ritorneremo piu avanti su questo articolo. 3) Non si può avere nulla contro una discussione preliminare della tattica che il DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 2$ partito dovrà seguire sia nel caso che la rivoluzione vinca, sia nel caso che sia sconfitta, sia nel caso che l’insurrezione divampi, sia nel caso che l’insurrezione non riesca a divampare e a diventare una forza potente. È possibile che il governo zarista riesca a convocare un’assem- blea rappresentativa allo scopo di concludere una transazione con la borghesia liberale. La risoluzione del III Congresso, prevedendolo, parla apertamente di «politica ipocrita », di «pseudodemocratismo», di «forme caricaturali di rappresentanza popolare, del genere del cosiddetto zemstvi sobor » *. Ma è un fatto che tutte queste cose non sono state dette nella risoluzione sul governo rivoluzionario provvi- sorio perche non hanno nulla a che vedere con esso. In questo caso si respinge in secondo piano il problema dell’insurrezione e della costituzione di un governo rivoluzionario provvisorio, lo si modifica, ecc. Ma non si tratta oggi del fatto che sono possibili combinazioni di ogni genere, che sono possibili la vittoria e la disfatta, cammini diritti e tortuosi. Si tratta del fatto che per un socialdemocratico è • Ecco il testo di questa risoluzione sull’atteggiamento del partito verso la tat- tica del governo alla vigilia della rivoluzione; « Considerando che il governo per mantenersi in vita nel periodo rivoluziona- rio che attraversiamo, pur aggravando le misure abituali di repressione volte prin- cipalmente contro gli elementi coscienti del proletariato, al tempo stesso i) cerca, me- diante concessioni e promesse di riforme, di corrompere polìticamente la classe ope- raia e di allontanarla cosi dalla lotta rivoluzionaria, 2) dà, con lo stesso scopo, alla sua politica ipocrita di concessioni forme pseudodemocratiche, cominciando dall’invi- to fatto agli operai di eleggere i loro rappresentanti alle commissioni e alle confe- renze, per finire con la creazione .di forme caricaturali di rappresentanza popolare del genere del cosiddetto zcmsfy sobor t 3) organizza i cosiddetti centoneri e aizza contro la rivoluzione tutti, in generale, gli elementi reazionari, incoscienti o accecati dall’odio di razza o di religione che vi sono nel popolo, « il III Congresso del POSDR decide di invitare tutte le organizzazioni del par- tito: « a) a sottolineare nella propaganda e nell'agitazione, da un lato, il carattere forzato delle concessioni del governo c, dall'altro lato, l’impossibilità assoluta per l’autocrazia di concedere riforme che possano soddisfare il proletariato, denunciando al tempo stesso lo scopo che il governo si propone con le concessioni; « b) a utilizzare la campagna elettorale per spiegare agli operai il vero significa- to di queste misure del governo e a dimostrare la necessità, per il proletariato, di convocare con mezzi rivoluzionari un’Assemblea costituente eletta a suffragio uni- versale, uguale, diretto e a scrutinio segreto; e atti hanno un rap- porto con la conquista della repubblica, significa scrivere delle risolu- * Giornale che si stampava a Ginevra; iniziò le sue pubblicazioni nel gennaio 1905, come organo della frazione bolscevica del partito. Dal gennaio al maggio ne uscirono 18 numeri. Dal mese di maggio il Proletari, organo centrale del POSDR, sostituì il Vperìod in virtù di una decisione del III Congresso del POSDR. A questo congresso, che si tenne nel mese di maggio a Londra, i menscevichi non si fecero vedere avendo organizzato. la loro «conferenza» a Ginevra [Nota dell’autore all’edi- zione del 2907]. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 3 1 zioni non per dirigere la lotta del proletariato, ma per marciare zop- picando alla coda del movimento proletario. Concludiamo. La prima parte della risoluzione, in primo luogo, non ha spiegato affatto l’importanza del governo rivoluzionario prov- visorio dal punto di vista della lotta per la repubblica e della garanzia della convocazione di un’Assemblea realmente costituente e rappre- sentante realmente tutto il popolo; in secondo luogo, ha seminato una vera confusione nella coscienza democratica del proletariato, identi- ficando la vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo con uno stato di cose in cui manca appunto la condizione principale per una vera vittoria. 4. LA LIQUIDAZIONE DEL REGIME MONARCHICO E LA REPUBBLICA Passiamo alla parte seguente della risoluzione: «...Nell’uno e neiraltro caso questa vittoria sarà l’inizio di una nuova fase dell’epoca rivoluzionaria. « Il compito che le condizioni obiettive dello sviluppo sociale as- segnano spontaneamente a questa nuova fase è quello di liquidare definitivamente — nel processo della lotta che gli elementi della so- cietà borghese politicamente liberata conducono gli uni contro gli altri, per i loro interessi sociali e per il possesso diretto del potere — il regime delle caste e della monarchia. « II governo provvisorio che si impegnasse a realizzare gli obiettivi di questa rivoluzione, borghese per il suo carattere storico, dovrebbe, quindi, regolando la lotta reciproca tra le classi antagoniste della nazione che si sta liberando, non soltanto fare avanzare il pro- cesso rivoluzionario, ma anche combattere quei suoi fattori che mi- nacciano le basi del regime capitalistico ». Soffermiamoci su questo brano che forma una parte a sé della risoluzione. L'idea principale contenuta nei ragionamenti da noi citati coincide con quella esposta nel punto 3 della risoluzione del con- gresso. Ma, confrontando i passaggi corrispondenti delle due risolu- zioni, salta immediatamente agli occhi la differenza radicale che esi- ste tra di esse. La risoluzione del congresso, la quale definisce in due 32 LENIN parole la base economica e sociale della rivoluzione, trasferisce tutta l’attenzione sulla lotta nettamente determinata delle classi per con- quiste determinate, e mette in primo piano gli obiettivi della lotta del proletariato. La risoluzione della conferenza, descrivendo in modo prolisso, nebuloso e confuso la base economica e sociale della rivolu- zione, parla in termini molto vaghi della lotta per conquiste deter- minate e lascia assolutamente nell’ombra gli obiettivi della lotta del proletariato. La risoluzione della conferenza parla della liquidazione del vecchio regime nel processo della lotta che elementi della società conducono gli uni contro gli altri. La risoluzione del congresso dice che noi, partito del proletariato, dobbiamo effettuare questa liquida- zione; che si può realmente liquidare il vecchio regime soltanto isti- tuendo una repubblica democratica; che questa repubblica noi la dobbiamo conquistare; che ci batteremo per essa e per una libertà completa non soltanto contro l’autocrazia, ma anche contro la bor- ghesia, quando essa tenterà (e lo farà certamente) di strapparci le nostre conquiste. La risoluzione del congresso chiama alla lotta una classe determinata, assegnandole un obiettivo immediato nettamente definito. La risoluzione della conferenza ragiona sulla lotta che le diverse forze conducono le une contro le altre. Una delle risoluzioni esprime la psicologia della lotta attiva, Taltra quella della contempla- zione passiva; luna è da cima a fondo un appello all’attività viva, l’altra, una casistica priva di vita. Ambedue dichiarano che la rivolu- zione in corso non è per noi che una prima tappa, che sarà seguita da una seconda; ma da ciò Puna deduce che bisogna quindi percor- rere questa prima tappa più rapidamente e liquidarla quindi più rapi- damente, conquistare la repubblica, schiacciare implacabilmente la controrivoluzione e preparare il terreno per la seconda tappa. L’altra si profonde, per cosi dire, in descrizioni prolisse di questa prima tappa e (scusatemi l’espressione volgare) spreme faticosamente le idee in proposito. La risoluzione del congresso prende come preambolo o primo postulato le vecchie ma eternamente nuove idee del marxismo (sul carattere borghese della rivoluzione democratica) per dedurne i compiti progressivi della classe di avanguardia, che combatte al tem- po stesso per la rivoluzione democratica e per quella socialista. La risoluzione della conferenza non va più in là del semplice preambolo, rimasticandolo e rimuginandoci sopra. Questa è appunto la differenza che divide da lungo tempo le due DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 33 ali del marxismo russo: l’ala dei ragionatori a vuoto e quella com- battiva nei tempi del marxismo legale, l’ala economica e quella poli- tica nell’epoca in cui il movimento di massa era ai suoi albori. Dal giusto postulato del marxismo sulle profonde radici economiche della lotta di classe in generale e della lotta politica in particolare, gli eco- nomisti deducevano questa originale conclusione: che era necessario voltare le spalle alla lotta politica e trattenerne lo sviluppo, restrin- gerne l’ampiezza, diminuirne i compiti, I politici, al contrario, dedu- cevano dagli stessi postulati tutt’altra conclusione, e precisamente: quanto più la nostra lotta ha oggi profonde radici, in modo tanto più ampio, più audace, più deciso e offensivo dobbiamo noi condurla La stessa discussione sta oggi di fronte a noi, in circostanze del tutto nuove e sotto un’altra forma. Dalle premesse che la rivoluzione demo- cratica non è ancora affatto una rivoluzione socialista, che essa non « interessa » affatto soltanto i nullatenenti, che le sue radici affondano nelle necessità e nei bisogni ineluttabili di tutta la società borghese, de : duciamo la Conclusione che la classe di avanguardia deve porre i suoi compiti democratici con tanta maggiore audacia e tanto più netta- mente deve enunciarli sino in fondo, deve avanzare la parola d ordine diretta della repubblica, propagandare l’idea della necessità di un go- verno rivoluzionario provvisorio e della necessità di schiacciare im- placabilmente la controrivoluzione, I nostri oppositori neoiskristi de- ducono da queste stesse premesse che non è necessario enunciare sino in fondo le conclusioni democratiche, che si può fare a meno di avan- zare, tra le parole d’ordine pratiche, quella della repubblica, che è ammesso non propagandare la necessità di un governo rivoluzionario provvisorio, che la decisione di convocare l’Assemblea costituente può essere considerata anch’essa come una vittoria decisiva, che il com- pito di lottare contro la controrivoluzione può non essere formulato come un compito attivo, ma essere affogato in un richiamo nebuloso (e formulato in modo inesatto, come vedremo ben presto) al «pro- cesso della lotta reciproca ». Questo non è un linguaggio di uomini politici, è il linguaggio di topi di biblioteca! Con quanta maggior attenzione esaminerete le singole formula- zioni della risoluzione della nuova Is%ra, con tanta maggior evidenza vi appariranno le particolarità principali da noi indicate. Ci si parla, ad esempio, del «processo della lotta che gli elementi della società borghese politicamente liberata conducono gli uni contro gli altri». 34 LENIN Ricordandoci Targomento della risoluzione (il governo rivoluzionario provvisorio), ci domandiamo pieni di meraviglia : se è necessario par- lare del processo della lotta reciproca, come si può non parlare degli elementi che rendono schiava politicamente la società borghese? Cre- dono forse i « conferenti » che, avendo essi presupposto la vittoria della rivoluzione, siffatti elementi siano già spariti? Una simile idea sarebbe, in generale, un assurdo, e, in particolare, una grandissima ingenuità politica, una miopia politica. Dopo la vittoria della rivo- luzione sulla controrivoluzione non sparirà, ma al contrario comin- cerà inevitabilmente una nuova lotta ancora più aspra. Dedicando la nostra risoluzione airanalisi dei compiti che la vittoria della rivolu- zione ci assegnerà, abbiamo il dovere di prestare grande attenzione al compito di respingere gli assalti controrivoluzionari (e Tabbiamo fatto nella risoluzione del congresso) e non di affogare questi compiti politici, immediati, urgenti, attuali, di un partito combattivo, in con- siderazioni generali su ciò che avverrà dopo Tepoca rivoluzionaria in cui viviamo e ciò che avverrà quando già esisterà una « società politica- mente liberata*. Proprio come gli economisti si richiamavano alle verità generali della subordinazione della politica aireconomia per nascondere la loro incomprensione dei compiti politici del momento, cosi i neoiskristi invocano le verità generali della lotta intestina in una società politicamente liberata per nascondere la loro incompren- sione dei compiti rivoluzionari immediati che la liberazione politica di questa società ci assegna. Prendete l’espressione : t liquidare definitivamente il regime delle caste e della monarchia». Liquidare definitivamente il regime mo- narchico vuol dire in russo istituire la repubblica democratica. Ma questa espressione è troppo semplice e troppo chiara per il nostro eccellente Martynov e per i suoi ammiratori. Essi vogliono assoluta- mente « approfondire », dirla in modo piu « dotto ». Da un lato, ne risulta la pretesa ridicola di voler ponzare pensieri profondi. DalFaltro lato, invece di una parola d’ordine si ha tutta una descrizione, in- vece di un buon appello che inciti ad andare avanti si ha un malin- conico colpo d’occhio retrospettivo. Si direbbe che davanti a noi non vi siano uomini vivi che vogliono lottare immediatamente, subito, per la repubblica, ma delle mummie fossilizzate, le quali, sub specie aeternìtatxs , analizzano la questione dal punto di vista del plusquam- perjectum . DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 35 Proseguiamo: « ...il governo provvisorio... che si impegnasse ana- lizzare i compiti di questa... rivoluzione borghese...». È qui che si vede subito come i nostri « conferenti » si siano lasciati sfuggire la questione concreta sorta davanti ai dirigenti politici del proletariato. Di fronte alla questione dei governi successivi che adempiranno i compiti della rivoluzione borghese in generale, la questione concreta del governo rivoluzionario provvisorio è sparita dal loro campo vi- suale. Se volete studiare la questione dal punto di vista « storico », l'esempio di un qualsiasi paese europeo vi mostrerà che appunto una serie di governi niente affatto « provvisori » realizzarono i compiti storici della rivoluzione borghese; che persino dei governi che ave- vano riportato la vittoria sulla rivoluzione furono tuttavia costretti a realizzare i compiti storici della rivoluzione sconfitta. Ma quello che si chiama «governo rivoluzionario provvisorio» non è affatto ciò di cui parlate: cosi si chiama il governo dell'epoca rivoluzionaria che sostituisce immediatamente il governo abbattuto e si appoggia sul- l’insurrezione del popolo, e non su qualsiasi organismo rappresenta- tivo emanante dal popolo. Il governo rivoluzionario provvisorio è Porgano della lotta per la vittoria immediata della rivoluzione, per la repressione immediata dei tentativi controrivoluzionari, e niente affatto un organo destinato a realizzare i compiti storici della rivolu- zione borghese in generale. Lasciamo, signori, ai futuri storici l’inca- rico di determinare in una futura Russ\aia Starinà quali compiti della rivoluzione borghese avremo assolto noi o questo o quel governo; non sarà troppo tardi neanche fra trentanni. Noi invece dobbiamo dare oggi delle parole d'ordine, indicare praticamente quale lotta si deve condurre per la repubblica e per far partecipare nel modo piu energico il proletariato a questa lotta. Per le stesse ragioni anche gli ultimi passaggi della parte citata della risoluzione non sono soddisfacenti, È molto infelice, o per lo meno maldestra, l’espressione affermante che il governo provvisorio dovrebbe «regolare» la lotta reciproca tra le classi antagoniste; non si addice a dei marxisti servirsi di una siffatta formula liberale nello stile AtìYOsvobozdenie, la quale offre il destro di pensare che siano ammissibili dei governi i quali «regolino» la lotta di classe, invece di esserne lo strumento... Il governo dovrebbe « non soltanto fare avanzare il processo rivoluzionario, ma anche combattere quei suoi fattori che minacciano le basi del regime capitalistico ». Uno di questi 36 LENIN * fattori» è precisamente il proletariato, in nome del quale parla la risoluzione! Invece di dire come il proletariato deve in questo mo- mento « fare avanzare il processo rivoluzionario » (al di là dei limiti che gli vorrebbe assegnare la borghesia costituzionalista), invece di consigliare di prepararsi con un determinato metodo alla lotta con- tro la borghesia quando quest’ultima si rivolgerà contro le conquiste della rivoluzione, invece di ciò ci si offre una descrizione generale del processo, senza dir nulla degli obiettivi concreti della nostra attività. Il modo in cui i neoiskristi espongono le loro idee ci fa ricordare Tapprezzamento che Marx dava (nelle sue celebri « tesi » su Feuer- bach) del vecchio materialismo estraneo alla dialettica. I filosofi, di- ceva Marx, hanno solo interpretato il mondo in modi diversi, si tratta però di minarlo \ I neoiskristi possono anch’essi descrivere c spie- gare discretamente il processo della lotta che si svolge davanti ai loro occhi, ma sono assolutamente incapaci di enunciare una parola d’or- dine giusta per questa lotta. Marciando con zelo, ma dirigendo male, ignorando la funzione attiva, di dirigenti e di guida, che possono e debbono avere nella storia i partiti che hanno capito le condizioni materiali della rivoluzione e si sono messi alla testa delle classi pro- gressive, essi sviliscono la concezione materialistica della storia. 5. COME SÌ DEVE «FAR AVANZARE LA RIVOLUZIONE » ? Citiamo il brano successivo della risoluzione: « In queste condizioni, la socialdemocrazia deve cercare di man- tenere per tutta la durata della rivoluzione una posizione che meglio le assicuri la possibilità di far avanzare la rivoluzione, che non le leghi le mani nella lotta contro la politica inconseguente e interessata dei partiti borghesi, e la salvaguardi dal pericolo di dissolversi nella democrazia borghese. « La socialdemocrazia non deve quindi porsi il compito di impa- dronirsi del potere o di condividerlo in un governo provvisorio, ma deve* rimanere il partito di estrema opposizione rivoluzionaria ». Il consiglio di prendere una posizione che meglio assicuri la pos- sibilità di far avanzare la rivoluzione ci piace immensamente. Una cosa sola vorremmo: che questo consiglio fosse seguito da un’indica- zione precisa sul modo come la socialdemocrazìa, proprio in questo DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 37 momento, nella situazione politica attuale, in questa epoca di dicerie, di ipotesi, di conversazioni e di progetti di convocazione dei rappre- sentanti popolari, deve far avanzare la rivoluzione. Può nel momento presente far avanzare la rivoluzione colui che non comprende il pe- ricolo della teoria degli osvobozdentsy sull’* accordo » del popolo con lo zar? Colui che chiama vittoria la sola «decisione» di convocare l’Assemblea costituente, colui che non si propone il compito di pro- pagandare attivamente l’idea della necessità di un governo rivoluzio- nario provvisorio, colui che lascia nell’ombra la parola d’ordine della repubblica democratica? In realtà questi uomini fanno marciare in- dietro la rivoluzione perché sono rimasti, nel campo della politica pra- tica , al livello della posizione degli osvobozdentsy , A che vale ricono- scere un programma il quale esige che si sostituisca all'autocrazia una repubblica, quando in una risoluzione tattica che definisce i compiti attuali e immediati del partito nel momento della rivoluzione manca la parola d’ordine della lotta per la repubblica? La posizione degli osvobozdentsy , la posizione della borghesia costituzionalista, non è forse attualmente caratterizzata appunto dal fatto che viene conside- rata come una vittoria decisiva la decisione di convocare un’Assem- blea costituente popolare, ma vengono prudentemente passati sotto silenzio il governo rivoluzionario provvisorio e la repubblica? Per fare avanzare la rivoluzione, per condurla cioè al di là dei limiti che la borghesia monarchica le ha assegnato, bisogna enunciare attiva- mente, sottolineare e mettere in primo piano delle parole d’ordine che escludano l’« inconseguenza » della democrazia borghese. Tali pa- role d’órdine, nel momento attuale, si riducono sostanzialmente a due : i) governo rivoluzionario provvisorio e 2) repubblica. Infatti la parola d’ordine dell’Assemblea costituente popolare è stata fatta sua dalla borghesia monarchica (cfr. il programma dell’« Unione per la liberazione »), e ripresa precisamente per escamoter la rivoluzione, impedirne la vittoria completa, perché la grande borghesia possa con- cludere con lo zarismo una transazione da mercanti. E noi vediamo che di queste due parole d’ordine, le uniche capaci di far avanzare la rivoluzione, la conferenza dimentica completamente quella della repubblica e considera quella del governo rivoluzionario provvisorio identica alla parola d’ordine dell'Assemblea costituente popolare for- mulata dagli osvobozdentsy , chiamando l’una e l'altra « vittoria deci- siva della rivoluzione»! 3 » LENIN Si, è questo il fatto incontestabile, di cui, ne siamo certi, si servirà come pietra miliare il futuro storico della socialdemocrazia russa. Una conferenza dei socialdemocratici nel maggio 1905 approva una risoluzione che contiene belle parole sulla necessità di far avanzare la rivoluzione democratica, ma che di fatto la fa marciare all'indietro e non va, in realtà, al di là delle parole d ordine democratiche della borghesia monarchica, I neoiskristi ci muovono volentieri l’accusa di ignorare che il pro- letariato corre il pericolo di dissolversi nella democrazia borghese. Vorremmo vedere chi avrebbe il coraggio di giustificare questa ac- cusa basandosi sul testo delle risoluzioni approvate dal III Congresso del POSDR! Risponderemo ai nostri oppositori: svolgendo la sua attività nel seno della società borghese, la socialdemocrazia non può partecipare alla vita politica senza marciare, in questo o quel caso particolare, a fianco della democrazia borghese. Ma la differenza fra noi e voi è, in questo caso, che noi marciamo a fianco della borghesia rivoluzionaria e repubblicana senza fonderci con essa, mentre voi marciate a fianco della borghesia liberale e monarchica , senza fon- dervi, nemmeno voi, con essa. Ecco come stanno le cose. Le vostre parole d’ordine tattiche, lanciate a nome della confe- renza, coincidono con quelle del partito « democratico costituzionale », cioè con qùelle del partito della borghesia monarchica , e voi, inoltre, non avete notato, non vi siete resi conto di questa coincidenza; il che fa si che vi troviate in realtà a rimorchio degli osvobozdentsy. Le nostre parole d’ordine tattiche, lanciate a nome del III Con- gresso del POSDR, coincidono con quelle della borghesia rivoluzio- naria democratica e repubblicana. Questa borghesia e questa piccola borghesia non si sono ancora organizzate in Russia in un grande partito popolare*. Ma solo chi non comprende nulla di ciò che av- viene oggi in Russia può dubitare che già esistano i germi di questo partito. È nostra intenzione dirigere (nel caso che la grande rivolu- zione russa si svolga con successo) non soltanto il proletariato orga- nizzato dal partito socialdemocratico, ma anche questa piccola borghe- sia capace di marciare al nostro fianco. * I «socialisti-rivoluzionari» sono piuttosto un gruppo di intellettuali terroristi che non Tembriune di un simile partito, benché il significato obiettivo deirattività di questo gruppo si riduca appunto alla realizzazione dei compiti .della borghesia ri- voluzionaria e repubblicana. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 39 Con la sua risoluzione la conferenza cade inconsciamente al li- vello della borghesia liberale e monarchica. Con la sua risoluzione il congresso del partito eleva scientemente al suo livello gli elementi della democrazia rivoluzionaria atti alla lotta e non alla funzione di sensale. Questi elementi sono soprattutto numerosi fra i contadini. Senza commettere nessun grave errore possiamo, procedendo alla suddivi- sione dei gruppi sociali importanti sulla base delle loro tendenze poli- tiche, identificare la democrazia rivoluzionaria e repubblicana con la massa contadina, naturalmente nello stesso senso, con le stesse riserve e alle stesse condizioni sottintese con cui si può identificare la classe operaia con la socialdemocrazia. In altre parole, possiamo formulare le nostre conclusioni nei termini seguenti: con le sue parole d ordine politiche r che coinvolgono gli interessi di tutta la nazione *, la con- ferenza cade inconsciamente, nel momento della rivoluzione, al livello della massa dei grandi proprietari fondiari. Con le sue parole d’or- dine politiche, che coinvolgono gli interessi di tutta la nazione, il con- gresso del partito eleva la massa dei contadini a un livello rivoluzio- nario . A chi ci accuserà, per queste nostre conclusioni, dì avere una predilezione per i paradossi, lanceremo la sfida: si cerchi dunque di confutare questa tesi : se non avremo la forza di portare a termine la rivoluzione, se essa finirà , come desiderano gli osvobozdentsy , con una « vittoria decisiva » unicamente sotto la forma di una assem- blea rappresentativa convocata dallo zar, e che potrebbe essere chia- mata costituente soltanto per derisione, allora sarà una rivoluzione nella quale l’elemento grandi proprietari fondiari e grande borghesia avrà il predominio. Al contrario, se ci sarà dato di vivere una rivolu- zione veramente grande, se la storia non permetterà che questa volta essa si riduca a un « aborto », se avremo la forza di portarla a termine, sino alla vittoria decisiva, non come comprendono questa vittoria YOsvobozdenie e la nuova ls\ra , allora sarà una rivoluzione nella quale l’elemento contadino e proletario avrà il predominio. Forse qualcuno dirà che ammettendo l’idea di questo predominio si nega il carattere borghese della rivoluzione imminente. È del tutto • Non parliamo delle parole d’ordine particolari per i contadini, alle quali sono dedicate apposite risoluzioni. 40 LENIN possibile, se si considera l’abuso che fa Visura di questo concetto. Non è quindi affatto superfluo soffermarsi su questo problema. 6. DA QUALE PARTE VIENE IL PERICOLO CHE IL PROLETARIATO SI TROVI AD AVERE LE MANI LEGATE NELLA LOTTA CONTRO LA BORGHESIA INCONSEGUENTE? I marxisti sono assolutamente convinti del carattere borghese della rivoluzione russa. Che vuol dire ciò? Vuol dire che le trasformazioni democratiche nel regime politico e le trasformazioni nel campo so- ciale ed economico, diventate per la Russia una necessità, non sol- tanto non significheranno di per sé il crollo del capitalismo, il crollo del dominio della borghesia, ma, al contrario, sbarazzeranno effettiva- mente per la prima volta il terreno per uno sviluppo largo e rapido, europeo e non asiatico, del capitalismo, renderanno per la prima volta possibile il dominio della borghesia come classe. I socialisti-rivoluzio- nari non possono comprendere questa idea, perché ignorano l’abbiccì delle leggi dello sviluppo della produzione mercantile capitalistica e non vedono che persino il trionfo completo deirinsurrezione conta dina, persino una nuova ripartizione di tutte le terre conforme agli interessi e al desiderio dei contadini (la « ripartizione egualitaria » o qualcosa di analogo) non sopprimeranno affatto il capitalismo, ma, al contrario, daranno un nuovo impulso al suo sviluppo ed affrette- ranno la differenziazione di classe nella massa contadina stessa. Non comprendendo questa verità, i socialisti-rivoluzionari sono gli inconsci ideologi della piccola borghesia. Per la socialdemocrazia è di grande importanza, non soltanto dal punto di vista teorico, ma anche dal punto di vista politico-pratico, insistere su questa verità, giacché di qui deriva l’obbligo di salvaguardare la completa autonomia di classe del partito del proletariato nell’attuale movimento « democratico ge- nerale ». Ma non ne consegue affatto che la rivoluzione democratica (bor- ghese per il suo contenuto sociale ed economico) non abbia per il proletariato un immenso interesse. Non ne consegue affatto che la rivoluzione democratica non possa svolgersi sia in una forma vantag- giosa soprattutto per il grande capitalista, per il magnate della finan- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 41 za, il grande proprietario fondiario «illuminato», sia in una forma vantaggiosa per il contadino e per l’operaio. I neoiskristi comprendono in modo radicalmente errato il senso, il significato della categoria: rivoluzione borghese. Nei loro ragio* namenri si affaccia costantemente l’idea che la rivoluzione borghese sia una rivoluzione che possa dare soltanto ciò che è vantaggioso alla borghesia. Eppure nulla è piu errato di una siffatta idea. La rivolu- zione borghese c una rivoluzione che non esce dal quadro del regime economico e sociale borghese, vale a dire capitalistico. La rivoluzione borghese esprime la necessità di sviluppo del capitalismo: non soltanto essa non distrugge le basi del capitalismo, ma, anzi, le allarga e le ap- profondisce. Questa rivoluzione esprime quindi gli interessi non sol- tanto della classe operaia, ma anche di tutta la borghesia. Poiché nel regime capitalistico il dominio della borghesia sulla classe operaia è cosa inevitabile, si può dire con pieno diritto che la rivoluzione bor- ghese esprime non tanto gli interessi del proletariato quanto quelli della borghesia. Ma è assolutamente assurda l’idea che la rivoluzione borghese non esprima affatto gli interessi del proletariato. Questa idea assurda si riduce o alla vecchia teoria populista affermante che la rivo- luzione borghese è contraria agli interessi del proletariato e che noi, quindi, non abbiamo bisogno della libertà politica borghese. Oppure si riduce all’anarchismo, che condanna qualsiasi partecipazione del proletariato alla politica borghese, alla rivoluzione borghese, al parla- mentarismo borghese. Nel campo teorico essa dimentica i principi ele- mentari del marxismo circa l’inevitabilità dello sviluppo del capitali- smo sulla base della produzione mercantile. Il marxismo insegna che una società basata sullo produzione mercantile e che effettua scambi con le nazioni capitalistiche civili, deve essa stessa, a un determinato stadio del suo sviluppo, imboccare il cammino del capitalismo. Il mar- xismo ha definitivamente rotto con le fantasticherie dei populisti e degli anarchici, secondo i quali, ad esempio, la Russia potrebbe evitare lo sviluppo capitalistico, uscire dal capitalismo, o saltarlo con un mez- zo qualsiasi, eccetto quello della lotta di classe sul terreno e nel qua- dro di questo stesso capitalismo. Tutte queste tesi del marxismo sono state dimostrate e spiegate con minuta analisi, sia in generale sia in modo particolare per ciò che concerne la Russia. E da esse deriva che l’idea di cercare la salvezza per la classe operaia ovunque, eccetto che nello sviluppo ulteriore del 42 LENIN capitalismo, è una idea reazionaria . In paesi come la Russia, la classe operaia soffre non tanto per il capitalismo quanto per rinsufficienza del suo sviluppo. La classe operaia è quindi assolutamente interessata allo sviluppo piu largo, piu rapido, più libero del capitalismo. L eli- minazione di tutti i residui del passato, che ostacolano lo sviluppo largo, libero e rapido del capitalismo, torna assolutamente a suo van- taggio. La rivoluzione borghese è appunto una rivoluzione che spazza via con la maggiore risolutezza i residui del passato, i residui del feudalesimo (fra i quali è compresa non soltanto l’autocrazia, ma anche la monarchia), che assicura nel modo più completo lo sviluppo più largo, libero e rapido del capitalismo. La rivoluzione borghese presenta quindi per il proletariato i piu grandi vantaggi. La rivoluzione borghese è assolutamente necessaria, nell’interesse del proletariato. Quanto più sarà completa e decisiva, quanto più sarà conseguente, tanto più il successo del proletariato, nella sua lotta contro la borghesia per il socialismo, sarà garantito. Questa conclusione potrà sembrare nuova, strana e paradossale uni- camente a coloro che ignorano l’abbiccì del socialismo scientifico. E da questa conclusione deriva tra l’altro la tesi che la rivoluzione bor- ghese è, in un certo senso , più vantaggiosa per il proletariato che per la borghesia. Ecco in quale senso precisamente la seguente affermazio- ne è incontestabile: è vantaggioso per la borghesia appoggiarsi, contro il proletariato, su alcuni residui del passato, ad esempio sulla monar- chia, sull’esercito permanente, ecc. È vantaggioso per la borghesia che la rivoluzione borghese non spazzi via troppo risolutamente tutti i re- sidui del passato, ma ne lasci sussistere qualcuno; in altre parole, che la rivoluzione non sia del tutto conseguente e non si compia fino in fondo, non sia risoluta e implacabile. I socialdemocratici esprimono spesso questa idea in modo alquanto diverso, dicendo che la bor- ghesia tradisce se stessa, tradisce la causa della libertà, è incapace di democratismo conseguente. Per la borghesia è più vantaggioso che le necessarie trasformazioni sulla via della democrazia borghese si com- piano più lentamente, più gradualmente, più prudentemente, meno risolutamente, mediante riforme e non con una rivoluzione; che con queste riforme si proceda nel modo più cauto possibile verso « rispet- tabili » istituti del feudalesimo (la monarchia, ad esempio); che que- ste trasformazioni contribuiscano il meno possibile a sviluppare l’azione rivoluzionaria, Piniziativa c l’energia della plebe, ossia dei DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 43 contadini e, soprattutto, degli operai. Perché, altrimenti, sarebbe tanto piu facile per gli operai « passare il fucile da una spalla all’altra come dicono i francesi, ossia rivolgere contro la borghesia stessa le armi che la rivoluzione borghese fornirebbe loro, la libertà che essa darebbe, gli istituti democratici sorti sul terreno sbarazzato dal feu- dalesimo. Per la classe operaia, al contrario, è piu vantaggioso che le neces- sarie trasformazioni sulla via della democrazia borghese si realizzino precisamente mediante la rivoluzione e non con le riforme, perché la via delle riforme è la via degli indugi, delle tergiversazioni, della morte lenta e dolorosa delle parti incancrenite dellorganismo nazio- nale. Di questa cancrena il proletariato e i contadini soffrono per primi e piu di tutti. La via della rivoluzione è la via dell’operazione chirurgica piu rapida, meno dolorosa per il proletariato, quella che consiste neH’amputare risolutamente le parti cancrenose, è la via del minimo di concessioni e di cautela verso la monarchia e i suoi isti- tuti infami, abietti e cancrenosi, il cui fetore appesta l’atmosfera. Non è dunque soltanto in considerazione della censura o per folle paura che la nostra stampa liberale borghese deplora l’eventualità di una via rivoluzionaria, teme la rivoluzione e ne agita lo spauracchio davanti agli occhi dello zar, si preoccupa di evitare la rivoluzione, striscia e si prosterna nella speranza di ottenere misere riforme e po- ter proseguire sulla via riformatrice. Questo non è soltanto il punto di vista delle Russate Viedomosti , del Syn Otiecestva , della N ascia Gizn , dei Nasci Dni , ma è anche quello delYOsvobozdenie, illegale, libero. La situazione stessa della borghesia come classe genera inevi- tabilmente, nella società capitalistica, la sua inconseguenza nella rivo- luzione democratica. Il proletariato come classe, per la sua stessa situazione, è costretto ad essere conseguentemente democratico. La borghesia guarda indietro, temendo il progresso democratico che minaccia di accrescere le forze del proletariato. Il proletariato non ha nulla da perdere fuorché le sue catene, ma ha, con la democrazia, da guadagnare un mondo intiero. Quindi, quanto piu la rivoluzione bor- ghese è conseguente nelle sue trasformazioni democratiche, tanto meno si limita a ciò che è utile unicamente alla borghesia. Quanto piu la rivoluzione borghese è conseguente, tanto più assicura van- taggi al proletariato e ai contadini nella rivoluzione democratica. Il marxismo insegna al proletariato non ad appartarsi dalla rivo- 44 LENIN luzione borghese, a mostrarsi indifferente, ad abbandonarne la dire- zione alla borghesia, ma, al contrario, a parteciparvi nel modo piu energico, a lottare nel modo piu risoluto per una democrazia pro- letaria conseguente, per condurre a termine la rivoluzione. Non pos- siamo uscire dal quadro democratico borghese della rivoluzione russa, ma possiamo allargarlo a proporzioni immense; possiamo e dobbia- mo lottare nei limiti di questo quadro nelFinteresse del proletariato, per i suoi- bisogni immediati e per le condizioni che preparano le sue forze per la futura vittoria completa. Vi è democrazia borghese e democrazia borghese. Anche il monarchico zemets , fautore di una camera alta, che « reclama » il suffragio universale e al tempo stesso conclude in sordina un accordo segreto con lo zarismo, per una Costi- tuzione monca, è un democratico borghese. E il contadino che, le armi alla mano, marcia contro i grandi proprietari fondiari e i fun- zionari e propone con un « candore repubblicano » di « cacciare lo zar » *, è anch’egli un democratico borghese. Il regime democratico borghese può essere quello che esiste in Germania e quello che esiste in Inghilterra; quello che esiste in Austria e quello che esiste in Ame- rica o in Svizzera. Bel marxista sarebbe colui che, nell’epoca delle rivoluzioni democratiche, non si accorgesse della differenza di grado e del carattere diverso di questa o quell’altra forma di democrazia e si limitasse a « filosofeggiare » per dimostrare che alla fin fine si tratta sempre di una « rivoluzione borghese », dei frutti di una « rivolu- zione borghese»! E questo è proprio il caso dei nostri saccenti neoìskristi, i quali me- nan vanto della loro miopia. Essi si limitano appunto a dissertare sul carattere borghese della rivoluzione nel momento in cui bisogna saper discernere la differenza tra le due democrazie borghesi : rivolu- zionaria repubblicana e monarchica liberale, senza parlare poi della differenza tra il democratismo borghese inconseguente e il democra- tismo proletario conseguente. Essi si accontentano — come se fossero veramente diventati degli « uomini chiusi in un astuccio » 9 — di pro- positi malinconici sul « processo della lotta reciproca tra le classi anta- goniste» quando si tratta di dare una direzione democratica alla rivo- luzione attuale, di sottolineare le parole d’ordine democratiche d* avan- guardia in contrapposto alle parole d’ordine traditrici del signor * Cfr. Osvobozdenie, n. 71, p. 337, nota 2. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 45 Struve e sòci; dì additare nettamente, in modo reciso, gli obiet- tivi immediati della lotta Veramente rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, in contrapposto alla mediazione liberale dei proprie- tari fondiari e dei fabbricanti. Ecco qual è la sostanza della questione che a voi, signori, è sfuggita : la nostra rivoluzione terminerà con una vittoria realmente grandiosa o semplicemente con un miserabile com- promesso, arriverà sino alla dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini o * esaurirà le sue forze » in una Costitu- zione liberale alla Scipov? » Può parere a prima vista che ponendo tale questione ci si allon- tani dal nostro tema principale. Ma soltanto a prima vista. In realtà appunto qui è la radice del dissenso di principio, che già ora si è net- tamente delineato, tra la tattica socialdemocratica del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo e la tattica fissata alla Conferenza dei neoiskristi. Questi ultimi hanno fatto oggi, non piu due, ma tre passi indietro, risuscitando — nel risolvere problemi in- finitamente piu complessi, piu importanti e piu vitali per il partito operaio, quelli della tattica da seguire nel momento della rivoluzione — gli errori dell’economismo. Ecco perché dobbiamo soffermarci con grande attenzione sull’analisi di questo problema. Il passo della risoluzione dei neoiskristi da noi citato dice che la socialdemocrazia corre il pericolo di legarsi le mani nella lotta contro la politica incoerente della borghesia e di dissolversi nella democrazia borghese. L’idea di questo pericolo passa come un filo rosso in tutti gli scritti specificamente neoiskristi, questa idea è il vero fulcro della posizione di principio nella scissione del nostro partito (dal momento in cui, in questa scissione, i dissensi personali sono completamente passati in secondo piano di fronte al ritorno alFeconomismo). E ri- conosciamo senz’altro che questo pericolo effettivamente esiste, che soprattutto oggi, nel momento in cui la rivoluzione russa è al suo culmine, questo pericolo è diventato particolarmente serio. A noi, teorici o — come di me stesso preferirei piuttosto dire — pubblicisti della socialdemocrazia, incombe il compito urgente, e di estrema re- sponsabilità, di indagare da che parte viene realmente questo pericolo, poiché i nostri dissensi non sono sorti nella discussione per sapere se questo pericolo esista, o no, ma se esso sia dovuto a ciò che vien chia- mato codismo della < minoranza > o a ciò che viene chiamato rivolu- zionarismo della « maggioranza ». 46 LENIN Per eliminare false interpretazioni e malintesi, facciamo notare anzitutto che il pericolo di cui parliamo risiede nel lato oggettivo e non in quello soggettivo del problema, non nella posizione formale che la socialdemocrazia prenderà nel corso della lotta, ma nell’esito mate- riale di tutta la lotta rivoluzionaria che attualmente si svolge. Non si tratta di sapere se questi o quei gruppi socialdemocratici vorranno dissolversi nella democrazia borghese o se essi se ne renderanno a no conto. Non è di questo che si parla. Noi non sospettiamo nessun so- cialdemocratico di avere un simile desiderio, e dei resto non è affatto dei desideri che si tratta. E neanche di sapere se per tutta la durata della rivoluzione questi o quei gruppi socialdemocratici manterranno nei confronti della democrazia borghese la loro indipendenza for- male, la loro fisionomia, il loro carattere particolare. Essi possono, non soltanto proclamarla questa « indipendenza », mà mantenerla formalmente, e nondimeno può loro accadere di trovarsi con le mani legate nella lotta contro l’inconseguenza della borghesia. Il bilancio politico finale della rivoluzione può essere che la socialdemocrazia, pur conservando la sua « indipen d enza » formale e un’esistenza pro- pria come organizzazione, come partito, si trovi in realtà a essere dipendente, incapace di dare agli avvenimenti Pimpronta della sua indipendenza proletaria e risulti talmente debole che, in generale, in fin dei conti, in ultima analisi, la sua «dissoluzione» nella democra- zia borghese diventi tuttavia un fatto storico. Ecco qual è il vero pericolo. Ed ora vediamo da qual parte esso ci minaccia: dalla deviazione della socialdemocrazia verso destra, rappresentata dalla nuova h\ra, come noi pensiamo, o dalla devia- zione a sinistra, rappresentata dalla «maggioranza», dal V perioda ecc., come pensano i neoiskristi. La soluzione di questo problema, come già abbiamo detto, dipen- de dalla combinazione oggettiva dell’azione delle diverse forze so- ciali. Il carattere di queste forze è stato determinato in teoria dal- l’analisi marxista della realtà russa; oggi viene determinato pratica- mente dall’azione aperta dei gruppi e delle classi nel corso della rivoluzione. Orbene, tutta Panalisi teorica fatta dal marxismo molto tempo prima dell’epoca in cui viviamo e tutte le osservazioni prati- che concernenti lo svolgersi degli avvenimenti rivoluzionari ci dimo- strano che le condizioni obiettive rendono possibili due vie e due esiti della rivoluzione russa. La trasformazione democratica borghese DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 47 del regime economico e politico della Russia è inevitabile e certa. Nessuna forza al mondo potrebbe impedire questa trasformazione. Ma Tazione combinata delle forze che compiono questa trasforma- zione può dar luogo a due risultati o a due forme di questa trasfor- mazione. Una delle due: i) o tutto finirà con la «vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo », o 2) mancheranno le forze per una vittoria decisiva, e tutto finirà con un compromesso tra lo zarismo e gli elementi piu « incoerenti » e piu « cupidi » della borghesia. La varietà infinita dei particolari e delle combinazioni passibili, che a nessuno è dato di prevedere, si riduce, insomma, all’uno o all’altro di questi due esiti. Esaminiamo ora questi esiti, dapprima dal punto di vista del loro significato sociale e, quindi, dal punto di vista della situazione della socialdemocrazia (del suo « dissolversi » o delle « mani legate ») nel caso dell’uno o dell’altro esito. Che cosa significa « vittoria decisiva della rivoluzione sullo zari- smo»? Abbiamo già visto che i neoiskristi impiegano questa espres- sione senza comprenderne neppure il significato politico immediato. E sembra comprendano ancor meno il contenuto di classe di questo concetto. Ma noi marxisti non dobbiamo lasciarci montare la testa dalle parole : «rivoluzione» o «grande rivoluzione russa », da cui si lasciano montare la testa molti democratici rivoluzionari (del tipo di Gapon). Dobbiamo farci un’idea esatta delle reali forze sociali che stanno di fronte allo « zarismo » (forza perfettamente reale e perfet- tamente comprensibile a tutti) e che sono capaci di riportare su di esso una « vittoria decisiva ». Queste forze non possono essere né la grande borghesia, né i grandi proprietari fondiari, né i fabbricanti, né la « società » che segue gli osvobozdentsy. Noi vediamo che costoro la vittoria decisiva non la vogliono neppure. Sappiamo che, per la loro situazione sociale, sono incapaci di sostenere una lotta decisiva contro lo zarismo: la proprietà privata, il capitale, la terra sono una palla troppo pesante al loro piede perché siano capaci di sostenere una lotta decisiva. Essi hanno troppo bisogno dello zarismo, col suo apparato poliziesco e burocratico, le sue forze militari rivolti contro il proletariato e i contadini, per poter aspirare alla distruzione dello zarismo. No, la forza capace di riportare una « vittoria decisiva sullo zarismo» può essere unicamente il popolo, vale a dire il proletariato e i contadini, se si considerano le grandi forze principali e si ripar- 48 LENIN* tisce fra gli uni e gli altri la piccola borghesia rurale e urbana (an- ch’essa « popolo »). « La vittoria decisiva della rivoluzione sullo za- rismo » è la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. I neoiskristi non potranno sfuggire a questa conclusione, indicata da molto tempo dal V perioda Nessun altro potrà riportare la vittoria decisiva sullo zarismo. E questa vittoria sarà precisamente una dittatura, ossia dovrà necessariamente poggiare sulla forza armata, suirarmamento delle masse, sull’insurrezione e non su questi o quegli organismi costituiti « per vie legali », « pacifiche ». Non può essere che una dittatura, per- ché alla realizzazione delle trasformazioni assolutamente e imme- diatamente necessarie al proletariato e ai contadini i grandi proprie- tari fondiari, la grande borghesia e lo zarismo opporranno una resi- stenza disperata. Senza la dittatura sarebbe impossibile spezzare que- sta resistenza, respingere gli attacchi della controrivoluzione, Non sarà però evidentemente una dittatura socialista, ma una dittatura demo- cratica, che non potrà intaccare (senza che la rivoluzione abbia per- corso varie tappe intermedie) le basi del capitalismo. Essa potrà, nel migliore dei casi, procedere a una ridistribuzione radicale della pro- prietà fondiaria a vantaggio dei contadini; applicare a fondo un de- mocratismo conseguente, fino alla proclamazione della repubblica; sradicare, non soltanto dalla vita delle campagne, ma anche da quella delle fabbriche, tutte le sopravvivenze del dispotismo asiatico; co- minciare a migliorare seriamente le condizioni degli operai, ad ele- vare il loro tenore di vita, ed infine — last but not least 10 — estendere l’incendio rivoluzionario all’Europa. Questa vittoria non farà ancora affatto della nostra rivoluzione borghese una rivoluzione socialista; la rivoluzione democratica non uscirà direttamente dal quadro dei rapporti sociali ed economici borghesi;' ma nondimeno questa vittoria avrà un’importanza immensa per lo sviluppo futuro della Russia e di tutto il mondo. Nulla aumenterà maggiormente l’energia rivolu- zionaria del proletariato mondiale, nulla accorcerà tanto il suo cam- mino verso la vittoria completa quanto questa vittoria decisiva della rivoluzione cominciata in Russia. Quanto questa vittoria sia probabile, è un’altra questione. Non siamo affatto inclini a un ottimismo facilone, non dimentichiamo affatto la difficoltà estrema che questo compito presenta, ma andando alla battaglia dobbiamo volere la vittoria e saper indicare il vero cam- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 49 mino che vi conduce. Le tendenze capaci di condurre a questa vit- toria indubbiamente esistono. È vero che la nostra influenza, Hnfluen- za socialdemocratica sulle masse del proletariato, è ancora molto, molto insufficiente, Tazione rivoluzionaria esercitata sulla massa con- tadina è infima, la dispersione, la mancanza di cultura, l’ignoranza del proletariato, e soprattutto dei contadini, sono ancora terribilmente grandi. Ma la rivoluzione raggruppa e educa rapidamente. Ogni suo passo in avanti risveglia le masse e le attrae, con una forza irresisti- bile, precisamente verso il programma rivoluzionario, l’unico che esprima completamente e in modo conseguente i loro interessi reali e vitali. Una legge meccanica dice che la reazione è eguale all’azione. Nella storia, la forza distruttrice di una rivoluzione dipende in non lieve misura dalla forza e dalla durata della repressione che le aspira- zioni alla libertà hanno subito, dipende dalla profondità dellantago- nismo tra la «sovrastruttura» arcaica della società e le forze vive dell’epoca moderna. Anche la situazione politica internazionale ap- pare sotto molti rapporti eccezionalmente favorevole alla rivoluzione russa. L’insurrezione degli operai e dei contadini è già cominciata; essa è frazionata, spontanea, debole, ma dimostra indubbiamente e incontestabilmente la presenza di forze che possono condurre una lotta decisa e marciano verso una vittoria decisiva. Se queste forze saranno troppo scarse, lo zarismo farà in tempo a concludere la transazione che già preparano, da due parti, i signori Bulvghin e i signori Struve. Tutto finirà allora con una Costituzione monca o persino — nel peggiore dei casi — con una parodia di Costituzione. Anche ciò sarà, si, una « rivoluzione borghese ». ma un aborto, un parto prematuro, una cosa bastarda. La socialdemocrazia non si fa illusioni: essa conosce la perfida natura della borghesia e non si scoraggerà nemmeno nei giorni più grigi di una prosperità costituzionale borghese « alla Scipov », non cesserà il suo lavoro te- nace, paziente, metodico per educare il proletariato in uno spirito classista. Questo esito sarebbe più o meno simile a quello di quasi tutte le rivoluzioni democratiche dell’Europa del XIX secolo, e lo sviluppo del nostro partito seguirebbe allora un sentiero arduo, diffi- cile, lungo, ma noto e già battuto. Ci si chiede ora: in quale di queste due eventualità la socialdemo- crazia si troverebbe ad avere le mani legate di fronte a una borghesia 5 <> LENIN inconseguente e cupida e si troverebbe di fatto «dissolta» o quasi nella democrazia borghese? È sufficiente porre chiaramente la questione per rispondervi senza un attimo di esitazione. Se la borghesia riuscirà a far fallire la rivoluzione russa mediante un compromesso con lo zarismo, la socialdemocrazia si troverà ap- punto ad avere le mani legate di fronte a una borghesia inconseguen- te, si troverà dissolta nella « democrazia borghese », il proletariato non riuscirà cioè a dare decisamente alla rivoluzione la sua impronta, a regolare in modo proletario o, come disse una volta Marx, « alla plebea», i conti con lo zarismo. Se la rivoluzione riuscirà ad avere una vittoria decisiva, regole- remo i conti con lo zarismo alla giacobina o, se volete, alla plebea. «Tutto il terrore francese — scriveva Marx nel 1848 nella celebre Neue Rheinische Zeitung — non fu altro che un mezzo plebeo per regolare i conti con i nemici della borghesia, con l’assolutismo, il feu- dalesimo e lo spirito piccolo-borghese » (cfr. Marx, Nachlass , edizione Mehring, voi. Ili, p. 21 1). Hanno mai pensato a queste parole di Marx coloro che, nellepoca della rivoluzione democratica, agitano davanti agli occhi degli operai socialdemocratici russi lo spauracchio del « giacobinismo »? I girondini della socialdemocrazia russa contemporanea, i neo- iskristi, non si fondono con gli osvobozdentsy , ma, per il carattere delle parole d’ordine da essi lanciate, si mettono di fatto al loro rimorchio. E gli osvobozdentsy , cioè i rappresentanti della borghesia liberale, vogliono regolare i conti con l’autocrazia in modo anodino, mediante riforme, facendo delle concessioni, senza offendere l’aristocrazia, la nobiltà, la Corte, con prudenza e senza rotture, con cortesia e genti- lezza, da signori, mettendosi i guanti bianchi (come quelli che il signor Petrunkevic — in un ricevimento ai « rappresentanti del po- polo» [?] dato da Nicola il sanguinario — prese in prestito da un lanzichenecco. Cfr. il n. 5 del Proletari u ). I giacobini della socialdemocrazia contemporanea — i bolsceviche i vperiodisti, i fautori del congresso o del Proletari , non so piu come chiamarli — vogliono elevare, con le loro parole d’ordine, la piccola borghesia rivoluzionaria e. repubblicana, e specialmente i contadini, al livello del democratismo conseguente del proletariato, senza che DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA questo perda affatto la sua fisionomia di classe. Vogliono che il po- polo, cioè il proletariato e i contadini, regoli i conti con lo zarismo e l’aristocrazia « alla plebea », sterminando implacabilmente i nemici della libertà, reprimendo con la forza la loro resistenza, non facendo alcuna concessione al maledetto passato di schiavitù, di asiatismo, di oltraggio all’essere umano. Ciò non significa, s’intende, che noi vorremmo imitare ad ogni costo i giacobini del 1793 e fare nostre le loro idee, il loro programma, le loro parole d’ordine, il loro metodo di azione. Niente affatto. Noi non abbiamo un vecchio programma, ma uno nuovo, il programma minimo del Partito operaio socialdemocratico russo. Abbiamo una parola d’ordine nuova, la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Avremo anche, se vivremo abbastanza per assistere alla vera vittoria della rivoluzione, nuovi metodi di azione, conformi al carattere e ai fini del partito della classe operaia, che aspira a un’integrale rivoluzione socialista. Con questo parallelo in- tendiamo semplicemente osservare che i rappresentanti della classe d’avanguardia dei XX secolo, i rappresentanti del proletariato, vale a dire i socialdemocratici, si dividono in due ali (opportunistica e rivo- luzionaria), cosi come i rappresentanti della classe d’avanguardia del XVIII secolo, i rappresentanti della borghesia, si dividevano in giron- dini e giacobini. Il proletariato non si troverà ad avere le mani legate nella sua lotta contro la borghesia inconseguente unicamente nel caso di una vittoria completa della rivoluzione democratica; soltanto in questo caso, non « si dissolverà » nella democrazia borghese, ma tutta la ri- voluzione porterà un’impronta proletaria o, piu esattamente, prole- taria e contadina. In poche parole, perché il proletariato non si trovi ad avere le mani legate nella lotta contro la democrazia borghese inconseguente, deve essere abbastanza cosciente e forte per elevare i contadini alla coscienza rivoluzionaria, per dirigere la loro offensiva e attuare cosi di propria iniziativa una democrazia proletaria conseguente. Ecco come si pone la questione, risolta in modo cosi infelice dai neoiskristi, del pericolo di trovarsi ad avere le mani legate nella lotta contro la borghesia inconseguente. La borghesia sarà sempre incon- seguente. Nulla di piu ingenuo e di più sterile che il voler presentare 5 * LENIN delle condizioni o delle clausole * che, una volta soddisfatte, permet- terebbero di considerare la democrazia borghese come un’amica sin- cera del popolo. Solo il proletariato può combattere in modo conse- guente per la democrazia. Ma potrà vincere soltanto se le masse contadine si uniranno alla sua lotta rivoluzionaria. Se il proletariato non avrà forze sufficienti, la borghesia si troverà alla testa della rivo- luzione democratica e le darà un carattere inconseguente ed interes- sato. Per impedirlo non vi è altro mezzo all’infuori della dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Veniamo cosi alla conclusione certa, che appunto la tattica della nuova Is{ra, per il suo significato obiettivo, porta acqua al mulino della democrazia borghese . La propaganda di forme di organizza- zione indefinite — che arrivano sino al plebiscito, sino al principio della possibilità di un accordo, sino al distacco delle pubblicazioni del partito dal partito — , la limitazione dei compiti dell’insurrezione ar- mata, la confusione delle parole d’ordine politiche generali del pro- letariato rivoluzionario con quelle della borghesia monarchica, la deformazione delle condizioni della « vittoria decisiva della rivolu- zione sullo zarismo », tutto ciò, preso insieme, è appunto la politica del codismo in un momento rivoluzionario, politica che disorienta il proletariato, lo disorganizza e introduce la confusione nel suo spirito, svilisce la tattica della socialdemocrazia invece di indicare Tunica via che porta alla vittoria e raggruppare attorno alla parola d’ordine dei proletariato tutti gli elementi del popolo rivoluzionari e repub- blicani. Per confermare questa conclusione, alla quale Tanalisi della rivolu- zione ci ha portato, accingiamoci a trattare la stessa questione da altri punti di vista. Vediamo anzitutto come la tattica della nuova Iskra viene illustrata nel Socialdemocratico georgiano da un menscevico sempliciotto, ma sincero. Vediamo, quindi, chi effettivamente, nella situazione politica attuale, utilizza le parole d’ordine della nuova ls\ra. * Come volle fare Scarover nella sua risoluzione annullata dal III Congresso u e come tenta di fare la conferenza in una risoluzione non meno infelice. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 53 7. LA TATTICA DELL’* ELIMINAZIONE DEI CONSERVATORI DAL GOVERNO » L’articolo dell’organo del « comitato » menscevico di Tiflis (// so- cialdemocratico, n. 1) citato piu sopra è intitolato Lo « zemstvi sobor* e la nostra tattica. L’autore non ha ancora completamente dimenti- cato il nostro programma e avanza la parola d’ordine della repubbli- ca, ma fa le seguenti riflessioni a proposito della tattica : «Per raggiungere questo scopo [la repubblica] si possono indicare due vie: o non prestare nessuna attenzione allo zems\i sobor che sta per essere convocato dal governo, e, le armi alla mano, colpire quest’ultimo, creare un governo rivoluzionario e convocare l’Assemblea costituente. Oppure proclamare che Io zems{i sobor è il centro della nostra azione, esercitando, le armi alla mano, una pressione sulla sua composizione e sulla sua attiviti e costringerlo con la forza a dichiararsi Assemblea costi tuente, o per mezzo suo convocare l’Assemblea costituente. Queste due tattiche differiscono nettamente l’una dall’altra. Vediamo quale delle due è per noi piu vantaggiosa ». Ecco in che modo i neoiskristi russi esponevano le idee incarnate in seguito nella risoluzione che abbiamo analizzato. Notate che ciò fu scritto prima di Zusima, quando il « progetto » di Bulyghin non era ancora venuto alla luce. Persino i liberali avevano perso la pa- zienza ed esprimevano la loro sfiducia sulle colonne della stampa legale; e il socialdemocratico neoiskrista dimostrava di essere piu fiducioso dei liberali. Egli dichiara che lo zemstvi sobor « sta per es- sere convocato », e la sua fede nello zar è tale che propone di fare di questo zemsbi sobor (o forse di una « Duma » o di « un’assemblea consultiva»?), che non esiste ancora, il centro della nostra azione. Piu sincero, più schietto degli autori della risoluzione approvata dalla conferenza, il nostro compagno di Tiflis non considera le due «tat- tiche» (da lui esposte con un candore inimitabile) identiche, ma dichiara la seconda «piu vantaggiosa». Ascoltate: « Prima tattica. Come sapete la rivoluzione imminente è una rivolu- zione borghese; essa tende cioè a una trasformazione del presente regime alla quale sono interessati non soltanto il proletariato, ma anche l’intiera società borghese. Tutte le classi, persino gli stessi capitalisti, si oppon- 54 LENIN gono al governo. In un certo senso il proletariato in lotta e la borghesia in lotta marciano insieme e attaccano insieme, da due parti differenti, l’autocrazia. Il governo qui è completamente isolato e privo delle simpa- tie della società. Perciò è facilissimo abbatterlo. Tutto il proletariato russo non è ancora abbastanza cosciente ed organizzato per potere, da solo, fare la rivoluzione. Se del resto lo potesse, farebbe una rivoluzione proletaria (socialista) e non una rivoluzione borghese. È dunque nel nostro inte- resse che il governo rimanga senza alleati, non riesca a dividere Topposi- zione, né a legare a sé la borghesia e ad isolare il proletariato... ». È dunque nell’interesse del proletariato che il governo zarista non riesca a separare la borghesia e il proletariato! Non è forse per errore che il giornale georgiano è stato chiamato 11 socialdemocratico invece di Osvobozdenieì E notate quale impareggiabile filosofia della rivo- luzione democratica! Non vediamo forse con i nostri propri occhi come il povero compagno di Tiflis ha completamente smarrito la strada interpretando in modo casistico e codino il concetto: «rivolu- zione borghese»? Egli discute .sul possibile isolamento del proleta- riato nella rivoluzione democratica e dimentica ... un piccolo partico- lare... i contadini! Fra gli alleati possibili del proletariato egli conosce e trova di suo gusto gli zemtsy grandi proprietari fondiari, ma i con- tadini non li conosce. E questo nel Caucaso! Ebbene, non avevamo ragione di dire che la nuova Is\ra y con i suoi ragionamenti, scende al livello della borghesia monarchica invece di elevare sino a sé, in qualità di alleati, i contadini rivoluzionari? « ... In caso contrario la disfatta del proletariato e la vittoria del governo sono inevitabili. Ma è appunto ciò a cui vuole arrivare l’autocra- zia. Non ve alcun dubbio che essa attirerà dalla sua parte, nel suo zemski sobor, i rappresentanti della nobiltà, degli zemstvo, delle Dume cittadine, delle università e di altri istituti borghesi. Cercherà di amman- sirli con piccole concessioni e, in tal guisa, di cattivarseli. Cosi rafforzata, dirigerà tutti i suoi colpi contro il popolo lavoratore, rimasto isolato. No- stro compito è prevenire una soluzione cosi infelice. Ma è possibile farlo seguendo il primo cammino? Supponiamo di non aver prestato nessuna attenzione allo i zcms\i sobor , ma di aver cominciato a prepararci per Tinsurrezione e di esser scesi un bel giorno armati nelle strade per la lotta. Ed ecco davanti a noi due nemici invece di uno: il governo e lo zemski sobor. Noi ci preparavamo, e frattanto essi avevano avuto il tempo di intendersi, di concludere un accordo, di elaborare una Costituzione a loro vantaggiosa e si erano divisi il potere. Questa è una tattica veramente DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 55 vantaggiosa per il governo, e noi dobbiamo respingerla con la massima energia... ». Questo si chiama parlar chiaro! Bisogna rinunciare risolutamente alla « tattica » che prepara l’insurrezione, perché « frattanto » il go- verno verrebbe a una transazione con la borghesia! È forse possibile trovare nei vecchi scritti dell’« economismo » piu incallito qualcosa che si avvicini a un tal modo di coprir di vergogna la socialdemocra- zia rivoluzionaria? Che qua e là scoppino insurrezioni, disordini fra gli operai e fra i contadini è un fatto. Lo zems\i sobor è una vuota promessa di Bulyghin. E 11 socialdemocratico di Tiflis decide: rinun- ciare alla tattica che prepara l’insurrezione e attendere che vi sia un «centro d’azione», lo zems\i sobor ... « ... La seconda tattica consiste invece nel sorvegliare lo zemstvi sobor per non lasciargli la possibilità di agire a suo piacimento e di accordarsi col governo*. Noi sosteniamo lo zems\i sobor nella misura in cui esso lotta contro l’autocrazia, e lo combattiamo nei casi in cui si accorda con l’autocrazia, con un intervento energico e con l’uso della forza dividiamo i deputati **, uniamo a noi i radicali, eliminiamo dal governo i conservatori, e faccia- mo prendere cosi a tutto lo zems\i sobor il cammino della rivoluzione. Grazie a questa tattica il governo rimarrà costantemente isolato, l’oppo- sizione sarà forte e diventerà piu facile l’istituzione di un regime demo- cratico ». Ma si, ma si! Vengano ora a dirci che noi esageriamo l’evoluzione dei neoiskristi verso una delle piu volgari varietà dell’economismo! È proprio una cosa del genere della famosa polvere moschicida: ac- chiappate la mosca, cospargetela di polvere ed essa creperà. Dividere con l’uso della forza i deputati dello zems\i sobor , « eliminare dal governo i conservatori », e tutto lo zems\i sobor prenderà il cammino della rivoluzione ... E senza nessuna insurrezione armata «giacobina», senza sforzo, gentilmente, quasi alla parlamentare, « esercitando una pressione» sui membri dello « zems\i sobor ». Povera Russia! Di te si dice che porti sempre dei cappelli fuori * Di quale mezzo disponete dunque per privare i membri dello zemstvi sobor della loro volontà? Forse di una speciale carta di tornasole? *• Dio santissimo! Eccola, la tattica «approfondita»! La forza per batterci nelle strade ci manca, ma possiamo «dividere i deputati con l’uso della forza». Sentite, compagno di Tiflis, mentire si può, ma bisogna avere il senso della misura... 56 LENIN moda, che l’Europa ha smesso. Non abbiamo ancora un parlamento, neppure Bulyghin ce l’ha promesso, ma di cretinismo parlamentare nc abbiamo a profusione. «...Come deve aver luogo quest'intervento? Prima di tutto esige- remo che lo zemski sobor venga eletto a suffragio universale, eguale, di- reno e a scrutinio segreto. Mentre verrà proclamato * questo regime elet- torale, la libertà completa d’agitazione — cioè la libertà di riunione, di parola, di stampa, l’inviolabilità degli elettori e degli eletti e la liberazione di tutti i detenuti politici — dovrà essere consacrata dalla legge **. Le elezioni dovranno essere fissate per una data più lontana possibile, perché ci sia dato un margine di tempo sufficiente per informare e preparare il popolo. Dato che l’elaborazione del regolamento riguardante la convoca- zione dello zaristi sobor è stata affidata a una commissione presieduta dal ministro degli interni, Bulyghin, dobbiamo esercitare una pressione anche su questa commissione e sui suoi membri ***. Se la commissione di Buly- ghin si ri fiuterà di soddisfare le nostre rivendicazioni **** e darà il di- ritto di eleggere i deputati soltanto agli abbienti, dovremo allora interve- aire in queste elezioni, costringere, con mezzi rivoluzionari, gli elettori a dare il loro voto ai candidati di avanguardia, e nello zemskj sobor rivendicare un’Assemblea costituente. Dobbiamo, infine, senza trascurare nessun mezzo, con manifestazioni,, adoperi e, se sarà necessario, con l’inr sur rezi one, obbligare lo zems\i sobor a convocare l’Assemblea costituente o a prodamarsi tale. Il proletariato armato dovrà essere il difensore del- l’Assemblea costituente e tutti e due ***** marcerauno verso la repubbli- ca democratica. Tale è la tattica socialdemocratica, ed essa sola ci assicurerà la vit- toria >. Non. pensi il lettore che queste incredibili castronerie siano un .semplice saggio dovuto alla peana di un neoiskrista irresponsabile e senza influenza. No, no, sono state scritte nell 'organo di tutto un co- mitato di neoiskristi, quello di Tiflis. Peggio ancora. Queste castro- nerie hanno la compiota approvazione dell’ * Iskra »* Nel n. ioo di questo giornale leggiamo infatti a proposito del Socialdemocratico : « U n. i è redatto con uno stile vivace e con talento . Vi si sente * NdL'/ffcrf •• Da Nicola? *** Ecco che cosa significa la tattica: «Eliminare dal governo i conservatori»! **** Impossibile l Con una tattica cosi giusta e cosi profondamente medita tal Il proletariato armato c Ì conservatori «eliminati dal governo a? DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 57 la mano esperta e abile di un redattore-scrittore ... Si può dire senza tema di sbagliare che il giornale adempirà brillantemente il compito che si è posto ». Si! Se questo compito consiste n^l dimostrare a tutti in modo evi- dente la completa decomposizione ideale della tendenza neoiskrista, allora, invero, è stato assolto « brillantemente ». Nessuno avrebbe sa- puto dimostrare con piu « vivacità, talento e abilità » come i neoiskri- sti siano caduti al livello dell’opportunismo borghese liberale. 8. Le OS V OBOZDENIE » E IL NEOISKRISMO Passiamo ad un’altra evidente conferma del significato politico del neoiskrismo. Nell’articolo meraviglioso, eccellente, oltremodo istruttivo. Come ritrovare se stesso ( Osvobozdenie , n. 71), il signor Struve parte in guerra contro il « rivoluzionarismo del programma » dei nostri par- titi estremi. Il signor Struve è soprattutto scontento di me *. Quanto a me, sono estremamente contento del signor Struve: non avrei po- tuto desiderare un miglior alleato nella lotta contro il risorto econo- mismo dei neoiskristi e contro la completa mancanza di principi dei * « Confrontato col rivoluzionarismo dei signori Lenin e soci, il rivoluzio- narismo della socialdemocrazia deH’Eiiropa occidentale, quello di Bebel, e persino di Kautsky, è opportunismo; ma anche le basi di questo rivoluzionarismo già mitigato sono state intaccate e corrose dalla storia ». L’attacco è forte, ma il signor Struve ha torto di pensare che mi si possa fare impunemente ogni sorta di accuse. Mi basta lanciargli una sfida che egli non sarà mai in grado di accettare. Dove e quando ho chiamato «opportunismo» il rivoluzionarismo di Bebel e di Kautsky? Dove e quando ho preteso di creare nella socialdemocrazia internazionale una tendenza par- ticolare, non identica a quella di Bebel e di Kautsky? Dove e quando sono apparsi dissensi tra me da una parte, e Bebel e Kautsky dall'altra che per la loro gravita si avvicinassero almeno in una certa misura a quelli che sorsero tra Bebel e Kautsky, per esempio sulla questione agraria a Breslavia 18 ? Tenti il signor Struve di rispon- dere a queste tre domande. Da parte nostra diremo ai nostri lettori: la borghesia liberale si serve, sempre e dappertutto , dei metodo che consiste nei persuadere, in un determinato paese, i propri seguaci che i socialdemocratici di quel paese sono i piu irragionevoli, mentre i loro compagni del paese vicino sono dei « docili ragazzini ». La borghesia tedesca ha citato come esempio, centinaia di volte , ai Bebel e ai Kautsky i socialisti francesi, quei « docili ragazzini ». La borghesia francese portava recentemente ad esempio ai socialisti francesi il «docile ragazzino* Bebel. Vecchio metodo, signor Struve I ^Soltanto dei bambini e degli ignoranti abboccheranno all’amo. La completa solidarie- tà della socialdemocrazia rivoluzionaria internazionale in tutte le grandi questioni di programma e di tattica è un fatto assolutamente incontestabile. LENIN «socialisti-rivoluzionari». Del modo in cui il signor Struve e VOsvo- bozdenie hanno praticamente dimostrato lo spirito reazionario degli « emendamenti » fatti al marxismo nel progetto di programma dei socialisti-rivoluzionari, parleremo in qualche altra occasione. Del ser- vizio devoto, onesto ed effettivo, che il signor Struve mi ha reso ogni volta che ha approvato in via di principio i neoiskristi, abbiamo già parlato ripetutamente*, ma ne parleremo oggi ancora una volta. Neirarticolo del signor Struve vi è tutta una serie di dichiarazioni interessantissime, sulle quali possiamo soffermarci soltanto di sfug- gita. Egli si accinge a « creare una democrazia russa appoggiandosi non sulla lotta delle classi, ma sulla loro collaborazione »; inoltre, « gli intellettuali socialmente privilegiati » (del tipo della « nobiltà colta », alla quale il signor Struve fa delle grandi riverenze con la grazia di un... lacchè veramente mondano) porteranno il peso della loro « posi- zione sociale » (il peso del sacco di scudi) a questo partito « non clas- sista ». Il signor Struve esprime il desiderio di far conoscere alla gioventù la falsità del «luogo comune radicale, secondo cui la bor- ghesia si sarebbe spaventata e avrebbe venduto il proletariato e la causa della libertà ». (Ci felicitiamo con tutto il cuore per questo de- siderio. Niente confermerà meglio questo « luogo comune » marxista che la guerra dichiaratagli dal signor Struve. Fate pure, signor Stru- ve, non rimandate alle calende greche l’esecuzione del vostro magni- fico progetto!). Per trattare il nostro tema è importante sapere quali sono le pa- role d’ordine pratiche contro le quali combatte nel momento attuale questo rappresentante della borghesia russa, dotato di un fiuto poli- tico cosi sicuro e che reagisce alle minime variazioni del tempo. Anzi- tutto, la parola d’ordine del repubblicanismo. Il signor Struve è fer- • Ricordiamo al lettore che l’articolo Quello che non bisogna fare {Iskra, n. 52) fu salutato a suon di grancassa da \Y Osvobozdenie come una «svolta significativa» verso lo spirito di conciliazione nei riguardi degli opportunisti. L 'Osvobozdenie ap- provò in modo particolare principi delia nuova ls\ra in una nota sulla scissione dei socialdemocratici russi. A proposito dell’opuscolo di Trotskì, 1 nostri compiti politici , r Osvobozdenie rilevò l’analogia delle idee di questo autore con le idee espresse nel passato, oralmente c per iscritto, dai seguaci del Raboceie Dielo, Kri- cevski, Martynov, Akimov (cfr. il foglio Un liberale servizievole pubblicato dal Vperiod). ÌS Osvobozdenie salutò la pubblicazione dell’opuscolo di Martynov Due dittature (cfr. la nota apparsa nel n. 9 del Vperiod), Finalmente le tardive rimo- stranze di Starover circa la vecchia parola d'ordine della vecchia Is%ra t « prima deli- mitarsi, poi unirsi 9, sono state accolte con particolare simpatia da \V Osvobozdenie. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 59 mamente convinto che questa parola d’ordine sia « incomprensibile ed estranea alle masse del popolo » (egli dimentica di aggiungere che è comprensibile, ma non vantaggiosa alla borghesia!). Saremmo cu* riosi di vedere quale risposta darebbero al signor Struve gli operai nei nostri circoli politici e nelle nostre riunioni! O forse che gli operai non sono popolo? E i contadini? Secondo il signor Struve, in essi vi è talvolta un « repubblicanismo ingenuo» («cacciare lo zar»), ma la borghesia liberale pensa che questo repubblicanismo ingenuo sarà sostituito non da un repubblicanismo cosciente, ma da un monar- chismo cosciente! Qa dépend , signor Struve, questo già dipende dalle circostanze. Tanto lo zarismo che la borghesia non possono non op- porsi a un miglioramento radicale delle condizioni dei contadini a scapito delle terre dei grandi proprietari, e la classe operaia non può non sostenere i contadini. In secondo luogo, il signor Struve afferma che « nella guerra ci- vile l’aggressore avrà sempre torto». Questa idea è molto vicina alle tendenze della nuova Is\ra , di cui abbiamo parlato piu sopra. Certo, non diremo che nella guerra civile sia sempre vantaggioso attaccare; no, talvolta la tattica difensiva è obbligatoria per un certo periodo di tempo. Ma enunciare una tesi come quella di Struve per applicarla alla Russia del 1905 significa appunto mostrarci un frammento di « luogo comune radicale » (« la borghesia si spaventa e vende la cau- sa della libertà »). Chi non vuole oggi attaccare l’autocrazia, la rea- zione, chi non si prepara a questo attacco, chi non lo propaganda si attribuisce a torto il nome di fautore della rivoluzione. Il signor Struve condanna le parole d’ordine: «clandestinità» e «sommossa» (questa «insurrezione in miniatura»). Il signor Struve disdegna l’una e l’altra, dal punto di vista del « contatto con le mas- se»! Gli domanderemo se può dirci dove si fa la propaganda della sommossa, per esempio nel Che fare?, questo scritto di un rivoluzio- nario estremo, secondo il suo modo di vedere? In quanto alla «clan- destinità» è forse grande la differenza tra noi e il signor Struve? Non collaboriamo tutti e due a giornali « illegali », introdotti « clan- destinamente » in Russia ad uso dei gruppi « segreti » de!T« Unione per la liberazione» e del POSDR? Le nostre riunioni operaie sono spesso « clandestine », confessiamo questo peccato. E le assemblee dei signori osvobozdentsyì Avete di che vantarvi, signor Struve, davanti agli spregevoli fautori della spregevole clandestinità? 6o LENIN È vero che uno dei lavori richiedenti una rigorosa clandestinità è quello del rifornimento di armi agli operai. Qui il signor Struve tie- ne un linguaggio piu chiaro. Ascoltate: «Per ciò che concerne l’in- surrezione armata, o la rivoluzione dal punto di vista tecnico, unica- mente la propaganda del programma democratico fra le masse può creare le condizioni sociali e psicologiche che Tinsurrezione armata esige. Quindi, anche ponendosi dal punto di vista, che io non condi- vido, il quale considera l’insurrezione armata come il coronamento inevitabile dell’attuale lotta per la liberazione, la cosa essenziale, piu necessaria è di far penetrare le idee di trasformazione democratica tra le masse ». Il signor Struve cerca di eludere il problema. Egli parla delfine- vitabilità dell’insurrrezione invece di dire che essa è necessaria per la vittoria della rivoluzione. L’insurrezione impreparata, spontanea e dispersa è già cominciata. Nessuno può garantire in modo assoluto che sboccherà in una vera e propria insurrezione popolare armata, giacché ciò dipende dallo stato delle forze rivoluzionarie (che possono essere valutate soltanto nel corso della lotta stessa), dall’atteggiamento del governo e della borghesia e da diverse altre circostanze che è impossibile prevedere con esattezza. Parlare di inevitabilità nel senso della certezza assoluta di un avvenimento concreto, certezza verso la quale si orientano le parole del signor Struve, è cosa inutile. Se volete essere fautore della rivoluzione, dovete dire se l’insurrezione è neces- saria per la vittoria della rivoluzione r se c necessario propagandarla attivamente, diffonderne ridea, prepararla immediatamente e con grande en erg i a . E signor Struve non può non comprendere questa differenza; egli infatti non cerca, per esempio, di nascondere la ne- cessità indiscutibile, per un democratico, del suffragio universale die- tro la questione discutibile e non essenziale, per ogni uomo politico, della conquista inevitabile di questo suffragio nel corso della pre- sente rivoluzione. Eludendo la questione della necessità dell’insurre- zione, il signor Struve scopre le radici più profonde della posizione politica della borghesia liberale. In primo luogo, la borghesia prefe- risce mettersi d’accordo con l’autocrazia invece di schiacciarla, e in ogni caso fa ricadere tutto il peso della lotta armata sulle spalle degli operai (questo in secondo luogo). Ecco qual è il significato reale della tendenza del signor Struve a eludere la questione. Ecco perché egli indietreggia, sfuggendo al problema della necessità dell’insurrezione DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 6l per occuparsi delle sue condizioni «sociali c psicologiche » e della « propaganda » preliminare. Esattamente come i chiacchieroni bor- ghesi del 1848 si occupavano nel parlamento di Francoforte di redi- gere risoluzioni, dichiarazioni, decisioni, di fare la « propaganda di massa » e di preparare le « condizioni sociali e psicologiche » in un momento in cui si trattava di respingere l’attacco delle forze armate del governo, in cui il movimento « aveva condotto alla necessità » di una lotta armata, in cui la sola azione esercitata dalla parola (cento volte indispensabile nel periodo preparatorio) era diventata una vile inerzia e una codardia borghese, cosi il signor Struve sfugge alla que- stione dell’insurrezione coprendosi con vuote frasi . Il signor Struve ci mostra all’evidenza ciò che molti socialdemocratici si ostinano a non vedere, e precisamente che l’ora della rivoluzione differisce dalle ore abituali, comuni, dalle ore che preparano la storia, appunto per- ché lo stato d’animo, l’effervescenza, la convinzione delle masse de- vono tradursi e si traducono in azione. Il rivoluzionarismo volgare non comprende che la parola è an- ch’essa azione: questa affermazione è incontestabile, se applicata alla storia in generale e alle epoche storiche durante le quali non v’è azione politica aperta delle masse, che nessun putsch può sostituire e suscitare artificialmente. Il codismo dei rivoluzionari non comprende che quando l’ora della rivoluzione è suonata, quando la vecchia « su- perstruttura » si sfascia da tutte le parti, quando l’azione aperta delle classi e delle masse, che stanno edificandosi una nuova sovrastrut- tura, è diventata un fatto, quando la guerra civile è cominciata, accon- tentarsi, coinè nel passato , della «parola», senza formulare con chia- rezza la parola d’ordine di passare all’* azione », evitare l’azione ad- ducendo le « condizioni psicologiche » e la « propaganda » in gene- rale, significa cadere in una morta e sterile teoria, nella casistica, op- pure abbandonare la rivoluzione e tradirla. I chiacchieroni della bor- ghesia democratica di Francoforte offrono per esempio storico indi- menticabile di questo tradimento o di questa stolta casistica. Volete che vi spieghiamo, con esempi presi dalla storia del movi- mento socialdemocratico della Russia, la differenza che esiste tra il rivoluzionarismo volgare e il codismo dei rivoluzionari? Vi daremo questa spiegazione. Ricordate gli anni 1901-1902, cosi vicini ancora, ma che ci sembrano ormai appartenere ad un lontano passato. Le di- mostrazioni erano cominciate. Il rivoluzionarismo volgare si era mes- 62 LENIN so a gridare al ÌV assalto » (Raboceie Dielo ); erano stati pubblicati «manifestini cruenti» (di provenienza berlinese, se la memoria non mi tradisce); si attaccava la « mania letteraria » e la scarsa praticità deH'idea che si potesse svolgere l’agitazione in tutta la Russia per mezzo di un giornale (Nadezdin u ). Il codismo dei rivoluzionari pre- dicava invece la tesi che « la lotta economica è il miglior mezzo per l’agitazione politica». Quale fu l’atteggiamento della socialdemocra- zia rivoluzionaria? Essa attaccò le due tendenze. Condannò la tattica del putsch e le grida all’assalto, poiché tutti vedevano chiaramente, oppure avrebbero dovuto vedere, che l’azione aperta delle masse era un compito del domani. Condannò il codismo e formulò nettamente persino la parola d’ordine dell’insurrezione armata di tutto il popolo, non nel senso di un appello diretto (il signor Struve fra i nostri ap- pelli di quell’epoca non ne avrebbe trovato uno che chiamasse alla « sommossa »), ma come una conclusione necessaria , come una « pro- paganda» (di cui il signor Struve si è ricordato soltanto ora; arriva sempre con un ritardo di qualche anno, il nostro egregio signor Struve!), nel senso della preparazione di quelle stesse condizioni « so- ciali e psicologiche » di cui i rappresentanti della smarrita borghesia mercanteggiatrice parlano oggi « con malinconia e a sproposito ». Allora la situazione obiettiva poneva realmente in primo piano la propaganda e l’agitazione, l’agitazione e la propaganda. Allora il lavoro per creare un giornale politico per tutta la Russia, la cui pub- blicazione settimanale sembrava un ideale, poteva essere presentato (e cosi lo presentava Che fare?) come il fulcro della preparazione dell’insurrezione. Allora le parole d’ordine: agitazione di massa in- vece di azioni armate immediate, preparazione delle condizioni so- ciali e psicologiche necessarie per l'insurrezione invece della tattica del putsch erano le uniche parole d’ordine giuste che la socialdemo- crazia rivoluzionaria poteva avanzare. Queste parole d’ordine sono oggi sorpassate dagli avvenimenti, il movimento è andato avanti, esse sono diventate del ciarpame, degli stracci, buoni soltanto per coprire l’ipocrisia àtlYOsvobozdenie e il codismo della nuova lskra\ O forse sbaglio? Forse la rivoluzione non è ancora cominciata? L’ora detrazione politica aperta delle classi non è ancora venuta? La guerra civile non ce ancora, e la critica delle armi non deve forse già ora diventare il necessario , indispensabile successore, erede, esecu- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 63 tore testamentario, dell’arma della critica, non ne deve coronare l’opera? Guardatevi in giro, affacciatevi alla finestra del vostro studio per rispondere a queste domande. Il governo non ha esso stesso comin- ciato la guerra civile sparando dappertutto su masse di cittadini pa- cifici e inermi? Forse che i centoneri armati non agiscono come «argomento» dell’autocrazia? La borghesia — persino la borghesia — non ha forse riconosciuto la necessità di una milizia civile? Il si- gnor Struve, il signor Struve stesso, di un ordine e di una modera- zione ideale, non dice forse (ahimè, lo dice solo per dire qualcosa!) che « il carattere aperto delle azioni rivoluzionarie » (vedete come siamo adesso!) «è oggi una delle condizioni piu importanti per eser citare un’influenza educatrice sulle masse popolari»? Chi ha occhi per vedere non può avere dubbi sul modo in cui la questione deH’insurrezione armata deve essere oggi posta dai fautori della rivoluzione. Vediamo dunque i tre modi in cui la questione viene posta dagli organi della stampa libera piu o meno capaci di influenzare le masse. Primo modo. La risoluzione del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo *. È stato riconosciuto e proclamato a gran * Ecco il testo in extenso: « Considerando. 1) che il proletariato, essendo per la sua situazione la classe piu avanzata e l’unica classe rivoluzionaria conscguente, è per ciò stesso chiamato ad avere una funzione dirigente nel movimento generale democratico rivoluzionario in Russia; 2) che questo movimento ha già oggi portato alla necessità di un’insurrezione armata; 3) che la partecipazione del proletariato sarà inevitabilmente la piu energica c determinerà le sorti della rivoluzione in Russia; 4) che il proletariato può avere una funzione dirigente in questa rivoluzione soltanto se raggruppato in una forza politica unica e indipendente, sotto la bandiera del Partito operaio socialdemocratico, che lo guida nella sua lotta, non soltanto dal punto di vista ideologico, ma anche dal punto di vista pratico; 5) che soltanto se il proletariato adempierà questa funzione può garantirsi le condizioni piu vantaggiose nella lotta per il socialismo contro le classi abbienti della Russia democratica borghese, il III Congresso del POSDR riconosce che il compito di organizzare il proleta- riato per la lotta diretta contro l’autocrazia mediante l’insurrezione armata è, nel- l’attuale momento rivoluzionario, uno dei compiti pili importanti e più urgenti del partito. Il congresso incarica quindi tutte le organizzazioni del partito: a) di spiegare al proletariato, con la propaganda e l’agitazione, non soltanto i! significato politico della imminente insurrezione armata, ma anche i suoi aspetti organizzativi e pratici; 6 4 LENIN* voce che il movimento rivoluzionario democratico generale ha già condotto alla necessità di un’insurrezione armata. L’organizzazione del proletariato per l’insurrezione è stata messa all’ordine del giorno come uno dei compiti principali, essenziali e necessari per il partito. Le misure più energiche saranno prese per armare il proletariato e garantire la possibilità della direzione immediata dell’insurrezione. Secondo modo. La dichiarazione di principio, fatta neìYOsuoboz- dente dal « capo dei costituzionalisti russi » (cosi la Frankfurter Zei- tung, organo molto influente della borghesia dell’Europa occidentale, ha chiamato or non è molto il signor Struve), oppure capo della bor- ghesia progressiva russa. Egli non condivide l’idea che l’insurrezione è inevitabile. Il lavoro clandestino e la sommossa sono metodi speci- fici di un rivoluzionarismo irragionevole. Il repubblicanismo è un metodo che serve a stordire. L’insurrezipne armata non è in realtà che una questione tecnica, mentre la propaganda di massa e la pre- parazione delle .condizioni sociali e psicologiche è « la cosa più im- portante, più necessaria ». Terzo modo. La risoluzione della conferenza neoiskrista. Il no- stro compito è di preparare l’insurrezione. La possibilità di un’insur- rezione secondo un piano è esclusa. Le condizioni favorevoli all’in- surrezione sono create dalla disorganizzazione del governo, dalla nostra propaganda, dalla nostra organizzazione. Solo allora i « prepa- rativi tecnici della battaglia possono acquistare un’importanza piu o meno seria », Ed è tutto? È tutto. L’insurrezione è diventata necessaria? I diri- genti neoiskristi del proletariato non lo sanno ancora. Organizzare il proletariato per una lotta immediata è un compito improrogabile? Per essi ciò non è ancora chiaro. Nessun bisogno di invitare a pren- dere le misure più energiche; molto più importante (nel 1905 e non nel 1902) è spiegare a grandi linee le condizioni in cui queste misure « possono » acquistare un significato « più o meno serio »... Lo vedete ora, compagni neoiskristi, dove vi ha condotto il vostro b) di spiegare con questa propaganda e agitazione la funzione degli scioperi pò* litici di massa, che possono avere una grande importanza all’inizio o nel corso stesso dell’insurrezione; c) di prendere i provvedimenti più energici per armare il proletariato ed elabo- rare il piano dell’ insurrezione armata e della direzione immediata di quest’ultima, creando all 'occorrenza, secondo i bisogni, gruppi particolari di militanti del partito > [Nota delFautore all'edizione del 1907], DITE TATTICHE BELLA S OC IALDEMOCRAZ FA 65 Voltafaccia verso il martynovismo? Capite che la vostra filosofia poli- tica non è che una nuova edizione di quella AtXYOsvobozdenie} Che vi trovate (vostro malgrado, inconsciamente) a rimorchio della bor* ghesia monarchica? Capirete ora che, ripetendo cose vecchie e perfe- zionandovi nella casistica, avete perso di vista che — per usare, i ter- mini indimenticabili deirindimenticabile articolo di Piotr Struve — «il carattere aperto delle azioni rivoluzionarie è oggi una delle con- dizioni piu importanti per esercitare un’influenza educatrice sulle masse popolari»? 9. CHE COSA VUOL DIRE ESSERE UN PARTITO DI ESTREMA OPPOSIZIONE DURANTE LA RIVOLUZIONE? Ritorniamo alla risoluzione sul governo provvisorio. Abbiamo di- mostrato che la tattica dei neoiskristi non £à avanzare la rivoluzione — come essi avrebbero voluto ottenere con la loro risoluzione — , ma la fa retrocedere. Abbiamo dimostrato che appunto questa tattica lega le mani alla socialdemocrazia nella, lotta contro la borghesia inconseguente e non le impedisce di dissolversi nella democrazia bor- ghese. È comprensibile che dalle false premesse della risoluzione deb- ba scaturire una conclusione falsa: «La socialdemocrazia non deve quindi porsi lo scopo di impadronirsi del potere o di condividerlo in un governo provvisorio, ma deve rimanere il partito di estrema op- posizione rivoluzionaria ». Osservate la prima metà di questa conclu- sione, riferentesi agli scopi da raggiungere. Pongono i neoiskristi al- Pattività della socialdemocrazia lo scopo della vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo? Si, lo pongono. Essi non sanno formu- lare in termini giusti le condizioni della vittoria decisiva, cadono nella formula degli osvobozdentsy , ma questo scopo se lo pongono. In seguito: associano essi Tidea del governo provvisorio con Tinsurrc- zione? Sì, la associano in modo diretto, dichiarando che il governo provvisorio « è il risultato dell’insurrezione popolare vittoriosa ». In- fine, si pongono essi lo scopo di dirigere l’insurrezione? Si j come il signor Struve, essi evitano di riconoscere la necessità e l’urgenza del- rinsurrezione, ma al tempo stesso dichiarano, a differenza del signor Struve, che « la socialdemocrazia tende a sottoporla [l’insurrezione] alla sua influenza e alla sua direzione e ad utilizzarla nell’interesse della classe operaia ». 66 LENIN Come tutto ciò è logico, non è vero? Ci poniamo lo scopo di sotto- porre l’insurrezione delle masse proletarie e non proletarie alla no- stra influenza, alla nostra direzione, e di utilizzarla nei nostri inte- ressi. Ci poniamo, dunque, lo scopo di dirigere, durante l’insurre- zione, sia il proletariato che la borghesia rivoluzionaria e la piccola borghesia (« gruppi non proletari »), vale a dire di « dividere » la di- rezione dell’insurrezione tra la socialdemocrazia e la borghesia rivo- luzionaria. Ci poniamo come scopo la vittoria dell’insurrezione, vit- toria che deve condurre alla costituzione di un governo provvisorio (« risultato dell’insurrezione popolare vittoriosa ») Quindi ... quindi non dobbiamo porci lo scopo di impadronirci del potere o di condi- viderlo in un governo rivoluzionario provvisorio!! I nostri amici non riescono in nessun modo a venirne a capo. Essi oscillano tra il punto di vista del signor Struve, che evita di parlare dell’insurrezione, e quello della socialdemocrazia rivoluzionaria, che invita a mettere mano a questo compito immediato. Essi oscillano tra l’anarchismo, che condanna per principio, come un tradimento verso il proletariato, ogni partecipazione al governo rivoluzionario provvi- sorio, e il marxismo, che esige questa partecipazione, a condizione che la socialdemocrazia eserciti un’influenza predominante sull’insur- rezione * Essi non hanno nessuna posizione indipendente: né quella del signor Struve, che augura un compromesso con lo zarismo, c deve quindi sfuggire e sgusciare quando si tratta dell’insurrezione; né quella degli anarchici, che condannano qualsiasi azione «dall’al- to » e qualsiasi partecipazione alla rivoluzione borghese. I neoiskristi confondono la transazione con lo zarismo e la vittoria sullo zarismo. Vogliono partecipare alla rivoluzione borghese. Sono andati un po’ più avanti delle Due dittature di Martynov Acconsentono persino a dirigere l’insurrezione del popolo, per poi rinunziare a questa dire- zione subito dopo la vittoria (oppure, forse, immediatamente prima della vittoria?), cioè in modo da non usufruire dei frutti della vitto- ria^ e da lasciarli tutti, per intiero , alla borghesia. È ciò che essi chia- mano: «utilizzare l’insurrezione negli interessi della classe operaia*... Non vi è alcun bisogno di soffermarci più a lungo su questo pasticcio. Sarà più utile ricercarne X origine nella formula che dice: « rimanere il partito di estrema opposizione rivoluzionaria »... Cfr. il Proletari , n. 3, Il governo rivoluzionario provvisorio , secondo articolo 1 *. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 67 Ci troviamo di fronte a una delle note tesi della socialdemocrazia internazionale rivoluzionaria. È una tesi perfettamente giusta. Essa è diventata un luogo comune per tutti gli avversari del revisionismo o deiropportunismo nei paesi parlamentari. Ha acquistato il diritto di cittadinanza, quale risposta legittima e necessaria al « cretinismo parlamentare », al millerandismo, al bernsteinismo, al riformismo italiano nello spirito di Turati. I nostri bravi neoiskristi hanno im- parato a memoria questa tesi meravigliosa e la applicano con uno zelo... assolutamente fuor di proposito. Essi introducono le categorie della lotta parlamentare in risoluzioni redatte per condizioni in cui non vi è nessun parlamento La nozione di «opposizione» — espres- sione e riflesso di una situazione politica nella quale nessuno parla seriamente àzlY insurrezione — viene assurdamente applicata a una situazione nella quale Tinsurrezione è cominciata e in cui tutti i fau- tori della rivoluzione pensano alla direzione deirinsurrezione, e nc parlano. Il desiderio di « rimanere » al punto di prima, di limitarsi cioè all’azione « dal basso », è espresso con pompa e fracasso nel mo- mento stesso in cui la rivoluzione pone il problema della necessità, se Tinsurrezione sarà vittoriosa^ di agire dall’alto. No, i nostri neoiskristi non hanno decisamente fortuna! Persino quando enunciano una tesi socialdemocratica giusta, non la sanno applicare in modo giusto. Essi non hanno pensato che le nozioni e i termini della lotta parlamentare mutano e si trasformano nei loro contrari quando la rivoluzione è cominciata e non esiste il parla- mento, quando c’è la guerra civile, quando avvengono esplosioni in- surrezionali. Non hanno pensato che, in determinate condizioni, gli emendamenti vengono proposti mediante le manifestazioni di strada, le interpellanze vengono fatte mediante l’offensiva dei cittadini ar- mati, l’opposizione al governo si realizza mediante l’abbattimento violento del governo. Simili al noto eroe dei nostri racconti popolari, che ripeteva i buoni consigli proprio nel momento in cui erano meno opportuni, i nostri ammiratori di Martynov ripetono gli insegnamenti del pacifico parlamentarismo nel momento in cui essi stessi costatano l’inizio di vere e proprie operazioni militari. Nulla è piu ridicolo che questo modo di enunciare con aria di importanza la parola d’ordine « estre- ma opposizione» in una risoluzione che comincia col parlare della «vittoria decisiva della rivoluzione» e dellV insurrezione popolare»! 68 LEtflN Ma riflettete dùnqùe, signori : che cosa vuol dire essere l’« estrema opposizione» in un’epoca insurrezionale? Vuol dire accusare il go- vèrno o abbatterlo? Vuol dire votare contro il governo o sconfiggere le sue forze militari in una battaglia aperta? Vuol dire rifiutargli i crediti o impadronirsi con mezzi rivoluzionari del Tesoro per soddisfare coi suoi fondi i bisogni dell’insurrezione, per armare gli operai e i con- tadini, per convocare l’ Assemblea costituente ? Non cominciate dun- que a comprendere, signori, che il concetto di « estrema opposizione » esprime unicamente azioni negative: accusare, votare contro, rifiu- tare? E perché? Perché in questo concetto è compresa soltanto la lotta parlamentare e, per di pid, in un’epoca in cui nessuno si pone come scopo immediato della lotta la «vittoria decisiva». Non inco- cominciate dunque a comprendere che sotto questo rapporto tutto cambia in modo* radicale dal momento in cui il popolo- politicamente oppresso passa risolutamente all’offensiva su tutta la linea, in una strenua lotta per la vittoria? Gli operai ci chiedono: bisogna mettersi energicamente all’opera; à quest’opera urgente che è l’insurrezione? Come fare perché l’insur- rezione, cominciata sia vittoriosa? Come utilizzare la vittoria? Quale programma si potrà' e si dovrà allóra realizzare? Gli approforiditori del marxismo, i neoiskristi, rispondono: rimanere il partito di estre- ma opposizione rivoluzionaria... Ebbene, non avevamo forse ragióne di chiamare questi paladini dei virtuosi del filisteismo? io. LE «COMUNI RIVOLUZIONARIE» E LA DITTATURA DEMOCRATICA RIVOLUZIONARIA DEL PROLETARIATO E DEI CONTADINI La conferenza dei neoiskristi non si è mantenuta sulla posizione anarchica alla quale era giunta la nuòva Is’kra (esclusivamente « dal basso» e non «dal basso e daH’altó»), Ammettere Vinsurrezionè e non ammettere la sua vittoria e la partecipazione al- governo- rivòlta zionariò provvisorio; l’assurdità era troppo evidente. La risoluzione della conferenza ha quindi introdotto delle clausole e delle restri- zioni nella soluzióne del problema proposta da Martynov e da Mar- tov. Esaminiamo queste clausole esposte nella parte seguente della risoluzione: DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 69 « Questa tattica ['« rimanere il partito di estrema opposizione rivo- luzionaria»] naturalmente non esclude affatto l’opportunità di una presa parziale, episodica del potere e la formazione di comuni rivo- luzionarie in questa o quella città, in questa 0 quella regione, unica- mente per contribuire allestendersi dell’insurrezione e alla disorga- nizzazione del governo ». Se è cosi, vuoi dire che, in via di principio, vengono ammesse azioni non soltanto dal basso, ma anche dalUalto. Vuol dire che la tesi esposta da L. Martov nel suo noto articolo pubblicato nell 7 .f^n* (n. 93) viene respinta e per contro viene accettata come giusta la tat- tica del giornale Vperiod : non soltanto « dal basso », ma anche « dall’alto ». Inoltre, la presa del potere (anche se parziale, episodica, ecc.) pre- suppone, evidentemente, la partecipazione non solo della socialdemo- crazia e non solo del proletariato, perché il proletariato non è l’unico interessato alla rivoluzione democratica è non è il solo a parteciparvi attivamente, perché Tinsurrezione è «popolare», come è detto al- l’inizio della risoluzione che stiamo esaminando, perché anche «grup- pi non proletari » (espressione della risoluzione dei conferenti sul- l’insurrezione) — cioè anche la borghesia — vi partecipano. Dunque, il principio secondo cui qualsiasi partecipazione dei socialisti al go- verno rivoluzionario provvisorio, insieme con la piccola borghesia, è un tradimento verso la classe operaia, è gettato a mare dalla confe- renza, come voleva il Vperiod. Un « tradimento » non cessa di es- sere tradimento perché Tatto che lo costituisce è parziale, episodico, regionale, ecc. L’identificazione della partecipazione al governo rivo- luzionario provvisorio con il volgare jauressismo è cosi gettata a mare dalla conferenza, come voleva il Vperiod ld . Un governo non cessa di’ essere un governo perché il suo potere, invece di estendersi a nume- rose città, si limita a una sola città, perché invece di estendersi a numerose regioni si limita a una sola regione, perché ha un nome piuttosto che un altro. U impostazione teorica della questione , che la nuova Isbja ha tentato di dare, è stata quindi abbandonata dalla conferenza . Vediamo se le restrizioni da essa poste alla formazione — oggi ammessa in via di principio — di governi rivoluzionari e alla parte- cipazione a questi' governi sono razionali. In che cosa la nozione di «episodico» differisca dalla nozione di «provvisorio», non lo sap- 7 ° LENIN piamo. Temiamo che la parola straniera e « nuova » serva unicamente a mascherare l'assenza di un'idea chiara. Ciò sembra « più profondo », ma effettivamente non è che più oscuro e più confuso. In che cosa IV opportunità » della « presa del potere » parziale, in una città o in una regione, differisce da quella della partecipazione al governo rivo- luzionario provvisorio di tutto lo Stato? Non vi è forse tra le «città» una città come Pietroburgo, nella quale avvennero fatti come quelli del 9 gennaio? Non vi è forse tra le regioni una regione come il Caucaso, che è più grande di molti Stati? I compiti (che una volta turbavano la nuova lskra) — che fare delle prigioni, della polizia, del Tesoro, ecc. ecc. — non sorgeranno forse di fronte a noi con la « presa del potere » anche in una sola città, e tanto più in una re- gione? Nessuno vorrà negare, certamente, che se le forze non saran- no sufficienti, se il successo deirinsurrezione non sarà completo, se la vittoria non sarà decisiva, saranno possibili dei governi rivoluzionari provvisori parziali, in singole città, ecc. Ma che c’entra tutto questo, signori? Non siete proprio voi che parlate, all'inizio della vostra riso- luzione, della «vittoria decisiva della rivoluzione», della «insurre- zione popolare vittoriosa»?? Da quando in qua i socialdemocratici si assumono il compito degli anarchici: disperdere l’attenzione e smi- nuzzare gli scopi del proletariato? Orientarlo verso ciò che è « parti- colare », e non generale, unico, organico e completo? Presupponendo la « presa del potere » in una città, voi stessi parlate di « estendere l’insurrezione », anche ad un’altra città, osiamo credere, a tutte le città, possiamo sperare. Le vostre conclusioni, signori, sono incerte e casuali, contraddittorie e confuse come le vostre premesse. Il III Con- gresso del POSDR ha dato una risposta chiara ed esauriente al pro- blema del governo rivoluzionario provvisorio in generale. Questa risposta vale anche per tutti i governi provvisori parziali. La risposta della conferenza mette invece artificiosamente e arbitrariamente in rilievo una parte del problema e cerca dì evitare , senza riuscirvi, il problema nel suo insieme, seminando cosi la confusione. Che cosa vuol dire «comuni rivoluzionarie»? Differisce questa nozione da quella di « governo rivoluzionario provvisorio », e se si, in che cosa? I signori conferenti lo ignorano essi stessi. L’idea con- fusa che essi hanno della rivoluzione ii porta, come spesso accade, alla vuota frase rivoluzionaria. Si, il termine « comune rivoluzionaria », adoperato in una risoluzione di rappresentanti della socialdemocrazia, DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 7 1 è una frase rivoluzionaria e nulla più. Marx ha piu volte criticato frasi di tal genere, in cui termini « affascinanti », appartenenti ad un passato che non si ripeterà , nascondono i compiti deH’avvenire. Il fascino di un termine che ha avuto la sua funzione storica si trasfor- ma in simili casi in orpello vuoto e nocivo, in un gingillo. Dobbiamo far comprendere, in modo chiaro e non ambiguo, agli operai e a tutto il popolo perché vogliamo instaurare un governo rivoluzionario provvisorio e quali sono precisamente le trasformazioni che realizze- remo se l’insurrezione popolare già iniziata sarà vittoriosa, se eserci- teremo sul potere un’influenza decisiva aH'indomani stesso della vit- toria. Ecco le questioni che si pongono ai dirigenti politici. Il III Congresso del POSDR risponde a queste questioni con pie- na chiarezza, dando il programma completo di queste trasformazio- ni: il programma minimo del nostro partito. La parola «comune», invece, non dà nessuna risposta; confonde unicamente i cervelli con un suono lontano o... vuoto. Piu ci è cara, mettiamo, la Comune di Parigi del 1871, meno ci è permesso citarla con leggerezza, senza esaminare i suoi errori e le condizioni particolari in cui si svolse. Il farlo significherebbe seguire l’esempio assurdo dei blanquisti derisi da Engels, che si genuflettevano (nel loro «manifesto» del 1874) da- vanti ad ogni atto della Comune 17 . Che cosa dirà il conferente al- l'operaio che gli domanderà che cos’è questa « comune rivoluziona- ria » menzionata nella risoluzione? Potrà dirgli soltanto che sotto questo nome la storia conosce un governo operaio che allora non sa- peva e non poteva distinguere gli elementi della rivoluzione demo- cratica da quelli della rivoluzione socialista, che confondeva i compiti della lotta per la repubblica con i compiti della lotta per il socialismo, che non seppe risolvere un importante problema, quello di un'offen- siva militare energica contro Versailles, che commise l'errore di non impadronirsi della Banca di Francia, ecc. In una parola, se voi citate nella vostra risposta la Comune di Parigi o un’altra qualsiasi, do- vrete rispondere: fu un governo come il nostro non deve essere. Buo- na risposta, non ce che dire! Passando sotto silenzio il programma pratico del partito e dando a sproposito lezioni di storia in una risolu- zione, non si dà forse prova di pedanteria scolastica e d’impotenza rivoluzionaria? Non rivela forse ciò precisamente l’errore che si è tentato invano di attribuirci e che consiste nel confondere la rivolli- 7 * LENIN zione democratica e la rivoluzione socialista, tra le quali nessuna « co- mune» è mai riuscita a fare una distinzione? L’estendersi dell’insurrezione e la disorganizzazione del governo sono rappresentati come gli « unici » scopi del governo provvisorio (chiamato cosi a sproposito comune). Nel senso letterale il termine «unico» elimina tutti gli altri scopi, ed è un rigurgito dell’assurda teoria del «soltanto dal basso». Con questa eliminazione si dà una nuova prova di miopia e d’irriflessione. La « comune rivoluzionaria », vale a dire il potere rivoluzionario, anche se instaurato in una sola città, dovrà adempiere inevitabilmente (sia pur temporaneamente, «parzialmente, episodicamente») tutti i compiti di uno Stato, e na- scondere la testa sotto l’ala sarebbe qui il colmo dell’insensatezza. Questo potere dovrà istituire per legge la giornata lavorativa di otto ore, creare ispezione operaia nelle fabbriche, stabilire l’insegnamento generale e gratuito, far eleggere i magistrati, costituire dei comitati contadini, ecc., in una parola, dovrà immancabilmente realizzare tut- ta una serie di riforme. Far rientrare queste riforme nel concetto «contribuire alPestendersi dell’insurrezione» vorrebbe dire giocare con le parole e aumentare scientemente la confusione dove ci vuole un’assoluta chiarezza. La parte conclusiva della risoluzione dei neoiskristi non ci Offre nuovo materiale per criticare i principi dell’« economismo » risusci- tato nel nostro partito, ma illustra, sotto un aspetto alquanto diverso, ciò che è stato detto piu sopra. Ecco questa parte: « In un solo caso la socialdemocrazia dovrebbe, di sua iniziativa, orientare i propri sforzi verso la presa del potere e mantenerlo il piu a lungo possibile; nel caso, appunto, che la rivoluzione si estendesse ai paesi avanzati dell’Europa occidentale, nei quali le condizioni ne- cessarie alla realizzazione del socialismo sono giunte ad una certa [?] maturità. In questo caso il limitato quadro storico della rivolu- zione russa potrebbe trovarsi considerevolmente ampliato, e sarebbe possibile imboccare la via delle trasformazioni socialiste. « Intendendo con la sua tattica di mantenere il partito socialdemo- cratico, durante tutto il periodo rivoluzionario, nella posizione di partito di estrema opposizione rivoluzionaria nei confronti dì tutti i governi che si seguiranno nel corso della rivoluzione, la socialdemo- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 71 crazia può prepararsi nel modo migliore anche a utilizzare il potere, se quest’ultimo cadrà [??] nelle sue mani». L’idea principale è qui quella enunciata piu volte dal V perioda il quale affermava che non dobbiamo temere (come Martvnov teme) la vittoria completa della socialdemocrazia nella rivoluzione democra- tica, cioè la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, poiché questa vittoria ci permetterà di sollevare l’Europa; e il proletariato socialista europeo, dopo aver abbattuto il giogo della borghesia, ci aiuterà a sua volta a fare la rivoluzione socialista. Ma guardate come questo pensiero è peggiorato nell’esposizione dei neoiskristi! Non ci soffermeremo sui particolàri: sull’idea assurda che il potere possa « cadere » nelle mani di un partito cosciente che con- sidera la presa del potere? come una tattica nociva; sul fatto che in Europa le condizioni necessarie al socialismo hanno raggiunto non solo una certa maturità, ma la maturità in generale; sull’altro fatto che nel programma del nostro partito non si menziona nessuna tra- sformazione socialista, ma soltanto la rivoluzione socialista. Conside- riamo la differenza essenziale, fondamentale, tra il pensiero del Vperiod e quello della risoluzione. Il Vperiod assegnava al proleta- riato rivoluzionario della Russia un compito attivo: vincere nella lotta per la democrazia e approfittare di questa vittoria, per estendere la rivoluziotié all’Europa. La risoluzione non comprende il nesso che esiste tra la nostra « vittoria decisiva » (non nel senso della nuova Is\ra) e la rivoluzione in Europa, e parla quindi non dei compiti del proletariato, delle prospettive della sua vittoria, ma di una sola possi- bilità in generale: «nel caso che la rivoluzione si estendesse»... II Vperiod indicava in modo chiaro e preciso — e queste indicazioni sono state incluse nella risoluzione del III Congresso del POSDR — in quale modo precisamente si poteva e doveva « utilizzare il potere governativo » nell’interesse del proletariato, tenendo conto di ciò che è possibile realizzare immediatamente, nella fase attuale dello svilup- po sociale, e di ciò che bisogna realizzare per prima cosa, come pre- messa democratica della lotta per il socialismo. Anche qui la risolu- zione si trascina disperatamente alla coda, dicendo: «può prepararsi ad utilizzare », ina non sa dire come può, come deve prepararsi e come dovrà utilizzare il potere. Siamo certi, per esempio, che i neoiskristi «possono prepararsi ad utilizzare» la situazione di dirigenti nell’in- terno del partito; ma, invero, l’esperienza che sinora hanno fatto di 74 LENIN questa utilizzazione e la loro preparazione non danno molte speran- ze sulla trasformazione di questa possibilità in realtà... Il Vpei’iod ha detto in termini precisi in che cosa consiste preci- samente la « possibilità reale di mantenere il potere nelle proprie mani » : nella dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, nella loro forza come massa concorde, capace di vin- cere tutte le forze della controrivoluzione, nell’inevitabile coincidenza dei loro interessi quando si tratta di compiere trasformazioni demo- cratiche, Anche qui la risoluzione della conferenza non dà nulla di positivo; elude soltanto la questione. Non si deve forse far dipendere la possibilità di mantenere il potere in Russia dalla composizione delle forze sociali nella Russia stessa e dalle condizioni in cui la rivolu- zione democratica avviene oggi da noi? La vittoria del proletariato in Europa (e dall’estendersi della rivoluzione in Europa alla vittoria del proletariato vi è ancora una certa distanza) non susciterà forse la lotta controrivoluzionaria spietata della borghesia russa? La risolu- zione dei neoiskristi non parla affatto di questa forza controrivolu- zionaria, l’importanza della quale è tenuta nel dovuto conto nella risoluzione del III Congresso del POSDR. Se nella lotta per la repub- blica e per la democrazia non potessimo poggiare, oltre che sul prole- tariato, anche sui contadini, sarebbe impossibile « mantenere il po- tere nello proprie mani ». Ma se non è impossibile, se la « vittoria decisiva sullo zarismo» ci apre questa possibilità, dobbiamo dirlo ed invitare attivamente a trasformare questa possibilità in realtà; dob- biamo lanciare parole d’ordine pratiche, non soltanto nel caso che la rivoluzione si estenda all’Europa, ma anche per farla estendere al- l’Europa. I codini della socialdemocrazia si servono dell’argomento del « limitato quadro storico della rivoluzione russa » unicamente per dissimulare una concezione limitata dei compiti di questa rivo- luzione democratica e della funzione di avanguardia del proletariato in questa rivoluzione! Una delle obiezioni contro la parola d’ordine: «dittatura demo- cratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini » è che la ditta- tura presuppone un’« unica volontà » ( Is\ra , n. 95), mentre il prole- tariato e la piccola borghesia non possono avere una volontà unica. Questa obiezione è inconsistente, poiché è fondata su una interpreta- zione astratta, « metafisica » del concetto di « unica volontà ». La vo- lontà può essere unica su un dato problema e non esserlo su un al- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 75 tro. L’assenza di unità nelle questioni del socialismo e nella lotta per il socialismo non esclude l’unità di volontà nei problemi del demo- cratismo e nella lotta per la repubblica. Dimenticarlo vorrebbe dire dimenticare la differenza logica e storica tra la rivoluzione democra- tica e la rivoluzione socialista. Dimenticarlo vorrebbe dire dimenti- care il carattere popolare della rivoluzione democratica: se essa è « popolare » vuol dire che esiste un’« unica volontà », nella misura appunto in cui questa rivoluzione soddisfa i bisogni e le necessità di tutto il popolo. Al di là dei limiti del democratismo non si può par- lare di una volontà unica del proletariato e della borghesia conta- dina. Tra di loro la lotta di classe è inevitabile, ma sul terreno della repubblica democratica sarà una lotta popolare, la piu vasta e la piu profonda, per il socialismo. La dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, come tutto ciò che esiste nel mondo, ha un passato e un avvenire. Il suo passato è l’autocrazia, la servitù della gleba, la monarchia, il privilegio. Nella lotta contro questo pas- sato, nella lotta contro la controrivoluzione, è possibile «unire» le « volontà » del proletariato e dei contadini, perché esiste tra loro un’unità di interessi. Il suo avvenire è la lotta contro la proprietà privata, è la lotta del salariato contro il padrone, è la lotta per il socialismo. In questo caso la volontà unica è impossibile*. Qui non abbiamo più davanti a noi il cammino che va dall’autocrazia alla repubblica, ma il cammino che va dalla repubblica democratica piccolo-borghese al socialismo. Certo, in una situazione storica concreta si intrecciano elementi del passato ed elementi dell’avvenire; i due cammini si confondono. Il lavoro salariato e la sua lotta contro la proprietà privata esistono anche sotto l’autocrazia; nascono anche nel regime della servitù della gleba. Ma ciò non ci impedisce affatto di separare, dal punto di vista logico e storico, le grandi fasi di sviluppo. Non contrapponiamo noi tutti la rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista? Non insistia- mo, senza riserve, sulla necessità di distinguerle rigorosamente l’una dall’altra? E si può forse negare che singoli elementi parziali dell’una e dell’altra si intreccino nella storia? L’epoca delle rivoluzioni demo- cratiche in Europa non ha forse conosciuto differenti movimenti e • Lo sviluppo del capitalismo, ancor piu ampio c rapido quando esiste la libertà, porrà inevitabilmente termine a questa volontà unica: il che accadrà tanto prima, quanto prima saranno schiacciate la controrivoluzione e la reazione. 7 6 LENIN tentativi socialisti? E la futura rivoluzione socialista in Europa non avrà forse ancora molto e molto da fare per la democrazia? Il socialdemocratico non deve dimenticare mai, nemmeno per un istante, che la lotta di classe del proletariato per il socialismo, contro la borghesia e contro la piccola borghesia, siano pure le più democra- tiche e repubblicane, è inevitabile. Questo è indubbio. Da ciò discen- de la necessità assoluta di un partito socialdemocratico distinto e indi- pendente, rigorosamente classista. Da ciò discendono il carattere prov- visorio della nostra tesi, « combattere insieme » con la borghesia, l’obbligo di sorvegliare da vicino l’« alleato come un nemico», ecc. Anche tutto ciò non può far sorgere il minimo dubbio. Ma sarebbe cosa ridicola e reazionaria dedurne che bisogna dimenticare, ignorare o disdegnare i compiti che, anche se temporanei e provvisori, sono nel ■ momento attuale urgenti. La lotta contro l’autocrazia è per i sociali- sti un compito temporaneo e provvisorio, ma voler ignorare questo compito o disdegnarlo vorrebbe dire tradire il socialismo e servire la reazione. La dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini è indubbiamente, per i socialisti, un compito temporaneo e provvisorio, ma voler ignorare questo compito nelTepoca della rivo- luzione democratica sarebbe cosa veramente reazionaria. I compiti politici concreti debbono essere posti in un ambiente concreto. Tutto è relativo, tutto passa, tutto si trasforma. La social- democrazia tedesca non include nel suo programma la rivendicazione della repubblica. In Germania la situazione è tale che questo proble- ma potrebbe difficilmente essere staccato nella pratica da quello del socialismo (benché nel 1891 Engels, nelle osservazioni sul progetto del programma di Erfurt 18 , abbia messo in guardia — anche nei con- fronti della Germania — - contro il pericolo di sottovalutare l’impor- tanza della repubblica e della lotta per la repubblica!). Nella social- democrazia russa il problema di eliminare dal programma e dal- l’agitazione la rivendicazione della repubblica non è nemmeno sorto, giacché da noi non si può nemmeno discutere dell’esistenza di un le- game indissolubile tra il problema della repubblica e quello del socia- lismo. Il socialdemocratico tedesco del 1898, che non metteva in pri- mo piano la questione particolàre della repubblica, era un fenomeno naturale che non suscitava meraviglia, né meritava biasimo. Il social- democratico tedesco che nel 1848 avesse lasciato nell’ombra la que- DUE TATTICHE DFXLA SOCIALDEMOCRAZIA 77 stione della repubblica sarebbe stato un vero traditore della rivolu- zione. La verità astratta non esiste. La verità è sempre concreta. Verrà un giorno in cui la lotta contro l’autocrazia russa avjrà ter- mine e l’epoca della rivoluzione democratica sarà passata per la Russia. Sarà allora ridicolo parlare di «volontà unica» del proleta- riato e dei contadini, di dittatura democratica, ecc, Allora penseremo direttamente alla dittatura socialista del proletariato. E ne parleremo particolareggiatamente. Ma oggi il partito della classe, di avanguardia non può non tendere con la massima energia alla vittoria decisiva della rivoluzione democratica sullo zarismò, E questa vittoria deci siva non è altro che la dittatura democratica rivoluzionaria del prole- tariato e dei contadini. Nota 19 1) Ricordiamo al lettore che nella polemica dell* ls\ra contro, il Vperiod la prima si richiamava fra l’altro alla lettera di Engels a Tu- rati, nella quale Engels metteva in guardia il capò (futuro) dei rifor- misti italiani dal confondere la rivoluzione democratica con la rivolu- zione socialista 20 . La rivoluzione in Italia — .scriveva Engels a pro- posito della situazione politica italiana — sarà una rivoluzione picco- lo-borghese, democratica, e non socialista. Uls\rct accusava il Vperiod di essersi allontanato da un principio fissato da Engels, L’accusa è ingiusta, poiché il Vperiod (n. 14) 21 in generale; riconosceva piena- mente che la teoria di Marx sulla distinzione delle tre forze princi- pali delle rivoluzioni del secolo XIX era giusta. Secondo questa teo- ria, contro il vecchio regime, l’autocrazia, il feudalesimo, la servitù della gleba agiscono 1) la grande borghesia liberale; 2) la piccola borghesia radicale; 3) il proletariato. La prima lotta soltanto per una monarchia costituzionale; la seconda, per la repubblica democratica; il terzo, per la rivoluzione socialista. Il socialista che confonde la lotta piccolo-borghese per- una rivoluzione democratica completa con la lotta proletaria per la rivoluzione socialista córre il pericolo di fallire politicamente. Questo ammonimento di Marx è del tutto giu- sto. Ma appunto per questo la parola d’ordine delle « comuni rivolu- zionarie» è errata: le comuni che la storia conosce confondevano pre- cisamente la rivoluzione democratica con quella socialista. Invece la nostra parola d’ordine: dittatura democratica rivoluzionaria del pro- letariato e dei contadini ci garantisce completamente da questo er- LENIN ?3 rore. Riconoscendo il carattere assolutamente borghese della rivolu- zione, incapace di uscire immediatamente dal quadro di un rivolgi- mento puramente democratico, la nostra parola d’ordine spinge avan- ti questo determinato rivolgimento, cerca di fargli assumere le forme piu vantaggiose per il proletariato e, quindi, di utilizzarlo nella mag- gior misura possibile ai fini di un’ulteriore lotta vittoriosa del prole- tariato per il socialismo. ri. RAPIDO CONFRONTO TRA ALCUNE RISOLUZIONI DEL III CONGRESSO DEL POSDR E DELLA « CONFERENZA » La questione del governo rivoluzionario provvisorio, è, nel mo- mento attuale, al centro dei problemi tattici della socialdemocrazia. Non è né possibile né opportuno soffermarsi cosi particolareggiata- mente sulle altre risoluzioni della conferenza. Ci limiteremo a par- lare brevemente di alcuni punti che confermano la differenza di prin- cipio, esaminata più sopra, tra l’orientamento tattico delle risoluzio- ni del III Congresso del POSDR e quello delle risoluzioni della conferenza. Prendete la questione dell’atteggiamento verso la tattica del go- verno alla vigilia della rivoluzione. Anche questa volta troverete una risposta esauriente nella risoluzione del III Congresso del POSDR. Questa risoluzione tiene conto di tutte le diverse condizioni e di tutti i diversi compiti di questo particolare momento: denuncia dell’ipo- crisia delle concessioni del governo, utilizzazione delle «forme cari- caturali di rappresentanza popolare», realizzazione rivoluzionaria delle rivendicazioni urgenti della classe operaia (e innanzi tutto della giornata lavorativa di otto ore), e infine resistenza ai centoneri. Nelle risoluzioni della conferenza la questione è dispersa in parecchi capi- toli : la « resistenza alle oscure forze della reazione » è menzionata soltanto nei «considerando» della risoluzione sull’atteggiamento ver- so gli altri partiti. La partecipazione alle elezioni degli organismi rappresentativi è esaminata separatamente dai « compromessi » dello zarismo con la borghesia. Invece di fare appello all’applicazione, con mezzi rivoluzionari, della giornata lavorativa di otto ore, una risolu- zione apposita, dal titolo sonoro: La lotta economica , non fa che DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 79 ripetere (dopo parole altisonanti e molto poco intelligenti « sul posto centrale che la questione operaia ha nella vita sociale russa ») la vec- chia parola d’ordine di agitazione in favore di una « legge sulla isti- tuzione della giornata lavorativa di otto ore». È cosi evidente che nel momento attuale essa è insufficiente, non basta piu, che è inutile dimostrarlo. La questione delTazione politica aperta. Il III Congresso si rende conto che si dovrà cambiare radicalmente la nostra attività. Non si può trascurare in nessun modo l’attività clandestina e lo sviluppo del- l’apparato illegale del partito: si farebbe il giuoco della polizia, e ciò sarebbe in sommo grado vantaggioso per il governo. Ma non si può non pensare fin dora anche ad un’azione aperta. Bisogna preparare immediatamente quest’azione in forme adatte, e quindi preparare a tal fine un apparato particolare, meno clandestino. Bisogna utilizzare le associazioni legali e semilegali per farne, nella misura del possibile, dei punti di appoggio del futuro Partito operaio socialdemocratico legale in Russia. Anche qui la conferenza spezzetta la questione senza dare nes- suna parola d’ordine organica. Salta specialmente agli occhi il ridicolo incarico, dato alla commissione di organizzazione, di preoccuparsi di «piazzare» dei pubblicisti legali. Una decisione veramente assurda è quella di « sottomettere alla nostra influenza i giornali democratici che si propongono lo scopo di venire in aiuto al movimento operaio ». Questo scopo se Io propongono tutti i nostri giornali liberali legali, che nella loro stragrande maggioranza appartengono alla tendenza degli osvobozdentsy . Ma perché dunque Visura non comincia essa stessa a seguire il proprio consiglio e non ci mostra con l’esempio come bisogna sottomettere YOsvobozdenie all’influenza socialdemo- cratica? Invece della parola d’ordine: utilizzare le associazioni legali per farne dei punti di appoggio del partito , ci si dà dapprima un consiglio particolare sulle associazioni prettamente « professionali » (partecipazione obbligatoria dei membri del partito), e, in secondo luogo, il consiglio di dirigere le «organizzazioni rivoluzionarie degli operai » = « organizzazioni non cristallizzate » « club operai rivo- luzionari ». Come mai i « club » si trovano classificati tra le organizza- zioni non cristallizzate? Che cosa sono questi «club»? Lo sa Allah! Invece che a direttive chiare e precise, emanate dall’organo supremo del partito, ci si trova di fronte ad abbozzi di idee, a brutte copie di So LENm note, buttate giti da letterati. Non abbiamo nessun quadro d'insieme da cui risulti che il partito incomincia a impostare tutta la sua attività su ulta base assolutamente diversa. Il congresso del partito e la conferenza impostano in modo radi- calmente diverso la «questione Contadina». Il congresso ha elaborato una risoluzione « suH’atteggiamento verso il movimento contadino»; la conferenza, « sul lavoro tra i contadini ». Nel primo caso è posto in primo piano il problema: come dirigere tutto questo vasto movi- mento democratico e rivoluzionario nell’interesse, comune a tutta la nazione, della lotta contro Io zarismo, Neiraltro caso non si tratta che. di « lavorare » in un determinato strato della popolazione. Nel primo: caso si enuncia la parola d’ordine pratica centrale deiragitazione ; organizzazione immediata di comitati contadini rivoluzionari per l’applicazione di tutte le trasformazioni democratiche. Neiraltro la; «rivendicazione della costituzione di comitati» deve essere posta all’Assemblea costituente. Ma perché dobbiamo assolutamente atten- dere quest 5 Assemblea costituente? Diventerà essa realmente costi- tuente? Sarà essa duratura se non si costituiranno prima in tutto il paese i comitati contadini rivoluzionari? Tutti questi problemi sono sfuggiti alla conferenza. In tutte le sue decisioni si riflette infatti l’idea generale di cui abbiamo seguito lo sviluppo : nella rivoluzióne borghese dovremmo fare soltanto il nostro lavoro particolare,, senza proporci di dirigere il movimento democratico nel suo insieme, né di assumerne da soli la direzione. Cóme gli economisti giungevano co- stantemente alla formulai ai socialdemocratici la lotta economica, ai liberali la lotta politica, così i neoiskristi, in tutto il corso dei loro ragionamenti, giungono a questa formula : a noi un posticino mode- sto, lontano dalla rivoluzione borghese, alla borghesia la realizzazione attiva di questa rivoluzione. Non si può, infine, passare sotto silenzio nemmeno la risoluzione sull’atteggiàmento verso gli altri partiti. La risoluzione del III Cout* gresso del POSDR parla della necessità di smascherare qualsiasi ge- nere di ristrettezza, di limitatezza del movimento di liberazione bor- ghese, senza avere l’ingenua pretesa di enumerare* da un congresso scaltro, tutte le manifestazioni possibili di questa ristrettezza e di stabilire una linea di demarcazione tra i buoni e i cattivi borghesi. La conferenza, ripetendo l’errore di Starover, si ostina a cercare que- sta linea e sviluppa la famosa teoria della « carta di tornasole ». Sta- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 8l rovér partiva dà un'idea molto buona; porre alla borghesia condizioni piu rigide. Aveva dimenticato soltanto una cosa: che qualsiasi tenta- tivo di differenziare anticipatamente i democratici borghesi i quali meritano l'approvazione, l'intesa, tee., da quelli che non le meritano conduce a una « formula » che il corso degli avvenimenti getta subito a mare e che apporta la confusione nella coscienza proletaria di classe. Il cèntro di gravità passa dàU’unione reale nella lotta alle di- chiarazioni, promesse e parole d'ordine. Starover riteneva che il « suffragio universale, eguale, diretto e a scrutinio segreto » fosse la parola d’ordine fondamentale. Non passarono nemmeno due anni, e la «carta di tornasole» si dimostrò inefficace: gli osvobozdentsy fe- cero propria la parola d'ordine del suffragio universale, e non solò non si avvicinarono alla socialdemocrazia, ma ài contrario si sforzarono, mediante questa parola d'ordine, di indurre in errore gli operai e di distoglierli dal socialismo. I neoiskristi pongono oggi «condizioni» ancòr pid «rigide», «esigono» dai nemici dello zarismo «un appoggio energico e non ambiguo [!?] di qualsiasi azione decisiva del proletariato organiz- zato», tee., compresa la «partecipazione attiva all'autoarmamento del popolo ». La linea di demarcazione è stata sensibilmente spostata, eppure è di nuovo già invecchiata , è subito apparso che non serviva a nulla. Perché manca, per esempio, la parola d'ordine della repubbli- ca?' Come spiegare che i socialdemocratici « esigono » dai democra- tici borghesi, nell’intéresse « di una guerra rivoluzionaria implacabile contro tutte le basi del regime monarchico e di casta », tutto ciò che si vuole all'infuori della lotta per la repubblica? Che questa domanda non sia un cavillo, che l’errore dei neoiskri- sti sia d’ùna importanza politica vitale, è ciò che attesta T« Unione per la liberazione della Russia» (cfr. Proletari n. 4*). Questi « nemici dello zarismo » rispondono pienamente a tutte le « esigenze » dei neoiskristi. Eppure abbiamo dimostrato che lo spirito d tìYOsvoboz- # Nel n. 4 del Proletari apparso il 4 giugno 1905, era stato pubblicato un lungo articolo: Una nuova Unione operaia rivoluzionaria 2 *. L’articolo riassume il contenuto deirappello lanciato da questa, organizzazione, che aveva preso il nome di «Unione per la liberazione della Russia» e si poneva il compito di convocare .l’Assemblea co- stituente mediante l’insurrezione armata. Quindi l’articolo parla dell’atteggiamento che la socialdemocrazia deve avere verso' queste Unioni apartitiche. Ignoriamo assoluta- mente in che misura questa Unione fosse reale e quale sia stata la sua sorte durante la rivoluzione [Nota dell’autore atl’edizione del 1907]. 8a LENIN dente regna ne) programma (o nell’assenza di programma) di questa « Unione » e che gli osvobozdentsy possono prenderla facilmente a rimorchio Alla fine della risoluzione la conferenza dichiara tuttavia che « la socialdemocrazia combatterà, come nel passato, contro i falsi amici del popolo , cioè contro tutti quei partiti politici, i quali, sotto la bandiera liberale e democratica, si rifiutano di appoggiare effettiva- mente la lotta rivoluzionaria del proletariato». L’« Unione per la libe- razione della Russia » non soltanto non rifiuta, ma, al contrario, pro- pone calorosamente questo appoggio. È forse questa una garanzia che i suoi capi, benché siano stati degli osvobozdentsy , non siano dei « falsi amici del popolo » ? Voi vedete che, fabbricando in anticipo « condizioni » e presen- tando « rivendicazioni », comiche per la loro terribile impotenza, i neoiskristi si pongono di colpo in una situazione ridicola. Le loro condizioni e le loro rivendicazioni appaiono insufficienti dall’istante in cui si tratta di applicarle alla realtà viva. La loro corsa alle for- mule è inutile, giacché con le sole formule non si riesce a cogliere tutte le manifestazioni d’ipocrisia, d’incoerenza e di ristrettezza della demo- crazia borghese. Non è della « carta di tornasole », né delle forme, né delle rivendicazioni scritte e stampate, né della delimitazione, stabi- lita a priori, tra gli «amici del popolo» falsi e sinceri che si tratta, ma delTunità reale della lotta, della critica incessante alla quale i so- cialdemocratici debbono sottoporre ogni passo « esitante » della demo- crazia borghese. Per « raggruppare realmente tutte le forze sociali interessate alla trasformazione democratica » non occorrono i «c para- grafi* su cui la conferenza ha lavorato cosi zelantemente e vana- mente, ma la capacità di lanciare parole d’ordine veramente rivolu- zionarie. Occorrono parole d’ordine che elevino al livello del prole- tariato la borghesia rivoluzionaria e repubblicana, invece di abbassare i compiti del proletariato al livello della borghesia monarchica. Si deve partecipare nel modo piu energico all’insurrezione e non ricor- rere a pretesti casistici per sfuggire al compito impellente dell’in- surrezione armata. DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 83 12. LA RIVOLUZIONE DEMOCRATICA DIMINUIRÀ’ DI AMPIEZZA SE LA BORGHESIA SE NE ALLONTANERÀ’? Le righe precedenti erano già state scritte quando abbiamo rice- vuto le risoluzioni della Conferenza dei neoiskristi del Caucaso, pub- blicate àd\Yls\ra. Pour le borine bouche (per un lieto fine) non avrem mo potuto immaginare una documentazione migliore. La redazione AtWhkra rileva giustamente: «Sul problema essen- ziale della tattica la conferenza del Caucaso ha preso una decisione analoga» (è la pura verità!) «a quella della conferenza di tutta la Russia » (cioè neoiskrista)... « Il problema deHatteggiamento della socialdemocrazia verso il governo rivoluzionario provvisorio è stato risolto dai compagni del Caucaso disapprovando pienamente il nuo- vo metodo propagandato dal gruppo Vperiod e dai delegati del co- siddetto congresso che vi hanno aderito». «Bisogna riconoscere che la conferenza ha dato una formulazione molto felice della tattica del partito proletario nella rivoluzione borghese». Quel che è vero, è vero. Nessuno avrebbe potuto formulare in modo più « felice » Terrore fondamentale dei neoiskristi. Riprodu- ciamo per intero questa formula, mettendo tra parentesi anzitutto i fiori, e poi anche le frutta offerte alla fine. Risoluzione della conferenza dei neoiskristi del Caucaso sul go- verno provvisorio: « Ritenendo nostro compito utilizzare il momento rivoluzionario per approfondire» (evidentemente, sarebbe stato bene aggiungere: approfondire alla maniera di Martynov!) « la coscienza socialdemo- cratica del proletariato » (soltanto per approfondire la coscienza e non per conquistare la repubblica? Che «profonda» comprensione della rivoluzione!), «la conferenza, allo scopo di garantire al partito la più completa libertà di critica nei confronti del regime statale bor- ghese in via di formazione » (garantire la repubblica non è affar nostro! Garantire la libertà di critica è la sola cosa che ci riguarda! Le idee anarchiche generano anche un linguaggio anarchico: il regi- me «statale borghese»!), «si pronunzia contro la costituzione di un governo provvisorio socialdemocratico e contro la partecipazione a questo governo » (ricordatevi la risoluzione bakunista citata da En- USNJfoT gel s, approvata dieci mesi prima della rivoluzione spagnuola: cfr. Proletari, n. 3 “), « e ritiene che la cosa piu razionale sia esercitare una pressione dal di fuori » (dal basso e non dall'alto) « sul governo prov- visorio borghese per democratizzare nei limiti del possibile [?!] il regime statale. La conferenza ritiene che se i socialdemocratici for- massero un governo provvisorio 0 vi partecipassero, si avrebbe, da un lato, il distacco dal partito socialdemocratico delle grandi masse del proletariato da. esso deluse, poiché la socialdemocrazia, nonostante la presa del potere, non avrebbe la possibilità di soddisfare i bisogni im- pellenti della classe operaia fino a quando non si fosse realizzato il socialismo» (la repubblica non è un bisogno impellente! Nella loro innocenza gli autori non si accorgono di usare un linguaggio pura- mente anarchico; parlano come se negassero la partecipazione alle rivoluzioni borghesi!), e, «dall’altro lato, le classi borghesi sarebbero costrette ad abbandonare la causa della rivoluzione, la cui ampiezza vedrebbe con ciò diminuita ». Ecco dov’è il nocciolo della questione. Ecco dove le idee anarchi- che si intrecciano (come avviene sempre anche tra i bernsteiniani d’occidente) col piu puro opportunismo. Pensate dunque; non .entrare nel governo provvisorio perché la borghesia sarebbe costretta ad ab- bandonare la causa della rivoluzione, la cui ampiezza verrebbe con ciò diminuita! E qui già ci troviamo in presenza di tutta la filosofia neoiskrista, nel suo aspetto puro e logico; giacché la rivoluzione è borghese, dobbiamo inchinarci davanti alla banalità borghese e ceder- le il passo. Se ci lasciamo guidare, non fosse che parzialmente, non fosse che per un solo istante, dall’idea che’ la nostra partecipazione possa costringere la borghesia ad abbandonare la rivoluzione, venia- mo con ciò a cedere completamente l’egemonia, nella rivoluzione, alle classi borghesi. Abbandoniamo completamente il proletariato alla tu- tela della borghesia (riservandoci la nostra piena «libertà di cri- tica»!!), costringendo il proletariato ad essere moderato e mite, per- ché la borghesia non si allontani. Castriamo le esigenze piu impel- lenti del proletariato, e precisamente le esigenze politiche, che non sono mai state ben comprese dagli economisti e dai loro epigoni; le castriamo perché la borghesia non si allontani, Passiamo totalmente dal terreno della lotta rivoluzionaria per realizzare la democrazia, nei limiti necessari al proletariato, al terreno del mercanteggiamento con la borghesia, tradiamo i nostri principi, tradiamo la rivoluzione BUE TATTICHE BELLA SOCIALDEMOCRAZIA 85 perché la borghesia ci venda il suo libero consenso (« perché non si allontani »). In due brevi righe i neoiskristi del Caucaso hanno- saputo espri- mere tutta la sostanza della tattica di tradimento della rivoluzione, di trasformazione del proletariato in un miserabile tirapiedi delle classi borghesi. Ciò che abbiamo dedotto piu sopra dagli errori della nuova Isfya in quanto tendenza, si erige ora davanti a noi come un principio chiaro e determinato; a rimorchio della borghesia monar- chica! Poiché la proclamazione della repubblica costringerebbe (e co- stringe già;, esempio; il signor Struve) la borghesia ad allontanarsi, abbasso, dunque, la lotta per la repubblica. Poiché ogni rivendica- zione democratica dèi proletariato sostenuta energicamente e fino in fondo costringe, sempre e ovunque, la borghesia ad allontanarsi, na- scondetevi dunque nelle vostre tane, compagni operai, agite soltanto dal di fuori, non pensate ad utilizzare per la rivoluzione gli stru- menti e i mezzi del regime «statale borghese» e conservate la vo- stra « libertà di critica ». L’errore fondamentale nel modo stesso di comprendere il termine «rivoluzione borghese» è qui venuto a galla. Il modo in cui Mar- tynov o la nuova Ispira « comprendono » questo termine conduce difi- lato al tradimento e alla consegna della causa del proletariato nelle mani della borghesia. Chi ha dimenticato il vecchio economismo, chi non lo studia o non lo ricorda, ne comprende con difficoltà l’attuale rigurgito. Ricor- datevi il Credo 21 bernsteiniano. Dalle concezioni e dai programmi «puramente proletari» la gente deduceva; a noi, socialdemocratici, il problema economico, la vera causa operaia, la libertà di criticare qualsiasi politicantismo, il vero approfondimento del lavoro socialde- mocratico. A loro, ai liberali, la politica. Dio ci salvi dal cadere nel « rivoluzionarismo » : ciò costringerebbe la borghesia ad allontanarsi! Chi rileggerà il Credo o il supplemento al n. 9 della Rabociaia Mysl (settembre 1899) potrà seguire tutto il corso di questo ragionamento. Oggi il ragionamento è Io stesso, ma fatto su piu ampia scala ed applicato questa Volta aH’apprezzamento di tutta la « grande » rivolu- zione russa, resa, ahimè, banale e ridotta in anticipo a una caricatura dai teorici del filisteismo ortodosso 1 A noi, socialdemocratici, la li- bertà di critica, l’approfondimento della coscienza, l’azione dal di fuori. A loro, alle classi borghesi,- la libertà d’azione, un campo libero 86 LENIN per la direzione rivoluzionaria (si legga: liberale), la libertà di fare « riforme » dall’alto. Questi volgarizzatori del marxismo non hanno mai meditato sulle parole di Marx circa la necessità di sostituire all’arme della critica la critica delle armi Invocando invano il nome di Marx, in realtà essi redigono delle risoluzioni tattiche assolutamente nello spirito dei chiacchieroni borghesi di Francoforte, i quali criticavano liberamente Tassolutismo, approfondivano la coscienza democratica senza capire che durante la rivoluzione si deve agire, agire dall’alto e dal basso. Riducendo il marxismo a una vuota casistica, essi hanno fatto deh l’ideologia della classe rivoluzionaria d’avanguardia, la piu decisa e energica, l’ideologia dei suoi strati piu arretrati, che evitano i difficili compiti democratici e rivoluzionari e li riservano ai signori Struve. Se la socialdemocrazia entrerà nel governo rivoluzionario, le classi borghesi abbandoneranno la causa della rivoluzione e la « sua am- piezza ne sarà diminuita». Udite, operai russi: la rivoluzione avrà un’ampiezza maggiore se sarà fatta — a meno che i socialdemocratici non li spaventino — dai signori Struve, i quali non vogliono la vittoria sullo zarismo, ma una transazione con esso. La rivoluzione avrà un’ampiezza maggiore se delle due soluzioni possibili dai noi tracciate più sopra si realizzerà la prima, cioè se la borghesia monarchica riuscirà a mettersi d’accor- do con l’autocrazia su una « Costituzione » alla Scipov! I socialdemocratici che scrivono cose cosi vergognose in risolu- zioni destinate a servire di direttiva per tutto il partito, o che appro- vano quelle « felici » risoluzioni, sono talmente accecati dal vacuo fraseggiare, il quale ha svuotato il marxismo di tutto ciò che è vivo, che non si avvedono come queste risoluzioni riducano a una vuota frase tutte le altre loro giuste parole. Prendete un loro articolo qual- siasi nc\l'Is\ra, prendete persino il famoso opuscolo del nostro celebre Martynov, e vedrete che vi si parla dell’insurrezione popolare , della necessità di condurre a termine la rivoluzione, della tendenza ad appoggiarsi sugli strati piu bassi del popolo nella lotta contro la bor- ghesia inconseguente. Ma tutte queste belle cose si trasformano in una pietosa fraseologia dal momento in cui voi accettate o approvate l’idea secondo cui IV ampiezza della rivoluzione » « diminuisce * se la borghesia se ne allontana. Una delle due, signori: o dobbiamo cercare di fare la rivoluzione con il popolo e di riportare la vittoria DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 87 completa sullo zarismo, malgrado la borghesia inconseguente, cupida e codarda; oppure non ammettiamo questo «malgrado», temiamo che la borghesia « si allontani », e allora tradiamo il proletariato e il popolo e li consegniamo alla borghesia, alla borghesia inconseguente, cupida e codarda. Non pensate di interpretare le mie parole a modo vostro. Non gridate che vi si accusa di tradimento cosciente. No, voi, come i vec- chi economisti — che, attratti irresistibilmente e senza ritorno in basso, lungo la china dell’« approfondimento » del marxismo, giun- sero sino a farne del « filosofismo » antirivoluzionario, senza anima e senza vita — siete inconsciamente sempre piu scivolati verso il pan- tano e ora eccovi affondati. Da quali reali forze sociali dipende IV ampiezza della rivoluzio- ne»? ci avete pensato, signori? Non occupiamoci per ora delle forze della politica estera, delle combinazioni internazionali che hanno preso una piega molto vantaggiosa per noi, ma che escludiamo tutte dal nostro esame, e a giusta ragione, giacché quel che ci interessa sono le forze interne della Russia. Esaminiamo queste forze sociali interne. Contro la rivoluzione si ergono Pautocrazia, la Corte, la po- lizia, il corpo dei funzionari, l’esercito e un pugno di aristocratici. Piu l’indignazione nel popolo è profonda, meno sicuro diventa lesercito, piu i funzionari esitano. Proseguiamo. La borghesia nel suo com- plesso è oggi per la rivoluzione: essa è prodiga di discorsi sulla liber- tà, parla sempre piu spesso in nome del popolo e persino in nome della rivoluzione *. Ma a noi marxisti la teoria insegna — e Posser- viamo ogni giorno e ogni ora negli esempi fornitici dai nostri libe- rali, zemtsy e osvobozdentsy — che la borghesia è per la rivoluzione in modo inconseguente, cupido e codardo. La borghesia in massa si schiererà inevitabilmente a fianco della controrivoluzione, dell’auto- crazia, contro la rivoluzione, contro il popolo, non appena saranno soddisfatti i suoi interessi meschini ed egoistici, non appena «si sarà allontanata » dal democratismo conseguente (e già oggi se ne al- lontanai ). Rimane il « popolo », rimangono cioè il proletariato e i contadini: solo il proletariato è capace di marciare sino alla fine con passo fermo, giacché esso va molto piu in là della rivoluzione • A questo proposito è interessante la lettera aperta del signor Struve a Jaurès. pubblicata recentemente da quest’ultimo nzWHtimanité e dal signor Struve nel n. 72 dell * Osvobozdenxe. 88 I4NIN democratica. Ecco perché il proletariato lotta nelle prime file per la repubblica respingendo con disprezzo il consiglio, sciocco e indegno, di tenere conto della possibile defezione della borghesia. La popola- zione contadina comprende una massa di elementi semiproletari ac- canto agli elementi piccolo-borghesi. Anch’essa è quindi instabile, e il proletariato è costretto à raggrupparsi in un partito rigorosamente classista. Ma l’instabilità della popolazione contadina differisce in modo radicale dall’instabilità della borghesia, perchè nel momento attuale i contadini sono interessati non tanto alPassoluto manteni- mento della proprietà privata, quanto alla confisca delle terre dei grandi proprietari, che è una delle forme principali di questa pro- prietà. Senza diventare per questo socialisti, senza cessare di essere dei piccoli borghesi, i contadini possono diventare dei fautori decisi, e tra i piu radicali, della rivoluzione democratica. JE lo diventeranno inevi- tabilmente,. purché il corso degli avvenimenti rivoluzionari, che li sta educando, non sia interrotto troppo prestò dal tradimento della bor- ghesia e dalla disfatta del proletariato. A questa condizione i contadi- ni diventeranno certamente il baluardo della rivoluzione e della repub- blica, perchè solo una rivoluzione completamente vittoriosa potrà dar loro tutto nel campo delle riforme agrarie, tutto ciò che essi desiderano, che sognano, che è loro veramente indispensabile (non pèr sopprimere il capitalismo, come immaginano i «socialisti-rivo- luzionari», ma) per uscire dall’abiezione del semiasservimento, dalle tenebre dell’abbrutimento e della servirti, per migliorare il loro tenore di vita, nella misura in cui lo consentono i limiti deirècono- mia mercantile. Ma non basta: i contadini sono legati alla rivoluzione non sol- tanto dalla trasformazione agraria radicale, ma anche da tutti i loro interessi generali e permanenti. Persino nella loro lotta contro il proletariato i contadini hanno bisogno della democrazia, poiché il regime democratico è Tunico capace di esprimere con precisióne i loro interessi e dare ad essi, che sono la massa, la maggioranza, la supremazia. Quanto piu i contadini saranno istruiti (e dai tempi della guerra contro il Giappone essi si istruiscono con una rapidità di cui molti non li .supponevano capaci, abituati com’erano a misu- rare l'istruzione secondo gli anni passati sui banchi di scuola) tanto piu saranno, in modo conseguente e deciso, per una rivoluzione de- mocratica integrale, poiché la sovranità del popola non costituisce DUE TATTICHE DETTA SOCIALDEMOCRAZIA 89 per essi, come per la borghesia, una minaccia, ma un vantaggio. La repubblica democratica diventerà il loro ideale, appena comince- ranno a sbarazzarsi del loro monarchismo ingenuo, giacché il mo- narchismo cosciente della borghesia mediatrice (con la Camera alta, ecc.) vuol dire per i contadini la stessa servitù, la stessa oppressione, la stessa ignoranza, unicamente coperte da una leggera verniciatura costituzionale all’europea. Ecco perché la borghesia, come classe, cerca naturalmente e ine- vitabilmente un rifugio sotto l’ala del partito monarchico liberale, mentre i contadini, come massa, si mettono sotto la direzione del partito rivoluzionario e repubblicano. Ecco perché la borghesia è in- capace di condurre a termine la rivoluzione democratica e i conta- dini sono capaci di condurre fino in fondo la rivoluzione; e noi dobbiamo aiutarli con tutte le nostre forze. Mi si obietterà: inutile dimostrarlo, è l’abbiccì, tutti i socialde- mocratici lo comprendono benissimo. No, coloro che hanno il co- raggio di dire che la rivoluzione « diminuirà d’ampiezza » quando la borghesia se ne sarà allontanata non lo comprendono. Questa gente ripete frasi del nostro programma agrario imparate a memo- ria senza capirne il senso;, altrimenti non temerebbe l’idea della dit- tatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini che sgorga necessariamente da tutta la concezione marxista e dal nostro programma; altrimenti non limiterebbe l’ampiezza della gran- de rivoluzione russa all’ampiezza assegnatale dalla borghesia. Le concrete risoluzioni antimarxiste e antirivoluzionarie di questa gente eclissano le loro frasi astratte prese in prestito dal marxismo rivolu- zionario. Chi comprende veramente la funzione dei contadini nella rivolu- zione russa vittoriosa non dirà mai che l’ampiezza della rivoluzione diminuirà quando la borghesia se ne sarà allontanata. Poiché il vero slancio della rivoluzione russa incomincerà veramente, raggiungerà ve- ramente la massima ampiezza rivoluzionaria possibile nell’epoca della rivoluzione democratica borghese, solo quando la borghesia se ne sa- rà allontanata e quando i contadini, a fianco del proletariato, assume- ranno una funzione rivoluzionaria attiva. Per essere condotta a ter- mine in modo conseguente la nostra rivoluzione democratica deve appoggiarsi su forze capaci di paralizzare l’inevitabile inconseguenza della borghesia (ossia capaci precisamente di « costringerla ad allon - 9 ° LENIN tanani », ciò che temono nella loro semplicità i seguaci caucasiani deW'Is/^ra). Il proletariato deve condurre a termine la rivoluzione democratica legando a sé la massa dei contadini , per schiacciare con la forza la re- sistenza dell'autocrazia e paralizzare l'instabilità della borghesia . // proletariato deve fare la rivoluzione socialista legando a sé la massa degli elementi semiproletari della popolazione , per spezzare con la forza la resistenza della borghesia e paralizzare V in stabilità dei con- tadini e della pìccola borghesìa. Tali sono i compiti del proletariato, compiti che i seguaci della nuova Isf(ra presentano in modo tanto angusto in tutti i loro ragionamenti e in tutte le loro risoluzioni sul- l'ampiezza della rivoluzione. Non bisogna dimenticare una circostanza che si perde spesso di vista quando sl parla di quest’« ampiezza ». Non bisogna dimenticare che non si tratta delle difficoltà che il problema presenta, ma del cam- mino da seguire per cercarne e trovarne la soluzione. Non si tratta di sapere se è facile o difficile rendere possente e insuperabile l’am- piezza della rivoluzione, ma di sapere come si deve agire per aumen- tare quest’ampiezza. Il dissenso verte principalmente sul carattere fondamentale dell’attività, sul suo stesso orientamento. Sottolineiamo questo fatto perché uomini avventati e in mala fede confondono troppo spesso due questioni diverse ; quella del cammino da seguire, cioè della scelta tra due cammini diversi, e quella della facilità o della prossimità del raggiungimento dello scopo se si segue quel determi- nato cammino. Nell’esposizione precedente abbiamo sorvolato su questa ultima questione, poiché essa non ha suscitato dissensi e divergenze in seno al partito. Ma è ovvio che essa ha di per sé un’estrema importanza e merita la piti grande attenzione di tutti i socialdemocratici. Si pecche- rebbe di imperdonabile ottimismo se si dimenticasse quali difficoltà presenta il far partecipare al movimento non soltanto le masse della classe operaia, ma anche quelle dei contadini. Contro queste difficoltà appunto si spezzarono piu volte gli sforzi di condurre a termine la rivoluzione democratica; inoltre trionfò soprattutto la borghesia in- conseguente e cupida la quale « si faceva un capitale » con la difesa che la monarchia le assicurava contro il popolo, e « conservava la pu- rezza » del liberalismo... o degli osvobozdentsy. Ma difficoltà non si- gnifica impossibilità. Ciò che è importante è la certezza: la certezza DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 9 1 di aver preso un cammino giusto, e questa certezza centuplica l'ener- gia e lentusiasmo rivoluzionario, che possono fare miracoli. Il confronto fra la risoluzione dei neoiskristi caucasiam e la riso- luzione del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo rivela immediatamente la profondità dei dissensi tra gli odierni so- cialdemocratici sulla questione della scelta del cammino da seguire. La risoluzione del congresso dice: la borghesia è inconseguente, essa tenterà immancabilmente di strapparci le conquiste della rivoluzione. Preparatevi perciò energicamente alla lotta, compagni operai, armate- vi, attirate dalla vostra parte i contadini. Non cederemo senza lotta le nostre conquiste rivoluzionarie alla cupida borghesia. La risolu- zione dei neoiskristi caucasiani dice: la borghesia è inconseguente, essa può allontanarsi dalla rivoluzione. Perciò, compagni operai, non pensate, vi preghiamo, di partecipare al governo provvisorio, perché la borghesia certamente si allontanerebbe e l'ampiezza della rivolu- zione ne sarebbe diminuita! Gli uni dicono: fate avanzare la rivoluzione, portatela a termine, nonostante la resistenza e la passività della borghesia inconseguente. Gli altri dicono: non pensate a condurre a termine la rivoluzione da soli, poiché la borghesia inconseguente se ne allontanerebbe. Davanti a noi non vi sono forse due cammini diametralmente op- posti? Non è forse evidente che una delle due tattiche esclude neces- sariamente l’altra? Che la prima tattica è l’unica tattica giusta della socialdemocrazia rivoluzionaria, e la seconda non è in fondo che una tattica degna soltanto degli osvobozdentsyì 13. CONCLUSIONE. OSEREMO VINCERE? Le persone che conoscono superficialmente la situazione esistente nella socialdemocrazia russa e giudicano da lontano, senza conoscere la storia di tutta la nostra lotta intestina sin dall'epoca delleconomi- smo, si accontentano spesso — anche nel momento attuale, in cui i nostri dissensi tattici, soprattutto dopo il III Congresso, si sono ben definiti — di un semplice richiamo alle due tendenze naturali, inevi- tabili, perfettamente conciliabili, di ogni movimento socialdemocra- tico. Da un lato, si dice, si sottolineano fortemente l’importanza del la- voro ordinario, corrente, quotidiano e la necessità di sviluppare la prò- 92 LENIN paganda e l’agitazione, di preparare le forze, di approfondire il movi- mento, ece. DalFaltro lato, si sottolineano i compiti di lotta, i compiti politici generali, rivoluzionari del movimento, si proclama la neces- sità deirinsurrezìone armata, si lanciano le parole d’ordine: dittatura democratica rivoluzionaria, governo rivoluzionario provvisorio. Non bisogna esagerare né in un senso né nell’altro; né qui né là (come, in generale, in nessun luogo) gli eccessi sono buoni, ecc. ecc. Dietro le verità a buon mercato del senso comune (e « politico » tra virgolette), che siffatti ragionamenti indubbiamente contengono, si dis- simula tuttavia troppo spesso l’incomprensione dei bisogni impellenti, imperiosi del partito. Prendiamo gli odierni dissensi tattici tra i so- cialdemocratici russi. È ovvio che il fatto di sottolineare fortemente il lavoro quotidiano, ordinario, come fanno i neoiskristi nei loro ra^ gionamenti sulla tattica, di per sé non costituirebbe ancora nulla di grave e non potrebbe suscitare nessun dissenso sulle parole d’ordine tattiche. Ma basta confrontare le risoluzioni del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo e le risoluzioni della confe- renza perché questi dissensi saltino agli occhi. Di che si tratta, dunque? Innanzi tutto, non basta dire in modo generale, astratto che nel movimento vi sono due correnti e che gli ec- cessi sono nocivi. Bisogna sapere concretamente di che soffre il movi- mento in questo determinato momento e quale è il pericolo politico reale per il partito. In secondo luogo, bisogna sapere quali forze poli- tiche reali traggono vantaggio da queste o quelle parole d’ordine sulla tattica, o, forse, da questa o quell’assenza di parole d’ordine. Ascoltate i neoiskristi*, e giungerete alla conclusione che il partito del- la socialdemocrazia corre il pericolo di gettare a mare la propaganda,, e l’agitazione, la lotta economica e la critica della democrazia bor- ghese, il pericolo di lasciarsi prendere troppo la mano dalla prepara- zione militare, dagli attacchi armati, dalla presa del. potere, ecc. Ma, di fatto, il pericolo reale che minaccia il partito viene da tutt’altra par- te. Chi conosce piu o meno da vicino la situazione del movimento, chi lo osserva in modo oculato e riflessivo, non può non vedere il lato comico dei timori neoiskristi. Tutta l’attività del Partito operaio socialdemocratico russo si è già completamente fissata in una cornice salda e immutabile, che assicura senza riserve la concentrazione delle forze sulla propaganda e sull’agitazione, sui comizi volanti e le riu- nioni, sulla diffusione di manifestini e di opuscoli, sui sostegno della DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 93 lotta economica e delle parole d’ordine lanciate per questa lotta. Non vi è un solo comitato di partito, un solo comitato regionale, una sola riunione dì rappresentanti di operai, un solo gruppo di officina, che non abbia dedicato, sempre e costantemente, il novantanove per cento della sua attenzione, delle sue forze e del suo tempo a tutte queste funzioni che sono entrate solidamente nella nostra attività sin dal 1895 all’incirca, Soltanto coloro che non conoscono affatto il movimento ignorano queste cose. Soltanto della gente molto ingenua o male in- formata può prendere per oro colato la ripetizione neoiskrista di cose sorpassate, fatta con aria di grande importanza. La verità è che non soltanto non ci lasciamo prendere eccessiva- mente la mano dai compiti dell’insurrezione, dalle parole d'ordine politiche’ generali, dal lavoro di direzione della rivoluzione popolare nel suo insieme, ma che, al contrario, salta agli occhi proprio X arretra- tezza a questo riguardo, che è il punto piu debole, il pericolo reale che minaccia il moviménto, il quale può degenerare — e qua e là degenera — da vero movimentò rivoluzionario in movimento rivolu- zionario a parole. Tra le centinaia e centinaia di organizzazioni, gruppi e circoli che compiono il lavoro del partito, non ne troverete neanche uno che non faccia, sin dalla sua fondazione, quel lavoro quotidiana di cui parlano, con aria di persone che abbiano scoperto delle nuove verità, ! saggi della nuova ìs\ra m . E, al contrario, non tro- verete che un’infima percentuale di gruppi e circoli che abbiano preso coscienza dei. compiti dell’insurrezione armata e si siano accinti ad adempierli, che si siano resi conto della necessità di dirigere la rivolu- zione, popolare contro lo zarismo nel suo insieme, della necessità di lanciare a tal scopo precisamente queste e non quelle parole d’ordine avanzate.. ■ Noi siamo, incredibilmente 1 in ritardo sui compiti d’avanguardia e veramente rivoluzionari; .in moltissimi casi non ce ne siamo resi con- to; qua e là ci è. sfuggito che la -democrazia borghese rivoluzionaria si era . rafforzata, approfittando della nostra arretratezza in questo campo. E gli scrittori della nuova Is\ra , voltando le spalle al corso degli avvenimenti .e alle esigenze.: -dei tempi, ripetono con ostina- ziònez non dimenticate il vecchio!* non lasciatevi trascinare dal nuo- vo! Questo è il motivo fondamentale che si ripete in tutte le principali risoluzioni della, conferenza, mentre nelle risoluzioni del congresso leggente; anche: qui ripetuto; confermando i nostri vecchi compiti LENIN Q4 (senza rimasticarli, precisamente perché sono vecchi, già decisi e san- zionati dalla stampa, dalle risoluzioni e dall’esperienza), ci assegniamo un compito nuovo, attiriamo su di esso l’attenzione, lanciamo una pa, rola d ordine nuova ed esigiamo dai socialdemocratici veramente ri- voluzionari che si mettano immediatamente al lavoro per applicarla. Ecco come si presenta in realtà il problema delle due correnti della socialdemocrazia a proposito della tattica. L’epoca della rivoluzione ha fatto sorgere nuovi compiti, che soltanto i ciechi non vedono. Fra i socialdemocratici, gli uni riconoscono decisamente questi compiti e li mettono all’ordine del giorno: l’insurrezione armata è imminente, preparatevi immediatamente ed energicamente, ricordatevi che essa è necessaria per la vittoria decisiva, lanciate la parola d’ordine della re- pubblica del governo provvisorio, della dittatura democratica rivolu- zionaria del proletariato e dei contadini. Gli altri invece indietreggia- no, segnano il passo, scrivono prefazioni invece di lanciare parole d’ordine, rimasticano in modo prolisso e noioso ciò che è vecchio, in- vece di confermarlo e al tempo stesso parlare del nuovo, inventano pretesti per eluderlo, non sanno determinare quali sono le condizioni per la vittoria decisiva e lanciare le' sole parole d’ordine che rispon- dano all’aspirazione di riportare la vittoria completa. Abbiamo davanti agli occhi il risultato politico di questo codismo. La favola di un avvicinamento tra la « maggioranza» del Partito ope- raio socialdemocratico russo e la democrazia borghese rivoluzionaria rimane una favola, non confermata da nessun atto politico, da nes- suna risoluzione autorevole dei « bolscevici », da nessun atto del III Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo. Pertanto la borghesia opportunistica, monarchica, rappresentata AaWQsvoboz- dente, si congratula da lungo tempo per le tendenze « di principio » della nuova Is\ra e oggi, poi, si serve dell’acqua dei neoiskristi per far girare la ruota del suo mulino, fa sue le loro paroline e «ideucce» contro la « clandestinità » e la « sommossa », contro l’esagerazione del lato « tecnico » della rivoluzione, contro la proclamazione aperta della parola d’ordine dell’insurrezione armata, contro il « rivoluziona- rismo » delle rivendicazioni estreme, ecc. ecc. La risoluzione che tutta una conferenza di socialdemocratici « menscevichi » del Caucaso e la redazione della nuova ls\ra hanno approvato permette di dedurre da tutto ciò un bilancio politico inequivoco : purché la borghesia non si allontani dalla rivoluzione nel caso che il proletariato partecipi alla DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 95 dittatura democratica rivoluzionaria! Con ciò è detto tutto, Cosi la trasformazione del proletariato in appendice della borghesia monar- chica è definitivamente consacrata, Cosi la portata politica del codi- smo dei neoiskristi è dimostrata nei fatti da una risoluzione partico- larmente approvata da tutta una corrente, e non da una dichiarazione fortuita di un singolo individuo. Chiunque mediti su questi fatti comprenderà che cosa si vuol ve- ramente dire quando si parla, come d’uso, dei due aspetti, delle due tendenze nel movimento socialdemocratico. Prendete l’arsenale bern- steiniano per studiare su larga scala queste due tendenze. 1 bernstei- niani affermavano anch’essi, e affermano tuttora, che sono i soli a comprendere i veri bisogni del proletariato, i compiti consistenti nel* ^accrescere le sue forze, nell’approfondire tutto il lavoro, nel prepa- rare gli elementi della nuova società, i compiti consistenti nella pro- paganda e nell’agitazione. Noi esigiamo che si riconosca apertamente ciò che è! — dichiara Bernstein consacrando in tal modo il «movi- mento » senza « scopo finale », consacrando la sola tattica difensiva, predicando la tattica del timore; «purché la borghesia non si allon- tani». I bernsteiniani lanciavano alte grida contro il « giacobinismo » dei socialdemocratici rivoluzionari, gli « scrittori » che non compren- devano r« iniziativa operaia », ecc. ecc. In realtà, come a tutti noto, i socialdemocratici rivoluzionari non hanno mai pensato di trascura- re il lavoro quotidiano e minuto, la preparazione delle forze, ecc ecc. Essi esigevano soltanto che si avesse una chiara coscienza dello scopo finale, un’idea chiara dei compiti rivoluzionari; volevano elevare gli strati semiproletari e semi-piccolo-borghesi al livello rivoluzionario del proletariato, e non abbassare quest’ultimo sino a considerazioni op- portuniste: « purché la borghesia non si allontani ». L’espressione for- se piu saliente di questo dissenso tra l’ala opportunista intellettuale e quella rivoluzionaria proletaria è nella domanda: diirjen wir siegen ? «oseremo vincere?» ci è permesso di vincere? non è pericoloso per noi vincere? dobbiamo vincere? Questa domanda, strana a prima vista, è stata però posta, doveva essere posta, perché gli opportunisti temevano la vittoria, ne agitavano lo spauracchio davanti al prole- tariato, profetizzavano i guai che ne sarebbero derivati, deridevano le parole d’ordine che facevano direttamente appello alla vittoria. Da noi esiste la stessa divisione fondamentale: vi sono due ten- denze, Tintellettuale opportunistica e la proletaria rivoluzionaria, con g6 KBNiy la sola differenza sostanziale, però, che si tratta non di una rivoluzio- ne socialista, ma demcwratica. Anche da noi si pone la domanda, as- surda a prima vista: « Oseremo vincere? ». L’ha posta Martynov nelle sue Due dittature che predicevano conseguenze funeste nei caso di un’insurrezione da noi molto ben preparata e condotta a buon fine L’hanno posta, in tutti gii scritti sulla questione del governo rivolu- zionario provvisorio, i neoiskristx, i quali cercavano costantemente, con impegno ma senso, riuscirvi, di confondere la partecipazione di Mi! lemuri a un governo opportunistico borghese con la partecipazio- ne di Varila 2 * a un governo rivoluzionario piccolo-borghese Questa domanda è consacrata dalla risoluzione: « purché la borghesia non si allontani ». E benché Kautsky, per esempio tenti ora di fare dell’ironia dicendo die le nostre discussioni sul governo rivoluzionario, provviso- rio assomigliano a quelle per la spartizione della pelle dell’orso prima di averlo ucciso, quest’ironia prova uniraraeT?m die persino dei social- democratici intelligenti e rivoluzionari possono cadere in errore quan- do parlano di do die conoscono soltanto per averne udito parlare. La socialdemocrazia tedesca non è ancora molto vicina al momento in cui potrà ucddere Torso (fare la rivoluzione socialista), ma la discussione sulla questione: «oseremo» ucciderlo? ha avuto un’enorme impor- tanza di principio, un’importanza politica. I sodaldemocratid russi non sono ancora molto vicini al momento in cui avranno forze suffi- cienti per « uccidere il loro orso » (fare la rivoluzione democratica), ma la questione: «.oseremo» ucciderlo? ha un’importanza molto sc- ria per tutto Tavvenire della Russia e per Tavvenire della socialdemo- crazia russa. Se non siamo certi di voler «osare » di vincere è inutile dire di voler raccogliere,. con energia e successo, un eserdto e di vo- lerlo dirigere. Prendete i nostri vecchi economisti. Anch’essi gridavano che i Lo- ro avversari erano dei cospiratori, dei giacobini (cfr. il Raboceie Dieia , specialmente il m io, e il discorso di Martynov durante la discussione sul programma aL II Congresso) che .si staccavano dalle masse gettan- dosi nella politica, che dimenticavano le basi del movimento operaio, che non tenevan conto deU’miziariva operaia, ecc. ecc. Ma questi fautori delT« iniziativa operaia» erano in realtà degli intellettuali opportunisti, che attribuivano agli operai la loro concezione gretta e filistea dei compiti del proletariato. Gli avversari dell’economismo, come ognuno può costatare nella vecchia Isjfra, in realtà non trala- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 97 sciarono e non respinsero in secondo piano nemmeno uno degli aspet- ti del lavoro socialdemocratico, non dimenticarono affatto la lotta economica e seppero al tempo stesso porre in tutta la loro ampiezza i compiti politici essenziali e impellenti, opponendosi alla trasforma- zione del partito operaio in un’appendice «economica» della bor- ghesia liberale. Gli economisti avevano imparato a memoria che Teconomia è la base della politica, e lo « avevano compreso » nel senso di far scendere la lotta politica al livello della lotta economica. I neoiskristi hanno imparato a memoria che la rivoluzione democratica ha come base economica la rivoluzione borghese, e lo « hanno compreso » nel senso che si debbano abbassare i compiti democratici del proletariato al livello della moderazione borghese, sino a un limite passato il quale « la borghesia si allontanerà ». Col pretesto deirapprofondimento del lavoro, col pretesto dell’iniziativa operaia e della politica puramente classista, in realtà gli economisti consegnavano la classe operaia nelle mani dei politicanti borghesi liberali, conducevano cioè il partito su un cammino che obiettivamente portava appunto a un tal risultato. Con gli stessi pretesti i neoiskristi tradiscono gli interessi del prole- tariato nella rivoluzione democratica e li mettono nelle mani della borghesia, conducono cioè il partito su un cammino che obiettiva- mente conduce appunto a un tal risultato. Gli economisti pensavano che l’egemonia nella lotta politica dovesse appartenere ai liberali e non ai socialdemocratici. I neoiskristi pensano che la realizzazione attiva della rivoluzione democratica spetti non alla socialdemocrazia, ma alla borghesia democratica, poiché la direzione e la funzione diri- gente del proletariato « diminuirebbero l’ampiezza» della rivoluzione. In una parola, i neoiskristi sono gli epigoni delleconomismo, non soltanto perché le loro origini risalgono al II Congresso del partito, ma per il modo in cui oggi comprendono i compiti tattici del prole- tariato nella rivoluzione democratica. Anch’essi costituiscono l’ala opportunistica intellettuale del partito. Nel campo dell’organizzazio- ne, essi fecero il loro esordio con un individualismo anarchico da intellettuali per finire con la « disorganizzazione-processo », consa- crando nello « statuto » 67 votato dalla conferenza l’indipendenza dena stampa nei confronti dell’organizzazione del partito, le elezioni non dirette, ma a quattro gradi, o poco ci manca, il sistema dei plebisciti bonapartisti invece della rappresentanza democratica, e, infine, il LENIN 98 principio di un’« intesa » tra la parte e il tutto. Anche nella tattica del partito essi scivolarono giu per la stessa china. Nel « piano della cam- pagna degli zemtsvo » essi dichiararono che gli interventi davanti ai rappresentanti degli zemtsvo erano il « tipo supremo di manifesta- zione», vedendo (alla vigilia del 9 gennaio!) sulla scena politica nulFaltro che due forze attive: il governo e la democrazia borghese. Essi « approfondivano » il compito impellente dell’armamento sosti- tuendo a una parola d’ordine diretta e pratica Tappello ad armare di un desiderio ardente di armarsi. Essi snaturano e smussano oggi, nelle loro risoluzioni ufficiali, i compiti dell’insurrezione armata, del go- verno provvisorio, della dittatura democratica rivoluzionaria. «Pur- ché la borghesia non si allontani I »: questa nota finale della loro ul- tima risoluzione proietta una luce vivissima sul problema: dove an- drà il partito se seguirà il loro cammino? La rivoluzione democratica in Russia è, per la sua natura sociale ed economica, una rivoluzione borghese. Ma non basta ripetere sem- plicemente questa giusta tesi marxista. Bisogna saperla comprendere e saperla applicare alle parole d’ordine politiche. Tutta la libertà poli- tica, in generale, fondata sui rapporti di produzione attuali, cioè capi- talistici, è una libertà borghese. La rivendicazione della libertà espri- me innanzi tutto gli interessi della borghesia. I suoi rappresentanti furono i primi ad avanzare questa rivendicazione. I suoi sostenitori disposero ovunque come padroni della libertà ottenuta, riducendola a una moderata e parca misura borghese, combinandola alla repres- sione contro il proletariato rivoluzionario, fatta con metodi piu raf- finati in tempo di pace e ferocemente brutali nei periodi di burrasca. Ma solo i ribelli populisti, gli anarchici e gli « economisti » pote- vano dedurne che si deve negare o sminuire la lotta per la libertà. Queste dottrine filistee da intellettuali poterono essere imposte al proletariato sempre soltanto per brevi periodi e nonostante la sua resi- stenza. Il proletariato afferrava istintivamente che la libertà politica gli era necessaria, necessaria più che a qualunque altro, nonostante che questa libertà rafforzi e organizzi direttamente la borghesia. Il proletariato attende la propria salvezza non dalla rinuncia alla lotta di classe, ma dallo sviluppo di questa lotta, dalla sua ampiezza, consa- pevolezza, organizzazione e decisione. Chi sminuisce i compiti della lotta politica trasforma il socialdemocratico da tribuno popolare in segretario di trade-unions. Chi sminuisce i compiti proletari nella DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 99 rivoluzione democratica borghese trasforma il socialdemocratico da capo della rivoluzione popolare in dirigente di sindacati operai liberi. Si, della rivoluzione popolare. La socialdemocrazia ha lottato e lotta con pieno diritto contro l’abuso che la democrazia borghese fa della parola «popolo». Esige che non ci si nasconda dietro questa parola per dissimulare Tincomprensione degli antagonismi di classe in seno al popolo. Insiste in modo reciso sulla necessità di un’indipen- deriza di classe completa del partito del proletariato. Ma scompone il « popolo » in « classi » non perché la classe d’avanguardia si rin- chiuda in se stessa, si assegni limiti ristretti, castri la propria attività per tema che i padroni economici del mondo si allontanino, ma per- ché essa, non soffrendo dei dubbi, dell’instabilità, delPindecisione delle classi intermedie, possa combattere con energia, con entusiasmo ancor piu grandi per la causa di tutto il popolo, a capo di tutto il popolo. Ecco quel che cosi spesso non comprendono i neoiskristi odierni, i quali al lancio di parole d’ordine politiche attive nella rivoluzione democratica sostituiscono la vacua ripetizione della parola « classi- sta » in tutti i generi e in tutti i casi! La rivoluzione democratica è borghese. La parola d’ordine: ripar- tizione egualitaria, o terra è libertà — la piu diffusa tra le masse contadine oppresse, abbrutite, ma anelanti alla luce e alla felicità — , è borghese. Ma noi, marxisti, dobbiamo sapere che non ce e non può esservi altro cammino verso la vera libertà del proletariato e dei con- tadini che il cammino della libertà borghese e del progresso borghese. Non dobbiamo dimenticare che oggi per rendere il socialismo più prossimo non ve e non può esservi altro mezzo che la completa li- bertà politica, la repubblica democratica, la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Rappresentanti della classe d’avanguardia — unica classe rivoluzionaria senza riserve, sen- za esitazioni, che non volge Io sguardo al passato — , dobbiamo porre davanti a tutto il popolo, in modo quanto più possibile largo, ardito, pieno d’iniziativa, i compiti della rivoluzione democratica. Sminuire la portata di questi compiti significa teoricamente fare del marxismo una caricatura, snaturarlo alla maniera filistea; e nella politica pra- tica equivale a mettere la causa della rivoluzione nelle mani della borghesia, la quale si allontanerà inevitabilmente dalla realizzazione conseguente della rivoluzione. Le difficoltà che si erigono sul cam- 100 LENIN mino della vittoria completa della rivoluzione sono grandissime. Nes- suno potrà condannare i rappresentanti del proletariato se essi faran- no tutto ciò che è in loro potere e se tutti i loro sforzi si spezze- ranno contro la resistenza della reazione, il tradimento della bor- ghesia, l’ignoranza delle masse. Ma tutti — e per primo il proletariato cosciente — condanneranno la socialdemocrazia se essa smorzerà l’energia rivoluzionaria della rivoluzione democratica, se smorzerà Pentusiasmo rivoluzionario per paura di vincere, per tema che la bor- ghesia si allontani. Le rivoluzioni — diceva Marx — sono le locomotive della storia s . La rivoluzione è la festa degli oppressi e degli sfruttati. Mai la massa popolare è capace di operare in quanto creatrice attiva di nuovi ordi- namenti sociali come durante la rivoluzione. In tali epoche se le si considera dal punto di vista ristretto, piccolo-borghese del progresso graduale, il popolo è capace di fare miracoli. Ma in queste epoche biso- gna che anche i dirigenti dei partiti rivoluzionari pongano i loro com- piti con maggiore ampiezza e audacia, che le loro parole d’ordine pre- cedano sempre l’attività spontanea rivoluzionaria delle masse, serven- dole da faro, mostrando in tutta la sua grandezza e in tutto il suo fascino il nostro ideale democratico e socialista, additando il cam- mino piu breve, piu diretto verso la vittoria completa, assoluta, deci- siva. Lasciamo che gli opportunisti della borghesia democratica costi- tuzionale inventino — per paura della rivoluzione e del cammino di- retto — cammini tortuosi, che girano al largo, che portano ai compro- messi. Se ci si costringerà con la forza a trascinarci lungo questi cam- mini, sapremo compiere il nostro dovere anche in un lavoro quoti- diano minuto. Ma prima una lotta implacabile decida la questione della scelta del cammino. Saremmo dei vili e dei traditori della rivo- luzione se non utilizzassimo quest’energia festosa delle masse e il loro entusiasmo rivoluzionario per una lotta implacabile e piena di abnegazione in favore della strada piu diretta e rapida. Lasciamo che gli opportunisti della borghesia pensino con timore alla reazione fu- tura. Gli operai non si lasciano spaventare dall’idea che la reazione promette di essere terribile, né dall’idea che la borghesia si accinge ad abbandonare la rivoluzione. Gli operai non attendono transazioni, non chiedono elemosine; essi aspirano a schiacciare implacabilmente le forze reazionarie, aspirano cioè alla dittatura democratica rivolu- zionaria del proletariato e dei contadini . DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 101 È certo che in un periodo di burrasca 'la nave del nostro partito corre più pericoli che non durante la calma « traversata » del progres- so liberale, quando gli sfruttatori spremono sangue alla classe operaia con una lentezza torturante. È certo che i compiti della dittatura democratica rivoluzionaria sono mille volte più difficili e più compli- cati dei compiti di « estrema opposizione » e della lotta puramente parlamentare. Ma colui che, nell’attuale momento rivoluzionario, può scientemente preferire una traversata tranquilla e il cammino del- l’« opposizione » senza pericoli meglio farà se abbandonerà per qual- che tempo il lavoro socialdemocratico e aspetterà la fine della rivolu- zione, quando la festa sarà terminata e ricomincerà la vita di tutti i giorni, quando il suo modo di vedere prosaico e ristretto non sarà più in cosi stridente contrasto con i compiti della classe operaia, non ne sarà più una deformazione cosi mostruosa. Alla testa di tutto il popolo, e soprattutto dei contadini, per la libertà completa, per una rivoluzione democràtica conseguente, per la repubblica! Alla testa di tutti i lavoratori e di tutti gli sfruttati, per il socialismo. Questa deve essere praticamente la politica del pro- letariato rivoluzionario, questa la parola d’ordine di classe che deve ispirare e determinare la soluzione di ogni problema tattico, di ogni azione pratica del partito operaio durante la rivoluzione. POSTILLA Ancora twa volta /’Osvobozdenie. Ancora una volta il neois\rismo I numeri 71-72 AtWOsvobozdente e 102-103 dell 'ls\ra ci offrono una documentazione nuova, ricchissima, sulla questione alla quale abbiamo dedicato il paragrafo 8 del nostro opuscolo. Essendoci im- possibile utilizzare qui tutta questa ricca documentazione, ci soffer- meremo solo sull’essenziale: in primo luogo, quale «realismo» nelle file della socialdemocrazia viene elogiato AzìYÒsvobozdenie e perché questo lo deve elogiare; in secondo luogo quale rapporto esiste tra i due concetti: rivoluzione e dittatura. 1. PERCHÉ I REALISTI LIBERALI BORGHESI ELOGIANO I « REALISTI » SOCIALDEMOCRATICI? Gli articoli intitolati La scissione della socialdemocrazia russa e Il trionfo del buon senso ( Osvobozdenie , n. 72), costituiscono per i proletari coscienti un giudizio preziosissimo sulla socialdemocrazia, formulato dai rappresentanti della borghesia liberale. Non raccoman- deremo mai abbastanza ad ogni socialdemocratico di leggere questi articoli nel loro testo completo e di pesarne ogni frase. Citeremo anzi- tutto le tesi principali dei due articoli. «È assai difficile per un osservatore estraneo — dice YOsvobozdenic — afferrare il reale senso politico del dissenso che ha scisso il partito so- cialdemocratico in due frazioni. Non è completamente esatto e in ogni caso non si caratterizza in modo esauriente la “ maggioranza ” dicendo che è piu radicale c rigida della 44 minoranza ”, la quale ammette, negli DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA I0 3 interessi della causa, alcuni compromessi. Almeno i dogmi tradizionali dell’ortodossia marxista sono forse custoditi ancor piu gelosamente dalla frazione della minoranza, che non da quella di Lenin. La definizione seguente ci pare piu esatta. Il tratto politico principale della “ maggio- ranza ” c un rivoluzionarismo astratto, lo spìrito di rivolta, il desiderio di suscitare con qualsiasi mezzo 1’insurrezionc delle masse popolari e di impadronirsi immediatamente del potere in loro nome; ciò avvicina in una certa misura i “ leninisti ** ai socialisti-rivoluzionari, e l'idea della lotta di classe è offuscata nel loro spirito dall'idea della rivoluzione popo- lare russa. Rinnegando in pratica molte idee limitate della dottrina social democratica, i “ leninisti ” sono d’altra parte imbevuti dalle idee limitate del rivoluzionarismo; si rifiutano di adempiere qualsiasi lavoro pratico che non sia la preparazione immediata deirinsurrezione; ignorano per principio qualsiasi forma di agitazione legale o semilegale e ogni sorta di compromessi, praticamente utili, con le altre correnti deiropposizione. La minoranza, al contrario, pur attenendosi fermamente al dogma marxista, salvaguarda al tempo stesso gli elementi realistici della concezione marxi- sta del mondo. L’idea precipua di questa frazione è la contrapposizione degli interessi del “ proletariato ” agli interessi della borghesia. Ma d’altra parte, essa concepisce la lotta del proletariato — nei limiti s’intende, det- tati dai dogmi inconcussi della socialdemocrazia — con una lucidità reali- stica e con la chiara consapevolezza di tutte le condizioni di questa lotta e di tutti i suoi compiti concreti. Le due frazioni non applicano il loro fon- damentale punto di vista con una coerenza rigorosa, perché sono vincolate, nella loro opera creatrice, ideologica e politica, dalle rigide formule del catechismo socialdemocratico che impediscono ai u leninisti *’ di diven- tare dei veri e propri ribelli del tipo, almeno, di alcuni dirigenti socialisti- rivoluzionari, e agli “ iskristi ” di divenire i dirigenti pratici del movi- mento politico reale della classe operaia ». E il pubblicista del YOsvobozdcnie, dopo aver riassunto il contenuto delle risoluzioni principali, illustra con qualche osservazione concreta le sue « idee » generali. Paragonata al III Congresso, egli dice, « la confe- renza della minoranza ha un atteggiamento assolutamente diverso verso l’insurrezione armata ». E la differenza delle risoluzioni sul governo prov- visorio « deriva dall’atteggiamento verso ['insurrezione armata ». « Lo stesso dissenso si manifesta anche nell’atteggiamento verso i sindacati operai. I “ leninisti ” nella loro risoluzione non hanno detto una sola pa rola su questo punto di partenza essenziale dell’educazione politica e dell’organizzazione della classe operaia. La minoranza, al contrario, ha elaborato una risoluzione molto seria ». Nei confronti dei liberali, le due 104 LENIN frazioni, secondo l'autore, sono unanimi, ma il III Congresso «ripete quasi testualmente la risoluzione di Plekhanov sulPatteggiamento verso i liberali, approvata al II Congresso, e respinge la risoluzione di Staro ver, piu favorevole ai liberali, approvata dallo stesso congresso ». Le risolu- zioni del congresso e della conferenza sul movimento contadino sono, in generale, dello stesso tono, ma « la “maggioranza ” sottolinea con mag- giore forza luiea della confisca rivoluzionaria delle terre dei grandi pro- prietari fondiari, ecc,, mentre la “ minoranza ” vuol porre alla base della sua propaganda la rivendicazione delle riforme democratiche amministra- tive e statali ». UOsvobozdenie cita infine una risoluzione menscevica pubblicata nel n. ioo dc\YIsJ(ra, il cui punto principale dice: « Considerando che nel momento attuale il solo lavoro clandestino non può assicurare alle masse una sufficiente partecipazione alla vita del partito e conduce in parte alla contrapposizione delle masse, in quanto tali, al partito, come organizza- zione illegale, è necessario che quest’ ultima prenda nelle sue mani la di- rezione della lotta professionale operaia sul terreno legale, legandola stret- tamente con i compiti della socialdemocrazia », A proposito di questa risoluzione YOsvobozdenie esclama: «Noi salutiamo caldamente questa risoluzione, come un trionfo del buon senso, come un risveglio della co- scienza di una parte del partito socialdemocratico in fatto di tattica». Ora il lettore conosce tutti i giudizi fondamentali ddl'Osvoboz- denie , Sarebbe naturalmente un grave errore ritenere che siano esatti, cioè conformi alla verità obiettiva. Ogni socialdemocratico può facil- mente scoprirvi ad ogni passo degli errori. Sarebbe ingenuo dimenti- care che essi sono da cima a fondo impregnati degli interessi e del modo di vedere della borghesia liberale, che in questo senso sono da cima a fondo parziali e tendenziosi. Essi riflettono le idee della social- democrazia nello stesso modo in cui uno specchio concavo o convesso riflette gli oggetti. Ma sarebbe un errore ancor piu grave dimenticare che questi giudizi, deformati alla maniera borghese, riflettono, in ul- tima analisi, i veri interessi della borghesia, la quale, come classe, com- prende certamente molto bene quali tendenze in seno alla socialdeim- crazia le sono utili, prossime, familiari, simpatiche e quali altre le sono dannose, lontane, estranee, antipatiche. Il filosofo o il pubblicista bor- ghese non comprenderà mai bene la socialdemocrazia, né la menscevi- ca, né la bolscevica. Ma, se è un pubblicista più o meno intelligente, Vistinto di classe non lo ingannerà, ed egli coglierà sempre in modo DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 10 5 fondamentalmente giusto — anche se la presenterà in modo falso — la importanza che ha per la borghesia questa o quella tendenza in seno alla socialdemocrazia. L’istinto di classe del nostro nemico e il suo giudizio classista meritano perciò sempre la piu seria attenzione di ogni proletario cosciente. Che cosa ci dice dunque per bocca degli osvobozdentsy l’istinto di classe della borghesia russa? Esso esprime in modo del tutto preciso la sua soddisfazione per le tendenze dei neoiskristi, lodando questi ultimi per il loro reali- smo, la loro lucidità di mente, per il trionfo del buon senso, la se- rietà delle loro risoluzioni, per la loro chiarezza di idee in fatto di tattica, il loro senso pratico, ecc.; e il suo malcontento per le ten- denze del III Congresso, del quale biasima la limitatezza, il rivolu- zionarismo, lo spirito di rivolta, il rifiuto di addivenire a compro- messi praticamente utili, ecc. L’istinto di classe della borghesia le suggerisce precisamente ciò che piu volte, con i dati piu precisi* è stato dimostrato nella nostra stampa, ossia che i neoiskristi rap- presentano l’ala opportunistica e i loro avversari _ l’ala rivoluziona- ria dell’odierna socialdemocrazia russa. I liberali non possono non simpatizzare per le tendenze della prima e non possono non con- dannare le tendenze della seconda. In quanto ideologi della borghe- sia, essi comprendono perfettamente che il « senso pratico, la luci- dità di mente, la serietà » della classe operaia — ossia la limitazione* di fatto, del suo campo d’azione nel quadro del capitalismo, delle riforme, della lotta professionale, ecc. — sono vantaggiosi per la bor- ghesia. Pericolosa e terribile per la borghesia è la « limitatezza rivo- luzionaria » del proletariato e la sua volontà di conquistare, in nome dei suoi obiettivi di classe, una funzione dirigente nella rivoluzione popolare russa. Che per gli osvobozdentsy il significato della parola «realismo sia veramente tale è provato tra l’altro dall’uso che ne hanno fatto prima l 'Osvobozdenie e il signor Struve. Uls\ra stessa non poteva che riconoscere che tale era il significato del « realismo » per gli osvobozdentsy . Ricordate, per esempio, l’articolo L'ora è giuntai nel supplemento del n. 73-74 AtlYlsfya. L’autore di questo articolo (in- terprete conseguente delle idee del «pantano» al II Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo) espresse Topinione esplicita io 6 LENI NT che al congresso «Akimov fu piuttosto lo spettro dellopportunismo che non il suo vero e proprio rappresentante». E la redazione del- Vls^ra si vide immediatamente costretta a correggere l’autore del- Tarticolo dichiarando in una nota: « È impossibile essere daccordo con questa opinione. Le idee del compagno Akimov sul programma recano i segni evidenti deH’opportu- nismo, ed è ciò che riconosce anche il critico àtW'Osvobozdenie in uno degli ultimi numeri, facendo osservare che il compagno Akimov appar- tiene alla tendenza “realistica” si legga: revisionistica». Dunque, Visura sa essa stessa benissimo che il «realismo» del- YOsvobozdente è solo opportunismo e nulFaltro che opportunismo. E se oggi, attaccando il «realismo liberale» (Isf^ra, n. 102), passa sotto silenzio le lodi prodigatele dai liberali per il suo realismo, que- sto silenzio va spiegato col fatto che simili lodi sono piu amare di qualsiasi biasimo. Queste lodi (che non sono né casuali, né prodigate per la prima volta àsXYOsvobozdenié) dimostrano effettivamente la parentela esistente tra il realismo liberale e le tendenze del « realismo » (leggi: opportunismo) socialdemocratico che traspaiono in tutte le risoluzioni dei neoiskristi e sono dovute a tutta la loro posizione tat- tica errata. Infatti la borghesia russa ha rivelato pienamente nella rivolu- zione « popolare» la sua inconseguenza e la sua cupidigia; le ha rive- late* e con i ragionamenti del signor Struve, e con il tono e il conte- nuto della gran mole di giornali liberali, e con il carattere delazione politica di moltissimi zemtsy , di moltissimi intellettuali e in generale dei diversi sostenitori dei signori Trubetskoi, Petrunkevic, Rodicev e soci. Certo, non sempre la borghesia comprende chiaramente che da una parte il proletariato e il « popolo » sono utili alla sua rivoluzione come carne da cannone, come un ariete contro l’autocrazia, ma che, dall’altra parte, il proletariato e i contadini rivoluzionari sono per lei estremamente pericolosi, nel caso in cui conseguissero una «vit- toria decisiva sullo zarismo» e portassero a termine la rivoluzione democratica, però in generale il suo istinto di dasse le permette di percepire benissimo questo fatto. Essa aspira quindi con tutte le sue forze a che il proletariato si accontenti di una funzione « modesta » nella rivoluzione, sia piti sobrio, più pratico, più realista, e che la sua DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA IO7 azione sia determinata dal principio: «Purché la borghesia non si allontani ». I borghesi colti sanno benissimo che sarà loro impossibile elimi- nare il movimento operaio. Ed evitano quindi assolutamente di pre- sentarsi come nemici di questo movimento, come nemici della lotta di classe del proletariato. No, essi si inchinano profondamente da- vanti al diritto di sciopero, alla lotta di classe condotta in modo ci- vile, concepiscono il movimento operaio e la lotta di classe alla ma- niera di Brentano e di Hirsch-Duncker 29 . In altre parole, sono dispo- stissimi a « concedere » agli operai il diritto di sciopero e di associa- zione (diritto che, di fatto, gli operai stessi si sono già quasi conqui- stato), purché gli operai rinunzino allo «spirito di rivolta», al «limi- tato rivoluzionarismo », all’ostilità verso i «compromessi pratica- mente utili », alla pretesa e anche all’aspirazione di dare alla « rivolu- zione popolare russa » l’impronta della loro lotta di classe, l’impron- ta della coerenza proletaria, della decisione proletaria, del « giacobini- smo plebeo ». I borghesi colti di tutta la Russia cercano in mille modi e per mille vie — libri *, conferenze, discorsi, conversazioni, ecc. — di inculcare negli operai l’idea della sobrietà (borghese), dello spirito politico (liberale), del realismo (opportunista), della lotta di classe (alla Brentano), delle organizzazioni sindacali (alla Hirsch-Duncker), ecc. Le due ultime parole d’ordine sono particolarmente comode per i borghesi del partito « democratico costituzionale », o osvobozdentsy, poiché in apparenza coincidono con le parole d’ordine marxiste, poi- ché una piccola omissione, una leggera deformazione sono sufficienti per poterle confondere facilmente con le parole d’ordine socialdemo- cratiche, o per farle talvolta passare per tali. Cosi, per esempio, Por- gano liberale legale Rassviet (sul quale cercheremo un giorno di intrattenerci piu particolareggiatamente coi lettori del Proletari ) non di rado dice cose talmente « ardite » sulla lotta di classe, sulla possi- bilità che il proletariato sia truffato dalla borghesia, sul movimento operaio, sull’iniziativa del proletariato, ecc. ecc., che un lettore disat- tento e un operaio non evoluto potrebbero facilmente prendere il suo « socialdemocratismo » per oro colato. In realtà si tratta di una contraffazione borghese del socialdemocratismo, di una falsificazione e deformazione opportunista dell’idea della lotta di classe. * Cfr. Prokopovic, La questione operaia in Russia io8 LENIN Alla base di questa gigantesca (per la sua larga influenza sulle masse) falsificazione borghese c’è la tendenza a ridurre il movimento operaio essenzialmente a un movimento professionale, a tenerlo il piu lontano possibile da una politica indipendente (cioè rivoluziona- ria e orientata verso la dittatura democratica) e « ad offuscare nel loro [degli operai] spirito l’idea della rivoluzione popolare russa con l’idea della lotta di classe». Come il lettore vede, abbiamo capovolto la formula àzWOsvoboz- denie . Formula eccellente, che riflette perfettamente due punti di vi- sta circa la funzione del proletariato nella rivoluzione democratica: il punto di vista borghese e il punto di vista socialdemocratico. La borghesia vuole che il proletariato riduca la sua attività al solo movi- mento professionale e vuole, con ciò, « offuscare nel suo spirito l’idea della rivoluzione popolare russa con l’idea della lotta di classe » (se- condo Brentano), precisamente come gli autori bemsteiniani del Cre- do offuscavano nella coscienza degli operai l’idea della lotta politica con l’idea di un movimento «puramente operaio». La socialdemo- crazia vuole, al contrario, sviluppare la lotta di classe del proletariato affinché questo assuma una funzione dirigente nella rivoluzione po- polare russa; vuole cioè far giungere questa rivoluzione fino alla dit- tatura democratica del proletariato e dei contadini. La nostra è una rivoluzione di tutto il popolo, dice la borghesia al proletariato. In quanto classe distinta tu devi quindi limitarti alla tua lotta di classe; devi, in nome del «buon senso», rivolgere la tua attenzione principalmente ai sindacati e alla loro legalizzazione; devi considerare appunto questi sindacati come «il punto di partenza es- senziale della tua educazione politica e della tua organizzazione»; devi elaborare, in un periodo rivoluzionario, soprattutto delle risolu- zioni «serie», sul genere di quelle della nuova Is\ra\ devi dimo- strarti benevolo verso le risoluzioni « più favorevoli ai liberali»; devi preferire i dirigenti che tendono a divenire dei « dirigenti pratici del movimento politico reale della classe operaia»; devi «salvaguardare gli elementi realistici della concezione marxista del mondo » (se per sfortuna sei già contaminato dalle « rigide formule » di questo cate- chismo « non scientifico »). La nostra è una rivoluzione di tutto il popolo, dice la socialdemo- crazia al proletariato. In quanto classe più avanzata, e unica classe rivoluzionaria fino in fondo, tu devi quindi, non solo tendere a par- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA IO9 teciparvi con la massima energia, ma anche ad avervi una funzione dirigente. Non devi quindi rinchiuderti nel quadro di una lotta di classe concepita in senso ristretto, soprattutto nel senso di un movi- mento professionale, ma devi, al contrario, cercare di allargare il qua- dro e il contenuto della tua lotta di classe, facendovi rientrare non solo tutti i compiti dell’attuale rivoluzione russa, democratica e popo- lare, ma anche quelli della futura rivoluzione socialista. Ecco perché, senza trascurare il movimento professionale, senza rinunciare a uti- lizzare anche la piu piccola libertà che la legalità ti offre, tu devi, nel- l’epoca della rivoluzione, mettere in primo piano i compiti dell’insur- rezione armata, della formazione di un esercito rivoluzionario e di un governo rivoluzionario, unici mezzi che conducono alla vittoria com- pleta del popolo sullo zarismo, alla conquista di una repubblica demo- cratica e di una vera libertà politica. È superfluo parlare dell’atteggiamento ambiguo, inconseguente, e col quale naturalmente simpatizza la borghesia, che i neoiskristi, grazie alla loro « linea » sbagliata, hanno preso, nelle loro risoluzioni, su questo problema. 2. IL COMPAGNO MARTYNOV « APPROFONDISCE » ANCORA UNA VOLTA LA QUESTIONE Passiamo aH'analisi degli articoli di Martynov pubblicati nei nu- meri 102 e 103 àtWIskra . Non risponderemo naturalmente ai tenta- tivi da lui fatti per dimostrare che la nostra interpretazione di alcuni brani di Engels e di Marx è sbagliata e la sua è giusta. Questi tenta- tivi sono cosi poco seri, i sotterfugi di Martynov sono cosi evidenti, la questione è cosi chiara che non sarebbe interessante riparlarne an- cora una volta. Ogni lettore capace di pensare capirà facilmente egli stesso le manovre puerili fatte da Martynov per ritirarsi su tutta la linea, e specialmente quando apparirà la traduzione completa del- l’opuscolo di Engels: / bal{iinisti al lavoro , e di quello di Marxt Indirizzo del Consiglio della Lega dei comunisti % marzo 1850, a cura di un gruppo di collaboratori del Proletari . Basta citare un brano dell’articolo di Martynov perché la sua ritirata diventi cosa evidente per il lettore. e quasi ogni volta che prende la parola ci fornisce una nuova magnifica do- cumentazione per giudicare della falsità della posizione della nuova Ishra, Egli dichiara nel n. 102 che Lenin « ha di soppiatto sostituito l’uno all’altro i concetti di rivoluzione c di dittatura » (p. 3, co- lonna 2). È a questa imputazione che si riducono in sostanza tutte le ac- cuse che ci lanciano i neoiskristi. E come siamo grati a Martynov di quest’accusa! Che inapprezzabile servizio ci rende nella nostra lotta contro il neoiskrismo formulando in tal modo la sua accusa! Decisa- mente dovremmo chiedere alla redazione àt\Yls\ra che lanci piu spesso contro di noi Martynov per « approfondire » gli attacchi contro il Proletari e per formularli dal « punto di vista dei veri principi ». Per- ché quanto più Martynov si sforza di ragionare secondo i principi, tan- to meno gli riesce, e tanto più mostra in modo saliente gli errori dei neoiskristi, tanto meglio perviene ad eseguire su di lui e sui suoi amici l’utile operazione pedagogica: reductio ad absurdum (ridurre all’assurdo i principi della nuova Ishra ). DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA III Il Vperiod e il Proletari « sostituiscono » l’uno all’altro i concetti di rivoluzione e di dittatura. L 'ls\ra non vuole una tale « sostitu- zione ». È proprio cosi, egregio compagno Martynov! Avete detto inavvertitamente una grande verità. Avete confermato con una nuova formula la nostra affermazione: Visura si trascina a rimorchio della rivoluzione, devia, nella definizione dei suoi obiettivi, verso le idee degli osvobozdentsy , mentre il Vperiod e il Proletari lanciano parole d’ordine che fanno avanzare la rivoluzione democratica. Non lo capite, compagno Martynov? La questione è importante, e ci sforzeremo di darvi una spiegazione circostanziata. Il carattere borghese della rivoluzione democratica si manifesta fra l’altro nel fatto che diverse classi, diversi gruppi e strati sociali, i quali riconoscono pienamente la proprietà privata e l’economia mer- cantile, e sono incapaci di uscire da questo quadro, giungono per forza di cose a riconoscere che l’autocrazia e, in generale, tutto il re- gime feudale non servono piu e rivendicano anch’essi la libertà. Il carattere borghese di questa libertà, che la « società » rivendica ed è difesa con un torrente di parole (niente altro che parole!) dai grandi proprietari fondiari e dai capitalisti, diventa quindi sempre piu chia- ro. E al tempo stesso la differenza radicale tra la lotta degli operai e quella della borghesia per la libertà, tra la democrazia proletaria e la democrazia liberale diventa sempre più evidente. La classe operaia e i suoi rappresentanti coscienti avanzano e spingono innanzi questa lotta, senza aver paura di condurla a. termine, anzi, aspirando a oltre- passare di gran lunga l’ultimo limite della rivoluzione democratica. La borghesia è inconseguente e cupida: non accetta le parole d’or- dine della libertà che parzialmente e con ipocrisia. Tutti i tentativi di segnare con un tratto particolare, con « paragrafi » appositamente elaborati (del genere di quelli della risoluzione di Starover o della conferenza) il limite al di là del quale comincia l’ipocrisia degli amici borghesi della libertà, o, se volete, questo tradimento della li- bertà da parte dei suoi amici borghesi, tutti questi tentativi sono con- dannati inevitabilmente a fallire, poiché la borghesia, che si trova tra due fuochi (l’autocrazia e il proletariato), è capace di cambiare in mille modi e con mille mezzi la sua posizione e le sue parole d’or- dine, adattandosi di un pollice a destra e di un pollice a sinistra, mercanteggiando senza fine e facendo costantemente il sensale. Il compito della democrazia proletaria non consiste nell’inventare tali IIZ LENIN «paragrafi» senza vita, ma nell’esercitare un’instancabile critica della situazione politica in sviluppo, nello smascherare le inconseguenze e i tradimenti, sempre nuovi e imprevisti, della borghesia. Ricordatevi la storia degli articoli politici del signor Struve nelle pubblicazioni illegali, la storia della guerra condotta contro di lui dalla socialdemocrazìa, e capirete chiaramente in qual modo la so- cialdemocrazia, campione del democratismo proletario, ha adempiuto questo compito. H signor Struve cominciò con l’annunciare una pa- rola (tardine nel puro spirito di Scipov: «diritti e potere agli zemstvo* ( si veda il mio articolo nella Zarià : I persecutori degli « zemstvo » e gli Annibali del liberalismo 3l ). La socialdemocrazia lo denunciò e lo spinse verso un programma nettamente costituzionalista. Quando queste «spinte» ebbero raggiunto il loro effetto, grazie al corso particolarmente rapido degli avvenimenti rivoluzionari, la lotta si orientò verso il seguente problema del democratismo : non soltanto una Costituzione qualsiasi, ma assolutamente il suffragio universale, diretto, ugnale e a scrutinio segreto. Dopo « aver strappato » all’« av- versario » anche questa nuova posizione (l’accettazione del suffragio universale da parte àéV« Unione per la liberazione»), continuammo l'assalto, rivelammo l’ipocrisia e la menzogna del sistema bicamerale, l’accettazione incompleta del suffragio universale da parte degli osvo - bozdentsy, smascherando la loro democrazia da sensali, testimoniata dal loro spirito monarchico , oppure, in altre parole, il cattivo mercato che gli eroi borghesi dell’« Unione» facevano degii interessi della grande rivoluzione russa. La selvaggia ostinazione dell’autocrazia, i progressi giganteschi della guerra civile, la situazione senza uscita nella quale i monar- chici avevano gettato la Russia cominciarono infine ad aprire uno spiraglio nei cervelli piu chiusi. La rivoluzione diventava un fatto. Per riconoscere la rivoluzione non occorreva ormai più essere un rivolu- zionario. Il governo autocratico di fatto si decomponeva — e si dt- compone — agli occhi di tutti. Come un liberale (signor Gredeskul) ha giustamente rilevato nella stampa legale, si è creato di fatto uno stato di cose in cui non vi è sottomissione a questo governo. Nono- stante tutta la sua forza apparente, l’autocrazia ha rivelato la sua im- potenza. Gli avvenimenti della rivoluzione in corso hanno semplice 1 - mente cominciato a togliere di’ mezzo quest’organismo parassitario -che imputridisce mentre è ancora in vita. Costretti a basare la loro DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA attività (o piuttosto i loro traffici politici) sui rapporti esistenti e di fatto stabiliti, i borghesi liberali hanno cominciato a comprendere la necessità dì riconoscere la rivoluzione . Non perché siano dei rivolu- zionari, ma benché non lo siano. Lo fanno per necessità e a malincuo- re, vedendo con rabbia i successi della rivoluzione, accusando di rivolu- zionarismo l’autocrazia che non vuole transazioni ma una lotta a morte. Mercanti nati, essi odiano la lotta e la rivoluzione, ma le cir- costanze li costringono a mettersi sul terreno della rivoluzione, poi- ché altro terreno non esiste. Assistiamo cosi a uno spettacolo oltremodo comico. Le prostitute del liberalismo borghese tentano di drappeggiarsi nella toga del rivo- luzionarismo. Gli osvobozdentsy — risum teneatis ,. amici! — comin- ciano a parlare in nome della rivoluzione! Gli osvobozdentsy affer- mano che « non temono la rivoluzione » (signor Struve, n. 72 del- YOsvobozdenie) !!! Gli osvobozdentsy accampano la pretesa di «met- tersi alla testa della rivoluzione»!!! Questo fatto eccezionalmente significativo caratterizza, piu che il progresso del liberalismo borghese, i successi reali del movimento rivoluzionario, che ha saputo imporsi. La borghesia stessa comincia a rendersi conto che è molto piu vantaggioso mettersi sul terreno della rivoluzione, tanto l’autocrazia è scossa. Ma d’altra parte questo fatto, il quale attesta che il movimento nel suo insieme si eleva ad uno stadio nuovo, superiore, ci assegna dei compiti anch’essi nuovi, anch’essi superiori. Il riconoscimento della rivoluzione da parte della borghesia non può essere sincero, indipendentemente dalla buona fede di questo o quel suo ideologo. Anche in questo stadio superiore del movimento la borghesia non può non portare con sé la sua cupi- digia, la sua inconseguenza, il suo mercantilismo e i suoi meschini sotterfugi reazionari. Nel momento attuale dobbiamo formulare in altro modo i compiti concreti , immediati della rivoluzione, in nome del nostro programma e per lo sviluppo di questo programma. Ciò che ieri era sufficiente, oggi non lo è piti. Ieri forse era sufficiente esigere che si riconoscesse la rivoluzione quale parola d’ordine demo- cratica d’avanguardia. Oggi è troppo poco. La rivoluzione ha saputo imporsi persino al signor Struve. Oggi la classe d’avanguardia deve determinare esattamente il contenuto stesso degli obiettivi, immediati ed impellenti di questa rivoluzione, I signori Struve, pur ricono- u 4 LENIN scendo la rivoluzione, lasciano immediatamente intravedere come sempre le loro orecchie d'asino e riprendono ancora una volta la vecchia canzone della possibilità di una soluzione pacifica, di un appello di Nicola che inviti al potere i signori osvobozdentsy , ecc. ecc. Questi signori riconoscono la rivoluzione per poi truffarla e tra- dirla col minore dei rischi. Sta a noi dire ora al proletariato e al popolo intero che la parola d’ordine «rivoluzione» non basta, mo- strare la necessità di una definizione chiara, che non possa dar luogo ad equivoci, di una definizione conseguente e decisiva del contenuto stesso della rivoluzione. E questa definizione ci è data appunto da una parola d’ordine, la sola capace di esprimere con esattezza la «vittoria decisiva» della rivoluzione: dittatura democratica rivolu- zionaria del proletariato e dei contadini 34 . L’abuso delle parole è un fenomeno comune in politica. Parecchie volte, per esempio, si autodefinirono « socialisti » sia i partigiani del liberalismo borghese in Inghilterra («noi siamo ora tutti socialisti»: « We all are socialists notu », disse Harkort), sia i partigiani di Bis- marck e gli amici del papa Leone XIII. Si può benìssimo abusare della parola «rivoluzione», e a un determinato stadio del movimento questo abuso è inevitabile. Quando il signor Struve parlò in nome della rivoluzione, ci venne involontariamente alla mente Thiers. Qualche giorno prima della rivoluzione di febbraio, questo nano mo- struoso, quest’ideale rappresentante politico della venalità della bor- ghesia, aveva fiutato l’approssimarsi della tempesta popolare. E di- chiarò dalla tribuna parlamentare ch’egli era del partito della rivolu - zionel (cfr. La guerra civile in Francia , di Marx 3 ^. Il significato poli- tico del passaggio degli osvobozdentsy al partito della rivoluzione è perfettamente identico a quel « passaggio » di Thiers. Poiché i Thiers russi hanno incominciato a dire di essere del partito della rivolu- zione, ciò significa che la parola d’ordine della rivoluzione non basta più, non dice nulla, non determina nessun obiettivo; la rivoluzione è divenuta un fatto, e dalla sua parte sono passati in gran numero gli elementi più disparati. Che cos’c in realtà la rivoluzione dal punto di vista marmista? È l’abbattimento violento della sovrastruttura politica invecchiata, il cui crollo viene a un certo momento determinato dal suo contrasto con i nuovi rapporti di produzione. Il contrasto dell’autocrazia con tutto il regime capitalistico in Russia, con tutto ciò che lo sviluppo demo- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA ”5 cratico borghese richiede, ha determinato oggi un crollo tanto più forte quanto più a lungo questo contrasto è stato artificiosamente mantenuto. La sovrastruttura scricchiola disperatamente, cede alla pressione, si indebolisce. Il popolo deve egli stesso, a mezzo dei rap- presentanti delle sue diverse classi e dei suoi diversi gruppi, crearsi una nuova sovrastruttura. A un determinato momento diviene chiaro per tutti che la vecchia sovrastruttura ormai non serve più. Tutti riconoscono la rivoluzione. Ora si tratta di determinare quali classi precisamente, e come precisamente , devono edificare la nuova sovra- struttura. Se non lo si determina, la parola d ordine della rivoluzione è oggi vacua, senza contenuto, giacché la debolezza deirautocrazia fa divenire « rivoluzionari» anche i granduchi e le Mos\ovs\ie Vìe- domostiì Se non lo si determina non si può parlare degli obiettivi democratici avanzati della classe d’avanguardia. E può determinarlo la parola d’ordine: dittatura democratica degli operai e dei contadini. Questa parola d’ordine indica quali sono le classi su cui si possono e si devono appoggiare i nuovi « edificatori » della nuova sovrastrut- tura, il suo carattere (dittatura «democratica», a differenza di quella socialista) e il mezzo per edificarla (dittatura, cioè repressione vio- lenta della resistenza violenta, armamento delle classi rivoluzionarie del popolo). Chi non accetta oggi la parola d’ordine della dittatura democratica rivoluzionaria, la parola d’ordine dell’esercito rivoluzio- nario, del governo rivoluzionario, dei comitati contadini rivoluzio- nari o non comprende e non comprenderà mai i compiti della rivolu- zione, non sa determinare quei suoi nuovi compiti superiori che il momento attuale impone, oppure, abusando della parola d’ordine « rivoluzione », inganna il popolo e tradisce la rivoluzione. Primo caso: il compagno Martynov e i suoi amici. Secondo caso: il signor Struve e tutto il partito « democratico costituzionale » de- gli zemtsy. Il compagno Martynov è stato cosi perspicace e ingegnoso da muoverci l’accusa di aver « sostituito » l’uno all’altro i concetti di dit- tatura e di rivoluzione proprio nel momento in cui lo sviluppo della rivoluzione richiedeva di determinarne gli obiettivi con la parola d’ordine della dittatura! Il compagno Martynov ha avuto ancora una volta la sfortuna di rimanere alla coda, di rimanere incagliato al penultimo gradino, al livello degli « osvobozdentsy », poiché il ricono- scere la « rivoluzione » (a parole) e il non voler riconoscere la ditta- ii 6 LENIN tura democratica del proletariato e dei contadini (cioè la rivoluzione nei fatti) corrisponde appunto alla posizione politica degli osvoboz - dentsy, cioè agli interessi della borghesia monarchica liberale. La borghesia liberale, per bocca del signor Struve, si pronuncia oggi per la rivoluzione. Il proletariato cosciente esige, per bocca dei socialde- mocratici rivoluzionari, la dittatura del proletariato e dei contadini. E qui interviene nella disputa il saggio della nuova h\ra> gridando; non osate sostituire l’uno airaltro i concetti di rivoluzione e di ditta- tura! Non è dunque forse vero che la falsa posizione dei neoiskristi li condanna a trascinarsi sempre alla coda degli osvobozdentsyì Abbiamo dimostrato che gli osvobozdentsy salgono uno ad uno (non senza l’influenza delle spinte incoraggianti della socialdemo- crazia) i gradini che conducono a riconoscere la democrazia. L’og- getto della nostra discussione con essi all’inizio fu: scipovismo (di- ritti e potere agli zemstvo ) o costituzionalismo? In seguito: suffragio limitato o suffragio universale? Poi: riconoscimento della rivoluzione o mercato da sensali con l’autocrazia? E infine, oggi: riconoscimento della rivoluzione senza dittatura del proletariato e dei contadini o riconoscimento della rivendicazione della dittatura di queste classi nella rivoluzione democratica? È possibile e probabile che gli osvo- bozdentsy (quelli odierni o i loro successori nell’ala sinistra della de- mocrazia borghese, poco importa) salgano ancora un gradino, che riconoscano cioè col tempo (forse nell’epoca in cui il compagno Mar- tynov sarà salito ancora di un gradino) anche la parola d’ordine della dittatura. Anzi, sarà inevitabilmente così se la rivoluzione russa avan- zerà con successo e riporterà una vittoria decisiva. Quale sarà allora la posizione della socialdemocrazia? La vittoria completa della rivo- luzione attuale segnerà la fine della rivoluzione democratica e Tini- zio di una lotta decisiva per la rivoluzione socialista. Il soddisfaci- mento delle rivendicazioni degli odierni contadini, la sconfitta totale della reazione, la conquista della repubblica democratica segneranno la fine completa del rivoluzionarismo della borghesia e persino della piccola borghesia, e l’inizio di una vera lotta del proletariato per il socialismo. Quanto piu la rivoluzione democratica sarà completa, tanto più questa nuova lotta avrà un corso rapido, esteso, netto e de- ciso. La parola d’ordine della dittatura «democratica» esprime pet l’appunto questo carattere storicamente limitato della rivoluzione at- tuale e la necessità di nua nuova lotta, sul terreno di nuovi ordinameli- DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA n 7 ti, per la liberazione completa della classe operaia da ogni oppressione e da ogni sfruttamento. In altre parole, quando la borghesia democra- tica o la piccola borghesia saranno salite ancora di un gradino, quan- do non solo la rivoluzione, ma la vittoria completa della rivoluzione sarà diventata un fatto reale, allora « sostituiremo » (suscitando forse le orribili urla dei nuovi futuri Martynov) alla parola d’ordine della dittatura democratica quella della dittatura socialista del proletariato, ossia della rivoluzione socialista integrale. 3. LA CONCEZIONE BORGHESE VOLGARE DELLA DITTATURA E LA CONCEZIONE DI MARX Mehring racconta nelle note di cui corredò la sua edizione degli articoli di Marx, pubblicati nel 1848 nella 'Nuova gazzetta renana , che le pubblicazioni borghesi facevano tra Faltro la seguente accusa a questo giornale: la Nuova gazzetta renana avrebbe rivendicato «l’instaurazione immediata della dittatura come unico mezzo per realizzare la democrazia 3*. (Marx, Nachlass , v. Ili, p. 53). Dal punto di vista borghese volgare il concetto di dittatura e il concetto di de- mocrazia si escludono l’un l’altro. Non comprendendo la teoria della lotta di classe, assuefatto a vedere sulla scena della lotta politica le meschine baruffe dei diversi gruppi e cóteries della borghesia, il bor- ghese per dittatura intende l’assenza di ogni libertà e di ogni garan- zia democratica, l’arbitrio generalizzato, l’abuso generalizzato del potere nell’interesse personale del dittatore. In fondo, è proprio que- sta concezione borghese volgare che trapela nel nostro Martynov, allorché, per concludere la sua « nuova campagna » nella nuova ls\ra, spiega la predilezione del Vperìod e del Proletari per la parola d’or- dine della dittatura col fatto che Lenin « desidera ardentemente ten- tare la sua sorte » {ls\ra, n. 103, p. 3, colonna 2). Per spiegare a Mar- tynov la differenza che esiste tra il concetto di dittatura di una classe e quello di dittatura di un individuo, tra i compiti della dittatura democratica e quelli della dittatura socialista, non sarà inutile soffer- marci sulle concezioni della Nuova gazzetta renana. « Ogni organizzazione provvisoria dello Stato — scrive la Nuova gazzetta renana il 14 settembre 1848 — dopo la rivoluzione esige la dittatura, e una dittatura energica. Noi abbiamo sin dall’inizio rim- ii8 LENIN proverato a Camphausen [presidente del consiglio dei ministri dopo il 18 marzo [848] di non agire in modo dittatoriale, di non spezzare ed estirpare immediatamente i resti delle vecchie istituzioni. E men- tre il signor Camphausen si cullava nelle illusioni costituzionali, il partito vinto [ossia il partito della reazione] rafforzava le sue posi- zioni nella burocrazia e nell’esercito e, qua e là, si arrischiava per- sino a riprendere di nuovo apertamente la lotta ». Con queste parole — come disse giustamente Mehring — viene riassunto in poche tesi ciò che è stato sviluppato con ricchezza di particolari dalla Nuova gazzetta renana , in lunghi articoli sul mini- stero Camphausen. Che cosa ci dicono queste parole di Marx? Che il governo rivoluzionario provvisorio deve agire dittatorialmente (tesi che, nel sacro orrore per la parola d’ordine della dittatura, Visura non ha mai potuto comprendere), che il compitò di questa dittatura è di distruggere i resti delle vecchie istituzioni (appunto ciò che è indicato con tanta chiarezza nella risoluzione del ITI Congresso del POSDR sulla lotta contro la controrivoluzione e che è omesso nella risoluzione della conferenza, come abbiamo mostrato piu sopra). In- fine e in terzo luogo da queste parole risulta che Marx sferzava i de- mocratici borghesi per le loro « illusioni costituzionali » nell’epoca della rivoluzione e della guerra civile aperta. Il vero senso di queste parole risulta con particolare rilievo dall’articolo della Nuova gaz- zetta renana del 6 giugno 1848. «Un’Assemblea costituente popolare — scriveva Marx — deve essere innanzi tutto un’assemblea attiva, ri- voluzionariamente attiva. L’Assemblea di Francoforte si occupa in- vece di esercizi scolastici di parlamentarismo e lascia al governo il compito di agire. Ammettiamo che questo dotto concilio riesca, dopo matura riflessione, ad elaborare il migliore ordine del giorno e la migliore Costituzione. A che varranno il migliore ordine del giorno e la migliore Costituzione, se nel frattempo i governi tedeschi avran- no già messo all’ordine del giorno la baionetta? » Ecco il senso della parola d’ordine : dittatura. Si può vedere da dò quale sarebbe stato Patteggiamento di Marx verso le risoluzioni che chiamano vittoria derisiva « la decisione di organizzare l’Assemblea costituente », o invitano « a rimanere il partito di estrema opposizione rivoluzionaria »! Nella vita dei popoli i grandi problemi vengono risolti esclusiva- mente con la forza Le classi piu reazionarie sono abitualmente le DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA I 19 prime a ricorrere alla forza, alla guerra civile, a « mettere all’ordine del giorno la baionetta », come ha fatto e continua a fare sistematica- mente, inflessibilmente, sempre e dappertutto l’autocrazia russa sin dal 9 gennaio. E dal momento che si è creata una tale situazione, dal momento che la baionetta figura realmente in testa allordine del giorno politico e che l’insurrezione si è dimostrata necessaria e ur- gente, le illusioni costituzionali e gli esercizi scolastici di parlamen- tarismo non servono piu che a nascondere il tradimento della rivolu- zione da parte della borghesia, a nascondere il modo in cui essa « si allontana» dalla rivoluzione. La classe effettivamente rivoluzionaria deve allora enunciare precisamente la parola d’ordine della dittatura. A proposito dei compiti di questa dittatura, Marx scriveva, sempre nella Nuova gazzetta renana: «L’Assemblea nazionale avrebbe do- vuto agire dittatorialmente contro le velleità reazionarie dei governi che avevano fatto il loro tempo; e allora si sarebbe conquistato nel- l’opinione popolare una forza tale contro la quale tutte le baionette si sarebbero spezzate... Quest’Assemblea, al contrario, stanca il popolo tedesco con discorsi tediosi, invece di trascinarlo al suo seguito o di esserne trascinata». L’Assemblea nazionale avrebbe dovuto, secondo Marx, « eliminare dal regime che di fatto esiste in Germania tutto ciò che è contrario al principio della sovranità del popolo », e quindi «consolidare il terreno rivoluzionario sul quale essa poggia e salva- guardare, contro tutti gli attacchi, la sovranità del popolo conquistata dalla rivoluzione». I compiti che Marx assegnava nel 1848 al governo rivoluzionario o alla dittatura si riducevano quindi in sostanza innanzi tutto alla rivoluzione democratica : difesa contro la controrivoluzione ed elimi- nazione effettiva di tutto ciò che è contrario alla sovranità del po- polo. Questo e nuU’altro è la dittatura democratica rivoluzionaria. Proseguiamo. Quali erano le classi che, secondo Marx, potevano e dovevano adempiere questo compito (applicare fino in fondo il prin- cipio della sovranità del popolo e respingere gli attacchi della contro- rivoluzione)? Marx parla del «popolo». Ma noi sappiamo che egli combatte sempre implacabilmente contro le illusioni piccolo-borghesi sull'unità del «popolo», sull’assenza della lotta in seno al popolo Dicendo « popolo » Marx non velava con questo termine la distin- zione fra le classi, ma comprendeva in questa nozione determinati elementi, capaci di condurre a termine la rivoluzione. 120 LENIN Dopo la vittoria del proletariato berlinese, del 18 marzo — scri- veva la Nuova gazzetta renana — i risultati della rivoluzione si sono rivelati duplici : « Da una parte, larmamento del popolo, la libertà di associazione, la sovranità del popolo effettivamente conquistata; dall’altra, il mantenimento della monarchia e il ministero Camphau- sen-Hansemann, un governo cioè di rappresentanti della grande bor- ghesia. La rivoluzione ha avuto cosi risultati di due tipi, che doveva- no inevitabilmente addivenire a una rottura. Il popolo ha vinto; esso ha conquistato libertà di carattere decisamente democratico, ma il do- minio effettivo non è passato nelle sue mani, ma nelle mani della grande borghesia. Insomma, la rivoluzione non è stata condotta a termine. Il popolo ha lasciato ai rappresentanti della grande borghe- sia il compito di formare il ministero, e questi rappresentanti della grande borghesia hanno subito rivelato i loro intenti, proponendo un’alleanza alla vecchia nobiltà prussiana e alla burocrazia. Arnim, Kanitz e Schwerin sono entrati nel ministero. « Per paura del popolo , vale a dire del proletariato e della bor- ghesia democratica, la grande borghesia, sin dalVinizio antirivoluzio- naria, ha concluso con la reazione un'alleanza difensiva e offensiva » (il corsivo è nostro). Cosi, non soltanto la « decisione di organizzare l’Assemblea costi- tuente » non è ancora sufficiente per la vittoria decisiva della rivolu- zione, ma non lo è neppure la sua convocazione effettiva! Anche dopo una vittoria parziale nella lotta armata (vittoria degli operai berlinesi sulle truppe, 18 marzo 1848) è possibile una rivoluzione «incompleta», «non portata a termine». Da che cosa dipende dun- que la possibilità di portare a termine la rivoluzione? Da questo: in quali mani passa il dominio effettivo, in quelle dei Petrunkevic è dei Rodicev, no, scusate, dei Camphausen e degli Hansemann, oppure nelle mani del popolo , cioè degli operai e della borghesia democra- tica. Nel primo caso la borghesia avrà il potere e il proletariato la «libertà di critica», la libertà di « rimanere il partito di estrema op- posizione rivoluzionaria». Subito dopo la vittoria, la borghesia con- cluderà un’alleanza con la reazione (ciò che avverrebbe inevitabil- mente anche in Russia se, ad esempio, gli operai pietroburghcsi ripor- tassero solo una vittoria parziale nella battaglia di strada contro le truppe e lasciassero ai signori Petrunkevic e soci il compito di formare DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 121 il governo). Nel secondo caso, la dittatura democratica rivoluzionaria, cioè la vittoria completa della rivoluzione, sarebbe possibile. Non ci resta che determinare con maggiore precisione ciò che Marx intendeva propriamente per «borghesia democratica » ( demo - \ratische Biirgerschaft ), che egli chiamava, insieme con gli operai, « popolo », contrapponendola alla grande borghesia. Il seguente brano delParticolo della Nuova gazzetta renana del 29 luglio 1848 dà una chiara risposta a questa domanda: «...La rivo- luzione tedesca del 1848 non è che una parodia della Rivoluzione francese del 1789. « Il 4 agosto 1789, tre settimane dopo la presa della Bastiglia, il popolo francese in una sola giornata ebbe ragione di tutti gli obbli- ghi feudali. «L’n luglio del 1848, quattro mesi dopo le barricate del marzo, gli obblighi feudali hanno avuto ragione del popolo tedesco. Teste Gierhe cum Hansemann *. « La borghesia francese, del 1789 non abbandonò nemmeno per un istante i suoi alleati, i contadini. Essa sapeva che la base del suo do- minio era Tabolizione del feudalesimo nei villaggi e il sorgere di una classe libera di contadini proprietari ( grundbesitzenden ). «La borghesia tedesca del 1848 tradisce senza alcuno scrupolo i contadini, i suoi alleati piu naturali, che sono carne della sua carne e senza i quali è impotente di fronte alla nobiltà. « Il mantenimento dei diritti feudali, la loro consacrazione sotto l’apparenza (illusoria) di un riscatto: tale è il risultato della rivolu- zione tedesca del 1848. La montagna ha partorito un topo! ». Brano molto istruttivo, che ci fornisce quattro tesi importanti: 1) la rivoluzione tedesca incompiuta differisce dalla rivoluzione fran- cese portata a termine per il fatto che la borghesia tradì non sola- mente la democrazia in generale, ma anche i contadini in partico- * «Testimoni: signori Cicrkc c Hansemann». Hansemann rappresentava nel ministero il partito della grande borghesia (in russo: Trubetskoi. 0 Rodicev, ecc.). Gicrke, ministro dell’agricoltura nel gabinetto di Hansemann, aveva elaborato il pro- getto « ardito dell’abolizione degli obblighi feudali », per cosi dire « senza indenniz- zo». In realtà il progetto prevedeva unicamente l’abolizione degli obblighi piccoli e insignificanti e il mantenimento degli obblighi piu importanti o l’indennizzo. Il si- gnor Gicrke era un qualcosa del genere dei signori Kablukov, Manuilov, Herzenstein e di tutti gli altri amici liberali borghesi del mugik i quali desiderano 1*« espansione della proprietà terriera contadina », ma non vogliono ledere gli interessi dei grandi pro- prietari fondiari, 122 LENIN lare. 2) L’attuazione completa di una rivoluzione democratica ha per base la creazione di una libera classe contadina. 3) Creare questa classe significa abolire gli obblighi feudali, distruggere il feudalesi- mo; ma ciò non è ancora affatto la rivoluzione socialista. 4) I conta- dini sono gli alleati « più naturali » della borghesia, e appunto della borghesia democratica, la quale, senza di essi, è « impotente » di fronte alla reazione. Tutte queste tesi, quando siano adattate alle nostre particolarità nazionali concrete, quando si sostituisca alla parola , feudalesimo il termine servitù della gleba, possono essere applicate per intero alla Russia del 1905. Non v’è dubbio che gli insegnamenti tratti dall’espe- rienza tedesca, illustrata da Marx, non possono condurci a nessun’al- tra parola d’ordine di vittoria decisiva della rivoluzione che non sia quella di dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Non v’è dubbio che le principali parti integranti del « po- polo », che Marx contrapponeva nel 1848 alla reazione che resisteva e alla borghesia traditrice, sono il proletariato e i contadini. Non vi è dubbio che anche da noi, in Russia, la borghesia liberale e i signori osvobozdentsy tradiscono e tradiranno i contadini, cercheranno cioè di cavarsela con una pseudoriforma, si schiereranno dalla parte dei grandi proprietari fondiari nella lotta decisiva tra questi ultimi e i contadini. Solo il proletariato è capace di sostenere fino airultimo i contadini in questa lotta. Non vi è alcun dubbio, infine, che anche da noi, in Russia, il successo della lotta contadina, il passaggio cioè di tutta la terra ai contadini — essendo l’appoggio sociale della rivolu- zione condotta a termine — significherebbe una rivoluzione demo- cratica completa, ma niente affatto una rivoluzione socialista, né la «socializzazione» di cui parlano gli ideologi della piccola borghesia, i socialisti-rivoluzionari. Il successo dell’insurrezione contadina, la vittoria della rivoluzione democratica sbarazzeranno semplicemente il cammino per la lotta vera e decisiva per il socialismo sul terreno della repubblica democratica. I contadini, come classe di proprietari fondiari, avranno in questa lotta la stessa funzione di tradimento e di incostanza che la borghesia ha oggi nella lotta per la democrazia. Dimenticarlo vuol dire dimenticare il socialismo, ingannare se stessi e gli altri sui veri interessi e sui compiti del proletariato. Perché non vi siano lacune nell’esposizione delle concezioni di Marx nel 1848, è necessario rilevare una differenza essenziale esistente DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 123 fra la socialdemocrazia tedesca di quell’epoca (o partito comunista del proletariato, per parlare il linguaggio allora in uso) e la socialde- mocrazia russa odierna. Diamo la parola a Mehring: « La Nuova gazzetta renana entrò nell'arena politica come “ or- gano della democrazia È impossibile non vedere l'idea che passa come un filo rosso per tutti i suoi articoli. Ma, direttamente, essa di- fendeva più gli interessi della rivoluzione borghese contro l'assolu- tismo e il feudalesimo che non gli interessi del proletariato contro quelli della borghesia. Sulle sue colonne troverete pochi articoli sul movimento specificamente operaio durante la rivoluzione, benché non si debba dimenticare che a fianco della Nuova gazzetta renana usciva due volte la settimana, sotto la direzione di Moli e di Schap- per, un giornale deirAssociazione operaia di Colonia u . In ogni caso, quello che salta agli occhi a un lettore contemporaneo è lo scarso interesse della Nuova gazzetta renana per il movimento operaio te- desco dell’epoca, benché il militante più capace di questo movimento, Stephan Born, fosse stato allievo di Marx e di Engels a Parigi e a Bruxelles: nel 1848 egli era corrispondente del loro giornale a Ber- lino. Born racconta nelle sue Memorie che né Marx, né Engels mai gli rivolsero una parola di disapprovazione per la sua agitazione operaia. Ma dichiarazioni posteriori di Engels permettono di suppor- re che essi fossero malcontenti almeno dei metodi di questa agita- zione. Il loro malcontento era fondato, in quanto Born era costretto a fare molte concessioni alla coscienza classista del proletariato, an- cora molto arretrata nella maggior parte della Germania, conces- sioni che, dal punto di vista del Manifesto del partito comunista , non reggevano alla critica. Ed era infondato in quanto Born riusciva tuttavia a mantenere a un livello relativamente elevato ragitazione che dirigeva... Non vi è dubbio che Marx e Engels avessero politi- camente e storicamente ragione quando ritenevano che lmteresse fondamentale della classe operaia esigeva anzitutto che si stimolasse il più possibile la rivoluzione borghese... Nondimeno abbiamo una prova meravigliosa del modo in cui distinto elementare del movi- mento operaio sa correggere le concezioni dei più grandi pensatori nel fatto che neiraprile 1849 essi si pronunziarono per una organiz- zazione specificamente operaia, e decisero di partecipare al congresso operaio, organizzato soprattutto dal proletariato dell’Est-Elba (Prus- sia orientale) ». ii 4 LENIN Cosi, soltanto nelPaprile 1849, quasi un anno dopo l’inizio della pubblicazione del giornale rivoluzionario (la Nuova gazzetta renana cominciò le sue pubblicazioni il i° giugno 1848), Marx e Engels si pronunziarono per una organizzazione operaia distinta! Sino a quel momento si erano limitati a dirigere un «organo della democrazia», che non aveva nessun legame organizzativo con il partito operaio indipendente. Questo fatto, mostruoso e inconcepibile secondo il no- stro attuale modo di vedere, ci dimostra all’evidenza la grandissima differenza esistente tra il partito tedesco di quell’epoca e il Partito operaio socialdemocratico russo dei nostri giorni. Questo fatto ci dimostra come le caratteristiche proletarie del movimento, la corrente proletaria, si facessero sentire molto piu debolmente nella rivolu- zione democratica tedesca (a causa dell’arretratezza della Germania nel 1848, sul piano economico e quello politico: spezzettamento dello Stato). Non bisogna dimenticarlo valutando le numerose dichiara- zioni fatte da Marx in quell’epoca, e un po’ piu tardi, sulla necessità di un’organizzazione indipendente per il partito del proletariato. Perché Marx potesse giungere a una simile conclusione pratica fu necessario un anno di esperienza della rivoluzione democratica, tal- mente l’atmosfera della Germania in quell’epoca era filistea e picco- lo-borghese. Per noi questa conclusione è ormai una salda conquista, già vecchia di mezzo secolo di esperienza della socialdemocrazia internazionale. Conquista dalla quale cominciammo l’organizzazione del Partito operaio socialdemocratico russo. Cosi, ad esempio, da noi sarebbe cosa inconcepibile 1’esistenza di giornali rivoluzionari del proletariato staccati dal partito socialdemocratico del proletariato e che potessero agire anche solo per un istante semplicemente come « organi della democrazia ». Ma la contraddizione, che cominciava appena a delinearsi tra Marx e Stephan Born, da noi esiste in forma tanto piu accentuata quanto più possente diviene la corrente proletaria nel torrente demo- cratico della nostra rivoluzione. Nel parlare del probabile malcon- tento che l’agitazione di Stephan Born doveva suscitare in Marx ed Engels, Mehring si esprime in termini troppo anodini ed evasivi. Ecco ciò che Engels scriveva nei riguardi di Born nel 1885 (nella prefazione a Enthullungen ùber den Kommunistenprozess zu Kòln> Zurigo, 1885). I membri della Lega dei comunisti M erano dappertutto alla testa DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 125 del movimento democratico piu avanzato, dimostrando in questo modo che la Lega era un’eccellente scuola d’azione rivoluzionaria. «A Berlino il compositore tipografo Stephan Borii, che era stato membro attivo della Lega a Bruxelles e a Parigi, fondò una Fratel- lanza operaia [Arbeiterverbriiderung] che ebbe una discreta diffu- sione ed esistette sino al 1850. Born, giovane di molto talento, ma che aveva un po’ troppa fretta di diventare un astro politico, “frater- nizzava ” con gli elementi piu disparati [Kretì und Plethi ] pur di raccogliere gente attorno a sé, e non era per niente l’uomo che potesse portare l’unità nelle opposte tendenze, la luce nel caos. Perciò nelle pubblicazioni ufficiali della sua associazione le vedute propagate nel Manifesto comunista si intrecciano e si confondono con reminiscenze e aspirazioni corporative, avanzi di Louis Blanc e di Proudhon, idee protezionistiche, ecc.; in breve, egli voleva essere tutto per tutti [Alien aìles sein]. Specialmente ci si occupò di organizzare scioperi , associa- zioni di mestiere , cooperative di produzione f dimenticando che si trattava anzitutto di conquistarsi con vittorie politiche il terreno sul quale soltanto cose simili potevano avere una esistenza durevole [il corsivo è nostro]. Quando poi le vittorie della reazione fecero sen- tire ai dirigenti della Fratellanza la necessità di entrare in modo diretto nella lotta rivoluzionaria, essi vennero naturalmente lasciati in asso dalla massa disorientata che avevano raccolto attorno a sé. Born partecipò all’insurrezione di Dresda nel maggio 1849 e ne scam- pò felicemente. Ma la Fratellanza operaia di fronte al grande movi- mento politico del proletariato aveva mantenuto la posizione di una società a parte, la quale aveva per lo piu un’esistenza fittizia e una funzione tanto subordinata che la reazione trovò necessario soppri- merla solo nel 1850 e sopprimere le sue successive incarnazioni solo molti anni dopo. Born, il cui vero nome è Buttermilch. [latte qua- gliato *], non diventò un astro della politica, ma un piccolo professore # Nel tradurre Engels, commisi a questo proposito un errore nella prima edizione, avendo preso la parola Buttermilch per un nome comune. Quest’errore procurò natu- ralmente immenso piacere ai menscevichi. Koltsov scrisse che « avevo approfondito Engels » (riprodotto nella raccolta In due anni). Plekhanov ricorda ancor oggi questo errore nel Tovaristc. In una parola, si è trovato un modo eccellente per passare sotto silenzio la questione delle due tendenze nel movimento operaio del 1848 in Germania: la tendenza di Born (apparentata ai nostri economisti) c la tendenza marxista. È piu che naturale che si sfrutti l’errore di un contraddittore anche quando si tratta unica- mente del cognome di Born. Ma eludere l’essenza della Questione delle due tattiche 126 LENIN svizzero* che non traduce piu Marx in linguaggio corporativo, ma il mite Renan nel suo proprio tedesco dolciastro » Ecco come Engels valutava le due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica! I nostri neoiskristi pencolano anch essi verso l’« economismo » con uno zelo cosi eccezionale che si meritano gli elogi della borghesia monarchica per « la lucidità di mente » in loro sopravvenuta. Raccol- gono anchessi attorno a se gli elementi piu disparati, adulano gli «economisti», attirano demagogicamente la massa arretrata con le parole d’ordine dell’« attività indipendente », della « demagogia », del- ire autonomia », ecc. ecc. Spesso le loro associazioni operaie esistono anch’esse unicamente sulle pagine della nuova Ispira alla Khlesta- kov " Le loro parole d’ordine e le loro risoluzioni rivelano la stessa incomprensione dei compiti « del grande movimento politico del pro- letariato », mediante correzioni a una versione significa capitolare di fronte alla sostanza del dissenso [Nota dell’autore all edizione del 1907]. ULTIMA PARTE DELL’ARTICOLO « LA COMUNE DI PARIGI E GLI OBIETTIVI DELLA DITTATURA DEMOCRATICA »* Questo richiamo storico ci insegna, in primo luogo, che la parte- cipazione dei rappresentanti del proletariato socialista, accanto ai rappresentanti della piccola borghesia, a un governo rivoluzionario è, in linea di principio, perfettamente ammissibile e, anzi, in deter- minate condizioni, addirittura necessaria. In secondo luogo, ci dimo- stra che il compito reale che la Comune dovette adempiere fu quello di attuare la dittatura democratica, e non quella socialista, di attuare, cioè, il nostro «programma minimo». Ci ricorda, infine, che traendo gli insegnamenti che la Comune di Parigi ci fornisce dobbiamo imi- tare non i suoi errori (non ci si impadronì della Banca di Francia, non si scatenò l’offensiva contro Versailles, non si aveva un program- ma chiaro, ecc.), ma le sue misure pratiche che furono coronate dal successo e ci additano il giusto cammino. Non dobbiamo prendere a prestito dai grandi combattenti del 1871 la parola «comune», non dobbiamo ripetere ciecamente ogni loro parola d ordine, ma distin- guere nettamente quelle programmatiche e pratiche che corrispon- dono alla situazione della Russia e formulate con le parole: dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Proletari , n. 8, 17 (4) luglio 1905. ALLA SEGRETERIA DELL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA, BRUXELLES Ginevra, 24 luglio 1905 Cari compagni, alcuni giorni or sono abbiamo ricevuto la vostra lettera del 28 giugno c insieme ad essa interessanti documenti (le let- tere dei compagni Bebel e Plekhanov), ma, essendo estremamente occupati, non abbiamo avuto la possibilità di rispondervi subito. L Per quanto riguarda la lettera del compagno Plekhanov, siamo costretti a fare le seguenti osservazioni : 1) La sua affermazione, secondo la quale dopo il II Congresso del nostro partito (agosto 1903) vi sarebbero stati fra noi dissensi soltanto sulla questione organizza- tiva, non corrisponde pienamente alla verità. La « minoranza » del II Congresso (con alla testa i compagni Axelrod, V. Zasulic e Mar- tov) scisse di fatto il partito subito dopo il congresso, dichiarando il boicottaggio agli organismi centrali da esso eletti e creando un’or- ganizzazione segreta della « minoranza », che si sciolse soltanto nel- l’autunno deU’anno scorso. Lo stesso compagno Plekhanov, che al II Congresso e al Congresso della Lega della socialdemocrazia russa aH’es'tero (ottobre 1903) era dalla nostra parte, sui nostri dissensi era evidentemente di parere alquanto diverso dal nostro quando dichiarò pubblicamente, nel n. 52 àt\YIs\ra (novembre 1903), che era neces- sario fare delle abili concessioni ai « revisionisti » (espressione di Ple- khanov) per evitare la scissione nel partito. 2) Cosi pure non corrisponde alla verità l’affermazione secondo la quale il III Congresso sarebbe stato convocato « del tutto arbitraria- mente». Secondo lo statuto del partito il Consiglio è tenuto a convo- care il congresso quando ne faccia richiesta la metà dei comitati. Il ALLA SEGRETERIA DELL'UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA I29 Consiglio, come vi è noto dalle risoluzioni del III Congresso tradotte in francese, non ha tenuto conto dello statuto del partito. I comitati e Va Ufficio dei comitati della maggioranza » 38 da essi eletto erano moralmente e formalmente obbligati a convocare il congresso anche contro la volontà del Consiglio che si era rifiutato di farlo. 3) Dalle stesse risoluzioni del III Congresso voi sapete che vi era rappresentata non « press a poco la metà delle organizzazioni effet- tive», ma una considerevole maggioranza dei comitati piu impor- tanti. 4) È vero che nel nostro partito vi sono dei compagni che ven- gono chiamati per scherzo « palude ». I membri di questa « palude », nel corso della lotta in seno al nostro partito, sono passati incessante- mente da una parte all’altra. Il primo di questi elementi migratori è stato Plekhanov, il quale nel novembre 1903 passò dalla maggioranza alla minoranza, per abbandonarla di nuovo il 29 maggio di que- st’anno uscendo dalla redazione dell’/r^ra. Noi non approviamo que- ste trasmigrazioni, ma pensiamo non ci si debba incolpare se dei membri della « palude », dopo infinite esitazioni, sono propensi a seguirci. 5) Il compagno Plekhanov ha fatto male a dimenticarsi, nella sua lettera all’Ufficio (16 giugno 1905), di menzionare la sua lettera del 29 maggio 1905 pubblicata nélYIsfy’a (n. 101), di cui già vi abbia- mo fatto pervenire la traduzione esatta e integrale. 6) Affermando che Taltra frazione del partito è raggruppata come prima attorno al- l’organo centrale del partito, Visura, il compagno Plekhanov dimen- tica ancora una volta di aggiungere che la conferenza della « mino- ranza» (maggio 1905) ha annullato lo statuto elaborato nel II Con- gresso e non ha creato un nuovo organo centrale. Pensiamo che l’Uf- ficio internazionale socialista possieda la traduzione completa di tutte le risoluzioni di quella conferenza. E se Visura nòti vuole inviarvela, siamo pronti ad occuparcene noi. 7) Il compagno Plekhanov dice che solo i due membri superstiti del Comitato centrale (gli altri erano stati arrestati) si erano pronunciati per la convocazione del congresso. La lettera del compagno Plekhanov porta la data del 16 giugno 1905; il giorno successivo, 17, nel n. 4 del Proìetari y organo centrale del par- tito creato dal III Congresso, era pubblicata la seguente dichiarazio- ne : « Avendo preso visione della lettera aperta del Comitato centrale al presidente del Consiglio del partito, compagno Plekhanov, ed es- sendo del tutto solidali con il Comitato centrale, riteniamo necessa- rio, per motivi che i compagni informati di come vanno le cose nella I 3 0 LENINT vita interna del partito comprenderanno, dichiarare pubblicamente la nostra solidarietà con il Comitato centrale ». Firmato con gli pseudo- nimi: Ma, Ben, Vladimir, Innokenti, Andrei, Voron. Possiamo co- municarvi in linea confidenziale che questi pseudonimi apparten- gono ai membri del Comitato centrale tratti in arresto. Soltanto i membri del Comitato centrale avevano quindi saputo del conflitto tra il Comitato centrale e il compagno Plekhanov (e quindi anche il Consiglio) sul problema della convocazione del congresso: la mag- gioranza di essi si è subito pronunciata per il Comitato centrale e con- tro il compagno Plekhanov. Preghiamo caldamente la segreteria in- ternazionale di volerci far sapere se il compagno Plekhanov ha rite- nuto necessario informare TUfficio di questa importante dichiara- zione dei membri del Comitato centrale arrestati, la quale smentisce completamente le affermazioni fatte nella sua lettera del 16 giugno. 8) Il compagno Plekhanov sbaglia quando dice che le due frazioni gli hanno chiesto di restare nelPUfficio internazionale come rappre- sentante del partito. Finora il Comitato centrale del nostro partito non gli ha chiesto nulla a questo riguardo. Come vi abbiamo comuni- cato alcuni giorni or sono, la questione non è ancora definitivamente decisa, sebbene sia stata posta all’ordine del giorno. 9) Il compagno Plekhanov ritiene, che non gli sia difficile essere imparziale circa i no- stri dissensi. Dopo tutto quanto si è esposto, riteniamo che ciò gli sia abbastanza difficile, anzi, almeno nell’attuale momento, quasi impossibile i0 . IL Passo alla proposta del compagno Bebel sulle nostre questioni. Ritengo necessario fare le seguenti osservazioni in proposito : 1) Io sono soltanto uno dei membri del Comitato centrale e il redattore capo dell’organo centrale del partito, il Proletari Per tutto il CC posso decidere soltanto le questioni che riguardano il nostro partito alFeste- ro ed alcune altre affidate a me personalmente. Comunque tutte le mie decisioni possono essere annullate dalla riunione plenaria del Comitato centrale. Non posso quindi decidere sulla possibilità di un ■ intervento delPUfficio negli affari del nostro partito; ho spedito però immediatamente in Russia a tutti i membri del Comitato centrale la ■ vostra lettera, come pure le lettere dei compagni Bebel e Plekhanov. ■ 2) Per affrettare la risposta del CC sarebbe molto utile avere dalPUf- ficio alcuni indispensabili chiarimenti; a) con la parola «inter- ALLA SEGRETERIA DELL'UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA I3I vento» ( intervention ) intendete soltanto una mediazione concilia- trice e un consiglio avente soltanto forza morale e non anche coerci- tiva? b) oppure l’Ufficio si propone di emetterei attraverso un giu- dizio arbitrale, una decisione impegnativa? c) Il Comitato esecutivo dell’Ufficio pensa di attribuire alla riunione plenaria dell’Ufficio inter- nazionale socialista il diritto di decidere definitivamente e inappella- bilmente la questione dei nostri dissensi? 3) Da parte mia mi sento in dovere di comunicare all’Ufficio, per conoscenza, che il compagno Bebel qualche tempo prima del III Congresso aveva già fatto una simile proposta a me ed ai miei fautori, offrendo la sua opera, o l’ope- ra di tutta la Direzione del partito tedesco ( Parteìvorstand\ come giudice arbitrale nella disputa fra la maggioranza e la minoranza del nostro partito. Risposi che presto si sarebbe riunito il congresso del partito e che io, personalmente, non potevo decidere per il partito o in suo nome. L’Ufficio dei comitati della maggioranza respinse la proposta di Bebel. Il III Congresso non prese alcuna decisione su questa proposta e dimostrò quindi di associarsi tacitamente alla risposta dell’Ufficio dei comitati della maggioranza. 4) Poiché l’Ufficio internazionale ri- tiene possibile attingere informazioni da «alcuni giornali tedeschi», sono costretto a dichiarare che quasi tutti i giornali socialisti tedeschi, e particolarmente la Nette Zeit e la Leipziger V olbjzeitung^ sono completamente dalla parte della « minoranza » e illustrano le nostre questioni in modo molto unilaterale e sbagliato. Per esempio, Kautsky si dice anch’egli imparziale, e intanto è arrivato al punto di non voler pubblicare nella Nette Zeit una confutazione all’articolo di Rosa Lu- xemburg nel quale veniva difesa la disorganizzazione nel partito 4 \ Nella Leipziger V olkszeitung Kautsky ha consigliato persino di non diffondere l’opuscolo tedesco che contiene le risoluzioni del III Con- gresso! Dopo di ciò non è difficile comprendere come molti compagni russi siano inclini a ritenere che la socialdemocrazia tedesca sia par- ziale ed estremamente prevenuta circa il problema della scissione nelle file della socialdemocrazia russa. Abbiatevi, cari compagni, i nostri fraterni saluti. Vladimir Ulianov (N. Lenin) Pubblicata per la prima volta in Kr a inaia Li e io pii, n. i, 1925. LA RIVOLUZIONE ISTRUISCE I dissensi alPinterno dei partiti politici e tra i partiti politici si risolvono in genere non solo con la polemica sui principi, ma anche con l’evolversi della vita politica stessa. In particolare, quelli che riguardano la tattica del partito, cioè la sua condotta politica, si esauriscono sovente quando coloro che avevano dato giudizi errati sulla strada che la lotta, doveva seguire cambiano di fatto opi- nione sotto la spinta degli avvenimenti, che semplicemente scartano tutti i ragionamenti errati, li rendono privi di contenuto e di nessun interesse. Ciò non significa, naturalmente, che i dissensi di principio sui problemi tattici non richiedano chiarificazioni di principio, le sole che possono mantenere il partito all’altezza delle sue convinzioni teo- riche. No. Ciò significa soltanto che è necessario controllare il piu frequentemente possibile, sulla base dei nuovi avvenimenti politici, le risoluzioni tattiche prese. Tale controllo è necessario sia dal punto di vista teorico che da quello pratico: teorico, per convincersi che in realtà le risoluzioni prese sono giuste o per vedere quali correzioni sono rese necessarie dagli avvenimenti politici verificatisi in seguito; pratico, per imparare nel modo dovuto a orientarsi valendosi di tali risoluzioni, per imparare a vedere in esse le direttive- suscettibili di immediata applicazione nella realtà. Un’epoca rivoluzionaria, più di qualsiasi altra, fornisce il mate- riale per tale controllo grazie alla straordinaria rapidità dello sviluppo politico e all’asprezza dei conflitti politici. NeH’epoca rivoluzionaria la vecchia « sovrastruttura » si sfascia, e la nuova si crea sotto gli occhi di tutti, per iniziativa delle piu disparate forze sociali, che mostrano quale sia in realtà la loro vera natura. Cosi anche la rivoluzione russa fornisce quasi ogni settimana in copia eccezionale un materiale politico che permette di controllare le LA RIVOLUZIONE ISTRUISCE *33 risoluzioni tattiche da noi precedentemente elaborate e di fornire i piu efficaci insegnamenti su tutta la nostra attività pratica. Prendete i fatti di Odessa. Un tentativo di insurrezione terminato col fallimen- to. Un fallimento amaro, una grave sconfitta. Ma quale abisso divide questo fallimento nella lotta dai fallimenti che piovono sui vari si- gnori Scipov, Trubetskoi, Petrunkevic, Struve e su tutto questo ser- vidorame dello zar in cerca di meschine transazioni! Engels disse una volta : gli eserciti sconfitti imparano magnificamente. Queste bel- lissime parole tanto piu valgono per gli eserciti rivoluzionari, nelle cui file affluiscono i rappresentanti delle classi avanzate. Fino a quan- do non sarà spazzata via la vecchia e già putrida sovrastruttura, che col suo marciume contagia tutto il popolo, ogni nuova sconfitta farà sorgere sempre nuovi eserciti di combattenti. Naturalmente esiste l’ancor. più vasta esperienza collettiva deirumanità, che è scolpita nella storia della democrazia internazionale e della socialdemocrazia internazionale ed è ribadita dagli esponenti d’avanguardia del pen- siero rivoluzionario. Da essa il nostro partito attinge il materiale per la propaganda e l’agitazione quotidiana. Ma soltanto a pochi è dato di studiare direttamente questa esperienza, fintanto che la società è basata sull’oppressione e lo sfruttamento di milioni di lavoratori. Le masse devono imparare soprattutto dalla propria esperienza, pagando con duri sacrifici ogni lezione. Dura è stata la lezione del 9 gennaio, ma essa ha reso rivoluzionario lo stato d’animo del proletariato di tutta la Russia. Dura è stata la lezione dell’insurrezione di Odessa, ma ormai esiste uno stato d’animo rivoluzionario, e su questa base, da questa lezione il proletariato rivoluzionario impara oggi non solo a lottare, ma anche a vincere. Dei fatti di Odessa diciamo: l’esercito rivoluzionario è stato sconfitto, viva l’esercito rivoluzionario! Nel n. 7 del nostro giornale abbiamo già detto che l’insurrezione di Odessa ha gettato nuova luce sulle nostre parole d’ordine : esercito rivoluzionario e governo rivoluzionario 181 borghesia parlano del boicottaggio della Duma (persino nel Con- gresso di luglio dei rappresentanti degli zemstvo , alla prima votazione la maggioranza si pronunciò per il boicottaggio), pronunciano frasi altisonanti sull’appello al popolo e non allo zar (signor I. Petrunkevic nello stesso congresso) e in realtà sono pronti a lasciar passare senza una vera protesta, senza una larga agitazione questo nuovo insulto alle rivendicazioni del popolo, ad abbandonare l’idea del boicottaggio e ad andare alla Duma. Il proletariato non deve lasciar passare senza smentirle le frasi menzognere di cui sono costellati oggi gli articoli della stampa liberale legale (cfr., per esempio, la Rus del 7 agosto), che si è messa a combattere l’idea del boicottaggio. I signori gazzettieri liberali corrompono il popolo con le loro assicurazioni sulla possibilità di una via pacifica, di una « pacifica lotta delle opinioni » (perché dunque Miliukov non ha potuto lottare « pacificamente » contro Sciarapov? Che ne dite, signori?). I signori gazzettieri liberali ingannano il popolo dichiarando che, secondo loro, i consiglieri degli zemstvo «possono in una certa misura [!] paralizzare [!!] rinfluent- za che gli zemskje nacialni\i e l’amministrazione locale eserciteranno indubbiamente sui contadini elettori» (Rus, ivi). I gazzettieri liberali snaturano completamente il significato che ha la Duma nel corso della rivoluzione russa quando paragonano questa Duma con la Ca- mera prussiana all’epoca del conflitto con Bismarck per il bilancio (1863). In realtà, se proprio si vuol fare un paragone, bisogna pren- dere come esempio non il periodo costituzionale, non quello della lotta per la Costituzione, ma il periodo dell’inizio della rivoluzione. Altrimenti ciò significa saltare direttamente dall’epoca della borghe- sia rivoluzionaria a quella della borghesia conciliatasi con la reazione fefr. n. 5 del Proletari : parallelo fra i nostri signori Petrunkevic e l’« ex rivoluzionario » e poi ministro Andrasci OT ). La Duma ricorda il « Landtag unito » (dieta) prussiano, istituito il 3 febbraio 1847, un anno prima della rivoluzione. Anche allora i liberali prussiani ave- vano intenzione, ma non lo fecero, di boicottare la Camera consultiva dei grandi proprietari fondiari e domandavano al popolo: « Annch- men oder ablehnen? » (Accettare 0 respingere ?, titolo dell’opuscolo del liberale borghese Heinrich Simon, pubblicato nel 1847). Il Land- tag unito si riunì (la prima sessione fu aperta l’n aprile e chiusa il 26 giugno 1847), portò a parecchi scontri tra i costituzionalisti e il potere assoluto, ma rimase tuttavia un istituto morto finché il po- LENIN l 82 polo rivoluzionario, con alla testa il proletariato di Berlino ? non vinse ^esercito del re nell insurrezione del 18 marzo 1848 . Allora la Duma... no, scusate, il Landtag prussiano andò al diavolo. Allora fu convo- cata (purtroppo non dal governo rivoluzionario, ma dal re, a cui gli operai di Berlino non avevano dato il « colpo di grazia ») Tassemblea popolare dei rappresentanti in base al suffragio universale e con una relativa libertà di agitazione. Vadano i traditori borghesi della rivoluzione in questa Duma nata morta. Il proletariato russo si metterà a condurre un’intensa agi- tazione e preparazione per un nostro 18 marzo 1848 russo (o, meglio, per un io agosto 1792). Proletari , n. 14, 29 (16) agosto 1905. I CENTONERI E L’ORGANIZZAZIONE DELL’INSURREZIONE Gli avvenimenti di Nizni Novgorod e di Balasciov hanno atti» rato l’attenzione generale. Nel numero precedente abbiamo pubbli- cato una descrizione particolareggiata del massacro di Nizni Novgo* rod, nel presente numero parliamo di quello avvenuto a Balasciov. I centoneri estendono sempre piu le loro azioni. I socialdemocratici de- vono considerare il significato che questo fatto ha per lo sviluppo gene- rale della rivoluzione. A complemento della corrispondenza da Sa- mara, ecco un interessante manifestino pubblicato dal gruppo del POSDR di Borisoglebsk: « Operai e abitanti di Borisoglebsk! Gli avvenimenti di Balasciov e di Nizni Novgorod, nei quali la polizia ha dato prova della sua capacità di organizzare il massacro di tutti coloro che non la pensano come essa, hanno dimostrato quanto serio sia il momento che, davanti a noi, la rivo- luzione attraversa. Il tempo delle parole e della critica platonica è passato Con la forza della realtà il governo ci spinge a passare dalle parole ai fatti. Esso vede che il movimento rivoluzionario è uscito dalla fase in cui per combatterlo erano sufficienti la polizia e la gendarmeria. Sente che nella lotta contro il “ nemico interno ” non gli bastano le truppe rego- lari del ministero degli interni. Tutta la popolazione dell’impero russo è divenuta un “ nemico interno, ” un “ sovvertitore ”, e il governo è co- stretto ad arruolare volontari nelle file dell’esercito regolare. Ma aprendo le porte del 41 servizio dello Stato ” a una massa di straccioni, di teppisti, di piccoli speculatori e altra simile gente, che non riconosce nessuna re- strizione burocratica, il nostro governo è stato costretto a cambiare sia i metodi secolari di azione sulle masse sia i secolari metodi cospirativi nella lotta immediata contro la rivoluzione. Tale il male, tale il rimedio. Fi- nora il nostro governo non faceva che lottare contro la parola stampata. I.ENIN 184 Oggi esso stesso pubblica appelli sulle Mos\ovs\ie Viedomosti , sul Russ - ì{oie Dielo , il Grazdantn, il Dien e altri giornali ufficiali. Oggi esso stesso affida ai suoi prelati, ai generali, agli Sciarapov e ai Gringmut e agli altri suoi sostenitori la missione di condurre l’agitazione fra il popolo. Finora il nostro governo non faceva che perseguire l’organizzazione. Oggi esso stesso organizza unioni di russi, leghe di patrioti, associazioni di monar- chici. Finora il nostro governo fremeva soltanto al pensiero dell’insurre- zione. Oggi esso stesso organizza l’insurrezione dei centoneri, spera esso stesso di scatenare la guerra civile. Atterrito di fronte alla rivoluzione imminente, si è esso stesso impadronito delle armi della rivoluzione: l’or- ganizzazione, la propaganda e l’agitazione. Servendosi di quest arme a due tagli, servendosi dei centoneri, incomincia a inscenare manifestazioni di sdegno popolare, manifestazioni controrivoluzionarie. Dopo le “ prime prove ” alla periferia, incomincia la sua tournée nel centro della Russia. Recentemente siamo stati testimoni di simili manifestazioni a Nizni e a Balasciov, e non si può dire che il governo non abbia avuto anche qui dei successi. I metodi “ rivoluzionari ” di lotta sono risultati efficaci: molti nemici deH f autocrazia sono stati assassinati, massacrati, e la popolazione è terrorizzata da questo terrorismo legale del governo. Non c’è dubbio che seguiranno esperimenti su più vasta scala. Gli allori degli uni non lasceranno dormire gli altri cento neri finché non avranno anch essi provato le loro forze. Dove ce la rivoluzione, c’è anche la controrivoluzione, e Borisoglebsk deve quindi essere pronta a provare su se stessa le capacità organizzative dei rappresentanti eminenti della corrente dei centoneri. Abbiamo motivo di attenderci anche noi dei po- grom di ebrei, di operai e di intellettuali. Preoccupandoci perciò di prepa- rare una resistenza adeguata a tutte le “ misure illegali ” del governo per schiacciare il movimento rivoluzionario, il gruppo di Borisoglebsk, apren- do una raccolta di fondi per l’organizzazione dell’autodifesa armata, in- vita tutti coloro che non simpatizzano con il governo e i centoneri ad aiutare con denaro e armi l’organizzazione di circoli di autodifesa,». Effettivamente Io stesso governo impone alla popolazione la guer- ra civile. Effettivamente « gli straccioni, i teppisti, i piccoli specula- tori s> vengono ammessi al servizio dello Stato. In queste condizioni i discorsi borghesi degli osvobozdentsy sulla propaganda delittuosa e insensata deirinsurrezione, sul danno che arreca l’organizzazione del- l’autodifesa (< Osvobozdenie , n. 74), non sono più soltanto un’illimitata banalità politica, non soltanto una giustificazione dell’autocrazia e (di fatto) servilismo nei confronti delle Moskvvsfy e Viedomosti , no, que- sti discorsi divengono inoltre semplici brontolìi senza vita di mummie I CKNTONERI E ^ORGANIZZAZIONE DELL’lNSURREZIONE monarchiche costituzionali, che il movimento rivoluzionario getta «fuori dalla vita» e consegna all’archivio delle rarità, che è il luogo piu adatto per loro. Si possono e si devono condurre discussioni teo- riche sulla necessità dell’insurrezione, si devono pensare profonda- mente ed elaborare con cura le risoluzioni tattiche sul problema, ma non si può dimenticare che il corso spontaneo delle cose si apre im- periosamente la strada, a dispetto di tutte le astrusità. Non si può dimenticare che lo sviluppo delle grandissime contraddizioni che per secoli si sono accumulate nella realtà russa prosegue con forza irresi- stibile, portando sulla scena le masse popolari, spazzando nel muc- chio del ciarpame le dottrine morte, già cadavere, sul progresso paci- fico. Tutti gli opportunisti amano dirci: imparate dalla vita. Per vita essi comprendono purtroppo soltanto il ristagno dei periodi pacifici, i periodi di stasi, quando la vita va avanti appena appena. Essi, questi uomini ciechi, comprendono sempre in ritardo gli insegnamenti della vita rivoluzionaria. Le loro morte dottrine si lasciano sempre oltrepas- sare dalla corrente impetuosa della rivoluzione, che esprime le esigen- ze piu profonde della vita, alle quali sono legati gli interessi più vitali delle masse popolari. Vedete, per esempio, come sono ridicole oggi, di fronte a questi insegnamenti della vita, le grida di sdegno di una certa parte della socialdemocrazia contro il pericolo del punto di vista cospirativo sul- Pinsurrezione, contro la ristretta valutazione «giacobina» della sua necessità e l’esagerazione della funzione della forza materiale negli imminenti avvenimenti politici. Tali grida si sono levate proprio alla vigilia del periodo in cui l’insurrezione è diventata l’esigenza più reale e vitale del popolo, in cui la classe più aliena da qualsiasi « com- plotto » si è sentita spinta all’insurrezione dalle gesta dei centoneri. Una cattiva dottrina viene magnìficamente corretta da una buona ri- voluzione. Nella nuova Isbja potete leggere frizzi (o dileggi?) senza mordente, puramente alla Burenin 5S , sul fatto che in un opuscolo di arte militare si esaminano i problemi militari della rivoluzione, com- preso quello degli attacchi diurni e notturni o vi si dice che bisogna pensare ai quartieri generali dell’insurrezione, alla nomina di membri dell’organizzazione che « facciano servizio a turno » e possano venire informati di ogni incursione, di ogni azione del « nemico » e dare in tempo disposizioni adatte alle nostre forze militari, al proletariato rivoluzionario organizzato. E nello stesso tempo, quasi a derisione i86 LENIN della morta dottrina dei menscevichi all’estero, vediamo come agi- scono i menscevichi in Russia. Leggiamo (c£r. Proletari , n. 13) che a Iekaterinoslav, mentre incalzavano gli avvenimenti (si attendeva una incursione di centoneri! Ma vi è ora una città o un villaggio in Rus- sia in cui non si attenda qualcosa di simile?), c’è stato un accordo dei bolscevichi e con i menscevichi e con il Bund. « Raccolta comune di denaro per l’armamento, piano d’azione comune, ecc. ». E di quale genere fosse questo piano si costata dal fatto che nell’officina Briansk i socialdemocratici hanno invitato alla resistenza 500 operai raccolti in un comizio. «Gli operai organizzati dell’officina Briansk sono stati poi, nella serata, distribuiti in alcune case; sono state formate pattuglie, è stato nominato lo stato maggiore, ecc.; in una parola, eravamo completamente preparati al combattimento» (tra Paltro, ci si era comunicato l’un l’altro il « posto dove siedeva il quartier gene- rale di ciascuna organizzazione » delle tre sopra menzionate). I pubblicisti della nuova ls\ra fanno dell’ironia... sui loro stessi compagni che fanno il lavoro pratico! Per quanto, signori, arricciate il naso con disprezzo a proposito degli attacchi notturni e di altri simili problemi militari strettamente tattici, per quante smorfie facciate a proposito del « piano » che pre- vede la nomina di segretari o, in generale, di membri dell’organizza- zione che facciano servizio a turno in caso di operazioni militari im- previste, la vita ha il sopravvento, la rivoluzione insegna, stimola e scuote i più incalliti pedanti. Durante la guerra civile si devono stu- diare i problemi militari, anche i piu minuti, e l’interesse che gli operai dimostrano per tali questioni è uno dei fenomeni piu legittimi e normali. Si devono organizzare quartieri generali (o un servizio di turno dei membri dell’organizzazione). La formazione di pattu- glie, la distribuzione dei reparti sono funzioni strettamente mili- tari, sono le operazioni iniziali àt\Y esercito rivoluzionario , l’organiz- zazione dell’insurrezione armata, l’organizzazione del potere rivolu- zionarioy che matura e si rafforza in questi piccoli preparativi, in questi facili scontri, provando le sue forze, imparando a combattere, preparandosi alla vittoria, vittoria tanto più vicina, tanto più proba- bile quanto più si approfondisce la crisi politica generale, quanto più forte è il fermento, il malcontento e l’esitazione nelle file del- l’esercito zarista* L’esempio dei compagni di Iekaterinoslav e di Borisoglebsk deve I CENTONERI E L ORGANIZZAZIONE DELl/lNSURREZIONE 187 essere seguito, ed è seguito, in proporzioni sempre più vaste, dai com- pagni socialdemocratici di tutta la Russia. L’invito a prestare aiuto, a versar denaro e fornire armi è perfettamente opportuno. Di fronte alle efferatezze della polizia, dei cosacchi e dei centoneri contro cit- tadini inermi cresce e crescerà incessantemente il numero di coloro che, pur essendo estranei a qualsiasi « piano » e persino a ogni idea di rivoluzione, vedono , sentono la necessità della lotta armata. Non v’è altra scelta, tutte le altre vie sono chiuse. Non è passibile non pen- sare alla guerra e alla rivoluzione e rimanere indifferenti di fronte a quel che avviene oggi in Russia, e chiunque non lo rimanga pensa, si interessa, è costretto a chiedersi : schierarsi con Tuna o l’altra parte armata? Vi bastoneranno, vi rovineranno, vi assassineranno, nono- stante la forma arcipacifica e legale fino alle minuzie della vostra azione. La rivoluzione non ammette che ci siano dei neutrali. La lotta già si è accesa. È una lotta a morte, la lotta tra la vecchia Russia della schiavitù, della servitù della gleba, dell’autocrazia e la nuova Russia, giovane, popolare, la Russia delle masse lavoratrici che ane- lano alla luce e alla libertà, per cominciare poi ancora e ancora la lotta per la completa emancipazione deirumanità da ogni oppressio- ne e da ogni sfruttamento. Ben venga dunque Tinsurrezione popolare armata! Proletari , n. 14, 29 (16) agosto 1905. POSTILLA DELLA REDAZIONE ALL’ARTICOLO « IL III CONGRESSO DAVANTI AL TRIBUNALE DEI MENSCEVICHI DEL CAUCASO » Nel ristampare il presente articolo dell’organo delPUnione del Caucaso del POSDR (Lotta del proletariato , n. i in lingua russa, n. 6 in armeno e n. 9 in georgiano) osserviamo dal canto no- stro che i menscevichi caucasiani, forse per primi, non solo si sono scagliati sulla stampa con insulti gratuiti contro il congresso (nello spirito della nuova Is^rd) y ma hanno anche tentato di contestare il diritto di rappresentanza di ben determinati comitati del partito. L’Unione del Caucaso confutando nel suo organo, in modo calmo e circostanziato, le illazioni dei menscevichi ha dimostrato esaurien- temente la legalità del III Congresso del POSDR, anche nel caso che i cinque mandati contestati dai menscevichi vengano dichiarati nulli. Proletari , n. 14, 29.(16) agosto i 9 ° 5 - GLI ZEMTSY « LIBERALI » GIÀ 1 BATTONO IN RITIRATA? Abbiamo or ora finito, di leggere la notizia — inviata 1*8 (21) ago- sto dal corrispondente di Pietroburgo al giornale borghese liberale Frankfurter Zeitung — secondo cui il congresso degli esponenti de- gli zemstvo e delle dume cittadine, che per decisione del Congresso di luglio avrebbe dovuto riunirsi subito dopo la pubblicazione del progetto Bulyghin ed era già stato fissato per la fine di agosto, non avrà luogo . Perché? Indovinate un po’? Perché lo zar il 6 agosto ha abrogato la sua ordinanza al Senato del 18 febbraio! Il corrispondente aggiunge: «La viltà assolutamente inspiegabile [?? Redazione del « Proletari »] degli zemtsy suscita qui, nei circoli politici, un generale stupore, giacché in un momento come questo non si era propensi ad attendersi dagli zemtsy una simile debolezza. Quindi alla notizia comunicatavi ancora non si crede in modo assoluto e per ora si assu- me verso di essa una posizione di attesa ». Da molto tempo avevamo predetto che non sarebbe stato difficile al governo adescare i liberali borghesi e indurli « ad abbandonare la causa della rivoluzione ». Proletari , n. 14, 29 (16) agosto 1905. LA CLASSE OPERAIA E LA RIVOLUZIONE 1. Rivoluzione democratica e socialista. 2. Carattere borghese della rivoluzione democratica. (« Rivoluzione borghese e rivoluzione socialista »). 3. Compiti della socialdemocrazia come partito di classe autonomo del proletariato. 4. Funzione dei contadini nella rivoluzione democratica. 5. Insurrezione armata ed esercito rivoluzionario. 6. Governo rivoluzionario. Suoi compiti. 7. Dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei conta- dini. 1. a) Obiettivi della classe operaia. ( 3 ) Socialdemocrazia. Nostro pro- gramma. y) Programma massimo e 5 ) minimo \ Sua definizione (in 6 punti, cfr .") } e ) Rivoluzione democratica e rivoluzione so- cialista. 2. Rivoluzione borghese e rivoluzione socialista . Perché è borghese la rivoluzione democratica? a) Produzione mercantile e capitalistica, [3 ) Essenza economica, y ) Partito democratico costituzionale, suo programma e sua essenza di classe. Partito di classe . Congressi de- gli zemstvo . Associazioni di intellettuali. Stampa legale. 5 ) Consi- gli borghesi al proletariato : lotta professionale, ecc. 3. Conclusioni da quanto precede. Partito di classe autonomo. Orga- nizzazione professionale c di partito , propagandistica e militare . Marxismo: «dottrina». LA CLASSE OPERAIA E LA RIVOLUZIONE 191 4. Interessi particolari dei contadini. Residui della servitù della gleba. Perché è particolarmente importante la funzione dei contadini nel- la rivoluzione democratica? «Ripartizione egualitaria», sua im- portanza. Contadini, alleati naturali degli operai. Spirito piccolo- borghese dei contadini. 5. Insurrezione. Forza morale e materiale. Armamento del popolo. Organizzazione militare (questioni mili- tari, ecc.). Esercito rivoluzionario. (Esempio: Nizni Novgorod e Iekaterinoslav) (bombe, armi). 6. Governo rivoluzionario, organo dell’insurrezione. Importanza del governo rivoluzionario e del potere rivoluzionario. Partecipazione al governo rivoluzionario. Programma del governo rivoluzionario: 6 punti. Far divampare l'incendio in Europa . 7. Che cos’è la dittatura? Dittatura di classe e dittatura dell’indivi- duo. Dittatura democratica. Le classi. Scritto nell’agosto 1905 Pubblicato per la prima volta iti Miscellanea di Lenin , 1926, V. PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE DELL’OPUSCOLO «I COMPITI DEI SOCIALDEMOCRATICI RUSSI » La terza edizione del presente opuscolo esce in un momento dello sviluppo della rivoluzione in Russia che si distingue sostanzialmente dal 1897, anno in cui l’opuscolo fu scritto, e dal 1902, anno in cui ne usci la seconda edizione. È inutile dire che l’opuscolo fornisce sol- tanto una trattazione generale dei compiti della socialdemocrazia in genere e non indica concretamente i compiti attuali, corrispondenti allo stato attuale del movimento operaio e rivoluzionario e allo stato del Partito operaio socialdemocratico russo. Ai compiti attuali del nostro partito è dedicato il mio opuscolo Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica (Ginevra, 1905). Dal confronto dei due opuscoli il lettore può da sé giudicare se le idee deirautore sui com- piti generali della socialdemocrazia e i compiti specifici del momento presente si sono sviluppate in modo conseguente. Che tale confronto non sia inutile lo si vede tra Taltro dal recente attacco del capo della nostra borghesia monarchica liberale, signor Struve, che nzWOsvo- bozdenie ha accusato la socialdemocrazia rivoluzionaria (cioè il III Congresso del POSDR) di aver impostato in modo fazioso e astrattamente rivoluzionario il problema dell’insurrezione armata. Ab- biamo già osservato nel Proletari (n. 9, La rivoluzione istruisce w ) che il semplice confronto dell’opuscolo I compiti dei socialdemocratici russi (1897), del Che fare? (1902) e del Proletari (1905) confuta l’accusa degli osvobozdentsy e dimostra che esiste un legame tra lo sviluppo delle idee socialdemocratiche sull’insurrezione e lo sviluppo del mo- vimento rivoluzionario in Russia. L’accusa di costoro è soltanto un attacco opportunistico dei partigiani della monarchia liberale, i quali << I COMPITI PEI SOCIALDEMOCRATICI RUSSI » 193 cercano di mascherare il loro tradimento della rivoluzione, il tradi- mento degli interessi del popolo e la loro tendenza a patteggiare col potere zarista. Agosto 1905. N. Lenin Pubblicato per la prima volta nell'autunno del 1905 in un opuscolo edito dal CC del POSDR NOTA ALL’OPUSCOLO DI P. NIKOLAIEV «LA RIVOLUZIONE IN RUSSIA » Il presente opuscolo è stato scritto prima del 6 agosto. Ora la Du- ma è già stata istituita. La classe operaia e tutti i nullatenenti non hanno alcun diritto di eleggere i membri della Duma, I grandi pro- prietari fondiari e i commercianti eleggono i membri della Duma attraverso i grandi elettori di governatorato. Persino i grandi elettori di governatorato non sono eletti direttamente dai contadini, ma attra- verso i delegati di distretto, designati nelle riunioni di volost . Di libertà delle elezioni, di libertà di stampa, di libertà di riunione, nem- meno una parola. La polizia rimane onnipotente. Le decisioni della Duma non sono impegnative per il governo, ma solo consultive, cioè la Duma non ha assolutamente nessun potere. Pubblicato per U prima volta nell'autunno 1905. A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONARCHICA O ALLA TESTA DEL PROLETARIATO RIVOLUZIONARIO E DEI CONTADINI? La tattica della socialdemocrazia nei confronti della Duma con- tinua ad essere alPordine del giorno, in testa a tutti gli altri problemi della lotta rivoluzionaria. I dissensi tra l’ala opportunistica ( h\rd ) e l’ala rivoluzionaria ( Proletari ) del POSDR, rivelatisi su tale tattica, devono essere analizzati con la massima cura, non a scopo di cap- ziosa polemica (talvolta degenerante in alterco), ma allo scopo di chiarire completamente il problema e di aiutare i compagni che la- vorano alla base ad elaborare parole d’ordine quanto piu possibile precise, ben determinate e unitarie. Innanzi tutto due parole sull’origine di questi dissensi. Nel n. 12 del Proletari , ancor prima che fosse promulgata la legge sulla Duma, abbiamo detto quali sono le basi della nostra tattica e della nostra divergenza di opinioni con Visura. Noi chiedevamo: 1) che venisse appoggiata l’idea del boicottaggio, cioè che venissero intensificati l’agitazione e l’appello al popolo, che il proletariato sostenesse l’ala si- nistra della democrazia borghese e smascherasse costantemente il tradi- mento della sua ala destra; 2) che si conducesse un boicottaggio attivo e non ci si limitasse all’« astensionismo passivo », cioè che si « centu- plicasse l’agitazione », giungendo fino a « penetrare con la violenza nelle assemblee elettorali » e finalmente 3) che si lanciasse una parola d’ordine d’agitazione chiara, ben determinata e diretta, e precisa- mente: insurrezione armata, esercito rivoluzionario, governo rivolu- zionario provvisorio. Abbiamo decisamente respinto la parola d’or- dine AzW'Iskra (n. 106): «organizzazione dell’autogoverno rivoluzio- nario », parola d’ordine confusa e che fa il giuoco degli osvobozdentsy> i$6 LENIN cioè della borghesia monarchica. Abbiamo premesso subito, quasi prevedendo che Visura avrebbe « fatto sorgere » nuovi dissensi, che eravamo d’accordo con la condanna da parte d z\YIs\ra dell’idea del boicottaggio passivo. Perciò se ora Visura nel n. 108 fa certe allusioni alla teoria deP « non intervento », dell’« assenteismo », dell’« astensionismo », delle « braccia incrociate » ecc., innanzi tutto respingiamo simili « obie- zioni », in quanto non si tratta di polemica, ma unicamente di un tentativo di «pungere» l’oppositore. Con simili metodi «polemici», coronati dall’insinuazione che certi capi vorrebbero essi stessi far parte del governo provvisorio, la nuova ls\ra ha provocato da molto tempo tra i pili vasti circoli della socialdemocrazia un atteggiamento ben preciso nei suoi riguardi. La sostanza dei dissensi si è ridotta quindi al fatto che Visura non accetta la parola d’ordine d’agitazione che noi consideriamo parola d’ordine centrale (insurrezione armata, esercito rivoluzionario, go- verno rivoluzionario provvisorio). Il Proletari invece considera sen- z’altro inammissibile « offuscare o anche solo differire la parola d’or- dine dell’insurrezione sostituendola con quella dell’organizzazione dell’autogoverno rivoluzionario» (n. 12 del Proletari). Tutti gli altri punti su cui dissentiamo hanno un’importanza relativamente minore. Viceversa è particolarmente importante che nel n. 108 Visura inco- minci già (come le accadde altre volte) a far marcia indietro, a tergi- versare, a sgattaiolare: alla parola d’ordine dell’organizzazione dell’au- togoverno rivoluzionario essa aggiunge la parola d’ordine delle « azio- ni militari attive delle masse popolari» (in che cosa si distinguano tali azioni dall’insurrezione armata, lo sa Allah). Uls^ra finisce per- sino col dire che « l’organizzazione dell’autogo verno rivoluzionario è l’unico mezzo per “ organizzare ” effettivamente l’insurrezione di tutto il popolo ». Il n. 108 dell’ Is\ra è del 13 (26) agosto, e il 24 agosto, nuo- vo calendario, è comparso nella Gazzetta operaia di Vienna un articolo del compagno Martov che espone il «piano» del YIs\ra y piano per- fettamente in linea con il n. 106 e non con le « rettifiche » del n. 108. Traduciamo piu avanti la parte principale di questo articolo 61 per offrirvi un esempio di « manilovismo socialdemocratico ». Proviamo a raccapezzarci in questa confusione. Per chiarire le cose è innanzi tutto necessario che noi stessi com- prendiamo quali sono le forze che «creano la storia» della rivolu- A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONARCHICA *97 zìonc russa nel momento attuale, e come precisamente la creano. L’autocrazia ha accettato la teoria della «consultazione» dello zar col popolo. Desiderando consultarsi con un pugno di grandi proprie- tari fondiari e bottegai eletti dopo esser stati ben vagliati dalla po- lizia, essa incomincia con accanita ferocia a soffocare la rivoluzione. I piti vasti circoli della borghesia monarchica sono per la teoria del- l’accordo dello zar col popolo ( osvobozdentsy o partito « democrati- co » costituzionale). Con questa sua teoria la borghesia dimostra di vo- ler tradire la rivoluzione e di essere disposta ad appoggiare in un primo tempo la rivoluzione per poi allearsi con la reazione. Il prole- tariato rivoluzionario, in quanto è diretto dalla socialdemocrazia, chiede la sovranità del popolo , cioè Tannientamento completo delle forze della reazione e innanzi tutto rabbattimene effettivo del go- verno zarista e la sua sostituzione con un governo rivoluzionario provvisorio. Il proletariato tende (sovente inconsciamente, ma con costanza ed energia) ad unire a sé i contadini e a portare, con il loro aiuto, la rivoluzione alla vittoria completa, nonostante l’incostanza e il tradimento della borghesia. La Duma è indubbiamente una concessione alla rivoluzione, ma Una concessione fatta (e questo è ancor piu indubbio) allo scopo di soffocare la rivoluzione e di non dare la Costituzione. I « conciliatori » borghesi vogliono ottenere la Costituzione allo scopo di soffocare la rivoluzione; il signor Vinogradov (Russie Viedomosù) ha espresso con particolare chiarezza questa aspirazione della borghesia liberale, che inevitabilmente scaturisce dalla sua posizione di classe. E ora ci si chiede: che significato ha, dato tale stato di cose, la decisione di boicottare la Duma presa dall’« Unione delle unioni » (cfr. Proletari , n. 14), cioè dalla piu grande organizzazione degli intellettuali borghesi? Anche costoro nel loro complesso vogliono riaccordo». Anchessi perciò esitano, come è già stato molte volte dimostrato dal Proletari , tra la reazione e la rivoluzione, tra il mer- canteggiamento e la lotta, tra la transazione con lo zar e l’insurre- zione contro lo zar. Non potrebbe accadere altrimenti data la situa- zione di classe degli intellettuali borghesi. Ma sarebbe errato dimenti- care che questi intellettuali sanno meglio esprimere gli interessi essen- ziali, nella loro larga accezione, di tutta la classe borghese, che non gli interessi momentanei e ristretti dei soli strati superiori della bor- ghesia. Gli intellettuali sanno meglio esprimere gli interessi delle lar- 198 LENIN ghc masse della piccola borghesia e dei contadini. Sono quindi piu adatti, nonostante tutta la loro incostanza, alla lotta rivoluzionaria contro l’autocrazia, e, a condizione che si avvicinino al popolo , pos- sono diventare, in questa lotta, una grande forza. Da soli sono impo- tenti, ma potrebbero dare a notevoli strati piccolo-borghesi e conta- dini proprio quanto ad essi manca: delle cognizioni, un programma, una direzione, un’organizzazione. In fondo l’idea del « boicottaggio », come sorse nell’« Unione delle unioni », consiste quindi nel fatto che il primo passo della grande borghesia verso la consultazione, verso raccordo con lo zar ha provo- cato ineluttabilmente il primo passo dell intellettualità piccolo-bor- ghese verso il popolo rivoluzionario . I grandi proprietari fondiari e i capitalisti hanno pencolato a destra, gli intelettuali piccolo-borghesi, i rappresentanti della piccola borghesia, a sinistra. I primi vanno ver- so lo zar, senz’affatto rinunciare a minacciarlo ancora più volte facendogli presente la forza del popolo. I secondi riflettono: andare al popolo senza rompere ancora definitivamente con la teoria del- l’« accordo» e senza mettersi ancora del tutto sulla via della rivolu- zione? Ecco che cos e in fondo l'idea del boicottaggio, sorta come abbia- mo già detto nel n. 12 del Proletari , all’interno della democrazia bor- ghese. Solo gente miope e superficiale può vedere in quest’idea il non intervento, l’assenteismo, l’astensionismo, ecc. Per gli intellettuali borghesi non c’è ragione di astenersi, giacché è l’assenza di un alto censo che lì tiene lontani dalla Duma. Nella loro risoluzione sul boicottaggio gli intellettuali borghesi pongono in primo piano «la mobilitazione di tutti gli elementi democratici del paese ». Essi sono gli elementi più attivi, decisi e combattivi del partito degli osvoboz - dentsy , cioè del partito « democratico » costituzionale. Accusare di astensionismo, ecc. questi intellettuali per aver essi espresso l’idea del boicottaggio, rifiutare di appoggiare le loro idee e il loro sviluppo significa lavorare, per miopia, a vantaggio della grande borghesia monarchica, il cui organo, VOsvobozdenie , non per nulla combatte l’idea del boicottaggio. Che il punto di vista sopra esposto sia giusto è confermato, oltre che da considerazioni generali e fondamentali, dalle preziose ammis- sioni fatte dal signor S. S. nel n. 75 dcWOsvobozdenie. È al massimo grado significativo il fatto che il signor S . S . comprenda nel gruppo A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONARCHICA 199 dei « radicali » i partigiani dell’idea del boicottaggio, mentre include gli avversari di tale idea tra i «moderati». Egli accusa i primi di- cendo che sono dei fautori della «Volontà del popolo» e ripetono gli errori dei «gruppi rivoluzionari attivi» (accusa onorevole per coloro a cui viene mossa, se chi la muove è YOsvobozdenie); dei secondi dice senz’altro che stanno tra due fuochi: tra l’autocrazia e la « rivo- luzione sociale [sic!] »; inoltre il povero signor S. S., preso dalla paura, giunge quasi persino a confondere la repubblica democratica con la ri- voluzione sociale! Ma la piu preziosa ammissione del signor S. S. è la seguente: per i radicali, egli dice confrontando il congresso dell’« Li- mone delle unioni » col congresso degli zemstvo , « la cosa principale era indubbiamente [udite!] la rivendicazione del cambiamento del sistema elettorale, mentre il gruppo più moderato era particolarmente interessato ad allargare i diritti della Duma ». Con questo è detto tutto! II signor S. S. ha spifferato i reconditi pensieri dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, che centinaia di volte abbiamo svelato. Essi sono « particolarmente interessati » non a far partecipare il popolo alle elezioni (cosa che temono), ma ad allargare i diritti della Duma, cioè a trasformare l’assemblea consul- tiva della grande borghesia in assemblea legislativa. Ecco il nocciolo della questione. La grande borghesia non potrà mai accontentarsi di una Duma « consultiva ». Di qui rinevitabilità di conflitti costituzio- nali in seno alla Duma. Ma la grande borghesia non può nemmeno divenire mai un fautore sicuro e fedele della sovranità del popolo. Sarà sempre pronta a prendere con una mano la Costituzione (per sé) e con l’altra a togliere i diritti al popolo o ad opporsi all’allarga- mento dei suoi diritti. La grande borghesia non può non aspirare ad una Costituzione che garantisca i privilegi della grande borghesia. L’intellettualità radicale non può non aspirare a che vengano espressi gli interessi dei pid larghi strati della piccola borghesia e dei conta- dini. L’ala destra della democrazia borghese, ricevuto un uovo oggi, ha cominciato subito a « rinsavire » e ha già rinunciato, come abbiam visto, ai congressi « illegali ». L’ala sinistra ha visto che sarebbe ri- masta anche senza l’uovo, che i grandi proprietari fondiari e i capita- listi, dopo essersi valsi dei servizi del « terzo elemento » (agitazione, propaganda, organizzazione della stampa, ecc.), sono pronti a tra- dirlo tendendo nella Duma tutte le forze non per ottenere i diritti del popolo, ma i loro propri diritti antipopolari. E allora, fiutando 200 LENIN l’inizio del tradimento, Tintellettualità borghese chiama la Duma una « sfida insolente » del governo a tutti i popoli della Russia, di- chiara il. boicottaggio, consiglia la « mobilitazione degli elementi de- mocratici ». Dato questo stato di cose scagliarsi contro l’idea del boicottaggio significherebbe per i socialdemocratici fare la parte di semplicioni politici. Il sicuro istinto di classe del proletariato rivoluzionario ha suggerito alla maggioranza dei compagni russi l’idea del boicottaggio attivo . Ciò significa: appoggiare l’ala sinistra e attirarla a noi , cer- care di individuare gli elementi democratici rivoluzionari per colpire, insieme con loro, l’autocrazia. L’intellettualità radicale ci ha dato un dito, prendiamole la mano! Se il boicottaggio non è una smargiassata, se la mobilitazione non è una frase, se l’indignazione per la sfida insolente non è una posa teatrale, dovete romperla con i « concilia- tori », mettervi dalla parte della teoria della sovranità del popolo, accettare, ma accettare effettivamente , le uniche parole d’ordine coe- renti, conseguenti della democrazia rivoluzionaria: insurrezione ar- mata, esercito rivoluzionario, governo rivoluzionario provvisorio. Unire a sé coloro che realmente accettano queste parole d’ordine, co- prir di vergogna, davanti a tutto il popolo, chi resta dalla parte dei « conciliatori » : questa è l’unica tattica giusta del proletariato rivolu- zionario. I nostri neoiskristi non hanno capito né l’origine di classe né il valore politico reale dell’idea del boicottaggio, e hanno aperto il fuoco colpendo... Tana. Il compagno Cerevanin scrive nel n. 108: «Come si vede dai manifestini del Comitato del Don e del gruppo di Pietro- burgo, le due organizzazioni» (NB: mensceviche . Nota della reda- zione del Proletari ) «si esprimono per il boicottaggio. Esse conside- rano vergognosa la partecipazione alle elezioni di una simile Duma, la considerano un tradimento verso la causa della rivoluzione e bol- lano fin d’ora quei liberali che prenderanno parte alle elezioni* Viene cosi esclusa la possibilità di fare della Duma uno strumento della rivoluzione democratica e si respinge , evidentemente , Vantazione volta a tale scopo ». Le parole da noi sottolineate indicano proprio Terrore testé denunciato. Coloro che declamano contro il « non inter- vento» non fanno che offuscare il problema, effettivamente impor- tante, dei mezzi per intervenire. Per intervenire, esistono due mezzi, due tipi di parola d’ordine. Primo mezzo : « Intensificare l’agitazione; A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONÀRCHICA 2or organizzare dappertutto assemblee, utilizzare le assemblee elettorali anche penetrandovi con la violenza, organizzare dimostrazioni, scio- peri politici, ecc, ecc. » (Proletari, n. 12). Già abbiamo esposto le pa- role d’ordine di questa campagna d’agitazione. Altro mezzo: pren- dere « l’impegno rivoluzionario di entrare nella Duma per ottenere la sua trasformazione in un’assemblea rivoluzionaria, che rovesci l’autocrazia e convochi l’Assemblea costituente » (compagno Cereva- ntn nel n. 108 dell Vr^ra), 0 per « premere sui grandi elettori perché alla Duma siano eletti solo partigiani decisi di una rappresentanza democratica e libera» (compagno Martov nella Gazzetta operaia di Vienna). È proprio questa differenza dei mezzi che riflette la differenza tra le « due tattiche » della socialdemocrazia. L’ala opportunistica della socialdemocrazia è sempre incline a «premere» sulla democrazia borghese facendosi rilasciare cambiali. L’ala rivoluzionaria della so- cialdemocrazia «preme» sulla democrazia borghese e la spinge a si- nistra bollandola per ogni svolta a destra , diffondendo tra le masse le parole d’ordine di una rivoluzione decisiva. La teoria del « rilascio di cambiali », questa famosa e vecchia teoria delle cartine di torna- sole , è una grande ingenuità, che può unicamente seminare la discor- dia in seno al proletariato e corromperlo. A chi può rivolgersi il compagno Cerevanin per riscuotere la « cambiale » rilasciatagli ? Al signore iddio, forse? Non sa il compagno Cerevanin che quando gli interessi materiali di classe premono, tutte le cambiali se ne vanno al diavolo? Non è forse puerile l’idea dello stesso compagno Cereva- nin di legare i deputati borghesi della Duma al proletariato rivoluzio- nario mediante «mandati imperativi»? Quanto al compagno Martov, se egli volesse davvero mettere in atto il suo piano dovrebbe dichia- rare davanti alla classe operaia che N. N. oppure M. di quella de- terminata assemblea di grandi proprietari fondiari sono «partigiani decisi di una rappresentanza libera e democratica»! Ma fare tali di- chiarazioni significherebbe seminare la piu grave corruzione politica! E notate ancora questo: tutte le «cambiali rivoluzionarie» dei signori Petrunkevic, Rodicey e tutti quanti “ tutti i « mandati impe- rativi», tutte le firme apposte alFimpegno di «appoggiare decisa- mente una rappresentanza democratica e libera» (non si potrebbe scegliere un termine piu generico, oscuro e nebuloso?) verrebbero presi e dati a nome della socialdemocrazia dietro le spalle del prole - 202 LENIN tariato . Ma non è possibile farlo apertamente, anche nei paesi liberi, dove è possibile la propaganda aperta, gli uomini politici si impe- gnano non tanto con accordi personali quanto con programmi di partito, mentre da noi per le elezioni della Duma non ci sono né ci sa- ranno partiti ben definiti, legalizzati! Ma guardate, compagni neoiskri- sti, come siete ancora una volta scivolati nella palude : a parole per voi tutto è « masse », « di fronte alle masse », « con la partecipazione delle masse », « iniziativa delle masse », e in realtà il vostro « piano » si riduce a transazioni segrete per impegnare il signor Petrunkevic a non divenire un traditore della rivoluzione ma un suo « deciso » partigiano! I neoiskristi sono giunti airassurdo. In nessun luogo, in Russia, nemmeno tra i loro partigiani, c’è qualcuno che pensi di accettare si- mili assurdi « impegni rivoluzionari ». No. Non è cosi che bisogna intervenire. Bisogna intervenire con la piu spietata denuncia della teoria dell’accordo e dei conciliatori borghesi, di tutti questi Petrun- kevic, ecc. Bisogna smascherare il loro tradimento borghese al danni della rivoluzione, unire contro l’autocrazia (e comunque anche contro la Duma) le forze rivoluzionarie per l'insurrezione : ecco l’unico mezzo sicuro per « premere » realmente sulla Duma, per preparare realmente la vittoria della rivoluzione. Solo con questa parola d’or- dine dobbiamo intervenire nella propaganda elettorale, non per ma- novre elettoralistiche, per transazioni, per impegni, ma per la vit- toria dcirinsurrezione. E solo la forza reale del popolo armato darà la possibilità di sfruttare a favore della rivoluzione (e non a favore di una Costituzione strettamente borghese) i possibili e probabili futuri conflitti alPinterno della Duma o tra la Duma c lo zar. Un po’ meno di fiducia nella Duma e un po’ piu di fiducia nelle forze del proleta- riato armato, signori! Siamo quindi giunti anche alla parola d’ordine: organizzazione dell’autogoverno rivoluzionario. Esaminiamola con maggiore atten- zione. In primo luogo, dal punto di vista puramente teorico è errato mettere in primo piano la parola d’ordine- dell’autogoverno rivoluzio- nario sostituendola alla parola d’ordine: sovranità del popolo. La prima concerne la direzione, la seconda la struttura dello Stato. La pri- ma è compatibile perciò con la proditoria teoria borghese dell’* ac- cordo » (il popolo che si autogoverna, con alla testa lo zar che « non A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONARCHICA 203 governa, ma regna »), la seconda non lo è affatto. La prima può es- sere accettata dagli osvobozdentsy , la seconda no. In secondo luogo, è del tutto assurdo identificare l’organizzazione dell’autogoverno rivoluzionario con l’organizzazione dell’insurrezio- ne di tutto il popolo. Insurrezione significa guerra civile, e la guerra esige un esercito, mentre di per sé l’autogoverno non richiede un esercito. Esistono paesi dove vige l’autogoverno, ma non c’è esercito. Anche l’autogoverno rivoluzionario non richiede un esercito rivolu- zionario là dove la rivoluzione avviene secondo il tipo norvegese: il re « è stato congedato » e si è promossa una consultazione popolare. Ma quando il popolo è oppresso da un despotismo che si appoggia sull’esercito e che inizia la guerra civile, identificare l’autogoverno rivoluzionario con l’esercito rivoluzionario, volere il primo e non parlare del secondo è veramente un’ineffabile banalità, che è segno di tradimento ai danni della rivoluzione o di estrema stoltezza. In terzo luogo, anche la storia conferma la verità, del resto ovvia, che solo la completa e decisiva vittoria dell’insurrezione assicura pie- namente la possibilità di organizzare un vero autogoverno. Sarebbe stata possibile in Francia la rivoluzione municipale del luglio 1789 se il 14 luglio Parigi insorta e armata non avesse vinto le truppe del re, non avesse preso la Bastiglia, non avesse schiantato alla radice la resistenza dell’autocrazia? O forse i neoiskristi si riferiscono qui al- l’esempio della città di Montpellier, dove la rivoluzione municipale, l’organizzazione dell’autogoverno rivoluzionario, avvenne pacifica- mente, dove fu persino espressa con un voto la gratitudine verso l’in- tendente per la cortesia con cui aveva collaborato alla propria deposi- zione? Non si attende forse la nuova ls!{ra che nella nostra campagna di agitazione per le elezioni della Duma ringraziamo i governatori per la loro autorimozione prima della presa delle Bastiglie russe? Non è forse caratteristico il fatto che nella Francia del 1789 il pe- riodo della rivoluzione municipale sia stato il periodo in cui ebbe inizio l'emigrazione dei reazionari , mentre da noi la parola d’ordine dell’autogoverno rivoluzionario, sostituita alla parola d’ordine dell’in- surrezione, viene avanzata proprio mentre ancora vi è emigrazione di rivoluzionari ? Quando si è domandato a un dignitario russo per- ché il 6 agosto non fu concessa l'amnistia, costui rispose : « Per quale motivo dovremmo liberare 10.000 persone che abbiamo fatto tanta fatica ad arrestare e che all’indomani comincerebbcro una lotta acca- 204 LENIN nita contro di noi? ». Questo dignitario ragionava in modo intelligen- te, mentre quelli che parlano di « autogoverno rivoluzionario » prima della liberazione dei 10.000 detenuti ragionano in modo poco intelli- gente. In quarto luogo, la realtà russa attuale dimostra in modo lampante che la parola d’ordine « autogoverno rivoluzionario » non basta ed è necessario lanciare la parola d'ordine diretta e precisa dell’insurre- zione. Guardate che cosa è accaduto a Smolensk il 2 agosto, vecchio* calendario. La Duma cittadina, riconosciuto illegale l’ac quarti era- mento dei cosacchi, cessò di versar loro denaro, organizzò una mili- zia cittadina per la difesa della popolazione, si rivolse con un appello ai soldati contro le violenze perpetrate ai danni dei cittadini. Deside- reremmo sapere se questo basta ai nostri buoni neoiskristi. Bisogna o no considerare questa milizia come un esercito rivoluzionario, co- me un organo non soltanto di difesa, ma anche d’offesa? e di offesa non. soltanto contro la centuria cosacca di Smolensk, ma contro il governo autocratico in generale? Bisogna 0 no propagandare l'idea della proclamazione dell’esercito rivoluzionario e dei suoi compiti? Si può 0 non si può considerare effettivamente garantito l'autogover- no popolare della città di Smolensk fino a quando l'esercito rivolu- zionario non ha ottenuto una vittoria decisiva sull'esercito zarista? In quinto luogo, i fatti dimostrano inconfutabilmente che la pa- rola d’ordine dell’autogoverno rivoluzionario, lanciata al posto della parola d’ordine dell’insurrezione 0 con il significato (?) della parola d’ordine dell'insurrezione, non solo è accettabile per gli osvoboz - dentsy , ma è da essi accettata. Prendete il n. 74 dell ’Osvobozdenie e vedrete che vi si condanna decisamente la « folle e criminale predica- zione delPinsurrezione armata» e contemporaneamente si sosten- gono le milizie civiche e la creazione di organi di autogoverno lo- cale come elementi del futuro governo provvisorio (cfr. Proletari f n. 12). Da qualsiasi lato esaminiate la questione risulta inevitabilmente che la nuova parola d’ordine della nuova Isì^ra è la parola d'ordine degli osvoboz dentsy. I socialdemocratici che offuscano o differiscono la parola d’ordine dell’insurrezione armata, dell’esercito rivoluziona- rio, del governo provvisorio sostituendole la parola d'ordine dell’or- ganizzazione dell’autogoverno rivoluzionario si trascinano a rimor- A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONARCHICA 205 chio della borghesia monarchica invece di marciare alla testa del pro- letariato e dei contadini rivoluzionari. Ci si rimprovera di « inculcare » ostinatamente sempre le stesse parole d ordine. Noi consideriamo tale rimprovero come Un compli- mento. Il nostro compito consiste proprio neirinculcare instancabil- mente, accanto alle verità del programma socialdemocratico, le pa- role d’ordine politiche urgenti. Abbiamo ottenuto la pili larga diffu- sione del «quartetto» avversato dai liberali (suffragio universale, diretto, uguale e segreto). Abbiamo fatto conoscere alle masse ope- raie il « sestetto » delle libertà politiche (di parola, di coscienza, di stampa, di riunione, di associazione, di sciopero). Dobbiamo ripetere ora milioni, miliardi di volte il « trio » dei compiti rivoluzionari (in- surrezione armata, esercito rivoluzionario, governo rivoluzionario provvisorio). Le forze popolari per l’attuazione di questi compiti crescono spontaneamente non di giorno in giorno ma di ora in ora. I tentativi di insurrezione si moltiplicano, il grado di organizzazione deirinsurrezione si eleva, l’armamento va avanti. Dalle file degli operai e dei contadini, in giacchetta, in palandrana e in divisa, escono eroi sconosciuti, indissolubilmente fusi con la folla e sempre piu pro- fondamente permeati di nobile fanatismo per la liberazione del po- polo. Il nostro compito è quello di preoccuparci che tutti questi rivoli convergano in una potente fiumana, che il movimento spontaneo e incontrollato sia illuminato, in modo da centuplicare le sue forze, dalla luce di un programma rivoluzionario cosciente, rettilineo, chia- ro e preciso dei nostri compiti immediati. Conclusioni. La nostra tattica nei confronti della Duma può es- sere esposta in cinque punti: 1) intensificare l’agitazione a proposito della legge sulla Duma e dell’elezione dei suoi membri, organizzare assemblee, utilizzare la propaganda elettorale, indire dimostrazioni, ecc. ecc.; 2) concentrare tutta la campagna di agitazione intorno alle parole d’ordine: insurrezione armata, esercito rivoluzionario, gover- no rivoluzionario provvisorio; popolarizzare il programma di questo governo provvisorio; 3) unire per tale agitazione e per la lotta ar- mata tutti gli elementi democratici rivoluzionari ed essi soltanto, cioè solo coloro che accettano effettivamente le parole d’ordine menzio- nate; 4) appoggiare l’idea del boicottaggio, promossa dall’ala sinistra della democrazia borghese, per trasformarla in boicottaggio attivo, cioè nella piu larga agitazione sopra delineata. Orientare i rappresen- ao6 LENIN tanti di sinistra della democrazìa borghese verso il programma demo- cratico rivoluzionario e verso una attività che li avvicini alla piccola borghesia e ai contadini; 5) denunciare spietatamente, davanti alle piu vaste masse operaie e contadine, la teoria borghese dell’« accordo > e i «conciliatori» borghesi; far conoscere e spiegare ogni loro passo proditorio o incerto sia prima della Duma sia nella Duma; mettere in guardia la classe operaia da questi traditori borghesi della rivolu- zione. Proletari, n. 15, 5 settembre (23 agosto) 1905. LA PIU’ CHIARA ESPOSIZIONE DEL PIANO PIU’ CONFUSO Nell’articolo di fondo w abbiamo rilevato che il nuovo piano della nuova ls\ra per la « campagna della Duma » è confuso. Eccone l’esposizione piu chiara fatta dallo stesso Martov nella Gazzetta ope- raia di Vienna (24 agosto). (Il corsivo nella citazione è sempre di Martov). « Il piano è il seguente — dice il compagno Martov riferendosi al- l’« appoggio ad esso dato da molte organizzazioni russe » — : le orga- nizzazioni operaie prendono l’iniziativa della costituzione di comitati popolari d’agitazione , che devono essere eletti da tutti gli elementi della popolazione insoddisfatti della riforma zarista e il cui compito è innanzi tutto quello di sviluppare l’agitazione perché in tutto il paese vi sia una rappresentanza effettivamente popolare. Formalmente tali comitati ven- gono costituiti con lo scopo di far partecipare la massa della popolazione alle prossime elezioni. Dato che la legge elettorale li esclude dalla parte- cipazione diretta } i cittadini dello Stato possono partecipare indiretta- mente alle elezioni comunicando le proprie idee e le proprie rivendicazioni a collegi piu ristretti di elettori privilegiati. I comitati esercitano una pres- sione sui collegi degli elettori perché alla Duma vengano eletti solo dei partigiani decisi di una rappresentanza democratica e libera. Inoltre i co- mitati cercheranno di creare, al di fuori della rappresentanza " legale ”, una rappresentanza illegale , che ad un certo momento potrebbe presentarsi davanti al paese in qualità di organo provvisorio della volontà popolare. I comitati invitano la popolazione a eleggere i suoi rappresentanti me- diante il suffragio universale ; questi rappresentanti a un determinato mo- mento devono trovarsi tutti in una stessa città e proclamarsi Assemblea costituente. Questo è, per cosi dire, il fine ideale della campagna. Venga o non venga raggiunto, il movimento avrà tuttavia creato in questo modo la 2o8 LENIN organizzazione dell’autogoverno rivoluzionario, che abbatterà i limiti im- posti dalla legalità zarista e porrà le fondamenta per il prossimo trionfo della rivoluzione. Gli elementi di tale autogoverno rivoluzionario si for- meranno a poco a poco in tutta la Russia come, ad esempio, già si sono formati ora in due governatorati del Caucaso, dove le autorità ufficiali sono boicottate da tutta la popolazione, e la popolazione è governata da auto- rità da essa elette. (Tra parentesi: i contadini della Guria chiedono che il nostro comitato le confermi). L’organizzazione di un simile autogoverno, che funzioni pubblica- mente ovunque, è la forma in cui deve avvenire la liquidazione dellauto- crazia, che non vuole aprire (inaugurare) di sua spontanea volontà lera costituzionale. È ovvio che la possibilità stessa di tale organizzazione viene creata dalla crescente disorganizzazione dell’apparato governativo e dallo sviluppo della forza attiva [tvir\enden Kraft] nel popolo». Raccomandiamo ai compagni questo impareggiabile piano, quale scopo ideale della borghesia monarchica ( osvobozdentsy ), quale scopo ideale dei grandi proprietari liberali f quello di liquidare la rivolu- zione proletaria e contadina russa. I borghesi osvobozdentsy , cioè monarchici, come abbiamo già det- to centinaia di volte, vogliono proprio una simile « liquidazione ». cioè una liquidazione in cui il passaggio dei poteri alla borghesia avvenga senza un’insurrezione popolare o anche solo senza una sua vittoria completa. I progetti di « elezioni » alla Manilov, rimanendo il potere nelle mani dell’autocrazia, fanno interamente il giuoco della borghesia liberale , che è- la sola a poter effettuare almeno qualcosa che si avvicini a elezioni di questo tipo. Sui particolari di questo ridicolo piano ci soffermeremo soltanto brevemente. Non è forse ingenuo dimenticare che nel Caucaso (non in due governatorati, ma in alcune volo si) l’autogoverno si regge sul- l 1 insurrezione armata ? Non è forse puerile pensare che quanto è possibile in alcuni villaggi di località montane della lontana periferia sia possibile nel centro della Russia senza la vittoria del popolo sul- l’autocrazia? Non è forse una pedanteria ideale questo piano di «elezioni» a gradi quando al potere rimane il governo autocratico ? «Gli elementi scontenti della popolazione» (?) eleggono i comitati popolari d’agitazione (senza programma, senza parole d’ordine chia- re). Questi comitati creano una « rappresentanza illegale » (sostituen- do, evidentemente, l’organizzazione illegale del partito operaio socia- LA PIU CHIARA ESPOSIZIONE BEL PIANO PlÓ CONFUSO 209 lista con una semplice organizzazione del tipo di quella degli osvo- bozdentsyì). È evidente che sostituendo il chiarissimo termine rivolu- zionario « governo provvisorio, organo dell’insurrezione » col termine confuso di « organo della volontà popolare » si fa interamente il giuoco del partito borghese e degli zemtsy. Le elezioni generali del- l’Assemblea costituente per iniziativa di comitati «illegali», lascian- do il potere nelle mani dei Trepov e soci, è un’idea poi del tutto puerile. Nelle controversie diventa talvolta utile 1*« avvocato del diavolo », cioè il difensore di un punto di vista assurdo, respinto da tutti. Questa funzione se le ora assunta Visiera. Il suo piano è assai utile ai fini educativi : servirà per farne rilevare l’assurdità nei circoli, nei comizi volanti, nelle riunioni, ecc., per contrapporre in modo piu netto le parole d’ordine del proletariato rivoluzionario a quelle della borghe- sia monarchica liberale. Proletari t n, 15, 5 settembre (23 agosto) 19 0 ?' LA SOCIALDEMOCRAZIA INTERNAZIONALE DEVE CONOSCERE I NOSTRI AFFARI DI PARTITO Uno dei doveri piu importanti di tutti i socialdemocratici che vi- vono alFestero è quello di tenere informata la socialdemocrazia inter - nazionale sui nostri affari di partito. Lo ricordiamo ai compagni e li invitiamo a condurre la più energica agitazione in difesa delle posi- zioni del III Congresso del POSDR. Quest’agitazione deve essere condotta incessantemente, ad ogni proposito, ad ogni occasione pro- pizia, davanti a tutti indistintamente i circoli operai stranieri e ai singoli membri dei partiti socialdemocratici stranieri. Deve essere condotta con metodi degni di socialdemocratici e di membri coscienti di un partito operaio. Nel condurre l’agitazione dobbiamo basarci sul principio che si devono far conoscere tutti i documenti . Un compito di primo piano è quello di diffondere le risoluzioni del III Congresso del POSDR da noi pubblicate sia in francese (supplemento al gior- nale Le Socialiste del 25 giugno 1905. Indirizzo: Le Socialiste , or- gano centrale dei socialisti francesi : Rue de la Corderie 16. Paris) sia in tedesco (opuscolo Bericht ùber den 5. Parteitag. Indirizzo dell’edi- tore: Birk et C., Buchdruckerei und Verlagsanstalt in Mùnchen, Vittelsbacherplatz 2. Preis 20 pf.). Sia la traduzione francese che quella tedesca delle risoluzioni possono essere richieste all’ufficio spe- dizioni del nostro partito. Bisognerebbe aggiungere a questo materiale fondamentale la tra- duzione dei documenti e degli articoli più importanti della nostra pubblicistica. Non bisogna inoltre mai stancarsi di denunciare tutto l’indegno modo di agire della nuova ls\ra , emula di Khlestakov. Visura non pubblica né in tedesco né in francese il testo completo delle risoluzioni della sua conferenza (che rivelerebbero la sua auto- la socialdemocrazia INTERNAZIONALE 21 1 proclamazione e la sua usurpazione del titolo: organo centrale). Essa pubblica nella stampa socialdemocratica europea una « statistica > de* gli operai organizzati che suscita solo il riso (basti dire che non si è ancora decisa a pubblicare in russo tale « statistica », temendo di es* sere svergognata, ma noi Tabbiamo pubblicata per intero nel n. 9 del Proletari**). L ’lsfya sta ora inviando a tutte le colonie all’estero una lettera firmata dalla redazione, che contiene le stesse spassose affer- mazioni khlestakoviane sulla forza della minoranza, finora pudica- mente nascoste ai lettori russi dei nostri giornali socialdemocratici. Bisogna lottare con tutte le forze contro i reclamisti, ma lottare in modo degno, ottenendo che i compagni siano perfettamente infor- mati e che le cose vengano messe in chiaro senza rodomontate e voli letterari, senza scendere a pettegolezzi e cose di carattere privato che temono la luce del sole. Proletari, n. 15, 5 settembre (23 agosto) I9°5- NOTA ALL’ARTICOLO LE FINANZE DELLA RUSSIA E LA RIVOLUZIONE » Nota della redazione . Una significativa conferma delle conclusioni dell’autore è il libro di Rudolf Martin, testé uscito a Berlino e intito- lato: Il futuro della Russia e del Giappone .. Non abbiamo ancora avuto la possibilità di leggerlo e per ora parleremo soltanto, basandoci sulle notizie pubblicate dai giornali stranieri, delle sue conclusioni fondamentali. L’autore si pone da un punto di vista puramente affa- ristico, estraneo ad ogni pressione politica. Statistico di professione, egli esamina attentamente la situazione economica della Russia e giun- ge alla conclusione che la bancarotta è inevitabile sia che la guerra venga continuata sia che venga conclusa la pace. L’agricoltura russa è in uno stato di completa decadenza e per rimetterla in sesto oc- corre un capitale di 50 miliardi di rubli. Il deficit del bilancio sarà nel prossimo decennio di non meno di 300 milioni di rubli all’an- no. Il debito pubblico della Russia, giunto attualmente, secondo i cal- coli -dell’autore, a 8 miliardi di rubli, deve raggiungere tra cinque an- ni i 12 miliardi. Non vi sarà denaro per pagare gli interessi, in quan- to nessuno ne darà ora alla Russia. Colpisce il parallelismo tra la Rus- sia del 1905 e la Francia all’epoca di Luigi XVI. Rudolf Martin consi- glia caldamente alla Germania di disfarsi al piu presto possibile (trasferendoli possibilmente in America) dei prestiti russi, nei quali sono investiti circa mezzo miliardo di rubli in denaro tedesco. La bor- ghesia europea si affretta a cavarsi d’impiccio vedendo che il crollo russo è inevitabile. Proletari, n. 15, 5 settembre (23 agosto) 1905. L'ATTEGGIAMENTO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA VERSO IL MOVIMENTO CONTADINO In tutta la stampa socialdemocratica è già stata spiegata più e piu volte la grande importanza del movimento contadino nella rivoluzione democratica che la Russia sta attraversando. Come è noto, il III Con- gresso del POSDR votò un’apposita risoluzione su questo problema per determinare con maggior precisione e unificare l'attività dell’in- sieme del partito del proletariato cosciente precisamente nei confronti del movimento contadino attuale. Benché questa risoluzione fosse sta- ta preparata in anticipo (il primo progetto fu stampato nel Vperìod , n. li, 23 [io] marzo c.a. “) e fosse stata minuziosamente elaborata dal congresso del partito, che si sforzò di formulare le opinioni, già fis- sate, di tutta la socialdemocrazia russa, nonostante tutto ciò la risolu- zione suscitò perplessità tra un certo numero di compagni militanti in Russia. Il comitato di Saratov la proclamò all’unanimità inaccettabile (cfr. Proletari n. io *). Il desiderio, da noi allora espresso, di sapere il perché di questo verdetto è rimasto purtroppo sino ad ora insod- disfatto. Sappiamo soltanto che il comitato di Saratov dichiarò inac- cettabile anche la risoluzione agraria della conferenza dei neoiskristi; dunque, non era soddisfatto di ciò che vi è di comune nelle due risoluzioni, e non di ciò che le distingue l’una dall’altra. Un nuovo documento su questo problema è la lettera di un com- pagno di Mosca (pubblicata sotto forma di manifestino poligrafato) a noi pervenuta. Diamo la lettera in extenso: LETTERA APERTA AL COMITATO CENTRALE E AI COMPAGNI CHE LAVORANO NELLE CAMPAGNE «Compagni, l’organizzazione provinciale del comitato di Mosca ha affrontato in pieno la questione del lavoro tra i contadini. La mancanza 2I 4 LEN'IN di esperienza nell’organizzazione di un simile lavoro, le particolari con- dizioni nelle campagne della zona centrale, la mancanza di chiarezza delle direttive contenute nella risoluzione del III Congresso su questo proble- ma e l'assenza quasi completa di scritti, sia nei periodici che nella stampa in generale, sul lavoro tra i contadini, ci costringono a rivolgere al Comi- tato centrale la preghiera di mandarci direttive particolareggiate, sia teo- riche che pratiche; e a voi, compagni che fate lo stesso lavoro, chiediamo di farci conoscere i dati pratici che la vostra esperienza vi ha fornito. Riteniamo necessario comunicarvi i dubbi che sono sorti in noi leg- gendo la risoluzione del III Congresso ** sull’atteggiamento verso il movi- mento contadino ” e il piano di organizzazione che già cominciamo a e mettere in pratica nelle nostre campagne. “ § a) Far sapere a larghi strati della popolazione che la socialdemo- crazia si pone il compito di appoggiare nel modo più energico tutte le misure rivoluzionarie che i contadini intendono prendere per migliorare la loro situazione, compresa quella della confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari, del demanio, della Chiesa, dei monasteri e della Coro- na ” (dalla risoluzione del ITI Congresso del POSDR). In questo paragrafo, innanzi tutto, non è detto chiaramente come le organizzazioni del partito faranno e dovranno fare la propaganda. Questa richiede innanzi tutto un’organizzazione vicinissima a coloro che si vogliono toccare con questa propaganda. Prenderà una simile organiz- zazione la forma di comitati del proletariato agricolo o saranno possibili anche altri metodi organizzativi, sia per la propaganda orale che per quel- la scritta? La questione rimane aperta. Lo stesso si potrebbe dire della promessa di un energico appoggio. È possibile appoggiare, tanto più se energicamente, soltanto quando esiste un’organizzazione sul posto. La questione dell’ “ appoggio energico ” ci sembra in generale molto vaga. Può la socialdemocrazia appoggiare la espropriazione delle terre dei grandi proprietari fondiari le quali vengono coltivate nel modo piu intensivo, impiegando macchine agricole, intra- prendendo culture superiori, ecc.? Il passaggio di queste terre nelle ma- ni di proprietari piccolo-borghesi, per quanto importante sia migliorare la loro situazione, sarebbe un passo indietro dal punto di vista dello svi- luppo capitalistico di una determinata economia agricola. E, in quanto socialdemocratici, dovremmo fare, a proposito del punto che concerne 1* “ appoggio ”, questa riserva: “se l’espropriazione di queste terre e la lo- ro trasformazione in proprietà contadina (piccolo-borghese) costituisce una forma superiore di sviluppo dell’economia condotta su di esse E più avanti: § d) Tendere a creare un’organizzazione autonoma del proletariato l’atteggiamento della socialdemocrazia 2I 5 agricolo, alla fusione di quest’ultimo con il proletariato delle città, sotto la bandiera del partito socialdemocratico, e a far partecipare i suoi rappresen- tanti ai comitati contadini L’ultima parte di questo paragrafo suscita dei dubbi. Infatti, le or- ganizzazioni democratiche borghesi del genere dcll’“ Unione contadina” e le organizzazioni utopistiche reazionarie del genere di quella dei sociali- sti-rivoluzionari organizzano sotto la loro bandiera tanto gli elementi bor- ghesi della popolazione contadina quanto quelli proletari. Facendo par- tecipare a simili comitati “contadini” nostri rappresentanti, scelti nelle organizzazioni del proletariato agricolo, ci daremo la zappa sui piedi, an- dremo contro le nostre opinioni sul blocco, ecc. Anche su questo punto ci sembrano necessari degli emendamenti, ed emendamenti molto sostanziali. Ecco alcune osservazioni generali circa le risoluzioni del III Congres- so. Sarebbe bene che si esaminassero al piu presto possibile e nel modo più particolareggiato. Quanto poi al piano di un’organizzazione “rurale” in seno alla no- stra organizzazione provinciale, siamo costretti a lavorare in condizioni di cui la risoluzione del III Congresso non parla affatto. È necessario innanzi tutto osservare che la nostra attività si svolge in una zona — il governa- torato di Mosca e distretti limitrofi dei governatorati vicini — prevalente- mente industriale, con un artigianato relativamente poco sviluppato e in cui la popolazione che si occupa esclusivamente dell’agricoltura costituisce una parte infima, Enormi fabbriche tessili, con 10-15 m ^ a °P era h si alter- nano con piccole fabbriche, con 500-1000 operai, sparse qua e là in villag- gi e in borghi sperduti. Pare che, date queste condizioni, la socialdemo- crazia dovrebbe trovare un terreno molto propizio, ma la realtà ha dimo- strato che tali ipotesi fatte alla leggera non reggono a una seria critica. Il nostro “ proletariato ”, nella sua grande maggioranza, finora non ha ancora abbandonato la terra, benché parecchie fabbriche esistano già da 40-50 anni. Esso è cosi intimamente legato alla “ campagna ”, che tutte le premesse psicologiche ed altre, che il proletariato “ genuino ” acquista nel processo del lavoro collettivo, non si sviluppano nel nostro proletariato. L’azienda agricola dei nostri ** proletari ” assume in certo qual modo for- me bastarde. Il tessitore che lavora in fabbrica prende un bracciante per far lavorare il suo pezzetto di terra. Su questo stesso pezzetto di terra lavorano sua moglie (se non lavora in fabbrica), ì suoi figli, i suoi vecchi genitori, gli invalidi della famiglia, ed egli stesso nella vecchiaia, o se cadrà vittima di qualche infortunio, o se sarà cacciato dal lavoro per comportamento ribelle o sospetto. Tali ‘'proletari ” è difficile chiamarli proletari. Per la loro situazione economica, sono dei poveri. Per la loro !2l6 LENIN ideologìa sono dei piccoli borghesi. Sono ignoianti e conservatori. Fra di loro vengono reclutati i “ centoneri Ma negli ultimi tempi la loro co- scienza comincia a svegliarsi. Legandola al proletariato u genuino ”, strap- piamo, e non senza successo, questa massa ignorante dal suo sonno secola- re. I legami si moltiplicano, in certe località si rafforzano* i poveri vengo- no da noi influenzati, assimilano la nostra ideologìa sia nella fabbrica che nelle campagne. Non crediamo che impiantare organizzazioni in un am- biente non “ prettamente ,T proletario sia contrario airortodossia. Non ab- biamo altro ambiente e, se insistiamo sull’ortodossia e organizziamo sol- tanto il “ proletariato ” agricolo, saremo obbligati a sciogliere la nostra or- ganizzazione e quelle che ci sono vicine. Sappiamo che ci sarà difficile lot- tare contro ispirazione a espropriare le terre arabili ed altre abbandona- te dal grande proprietario fondiario, o quelle che i padri in cappuccio e in sottana non hanno saputo sfruttare come si deve. Sappiamo che la demo- crazia borghese, a cominciare dalla frazione “ monarchica democratica ” (ne esiste una nel circondario di Rusa) per finire collTJnione “ contadi- na ”, ci disputeranno l’influenza sui u poveri ”, ma noi inciteremo questi ultimi contro le prime. Utilizzeremo tutte le forze socialdemocratiche della zona, sia quelle intellettuali che quelle proletarie-operaie per orga- nizzare e rafforzare i nostri comitati socialdemocratici di “ poveri *\ E lo faremo secondo questo piano. In ogni capoluogo di distretto o in ogni grande centro industriale designeremo comitati distrettuali dei gruppi del- l’organizzazione di zona. Il comitato distrettuale, oltre a svolgere un la- voro di organizzazione nelle fabbriche e nelle officine della sua circoscri- zione, costituirà dei comitati “ contadini Questi comitati, per ragioni di clandestinità, non dovranno comprendere che un piccolo numero di membri, scelti fra i contadini poveri piu rivoluzionari e capaci. Dove vi sono e delle fabbriche e dei contadini è necessario organizzarli in un solo comitato di sottogruppo. Questo comitato deve innanzi tutto farsi un’idea chiara dell’ambiente che lo circonda: A) Rapporti agrari: i) lotti contadini, mezzadria, forme di proprietà (della comunità contadina, individuale, ecc.); 2) terreni limi- trofi: a) a chi appartengono; b) loro estensione; c) rapporti dei contadini con queste terre; d) condizioni di godimento di queste terre: 1) presta- zioni gratuite di lavoro; 2) prezzo esagerato dell’affitto delle terre stral- ciate, ecc.; e) debiti verso i kulak, i grandi proprietari fondiari e altri. B) Tributi, imposte, imponibile sulle terre dei contadini e su quelle dei gran- di proprietari fondiari. C) Occupazioni fuori sede e artigianali, passaporti, assunzione di salariati nell’inverno, ecc, D) Fabbriche e officine locali i condizioni di lavoro: 1) salario; 2) giornata lavorativa; 3) atteggiamento deiramministrazione; 4) condizioni di alloggio, ecc. E) Le autorità: l’atteggiamento della socialdemocrazia 217 Zems^ie nacialniì^i, capo del villaggio, segretario d e llam mini strazio ne ru- rale, pretore e guardie, prete. F) Zemstvo: consiglieri eletti dai contadini, impiegati dello zemstvo: maestro, medico, biblioteche, scuole, trattorie. G) Assemblee di volost , loro composizione e modo di condurre gli affari. H) Organizzazioni; “Unione contadina”, socialisti-rivoluzionari, social- democratici. Presa conoscenza di tutti questi dati, il comitato socialdemocratico contadino deve far approvare dalle assemblee dei contadini le risoluzioni che scaturiscono da questa o quella situazione anormale. Questo comitato svolge inoltre un’intensa opera di propaganda e agitazione tra le masse in favore delle idee socialdemocratiche, organizza circoli, comizi volanti, riunioni, distribuisce manifestini e pubblicazioni, raccoglie fondi per la cassa del partito e si tiene in contatto, per mezzo del gruppo distrettuale, con T organizzazione di zona. Se riusciremo a organizzare un certo numero di comitati, il successo della socialdemocrazia sarà garantito. UN ORGANIZZATORE DI ZONA ». E ovvio che non ci sobbarcheremo il compito di elaborare le di- rettive pratiche particolareggiate di cui parla questo compagno: ciò riguarda i militanti di base e il centro russo che dirige il lavoro pra- tico, È nostra intenzione approfittare della lettera, ricca di conte- nuto, del compagno di Mosca per spiegare la risoluzione del III Con- gresso e i compiti immediati del partito in generale. Dalla let- tera si vede che i malintesi suscitati da quella risoluzione sono dovuti soltanto in parte a dubbi teorici. L’altra fonte di questi malintesi è un problema nuovo, mai sorto prima: i rapporti tra i «comitati contadini rivoluzionari » e i « comitati socialdemocratici » che lavorano tra i con- tadini. Il fatto stesso che quest’ultimo problema venga posto dimostra che il lavoro socialdemocratico tra i contadini ha fatto un grande passo avanti. All’ordine del giorno già vengono poste questioni piu 0 meno particolari, sorte dai bisogni pratici del lavoro di agitazione « rurale », il quale ha cominciato a estendersi e a prendere forme durature, sta- bili. L’autore della lettera si dimentica pili volte che, deplorando la mancanza di chiarezza della risoluzione del congresso, egli cerca in sostanza la risposta a un problema che il congresso del partito non ha posto e non poteva porre. Cosi, ad esempio, egli non ha completamente ragione quando af- ferma che tanto la propaganda delle nostre idee quanto l’appoggio ai8 LENIN al movimento contadino sono possibili « soltanto » se esistono orga- nizzazioni sul posto. Evidentemente ci vorrebbero tali organizza- zioni e, con lo sviluppo del lavoro, esse divengono necessarie; ma si può e si deve lavorare anche nei luoghi dove simili organizza- zioni non esistono. In tutta l’attività da noi svolta, anche tra il solo proletariato urbano, non dobbiamo perdere di vista la questione con- tadina e dobbiamo diffondere la dichiarazione fatta da tutto il parti- to del proletariato cosciente per mezzo del III Congresso : noi ap- poggiamo l’insurrezione contadina. I contadini devono esserne in- formati per mezzo della nostra stampa, degli operai, di organizza- zioni particolari, tee.; essi devono sapere che per appoggiarli il pro- letariato socialdemocratico non si arresterà davanti a nessuna confi- sca delle terre (ossia, espropriazione senza indennizzo ai proprie- tari). L’autore della lettera solleva qui una questione teorica: non sa- rebbe bene limitare con una clausola Tespropriazione delle grandi proprietà e la loro trasformazione in «proprietà contadina piccolo- borghese»? Ma, proponendo questa clausola, l’autore restringe arbi- trariamente il senso della risoluzione del III Congresso. Nella riso- luzione non si dice affatto che il partito della socialdemocrazia si impegna a sostenere il passaggio delle terre confiscate precisamente nelle mani dei proprietari piccolo-borghesi. La risoluzione dice: noi appoggiamo « anche la confisca », ossia anche l’alienazione senza indennizzo, ma essa non ci fa sapere a chi verrà data la terza alienata. Non è per caso che questa questione viene lasciata in sospeso; gli articoli del Vperiod (n. T2, 15) 67 mostrano che non sarebbe ra- zionale risolverla a priori. Vi si dice, per esempio, che in una re- pubblica democratica la socialdemocrazia non può prendere impegni e legarsi le mani circa il problema della nazionalizzazione della terra. Infatti, a differenza dei socialisti-rivoluzionari piccolo-borghesi, l'essenziale per noi è oggi il lato democratico rivoluzionario delle insurrezioni contadine e l'organizzazione particolare del proletariato rurale in un partito di classe. L’essenziale oggi non è di fare astratti progetti di « ripartizione egualitaria » o di nazionalizzazione, ma di rendere i contadini coscienti della necessità della demolizione rivolu- zionaria del vecchio regime. Per questo i socialisti-rivoluzionari in- sistono sulla « socializzazione », ecc., e noi sui comitati contadini ri - l'atteggiamento della socialdemocrazia 219 volu zio nari] senza di essi, diciamo noi, qualsiasi trasformazione non vale nulla. Con questi comitati, e soltanto appoggiandosi su di essi, é possibile la vittoria dell* insurrezione contadina. Noi dobbiamo sostenere in tutti i modi l’insurrezione contadina, ivi compresa la confisca della terra, senza giungere affatto ad astrat- ti progetti piccolo-borghesi. Noi appoggiamo il movimento contadi- no nella misura in cui è un movimento democratico rivoluzionario. E ci prepariamo (ci prepariamo subito, immediatamente) alla lotta contro di esso nel caso che prendesse un carattere reazionario, anti- proletario. Tutta l’essenza del marxismo è in questo duplice com- pito, che soltanto chi non capisce il marxismo può semplificare o ri- durre a un unico e semplice compito. Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che l’insurrezione contadina abbia vinto. I comitati contadini rivoluzionari e il governo rivoluzionario provvisorio( che si appoggia, in parte, appunto su que- sti comitati) possono effettuare qualsiasi confisca della grande pro- prietà. Noi, l’abbiamo già detto, siamo per la confisca. Ma a chi consiglieremo di dare la terra confiscata? Su questo punto non ci siamo impegnati e non ci impegneremo mai con dichiarazioni si- mili a quelle che propone avventatamente l’autore della lettera. Egli ha dimenticato che nella stessa risoluzione del III Congresso si parla di « liberare il contenuto democratico rivoluzionario del movimento contadino da ogni scoria reazionaria ». Questo in primo luogo. E, in secondo luogo, della necessità di costituire « in tutti i casi e in tutte le condizioni un organizzazione indipendente del proletariato agri- colo ». Eccole le nostre direttive. Nel movimento contadino esiste- ranno sempre scorie reazionarie e in anticipo noi dichiariamo loro guerra. L’antagonismo di classe tra il proletariato rurale e la borghe- sia contadina è inevitabile, e in anticipo noi lo mettiamo a nudo, lo spieghiamo, e ci prepariamo alla lotta stt questo terreno. Una delle cause di tale lotta può diventare il problema: a chi e come dare la terra confiscata? Noi non cerchiamo affatto di eludere questo pro- blema, non promettiamo una ripartizione egualitaria, la « socializ- zazione », ecc., ma diciamo: allora dovremo ancora e ancora lot- tare, lottare su un nuovo terreno e con altri alleati; e saremo im- mancabilmente col proletariato agricolo, con tutta la classe operaia, contro la borghesia contadina. Praticamente ciò può significare sia il passaggio delle terre alla classe dei piccoli proprietari contadini là mrcH 220 dove predomina la grande proprietà schiavista, feudale e dove non esistono ancora le condizioni materiali per la grande produzione so- cialista, sia la nazionalizzazione, a condizione della completa vittoria della rivoluzione democratica, e il passaggio grandi proprietà capitalistiche nelle mani di associazioni operaie, poiché dalla rivolu- zione democratica conùnceremo subito, nella misura drl]e nostre forze, delle forze del proletariato cosciente e organizzato, a passare alla rivoluzione socialista. Noi siamo per la rivoluzione ininterrotta. Non ci arresteremo a mezza strada. Se non facciamo subito, immediata- mente, promesse di « socializzazione », è appunto perché conosciamo le condizioni effettive di questo compito; e non mascheriamo, ma mettiamo invece a nudo, la nuova lotta di classe che sta maturando in seno alle masse contadine. Dapprincipio noi sosteniamo sino in fondo, con tutti i mezzi, compresa la confisca, il contadino in generale contro i grandi pro- prietari fondiari, e in seguito (o piuttosto, nello stesso tempo) soste- niamo il proletariato contro il contadino in generale* È vana utopia prevedere oggi quale sarà la combinazione delle forze in seno alle masse contadine il « giorno dopo » la rivoluzione (democratica). Senza cadere nello spirito di avventura, senza tradire la nostra co- scienza scientifica, senza perseguire una popolarità a buon mercato, possiamo dire e diciamo una cosa sola: con tutte le forze aiuteremo tutti i contadini a fare la rivoluzione democratica, affinchè piu fa- cile sia a noi, partito del proletariato, passare con la massima rapi- dità a un compito nuovo e prd elevato, alla rivoluzione socialista. Noi non promettia m o, come risultato della vittoria AtVC attuale insurrezione contadina, nessuna armonia, nessun livellamento* nes- suna « socializzazione»; «promettiamo» anzi una nuova lotta, una nuova ineguaglianza, una nuova rivoluzione, verso la quale tendo- no i nostri sforzi. La nostra dottrina è meno «inzuccherata» delle favole dei socialisti-rivoluzionari, ma chi vuole che gli si dia da bere soltanto acqua inzuccherata se ne vada dai socialisti-rivoluzionari; a simile gente noi diremo; buon viaggio. Questo punto di vista marxista decide^ secondo noi, anche la questione dei comitati. Noi pensiamo che non ni debbono essere dei comitati contadini socialdemocratici : se sono- socialdemocratici vuol dire che non sono soltanto contadini; se sono contadini vuol dire che non sono puramente proletari, non sono socialdemocratici. Gli indi- L ATTEGGIAMENTO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA 221 vidui che amano confondere questi due mestieri non sono pochi, ma noi non siamo dei loro. Dovunque sia possibile, cercheremo di orga- nizzare i nostri comitati, i comitati del partito operaio socialdemo- cratico . In questi comitati entreranno contadini, poveri, intellettuali, prostitute (poco tempo fa un operaio ci chiedeva, in una lettera, perché non si facesse un lavoro di agitazione tra le prostitute), soldati, maestri, operai, insomma tutti i socialdemocratici e nes- sun altro che i socialdemocratici. Questi comitati condurranno tutto il nostro lavoro in tutta la sua ampiezza, sforzandosi però di dare al proletariato agricolo un organizzazione a parte, poi- ché la socialdemocrazia è il partito di classe del proletariato. Consi- derare come «contraria all’ortodossia » l’opera di organizzazione di un proletariato che non si è ancora completamente liberato dalle varie sopravvivenze del passato vuol dire cadere in un gravissimo errore, e noi vorremmo credere che i passi della lettera che vi si ri- feriscono siano basati su un semplice malinteso. Il proletariato delle città, il proletariato industriale formerà immancabilmente il ful- cro centrale del nostro partito operaio socialdemocratico; ma dob- biamo attrarre al partito, istruire, organizzare tutti i lavoratori e gli sfruttati — come del resto dice il nostro programma — -, tutti senza eccezione: artigiani, poveri, mendicanti, domestici, vagabondi, pro- stitute, ma a una condizione indispensabile e obbligatoria, s’intende: che siano loro ad aderire alla socialdemocrazia, e non viceversa; che siano loro ad adottare il punto di vista del proletariato, e non vice- versa. Ma a che servono allora i comitati contadini rivoluzionari? — chiederà il lettore. Vuol dire che non ci vogliono? Si che ci vogliono. Il nostro ideale è di istituire dei comitati puramente socialdemocra- tici in tutti i villaggi, e poi di organizzare la loro intesa con tutti gli elementi, gruppi, circoli contadini democratici rivoluzionari per la costituzione di comitati rivoluzionari. Qui vi è analogia completa con l’indipendenza del partito socialdemocratico operaio nella città e la sua alleanza con tutti i democràtici rivoluzionari in vista dell’in- surrezione. Noi siamo per l’insurrezione dei contadini. Siamo asso- lutamente contrari alla mescolanza e alla fusione di elementi sociali e di partiti eterogenei. Vogliamo che la socialdemocrazia spinga verso l’insurrezione tutta la democrazia rivoluzionaria; che aiuti tutta la democrazia rivoluzionaria a organizzarsi; che proceda al 222 LENIN suo fianco — senza fondersi però con essa — sulle barricate nelle città, contro i grandi proprietari fondiari e contro la polizia nei vil- laggi- Evviva rinsurrezione contro l’autocrazia nelle città e nelle cam- pagne! Evviva la socialdemocrazia rivoluzionaria, reparto avanzato di tutta la democrazia rivoluzionaria nell’attuale rivoluzione. Proletari, n. i6, 14 (1) settembre 1905. CHE COSA VOGLIONO E CHE COSA TEMONO I NOSTRI BORGHESI LIBERALI? Da noi in Russia l’educazione politica del popolo e degli intel- lettuali è ancora a un livello bassissimo. Da noi non si sono ancora quasi formate chiare convinzioni politiche e ferme idee di partito. Da noi con troppa leggerezza si prende per oro colato qualsiasi pro- testa contro l’autocrazia e si ha un atteggiamento ostile verso qual- siasi critica al carattere c alla sostanza di tale protesta, quasi si trattasse di qualcosa di dannoso, volto a dividere il movimento di liberazione. Non sorprende che, sotto quest’insegna generale della liberazione, YOsvobozdenie , edito dal signor Struve, venga larga- mente diffuso tra tutti gli intellettuali liberi pensatori d ogni specie, i quali mal sopportano che si analizzi il contenuto di classe del « liberalismo del YOsvobozdenie ». Ma il liberalismo àtWOsvobozdenie non rispecchia forse soltan- to in modo più sistematico, libero da censura, le caratteristiche fondamentali di tutto il liberalismo russo? Quanto più la rivoluzio- ne avanza, tanto più questo liberalismo si smaschera, tanto più imper- donabile diventa il timore di guardare in faccia la verità, di capire la vera sostanza di questo liberalismo. Assolutamente tipiche in que- sto senso sono le lettere politiche pubblicate dal noto storico Pavel Vinogradov sul ben noto organo di stampa liberale Russie Viedo- mosti (5 agosto). Non meno tipico è il fatto che altri giornali libera- li, come la Nascia Gizn t abbiano ripubblicato estratti di questo rispet- tabile scritto senza una sola parola di riprovazione e di sdegno. Il signor Pavel Vinogradov esprime con raro rilievo gli interessi, la tattica, la psicologia della borghesia egoista; la sua sincerità può parere forse inopportuna a qualche liberale più furbo, ma è tanto 224 LENIN piu preziosa per gli operai coscienti. Ecco le parole conclusive del- l’articolo del Vinogradov, che ne sono la quintessenza: « Non so se la Russia riuscirà a passare ad un nuovo regime seguendo una via simile a quella percorsa dalla Germania nel 1848, ma non du- bito che sia necessario fare ogni sforzo per prendere questa strada, e non quella scelta dalla Francia nel 1789 ». « Se la società russa, immatura, disunita, piena di odi intestini, pren- desse quest’ultima strada, sarebbe minacciata da pericoli inauditi se non dalla catastrofe* Non è bene arrivare a lezioni di cose su temi riguardanti il potere, l’ordine, l’unità nazionale, l’organizzazione sodale, tanto piu che queste lezioni verrebbero date o da \Yuriadni\, dopo che avrebbe rac- colto nuove forze, o dal Wachtmeister tedesco, cui l’anarchia in Russia schiuderebbe una provvidenziale missione ». Ecco a che cosa soprattutto pensa il borghese russo: ai pericoli inauditi della «via» del 1789! Il borghese non è contrario alla via percorsa dalla Germania nel 1848, ma fa « ogni sforzo » per evitare quella percorsa dalla Francia. Massima istruttiva su cui vale la pena di meditare molto, moltissimo. Qual è la differenza fondamentale tra le due vie? È che la rivo- luzione borghese democratica — attuata dalla Francia nel 1789 e dalla Germania nel 1848 — fu nel primo caso portata a termine, e nel secondo no; nel primo caso giunse alla repubblica e alla libertà completa, nel secondo si arrestò senza aver abbattuto la monarchia e la reazione; nel secondo caso si svolse soprattutto sotto la direzione dei borghesi liberali, che si trascinarono a rimorchio la classe ope- raia non ancora abbastanza rafforzata, nel primo fu condotta, anche se solo in una certa misura, dalla massa del popolo attivamente rivo- luzionario, dagli operai e dai contadini, che respinsero in secondo piano, sia pure temporaneamente, la solida borghesia moderata; nel secondo caso si giunse rapidamente alla «pacificazione» del paese, cioè al soffocamento del popolo rivoluzionario e al trionfo del- l’« unadni\ e del Wachtmeister », nel primo per un certo tempo il popolo rivoluzionario, che aveva schiacciato la resistenza «degli uriadniki e dei Wachtmeister », ebbe l’egemonia grazie alla rivo- luzione. Ed ecco Terudito lacche della borghesia presentarsi nello «spet- tabilissimo » organo liberale mettendo in guardia contro la prima CHE COSA VOGLIONO E CHE COSA TEMONO I BORGHESI LIBERALI? 225 via, quella «francese». Lo storico erudito vuole la via «tedesca», e 10 dice apertamente. Egli sa perfettamente che la via tedesca non avrebbe potuto fare a meno dell’insurrezione armata del popolo. Nel 1848 e 1849 si ebbero in Germania parecchie insurrezioni e sorsero persino alcuni governi rivoluzionari provvisori. Ma nessuna di que- ste insurrezioni fu completamente vittoriosa . Quella che ebbe mag- giore successo fu l’insurrezione di Berlino del iS marzo 1848, termi- nata non con l’abbattimento del potere del re, ma con concessioni fatte dal re, il quale conservò il suo potere e seppe ben presto ria- versi dalla parziale sconfitta rimangiandosi tutte le sue concessioni. L’erudito storico della borghesia non teme quindi l’insurrezione del popolo. Teme eh! esso riporti la vittoria . Egli non teme che alla reazione, alla burocrazia, quella burocrazia a lui tanto invisa, il popolo impartisca una piccola lezione. Teme che il popolo abbatta 11 potere reazionario. Egli odia l’autocrazia e ne desidera con tutto il cuore l’abbattimento, ma teme che la Russia vada in rovina non perché l’autocrazia rimane, non perche il graduale imputridimento del parassita non ancora ucciso, il potere monarchico, può intossi- care l’organismo delle nazioni, no, la teme perché il popolo può conseguire la piena vittoria. Quest’eroe della scienza da quattro soldi sa che l’epoca della ri- voluzione è un’epoca di lezioni per il popolo, non vuole queste le- zioni sul tema: annientamento della reazione, e cerca di spaventarci con lezioni sul tema: annientamento della rivoluzione . Egli teme piu del fuoco la via che permette alla rivoluzione di ottenere, sia pure per breve tempo, la vittoria completa, e brama con tutta l’ani- ma una conclusione sul tipo di quella tedesca, in cui fu la reazione a conseguire la piu completa vittoria per lunghissimi periodi. Egli non saluta la rivoluzione in Russia, ma si limita a cercarle delle attenuanti. Non desidera una rivoluzione vittoriosa, ma una ri- voluzione fallita. Considera la reazione come un fenomeno necessa- rio e normale, naturale e duraturo, sicuro e sensato, e la rivoluzione come un fenomeno illegale, chimerico, ingiusto, che nel migliore dei casi può essere giustificato, fino a un certo punto, dall’instabilità, dalla « debolezza », dall’« incoscienza » del governo autocratico. Que- sto storico « obiettivo » considera la rivoluzione non come un sacro- santo diritto del popolo, ma soltanto come un metodo peccaminoso e pericoloso per attenuare gli eccessi della reazione. Per lui la rivolu- 226 LENIN zione pienamente vittoriosa significa « anarchia », mentre la reazio- ne pienamente vittoriosa non è anarchia, ma soltanto una piccola esagerazione di certe funzioni necessarie dello Stato. Egli non cono- sce altro «potere» se non quello monarchico, altro «ordinamento», altra «organizzazione sociale» se non quelli borghesi. Tra le forze europee cui la rivoluzione in Russia « schiude una provvidenziale missione» egli conosce solo il « Wachtmeister tedesco», ma non co- nosce e non vuol conoscere 1* operaio socialdemocratico tedesco. Gli ripugna soprattutto la « presunzione » di coloro che « vogliono an- dar piu lontano della borghesia occidentale » (il signor professore scrive ironicamente tra virgolette la parola borghesia: si è trovato, vuol dire, un termine assurdo da usare per designare la civiltà euro- pea, eu-ro-pe-al). Questo «storico obiettivo» chiude benevolmente gli occhi sul fatto che proprio a causa dell’obbrobrio autocratico, ormai decrepito in Russia, l’Europa da decine e decine d'anni si è arrestata o retrocede dal punto di vista politico. Egli teme le lezioni di cose che l’« uriadnì\, dopo aver raccolto nuove forze », potrebbe impartire, e raccomanda quindi — oh, il capo popolo! oh, Tuomo politico! — soprattutto di astenersi dallo sgominare decisamente tut- te le « forze » d uriad ni\ moderno. Quale spregevole figura di ser- vo! Quale infame tradimento ai danni della rivoluzione ammannito in modo da sembrare un’analisi scientifica e oggettiva del problema! Grattate il russo e scoprirete il tartaro, diceva Napoleone. Grattate il borghese liberale russo, diciamo noi, e troverete 1* uriaini\ in una nuova uniforme, al quale si lasciano i nove decimi dell 'antica forza per la profonda considerazione « scientifica » e « obiettiva » che altrimenti sarebbe tentato forse «di raccogliere nuove forze»! In qualsiasi ideologo della borghesia vi è un’animuccia da mercante; egli pensa non alla distruzione delle forze della reazione e delT« uriad- ni\ », ma a corrompere, ungere, imbonire \'uriadni\ mediante una transazione a cui vuol giungere al piu presto possibile. In che modo ammirevole questo dottissimo ideologo della bor- ghesia conferma tutto quanto abbiamo detto tante volte sul Proleta- ri a proposito della sostanza e del carattere del liberalismo russo! A differenza della borghesia europea, che a suo tempo fu rivoluzio- naria e solo decine d’anni dopo si mise dalla parte della reazione, i saggi di casa nostra saltano, o vogliono saltare, la rivoluzione per passare immediatamente al dominio moderato e ordinato della bor- CHE COSA VOGLIONO E CHE COSA TEMONO 1 BORGHESI LIBERALI? 227 ghesia reazionaria. La borghesia non vuole e non può volere, per la sua stessa situazione di classe, la rivoluzione. Vuole soltanto una transazione con la monarchia contro il popolo rivoluzionario, vuole soltanto insinuarsi al potere dietro le spalle del popolo. E quale edificante lezione dà questo saggio borghese liberale ai dottrinari della socialdemocrazia, che sono giunti a redigere la riso- luzione citata piu avanti, votata dai neoiskristi del Caucaso e appro- vata in modo particolare , in un foglio a se, dalla redazione del- Visura. La risoluzione (insieme con l’approvazione del Visura) è pub- blicata per intero nell’opuscolo di N. Lenin Due tattiche (pp. 68-69), ma poiché ai compagni in Russia è poco nota, e la redazione del- \'ls\ra non desidera ripubblicare nel suo giornale questa risoluzione, a suo avviso « molto felice », ne riportiamo qui il testo integrale, a titolo d’insegnamento per tutti i socialdemocratici e a vergogna del- Visura : « Ritenendo nostro compito utilizzare il momento rivoluziona- rio per approfondire la coscienza socialdemocratica del proleta- riato, la conferenza [la conferenza dei neoiskristi del Caucaso], allo scopo di garantire al partito la più completa libertà di critica nei confronti del regime statale borghese in via di formazione, si pro- nuncia contro la costituzione di un governo provvisorio socialdemo- cratico e contro la partecipazione a questo governo, c ritiene che la cosa più razionale sia esercitare una pressione dal di fuori sul go- verno provvisorio borghese per democratizzare nei limiti del possi- bile il regime statale. La conferenza ritiene che se i socialdemocra- tici formassero un governo provvisorio, o vi partecipassero, si avreb- be, da un lato, il distacco dal partito socialdemocratico delle grandi masse del proletariato da esso deluse, poiché la socialdemocrazia, nonostante la presa del potere, non avrebbe la possibilità di sod- disfare i bisogni impellenti della classe operaia fino a quando non si sarebbe realizzato il socialismo, e, dall’altro lato, le classi borghesi sarebbero costrette ad abbandonare la causa della rivoluzione la cui ampiezza verrebbe con ciò diminuita » *\ È una risoluzione vergognosa, poiché in essa (nonostante la vo- lontà e la coscienza dei suoi autori, che si sono messi sul piano incli- nato dell’opportunismo) si tradiscono gli interessi della classe ope- raia facendo il giuoco della borghesia. Questa risoluzione consacra la trasformazione del proletariato, per l’epoca della rivoluzione de- 228 LENIN mocratica, in rimorchio della borghesia. Basta mettere accanto que- sta risoluzione e la citazione di Vinogradov surriportata (e di simili citazioni se ne possono trovare a centinaia, anzi a migliaia, nella pubblicistica liberale) per vedere in quale palude si siano impanta- nati i neoiskristi. Il signor Vinogradov, questo tipico ideologo della borghesia, non ha forse abbandonato la causa della rivoluzione? Non ha egli con ciò menomato F« ampiezza della rivoluzione », signori neoiskristi? Non sarebbe bene che andaste a chiedere scusa ai signori Vinogradov e a pregarli, a prezzo della vostra rinuncia alla direzione della lotta rivoluzionaria , di non « abbandonare la causa della rivoluzione » ? Trote tari, n. j 6 , "14 (1) settembre 1905- LA TEORIA DELLA GENERAZIONE SPONTANEA « UIs\ra ha dimostrato che l’Assemblea costituente può formarsi per generazione spontanea* senza l’intervento di nessun governo* e quindi nemmeno di quello provvisorio. Da oggi questo tremendo problema può essere considerato risolto in mòdo definitivo* e tutte le discussioni sorte intorno ad esso devono cessare ». Cosi scrive il Bund nel n. 247 delle Poslednie Izvestìa del T set- tembre (19 agosto). Se non si è avuta l’intenzione di fare deirironia, non ci si può immaginare uno « sviluppo » migliore delle idee neo- iskriste. Comunque, la teoria della «generazione spontanea». è stata dimostrata, il «tremendo problema» è stato definitivamente risolto, le discussioni «devono cessare». Che bellezza! Possiamo ora vivere senza discutere su questo tremendo problema* cullandoci nella teoria della «generazione spontanea » testé scoperta, teoria semplice e chiara come gli occhi di un bimbo. A dire il vero, la teoria della genera- zione spontanea non è nata spontaneamente, ma è apparsa agli oc- chi di tutti come il frutto della convivenza del Bund con la nuova ls\ra\ l’importante, però, non è l’origine della teoria, ma il suo va- lore ! Quanto poco sagaci furono quei poveri socialdemocratici lussi che esaminarono il « tremendo problema » sia al III Congresso del POSDR che alla conferenza dei neoiskristi! Gli uni . parlarono. del governo provvisorio per la nascita, non per la generazione spontanea, delPAs- semblea costituente; gli altri ammisero (risoluzione della conferenza) che la «vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo» «può es- sere contrassegnata » anche « dalla decisione di un organismo rappre- sentativo di convocare, sotto la diretta pressione rivoluzionaria del popolo, l’Assemblea costituente », e nessuno, nemmeno la redazione 230 LENIN della nuova Isl(ra , presente ai completo, insieme con Plekhanov, alla conferenza, arrivò a pensare a ciò che ora Ytlsfya* ha dimostrato e il Bund riassunto, confermato, battezzato con una meravigliosa pa- rolina. Come tutte le scoperte geniali, la teoria della generazione spontanea dell Assemblea costituente ha illuminato di colpo la que- stione. Ora tutto è divenuto chiaro. Non c’è piu ragione di pensare al governo rivoluzionario provvisorio (ricordate la famosa massima del- Vlskra ; non contamini le vostre labbra l’associazione delle parole « evviva » e « governo »!), non c’è piu ragione di pretendere dai mem- bri della Duma l’« impegno rivoluzionario » di « trasformare la Duma in assemblea rivoluzionaria » (Cerevanin, n. 108 dell’jfr^ra). L’As- semblea costituente può nascere spontaneamcnteW Sarà la casta pro- creazione del popolo stesso, che non si sarà contaminato con nessuna (ivi). Golovin (presidente della giunta dello zemstvo del governatorato di Mosca) conduce trattative con Durnovo (generale governatore di Mosca) perché venga permesso di tenere il congresso degli zemtsy . Durnovo ha detto a Golovin eh egli è pienamente solidale con questi ultimi, ma gli è stato ordinato di impedire con ogni mezzo il congresso. Golovin si è richiamato al congresso dei professori. Durnovo ha ri- sposto: «Si tratta di una cosa del tutto diversa; allora bisognava ad ogni costo convincere gli studenti a ripresentarsi alle lezioni » (Frank- furter Zeitung, ij settembre). «È stato permesso di tenere il Con- gresso degli zemtsy a Mosca il 25 settembre per discutere il program- ma elettorale, a condizione che esso si attenga rigorosamente a tale questione» (Times, 18 settembre, telegramma da Pietroburgo). «Il signor Golovin si è recato oggi dal generale governatore per trattare dell’imminente congresso degli zemtsy. Sua Eccellenza ha dichiarato che il congresso è stato autorizzato, ma che dovrà limitarsi a discu- tere tre questioni: 1) partecipazione degli zemstvo e delle dume cit- tadine alle elezioni della Duma; 2) organizzazione della campagna INCONTRO FRA AMICI 2 37 elettorale; 3) partecipazione degli zemstvo e delle dume cittadine alle misure per soccorrere i colpiti dalla carestia » (ivi, telegramma da Mosca), Da amici si sono incontrati e da amici si sono accordati. L’accordo tra Golovin (capo del partito degli zemtsy) e Durnovo è stato rag- giunto. Solo dei bambini potrebbero non vedere che è basato su con- cessioni reciproche, sul principio del do ut des , Che cos’abbia concesso l’autocrazia risulta chiaro: il congresso. Che cos’abbia concesso il par- tito degli zemtsy (o degli osvobozdentsy} Solo Allah può distinguer- li! Ma ne vale poi la pena?) nessuno lo dice. La borghesia ha tutte le ragioni di tenere nascoste ]e sue trattative con l’autocrazia. Ma se anche non conosciamo le .minuzie, i particolari, sappiamo benissimo quel che in fondo ha concesso la borghesia. La borghesia ha promesso all’ autocrazia di attenuare il suo ardore rivoluzionario , che consisteva poi nel fatto che a corte Petrunkevic era considerato un ex rivoluzio- nario... La borghesia ha promesso che se le fosse stato fatto uno sconto ne avrebbe afidi essa fatto uno. Di quale entità sia non lo sappiamo. Ma sappiamo che il « prezzo richiesto » dalla borghesia era un prezzo duplice: per il popolo la Costituzione monarchica con due camere; per lo zar la convocazione dei rappresentanti popolari, e basta (giac- ché la famosa delegazione degli zemtsy non osò chiedere di piu a Nicola II). Ed ora la borghesia ha promesso all’autocrazia di farle uno sconto. Ha promesso di rimanere un suddito fedele, leale e le - gale *. Da amici si sono incontrati e da amici si sono accordati. Pressappoco negli stessi giorni hanno cominciato a incontrarsi e ad accordarsi altri amici. Il corrispondente da Pietroburgo della Frankfurter Zeitung (15 settembre) riferisce che ha avuto luogo, probabilmente a Mosca, il congresso segreto dell*« Unione per la libe- razione». «Alla riunione è stato deciso di trasformare 1 *“ Unione per la liberazione” in partito democratico costituzionale. La proposta è stata formulata dagli zemtsy appartenenti all’ 11 Unione per la libera- zione”, e il congresso (o la conferenza?) l’ha approvata all’unani- * I giornali esteri del 21 settembre, nuovo calendario, comunicano da Pietro- burgo che airUfficio del congresso sono pervenute molte lettere da coloro che rifiutano di partecipare al congresso del 25. Motivo: il governo ne ha troppo ridotto il pro- gramma. Non possiamo garantire che questa notizia sia attendibile, ma, anche se si tratta solo di voci, esse indubbiamente confermano l’opinione da noi espressa sul significato delle trattative di Golovin con Durnovo. LENIN ^38 miti. Quindi sono stati eletti quaranta membri dell** 1 Unione per la liberazione ” incaricati di elaborare e redigere il programma del par- tito. La commissione comincerà al piu presto i suoi lavori ». Si è esaminato il problema della Duma. Dopo vivaci dibattiti si è deciso di partecipare alle elezioni , « a condizione però che i membri del par- tito eletti entrino nella Duma non per occuparsi degli affari correnti, ma per proseguire la lotta airinterno della stessa Duma ». Nei dibat- titi si è insistito suH’impossibilità di un largo (o generale, weitge- hender) boicottaggio, il solo che avrebbe senso. (Possibile che nessuno alla vostra assemblea, signori miei, abbia esclamato: non dire: non posso; di': non voglio? Nota della redazione del « Proletari ».) Ma l’as- semblea ha ritenuto che la Duma sia un’ottima arena per la propa- ganda delle idee democratiche. « Qualsiasi sincero amico del popolo — è detto nei verbali dell’assemblea — > qualsiasi amico della libertà entrerà nella Duma solo per lottare in favore di uno Stato costitu- zionale». (Ricordate S. 5., dell’* Unione per la liberazione», il qua- le a tutti spiegò che la cosa piu importante per gli intellettuali radi- cali è restensione del diritto di voto, mentre per gli zemtsy, per i grandi proprietari fondiari e per i capitalisti è invece l’estensione dei diritti della Duma. Redazione del « Proletari ».) « All’assemblea si è cosi posto l’accento sul fatto che ì membri democratici della Duma devono avere di mira in questa lotta la rottura completa col governo esistente [il corsivo è nell’originale] e non devono temere tale rottura. Le risoluzioni dell’assemblea saranno naturalmente stampate e dif- fuse ». (La redazione del Proletari non ha finora ricevuto dalla Rus- sia né questo foglio né alcuna notizia su di esso). « L’influenza degli osvobozdentsy , come chiamano se stessi i membri dell’ “ Unione per la liberazione ”, è molto grande. Fra di essi vi sono rappresentanti de- gli ambienti piu disparati della società, che sono diretti da personalità degli zemstvo. La loro propaganda elettorale negli ambienti della so- cietà ad essi vicini, che soddisfano le esigenze del censo, assume quindi un grande valore. Non c’è dubbio che un loro forte nucleo entrerà nel- la Duma e vi costituirà la sinistra non appena la Duma si trasformerà in una vera rappresentanza popolare. Se questi radicali riusciranno ad attrarre dalla loro parte i candidati degli zemstvo e delle dumc citta- dine moderati, si potrà arrivare persino alla proclamazione dell’As- semblea costituente. «La partecipazione dei partiti politici russi alle elezioni diventa INCONTRO FRA AMICI 239 quindi, a quanto pare, un problema risolto, giacché anche l m Unione delle unioni ” si è infine pronunciata per la partecipazione. Soltanto il Bund ebraico conduce un’agitazione contro le elezioni alla Duma, e gli operai delle diverse città organizzano grandi comizi, protestando categoricamente contro una Duma da cui sono stati esclusi »... Cosi scrive la storia della rivoluzione russa il corrispondente di un giornale borghese tedesco. Probabilmente nelle sue informazioni c’è qualche errore nei particolari, ma in generale esse sono vicine alla verità, per quel che riguarda i fatti, s’intende, e non le previ- sioni. Qual è il vero significato dei fatti da lui descritti? La borghesia russa, come abbiamo già detto centinaia di volte, cerca di far da sensale tra lo zar e il popolo, tra il potere e la rivolu- zione, volendo utilizzare quest’ultima per avere la possibilità di ga- rantirsi, nel proprio interesse di classe, il potere. Perciò, fino a che non l’avrà raggiunto, deve cercare l’« amicizia » sia dello zar che della rivoluzione. E la cerca. Invia il notabile Golovin a cercare l’amicizia di Durnovo e un anonimo scribacchino a cercare quella del «po- polo *, della rivoluzione. Là gli amici si sono incontrati e accordati. Qui essi tendono la mano al popolo, assentono affabilmente, promet- tono di essere amici sinceri del popolo, amici della libertà, giurano che andranno alla Duma solo per lottare, esclusivamente per lot- tare, che romperanno completamente e definitivamente col governo, e fanno persino balenare la prospettiva della proclamazione dell’As- semblea costituente. Essi radicaleggiano, corrono piu avanti dei rivo- luzionari, cercano di entrare nelle loro grazie per ottenere il titolo di amici del popolo e della libertà; sono pronti a promettere tutto quel che si vuole: chissà , forse qualcuno abboccherà ! Infatti qualcuno ha abboccato. Ha abboccato la nuova ìs\ra , con Parvus in testa. Gli amici si sono incontrati e hanno cominciato le trattative per un accordo. — Bisogna pretendere dagli osvobozdentsy che entrano nella Duma un impegno rivoluzionario — grida Cere- vanin (Js\ra, n. 108). — Siamo d’accordo, pienamente d’accordo, — rispondono gli osvobozdentsy — . Noi proclameremo l’Assemblea co- stituente. — Occorre esercitare una pressione perché vengano eletti soltanto partigiani decisi di una rappresentanza libera e democratica — fa eco Martov a Cere vani n ( Gazzetta operaia , tradotto nel Prole - 240 LENIN tari, n. 15). — Ma certo, certo — rispondono gli osvobozdentsy — ; credeteci, siamo decisissimi, romperemo completamente col governo esistente. — Bisogna ricordar loro che sono tenuti a esprimere gli interessi del popolo, bisogna costringerli ad esprimere gli interessi del popolo — tuona il nostro Ledru-Rollin, Parvus. — Ma si, — rispon- dono gli osvobozdentsy . — L’abbiamo scritto anche sul verbale che siamo dei veri amici del popolo, degli amici della libertà. — Bisogna costituire dei partiti politici, — esige Parvus. — Siamo pronti, — ri- spondono gli osvobozdentsy . — Noi già ci chiamiamo partito demo- cratico costituzionale. — Bisogna avere un programma chiaro, — in- siste Parvus. — Che volete di più, — rispondono gli osvobozdentsy , — abbiamo incaricato quaranta persone di scrivere il programma, ma siamo disposti a fare quanto vi pare, che volete di piu!... — Bisogna concludere un accordo sull’appoggio che gli osvobozdentsy devono dare ai socialdemocratici, — concludono in coro tutti i neoiskristi. Gli osvobozdentsy versano lacrime di tenerezza. Golovin si reca in visita da Durnovo per congratularsi con lui. Chi sono qui i commedianti e chi i minchionati ? Tutti gli errori della tattica iskrista nella questione della Duma hanno portato ora a un naturale e inevitabile finale. Nessuno può ignorare oggi che Visura, con la sua guerra contro l’idea del boicottag- gio attivo, ha sostenuto una parte vergognosa. Chi ha tratto vantaggio dalla tattica dell ’/r^ra? Su questo non vi possono essere dubbi. L’idea del boicottaggio attivo è stata sepolta dalla maggioranza della bor- ghesia monarchica. La tattica iskrista sarà inevitabilmente sepolta dalla maggioranza della socialdemocrazia russa. Parvus si è imbrogliato al punto da parlare d’un accordo formale con gli osvobozdentsy (« democratici »), d’una responsabilità politica comune che li leghi ai socialdemocratici, dell’appoggio agli osvoboz- dentsy da parte dei socialdemocratici sulla base di condizioni ed esi- genze precise; tali assurdità e tale vergogna probabilmente saranno respinte anche dai neoiskristi. Ma Parvus ha soltanto espresso in modo piu diretto e brusco la loro idea fondamentale. L’appoggio formale, proposto da Parvus, è solamente il coronamento inevitabile dell’appoggio morale che la nuova ls\ra ha sempre dato alla borghe- sia monarchica condannando il boicottaggio attivo della Duma, giu- stificando e difendendo l’idea dell’entrata dei democratici nella Du- ma, prestandosi a giocare al parlamentarismo quando non esiste nes- INCONTRO FRA AMICI 2 4 I sun parlamento. Non per niente è stato detto: da noi non ce ancora il parlamento, ma di cretinismo parlamentare ce ne a iosa. L’errore fondamentale dei neoiskristi si è manifestato in modo evidente. Essi hanno sempre chiuso gli occhi davanti alla teoria del - V accordo,. la teoria politica fondamentale degli osvobozdentsy , l’espres- sione piu profonda c sincera della posizione di classe c degli inte- ressi di classe della borghesia russa. Hanno messo e mettono l’ac- cento su un solo aspetto della questione: i conflitti tra la borghesia e l’autocrazia, lasciando nell’ombra l’altro aspetto, e cioè l 'accordo tra la borghesia e l’autocrazia contro il popolo, contro il proletariato, con- tro la rivoluzione. Eppure è proprio questo secondo aspetto della que- stione che viene sempre piu a galla, acquista un’importanza sempre piu rilevante ad ogni nuovo passo della rivoluzione russa e si accen- tua di mese in mese, quanto piu si protrae una situazione che per i fautori borghesi dell’ordine è cosi intollerabile. L’errore fondamentale dei neoiskristi li ha portati a valutare in modo radicalmente sbagliato i mezzi con cui la socialdemocrazia può utilizzare i conflitti tra borghesia e autocrazia, i mezzi mediante # i quali è possibile, con i nostri sforzi, rinfocolare questi conflitti. Certo, noi siamo senz’altro, e sempre, tenuti a rinfocolarli, sia senza la Ehima, sia prima della Duma, sia nella Duma, se essa si riunirà. Ma i) mezzo che i neoiskristi ritengono adatto per rinfocolarli non lo è. Invece di riattizzare la fiamma spalancando le finestre e lasciando circolare l’aria pura e vivificante delle insurrezioni operaie, essi su- dano per fabbricare minuscoli mantici e vogliono ravvivare l’ardore rivoluzionario degli osvobozdentsy ponendo loro condizioni ed esi- genze buffonesche. Si, noi siamo sempre tenuti ad appoggiare la borghesia, quando agisce in modo rivoluzionario. Ma tale appoggio è sempre consistito per noi (ricordate l’atteggiamento della Zarià e della vecchia Is%ra verso YOsvobozdenie ), e sempre consisterà per la socialdemocrazia rivoluzionaria, innanzi tutto e soprattutto nello smascherare e nel bollare senza pietà qualsiasi passo falso di questa borghesia « demo- cratica », se cosi la si può definire. Noi possiamo influire in una certa misura sul democratismo della borghesia, ma tale influenza sarà reale solo quando il democratico borghese ogniqualvolta si rivolgerà agli operai e ai contadini coscienti lo farà per condannare tutti i tra- dimenti, tutti gli errori della borghesia, per condannare l’inadem- 242 LENIN picnza delle promesse e le belle parole smentite dalla vita c dai fatti. Quando questa borghesia, che ieri gridava a tutta l’Europa che avreb- be boicottato la Duma, oggi già si comporta in modo abietto, si rimangia le promesse, ritratta le sue decisioni, modifica le risoluzioni, discute con i vari Durnovo sul modo d’agire legale, non dobbiamo appoggiare moralmente questi mentitori e servi dell’autocrazia, non dobbiamo lasciar loro il modo di cavarsi dagli impicci, non dobbiamo permettere loro di fare agli operai nuove promesse' (che se ne an- dranno senz'altro anch'esse al diavolo non appena la Duma si tra- sformerà da organo consultivo in organo legislativo), no, dobbiamo bollarli e convincere tutto il proletariato dell’inevitabilità, dell’inelut- tabiiità di nuovi tradimenti da parte della «democrazia» borghese, di questa gente che vuole conciliare la Costituzione con Trepov e la socialdemocrazia con gli osvobozdentsy. Dobbiamo mostrare e dimo- strare a tutti gli operai, basandoci, tra l’altro, sull’inganno perpetrato dalla borghesia ai danni del popolo nella questione del boicottaggio, che tutti questi Petrunkevic e soci sono già del tutto maturi per tra- sformarsi in tanti Cavaignac e Thiers, Supponiamo di non riuscire a far fallire la Duma prima che na- sca. Supponiamo che la Duma si riunisca. Inevitabilmente sorge- ranno in essa conflitti costituzionali, giacché la borghesia non può non aspirare al potere. Avremo allora il dovere di appoggiare le sue aspirazioni, giacché l’ordinamento costituzionale darà qualcosa an- che al proletariato, giacché il dominio della borghesia, come classe, spianerà il terreno alla nostra lotta per il socialismo. Tutto questo è vero. Ma qui non termina, ma soltanto comincia il nostro fonda- mentale dissenso con la nuova Isbja . Noi non dissentiamo sulla que- stione dell’appoggio alla democrazia borghese, ma sul modo di ap- poggiarla in un’epoca rivoluzionaria, sul modo di far pressione su di essa. Giustificando il tradimento di questi «democratici» o non vo- lendo vederlo, affrettandovi a concludere transazioni con loro, affret- tandovi a giocare al parlamentarismo, esigendo promesse e impegni, otterrete soltanto il risultato che saranno loro a premere su di voi, e non voi su di loro\ La rivoluzione è in atto. L’epoca della pressione esclusivamente propagandistica è ormai finita. L’epoca della pressione parlamentare non è ancora giunta. Una pressione effettiva, e non puerile, può essere esercitata soltanto dall’insurrezione. Quando la guerra civile è già dilagata in tutto il paese, solo la forza delle armi INCONTRO FRA AMICI *43 e la battaglia diretta esercitano una pressione, e tutti gli altri tenta- tivi in questo senso sono una misera frase priva di contenuto. Nes- suno ha ancora osato affermare che l’epoca deirinsurrezione sia ormai trascorsa per la Russia. E poiché non lo è, qualsiasi abbandono degli obiettivi deirinsurrezione, qualsiasi pretesto per negarne la ne- cessità, qualsiasi « sconto » per le richieste da noi presentate alla de- mocrazia borghese, sulla esigenza che essa prenda parte all’in- surrezione equivale a cedere le armi davanti alla borghesia, significa trasformare il proletariato in un suo tirapiedi. In nessuna parte del mondo il proletariato non ha mai finora deposto le armi quando cominciava la lotta seria, non ha mai finora ceduto al maledetto retag- gio del giogo e dello sfruttamento senza prima misurare le sue forze col nemico. Ecco quali sono ora i nostri strumenti di pressione, ecco su che cosa poggiano le nostre speranze di poter esercitare una pres- sione. Nessuno può prevedere Tesito della lotta. Se il proletariato vin- cerà, la rivoluzione sarà fatta dagli operai e dai contadini, e non dai Golovin e dagli Struve. Se il proletariato sarà battuto, allora la bor- ghesia riceverà in premio nuove ricompense costituzionali per l’aiuto prestato airautocrazia in questa lotta. Allora, e soltanto allora, co- mincerà una nuova epoca, entrerà in scena la nuova generazione, si ripeterà la storia europea, il parlamentarismo diventerà per un certo tempo il vero crogiuolo di tutta la politica. Volete esercitare adesso una pressione? Preparate l’insurrezione, propagandatela, organizzatela! In essa è la sola possibilità che la com- media della Duma non segni la fine della rivoluzione borghese in Russia ma diventi l’inizio di un completo rivolgimento democratico, capace di attizzare l’incendio delle rivoluzioni proletarie in tutto il mondo. In essa sola è la garanzia che il nostro « Landtag unito» diventi il preludio di un’Assemblea costituente non sul tipo di quella di Francoforte, che la rivoluzione non finisca con un 18 marzo (1848), che anche da noi si verifichi non soltanto un 14 luglio (1789), ma an- che un io agosto (1792). Solo nell’insurrezione, e non nelle firme rilasciateci dagli o$vohozdentsy> è la garanzia che dalle loro file pos- sano uscire dei Johan Jakoby 7 *, cui finalmente farà schifo il servili- smo dei Golovin e che airultimo minuto andranno a combattere per la rivoluzione nelle file del proletariato e dei contadini Proletari, n. 18, a 6 (13) settembre 1905. DISCUTETE SULLA TATTICA, MA DATE PAROLE D’ORDINE CHIARE! La polemica sulla tattica da seguire nei confronti della Duma diventa sempre più accesa. Il dissenso tra Visura e il Proletari di' venta sempre più profondo, soprattutto dopo l’articolo di Parvus comparso sull’/r^ra. La discussione sulla tattica è necessaria. Ma è necessaria anche la massima chiarezza. I problemi di tattica sono i problemi che concer- nono l’atteggiamento politico del partito. Si può, anzi si deve> moti- vare questo o quell’atteggiamento sia teoricamente, sia con richiami storici, sia con l’analisi di tutta la situazione politica, ecc. Ma il par- tito di una classe che lotta deve, anche quando sono in corso tutte queste discussioni, non perdere di vista la necessità di risposte assolu- tamente chiare, tali da non ammettere doppie interpretazioni , alle questioni concrete del nostro atteggiamento politico: si o no? Fare la tal cosa subito, proprio in questo momento, o non farla? Si devono dare risposte chiare anche per non esagerare, non com- plicare i dissensi, per far conoscere alla classe operaia con la massima precisione quali sono i consigli concreti che ad essa danno nel mo- mento presente gli uni e gli altri socialdemocratici. Per portare chiarezza nella nostra polemica con Visura diamo il seguente elenco di questioni concrete riguardanti l’atteggiamento po- litico della socialdemocrazia nella presente campagna d’agitazione per la Duma. Poiché non abbiamo la pretesa che l’elenco sia com- pleto ed esauriente, saremo assai grati a chiunque ci suggerirà le aggiunte necessarie a questa o quella domanda, o le loro necessarie modifiche e scomposizioni. È ovvio che quanto si riferisce alle as- semblee elettorali si riferisce anche a tutte le assemblee in genere. DISCUTETE SULLA TATTICA, MA DATE PAROLE D ORDINE CHIAReI 245 QUALI CONSIGLI DANNO I SOCIALDEMOCRATICI AL PROLETARIATO RIGUARDO ALLA DUMA? 1. Devono entrare gli operai nelle assemblee elettorali ? 2. Devono entrarvi anche con la forza? 3. Parlare in tali assemblee dell’inutilità della Duma ed esporvi tutti gli scopi, tutto il pro- gramma della socialdemocrazia? 4. Chiamare in queste assemblee gli operai e tutto il popolo alPinsurrezione armata e alla formazione di un esercito rivoluzionario e di un governo rivoluzionario provvisorio? 5. Fare di queste parole d’ordine (al punto 4) il punto centrale di tutta la nostra campagna per la Duma? 6. Bollare gli osvobozdentsy (o i « democratici costituzionali ») che entrano nella Duma, qualificandoli come traditori borghesi che trattano un «accordo» con lo zar? 7. Dobbiamo noi, socialdemocratici, dire al po- polo che è preferibile eleggere alla Duma i Petrunkevic o gli Stakhovic e simili? 8. Concludere un’intesa qualsiasi con gli osvo- bozdentsy , accordando loro il nostro appog- gio sulla base di queste o quelle condizioni, richieste, impegni, tee.? 9. Fare della parola d’ordine: « autogoverno ri- voluzionario » il punto centrale della nostra agitazione? io. Invitare ora il popolo ad eleggere mediante votazioni generali gli organi dell’autogover- no rivoluzionario, e, attraverso questi organi, anche l’Assemblea costituente? Isbra Proletari * / si si / / SI SI SI si ? si no si no si si no si no si no si no 246 LENIN rr Dobbiamo noi, socialdemocratici, eleggere comitati elettorali socialdemocratici? Presen- tare le nostre candidature, le candidature socialdemocratiche, per la Duma? ls\ra sr Proletari no Proletari, n. 18. 26 (13) settembre 1905 SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO Già diverse volte (nel n. 12 del Proletari , prima che fosse promul- gata la legge sulla Duma; nei nn. 14-17, dopo il 6 agosto) abbiamo spiegato la nostra tattica nei confronti della Duma e ora dobbiamo di nuovo esaminarla paragonandola con le nuove tesi esposte da Par- vus (La socialdemocrazia e la Duma, tiratura speciale dal n. no del* Visiera). Seguiamo passo a passo il ragionamento fondamentale di Parvus. « Dobbiamo lottare fino all’ultimo contro il surrogato di parlamento, questo miscuglio di viltà, e di meschinità con tali parole egli inizia il suo articolo e a questa giusta posizione aggiunge subito la non me- no giusta affermazione : « Possiamo rovesciare la Duma... soltanto con l’insurrezione popolare. E solo con Tinsurrezione popolare possiamo costringere il governo a modificare la legge elettorale e ad allargare i diritti della Duma ». Benissimo. Ci si domanda allora: quali devono essere dunque le nostre parole d’ordine $ agitazione nei confronti del- la Duma? Quali sono le forme fondamentali e particolarmente impor- tanti di organizzazione della lotta contro quel miscuglio di viltà e di meschinità? Parvus pone sostanzialmente il problema in questi termi- ni : « Ciò che dal nostro canto possiamo apportare per la preparazione dell’insurrezione è l’agitazione e lorganizzazione >. Ed ecco come ri- solve la prima parte della questione, Patteggiamento verso le assem- blee elettorali. « Se ostacoleremo queste assemblee, — scrive Parvus, — se le sabo- teremo, renderemo soltanto un servizio al governo ». Parvus è dunque contrario a che gli operai impediscano a un pu- gno di grandi proprietari fondiari c di commercianti di limitare la discussione nelle assemblee elettorali a un solo tema: quello della vile 248 LENrN c meschina Duma? È contrario a che gli operai si valgano delle as- semblee elettorali per criticare la «vile» Duma e sviluppare le pro- prie te$i e le proprie parole d ordine socialdemocratiche? Cosi risulta; ma subito dopo la frase surriportata Parvus si espri- me in termini già diversi: « Ciò che non viene dato con le buone agli operai — leggiamo nel suo articolo — , essi se lo devono prendere con la forza. Devono presentarsi in massa alle riunioni elettorali e trasfor- marle in assemblee operaie [il corsivo nelle citazioni è sempre nostro. La redazione del « Proletari »]. Invece di discutere se eleggere Ivan Fo- mic o Foma Ivanic, essi metteranno all’ordine del giorno i problemi politici [Parvus voleva probabilmente dire: i problemi della socialde- mocrazia, in quanto il problema dell’elezione di Foma 0 di Ivan, è pu- re un problema politico]. In queste riunioni noi potremo esaminare anche la politica del governo, la tattica dei liberali, la lotta di classe e la stessa Duma. Tutto ciò rivoluzionizzerà le masse ». Guardate dove va a finire Parvus. Da una parte non bisogna osta- colare le assemblee dei Trubetskoi, dei Petrunkevic e degli Stakhovic. Alla fine del suo articolo infatti egli condanna categoricamente l’idea del boicottaggio. Dall’altra bisogna entrare alle assemblee: 1) con la forza; 2) « trasformare » l’assemblea dei Petrunkevic e degli Stakhovic in «assemblea operaia»; 3) invece di esaminare il tema per cui l’as- semblea si era riunita (eleggere Foma o Ivan), bisogna porre sul tap- peto i problemi della socialdemocrazia, la lotta di classe, il socialismo, e, ovviamente, la necessità dell’insurrezione popolare, 1 1 sue condii zioni, i suoi compiti, i suoi mezzi, strumenti 6 organi, quali l’esercito rivoluzionario e il governo rivoluzionario. Diciamo « ovviamente », anche se Parvus non ha fatto alcun cenno alla propaganda dell’insur- rezione nelle assemblee elettorali, in quanto egli stesso ha ammesso fin dall’inizio che dobbiamo lottare fino all’ultimo e che possiamo rag- giungere i nostri fini immediati soltanto con l’insurrezione. È chiaro che Parvus si è imbrogliato. Egli combatte contro l’idea del boicottaggio, consiglia di non ostacolare le assemblee e di non sa- botarle, e hello stesso tempo consiglia di entrare nelle assemblee con la forza (questo non significa forse «sabotarle»?), di trasformarle in assemblee operaie (non significa forse « ostacolare » i Petrunkevic e gli Stakhovic?), di esaminare non le questioni della Duma, ma le no- stre questioni socialdemocratiche e rivoluzionarie, che i Petrunkevic SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 2 49 non vogliono discutere seriamente, e che gli operai e i contadini co- scienti vogliono esaminare ed esamineranno senza meno. Perché Parvus si è imbrogliato? Perché non ha capito qual è l’og- getto della polemica. Egli si è accinto a combattere l’idea del boicot- taggio, immaginando che il boicottaggio significhi semplicemente mettersi in disparte, rinunciare all’idea di utilizzare le assemblee elet- torali per la nostra propaganda. Un simile boicottaggio passivo non è propugnato da nessuno, nemmeno dalla stampa legale, per non parla- re poi di quella illegale. Si vede che Parvus non conosce affatto i problemi politici russi se confonde il boicottaggio passivo con quel- lo attivo, se, mettendosi a ragionare sul boicottaggio, non dice una parola sul secondo tipo di boicottaggio . Già diverse volte abbiamo posto l’accento sul significato conven- zionale del termine « boicottaggio attivo », osservando che gli operai non hanno motivo di boicottare la Duma, in quanto è la stessa Duma che li boicotta. Ma il contenuto effettivo di questo termine conven- zionale è stato da noi definito in modo perfettamente chiaro fin dal- l’inizio, già un mese e mezzo fa, quando nel n. 12 del Proletari , prima che fosse promulgata la legge sulla Duma, scrivemmo: «In antitesi all’astensione passiva, il boicottaggio attivo deve significare una grande intensificazione delFagitazione, l’organizzazione di riu- nione in ogni località, l’utilizzazione delle assemblee elettorali, anche se vi si deve penetrare con la violenza, l’organizzazione di dimostra- zioni, di scioperi politici ecc. ecc. ». E più avanti: «Il “boicottaggio attivo ” [ponemmo il termine tra virgolette per rilevarne il significato convenzionale] è agitazione, reclutamento, organizzazioni delle forze rivoluzionarie su più vasta scala, con raddoppiata energia, sotto una triplice pressione » 3 . Ciò è detto in modo tanto chiaro che soltanto delle persone estra- nee ai problemi politici russi 0 delle persone incorreggibilmente con- fusionarie, dei Konfusionsrdthe (« consiglieri di confusione »), come dicono i tedeschi, possono non capirlo. Che vuole in fin dei conti Parvus? Quand’egli raccomanda di ir- rompere con la forza nelle assemblee degli elettori, di trasformarle in assemblee operaie e di esaminare i problemi della socialdemocrazia e della rivoluzione « invece di discutere se eleggere Ivan Fomic o Fona Ivanic» (notate: «invece» e non insieme, al tempo stesso), consiglia proprio il boicottaggio attivo. Come vedete, gli è capitato un piccolo 250 LESI N incidente: si è diretto verso una porta ed è entrato in un’altra. Ha dichiarato guerra al ridea del boicottaggio e lui stesso poi si è pronun- ciato (sul problema delle assemblee elettorali) in favore del boicottag- gi o attivo, cioè delfunico tipo di boicottaggio preso in esame dalla stampa politica russa Naturalmente, Parvus può obiettare che i termini convenzionali non sono per lui obbligatori: unòbiezione formalmente giusta, ma che in sostanza non vale nulla. Si è tenuti a conoscere ciò di cui » parla. Non ci metteremo a discutere sulle parole, ma i termini politici che si sono creati in Russia, sul luogo detrazione, sono un fatto compiuto di cui si deve tener conto- Lo scrittore socialdemocratico stra- niero che pensa di ignorare queste parole d’ordine, che si sono venute creando sul luogo dell’azione, rivela solo la piu angusta e vacua pre- sunzione da letterato. Ripetiamo: nessuno in Russia ha parlato di un boicottaggio che non fosse quello attivo, nessuno ne ha scritto sulla stampa rivoluzionaria. Parvus avrebbe perfettamente ragione di criti- care il termine, di confutare o di spiegare diversamente il suo signifi- cato convenzionale ecc-, ma ignorarlo o alterarne il significato ormai acquisito significa rendere intricata la questione. Abbiamo sottolineato piò sopra che Parvus ha detto: non insieme, ma invece. Egli non consiglia di sollevare, insieme al problema dì eleggere Foma o Ivan, i nostri problemi socialdemocratici e il proble- ma delFinsurrezione, ma di sollevare, invece del problema delle ele- zioni, quello della lotta di classe e dell’insurrezione. La differenza tra € insieme e invece » è importantissima e su di essa dobbiamo soffer- marci, tanto piò che Parvus, come si vede da quel che dice in seguito nell'articolo, pensò forse lui stesso di correggersi e di dire: non invece, ma insieme. Dobbiamo esaminare due problemi : i) è possibile, discutere < in- sieme », nelle assemblee elettorali, sia reiezione di Ivan o di Foma sia la lotta di classe, il socialismo e Tinsurrezione? 2) se è possibile, con- viene esaminare insieme la prima questione e le seconde, oppure è meglio esaminare le seconde invece della prima? Chi conosce le con- dizioni della Russia difficilmente sarà imbarazzato nel rispondere. Per penetrare nelle assemblee elettorali e trasformarle in assemblee ope- raie occorre la forza, cioè occorre innanzi tutto vincere la resistenza della polizia e dei soldati. Nei centri operai piu o meno importanti (e solo in questi centri il partito socialdemocratico può contare di poter SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 251 dirigere un movimento effettivamente largo e popolare) la resistenza della polizia e deiresercito sarà fortissima. Chiudere gli occhi di fron- te a questo fatto sarebbe una vera sciocchezza. Parvus stesso dice che « l'agitazione elettorale può trasformarsi ad ogni istante in insurre- zione rivoluzionaria ». Se cosi è noi siamo tenuti a calcolare c a re- golare le nostre forze proprio in funzione dei compiti dell' insurrezio- ne, e non del compito di influire sull’elezione di Foma 0 di Ivan alla Duma. Se cosi è, la parola dordine principale e centrale di tutta la nostra campagna di agitazione per la Duma deve essere: insurrezio- ne armata, esercito rivoluzionario, governo rivoluzionario. Se cosi è, noi siamo innanzi tutto e soprattutto tenuti a propagandare e a chia- rire proprio queste parole d'ordine in tutte le assemblee. Per questo Parvus ancora una volta si contraddice quando, da una parte, si aspet- ta « ad ogni istante » l’insurrezione e, dall'altra, passa del tutto sotto silenzio la propaganda dell’insurrezione, l’analisi delle sue condizioni, dei suoi mezzi e dei suoi organi, come « nerbo » della campagna per la Duma Proseguiamo. Esaminiamo un altro caso, possibile in singoli cen- tri c particolarmente in quelli meno importanti. Supponiamo che i tentativi di penetrare con la forza in una assemblea non determinino una reazione seria da parte del governo, non sfocino nell'insurre- zione. Supponiamo che tali tentativi siano coronati in singoli casi dal successo. Non bisogna dimenticare allora, in primo luogo, quell'isti- tuto chiamato stato d'assedio . A qualsiasi parziale vittoria del popolo sulla polizia e sull’esercito il governo risponde, come probabilmente non ignorerà nemmeno Parvus, con la proclamazione dello stato d’as- sedio. Ci spaventa questa prospettiva? No, giacche si tratta di un pas- so che avvicina l'insurrezione e in genere inasprisce tutta la lotta. Spa- venta gli zemtsy e i grandi elettori della Duma in generale? Senz’altro sì, giacche facilita l’arresto dei Mìliukov, giacché fornisce al governo il pretesto per far chiudere una parte delle assemblee elettorali, e for- se tutte le assemblee e tutta la Duma! Significa che ancora una volta ci troviamo in una situazione in cui gli uni desiderano l’insurrezione, la propagandano, la preparano, fanno opera di agitazione in suo favo- re, organizzano i distaccamenti per l’insurrezione, ecc., e gli altri, in- vece, non vogliono l’insurrezione, lottano contro l’idea dell’insurrezio- ne, condannano come una follia e un crimine la propaganda dell’in- surrezione, ecc. Non sa forse Parvus che questi « altri » sono tutti gli 252 LENIN « osvobozdentsy », cioè anche i democratici borghesi piu di sinistra che potrebbero entrare nella Duma ? ? Se Parvus lo sa, deve sapere anche quanto segue (in secondo luo- go). La resistenza alla penetrazione con la forza nelle assemblee elet- torali e alla loro trasformazione in assemblee operaie viene esercitata non soltanto (e talvolta persino non tanto) dalla polizia e dall’eserci- to, ma proprio dagli « zemtsy », proprio dagli « osvobozdentsy ». Solo dei bambini possono permettersi di chiudere gli occhi su questo fatto. Gli zemtsy c gli osvobozdentsy pongono la questione in modo piu chiaro e diretto che non certi socialdemocratici. O si prepara l’insurre- zione, e la si pone al centro deiragitazione e di tutto il lavoro, o si pas- sa sul terreno parlamentare, e si mette la Duma alla base di tutta la lotta politica. Gli zemtsy e gli osvobozdentsy hanno già risolto il pro- blema, come abbiamo detto e sottolineato piu volte fin dal n. 12 del Proletari. Costoro vanno alle assemblee per discutere e soltanto per discutere reiezione di Foma o di Ivan, di Petrunkevic o di Stakhovic, per votare un programma di « lotta » (lotta tra virgolette, lotta in guanti bianchi da lacche) sul terreno parlamentare, e non certo per discutere deirinsurrezione. Gli zemtsy e gli osvobozdentsy (di propo- sito li mettiamo insieme poiché non abbiamo dati per distinguerli poli- ticamente gli uni dagli altri) naturalmente non saranno contrari a far partecipare alla loro assemblea (soltanto là e quando sia possibile farlo senza l’uso della forza in una misura piu o meno rilevante! !) i rivolu- zionari e i socialdemocratici, se troveranno tra questi ultimi della gente sciocca pronta a promettere il suo * appoggio » a Foma contro Ivan, a Petrunkevic contro Stakhovic. Ma gli zemtsy non tollereranno mai che la loro assemblea « venga trasformata in un’assemblea operaia », che la loro assemblea venga trasformata in un’assemblea popolare rivolu- zionaria, che dalla loro tribuna si faccia apertamente e direttamente appello all’insurrezione armata. È persino imbarazzante dover spie- gare e rispiegare una verità tanto evidente, ma per Parvus e per Visura bisogna farlo. Gli zemtsy e. gli osvobozdentsy si opporranno inevita- bilmente a che si utilizzino in tal modo le loro assemblee, anche se da bravi mercanti borghesi vi si opporranno naturalmente non con la forza, ma con mezzi piu sicuri, « pacifici » e indiretti. Costoro non condurranno nessuna trattativa con chi promette loro l’appoggio « po- polare» a Petrunkevic contro Stakhovic, a Stakhovic contro Gring- mut se non a condizione che l’assemblea elettorale non venga trasfor- SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 2 53 mata in assemblea operaia, a condizione che la loro tribuna non ven- ga utilizzata per far appello all’insurrezione. Se verranno a sapere che gli operai vogliono andare alle loro assemblee (e verranno a saperlo quasi sempre, in quanto non si riesce a nascondere una dimostrazio- ne di massa), gli uni lo riferiranno direttamente alle autorità, gli altri cercheranno di persuadere i socialdemocratici ad astenersi da simile azione, altri ancora correranno dai governatori per « scindere le pro- prie responsabilità » e per assicurarli che essi vogliono la Duma, vo- gliono entrare nella Duma, che, sempre, per bocca del loro « fedele confratello » Struve, hanno condannato la « folle e criminale » propa- ganda dell’insurrezione; ci saranno anche altri che consiglieranno di cambiare la data e il luogo dell’assemblea; e, infine, i piu « coraggio- si » e politicamente abili diranno in sordina di esser felici di ascoltare gli operai, ringrazieranno l’oratore socialdemocratico, strisceranno e si inchineranno davanti al «popolo», assicureranno a tutti, con bei discorsi ad effetto e pieni di sentimento, di essere sempre per il popolo, di essere con tutta l’anima per il popolo, di non andare con lo zar ma col popolo, come il « loro » Petrunkevic ha dichiarato da un pezzo, di essere «pienamente d’accordo» con l’oratore socialdemocratico sulla « viltà e meschinità» della Duma; però diranno, usando le belle pa- role del molto onorevole Parvus, il quale con tanta opportunità trasfe- risce nella Russia non parlamentare lesempio delle alleanze dei so- cialdemocratici con i cattolici sostenute da Vollmar, che bisogna « non ostacolare la propaganda elettorale, ma allargarla », e che allargarla significa non mettere follemente in forse le sorti della Duma, ma « ap- poggiare », con tutto il popolo, l’elezione di Foma contro Ivan, di Petrunkevic e Rodicev contro Stakhovic, di Stakhovic contro Gring- mut, ecc. In una parola, quanto piu sciocchi e vigliacchi sono gli zemtsy, tanto meno ce da sperare che essi ascoltino Parvus nella loro asserii* blea elettorale. Quanto piu essi sono intelligenti e coraggiosi, tanto maggiori sono le speranze che essi lo ascoltino e altrettanto maggiori sono le probabilità che Parvus, nella parte di sostenitore di Foma contro Ivan, rimanga minchionato. No, buon Parvus! Fintanto che in Russia non esiste un parla- mento, trasferire in Russia la tattica del parlamentarismo significa gio- care indegnamente al parlamentarismo, significa trasformarsi da capi degli operai rivoluzionari e dei contadini coscienti in tirapiedi dei 254 LENIN grandi proprietari fondiari. Sostituire gli accordi temporanei tra i par- titi politici legali dai noi inesistenti con transazioni segrete con i Ro- dicev e i Petrunkevic per appoggiarli contro gli Stakhovic, significa seminare la corruzione nell’ambiente operaio. E per ora il partito so- cialdemocratico non può parlare apertamente davanti alle masse, e il partito democratico radicale in parte non lo può, in parte non lo vuole e persino non lo vuole pili che non lo possa. Alla parola d’ordine precisa e chiara degli zemtsy e degli osvoboz- dentsy : abbasso la criminale propaganda deirinsurrezione, al lavoro nella Duma e per la Duma, dobbiamo rispondere con la parola d’or- dine precisa e chiara: abbasso i traditori borghesi della libertà, i si- gnori osvobozdentsy e soci, abbasso la Duma, evviva l’insurrezione ar- mata! Combinare la parola d’ordine dell’insurrezione con la «partecipa- zione » all’elezione di Foma o di Ivan significa soltanto, sotto il pre- testo di una propaganda «ampia» e «multiforme», del lancio di pa- role d’ordine « duttili » e « sentite », seminare confusione, in quanto tale combinazione non è in pratica che manilovismo. In pratica un discorso di Parvus e di Martov davanti agli zemtsy per « appoggiare» Petrunkevic contro Stakhovic sarà (presupponendo casi eccezionali in cui ciò sia attuabile) non un intervento aperto davanti alle masse del popolo, ma un intervento fatto dietro le quinte da un capo minchio- nato degli operai, davanti a un pugno di traditori degli operai. Teori- camente, o dal punto di vista dei principi generali della nostra tattica, la combinazione di queste parole d’ordine è oggi, nel momento presen- te, una varietà di cretinismo parlamentare. Per noi socialdemocratici rivoluzionari l’insurrezione è una parola d’ordine non assoluta, ma concreta. L’avevamo differita nel 1897, la ponevamo, nel senso della preparazione generale, nel 1902, Tabbiamo posta come appello diretto soltanto nel 1905, dopo il 9 gennaio. Noi non dimentichiamo che Marx nel 1848 fu per l’insurrezione, e nel 1850 condannò le fantasticherie e le frasi sull’insurrezione 7 *, che Liebknecht prima della guerra del 1870- 1871 si scagliò contro la partecipazione al Reichstag e dopo la guerra vi partecipò lui stesso. Già nel n. 12 del Proletari abbiamo notato che sa- rebbe ridicolo giurare di non lottare in futuro sul terreno parlamen- tare. Sappiamo che non solo il parlamento, ma anche la parodia di un parlamento, quando non esistono le condizioni per l’insurrezione, può SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 2 55 divenire il centro principale di tutta l’agitazione per tutto un periodo in cui non si può nemmeno parlare di insurrezione popolare. Ma esigiamo che la questione venga impostata in modo chiaro e preciso. Se voi pensate che l’epoca dell’insurrezione sia passata per la Russia, ditelo e difendete apertamente le vostre idee. Noi le esami- neremo e le discuteremo in tutti i loro aspetti e con la massima calma, dal punto di vista delle condizioni concrete. Ma fintanto che voi stes- si dite che « ad ogni istante» può scoppiare l’insurrezione, che essa è necessaria, bolliamo e bolleremo come miserabile manilovismo qual- siasi ragionamento contro il boicottaggio attivo della Duma. Se l'in- surrezione è possibile e necessaria, proprio la parola d’ordine dell'in- surrezione deve essere posta al centro di tutta la campagna da noi condotta intorno alla Duma, e noi dobbiamo mettere a nudo l’ani- muccia venale, degna dei « chiacchieroni del parlamento di Franco- forte », di ogni osvobozdenets che rifugge dalla paròla d’ordine della insurrezione. Se l’insurrezione è possibile e necessaria, ciò significa che non vi può essere nessun centro legale per la lotta legale ai fini dell’insurrezione e che non lo si può sostituire con frasi maniloviste. Se l’insurrezione è possibile e necessaria, ciò significa che il governo « ha posto la baionetta al primo punto deir ordine del giorno », ha dato inizio alla guerra civile, ha proclamato lo stato d’assedio come anti- critica alla critica democratica, e in tali condizioni prendere seriamente l’insegna «quasi parlamentare» della Duma e cominciare a giocare, nell’ombra e in sordina, al parlamentarismo, in buona armonia con i Petrunkevic, significa sostituire la politica del proletariato rivoluzio- nario con un politicantismo da intellettuali da operetta! Dimostrato che tutta la posizione di Parvus è fondamentalmente sbagliata, possiamo soffermarci solo brevemente sulle sue piu chiare manifestazioni. « Prima delle elezioni e dopo le elezioni — scrive Par- vus — in relazione con la Duma si crea la base legale per resistenza dei partiti politici ». Non è vero. In realtà ora si crea la « base legale » per la contraffazione delle elezioni da parte del governo. Questa ba- se si chiama : i) lo zems\i nacialni\ (le elezioni dei contadini sono in- teramente nelle sue mani); 2) la polizia segreta (arresto di Miliukov); 3) lo stato d’assedio. Quando effettivamente , e non per bocca dei pub- blicisti, si creerà la «base legale per l’esistenza dei partiti politici» (POSDR compreso) saremo tenuti a rivedere ex novo tutto il proble- 2$6 LENIN ma dell’insurrezione, giacché per noi l’insurrezione è soltanto uno dei mezzi importanti, ma non sempre assolutamente necessario, per con- quistare un campo libero alla lotta per il socialismo. « È necessario agire subito, ufficialmente e apertamente, non come singoli gruppi sociali, non come giuristi, ingegneri, zemtsy , ma come partiti liberile, democratico, socialdemocratico. I rappresentanti delle diverse tendenze possono in questo senso mettersi d’accordo tra loro, come si mettono d’accordo i singoli gruppi del parlamento ». Si, possono farlo, non però apertamente, giacche se Parvus si è dimenticato di Trepov, Trepov non si è dimenticato di Parvus; lo de- vono quindi fare in segreto. Quello che Parvus chiama accordo parla- mentare (talvolta necessario per i socialdemocratici in un paese parla- mentare) è nella Russia attuale, nel settembre 1905, uno spregevolissi- mo giuoco, I traditori della rivoluzione mettono ora in primo piano l’accordo tra gli osvobozdentsy e i rivoluzionari; i partigiani della ri- voluzione, l’accordo tra i socialdemocratici e tutti i democratici rivolu- zionari, l’accordo cioè con tutti i partigiani dell’insurrezione. Se la nuova Isfyra, Parvus e Plekhanov* concluderanno ora un accordo « parlamentare » con gli osvobozdentsy (sul partito da essi fondato, cfr. più sopra l’articolo Incontro fra amici Ts ) dichiareremo pubblicamen- te che questi socialdemocratici hanno perduto il senso della realtà c devono essere gettati a mare. Concluderemo allora un accordo con i democratici rivoluzionari sul terreno dell’agitazione comune per l’in- surrezione, per la sua preparazione e la propaganda in suo favore. Abbiamo già dimostrato attraverso l’esame delle risoluzioni neo- iskriste (Lenin : Due tattiche) che Visura si abbassa fino al grande pro- prietario fondiario liberale, mentre il Proletari incita e scuote il conta- dino rivoluzionario « È necessario che ogni partito organizzi il suo comitato elettorale per condurre le elezioni in tutto il paese. È necessario che i partiti si accordino tra di loro sulle misure pratiche per allargare la libertà di parola, di riunione, ecc. in periodo elettorale. È necessario che essi sia- no legati da una responsabilità politica comune [udite, udite, compa- • Nota : Menzioniamo Plekhanov in quanto egli ha dichiarato sulla stampa che la tattica dell'/r^ra è migliore della tattica del Proletari . Veramente Plekhanov non dice nemmeno una parola sulle risoluzioni ncoishjistc e sul 111 Congresso, ma le tergi- versazioni e le elusionì dello scrittore socialdemocratico sono una circostanza che ag- grava e non attenua la sua colpa. SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 257 gni operali I neoiskristi vogliono legarvi ai Petrunkevic! Abbasso i Petrunkevic e abbasso i neoiskristi!], di modo che se un rappresen- tante ufficiale di qualche partito politico viene sottoposto, come tale, a persecuzione politica o a sanzione penale, i rappresentanti di tutti gli altri [!] partiti si dichiarino solidali con lui e tutti insieme organiz- zino [I j la protesta popolare [??], e, se possibile (udite!), l’insurre- zione popolare in sua difesa». Organizzate pure la protesta e l’insurrezione con i Petrunkevic (democratici) e con gli Stakhovic (liberali). Buon viaggio, caro Parvus, le nostre strade divergono. Noi lo faremo con i democratici rivoluzio- nari. Dovete però, allora, cambiare anche le vostre parole d’ordine, spettabilissimi eroi degli « accordi parlamentari » : invece di lanciare la parola d’ordine : « l’insurrezione è necessaria », dite : « l’insurrezio- ne, se possibile , deve completare le proteste». Tutti gli osvoboz - dentsy saranno allora d’accordo con voi! Al posto della parola d’ordi- ne: «Suffragio universale, uguale, diretto e segreto» avanzate quest’altra : « Il governo deve assicurare il suffragio, se possibile, di- retto, uguale, universale e segreto». Buon viaggio, signori! Aspette- remo pazientemente che Parvus, Petrunkevic, Stakhovic e Martov « organizzino la protesta popolare, e, se possibile, l’insurrezione popo- lare » in difesa di Miliukov. Certo è molto piu attuale, signori, di- fendere, in questa nostra epoca «quasi parlamentare», il signor Miliukov, piuttosto che le centinaia c le migliaia di operai arrestati e percossi!... Parvus dichiara categoricamente : « Non abbiamo alcuna possibi- lità di far eleggere da soli i nostri rappresentanti alla Duma». Ciò nonostante egli scrive : « Se non potremo costituire i comitati elet- torali, dovremo tuttavia fare ogni sforzo per presentare le nostre candidature ». Nonostante il censo, pensa Parvus, « non è esclusa, in casi particolari, la possibilità di presentare candidature socialdemo- cratiche». «Una o due candidature socialdemocratiche, in qualsiasi luogo vengano presentate, diverranno una parola d’ordine politica per tutto il paese». Ringraziamo almeno per la chiarezza. Ma perché, signori, le co- se non vanno avanti? Il giornale Rus ha da lungo tempo presentato le sue candidature, le candidature di tutti questi Stakhovic, Petrun- kevic e altri traditori della rivoluzione che vanno a bussare alla porta dei signori Durnovo. Perchè Visura tace? Perchè dalle parole LENIN 2 5 8 non passa ai fatti? Perché non presenta le candidature di Axelrod, Starover, Parvus e Martov alla Duma? Provate, signori, fate l’espe- rimento, experimentum in corpore vili. Provate, e vedremo subito chi di noi ha ragione: se avete ragione voi pensando che questi can- didati diventeranno una « parola dordine per tutto il paese », oppu- re se abbiamo ragione noi pensando che questi candidati facciano oggi la parte del buffone. Parvus scrive: «Il governo ha concesso a un pugno di uomini il diritto di eleggere un organo che dovrebbe dirigere gli affari di tut- to il popolo. Ciò impone agli elettori artificiosamente scelti l’impe- gno di valersi del loro eccezionale diritto non a scopi personali » (e per fini di classe o di partito?) «e a loro arbitrio, ma tenendo conto delle opinioni delle masse popolari. Nostro compito è di ricordare loro tale impegno, di indurli [l!]a tenervi fede, e per attuare questo compito non dobbiamo arrestarci di fronte a nessun mezzo». Il ragionamento, naturalmente integrato dall’assicurazione che la tattica del boicottaggio (attivo) esprime la sfiducia nelle « forze rivolu- zionarie del paese» (tt’c!), è radicalmente sbagliato, È un piccolo esempio d’impostazione sentimentale e borghese del problema, con- tro cui devono schierarsi tutti i socialdemocratici. Il ragionamento di Parvus è borghese in quanto egli non vede il contenuto classista della Duma; l’accordo della borghesia con l’autocrazia. Il ragiona- mento di Parvus è una vuota frase sentimentale, giacche egli, sia pure per un attimo, prende sul serio le frasi ipocrite degli osvoboz - dentsy a proposito del loro desiderio di « tener conto delle opinioni delle masse popolari». È in ritardo di tre anni, l'egregio Parvus. Quando i liberali non avevano né un giornale, né un’organizzazione illegale, e noi avevamo l'uno e l’altra, aiutammo il loro sviluppo po- litico. La storia non cancellerà questo merito dall'attività social- democratica, Ma oggi i liberali, da minorenni della politica ne sono diventati i principali maneggioni e hanno dimostrato con i fatti che tradiscono la rivoluzione. Pensare oggi principalmente non a smascherare il tradimento dei « conciliatori » borghesi, ma a ricor- dare loro l’« impegno» di dirigere gli affari ( non della borghesia , ma) di tutto il popolo significa trasformarsi in tirapiedi degli osvo - bozdcntsy\ Solo costoro possono seriamente cercare nella Duma la espressione delle « forze rivoluzionarie del paese». La socialdemo- crazia sa che la migliore cosa che possiamo oggi ottenere è quella di SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 2 59 neutralizzare, paralizzare gli sforzi proditori della borghesia. Gli zemtsy e gli osvobozdentsy non sono « la forza rivoluzionaria del paese », ed è una vergogna non saperlo, compagno Parvus. Oggi nel- la rivoluzione democratica la sola forza rivoluzionaria è il prole- tariato, sono i contadini in lotta contro i grandi proprietari fon- diari. Perla fra le perle, neirammirevole articolo di Parvus, è la formu- lazione delle condizioni che il proletariato deve porre agli osvoboz - dentsy per appoggiarli, « Bisogna impegnare — scrive Parvus — i candidati deiropposizione che vogliano godere del nostro appoggio con determinate rivendicazioni politiche.» (Questo non è russo, ma una cattiva traduzione dal tedesco; comunque il senso è chiaro). «Tali possono ad esempio essere: 1) esigere nella stessa Duma che essa venga immediatamente sciolta e si convochi l’Assemblea costi- tuente sulla base del suffragio universale, ecc.; 2) rifiutare al gover- no tutti i mezzi militari e finanziari fino a che tale richiesta non venga soddisfatta. » Di gradino in gradino. Chi è scivolato una volta ed è finito su una china rotola irrefrenabilmente in basso. I nostri superuomini che stanno al di fuori delle due parti del partito, come Parvus e Plekha- nov, ignorano maestosamente le stesse risoluzioni dei neoiskristi di cui sono moralmente e politicamente responsabili. Questi superno- mini si considerano al di sopra sia della « maggioranza » che della « minoranza » : in realtà sono al di sotto dell’una e dell’altra, in quanto a tutti i difetti della maggioranza sono riusciti ad aggiun- gere tutti i difetti della minoranza e tutti i difetti del transfuga. Prendete Parvus. Egli è sempre andato d’amore e d’accordo con Visura, anche quando il piano della campagna degli zemstvo e il io gennaio gli avevano, non per molto, aperto gli occhi sulla posizione opportunistica del giornale. Ciò nonostante egli volle considerarsi un « conciliatore » evidentemente per il fatto che quando, dopo il 9 gen- naio, avanzò le parole d’ordine del governo provvisorio i bolscevichi dovettero correggerlo e osservare che nelle sue parole d’ordine vi erano momenti di vuota fraseologia. Senza lo zar e governo operaio! — gridava Parvus sotto l’impressione del 9 gennaio. Senza il popolo c Duma liberale! — ecco a che si riduce la sua « tattica » attuale, dopo il 6 agosto. No, compagno, noi non stabiliremo la nostra tattica basan- 2Ó0 LENIN doci sullo stato d’animo del momento, non ci renderemo schiavi del momento! Parvus ha adesso escogitato « nuove » condizioni per i liberali. Poveri neoiskristi, come si sono affaticati nell’escogitare le « condi- zioni » per accordarsi con gli osvobozdentsyl Starover al II Con- gresso (cfr. la sua risoluzione, menzionata al III Congresso) escogitò delle condizioni che subito andarono a gambe all’aria, giacché né nel piano della campagna degli zemstvo, né oggi nessuno dei neoiskri- sti che scrivono sulF« accordo » con gli osvobozdentsy le ha presen- tate cosi come erano. La conferenza dei neoiskristi ne ha poste delle altre più rigorose nella risoluzione sull’atteggiamento verso i libe- rali. Il neoiskrista Parvus risponde moralmente di tale risoluzione, ma che importa ai letterati superuomini di certe risoluzioni elabora- te con la partecipazione dei rappresentanti responsabili del proleta- riato! I superuomini se ne infischiano delle risoluzioni del partito! Nella risoluzione dei neoiskristi sull’atteggiamento verso i partiti d’ opposizione è scritto, nero su bianco, ciò che la socialdemocrazia «esige da tutti i nemici dello zarismo». « i) Appoggio energico e inequivocabile a qualsiasi azione decisa del proletariato organizzato e volta ad infliggere nuovi colpi allo zarismo». Parvus propone l’« accordo » con gli osvobozdentsy e promette loro il suo «appoggio» senza esigere niente di simile. «2) Riconoscimento aperto e appoggio incondizionato della ri- vendicazione dell’ Assemblea costituente popolare, eletta sulla base del suffragio universale^ ece., e dell'azione aperta contro tutti i par- titi e gruppi che cercano di ridurre i diritti del popolo mediante la limitazione del diritto di voto o la sostituzione dell’Assemblea costi- tuente con una Costituzione monarchica concessa dall’alto». Parvus non riconosce tutta la seconda parte di queste condizio- ni. , Giunge persino a lasciare completamente nell’ombra il proble- ma ; da chi gli osvobozdentsy eletti alla Duma devono « esigere la convocazione » dell'Assemblea costituente ? Dallo zar, naturalmente. Perché non convocarla da soli ? Che ne dite, spettabilissimi eroi degli «accordi parlamentari»? O adesso non siete già più contrari alla «concessione dall’alto»? «3) Appoggio deciso alla lotta della classe operaia contro il go- SI GIUOCA AL PARLAMENTARISMO 26l verno e i magnati del capitale per la libertà di sciopero e di asso- ciazione ». Parvus, evidentemente, libera da tale «condizione» gli osvoboz - dentsy nel caso che la Duma venga convocata e la tattica del « tanto peggio, tanto meglio » risulti dannosa (anche se Parvus afferma su- bito dopo, a scherno del lettore, che se la Duma godesse dei diritti legislativi sarebbe peggio, cioè che Tunico passo verso il meglio, e proprio quello che vogliono fare gli osvobozdentsy , è un passo verso il peggio!!). € 4) Opposizione aperta a tutti i tentativi del governo e dei no- bili feudali di soffocare, con barbare misure di violenza contro la persona e i beni dei contadini, il movimento rivoluzionario conta- dino ». Buon Parvus, perché vi siete dimenticato di questa condizione? Possibile che oggi non vogliate pili presentare quest’ottima riven- dicazione a Petrunkevic? a Stakhovic? a Rodicev? a Miliukov? a Struve ? «5) Rifiuto di appoggiare qualsiasi provvedimento che abbia lo scopo di conservare nella libera Russia qualsiasi limitazione dei di- ritti delle singole, nazionalità e qualsiasi residuo di oppressione na- zionale. « 6) Partecipazione attiva all’armamento del popolo per la lotta contro la reazione, appoggio alla socialdemocrazia nei suoi tentativi di organizzare la lotta armata di massa». Buon Parvtis t perché mai avete dimenticato queste condizioni ? Proletari t n. i8> 26 (13) settembre 1905. LE UNIONI LIBERALI E LA SOCIALDEMOCRAZIA" Quale significato hanno per il proletariato le unioni « professio- nali » degli intellettuali, e non conviene a noi, socialdemocratici, entrarvi per condurvi una lotta contro l’offuscamento della co- scienza di classe degli operai? Le unioni «professionali» degli intellettuali e T« Unione delle unioni » sono organizzazioni politiche. Di fatto sono unioni liberali . Sono insomma le unioni che costituiscono il nucleo del cosiddetto par- tito democratico costituzionale, cioè liberale borghese. Ci incombe ora Timportantissimo dovere di concorrere con tutte le nostre forze all’educazione di partito del proletariato, al raggruppamento della sua avanguardia in un vero partito politico assolutamente indipen- dente da tutti gli altri partiti, assolutamente autonomo. Dobbiamo quindi valutare con estrema prudenza tutti i passi che possono por- tare la confusione nei rapporti chiari e determinati, fra i partiti. Tutta la borghesia liberale fa ora sforzi sovrumani per ostacolare la forma- zione di un partito di classe del proletariato pienamente autonomo, per « unificare » e « fondere » tutto il movimento di « liberazione » in un solo torrente democratico, per dissimulare il carattere borghese di questa democrazia. In tali condizioni, entrare nelle unioni liberali sarebbe un grave errore da parte dei membri del partito socialdemocratico, errore che li metterebbe in una posizione estremamente falsa di membri di due partiti diversi e ostili. Non si può servire piu di un dio. Non si può essere membri di due partiti. Data la mancanza di libertà politica, nelle tenebre del regime autocratico è molto facile confondere i par- titi; e gli interessi della borghesia esigono questa confusione. Gli in- teressi del proletariato impongono una distinzione chiara e precisa LE UNIONI LIBERALI E LA SOCIALDEMOCRAZIA 263 dei partiti. E di garanzie che gruppi della socialdemocrazia, entrando nelle unioni « professionali » degli intellettuali, conservino la loro piena autonomia, aderiscano soltanto al POSDR e a nessun altro partito, rendano conto di ogni loro passo alla propria organizzazione di partito, di siffatte garanzie, reali e non solo verbali, attualmente non ve ne possono essere. Vi sono novantanove probabilità su cento che questi membri non riescano a conservare l'autonomia e debbano ricorrere ad « astuzie », inutili per i loro risultati, dannose perché corromperebbero l'ancor giovane coscienza di partito degli operai. Proletari, n. 18, 26 (13) settembre 1905. DALLA DIFESA ALL’ATTACCO L'inviato speciale del solito giornale conservatore Le Temps ha te- legrafato da Pietroburgo il 21 ( 8 ) settembre; « L'altro ieri notte un gruppo di settanta persone ha attaccato la pri- gione centrale di Riga, ha tagliato le linee telefoniche e mediante scale di corda è penetrato nel cortile delle carceri, dove, dopo uno scontro violento, due guardie carcerarie sono rimaste uccise e tre gravemente ferite. I ma- nifestanti hanno allora liberato due prigionieri politici in attesa di essere giudicati dal tribunale militare e ai quali sarebbe toccata la pena di morte. Durante l'inseguimento dei manifestanti che — tranne due caduti nelle mani della polizia — sono riusciti ad eclissarsi, è stato uccìso un agente e diversi poliziotti sono rimasti feriti ». Dunque le cose continuano ad andare avanti! L'armamento, nono- stante difficoltà indicibili, indescrivibili, progredisce di continuo. Il terrorismo individuale, che è il prodotto di una debolezza da intellet- tuali, sta scomparendo nel regno del passato. Invece di spendere de- cine di migliaia di rubli e molte forze rivoluzionarie per l'uccisione di qualche Serghei (il quale rese rivoluzionaria Mosca forse piu di molti rivoluzionari), per l'uccisione « in nome del popolo » cominciano le azioni militari insieme col popolo. Ecco quand’è che i pionieri della lotta armata non soltanto a parole ma anche nei fatti si fondono con le masse, si mettono alla testa delle squadre e dei distaccamenti del proletariato, educano al ferro e al fuoco della guerra civile decine di capi popolo , che domani, al momento dell'insurrezione operaia, sa- pranno aiutare con la loro esperienza e con il loro eroico valore mi- gliaia e decine di migliaia di operai* Un saluto agli eroi del distaccamento rivoluzionario di Riga! II DALLA DIFESA ALL’ATTACCO 265 loro successo serva di incoraggiamento e di esempio agli operai social- democratici di tutta la Russia. Viva i pionieri deliberato popolare rivoluzionario! Guardate quale successo, anche dal punto di vista strettamente militare, ha coronato l’impresa di Riga. Al nemico sono stati uccisi tre uomini, e i feriti sono probabilmente da cinque a dieci. Le nostre perdite si riducono a due uomini probabilmente feriti, e perciò fatti prigionieri del nemico. Il nostro bottino : due capi rivoluzionari strap- pati alla prigionia. È una splendida vittoria! È una vera vittoria nello scontro con un nemico armato fino ai denti. Non si tratta piu di una congiura contro un individuo inviso, non di un atto di vendetta, d’un atto disperato, non d’una semplice « intimidazione », no, si tratta del- l’inizio di operazioni studiate e preparate, calcolate dal punto di vista dei rapporti di forza, di distaccamenti dell’esercito rivoluzionario. Il numero di tali distaccamenti, composti di 25-75 uomini, può in ogni grande città, e spesso nei sobborghi di una grande città, essere portato a parecchie decine. Gli operai entreranno a centinaia in questi distac- camenti; basterà cominciare immediatamente la propaganda su vasta scala di questa idea, basterà formare questi distaccamenti e rifornirli di qualsiasi genere di armi, dai coltelli e pistole fino alle bombe, dar inizio alla loro istruzione e educazione militare. Fortunatamente sono passati i tempi in cui, in assenza di un po- polo rivoluzionario, erano i terroristi rivoluzionari isolati a « fare » la rivoluzione. La bomba ha cessato di essere l’arme del «bombista» isolato. È divenuta un accessorio necessario dell* armamento popolare . Cambiando la tecnica militare cambiano e devono cambiare gli stru- menti e i metodi della lotta di strada. Noi tutti ora studiamo (e fac- ciamo bene a studiare) la costruzione delle harricate e l’arte di difen- derle. Ma occupandoci di questo vecchio e utile metodo non dobbia- mo dimenticare gli ultimi passi della tecnica militare. Il progresso nell’uso delle materie esplosive ha apportato parecchie novità nell’im- piego dell’artiglieria, I giapponesi si sono dimostrati piu forti dei russi in parte anche perché hanno saputo utilizzare cento volte me- glio le materie esplosive. Il largo impiego di materie esplosive poten- tissime è una delle caratteristiche piu importanti dell’ultima guerra. E i giapponesi, riconosciuti ora in tutto il mondo come maestri del- l’arte militare, sono passati anche all’uso della bomba a mano , che hanno impiegato splendidamente contro Port-Arthur. Impariamo 266 LENIN dunque dai giapponesi! Non ci perderemo d’animo per i gravi insuc- cessi che hanno accompagnato i tentativi di procurarsi grandi quan- tità d; armi. Nessun insuccesso può spezzare l’energia di uomini che sentono e vedono realmente il loro stretto legame con la classe rivo- luzionaria e si son resi conto che per i fini immediati di lotta da loro perseguiti si è levato ora effettivamente tutto il popolo. La prepara- zione di bombe è possibile in ogni località. Essa avviene ora in Rus- sia su scala assai piu vasta di quanto sappia ciascuno di noi (e ogni membro dell’organizzazione socialdemocratica certamente conosce esempi di impianti di laboratori). Avviene su scala assai maggiore di quanto sappia la polizia (ed essa sa certamente piu di quanto sap- piano i rivoluzionari delle singole organizzazioni). Nessuna forza potrà opporsi ai distaccamenti dell’esercito rivoluzionario armati di bombe, che in una qualsivoglia notte compiranno contemporanea- mente diversi attacchi come quello di Riga, in seguito ai quali — e questa è l’ultima e principale condizione — si leveranno centinaia di migliaia di operai, che non hanno dimenticato il « pacifico » 9 gennaio e bramano con tutta l’anima un 9 gennaio armato . È chiaro che le cose in Russia procedono in questa direzione. Meditate sulle notizie pubblicate sui giornali legali a proposito di bombe rinvenute nelle ceste di pacifici passeggeri di piroscafi. Riflet- tete sulle notizie riguardanti le centinaia di attacchi contro poliziotti e militari, le decine di uccisioni sul posto, le decine di ferimenti gravi negli ultimi due mesi. Persino i corrispondenti del giornale borghese traditore, YOsvobozdenie , affannandosi a condannare la «folle» e «criminosa» propaganda dell’insurrezione armata, ammettono che mai avvenimenti tragici sono stati tanto vicini come oggi. Al lavoro compagni! Ciascuno al suo posto! Ogni circolo operaio ricordi che, se non oggi, domani gli avvenimenti potranno esigere che esso partecipi, come organismo dirigente, all’ultima e decisiva battaglia. Proletari , n. 18, 26 (13) settembre 1905. IL MOMENTO Nel n. 15 del Proletari , quale esempio del cosiddetto « autogoverno rivoluzionario » (confuso dall'/j^n? con la parola d'ordine dell'insur- rezione popolare), è già stato notato l'atteggiamento deciso della Du- ma di Smolensk che, riconosciuta l'illegalità dell'acquartieramento di cosacchi nella città, ha cessato di versar loro denaro, ha organizzato per la difesa della popolazione una milizia cittadina e si è rivolta con un proclama ai soldati contro ogni violenza nei riguardi dei cittadini. Per illustrare meglio, se ce n'è bisogno, tale idea e per caratterizzare il momento che stiamo attraversando riportiamo, dall' Humanité^ la risoluzione votata dalla Duma di Kerc sul recente pogrom verifica- tosi nella città. La Duma ha deciso : 1) di esprimere alla popolazione ebraica il rammarico per le vittime (morti e feriti) e per i danni materiali da essa subiti; 2) di istituire due borse di studio per il liceo locale in memoria degli allievi uccisi durante i disordini; 3) dato che le auto- rità locali si sono dimostrate incapaci e poco disposte a proteggere la vita e i beni della popolazione, di sospendere immediatamente la con- segna di sovvenzioni in denaro per il mantenimento della polizia; 4) di dividere tra gli ebrei poveri che più hanno sofferto per i disordini la somma di 1.500 rubli; 5) di esprimere la propria simpatia al diretto- re del porto, unico dei funzionari locali che con grande energia e umanità ha impedito ulteriori massacri; 6 di informare il ministro de- gli interni della condotta illegale delle autorità durante i disordini e chiedere un’inchiesta del Senato. La Duma di Kerc, in quanto ha allargato di propria iniziativa i limiti delle competenze impostile dalla legge, in quanto prende parte alla vita rivoluzionaria di tutto lo Stato, si mette sulla strada di un 268 LENIN effettivo «autogoverno rivoluzionario». Ma dove sono le garanzie che tale autogoverno si trasformi in « popolare » ? Dobbiamo noi, so- cialdemocratici, fare di questo «pezzetto di rivoluzione» la parola d’ordine centrale della nostra agitazione, oppure dobbiamo propa- gandare la piena e decisiva vittoria della rivoluzione, impossibile sen- za l’insurrezione? Proletari, A. 26 (13) settembre 19° LETTERA DELLA REDAZIONE DELL'ORGANO CENTRALE DEL POSDR Compagni, vogliamo richiamare la vostra attenzione su un me- todo di collaborazione in materia di propaganda tra l’organo centrale e le pubblicazioni locali. Assai spesso si accusa Porgano centrale di essere staccato dal movimento, di non essere popolare, ecc. Natural- mente in questi rimproveri c’è una parte di verità, e noi sappiamo benissimo quanto sia deficiente il nostro lavoro in questo periodo di avvenimenti incalzanti. Ma il nostro distacco dipende in parte dal fatto che i contatti tra Porgano centrale e .la massa dei socialdemocra- tici locali sono tari e irregolari e la collaborazione tra di essi non è sufficiente. È indiscutibile che noi non vi aiutiamo abbastanza. Ma anche voi non ci aiutate abbastanza. Vorremmo ora, parlando da compagni a compagni, richiamare la vostra attenzione sul modo di eliminare ano di tali difetti. Gli attivisti locali si valgono troppo poco dell’organo centrale per la propaganda. L’organo centrale giunge con ritardo e le copie sono poche. Bisogna quindi i) ristampare piu spesso nei fogli locali i suoi articoli e le sue note; 2) ripetere e spiegare piu spesso nei fogli locali le parole d’ordine e gli articoli piu popolari dell’organo centrale; po- tete inoltre completarli, mutarne la forma, abbreviarli ecc. in quanto voi, che siete sul posto, avete una visione migliore delle necessità lo- cali, e tutte le pubblicazioni di partito sono patrimonio di tutto il partito; 3) citare piu frequentemente l’organo centrale nei fogli locali perché tra le masse diventi popolare il nome del nostro giornale, Videa della necessità di avere un giornale permanente, un centro ideo- logico, e della possibilità di rivolgersi sempre ad esso, ecc. ecc. Biso- gna cercare di cogliere ogni occasione per dire nei vari fogli che il 270 LENIN tale pensiero è stato espresso nel tale articolo del Proletari o che no- tizie analoghe si trovano in questa o quella sua corrispondenza, ecc. ecc. Ciò è estremamente importante: le masse sapranno che esiste un nostro organo centrale e la sfera di tutta la nostra azione verrà estesa. Diverse volte i comitati locali hanno ristampato articoli, scegliendo quel che stava loro a cuore. Ora è particolarmente importante Yunità delle parole d'ordine (atteggiamento verso i liberali, gli osvoboz * dentsy , verso la loro « teoria dell’accordo », il loro progetto di Costi- tuzione, ecc.; il problema dell’esercito rivoluzionario, del programma del governo rivoluzionario; il boicottaggio della Duma, ecc. ecc.). Bisogna cercare di utilizzare in tutti i modi l’organo centrale nell’agi- tazione locale, non solo ristampandone gli articoli, ma anche espo- nendo nei vari fogli il suo pensiero e le sue parole d ordine, svilup- pandoli o cambiandoli a seconda delle condizioni locali, ecc. Ciò è estremamente importante, se vogliamo veramente collaborare, per scambiarci le idee, correggere le nostre parole d'ordine, far sapere alle masse operaie che noi abbiamo un organo centrale del partito. Insistiamo perché tutte le organizzazioni e tutti i circoli del par- tito, e la stessa base, leggano e discutano questa lettera. La redazione del « Proletari » Raboct , n. 2, settembre 1905. IL CONGRESSO DI JENA DEL PARTITO OPERAIO SOCIALDEMOCRATICO TEDESCO 78 I congressi dei socialdemocratici della Germania hanno da molto tempo assunto un’importanza che va molto al di là dei limiti che dovrebbero avere gli avvenimenti che riguardano il movimento ope- raio socialdemocratico tedesco. La socialdemocrazia tedesca è all’avan- guardia per la sua organizzazione, per Punita e la compattezza del movimento, per il numero e la ricchezza di contenuto delle pubblica- zioni marxiste. È naturale che, date queste premesse, anche le risolu- zioni dei congressi socialdemocratici tedeschi assumano spesso un valo- re quasi internazionale. Cosi è stato per le ultime tendenze opportuni- stiche nel socialismo (bernsteinismo). La risoluzione del Congresso socialdemocratico di Dresda, che confermava la vecchia e provata tattica della socialdemocrazia rivoluzionaria, venne fatta sua dal Con- gresso socialista internazionale di Amsterdam ed è divenuta ora' la risoluzione comune del proletariato cosciente di tutto il mondo. Cosi oggi. Il problema dello sciopero politico di massa — il problema fondamentale esaminato al Congresso di Jena — agita tutta la social- democrazia internazionale. I fatti accaduti negli ultimi tempi in nu- merosi paesi, tra cui, e forse in particolare, la Russia, l’hanno posto in primo piano. E la risoluzione della socialdemocrazia tedesca eser- citerà senza dubbio una influenza non piccola su tutto il movimento operaio internazionale, sostenendo e rafforzando lo spirito rivoluzio- nario degli operai in lotta. Ma accenneremo dapprima brevemente anche agli altri problemi, meno importanti, esaminati e risolti al Congresso di Jena. Esso si è occupato innanzi tutto del problema dell’organizzazione del partito. Sui particolari della revisione dello statuto del partito tedesco natu- LENIN Ì72 ralmcntc non ci soffermeremo in questa sede. Ma è importante sotto- lineare un tratto fondamentale estremamente caratteristico di questa revisione: la tendenza a una attuazione piu completa e rigorosa del centralismo , alla creazione di una più forte organizzazione. Questa tendenza si è espressa, in primo luogo, neirinclusione nello statuto di una precisa disposizione sulFappartenenza obbligatoria di ogni socialdemocratico ad una organizzazione di partito, ad eccezione dèi casi in cui cause particolarmente gravi lo impediscano. In secondo luogo, si è espressa nella sostituzione del sistema dei fiduciari col sistema delle organizzazioni sccialdemocratiche locali, nella sostitu- zione del principio del mandato personale e della fiducia nella per- sona col principio del legame collettivo, organizzativo. In terzo luo- go, si è espressa in una disposizione che fa obbligo a tutte le organiz- zazioni del partita di versare il 25 per cento delle loro entrate alla cassa centrale del partito. In complesso possiamo qui vedere chiaramente che, quando il mo- vimento socialdemocratico si sviluppa e il suo spirito rivoluzionario si rafforza, il centralismo si attua Inevitabilmente in modo più conse- guente. Lo sviluppo della socialdemocrazia tedesca è in questo senso assai istruttivo per noi russi. I problemi organizzativi hanno di re- cente occupato anche da noi, e in parte occupano ancora, un posto sproporzionato tra i problemi attuali della vita di partito. Dal tempo del III Congresso si sono nettamente definite nel partito due tendenze organizzative : una è per il centralismo conseguente e per un allarga- mento graduale della democrazia nell'organizzazione di partito, non per far della demagogia, non per dire belle parole, ma per creare effettivamente, a misura che si ha una più ampia libertà, una base per la socialdemocrazia in Russia. L'altra è per l’indeterminatezza organizzativa, per la « nebulosità organizzativa », il cui danno è stato ora capito persino da Plekhanov che tanto a lungo l’ha difesa (spe- riamo che gli avvenimenti lo inducano presto a capire anche che que- sta nebulosità organizzativa è legata con la nebulosità tattica). Ricordate le discussioni sul paragrafo 1 del nostro statuto. La con- ferenza dei neoiskristi, che prima avevano difeso con ardore P« idea » espressa nella loro erronea formulazione, ha ora semplicemente get- tato a mare tutto il paragrafo e tutta ridea. Il III Congresso confer- mò il principio del centralismo e del legame organizzativo . I neo- iskristi tentarono subito di porre sul terreno dei principi generali il IL CONGRESSO DI JENA 273 problema deirappartenenza di tutti i membri del partito a una orga- nizzazione. Ora vediamo che i tedeschi — sia gli opportunisti che i rivoluzionari — non mettono nemmeno in dubbio che il principio su cui poggia tale esigenza sia legittimo. Includendola direttamente nel loro statuto (ogni membro del partito deve appartenere a una or- ganizzazione di partito), essi dicono che se sono necessarie eccezioni a questa regola non è perché essa non sia conforme ai principi, ma... perché non vi è abbastanza libertà in Germania! Vollmar, che a Jena è stato il relatore sul problema organizzativo, ha giustificato le ecce- zioni dicendo che i piccoli funzionari, per esempio, non possono ap- partenere apertamente al partito socialdemocratico. È ovvio che in Russia la situazione è diversa: da noi non ce libertà, e tutte le orga- nizzazioni sono ugualmente segrete. Quando poi esiste la libertà ri- voluzionaria è particolarmente importante delimitare rigorosamente il partito e non ammettere nessuna «indeterminatezza» in questo senso. Quindi rimane fermo il principio secondo cui è desiderabile che si rafforzino i legami organizzativi. Quanto al sistema dei fiduciari, abbandonato oggi dai socialdemo- cratici tedeschi, esso è esistito unicamente perché le leggi eccezionali contro i socialisti lo richiedevano. Quanto piu queste si perdono nel lontano passato, tanto pid naturale e inevitabile diventa la necessità di basare tutto il partito su un sistema che leghi le organizzazioni direttamente tra loro, e non attraverso fiduciari. L’altra questione esaminata a Jena prima di quella dello sciopero politico è anch’essa molto istruttiva per la Russia. È il problema della festa del primo maggio, o, meglio (se si bada alla sostanza della que- stione, e non al punto che è servito di pretesto alle discussioni), il problema dei rapporti tra il movimento sindacale e il partito social- democratico. Abbiamo piu volte parlato nel Proletari della profonda impressione prodotta nei socialdemocratici tedeschi, e non soltanto tedeschi, dal Congresso sindacale di Colonia 7 *. A questo congresso si è rivelato nel modo pid palese che anche in Germania, dove piu forti sono le tradizioni del marxismo e piu profonda la sua influenza, nei sindacati — notate: nei sindacati socialdemocratici — si svilup- pano correnti antisociali ste, che tendono al «tradunionismo puro», inteso nel senso inglese, cioè indubbiamente borghese. E dal proble- ma della dimostrazione del primo maggio, al Congresso di Jena è perciò inevitabilmente scaturito, nel senso proprio della parola, il 274 LENIN problema del tradunionismo e della socialdemocrazia, il problema dell’* economismo », per riferirci alle tendenze esistenti tra i socialde- mocratici russi. Fischer, relatore sul primo maggio, ha detto apertamente che sarebbe un grave errore chiudere gli occhi sul fatto che nei sindacati qua e là scompare lo spirito socialista. Bringman, per esempio, rappre- sentante del sindacato dei carpentieri, è arrivato a dire e pubblicare frasi di questo genere: «Lo sciopero del primo maggio è come un corpo estraneo nelForganismo umano». «I sindacati, date le attuali condizioni, sono l’unico mezzo per migliorare la situazione degli operai », ecc. E a questi « sintomi della malattia », secondo una feli- ce espressione di Fischer, se ne aggiungono parecchi altri. Il gretto sindacalismo, o « economismo », è legato ovunque, in Germania co- me in Russia, all’opportunismo (revisionismo). Il giornale dello stesso sindacato dei carpentieri ha scritto che le basi del socialismo scienti- fico si sgretolano, che la teoria delle crisi e la teoria delle catastrofi sono false, ecc. Il revisionista Calwer ha invitato gli operai a non ma- nifestare il loro malcontento, a non accrescere le loro esigenze, ad essere modesti, ecc. ecc. Il congresso ha approvato Liebknecht, che si è pronunciato contro la idea della « neutralità » dei sindacati e ha fatto notare: «È vero che anche Bebel ha parlato in favore della neutralità, ma, a mio avviso, si tratta di uno dei pochi punti in cui la maggioranza del partito non è d’accordo con Bebel». Lo stesso Bebel ha negato di aver consigliato la neutralità dei sin- dacati nei confronti della socialdemocrazia. Il pericolo che presenta il gretto sindacalismo è stato senz’altro ammesso da Bebel, che in seguito ha detto di conoscere esempi ancor peggiori di simile ottusità corporativa: giovani capi dei sindacati giungono al punto di deridere il partito in generale, il socialismo in generale e la teoria della lotta di classe. Le dichiarazioni di Bebel sono state accolte dal congresso socialdemocratico con grida generali di indignazione, che si sono mu- tate in applausi fragorosi quand’egli ha dichiarato decisamente: «Compagni, state al vostro posto; pensate a quel che fate; vi siete messi su una strada fatale che vi porterà infine alla rovina! ». A onore della socialdemocrazia tedesca bisogna quindi dire che essa ha affrontato direttamente il pericolo. Non ha voluto attenuare le estreme conseguenze dell’eco no mismo, non ha escogitato cattive scuse e scappatoie (come quelle che in gran copia ha Inventato Pie- IL CONGRESSO DI JENA 2 75 khanov dopo il II Congresso). No, essa ha denunciato con forza la malattia, ha condannato energicamente le tendenze dannose e ha in- vitato direttamente, apertamente tutti i membri del partito a lottare contro di esse. Fatto istruttivo per i socialdemocratici russi, alcuni dei quali hanno meritato gli elogi del signor Struve per la « serenità » da loro dimostrata nella questione del movimento sindacale! Scritto nel settembre 1905. Pubblicato per la prima volta nel 1924 in Pod znamenem marxismo, n. 2. NESSUNA FALSITA’l LA NOSTRA FORZA STA NEL PROCLAMARE LA VERITÀ’ Lettera alla redazione “ «Non abbiamo le forze per suscitare l'insurrezione... perciò non c’è ragione di connettere il problema con la Duma... la parola d’ordine d’agitazione è: Assemblea costituente». Cosi ha scritto il Bund, cui ha risposto in modo non esauriente l’autore dell’articolo pubblicato nel n. 1 6. Queste parole del Bund rispecchiano perfettamente Io spirito pie - colo-borghese nella socialdemocrazia, il filisteismo volgare, il giusto mezzo, la fatuità, il luogo comune, la mediocrità (di cui ha sempre dato prova il Bund, che, come noto, si è assunto la parte di parassita ideologico e nel 1897-1900, e nel 1901-1903, e nel 1904, e oggi nel 1905). È un’opinione corrente, un punto di vista usuale, è « buon senso » (« trionfo del buon senso » e « serenità » per YOsvobozdenié). E un’enorme falsità , la cui denuncia assume grandissima impor- tanza per la rivoluzione russa e per il proletariato cosciente, unico pos- sibile protagonista di una rivoluzione vittoriosa . Non abbiamo le forze per suscitare l’insurrezione, perciò non biso- gna connettere, perciò la parola d’ordine non è insurrezione armata, ma Assemblea costituente. Sarebbe come dire: siamo ignudi e miseri, affamati e afflitti, non abbiamo le forze per sollevarci dalla palude dove stiamo languendo e salire sul monte dove c’è luce, sole, aria pura, dove la terra dona tutti i suoi frutti. Non abbiamo la scala senza la quale è impossibile salire. Le forze non ci bastano per procurarcela. Non bisogna quindi che la nostra lotta per salire venga connessa con la parola d’ordine : procu- NESSUNA FALSITÀ! 277 rarsi ( respective : creare) la scala. La nostra parola d’ordine deve quin- di essere: in alto, in alto, sul monte ove c’è la felicità e la salvezza, l’aria e la luce, il coraggio e la forza. Poiché non c’è la scala senza la quale è impossibile salire, non biso- gna quindi adottare la parola d’ordine: procurarsi la scala e lavorare per costruirla; la parola d’ordine quindi deve essere: bisogna capitare là in alto, sul monte, sul monte ove c’è la felicità ecc t ecc.I « La debolezza ha trovato un rifugio, come sempre, nella fede nel miracolo », diceva Marx 81 ! È la debolezza del proletariato o è la debolezza delle teste del Bund c della nuova Ishra che ora si salva con la fede nel miracolo? Con la fede che anche senza scala si può salire sul monte? con la fede nell’Assemblea costituente senza insurrezione? Questa fede è la fede dei pazzi. Senza l’insurrezione armata l’As- semblea costituente è un fantasma, una frase, una menzogna, un’as- semblea di chiacchieroni, come quella di Francoforte. L’inganno e la falsità di questa prima forma popolare, politica in senso largo e di massa, di una parola d’ordine borghese messa in cir- colazione in Russia dagli osvobozdentsy , sta proprio nel fatto che essa appoggia tale fede nel miracolo, appoggia tale menzogna. Ma la bor- ghesia liberale ha bisogno della sua menzogna, e per essa non si trat- ta di menzogna, ma di una grande verità, la verità dei suoi interessi di classe, la verità della libertà borghese, la verità dell’uguaglianza ca- pitalistica, il sancta sanctorum della fratellanza da mercanti. È la sua (della borghesia) verità, in quanto ad essa è necessaria non la vittoria del popolo, non il monte , ma la palude per le masse, è ne- cessario che i grossi papaveri e i ricconi troneggino sulle spalle della plebe, è necessaria non la vittoria, ma la transazione, Raccordo col ne- mico, ossia il tradimento a favore del nemico. Per la borghesia questo non è un « miracolo », ma una realtà, la realtà del tradimento della rivoluzione e non della vittoria della ri- voluzione. ... Le forze non ci bastano per procurarci la scala... non abbiamo le forze per suscitare rinsurrezione... È cosi, signori? Se è cosi, rielaborate allora tutta la vostra propaganda e agitazio- ne, cominciate allora a fare agli operai e a tutto il popolo nuovi discor- si, rielaborati, completamente nuovi, altri discorsi insomma. Allora dite al popolo: operai di Pietroburgo, di Riga, di Varsavia 2jS LENIN di Odessa, di Tiflis... non abbiamo le forze per suscitare l’insurrezione e per riportare la vittoria. Non dobbiamo quindi nemmeno pensare, nemmeno parlare invano di un’ Assemblea costituente popolare. Non infangate le grandi parole, impiegandole per coprire un piccolo sotter- fugio! Non mascherate la vostra debolezza con la fede nei miracoli! Gridatela a tutti la vostra debolezza! Essere consapevoli significa emendarsi per metà. La frase menzognera, il falso vanto significano il naufragio morale, sono il pegno sicuro del naufragio politico. Operai, noi siamo deboli per suscitare rinsurrezione e riportare la vittoria! Cessate quindi le chiacchiere sul V Assemblea costituente po- polare, cacciate via i mentitori che ne parlano, smascherate il tradi- mento degli osvobozdentsy, dei « dumisti », dei cadetti e simile por- cheria, poiché costoro a parole soltanto vogliono un’Assemblea costi- tuente popolare, ma in realtà ne vogliono una antipopolare , che non crei nulla di nuovo, ma rafforzi ciò che è vecchio, non dia a voi un abito nuovo, una vita nuova, nuove armi per la nuova grande lotta, ma solo dei lustrini da appendere ai vostri vecchi stracci, solo un mi- raggio e un inganno, un giocattolo al posto delle armi, catene al posto dei fucili. Operai, noi siamo deboli per rinsurrezione! Non parlate quindi, e non permettete alle prostitute del partito democratico costituzionale, i cadetti c i « dumisti », di parlare di rivoluzione , non permettete a questi furfanti borghesi di infangare il grande concetto di popolo con le loro scurrilità. Siamo deboli ? Da noi non c’è e non ci può dunque essere la rivolu- zione . Non è una rivoluzione del popolo questa, ma una truffa ai dan- ni del popolo da parte dei Petrunkevic e della muta dei servi liberali dello zar. Non è lotta per la libertà, è vendita della libertà del popolo per ottenere poltrone agli osvobozdentsy . Non è l r inizio di una vita nuova, ma il consolidamento della vecchia fame e del vecchio lavoro forzato, della vecchia inerzia e del vecchio putridume. Non abbiamo le forze per suscitare rinsurrezione, compagni ope- rai! Non abbiamo le forze per sollevare il popolo alla rivoluzione! Non abbiamo le forze per conquistare la libertà... Abbiamo soltanto le forze per far spostare il nemico, non per abbatterlo, per farlo spo- stare in modo da lasciare accanto a lui un posto per Petrunkevic. La smettano dunque con tutte le chiacchiere sulla rivoluzione, sulla li- bertà, sulla rappresentanza popolare: è un bugiardo, un ipocrita e vi NESSUNA FALSITÀ! 279 inganna chi parla di queste cose senza veramente lavorare per co- struire la scala che servirà a raggiungerle, senza lavorare per l’insurre- zione che ce le farà conquistare. Siamo deboli, compagni operai! Dalla nostra parte ci sono solo il proletariato e milioni di contadini che hanno iniziato una lotta disper- sa, ignara, disarmata, cieca. Contro di noi, tutta la cricca di Corte e tutti gli operai e contadini in divisa di soldati, e 82 Fine. Noi siamo deboli. La debolezza trova rifugio nella fede nei miracoli. Questo è un fatto che risulta dalle parole del Bund, dal piano del Visura. Ma di che fatto si tratta? Della debolezza delle forze del proleta- riato di tutta la Russia o della debolezza del cervello dei bundisti e dei neoiskristi? ? Dite la verità: 1) Non c’è la rivoluzione. C’è la transazione della borghesia libe- rale con lo zar... 2) Non c’è lotta per la libertà. C’è la vendita della libertà del popolo. 3) Non ce lotta per la rappresentanza popolare. Ce la rappresen- tanza del sacco di scudi . Noi siamo deboli... da ciò scaturisce inevitabilmente tutto il tradi- mento perpetrato ai danni della rivoluzione. Se volete la rivoluzione, la libertà, la rappresentanza popolare... dovete essere forti. Dalla fine Siede deboli? La rivoluzione è l’appannaggio dei forti! Non ci resta che rimanere nei nostri stracci. Siete deboli? Solo i forti ottengono la li- bertà. co ) Chi è debole? Le forze del proletariato 0 i cervelli dei neois- kristi e dei bundisti? X ) Volete la rivoluzione? Dove- te essere forti! è) Noi dobbiamo dire la verità : in ciò sta la nostra forza, e la 2Ì 0 LENIN I deboli saranno sempre schia- vi. Esperienza di tutta la storia. Siete deboli? Sarete rappresentati dagli schiavisti, dagli sfruttatori. La «rappresentanza» o è la conquista del forte, o è un vano pezzo di carta, un inganno, una benda sugli occhi del debole per istupidirlo ... massa, il popolo, la folla deciderà di fatto, dopo la lotta, se c’è la forza. Ce? O noi siamo deboli, co ) Chi è debole. Scritto nel settembre 1905. Pubblicato per la prima volta nel 1926 nella Miscellanea di Lenin , V. LA COSIDDETTA ORGANIZZAZIONE OPERAIA SOCIALDEMOCRATICA ARMENA Abbiamo ricevuto una lettera del Comitato centrale dove ci si co- munica che r« Organizzazione operaia socialdemocratica armena :» ha espresso il desiderio di sottoscrivere la risoluzione votata alla confe- renza di tutti i partiti socialdemocratici ra . Ma il Comitato centrale non vi ha acconsentito* in quanto è stato contrario alla partecipazione alla conferenza di un'organizzazione puramente estera, priva di seri legami in Russia. Speriamo di pubblicare presto nel Proletari infor- mazioni piu circostanziate sul vero carattere di tale organizzazione. Per ora osserviamo che tutti coloro i quali vogliono effettivamente aiutare il movimento socialdemocratico tra gli operai armeni nel Cau- caso devono avere a che fare soltanto con le organizzazioni caucasiche del POSDR, che pubblicano letteratura in armeno nel Caucaso e non a Ginevra. Scritto nel settembre' ottobre 1905. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin, 1931, XVI. IL CONGRESSO DEGLI « ZEMTSY » Lunedi 12 (25) settembre si è aperto a Mosca il congresso degli esponenti degli zemstvo e delle dume cittadine per esaminare e deci- dere definitivamente la questione deiratteggiamento nei confronti del- la Duma. Questo congresso, come i precedenti congressi degli zemtsy , segna un nuovo passo verso lo sviluppo politico e l’organizzazione po- litica della borghesia russa. Ogni operaio cosciente deve quindi presta- re grande attenzione alla nascita del partito costituzionale borghese. Lo sviluppo politico del proletariato come classe è sempre e dovunque andato di pari passo con lo sviluppo politico della borghesia come classe. Ma il congresso, oltre a essere importante in generale, lo c anche per il problema attualissimo del nostro atteggiamento nei confronti della Duma. Accordo della borghesia con lo zarismo 0 lotta piu de- cisa della prima contro il secondo? Ecco qual è la sostanza della que- stione, che suscita, com’è noto, dissensi anche sulla tattica della social- democrazia. Ricordiamo innanzi tutto che al loro congresso precedente gli zem- tsy condannarono decisamente la Duma di Bulyghin e approvarono il noto progetto di Costituzione degli osvobozdentsy (mornarchia e si- stema bicamerale). Il problema del boicottaggio della Duma fu in un primo tempo deciso positivamente dalla maggioranza, ma fu poi la- sciato in sospeso e differito al congresso successivo che avrebbe dovu- to essere convocato immediatamente dopo la pubblicazione della leg- ge sulla Duma; si disse anche che avrebbe dovuto essere convocato per telegrafo. In realtà, il congresso è stato convocato con molto ritardo. In un primo tempo, come osservammo nel n. 14 del Proletari , gli zem- tsy, secondo voci corse, lo avrebbero disdetto. Poi si seppe delle trat- IL CONGRESSO DEGLI « ZEMTSY » 283 tative di Golovin con Durnovo, da noi riferite e commentate in un numero precedente del Proletari 5V , trattative che si conclusero col per- messo della polizia di tenere il congresso. Il congresso si è quindi ba- sato su principi completamente diversi: quello precedente era stato vietato dalla polizia, che ne aveva minacciato lo scioglimento, aveva redatto un verbale e dopo il congresso aveva passato gli atti al Senato per un’inchiesta. Ora gli zemtsy e la polizia hanno trattato e si sono accordati prima. Per dimostrare nel modo piu evidente al lettore quanto importan- te sia la differenza tra ieri e oggi, ricorderemo le dichiarazioni pub- blicate nell’ultimo numero AtWOsvobozdenie. Il signor « Indipenden- te » (dalla polizia forse?) scriveva nel n. 76, in pieno accordo con lo autore deH’articolo di fondo dello stesso numero, quanto segue: «Non si può nemmeno parlare di compromessi. Come prima bisogna con- quistare la libertà, e non mendicarla... Non bisogna rinunciare nem- meno per un attimo — e ciò è al massimo grado importante — a nes- suno dei precedenti mezzi di lotta, né alle posizioni già conquistate. Se anche ci fosse la possibilità di compromessi, questa possibilità deve essere subito e decisamente scartata. Tutto quanto si è fatto finora per organizzare le forze della liberazione, deve essere fatto anche per l’av- venire.. . L’attività dei congressi, delle unioni, delle assemblee deve proseguire nello stesso spirito e nella stessa direzione di prima ». Non era possibile esprimersi in modo piu chiaro. L'organo del par- tito degli zemtsy , o « democratico costituzionale », dopo il 6 agosto si esprime decisamente e senz’altro contro la rinuncia ai precedenti me- todi di lotta . Ma è proprio questa la sostanza della posizione falsa del- la borghesia liberale: il desiderio di libertà non è in essa meno arden- te del desiderio di una transazione con lo zarismo. Perciò dice una cosa e ne fa un’altra. Per « non rinunciare ai metodi precedenti di lotta » occorrerebbe boicottare la Duma. Rinunciando al boicottaggio si arriva inevitabilmente a rinunciare ad alcuni « metodi precedenti di lotta ». UOsvobozdenìe si è messo a tuonare contro i compromes- si proprio mentre Golovin concludeva un compromesso con Durnovo. Il giornale gridava: «Non bisogna rinunciare nemmeno per un at- timo » proprio quando il congresso degli zemtsy rinunciava alla pre- cedente libertà delle sue sedute. Nel momento in cui si riceveva in « regalo » la Duma, questo pseudoinizio di libertà, gli zemtsy hanno accettato di discutere meno liberamente. 284 LENIN Infatti: 1) il programma del congresso è stato tagliato dal signor Durnovo, cioè dalla polizia; 2) il presidente si è impegnato a chiudere il congresso qualora vi fossero state discusse questioni non rientranti nel programma permesso dalla polizia; 3) il congresso ha accettato di riunirsi con la partecipazione di un poliziotto delegato da Durnovo (il direttore della cancelleria), cui era stato dato il potere di sciogliere il congresso nel caso che fossero state violate le « condizioni » pattuite tra Golovin e Durnovo; 4) la polizia ha vietato al congresso, pure sotto minaccia di scioglimento, le « esclamazioni sediziose » (telegram- ma dell’inviato speciale del giornale conservatore Le Temps, il quale aggiunge che tutte le condizioni sono state onestamente osservate ). È ovvio che avendo attinto le nostre informazioni da, giornali stra- nieri non ci facciamo garanti dell’assoluta fedeltà e completezza delle notizie stesse, ma non c’è ragione di dubitare che esse siano in com- plesso degne di fede. Il signor Golovin (che naturalmente non aveva destinato al pubblico le sue trattative con Durnovo!) aveva invece ve- rosimilmente promesso ancor di piu alla polizia per quanto riguarda la condotta leale degli zemtsyl È un fatto incontestabile che ciò che dice YOsvobozdenie contra- sta nettamente con ciò che fanno gli osvobozdentsy . Gli scrittori del- YOsvobozdenie declamano contro la polizia, mentre con la polizia i pratici trattano amichevolmente i loro affari. L’inizio della campagna degli zemtsy per le elezioni alla Duma ha coinciso con l’inizio dell’ac- cordo della borghesia monarchica costituzionale con l’autocrazia. I corrispondenti stranieri osservano aU’unanimità che questo con- gresso ha, in confronto a quelli precedenti, un carattere pacifico. Per il boicottaggio della Duma si è espresso un solo oratore; secondo altre notizie, due. La maggioranza si è pronunciata per la partecipa- zione (già nel n. 12 del Proletari ", prima che uscisse la legge siila Duma, avevamo detto che l’opinione dell’ala destra degli zemtsy su tale questione si era già ben definita). La maggioranza ha osservato che la non partecipazione alle elezioni sarebbe stata « un s$gno di ti- midezza >, opinione condivisa in pieno, come sappiamo, da Parvus e dalla nuova Isfya. Nell’accordo con la polizia, invece, si è manif estata V audacia dei nostri zemtsy ... Il congresso ha votato una risoluzione in cui invece di condannare la Duma si dice soltanto (non sappiamo pid se timidamente o auda- cemente) che « la Duma non è una rappresentanza popolare nel vero IL CONGRESSO DEGLI « ZEMTSY » 28 5 senso della parola». Si invitano i cittadini russi ad aderire ai pro- grammi in precedenza approvati dai congressi degli zemstvo e a lot- tare sul terreno della Duma. Non una parola sulla lotta al di fuori del- la Duma e nonostante la Duma: ciò significherebbe che «non si ri- nuncia nemmeno per un attimo ai precedenti metodi di lotta», se- condo le parole di un osvobozdenets « indipendente » dalla polizia.,. Moderando il loro precedente e inopportuno fervore « rivoluziona- rio », gli zemtsy hanno messo Taccento sul lavoro « positivo » per la Duma, hanno elaborato un programma politico particolareggiato (an- cora non ne possediamo il testo integrale); si sono sforzati di masche- rare il loro allontanamento dalla democrazia ripetendo i punti fon- damentali del costituzionalismo moderato; hanno elaborato partico- lareggiatamente il piano per la campagna elettorale, per l’organizza- zione dei comitati elettorali locali e centrale, per la compilazione degli elenchi dei candidati, tee . Possibile che dopo tutto questo non risulti ancora chiaro lobiet- tivo a cui tende il liberalismo dei grandi proprietari fondiari e dei commercianti, gli zemtsy e gli osvobozdentsyì Esso tende a buttare a mare, una dopo l’altra, le rivendicazioni combattive della democrazia, tutto quanto può garantire i diritti del popolo rivoluzionario, sviluppare e allargare la lotta per la libertà (tende a non parlare nella risoluzione della lotta nonostante la Duma ecc.)! Meno agitazione tra il popolo e piu attività nella Duma! Come è stato preciso il liberale William Stead, ieri ammiratore del- l’autocrazia (cfr. la sua lettera al Times del 26 settembre), nel dire che la pace esterna richiedeva la pace interna, la pace tra lo zar e la bor- ghesia liberale, proclamata con la legge del 6 agosto! Gli zemtsy di- mostrano con la loro condotta di andare verso la pace , anche se natu- ralmente sono ben lungi dal concludere la pace di colpo e su tutti i punti. « Il signor Mikhail Stakhovic, amico e collaboratore di Scipov — scriveva il corrispondente del Tetnps il 27 settembre — , conta sulla costituzione di un partito di centro che sia per l’autocrazia e una Du- ma consultiva; egli afferma che molti membri dei partiti estremisti [!! che disonore per gli osvobozdentsyì La redazione del « Proletari »] sono pronti ad aderire a tale partito ». L’affermazione di Stakhovic è confermata non solo da ciò che dicono molti giornali legali, ma an- cor piu da ciò che fanno i signori zemtsy . Stakhovic era presente al congresso — informa il corrispondente nel Times del 26 settembre. 286 LENIN «Egli erede fermamente nella vittoria degli elementi moderati; ed effettivamente, l'assenza quasi completa delle solite veementi denunce [fiery denonciations ] contro il governo, ad eccezione di qualche cen- no casuale [!!] alle atrocità accadute nel Caucaso, sembrerebbe con- fermare [ rather confinns ] le sue previsioni» (j forecast ). «Gli umori del congresso — telegrafa lo stesso corrispondente del giornale con- servatore inglese — sono in sorprendente contrasto con gli umori do- minanti al congresso di luglio, quando un gran numero di deputati era per il boicottaggio della Duma ». Possibile che anche adesso Visura non rinunci alla sua tesi errata secondo cui chi è per il boicottaggio della Duma vuole l’assenteismo passivo, mentre gli Stakhovic, che sono per la partecipazione, voglio- no seriamente la lotta? Possibile che voglia, con Parvus, ancora accor- darsi con gli osvobozdentsy e appoggiarli nonostante che essi abbiano cominciato a mettersi d’accordo con i vari signori Durnovo? P. S. A ragion del vero bisogna dire che ci pervengono sempre nuove notizie sul disaccordo dei neoiskristi della Russia con la nuova Ispira. Abbiamo or ora ricevuto un foglio del gruppo di Pietroburgo (menscevico): Duma o Assemblea costituente. Accanto alla critica del- la Duma troviamo qui la parola d’ordine: «Abbasso la Duma! ». I rappresentanti degli operai sono invitati a dire ai liberali «che essi non devono riconoscere la Duma », « che essi devono rinunciare al lo- ro diritto [stampato in modo poco chiaro nel foglio] di eleggere la Duma » e devono aiutare gli operai « ad armarsi per la lotta contro i centoneri e la Duma ». I menscevichi di Pietroburgo hanno cosi ac- cettato la parola d’ordine del boicottaggio attivo. Come nel caso or- mai famoso del « piano della campagna degli zemstvo » Visura è in disaccordo con i suoi fautori in Russia. Per una sola cosa i menscevichi di Pietroburgo sono vicini al Visura: essi invitano gli operai ad eleggere subito « i rappresentanti delle fabbriche, delle officine, dei reparti, co- me li elessero per la commissione Scidlovski ** »... « I nostri rappresen- tanti, riunitisi, conducano la lotta contro la Duma, come la condussero quelli da noi eletti contro la commissione Scidlovski, queU’insidioso tranello dell’autocrazia». Questa parola d’ordine è molto simile alla parola d’ordine neoiskrista dell’« autogoverno rivoluzionario », anche se i compagni' del gruppo di Pietroburgo non usano, naturalmente, tale termine altisonante. Non dubitiamo che gli operai pietroburghesi IL CONGRESSO DEGLI « ZEMTSY » 287 comprenderanno quanto errata sia tale parola d’ordine e inesatto il parallelo con la commissione Scidlovcki. Allora gli operai boicottaro- no la commissione, ora è la Duma che boicotta gli operai. L’autogoverno rivoluzionario, rimanendo il potere nelle mani del- lo zar, può essere soltanto un pezzetto di rivoluzione (risoluzione del- la Duma di Smolensk ecc.). Farne la parola d’ordine principale del proletariato rivoluzionario significa seminare confusione e fare il giuoco degli osvobozdentsy » Nello sviluppare, allargare, consolidare e diffondere l’organizzazione delle forze rivoluzionarie del proletariato e dei contadini, non dobbiamo confondere l’organizzazione della guerra, l’organizzazione dell’insurrezione, con l 'autogoverno. Per la sua funzione, per il modo con cui sorge e per il suo carattere, l’orga- nizzazione dell’insurrezione armata, l’organizzazione dell’esercito ri- voluzionario, non assomiglia in nulla all’organizzazione dell’autogo- verno rivoluzionario. Con quanto maggiore impegno i borghesi libe- rali, gli osvobozdentsy , si sforzano di ridurre, attenuare, smussare le parole d’ordine democratiche rivoluzionarie conseguenti, tanto piu noi dobbiamo porle in modo preciso ed esplicito: convocazione dell’As- semblea costituente popolare da parte del governo rivoluzionario provvisorio, organizzazione dell’insurrezione armata e dell’esercito ri- voluzionario per l’abbattimento del potere zarista. Proletari , n. 19, 3 ottobre (20 settembre) 1905. IL SOCIALISMO E I CONTADINI La rivoluzione che la Russia sta attraversando è una rivoluzione di tutto il popolo. Gli interessi di quest’ultimo sono venuti in contrasto inconciliabile con gli interessi di quel pugno di uomini che costitui- scono e sostengono il governo autocratico. L’esistenza stessa della so- cietà contemporanea, organizzata sulla base dell’economia mercantile, con i suoi enormi contrasti e antagonismi di interessi tra i diversi gruppi e classi della popolazione, esige che venga distrutta l’autocra- zia, che venga instaurata la libertà politica, che gli interessi delle clas- si dominanti siano espressi apertamente e direttamente nell’organizza- zione e nella direzione dello Stato. La rivoluzione democratica bor- ghese, per il suo contenuto economico e sociale, non può non esprime- re le esigenze di tutta la società borghese. Ma questa stessa società, che sembra oggi unita e compatta nella lotta contro l’autocrazia, è irrimediabilmente divisa dall’abisso che esiste tra capitale e lavoro. Il popolo che è insorto contro l’autocrazia non forma un tutto unico. Proprietari e salariati, una minoranza insi- gnificante di ricchi (« i diecimila che stanno alla sommità ») e decine di milioni di nullatenenti e di lavoratori, costituiscono, in verità, « due nazioni », come diceva un inglese lungimirante fin dalla prima metà del XIX secolo 97 . La lotta tra il proletariato e la borghesia è all’ordine del giorno in tutta l’Europa. Questa lotta già da tempo si è estesa anche alla Russia. Nella Russia contemporanea il contenuto della ri- voluzione non è dato da due forze in lotta, ma da due guerre sociali diverse e di diversa origine: una in seno al regime attuale, autocrati- co, feudale; l’altra in seno al futuro regime democratico borghese, che già va sorgendo sotto i nostri occhi. Una è la lotta di tutto il popolo per la libertà (per la libertà della società borghese), per la democra- IL SOCIALISMO E I CONTADINI 289 zia, cioè per la sovranità del popolo; l'altra è la lotta di classe del pro- letariato contro la borghesia per l’organizzazione socialista della so- cietà. Ai Socialisti spetta dunque il grave e difficile compito di condurre contemporaneamente due guerre, completamente diverse e per il ca- rattere e per gli scopi e per la composizione delle forze sociali atte a prender parte in modo decisivo all'una o all’altra guerra. La socialde- mocrazia si è posta chiaramente questo difficile compito e l'ha adem- piuto fermamente grazie al fatto che alla base di tutto il suo program- ma essa ha posto il socialismo scientifico, cioè il marxismo, .grazie al fatto di essere entrata, quale uno dei suoi distaccamenti, nell'esercito mondiale della socialdemocrazia, la quale ha sperimentato, conferma- to, spiegato e approfondito le tesi del marxismo in base all’esperienza di una lunga serie di movimenti democratici e socialisti dei piu diver- si paesi europei. Da molto tempo la socialdemocrazia rivoluzionaria ha rilevato e dimostrato che la democrazia russa, cominciando dalla sua espressione liberalpopulistica per finire con quella degli osvobozdentsy, ha un ca- rattere borghese. Essa ha sempre rilevato l’inevitabile ambiguità, ri- strettezza, grettezza della democrazia borghese. E ha posto al proleta- riato socialista, nell’epoca della rivoluzione democratica, questo com- pito: attrarre dalla propria parte la massa dei contadini, e, paralizzane do l’instabilità della borghesia, spezzare e schiacciare l’autocrazia. La vittoria decisiva della rivoluzione democratica è possibile solo nella forma di dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Ma quanto piu rapida e completa sarà la vittoria, tanto piu rapidamente e profondamente si svilupperanno nuovi antagonismi e una nuova lotta di classe sul terreno del regime borghese compieta- mente democratizzato. Quanto più integralmente attueremo la rivo- luzione democratica, tanto più dovremo affrontare da vicino i compiti della rivoluzione socialista e tanto più aspra e acuta sarà la lotta del proletariato contro le basi stesse della società borghese. La socialdemocrazia deve condurre una lotta intransigente perché non si devii in alcun modo da questa impostazione dei compiti de- mocratici rivoluzionari e socialisti del proletariato, È assurdo voler ignorare il carattere democratico, cioè fondamentalmente borghese, della rivoluzione attuale, è assurdo perciò lanciare parole d’ordine quali la creazione di comuni rivoluzionarie, È assurdo c reazionario 290 LENIN voler sminuire gli obiettivi che il proletariato si pone partecipando, e per di piu con una funzione dirigente, alla rivoluzione democratica anche solo tacendo Ja parola d'ordine della dittatura democratica ri- voluzionaria del proletariato e dei contadini. È assurdo confondere i compiti e le condizioni della rivoluzione democratica con quelli della rivoluzione socialista; le due rivoluzioni, ripetiamo, sono diverse sia per il loro carattere, sia per la composizione delle forze sociali che vi partecipano. Appunto su quest’ultimo errore abbiamo intenzione ora di soffer- marci. L’insufficiente sviluppo delle contraddizioni di classe nel po- polo in generale, e particolarmente tra i contadini, è un fenomeno ine- vitabile nell’epoca della rivoluzione democratica, che getta le prime basi per uno sviluppo veramente largo del capitalismo. E mancando questo sviluppo deireconomia si ha la sopravvivenza e la reviviscen- za, sotto questo o quell’aspetto, di forme arretrate di socialismo, che è un socialismo piccolo-borghese, perchè idealizza riforme che non esco- no dal quadro dei rapporti piccolo-borghesi. La massa dei contadini non comprende e non può concepire che la più completa « Libertà » e la più « giusta » ripartizione, sia pur di tutta la terra, non solo non di- struggeranno il capitalismo, ma, al contrario, creeranno le condizioni per un suo sviluppo particolarmente largo e possente. E mentre la so* cialdemocrazia distingue e sostiene solo il contenuto democratico rivo- luzionario di queste aspirazioni dei contadini, il socialismo piccolo-bor- ghese eleva a teoria l’arretratezza dei contadini, mescolando o con- fondendo in un tutto sia le condizioni e i compiti di una rivoluzione veramente democratica, sia quelli di una rivoluzione socialista imma- ginaria. L’espressione più evidente di questa confusa ideologia piccolo-bor- ghese è il programma, o, meglio, il progetto di programma dei « so- cialisti-rivoluzionari », i quali si sono tanto più affrettati a proclamar- si partito quanto meno erano sviluppate in loro le forme e Ì presup- posti per esserlo. Esaminando il loro progetto di programma (cfr. il Vperiod, n. 3“) abbiamo già avuto occasione di rilevare che le radici delle concezioni dei socialisti-rivoluzionari sono costituite dal vecchio populismo russo. Ma poiché lo sviluppo economico della Russia e il cammino della rivoluzione russa, inesorabilmente e implacabilmente, ogni giorno c ogni ora, scavano il terreno sotto i piedi del populismo puro, le concezioni dei socialisti-rivoluzionari cadono inevitabilmente IL SOCIALISMO E I CONTADINI 29I nelleclettismo. Essi cercano di rabberciare il populismo mediante la « critica » opportunistica del marxismo, oggi di moda, ma non per questo Tedifìcio in rovina diventa piu solido. In generale, il loro pro- gramma è qualcosa assolutamente privo di vita, intrinsecamente con- traddittorio, e che nella storia del socialismo russo rappresenta soltanto una tappa sulla via dalla Russia feudale alla Russia borghese, sulla via « dal populismo al marxismo ». Questa definizione, tipica per tutta una serie di correnti pili o meno rilevanti del pensiero rivoluzionario con- temporaneo, vale anche per il recentissimo progetto di programma agrario del Partito socialista polacco (PSP) pubblicato nel n. 6-8 del Przedswit, Il progetto divide il programma agrario in due parti. La prima espone le « riforme per la cui attuazione le condizioni sociali sono già mature»; la seconda «formula il coronamento e l’integrazione delle riforme agrarie esposte nella prima parte». La prima parte, a sua- volta, si divide in tre sezioni: A) tutela del lavoro: rivendicazioni a favore del proletariato agricolo; B) riforme agrarie (in senso stretto, o, per cosi dire, rivendicazioni contadine); e C) difesa degli interessi della popolazione rurale (autonomia, ecc.). Nel programma si fa un passo verso il marxismo, tentando di sta- bilire una certa distinzione tra il programma minimo e il programma massimo, ponendo quindi in modo del tutto indipendente le rivendi- cazioni di carattere puramente proletario, e, infine, riconoscendo nei «considerando» del programma che è assolutamente inammissibile per i socialisti « lusingare gli istinti di proprietà delle masse conta- dine ». Per essere esatti, se si volesse esaminare a fondo la verità rac- chiusa neirultima proposizione e svilupparla fino alle estreme conse- guenze si avrebbe inevitabilmente un programma rigidamente mar- xista. Ma il guaio è che il Partito socialista polacco non è un partito coerentemente proletario e attinge le sue idee altrettanto volentieri dal repertorio della critica opportunistica del marxismo. « Dato che non è dimostrato che esista uua tendenza della proprietà terriera alla con- centrazione — leggiamo nei « considerando » del programma — è in- concepibile difendere con piena sincerità e sicurezza questa forma di economia e convincere il contadino che la scomparsa delle piccole aziende è inevitabile». Ciò non è altro che un’eco dell’economia politica borghese. Gli economisti borghesi cercano con tutte le loro forze di inculcare nel 202 LENIN piccolo contadino l’idea che il capitalismo è compatibile col benessere del piccolo proprietario. Essi nascondono quindi il problema gene- rale deireconomia mercantile, dell’oppressione del capitale, della de- cadenza c dell asservimento della piccola azienda contadina occupan- dosi del problema parziale della concentrazione della proprietà ter- riera. Essi chiudono gli occhi sul fatto che la grande produzione, in particolari rami mercantili dell’agricoltura, si sviluppa anche nella piccola e media proprietà terriera, sul fatto che questa proprietà si disgrega a causa dell’aumento del canone d’affitto, del peso delle ipo- teche, della pressione esercitata dallo strozzinaggio e lasciano nell’om- bra un fatto incontestabile quale la superiorità tecnica della grande azienda agricola e l’abbassamento del tenore di vita del contadino che deve lottare contro il capitalismo. Il Partito socialista polacco non fa che ripetere i pregiudizi borghesi risuscitati dai novelli David 6 *. L’inconsistenza delle concezioni teoriche si manifesta anche nel programma pratico. Prendete la prima parte, le riforme agrarie in senso stretto. Da una parte, leggerete i paragrafi 5) « abolizione di qualsiasi limitazione nell’acquisto dei nadiel e 6) abolizione dei la- vori imposti ». Queste sono rivendicazioni minime prettamente mar- xiste. Formulandole (soprattutto nel paragrafo 5), il Partito socia- lista polacco fa un passo avanti in confronto ai nostri socialisti-rivolu- zionari che, insieme alle Mosf{ovs^ie Viedomosti , alimentano il de- bole dei contadini per la famosa «inalienabilità dei nadiel ». Formu- landole, il Partito socialista polacco si avvicina molto alla concezione marxista della lotta contro i residui feudali, che deve essere la base e il contenuto dell’attuale movimento contadino. Ma pur avvicinandosi a questa concezione, è lontano dairaccettarla completamente e co- scientemente. I punti principali del programma minimo da noi considerato so- no : « 1) confisca e nazionalizzazione delle tenute della Corona, dello Stato e della Chiesa; 2) nazionalizzazione della grande proprietà fondiaria quando manchino eredi diretti; 3) nazionalizzazione delle foreste, dei numi e dei laghi ». Queste rivendicazioni presentano tutte le manchevolezze di un programma che pone oggi in primo piano la rivendicazione della nazionalizzazione della terra. Finché non esi- stono la piena libertà politica e la sovranità del popolo, finché non esiste la repubblica democratica, è prematuro e irragionevole rivendi- care la nazionalizzazione, perchè nazionalizzazione significa passag- IL SOCIALISMO E I CONTADINI 2 93 gio nelle mani dello Stato, e lo Stato attuale è uno Stato poliziesco e di classe, e lo Stato di domani sarà comunque uno Stato di classe. Questa rivendicazione non serve affatto come parola d’ordine che conduca a una piu rapida democratizzazione, perché fa apparire co- me la cosa piu importante non i rapporti fra contadini e grandi pro- prietari fondiari (i contadini occupano le terre di questi ultimi), ma i rapporti fra i grandi proprietari fondiari e lo Stato. Una simile im- postazione della questione è radicalmente errata nel momento attuale, in cui i contadini lottano per la terra in modo rivoluzionario, sia con- tro i grandi proprietari fondiari, sia contro lo Stato odierno. Comitati rivoluzionari contadini per la confisca, come strumento per la con- fisca: ecco Tunica parola d’ordine che corrisponde al momento attuale e contribuisce al progresso della lotta di classe contro i grandi pro- prietari fondiari, lotta indissolubilmente legata all’abbattimento rivo- luzionario dello Stato dei grandi proprietari fondiari. Gli altri punti del programma agrario minimo del Partito socia- lista polacco sono i seguenti: «4) limitazione del diritto di proprietà, nella misura in cui questo diritto è di ostacolo alle migliorie, se que- ste sono ritenute necessarie dalla maggioranza degli interessati; ... 7) nazionalizzazione dell’assicurazione dei cereali contro gli incendi e la grandine, e del bestiame contro Tepizoozia; 8) legislazione che inco- raggi la creazione di cooperative di produzione e di consumo; 9) scuo- le d’agronomia ». Questi punti corrispondono completamente alle concezioni dei socialisti-rivoluzionari o (il che è lo stesso) del riformismo borghese, in essi non c’è nulla di rivoluzionario. Certo, sono progressivi, non si può negarlo, ma progressivi nelTinteresse dei proprietari. Enunciarli, per un socialista, vuol dire appunto lusingare gli istinti di proprietà. Enunciarli è lo stesso che rivendicare l’appoggio dello Stato ai trusts, ai cartelli, ai sindacati, alle società industriali, che non sono meno « progressivi » della cooperazione, delle assicurazioni, ecc. nelPagri- coltura. Tutto questo rientra nel quadro del progresso capitalistico. Non sta a noi preoccuparcene, ma agli agricoltori, agli industriali. Il socialismo proletario, a differenza di quello piccolo-borghese, lascia ai conti De Roquigny, ai grandi proprietari fondiari degli zemstvo , ecc. la cura di organizzare cooperative di proprietari grandi e piccoli, e dal canto suo si occupa, interamente ed esclusivamente, della coope- razione dei salariati , ai fini della lotta contro i padroni . LENIN 294 Considerate ora la seconda parte del programma. Vi è un punto unico: «Nazionalizzazione della grande proprietà terriera mediante confisca. Le terre arabili e 1 pascoli cosi ottenuti dal popolo devono essere divisi in lotti e consegnati ai contadini senza terra o con poca terra, garantendoli con un contratto di affitto a lunga scadenza ». Non ce che dire, è un bel « coronamento »! Un partito che si dice socialista, come « coronamento e integrazione delle riforme agrarie » propone non già l’organizzazione socialista della società, ma un’as- surda utopia piccolo-borghese. Ci troviamo di fronte all’esempio piu palese di completa confusione tra rivoluzione democratica e rivolu- zione socialista, alla completa incomprensione della diversità dei loro fini. Il passaggio delle terre dai grandi proprietari fondiari ai conta- dini può essere — ed in Europa lo è stato dovunque — parte inte- grante della rivoluzione democratica, una delle tappe della rivolu- zione borghese, ma solo dei radicali borghesi possono dire che corona o porta a termine. La ridistribuzione della terra fra queste o quelle categorie di proprietari, fra queste o quelle classi di agricoltori, può esser vantaggiosa e necessaria alla vittoria della democrazia, per di- struggere completamente i residui feudali, per elevare il tenore di vita delle masse, per affrettare lo sviluppo del capitalismo ecc.; l’appog- gio piu deciso a una simile misura può essere doveroso per il proleta- riato socialista nell’epoca della rivoluzione democratica; ma solo la produzione socialista — e non la piccola produzione contadina — può « coronare c portare a termine ». « Garantire » ai piccoli contadini un contratto di affitto in regime di economia mercantile, in regime capi- talista, è un’utopia piccolo-borghese reazionaria, e nulla piu! Vediamo ora che l’errore fondamentale del Partito socialista po- lacco non è un errore che gli è proprio, non è un fatto isolato né ca- suale. Esso esprime nella forma piu chiara e netta (piu della famosa « socializzazione » dei socialisti-rivoluzionari, che gli stessi socialisti- rivoluzionari non comprendono) l’errore fondamentale di tutto il populismo russo, di tutto il liberalismo e radicalismo borghese russo nella questione agraria, compreso quello manifestatosi nelle discus- sioni airultimo congresso (di settembre) degli zemtsy tenutosi a Mosca. Quest’errore fondamentale si può cosi esprimere. Nell 1 impostazione deglt obiettivi immediati , il programma del IL SOCIALISMO E I CONTADINI 2 95 Partito socialista polacco non è rivoluzionario. Nei suoi obiettivi finali non è socialista. O in altri termini: quando non si comprende la differenza tra la rivoluzione democratica, e quella socialista gli obiettivi democratici non sono presentati sotto il loro aspetto effettivamente democratico e rivoluzionario, e gli obiettivi socialisti sono espressi con la confusione propria della concezione democratica borghese. Ne risulta una parola d’ordine non abbastanza rivoluzionaria per il democratico e imperdo- nabilmente confusa per il socialista. Al contrario, il programma della socialdemocrazia soddisfa tutte le esigenze, sia perché appoggia la democrazia veramente rivoluzio- naria, sia perché pone un chiaro obiettivo socialista. Nell’attuale mo- vimento contadino vediamo la lotta contro il feudalesimo, la lotta contro i grandi proprietari fondiari e il loro Stato. Questa lotta, noi l’appoggiamo fino in fondo. Per appoggiarla, l’unica parola d’ordine giusta è: confisca delle terre da parte dei comitati contadini rivolu- zionari. Che cosa fare delle terre confiscate? Questo è un problema di second’ordine. Non sta a noi risolverlo, ma ai contadini. È appunto per risolverlo che incomincia nelle campagne la lotta tra il proleta- riato e la borghesia. Ecco perché o noi lasciamo aperta questa que- stione (cosa che non piace ai progettisti piccolo-borghesi) oppure ci limitiamo a indicare Xinizio della via da seguire, che dovrebbe essere la confisca delle terre stralciate (in questa rivendicazione, le persone che riflettono poco vedono un ostacolo al movimento, nonostante le innumerevoli spiegazioni date dalla socialdemocrazia). Quindi, perché la riforma agraria, inevitabile nella Russia odierna, abbia una funzione democratica rivoluzionaria, ce solo un mezzo: che essa si compia per iniziativa rivoluzionaria dei contadini stessi, a dispetto dei grandi proprietari fondiari e della burocrazia, a dispetto dello Stato, cioè per via rivoluzionaria. La peggior ripartizione della terra dopo una tale trasformazione sarà, da ogni punto di vista, mi- gliore di quella attuale. È questa la via che noi additiamo, ponendo come condizione fondamentale la costituzione dei comitati contadini rivoluzionari. Ma contemporaneamente diciamo al proletariato agricolo: «La vittoria piu radicale dei contadini, che tu devi ora appoggiare con tutte le tue forze, non ti salverà dalla miseria. Per salvarti c’c una 296 LENIN sola via; la vittoria di tutto il proletariato, industriale e agricolo, sn tutta la borghesia, e l’organizzazione della società socialista ». Insieme ai contadini proprietari contro i grandi proprietari fon- diari e il loro Stato, insieme al proletariato della città contro tutta la borghesia e tutti i contadini proprietari; ecco la parola d’ordine del proletariato agricolo cosciente. E se i piccoli agricoltori non accette- ranno subito questa parola d’ordine o non l’accetteranno affatto, al- lora essa diventerà la parola d’ordine degli operai, sarà inevitabil- mente confermata da tutta la rivoluzione, ci libererà dalle illusioni piccolo'borghesi, ci indicherà in modo chiaro e definito il nostro obiet- tivo socialista. Proletari, n. 20, zo ottobre (27 settembre) 1903. BORGHESIA SAZIA E BORGHESIA AVIDA Il giornale Le Temps è uno degli organi piu influenti della bor- ghesia conservatrice francese. Esso conduce contro il socialismo la campagna piu spietata, e rari sono i giorni in cui non si vedono com- parire sulle sue colonne i nomi di Marx, Bebel, Guesde, Jaurès accom- pagnati dai piu stizzosi commenti ed epiteti. Le Tetnps non può parlare del socialismo senza fremere di rabbia. Il giornale segue con la massima attenzione la «crisi» russa — cosi la chiamano gli europei benpensanti — e mai priva la nation amie et alliée dei suoi edificanti consigli. Anche ora, per esempio,, dedica l’articolo di fondo airultimo congresso degli zemtsy. Il gior- nale ricorda il precedente Congresso di luglio e nemmeno a poste- riori riesce a trattenersi dallesprimere la propria disapprovazione. Quello fu, vedete, « uno spettacolo di assoluta confusione d’idee e di completa indeterminatezza d’intenzioni»: il progetto Bulyghin era già noto, e ciò nonostante i delegati si limitarono a « discorsi infiam- mati », non sapendo risolvere il problema: boicottare la Duma o par- teciparvi. L’organo della borghesia dirigente francese, nella sua irri- tazione, giunge persino a ricordare agli zemtsy che essi non avevano mandati! E come ora sorride felice il borghese sazio di potere politico! Quanto cortesemente si affretta a stringer la mano del confratello che per ora può soltanto guardare con avidità al potere politico, ma già dimostra la sua «maturità»! Il boicottaggio è stato respinto e del- l’assenza dei mandati non si fa piu parola. « La risoluzione degli zemtsy — dice Le Temps — fa loro onore. Essa dimostra che l’educa- zione politica degli elementi piu illuminati del popolo russo progre- disce e che essi rinunciano ai piani nebulosi di prestidigitazione 298 LENIN politica mettendosi coraggiosamente sulla via della necessaria evolu- zione ». Il borghese, sazio di potere politico, che sa per esperienza propria a che cosa portano le autentiche vittorie del popolo, degli operai e dei contadini nelle rivoluzioni, non esita nemmeno un attimo a di- chiarare il Congresso di settembre dei grandi proprietari fondiari e dei commercianti liberali una vittoria deirevoluzione sulla rivolu- zione. Il giornale loda la «moderazione» del congresso. Dice, con ma- nifesto compiacimento, che le risoluzioni sul «frazionamento delle terre » e sul diritto di voto alle donne sono state respinte. « La sag- gezza e la moderazione delle decisioni dimostrano chiaramente che le idee dei partiti estremisti non hanno preso il sopravvento al con- gresso. Il programma, su cui tutti si sono trovati daccordo, è abba- stanza democratico per disarmare i rivoluzionari . E poiché il con- gresso degli zemtsy attende la realizzazione dei propri progetti esclu- sivamente dall’uso di mezzi legali, al suo programma possono ade- rire anche quei riformisti che non sono staccati da contrasti perso- nali dai membri del congresso degli zemtsy ». Il borghese sazio batte sulla spalla, con un gesto d’incoraggiamen- to, del borghese avido: è bene presentare un programma « abbastanza democratico » per gettare polvere negli occhi, per disarmare i rivolu- zionari e mettersi sulla via della legalità, cioè, per parlare uno schietto linguaggio russo, accordarsi sul prezzo con 1 Trepov-Romanov; que- sta è vera saggezza di uomini di Stato E che le speranze del borghese perspicace nei rivoluzionari sem- pliciotti non sono del tutto infondate è dimostrato dai nostri sapien- toni della nuova ls\ra. Questi si sono precipitati a briglia sciolta nel tranello, facendo a gara nel proporre di esigere impegni democratici dai borghesi moderati, i quali oggi sono pronti a promettere di tutto cuore qualsiasi cosa e ad impegnarsi su tutto quel che si vuole. Non solo nella lotta tra partiti avversi, ma anche nella lotta aU’mtcrno dei partiti socialisti (come abbiamo potuto costatare per esperienza dopo il II Congresso) tutte le promesse vanno al diavolo non appena viene leso qualche interesse sostanziale delle parti contendenti. The promises, liì{e pie-crttst , are leaven to he broken, dice un proverbio inglese, « le promesse, come la crosta della torta, son fatte per essere poi rotte » . BORGHESIA SAZIA E BORGHESIA AVIDA 299 A che cosa si riduce la tattica de\YIs{ra nei confronti della Duma? Precisamente al disarmo ideologico e tattico dei rivoluzionari. I sa- pientoni d cWIs^ra opportunista hanno operato in questo senso deni- grando l’idea del boicottaggio attivo, scambiandolo (esattamente nello spirito del Novoie V remia e quasi con le stesse parole) con quello passivo, predicando la fede, la fiducia in chi si abbraccia con Miliukov e Stakhovic, sostituendo la parola d’ordine rivoluzionaria dell’insur- rezione con un pasticcio borghese liberale tipo « autogoverno rivolu- zionario dei cittadini ». Solo i ciechi possono ancora non vedere in quale palude è scivo- lata Visura. Nella stampa illegale essa è completamente isolata, dalla sua parte sta soltanto YOsvobozdenie. Il Bund, che persino Martov e Axelrod non sospettano di simpatie per « l'arsenale del Vperiod », si è pronunciato decisamente per il boicottaggio attivo. Nella stampa legale tutti i furfanti e tutti i liberali moderati si sono uniti nella lotta contro i borghesi radicali che hanno espresso la loro simpatia per il boicottaggio e hanno sentimenti piu benevoli verso i contadini. Ha sbagliato forse Lenin quando, nelle sue Due tattiche , dopo aver esaminato le risoluzioni neoiskriste, disse che l'« Is{ra » si abbassa al ti- petto dei grandi proprietari fondiari liberali , mentre il Proletari cerca di sollevare i contadini rivoluzionari? Abbiamo menzionato il Novoie V remia. Non solo questo giornale venale, ma anche le Moskpvs\ie Viedomosti conducono una lotta sfrenata contro l’idea del boicottaggio, dimostrando cosi a tutti il reale significato politico della Duma. Ecco, per darvi un esempio, un’uscita caratteristica del Novoie V remia , su cui ci soffermeremo tanto più volentieri in quanto getta nuova luce sull'infinita viltà borghese, per- sino di un « rispettabile » organo liberale come le Russate Viedomosti Il ben noto corrispondente da Berlino di quest’ultimo giornale, signor Iollos, si sofferma nel n« 247 sul Congresso di Jena. La sua anima filistea va innanzi tutto in visibilio perché si è trovato un liberale borghese, buono e giusto, il ricco Abbe che ha donato alla città di Jena una casa del popolo perché tutti i partiti, compresi per sino i socialdemocratici, vi potessero tenere libere riunioni. E il signor Iollos ne ricava la sua morale: « Si può fare del bene al popolo anche al di fuori di certi schemi di partito*. È la verità, in fondo. Ma che dire di uno scrittore che nell'epoca della lotta senza quartiere tra i partiti in Russia si mette a lodare l’apartiticità 3 Ma non capisce il 300 LENIN signor Iollos di dimostrare cosi un’enorme mancanza di tatto poli- tico e di fare il giuoco del Novene V remia} Il vero significato di que- sto entusiasmo filisteo davanti alTapartiticità diviene tuttavia chiaro al lettore se legge la seguente frase di Iollos : «Non parlo poi del fatto che esistono condizioni politiche in cui è utile mettersi temporaneamente in tasca gli scopi finali e pensare ai compiti immediati comuni al socialismo e al liberalismo ». Questo si chiama parlar franco! Grazie, non foss’altro che per la vostra chiarezza, signor Iollos! Non ci resta che utilizzare tali dichia- razioni, sempre e in ogni occasione, in tutti i discorsi davanti agli operai, per dimostrare il carattere borghese del liberalismo russo, per spiegare agli operai la necessità di un partito autonomo del proleta- riato, fermamente avverso alla borghesia, sia pure la più liberale. Ma tutte queste tirate del nostro « democratico » sono soltanto i fiori. I frutti vengono dopo. Il signor Iollos non si limita a consigliare al proletariato di « mettersi temporaneamente in tasca gli scopi fi- nali », cioè di rinunciare al socialismo, no, li consiglia inoltre di ri- nunciare a portare a termine la rivoluzione politica attuale. Egli cita il discorso di Bebel e mette in primo piano il passo dove Bebel espri- me il dubbio che noi possiamo riuscire « tanto presto » a trasformare la Russia in uno Stato civile, dichiarando allo stesso tempo che il vecchio regime autocratico non tornerà più, «che la vecchia Russia non è più possibile». A proposito di questo passo Iollos scrive: «Non considero Bebel un’autorità per quanto riguarda gli affari russi, ma devo notare che in questa parte del suo discorso egli si è di- stinto in meglio da Kautsky e da alcuni altri dottrinari propugnatori della Revolution in Permanenz (rivoluzione ininterrotta). Come uo- mo intelligente e come politico, che sa quali forme concrete prende nella vita di un popolo lo stato di anarchia permanente, Bebel con- sidera come primo successo il raggiungimento degli obiettivi che la civiltà pone, e dalle sue parole risulta in modo assolutamente chiaro che egli non traccia linee di demarcazione e che probabilmente non erige più barriere tra rintellettualità russa e il proletariato russo, almeno fino a che non siano stati ottenuti gli elementari diritti del- l’uomo ». In primo luogo, si tratta di una calunnia contro Bebel ; di una calunnia di pura marca Novoie V remia, Bebel traccia sempre e in modo assoluto una « linea di demarcazione » tra la democrazia bor- BORGHESIA SAZIA E BORGHESIA AVIDA 301 ghese e quella proletaria; il signor Iollos non può non’saperlo. Bebel delimita nel modo piu deciso l’intellettualità borghese e l’intellettua- lità socialdemocratica. Dire al lettore russo che Bebel, lottando da una parte per la « civiltà », dall’altra lascerebbe nellombra sia pure tem- poraneamente la falsità e il tradimento della democrazia borghese e i fini socialisti della classe operaia, significa accusare con una smac- catissima menzogna il capo della socialdemocrazia rivoluzionaria tedesca. In secondo luogo, dal discorso di Bebel non risulta affatto ch’egli consideri la rivoluzione russa in modo diverso da Kautsky. « La differenza in meglio » di Bebel rispetto a Kautsky nel considerare il problema è una invenzione del signor Iollos, che stacca e svisa un brano del discorso di Bebel, passando sotto silenzio tutta una serie di sue dichiarazioni interamente a favore della rivoluzione russa e della sua vittoria decisiva» In terzo luogo — e questa è per noi la particolarità più interes- sante della posizione delle Russate Viedomosti — -, il signor Iollos di- mostra con la sua uscita di essere proprio lui a temere la vittoria de- cisiva della rivoluzione in Russia. Egli chiama la «rivoluzione per- manente» «anarchia permanente». Ciò significa chiamare la rivolu- zione sedizione, significa divenire traditore della rivoluzione. E non ci vengano a dire i diplomatici At\\' Osvobozdenie, i quali amano affer- mare di non aver nemici a sinistra, che si tratta di un errore casuale delle Russate Viedomosti. Non è vero. Si tratta dell’espressione dei più profondi sentimenti e interessi del grande proprietario fondiario e dell’industriale liberale. Si tratta della stessa frase di Vinogradov, che invitava a lottare affinché la rivoluzione russa non prendesse la via del 1789. Si tratta dello stesso servilismo del signor Trubetskoi, che parlava allo zar della sua antipatia per la sedizione. Non si trat- ta di un caso. Si tratta dell’unica giusta formulazione a parole degli innumerevoli atti vergognosi dei nostri democratici borghesi che sono spossati dall’« anarchia permanente », incominciano ad anelare alla tranquillità e all'ordine , sono ormai stanchi di « lottare » (anche se non hanno mai lottato) e già si allontanano dalla rivoluzione alla sola vista degli operai e dei contadini che effettivamente si sollevano per una vera lotta, desiderosi di combattere e non solo di essere combat- tuti. I democratici borghesi sono pronti a chiudere un occhio sulle ef- feratezze dei Trepov e sul massacro degli inermi; è ben altra « anar- 3°2 LENIN chia» quella che li spaventa: essi temono il momento in cui al potere non ci saranno né Trepov nè Petrunkevic con Rodicev, in cui l’in- surrezione dei contadini e degli operai avrà vinto . Proprio perché nel- la Duma vedono la garanzia che la rivoluzione sarà tradita, che la vittoria completa della rivoluzione, questa spaventosa « anarchia per- manente », sarà scongiurata i democratici borghesi vi vanno tanto vo- lentieri. Dell’esattezza della definizione da noi data della mentalità liberale si fa garante il N ovaie V remia. Questi esperti lacchè dei Trepov han- no subito scorto tutta l’abiezione delle Russate Viedomosti e si sono affrettati ad abbracciare con tutto il cuore i loro confratelli. Nel nu- mero del 13 (26) settembre il N ovate V remia cita appunto con sim- patia la menzogna di Iollos sulla « differenza in meglio » di Bebel rispetto a Kautsky, aggiungendo dal canto suo: « I nostri radicali “ assenteisti ” dovranno quindi escludere anche Bebel dal novero dei loro alleati». La conclusione è pienamente legittima. I traditori di professione del Novoie Vvemia hanno valutato giustamente la sostanza e il senso del «lapsus» delle Russile Viedomosti. Più ancora. Il Novoie Vre - mia, versato in politica, ha subito tratto le sue conclusioni relativa- mente alla Duma : anche se il signor Iollos non ha parlato affatto del- le idee di Bebel sul boicottaggio, il Novoie Vremia taccia di « assentei- sti » proprio i partigiani del boicottaggio. Esso completa la calunnia contro Bebel con la calunnia contro i « radicali », esprimendo, però, il pensiero assolutamente giusto che proprio l’idea della completa vitto- ria della rivoluzione, l’idea della rivoluzione ininterrotta orienta i « radicali assenteisti » nella loro tattica, mentre il timore deH’« anar- chia permanente » orienta i liberali che vanno alla Duma. 11 Novoie Vr ernia ha ragione. Il servo di Trepov ha tutte le ragioni di cogliere in fallo Iollos e dirgli: se non vuoi r« anarchia permanente» vuol dire che sei mio alleato, e nessuna bella frase democratica mi può togliere questa convinzione. La nostra polemica è una piccola polemica in fa- miglia, ma contro i « dottrinari », i partigiani dell’« anarchia perma- nente», saremo uniti! Nemmeno ora Visiera capisce che quando rimproverava di asten- sionismo , cioè di assenteismo , i partigiani del boicottaggio, si espri- meva con lo stesso linguaggio del Novoie V remia} Non capisce che questa coincidenza delle sue parole d’ordine con quelle del Novoie BORGHESIA SAZIA E BORGHESIA AVIDA 303 V remia dimostra quanto profondamente errate siano le sue posizioni ? La borghesia europea sazia loda per la sua moderazione la borghe- sia russa avida di potere. I servi di Trepov elogiano il signor Iollos delle Russate Viedomosti per aver egli deprecato l’idea delP« anarchia permanente». Il Novoìe Vremìa e la nuova ls\ra si fanno beffa del- ire assenteismo »... Proletari, n. 20, io ottobre (27 settembre) 1905. I GRANDI PROPRIETARI FONDIARI E IL BOICOTTAGGIO DELLA DUMA Nel n. 7 6 AzWOsvobozdcnie sono pubblicati brevi resoconti del Congresso di luglio degli zemtsy . Ora che il problema della tattica da seguire nei confronti della Duma richiama l’attenzione generale, è estremamente importante prendere visione di questo materiale, unico nel suo genere, che mostra quali furono appunto i ragionamenti degli zemt&y e degli osvobozdentsy sul boicottaggio. Certo, nessuno mette in dubbio che prima della conclusione della pace, prima della pubblicazione della legge sulla Duma essi erano, o cercavano di appa- rire, più rivoluzionari di adesso. Comunque il carattere delle loro ar- gomentazioni è oltremodo istruttivo se vogliamo controllare il giudi- zio da noi dato sulla questione. È forse la prima volta nella storia poli- tica della Russia che i passi politici concreti per risolvere un problema vengono esaminati sia dai partiti d’opposizione che dai partiti rivolu- zionari ? È del tutto naturale che i democratici borghesi fossero spinti a porre il problema del boicottaggio non dal programma generale della loro lotta, non dagli interessi di determinate classi, ma soprattutto da un vago senso di imbarazzo, di vergogna per la posizione falsa e con- traddittoria in cui erano venuti a trovarsi. « Come partecipare ad una cosa che abbiamo aspramente criticato? * — si domandava Scisckov. «Il popolo penserà che approviamo il progetto». Come vedete, in questo liberale i primi pensieri sul boicottaggio si connettono col pro- blema del popolo: egli sente istintivamente che entrare nella Duma significa fare qualcosa di male proprio al popolo. Egli non può sba- razzarsi dai barlumi di buona volontà di marciare col popolo. Un altro oratore, il signor Raievski, pone il problema in modo più astrat- I GRANDI PROPRIETARI FONDIARI E IL BOICOTTAGGIO DELLA DUMA 305 to: «Noi ci siamo sempre mantenuti sul terreno dei principi, ma per la tattica facciamo un compromesso. Ne risulta che abbiamo disappro- vato il progetto Bulvghin, e ora vorremmo con tutto il cuore diven- tare i rappresentanti del popolo. Non ci incammineremo per questa strada sdrucciolevole ». Si tratta naturalmente di una piccola iperbole del signor Raievski, in quanto gli « osvobozdentsy » mai si sono man- tenuti sul terreno dei principi. È errato anche ridurre il problema alla negazione pura e semplice del compromesso: i socialdemocratici ri- voluzionari, che hanno assimilato lo spirito del marxismo, non han- no mancato di far notare adoratore che è ridicolo negare in linea assoluta i compromessi imposti dalla realtà, che la cosa piu importan- te non sta in questo, ma neiravere una chiara coscienza degli obiettivi della lotta e nel perseguirli inflessibilmente, in qualsiasi circostanza. Ma, ripetiamo, Timpostazione materialistica dei problemi è fonda- mentalmente estranea al democratico borghese. I suoi dubbi sono solamente un sintomo della profonda scissione esistente airinterno dei diversi strati della democrazia borghese. Il verboso signor Rodicev, che parlò dopo Raievski, risolve fa- cilmente il problema: «Avevamo protestato a suo tempo contro la nuova situazione degli zemstvo, ma entrammo negli zemstvo ... Se avessimo le forze per realizzare il boicottaggio, bisognerebbe dichia- rarlo » (e se « non esistono le forze » non è, spettabilissimo signore, perché gli interessi dei proprietari sono avversi a una lotta a fondo contro l’autocrazia, sono avversi agli operai e ai contadini?).,. «La prima regola dell'arte militare è: fuggire a tempo»... (santo dio! cosi si esprimeva anche il paladino del liberalismo di Tver! E i liberali ridono ancora di Kuropatkin). « Il boicottaggio ci sarà se noi, entran- do nella Duma, prenderemo come prima deliberazione: “ Ce ne an- diamo. Questa non è un’autentica rappresentanza, di cui voi ormai non potete più fare a meno. Datecene una autentica ”, Questo sarà un vero “ boicottaggio ” » (si, certo! dire «date»! — ci può forse essere qualcosa di più «autentico» per lo zemets Balalaikin Non per nul- la si rise tanto di gusto quando Golovin raccontò come « senza fatica aveva convinto » il governatore di Mosca deirinfondatezza dei suoi timori: il congresso degli zemtsy non si sarebbe dichiarato As- semblea costituente). Il signor Koliubakin disse allora: « Gli oratori che mi hanno prece- duto hanno posto il problema in questi termini: “O entrate nella LENIN 306 Duma di Bulyghin, o non fare nulla*’ [Visura pone il problema pn> prio nei termini in cui l’hanno posto gli oratori dell’ala destra della borghesia monarchica che «hanno preceduto» Koliubakin]. Bisogna rivolgersi alla popolazione, che sarà tutta contro la Duma di Buly- ghin... Rivolgetevi al popolo, realizzate effettivamente la libertà di parola e di riunione. Entrando invece in un’istituzione che non serve a nulla vi rovinerete. Vi troverete in minoranza, ed essa si squalifi- cherà agli occhi della popolazione ». In questo discorso si sente di nuo- vo il legame fra l’idea del boicottaggio e l’appello ai contadini, il si- gnificato di questa idea: abbandono dello zar per passare al popolo. E il signor Stcepkin si affretta a confutare con magnifica sincerità il discorso di Koliubakin da lui profondamente compreso: «Non im- porta se commettiamo un errore agli occhi del popolo, ma salviamo la causa», (...la causa della borghesia , avrebbero gridato, probabilmente, all’oratore gli operai se fossero stati presenti a quella eletta assem- blea). «Non discuto, forse ci toccherà presto metterci sulla via della rivoluzione. Ma il progetto dell’Ufficio [il progetto di risoluzione con- tro il boicottaggio] vuole evitarlo, in quanto noi per educazione e per simpatie [per educazione di classe e per simpatie di classe] non siamo rivoluzionari. » Ragiona in modo saggio il signor Stcepkin! Lui, meglio di tutti i neoiskristi presi insieme, capisce che qui non si tratta in fondo della scelta dei mezzi, ma della diversità dei fini. Bisogna «salvare la causa» dell’ordine, ecco il nocciolo della questione. Non bisogna arrischiarsi sulla via rivoluzionaria, che può portare alla vittoria degli operai e dei contadini. Per contro, l’ampolloso e verboso de Roberti si esprime esattamen- te negli stessi termini dei neoiskristi: «Che fare, se il progetto, pro- prio perchè non va, diventerà legge? L’insurrezione con le armi alla mano?» (Com’è possibile «connettere l’insurrezione con il problema della Duma» che dite, signor de Roberti!? Peccato che non cono- sciate il nostro Bund, esso vi spiegherebbe che non è possibile farlo). « Col tempo, penso, rinsurrezione verrà senza fallo. Oggi invece la resistenza può essere o semplicemente passiva, oppure passiva ma sempre pronta a diventare attiva» (Ah, che gentile radicale! Perchè non prende di peso dalla nuova lsl{ra la parola d’ordine dell’« auto- governo rivoluzionario»? Potrebbe darsi tali arie, tali arie...)... «affi- dare i mandati solo a coloro che andranno decisi a fare a qualunque I GRANDI PROPRIETARI FONDIARI E IL BOICOTTAGGIO DELLA DUMa 3O7 costo la rivoluzione». Vedete come siamo bravi! Ebbene, abbiamo forse avuto torto nel dire che Parvus si è incontrato e abbracciato con questi osvobozdentsyì che la nuova ls\ra ha abboccato aliamo delle belle parole dei grandi proprietari fondiari liberali? Proletari, n. 20, io ottobre (27 settembre) 1905. L’UNIFICAZIONE DEL PARTITO 01 Dal nostro canto possiamo soltanto congratularci per l’imposta- zione chiara e precisa del problema data dal Comitato centrale. O fu- sione col partito sulla base delle risoluzioni del III Congresso, o con- gresso di unificazione. Alla commissione organizzativa spetta la scel- ta definitiva. Se essa respinge radesione al partito sulla base delle ri- soluzioni del III Congresso è necessario passare subito alla prepara- zione e airelaborazione delle premesse necessarie per il congresso di unificazione. A tal fine occorre, in primo luogo, che le due parti dichiarino formalmente, con una precisione inequivocabile, di rico- noscere in linea di principio che è necessaria la convocazione contem- poranea, e nella stessa località, dei due congressi; in secondo luogo, bisogna stabilire, anche questo formalmente, che tutte le organiz- zazioni di ognuna delle due parti del partito si attengano incondizio- natamente alle decisioni del congresso della propria parte. In altri termini, i due congressi devono avere un valore deliberativo e non consultivo per la rispettiva parte del partito; in terzo luogo, è neces- sario stabilire in anticipo e in modo preciso secondo quali principi vengono convocati i congressi, cioè quali organizzazioni vi partecipe- ranno e quanti delegati con voto deliberativo vi manderanno (per la parte del partito che ha riconosciuto il III Congresso, questi principi sono fissati negli articoli 2 e 5 dello statuto del POSDR approvato al III Congresso); in quarto luogo, occorre aprire subito le trattative sul- la data e la sede del congresso (le condizioni per la fusione e il mo- mento della fusione dei due congressi in uno solo saranno già stabi- liti dai congressi stessi); in quinto luogo, è estremamente importante passare subito all’ elaborazione di un progetto di fusione quanto piu preciso e particolareggiato, che deve essere sottoposto all’approvazio- l’unificazione del partito 309 ne dei due congrèssi. Si tratta di un punto di sostanziale importanza. L’esperienza degli altri partiti e quella del nostro dimostrano chiara- mente che senza un progetto o piu progetti di unificazione, preparati e pubblicati in precedenza e discussi in tutti i particolari, i congressi non avranno alcuna possibilità di risolvere un problema tanto dif- ficile. E ora è la volta della commissione organizzativa, e tutti i fautori dell’unificazione attendono con impazienza le sue decisioni. Proletari , n. 20, io ottobre (27 settembre) 1905- UNA REPLICA RABBIOSA Il nostro articolo: La teoria della generazione spontanea (Prole- tari. n. id 02 ) ha provocato una replica molto rabbiosa del Bund, il qua- le ha persino esaurito la sua riserva di parole rabbiose, e ne ha anche prese in prestito da quel noto avversario della polemica volgare che è Plekhanov. Di che si tratta? Perché si arrabbia il Bund? Da una parte perché abbiamo insinuato che forse negli elogi del Bund alYIsfyra c'era dell'ironia, e dall’altra perché ci siamo fatti beffe della solidarietà tra il Bund e Visura su tutta una serie di punti. Il Bund addossa a noi questa doppiezza, ci accusa di servirci di trucchi, ecc. e non dice una parola di tutta Tanalisi da noi fatta degli argomenti indubbiamente non ironici e altrettanto indubbiamente sbagliati del Bund. Perchè il Bund non parla affatto della nostra analisi della sostanza del proble- ma da esso stesso sollevato? Perchè da tale analisi risulta V ambiguità della posizione dello stesso Bund , che da una parte ripudia la tattica del Visura nei confronti della Duma, e dall’altra ripete con la piu gran- de serietà parecchi errori d cWIs^ra, Ciò che il Bund, in preda alla collera, dice sia dovuto alla nostra ambiguità, è in realtà dovuto alla posizione ambigua del Bund sul problema: dobbiamo avanzare la pa- rola d’ordine della convocazione dell’Assemblea costituente da parte di un governo rivoluzionario provvisorio, o da parte dello zar, o da parte della Duma, oppure la parola d’ordine della generazione spon- tanea di tale Assemblea costituente? Abbiamo dimostrato che il Bund è caduto in una grande confusione su tale problema . Esso non ha dato ancora una risposta esplicita su questo punto. E se il Bund ora si • inalbera perchè gli abbiamo mostrato lo specchio, gli rispondiamo con il proverbio: «Non bisogna prendersela con lo specchio, se... ». Proletari , n. 20, io ottobre (27 settembre) 1905. UNA NUOVA CONFERENZA MENSCEVICA Ci sono state inviate le risoluzioni poligrafate della «Conferenza costitutiva [!?] meridionale» dei menscevichi 03 . Sulla risoluzione piu importante (riguardante la Duma) torneremo ancora Per ora faccia mo notare che dai due punti principali della tattica ìskrista nei con- fronti della Duma la conferenza ha tolto « la pressione per far eleg- gere alla Duma uomini decisi » (nello spirito di Martov, Cerevanin, Parvus), mentre ha approvato « l’organizzazione di elezioni popolari per l’Assemblea costituente». Sul problema della composizione della redazione dtìYIs^ra sono state approvate tre risoluzioni, ma il pro- blema è rimasto comunque insoluto. Una risoluzione prega Axelrod di non uscire dalla redazione, un’altra prega Plekhanov di tornarvi (inoltre la conferenza — probabilmente senza alcuna intenzione di far dello spirito — esprime la sua « perplessità » per il ritiro di Plekha- nov), la terza ringrazia Visura, le esprime piena fiducia, ecc., ma « de- manda la soluzione » del problema alla conferenza costitutiva panrus- sa, La « prima conferenza panrussa », come noto, ne aveva « deman- dato» la soluzione alle organizzazioni locali. Le organizzazioni locali ne « demandano » la soluzione alla conferenza costituente... Questo si chiama, a quanto pare, eliminazione del burocratismo e del formali- smo... E frattanto Visura continuerà a valersi della qualifica di organo centrale, che non gli hanno dato nemmeno i suoi partigiani. Posizione comoda, non c’è che dire! Lo statuto organizzativo della conferenza meridionale è la copia dello statuto già noto, però con qualche piccola modifica; è stato ag- giunto il paragrafo: «Organo supremo del partito sono i suoi con- gressi, che si riuniscono possibilmente una volta all’anno ». Salutiamo calorosamente questo miglioramento. Dato il nuovo ed eccellente 3 « LENIN punto in cui si dice che « il Comitato centrale viene eletto al congres- so », dato il bellissimo desiderio di risolvere al congresso (sia pure in futuro) anche il problema della composizione della redazione, tale miglioramento dimostra che vi è uno spostamento verso le risoluzio- ni del III Congresso. Speriamo che fra altri quattro mesi la futura conferenza « costitutiva » costituisca anche un regolamento per la con- vocazione dei congressi, questi organi supremi del partito... Quanto al problema deliba nificazione, la conferenza* purtroppo, gira intorno alla questione senza pronunciarsi esplicitamente: volete unificarvi sulle basi del III Congresso? se no, volete preparare due congressi, contem- poraneamente e in uno stesso luogo? Speriamo che la futura confe- renza «costitutiva» (tenuta possibilmente prima di quattro mesi!) risolva il problema. Proletari, n. io, io ottobre (27 settembre) 1905, LA RAPPRESENTANZA DEL POSDR PRESSO L’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA La « Conferenza costitutiva meridionale » dei menscevichi ha vota- to su questo problema la seguente risoluzione : « Presa visione dei do- cumenti da cui risulta che il compagno Lenin, senza aver fatto alcun passo per accordarsi con la “minoranza” sulla rappresentanza del POSDR airUfficio internazionale, ha presentato il problema all’Uffi- cio stesso come fonte di lotta tra le due parti del partito, mettendo, nei dissensi di frazione, in primo piano la meschinità, la conferenza delle organizzazioni meridionali esprime a tal proposito il proprio profon- do rammarico, e al tempo stesso chiede al conpagno Plekhanov di continuare a rappresentare la nostra parte del partito all’Ufficio inter- nazionale; propone inoltre a tutte le organizzazioni della “ maggio- ranza ” di pronunciarsi immediatamente e di dare dal canto loro — nell’interesse dell’unità cui noi tutti aspiriamo e per far si che di fronte ai partiti di tutti gli altri paesi il POSDR non perda il suo pre- stigio a tutti noi ugualmente caro —, il mandato di rappresentanza al compagno Plekhanov ». Questa risoluzione costringe il sottoscritto a esporre, basandosi sui fatti, lo stato delle cose; i) i menscevichi non possono ignorare che qualsiasi accordo dipende dal Comitato centrale, che si trova in Rus- sia. Parlando intenzionalmente del solo « compagno Lenin » essi non dicono la verità. 2) Subito dopo il III Congresso due membri del Co- mitato centrale residenti in Russia si rivolsero personalmente a Ple- khanov, esprimendogli il desiderio di vederlo sia rappresentante del POSDR presso l’Ufficio internazionale, sia redattore della rivista scientifica. Plekhanov rifiutò. La frase « nessun passo»... è fondata sul travisamento della verità. 3) Quando Plekhanov, dopo il suo rifiuto. LENIN 3M usci dalla redazione dell 'Isfy-a, dichiarò (il 29 maggio) sulla stampa, senza rivolgersi al Comitato centrale del POSDR, che avrebbe accetta- to nel solo caso di poter rappresentare le due parti del POSDR, e, sempre attraverso la stampa, chiese il consenso di coloro che ricono- scevano il III Congresso. 4) La redazione del Proletari ripubblicò su- bito (nel n. 5 del 26 [13] giugno) la dichiarazione di Plekhanov, ag- giungendo che la decisione in materia era stata demandata al Comi- tato centrale. 5) Prima che il CC decidesse la questione mi misi in contatto, a nome del Comitato centrale, con l’Ufficio internazionale per informarlo sul III Congresso e poter informare il Comitato cen- trale sui lavori deirUfficio internazionale* 4 ; dichiarai inoltre che il problema della rappresentanza del POSDR presso l’Ufficio interna- zionale non era stato ancora risolto. In altre parole, il Comitato cen- trale si mise in contatto con l’Ufficio internazionale mediante il suo rappresentante allestero prima di decidere il problema del rappresen- tante presso TUfficio. 6) Dichiarato in modo esplicito e preciso all’Uf- ficio internazionale che i miei contatti con esso avevano un carattere temporaneo, non posi affatto il problema della « lotta » e dei « dis- sensi », ma mi limitai esclusivamente a comunicare le decisioni del III Congresso, cosa che dovevo assolutamente fare. 7) Il 16 giugno Ple- khanov inviò una lettera all’Ufficio internazionale, in cui (a) afferma- va erroneamente di avere già il mandato di rappresentanza delle due frazioni, e (b) faceva la storia della scissione dall’epoca del II Con- gresso, travisando in parecchi punti la verità, assolutamente nello spi- rito della minoranza, definendo la convocazione del III Congresso da parte del Comitato centrale un « atto assolutamente arbitrario », di- chiarando « palude » coloro che volevano la riconciliazione nel nostro partito, dicendo che al congresso erano rappresentate « qualcosa come la metà delle organizzazioni “ con pieni diritti ” », che il congresso era stato una «combinazione degli ultracentralisti con la palude», ecc. 8) La lettera di Plekhanov fu da me confutata punto per punto nel- lettera inviata il 24 luglio 115 all’Ufficio internazionale (presi conoscenza della lettera di Plekhanov solo un mese dopo il suo invio, quando TUfficio internazionale me ne mandò copia). A proposito della « palu- de » scrivevo nella mia lettera: « È vero che nel nostro partito vi sono dei compagni che vengono chiamati per scherzo “ palude I membri di questa “ palude ”, nel corso della lotta in seno al nostro partito, so- no passati incessantemente da una parte allaltra. Il primo di tali eie- LA RAPPRESENTANZA DEL POSDR PRESSO L’UFFICIO INTERNAZIONALE 3x5 menci migratori è stato Plekhanov, il quale nel novembre 1903 passò dalla maggioranza alla minoranza, per abbandonarla di nuovo il 29 maggio di quest'anno uscendo dalla redazione òzW'Isfya. Noi non ap- proviamo queste trasmigrazioni, ma pensiamo che non ci si debba in- colpare se dei membri della “ palude ”, dopo infinite esitazioni, sono propensi a seguirci». A proposito della situazione venutasi a creare dopo la scissione, nella stessa lettera mi richiamai alla necessità per l’Ufficio internazionale di avere la « traduzione completa di tutte le risoluzioni delle conferenze ». « E se Visiera non vuole inviarvela — aggiungevo — siamo pronti ad occuparcene noi ». Giudichino ora i lettori se il modo d’agire di Plekhanov sì può definire come qualcosa di simile all’imparzialità, e l’esposizione dei fatti da parte della conferenza come qualcosa di simile alla verità. Di chi è la colpa se il prestigio del POSDR è stato scalzato ? Chi ha avuto l’iniziativa di far conoscere all’Ufficio internazionale la storia della scissione dopo il II Congresso? di mettere in primo piano i «dissen- si di frazione »? ? N. Lenin P.S. Per soddisfare il desiderio espresso dalla conferenza meridionale di conoscere il parere delle organizzazioni della maggioranza, pub- blichiamo qui sotto la risoluzione del Comitato di Kostroma del POSDR ", inviataci nell’agosto di quest’anno. La redazione non ha ri- cevuto altre risoluzioni su questo problema. Proletari, n. 20, io ottobre (27 settembre) 1905. DAI COLLOQUI COI LETTORI 91 Pubblichiamo alcuni estratti della lettera di un compagno membro di uno dei comitati del nostro partito. Si tratta di uno dei pochi com- pagni che non solo si mantengono in corrispondenza con Porgano centrale, ma parlano anche del modo in cui concepiscono la tattica, e del modo in cui l’applicano. Senza tali colloqui, che non sono affat- to destinati particolarmente alla stampa, è impossibile l’elaborazione comune di una tattica di partito di cui tutti siano responsabili. Senza questo scambio d’idee con coloro che fanno il lavoro pratico la reda- zione di un giornale pubblicato all’estero non può farsi in alcun modo portavoce di tutto il partito. Pubblichiamo quindi l’opinione di un compagno che conosce soltanto una piccola parte della pubblicistica piu recente, nell’intento di indurre il maggior numero possibile di compagni pratici a intavolare simili colloqui e scambi d’idee su tutte le questioni di partito. Proletari , n. io, io ottobre (27 settembre) 1905 GIORNATE DI SANGUE A MOSCA Ginevra, io ottobre (27 settembre) 1905 Nuovo scoppio insurrezionale operaio, sciopero di massa e lotta di strada a Mosca. Nella capitale il 9 gennaio scoppiò il primo tuono del- ibazione rivoluzionaria del proletariato. Il suo rombo si ripercosse su tutta la Russia, sollevando con rapidità mai vista oltre un milione di proletari in una titanica lotta. Pietroburgo è stata seguita dalle regio- ni periferiche, dove l’oppressione nazionale aveva inasprito il già in- sopportabile giogo politico. Riga, la Polonia, Odessa, il Caucaso sono divenuti successivamente i focolai delFinsurrezione che è cresciuta, di mese in mese, di settimana in settimana, in ampiezza e profondità. Ora il processo si è esteso fino al centro della Russia, al cuore delle regioni «autenticamente russe», che piu a lungo hanno intenerito i reazionari per la loro stabilità. Parecchie circostanze spiegano questa relativa stabilità, cioè l’arretratezza della Russia centrale: le forme me- no sviluppate della grande industria che occupa enormi masse di ope- rai, ma non ne rompe i legami con la terra, non concentra i proletari in centri intellettuali; la maggiore lontananza dall'estero; l'assenza di discordie nazionali. Il movimento operaio, che si era manifestato con tanta potenza in queste regioni già nel 1885-1886, era rimasto per lun- go tempo come sopito, e gli sforzi dei socialdemocratici avevano coz- zato decine e centinaia di volte contro la resistenza di condizioni di lavoro particolarmente difficili. Ma infine anche il centro ha cominciato a muoversi. Lo sciopero di Ivanovo-Voznesensk w ha dimostrato inaspettatamente l’elevata ma- turità politica degli operai. Il fermento in tutta la zona industriale centrale si è andato continuamente accentuando e allargando dopo 3 i8 LENIN quello sciopero. Oggi il fermento è dilagato, si sta trasformando in insurrezione. Senza dubbio la massa studentesca rivoluzionaria di Mo- sca, che ha testé approvato una risoluzione assolutamente analoga a quella di Pietroburgo, la quale bolla la Duma, invita alla lotta per la repubblica e per la costituzione di un governo rivoluzionario prov- visorio, ha reso lo scoppio piu veemente. I professori « liberali », che avevano appena eletto il piu liberale dei rettori, il famoso signor Tru- betskoi, hanno chiuso l’università sotto la pressione delle minacce po- liziesche: temevano, a quanto hanno detto, che entro le mura della università si ripetesse il massacro di Tiflis 10 °. E hanno soltanto affret- tato lo spargimento di sangue nelle strade, fuori dell’università. Per quanto possiamo giudicare attraverso le brevi notizie comu- nicate per telegrafo ai giornali esteri, il corso degli avvenimenti a Mo- sca è stato il « corso abituale », quello diventato, dopo il 9 gennaio, per cosi dire normale. Si è cominciato con lo sciopero dei compositori, rapidamente estesosi. Sabato 24 settembre (7 ottobre) le tipografie, i tram, le fabbriche di tabacco già erano in sciopero. I giornali non sono usciti. Si attendeva lo sciopero generale degli operai delle fabbriche e delle ferrovie. La sera si sono avute grandi manifestazioni, alle quali, oltre ai compositori, hanno partecipato gli operai di altri mestieri, stu- denti, ecc. I cosacchi e i gendarmi hanno disperso più volte i manife- stanti, ma questi si riunivano di nuovo. Sono rimasti feriti molti poli- ziotti. I manifestanti gettavano pietre e sparavano con le pistole. Un ufficiale dei gendarmi è stato ferito gravemente. Sono rimasti uccisi un ufficiale dei cosacchi, un gendarme ecc. Sabato hanno aderito allo sciopero i fornai. Domenica 25 settembre (8 ottobre) gli avvenimenti hanno improv- visamente preso una piega minacciosa. Dalle undici del mattino han- no cominciato a formarsi assembramenti di operai per le strade, parti- colarmente in viale Strastny e in altre località. La folla cantava la Marsigliese . Le tipografie che non avevano voluto scioperare sono state devastate. I cosacchi sono riusciti a disperdere i manifestanti solo dopo aver infranto una resistenza molto accanita. Davanti al negozio Filippov, presso la casa del generale governa- tore, si era raccolta una folla di circa 400 uomini, in prevalenza fornai. I cosacchi li hanno attaccati. Gli operai, penetrati nella casa, sono sa- liti sui tetti e di là hanno tempestato di sassi i cosacchi. Questi si son messi a sparare sui tetti ma, neH’impossìbilità di colpire gli operai, sono GIORNATE DI SANGUE A MOSCA 319 ricorsi ad un assedio in perfetta regola. La casa è stata accerchiata, un distaccamento di polizia e due compagnie di granatieri hanno ope- rato una manovra aggirante, sono penetrati nella casa dalla facciata posteriore e alla fine hanno preso anche il tetto. Sono stati arrestati 192 fornai, otto dei quali feriti, due operai sono rimasti uccisi (ripetia- mo che tutte queste sono notizie telegrafiche dei giornali esteri, ben lungi, s’intende, dalla verità e tali da dare soltanto un quadro appros- simativo delle dimensioni della battaglia). Un giornale belga serio comunica che i portinai hanno avuto molto da fare per pulire le stra- de dalle tracce di sangue; questo piccolo particolare — dice il giornale — più di qualsiasi lungo resoconto, parla della gravità della lotta. Evidentemente era stato permesso ai giornali di Pietroburgo di parlare del massacro avvenuto nella Tverskaia. Ma già il giorno dopo la censura ha avuto timore della pubblicità. Da lunedi 26 settembre (9 ottobre) i dispacci ufficiali comunicavano che a Mosca non si era verificato nessun grave disordine. Ma alle redazioni dei giornali di Pietroburgo giungevano per telefono notizie ben diverse. La folla, a quanto risulta, si è raccolta di nuovo intorno alla casa del generale go- vernatore. Ci sono stati forti scontri. I cosacchi hanno sparato diverse volte. Quando si sono lanciati per sparare, i loro cavalli hanno travol- to molte persone. Verso sera folle di operai, con le loro bandiere rosse spiegate, hanno riempito i viali lanciando grida rivoluzionarie. La folla ha saccheggiato le panetterie e i negozi d’armi. Alla fine la poli- zia è riuscita a disperderla. Ci sono stati molti feriti. Gli uffici della posta centrale sono presidiati da una compagnia di soldati. Lo sciope- ro dei fornai è divenuto generale. Il fermento tra gli studenti si è ac- centuato, le riunioni sono divenute ancor piti numerose e piu rivolu- zionarie. Il corrispondente di Pietroburgo del Times parla di manife- stini diffusi a Pietroburgo che fanno appello alla lotta, del fermento dei fornai della città, delle dimostrazioni fissate per sabato i° (14) ot- tobre, deH’allarme suscitato nel pubblico. Per quanto scarsi, questi dati permettono di trarre la conclusione che lo scoppio insurrezionale di Mosca non rappresenta, rispetto agli altri, una fase superiore del movimento. Non si sono avute azioni di distaccamenti armati rivoluzionari precedentemente addestrati e bene armati, non si è visto il passaggio dalla parte del popolo sia pure di qualche unità deH’esercito, non c’è stato largo impiego del «nuovo» tipo di arma popolare, la bomba a mano (che a Tiflis il 26 settembre 3 20 LENIN [9 ottobre] ha gettato tanto panico tra i cosacchi e i soldati). Mancan- do una qualsiasi di queste condizioni non si poteva contare né sull’ar- mamento d’un gran numero di operai, né sulla vittoria deirinsurre- zione. Il significato degli avvenimenti di Mosca, come abbiamo già notato, è un altro : essi costituiscono il battesimo del fuoco di un gran- de centro; per la prima volta una vastissima zona industriale ha par- tecipato a una seria lotta. Lo sviluppo deirinsurrezione in Russia non può seguire, ed è na- turale che non lo possa, un corso uniforme e regolare. A Pietroburgo il 9 gennaio la caratteristica prevalente fu il rapido e unanime movi- mento di masse gigantesche, che erano disarmate e rifuggivano dalla lotta, ma a cui fu impartita una grande lezione di lotta. In Polonia e nel Caucaso il movimento si distingue per la grandissima tenacia, Timpiego relativamente piu frequente di armi e bombe da parte della popolazione. A Odessa il tratto distintivo è stato il passaggio di una parte deiresercito agli insorti. In tutti i casi e sempre il movimento è stato fondamentalmente proletario, indissolubilmente fuso con lo sciopero di massa. A Mosca il movimento si è mantenuto nei limiti in cui era rimasto in altri centri industriali meno grandi. Davanti a noi sorge ora naturalmente il problema : si arresterà il movimento rivoluzionario alla fase di sviluppo raggiunto, quella di- venuta ormai «normale» e conosciuta, o raggiungerà una fase supe- riore? Se osiamo avventurarci nel campo della valutazione di avveni- menti tanto complessi e sconfinati come quelli della rivoluzione russa, giungeremo inevitabilmente a prevedere che infinitamente maggiori sono le probabilità della seconda previsione. È vero che anche la forma attuale di lotta, ormai già bene imparata, se cosi ci si può esprimere — la guerra partigiana, gli scioperi continui, il logoramento del nemico con attacchi, con la lotta di strada, ora in un punto, ora neiraltro del paese — , ha dato e continua a dare i risultati più tangibili. Nessuno Stato resiste à la longuc a questa lotta tenace, che arresta la vita industriale, infonde la più completa demoralizzazione nella burocrazia c nell’esercito c semina in tutti gli strati del popolo il mal- contento per lo stato di cose esistente. Tanto meno è in grado di soste- nere tale lotta il governo autocratico russo. Possiamo essere del tutto certi che la continuazione tenace della lotta, anche soltanto nelle forme già create dal movimento operaio, condurrà al crollo dello zarismo. GIORNATE DI SANGUE A MOSCA 321 Ma non è affatto probabile che il movimento rivoluzionario nella Russia attuale si arresti alla fase già raggiunta. Tutti i dati dicono piuttosto che si tratta soltanto di una delle fasi iniziali della lotta. Le conseguenze della vergognosa e rovinosa guerra sono ben lungi dall’aver colpito con tutta la loro gravità il popolo. La crisi econo- mica nelle città, la fame nelle campagne aumentano terribilmente Pesasperazione. L’armata della Manciuria, a giudicare da tutte le notizie pervenuteci, è pervasa da uno spirito estremamente rivoluzio- nario, e il governo ne teme il ritorno; d’altra parte è impossibile non farla tornare, pena la minaccia di nuove e ancor piu gravi rivolte. L agitazione politica nellambiente operaio e tra i contadini mai si è svolta in Russia su scala tanto vasta, in modo tanto pianificato e pro- fondo come ora. La commedia della Duma porterà inevitabilmente con sé nuove sconfitte per il governo, nuova collera nella popola- zione. L’insurrezione, in soli dieci mesi, si è grandemente sviluppata davanti ai nostri occhi e ora non è piu una fantasia, un pio desiderio, ma una diretta e necessaria deduzione dalla realtà della lotta di massa, il prevedere che la prossima ascesa porterà l’insurrezione a uno stadio nuovo, superiore allorché accanto alla folla si schiereranno i distaccamenti armati rivoluzionari o le unità ammutinate dell’eser- cito, allorché questi aiuteranno le masse a procurarsi le armi e semi- neranno la piu grave incertezza nelle file dell’esercito « zarista > (an- cora zarista, ma già ben lontano dall’essere interamente zarista), allorché Tinsurrezione conseguirà una seria vittoria , da cui lo zari- smo non sarà piu in grado di risollevarsi. I soldati zaristi hanno riportato una vittoria sugli operai di Mo- sca. Ma questa vittoria non ha fiaccato i vinti, li ha soltanto resi piu compatti, ne ha esacerbato Iodio, li ha messi faccia a faccia coi com- piti pratici di una lotta seria. È stata una di quelle vittorie che non possono non seminare incertezza nelle file dei vincitori. L’esercito solo ora comincia a sapere, e lo viene a sapere non solo dalla cono- scenza delle leggi, ma dalla sua stessa esperienza, che viene oggi mobilitato interamente ed esclusivamente per la lotta contro «il ne- mico interno». La guerra contro il Giappone è terminata, ma la mobilitazione continua, la mobilitazione contro la rivoluzione. Que- sta mobilitazione non ci fa paura e non esitiamo a salutarla, giacché quanto maggiore è il numero dei soldati chiamati alla lotta sistema- tica contro il popolo, tanto più rapida sarà la loro educazione politica 322 LENIN e rivoluzionaria. Mobilitando sempre nuove unità militari per la guerra contro la rivoluzione, lo zarismo procrastina l’epilogo, ma il rinvio va tutto a nostro vantaggio, giacché quanto piu si prolunga la guerra partigiana, tanto piu i proletari imparano a combattere, mentre le truppe vengono ineluttabilmente attratte alla vita politica, e l’appello a questa vita, il richiamo della giovane Russia alla lotta penetra anche nelle caserme ermeticamente chiuse, risveglia anche i piu ignoranti, i più arretrati e i più avviliti. Una vampata insurrezionale è stata, ancora una volta, soffocata. Ancora una volta: viva Tinsurrezione! Pubblicalo per la prima volta in Miscellanea di Lenin, 1926» V. BORGHESIA DORMIENTE E BORGHESIA DESTA Tema per un articolo Immaginate un piccolo numero di uomini che lotti contro un male esacerbante e mostruoso, di cui una massa assopita di uomini non ha coscienza o verso il quale è indifferente. Qual è lo scopo prin- cipale di chi combatte? i) Destare il maggior numero possibile di dormienti, 2) illuminarli sui compiti della loro lotta e sulle sue con- dizioni, 3) organizzarli in modo da creare una forza capace di con- seguire la vittoria, 4) insegnar loro ad utilizzare in modo giusto i frutti della vittoria. È naturale che il punto 1 deve precedere i punti 2-4, che senza il primo non sono realizzabili. Ed ecco che il piccolo numero di uomini sveglia tutti, stimola tutti. I loro sforzi, anche grazie allo sviluppo della vita stessa, vengono coronati dal successo. La massa è desta. Allora si comincia a vedere che una parte di essa ha interesse a conservare il male e ha intenzione 0 di sostenerlo scientemente o di mantenere quei suoi aspetti, quelle sue parti che sono vantaggiosi per determinati gruppi dei destati. Non è allora naturale che i combattenti, i banditori della lotta, 1 suscitatori, i campanari della rivoluzione, combattano contro quegli individui desti che essi stessi hanno scosso? Non è naturale allora che i combattenti non sprechino piu le loro forze per scuotere «tut- ti», ma concentrino la loro attenzione su coloro che si sono dimo- strati capaci di tre cose: in primo luogo, di destarsi; in secondo luogo, di accettare l’idea della lotta conseguente; in terzo luogo, di com- battere seriamente e fino in fondo. 324 LENIN Tale è stato l’atteggiamento dei socialdemocratici russi nei con- fronti dei liberali nel 1900-1902 (li scossero dal sonno), nel 1902-1904 (distinsero e delimitarono coloro che si erano destati) e nel 1905 (lot- tano contro i ridestati... traditori). Scritto alla fine di settembre del 1905. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di I^enin, 1926, V. AL COMITATO DI LOTTA PRESSO IL COMITATO DI PIETROBURGO 16 ottobre 1905 Cari compagni, vi sono molto grato per rinvio 1) dei resoconti del comitato di lotta e 2) delle note sull’organizzazione della prepa- razione deirinsurrezione + 3) degli schemi di organizzazione. Letti questi documenti, ritengo mio dovere rivolgermi direttamente al co- mitato di lotta per uno scambio amichevole d’idee. Inutile dire che non mi accingo a fare un esame dell’impostazione pratica della que- stione; non v’è alcun dubbio che, nelle difficili condizioni esistenti in Russia, si fa tutto quanto è possibile. Ma, a giudicare dai docu- menti, ce il pericolo che la cosa degeneri in lavoro formalistico. Tutti questi schemi, tutti questi piani d’organizzazione del comitato di lotta danno l’impressione di pastoie burocratiche. Vi prego di perdonarmi la franchezza e spero non sospettiate ch’io voglia cavil- lare. Nella questione che ci interessa niente è meno utile degli sche- mi, delle discussioni e delle conversazioni sulle funzioni del comi- tato di lotta e sui suoi diritti. Qui è necessaria una furiosa energia, e ancora energia. Vi assicuro che vedo con terrore, con vero terrore che da piti di sei mesi si parla di bombe e non se ne fatta ancora unal Ma ne parla gente dottissima... Andate alla gioventù, signori! Ecco l’unica cosa che può salvare tutto. Altrimenti vi assicuro che arriverete in ritardo (da ogni cosa lo vedo) e vi troverete con note, piani, disegni, schemi, meravigliose ricette, il tutto molto « scienti- fico », ma senza organizzazione, senza nulla di realmente vivo. An- date alla gioventù. Fondate subito dovunque squadre di combatti- mento tra gli studenti, e in particolare tra gli operai , ecc. ecc. Si orga- LENIN 326 nizzino subito squadre formate da 3 a io a 30 e più uomini, che si armino subito coi propri mezzi, come possono, con pistole, coltelli, stracci imbevuti di petrolio, ecc., eleggano subito i loro dirigenti e si mettano in contatto , per quanto possibile, col comitato di lotta presso il comitato di Pietroburgo. Non esigete nessuna formalità, infi- schiatevene, per Cristo, di tutti gli schemi, mandate a tutti i diavoli < le funzioni, i diritti e i privilegi ». Non chiedete che si entri obbliga- toriamente nel POSDR, sarebbe un’esigenza assurda per un’insurre- zione armata. Non rifiutate di mettervi in contatto con nessun cir- colo, sia pure formato da sole tre persone; Punica condizione deve essere che non vi siano spie della polizia e il circolo sia pronto a combattere contro Pesercito zarista. Che tutti i circoli che lo deside- rino entrino nel POSDR o aderiscano al POSDR è una cosa ottima, ma ritengo che sia senz’altro errato esigerlo . La funzione del comitato di lotta presso il comitato di Pietroburgo deve essere quella di aiutare questi distaccamenti delPesercito rivolu- zionario, di servire da « ufficio » di collegamento, ecc. I vostri servigi saranno accettati volentieri da qualsiasi distaccamento, ma se in un 'opera simile comincerete con gli schemi e i discorsi sui «diritti» del comitato di lotta farete naufragare tutto, vi assicuro che farete naufragare tutto irrimediabilmente. Qui bisogna agire con una larga propaganda. Che 5-10 uomini tocchino in una settimana centinaia di circoli operai e studenteschi, penetrino ovunque è possibile, e dappertutto propongano un piano chiaro, breve, preciso e semplice: formate subito un distaccamento, armatevi come potete, lavorate con tutte le forze, vi aiuteremo come potremo, ma non aspettate da noi V imbeccata , lavorate di vostra ini- ziativa. La cosa più importante in tale azione è l’iniziativa di una massa di piccoli circoli. Essi faranno tutto. Senza di loro tutto il vostro comitato di lotta vale zero. Sono pronto a valutare la produttività del lavoro del comitato di lotta dal numero dei distaccamenti con cui esso è in contatto. Se fra uno o due mesi il vostro comitato non avrà a Pietroburgo un minimo di 200-300 distaccamenti, sarà un comitato senza vita. Allora bisognerà seppellirlo. Col fermento che oggi regna non riuscire a raccogliere centinaia di distaccamenti significa essere al di fuori della realtà. I propagandisti devono dare ai distaccamenti brevi e semplici AL COMITATO DI LOTTA PRESSO IL COMITATO DI PIETROBURGO 327 ricette per fabbricare le bombe, devono esporre in modo elementare tutti i tipi di lavoro e quindi lasciar loro piena libertà d azione. I di- staccamenti devono subito cominciare l’istruzione militare con opera- zioni immediate, subito. Gli uni dovranno organizzare l’uccisione di una spia, un attacco dinamitardo contro un commissariato di po- lizia, gli altri l’assalto ad una banca per la confisca dei mezzi neces- sari all’insurrezione, i terzi dovranno eseguire manovre, disegnare piante, tee, Ma è necessario cominciare subito a imparare passando all’azione: non abbiate paura di questi attacchi di sondaggio. Essi pos- sono, naturalmente, degenerare in eccessi, ma questo è un male del futuro, oggi il male sta nella nostra inerzia, nel nostro dottrinarismo, nell’immobilità professorale, nella paura senile dell'iniziativa. Ogni distaccamento impari da sé, anche solo a bastonare le guardie: le decine di vittime saranno largamente compensate da ciò che daranno centinaia di combattenti resi in tal modo esperti e che domani se ne trascineranno dietro centinaia di migliaia. Vi stringo fortemente la mano, compagni, e vi auguro successi. Non voglio affatto imporvi il mio punto di vista, ma ritengo mio dovere dare il mio voto consultivo . Vostro Lenin Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin , 1926, V. SCIOPERO POLITICO E LOTTA DI STRADA A MOSCA Gli avvenimenti rivoluzionari di Mosca sono il primo lampo foriero di tempesta che ha illuminato un nuovo campo di battaglia. La pubblicazione della legge sulla Duma e la conclusione della pace hanno segnato l’inizio di un nuovo periodo nella storia della rivolu- zione russa. La borghesia liberale, ormai stanca della lotta tenace degli operai e preoccupata dallo spettro della « rivoluzione ininter- rotta >, ha dato un sospiro di sollievo e ha afferrato, piena di gioia, l’offa gettatale. È cominciata su tutta la linea la lotta contro il boicot- taggio, è cominciata un’evidente svolta a destra del liberalismo. Pur- troppo, persino tra i socialdemocratici vi sono uomini instabili (nel campo dei neoiskristi), pronti ad appoggiare a determinate condi- zioni i traditori della rivoluzione, pronti a « prendere sul serio » la Duma. È sperabile che gli avvenimenti di Mosca facciano vergo- gnare gli uomini di poca fede e inducano i dubbiosi a valutare in modo giusto la situazione che si è creata sul nuovo campo di batta- glia. I sogni degli intellettuali anemici sulla possibilità di elezioni generali in regime autocratico e le illusioni dei liberali ottusi sull’im- pcrrtanza capitale della Duma se ne vanno in polvere alla prima grande azione rivoluzionaria del proletariato. Le notizie che abbiamo sui fatti di Mosca sono a tutt’oggi (12 ot- tobre) ancora assai scarse. Esse si limitano alle brevi informazioni, spesso contraddittorie, dei giornali stranieri e ai resoconti, passati al setaccio della censura, che la stampa legale dà suH’inizio del movi- mento. Una cosa è indubbia: la lotta degli operai di Mosca ha se- guito nella sua fase iniziale la via ormai divenuta abituale in que- st’anno di rivoluzione. Il movimento operaio ha dato la sua impronta a tutta la rivoluzione russa. Cominciato con scioperi isolati, si è svi' SCIOPERO POLITICO E LOTTA DI STRADA A MOSCA 32? luppato rapidamente, da un lato in scioperi generali, dall’altro in dimostrazioni di strada. Nel 1905 la forma del movimento ormai perfettamente definitasi è lo sciopero politico, che si trasforma di- nanzi ai nostri occhi in insurrezione. E se per tutto il movimento operaio in Russia sono stati necessari dieci anni per raggiungere il presente livello (che, s’intende, è ben lungi dall’essere quello defi- nitivo), ora il movimento in singole zone del paese si eleva in pochi giorni dal semplice sciopero ad una gigantesca esplosione rivoluzio- naria. Lo sciopero dei compositori di Mosca è stato iniziato, da quanto ci comunicano, da operai senza nessuna coscienza politica. Ma il mo- vimento è sfuggito subito dalle loro mani, è divenuto un vasto movi- mento professionale. Vi hanno aderito gli operai di altre categorie. Gli operai dovevano inevitabilmente uscire nelle strade, non foss’altro che per informare i compagni che non sapevano ancora dello scio- pero, e la loro azione si è trasformata in dimostrazione politica tra canti e discorsi rivoluzionari. La collera contro l’infame commedia delle elezioni della Duma, a lungo trattenuta, è esplosa apertamente. Lo sciopero di massa si è trasformato in mobilitazione di massa dei combattenti per una vera libertà. È apparsa sulla scena la massa studentesca radicale, che anche a Mosca ha votato recente- mente una risoluzione del tutto analoga a quella di Pietroburgo; questa risoluzione, dal linguaggio di liberi cittadini e non di funzior nari servili, stigmatizza la Duma, la dichiara un impudente insulto al popolo, chiama alla lotta per la repubblica, per la convocazione, da parte di un governo rivoluzionario provvisorio, di un’assemblea che sia effettivamente popolare ed effettivamente costituente. È co- minciata la lotta di strada del proletariato e degli strati avanzati della democrazia rivoluzionaria contro l’esercito e contro la polizia zarista. Cosi precisamente si è sviluppato il movimento a Mosca. Sabato, 24 settembre (7 ottobre), oltre ai compositori non lavorano già piu le fabbriche di tabacco e i tram elettrici; ha inizio lo sciopero dei fornai. La sera avvengono grandi manifestazioni, a cui, oltre agli operai e agli studenti, prende parte una massa di gente « estranea » (gli operai rivoluzionari e gli studenti radicali hanno ormai cessato di conside- rarsi estranei gli uni agli nitri nelle manifestazioni popolari aperte). I cosacchi e i gendarmi disperdono incessantemente i dimostranti, 33 ° LENIN che però continuano a riunirsi. La folla si oppone alla polizia e ai cosacchi; echeggiano dei colpi di pistola, e molti poliziotti riman- gono feriti, Domenica, 25 settembre (8 ottobre); gli avvenimenti prendono improvvisamente una piega minacciosa. A partire dalle undici del mattino cominciano gli assembramenti per le strade. La folla canta la Marsigliese. Vengono tenuti comizi rivoluzionari. Le tipografie che si sono rifiutate di scioperare vengono devastate. Il popolo attacca le panetterie e i negozi d’armi: gli operai hanno bisogno di pane per vivere e di armi per lottare per la libertà (proprio come dice l’inno rivoluzionario francese). I cosacchi riescono a disperdere la folla solo dopo aver infranto un’accanitissima resistenza. Nella Tverskaia, vi- cino alla casa del generale governatore, si accende una vera battaglia. Presso la panetteria Filippov si raduna una folla di garzoni fornai. Come dichiarerà in seguito l’amministrazione della panetteria, gli operai erano usciti pacificamente per la strada, interrompendo il la- voro in segno di solidarietà con tutti gli scioperanti. Un distaccamento di cosacchi attacca la folla. Gli operai entrano nella casa, salgono sul tetto, sul solaio e tempestano di sassi i soldati. La casa viene sotto- posta a un assedio in piena regola. I soldati sparano contro gli operai. Vengono tagliate tutte le comunicazioni. Due compagnie di grana- tieri eseguono un movimento aggirante, penetrano nella casa dalla parte posteriore ed espugnano la posizione del nemico. Vengono ar- restati 192 garzoni fornai, otto dei quali feriti; due operai rimangono uccisi. Tra la polizia e la truppa si registrano alcuni feriti; un capi- tano di polizia è stato ferito mortalmente. Ovviamente si tratta di notizie estremamente incomplete. Secondo telegrammi particolari pervenuti a qualche giornale straniero, le atro- cità commesse dai cosacchi e dai soldati hanno oltrepassato ogni li- mite. L’amministrazione della panetteria Filippov esprime la sua pro- testa contro le inutili efferatezze delle truppe. Un serio giornale belga riferisce che i portinai hanno avuto molto da fare per pulire le strade dalle tracce di sangue: questo piccolo particolare — scrive il giornale — , piu che qualsiasi altro lungo resoconto, parla della gravità della lotta. Il V or w'drts comunica, sulla base di singole no- tizie apparse sui giornali, che nella Tverskaia 10.000 scioperanti si sono battuti contro un battaglione di fanteria. Le truppe hanno spa- rato parecchie volte. I carri di ambulanza erano oberati di lavoro. Si ri- SCIOPERO POLITICO E LOTTA Dt STRADA A MOSCA 33I tiene che la cifra dei morti sia approssimativamente di almeno 50, quel- la dei feriti di almeno 600. Si riferisce che gli arrestati sono stati con- dotti nelle caserme e picchiati spietatamente, crudelmente, facendoli passare attraverso file di soldati. Si riferisce che gli ufficiali si sono di- stinti durante i combattimenti di strada per la loro disumana ferocia, anche nei Confronti delle donne (telegramma del corrispondente spe- ciale del Temps da Pietroburgo del io ottobre [27 settembre]). Sugli avvenimenti dei giorni successivi le notizie diventano sem- pre piu scarse. La collera degli operai è terribilmente cresciuta; il movimento si sta sviluppando; il governo ha preso tutte le misure per vietare e mutilare qualsiasi notizia. I giornali stranieri dicono esplicitamente che vi è contraddizione tra le notizie tranquillizzanti delle agenzie ufficiali (cui per qualche tempo avevano prestato fede) e le notizie trasmesse per telegrafo a Pietroburgo. Gaston Leroux ha telegrafato al giornale parigino Le Matin che la censura fa miracoli per impedire la diffusione di qualsiasi notizia allarmante. Lunedi 26 settembre (9 ottobre) — scrive — è stata una delle giornate piu san- guinose nella storia della Russia. Si è combattuto in tutte le princi- pali vie della città e persino intorno alla casa del generale governa- tore. I manifestanti hanno issato una bandiera rossa. Si sono avuti mòrti e feriti. Le notizie riportate dagli altri giornali sono contraddittorie. Una sola cosa è indubbia: lo sciopero si estende. Ad esso aderisce la mag- gior parte degli operai delle officine e delle fabbriche. Sono scesi in sciopero i ferrovieri. Lo sciopero è divenuto generale (martedì, io ot- tobre [27 settembre] e mercoledì). La situazione è estremamente grave. Il movimento dilaga: a Pie- troburgo gli operai dell’officina San-Galli hanno già fermato il lavoro. Qui finiscono le notizie di cui disponiamo, e fondandosi su di esse non è naturalmente nemmeno possibile pensare di poter dare una valutazione completa degli avvenimenti di Mosca. Non si può ancora dire se questi sono la prova generale dell’attacco decisivo del proletariato contro l’autocrazia o se già ne sono l’inizio; se costitui- scono soltanto il dilagarsi dei mezzi di lotta « abituali », da noi già descritti, ad una nuova regione della Russia centrale, o sono desti- nati ad essere Tinizio di una forma superiore di lotta e di un’insurre- zione piu decisa. Una risposta a questi interrogativi la darà con ogni probabilità 332 LENIN il non lontano futuro. Una cosa però è indubbia: l’insurrezione si svi- luppa, la lotta si estende, assume continuamente forme piu acute dinanzi ai nostri occhi. In tutta la Russia il proletariato si apre la strada con sforzi eroici, indicando or qua, or là in quale direzione può svilupparsi, e senza dubbio si svilupperà, l’insurrezione armata. Veramente, anche la forma attuale di lotta che il movimento delle masse operaie ha già elaborato infligge allo zarismo colpi gravissi- mi. La guerra civile ha assunto la forma di una guerra partigiana estremamente accanita e generale. La classe operaia non dà respiro al nemico, interrompe la vita industriale, arresta continuamente tut- ta la macchina deiramrninist razione locale, crea uno stato d'allarme in tutto il paese mobilitando sempre nuove forze per la lotta. Nes- suno Stato riuscirebbe a sostenere a lungo un simile assalto, e tanto meno il putrido governo zarista, dal quale si allontanano, uno dopo l'altro, gli ex alleati. E se per la borghesia monarchica liberale la lotta sembra talvolta troppo accanita, se essa ha paura della guerra civile e della situazione di allarmante incertezza in cui è piombato il paese, per il proletariato rivoluzionario è cosa fondamentale e necessaria che tale stato di cose continui e che la lotta si prolunghi. Se tra gli ideologi della borghesia cominciano ad apparire uomini che si accingono a spegnere l'incendio rivoluzionario predicando il legale progresso pacifico e si preoccupano di attenuare e non di acu- tizzare la crisi politica, il proletariato cosciente, che mai ha avuto dubbi sul carattere infido dell'amore borghese per la libertà, andrà avanti inflessibilmente, trascinandosi dietro i contadini, portando la disgregazione nelle file dell'esercito zarista. La lotta tenace degli operai, gli scioperi continui, le dimostrazioni, le insurrezioni isolate, tutte queste battaglie e questi scontri, per cosi dire di sondaggio, attire- ranno inevitabilmente l'esercito nella vita politica, e quindi nella cer- chia dei problemi rivoluzionari. L’esperienza della lotta educa piu rapidamente c profondamente di quanto, in altre circostanze, potreb- bero fare anni di propaganda. La guerra esterna è finita, ma il governo teme manifestamente il ritorno dei prigionieri e dell’armata della Man- ciuria. Infatti si moltiplicano sempre piu le notizie sullo stato d’animo rivoluzionario di quest'ultima, I progetti di fondare colonie agricole in Siberia per i soldati e gli ufficiali di quell’armata non possono non accentuare il fermento, anche se questi progetti rimarranno sola- mente progetti. La mobilitazione non cessa nonostante sia stata con- SCIOPERO POLITICO E LOTTA DI STRADA A MOSCA 333 elusa la pace. Diventa sempre piu evidente che l'esercito è necessario, interamente ed esclusivamente, contro la rivoluzione . Date queste condizioni, noi rivoluzionari non abbiamo assolutamente nulla con- tro la mobilitazione, siamo pronti persino a salutarla. Il governo, per allontanare la resa dei conti, getta nella mischia sempre nuove unità dell’esercito, istruisce un numero sempre maggiore di soldati per la guerra civile, ma non distrugge con ciò l’origine di tutte le crisi, anzi, ne allarga la base. Riesce a tirare in lungo solo allargando inevitabil- mente il campo di battaglia, solo rendendo la lotta più aspra. Esso solleva alla lotta gli elementi piu arretrati, più immaturi, piu avvi- liti e politicamente abulici; la lotta li illuminerà, li scuoterà e riani- merà. Quanto più a lungo si trascinerà questo stato di guerra civile tanto più inevitabilmente, nell’esercito controrivoluzionario, dalla massa dei neutrali si distaccherà un nucleo di combattenti per la ri- voluzione. Tutto il corso della rivoluzione russa durante gli ultimi mesi prova che il livello attualmente raggiunto non è, e non può essere, il livello massimo. Il movimento andrà ancora più lontano, come già 10 è andato dopo il 9 gennaio. Allora per la prima volta vedemmo un movimento che attoni il mondo per l'unanimità e la compattezza di masse gigantesche di operai, sollevatisi in nome di rivendicazioni politiche, Ma esso era ancora estremamente incosciente dal punto di vista rivoluzionario, e assolutamente impotente da quello dell’arma- mento e della preparazione militare. La Polonia e il Caucaso hanno dato un esempio di lotta già superiore: ivi il proletariato ha comin- ciato ad agire in parte armato, e la guerra ha assunto una forma di guerra prolungata. L’insurrezione di Odessa si è distinta perché in essa si è aggiunta una nuova e importante premessa per il successo: 11 passaggio di una parte delle truppe dalla parte del popolo. È vero che non si è ancora avuto un successo subitaneo; il difficile problema di « unire le forze marittime e quelle terrestri » (uno dei problemi più difficili anche per le truppe regolari) non è stato ancora risolto. È stato però posto, c tutti gli indizi attestano che gli avvenimenti di Odessa non rimarranno un caso isolato. Lo sciopero di Mosca ci di- mostra che la lotta si è estesa a quella regione « autenticamente russa la cui stabilità per tanto tempo aveva rallegrato i reazionari. L'azione rivoluzionaria in questa regione ha un valore immenso anche solo perché ricevono il battesimo del fuoco masse di proletariato che sono 334 LENIN le piu stabili e, nello stesso tempo, concentrate in una zona relativa- mente ristretta in quantità tali da non trovare riscontro in nessun’ala tra parte della Russia. Il movimento è cominciato a Pietroburgo, è dilagato nelle regioni periferiche di tutta la Russia, ha mobilitato Riga, la Polonia, Odessa, il Caucaso, e ora l’incendio si è esteso al « cuore » stesso della Russia. La vergognosa farsa della Duma appare ancora piu spregevole accanto a quest’azione effettivamente rivoluzionaria della classe pron- ta alla lotta e veramente d’avanguardia. L’unione del proletariato con la democrazia rivoluzionaria, di cui abbiamo parlato diverse volte, è divenuta un fatto. Gli studenti radicali, che a Pietroburgo e a Mosca hanno accettato le parole d’ordine della socialdemocrazia, sono Avanguardia di tutte le forze democratiche le quali aborriscono l’ipocrisia dei riformisti « democratici costituzionali j> che vogliono andare alla Duma, le quali si sentono attratte verso la lotta decisiva oggi condotta contro il maledetto nemico del popolo russo, e non verso il compromesso con l’autocrazia. Guardate i professori liberali, i rettori, i vicerettori e tutta la com- pagnia dei Trubetskoi, dei Miliukov, ecc... Non sono forse gli uomini migliori del liberalismo e del partito democratico costituzionale, gli uomini ideologicamente meglio preparati, piu istruiti, piu disinte- ressati, più liberi dalla pressione immediata degli interessi e delle influenze del sacco di scudi? Ma come si comportano questi uomini migliori? Che uso fanno del primo potere, quello di dirigere le uni- versità, loro affidato mediante elezioni? Essi già temono la rivolu- zione, hanno paura che il movimento si acutizzi e si estenda, già cercano di spegnere l’incendio e si sforzano di riportare la calma, ricevendo in cambio ben meritati sputi in faccia sotto forma di elogi da parte dei vari principi Mestcerski. E sono stati ben puniti, questi filistei della scienza borghese! Han- no chiuso l’università di Mosca per timore di un eccidio all’interno dell’università, e non hanno fatto che affrettare Acridio nelle strade, un eccidio di ben piu vaste proporzioni. Volevano soffocare la rivo- luzione nell’università, e non sono riusciti che ad accendere la rivolu- zione nelle strade. Sono caduti, insieme con i signori Trepov e Ro- manov, ai quali oggi si rivolgono per convincerli della necessità di libere riunioni, in una strettoia: se si chiude l’università, si apre la SCIOPERO POLITICO E LOTTA DI STRADA A MOSCA 335 lotta di strada. Se si apre l’università, si apre una tribuna per le as- semblee popolari rivoluzionarie, che preparano nuovi combattenti piu decisi per la libertà. Oltremodo istruttivo è lesempio di questi professori liberali ai fini di un giudizio sulla nostra Duma. Non è oggi chiaro, dopo l’espe- rienza delle scuole superiori, che i liberali e i cadetti avranno paura per le « sorti della Duma » esattamente come oggi questi miseri pala- dini della scienza da quattro soldi hanno paura per le « sorti del- l’università »? Non è oggi chiaro che i liberali e i cadetti non possono valersi della Duma se non per una propaganda ancor piu larga, an- cor piò fetida, del legale progresso pacifico? Non è oggi chiaro che ridicole sono le speranze di trasformare la Duma in un’assemblea rivoluzionaria? Non è oggi chiaro che esiste un solo mezzo per «in- fluire», non sulla Duma in particolare, non sulle università in parti- colare, ma su tutto il vecchio ordinamento autocratico, il mezzo degli operai moscoviti , il mezzo dell’insurrezione popolare? Esso solo non soltanto costringerà i Manuilov a chiedere nelle università la libertà di riunione, i Petrunkevic a chiedere nella Duma la libertà per il popolo, ma conquisterà per il popolo la vera libertà. I fatti di Mosca hanno mostrato qual è il vero raggruppamento delle forze sociali : i liberali hanno fatto la spola tra il governo e i ra- dicali cercando di convincere questi ad abbandonare la lotta rivolu- zionaria. I radicali hanno lottato nelle file del proletariato. Non di- mentichiamo quindi questo insegnamento che è direttamente valido anche per la Duma. Si mettano pure i Petrunkevic e gli altri cadetti a giocare al parla- mentarismo nella Russia autocratica, gli operai condurranno la lotta rivoluzionaria per la vera sovranità del popolo. In qualsiasi modo termini l’esplosione insurrezionale di Mosca, il movimento rivoluzionario adesso riprenderà comunque con maggior forza, abbraccerà una zona ancor piò vasta, potrà disporre di nuove forze di riserva. Ammettiamo anche che le truppe dello zar possano oggi festeggiare a Mosca la vittoria completa: ancora qualche vittoria come questa e il crollo completo dello zarismo diventerà un fatto compiuto. E si tratterà allora di un vero, autentico crollo di tutta l’eredità del feudalesimo, dell’autocrazia e deH’oscurantismo, e non di quel vecchio rattoppo, vile ed ipocrita, di stracci imputriditi IENIN 336 con i quali i liberali borghesi illudono se stessi e gli altri* Ammettia- mo anche che la posta di domani ci porti la dolorosa notizia che ['esplosione rivoluzionaria è stata ancora una volta soffocata. Esclame- remo allora una volta di piò: viva l’insurrezione! Proletari, n. ai, 17 (4) ottobre 1905. L’ULTIMA PAROLA DELLA TATTICA * ISKRISTA » O ELEZIONI FARSA COME . NUOVO MOTIVO STIMOLATORE PER L’INSURREZIONE Abbiamo già parlato più volte dell’inconsistenza della tattica iskrista nella campagna per la Duma. Inconsistenti sono le due carat- teristiche fondamentali di questa tattica: e la volontà di appoggiare, in base a determinati impegni rivoluzionari, gli osvobozdentsy che stanno per entrare nella Duma, e la proclamazione della parola d’or- dine: « autogoverno rivoluzionario dei cittadini », appello alle ele- zioni popolari per l’Assemblea costituente in regime autocratico. Ora vediamo finalmente, nella risoluzione della « Conferenza costitutiva [?] meridionale» dei menscevichi, un tentativo di formulare in mo- do preciso e ufficiale la tattica iskrista. Alla conferenza erano rappre- sentate le forze migliori dei neoiskristi residenti in Russia. La risolu- zione ci fornisce un saggio di esposizione pratica di consigli pura- mente pratici dati al proletariato. È dunque assolutamente necessario esaminarla attentamente sia perché è l’elaborazione di una determi- nata prassi, sia perché ci dà la possibilità di dare un giudizio su tutta la posizione tattica dcWIs^ra nel suo complesso. Riportiamo il testo integrale della risoluzione: Risoluzione della Conferenza costitutiva delle organizzazioni meri- dionali a proposito della Duma. Ritenendo che l’unica via d’uscita dalla grave situazione attuale, l’unica via corrispondente agli interessi di tutto il popolo, è quella di convocare l’Assemblea costituente sulla base del suffragio universale, uguale, diretto e segreto per liquidare il re- gime autocratico e creare una repubblica democratica, che è necessaria al proletariato innanzi tutto ai fini della sua lotta contro tutte le basi del regime borghese e della realizzazione del socialismo, e considerando: LENIN 33 * 1) che il sistema con cui viene eletta la Duma non permette a tutto il popolo di partecipare alle elezioni e priva completamente il pro- letariato del diritto di voto grazie alla fissazione di un censo elevatissimo per gli abitanti della città, mentre i contadini, e per giunta una sola parte, dovranno esercitare questo diritto attraverso un sistema a quattro gradi, tale da aprire le massime possibilità a pressioni amministrative su di essi; 2 ) che tutta la Russia, è, come prima, priva di tutte le necessarie li- bertà civili, senza le quali non è possibile svolgere la propaganda eletto- rale e, quindi, procedere ad elezioni piu o meno regolari, e che, al contra- rio, [arbitrio amministrativo regna oggi più che mai ovunque e i grandis- simi centri vengono Tuno dopo l'altro dichiarati in stato d’assedio; e infine che 3) per tutte le regioni periferiche si sta elaborando un sistema di rappresentanza ancor più caricaturale, la conferenza invita tutte le organizzazioni a sviluppare la più energica agitazione per smascherare tutto il carattere caricaturale della rappresentanza con cui il governo autocratico intende ingannare il popolo, e dichiara che tradisce scientemente il popolo chiunque sia disposto ad accontentarsi della Duma e non si ponga il compito di appoggiare in que- sto momento decisivo, con la sua azione e la sua tattica, la rivendicazione del popolo rivoluzionario della convocazione deH’Assemblea costituente sulla base del suffragio universale, uguale, diretto e segreto. Allo scopo di attuare al più presto la suddetta rivendicazione, la conferenza meridionale raccomanda alle organizzazioni del partito la se- guente tattica: 1) svolgere un energico lavoro d’agitazione tra il proletariato operaio e la massa contadina per creare larghe organizzazioni democratiche e per riunirle in un’unica organizzazione panrussa che si ponga lo scopo di lot- tare energicamente contro la Duma c di istituire un’Assemblea costituente popolare e, nello stesso tempo, proclamare immediatamente la libertà di parola, di riunione, di associazione e di sciopero. Alla creazione di tale organizzazione popolare panrussa si deve arrivare costituendo dei comi- tati d’agitazione, eletti dagli operai nelle singole fabbriche e officine, unen- do questi comitati, creando corrispondenti comitati d’agitazione tra i con- tadini, stabilendo legami più stretti tra i comitati di città e quelli conta- dini, costituendo dei comitati di governatorato e stabilendo legami tra di essi. 2) Quando la forza di tale organizzazione sarà sufficiente, quando lo spirito delle masse operaie sarà preparato, procedere all’apertura della cam- pagna elettorale, all’organizzazione di elezioni popolari per l’Assemblea costituente, tenendo presente che il movimento popolare organizzato, teso l’ultima parola della tattica «iskrista» 339 a condurre queste elezioni, può naturalmente trasformarsi in insurrezione popolare contro lo zarismo, in quanto l’inevitabile opposizione di quest’ul- timo e lo scontro con esso, quando si procederà a queste elezioni, cree- ranno nuovi motivi stimolatori per l’insurrezione, mentre V organizzazione preliminare del popolo le garantirà la simultaneità e l’unità. 3) Oltre a ciò la conferenza invita a far di tutto per ottenere libere assemblee elettorali, raccomanda l’intervento energico nella campagna elettorale, l’intervento del popolo alle assemblee dei grandi elettori, Tesa- rne davanti al popolo, da parte dei grandi elettori, in larghe riunioni popo- lari, dei problemi che si pongono davanti ai rappresentanU che dovranno essere eletd alla Duma; inoltre il partito socialdemocratico deve fare in modo che gli strati della popolazione aventi il diritto di eleggere i loro rappresentand alla Duma si mettano sulla via rivoluzionaria, che si può esprimere o nelTaderire all’insurrezione diretta dalle organizzazioni demo- cratiche del popolo, o, se non vi sarà Tinsurrezione, nella volontà di tra- sformare la Duma, in via di formazione, in un’assemblea rivoluzionaria che convochi TAssemblea cosdtuente popolare o ne favorisca la convoca- zione da parte delle organizzazioni democradche del popolo. 4) Prepararsi ad esercitare sulla Duma una pressione in tale senso, se al momento della sua convocazione definitiva il movimento popolare non avrà portato ad abbattere l’autocrazia e a convocare TAssemblea cosd- tuente. Prepararsi a porre alla Duma un ultimatum, esigendo la convoca- zione delTAssemblea cosdtuente, l’immediata proclamazione della libertà di parola, di riunione, di stampa, di associazione e di armamento del popolo. Prepararsi ad appoggiare tale uldmatum .con Io sciopero politico cd altre larghe azioni popolari. 5) Tutta questa tattica deve essere approvata in grandi riunioni po- polari, organizzate, prima e durante la campagna elettorale, tra il prole- tariato e i contadini. Non ci soffermeremo sui difetti redazionali della risoluzione, che soffre di prolissità. Considereremo subito gli errori fondamentali. 1. Nella parte introduttiva si dice che vi è un’unica via d’uscita dalla situazione attuale. Inoltre si pone soprattutto l’accento sul con- cetto di Assemblea costituente, mentre non si dice affatto chi la deve convocare per rendere la « via d’uscita » una via d’uscita reale e non solo a parole. Con questo silenzio i socialdemocratici si arrendono davanti agli osvobozdentsy . Abbiamo già detto piu volte che proprio gli interessi della borghesia monarchica liberale inducono gli osvo‘ bozdcntsy a limitarsi alla convocazione delTAssemblea costituente popolare e a passare sotto silenzio il problema : da chi essa deve essere 340 LENIN convocata? Abbiamo già dimostrato piu volte che proprio questo problema è già stato posto in primo piano dalla rivoluzione in svi- luppo, che proprio qui sta ora la differenza radicale tra la tattica opportunistica (« conciliatorista ») della borghesia e la tattica rivoluzio- naria del proletariato. I neoiskristi con la loro risoluzione hanno for- nito ora la dimostrazione palmare di soffrire di un’incurabile cecità per quanto concerne i problemi fondamentali della tattica, scivolando verso parole d’ordine degli osvobozdentsy. Nel testo successivo la risoluzione ingarbuglia ancor di più il pro- blema della convocazione dell’Assemblea costituente popolare. La propaganda che per questa convocazione ripone speranze nella Du- ma è veramente reazionaria, e proporre che l’« organizzazione demo- cratica del popolo» convochi 1 Assemblea costituente equivale a pro- porre di convocarla mediante un comitato di amici del popolo che viva sul pianeta Marte. Alla loro conferenza panrussa i neoiskristi avevano commesso un errore imperdonabile mettendo sullo stesso piano l’Assemblea costituente convocata da un governo rivoluzio- nario e quella convocata da un’istituzione rappresentativa. Ora i neoiskristi sono andati ancor più indietro, hanno passato compieta- mente sotto silenzio il governo rivoluzionario provvisorio. Perché? per quale motivo? in che cosa sono cambiate le loro vedute? Tutto ciò rimane un mistero. Invece di sviluppare le direttive tattiche, i menscevichi nelle loro conferenze forniscono soltanto esempi di scarti e tentennamenti ora a destra ora a sinistra. 2. Dichiarare «che tradisce scientemente il popolo chiunque sia disposto ad accontentarsi » ecc. significa proprio fare uno scarto a si- nistra, e per giunta non uno scarto verso la via veramente rivoluziona- ria, ma verso la vuota frase rivoluzionaria. In primo luogo, che signifi- cano queste parole sferzanti: tradisce «scientemente»? Fu forse un traditore internazionale Johan Jakoby quando nel 1847 entrò come liberale borghese nella Duma o Landtag unito e dopo la guerra del 1870-1871 passò ai socialdemocratici? Sarà un traditore intenzionale qualsiasi contadino che voglia entrare nella Duma e « sia disposto » ad accontentarsi di molto, molto poco? In secondo luogo, è sensato il criterio con cui qui si definisce il tradimento: chi è disposto ad accontentarsi, chi non si pone il compito, ecc.? Come si dimostra di « essere disposti » e di voler « porre il compito » : con le parole o con i fatti ? Se con le parole, allora bisogna esigere dai « democratici costi- l’ultima parola della tattica «iskrista» 34 * tuzionali » (cadetti, come ora si chiamano gli osvobozdentsy) che stanno per entrare nella Duma un impegno rivoluzionario (Parvus, Cerevanin, Martov). Allora la risoluzione deve esprimere questo pen- siero in modo chiaro, e non imbrogliare le cose. Se invece si dimostra di « essere disposti » con i fatti, perché la risoluzione non dice chiaro e tondo quali sono le «azioni » che ai suoi occhi lo dimostrano? Per- ché la risoluzione riflette Terrore fondamentale della nuova Isfy-a, che non sa tracciare un confine tra la democrazia rivoluzionaria e la de- mocrazia monarchica liberale. In terzo luogo, è sensato per un partito in lotta parlare in forma generica delle persone (« chiunque, chi ») e non in forma concreta delle correnti o dei partiti? Per noi è parti- colarmente importante smascherare davanti al proletariato proprio la tendenza, proprio il partito dei cadetti, che già ci ha dimostrato con le sue « azioni » quali rivendicazioni pone e come le sostiene. Rivolgersi a nome delle organizzazioni socialdemocratiche agli ope- rai, parlare di coloro che stanno per entrare nella Duma, dei grandi elettori della Duma, ecc. non parlando del partito dei cadetti (cioè degli osvobozdentsy) significa o tergiversare indegnamente e fare il furbo (accordandosi sotto mano con gli osvobozdentsy per appog- giarli alle condizioni indicate da Parvus e da Cerevanin), oppure se- minare per insensatezza la corruzione nclTambiente operaio e rinun- ciare alla lotta contro i cadetti. Oltre ai fatti storici riguardanti Fattività dt\YOsvobozdenie y de- gli osvobozdentsy , degli zemtsy c simili cadetti, non abbiamo ncs- sun’altra documentazione seria per giudicare se i democratici bor- ghesi « sono disposti > a lottare insieme con il popolo. I neoiskristi fanno a meno di questa documentazione e se la cavano con una frase priva di contenuto. E Plekhanov cerca ancora di convincerci che la nebulosità organizzativa nelle concezioni del Visura non è completata dalla nebulosità tattica! Gli iskristi non solo non hanno voluto vedere che i cadetti « sono disposti » a tradire, come lo hanno dimostrato con la loro chiara svol- ta a destra, da tutti notata, nel periodo tra il congresso degli zemtsy di luglio e quello di settembre, ma li hanno persino aiutati a com- pierla con la loro guerra contro il boicottaggio! Ipoteticamente i neo- iskristi minacciano gli osvobozdentsy («chiunque è disposto» ecc.) con parole « terribili », ma in realtà con la loro tattica li aiutano. Ciò è pienamente nello spirito del signor Rodicev, uno dei capi cadetti, 34 * LENIN che tuona: «Noi non accetteremo la libertà dalle mani lorde del sangue del popolo! » (questa frase da lui pronunciata contro W. Stead in una riunione privata sta facendo ora il giro di tutti i giornali stra- nieri), e nello stesso tempo chiede che l’Assemblea costituente popo- lare venga convocata proprio da quelle mani. 3. Un altro errore fondamentale della risoluzione sta nella parola d’ordine: «creazione di larghe organizzazioni democratiche e loro unione in una organizzazione panrussa». L’avventatezza dei social- democratici che propongono una simile parola d’ordine è semplice- mente stupefacente. Che cosa significa creare larghe organizzazioni democratiche? Una delle due: o la sommersione dell’organizzazione dei socialisti (POSDR) in una organizzazione di democratici (i neo- iskristi non possono seguire scientemente una simile linea, che equi- varrebbe al completo tradimento del proletariato), oppure un’alleanza temporanea tra socialdemocratici e determinati strati democratici bor- ghesi. Se i neoiskristi vogliono predicare una simile alleanza, perché non lo dicono chiaro e tondo? perché si nascondono dietro la parola «creazione»? perché non indicano con precisione le correnti e i grup- pi della democrazia borghese con i quali la socialdemocrazia è in- vitata ad allearsi? Non si tratta forse di un nuovo esempio di inam- missibile nebulosità tattica , che in realtà deve inevitabilmente trasfor- mare la classe operaia in un’appendice della democrazia borghese? L’unica cosa che nella risoluzione determina il carattere di queste «larghe organizzazioni democratiche» è l’indicazione dei loro due scopi : la lotta (1) contro la Duma e (2) per un’Assemblea costituente popolare. H secondo scopo, nella sua fiacca formulazione iskrista, cioè senza che venga detto chi deve convocare l’Assemblea costituente popolare, è stato accettato in pieno dai cadetti. Vuol dire che gli iskristi predicano l’alleanza dei socialdemocratici con i cadetti e si vergognano di dirlo esplicitamente?? Il primo scopo è formulato con quella poca chiarezza che siamo soliti riscontrare solo nelle leggi russe, destinate intenzionalmente ad ingannare il pubblico. Che cos'è questa lotta contro la Duma? Se la si intende alla lettera, presuppo- nendo che i redattori della risoluzione vogliano esprimersi senza equi- voci, essa significa boicottaggio della Duma, in quanto lottare contro un istituto non ancora esistente significa opporsi alla sua nascita. Ma noi sappiamo che gli iskristi sono contro il boicottaggio, abbia- mo visto dalla risoluzione stessa che in seguito essi parlano non già 343 L’ULTIMA PAROLA DELLA TATTICA * ISKRISTA » della lotta contro la Duma, ma della pressione sulla Duma, degli sforzi per trasformare la Duma in un'assemblea rivoluzionaria, ecc. Le parole « lotta contro la Duma » non devono dunque essere intese in senso letterale, non in senso ristretto. Ma se le cose stanno cosi, come bisogna intenderla questa lotta? Forse nel senso di M. Kova- levski che fa relazioni criticando la Duma? Che cosa in realtà si deve chiamare lotta contro la Duma?? Questo è un mistero. In proposito i nostri confusionari non hanno detto niente di preciso. Conoscendo lo stato d’animo degli operai coscienti, senz’altro ostili a simili ac- cordi con i cadetti, alla tattica di appoggio alla Duma a determinate condizioni, i nostri neoiskristi hanno scelto vilmente la via di mezzo: da un lato, ripetono la parola d’ordine popolare tra il proletariato: «lotta contro la Duma»; dall’altro, tolgono alla parola d’ordine il suo senso preciso, gettano polvere negli occhi, interpretano la lotta contro la Duma nel senso di una pressione sulla Duma ecc. E questo miserabile pasticcio viene proposto dalle organizzazioni piu influenti degli iskristi, in un momento in cui gli osvobozdentsy gridano a tutta l’Europa, battendosi il petto, che vogliono entrare nella Duma solo per lottare, esclusivamente per lottare, che «sono disposti» a rom- perla completamente col governo! Domandiamo ai lettori: si è mai visto un piu vergognoso trasformismo nella tattica della socialdemo- crazia?. Ci si può immaginare qualcosa di piu nefasto per la social- democrazia che il predicare la « creazione di larghe organizzazioni democratiche » insieme con gli « osvobozdentsy » (dato che i cadetti sono d’accordo con gli scopi di tali organizzazioni esposti dagli iskri- sti) senza nominare direttamente gli osvobozdentsy? ? E Plekhanov, che si è squalificato agli occhi di tutti i socialdemo- cratici rivoluzionari russi per aver egli difeso durante quasi due anni le « nebulosità organizzative » dt\YIs\ra, cerca ora di convincerci che la tattica neoiskrista è buona!... 4. Proseguiamo. È estremamente insensato chiamare l’unione di larghe (e vaghe) organizzazioni democratiche « organizzazione po- polare panrussa » o « organizzazione democratica del popolo » Que- sto è innanzi tutto sbagliato dal punto di vista teorico. Gli economisti sbagliarono, com’è noto, quando confusero il partito con la classe. Gli iskristi, riconsacrando i vecchi errori, confondono ora la somma dei partiti o delle organizzazioni democratiche con l’organizzazione del popolo. Questa è una frase vuota, falsa e dannosa. È vuota in 344 LENIN quanto non ha nessun senso preciso, data la mancanza di riferimenti precisi a determinati partiti o correnti democratiche. È falsa in quan- to nella società capitalistica anche la classe d’avanguardia, il proleta- riato, non è in condizione di creare un partito che abbracci tutta la classe, per non parlare poi di tutto il popolo. È dannosa in quanto fa rintronare la testa con una parola sonora, senza mandare avanti il lavoro concreto per spiegare il significato effettivo dei partiti real- mente democratici, le loro basi di classe, la loro affinità con il prole- tariato, ecc. Proprio oggi, in un periodo di rivoluzione democratica, borghese per il suo contenuto economico-sociale, è particolarmente forte la tendenza dei democratici borghesi, di tutti questi cadetti ecc., compresi i socialisti-rivoluzionari, a predicare «larghe organizzazioni democratiche * in generale, a favorire, direttamente o indirettamente, apertamente o segretamente, l'apartiticità, cioè la mancanza di rigo- rose delimitazioni tra i democratici. E i rappresentanti coscienti del proletariato devono combattere decisamente e spietatamente tale ten- denza, in quanto essa è profondamente borghese per la sua stessa es- senza. Noi dobbiamo mettere in primo piano la piu netta distinzione tra i parti ti, dobbiamo smascherare qualsiasi confusione, dimostrare l’ipocrisia delle frasi su un’ipotetica democrazia unitaria, solidale e lar- ga, frasi di cui brulicano i nostri giornali liberali. Proponendo l’allean- za con determinati strati della democrazia per fini precisi, dobbiamo distinguere la sola democrazia rivoluzionaria , soprattutto in un mo- mento come quello attuale, dobbiamo dire quali sono le caratteristi- che che piu chiaramente distinguono coloro che «sono disposti» a lottare (subito nelle file dell’esercito rivoluzionario) da coloro che * sono disposti » a mercanteggiare con l’autocrazia. Per spiegare nel modo piu chiaro agli iskristi il loro errore, cite- remo un esempio molto semplice. Il nostro programma parla di- co- mitati contadini. La risoluzione del III Congresso del POSDR ne definisce in modo preciso il significato, chiamandoli comitati conta- dini rivoluzionari (su ciò anche la conferenza dei neoiskristi fu so- stanzialmente d'accordo col III Congresso). Il compito che abbiamo loro posto è la realizzazione per via rivoluzionaria delle trasforma- zioni democratiche in generale e di quelle agrarie in particolare, compresa la confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari. Oggi gli iskristi raccomandano nella loro risoluzione nuovi « comitati d’agitazione tra i contadini ». Si tratta di un consiglio degno non di l’ultima PAROLA DELLA TATTICA « ISKRISTA » 345 operai socialisti, ma di borghesi liberali. Questi « comitati contadini d’agitazione », se venissero costituiti, farebbero solo il giuoco degli osvobozdentsy , in quanto il loro carattere rivoluzionario sarebbe sosti- tuito da un carattere liberale: abbiamo già dimostrato che il conte- nuto dellagitazione di questi comitati d’agitazione, così come è stato definito dagli iskristi (lotta « contro » la Duma e per un’Assemblea co- stituente popolare), non esce dai limiti del programma degli osvoboz - dentsy. È chiaro ora ai neoiskristi che, integrando la parola d’ordine dei comitati contadini rivoluzionari con quella dei « comitati contadi- ni d’agitazione», essi trasformano le parole d’ordine socialdemocra* tiche in parole d’ordine cadette? 5. Arriviamo infine anche al compito principale dell’« organizza- zione popolare panrussa » : la preparazione di elezioni popolari per l’Assemblea costituente. Elezioni popolari, conservando intatta l’auto- crazia! E gli «scontri» con l’autocrazia danno «nuovi motivi stimo- latori per l’insurrezione »... Ecco già delle vere elezioni farsa come nuovo motivo stimolatore per l’insurrezione! La parola d’ordine dell’* autogoverno rivoluzionario », la teoria della « generazione spontanea » dell’Assemblea costituente hanno por- tato inevitabilmente a questa assurdità, destinata a divenire classica. Parlare delle elezioni popolari mentre dominano i Trepov, cioè prima della vittoria dell’insurrezione, prima del reale abbattimento del po- tere zarista, c un colossale manilovismo, che può portare un’incredi- bile corruzione politica nella testa degli operai. Solo uomini abituati dalla nuova Isf^ra al regno della vuota fraseologia possono accettare simili parole d’ordine, che se ne vanno in polvere al primo contatto con una critica sensata. Basta pensare un pochino a che cosa sono le elezioni popolari nel vero senso della parola, basta ricordare che esse non possono avvenire se non vi è libertà di propaganda, se tutta la popolazione non ne è informata e non accetta quel centro 0 quei cen- tri locali che redigono le liste di tutta la popolazione e procedono al- la consultazione di tutti gli elettori, senza eccezioni, basta pensare solo un pochino a tutto questo per attribuire alle « elezioni popolari » progettate dal Visura il carattere di una farsa popolare o di una ciarla- taneria popolare. « All’apertura della campagna elettorale » in nessun luogo della Russia non potrà essere eletto un solo deputato che in qualche modo possa meritare il nome di « eletto da tutto il popolo », 346 LENIN che possa cioè raccogliere 50-100 mila voti dati in modo effettivamente libero e cosciente. La risoluzione iskrista consiglia al proletariato di prestarsi alla farsa , e nessun arzigogolo o giustificazione può mutare il significato di questa risoluzione da istrioni. Ci si dice che si procederà alle ele- zioni solo quando « la forza dell’organizzazione sarà sufficiente », so- lo quando «l’organizzazione preliminare" le [all’insurrezione] garan- tirà la simultaneità e l’unità ». Dal canto nostro rispondiamo: la forza si dimostra con i fatti, e non con le parole. Prima della vittoria della insurrezione è ridicolo anche solo parlare di una forza che possa sia pure soltanto proclamare, senza provocare il dileggio, le « elezioni po- polari », per non parlare poi della loro attuazione. La vittoria dell’insur- rezione non può « essere garantita » da nessuna simultaneità e da nes- suna organizzazione unitaria se (1) tale organizzazione non sarà co- stituita da uomini capaci di insorgere (e abbiamo visto come la risolu- zione predichi semplicemente « larghe » organizzazioni, cioè in realtà cadette, che senz’altro tradirebbero l’insurrezione una volta che aves- se inizio); se (2) non vi saranno forze sufficienti per la vittoria della insurrezione (e per la vittoria, oltre alla forza morale dell’opinione pubblica, del favore popolare, ecc., è necessaria la forza materiale del- l’esercito rivoluzionario). Mettere in primo piano questa forza mora- le, le altisonanti parole sul carattere « popolare » e passare sotto silen- zio nel proprio appello di guerra la vera forza materiale significa de- gradare le parole d’ordine rivoluzionarie del proletariato al livello del- la vuota fraseologia democratica borghese. Queste elezioni farsa significherebbero appunto la trasformazione non « naturale » ma artificiale del movimento popolare in insurrezione, trasformazione escogitata da un pugno di intellettuali. Inventare simili trasformazioni artificiali è un’occupazione del tutto analoga alla vec- chia occupazione di Nadezdin: escogitare il terrorismo « stimolante». I neoiskristi vogliono anch’essi « stimolare » artificialmente, provocare il popolo all’insurrezione, il che è un’idea fondamentalmente falsa. Non possiamo creare un'organizzazione effettivamente popolare: se pensassimo di indire elezioni in regime autocratico, esse rimarrebbero inevitabilmente una commedia, e utilizzare per l’insurrezione un si- mile motivo inventato sarebbe come decretare l’insurrezione in un momento in cui non ci sia fra il popolo un fermento reale. Solo della gente che non crede nell T attività rivoluzionaria del proletariato, solo l’ultima parola della tattica «iskrista» 347 degli intellettuali a caccia di parole che fanno colpo hanno potuto nel settembre 1905 mettersi a escogitare « nuovi motivi stimolatori per la insurrezione ». Come se da noi in Russia ci fossero pochi motivi reali , e non da istrioni, per l’insurrezione, come se da noi ci fossero pochi casi di un vero e non inscenato, non suscitato artificialmente, fermen- to delle masse! Delle elezioni farsa non potranno mai suscitare il fer- mento fra le masse. Ma uno sciopero, o una dimostrazione, o un am- mutinamento di soldati, o una seria esplosione studentesca, o la fame, o la mobilitazione, o un conflitto nella Duma, ecc. ecc. possono sem- pre, ogni ora, suscitarlo effettivamente. L’idea di escogitare « nuovi motivi stimolatori per l’insurrezione » non soltanto è un’enorme scioc- chezza, ma sarebbe assurda persino l’idea di indicare in anticipo que- sto e quel motivo che potrebbe realmente suscitare il fermento fra le masse. Uomini che rispettassero anche minimamente se stessi, che dessero sia pur la minima importanza alle proprie parole, mai si sareb- bero permessi di inventare « nuovi motivi stimolatori per l’insurre- zione ». Non sono i « nuovi motivi » che mancano, rispettabili Manilov, ma la forza militare, la forza militare del popolo rivoluzionario (e non del popolo in generale), la quale è costituita 1) dal proletariato e dai contadini armati, 2) dai distaccamenti d’avanguardia organizzati, formati dai rappresentanti di queste due classi, 3) dai reparti dell’eser- cito pronti a passare dalla parte del popolo. Tutto ciò, preso insieme, forma Y esercito rivoluzionario . Parlare dell’insurrezione, della sua for- za, del passaggio naturale all’insurrezione, e non parlare dell’eser- cito rivoluzionario vuol dire parlare di cose assurde e confuse, tan- to più quanto piu l’esercito controrivoluzionario è mobilitato. Esco- gitare « nuovi motivi stimolatori per l’insurrezione » all’epoca delle insurrezioni del Caucaso, del Mar Nero, della Polonia e di Riga signi- fica chiudersi a bella posta nel proprio guscio ed estraniarsi dal movi- mento. Ci troviamo di fronte a un fortissimo fermento fra gli operai e i contadini. Dal 9 gennaio ci troviamo di fronte a una serie di esplo- sioni insurrezionali che, per la loro ampiezza, forza e tenacia, progre- discono incessantemente e con continua rapidità. Nessuno può garan- tire che domani queste esplosioni insurrezionali non si ripetano in tut- te le grandi città, in tutti gli accampamenti militari, in tutti i villag- gi. Anzi, tutti i sintomi concordano nel lasciar prevedere che sono pro- babili, vicine, inevitabili. Il loro successo dipenderà in primo luogo LENIN 348 dai successi dell’agitazione e dell’organizzazione rivoluzionaria ; pre- cisamente rivoluzionaria e non quella « largamente democratica », della quale parla Visura, in quanto tra i democratici la massa non è costituita da rivoluzionari. Il successo dipenderà in secondo luogo dalla forza e dalla preparazione dell’esercito rivoluzionario. Che la prima condizione esista da tempo è cosa riconosciuta da tutti, e la ga- rantiscono in tutta la Russia tutti i rivoluzionari, letteralmente in ogni riunione di circolo e di gruppo, in ogni comizio volante o organizzato. Che la seconda condizione esista è cosa ancora pochissimo ricono- sciuta. Non è riconosciuta, e non può esserlo, dalla borghesia libera- le, data la sua posizione di classe. Tra i rivoluzionari, non ne parlano soltanto coloro che arrancano disperatamente al rimorchio della bor- ghesia monarchica. Insurrezione è una grande parola. L’appello all’insurrezione è un appello estremamente serio. Quanto piu complessa diventa la strut- tura sociale, quanto piu elevata Porganizzazione del potere statale, quanto più perfezionata la tecnica militare, tanto piu inammissibile è avanzare avventatamente questa parola d’ordine. E noi abbiamo detto più volte che i socialdemocratici rivoluzionari da tempo si sono preparati ad avanzarla, ma l’hanno avanzata come appello diretto so- lo allorquando non potevano sussistere incertezze sulla serietà, l’am- piezza e la profondità del movimento rivoluzionario, nessuna incer- tezza sul fatto che le cose si avviavano verso l’epilogo, nel vero senso della parola. Con le grandi parole bisogna andar cauti. Immense sono le difficoltà per trasformarle in grandi fatti. Ma proprio per questo sarebbe imperdonabile eludere queste difficoltà con frasi vuo- te, sottrarsi a compiti gravi con congetture maniloviste, vedere attra- verso rosee finzioni le possibili « trasformazioni naturali » che porta- no a questi difficili compiti. Esercito rivoluzionario: anche questa è una grande parola. La sua costituzione è un processo difficile, complesso e lungo. Ma quan- do vediamo che il processo è cominciato e che a strappi, frammen- tariamente, procede dovunque; quando sappiamo che senza tale eser- cito è impossibile l’effettiva vittoria della rivoluzione, dobbiamo for- mulare con energia e chiarezza questa parola d’ordine, dobbiamo propagandarla, farne la pietra di paragone per i problemi più attuali della politica. Sarebbe errato pensare che quando la rivoluzione, per le condizioni dello sviluppo economico-sociale, è del tutto matura, le l'ultima PAROLA DELLA TATTICA « rSKRISTA » 349 classi rivoluzionarie abbiano sempre la forza sufficiente per com- pierla. No, la società umana non è costruita in modo tanto razionale e « comodo » per gli elementi d'avanguardia. La rivoluzione può es- sere matura, e la forza dei suoi protagonisti può non essere sufficiente per realizzarla; allora la società imputridisce, e il suo stato di putre- fazione si protrae talvolta per interi decenni. È indubbio che la rivo- luzione democratica in Russia è matura, ma hanno le classi rivolu- zionarie le forze sufficienti per compierla? Lo deciderà la lotta, il cui momento critico si sta avvicinando con enorme rapidità se non ci ingannano numerosi indizi diretti e indiretti. La superiorità mora- le è indubbia, la forza morale è già grandissima; se mancasse natu- ralmente non si potrebbe nemmeno parlare di rivoluzione. È una condizione necessaria, ma non ancora sufficiente , Si trasformerà essa in una forza materiale capace di spezzare la resistenza estremamente seria (e non dobbiamo chiudere gli occhi su tale fatto) dell'autocra- zia? Lo dimostrerà l'esito della lotta. La parola d'ordine dell’insur- rezione è la parola d'ordine che decide del problema della forza materiale, e la forza materiale nella civiltà europea moderna è soltan- to la forza militare. Questa parola d'ordine non può essere avanzata fin quando non sono mature le condizioni generali per l'insurrezione, fin quando non si sono manifestati in modo preciso il fermento del- le masse e la loro preparazione all’azione, fin quando le circostanze esteriori non hanno portato a una crisi palese. Ma poiché tale parola d’ordine è stata posta, sarebbe vergognoso tirarsi indietro, ritornare alla forza morale, ritornare ancora ad una delle condizioni dello svilup- po della base per l’insurrezione, tornare ancora ad una delle «trasfor- mazioni possibili », ecc. ecc. No, poiché il dado è tratto bisogna ab- bandonare tutte le scappatoie, bisogna esplicitamente e chiaramente spiegare alle piu larghe masse quali sono ora le condizioni pratiche per una rivoluzione vittoriosa. Siamo ben lungi dall’aver enumerato tutti gli errori contenuti nel- la risoluzione iskrista, che — per uomini capaci di pensare e non pa- ghi di « cogliere il momento » — rimarrà per lungo tempo un triste monumento del modo in cui si possono svilire i compiti della social- democrazia. Ci sembra piti importante ricercare le fonti principali degli errori piuttosto che enumerare tutte le manifestazioni, anche quelle relativamente modeste, di una posizione radicalmente falsa. 350 LENIN Perciò osserveremo solo di sfuggita che assurda e reazionaria è l’idea di presentare degli « ultimatum » (parola militare che suona come un volgare bluff qualora manchi una forza militare già pronta) alla Du- ma , di voler trasformare questa Duma # in assemblea rivoluziona- ria; passeremo quindi al significato generale della parola d’ordine: « autogoverno rivoluzionario del popolo ». In questa parola d’ordine, o meglio nella sua trasformazione in parola d’ordine centrale, è la radice di tutti gli sbandamenti ddVIsfyra. \Jls\ra si è provata a difendere questa parola d’ordine richiamandosi alla « dialettica », a quella dialettica plekhanoviana grazie alla quale le «nebulosità organizzative» dcWls^ra vennero in un primo tempo difese, e successivamente denunciate da Plekhanov! L’autogoverno rivoluzionario del popolo non è il prologo dell’in- surrezione, abbiamo detto, non è la « trasformazione naturale » in insurrezione, ma ne è l’epilogo. Senza la vittoria dell’insurrezione non è nemmeno il caso di parlare seriamente di un vero, autentico autogoverno. E abbiamo aggiunto che è reazionaria l’idea stessa di dare la massima importanza alla direzione dello Stato e non alla struttura dello Stato, che è un’immensa sciocchezza identificare l’autogoverno rivoluzionario e l’esercito rivoluzionario, che l’esercito rivoluzionario, dopo aver vinto, presuppone necessariamente l’auto- governo rivoluzionario, mentre l’autogoverno rivoluzionario non pre- suppone ancora necessariamente l’esercito rivoluzionario. L 'ls\ra ha tentato di difendere la confusione delle sue parole d’or- dine consapevoli richiamandosi alla «dialettica» di un processo ele- mentare inconsapevole: la realtà non conosce nette delimitazioni; le casse operaie esistono tuttora ( Sozial-demol^rat , n. 12), eccovi gli ele- menti deU*autogoverno; nel processa dialettico di sviluppo il prolo- go e l’epilogo spesso si intrecciano. * Se nell’imminente lotta contro lo zarismo saremo forti, la Duma si orienterà inevitabilmente a sinistra (o almeno la sua parte liberale; di quella reazionaria non fc il caso di parlare), ma tentare sul serio di influire sulla Duma senza pensare di di- struggere il potere dello zar sarebbe una sciocchezza, sarebbe come se il Giappone si fosse messo a presentare degli « ultimatum » alla Cina o ad attribuire una seria impor- tanza al suo aiuto senza pensare di distruggere le forze armate della Russia. Dopo il 1 8 marzo 1848 la Duma prussiana (Landtag unito) firmò immediatamente, « a occhi chiusi », il documento per la convocazione dell’ Assemblea costituente, ma prima di al- lora gli «ultimatum» dei rivoluzionari e tutù i loro «tentativi» di influire sulla Du- ma, tutte le loro minacce erano rimaste parole vuote di contenuto per i vari Petrunke- ▼ic, Kodicev e Miliukov che sedevano allora nella Duma. l’ultima parola della tattica «iskrista» 351 Quest’ultimo fatto è senz’altro vero. Il processo dello sviluppo reale procede sempre in modo confuso, facendo affiorare frammenti di epilogo prima del vero prologo. Ma ciò significa forse che al capo di un partito consapevole dei suoi compiti sia permesso confondere i problemi della lotta, sia permesso mescolare il prologo con l’epilogo? Può la dialettica di un processo elementare confuso giustificare la confusione nella logica di socialdemocratici coscienti? Non significa ciò sostituire la dialettica nel senso datogli da Marx con la dialettica nel senso datogli da Plekhanov? Per rendere piu chiaro il nostro pensiero citeremo un esempio. Supponiamo che si tratti non della rivoluzione democratica, ma di quella socialista. La crisi sta maturando, si avvicina l’epoca della dittatura del proletariato. E gli opportunisti mettono in primo pia- no la parola d’ordine: cooperative di consumo; i rivoluzionari, inve- ce, la parola d’ordine: conquista del potere politico da parte del pro- letariato. Gli opportunisti dicono: le cooperative di consumo sono una forza reale del proletariato, la conquista di una posizione econo- mica reale, un vero frammento di socialismo; voi, rivoluzionari, non comprendete lo sviluppo dialettico, questa trasformazione del ca- pitalismo in socialismo, questa penetrazione di cellule del socialismo alPinterno del capitalismo stesso, questo svuotamento del capitalismo mediante l’immissione di un nuovo contenuto socialista. Si, rispondono i rivoluzionari, conveniamo che le cooperative di consumo sono, in un certo senso, un frammento di socialismo. In primo luogo, la società socialista è una grande cooperativa di consu- mo con una produzione per il consumo organizzata secondo un piano; in secondo luogo non si può realizzare il socialismo senza un poten- te movimento operaio che si sviluppi in molte direzioni, e una di queste direzioni è costituita appunto dalle cooperative di consumo. Ma non è di questo che si tratta. Finché il potere rimarrà nelle ma- ni della borghesia, le cooperative di consumo saranno un misero frammento, che non garantirà nessuna trasformazione importante, non apporterà nessun cambiamento decisivo e talvolta potrà persino distrarre dalla seria lotta per la rivoluzione. Le esperienze acquista- te dagli operai nelle cooperative di consumo sono molto utili; su ciò non vi possono essere discussioni. Ma il terreno adatto per applicare sul serio tali esperienze può essere creato soltanto dal passaggio del potere nelle mani del proletariato. Allora il sistema delle cooperative 352 LENIN di consumo potrà disporre anche del plusvalore; ora la sfera di ap- plicazione di questo utile istituto è ristretta a miserabili dimensioni dalla miserabile entità dei salari. Allora diverrà un’associazione di consumo di lavoratori realmente liberi; ora è un’associazione di schiavi salariati, schiacciati e soffocati dal capitale. Le cooperative di consumo sono dunque un frammento di socialismo. Il processo dia- lettico di sviluppo già ora immette effettivamente nella società, pur nei limiti del capitalismo, elementi della nuova società, suoi elemen- ti materiali e spirituali. Ma i socialisti devono saper distinguere i frammenti dal tutto, devono porsi come parola d’ordine il tutto, e non il frammento, devono contrapporre le condizioni fondamentali per un’effettiva rivoluzione a quei rattoppi parziali che spesso fanno abbandonare ai combattenti la strada veramente rivoluzionaria. Che ne pensa Visura, chi ha ragione in questa disputa? Lo stesso si può dire per la parola d’ordine: «autogoverno rivo- luzionario» in un’epoca di rivoluzione democratica. Noi non siamo contro l’autogoverno rivoluzionario, gli abbiamo dato da lungo tem- po un posto modesto nel nostro programma minimo (cfr. il para- grafo sulla larga autonomia locale), conveniamo che è un frammen- to della rivoluzione democratica, come abbiamo già osservato nel n. 15 del Proletari 101 riferendoci alla Duma di Smolensk. La rivoluzio- ne democratica sarebbe impossibile senza un movimento democra- tico potente che si sviluppi in molte direzioni, e una di tali direzioni è il movimento nel campo dell’autogoverno. Ma la rivoluzione de- mocratica sarebbe impossibile, ad esempio, anche senza scuola rivo- luzionaria, che è un indizio tanto indubbio dell’effettiva disgrega- zione dello zarismo quanto lo sono le casse operaie nonostante la po- lizia, il fermento nel clero, l’autonomia locale illegale, ecc. Quale conclusione intendete trarne, pensateci un po’, compagni deiYIs\ra\ Che bisogna riunire tutti questi frammenti di disgregazione in una parola d’ordine organica: insurrezione? oppure che bisogna defor- mare la parola d’ordine dell’insurrezione, facendola dipendere da uno dei frammenti, cioè dall’autogoverno? « Organizzazione dell’autogoverno rivoluzionario, o, il che è lo stesso, organizzazione delle forze popolari per l’insurrezione » ha scritto la fiera ls\ra (n. 109, p. 2, col. 1). È come dire: l’organizza- zione della scuola rivoluzionaria è l’organizzazione delle forze per rinsurrezione, l’organizzazione del fermento nel clero è l’organizza- l’ultima PAROLA DELLA TATTICA « ISKRISTA > 353 zione delle forze per l’insurrezione, l’organizzazione delle coopera- tive di consumo è l’organi zzazione delle forze per la rivoluzione socialista. No, siete dei cattivi dialettici, compagni dzlYIs%ra. J^on sapete ragionare dialetticamente, benché sappiate rigirare le cose e cavarvela, come Plekhanov col problema delle nebulosità organizza- tive e tattiche esistenti nelle vostre concezioni. Voi avete dimenticato che con la vittoria dell’insurrezione tutti i frammenti della rivolu- zione si fonderanno immancabilmente in un tutto unico, in un « ve- ro epilogo» dell’insurrezione, mentre senza la vittoria dell’insurre- zione i frammenti rimarranno tali, miseri frammenti incapaci di cambiare nulla e tali da soddisfare soltanto i filistei. Morale: i) i socialdemocratici opportunisti sia alla vigilia della ri- voluzione socialista che alla vigilia della rivoluzione democratica hanno la cattiva abitudine di occuparsi incessantemente di uno dei piccoli frammenti del grande processo, erigendo tale frammento a. un tutto, subordinando il tutto al frammento, deformando il tutto, convertendosi quindi in un’appendice dei riformisti inconseguenti e pavidi; 2) la dialettica del processo spontaneo, il quale sempre e necessariamente è confuso, non giustifica la confusione nelle conclu- sioni logiche e nelle parole d’ordine politiche, che abbastanza di fre- quente (ma non necessariamente) sono confuse. P.S. L’articolo era già impaginato quando abbiamo ricevuto l’edi- zione iskrista per Testerò della risoluzione della Conferenza costitutiva meridionale. Il testo della risoluzione sulla Duma differisce un poco da quello edito in Russia da noi riportato sopra. Ma le differenze non sono sostanziali e non infirmano per nulla le nostre critiche. Proletari, n. 31, *7 (4) ottobre 1905. NOTA ALL’ARTICOLO DI M. RORISOV « IL MOVIMENTO SINDACALE E I COMPITI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA » Pubblichiamo con piacere quest’articolo di un compagno che la- vora in Russia, in quanto un esame completo del problema dei sin- dacati si pone oggi all’ordine del giorno. Solo l’esperienza di tutto il partito, illuminato costantemente dalla teoria marxista, può per- mettere di elaborare le forme di sindacati socialdemocratici piu ade- renti alle condizioni russe. Bisogna anche utilizzare le lezioni che ci danno i nemici. La borghesia di tutto il mondo ha esultato per le tendenze «corporativistiche» manifestatesi al Congresso di Colonia nella speranza di poter distrarre gli operai dal socialismo per spin- gerli a un tradunionismo « puro », cioè borghese. In Russia persino le Mos\ovs\ie Viedomosti hanno ora imparato a ripetere un simile ritornello. E se la borghesia si mette ad elogiare qualcuno di noi per la sua « serenità » o « impegno » nel propugnare un movimento sin- dacale « ragionevole », si può essere sicuri che nel nostro lavoro com- mettiamo degli errori. Il compagno M. Borisov imposta il problema proprio in modo da adempiere sotto tutti gli aspetti il nostro dovere di socialisti, non commettendo in alcun modo simili errori. Proletari, n. ai, 17 (4) ottobre 1905. A PROPOSITO DELLA MORTE DI TRUBETSKOI II giornale liberale Frankfurter Zeitung è terribilmente indignato per la risoluzione conseguentemente rivoluzionaria degli studenti moscoviti, i quali esigono che l’Assemblea costituente venga convo- cata non dallo zar, non dalla Duma, e nemmeno (non si adirino i compagni della nuova Is\ra\) dalP« organizzazione democratica del popolo », ma da un governo rivoluzionario provvisorio. A tal propo- sito gli uomini di borsa liberali tedeschi deplorano l’« immaturità » degli studenti ecc. Ora, pubblicando il telegramma sulla morte di Trubetskoi, lo stesso giornale (13, X, Abendblatt ) osserva: «Pare che al ministero dell’istruzione pubblica gli [a Trubetskoi] abbiano fatto una scenata». Povero Trubetskoi! Mirare alla libertà del popolo, e morire per una « scenata » fattagli nella sala d’aspetto di un ministro dello zar... Siamo pronti ad ammettere che si fratta di una punizione troppo crudele persino per un liberale russo. Ma, signori, non è meglio, non è piu degno per dei partigiani della libertà del popolo rifiutare qual- siasi contatto con il governo dei carnefici e delle spie? Non è meglio morire nella vera lotta di strada, onesta, aperta, che illumina e e;duca il popolo, nella lotta di strada contro questi rettili, senza il cui an- nientamento non è possibile una reale libertà, piuttosto che morire per le « scenate » di cui si è stati oggetto in colloqui con i vari Tre- pov e i suoi spregevoli servi? Scritto nel settembre -ottobre 1905. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin , 1926, V. GLI INSEGNAMENTI DEI FATTI DI MOSCA Lo slancio rivoluzionario del proletariato moscovita, manifestatosi tanto chiaramente nello sciopero politico e nella lotta di strada, non si è ancora spento. Lo sciopero continua. Si è esteso in parte a Pietro- burgo, dove, per solidarietà con i loro compagni di Mosca, scioperano i compositori. Ancora non si sa se Tattuale movimento si calmerà prima della nuova ondata, o se assumerà forme durevoli. Comun- que, alcuni risultati, e per di pili molto istruttivi, dei fatti di Mosca già si fanno sentire, e su tali risultati è opportuno soffermarsi. Nel suo complesso il movimento non è arrivato alla battaglia de- cisiva degli operai rivoluzionari contro le forze dello zarismo. Si è trattato solo di piccoli scontri d’avamposti, in parte, forse, di una esercitazione militare nella guerra civile, ma non d'una di quelle battaglie che determinano l'esito della guerra. Delle due ipotesi da noi fatte la settimana scorsa si avvera piuttosto la prima, e precisa- mente quella secondo cui non ci troviamo di fronte a un assalto de- cisivo, ma solo a una sua prova generale. La prova ha tuttavia fatto apparire sulla scena, in tutta la loro statura, tutti i personaggi del dramma storico, gettando in tal modo un fascio di luce sul proba- bile — e in parte inevitabile — svolgimento del dramma stesso. I fatti di Mosca hanno avuto inizio con avvenimenti a prima vista di carattere puramente accademico. Il governo aveva fatto dono alle università di un’« autonomia > parziale, o pse.udoautonomia. I signori professori avevano ottenuto l'autoammi nitrazione. Gli stu- denti, il diritto di riunione. Una piccola breccia era stata cosi aperta nel sistema generale delloppressione autocratica feudale. In quella breccia si sono slanciate subito, con forza inattesa, nuove correnti ri- voluzionarie. Una misera concessione, una riforma da due soldi, at- GLI INSEGNAMENTI DEI FATTI DI MOSCA 357 tuata allo scopo di smussare le contraddizioni politiche e « concilia- re » i grassatori con i derubati, ha suscitato in realtà un enorme ina- sprimento della lotta e l’aumento del numero dei partecipanti. Alle riunioni studentesche sono affluiti a frotte gli operai. Si sono avuti comizi popolari rivoluzionari, dove, nella lotta per la libertà, la clas- se d’avanguardia — il proletariato — ha preso il sopravvento. Il go- verno ne è rimasto indignato. I « seri * liberali, che avevano ottenuto l’autogoverno dei professori, si sono agitati e hanno abbandonato gli studenti rivoluzionari per passare dalla parte del governo poliziesco, del governo dello staffile. I liberali si sono serviti della libertà per tradire la libertà, per trattenere gli studenti dallallargare e inasprire la lotta* per predicare T« ordine» mentre infierivano i giannizzeri e i centoneri dei signori Trepov e Romanov! I liberali si sono serviti della libertà per facilitare le cose ai carnefici del popolo, per chiu- dere l’università, questo puro santuario autorizzato dagli aguzzini della « scienza » che gli studenti avevano profanato facendovi entra- re l’« abbietta plebaglia » per esaminare problemi « non autorizzati » dalla cricca autocratica. I liberali autogovernantisi hanno tradito il pò- polo, hanno tradito la libertà, in quanto hanno avuto paura di un eccidio nell’ateneo. Sono stati però puniti in modo esemplare per la loro abbietta vigliaccheria. Avendo chiuso Funiversità rivoluziona- ria, hanno aperto la rivoluzione nelle strade. Miserabili pedanti, essi già esultavano, a gara con gli infami Glazov, per essere riusciti a spegnere l’incendio nella scuola. In realtà avevano soltanto appiccato l’incendio alla grande città industriale. Questi omuncoli pieni di pro- sopopea hanno proibito agli operai di andare dagli studenti; e han- no soltanto spinto gli studenti verso gli operai rivoluzionari. Hanno valutato tutti i problemi politici dal punto di vista del loro ovile, completamente permeato di burocratismo secolare; hanno supplicato gli studenti di risparmiarlo, questo ovile. È stato sufficiente il primo soffio d’aria fresca, la comparsa d’una forza spontanea, libera e gio- vane, perchè tutti si dimenticassero persino di pensare all’ovile, poi- ché il vento si faceva piu forte, si trasformava in un uragano che tendeva a spazzare via la fonte di tutto il burocratismo e di tutti gli oltraggi contro il popolo russo, l’autocrazia zarista. E oggi ancora, quando il primo pericolo è passato, quando l’uragano si è manifesta- mente calmato, i servi dell’autocrazia continuano a tremare di paura al solo ricordo del baratro che si era aperto davanti a loro durante LENIN" tL le sanguinose giornate di Mosca: « Per ora non si tratta ancora di un incendio, ma c'è stato senza dubbio il tentativo di appiccarlo », bor- botta il signor Menscikov nel servile Novoic Vremta (30 settembre), « per ora non si tratta ancora di una rivoluzione... ma già del prologo della rivoluzione». «“Essa avanza” dicevo io [Menscikov] in aprile, e da allora quali passi spaventosi “ essa ” ha fatto!... Ha risvegliato fin nel più profondo le forze elementari del popolo ». In un beirimpiccio sono caduti i Trepov e i Romanov, insieme con i liberali borghesi sempre pronti al tradimento! Se si apre l’uni- versità, si fornisce una tribuna alle assemblee popolari rivoluzionarie, si rende un impareggiabile servizio alla socialdemocrazia. Se si chiu- de ['università, si dà inizio alla lotta di strada. E i nostri paladini della frusta si agitano, digrignano i denti: aprono di nuovo l'univer- sità di Mosca, fanno mostra di voler permettere agli studenti di man- tenere da sé lordine durante i cortei, fingono di non vedere l'auto- governo degli studenti che si organizzano dividendosi in aderenti del partito socialdemocratico, dei socialisti-rivoluzionari, ecc. e formano una regolare rappresentanza politica nel « parlamento » studentesco (gli studenti, siamo sicuri, non si limiteranno all autogoverno rivolu- zionario, ma si metteranno immediatamente e seriamente ad orga- nizzare e ad armare distaccamenti deiresercito rivoluzionario). E insieme con i Trepov si agitano i professori liberali, che si danno da fare per esortare oggi gli studenti ad essere più modesti, domani 1 frustatori ad esser meno severi. L'agitarsi degli uni e degli altri ci procura una grande soddisfazione: il vento della rivoluzione soffia dunque in poppa, se i capi e i transfughi politici tanto si dimenano in coperta. Ma oltre all'orgoglio legittimo e alla legittima soddisfazione, i ve- ri rivoluzionari devono ricavare qualcosa di più dai fatti di Mosca: devono farsi un’idea chiara delle forze sociali e del modo come effet- tivamente esse agiscono nella rivoluzione russa, un concetto piu pre- ciso delle forme d azione di tali forze. Considerate come, politica- mente, si sono succeduti i fatti di Mosca, e vedrete il quadro tipico, e caratteristico dal punto di vista di classe, di tutta la rivoluzione. Ecco l'ordine in cui sono avvenuti: si apre una piccola breccia nel vecchio ordinamento; il governo tura la breccia mediante qualche piccola concessione, qualche « riforma » ingannevole, ccc.; invece di calmare gli spiriti ottiene un nuovo inasprimento e un nuovo aliar- GLI INSEGNAMENTI DEI FATTI DI MOSCA 359 gamento della lotta; la borghesia liberale tentenna e si agita, cercan- do di dissuadere i rivoluzionari dalla rivoluzione e i poliziotti dalla reazione; il popolo rivoluzionario, col proletariato alla testa, entra in scena e la lotta aperta crea una nuova situazione politica; il campo di battaglia conquistato è piu elevato e piu vasto, e nella fortezza del nemico si apre nuovamente una breccia; il movimento si eleva quin- di sempre di piu. Ci troviamo davanti ad una ritirata su tutta la linea del governo, hanno giustamente osservato di recente le Russate Viedomostì . Ma un giornale liberale 102 ha aggiunto non senza sottile ironia: ritirata con scaramucce di retroguardia. Il corrispondente da Pietroburgo del giornale liberale berlinese Vossische Zeitung ha tele- grafato il 3 (16) ottobre una sua intervista col capo della cancelleria, Trepov. «Non ci si può attendere — ha detto al corrispondente il miserevole poliziotto — che il governo metta in atto nessun piano conseguente, giacché ogni giorno porta avvenimenti imprevedibili. Il governo è costretto a manovrare; con la forza non si può soffocare l’attuale movimento, che può trascinarsi sia per due mesi che per due anni ». Si, la tattica del governo appare chiarissima. È indubbiamente quella di manovrare e di ritirarsi con scaramucce di retroguardia. Si tratta di una tattica giustissima dal punto di vista degli interessi del- l’autocrazia : sarebbe un gravissimo errore, un’illusione nefasta da parte dei rivoluzionari dimenticare che il governo può ancora riti- rarsi molto, molto a lungo senza perdere ciò che è l’essenziale. L’esempio della semirivoluzione incompiuta e abortita nella Germania nel 1848 (esempio su cui torneremo ancora nel prossimo numero del Proletari e che non cesseremo mai di ricordare) dimostra come, an- che cedendo fino a concedere l’Assemblea costituente {a parole ), il governo possa conservare forze sufficienti per sconfiggere la rivolu- zione nell’ultima battaglia decisiva. Ecco perchè, studiando i fatti di Mosca, quest’ultimo scontro nella lunga serie di scontri della nostra guerra civile, dobbiamo osservare a mente fredda il corso degli avve- nimenti, dobbiamo prepararci con la massima energia e con la mas- sima tenacia a una lotta lunga e senza quartiere, dobbiamo guardarci da quegli alleati che già adesso si rivelano alleati transfughi. Quan- do ancora non è stato conquistato assolutamente nulla di decisivo, quando il nemico dispone di un vastissimo campo per ulteriori con- cessioni vantaggiose e non pericolose, quando sono in corso battaglie 36 ° LENIN sempre piu importanti, la fiducia in simili alleati, i tentativi di con- cludere accordi con essi, o semplicemente di appoggiarli a determina- te condizioni, possono rivelarsi non solo una sciocchezza, ma persino un tradimento ai danni del proletariato. In realtà è forse casuale la condotta dei professori liberali prima e nel corso degli avvenimenti di Mosca? Si tratta di un’eccezione o di una regola per tutto il partito democratico costituzionale? Espri- me tale condotta caratteristiche particolari di un dato gruppo della borghesia liberale o gli interessi fondamentali di tutta la borghesia nel suo complesso? Tra i socialisti non ci possono essere due pareri diversi su tali questioni, ma non tutti i socialisti sanno attuare in modo conseguente una tattica veramente socialista. Per avere un’idea più chiara sulla sostanza della questione guar- diamo come i liberali stessi espongono la loro tattica. Sulle colonne della stampa russa essi evitano di parlare esplicitamente contro i so- cialdemocratici e persino di parlarne apertamente. Ma ecco un’infor- mazione interessante apparsa sulla berlinese Vossische Zeitung, che senza dubbio esprime nel modo più sincero le loro idee: « I disordini studenteschi si sono rinnovati sia a Pietroburgo che a Mosca in modo eccezionalmente violento fin dall’inizio deiranno sco- lastico, nonostante l’autonomia concessa — invero molto in ritardo — alle università e agli istituti superiori. A Mosca inoltre essi sono stati accompagnati da un vasto movimento operaio. Questi disordini indica- no che il movimento rivoluzionario russo è entrato in una nuova fase. Il modo in cui si sono svolte le riunioni studentesche e le loro risoluzioni dimostrano che gli studenti hanno accettato la parola d’ordine dei capi socialdemocratici: trasformare l’università in luogo di riunioni e portare cosi la rivoluzione in larghi strati della popolazione. Come si metta in atto tale parola d’ordine, già l’hanno dimostrato gli studenti di Mosca: hanno invitato nell’edificio dell’università operai e altre persone non aven- ti nessun rapporto con l’università stessa, e in numero tale che gli stu- denti si sono venuti a trovare in minoranza, Ovviamente, un fenomeno del genere non può durare a lungo, data la situazione esistente. Il governo preferisce chiudere le università piuttosto che tollerare tali riunioni. Ciò è tanto chiaro che a prima vista pare impossibile che i capi socialdemocra- tici abbiano potuto dare una simile parola d’ordine. Essi sapevano be- nissimo a che cosa avrebbe condotto; essi hanno cercato proprio di fare in modo che il governo chiudesse le università. E a che scopo? Semplice- GLI INSEGNAMENTI DEI FATTI DI MOSCA 361 mente perchè vogliono ostacolare con tutti Ì mezzi possibili il movimento liberale . Essi sanno perfettamente di non essere in grado di condurre con le loro sole forze una grande azione politica; non osino quindi far nulla nemmeno i liberali e i radicali, giacché ciò, vedete un poco, può solo danneggiare il proletariato socialista. Questo deve conquistarsi da sé i pro- pri diritti. La socialdemocrazia russa può essere molto orgogliosa di questa tattica “ inflessibile ” [e unbeugsame »], ma a qualsiasi osserva* tore imparziale essa non può non apparire estremamente miope; è poco probabile che essa porti a vittorie la socialdemocrazia russa. Non si capi- sce assolutamente che cosa essa guadagni dalla chiusura delle università, inevitabile se tale tattica continua. Invece è molto importante per tutti i partiti del progresso che nelle università e negli istituti superiori le lezio- ni continuino. Il lungo sciopero degli studenti e dei professori ha già arrecato grave danno alla cultura russa. La ripresa dell’attività accade- mica è estremamente necessaria. L'autonomia ha reso possibile ai pro- fessori il libero esercizio della loro attività culturale. I professori di tutte le università e degli istituti superiori sono quindi d’accordo nel conside- rare necessaria la ripresa delle lezioni. Essi usano di tutta la loro in- fluenza per indurre gli studenti a non seguire la parola d’ordine social- democratica ». La lotta tra il liberalismo borghese (i democratici costituzionali) e i socialdemocratici si è cosi delineata in pieno. Non ostacolate il movimento liberale! Ecco la parola d’ordine magnificamente espres- sa nell’articolo citato. Ma in che cosa consiste questo movimento libe- rale? In un movimento di ritirata, in quanto i professori si valgono e desiderano valersi della libera università non per la propaganda rivoluzionaria, ma per quella controrivoluzionaria, non per attizzare l’incendio, ma per spegnerlo, non per allargare.il campo di battaglia, ma per distogliere dalla lotta decisiva e giungere alla pacifica collabo- razione con i Trepov, Il «movimento liberale», con l’inasprirsi della lotta, è divenuto (lo abbiamo visto nei fatti) un movimento di ritor- no dai rivoluzionari ai reazionari. I liberali ci sono naturalmente in certo qual modo utili, dato che portano l’incertezza nelle file dei Trepov e degli altri servi dei Romanov, ma tale utilità non sarà an- nullata dai danni per l’incertezza da loro seminata nelle nostre file solo se tracceremo limiti inequivocabili tra noi e i democratici costi- tuzionali e bolleremo spietatamente qualsiasi loro passo incerto. I liberali, avendo coscienza, o, meglio, sentendo di essere gli egemoni nel regime economico contemporaneo, cercano di esserlo anchs nel- 362 LENIN la rivoluzione, e chiamano qualsiasi continuazione, allargamento e inasprimento della rivoluzione che esca dai limiti di un ripiego doz- zinale « ostacolo » al movimento liberale. Preoccupati per le sorti della pseudolibertà universitaria concessa da Trepov, essi lottano og- gi contro la libertà rivoluzionaria. Preoccupati per la « libertà di riu- nione » legale, che il governo concederà domani in una forma poli- ziesca, deformata, essi vogliono trattenerci dairutilizzare le riunioni per fini veramente proletari. Preoccupati per la Duma, essi hanno già manifestato una saggia moderazione al congresso di settembre, e la manifestano oggi combattendo contro Tidea del boicottaggio : non impediteci, dicono, di lavorare nella Duma! E, a vergogna della socialdemocrazia, bisogna ammettere che nel suo seno si trovano degli opportunisti, che, per un travisamento dot- trinario e inerte del marxismo, hanno abboccato all’amo. La rivolu- zione è borghese, pensano costoro, e perciò... perciò bisogna retroce- dere via via che la borghesia ottiene concessioni dallo zarismo. Se i neoiskristi non hanno compreso finora il significato reale della Duma, è proprio perché ritirandosi loro stessi non possono naturalmente nota- re la ritirata dei democratici costituzionali. Che i neoiskristi abbiano cominciato ad indietreggiare fin dall’epoca della pubblicazione della legge sulla Duma, è un fatto indiscutibile. Prima essi non pensavano di porre all’ordine del giorno il problema dell’accordo con i democra- tici costituzionalisti. Dopo l’hanno posta (Parvus, Cerevanin e Martov), e non solo teoricamente, ma in forma pratica immediata. Prima essi presentarono condizioni abbastanza rigorose ai democratici (che giungevano fino alla richiesta di concorrere all’armamento del popolo ecc.). Dopo hanno ridotto di colpo le condizioni, limitandosi a chie- dere l’assicurazione di trasformare la Duma dei centoneri 0 liberale in Duma rivoluzionaria. Prima essi, in una risoluzione ufficiale, alla domanda: chi deve convocare l’Assemblea costituente popolare? ri- spondevano: o un governo rivoluzionario provvisorio 0 un istituto rappresentativo. Dopo hanno cancellato il governo rivoluzionario provvisorio e dicono: o le « organizzazioni democratiche [sul tipo dei democratici costituzionalisti?] del popolo» (?), o... o la Duma. Ve- diamo, cosi, in base ai fatti, come i neoiskristi si attengano al loro meraviglioso principio: la rivoluzione è borghese; state attenti, com- pagni, non fate in modo che la borghesia se ne allontani! I fatti di Mosca hanno dimostrato per la prima volta dopo la leg- GLI INSEGNAMENTI DEI FATTI DI MOSCA 363 ge sulla Duma qual è in realtà la tattica dei democratici costituzio- nalisti nei momenti politici gravi, hanno dimostrato anche che la co- da opportunistica della socialdemocrazia, da noi descritta, si trasfor- ma inevitabilmente in semplice appendice della borghesia. Abbiamo testé detto: Duma dei centoneri o liberale. All’iskrista tali parole apparirebbero mostruose, in quanto egli pensa che sia molto impor- tante fare una distinzione tra Duma dei centoneri e Duma liberale. Ma i fatti di Mosca hanno rivelato la falsità di quest’idea « parla- mentare », erroneamente avanzata in un periodo preparlamentare. I fatti di Mosca hanno dimostrato che il transfuga liberale ha effettiva- mente recitato la parte dei Trepov. La chiusura dell’università, che ieri sarebbe stata decretata da Trepov, oggi viene effettuata dai si- gnori Manuilov e Trubetskoi. Non è chiaro che i liberali «dumisti» si dimeneranno anch’essi fra i Trepov e i Romanov da una parte e il popolo rivoluzionario dall’altra? Non è chiaro che il minimo appog- gio ai transfughi liberali è un atto degno soltanto di politici sem- plicioni? Nel sistema parlamentare è spesso necessario appoggiare un par- tito piu liberale contro uno meno liberale. Ma appoggiare nella lotta rivoluzionaria per un regime parlamentare i transfughi liberali, che «conciliano» Trepov con la rivoluzione, è un tradimento. I fatti di Mosca hanno dimostrato nella realtà qual è il raggrup- pamento delle forze sociali di cui tante volte ha già parlato il Prole- tari: il proletariato socialista e il reparto d’avanguardia della demo- crazia borghese rivoluzionaria hanno condotto la lotta . La borghe- sia monarchica liberale ha condotto trattative . Studiate, compagni operai, studiate nel modo piu attento gli insegnamenti dei fatti di Mosca. Proprio cosi, senz’altro cosi, andranno le cose anche in tutta la rivoluzione russa. Dobbiamo unirci in modo piu compatto in un partito effettivamente socialista, che esprima coscientemente gli inte- ressi della classe operaia e non si trascini, in balia della spontaneità, dietro le masse. Nella lotta dobbiamo contare solamente sulla demo- crazia rivoluzionaria, solamente con essa dobbiamo accordarci, e so- lamente sul terreno della lotta contro i Trepov e i Romanov dob- biamo realizzare tali accordi. Dobbiamo tendere tutte le nostre forze per far sollevare, oltre al reparto d’avanguardia della democrazia ri- voluzionaria — gli studenti — , quella larga massa popolare il cui movimento non è soltanto democratico in generale (ora qualsiasi 3 6 4 LENIN transfuga dice di essere un democratico), ma è un movimento effetti- vamente rivoluzionario, cioè la massa dei contadini. Dobbiamo ricor- dare che i liberali e i democratici costituzionalisti, portando l’incertez- za nelle file deirautocrazia, tenderanno inevitabilmente, ad ogni loro passo, a portare l’incertezza anche nelle nostre file. Avrà grande im- portanza, un’importanza decisiva, solo una lotta rivoluzionaria aperta che getti nel mucchio del ciarpame tutti gli ovili e tutte le Dume libe- rali. Preparatevi, senza perdere un attimo, a sempre nuove battaglie! Armatevi come potete, create immediatamente distaccamenti di com- battenti pronti a lottare con sconfinata energia contro la maledetta autocrazia, ricordate che domani o dopodomani gli avvenimenti, immancabilmente, ineluttabilmente, vi chiameranno all’insurrezione, e allora si tratterà soltanto di vedere se nell’azione sarete pronti e uniti o smarriti e dispersi 1 I fatti di Mosca ancora una volta, per la centesima volta, hanno smentito gli uomini di poca fede, hanno dimostrato che noi siamo sempre inclini a sottovalutare l’attività rivoluzionaria delle masse. Essi convinceranno di nuovo molti di coloro che avevano già cominciato a tentennare, che dopo la conclusione della pace e il dono della Du- ma non credevano piu nell’insurrezione. No, proprio oggi l’insurre- zione si sviluppa e si rafforza con rapidità inaudita. Che l’imminen- te esplosione, in confronto della quale il 9 gennaio e le memorabili giornate di Odessa parranno piccola cosa, possa trovarci tutti ai no- stri posti I Proletari, n. 11, 24 (11) ottobre 1905. LA «BORBA’ PROLETARIATA » 110 Osserviamo che neirarticolo Risposta al « Soziabdemo\rat » ia famosa questione della « coscienza introdotta dallesterno » è impostata benissimo. L’autore divide la questione in quattro parti a sé: 1) Il problema filosofico del rapportò tra coscienza ed essere: Tessere de- termina la coscienza. Poiché esistono due classi si elaborano anche due coscienze: quella borghese e quella socialista. Alla posizione del proletariato corrisponde una coscienza socialista. 2) « Chi può e chi elabora questa coscienza socialista (socialismo scientifico)?». «La coscienza socialista contemporanea non può sorgere che sulla base di profonde cognizioni scientifiche » (Kautsky) 1W , cioè devono elabo- rarla « alcuni intellettuali socialdemocratici che posseggono i mezzi e il tempo per farlo ». 3) Come penetra questa coscienza nel proleta- riato? «A questo punto interviente la socialdemocrazia (e non solo gli intellettuali socialdemocratici), che introduce la coscienza sociali- sta nel movimento operaio ». 4) Che cosa vede la socialdemocrazia nel proletariato, quando va ai proletariato stesso per propagandare il so- cialismo? \J aspirazione istintiva verso il socialismo. «Insieme col proletariato sorge per naturale necessità la tendenza socialista, sia nei proletari stessi, sia in coloro che fanno proprio il modo di vedere del proletariato : cosi si spiega il sorgere delle aspirazioni socialiste » (Kautsky). Il menscevico ne ricava un’illazione risibile: «È quindi chiaro che il socialismo non viene introdotto dalTesterno nel prole- tariato, ma, al contrario, esce dal proletariato ed entra nei cervelli di coloro che fanno proprie le concezioni del proletariato»! Proletari, n. 22, 24 (11) ottobre 1905. LA GIOVENTÙ’ EMIGRATA E LA RIVOLUZIONE RUSSA La lettera da una provincia remota, che invita tutti coloro che so- no all’estero a ritornare in Russia ( Proletari , n. 19), ha determinato la risposta del compagno « Rivoluzionario », che da Berna si è rivolto con una lettera alla redazione del Proletari . Il compagno « Rivoluzio- nario» insiste sulla grande importanza che la teoria ha per il movi- mento, sulla necessità di studiare seriamente, ecc. Naturalmente sia- mo pienamente d’accordo con lui, e la nostra obiezione alla lettera da una provincia remota aveva proprio questo senso 105 . Il compagno «Rivoluzionario» consiglia al partito di organizzare in qualche luo- go, per esempio a Ginevra, qualcosa di simile ad una università, per- chè la gioventù possa studiare seriamente. Questi progetti sono stati fatti parecchie volte, ma abbiamo incontrato troppe difficoltà pratiche nel realizzarli. Proletari, n. 22, 24 (11) ottobre 1905- LETTERA ALL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA Ginevra, 27 ottobre 1905 Caro compagno, ci avevate inviato il 28 giugno la proposta del compagno Bebel riferentesi ai disaccordi esistenti nel nostro partito. Il 24 luglio 108 vi scrissi che non potevo darvi una risposta a nome del Comitato centrale del nostro partito, perché io sono soltanto uno dei membri del comitato, e chiesi all’Ufficio di fornirmi alcuni chiari- menti. In risposta ricevetti una lettera di Huysmans del 5 agosto, in cui si diceva che col suo intervento il comitato esecutivo voleva eser- citare soltanto un’azione morale. Ho fatto conoscere subito al Comi- tato centrale del nostro partito l’esatto significato della proposta di Bebel. Ho ricevuto ora la risposta; il CC accetta la vostra proposta e nomina quali suoi rappresentanti i compagni Vasilev, Schmidt e Lenin. Il compagno Schmidt si trova in Russia. Dobbiamo quindi sa- pere in anticipo il giorno in cui verrà fissata la conferenza (almeno tre settimane prima). I due altri delegati si trovano in Svizzera. Abbiatevi ecc. V. UVtanov {Leniti) P. S. Ho ricevuto or ora un’altra lettera in cui mi si annuncia che il compagno Schmidt verrà presto (probabilmente in novembre) per regolare molte questioni riguardanti il nostro partito. Sarebbe quindi necessario che mi faceste conoscere al piu presto la risposta dell’altra frazione del nostro partito sul giorno della convocazione della con- ferenza. Per i membri del nostro partito che lavorano in Russia un ■268 LENIN viaggio alPestero comporta enormi difficoltà, perciò sai ebbe auspi- cabile che la data di convocazione della conferenza venisse stabilita subito, cioè che l’àltra frazione e i membri dell’Ufficio internazionale ci comunicassero quanto prima la data in cui hanno intenzione di convocare la conferenza. Pubblicato per la prima volta nel 1919 nella II e III edizione delle Opere di Lenin, voL Vili, SCIOPERO POLITICO GENERALE IN RUSSIA Ginevra, 26 (13) ottobre Il barometro segna tempesta! Cosi dicono i giornali stranieri d og- gi, riportando le notizie, giunte per telegrafo, sul potente sviluppo dello sciopero politico in tutta la Russia. E non solo il barometro segna tempesta, ma il turbine gigantesco delTassalto simultaneo del proletariato ha già sconvolto ogni cosa. La rivoluzione va avanti con una rapidità sorprendente, svolgendosi con una meravigliosa ricchezza di avvenimenti, e se volessimo esporre ai nostri lettori la storia particolareggiata degli ultimi tre o quattro giorni dovremmo scrivere un intiero libro. Ma lasciamo alle genera- zioni future il compito di scriverla. Di fronte a noi si svolgono le scene entusiasmanti di una delle piu grandiose guerre civili, guerre per la libertà, che l’umanità abbia mai vissuto e che dobbiamo affret- tarci a vivere per dare tutte le nostre forze a questa guerra. La tempesta è scoppiata, e come appaiono miserabili adesso i di- scorsi liberali e democratici, le proposte, le ipotesi e i progetti sulla Duma! Come sono invecchiate in pochi giorni, in poche ore, tutte le nostre discussioni sulla Duma! Alcuni di noi non credevano che il proletariato rivoluzionario avrebbe fatto fallire la turpe commedia dei ministri di polizia, alcuni di noi avevano paura di parlare con tutta chiarezza del boicottaggio delle elezioni. Le elezioni non sono ancora cominciate dappertutto, ed è bastato che una mano facesse un solo cenno perché tutto il castello di carte crollasse. Un solo cenno di mano ha indotto non soltanto i liberali, non soltanto i vili osvoboz - dentsy, ma anche il signor Witte, questo capo del nuovo governo zarista « liberale >, a parlare (per adesso solo a parlare , è vero) di ri- 37 ° LENIN forme tali da far fallire tutti gli artifici della farsa di Bulyghin. La mano che con un suo cenno ha prodotto la svolta nella questio- ne della Duma è la mano del proletariato russo. «Tutte le ruote si fermano — dice una canzone socialista tedesca — quando la tua po- tente mano lo vuole». Oggi questa potente mano si è alzata. Le no- stre affermazioni e predizioni sulla grande importanza che lo scio- pero politico di massa ha per l’insurrezione armata si sono giustifi- cate in pieno. Lo sciopero politico generale in Russia si è questa volta effettivamente esteso a tutto il paese, unendo, nell’eroica sollevazione della classe piu oppressa e piu avanzata, tutti i popoli del maledetto « impero » russo. I proletari di tutti i popoli di questo impero dell’op- pressione e della violenza si organizzano in un unico grande esercito della libertà e nell’esercito del socialismo. Mosca e Pietroburgo si sono divise l’onore dell'iniziativa proletaria rivoluzionaria. Hanno scio- perato le capitali. Sciopera la Finlandia. Le regioni baltiche, con Ri- ga alla testa, si sono unite al movimento. L’eroica Polonia di nuovo si è già schierata nelle file degli scioperanti, quasi a farsi beffa della rabbia impotente dei nemici che pensavano di averla schiacciata con i loro colpi e non hanno fatto altro che temprare le sue forze rivolu- zionarie. Insorgono la Crimea (Simferopoli) e il sud. A Iekaterino* slav si erigono le barricate e scorre il sangue. Sciopera la regione del Volga (Saratov, Simbirsk, Nizni Novgorod), si accende lo sciopero nei governatorati agricoli centrali (Voronez) e nel centro industriale (Iaroslavl). A capo di quest’esercito plurilingue di milioni doperai si è messa una piccola delegazione dell'Unione dei ferrovieri. Sulla scena, dove recitavano le commedie politiche i signori liberali, con i loro altiso- nanti e vili discorsi rivolti allo zar e le loro smancerie per cattivarsi Witte, si è slanciato un operaio e ha posto al nuovo capo del nuovo governo «liberale» zarista, al signor Witte, il suo ultimatum . La de- legazione degli operai delle ferrovie non ha nemmeno voluto atten- dere l’« assemblea di filistei », la Duma. E nemmeno ha voluto per- dere tempo, — un tempo prezioso — per «criticare» quella com- media da pupazzi. Aveva dapprima preparato la critica con i fatti — lo sciopero politico — e poi ha dichiarato al ministro -clown: una sola soluzione è possibile, la convocazione dellAssemblea costituente sulla base del suffragio universale e diretto. Il ministro 'down ha parlato, secondo una felice espressione de- SCIOPERO POLITICO GENERALE IN RUSSIA 371 gli stessi operai ferrovieri, « come un autentico burocrate, tergi- versando come sempre, senza dare niente di preciso ». Ha promesso decreti sulla libertà di stampa, respingendo il suffragio universale: l’Assemblea costituente « è ora impossibile », egli avrebbe detto se- condo telegrammi pervenuti all’estero. E la delegazione degli operai ha dichiarato lo sciopero generale, Uscita dal ministero, si è recata all’università, dove si tengono assem- blee politiche con decine di migliaia di partecipanti. Il proletariato ha saputo servirsi della tribuna concessagli dagli studenti rivoluzionari. E nelle prime assemblee politiche di massa, sistematiche e libere, te- nute in Russia in tutte le città, nelle scuole, nelle officine, nelle stra- de, si discute la risposta del ministro-r/ewtt, si dice che il compito attuale è una decisa lotta armata che renda « possibile » e necessaria la convocazione dell’Assemblea costituente. La stampa estera borghe- se, anche la piu liberale, brontola piena di spavento contro le parole d’ordine «terroristiche e sediziose» proclamate dagli oratori nelle libere assemblee popolari, come se lo stesso governo zarista non aves- se suscitato, con la sua politica di oppressione, la necessità e inelutta- bilità dell’insurrezione. L’insurrezione si avvicina, sorge dinanzi ai nostri occhi dallo scio- pero politico generale. La nomina di un ministro- clown y il quale assi- cura agli operai che l’Assemblea costituente popolare è « oggi » impos- sibile, dimostra chiaramente che le forze rivoluzionarie sono in ascesa e quelle del governo zarista in declino. L’autocrazia non è già piu in grado di agire apertamente contro la rivoluzione. La rivoluzio- ne non è ancora in grado di infliggere il colpo di grazia al nemico. Quest’oscillazione di forze che quasi si equilibrano genera inevita- bilmente smarrimento nel governo, fa si ch’esso passi dalla repressio- ne alle concessioni, alle leggi sulla libertà di stampa e di riunione. Avanti dunque, verso una nuova lotta, ancora piu larga e piu te- nace, per non lasciare al nemico il tempo di riaversi! Il proletariato ha già fatto miracoli per la vittoria della rivoluzione. Lo sciopero politi- co generale ha avvicinato di molto la sua vittoria, costringendo il ne- mico a dibattersi nel terrore dell’agonia. Ma siamo ben lungi dal- l’aver fatto tutto quanto possiamo e dobbiamo fare per la vittoria definitiva. La lotta si avvicina al vero epilogo, ma non vi è ancora giunta. Proprio ora la classe operaia si leva, si mobilita, si arma su scala mai vista in precedenza. E spazzerà infine l'odiata autocrazia, 37 * LENIN scatterà tutti i mìniitri-cbtvns, costituirà il suo governo rivoluzio- nario provvisorio e dimostrerà a tutti popoli della Russia come sia «possibile» e necessario proprio «oggi» convocare un'assemblea realmente popolare e realmente costituente. Proletari, il 23 , 31 (18) ottobre 1905. PRIMI RISULTATI. DELLO SCHIERAMENTO POLITICO Il resoconto della conferenza dei partiti e delle organizzazioni socialdemocratiche, da noi pubblicato nel numero precedente, offre la possibilità di trarre alcune conclusioni, sia pure iniziali, sullo schie- ramento politico attuale. La conferenza dei partiti e delle organizza- zioni socialdemocratiche (POSDR — suo Comitato centrale — Bund, Partito socialdemocratico lettone, Socialdemocrazia polacca e Partito rivoluzionario ucraino) ha approvato all’unanimità la tattica del boi- cottaggio attivo della Duma. La necessità di intensificare, nel vero senso della paròla, l’agitazione contro la Duma, la necessità di far opera d’agitazione contro tutti i partiti che ammettono la partecipa- zione alla Duma, e infine Timpegno di preparare l’insurrezione ar- mata, sono stati ora approvati, si può dirlo senza timore di esagerare, da tutta la socialdemocrazia rivoluzionaria, indipendentemente dalle differenze nazionali. Le basi della tattica approvata dal Comitato centrale del POSDR e da noi difesa nel Proletari, a cominciare dal n. 12 del nostro giornale, cioè già da due mesi e mezzo, sono dive- nute ora le basi della tattica di quasi tutta la socialdemocrazia russa, tranne una miserevole eccezione. Questa eccezione, come noto al lettore, è rappresentata Ò2\Vls\ra e dalla « minoranza » staccatasi dal POSDR. La « commissione or- ganizzativa », che ne è praticamente il centro, era rappresentata alla conferenza. Non sappiamo come abbia votato il suo delegato, ma è un fatto che la commissione si è rifiutata di firmare la risoluzione della conferenza. C’era da aspettarselo dopo che la Conferenza me- ridionale « costitutiva » dei neoiskristi aveva approvato quella risolu- zione assurda, e opportunistica per i principi che la informano, da noi particolareggiatamente analizzata nel n. 21 del Proletari 374 LENIN Lo schieramento politico si è cosi nettamente delineato. Il proble- ma dell’atteggiamento verso la Duma ha suscitato, forse per la prima volta, l’esame comune della tattica politica da parte dei partiti d’op- posizione e di quelli rivoluzionari, da parte della stampa legale e di quella illegale. È stato un enorme passo in avanti rispetto alla pre- cedente fase del movimento. Prima un vero abisso separava l’opposi- zione dai rivoluzionari, il lavoro legale da quello illegale. Ora, in una decina di mesi, il movimento ha fatto passi cosi giganteschi che l’abisso è risultato in notevole misura colmato: l’opposizione « legale» è stata portata dalla lotta rivoluzionaria sulla cresta dell’onda, ed è giunta quasi ad ammettere la realtà della rivoluzione. A dire il ve- ro, prima non potevamo nemmeno discutere con i rappresentanti dell’opposizione legale sulla tattica, sul comportamento dei partiti po- litici, in quanto non esistevano partiti che non fossero quelli rivolu- zionari, illegali, in quanto l’« attività politica » collimava interamente con l’attività dei « criminali politici », se si esclude l’« attività » della autocrazia e dei suoi servi. Ora la Duma è divenuta in modo natu- rale e inevitabile oggetto d’esame di tutta la massa del popolo, di tut- te le sfumature, di tutte le correnti e di tutti i partiti. La lotta rivo- luzionaria ha aperto la strada alla discussione rivoluzionaria, e nella stampa legale, e nelle assemblee degli zemstvo , e nelle riunioni stu- dentesche, e nei comizi operai di massa. Alla discussione sul problema deiratteggiamento verso la Duma hanno dato il via, forse per i primi, gli zemtsy e gli intellettuali ra- dicali, più direttamente interessati all’elemosina offerta dallo zar e più edotti su di essa ancor prima della pubblicazione del manifesto del 6 agosto. Ha poi discusso il problema tutta la stampa politica russa, sia quella libera, cioè illegale, che ha esposto sino in fondo i suoi argomenti e le sue parole d’ordine, sia quella legale, che in lin- guaggio esopico ha scritto a favore del boicottaggio e apertamente contro il boicottaggio. Il raggruppamento politico, questo preannuncio della divisione in partiti politici e in classi di tutti i popoli della Russia, ha cominciato a effettuarsi proprio quando si è posto il problema del boicottaggio. Entrare nella Duma, o non entrare? Far fallire la Duma o appro- varla? Lottare nella Duma sul terreno della Duma, o al di fuori della Duma, nonostante la Duma, contro la Duma? Cosi si è posto inevita- bilmente il problema sia davanti al gruppo privilegiato degli elettori, PRIMI RISULTATI DELLO SCHIERAMENTO POLITICO 375 sia davanti alla massa « priva di diritti » del popolo. E circa questo problema, deciso in definitiva da migliaia di punti di vista diversi e con migliaia di varianti e « singole opinioni » d ogni genere, si han- no ora i risultati riassuntivi del « referendum » del Popi n io ne pubblica che si possono trarre da tutta la stampa e dalla somma delle dichia- razioni di tutte le organizzazioni politiche, assemblee politiche, riu- nioni, ecc. Ecco i risultati riassuntivi: Tre tipi fondamentali di tesi sulla Duma risaltano con rilievo, in perfetta corrispondenza con le tre forze sociali fondamentali, princi- pali, della rivoluzione in atto: le tesi dei centoneri (autocrazia), dei liberali (borghesia) e dei rivoluzionari (proletariato). I centoneri si sono aggrappati alla Duma come al mezzo migliore, e forse l’unico possibile e persino pensabile, per salvare l’autocrazia. I liberali hanno criticato la Duma, e l’hanno accettata, attratti con forza irresistibile verso le vie legali e verso l’accordo con lo zar. Il popolo rivoluziona- rio, con alla testa il proletariato, ha stigmatizzato la Duma, ha pro- clamato il boicottaggio attivo e ha già dimostrato con i fatti di voler trasformare tale boicottaggio in insurrezione armata. Vale la pena di soffermarci un poco su questi tre tipi fondamen- tali di tesi. Per quanto riguarda i centoneri, si sarebbe potuto attendere (lo dicevano gli uomini inclini a prendere sul serio la Duma, e lo dice- vano persino, se non erriamo, gli iskristi) che i partigiani dell’auto- crazia avessero simpatizzato direttamente o indirettamente per il boicottaggio o l’assenteismo, come lo chiama sovente la nostra stam- pa asservita. Lasciamoli boicottare, avrebbero pensato i centoneri: tanto meglio per noi, la Duma risulterà cosi composta integralmen- te e puramente da noi. E poiché in Russia esistono giornali con- servatori, capaci di accusare i ministri zaristi di eccessivo liberalismo, capaci di far la fronda contro il governo « troppo debole », simile tesi avrebbe potuto benissimo trovare un’espressione altrettanto chia- ra, anzi piu chiara, di molte tesi dei costituzionalisti. Ma qui si è rivelato Terrore degli uomini che prendevano sul serio la Duma e che si pronunciavano per la lotta sul terreno della Duma, per l’appoggio alla lotta nella Duma, ecc. ecc. Qui è risultato subito che l’autocrazia ha terribilmente bisogno dell’opposizione legale nella Duma, che es- sa ha una paura terribile del boicottaggio. Perchè? È molto sempli- 376 LENIN cc: perchè e apparso in modo indubbio che è impossibile governare il paese senza transigere almeno con una parte della borghesia, come classe. Senza transazioni con Pala destra della borghesia non si può governare il paese, non sì può avere il denaro, non si può piu vivere. Per quanto asiaticamente bestiale sia la nostra autocrazia, per quan- to grande sia in essa la barbarie antidiluviana, conservatasi ad uno stato straordinariamente puro nel corso dei secoli, il governo auto- cratico è pur sempre il governo di un paese capitalistico, legato attra- verso migliaia di fili indissolubili con l'Europa, col mercato interna- zionale, col capitale internazionale. La dipendenza deirautocrazia dalla borghesia di tutta la Russia è la piu forte dipendenza materiale, che può essere celata da centinaia di sovrastrutture medioevali, che può essere indebolita da milioni di corruzioni individuali o collettive messe in atto dalla Corte (cariche, posti, concessioni, doni, privilegi, ecc. ecc.), ma che nei momenti decisivi della vita nazionale deve ma- nifestarsi con forza determinante. E se oggi vediamo il signor Witte blandire i liberali, pronunciare quei discorsi liberali di cut parla la stampa legale, condurre «tratta- tive non formali col signor Hessen *, capo dei cadetti (telegramma del corrispondente del Times da Pietroburgo), se vediamo la stampa estera inondata di notizie sui progetti liberali dello zar, tutto questo non avviene per caso. Naturalmente qui vi c un mucchio di falsità e di intrighi, ma il governo zarista, e in generale qualsiasi governo borghese, non può nella sua politica fare un sol passo senza falsità e intrighi. Naturalmente qui c’c molta bassissima frode, perpetrata in occasione deirarrivo a Pietroburgo dei rappresentanti dei banchieri francesi e tedeschi incaricati di trattare un nuovo prestito di mezzo miliardo di rubli, assolutamente necessario al governo zarista. Ma forse che tutto il sistema di dipendenza dei governi dalla borghesia non genera inevitabilmente casi di frode ih tutte le transazioni e truffe attraverso le quali si realizza tale dipendenza? L’autocrazia ha assolutamente bisogno di « riconciliarsi > con la borghesia, è costretta a tendere a questa riconciliazione, e inoltre, ovviamente, vuole ingannare l’opinione pubblica dell’Europa e della Russia. La Duma è un magnifico strumento per raggiungere lo sco- po. L’opposizione legale della borghesia nella Duma è proprio quel- l’esteriorità del regime statale accettato dalla borghesia che potrebbe forse ancora aiutare l’autocrazia a trarsi d’impiccio. PRIMI RISULTATI DELLO SCHIERAMENTO POLITICO 377 È quindi comprensibile che le Mos\ovskie Viedomosti , questo organo dell’opposizione conservatrice al governo, parlino del boi- cottaggio della Duma non con gioia maligna e con sarcasmo, ma con la bava alla bocca, con la rabbia della disperazione. È quindi comprensibile che l'organo dei centoneri, il Novoie Vremia> si scagli contro r« assenteismo » e cerchi di coinvolgere nella lotta contro l’idea del boicottaggio persino Bebel (. Proletari , n. 20 10 *). I centoneri te - mono il boicottaggio , e solamente dei ciechi, o coloro che sono inte- ressati a giustificare i liberali, possono ora negare che il successo del boicottaggio sarebbe senz’altro garantito se a suo favore si pronun- ciassero gli uomini degli zemstvo e delle dume cittadine. Ma il fatto è che la borghesia liberale è attratta, per tutti i suoi interessi fondamentali di classe, verso la monarchia, verso il sistema bicamerale, verso lordine e la moderazione, verso la lotta contro gli « orrori » della « rivoluzione ininterrotta », contro gli « orrori » del modello francese della rivoluzione... La sterzata della borghesia libe- rale, gli osvobozdentsy e i democratici costituzionalisti, che sono passati dalle frasi radicali sul boicottaggio alla guerra decisa contro il boicottaggio, è il primo grosso passo politico di tutta la borghesia russa come classe, passo che rivela la sua natura infida, la sua «pre- meditazione del delitto », che si chiama tradimento della rivoluzione. E non si tratta di semplice premeditazione (che non può essere perse- guita da nessuna legge, come ci direbbe, forse, qualche bell’ingegno tra i giuristi osvobozdentsy ), ma di un attentato c persino di un at- tentato portato a compimento. Noi ora viviamo rapidamente. Da molto sono passati (da poco secondo la cronologia normale, inappli- cabile alla rivoluzione) i tempi in cui dovevamo risvegliare la co- scienza della borghesia in generale. Da molto sono anche passati i tempi in cui dovevamo aiutare i borghesi ad organizzarsi in un’oppo- sizione politica. Ora essi si sono svegliati, si sono organizzati, e al- l’ordine del giorno si son posti grandi compiti del tutto diversi, dive- nuti possibili e reali solo grazie ai passi giganteschi della rivoluzione: il compito di accordarsi con lo zar (compito del capitale) e il compito di neutralizzare il capitale traditore (compito del lavoro). II proletariato rivoluzionario, messosi alla testa del popolo rivo- luzionario, si è incaricato appunto di quest’ultimo compito, pur ri- manendo fedele alla sua parola d’ordine : svegliare, scuotere, sollevare i « vicini » nella lotta contro il medioevo e la servitù della gleba, pas- 37 8 LENIN sando inoltre dai vicini meno rivoluzionari ai piu rivoluzionari. Il proletariato rivoluzionario, giudato dalla socialdemocrazia, aveva « preso sul serio » non la Duma, ma quelle parole, impegni e parole d’ordine sul boicottaggio della Duma che per leggerezza ed estremo entusiasmo giovanili erano uscite dalle labbra dei parolai radicali della borghesia. Della vuota frase sul boicottaggio il proletariato ha fatto una realtà, ne ha fatto il motivo per innalzare apertamente e direttamente la bandiera deirinsurrezione armata, ne ha fatto il mo- tivo non solo per svolgere la piu larga agitazione, ma anche per com- battere la lotta aperta di strada (a Mosca), ne ha fatto il motivo per fraternizzare con la gioventù radicale, questo reparto d’avanguardia di quella vasta massa popolare, non ancora perfettamente definita dal punto di vista di classe ma infinitamente oppressa e sfruttata, che è composta soprattutto dai contadini. Il proletariato socialista, senza nessun accordo e senza nessun patto, si è unito, sulla base di un compito pratico, di lotta, con gli strati ridestati della democrazia rivoluzionaria borghese. Durante le grandi giornate di Mosca (gran- di come preannuncio, e non come fatto preso a sé) il proletariato e i democratici rivoluzionari hanno lottato, mentre i liberali, gli osvo - bozdentsy e i democratici costituzionalisti hanno condotto trattative con l’autocrazia. Lo schieramento politico si è delineato: in favore della Duma per conservare l’autocrazia, in favore della Duma per limitare l’auto- crazia, contro la Duma per annientare 1* autocrazia. In altre parole, a favore della Duma per schiacciare la rivoluzione, a favore della Du- ma per arrestare la rivoluzione, contro la Duma per portare a fondo la rivoluzione vittoriosa. Un’eccezione, una miserevole e spiacevole eccezione, che rompe l’organicità di un netto schieramento di classe (e che, come ogni ec- cezione, conferma la regola) è costituita dall’ala opportunistica della socialdemocrazia, rappresentata dalla nuova ìskra. Ma anche questa eccezione, nel campo ristretto delle organizzazioni illegali all’estero, riflette una legge assai importante ed istruttiva, già da noi prevista. La conferenza, di cui abbiamo parlato più sopra, ha unito la social- democrazia rivoluzionaria. L 'ls\ra è rimasta unita, non per un patto, ma per forza di cose, con l\ Osvobozdcnie ». Nella stampa illegale si sono pronunciati per il boicottaggio attivo i socialdemocratici rivolu- zionari e l’estrema ala sinistra della democrazia rivoluzionaria bor* PRIMI RISULTATI DELLO SCHIERAMENTO POLITICO 379 ghese. Contro il boicottaggio si sono pronunciati i socialdemocratici opportunisti e restrema ala destra della democrazia borghese. Viene cosi confermato ciò che era stato dimostrato dall’analisi delle piu importanti risoluzioni tattiche dei neoiskristi (Due tattiche di Lenin loe ), e cioè che Visura si è abbassata fino ai grandi proprie- tari terrieri liberali, mentre il Proletari eleva fino al proprio livello la massa contadina; Visura si abbassa fino alla borghesia liberale, men- tre il Proletari eleva la piccola borghesia rivoluzionaria. Chi conosce la pubblicistica socialdemocratica conosce la frase messa da lungo tempo in giro dall 1 Is\ra: i bolscevichi e il Proletari pencolano verso i socialisti-rivoluzionari, verso l’ala estrema della democrazia borghese. In questa frase, come in qualsiasi frase corrente, c’è una parte di verità. Essa non esprime semplicemente la stizza dei neoiskristi, ma riflette un fenomeno reale, e lo riflette esattamente come lo può riflettere uno specchio concavo. Il fenomeno reale consiste nel fatto che i menscevichi e i bolscevichi rappresentano ri- spettivamente l’ala opportunista e quella rivoluzionaria della social- democrazia russa. Poiché i neoiskristi hanno sterzato verso l’oppor- tunismo, essi devono inevitabilmente giungere alla conclusione che i bolscevichi sono dei « giacobini » (se si vogliono definire le divi- sioni politiche col linguaggio del diciottesimo secolo). Simili accuse valgono solo a confermare le nostre opinioni sulla destra e sulla sini- stra della socialdemocrazia moderna. Simili accuse mosseci dagli op- portunisti sono per noi tanto lusinghiere quanto lo era nel 1900 l’ac- cusa che ci moveva la Rabociaia Mysl , cioè di essere noi dei seguaci della «Volontà del popolo». Il raggruppamento politico reale di tutte le tendenze politiche in tutta la Russia sul problema tattico piu importante ha dimostrato oggi coi fatti che il nostro giudizio su tutta la posizione dell 7 r^ra, a partire dal II Congresso del POSDR, era giusta. Il raggruppamento dei partiti illegali, realizzatosi alla conferenza di tutti i socialdemocratici, completa cosi naturalmente lo schiera- mento di tutti i partiti sul problema della Duma. E se gli iskristi sono stati una spiacevole eccezione, il fatto stesso che lo sono stati ci infonde nuova fiducia nella validità della regola, nella vittoria della socialdemocrazia rivoluzionaria, nell’attuazione, da parte della rivoluzione russa, delle sue parole d’ordine conseguenti. Se nei mo- menti di sconforto la banalità dei liberali e la banalizzazione del mar- LENIN 380 xismo da parte di alcuni marxisti ci possono sembrare un annuncio che anche da noi la rivoluzione risulterà banale, bastarda, incompiuta, come quella tedesca del 1848, la vitalità dei principi della socialdemo- crazia rivoluzionaria ispira una fiducia che ci incoraggia, e le azioni dell’eroica classe operaia sostengono tale fiducia. La rivoluzione deli- mita in modo straordinariamente preciso le tendenze politiche, porta fino all'assurdo le idee errate. La rivoluzione in Russia si sviluppa finora in modo da giustificare le speranze nella sua completa vittoria, speranze confortate dalla situazione interna ed estera che si è venuta creando* Quando si vede lo sgomento deirautocrazia, Io smarrimento dei liberali, quando si vede l’alacre energia rivoluzionaria del proleta- riato, che si trae dietro i contadini, vogliamo credere che « il nostro treno va come non andava quello tedesco » 110 . Proletari, n. 23 ✓ 31 (18) ottobre 1905. ISTERISMO DI SCONFITTI Il nostro articolo Primi risultati dello schieramento politico era già stato scritto quando abbiamo ricevuto il n. 112 dellTf^rfl con un articolo irritato, I frutti dello spirito di circolo , pieno di rabbia, la- crime, grida e cavilli. Ciò non si può chiamare altrimenti che iste- rismo. Non è assolutamente possibile trovare in quelle grida isteriche neppur Tombra di un argomento. Ma dov’è lo spirito di circolo, cari compagni àz\\'Is\ra> quando voi stessi siete venuti di vostra sponta- nea volontà alla conferenza dei diversi partiti e organizzazioni social- democratiche della Russia? Pensateci anche solo un pochino, se non avete perduto del tutto la facoltà di pensare, pensateci almeno quan- do vi sarà cessato l'attacco isterico! Se avete accettato di recarvi alla conferenza, se il vostro delegato vi ha partecipato, ciò vuol dire che anche voi avete considerato la conferenza stessa come una cosa seria, di partito e impegnativa per il proletariato. Finirete solo con lo squa- lificarvi per sempre agli occhi di qualsiasi operaio piu o meno capace di pensare, se dopo essere stati sconfitti alla conferenza, che voi stessi con la vostra partecipazione volontaria avete riconosciuto come una cosa seria e necessaria, cominciate a ingiuriare! Siete forse scontenti perché la conferenza ha condannato con trop- pa forza, secondo voi, la vostra tattica chiamando la partecipazione alla Duma tradimento della causa della libertà? Non sapevate forse, cari compagni dell 'ls\ra> che sareste andati alla conferenza col Co- mitato centrale del POSDR, e che Porgano di questo Comitato cen- trale, il Proletari , da lungo tempo, in opuscoli e articoli, denuncia la vostra trasformazione in appendice del partito monarchico libe- rale? Lo sapevate benissimo, cari compagni .dell 7 r^ra, e se ora vi adirate fino a perdere il lume della ragione, davvero non possiamo 3 ^ LENIN assolutamente farci nulla. È un fatto, un fatto inconfutabile, indiscu- tibile, che, tra tutti i partiti, le organizzazioni, le correnti e i giornali illegali di tutti i popoli della Russia, voi soli siete rimasti in compa- gnia àtWOsvobozdenie. E questo fatto è l’accusa piu aspra, anzi di un’asprezza insolita nella storia, contro di voi, e voi invece avete pen- sato che all’origine di tale asprezza ci sia il termine : « tradimento della causa della libertà»! Avete perduto la testa a tal punto che dopo la vostra sconfitta alla conferenza cominciate a gridare con urla selvagge che il federa- lismo organizzativo, accarezzato dal Bund e da altri gruppi socialde- mocratici nazionali, è dannoso. Come tutto ciò è assurdo, cari com- pagni del Visura: con le vostre grida non fate che sottolineare la gra- vità della vostra sconfitta. Riflettete, dunque, cari compagni dc]Th%ra: chi ha difeso per due anni e difende tuttora rindeterminatezza e la nebulosità organizzativa? il principio delFaccordo e del decentra- mento? Proprio voi, proprio i neoiskristi. E proprio i federalisti del Bund e dei partiti operai socialdemocratici lettone e polacco hanno ripreso, a suo tempo, nella loro stampa tutte le vostre parole disorga- nizzatrici contro quelli che sarebbero, secondo voi, gli eccessi del cen- tralismo ecc. ecc. E non è forse un altro fatto incontestabile, indi- scutibile, che tutti i federalisti dei partiti suindicati hanno scritto e pubblicato articoli di ispirazione menscevica? Guardate quanto inop- portunamente avete tirato in ballo il federalismo, cari compagni del- Yìs\ra : cosi facendo mettete l’accento sul fatto che i socialdemocra- tici del Bund e dei partiti lettone e polacco, che ieri vi volevano tanto bene, sono stati costretti ad abbandonarvi, non potendo tollerare tutta la banalità della vostra tattica verso la Duma! No, cari compagni dell’ ls{ra, se, dopo esservi calmati, rifletterete un pochino, vedrete anche voi ciò che tutti vedono: non è la « maggioranza » che si è av- vicinata al federalismo, ma è il Bund, sono i socialdemocratici lettoni e polacchi che, spinti dalla logica oggettiva degli avvenimenti rivo- luzionari, si sono avvicinati al punto di vista sempre propugnato dalla «maggioranza». La vostra sconfitta è grave, cari compagni dell’/i^ra, non c’è che dire! Ma non è dovuta alla perfìdia della maggioranza o dei social- democratici polacchi ecc.; è dovuta soltanto all’irrimediabile confu- sione che già era apparsa nelle risoluzioni tattiche della conferenza ISTERISMO DI SCONFITTI 383 panrussa dei menscevichi. Fin quando rimarrete sul terreno di tali risoluzioni, vi troverete inevitabilmente a « far paio » con V> — e si dichiari (? e ?) incompetente, priva del diritto di funzionare» H ah, ah! e il « diritto » di convo- care r Assemblea costituente? H 3) «avere la fu n zione di centro e di interprete della volontà di tutti gli strati democratici (p. 7) della popolazione e di organiz- zatore delle operazioni difensive e offensive di tali strati contro il governo e i suoi alleati ». Confrontare quest’assurdità col governo rivoluzionario provviso- rio, quale organo dell’insurrezione. Fiumana di parole senza senso e realtà rivoluzio- naria. Difficoltà dell’insurrezione = difficoltà connesse al- l’ascesa del Monte Bianco. Difficoltà della « Duma popolare » in regime di autocrazia = « difficoltà » connesse al volo sul Monte Bianco. Notare come viene confermato il giudizio espresso dal Comitato centrale nel suo foglio, e cioè che il piano dell* D\ra è puramente un invenzione da emigrati. Axelrod cerca di convincere il suo corri- spondente, il quale (a) (p. 6) dubita che le parole d’ordine della Duma popolare c del congresso operaio possano essere accettate da una larga massa; (b) (p. 14) motiva la politica del « boicottaggio attivo » (p. 15 e p. 14 in fine) l’opuscolo DI jp. B. AXLLROD 397 Axelrod ritiene la politica del boicottaggio attivo « reazionaria e utopistica % — reazionaria? — la conferenza dei socialdemocratici + VOsvo* bozdenie hanno deciso la questione. Coalizione con i centoneri? - — paura delle Mos\ovs\ie Viedomosti e del NoVoie Vr'emia > — utopia? Due «utopie»: insurrezione armata e giuoco al parlamentarismo. Lo sciopero generale e la lotta di strada in tutta la Russia dimo- strano quale delle due si avvera. Caos completo nell’idea dell’« intesa », deir« accordo » (p. 7) « con le organizzazioni centrali della democrazia liberale ». Completa incapacità di distinguere la democrazia rivoluzionarla e di indicare parole d’ordine coìicrete di accordo politico con essa. Axelrod espone soltanto parole d’ordine cadette. Circa il « congresso operaio ». Ili Congresso: utilizzazione detrazione aperta per creare punti d’appoggio al partito u ®. (Chiaro e preciso). In P. B. Axelrod non si riesce a capire nulla. Congresso operaio pan russo sans phrase (p. 3) — oppure « frase » ? Quid est ? Meglio di tutto due congressi 1) « Congresso comune » (p. 4) 2) « congresso socialdemocratico » (« con i membri del congresso comune che condividono il no- | [ stro programma, piu i rappresentanti delle nostre organizzazioni I di partito, per la riforma di tutto il partito ». P. 4). | | As surdità del confronto con Lassalle: 1) allora già esisteva la Costituzione . 2) Allora ci si rivolgeva apertamente a Lassalle, ed egli parlava apertamente . 3) Allora la costituzione del YAUgemeiner Deutscher Arbeiter-V ereìn™ forni il pretesto per abusare dell’* atti- vità autonoma operaia » contro il partito operaio socialdemocratica! Scritto nelTòttobre 1905. Pubblicato per la prima volta ia Miscellanea di Lenin, 1926, V. I COMPITI DEI DISTACCAMENTI DELL’ESERCITO RIVOLUZIONARIO 1) Azioni militari autonome. 2) Direzione della folla. I distaccamenti potrebbero essere di qualsiasi entità, a cominciare da duc-tre uomini. I distaccamenti devono armarsi da sé, ciascuno con quel che può (fucili, rivoltelle, bombe, coltelli, pugni di ferro, bastoni, stracci im- bevuti di petrolio per incendiare, corde o scale di corda, badili per la costruzione delle barricate, mine di piro ssilo, filo spinato, chiodi [contro la cavalleria], ecc. ecc.). In nessun caso attendere aiuti indi- retti, dall’alto, dall’esterno, ma procurarsi tutto da soli. I distaccamenti devono essere possibilmente costituiti da persone che abitino vicino 0 che si incontrino spesso, regolarmente, in ore determinate (meglio l’una e l’altra cosa, poiché gli incontri regolari possono essere interrotti dall’insurrezione). Il loro compito è di di- sporre le cose in modo che nei momenti piu critici, nelle condizioni più inattese si possano trovare insieme. Ogni distaccamenti deve perciò elaborare preventivamente i metodi e i mezzi per l’azione comune: segnali alle finestre, ecc., per trovarsi più facilmente l’un l’altro; grida o fischi convenzionali per identificare il compagno nella folla; segnali convenzionali in caso di incontro di notte, ecc. ecc. Qualsiasi uomo energico con due o tre compagni saprà elaborare tutta una serie di queste regole e di questi metodi che bisogna sta- bilire, studiare e alla cui applicazione ci si deve esercitare. Non si deve dimenticare che vi sono novantanove probabilità su cento che gli avvenimenti ci colgano alla sprovvista e ci costringano a riunirci in condizioni oltremodo difficili. I COMPITI DEI DISTACCAMENTI DELL’ESERCITO RIVOLUZIONARIO 399 Anche se privi di armi, i distaccamenti possono avere una fun- zione importantissima: i) guidando la folla; 2) attaccando in ogni occasione propizia un poliziotto, un cosacco restato incidentalmente indietro ai suoi (caso avvenuto a Mosca), ecc. ecc. e togliendo loro le armi; 3) salvando gli arrestati o i feriti quando la polizia non è in forze; 4) arrampicandosi sui tetti delle case, agli ultimi piani, ecc, e tempestando le truppe di sassi, versando acqua bollente, ecc. Se un distaccamento è compatto e organizzato costituisce un’immensa for- za. In nessun caso si deve rinunciare alla formazione di un distacca- mento o differirne la formazione con il pretesto della mancanza di armi. I distaccamenti devono per quanto possibile distribuire preventi- vamente le funzioni, talvolta eleggere in precedenza il loro capo, il loro comandante. Sarebbe naturalmente irragionevole giocare all’asse- gnazione dei gradi, ma non si può dimenticare l’enorme importanza di una direzione unica, di un’azione rapida e decisa. La decisione e lo slancio sono i tre quarti del successo. I distaccamenti, subito dopo la loro formazione, cioè seduta stante, devono accingersi a un lavoro multiforme, e non soltanto teorico, ma immancabilmente anche pratico. Per lavoro teorico intendiamo lo studio delle scienze militari, dei problemi militari, le conferenze su questioni militari, l’invito di militari (di ufficiali, sottufficiali, ecc. ecc., e anche di operai che sono stati sotto le armi) a partecipare a conversazioni, la lettura, l’esame e lo studio di opuscoli clandestini e di articoli di giornale sulla lotta di strada, ecc. ecc. II lavoro pratico, ripetiamo, deve essere iniziato subito. Esso va diviso in operazioni preparatorie e militari. Per operazioni prepara- torie si intendono le azioni per procurarsi ogni specie di armi e di munizioni, la ricerca di appartamenti adatti, per il modo in cui sono disposti, alla battaglia di strada (adatti per la lotta dall’alto, per es- sere trasformati in depositi di bombe o di sassi, ecc. o di acidi da lanciare sui poliziotti, ecc. ecc. oppure per la sistemazione dello stato maggiore, per la raccolta di notizie, per nascondere i ricercati, per ospitare i feriti, ecc. ecc.). Inoltre, per lavoro preparatorio si inten- dono le operazioni immediate di esplorazione, di ricognizione: per venire a conoscenza delle piante delle prigioni, dei posti di polizia, dei ministeri, ecc.; per sapere come distribuito il lavoro nelle ammi- nistrazioni statali, nelle banche ecc., com’è organizzata la loro difesa; 400 LENIN per cercare di stabilire contatti che possano essere utili (con impiegati della polizia, di banca, del tribunale, della prigione, della posta, del telegrafo, ecc.); per sapere dove si trovano i depositi di armi, tutti i negozi di armi della città, ecc. Di lavoro ce ne un mucchio, ed è inoltre un lavoro nel quale chiunque, anche se assolutamente inido- neo alla lotta di strada, può essere di immenso aiuto, lo possono an- iche le persone estremamente deboli, le donne, gli adolescenti, i vecchi, ecc, Bisogna far di tutto per raggruppare subito in distaccamenti, immancabilmente e assolutamente, tutti coloro che vogliono parte- cipare all'insurrezione, poiché non c'è e non ci può essere una per- sona che, desiderando di lavorare, non possa riuscire molto utile, an- che se non ha armi, anche se non è idonea alla lotta. Inoltre, senza limitarsi in nessun caso alle azioni preparatorie, i distaccamenti dell’esercito rivoluzionario devono passare il piu presto possibile alle azioni militari allo scopo: i) di esercitare le forze combattenti; 2) di conoscere i punti deboli del nemico; 3) di inflig- gere al nemico parziali sconfitte; 4) di liberare i prigionieri (arre- stati); 5) di procurarsi le armi; 6) di procurarsi i mezzi per l'insurre- zione (confisca dei mezzi pecuniari del governo), ecc. ecc. I distac- camenti possono e devono cogliere ogni occasione propizia per un lavoro concreto, senza affatto rinviarlo allo scoppio dell’insurrezione generale, poiché senza preparazione al fuoco non è nemmeno possi- bile acquisire le qualità necessarie per l’insurrezione. Naturalmente, qualsiasi estremismo è nocivo; tutto il buono e l’utile, se portati all’estremo, possono diventare, anzi oltre un certo limite diventano necessariamente, un male e un danno. Il terrorismo spicciolo, disordinato e non preparato, quando viene spinto all estre- mo, può solo spezzettare e disperdere le forze. Questo è vero, e na- turalmente non si deve dimenticare. Ma d'altra parte non si deve in nessun caso nemmeno dimenticare che adesso la parola d’ordine del- l’insurrezione già è data , Tinsurrezione già è cominciata , Iniziare l’attacco quando esistono condizioni favorevoli non è solo un diritto, ma un dovere per ogni rivoluzionario. L'uccisione di spie, di poliziotti, di gendarmi, gli attentati ai posti di polizia, la liberazione degli arrestati, la sottrazione di mezzi pecuniari del governo per impie- garli in cose necessarie airinsurrezione, tali operazioni vengono già condotte dovunque divampa l’insurrezione, in Polonia e nel Caucaso, c ogni distaccamento dell'esercito rivoluzionario deve essere subito COMPITI DEI DISTACCAMENTI DELL’ESERCITO RIVOLUZIONARIO 40I pronto a condurle. Ogni distaccamento deve ricordare che lascian- dosi sfuggire oggi l’occasione favorevole che gli si presenta per tali operazioni, esso, questo distaccamento, si rende colpevole di imper- donabile inazione , di passività, e una simile colpa è il piu grande de- litto che possa commettere un rivoluzionario nell’epoca dell’insurre- zione, una grandissima vergogna per chiunque aspiri, non a parole, ma di fatto, alla libertà. Circa la composizione di questi distaccamenti s; può dire quanto segue. L’esperienza ci dirà se devono essere costituiti di pochi o parec- chi uomini e come si devono distribuire le funzioni. Ma bisogna cominciare a elaborare da soli questa esperienza, senza attendere in- dicazioni dal di fuori. Bisogna senz’altro richiedere alla locale orga- nizzazione rivoluzionaria l’invio di un rivoluzionario militare per conferenze, conversazioni, consigli, ma se non viene inviato è asso- lutamente necessario fare da sé. Per quanto riguarda le divisioni di partito, è naturale che i membri di un partito preferiscano unirsi insieme in un unico distac- camento. Ma non bisogna porre a priori ostacoli all’entrata nei di- staccamenti di membri di altri partiti. È proprio qui che dobbiamo realizzare l’unità, l’accordo pratico (naturalmente, senza alcuna fu- sione di partiti) del proletariato socialista con la democrazia rivolu- zionaria. Chi vuole battersi per la libertà, e dimostra coi fatti di essere pronto a farlo, può essere annoverato fra i democratici rivolu- zionari; con lui bisogna cercare di lavorare alla preparazione dell’in- surrezione (naturalmente quando si ha piena fiducia nella persona o nel gruppo). Tutti gli altri « democratici » bisogna tenerli netta- mente separati, come pseudodemocratici, come chiacchieroni liberali sui quali non è ammissibile fare affidamento e la fiducia nei quali da parte dei rivoluzionari è un delitto. È naturalmente bene che i distaccamenti siano legati fra loro. L’elaborazione delle forme e delle condizioni di un’attività comune è straordinariamente utile. Ma non si deve in nessun caso cadere negli estremi, creando piani complicati, schemi generali, differendo il lavoro concreto per amore di pedanti elucubrazioni, ecc. L’insurre^ zione avverrà inevitabilmente in condizioni tali che gli elementi non organizzati saranno mille volte piu numerosi di quelli organizzati; saranno inevitabili i casi in cui occorrerà agire subito, sul posto, in due, da soli. Bisogna quindi prepararsi ad agire a proprio rischio e 402 LENIN pericolo. Le lungaggini, le dispute, i differimenti, l’indecisione sono la rovina dell’insurrezione. Massima risolutezza, massima energia, saper cogliere qualsiasi momento adatto, accendere senza indugio la passione rivoluzionaria della folla, dirigerla verso azióni pili decise, verso azioni decisive: questo è il primissimo dovere del rivolu- zionario. La lotta contro i cento neri è una bellissima azione di guerra, che dà anche un 'istruzione ai soldati dell’esercito rivoluzionario, dà loro il battesimo del fuoco ed è molto utile alla rivoluzione. I distacca- menti dell’esercito rivoluzionario devono cercare di sapere subito da chi sono composte, dove sono e come agiscono le squadre dei cento- neri; e, inoltre, non limitarsi alla semplice propaganda (questa è utile, ma da sola non basta), ma intervenire anche con la forza delle armi, colpendo i centoneri, uccidendoli, facendo saltare in aria i loro quartier generali, ecc. Scritto alla fine dell’ottobre 1905. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin , 1926, V. SPERANZE LIBERALI NELLA DUMA I liberali cercano di diffondere nel pubblico Tottimismo circa la composizione della Duma. Il corrispondente della Frankfurter Zei- tung scriveva il 14 ottobre da Pietroburgo: « L’esame dei risultati delle assemblee preelettorali attualmente in corso fa sperare che la compo- sizione della Duma sia assai migliore di quanto fosse potuto sembrare in un primo tempo. Si può fin dora prevedere con una certa probabi- lità che difficilmente la metà della Duma sarà composta dall’elemento propriamente conservatore. Hanno le maggiori probabilità di essere eletti i liberali moderati e i liberali mentre i radicali ne hanno assai meno, anche se si possono chiamare buone se si pensa al pessimismo con cui i radicali ancora in agosto guardavano al futuro. Si può essere quasi certi che i radicali avranno alla Duma una rappresentanza abba- stanza forte. Il problema sta solo nel sapere quanti liberali e liberali moderati essi riusciranno ad attirare dalla loro parte, giacché solo se questi tre elementi agiranno compatti contro il nucleo conservatore si avrà di certo l’Assemblea costituente». I radicali sono senza dubbio i cadetti. I loro candidati a Pietrobur- go sono Nabokov, Kedrin, Vinaver. I « liberali moderati » non ven- gono definiti più o meno con precisione dall’autore della corrispon- denza, ma tra i loro candidati vengono citati Fiodorov (« propria- mente » conservatore, « ma lo potrebbero appoggiare anche i libera- li»!) e Nikitin (candidato della destra e nello stesso tempo candidato liberale moderato). Si avrà cosi « di certo » l’Assemblea costituente, se i liberali e i liberali moderati si sottometteranno alla direzione degli osvobozden - tsy « radicali »... Si aggrappano davvero « a un filo di paglia » gli ot- timisti liberali. La cosa più strana, però, è che essi non vedono che LÈNIN 4°4 se anche la maggioranza della Duma voterà per l’Assemblea costi- tuente, «di certo» vi sarà non già l’Assemblea costituente, ma sol- tanto un’energica lotta rivoluzionaria per ottenerla. I signori cadetti vorrebbero succhiare a due mammelle: quella dell’autocrazia (oppo- sizione legale e Duma legale) e quella rivoluzionaria (« abbiamo arato» a favore dell’Assemblea costituente). Scritto alla fine di ottobre del 1905. Pubblicato per la prima volta in Miscellanea di Lenin, ig^i, XVI, PRIMA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE Ginevra, T novembre (19 ottobre) Lunedi, a tarda sera, il telegrafo ha portato all’Europa la notizia del manifesto zarista del 17 ottobre. « Il popolo ha vinto. Lo zar ha capitolato. L’autocrazia ha cessato di esistere», comunicava il corri- spondente del Times. Altrimenti si sono espressi lontani amici della rivoluzione russa, che da Baltimora (America del Nord) hanno in- viato al Proletari un telegramma: « Ci felicitiamo con voi per la pri- ma grande vittoria della rivoluzione russa ». Quest’ultimo giudizio sugli avvenimenti è, indubbiamente, assai piu giusto. Abbiamo il pieno diritto di esultare. La concessione del- lo zar è effettivamente la maggiore vittoria della rivoluzione, ma tale vittoria è ben lungi dal decidere le sorti di tutta la causa della libertà. Lo zar è ben lungi dall’aver capitolato. L’autocrazia non ha affatto cessato di esistere. Si è soltanto ritirata, lasciando al nemico il campo di battaglia; si è ritirata dopo un combattimento di estre- ma asprezza, ma è ben lungi dall’essere stata sgominata; essa racco- glie ancora le sue forze, e al popolo rivoluzionario rimangono ancora da risolvere molti e gravi compiti di lotta se vuol portare la rivoluzione a una vittoria effettiva e completa. Il giorno 17 ottobre rimarrà nella storia come uno dei piu grandi giorni della rivoluzione russa. Lo sciopero generale, di ampiezza mai vista al mondo, ha raggiunto il suo apogeo. Il braccio potente del proletariato, levatosi, in un impeto di eroica solidarietà, in tutti gli angoli della Russia, ha arrestato tutta la vita industriale, commerciale e statale. Il paese è piombato nel silenzio che precede la tempesta. Ora dall’una, ora dall’altra grande città sono giunte notizie sempre 406 LENIN piu allarmanti. Le truppe hanno tentennato, il governo si è astenuto dalla repressione, i rivoluzionari non hanno dato inizio a seri attac- chi in campo aperto, ma Tinsurrczione, con forza spontanea, è scop- piata dovunque. Airultimo momento il governo zarista, rendendosi conto che la esplosione sarebbe stata inevitabile, che in nessun caso sarebbe sta- to pila in grado di ottenere la piena vittoria, ma avrebbe anzi avu- to moltissime probabilità di subire una sconfitta completa, si è deci- so a fare concessioni. « Prima ci sarà un bagno di sangue, e poi la Costituzione» si dice abbia dichiarato Trepov. Suirinevitabilità della Costituzione, anche se la presente insurrezione verrà soffocata, non può esserci ormai più dubbio. E il governo ha pensato che era me- glio non arrischiare un generale spargimento di sangue, perchè nel caso che il popolo avesse vinto il potere zarista sarebbe stato cancel- lato dalia faccia della terra. Non conosciamo che una piccolissima parte delle notizie che il lunedi 17 ottobre si sono accumulate sul tavolo dei ministri e han- no indotto il governo a rinunciare a una lotta disperata, a cedere. Le autorità locali e centrali hanno fatto ogni sforzo per intercettare o mutilare Le notizie sul minaccioso sviluppa dell’insurrezione. Ma anche lo scarso, frammentario materiale, giunto per caso alla stampa europea, non lascia alcun dubbio sul fatto che à è trattato effettiva- mente di un’insurrezione capace di incutere una paura mortale allo zar e ai suoi ministri. Le forze dello zarismo e della rivoluzione si equilibrano, scri- vevamo una settimana fa in base alk prime notizie sullo sciopero politico generale in Russia. Lo zarismo non può piu soffocare la ri- voluzione. La rivoluzione non può ancora schiacciare lo zarismo. Ma in tale stato di cose qualsiasi esitazione era gravida di un immenso pericolo per lo zarismo* in quanto avrebbe generato senza meno in- certezza nelle truppe. L’insurrezione è divampata. Ormai in tutti gli angoli della Rus- sia si è versato sangue. 11 popolo si è battuto sulle barricate da Revai a Odessa, dalla Polonia alla Siberia. Le truppe hanno vinto in singoli piccoli scontri, ma contemporaneamente sono cominciate a giungete notizie di un nuovo fenomeno, finora mai verificatori c che è una prova evidente dell’Impotenza militare dell'autocrazia. Si tratta delle notizie che parlano di trattative tra l'esercito zarista e il popolo in- PRIMA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE 407 sorto (Kharkov), delle notizie sul ritiro delle truppe da alcune città (Kharkov, Revai), come unico mezzo per ristabilire la calma. Le trattative col popolo insorto e il ritiro delle truppe sono l’inizio del- la fine. Meglio di qualsiasi ragionamento ciò dimostra che le auto- rità militari si sono sentite in una situazione estremamente preca- ria. Dimostra che il malcontento nelle truppe ha raggiunto propor- zioni veramente paurose. Notizie e voci isolate sono capitate anche sulla stampa estera. A Kiev sono stati arrestati dei soldati che si era- no rifiutati di sparare. Anche in Polonia si sono verificati casi del genere. A Odessa la fanteria è stata trattenuta in caserma, non si è osato farla scendere nella strada. A Pietroburgo è manifestamente cominciato il fermento nella flotta, e, secondo notizie pervenute, è as- solutamente impossibile fidarsi della guardia. Sulla flotta del Mar Nero non è stato finora possibile sapere qual è la vera verità. Già il 17 ottobre dei telegrammi comunicavano che persisteva la voce di un nuovo ammutinamento di quella flotta e che tutti i telegrammi era- no intercettati dalle autorità, le quali facevano di tutto per impedire la diffusione di notizie sugli avvenimenti. Confrontando tutte queste notizie frammentarie, non si può non giungere alla conclusione che la situazione dell’autocrazia era dispe- rata anche dal punto di vista puramente militare. L’autocrazia è an- cora riuscita a soffocare singole vampate, i suoi soldati sono ancora riusciti a espugnare qua e là delle barricate, ma questi scontri par- ziali sono valsi soltanto ad accendere le passioni, ad accentuare la collera, ad avvicinare una piu possente esplosione generale, e proprio questo temeva il governo che ormai non poteva piu contare sul- l’esercito. Il nemico non ha accettato la battaglia decisiva. Si è ritirato, la- sciando al popolo rivoluzionario il campo di battaglia; si è ritirato su nuove posizioni, che gli sembrano meglio fortificate, e sulle quali spera di raccogliere forze piu sicure, di raggrupparle e rianimarle, di poter scegliere il momento migliore per l’attacco. Una serie di giudizi relativamente «spassionati» della stampa borghese europea confermano tale valutazione della grande giorna- ta del 17 ottobre. Da una parte, la borghesia europea tira un sospiro di sollievo. Il manifesto dello zar promette chiaramente la Costituzione: la Duma ottiene poteri legislativi, nessuna legge potrà entrare in vigore senza LENIN l’approvazione dei rappresentanti del popolo, i ministri dovranno rispondere del loro operato, vengono concesse le libertà civili, rinvio- labilità della persona, la libertà di coscienza, di parola, di riunione e di associazione. Anche la Borsa si affretta ad esprimere una mag- giore fiducia nelle finanze russe. Il corso della valuta russa, precipi- tato negli ultimi tempi, è in rialzo. I banchieri stranieri, fuggiti dal- la Pietroburgo rivoluzionaria, promettono di tornare entro due setti- mane. La Costituzione pare alla borghesia europea la garanzia di pic- cole concessioni « pacifiche », che soddisferanno le classi abbienti sen- za permettere nello stesso tempo al proletariato rivoluzionario di conquistare « troppa » libertà. Ma, dall’altra parte, persino i borghesi liberali non possono non vedere che il manifesto dello zar contiene soltanto parole, soltanto promesse. Chi oggi crede alle sole promesse? Non suonano beffa tut- te le frasi sullmviolabilità della persona e sulla libertà di parola quando le prigioni continuano ad esser gremite di cosiddetti crimi- nali politici, quando la censura continua a rimanere in vigore? Qua- li uomini metteranno in atto la promessa dello zar? Il ministero Witte forse, nel quale, si dice, dovranno entrare Kuzmin-Karavaiev, Kosic, Konì? Non sarà nemmeno un ministero della borghesia libe- rale, ma solo ancora un ministero della burocrazia liberale, che tante volte è già stata battuta dalla cricca reazionaria di Corte, Possibile che il popolo abbia versato il suo sangue nella lotta per la libertà per fare assegnamento sui burocrati liberali, i quali se la cavano con sole pa- role e promesse?! No, lo zarismo è ben lontano dall’aver capitolato. L’autocrazia è ben lontana dall’essere caduta. Il proletariato rivoluzionario dovrà ancora combattere parecchie grandi battaglie, e la prima vittoria gli permette di raggruppare le sue forze e di reclutare nuovi alleati per la lotta. «Lo stesso successo della causa della libertà — scriveva il cor- rispondente del Times il giorno della pubblicazione del manifesto — non farà che indurre gli elementi reazionari a svolgere una nuova attività, e, finche l’esercito rimarrà sotto il potere dei suoi vecchi co- mandanti, la Russia non potrà essere garantita dalla possibilità di un pronunciamento ». «Ancora un interrogativo: non serviranno le concessioni fatte proprio al culmine dell’ascesa rivoluzionaria come segnale per un nuovo impulso della rivoluzione? ». «Non si sa se la PRIMA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE 4°9 burocrazia sià stata scacciata dalla sua cittadella, o se essa si è soltanto ritirata dalle sue posizioni avanzate » — dicono gli ottimisti borghesi,, benché i fatti dimostrino chiaramente che la «cittadella» dell’auto- crazia conserva ancora tutta la sua forza. Il fatto che le concessioni siano concessioni forzate preoccupa più di tutto i borghesi moderati. L’organo della cricca finanziaria domi- nante in Francia, Le Temps , è terribilmente indignato per 1 *« anar- chia» e ha snocciolato tutta una serie di insulti e di calunnie contro gli organizzatori e i partecipanti allo sciopero politico generale. Og- gi questo giornale, soddisfatto per le promesse costituzionali dello zar, osserva allarmato: «Lo zar, invece di agire di propria iniziativa, ha semplicemente apposto la sua firma sotto i “desiderata” dellop- posizione liberale. Si tratta di un metodo pessimo, che dà a riforme conseguenti un carattere forzato, il carattere di qualcosa di fram- mentario e improvvisato. Tale metodo pone il governo in contraddi- zione con se stesso e assegna un premio alla violenza. Purtroppo ri- sulta fin troppo chiaro che le cose sono effettivamente andate tanto oltre che al governo non restava altra via per uscire dal vicolo cieco in cui era stato cacciato. Dimentichiamo dunque al più presto il ca- rattere di questa capitolazione; capitolazione non solo davanti ai co- stituzionalisti, i moderati, che avrebbero dovuto innanzi tutto es- sere ascoltati, ma capitolazione davanti allo sciopero, capitolazione davanti alla rivoluzione ». No, signori borghesi, gli operai non dimenticheranno mai il ca- rattere forzato della Costituzione zarista! Gli operai non dimentiche- ranno mai che solo con la forza, con la forza della propria organizza- zione, della propria unanimità, del proprio eroismo di massa, essi hanno strappato allo zarismo il riconoscimento della libertà in un pez- zo di carta, il manifesto, e gli strapperanno anche la libertà reale. Abbiamo detto sopra che il nemico si è ritirato, lasciando il cam- po di battaglia al proletariato rivoluzionario. Dobbiamo aggiungere ora: l’inseguimento accanito del nemico in ritirata continua. Lunedi, 17 ottobre, è uscito il manifesto dello zar. Martedì, 18, è uscito, se- condo quanto comunica l’agenzia Wolf, il manifesto del Partito ope- raio socialdemocratico russo, edito a Pietroburgo a grandissima tiratu- ra. Il manifesto dichiara che la lotta del proletariato non è affatto ces- sata con la pubblicazione del manifesto dello zar. La tattica del prole- tariato deve consistere nell’ utilizzare i diritti concessi sotto la pressio- 410 LENIN ne dei suoi colpi, nelPorganizzare assemblee di operai per risolvere il problema della continuazione dello sciopero, nelPorganizzare una milizia per la difesa dei diritti rivoluzionari, nel presentare la riven- dicazione di un’amnistia generale. Gli oratori socialdemocratici insi- stono nelle assemblee popolari nel rivendicare la convocazione della Assemblea costituente. Il comitato di sciopero u6 , secondo i telegram- mi pervenuti, chiede Pamnistia e la convocazione immediata dell’As- semblea costituente sulla base del suffragio universale e diretto. L’istinto rivoluzionario ha suggerito immediatamente agli operai di Pietroburgo la parola d’ordine giusta: continuazione energica del- la lotta, utilizzazione delle nuove posizioni conquistate per conti- nuare l’attacco, per annientare effettivamente l’autocrazia. E la lotta continua. Le assemblee diventano sempre piu frequenti e numerose. La gioia e la fierezza legittime per la prima vittoria non ostacolano la riorganizzazione delle forze per portare a fondo la rivoluzione. La sua vittoria dipende dal passaggio dalla parte della libertà di sem- pre più larghi strati della popolazione, dalla loro educazione e organiz- zazione. La classe operaia ha dimostrato con lo sciopero politico gene- rale la sua gigantesca forza, ma dobbiamo fare ancora non poco la- voro tra gli strati arretrati del proletariato cittadino. Nel creare la milizia operaia, unica difesa sicura della rivoluzione, nel prepararci ad una nuova lotta più decisa, nel sostenere le nostre vecchie parole d’ordine, dobbiamo anche rivolgere un’attenzione particolare all’eser- cito. Le concessioni cui è stato costretto lo zar devono per forza di cose portare ancor più incertezza nelle sue file, e oggi, cercando di far partecipare i soldati alle assemblee operaie, intensificando l’agi- tazione nelle caserme, allargando i contatti con gli ufficiali, dobbia- mo creare, accanto all’esercito rivoluzionario degli operai, quadri rivoluzionari coscienti anche nell’esercito, che ieri era ancora esclusi- vamente un esercito zarista, ma è oggi alla vigilia di divenire un esercito popolare. Il proletariato rivoluzionano è riuscito a neutralizzare l’esercito, paralizzandolo nelle grandi giornate dello sciopero generale. Deve ora riuscire a farlo completamente passare dalla parte del popolo. Il proletariato rivoluzionario ha portato la rivoluzione nelle cit- tà alla prima grande vittoria. Deve ora allargare e approfondire la base della rivoluzione, estendendola anche alle campagne. Elevare i contadini fino a farli difendere scientemente la causa della libertà, PRIMA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE 41 1 rivendicare misure serissime in loro favore, preparare un movimento nelle campagne che, collegato con quello del proletariato d’avan- guardia delle città, possa dare il colpo di grazia all’autocrazia, possa conquistare una libertà vera e completa: questi sono i compiti che si pongono ora alla socialdemocrazia russa. La rivoluzione riporterà la vittoria, se imponenti saranno le masse proletarie e contadine che si solleveranno per difenderla e con- durla fino in fondo. La guerra rivoluzionaria si distingue dalle altre guerre in quanto attinge le sue principali riserve nel campo di coloro che ieri erano alleati del nemico, di coloro che ieri erano fautori dello zarismo o lo seguivano ciecamente. Il successo dello sciopero politico dirà molto di pili alla mente e al cuore dei mugì\ che non le parole ingannevoli di qualsivoglia manifesto o legge. La rivoluzione russa cominciava appena a svilupparsi quando tutta la scena politica era occupata dai borghesi liberali, come avve- niva un anno fa. La rivoluzione si è eretta in tutta la sua statura quando la classe operaia è entrata in scena il 9 gennaio. La rivoluzione ha conseguito la prima vittoria quando il prole- tariato di tutti i popoli della Russia si è levato come un sol uomo e ha fatto vacillare il trono dello zar, che tante innumerevoli sofferenze aveva arrecato a tutti i popoli e soprattutto alle classi lavoratrici di tutti i popoli. La rivoluzione darà il colpo di grazia al nemico e spazzerà dalla faccia della terra il trono dello zar sanguinario quando gli operai si leveranno ancora una volta e si trascineranno dietro anche i contadi- ni. E poi, poi ci sono ancora molte riserve per la rivoluzione russa. Sono passati i tempi in cui i popoli e gli Stati potevano vivere isolati gli uni dagli altri. Guardate, l’Europa già si agita. La sua borghesia è sgomenta ed è pronta a dare milioni e miliardi pur di placare l’in- cendio in Russia. I governanti delle potenze militari europee pen- sano di fornire un aiuto militare allo zar. Guglielmo ha già inviato alcuni incrociatori e due divisioni di torpediniere per stabilire contat- ti diretti tra i caporali tedeschi e Petergof. La controrivoluzione europea tende la mano alla controrivoluzione russa. Provateci, provatevi, cittadino Hohenzollern! Anche noi abbia- mo una riserva europea della rivoluzione russa. Tale riserva, è il prò- 412 LENIN letariato socialista internazionale, la socialdemocrazia rivoluzionaria internazionale. Gli operai di tutto il mondo con un fremito di entu- siasmo inneggiano alla vittoria degli operai russi e, coscienti dello stretto legame esistente tra i distaccamenti dell’esercito internazio- nale del socialismo, si preparano anch’essi alla grande lotta decisiva. Non siete soli, operai e contadini di tutta la Russia! E se riusci- rete ad abbattere, a vincere e distruggere i tiranni della Russia feuda- le, poliziesca, latifondista e zarista, la vostra vittoria sarà il segnale della lotta mondiale contro la tirannide del capitale, della lotta per la liberazione completa, non solo politica ma anche economica, dei lavoratori, della lotta per liberare l’umanità dalla miseria e per realiz* zare il socialismo. Proletari , n. 24, 7 novembre (25 ottobre) 1905. ULTIME NOTIZIE Ginevra, 4 novembre (22 ottobre) Al manifesto « costituzionale » di Nicola il sanguinario sono se- guiti nuovi innumerevoli assassinii, organizzati da Trepov e dalla sua banda. Il furore dei cosacchi, i pogrom contro gli ebrei, il piombo nelle strade contro i politici appena « amnistiati », i saccheggi orga- nizzati dai centoneri con l’aiuto della polizia, tutto viene messo in atto per soffocare la lotta rivoluzionaria. Lo zar ha aiutato magnificamente Ì rivoluzionari, confermando il loro giudizio sull’ingannevole concessione, il loro giudizio sull’infame commedia del manifesto « liberale ». Lo zar vuole provocare egli stesso la nuova lotta decisiva. Tanto meglio! Tutto il lavoro della socialdemo« crazia, tutta l’energia del proletariato saranno ora volte alla prepara- zione del nuovo attacco per distruggere il mostro dello zarismo, che morendo, tenta per l’ultima volta di scatenare i bestiali istinti di una folla bestiale. Quanto piu ora si dà da fare Trepov. tanto piti è pro- babile il crollò completo di tutto il trepovismo e di tutti i Romanov. Pubblicato per la prima volta nel 1925 j n appendice al VI volume del Vpcùod e del Proletari NIKOLAI ERNESTOVIC BAUMAN Il telegrafo ha portato oggi, 3 novembre nuovo calendario, la no- tizia che a Mosca è stato ucciso dalle truppe zariste N. E. Bauman, medico veterinario, membro del Partito operaio socialdemocratico russo. Presso la sua bara si è avuta una dimostrazione, allorquando la vedova deirucciso, anch’essa appartenente al nostro partito, si è ri- volta al popolo e Tha invitato a insorgere con le armi. Non possiamo per ora fornire notizie biografiche particolareggiate sul nostro com- pagno. Ci limitiamo a dire l’essenziale. Egli cominciò a lavorare nel- l’organizzazione socialdemocratica a Pietroburgo negli anni novanta. Arrestato, rimase ventidue mesi nella fortezza di Pietro e Paolo e fu poi deportato nel governatorato di Viatka. Nel 1900 fuggi dalla de- portazione attesterò e partecipò fin dall’inizio all’organizzazione dz\VIs{ra, divenendone uno dei maggiori dirigenti pratici. Diverse volte si recò clandestinamente in Russia. Fu arrestato nel febbraio 1902 a Voronez (su delazione di un medico) per aver partecipato all’organizzazione òt\YIs\ra, e fu detenuto nel carcere di Kiev. Ne fuggì insieme con dieci compagni socialdemocratici nell’agosto 1902. Fu delegato dal comitato di Mosca del POSDR al II Congresso del partito (con lo pseudonimo di Sorokin). Prese parte al II Congresso della Lega (con lo pseudonimo di Sarafski). Fu quindi membro del- lo stesso comitato di Mosca del partito. Fu arrestato il 19 giugno 1904 e rinchiuso nelle carceri di Taganka. Era stato liberato, probabilmen- te, solo qualche giorno fa. Gloria eterna al combattente che ha lottato nelle file del proleta- riato socialdemocratico russo. Gloria eterna al rivoluzionario caduto nei primi giorni della rivoluzione vittoriosa! Siano le onoranze fatte NIKOLAI ERNESTOVIC BAUMAN 415 dal popolo insorto alla sua salma il pegno della completa vittoria deirinsurrezione e della completa distruzione del maledetto zarismo! L’assassinio di N. E. Bauman dimostra chiaramente quanto aves- sero ragione gli oratori socialdemocratici quando a Pietroburgo de- finivano una trappola il manifesto del 17 ottobre, e una provocazione l’atteggiamento del governo dopo il manifesto. A che valgono tutte le promesse di libertà, quando il potere e la forza rimangono nelle mani del governo? Non è stata una trappola nel vero senso della parola questa « amnistia », quando coloro che escono di prigione ca- dono nelle strade sotto il piombo dei cosacchi? Proletari, n. 24, 7 novembre (25 ottobre) 1905* SOCIALISMO PICCOLO-BORGHESE E SOCIALISMO PROLETARIO Il marxismo ha conquistato oggi in Europa il pieno predominio fra le varie dottrine del socialismo, e la lotta per la realizzazione del regime socialista viene condotta quasi completamente come lotta del- la classe operaia, diretta dai partiti socialdemocratici. Ma questo pie- no predominio del socialismo proletario, fondato sulla dottrina del marxismo, non si è consolidato di colpo, ma solo dopo una lunga lotta contro tutte le altre dottrine, contro il socialismo piccolo-borghe- se, contro l’anarchismo, ecc. Una trentina di anni fa il marxismo non predominava neppure in Germania dove prevalevano, a dire il vero, concezioni effimere, confuse ed eclettiche, che stavano fra il socia- lismo piccolo-borghese e il socialismo proletario. E nei paesi latini, nella Francia, nella Spagna e nel Belgio, le dottrine piu diffuse fra gli operai d’avanguardia erano il proudhonismo, il blanquismo e l’anarchismo, che esprimevano in modo evidente il punto di vista del piccolo borghese e non del proletario. Che cosa ha determinato questa vittoria rapida e completa del marxismo proprio in quest’ultimo decennio? Tutto lo sviluppo delle società moderne, sia nell’aspetto economico che in quello politico, tutta l’esperienza del movimento rivoluzionario e della lotta delle classi oppresse hanno confermato sempre piu che le idee marxiste so- no giuste. La decadenza della piccola borghesia porta inevitabilmente con sé, prima o poi, la scomparsa di tutti i pregiudizi piccolo-bor- ghesi; e lo sviluppo del capitalismo, unito all’inasprirsi della lotta del- le classi in seno alla società capitalista, è stato la migliore agitazione in favore delle idee del socialismo proletario. L’arretratezza della Russia spiega naturalmente come nel nostro SOCIALISMO PICCOLO-BORGHESE E SOCIALISMO PROLETARIO 417 . paese siano molto radicate le diverse dottrine socialiste orinai invec- chiate. Tutta la storia del pensiero rivoluzionario russo negli ultimi venticinque anni è la storia della lotta del marxismo contro il socia- lismo populista piccolo-borghese. E se il rapido sviluppo e i sorpren- denti successi del movimento operaio russo hanno permesso al mar- xismo di vincere anche in Russia, d’altra parte lo sviluppo di un mo- vimento contadino indubbiamente rivoluzionario, specialmente dopo le famose sommosse contadine del 1902 nella Piccola Russia 118 , ha in certo qual modo rianimato il decrepito populismo. L’antico po- pulismo, verniciato dellopportunismo europeo di moda (revisioni- smo, bernsteinismo, critici di Marx), costituisce tutto Poriginale ba- gaglio ideale dei cosiddetti socialisti-rivoluzionari. Il problema conta- dino occupa quindi un posto centrale nelle polemiche dei marxisti tanto con i populisti propriamente detti, quanto con i socialisti-rivo- luzionari. Il populismo era in una certa misura una dottrina organica e con- seguente. Negava il dominio del capitalismo in Russia; negava la funzione degli operai delle fabbriche e delle officine quali combat- tenti d’avanguardia di tutto il proletariato; negava l’importanza del- la rivoluzione politica e della libertà politica borghese; predicava una rivoluzione socialista che sarebbe sorta di colpo dalla comunità con- tadina, con la sua piccola economia agricola. Di tutta questa dottri- na non sono rimasti ora che i brandelli, ma per comprendere bene le attuali polemiche, per evitare che si convertano in un alterco è in- dispensabile non perdere mai di vista le basi populiste, generali e fondamentali, degli errori dei nostri socialisti-rivoluzionari. L’uomo dell’avvenire in Russia sarà il contadino, pensavano i po- pulisti, e questa opinione scaturiva inevitabilmente dalla convinzio* ne che la comunità contadina avesse un carattere socialista, dalla sfiducia nelle sorti del capitalismo. L’uomo dell’avvenire in Russia sarà l’operaio, pensavano i marxisti, e lo sviluppo del capitalismo rus- so, sia nell’agricoltura che nell’industria, conferma sempre piu le loro opinioni. Il movimento operaio si è ora imposto in Russia; quanto al movimento contadino, tutto l’abisso fra populismo e marxismo si manifesta finora nel modo diverso in cui viene concepito questo mo- vimento. Per il populista, è proprio il movimento contadino che smentisce il marxismo; esso è appunto un movimento che mira a una immediata rivoluzione socialista, che non riconosce appunto alcuna 4j8 LENIN libertà politica borghese e sorge appunto non dalla grande ma dalla piccola economia. In una parola, per il populista, il movimento con- tadino è proprio un movimento veramente socialista e direttamente socialista. La fede populista nella comunità contadina e l’anarchismo populista spiegano appieno come tali illazioni siano inevitabili. Per il marxista il movimento contadino non è affatto un movimento socialista, ma un movimento democratico. Esso è anche in Russia, come è stato in altri paesi, un indispensabile compagno di strada della rivoluzione democratica borghese per il suo contenuto economico-sociale. Esso non mira affatto a distruggere le basi dell’or- dinamento borghese, l’economia mercantile, il capitale. Al contrario, esso mira a distruggere i vecchi rapporti feudali precapitalistici esi- stenti nelle campagne e la grande proprietà terriera, come principale sostegno delle sopravvivenze della servitù della gleba. La vittoria completa di questo movimento contadino non eliminerà quindi il ca- pitalismo ma, al contrario, creerà una base più ampia per il suo svi- luppo, affretterà e spingerà all’estremo lo sviluppo nettamente capi- talistico. La vittoria completa dell’insurrezione contadina può soltan- to creare il baluardo della repubblica democratica borghese, in seno alla quale si svilupperà, per la prima volta nella maniera più netta, la lotta del proletariato contro la borghesia. Ecco quindi due opposte opinioni che devono essere chiaramente comprese da chiunque desideri sondare l’abisso che separa, per i lo- ro principi, i socialisti-rivoluzionari e i socialdemocratici. Secondo 1’una, il movimento contadino è un movimento socialista, secondo l’altra, un movimento democratico borghese. Di qui si può vedere quale ignoranza dimostrino i nostri socialisti-rivoluzionari quando ripetono per la centesima volta (cfr. per esempio il n. 75 della Rcvo - liutsionnaia Rossia) che i marxisti ortodossi avrebbero qualche volta < ignorato » la questione contadina (non avrebbero voluto saperne). Questa crassa ignoranza può essere combattuta con un solo mezzo: ripetendo l’abbiccì, esponendo le vecchie opinioni conseguentemente populiste, osservando per l’ennesima volta che la vera differenza non consiste nel volere o nel non volere tener conto della questione conta- dina, nel riconoscerne resistenza e neirignorarla, ma nella diversa va - lutazione dell’attuale movimento contadino e dell’attuale questione contadina in Russia. In primo luogo, chi dice che i marxisti hanno « ignorato » la questione contadina in Russia è un perfetto ignorante. SOCIALISMO PICCOLO-BORGHESE E SOCIALISMO PROLETARIO 419 poiché tutte le principali opere dei marxisti russi, a cominciare da Le nostre divergenze di Plekhanov (pubblicate piu di venti anni fa), erano appunto dedicate soprattutto alla spiegazione dell'erroneità delle idee populiste sulla questione contadina. In secondo luogo, chi dice che i marxisti « ignorano * la questione contadina dimostra con ciò di non voler dare una valutazione completa di un dissenso che è veramente di principio: l’attuale movimento contadino è democra- tico borghese o no? Obiettivamente mira o no a distruggere i residui della servitù della gleba? I socialisti-rivoluzionari non hanno mai dato e mai possono dare una risposta chiara e precisa a queste domande poiché essi rimango- no disperatamente intricati fra le vecchie concezioni populiste e le attuali concezioni marxiste a proposito della questione contadina in Russia. I marxisti dicono che i socialisti-rivoluzionari esprimono il modo di vedere della piccola borghesia (sono gli ideologi della pic- cola borghesia) proprio perchè nella valutazione del movimento con- tadino non possono sbarazzarsi delle illusioni piccolo-borghesi e delle fantasie del populismo. Ecco perchè siamo ancora costretti a ripetere che due più due fa quattro, A che cosa aspirerà l’attuale movimento contadino in Rus- sia? Alla terra e alla libertà. Quale significato potrà avere la piena vittoria di questo movimento? Ottenuta la libertà, esso eliminerà il dominio dei grandi proprietari fondiari e dei burocrati nella direzio- ne dello Stato. Ottenuta la terra, trasferirà le tenute dei grandi pro- prietari fondiari ai contadini. La più completa libertà e la piu com- pleta espropriazione dei grandi proprietari fondiari elimineranno forse l’economia mercantile? No, non la elimineranno. La più com- pleta libertà e la più completa espropriazione dei grandi proprietari fondiari elimineranno forse l’azienda individuale delle famiglie conta- dine sulle terre delle comunità o sulle terre « socializzate»? No, non la elimineranno. La più completa libertà e la più completa espropria- zione dei grandi proprietari fondiari colmeranno forse il profondo abisso fra il contadino ricco che possiede molti cavalli e molte vacche e il bracciante, il giornaliero, cioè fra la borghesia contadina e il proletariato rurale? No, non lo colmeranno. Al contrario, quanto più complete saranno la sconfitta e la distruzione della casta superiore (i grandi proprietari fondiari), tanto più profondo sarà l’antagonismo di classe fra la borghesia e il proletariato. Obiettivamente, quale significa- 420 LENIN" to avrà la piena vittoria dell’insurrezione contadina? Questa vittoria annienterà fino all'ultimo tutti i residui della servitù della gleba, ma non annienterà affatto il sistema economico borghese, non annienterà il capitalismo, non eliminerà la divisione della società in classi, in ricchi e poveri, in borghesia e proletariato. Perché l’attuale movimento conta- dino è un movimento democratico borghese? Perché, distruggendo il potere dei funzionari e dei grandi proprietari fondiari, crea una società democratica senza modificare le basi borghesi di questa società de- mocratica, senza distruggere il dominio del capitale. Quale deve es- sere l’atteggiamento dell’operaio cosciente, del socialista, nei confronti dell’attuale movimento contadino? Egli deve sostenere questo movi- mento, aiutare nella maniera piu energica i contadini, aiutarli fino in fondo ad abbattere completamente tanto il potere dei funzionari che quello dei grandi proprietari fondiari. Ma al tempo stesso deve spie- gare ai contadini che non basta abbattere il potere dei funzionari e dei grandi proprietari terrieri. Abbattendo questo potere ci si deve ài tempo stesso preparare a distruggere il potere del capitale, il po- tere della borghesia, e per farlo è necessario propagandare immedia- tamente la dottrina del socialismo integrale, cioè la dottrina marxista, e riunire, raggruppare, organizzare i proletari delle campagne per la lotta contro la borghesia contadina e contro tutta la borghesia russa. Può l’operaio cosciente dimenticare la lotta democratica per combat- tere la lotta socialista o la lotta socialista per combattere la lotta de- mocratica? No, l’operaio cosciente si chiama socialdemocratico pro- prio perché ha capito il rapporto fra l’una e l’altra lotta. Egli sa che l’unica strada che porta al socialismo passa attraverso la democrazia, attraverso la libertà politica. Egli aspira quindi alla realizzazione completa e conseguente della democrazia per poter raggiungere l’obiettivo finale, il socialismo. Perché le condizioni della lotta per la democrazia differiscono da quelle della lotta per il socialismo? Perché gli operai avranno immancabilmente nell’una e nell’altra lotta alleati differenti. Essi lotteranno per la democrazia insieme con una parte della borghesia, e soprattutto della piccola borghesia. Lotteranno per il socialismo contro tutta la borghesia. Si può e si deve lottare contro il funzionario ed il grande proprietario fondiario insieme con tutti i contadini, anche agiati e medi. Ma contro la borghesia, cioè anche contro i contadini agiati, si può lottare con speranza di successo sol- tanto insieme con il proletariato rurale. SOCIALISMO PICCOLO-BORGHESE E SOCIALISMO PROLETARIO 421 Se ricorderemo tutte queste verità elementari del marxismo — al cui esame i socialisti-rivoluzionari preferiscono sempre sottrarsi — ci sarà facile giudicare le loro seguenti «nuovissime» obiezioni contro il marxismo. « Perché — esclama la Revolìutsìonnaìa Rossta (n. 75) — si do- vrebbe in un primo tempo sostenere il contadino in generale contro il grande proprietario fondiario e poi (cioè al tempo stesso) sostenere il proletariato contro il contadino in generale invece di sostenere sen- z’altro il proletariato contro il grande proprietario fondiario, e che c entri qui il marxismo, lo sa Allah ». Questo è il punto di vista dell’anarchismo piu primitivo, di un’in- genuità puerile. L’umanità già da molto tempo, da molti secoli, anzi da molti millenni, sogna di far sparire « senz’altro » ogni forma di sfruttamento. Ma questi sogni sono rimasti sogni fino a quando milioni di sfruttati non hanno cominciato ad unirsi in tutto il mondo in una lotta coerente, tenace e multiforme per trasformare la società capitalistica secondo la linea di sviluppo che le è propria. I sogni socialisti si sono trasformati in una lotta socialista di milioni di uo- mini solo quando il socialismo scientifico di Marx ha legato le aspira- zioni di rinnovamento con la lotta di una determinata classe. Senza lotta di classe il socialismo si riduce a vuote chiacchiere o a un sogno ingenuo. Ma noi in Russia abbiamo dinanzi agli occhi due diverse lotte di due diverse forze sociali. Il proletariato combatte contro la bor- ghesia dovunque vi siano rapporti di produzione capitalistici (e ve ne sono perfino — per norma dei nostri socialisti-rivoluzionari — in seno alla comunità contadina, cioè proprio su quella terra che sarebbe, dal loro punto di vista, « socializzata »). I contadini, come strato di pic- coli proprietari terrieri, di piccoli borghesi, combattono comro tutti i residui della serviti! della gleba, contro i funzionari e i grandi pro- prietari fondiari. Soltanto coloro che non conoscono affatto l’econo- mia politica e la storia delle rivoluzioni di tutto il mondo possono non vedere come siano diverse, eterogenee queste due guerre sociali. Chiudere gli occhi sulla diversità di queste guerre ricorrendo alle parole «senz’altro», significa nascondere la testa sotto l’ala e rinun- ciare a qualsiasi analisi della realtà. Avendo perduta l’organicità di pensiero del vecchio populismo, i socialisti-rivoluzionari hanno dimenticato anche molta parte della dottrina degli stessi populisti. « Aiutando i contadini a espropriare i LENII* 422 grandi proprietari fondiari — scrive nello stesso numero la Revo - liutsionnaia Rossia — il signor Lenin inconsciamente collabora a in- staurare l’economia piccolo-borghese sulle rovine delle forme già piu o meno sviluppate di economia agricola capitalistica. È questo o no un passo indietro dal punto di vista del marxismo ortodosso » ? Vergognatevi, signori! Avete dimenticato dunque il vostro signor V. V.! Consultate le sue Sorti del capitalismo , i Saggi del signor Ni- kolai-on e le altre fonti della vostra saggezza. Vi tornerà allora in mente che in Russia la grande proprietà fondiaria riunisce in sé ca^ rattcri capitalistici e caratteri feudali. Apprenderete allora che esiste ancora il sistema economico delle otrabotfyi, diretta sopravvivenza della barstcina . E se inoltre darete un’occhiata a un libro marxistica- mente ortodosso come il III volume del Capitale di Marx, apprende- rete che in nessun luogo lo sviluppo deireconomia feudale e la sua trasformazione in economia capitalistica ha proceduto, né poteva procedere, altrimenti che attraverso [economia contadina piccolo-bor- ghese. Per criticare il marxismo vi servite di un mezzo troppo sem- plice, da troppo tempo smascherato: attribuite al marxismo l’idea, caricaturalmente semplificata, della trasformazione diretta della gran- de economia feudale in grande capitalismo! Voi ragionate cosi: 3 raccolto dei grandi proprietari fondiari è superiore a quello dei con- tadini; l’espropriazione dei grandi proprietari fondiari è dunque un passo indietro. Questo ragionamento è degno di uno studente di quarta ginnasio. Pensate un po', signori, la separazione delle terre poco produttive del contadino da quelle altamente produttive dei grandi proprietari fondiari al tempo della abolizione della servitù della gleba è stata forse un « passo indietro * ? La grande proprietà fondiaria odierna in Russia riunisce in sé caratteri capitalistici e caratteri feudali. L'odierna lotta dei contadini contro i grandi proprietari fondiari è, per il suo significato obiettivo, lotta contro i residui della servitù della gleba. Ma tentare di enume- rare tutti i singoli casi e di considerare ogni singolo caso, di determi- nare con la precisione della bilancia del farmacista dove esattamente finisca il feudalesimo e dove cominci il capitalismo puro, significa attribuire ai marxisti la propria pedanteria. Non possiamo calcolare quale parte, nel prezzo delle merci che acquistiamo da un piccolo bottegaio, è costituita dal valore del lavoro e quale dalla truffa, eoe. socialismo piccolo-borghese e socialismo proletario 423 Questo significa, forse, signori, che bisogna abbandonare la teoria del valore-lavoro? L’attuale grande proprietà fondiaria riunisce in sé caratteri capita- listici e caratteri feudali. Soltanto dei pedanti possono trarne la con- clusione che abbiamo l’obbligo di considerare, contare ed elencare in. ogni singolo caso ogni minima particolarità secondo il suo carattere sociale. Solo degli utopisti possono trarne la conclusione che per noi « non mette conto » distinguere due guerre sociali di diverso genere. Ne consegue infatti la sola conclusione che noi dobbiamo riunire nel nostro programma e nella nostra tattica la lotta puramente pro- letaria contro il capitalismo con la lotta largamente democratica (e di tutti i contadini) contro la servitù della gleba. Quanto piu fortemente sono sviluppati i caratteri capitalistici nel- l’attuale grande proprietà fondiaria semifeudale, tanto piu urgente e indispensabile è organizzare subito in modo indipendente il prole- tariato rurale, perché tanto piu presto entrerà in scena, ad ogni con- fisca, un antagonismo prettamente capitalistico o prettamente prole- tario. Quanto piu forti sono i caratteri capitalistici nella grande pro- prietà fondiaria tanto più rapidamente la confisca democratica spin- gerà alla vera lotta per il socialismo, e quindi tanto più pericolosa sarà la falsa idealizzazione della rivoluzione democratica effettuata me- diante la parola «socializzazione». Ecco quale conseguenza scatu- risce dalla combinazione del capitalismo e del feudalesimo nella gran- de proprietà fondiaria! Dunque, unire la lotta puramente proletaria con la lotta di tutti i contadini, ma senza confonderle. Sostenere la lotta di tutti gli ele- menti democratici e di tutti i contadini senza affatto fondersi con questa lotta, che non è di classe, senza affatto idealizzarla con false parole come quella della socializzazione, senza affatto dimenticare, neanche per un istante, l’organizzazione sia del proletariato urbano che del proletariato rurale in un partito socialdemocratico assoluta- mente indipendente, con un carattere di classe. Sostenendo fino in fondo la più decisa democrazia, questo partito non permetterà che i sogni reazionari e le esperienze « egualitarie » in regime di economi mercantile lo distraggano dal cammino rivoluzionario. La lotta dei contadini contro i grandi proprietari fondiari è ora rivoluzionaria, la confisca delle terre dei grandi proprietari,, in questo momento di evoluzione economica e politica, è, sotto tutti gli aspetti, rivoluzio- nana, e noi sosteniamo questa misura democratica rivoluzionaria. Ma chiamare questa misura «socializzazione», ingannare se stessi e il popolo circa la possibilità di un godimento « egualitario » della terra in regime di economia mercantile, questa è già un’utopia reazio- naria piccolo-borghese che noi lasciamo ai socialisti-rivoluzionari. Proletari t n. 24, 7 novembre (25 ottobre) 1905, L’EPILOGO S’AVVICINA Le forze si equilibrano, avevamo scritto due settimane fa U7 , alle prime notizie dello sciopero generale politico in tutta la Russia, quando era divenuto chiaro che il governo non si decideva a mettere subito in azione i suoi mezzi militari. Le forze si equilibrano, ripetevamo una settimana fa ua , quando il manifesto del 17 ottobre era l’« ultima parola x> delle novità poli- tiche, additando a tutto il popolo e a tutto il mondo l’indecisione dello zarismo e la sua ritirata. Ma l’equilibrio delle forze non esclude però aifatto la lotta; al contrario, la rende particolarmente aspra. Il governo, come abbiamo già detto, ha operato una ritirata soltanto per scegliere una nuova posizione più adatta, dal suo punto di vista, alla battaglia. Le dichia- razioni sulla « libertà » che fanno bella mostra di sé su quel pezzo di carta che si chiama manifesto del 17 ottobre sono soltanto un tenta- tivo di preparare le premesse morali per la lotta contro la rivolu- zione, mentre Trepov, alla testa dei centoneri di tutta la Russia, ne prepara le premesse materiali. L’epilogo s’avvicina. Una nuova situazione politica si va delinean- do con quella sorprendente rapidità che è propria delle sole epoche rivoluzionarie. Il governo, a parole, ha cominciato a cedere e, nei fatti, ha cominciato subito a preparare l’offensiva. Alle promesse sulla Costituzione hanno fatto seguito le più feroci e orribili violenze, quasi come se si fosse voluto mostrare con maggiore evidenza al po- polo tutto il significato reale del reale potere delPautocrazia. La con- traddizione fra le promesse, le parole, i pezzi di carta e la realtà c divenuta infinitamente più palese. Gli avvenimenti hanno cominciato à dare una magnifica conferma di quella verità che noi già da lungo 426 LENIN tempo ripetiamo e ripeteremo sempre ostinatamente ai lettori : finché non sarà abbattuto il potere reale dello zarismo, tutte le sue conces- sioni, compresa l’Assemblea « costituente », sono soltanto illusioni, miraggio, inganno. Gli operai rivoluzionari di Pietroburgo lo hanno espresso con note- vole chiarezza in uno di quei bollettini quotidiani nt> che ancora non ci sono pervenuti, ma dei quali i giornali esteri, colpiti e spaventati della potenza del proletariato, hanno cominciato a dar notizia sempre piu spesso. « Ci è stata concessa la libertà di riunione — scrive il comitato di sciopero (noi ritraduciamo dall’inglese in russo per cui sono certamente inevitabili delle inesattezze) — , ma le nostre riunioni sono circondate dalle truppe. Ci è stata concessa la libertà di stampa, ma la censura continua a esistere. Ci è stata promessa la libertà della scienza, ma l’università è occupata dai soldati. Ci è stata concessa l’inviolabilità della persona, ma le prigioni traboccano di arrestati. Ci è stato dato Witte, ma Trepov continua a esistere. Ci è stata con- cessa la Costituzione, ma contìnua ad esistere l’assolutismo. Ci è stato dato tutto, ma non abbiamo niente». Il « manifesto » è stato sospeso da Trepov. La Costituzione è ritar- data da Trepov. Le libertà sono spiegate nel loro vero significato dallo stesso Trepov. L’amnistia viene mutilata da Trepov. Ma che cos’è dunque questo Trepov? Una personalità straordi- naria che sarebbe particolarmente importante levar di mezzo? Nien- te affatto. È il più comune dei poliziotti che compie il lavoro più spicciolo dell’autocrazia dando ordini alle truppe e alla polizia. Perché mai questo mediocre poliziotto e il suo banalissimo «la- voro» hanno acquistato d’un tratto una cosi immensa importanza? Perché la rivoluzione ha fatto un gigantesco passo in avanti e ha reso più prossimo il vero epilogo. Il popolo, diretto dal proletariato, di- venta politicamente maturo non di giorno in giorno ma di ora in ora, o, se volete, non di anno in anno, ma di settimana in settimana. E se di fronte al popolo ancora immerso nel sonno politico Trepov era il più comune poliziotto, di fronte al popolo che ha preso co- scienza della sua forza politica Trepov è diventato impossibile per- ché incarna in sé tutta la ferocia, la criminalità e l’assurdità dello zarismo. La rivoluzione insegna. Essa impartisce a tutte le classi del po- polo e a tutti i popoli della Russia ottime lezioni pratiche sul tema: l’epilogo s’awicina 427 L'essenza della Costituzione. La rivoluzione insegna avanzando, nella loro più manifesta, tangibile evidenza, i problemi politici urgenti, che devono essere risolti; costringendo le masse del popolo a sentire questi problemi; rendendo impossibile l’esistenza stessa del popolo senza la soluzione di questi problemi; rendendo realmente palese l’inutilità di ogni e qualsiasi maschiatura, pretesto, promessa, rico- noscimento. « Ci è stato dato tutto, ma non abbiamo niente ». Perché ci sono state « date » solo promesse, perché non abbiamo un vero po- tere. Ci siamo avvicinati alla libertà fin quasi a toccarla, abbiamo costretto tutti, anche lo zar, a riconoscere la necessità della libertà. Ma non è il riconoscimento della libertà che ci occorre, è la vera libertà. Non ci occorre un pezzo di carta che prometta di concedere poteri legislativi ai rappresentanti del popolo. Ci occorre la vera so- vranità del popolo. Quanto piu ce ne siamo avvicinati, tanto più ne è divenuta insopportabile la mancanza. Quanto più allettanti sono i manifesti dello zar, tanto più impossibile è il potere dello zar. La lotta si avvicina all’epilogo, alla soluzione del problema: ri- marrà il potere effettivo nelle mani del governo zarista? Quanto al riconoscimento della rivoluzione, ormai tutti l’hanno riconosciuta. Da parecchio tempo l’hanno riconosciuta il signor Struve e gli osvo - bozdentsy , ora l’ha riconosciuta il signor Witte, l’ha riconosciuta Nicola Romanov. Vi prometto quel che volete, dice lo zar, purché mi lasciate il potere, purché consentiate che a mantenere le mie promesse ci pensi io. A questo si riduce il manifesto dello zar, e si capisce che esso non poteva non spingere alla lotta decisiva. Concedo tutto fuorché il potere, dichiara lo zarismo. Tutto è illusione fuorché il potere, risponde il popolo rivoluzionario. Il vero significato di quell’apparente assurdità alla quale sono arrivate le cose in Russia si riduce all’aspirazione dello zarismo ad ingannare, ad evitare la rivoluzione mediante una transazione con la borghesia. Lo zar promette sempre di più alla borghesia per pro- vare: non comincerà infine una svolta generale delle classi abbienti dalla parte dell’* ordine »? Ma finché quest’* ordine » sì incarna ne- gli eccessi di Trepov e dei suoi centoneri, l’appello dello zar rischia di restare una voce nel deserto. Allo zar sono ugualmente necessari Witte e Trepov: Witte per attirare gli uni, Trepov per trattenere gli altri; Witte per le promesse, Trepov per l’azione; Witte per la borghesia, Trepov per il proletafiato. E dinanzi a noi si apre ancora, LENIN 428 ma ad un grado di sviluppo incompatibilmente piu alto, lo stesso quadro che abbiamo visto all’inizio degli scioperi di Mosca: i liberali conducono trattative, gli operai la lotta. Trepov ha capito benissimo quale doveva essere la sua funzione e che cosa doveva realmente fare. Egli, forse, per il diplomatico Witte, si è un po’ troppo affrettato, ma temeva di far tardi vedendo quali rapidi passi faceva la rivoluzione. Trepov è stato addirittura costretto ad affrettarsi, perché sentiva che le forze a sua disposizione andavano diminuendo. Contemporaneamente al manifesto costituzionale dell’autocrazia sono cominciate le misure dell’autocrazia per scongiurare la Costitu- zione. I centoneri « hanno lavorato » come la Russia non aveva mai visto. Da tutti gli angoli del paese piovono notizie di massacri, di pogrom, di atti inauditi di ferocia. Regna il terrorismo bianco. Dove ne ha la possibilità, la polizia aizza e organizza i bassifondi della società capitalistica per il saccheggio e la violenza, ubriacando i rifiuti della popolazione delle città, organizzando pogrom contro gli ebrei, istigando a percuotere gli « studenti » e i rivoltosi, aiutando a « dar lezioni » ai membri degli zemstvo. La controrivoluzione lavora in pieno. Trepov « è pari a se stesso ». Si spara con le mitragliatrici (Odessa), si cavano gli occhi (Kiev), si gettano gli uomini sul sel- ciato dal quinto piano, si prendono d’assalto e si mettono a ferro e fuoco intieri caseggiati, si appicca il fuoco e non si permette che lo si spenga, si fucilano coloro che osano far resistenza ai centoneri. Dalla Polonia alla Siberia, dalle rive del golfo di Finlandia al Mar Nero, dappertutto lo stesso spettacolo. Ma, accanto all’orgia dei centoneri e del potere autocratico, ac- canto alle ultime convulsioni di quel mostro che è lo zarismo, si fa palesemente strada un nuovo slancio del proletariato che, come sem- pre, dopo ogni ripresa del movimento si calma solo in apparenza, mentre in realtà raccoglie le forze e si prepara al colpo decisivo. Gli eccessi della polizia hanno acquistato oggi in Russia, per i motivi che abbiamo segnalati piu sopra, un carattere completamente diverso da quello che avevano prima. La vendetta cosacca esplode, e Trepov si prende la «rivincita», ma la disgregazione del potere zarista avanza sempre piu. Questo si vede sia nella provincia che in Finlandia e a Pietroburgo; si manifesta anche in quelle località in cui il popolo è più arretrato e. lo sviluppo politico più debole, sia nelle regioni l’epilogo s 'avvicina 429 periferiche con popolazione allogena che nella capitale, dove tutto fa credere che stia per svolgersi il piu grande dramma della rivolu- zione. Infatti, confrontate questi due telegrammi presi da un giornale liberale borghese di Vienna 1 ^ che abbiamo dinanzi: « Tver . Dei tep- pisti, in presenza del governatore Sleptsov, hanno dato Passalto agli uffici dello Zemstvo. Assediato dai teppisti, Pedificlo è stato poi in- cendiato. I pompieri si sono rifiutati di spegnere il fuoco. Le truppe stavano lì accanto senza far nulla contro quei banditi » (certamente non possiamo giurare sulla piena attendibilità di questa notizia, ma è un fatto assolutamente indiscutibile che si commettono in ogni dove cose simili e cento volte peggiori). « Kazan . Il popolo ha disar- mato la polizia. Le armi toltele sono state distribuite alla popolazione. È stata organizzata una milizia popolare. Regna lordine piu asso- luto ». Non è forse istruttivo contrapporre l’uno allaltro questi due qua- dri? Vendetta, eccessi, pogrom. Abbattimento del potere zarista e organizzazione delPinsurrezione vittoriosa. In Finlandia avvengono gli stessi fenomeni su scala molto piu vasta. Il luogotenente dello zar è stato scacciato. I senatori lacche sono stati destituiti dal popolo. I gendarmi russi buttati fuori. Essi tentano di vendicarsi (telegramma di Haparanda del 4 novembre) danneggiando le comunicazioni ferroviarie. Per arrestare i gendarmi colpevoli di questo eccesso vengono allora inviati reparti della milizia popolare armata. In un’assemblea di cittadini a Torneo si decide di organizzare Pimportazione di armi e di pubblicazioni illegali. Nelle città e nei villaggi migliaia e decine di migliaia di persone si arruo- lano nella milizia finlandese. Si comunica che la guarnigione russa di una salda fortezza (Sveaborg) ha manifestato la sua simpatia per il popolo insorto e consegnato la fortezza alla milizia popolare. La Finlandia esulta. Lo zar fa concessioni, è pronto a convocare la Dieta, annulla il manifesto illegale del 15 febbraio 1899, accetta le « dimissioni » dei senatori scacciati dal popolo. Ma contemporanea- mente il N ovaie V remia consiglia di bloccare tutti i porti della Fin- landia e di soffocare Pinsurrezione con le armi. Secondo telegrammi dei giornali esteri, a Helsingfors sono acquartierate molte truppe russe (non si sa fino a che punto possano servire per soffocare Pinsur- LENIN 43P rezione). Sembra che navi da guerra russe siano entrate nel porto interno di Helsingfors. Pietroburgo. Trepov si vendica dell’esultanza del popolo rivolu- zionario (a causa delle concessioni strappate allo zar), I cosacchi commettono eccessi di ogni sorta. I massacri si intensificano. La po- lizia organizza apertamente i centoneri. Gli operai avevano inten- zione di organizzare un’imponente dimostrazione per domenica 5 novembre (23 ottobre). Volevano che tutto il popolo rendesse omag- gio alla memoria dei loro compagni caduti eroicamente nella lotta per la libertà. Il governo dal canto suo preparava un bagno di san- gue. Preparava per Pietroburgo quello che su piccola scala era avve- nuto a Mosca (massacro ai funerali di un capo degli operai, Bau- man). Trepov voleva approfittare del momento in cui non aveva ancora frazionato le sue truppe inviandone una parte in Finlandia, del momento in cui gli operai si riunivano per manifestare e non per battersi. Gli operai di Pietroburgo indovinarono le intenzioni del nemico. La dimostrazione fu sospesa. Il comitato operaio decise di non orga- nizzare la battaglia finale al momento che Trepov si era compia- ciuto di scegliere. Il comitato operaio riteneva giustamente che, per tutta una serie di motivi (fra cui l’insurrezione in Finlandia), il diffe- rimento dalla lotta era svantaggioso per Trepov e vantaggioso per noi. E intanto si intensifica la preparazione dell’armamento. La propaganda fra le truppe fa progressi considerevoli. Si comunica che 150 marinai degli equipaggi della quattordicesima e diciottesima flotta sono stati arrestati e che negli ultimi dieci giorni sono stati presen- tati 92 rapporti contro ufficiali che avevano simpatizzato con i rivo- luzionari. I manifestini che esortano Pesercito a passare dalla parte del popolo vengono distribuiti perfino alle pattuglie che « difendono » Pietroburgo. Il proletariato rivoluzionario allarga con la sua mano possente la libertà di stampa promessa nei limiti consentiti da Tre- pov. Secondo le informazioni dei giornali esteri, sabato 22 otto- bre (4 novembre) sono usciti a Pietroburgo soltanto quei giornali che avevano acconsentito alla richiesta degli operai di ignorare la censura. Due giornali tedeschi di Pietroburgo che volevano restare «leali» (servili) non hanno potuto uscire. I giornali «legali», dal momento in cui i confini della legalità hanno cominciato ad es- sere determinati non da Trepov, ma dall’Unione degli scioperanti di l’epilogo s 'avvicina 431 Pietroburgo, si sono messi a parlare un linguaggio insolitamente audace. « Lo sciopero è solo temporaneamente sospeso — si telegrafa in data 5 novembre (23 ottobre) alla Neue Freie Presse — , si dichiara che verrà ripreso quando giungerà il momento di assestare il colpo di grazia al vecchio ordine. Le concessioni non fanno ormai proprio nessuna impressione al proletariato. La situazione è estremamente pericolosa. Le idee rivoluzionarie conquistano masse sempre piu lar- ghe. La classe operaia si sente padrona della situazione. Quelli che hanno paura deirimminente catastrofe cominciano già ad andarsene [da Pietroburgo] ». L’epilogo si avvicina. La vittoria dell’insurrezione popolare ormai non è più lontana. Le parole d’ordine della socialdemocrazia rivolu- zionaria si realizzano con inattesa rapidità. Si dibatta Trepov tra la Finlandia rivoluzionaria e Pietroburgo rivoluzionaria, fra le regioni periferiche rivoluzionarie e la provincia rivoluzionaria. Provi a sce- gliersi anche un solo posticino sicuro per libere operazioni militari. Si diffonda piu ampiamente il manifesto dello zar, si diffonda mag- giormente la notizia di quel che avviene nei centri rivoluzionari, questo ci darà nuovi seguaci, porterà nuova indecisione, nuova disgre- gazione nelle diradate file dei seguaci dello zarismo. Lo sciopero politico generale in tutta la Russia ha compiuto ma- gnificamente l’opera sua, facendo avanzare l’insurrezione, infliggen- do terribili ferite allo zarismo, smascherando l’infame commedia dell’infame Duma. La prova generale è finita. Siamo, secondo ogni apparenza, alla vigilia del vero e proprio dramma. Witte affoga in un fiume di parole. Trepov in un fiume di sangue. Sono ormai trop- po poche le promesse che lo zar potrebbe ancora fare. Troppo pic- cola è la parte dell’esercito centoncro rimasta a Trepov e che si po- trebbe ancora fare avanzare nella battaglia finale. E le file dell’eser- cito rivoluzionario aumentano sempre, le forze si temprano nelle singole battaglie, sempre più in alto si innalza la bandiera rossa sulla nuova Russia. Proletari , n. 25, 16 (3 novembre) 1905. INTERPOLAZIONE ALL’ARTICOLO DI V. KALININ « IL CONGRESSO DEI CONTADINI » Vediamo quindi che i socialisti coscienti devono senz’altro ap- poggiare la lotta rivoluzionaria di chiunque, persino dei contadini ricchi, contro i funzionari e i grandi proprietari fondiari, ma i socia- listi coscienti devono dire apertamente e chiaramente che la « ripar- tizione egualitaria», voluta dai contadini, è ben lungi dall’essere il socialismo. Il socialismo esige reliminazione del potere del denaro, del potere del capitale, l’eliminazione della proprietà privata su tutti i mezzi di produzione, l’eliminazione dell’economia mercantile. Il socialismo esige che la terra e le fabbriche passino nelle mani di tutti i lavoratori, che organizzeranno secondo un piano generale la grande produzione (non quella piccola, al minuto). La lotta dei contadini per la terra e la libertà è un grande passo avanti verso il socialismo, ma è ben lungi dall’essere il socialismo stesso. Proletàri, n. 1$, 16 (3) novembri 1905. TRA DUE BATTAGLIE Ginevra, 15 novembre nuovo calendario, La grande battaglia che il proletariato ha dato allo zarismo è fi- nita. Lo sciopero generale politico, a quanto pare, è cessato quasi dovunque. Il nemico si è ritirato soprattutto su uno dei fianchi (Fin- landia); si è però consolidato sulhaltro (stato d’assedio in Polonia). Al centro si è ritirato di pochissimo, attestandosi, però, su una nuova, forte posizione e preparandosi ad una lotta ancor piu sanguinosa e decisa. Su tutta la linea avvengono continui scontri armati. Le due parti si affrettano a colmare le perdite subite, a serrare le file, ad or- ganizzarsi e armarsi nel modo migliore per la battaglia successiva. Questa è approssimativamente, la situazione sul teatro della lotta per la libertà nel momento attuale. La guerra civile si distingue dalle altre guerre proprio perché le sue forme sono molto piu varie: il nu- mero e la composizione dei combattenti delle due parti sono quanto meno passibili di un computo preciso c tanto piu soggetti ad oscilla- zioni; i tentativi di concludere la pace, o anche un armistizio, non sono fatti da coloro che combattono, e si intrecciano nel modo piu bizzarro con le operazioni militari. Le sospensioni temporanee delle operazioni militari incoraggiano in modo particolare l’iniziativa dei «conciliatori». Witte si fa in quattro spacciandosi, sia direttamente che attraverso la stampa ser- vile, per un « conciliatore », nascondendo per quanto possibile la sua funzione di diplomatico servitore dello zarismo. Un comunicato go- vernativo riconosce — a soddisfazione degli ingenui — la partecipa- zione della polizia alle gesta dei centoneri. La stampa al servizio del governo (il Novoie Vrcmia , ad esempio) finge di condannare gli 434 LENIN” eccessi dei reazionari e, naturalmente, gli « eccessi » dei rivoluzionari. I rappresentanti della peggiore reazione (Pobiedonostsev, Vladimir, Trepov) sono malcontenti per il giochetto. In parte, per la loro ottu- sità, non capiscono quanto esso sia vantaggioso, se si vuole che lo zarismo conservi il massimo possibile del potere; in parte ritengono — e lo ritengono giustamente — che per loro è meglio avere le mani completamente libere e prendere si, parte al giuoco, ma con una funzione diversa : con la funzione di combattenti « autonomi » per la potenza del monarca, con la funzione di « liberi » vendicatori per l’« oltraggio [da parte dei rivoluzionari] ai sentimenti nazionali del popolo », in parole semplici, con funzione di capi centoneri. Witte si stropiccia le mani dalla soddisfazione vedendo i « gran- di » successi del suo abilissimo giuoco. Egli conserva la verginità libe- rale, offre a tutto spiano portafogli ai capi del partito cadetto (per- sino a Miliukov, secondo un telegramma del corrispondente di Le Tempi), invia una lettera scritta di proprio pugno al signor Struve con l’invito a tornare in patria, cerca di presentarsi come un « bianco », egualmente lontano sia dai «rossi» che dai «neri». E nello stesso tempo acquista, oltre alla verginità, anche un piccolo capitale, in quanto rimane capo del governo zarista, che mantiene nelle proprie mani tutto il potere attendendo solo il momento piu opportuno per passare a un’energica offensiva contro la rivoluzione. Quel che abbiamo detto di Witte nel Proletari si verifica in pieno. Si tratta, per gli espedienti da lui usati, per le sue « capacità » e per la funzione cui è destinato, di un ministro-clown. Per le forze reali di cui oggi dispone egli è il ministro della burocrazia liberale, poiché non è ancora riuscito a concludere un mercato con la borghesia libe- rale. Veramente questo mercato a poco a poco procede. Le parti contraenti gridano il loro ultimo prezzo, si stringono la mano, rin- viano la transazione attendendo le decisioni del congresso degli zemtsy che si terrà a giorni. Witte cerca di cattivarsi gli intellettuali liberali, allargando il diritto di voto per le elezioni alla Duma, con- cedendolo secondo il grado d’istruzione, gettando persino una mi- serabile elemosina agli operai (i quali dovranno accontentarsi del ventunesimo posto, dato il sistema delle elezioni indirette « per gli operai»!!), giurando e spergiurando che non appena la Duma si sarà riunita, non appena si sarà pronunciata, sia pure in minoranza, per il TRA DUE BATTAGLIE 435 suffragio universale, il suo appoggio a tale rivendicazione sarà assolu- tamente, assolutamente garantito. Comunque, però, il mercato non ha dato ancora nessun frutto. Le parti contraenti conducono le trattative ignorando coloro che effettivamente conducono la battaglia, e ciò non può non paralizzare gli sforzi dei nostri «onesti sensali». La borghesia liberale, dal canto suo, accetterebbe volentieri la Duma: non l’aveva essa forse accettata persino «in forma consultiva»? non aveva forse respinto il boicot- taggio attivo già nel settembre? Ma il fatto è che nei due mesi da allora trascorsi la rivoluzione ha fatto passi da gigante, il proletariato ha dato sul serio battaglia e per la prima volta ha ottenuto subito una grande vittoria. La Duma, questa spregevole e infame commedia di rappresentanza popolare, è ormai sepolta: l’ha mandata in fran- tumi il primo urto del possente assalto proletario. La rivoluzione in alcune settimane ha rivelato la miopia di coloro che si accingevano a entrare nella Duma di Bulyghin o ad appoggiare coloro che vi fossero entrati. La tattica del boicottaggio attivo ha ottenuto la piu luminosa conferma che possa ottenere la tattica di un partito politico nel mo- mento della lotta : la conferma dei fatti, la convalida del corso degli avvenimenti, l’accettazione come fatto indiscutibile e incontestabile di quanto ieri pareva ai miopi e ai vili mercanteggiatori un troppo audace « salto nel buio ». La classe operaia ha spaventato sul serio i commedianti «della Duma», li ha spaventati a tal punto che ora essi temono di metter piede su quel fragile ponticello incrinato, hanno paura persino di credere nella solidità della « recentissima » riparazione, frettolosa- mente apprestata dagli « artigiani » statali. Le funzioni si sono un poco spostate. Ieri i compagni Parvus, Cerevanin e Martov volevano richie- dere impegni rivoluzionari a coloro che si accingevano a salire sul ponticello, l’impegno di esigere dalla tribuna della Duma la convoca- zione deH’Assemblea costituente. Oggi il posto di questi socialdemo- cratici è stato occupato dal presidente del gabinetto dei ministri, il conte Serghei Iulievic Witte, che già proclama il suo impegno « rivo- luzionario » di appoggiare il deputato della Duma il quale, anche da solo, esiga la convocazione deH’Assemblea costituente. Ma i liberali borghesi, i cadetti, fecero la prima volta una cosi misera figura che non vorrebbero ripetere la triste esperienza. I no- stri buoni parlamentari dell ’Osvobozdcnie e delle Russate Viedomosti 436 LENIN avevano già messo a punto la «campagna elettorale»; avevano già eletto un comitato centrale per dirigere tale campagna; avevano per- sino già organizzato un ufficio legale per fornire alla popolazione consigli sul diritto o meno dello zemsfy nacìalni\ di sciogliere le riunioni di grandi elettori contadini senza averne prima chiesto l’auto- rizzazione al governatore. In una parola, si sarebbero del tutto ada- giati, per farvi una dormitina, sul divano offerto a tutti gli Oblomov “ russi, quando improvvisamente... con uno sgarbato moto delle spalle il proletariato buttò via la Duma e trutta la campagna « della Duma ». Non c’c da meravigliarsi se i borghesi liberali non sono ora inclini ad aver fiducia negli « impegni rivoluzionari » del gentilissimo conte. Non c c da meravigliarsi se essi meno che mai sono ora inclini a stringere la mano loro tesa dal conte, se preferiscono guardare a sini- stra, pur avendo l’acquolina in bocca alla vista della soffice torta della Duma, ornata di nuovi arabeschi di zucchero filato. Le trattative di Witte con i capi della borghesia liberale hanno, senza dubbio, una seria importanza politica, ma solamente perché confermano una volta di piu l’affinità interiore della burocrazia libe- raleggiante con i difensori degli interessi del capitale, solamente per- ché mostrano una volta di piu come precisamente ci si accinge a seppellire la rivoluzione russa c chi precisamente si accinge a seppeU Urla . Ma queste trattative e intese non approderanno a nulla proprio perché la rivoluzione è ancora viva. La rivoluzione non solo è viva, ma è pili forte che mai, è ancora lontana dall’aver detto la sua ultima parola, ha solamente cominciato a svilupparsi in tutta l’ampiezza che le possono dare le forze del proletariato e dei contadini rivolu- zionari. Ecco perché le trattative e le intese del ministro-clown con la borghesia hanno un carattere cosi privo di vita: esse non possono avere una seria importanza in un momento di lotta accanita, quando le forze nemiche stanno una di fronte all’altra tra due battaglie decisive. In un momento simile la politica del proletariato rivoluzionaria, consapevole del suo scopo di importanza storica mondiale, proteso verso la liberazione non solo politica ma anche economica dei lavo- ratori, non dimentico, nemmeno per un attimo, dei suoi compiti so- ciali, deve essere particolarmente ferma, chiara e precisa. All’infame falsità del ministro-clown, alle sciocche illusioni costituzionali dei liberali e dei democratici borghesi il proletariato deve contrapporre, TRA DUE BATTAGLIE 437 piò decisamente che mai, la sua parola d’ordine: abbattimento del potere zarista mediante l’insurrezione popolare armata. Il proleta- riato rivoluzionario ha in orrore qualsiasi ipocrisia e si batte impla- cabilmente contro qualsiasi tentativo di dissimulare il vero stato di cose. E nei discorsi attuali sul regime costituzionale in Russia non v’è parola che non sia un’ipocrisia, non ve frase che non sia una vecchia menzogna ufficiale detta allo scopo di salvare questi o quei resti della Russia autocratica e feudale. Si chiacchiera di libertà, si paria di rappresentanza popolare, si fanno discorsi sull’Assemblea costituente, e si dimentica sempre, ogni ora, ogni minuto, che tutte queste belle cose sono frasi vuote, che non danno nessuna seria ga- ranzia. E una seria garanzia può darla soltanto l’insurrezione popo- lare vittoriosa, soltanto la piena sovranità del proletariato armato e dei contadini su tutti i rappresentanti del potere zarista, che hanno retrocesso di un passo di fronte al pòpolo, ma sono ancora ben lon- tani dall’essere stati sottomessi al popolo, dall’essere stati abbattuti dal popolo. E, finché questo scopo non sarà raggiunto, non ci potrà essere una vera libertà, una vera rappresentanza popolare, un’assem- blea effettivamente costituente , che abbia la forza di istituire nuovi ordinamenti in Russia. Che cose la Costituzione? La carta su cui sono scritti i diritti del popolo. Da che cosa sono date le garanzie che questi diritti sa- ranno effettivamente riconosciuti ? Dalla forza delle classi del popolo che, divenute coscienti di tali diritti, se li sono saputi conquistare. Non ci lasceremo illudere dalle parole — ciò si addice soltanto ai parolai della democrazia borghese — , non dimenticheremo nemmeno per un istante che la forza si dimostra solamente con la vittoria nella lotta e che noi siamo ancora lontani dall’aver conseguito la completa vittoria. Non crederemo alle belle frasi; stiamo appunto attraversan- do un’epoca in cui la lotta si combatte in campo aperto, in cui tutte le frasi e tutte le promesse vengono controllate immediatamente dai fatti, in cui con le parole, con i manifesti, con le promesse si tenta di abbindolare il popolo, di indebolirne le forze, di disorganizzarne le file, di indurlo a disarmare. No, niente è piu menzognero di simili promesse e frasi, e noi possiamo dire con orgoglio che il proletariato russo è già maturo per la lotta sia contro la forza bruta, sia contro il falso liberalcostituzionalismo. Ne*è prova l’appello dei ferrovieri, di cui hanno recentemente dato notizie i giornali esteri (purtroppo non 4J8 I.ENIN ne possediamo l’originale). Raccogliete armi, compagni — dice que- sto appello — , organizzatevi indefessamente per la lotta, centupli- cando le vostre energie. Solo armandoci e rendendo compatte le nostre file potremo difendere quanto abbiamo conquistato e ottenere che le nostre rivendicazioni vengano pienamente soddisfatte. Quan- do giungerà il momento, ci leveremo di nuovo tutti come un sol uomo per una nuova lotta ancor più accanita per la completa libertà. Ecco le nostre uniche garanzie! Ecco l’unica Costituzione della libera Russia che non sia illusoria! Considerate infatti il manifesto del 17 ottobre e la realtà russa : che cosa può esserci di più istruttivo del Confronto fra il riconoscimento sulla carta, da parte dello zar> della Costituzione e la « Costituzione » effettivamente elargita ed effettivamente applicata dal potere zarista ? Il manifesto dello zar con- tiene promesse di carattere indubbiamente costituzionale. Ed ecco che cosa valgono queste promesse. Viene proclamata la inviolabilità della persona, ma coloro che sono invisi all autocrazia rimangono in prigione, in deportazione, in esilio. Viene proclamata la libertà di riunione, ma le università, che per prime hanno realmente applicato questa libertà, sono chiuse e il loro ingresso è sorvegliato dalla polizia e daH’eserdto. Libertà di stampa, e quindi il giornale che esprime gli interessi operai, la Novaia Gizn } viene confiscato per aver pubblicato il programma socialdemocratico. Il posto dei ministri centoneri è stato occupato da ministri che proclamano l’or dine nella legalità. Ma nelle strade i centoneri « lavorano » ancor più attivamente con l’aiuto della polizia e deliberato, mentre i cittadini della libera Russia invisi allo zarismo vengono liberamente e impunemente presi a fucilate, percossi, massacrati. Bisogna essere ciechi o accecati dall’egoismo di classe per attri- buire una seria importanza, in un’epoca come la nostra, dopo che la vita ci ha impartito insegnamenti cosi edificanti, al fatto che Wittc prometta o meno il suffragio universale e lo zar firmi o no un mani- festo sulla convocazione dell’Assemblea « costituente ». Se anche tali «atti» ci fossero davvero, non deciderebbero comunque dell’esito della lotta, non istituirebbero comunque una libertà effettiva di pro- paganda elettorale, non assicurerebbero comunque un carattere effet- tivamente costituente alFassemblea dei rappresentanti del popolo. L’Assemblea costituente deve codificare, fissare nel parlamento II re- gime di vita della nuova Russia, ma prima di affermare la vittoria TRA DUE BATTAGLIE 439 del nuovo sul vecchio, prima di consolidare tale vittoria, bisogna effet- tivamente vincere, bisogna spezzare la forza dei vecchi istituti, spaz- zarli via, radere al suolo il vecchio edificio, eliminare la possibilità di una qualsiasi resistenza seria da parte della polizia e delle sue bande, Solo la completa vittoria dell'insurrezione, Tabbattimento del po- tere zarista e la sua sostituzione con un governo rivoluzionario prov- visorio possono assicurare la piena libertà delle elezioni, il pieno po- tere deirAssemblea costituente. A questo devono essere protesi tutti i nostri sforzi; l’organizzazione e la preparazione deirinsurrezione devono essere senz’altro messe in primo piano. Solo nella misura in cui l’insurrezione sarà vittoriosa e la sua vittoria significherà la di- struzione completa del nemico, l'assemblea dei rappresentanti del popolo sarà popolare non solo sulla carta e costituente non solo a parole. Abbasso qualsiasi ipocrisia, qualsiasi falsità e qualsiasi reticenza! La guerra è stata dichiarata, la guerra è in atto, stiamo vivendo una breve tregua tra due battaglie. Non può esserci via di mezzo. Il par- tito dei « bianchi » è un inganno. Chi non è per la rivoluzione è un centonero. Non siamo i soli ad affermarlo. Non si tratta di una for- mulazione inventata da noi. Lo gridano a tutto il mondo le pietre bagnate di sangue delle strade di Mosca e di Odessa, di Kronstadt e del Caucaso, della Polonia e di Tomsk. Chi non è per la rivoluzione è un centonero. Chi non vuole tolle- rare che la libertà russa sia la libertà del terrorismo poliziesco, della corruzione, deirubriacatura, delle aggressioni a tradimento contro gli inermi, deve prendere egli stesso le armi e prepararsi immediatamente alla battaglia. Dobbiamo conquistare non una promessa di libertà, non una libertà sulla carta, ma una vera libertà. Dobbiamo ottenere non l’umiliazione del potere zarista, non il riconoscimento da parte sua dei diritti del popolo, ma l’annientamento di questo potere, giac- ché esso è il potere dei centoneri sulla Russia. E anche questa non è affatto una conclusione nostra. È la conclusione della vita. È Tinse- gnamento dei fatti. È la voce di coloro che finora sono rimasti estra- nei a qualsiasi dottrina rivoluzionaria e che non possono fare libera- mente nessun passo, dire liberamente nessuna parola per la strada, nelle riunioni, in casa propria, senza esporsi per questo al piu imme- diato e tremendo pericolo di essere calpestati, torturati, sbranati dalla banda dei sostenitori dello zar. 44 ° LBNIN La rivoluzione ha costretto, finalmente, a uscire dalla sua tana questa «forza popolare», la forza dei partigiani dello zar. Ha co stretto a mostrare a tutti in modo lampante su chi effettivamente si appoggia il potere zarista, chi effettivamente appoggia questo potere. Eccoli, ecco quest'esercito di poliziotti inferociti, di soldati abbrutiti fino alla follia, di preti crudeli, di rozzi bottegai, di rifiuti della so* cictà capitalistica imbevuti di alcool. Ecco chi regna oggi in Russia, col diretto e indiretto aiuto dei nove decimi dei nostri istituti gover- nativi. Eccola la Vandea russa, simile alla Vandea francese come il « legittimo » monarca Nicola Romanov è simile al la v venturiero Na- poleone. E nemmeno la nostra Vandea ha ancora detto la sua ultima parola, non fatevi illusioni cittadini. Anch’essa comincia solo ora a svilupparsi. Anch’essa ha le sue « riserve di combustibile », accumu- late in secoli di oscurantismo, di mancanza di diritti, di asservimento, di onnipotenza poliziesca. Essa racchiude in sé tutta la barbarie del- Tasiatismo con tutti i lati abominevoli dei metodi raffinati per sfrut- tare e ingannare tutti coloro che piu d’ogni altro sono stati schiacciati, martirizzati dalla civiltà capitalistica urbana, ridotti in uno stato molto peggiore di quello delle bestie. Nessun manifesto dello zar, nessun messaggio del sinodo, nessun cambiamento nella burocrazia superiore e inferiore farà sparire questa Vandea. La può infrangere soltanto la forza del proletariato organizzato e illuminato, in. quanto solo il proletariato, anch’esso sfruttato, è in grado di sollevare tutti coloro che stanno a un gradino piu basso, di risvegliare in loro l’ uo- mo e il cittadino, di mostrare loro la strada per liberarsi da ogni sfruttamento. Solo il proletariato può creare il nucleo di un potente esercito rivoluzionario, potente per i suoi ideali e per la sua disci- plina, per la sua organizzazione e il suo eroismo nella lotta, davanti ai quali nessuna Vandea può reggere, E il prolerariato, guidato dalla socialdemocrazia, ha cominciato a organizzare dappertutto il suo esercito rivoluzionario* Nelle sue file deve entrare chiunque non vuole essere nell’esercito dei centoneri. La guerra civile non conosce neutrali. Chi si tira in disparte, appog- gia con la sua- passività i cento neri esultanti. Anche Tesercìto regolare si scinde in esercito rosso ed esercito nero* Sono passate appena due settimane da quando dicemmo che l’esercito sarebbe stato attirato rapidamente nella lotta per la libertà. L’esempio di Kronstadt lo di- mostra in modo lampante. Il governo del furfante Witte ha vinto TRA DUE BATTAGLIE 44I Tinsurrezione di Kronstadt “ a , fucila ora centinaia di marinai, i quali ancora una volta hanno levato la bandiera rossa; ebbene questa ban- diera garrirà ancor piu in alto, giacché è la bandiera di tutti i lavora- tori e gli sfruttati di tutto il mondo. La stampa servile, come il iVo- voie Vremia , grida e aiferma che l’esercito è neutrale; questa men- zogna infame e ipocrita si dissolverà come nebbia al sole ad ogni im- presa dei centoneri. L’esercito non può essere, non è mai stato e non potrà mai essere neutrale. Esso proprio adesso si sta scindendo con vertiginosa rapidità in esercito della libertà e in esercito dei centoneri. Noi affretteremo questo processo di scissione. Additeremo all’obbro- brio tutti gli incerti e gli indecisi, tutti coloro che rifuggono dall’idea della creazione immediata della milizia popolare (la Duma di Mosca, secondo le ultime notizie riportate dai giornali esteri, ha respinto il progetto di istituire una milizia popolare). Centuplicheremo la nostra agitazione tra le masse, la nostra attività organizzativa per la forma- zione di distaccamenti rivoluzionari. L’esercito del proletariato co- sciente si fonderà allora con i distaccamenti rossi dell’esercito russo, e vedremo allora se i centoneri della polizia riusciranno a vincere tutta la nuova, giovane, libera Russia. Proletari, n. 26, 25 (12) novembre 1905. NOTE 1 Le Due tattiche della Socialdemocrazia nella rivoluzione democratica furono scritte a Ginevra c pubblicate alla fine del luglio 1905 nella stessa città a cura del Comitato centrale del POSDR. Nello stesso anno ne uscirono due altre edizioni per una tiratura complessiva di 10,000 copie: una del CC del POSDR e l'altra del comitato di Pietroburgo. Il libro venne diffuso clandestinamente in tutto il paese. Il 19 febbraio 1907 la commissione pietroburghese per la stampa ne ordinò il sequestro e, il 22 di- cembre, il tribunale ne ordinò la distruzione. Nello stesso 1907 Lenin incluse lo scritto nella raccolta In dodici anni, corredandolo di nuove note. - Cfr., nel presente volume, pp. 132-141. 2 La Commissione di Bulyghin, costituita nel febbraio 1905 con decreto dello zar e presieduta da Bulyghin, ministro degli interni, elaborò il progetto di legge per l’istituzione di una Duma consultiva e il regolamento per la sua elezione, che furono pubblicati insieme col manifesto dello zar del 19 agosto dello stesso anno, I bolscevichi proclamarono il boicottaggio attivo alla Duma di Bulyghin, e il go- verno non riusci a convocarla perché fu spazzata via dall'ondata rivoluzionaria. * Partito democratico costituzionale {cadetti): il piu importante partito borghese in Russia, costituitosi formalmente nell’ottobre 1905. Nacque dalla fusione del- V« Unione per la liberazione» e dcU’« Unione degli zemtsy costituzionalisti». L'« Unione per la liberazione» era un'organizzazione politica clandestina, fon- data a Pietroburgo nel gennaio 1904. Ne fu presidente il grande proprietario fondiario Petrunkcvic. Raggruppava gli intellettuali liberali borghesi che fin dal 1902 si erano raccolti attorno al giornale Osvobozdenie , pubblicato all’estero, e alcuni rappresentanti della «sinistra» del movimento degli zemtsy. B Cfr. La lotta rivoluzionaria e la mediazione dei liberali e / compiti democratici del proletariato rivoluzionario, nel v, 8 della presente edizione. 0 Cfr., nel presente volume, pp. 26, 31, 69, 72, 73. 7 Si tratta della piattaforma « costituzionale » di uno dei capi del movimento libe- rale della fine del secolo scorso e dell’inizio del novecento, D. N. Scipov, che propugnava il mantenimento del potere autocratico, limitato però da una Costi- tuzione elargita dallo zar. S Cfr. Tesi su Feuerbach in appendice a; Friedrich Engels, Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca , Roma, Edizioni Rinascita, 1947, p. 80. 9 Vuomo nell'astuccio è il protagonista del racconto omonimo di Cekhov. 1(5 Last but not least : ultimo ma non meno importante. 11 Cfr. « Rivoluzionari » in guanti bianchi nel v. 8 della presente edizione. 12 La risoluzione di Star over sull'atteggiamento verso i liberali era stata approvata al II Congresso del POSDR. Lenin critica la risoluzione anche nell'articolo De- mocrazia operaia e democrazia borghese (cfr. il v. 8 della presente edizione). NOTE 446 18 11 Congresso di Brcslavia del Partito socialdemocratico della Germania ebbe luogo nel 1895. 14 Lenin criticò aspramente la posizione di Nadezdin fin dal 1902, nel Che fare? (cfr., nella presente edizione, v. 5» pp- 319-489). 15 Cfr. il v. 8 della presente edizione. 18 Lenin si richiama qui agli articoli: La socialdemocrazia e il governo rivoluzio- nario provvisorio e La dittatura democratica -rivoluzionaria del proletariato e dei contadini (cfr. il v. 8 della presente edizione), 17 Nel 1874 un gruppo di emigrati blanquisti, ex membri della Comune di Parigi, pubblicò a Londra il programma deriso da Engels (cfr. Ztvei Fliigskundgebungen in Engels, Intemationales aus dem « Volhjsstaat », Berlin, Dìetz, 1957, S. 39*56). 18 11 programma di Erjttrt fu approvato dal Congresso di Erfurt tenutosi nell’otto* bre 1891. 10 Nella prima edizione delle Due tattiche questa nota di Lenin, scritta nel luglio 1903, venne omessa. Fu pubblicata per la prima volta nel 1926, nella Miscellanea di Lenin, V, 20 Cfr. Lettera di Engels a Turati , 26 gennaio 1894, in appendice a: Lenin, Sul movimento operaio italiano, Roma, Edizioni Rinascita, 1949, pp. 1 95-197. 21 Cfr. La socialdemocrazia e il governo rivoluzionario provvisorio nel v. 8 della presente edizione. 22 Cfr. il v. 8 della presente edizione. 23 Cfr. Il governo rivoluzionario provvisorio nel v. 8 della presente edizione e / ba- hnnisti al lavoro. Appunti sull* insurrezione spagnuola detestate 1873, in: Karl Marx-Friedrich Engels, Contro V anarchismo, Roma, Edizioni Rinascita, 1950, pp. 17-42. 24 «Credo»: nome dato al manifesto pubblicato da un gruppo di «economisti* (Prokopovic, la Kuskova e altri, divenuti in seguito cadetti). Lenin denunciò la posizione del gruppo nello scritto Protesta dei socialdemocratici russi (cfr., nella presente edizione, v. 4, pp. 167-181). 25 Cfr. Critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, in Karl Mark, Scritti politici giovanili. Torino, Einaudi, 1950 p. 404. 28 Louis Eugene Varlin (1839-1871), operaio francese, membro della I Internarlo* naie; fece parte del Comitato centrale della guardia nazionale e della Comune di Parigi; venne assassinato dai versaglicsi. 27 Lenin criticò a fondo lo « statuto organizzativo » approvato dalla conferenza menscevica del 1905 nell articolo Vn terzo passo indietro (cfr. il v. 8 della presente edizione) e nella Prefazione all'opuscolo « Gli opef'ai c la scissione del partito » (cfr., nel presente volume, pp, 148-153). 23 Cfr. Le lotte di classe in Trancia , in Karl Marx-Friedrich Engels, Il 1848 in Germania e in Francia , Roma, Edizioni Rinascita, 1948, p. 223. 28 Hirsch-DunJ(er: liberali borghesi tedeschi che nel 1868 fondarono in Germania dei sindacati. Essi erano fautori, come l’economista borghese Brentano, dell’* ar- monia degli interessi di classe » e cercavano di distogliere gli operai dalla rivo- luzione e dalla lotta di classe contro la borghesìa, di circoscrivere il movimento sindacale alle casse dì mutuo soccorso e alle organizzazioni culturali-cducadve. 30 L’articolo I bafytnisti al lavoro. Appunti sull' insurrezione spagnuola dell'estate /< S73 fu tradotto in russo. Lenin ne fece la revisione, c lo scritto venne pubblica- to in opuscolo nel 1905 a Ginevra dalle edizioni del CC del POSDR e nel 1906 a Pietroburgo (per la traduzione italiana cfr. I bal Cfr., nel presente volume, p. 167. 60 tv*, pp. 132-141, 01 Ivi, pp. 207-208. 82 In italiano nel testo: 03 Cfr., nel presente volume, pp. 195-206. 84 Nel n. 9 del Proletari del 26 (13) luglio 1905 era stato pubblicato Tatticalo l no- stri Khlcttakpv , nel quale era citata una comunicazione inviata dall 'Isfyra a un giornale socialista francese. In. csia Visura forniva cifre evidentemente falsificate suLl’appoggio di cui avrebbe goduto fta gli operai. 05 Cfr. Proletariato e contadini, nel v. 8 della presente edizione. 00 La risoluzione del comitato di Saratov sul III Congresso c la conferenza dei menscevichi, fu pubblicata, con postilla della redazione, scritta da Lenin, nel n. to del Proletari, del 2 agosto (20 luglio) JQ05, 87 Cfr. Proletariato e contadini, iL nostro programma agrario e fi programma agrario dei liberali nel v. 8 della presente edizione. Cfr., nel presente volume* pp. 83-84. M- Frase contenuta nelle Memorie di un pazzo di Gogol. 70 Cfr., nel presente volume, p. 169. 71 Cfr. Lotta rivoluzionaria e mediazione liberale e ì compiti del proletariato rivo * luzionario nel v. 8 della presente edizione, 72 Johan lafoby. (1805-1877), democratico borghese .tedesco che. partecipò alla ri- voluzione del 1848 c dopo la guerra del 1870-1871 divenne socialdemocratico. 78 Cfr., nel presente volume, p. 166. H Cfr. Neuc Rdnische Zàtung T 1850,. 5-6. 78 Cfr., nel preseme volume, pp, 236-243. NOTE 449 76 Ivi, p. 39. 77 Le unioni liberali e la socialdemocrazia : brano inserito nell’articolo dallo stesso titolo di V. V. Vorovski, pubblicato nel Proletari. 78 Quest’articolo fu scritto, dietro richiesta dell’Unione caucasica del POSDR, per il giornale dell’Unione, la Borbà proletariato (La lotta del proletariato). 78 Il Congresso sindacale di Colonia si tenne nel maggio del 1905. 80 Si tratta della prima stesura, non ultimata, di un articolo di Lenin. 81 Cfr. 7 / diciotto brumaio di Luigi Bonaparte in Karl Marx-Friedrich Engels, Il 1848 in Germania e Francia, cit., p. 261. 82 La frase è incompleta nel manoscritto. 88 La Conferenza delle organizzazioni socialdemocratiche della Russia fu tenuta a Riga fra il 7 e il 9 (20-22) settembre 1905. In una lettera inviata ai membri del Comitato centrale del POSDR il 7 settembre, Lenin rilevava lo stretto legame tra l’« Organizzazione operaia socialdemocratica armena » e il Bund (cfr. "Miscellanea di Lenin, V. p. 493). 84 Gfr., nel presente volume, pp. 236-243. 88 Ivi, pp. 163*170. 86 La Commissione del senatore Scidlovs\i era stata costituita con un decreto dello zar del 29 gennaio (11 febbraio) 1905 per «chiarire immediatamente le cause del malcontento che regnava fra gli operai di Pietroburgo e dei sobbórghi ». Vi si sarebbero dovuti includere anche delegati eletti dagli operai. I bolscevichi, rite- nendo che l’iniziativa a null’altro tendesse se non a distogliere gli operai dalla lotta rivoluzionaria, avevano proposto di sfruttare le elezioni della commissione per presentare al governo rivendicazioni di carattere politico. Le rivendicazioni furono respinte; gli elettori si rifiutarono allora di eleggere i loro rappresentanti e invitarono allo sciopero gli operai di Pietroburgo. Ebbero inizio scioperi politici di massa. Il 20 febbraio (5 marzo) le autorità furono costrette a sciogliere la commissione. 87 Lenin allude a Disraeli, il noto statista inglese. 88 Cfr. Dal populismo al marxismo nel v. 8 della presente edizione. 89 Eduard David, economista tedesco bernsteiniano. Per la critica di Lenin a David cfr. La questione agraria eie. critici » di Marx nel v. 5 della presente edizione) pp. 89*202. 80 Balalail(in , personaggio d«l Moderno idillio di M. E. S al tykov-St cedri n, tipo di liberale avventuriero, fatuo chiacchierone e mentitore che poneva i suoi egoistici interessi al di sopra di tutto. 81 L’unificazione del partito : titolo degli atti della conferenza dei rappresentanti del Comitato centrale (eletto al III Congresso, bolscevico) e della commissione Organizzativa (eletta alla Conferenza di Ginevra dei menscevichi) — convocata per stabilire le condizioni per l'unificazione del partito — che il Comitato centrale del POSDR pubblicò nel Proletari. Il presente scritto è una nota che Lenin ag- giunse, a nome del giornale, al verbale; della terza riunione, tenutasi nel settem-. bre 1905. 02 Cfr., nel presente volume, pp. 229-2341 83 La Conferenza costitutiva della Russia meridionale, dei menscevichi, sì tenne a Kiev nell’agosto del 1905. Le sue risoluzioni furono aspramente criticate da Lenin anche nell’articolo V ultima parola della tattica « is\rista » 0 elezioni farsa come nuovo motivo stimolante per V insurrezione (cfr., nel presente volume, pp, 337- 353 ). 8 * Cfr. Lettera alVUfficio internazionale socialista nel v. 8 della presente edizione, 8 ® Cfr., nel presente volume, pp, 128-131. 86 II comitato di Kostroma si era pronunciato contro la nomina di Plelchanov, 450 NOTE 07 Si tratta di un cappello redazionale alla lettera del bolscevico Gusev, che nella seconda metà del 1905 era membro del comitato di Odessa del POSDR, 88 È la prima stesura dell’articolo Scio pelo politico e lotta di strada a Mosca (cfr., nel presente volume, pp. 328-336). 08 Lo sciopero di Ivanovo’VoZnesens^ ebbe inizio alla fine del maggio 1905 e si protrasse fino all’inizio dell’agosto. Lo sciopero fu diretto dal comitato setten- trionale dei bolscevichi e ad esso presero parte circa 70.000 operai* che durante lo sciopero costituirono il soviet dei loro delegati, che fu di fatto uno dei primi soviet dei deputati operai in Russia. 100 A Tiflis il 29 agosto (11 settembre) la polizia aveva sparato sugli operai presso la sede dellammi nitrazione comunale; i morti furono circa 60 e i feriti circa 300. Cfr., nel presente volume, pp. 195-206. 182 Si tratta del giornale liberale Ras. 103 il Proletari aveva pubblicato una lunga recensione del n, 3 in lingua russa della Borbà proletaria , organo dcH’Unione caucasica del POSDR, contenente l’arti- colo di Stalin Risposta al n. 108. Duma (La) della controrivoluzione (Duma Kontr- re voluteli), Poslednie Iz ve stia , n. 247. Duma (La) e gli operai (Gosudarstvennaia Duma i rabocie), Mos\ovsJ(ie Viedomosti, n. 250. 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Dan, F. Difesa o attacco. — 1905, n. 108, 26 (13) agosto: cfr. Dan, F. La nostra tattica ecc. — 1905, n. 109, ix settembre (29 agosto): cfr. Dan, L. M., Il problema ecc. — 1905, n. 105, 28 (15) luglio: cfr. « Un operaio fra i molrì », A tutti i compagni ÌN’DICE BIBLIOGRAFICO 465 — 1965, n. 108, 26 (13) agosto: fr Cerevamv, Lettera sulla tattica ecc . e Koltsov. B., Come Lenin eee. Kalistv, V., (Karpinski, V. A.) - II congresso dei contadini (Krestianski Siezd), Pro- letari, n. 25. Kautsky, K. - Bcrnstcin und das sozialdemoforatische Programm. Pine An ti Ipriti ^ (Bernstein c il programma socialdemocratico. Una anticritica), Stoccarda, Dietz, 1899, p, 195. — Revtsion (Die) dei Programmi der Sozialdemokratìe in Ósterreich (La Revisione del programma socialdemocratico austriaco), Die Nette Zeit , Anno XX, 1901 -1902, voi. I, n. 3. — Scissione velia socialdemocrazia russa (trad. russa dal tedesco), Isfora , n. 102, 28 (5) giugno 1905. 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Dapprima libcralmoderato divenne poi, a cominciare dal 1876, l'organo di stampa dei circoli reazionari della nobiltà e dell’alta burocrazia. Dal 1905 fu uno degli organi di stampa dei centoneri. — 1905, n. 10526, 6 luglio (23 giugno); cfr. Suvorin, A., Brevi lettere. — 1905, n. 10608, 26 (13) settembre; contiene Tra i giornali e le riviste (Sredi gaziet i giurnalov). — 1905, n. 10625, 13 ottobre (30 settembre); cfr. Menscikov, M.. Allarme. — 1905, n. 10639, 5 novembre (23 ottobre); contiene l’articolo La rivoluzione in Finlandia (Rcvoliutsia v Finlandii). Nuova gazzetta renana (Ncue Rheinische Zeitung): giornale redatto da Marx e Engels. Si pubblicò dal i° giugno 1848 al 19 maggio 1849. Operai (Gli) e la scissione del partito (Rabocie o partii nnom raskole). Edizioni del CC del POSDR, 1905. «Operaio (Un) fra i molti» - A tutti i compagni operai coscienti ! (Ko vsiem soznn- tclnim tovaristeiam rabociml). Lettera alla redazione, hkro, n. 105. Osvobozdenie (L’emancipazione): rivisra quindicinale della borghesia monarchica li- berale; si pubblicò all’estero dal 1902 al 1905. — 1905, nn. 69-70, 20 (7) maggio; cfr. Programma dell'Unione per la liberazione. — 1905, n. 71, 31 (18) maggio; cfr. Struve, P., Come ritrovare se stessa . — 1905, q. 72, 21 (8 ) giugno; contiene l'articolo La scissione della socialdemocrazia russa (Raskol russkoi sotsial-dcmokratii); cfr. anche Struve, P„ Il trionfo del buon senso e La rivoluzione russa ece,\ cfr. inoltre N.C. La scissione ccc. — 1905, n. 73, 19 (6) luglio; cfr. Struve, P., Il « Principe Poùomkin » eee. e Ri - sposta diretta eee. — 1905» n * 74- 26 (13) luglio; contiene l’articolo di « Osvobozdenets *, La nostra posizione nella questione dell'insurrezione armata (Nascia pozitsia v voprose o voorugennom vosstanii), Lettera al direttore. — 1905, n. 75, 19 (6) agosto; cfr. Miliukov, P., (S. S.), Andare 0 non andare alla Duma ? — 1905* n - 76. 15 (2) settembre; cfr. «Indipendente*, La pseudo Costituzione ecc.\ contiene anche lì congresso di luglio degli « zemtsy » (lulski zemski siczd), Verhale del congresso. « Qsvobozdentsy » (Gli) al lavoro cfr. Boncbruievic, V. D. INDICE BIBLIOGRAFICO 467 Parvus - La socialdemocrazia e la Duma (Sotsialdemokratia i Gosudarstvcnnaia Du- ma), Isfya, n. no, 23 (io) settembre 1905. Plekhanov, G. V. - Lettera del 29 maggio 1905 (Pismò ot 29 maia 1905), Iskja, n. 101, 1905. — Nostra (La) tattica nei confronti della lotta della borghesia liberale contro lo zari- smo (O nascci taktike po otnosccniu k borbé liberalnoi burzuazii s tsnrismom), (Lettera al OC) Edizioni del POSDR, Ginevra, 1905. — Nostre (Le) divergenze (Nasci raznoglasia), Biblioteca del socialismo contempora- neo, fase. Ili, Ginevra, 1884, pp. XXIV -j- 322. — Possibile? (Vozmozno li cto?), Tovaristc , n. 381, 9 ottobre (26 settembre) 1907. — Programma del gruppo socialdemocratico « Emancipazione del lavoro » (Program- ma sotsial-demokraticcskoi gruppy « Osvobozdenie Trudà »), Ginevra, 1884, pp. io. Pokr.ov.skt, M. N. (L'insegnante) - Gli intellettuali professionisti e i socialdemocratici (Professionnlnaia intellighcntsia i sotsial-demokraty), Lettera alla redazione, Pro- letari, n. 13. Poslednie Jzvestia ( Ultime notizie)', bollettino periodico edito a cura del Comitato estero del Bund. Si pubblicò dal 1901 al 1906. — 1905, n. 247, i° settembre (19 agosto): cfr. La Duma della controrivoluzione . Pravitelstvcnni Viestniì^ (Il messaggero governativo): organo ufficiale del governo. Usci a Pietroburgo dal 1869 al 1917. — 1899, n. 28, 17 (5) febbraio; contiene il Manifesto dello zar (Vysociaisci Manifest) del 15 (3) febbraio 1899. — 1905, n. 39, 3 marzo (18 febbraio); contiene un'Ordinanza dello zar al Senato Supremo (Imcnnoi Visociaisci Ukaz Pravitclstvuiustccmu Scnatu). — 1905, n. 169, 19 (6) agosto: contiene un Manifesto dello zar (sull'istituzione della Duma), un'Ordinanza dello zar al Senato Supremo e Istituzione della Duma (Ucrez- denie Gusudarstvennoi Dumy). — 1905, n. 222, (18) ottobre; contiene il Manifesto dello zar del 30 (17) ottobre 1 es- prima (La) vittoria della rivoluzione (Piervaia pobieda revoliutsii), Redazione dell 7 r^nr, 21 giugno 1905, pp. 2. Programma del gruppo socialdemocratico « Emancipazione del lavoro ». Ginevra, 1884, PP- I0 ’ . . . Programma dell'Unione per la liberazione (Programma Soiuza osvobozdenia), Osvo - bozdenie t nn. 69-70. Prokopovic, S. P. - La questione operaia in Russia (K. rabocemu voprosu v Rossii), Edizioni Kuskova, Pietroburgo, 1905, pp. 208. Proletari (Il proletario): settimanale illegale bolscevico, organo centrale del POSDR, Si pubblicò a Ginevra dal 14 (27) maggio al 12 (25) novembre 1905. Ne uscirono sedici numeri. — 1905, n. 4, 17 (4) giugno; contiene Dal partito (Iz partii). Dichiarazione. — 1905, n. 5, 26 (13) giugno; cfr. Plekhanov, V. G., Lettera del 29 maggio 1905. — 1905, n. 8, 17 (4) luglio: cfr. Bosc-Bruievic, V. D., Gli * osvobozdentsy » al lavoro e V. S., « Il principe Potiomkjn della Tauride »; contiene anche l'articolo Gli operai e la crisi del partito (Raboceie o partiinnom crizise). — 1905, n. 9, 26 (13) luglio; cfr. « Ghedist », La rivoluzione nelle città. — 1905, n. io, 2 agosto (20 luglio); contiene Saratov . — 1905, n. 13, 22 (9) agosto; contiene lekaterinoslav\ cfr. anche Pokrovski, M. N„ Gli intellettuali professionisti ecc. — 1905, n. 14, 29 (16) agosto; cfr. Dalla vita sociale . - — 1905» n * 20, ro ottobre (17 settembre); contiene La risoluzione del Comitato dt Kostroma (Resoliutsia Kostromskovo komiteta). 4 68 INDICE BIBLIOGRAFICO — 1905, n. 21, 17 (4) ottobre; cfir, Boaisov, M., // movimento sindacale eco. — 1905, n. 22, 24 (11) ottobre; contiene La conferenza delle organizzazioni social- democratiche in Russia (Konfercntsia sotsial-demokraticeskikh organisatsii v Rossi i). Risoluzione sulla Duma. Proletariatis Brdzola (La lotta del proletariato): giornale illegale, organo deirUnione caucasica del POSDR. Si pubblicò dall 1 aprile- maggio 1903 aU’ottohre 1905; ne uscirono dodici numeri. Protocol iiber die V erhandlungen des Parteitages der sozialdem o\ratischen Partei Deutschlands (Protocollo sulle discussioni, del Congresso del Partito socialdemocra- tico tedesco). Przedstvit (L'aurora): rivista mensile del Partito socialista polacco fondata nel 1881 a Ginevra. Nel 1905 si pubblicava a Cracovia. — 1905, nn. 6-8, giugno-agosto; contiene Project programu rolnego (Progetto di pro- gramma agrario). Raboceie Dielo (La causa operaia): rivista degli «economisti», organo di stampa non periodico dell'* Unione dei socialdemocratici russi alTestern»; si pubblicò a Ginevra dal 1899 al 1902. — 1901, n. io, settembre; c£r. Kricevskt; B., Prìncipi, tattica e lotta. Raboci (L’operaio); giornale popolare illegale socialdemocratico. Venne pubblicato a Mosca dal Comitato centrale del POSDR per decisione del III Congresso. Dall’ago- sto all'ottobre 1905 ne uscirono quattro numeri. Rabocìaìa Mysl (Pensiero operaio): organo di stampa degli «economisti»; si pub- blicò dairottobre 1897 al dicembre 1902 e ne uscirono complessivamente sedici numeri a Berlino c a Pietroburgo, — 1899, settembre, supplemento: contiene l’articolo R. M., La nostra realtà (Nascia dcistvitclnost). Revolìutsìonncàa Rossia (La Russia rivoluzionaria): giornale dei sodalisti-rivoltmo- nari; si pubblicò dalla fine del 1900 al 1905. Dal gennaio 1905 tu l’organo cen- trale del partito socialista-rivoluzionario. — 1905, 28 (15) settembre; contiene l’articolo I marxisti ortodossi e la questione con- tadina (Ortodoxalnic marxisty i krcstianski vopros). Risoluzioni della conferenza costitutiva meridionale del POSDR (Rcsccnic iuznorusskoi ucreditelnoi konferenzii Rossiiskoi S, D.-R. P.), Tipografia del partito, Ginevra, 1905, pp. 16. Rostovets, S, - L'ora à giuntai (Para!), Lettera ai compagni, supplemento al n. 73-74 dell'L^nz. Russ^aia Starìnà (L'antichità russa): rivista storica mensile che si pubblicò a Pietro- burgo dal 1870 al 1918. Russate Vìedomosti (Notizie russe): quotidiano, organo della borghesia e dei gran- di proprietari fondiari liberali. Si pubblicò a Mosca dal 1863 al 1918. — 1905, n. 210, 18 (5) agosto; efr, Vinogradov, P„ Lettere politiche , — 1905, n. 247, 24 (11) settembre; cfr. Iouns, G., Berlino, 5 settembre . Russitene Dielo (La causa russa): settimanale reazionario fondato da Sdarapov S. F. nel 1886. Nel 1890 cessò le pubblicazioni per riprenderle dal 1905 al 2907. Nel 1909-1910 ne uscirono ancora quattro numeri. — 1905, n. 32, 19 (6) agosto* contiene Mosca f 6 agosto (Moskvà, 6 avgusta), edi- toriale. Scestàxov, A. - Lettera aperta al Comitato centrale e ai compagni che lavorano nelle campagne (Otkrytoie pismò Ts. K-tu i tovaristdam, rabotaiusteim v derevnie), 1905, pp. 2 al poligrafo. INDICE BIBLIOGRAFICO 469 II Congresso ordinario del Partito operaio socialdemocratico russo (Vtoroi occrednoi siezd Ross, Sots.-Dem. Rabocei Partii), testo completo dei verbali. Edizioni del Comitato centrale, Ginevra [1904), pp. 391 -J- 4 -f- II. Simon, Heinrich - Annehmen oder ablehnen? (Accettare o respingere?), Lipsia, Wi- gand, 1847. Slavo (La parola): giornale che si pubblicò a Pietroburgo dal 1904 al 1909. Dapprima organo di stampa degli zemtsy di destra, dal novembre 1905 al luglio *90 6 fu l'organo degli ottobristi. In seguito fu il giornale di un partito democratico Costi- tuzionale. Sotsial-Demofaat (Il socialdemocratico): giornale popolare del menscevichi; si pub- blicò a Ginevra dall’ottobre 1904 alLottobre 1905. Nc uscirono sedici numeri. — 1905, n. 12, 31 (18) agosto; c£r. MàrtoV, L„ Autogoverno rivoluzionario ecc, Sotsial-De mo\rati giornale menscevico che si pubblicò in georgiano a Tiflis dall’aprile al novembre 1905. S. S. (Miuuxov, P.) - Andare 0 non andare alla Duma? (Idti ili nie idti v Gosu- darstvennuiu Dumu?). Stead, W. T. - Russia *s ne tv grcat hope (La nuova grande speranza della Russia), The Times , 26 (13) settembre 1905. Struve, P. - Come ritrovare se stesso? (Kak nain sebi}), Osvobozdcnic, n. 71. — «Principe ( 11 ) Potiomkiti» e poi? («Knlaz Potiomkin» e cto ye dalsce?), Osvoboz - denle , n. 73. — Risposta diretta ai contorti discorsi del signor Suvorin (Priamoi otviet na krivie reci g. Suvorina), Osvobozdcnìe, n. 73. — Rivoluzione (La) russa e la pace (Russkaia Revoliutsia i mir), Osvobozdenie , n, 72, — Il trionfo del buon senso (Torgestvo zdravovo smysla), Osvobozdenie, n. 72. Su una nuova strada (Na novom putì), Ras, n, 181, 20 (7) agosto 1905. Suvorin, A, - Brevi lettere (Malerude pisma), Novoie Vremia, n. 10526. Temps (Le)\ quotidiano francese, di ispirazione ufficiosa; fu fondato a Parigi nel 1861# Dopo la seconda guerra mondiale fu sostituito da Le Monde. — 1905, n. 16105, 21 luglio; contiene Bulletin de Vctr anger. Le con gres de Moscou. — 1905, n. 16165, 22 settembre; contiene Nottvelle de Véntragcr. La si tua don politiqtte en Russie. — 1905, n. 16170, 27 settembre; contiene La situatìon genitale en Russie, — 1905, n. 16175, 2 ottobre; contiene Bulletin de Vèiranger. Le congrès des Zemstwos. — ■ 1905, n. 16183, io ottobre; contiene Les troubles en Russie . ìli . Congresso ordinario del Partito operalo socialdemocratico russo (Treti ocerednoi ciezd Ross. Sots-Dem. Rabocei Partii), testo completo dei verbali, Edizioni del Co- mitato centrale, Ginevra, 1905, pp. 2ÒQX+400, Times (The) (Il tempo): massimo quotidiano inglese, fondato nel 1785 da John Walter. — 1905, 25 luglio; contiene The Moscow Congress . Government counter move (Il congresso di Mosca. Le reazioni del governo). — 1905, 18 settembre: contiene The condìtion of Russia. The National Assembla (La situazione in Russia. L’assemblea nazionale). — 1905, 26 settembre; cfr. Stead, W, T., Russia V netv great hope . • — 3905, 19 ottobre; contiene The Tsar and thè refonners (Lo zar e' i riformatori). — 3905, 24 ottobre; contiene Rejorm in Russia (La riforma in Russia). — 1905» 3i ottobre; contiene The crisis in Russia . A constitution granted. Count Witte — prime-minìster (La crisi in Russia. Una Costituzione regalata. Il conte Witte primo ministro), # 470 INDICE BIBLIOGRAFICO Tovarìstc (Il compagno): quotidiano che si pubblicò a Pietroburgo dal marzo 1906 al gennaio 1908. Non era formalmente l’organo di stampa di nessun partito, ma di fatto era il giornale dei cadetti di sinistra. Trotski, N. * / nostri compiti polìtici (Nasci politiceskie zadaci) (Questioni tattiche e organizzative). Edizioni del POSDR, Ginevra, 1904, pp. XI + 107. Vigilia {La) della rivoluzione (Kanun rcvolutsii), Rassegna non periodica di teoria e tattica, a cura di Nadczdin L., n. 1, Ginevra, 1901 pp. 132. Vinogràdov, P. - Lettere politiche (Politiceskie pisma), Russie Viedomosti , n. 2jo. Voru/drts (Avanti): quotidiano, organo centrale della socialdemocrazia tedesca. Si pub- blicò a Berlino dal 1876 al 1933. — 1905, n. 237, io ottubre; contiene Particolo Schlachtberichte (Resoconti sulla battaglia). Vossische Zeitung (Gazzetta di Voss): giornale borghese tedesco fondato a Berlino nel 1704. — 1905, 11 settembre; contiene Studente nttnmhcn (Disordini fra gli studenti). — 1905, 16 settembre; contiene Die Wirren in Russland (Disordini in Russia). — 1905, 20 ottobre; contiene Die Znstìinde anj den baltiseken Hoc fise hitlen (La si- tuazione nelle università del Baltico). Vpcriod (Avanti): settimanale illegale bolscevico; si pubblicò a Ginevra dal 22 di- cembre 1904 al 5 maggio 1905. Nc uscirono Complessivamente diciotto numeri. V. S. (Filitov, V. S.) - «Il principe Potìomkhi della Tauri de *> (« Kniaz Potiomkin Tavriccski »), Proletari , 17 (4) luglio 1905. V. V. ( Vorontsov , V. P.) - Le sorti del capitalismo (Sudbt kapitalizma), Pietroburgo, 1882, pp. 4 + 312. INDICE DEI NOMI Abbe, E. - 299. Abramov, - 146. Akimov, V. - 58, 106, 135, 144, 145, Andrei pseud. di Kviatkovski A. A. - 130 Annibaie - 161. Arnim, G. - 120. Axclrod, P. B. - 128, 258, 299, 3 11, 395- 397- Bill alai }{ìn - 305. Bauman, N, E. - 414, 415, 430. Bcbcl, A. - 57, 128, 130, 131, 274, 29;, 300-302, 367, 377. Ben pseud di Silvin M, A. - 130. Bernstein, E. - 95. Bismarck, O. 114, 18 1. Diane, L. - 125. Borisov, M. - 354. Boni. S. pseud. di Bui tei mi! eh - 123-125. Premano, L. - 107, mS. Bringman, A. - 274. li ulvgliin. A. G. - 5. 15, 49, 53, 55, 56, 154 1 5^1, 158.. 163-165. 174, 189, 282, ^ -97» 30?. 3°6- 370, 435- IJurenin. * 185. Calwer, - 274. Camphauscn, L. - 11S. 120. Cavaignac, E. - 242. Cckhov, A. - 394. Ccrcvanin, N. pseud. di Lipkin F. A. - 200, 201, 239, 311, 341, 362, 435. David, E. - 292. De Roberti, - 159, 306. De Roquigny (conte) - 293. Dolgorukov, P. - 155. Durnovo, P. N. - 177, 178, 236, 237, 239» 240, 242, 257, 283, 284, 286. Engels, F. - 76, 77, 83, 84, 109, 123-126, 133 » M2. Fedorov. M. P. - 170. Feuerbach. L. - 36. Fiodorov - 403. Fischer, R. - 274. Gapon, G. - 47. Gazov, - 357. Gicrke - 121. Golovin, F. A. - 158, 236, 237, 239, 240, 243, 283, 284, 305. Gorcmykin, I. L. - 156, 386. Gredeskul, N. A. - 112. Gringmur, V. A. - 184, 252, 253. Guesde. J. - 297. Guglielmo II, Hohcnzollcrn - 41 1. Hnnsemann. D. I. - 120, 121. Harkort, - 114. I lerzcnstein. M. I. - 12 1. Hesscn, - 376. Hirsh-Duncker, - 107. Huysmans, C. - 367. Innokcmi pseud. di Dubrovinski I. F. - 130. Iollos, G. - 299-303. Jakoby, J, - 340. Jaurès, J. - 297. Kablukov, N. A. - 121. Kalinin, V, - 6, 432. Kanitz, A. - 120. Kautsky. K. - 57, 96, 131, 145, 300-302, 365. Kcdrin, E. - 403. Khlestal{ov - 126, 210. 472 INDICE DEI NOMI Koliubakin, - 305, 30& Koltsov, D. pseud. di Ginzburg B« A. - 125. Koni, A. - 408. Kosic, A. - 408. Koslov, - 158, 160. Kovalevskì, M. - 343. Kriccvski, B. N. - 58. Kuropatkin, A. - 305. Kuzmin-Karavaicv, V\ p, - 408. Lassali c, F, - 395, 397# Lcdni'Rollin, cfr. Parvus. Lenin, V. I. - 5, 14. 57 , 103, X10> II7> 131» 136» M4> 168, 173, 193, 227, 235, 299» 313» 3i5> 327, 367, 379» 394» 432. Leone XIII, - 114. Lcroux, G. - 161, 331. Liebknecht, K. - 254, 274. Luxcmburg, R. - 131, Ma pseud. di Noskov V. A. - 130. Maniìov - 169, 2 8, 347. Manuilov, A. A. - 121, 335, 363. Martin, R. - 312. Martov, L. - 68, 69, 128, 196, 201, 20 7, 239» 254, 257, 258, 299, 311, 34r , 362, 435* Martynov, A. S. - 23, 25, 27, 34> 58, 66 - ^8» 73» 83, 85, 86, 96, 109-111, nj- 1*7» *44. 394* Marte, K. - 27, 36, 50» 7i» 77» 86, too, 109, 114, 117-119, 121-124, 126, 254, 2 77» 297, 351, 417, 421, 422. Mehring, F. - 50, 117, 118, 123, 124. Mcnscikov, M. O. - 358. Mcstcerski (principe) - 334. Miliukov, P. N. - 177, 178, i8r, 251, =55» 257, 261, 334, 350, 434. Millerand, A. - 96. Moli, J. - 123. Nabokov, V. D. - 403. Nadczdin, L. - 346. Napoleone I - 226, 440. Nicola H - 50, 56, 114, 423, 4 ì 7i 440 . Nikitin A. M, - 403. Nikoiai-on pseud. di Dcniclson N. V, - 422. Nikolaicv, P. - 6 , 194. Novosiltsev, L. - 139. Oblomov - 436. Parvus pseud. di Helphand A. L. - 239, 240, 244, 247, 261, 284, 307> 311f 341» 362, 435. Pctergof, - 159, 4 n, Petrunkevìc, I. - 50, i 0 6, I20> I33> 157, I59> I D2, 165, 166, 1(59-181, 201, 202, 237, 242, 245, 248, 252-255, 257, 26X, 278, 302, 335, 350. Plekhanov, G. V. - I04 , II0> I2J> J28 . I 3°» *45» 149, 153, 230, 256, 259, 272, 274, 310, 311, 313-3x5, 341, 343, 350» 351» 353» 419. Pobiedonostsev, K. p. _ Prokopovic, S. N. - 107. Proudhon, p. J- - 125. Raievski, - 304, 305. Renan, E. - 126. Rodicev, F, M. - 106, 120, 121, 159, 201, 253» 254, 261, 302, 305, 341, 350. Romanov (famiglia) - 298, 334, 357, 358, 361, 363, 413. Sarafski, cfr. Bauman. Schapper, K. - 123. Schmidr, - 367. Scìakhovskoi, V. N. - 159. Sciarapov, - 177, i 7 8, i8r, 184. Sddlovski, N. V. - 286, 287. Scipov, D. N. - 45, 49, 86 , 112, 133» 285. Sdsckov, - 304. Scwerin, - 120. Simon, H. - i8x. Slcptsov, - 429. Sorokin, cfr, Bauman. S. S. pseud. di Miliukov P. - 198, 199. Stakhovic, M. 245, 248. 252-254, 257, 261, 285, 286, Starover pseud. di Potresov A. N. - 52, 58, 80, 81, 104, m, 144, 258. 394* Stcepkin, - 306. Stead, W. - 285, 342. Struve, P. B. - 13, 23, 45, 49» 57» 66, 85-87, 105, 106, 112-116, 133, i35f 144» 157» 192» 223, 243, 253, 261, 275» 427i 434- Suvorin, A. S. - 157, 161, Thiers, L: - 114, 242. Trepov, D. F. - 209, 242, 256, 298, 30.1, 303. 334» 345» 355» 357-359» 361-363, 389» 406, 413, 425-428, 430, 431» 434. INDICE DEI NOMI 473 Trotski, L. D. - 13, 58. Trubetskol, S. N. - 106, 121, 133, 170, 248, 301» 3 i8 > 334 * 355 » 363» 388. Turati, F. - 67, 77. Varlin, E. - 96. Vasilcv, A. V. - 367. Vladimir (granduca) - 434. Vladimir pseud. di Karpov L. I. - 130. Vinaver, - 403. Vinogradov, P. - 197, 223, 224, 228, 301. Vollmar, G. - 253, 273. Voron pseud. di Galperin L. E. - 130. V. V. pseud. di Vorontsov V. P. - 422. Witte, S. Iu. - 369, 370, 376, 386, 387, 408, 426-428, 433-436, 440. Zasulic; V. I. - 128. Zusima, - 53. GLOSSARIO Barstctna: Natici: Obs teina: Osvobozdcntsy: Otrabolki: Star osta: Volost: Zemsbie nacialniki: Zcms\i sobor : lavoro obbligatorio che il contadino eseguiva sulle terre signorili al tempo della servitù della gleba {corvée). lotto di terra che la famiglia contadina aveva ricevuto in go- dimento all’epoca feudale, destinato a fornirle la sussistenza necessaria in modo che essa potesse eseguire gratuitamente il lavoro sulle terre dell’azienda signorile. Questo lotto la riforma del 1861 lo assegnò alla famiglia stessa, dopo averne stralciato una parte considerevole . a favore dei proprietari fondiari (otrezki). (letteralmente comunità) organizzazione contadina di villaggio, a carattere amministrativo e di casta, per i cui membri vigeva, per ciò che concerneva il fisco, il principio della responsabilità collettiva; i membri del Yobsteina, inoltre, possedevano la terra in comune, senza alcun diritto di proprietà sugli appczzamenti coltivati. seguaci della rivista Osvobozdenìc. Cfr. «Indice bibliografico», lavoro obbligatorio per il proprietario fondiario dopo Tabolizio- nc della servitù della gleba; poteva essere convertito nel versa- mento di una parte dei prodotti della terra, o assumere la forma di vere e proprie prestazioni gratuite per la terra ceduta ai contadini, per gli usi civici, ecc. funzionario elettivo designato, cui veniva affidata la direzione di una collettività non grande. circoscrizione territoriale rurale, la più piccola unità ammini- strativa della Russia zarista. funzionari locali, con ampi poteri amministrativi e giudiziari. Venivano designati su proposta del governatore dopo l'approva- zione del ministro degli interni. nella Russia dei secoli XVI e XVII, assemblea dei rappresentanti dei ceti, convocata per essere consultata dal governo. 476 GLOSSARIO Zemstvo : sistema delle istituzioni di autoamministrazione locale, cui po- tevano accedere i soli elementi provenienti dalla borghesia e dalla nobiltà. Zemtsy: (singolare: zemets) elementi dello zemstvo o fautori di tale si- INDICE DEL VOLUME Nota dell'editore 5 giugno-novembre 1905 DUE TATTICHE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA NELLA RIVOLUZIONE DEMO- CRATICA Prefazione, p. 11 - 1. La questione politica essenziale, p. 15 - 2. Quali indicazioni ci dà la risoluzione del III Congresso del POSDR sul governo rivoluzionario provvisorio?, p, 18-3. Che cos’è la «vittoria decisiva della rivoluzione sullo zarismo»?, p. 25 -4, La liquidazione del regime monarchico e la repubblica, p. 31 - 5. Come si deve «far avanzare la rivoluzione »?, p- 36 - 6 . Da quale parte viene il pericolo che il proletariato si trovi ad avere le mani legate nella lotta contro la borghesia inconse- guente?, p. 40 - 7. La tattica deIF« eliminazione dei conserva- tori dal governo », p. 53 - 8. L’« Osvobozdenie » e il neoiskri- smo, p. 57 - 9. Che cosa vuole dire essere un partito di estrema opposizione durante la rivoluzione?, p. 65 - io. Le «comuni rivoluzionarie » e la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, p. 68 - ri. Rapido confronto tra alcune risoluzioni del III Congresso del POSDR e della « con- ferenza », p. 78 - 12. La rivoluzione democratica diminuirà di ampiezza se la borghesia se ne allontanerà?, p. 83 - 13. Con- clusione. Oseremo vincere?, p. 91. POSTILLA I. Perché i realisti liberali borghesi elogiano i « realisti » socialdemocratici?, p. 102 - IL II compagno Martynov « appro- fondisce » ancora una volta la questione, p. 109 - III. La con- cezione borghese volgare della dittatura e la concezione di Marx, p. 11 7, ULTIMA PARTE DELL’ARTICOLO « LA COMUNE DI PARIGI E GLI OBIET- 9 102 TIVI DELLA DITTATURA DEMOCRATICA » 127 480 INDICE DEL VOLUME ALLA SEGRETERIA DELL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA, BRU- XELLES 128 LA RIVOLUZIONE ISTRUISCE 132 RABBIOSA IMPOTENZA I42 PRIMA VARIANTE DELLA PREFAZIONE ALL’OPUSCOLO «GLI OPERAI E LA SCISSIONE DEL PARTITO » 146 PREFAZIONE ALL’OPUSCOLO « GLI OPERAI E LA SCISSIONE DEL PARTITO » 148 IL PROLETARIATO LOTTA, LA BORGHESIA SI INSINUA AL POTERE 154 IL BOICOTTAGGIO DELLA DUMA DI BULYCHIN E L’iNSURREZIONE 163 NOTA ALLA RISOLUZIONE DELLA CONFERENZA DELLE ORGANIZZAZIONI ESTERE DEL POSDR 17I NOTA ALL’ARTICOLO DI M. N. POKROVSKI « GLI INTELLETTUALI PRO- FESSIONISTI E I SOCIALDEMOCRATICI » I 7 2 RISPOSTA DELLA REDAZIONE DEL «PROLETARI» ALLA DOMANDA DEL COMPAGNO « OPERAIO » 173 « L’UNIONE DELLO ZAR CON IL POPOLO E DEL POPOLO CON LO ZAR » 174 I CENTONERT E L’ORGANIZZAZIONE DELL’ INSURREZIONE 182 POSTILLA DELLA REDAZIONE ALL’ARTICOLO « IL III CONGRESSO DAVANTI AL TRIBUNALE DEI MENSCEVICHI DEL CAUCASO» l88 GLI ZEMTSY «LIBERALI» GIÀ BATTONO IN RITIRATA? 189 LA CLASSE OPERAIA E LA RIVOLUZIONE 19 ° PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE DELL’OPUSCOLO « I COMPITI DEI SO- CIALDEMOCRATICI RUSSI » * 9 2 NOTA ALL’OPUSCOLO DI P. NIKOLAIEV « LA RIVOLUZIONE IN RUSSIA » 194 A RIMORCHIO DELLA BORGHESIA MONARCHICA 0 ALLA TESTA DEL PRO- LETARIATO RIVOLUZIONARIO E DEI CONTADINI? 195 LA PIU CHIARA ESPOSIZIONE DEL PIANO PIU CONFUSO 207 LA SOCIALDEMOCRAZIA INTERNAZIONALE DEVE CONOSCERE I NOSTRI AFFARI DI PARTITO 210 NOTA ALL’ARTICOLO « LE FINANZE DELLA RUSSIA E LA RIVOLUZIONE » 212 L’ATTEGGIAMENTO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA VERSO IL MOVIMENTO CONTADINO 213 CHE COSA VOGLIONO E CHE COSA TEMONO I NOSTRI BORGHESI LIBE- RALI? 223 LA TEORIA DELLA GENERAZIONE SPONTANEA 229 LETTERA ALL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA 235 INCONTRO FRA AMICI 236 DISCUTETE SULLA TATTICA, MA DATE PAROLE D’ORDINE CHIARE 1 244 INDICE DEL VOLUME 481 SI GIU OCA AL PARLAMENTARISMO 247 LE UNIONI LIBERALI E LA SOCIALDEMOCRAZIA 2 ÓZ DALLA DIFESA ALL’ATTACCO 264 IL MOMENTO 267 LETTERA DELLA REDAZIONE DELLORGANO CENTRALE DEL FOSDR 269 IL CONGRESSO DI JENA DEL PARTITO OPERAIO SOCIALDEMOCRATICO TE- DESCO 27I NESSUNA FALSITÀ! LA NOSTRA FORZA STA NEL PROCLAMARE LA VERITÀ 2 j 6 LA COSIDDETTA ORGANIZZAZIONE OPERAIA SOCIALDEMOCRATICA AR- MENA 28l IL CONGRESSO DEGLI « ZEMTSY > 282 IL SOCIALISMO E I CONTADINI 288 BORGHESIA SAZIA E BORGHESIA AVIDA 297 I GRANDI PROPRIETARI FONDIARI E IL BOICOTTAGGIO DELLA DUMA 3O4 L’UNIFICAZIONE DEL PARTITO 308 UNA REPLICA RABBIOSA 310 UNA NUOVA CONFERENZA MENSCEVICA 311 LA RAPPRESENTANZA DEL POSDR PRESSO L’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA 313 DAI COLLOQUI CON I LETTORI 316 GIORNATE DI SANGUE A MOSCA 317 BORGHESIA DORMIENTE E BORGHESIA DESTA 323 AL COMITATO DI LOTTA PRESSO IL COMITATO DI PIETROBURGO 325 SCIOPERO POLITICO E LOTTA DI STRADA A MOSCA 328 l’ultima parola della tattica «iskrista» o elezioni farsa COME NUOVO MOTIVO STIMOLANTE PER L’iNSURREZIONE 337 NOTA all’articolo DI M. BORISOV « IL MOVIMENTO SINDACALE E I COMPITI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA » 354 A PROPOSITO DELLA MORTE DI TRUBETSKOI 355 GLI INSEGNAMENTI DEI FATTI DI MOSCA 35 ^ LA « BORBÀ PROLETARIATA > 365 LA GIOVENTÙ EMIGRATA E LA RIVOLUZIONE RUSSA 366 LETTERA ALL’UFFICIO INTERNAZIONALE SOCIALISTA 367 SCIOPERO POLITICO GENERALE IN RUSSIA 369 PRIMI RISULTATI DELLO SCHIERAMENTO POLITICO 373 ISTERISMO DI SCONFITTI 3 ^ UN ULTIMATUM DI RICA RIVOLUZIONARIA 384 I PIANI DEL MINISTRO-CLOWN 386 482 INDICE DEL VOLUME IN RUSSIA LA SITUAZIONE SI AGGRAVA 388 NOTE ALL’ARTICOLO « IL MOVIMENTO OPERAIO BRITANNICO E IL CONGRESSO DELLE TRADE-UNIONS » 39I EQUILIBRIO DELLE FORZE 392 UNA DUSCECKA SOCIALDEMOCRATICA 394 LOPUSCOLO DI P. B. AXELROD « LA DUMA POPOLARE ED IL CONGRESSO operaio » 395 I COMPITI DEI DISTACCAMENTI DELL’ESERCITO RIVOLUZIONARIO 398 SPERANZE LIBERALI NELLA DUMA 403 PRIMA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE 405 ULTIME NOTIZIE 4*3 NIKOLAI ERXESTOVIC BAUMAN 414 SOCIALISMO PICCOLO-BORGHESE E SOCIALISMO PROLETARIO 416 l’epilogo s’awicina 4 2 5 INTERPOLAZIONE ALL’ARTICOLO DI V. KALININ « IL CONGRESSO DEI CONTADINI » 43 2 TRA DUE BATTAGLIE 433 Note 443 Cronaca biografica 453 Ìndice bibliografico 4^3 Indice dei nomi 47 T Glossario 475 Finito di stampare nel luglio 1969 nella Tipo- litografia I„ Chiovini in Roma Via Francesco Arese, 13 ■ Tel 52.62.707 XynomecTBeHHMtt penaKTop B. Koxaanoe TexHineCKHtt peaaKTop T. JOpo«a IIonnncaHO k nesaTPi 25/VII— 1974 OopMaT 60X86/16 ByM. ji. 1 5 1 / R Ile^. ji. 28,73 Vh.-usa. ji. 28,1 Uba. M& 20059 3a«a3 1613. Uesa 1 p. 19 h. Twpam 5100 ITaAaTeJibCTDo «Ilporpccc» rocyaapcTBeHHoro kometcth CoBeTa Mhhhctpob CCCP no AeJiaM H3naTejibCTB, nojinrpatfcuH H KHH>KHOft TOprOBJIH MocKBa r-21, 3y6oBCKntt Oy.nbBap, 21 OpaeHa TpynoBoro KpacHoro 3naMeHH IlepBaH O6pa3p0BaH THnorpaHH hmbhh A. A. >KaaHOBa Coio3nojiHrpa(J)npoMa npn rocyaapcTBCHHOM KOMHTeTe CoBeTa Mhhhctpob CCCP no aenaM H3aaTCJibCTB, nojiHrpatfcHA H KHHJKpotì ToproBJip. MocjtBa, M-54, BaJiOBaH, 28 B. IL JIchhh COHHHeHHfl* TOM 9 (Ha IITaJTbflHCKOM A 3 .)